Storia di innumerevoli fanfiction romantiche su EFP

di _Rainy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Dove si intuisce di cosa si parlerà ***
Capitolo 2: *** 02. Dove si entra nel vivo della storia (o quasi) ***
Capitolo 3: *** 03. Dove si capisce cosa vuol dire non-sense ***
Capitolo 4: *** 04. Dove le cose precipitano ***
Capitolo 5: *** 05. Dove i maniaci vengono soddisfatti ***
Capitolo 6: *** 06. Dove gli unicorni di zucchero dominano (?) ***
Capitolo 7: *** 07. Dove le cose precipitano (again, si!) ***
Capitolo 8: *** 08. Dove l'ignIoranza dilaga ***
Capitolo 9: *** 09. Dove si capisce quanto questa ff assomigli a una montagna russa ***
Capitolo 10: *** 10. Dove finalmente tutti possono vivere felici e contenti (forse) ***



Capitolo 1
*** 01. Dove si intuisce di cosa si parlerà ***


01. Dove si intuisce di cosa si parlerà

 

La sveglia suona fastidiosamente.

Si sa: queste storia cominciano sempre con una sveglia che suona, fastidiosa.

Che tipo di storia è questa, però? Una storia come tante, una storia DI tante…

Si, vabbè, lasciamo perdere le frasi sibilline da inizio capitolo che confondono solo le idee…

Cosa ci metto in questo spazio intermedio tra la riemersione dal mondo dei sogni e il recupero delle mie facoltà mentali e fisiche?

Qualche frase ad effetto, magari… “Lui è sempre nei miei pensieri, nonostante non ci sia più…” oppure “Quello che aveva fatto ancora mi doleva nel profondo”, o, molto meglio: “Ho. Bisogno. Di. Pizza.”

Forse però è presto persino per quelle (tranne che per la pizza), perché esigerebbero un flashback sul mio trascurabile passato e a nessuno importa, in fondo… Ma si! Mettiamocele!

Dolorosi ricordi del mio passato mi arrivavano con violenza e scomparivano con gli ultimi bagliori del sogno appena finito.

Ovviamente io, piccola ragazza di quartiere, narro in prima persona, al presente (esiste stile più odioso? nda) e con la ricchezza lessicale di un babbuino tale da permettere a tutti di leggere e comprendere i miei pensieri.

Non affrettiamo le cose, però.

Mi alzo pigramente dal letto e mi infilo in bagno, dove tu, lettore, sarai obbligato a leggere come io mi lavi la faccia, i denti, i capelli ecc, azioni insignificanti e descritte con perizia dalle autrici, ma diciamocela tutta: te ne importa? No. Servono solo ad occupare spazio e ritardare il momento X (Cos’è, chiedi? Lo scoprirai presto).

Esco finalmente dal bagno e se non ti sei già rotto le scatole avrai l’onore di assistere a una delle fasi più complicate della mia vita: la vestizione.

Apro l’armadio, tremante d’ansia.

In quando ragazza semplice e in cui tutte si possono identificare non dovrei sprecare tanto tempo nel scegliere i vestiti e infatti questa fase viene ridotta a poche semplici righe in cui l’autrice butta a caso addosso alla nostra protagonista (a me, in questo caso) due indumenti: felpa e jeans. Sempre. Costantemente.

Nel caso in cui l’autrice, però, non voglia ridursi a felpa-jeans si sbizzarrirà in indumenti ricercati degni della serata degli Oscar o di un ricevimento dalla Regina Elisabetta, ovviamente gli abiti più adatti e consigliati per andare a scuola. Già. Scuola. Ricordiamoci dove stiamo andando.

Infilo con decisione i miei jeans scuri e la mia felpa grigia preferiti (caratteristica fondamentale: devono essere i preferiti in modo da dare un’atmosfera di convivialità e relax) e mi trucco leggermente (già, peccato che il “leggermente” di solito comprenda blush, fondotinta, terra, rossetto, mascara, eye-liner, fard, cipria e ombretto. Proprio semplice, insomma. Una ragazza acqua e sapone, direi…)

Ora viene uno dei miei momenti prediletti: lo specchio.

Favoloso momento in cui l’autrice piazza la sua protagonista davanti a uno specchio che ha in camera per poterla descrivere.

Come sono? Ovviamente sono una strafiga dato che inspiegabilmente tutti i ragazzi della scuola da oggi cominceranno a venirmi dietro, ma in questo preciso momento quello che conta è nascondere la realtà. Quindi?

Sono una ragazza dai lineamenti ben disegnati (suona figo, no?), con due occhi color ghiaccio, pelle diafana (suona figo 2, no?), labbra carnose, lisci capelli neri e ho ereditato la magrezza da mia madre (scarichiamo le colpe, insomma), ma ahimè non sono per niente alta e questo condiziona la scelta dei miei vestiti: non mi posso mettere tutto (terribile dramma: vengono sempre inseriti almeno due difetti, perché dire “Sono perfetta, si sa” suona male) e devo sempre rinunciare a quelle deliziose scarpe rosso fuoco lucido con tacco 18cm che sicuramente metterò prima o poi nel corso di questa storia.

- Vieni giù, tesoro! – Urla mia madre dalla cucina rompendo l’idillio.

Ma che sciocca! Non mi sono ancora presentata: mi chiamo Hope/Destiny/Angel/Audrey/Bianca/Azzurra/A Pois/Tucano/Lasagne (quello che vi pare, insomma) e ho 16/17 anni. Mio padre è morto quando ero piccola (oppure…), ma era un alcolista perverso (… Ecco.) e non l’ho mai conosciuto.
Mia madre si è trovata da sola a crescere me e il mio fratellino Luke/Jimmy/UnNomeStranieroInsomma e le voglio un mondo di bene (questo se avete scelto l’opzione A. L’opzione B prevede invece che la nostra protagonista sia una ribelle tunz tunz e perciò odi a morte la madre).

- Scendo subito! – Rispondo e mi fiondo giù dalle scale, allegramente.

E’ opportuno che vi descriva la cucina (molto grossolanamente: a nessuno interessa, in fondo): viviamo in una piccola casetta a due piani e il piano inferiore è strutturato come un bilocale, con una stanzetta per il piano cottura, il frigo e la dispensa, e una grande stanza che fa da sala da pranzo, ingresso e salotto. I mobili sono di legno scuro e su un basso tavolino è appoggiata una grande tv, unica ricchezza di casa nostra, perché siamo una famiglia, inevitabilmente, povera o non molto agiata. La sala da pranzo/entrata ospita un tavolo anch’esso di legno molto principesco con ben otto sedie nonostante per la maggior parte del tempo solamente tre vengano occupate.

Mio fratello è già a tavola e sta mangiando con gusto la sua porzione di uova e pancetta (classica cucina americana, ovvio) e la mia è già fumante nel piatto.

La mia cara madre (o la mia noiosa madre, se avete scelto l’opzione B per la nostra protagonista) mi sorride, felice:
- Come hai dormito, tesoro? – Chiede.
- Benissimo, mamma. - Come potrebbe essere andata diversamente? Io sono colei che tutte sognano di essere. Le sorrido e scompiglio i capelli di mio fratello che sbuffa, scocciato.

Mangio con gusto la mia colazione, sicura che sarà una giornata stupenda, nonostante debba andare in quella pallosissima scuola.

Sono inevitabilmente in ritardo e corro fuori senza neanche finire di mangiare e guadagnandomi un bonario rimprovero da parte di mia madre.

Ora si aprono diverse opzioni: come vado a scuola?

In pullman? A piedi? In macchina? Mi faccio dare un passaggio dalla mia migliore amica? Difficile scegliere.

In un qualsiasi modo a discrezione dell’autrice arrivo a scuola e noto subito che c’è qualcosa di nuovo nell’aria. Le ragazze sussurrano e i ragazzi si danno pacche sulle spalle, eccitati.

Cosa starà succedendo?

Anche qui l’autrice può sbizzarrirsi per me: un nuovo studente? Scuole chiuse? Un annuncio importante?

Bisogna anche decidere se sono una ragazza di tipo A (classica good girl, bravissima a scuola, amata e rispettata da tutti) o di tipo B (capra scolasticamente parlando, 0 amici, 0 vita sociale, autolesionista, anoressica, depressa ecc.), molto più frequente. Io mi colloco nel mezzo: vado dignitosamente bene a scuola, ma ho solo una carissima migliore amica e sono ovviamente autolesionista e depressa per motivi che rimarranno oscuri ancora per qualche capitolo.

La preside (che in quanto ragazza di tipo A/B mi tratta abbastanza bene: non mi odia come invece farebbe con una ragazza ribelle di tipo B) si piazza al centro del corridoio e sorride a tutti. E’ una donna sui quarant’anni che immancabilmente indossa un tailleur (spesso scritto “taiour”, non so se mi spiego) scuro e occhialetti tondi abbinati.

- Ragazzi. – Cala il silenzio. – Ho un annuncio da farvi. E’ finalmente arrivato il programma delle gite di quest’anno: verrà appeso vicino alla segreteria e nell’intervallo potrete vederlo. – I ragazzi esplodono in urla di gioia e approvazione.

Yu-uh! Più tardi andremo a vedere.

- Ehilà Fuffy! - (Si, questo è il nome che ho scelto, problemi?) Urla la mia migliore amica abbracciandomi da dietro.
- Ciao Julie! – Rispondo io abbracciandola di rimando.
- Che mi racconti? Hai sentito delle gite? E’ fantastico! Dopo dobbiamo assolutamente andare a vedere! – Strilla entusiasta.

Annuisco con forza:
- Ma ora, a lezione! – Sono sempre io la ragionevole tra le due.

Difatti lei sbuffa e mi segue borbottando.

Entriamo in classe e facciamo dei veloci cenni a tutti, non ricevendone in cambio nessuno. Prendiamo posto in ultima fila, come al solito, preparandoci alla lezione di matematica, la materia che più odio. Cliché.

Il professore di matematica è un vecchietto rugoso che non si lava da chissà quanto tempo, mr. Pimplebottom. Ha sempre la stessa giacca e mi odia seriamente. Cliché.

Infatti non ci vuole molto perché mi chiami alla lavagna per risolvere una delle sue difficilissime disequazioni fratte (che non so quasi cosa siano) dai risultati improbabili.

- Signorina O’Fuffer, venga alla lavagna.

Fuffy O’Fuffer. Grazie mille autrice, davvero.

Cammino esitante fino alla lavagna e provo a combinare qualcosa con Julie che mi suggerisce cosa fare, attenta a non farsi scoprire.

Che cara ragazza Julie: autrice, dovresti proprio inserire una sua descrizione qui!

Facciamo che questa Julie ha origini francesi, occhi da cerbiatto e lisci capelli biondi? Ma si, dai. Siamo una coppia di strafighe, è ovvio!

- Signorina La Pointe! – La rimprovera Pimplebottom. – La smetta di suggerire! Torni a posto O’Fuffer. – Sibila tra i denti lui, sputacchiando di qua e di la.

Me ne torno al mio banco, mogia.

- Idiota. – Sibila Julie, ma non abbastanza a bassa voce, perché lui riesce a sentirla.
- Come ha detto, scusi? – E’ furente.
- Nulla. – Cerca di rimediare lei.
- Oh, non mi pare. – Siamo fregate. Dannatamente fregate. – Voi due e le vostre inutili chiacchiere mi avete stancato! Signorina La Pointe, venga qua in prima fila e lei vada dietro! – Sbraita indicano un posto davanti alla cattedra.

Julie sbuffa, ma alla fine di sposta.

Chi mi ritrovo ora vicino? Il ragazzo peggiore della classe: Noah Johnson. Cliché.

E’, ovviamente, bello da far schifo, ma non lo ammetterò mai. Ha una zazzera di capelli marroni sempre in disordine e due profondi occhi blu come il mare (suona figo 3, no?). Mi fissa con aria sprezzante, ma la bocca si apre al sorriso.

Ha un sorriso stupendo.

Insomma, non voglio dire che ho gli occhi a cuore fin dal primo capitolo, perché devo dare l’idea che sia una ragazza difficile da conquistare, ma si capisce che intorno a lui circolerà l’intera storia e tante notti di pippe mentali.

In ogni caso faccio la difficile, mi sembra ovvio.

La lezione passa senza nessuna parola da parte sua a parte un minuscolo “Ciao” non appena le sue chiappe si sono adagiate sulla sedia accanto alla mia. Ha passato la lezione a scherzare ad alta voce con i suoi amici dei primi banchi, non ha preso un solo appunto e quando gli è caduto un pacchetto di strane polverine per terra (bad boy, no?) si è chinato a raccoglierlo come se niente fosse nonostante io lo fissassi incredula: sono una ragazza di sani principi, io (anche se tutti sappiamo che ci finirò a letto…)!

Quando la campanella della fine delle prime ore suona e inizia l’intervallo e io e Julie corriamo a guardare i tabelloni delle gite urlando insulti al prof di mate: Canada (ovviamente la storia è ambientata in America anche se presenta evidenti tracce italiane, quindi una gita in Canada è del tutto plausibile)!

Urliamo di gioia all’unisono. Ho notato però che Noah è uscito per ultimo dalla classe e che si è diretto con i suoi amici (tutti cammellatori con le mani affondate nelle tasche e un’aria da drogati, chissà perché) ai tabelloni delle gite. E’ di un anno più grande ed è stato bocciato, quindi verrà in gita con me e Julie: è proprio il tipo di ragazzo che mia madre disapproverebbe, ma ben presto quello che suggerisce mia madre conterà meno di zero.

- Sei contenta? – Chiede Julie, con gli occhi sfavillanti.
- Ovvio! – Rispondo, entusiasta.
- Oh Dio! – Sussurra ad un tratto lei, guardando dal lato opposto degli amici di Noah. – E’… Mamma mia…
- Cosa succede?! – Mi giro a guardare e rimango sbalordita.

Verso di noi si sta dirigendo un modello di Abercrombie versione scolastica, un metro e novanta di muscoli, pelle abbronzata, capelli biondi, occhi azzurrissimi e camicia leggermente sbottonata: il sogno proibito di ogni ragazza, insomma.

E tutte le ragazze della scuola, infatti, si sono fermate e stanno osservando il suo passaggio, sussurrando.

- Dobbiamo scoprire chi è! Promettimi che lo faremo! Deve trattarsi del famoso studente nuovo… - Sussurra Julie.
- Si, sicuramente. – Annuisco con foga e concordiamo che lo dobbiamo assolutamente conoscere, ma questo avrà spazio nei prossimi capitoli: pronto a portar zizzania.

- (segno di interpunzione utile per uno stacco di scena e in sostanza per parare il culo all’autrice quando non sa come descrivere un qualcosa di completamente diverso)

Julie è tornata in classe a ripassare, dopo le lezioni, perché deve recuperare un’interrogazione di Storia e la professoressa Murder le ha ordinato di rimanere mezz’ora per passare. Immaginate la sua gioia.

Ora la sto aspettando per salutarla prima di andare felicemente a casa. Sento dei passi dietro di me e una mano sulla spalla destra: dev’essere lei.

- Uhm…  Tu sei Fuffy, vero? – Chiede la voce non di Julie, ma di Noah Johnson in persona.

Eccolo.
Questo è il momento X! Il fatidico incontro!

Mi giro di scatto, trovandomelo a pochi centimetri dal viso (tipico comportamento da stupratore seriale, ma ehi: we dont’ care).

- Ehm… Si. – Rispondo, sicuramente rossa in faccia. – Tu sei Noah, giusto?
- Si, tesoro. – Dice lui, avvicinandosi ancora.

Mi sposto, diffidente:
- Quindi questa è la parte della storia dove tu ti comporti da maniaco e poi io mi innamoro di te in perfetta coerenza con la Sindrome di Stoccolma?
- Direi di si. – Lui scrolla le spalle, probabilmente chiedendosi quanto sia pazza da 1 a 10. – Quindi cosa ti aspetti da me? – Chiese piegando la testa di lato.

E’ davvero bello da togliere il fiato, ma tutto di lui urla che devo stargli lontano (suona figo 4, no?).

- Tecnicamente dovresti baciarmi o stuprarmi nelle storie a rating arancione/rosso per poi tornare a perseguitarmi. Nessuno prende in considerazione un semplice scambio di battute, molto più normale e logico per l’inizio di un grande amore.
- Uè… Grande amore. Non corriamo – Evidentemente non sa che siamo dentro una storia d’amore… Be’, di certo non glielo dirò io. – Sei carina, sai?
- Quindi prendi la via dello stupratore? – Chiedo, un pelo spaventata.
- Rilassati! – Ride lui e il mio stomaco fa una capriola: ride divinamente.
- Oh scusa se mi sono permessa di pensare che mi avresti fatto qualcosa di brutto visto che non ci conosciamo e tu te ne arrivi qui e mi dici “Sei carina, sai?” dopo esserti inspiegabilmente avvicinato oltre il limite tra normalità e inquietudine.
- Oh, sai che non ti seguo? – Oh ti prego: fa’ che non sia un tontolone!!
- Lascia stare…
- Comunque io faccio quello che voglio, signorina. – Dice, sorridendo.
- Oh, sono terrorizzata. – Alzo gli occhi al cielo. – Ecco la parte dove fai il duro…
- Convinta tu… - Scrolla le spalle di nuovo, avvicinandosi. – C’è una cosa che vorrei fare in questo momento, mia cara ed è…
- No, aspetta! Hai saltato una parte! – Strillo subito, agitata.
- Come? – Risponde lui, perplesso e probabilmente cominciando a dubitare della mia salute mentale.
- Be’, ovviamente quella dove fai intendere di conoscermi già!
- Come lo sai?! – Cliché, mio caro. – Comunque si… Mi dispiace per tuo padre, era un brav’uomo sotto sotto.
- Cosa sai di me?! – Amo fare la ragazza isterica, insicura e incoerente. Mi allontano bruscamente.
- Molte cose… Dov’eravamo? – Ghigna, avvicinandosi con più determinazione e prendendomi con forza per la vita.

Non so perché, ma non lo fermo (tipico: la nostra protagonista è bipolare e incoerente). Chissà cosa sarebbe successo se Julie non si fosse affacciata proprio in quel momento dalla classe:
- Fuffy, ha detto che… - Poi si era resa conto della situazione. - … Ehi, cosa succede?
- Nulla. – Risponde freddo Noah, provvidenzialmente allontanato. Poi gira i tacchi e se ne va, come se niente fosse e lasciandomi tutta sotto sopra.

- Fuffy…?
- Non so niente. Non chiedermi. – Comincia qui la serie di balle che spesso racconterò alla mia migliore amica per nascondere la mia evidente storia con Noah, che per ora è insicura e nel dubbio (anche il 100% dei lettori sa che finiremo a letto. Ops, l’ho già detto?).

- Sicura? – Chiede lei, dubbiosa.
- Si. Cioè quasi… Ha detto che conosceva mio padre… - Sussurro.
- Dio! E’ fantastico! Cioè potrai scoprire qualcosa di più su di lui! – Esclama entusiasta.
- Si. – Annuisco. – Andrò a chiedere a mia madre più tardi. (Otterrò risposte secondo voi? … Esattamente.)

E così in quattro frasette superficiali abbiamo concluso questo primo episodio molto inquietante con protagonista Noah che mi lascerà leggermente scombussolata e niente più, ma poi infinite paranoie per mio padre.

Ora arrivo a casa e mi faccio qualche bel taglio sui polsi (con descrizioni di sensazioni al limite del delirante) giustificato da “dolori interiori” non specificati per concludere bene la giornata e tenere fede alla mia reputazione da ragazza autolesionista di tipo A/B.

 


- ANGOLO PIENO DI DISCLAIMER -
Dunque… Salve a tutti.
Questa parodia nata un po’ per caso non so bene dove mi poterà o come si evolverà, ma è una storia provvisoria, nel senso che potrebbe essere cancellata da un momento all’altro nel caso mi rendessi conto che la suddetta stia diventando stupida oltre il consentito (il che vuol dire che un po’ lo deve essere e da questo capitolo si intuisce tutto…).
Allora… Questa storia nasce come presa in giro di molte storie su EFP che presentano gli stessi idioti cliché, ma non si riferisce a tutte, capitelo per favore. Ci sono delle ficcy stupende, lo so.
In questa ficcy si analizzeranno in chiave stupida (già) gli elementi chiave di queste fanfiction così stereotipate e tutte uguali.
Non prendetela come offesa personale, d’altronde non mi riferisco a nessuno in particolare.
Sono perfettamente a conoscenza, inoltre, dell’esistenza di tante storie diverse che hanno evidenziato questo tipo di cosa e in tutti i fandom. Nonostante ciò voglio dare il mio contributo (purtroppo per voi ahah) u.u
Grazie mille a tutti, spero che la storia vi piaccia e questo capitolo volutamente superficiale in primis,
_Rainy_

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Capitolo 2
*** 02. Dove si entra nel vivo della storia (o quasi) ***


02. Dove si entra nel vivo della storia (o quasi)


Suona la sveglia. Again. Già.

No, sul serio?!

Dovrebbero fare una raccolta fondi, tipo “Donate €2 per le povere sveglie sfruttate agli inizi di metà delle storie romantiche sul celeberrimo sito di fanfiction EFP. Salvaguardia le sveglie anche tu.”

In ogni caso è comprensibile, dato che sono una studentessa normale (bah.), vado a scuola e la sveglia è l’unico modo per destarmi.

Quello che è successo ieri ancora mi lascia perplessa: Noah conosce davvero mio padre o sa semplicemente qualcosa del mio passato? Magari bluffava, ma sembrava molto sicuro di quello che diceva…

Sono già in ritardo, comunque, quindi mi lavo velocemente (in fondo hai già imparato come ci si lava al mattino nel capitolo uno) e mi infilo dei jeans attillati e un corto top rosso alla velocità della luce (vestiti normali ieri, vestiti da “poco di buono” – per non dire di peggio – oggi: sono di tipo A/B, no?) con abbinate scarpine aperte, d’altronde fa ancora caldo…

Scendo le scale quasi correndo e quasi inciampando nelle mie dolci scarpine: ma perché caspita le autrici devono vestire le loro protagoniste da battone già nel secondo capitolo?! Vogliono proprio farci inciampare nei nostri passi e darci un’aria ridicola, eh!

- Buongiorno tesoro e… Ma come accidenti ti sei vestita?! – Mi guarda allibita mia madre.

Ah già: lei non sa che siamo in una storiucola da quattro soldi e la mia divisa da “lavoro” è questa.

- Non ti preoccupare, mamma… - Rispondo, evasiva. – E’ per un’occasione particolare!
- Non mi interessa. – (Sento le campane suonare, sta a vedere che questa madre si comporta come una vera madre dovrebbe?) – Tu a scuola così non ci vai. Sembri una meretrice in salamoia!
- Ma…
- Niente “ma”, signorina Fuffy O’Fuffer! Che nome del cavolo tra l’altro: tuo padre doveva essere impazzito quanto l’ha scelto e io altrettanto quando pensavo fosse tenero… - Odio. Questo. Nome.
-
A proposito di papà… - Colgo la palla al balzo e anche il mio fratellino drizza le orecchie, curioso. - … Sai mica se conosceva un tale Noah?
- Uhm… - La mamma è pensierosa… - Noah come?
- Noah… Johnson?
- Oh no. – La mamma ha posato improvvisamente coltello e forchetta e mi guarda, stralunata. – Descrivimelo.

Annuisco, felice di poter descrivere a mia madre il ragazzo che in una decina di frasi mi ha già rubato il cuore e con il quale sicuramente farò tutte le cose che mia madre disapproverebbe nel corso dei prossimi cinque capitoli. Ovviamente la mia descrizione è dettagliata quanto quella che farebbe sua madre: d’altronde io sto per entrare nella fase di pazza-innamorata-stalker e ho sfruttato il database federale della CIA per ottenere tutte queste nozioni. Come abbia fatto, dite? Non è importante, d’altronde siamo in una storiucola di quarta categoria:
- Allora… Un metro e 83,7 , non particolarmente muscolo, agile e veloce, capelli marroni perennemente spettinati, 17 anni compiuti da 325 giorni, occhi blu, compleanno il 3 maggio, nato alle ore 11,34 tramite parto cesario, codice fiscale: NHOJHN0305LS45X2, carta di credito intestata al padre Cris Johnson, conto in banca nr. 5792 con sopra…
- Dio, Fuffy! Ma che è, siamo in una storia d’amore di quelle ridicole che si leggono su Internet dove la protagonista riesce a scoprire tutto rivelando il suo lato da hacker?! Non dirmi che ti sei informata su di lui!
- Ehm…
- Non posso credere di avere una figlia così… Comunque stai lontana da lui, okay? Lontana. Lon-ta-na. Mi hai capito? – Mi scuote per le spalle, serissima.

Annuisco e sento mio fratello prendermi in giro sussurrando frasi serie e mature tipo “Fuffy ha un fidanzaaato, Fuffy ha un fidanzaaaato, gnè gnè gnè!”

Le raccomandazioni di mia madre, comunque serviranno a ben poco, perché tutti sappiamo come finirà.

Esco di casa turbata da ciò che mi ha detto mia madre (ecco uno stato d’animo che vediamo spesso: turbata. Chissà cosa si intende davvero…) e quello che vedo mi lascia ancora più perplessa…

Vicino a casa mia, parcheggiata nel viale di una villetta che fino a ieri pensavo fosse disabitata, c’è una lucida macchina nera non troppo costosa e appoggiato mollemente sul cofano c’è Noah Johnson in persona. Cliché.

- Ciao. – Mi sorride.

Oh no.

- Siamo approdati direttamente alla fase stalkeraggio senza passare dal via? – Chiedo, scettica, nonostante abbia tutti gli ormoni in subbuglio al vedere anche solo l’ombra della sua unghia del piede.
- Non so di cosa tu stia parlando. – Ride e il mio cuore sale sulle montagne russe. – Hai bisogno di un passaggio a scuola?

Cliché. Okay, questi sono abusi di cliché perseguibili per legge, su!

Ci manca solo che si offra di accompagnarmi con una macchina lussuosa che in questo momento non vedo…

- Potremmo andare in bicicletta! – Sorride.

E appunto, come av… Aspetta, cosa?

Lo guardo, incredula: in bicicletta?! Ma dove l’ha pescata una cosa del genere?! Eppure sembra convinto…

- Ma si, scherzavo: ti accompagno in moto, forza. – Ah okay. Non posso innamorarmi di uno squattrinato: nossignore!

Mi siedo titubante dietro di lui, sussurrando che per quanto ne so potrebbe essere un killer seriale (tralasciamo il fatto che sappia anche quante volte va in bagno al mattino, magari…).
- Puoi scendere quando vuoi e fartela tutta a piedi. – Ghigna lui.

Ecco, soffermiamoci un secondo su questo: perché il ghigno deve sempre, e dico sempre, caratterizzare i protagonisti maschili? Per dare un’aria da bad boy strafottente più di quanto già non si capisca dall’intera storia?

- Non mi abbandoneresti mai, dico bene? – Sorrido civettuola. Già, ho dimenticato di dirvi che ormai mi sono trasformata nella maestra del flirt Fuffy.

Purtroppo questo mio improvviso cambiamento mi lascia spiazzata quanto lascia spiazzate le lettrici un minimo desiderose di coerenza, quindi…

<< Oddio, ma cosa sto facendo?! Seriamente… Sto addirittura flirtando con qualcuno che non conosco?! Ma cosa mi prende?! >>. Paranoie mentali 3…2…1… VIA! Ye.

Lui, però, sembra immune da questa minuscola provocazione (che comunque fa scattare tante di quelle pippe mentali che ci si potrebbero riempire dei capitoli… No, aspetta… E’ proprio quello che succede: capitoli e capitoli di aria fritta al sapore di “Oddio” e “Cosa sto facendo?!” e “Perché lui fa così?!”) e si limita a sorridere, facendomi intuire che il nostro caro ragazzo abbia una gamma limitata di espressioni facciali: ghigno, sorriso e altre che verranno svelate più avanti.

Arrivata a scuola scendo dalla moto di Noah, leggiadra e lo saluto distrattamente scostandomi i capelli dietro la testa con fare sprezzate da bitches, sono la queen.
Lui mi osserva, perplesso.

Julie mi assale immediatamente:
- Come caspita è possibile che tu, d’improvviso, venga a scuola con un tipo che non ti ha mai filata nella tua vita?! – Ah, saggia Julie.
- Si è trasferito vicino a me. Mi ha solo dato un passaggio. – Rispondo, perplessa.
- Ah-ha… - Lei ammicca, insinuando qualcosa che non comprendo (si, perché devo dare l’idea di ragazza timida e ingenua).

Andiamo in classe (rapporto con la mia migliore amica inesistente, per ora, ma in effetti lei avrà importanza solo dopo, nel più ovvio dei clichè) e dopo essermi accomodata e aver sorriso raggiante a Noah (insomma, perché non devo essere gentile con lui?), la preside entra seguita dal biondo modello di Abercrombie di ieri, sorridente.

Persino quella vecchia signora sembra sensibile al suo fascino.

- Ragazzi e ragazze, vi presento Simon Counter. Signorino… - E si rivolge a lui, incitandolo a dire qualcosa.

Oggi è venuto con una maglietta bianca attillata (che delinea degli addominali mica da poco e che sia io sia Julie abbiamo subito notato) e una felpa rossa firmata aperta, sopra dei jeans neri (e qui io mi chiedo sempre perché le autrici si soffermino con tale precisione sull’abbigliamento dei nostri boys, ma posso capirlo, dai…). Sorride a tutti, gentile:
- Ciao ragazzi. – Gli spuntano due meravigliose fossette sulle guance. – Sono… Ehm… Simon e farò lezione con voi da domani mattina. Sono molto felice di essere in questa classe. – E sorride ancora stile Mastro Lindo (in effetti ci somiglia se si esclude la pelata…).

La preside sorride ancora più raggiante e gli mette una mano su una spalla, invitandolo a sedersi.

Lui prende posto nel banco libero vicino a Julie, che mi strizza l’occhio.

Dopo le lezioni, durante le quali quei due hanno riso e scherzato come pochi mi vengono incontro, radiosi:
- Simon, questa è la mia migliore amica Fuffy. Fuffy, lui è Simon, ma già lo sai. – E scoppia a ridere con lui.
- Ehm… Ciao. – Gli sorrido timidamente.
- Fuffy? Che nome strano… Però carino, dai! Piacere! – E sorride a sua volta. – Se sei anche solo simpatica la metà di Julie ti adorerò!

Ditemi che quella che ho visto non era una strizzatina d’occhio flirtosa… In che direzione sta andando questa fanfiction?!

- Non ti preoccupare: è molto simpatica anche lei. – Penso che ormai Julie abbia i crampi alla mandibola a furia di sorridere.

Senza neanche accorgersene siamo entrati nella fase “Dialoghi scemi” presente in ogni fanfiction indegna di tale nome.

- Ah si? Bene, sono contento. – Risponde lui. Di male in peggio…
- Anche se io sono più simpatica! – Ride lei.
- Povera, dai!

Cerco di allontanarmi lentamente per non guastare l’evidente atmosfera da “sono-l’amica-insignificante-che-prova-a-conquistare-lo-strafigo-che-tanto-finirà-a-letto-con-la-mia-migliore-amica-e-tutti-lo-sappiamo” e anche per salvare le mie orecchie da questi dialoghi che più idioti non possono essere.

- Hai cercato di salvarti da quei due? – Mi sussurra la dolc… No! Volevo dire l’irritante voce di Noah all’orecchio.

Faccio un salto alto due metri (anche questa frase è ricorrente: ho capito che si vuole enfatizzare lo spavento, ma “faccio un salto alto due metri” sembra tanto una frasetta da storiella delle elementari…) e mi volto di scatto, trovandomelo – di nuovo – a pochi centimetri di distanza dal viso.

- Accidenti, Noah! Smettila di farmi prendere questi spaventi! – Sussurro, portandomi una mano al petto con fare teatrale: sono esibizionista, non ve l’ho mai detto?
- E’ divertente. – Ridacchia lui. (Eccoci: primo momento in cui lui si comporta come se mi conoscesse dall’alba dei tempi e io sono a metà tra il “ma chi ti conosce?!” e il “Aiuto, salvatemi!”)
- Non lo è per niente. – Infantilità al massimo.
- Dai, ti accompagno a casa… - Cambia discorso lui.
- Non è necessario, davvero.
- Avanti, Fuffy. Non voglio stuprarti al contrario di quanto tu e le lettrici di questa storia possiate sperare.

“Sperare”?! Ha detto “sperare”? Sa il fatto suo, quindi… E ha anche finto di non sapere che siamo in una storia romantica di infimo livello… Sono colpita.

- Oh… - Il mio orgoglio è ferito (causa del 99% delle cavolate che farò in questa storia: l’orgoglio ferito o una provocazione) dalle sue insinuazioni e lo guardo con aria sprezzante. – Va bene, ti concedo di darmi un passaggio.
- Sei ridicola quando fai la finta sofisticata… - Ride di nuovo.

Metto un finto broncio per dimostrare quanto sono matura e urlando un veloce saluto a Julie le dico che sto per andare a casa con Noah, ricevendo solo un’occhiata ammiccante di risposta.

Non posso però sentire cosa Simon e la mia migliore amica si dicono subito dopo…


- (stacco, ye!)
JULIE POV (solo io odio queste scritte? Dai! E’ ovvio che si cambia punto di vista, non c’è bisogno che me lo scrivi…)


- Allora… Lei era la tua migliore amica Fuffy?

Annuisco.

Mamma mia quanto sei bello, Simon (rendiamo la superficialità delle amiche delle protagonisti; nda)! Vorrei sposarti e fare tanti bambini con te!

- E’ carina, no? – Sorride lui.

Prego?

Devo avere una faccia stralunata, perché lui subito aggiunge:
- Stai bene?

Oh, che dolce.
- Come hai detto, scusa? – Chiedo, sorridendo.
- Ho detto che la tua amica Fuffy è carina, non trovi?
- Ah… Si. Già. – Sono una stronza se invidio Fuffy per queste attenzioni? Forse…
- In ogni caso devo andare a casa, ciao, Julie! – Si china a darmi due bacetti sulle guance e mi sento trasportare in paradiso, in un mare di zucchero filato e unicorni rosa.
- Ciao… - Ma è già lontano, tallonato da diverse ragazze che mi scrutano, rabbiose.

Ah, quanto amo essere invidiata. Però Simon mi ha messo in agitazione: perché tutti questi apprezzamenti verso Fuffy? Le voglio un mondo di bene, ovvio, però…

(Dite che sto esagerando con la figura dalla migliore amica che improvvisamente diventa sciocca, stronza e leggermente falsa?; nda)


-
FUFFY POV (grazie, davvero…)


La moto corre a folle velocità.

Circondo la vita di Noah con le braccia e attraverso la maglietta leggera sento i muscoli scolpiti.

Perché questo ragazzo ha così la capacità di mettermi in imbarazzo senza fare nulla? Al solo toccarlo qualcosa dentro di me si mette in moto… (Il fatto che tu lo conosca da un giorno non è importante, ma vah! Viva la coerenza.)

Arriviamo davanti a casa mia in un batter d’occhio e scendo agilmente dalla moto.

Sento lo sguardo di Noah addosso.

Anche lui scende. (E qui ci sono gli episodi su cui si reggono interi capitoli…)

- Fuffy… - Sussurra.

Mi giro lentamente, percependo la sua presenza subito dietro di me.

E’ a un braccio di distanza e non fa che avvicinarsi.

Sento le sue braccia che mi circondano la vita (ma vi conoscete da un sol… TACI! – by Lettrice-che-si-accontenta-di-poco) e scruto all’interno dei suoi occhi blu (ecco, mi spiegate cosa cazzo – ops – *cavolo vuol dire?!) leggendovi desiderio (anche nelle fanfiction non rosse/arancioni).

Cosa vuole da me?

- Noah…
- Shh… - Mi zittisce posandomi un dito sulle labbra.

Profuma di menta e dopobarba (anche la storia del profumo c’è sempre…).

- Ci conosciamo da un giorno… - Oh! Sana obiezione!
- Io so chi sei da molto più tempo, anche se non ti conoscevo di persona. E’ stato il destino a mettermi vicino a te.

Ah. Cazzo.
Mi allontano.

- Noah, perché conoscevi mio padre? Perché tu sai chi sono?

Non faccio in tempo a finire la frase che è vicinissimo al mio volto e mi fissa, desideroso di qualcosa di oscuro. Poi si allontana improvvisamente e se ne va misteriosamente com’è entrato nella mia vita.

 

E qui finirebbe il capitolo. Prima di lasciarvi vorrei solo porre una questione… Lui ha parlato per la prima volta con lei ieri, no? Lui sa qualcosa su suo padre, ma non su di lei, no? E ora ha quasi cercato di fare chissà cosa con lei. La mia domanda è: perché? La risposta è che queste ficcy sono sempre inevitabilmente e in modo assolutamente evidente permeate di… COERENZA!

 


- CIAMBELLANGOLO -
Eccoci qui con un nuovo, stupidissimo, capitolo.
Ringrazio le cinque personcine molto tenere che hanno recensito il primo capitolo e che mi hanno dato la determinazione di andare avanti con questo ridicolo progetto c:
Grazie davvero :3
Per tutti i gentilissimi lettori che sono arrivati fin qui dico che… Questa ficcy verrà aggiornata nei weekend (si spera). Non durante la settimana e non so se uscirà un capitolo a settimana, ma vi posso anticipare che non durerà tantissimo e sarà, appunto, una storia finesettimanale (?).
Vi ringrazio per aver letto il capitolo e rinnovo tutti i disclaimer fatti nel capitolo 1.
Baci,
_Rainy_
PS: vi lascio il link al mio blog, nel caso vogliate dargli uno sguardo > http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 3
*** 03. Dove si capisce cosa vuol dire non-sense ***


03. Dove si capisce cosa vuol dire non-sense

 

Okay, sono seriamente sconvolta da quello che è successo ieri: cosa voleva Noah?! Voleva baciarmi? Probabile, glielo leggevo negli occhi…

Entro in casa ancora turbata (come sempre del resto), quando mia madre mi ferma subito, uno sguardo severo negli occhi.

Che ne dite di una bella descrizione di mia madre? Ye!

Allora…
Mia madre è alta e slanciata e confronto a me è veramente una bellissima donna. I tratti che sul suo viso appaiono aggraziati e ammalianti sul mio sono, invece, goffi e insignificanti (tipico delle fanfiction così: la madre è sempre più bella, ma sapendo che la figlia è una strafiga si può facilmente capire come da qualcuno ella debba pur aver preso…). Ha un piccolo e gentile naso, una nuvola di ricci capelli rosso fuoco, due vivaci occhi marroni con lunghe ciglia e il suo corpo, nonostante l’età, emana fascino: ha le curve nei punti giusti, gli spigoli al loro posto e  quella giusta dose di magrezza che fa apparire una bella donna come anche affascinante e sinuosa.

Torniamo a noi, però… Dicevamo? Ah si, mi guardava severamente:
- Fuffy…
- Cosa c’è mamma? – Rispondo subito, sgarbata: sono stanca e ho solo voglia di andare a dormire.
- Tesoro, dobbiamo parlare. – Dichiara, decisa.
- Di cosa? – Credo di sapere quale sarà l’oggetto della nostra conversazione…
- Di Noah, ovvio. Fuffy, devi stargli alla larga, okay? Stagli lontana! – Ha alzato la voce e sento la rabbia divorarmi lentamente.

*signore e signori ecco la ragazza trasgressiva uè uè che prende il sopravvento, spesso usata perché forse le autrici pensano che così le lettrici vi si possano immedesimare, quando a me verrebbe voglia di tirare due schiaffi a tutte quante e basta…*

Come si permette di urlarmi robe (ricchezza lessicale over 9000) su Noah quando non si è degnata di spiegarmi nulla?!

Esplodo senza riuscire a trattenermi (come se ci avessi provato, in effetti…):
- Mamma! Come puoi urlarmi di stargli lontano quando non mi hai neanche spiegato perché?! Come puoi pensare di vietarmi una cosa senza farmi capire il motivo?! Non ti è neanche passato nell’anticamera del cervello che forse io questo Noah non lo conosco e… - Alzo gli occhi al cielo teatralmente. - … Mi piacerebbe sapere qualcosa di più visto che apparentemente tutti sanno tutto di tutti tranne me?!

Mia madre ammutolisce.

*No. Caspio no. Mia madre – la mia vera madre – dopo un discorso sul generis mi avrebbe già rifilato due sberle, mentre le irreali madri di queste fanfiction cedono dopo due urletti!*

- Fuffy, io… - Balbetta, gli occhi lucidi di lacrime. – Non pensavo fossi sottoposta a tutto questo stress, ma cerca di capire…
- Cosa devo capire? – Ringhio, abbassando però il tono della voce e facendo due passi verso le scale.
- Io… Lo faccio per il tuo bene! – Urla infine mia madre, tra le lacrime.
- Per il mio… O per il tuo?! – Sibilò, velenosa.

Forse ho esagerato, lo riconosco, ma la rabbia è come un balsamo per l’agitazione che sento dentro e mi permette di esprimermi, quindi me ne vado gettandomi i capelli dietro la testa e infilandomi in camera mia, sbattendo la porta.

Voglio molto bene a mia madre, ma quando esagera, esagera (io no, eh, mai!)!

Mi butto sul letto scalciando via le scarpe e infilandomi in un paio di pantaloni della tuta e una maglietta comoda e prendo il telefono, trovando un paio di chiamate di Julie.

- Ehi, bellezza! – La chiamo subito, allegramente.
- Ciao, Fuffy! – Risponde lei, altrettanto felice, ma forse leggermente turbata (anche lei, si!).
- Come stai?

Passiamo un’oretta incollate al telefono a spettegolare e lei si fa raccontare tutto di Noah, osservando che quel ragazzo nasconde ben più di qualcosa. Il telefono ormai è rovente nella mia mano quando chiudiamo la chiamata, talmente inutile, frivola, noiosa e seccante che spesso, come in questo caso, l’autrice non si degna di riportarla.

Sento il telefono vibrare non appena chiudo la chiamata e vedo che è un messaggio su Whatsapp (la modernità.) appena arrivato, da un numero sconosciuto. Lo leggo, subito…
“Ciao, Fuffy. Sono Simon, ci siamo conosciuti oggi e Julie mi ha dato il tuo numero, come va?”

Il modello di Abercrombie che mi scrive?! O-MIO-DIO! Devo dirlo subito a tutto il mondo, inviare telegrammi, lettere, mail, scrivere post su facebook, tweet e aggiornare il mio blog oltre che chiamare mezzo universo.

Scrivo subito a Julie per chiederle cosa rispondere, ma lei non visualizza né scrive. Opto quindi per un neutro: “Tt bn e a t?”

… No, dai, autrice, non farmi anche scrittrice bimbominkiosa! …. *Okay, va bene…* Ye! Quindi…

“Tutto bene e a te?”

Ma si, avrà bisogno di qualcosa! La risposta non si fa attendere a lungo…
Bene. Sai, ti ho incontrato oggi e… Be’, sei molto carina. Sono un tipo che arriva subito al punto e la mia domanda è… Ti va di andare insieme da qualche parte, magari al parco, questo weekend? Se non puoi non c’è problema.”

Aspetta, cosa?!

Quel figo mi ha appena chiesto di uscire?! Wow! Chissà cosa c’è di speciale in me (ma niente, è solo che alle 00.00 del primo giorno in cui è ambientata questa storia Cupido mi ha dato poteri speciali)…

Chiamo immediatamente Julie.

- Ehi, bella (espressioni lessicali molto chic per rendere più vicine ai ggggiovani lettori queste conversazioni)! Sai cos’è successo?! – Strillo, eccitatissima.
- No, cosa? – Risponde, interessata.
- Simon mi ha chiesto di uscire! Dopo un solo giorno! Cioè, ti rendi conto?!
- Ah… Cioè, si, fantastico… - Risponde Julie in tono piatto, poi riprendendosi e caricando la voce di entusiasmo che mi sembra, però, tirato.
- Julie, cosa c’è? – Chiedo, esitante.
- Nulla… - La sento sorridere. – Allora, rispondigli di si e poi io vengo da te per aiutarti a vestirti adeguatamente, ovvio. Diciamo… Domani?
- Okay! – Ecco la mia Julie!

Rispondo a Simon un “Va bene, dai, davanti alla gelateria Vespucciucci sabato alle 16?” mentre sto ancora parlando con Julie e lui subito mi invia un “Okay, baci. A domani!”

Il tempo non è mai una dimensione chiara in queste storie, ma per fortuna ci sono io che vi dico che ye: domani è sabato (eventuali incoerenze temporali nel corso della storia? Pf, la coerenza è da plebei)!

Senza neanche fare cena parlo con Julie dei miei progetti per il weekend (e delle mie aspettative, altissime, su Simon) e mi addormento con il telefono in mano…

-

Oggi è il grande giorno!

Mi sveglio tardissimo e mi alzo a mezzogiorno solo grazie a mia madre che è salita in camera mia e dolcemente mi accarezza una guancia, svegliandomi.

Apro gli occhi e la vedo, ritraendomi subito: pensa che la litigata di ieri sia acqua passata?!

- Fuffy… Mi dispiace… - Inizia lei, triste.
- Ah si? Potresti raccontarmi qualcosa di Noah, magari… - La provoco io.
- Fuffy… - Esita lei. – Mi dispiace, davvero. Prendi per buono quello che ti dico, prima o poi ti racconterò, ma nel frattempo… Mangia! – E tira fuori da dietro di sé un vassoio colmo di prelibatezze evidentemente preparate per farsi perdonare.

C’è ogni ben di Dio su quel vassoio: pancakes con il burro e lo sciroppo d’acero, soffici brioches con la marmellata e fette di pane con Nutella. Amo. Mia. Madre.

Le sorrido sinceramente e divoro tutto (questa è la fase mangio-mangio-e-non-ingrasso):
- Era squisito, grazie mille! – La abbraccio di slancio.
- Prego, tesoro, non sai che fatica ho fatto per convincere tuo fratello che non era per lui! – Ride anche lei. – Allora, che programmi hai per questo weekend?
- Umm… Penso che studierò un po’ e nel pomeriggio devo uscire con un ragazzo, ma… - Anticipo la sua domanda preannunciata da uno sguardo indagatore e diffidente. - … Non Noah, ma un tale Simon, un mio compagno di classe!
- Ah si? – Sorride maliziosa. – E com’è?
- Ehm… - Divento rossa. – Mamma, insomma, be’…
- Oh, allora ti piace (superficialità, trallallero trallalà)! – Ride di gusto lei. – Allora ti faccio preparare. La madre di Julie ha detto che sarebbe venuta sua figlia per aiutarti in matematica, ma deduco che sia per altri motivi… - Ammicca.

Oddio, mia madre sta seriamente ammiccando?!

- Okay, ehm… Ciao, mamma. – La  spingo fuori dalla porta, sbuffando scherzosamente.

Non posso passare molto tempo da sola, però, che il campanello suona fastidiosamente e Julie approda in camera mia in pochi secondi.

- Tesoroooo! (Caratteristica delle fanfiction bruttine: le vocali prolungate per indicare urli o esultanze… Perché?! Se anziché mettere sfilze infinite di “ooooo” e di “aaaa” seguite o meno da povere “h” indifese usate il lessico per far capire le sensazioni dei personaggi va bene lo stesso, eh!) – Mi salta addosso, abbracciandomi.
- Ciao, Julie!

Si stacca, felicissima, e mi da due veloci baci sulle guance:
- Sono troppo contenta per te! – C’è però un’ombra nelle sue parole: un’ombra di esitazione e… Gelosia? Ma no!

- Dobbiamo assolutamente trovare un outfit adeguato! – Prosegue; Julie-Carla Gozzi mode: ON. – Quindi ti ho portato un paio di pantaloncini dei miei che secondo me ti andranno benissimo e penso che potresti abbinarci… - Volteggia verso l’armadio e tira fuori un sacco di maglie e canotte da abbinare, poi mi sorride chiedendomi cosa ne penso.

- Umm… Qualcosa di semplice, magari… - Provo, esitante.
- Cosa?! Ma no! – Mi interrompe lei, scandalizzata. – Il primo appuntamento è quello che conta: dobbiamo fare in modo che tu gli rimanga impressa! – Ancora quell’ombra nella sua voce…

Passiamo qualche minuto a discutere dei vari vestiti e alla fine rido:
- Ma vuoi mandarmi in giro vestita come una battona?!

In effetti la mise che ha scelto lei è un pelo “particolare”: lucide scarpe con il tacco nero, minigonna attillata con un top rosso che a malapena arriva sotto il seno (e che lei mi aveva costretto a comprare, per la cronaca), il tutto guarnito da un trucco progettato da lei stessa che viene definito “leggero” ma comprende, tra le altre cose, glitter nei capelli e ombretto arancione fluo.

- Ehi! – Si finge offesa.

Alla fine opto per il paio di pantaloncini di jeans a vita alta che lei mi ha portato con una canotta bianca stampata dentro e un cardigan beige lungo (100% cotone, modello “Beauty”, numero di serie 28903, prodotto e confezionato in Vietnam a opera di… Come dite? Le descrizioni dei vestiti nelle fanfiction sono lunghe e noiose? Oh, lo so bene). Riguardo alle scarpe non posso che infilare il mio paio di Dr. Martens nere preferito.

I capelli li laverò velocemente prima di uscire e li lascerò sciolti, per il trucco andrò sul sicuro: eyeliner, mascara e fondotinta.

Julie indietreggia soddisfatta per squadrarmi a figura intera e annuisce soddisfatta: mi sono fatta la doccia e lei mi ha truccato e pettinato neanche dovessi andare a un ballo di gala.

- Sei perfetta! Simon cadrà ai tuoi piedi! – Ridacchia, convinta, ma non al 100%.
- Grazie, Julie. – La abbraccio.
- Ora va’! E non dimenticare la borsa… - Mi porge una borsetta nera, di pelle lucida pronta da riempire e io le sorrido, riconoscente.

Ora sono pronta per uscire.

*Hai notato quanto tempo abbiamo impiegato per la descrizione dei vestiti? Già.*

Esco di casa insieme a Julie che si offre di accompagnarmi alla fermata del pullman per arrivare al parco.

A nessuno interessa sapere cosa le nostre due amiche si dicono durante il viaggio, quindi questo lasso di tempo è risolto in semplici frasi del tipo “Parliamo del più e del meno per quei venti minuti e Julie mi saluta alla fermata, lasciandomi andare al parco e facendomi promettere di chiamarla quella sera”.

- Vai! E buona fortuna! – Mi abbraccia di nuovo e alza i pollici in augurio.

Mi avvio davanti alla Vespucciucci (non c’è neanche un nome normale in questa storia, rassegnatevi.) e lui è già li: sento le gambe molli e il cuore battere all’impazzata.

Non è da me provare simili sensazioni, ma lui è così bello che farebbe battere il cuore a chiunque! Mi sorride a trentadue denti, agita la mano e… Oddio mi sento svenire!

Eccolo lì, da vicino è ancora più bello: t-shirt con stampe che gli calza a pennello, jeans strappati, ma non troppo larghi e Vans nere. Un sogno sceso in terra.

*Se ti stai chiedendo perché la nostra Fuffy sia così quando appena lo conosce e ci ha parlato 5 minuti, be’… Me lo sto chiedendo anche io.*

- Sei bellissima. – Sorride, abbracciandomi e baciandomi sulle guance, forse indugiando un secondo di troppo.
- Grazie, anche tu… Ehm… Stai bene. – Dio, ma perché devo sempre essere così goffa?!
- Allora, andiamo? – Indica il parco, sorridendo più che mai.

Ci inoltriamo nel verde della natura e la passeggiata è tutt’altro che spiacevole: siamo alle porte dell’autunno, ma l’estate stenta ad andarsene e gli uccellini ancora cinguettano tra le foglie degli alberi, appena ingiallite. Non siamo l’unica coppietta, se così ci possiamo definire, che gironzola tra gli alberi e sono ben felice di essere in compagnia di Simon, che si rivela un ottimo conversatore, intelligente e spiritoso.

- Allora… Conosci Julie da molto tempo? – Chiede, fermandosi su un ponticello sotto al quale scorre un piccolo ruscello e l’acqua gorgoglia.
- Si, siamo migliori amiche da quando ne ho memoria. – Sorrido a mia volta.
- Sai, Fuffy, in verità… - Mi prende le mani, esitante, trascinandomi lentamente verso l’interno del parco. - … Ho pensato che tu avresti potuto sospettare che in effetti sono qui solo per farti intercedere tra me e Julie…

In effetti l’idea mi ha sfiorato.

- … Però non è così! – Si affretta ad aggiungere e si ferma in un punto appartato del sentiero che si inoltra tra gli alberi nodosi (diamo l’impressione di un ambiente idilliaco, su). – Da quando ci siamo parlati la prima volta, ieri, ho capito che… Che sei una ragazza speciale e ho sentito il bisogno di correrti dietro, quindi eccoci qua. – Arrossisce in modo adorabile.

Aspetta un secondo però: io non sono tenuta a finire con il bad boy (con Noah per chiarirci)?

Non dirmi che l’autrice ha voluto inserire un triangolo con questo divo, qui. E’ bello da far paura (non che Noah sia da meno), come potrei preferire uno stalker misterioso che lascia intendere di conoscermi già a… A Simon?! Al modello uscito dritto da una rivista di moda maschile?! Che triangolo patetico (come quasi tutti, del resto).

Però in effetti se le cose non cominciano a farsi più interessanti l’interesse per la storia cala e questa fanfiction verrebbe dimenticata, stipata tra gli altri milioni di storielle mediocri incapaci di destare l’attenzione…

D’altronde però questa dichiarazione che mi ha appena fatto è leggermente non-sense… Cioè, ci conosciamo da troppo poco tempo!
Ma ehi! Io non sono tenuta a prendere in considerazione tutti questi aspetti ragionevoli e razionali, io sono la sciocca protagonista superficiale, no?

- Oh, Simon… - Rispondo, sorridendo, guardandolo negli occhi mentre avvicina il viso al mio.

Dio, quanto è bello! Troppo, troppo… Dovrebbe essere vietato essere così belli (Superficialità, no?)!
Mi circonda il fianco un una mano, fa aderire il mio corpo al suo in un incastro perfetto di cuori e pelle nuda (descrizioni a cazzo in momenti a cazzo).

- Fuffy, io… - Poi decide di affidarsi ai gesti anziché alle parole e si avvicina con più convinzione, dischiudendo le labbra.

Chiudo gli occhi, preparandomi a quel contatto stupendo, ma…

- Stai lontano da lei! – Mi sento afferrare per una manica e trascinare bruscamente via.

Riapro gli occhi di scatto e vedo Noah, si esattamente Noah, che mi tiene per un braccio e guarda Simon, disorientato e qualche metro più lontano, in cagnesco.

- Umm… Tu sei…? – Chiede Simon, arrossendo di nuovo.
- Noah. – Risponde lui asciutto. – Cosa cazzo stavi facendo, eh? – Lo aggredisce.
- Prego? – Si rabbuia Simon.
- Cosa stavi facendo con lei?! – Ringhia Noah, indicandomi con uno scatto della testa, ma non attende risposta: - Andiamo via, Fuffy.

Io punto i piedi, esasperata:
- Cosa?! Non vado da nessuna parte, io!
- Fuffy?! – Mi guarda, implorante e con i capelli quanto mai scompigliati. Dio, anche lui è bellissimo (superficialità 2).

- Noah… - Sussulto al sentir pronunciare il suo nome dalle mie labbra (complesso del nome… Qualcuno mi spiega che senso ha? ; nda) - … Cosa stai facendo?
- Ti porto via da qui. Quel belloccio… - Indica Simon, sprezzante. - … Non ti merita.
- Perché, tu si? – Lo provoca Simon.

In un nanosecondo Noah è addosso a Simon, vicinissimo al suo volto e gli alita addosso:
- Senti, sottospecie di riccastro egocentrico, se pensi di arrivare qui e prenderti quello che vuoi, quando vuoi, ti sbagli di grosso. Qui non comandi come a Berkeley o in una qualsiasi delle schifose scuole in cui sei andato o andrai, chiaro?
- Calmati! – Dico io, fermamente, poi lancio un’occhiata di scuse a Simon.
- Lo difendi anche?! – Mi guarda incredulo Noah.
- Sai com’è, hai un atteggiamento da stupratore possessivo! – Urlo, rabbiosa.

Noah sembra sgonfiarsi come un palloncino bucato e sussurra:
- Hai ragione, scusa… - Poi senza più dire niente lancia un’ultima occhiata minacciosa a Simon, mi prende per la manica e mi trascina via, ignorando le mie proteste.

In pochi minuti stiamo sfrecciando a folle velocità sulla sua moto, dopo che mi ha costretta a salire. In questo momento ammetto di essere un po’ spaventata dal suo comportamento, sul serio. Cosa sta facendo?! Vuole rapirmi?

Non so cosa pensare: si è comportato in maniera infantile e possessiva, ma trasudava gelosia da tutti i pori e mi faceva anche tenerezza, per certi versi.

Arriviamo all’entrata opposta del parco e lui accosta:
- Scendi Fuffy, per favore… - Sussurra e la sua voce è quasi implorante.

Scendo e lui scende a sua volta.

Quest’angolo del parco è silenzioso e quasi deserto, fatta eccezione per qualche vecchietto che siede sulle panchine, e sembra quasi di essere in un altro mondo rispetto all’atmosfera caotica di poco prima.

Noah sta in piedi di fronte a me e si scompiglia i capelli con un gesto nervoso. Indossa una maglietta bianca con una tasca colorata e un basico paio di jeans con le solite scarpe consumate.

- Fuffy, scusami… - Sussurra, esitante.

Mi sembra così vulnerabile in questo momento (cosa vuol diree?! ; nda).

- Cos’è successo? – Chiedo.
- Io passavo di li, poi vi ho notati, insieme, così vicini e lui stava davvero per baciarti e io… Non ci ho più visto. – Ammette.

Mi avvicino a lui e gli appoggio delicatamente una mano sulla guancia:
- Perché, Noah?

Lui accarezza la mia mano e alza la testa a guardarmi. Nei suoi occhi compare, improvvisamente, uno sguardo quanto mai deciso e sorride ad un tratto.

Le sue mani in pochi secondi raggiungono le mie guance e prima che possa fare alcunché lui sta già premendo con violenza le sue labbra sulle mie.

Ci siamo.

Ora ci vorrebbe una descrizione seria e impegnata delle emozioni dei due, ma si sa che non è mai quello che si ottiene, anzi…

E’ un bacio violento e passionale, esattamente come mi immaginavo i baci di Noah Johnson.

Sento la sua lingua battere sui miei denti e il mio corpo reagisce per me, abbandonandosi contro il suo.

Le sue labbra sono morbide e carezzevoli, cariche di promesse (frasi poetiche ad minchiam), e la sua lingua si intreccia con la mia esplorando la mia bocca in una danza lenta e sensuale.

Le sue mani lentamente mi accarezzando il volto ed è lui il primo a staccarsi, lasciandomi con una sensazione di impellente bisogno d’aria, o forse di altri baci come quello…

Avevo immaginato che un bacio di Noah Johnson non fosse facile né da ottenere né da dimenticare, ma cavolo: è stato il miglior bacio della mia vita (non che abbia una lunga esperienza da baciatrice tramite la quale fare confronti).

Apro bocca per parlare, ma Noah si volta e in pochi passi è di nuovo sulla sua moto per accendere il motore e schizzare via senza più una parola.

Sono sola, ormai.
Sola con me stessa, a fronteggiare le sensazioni contrastanti che sento dentro di me: desiderio di altri baci come quello o forse di qualcosa in più, vergogna per aver abbandonato Simon e aver trasgredito le regole di mia madre (povera donna! In questa fanfiction subirà troppi colpi!) e rabbia per essere stata abbandonata (nonché un consistente senso di perplessità per essere stata baciata dopo appena un paio di giorni di conoscenza = non-sense all’ennesima potenza).

Sento il cellulare vibrare e mentre mi trascino a casa do un’occhiata al messaggio arrivato, di Julie:
Udite udite: quella stronza di Patty J. Adams, nota riccona e reginetta della scuola nonché membro primo delle cheerleader, ha inviato via mail agli studenti di tutta la scuola (si dice che però il 70% degli invitati, in realtà, sia maschio) gli inviti per la sua strabiliante festa di inizio anno scolastico. Maggiori dettagli nella mail.”

Oh, bene.

Ecco che l’occasione – come le mie lettrici avranno sicuramente capito – di approfondire (non so se mi spiego) il mio rapporto con Noah è servita!

 

 

- ANGOLETTO -
Scusate immensamente l’aggiornamento mancato della scorsa settimana, ma la scuola mi uccide ç.ç
In ogni caso spero che tutta la superficialità che dovrebbe emergere in questo capitolo emerga :3
Vi auguro una piacevole lettura (?) e vi ringrazio tantissimo per la calorosa accoglienza dei primi due capitoli,
_Rainy_
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Capitolo 4
*** 04. Dove le cose precipitano ***


04. Dove le cose precipitano

 

Torno a casa distrutta.

(Movimenti delle protagoniste in queste storie: casa-scuola-casa. Casa-parco-casa. Casa-casadiqualcuno-casa)

Appena arrivata chiamo subito Julie, perché so cosa succederebbe se non lo facessi…

- Tesoro, oddio, sei a casa?! – Strilla lei.
- Si. Vuoi che ti racconti…
- No, sono già per strada! – La sento ridere all’altro capo del telefono e dopo qualche minuto il campanello suona insistentemente.

(Ovviamente la madre di Julie non avrebbe detto nulla del suo andirvieni di quel giorno, anche perché ehi: le regole sono per plebei e in ogni caso non è una cosa così sconcertante che vada più di una volta a casa della migliore amica.)

- Ciao, Julie. – La abbraccio, sorridendo.

Mentre lei era per strada mi sono cambiata infilandomi in un morbido paio di pantaloni della tuta grigi e una felpa bordeaux e mi sono struccata, ancora scombussolata da quanto è accaduto.

- Tesoro, non pensavo che tornassi così presto, non so se mi spiego. – Ammicca lei e si siede vicino a me sul letto.
- Julie, ti prego… - Rispondo, sconfortata e lei si accorge subito che c’è qualcosa che non va.
- Cos’è successo? – Mi abbraccia, sorridendo confortante.
- Stava andando tutto benissimo, ma poi… - Inizio, esitante. - … Poi lui mi ha portato via e…
- Calma! Raccontami tutto con ordine. Simon ti ha dato buca? – E’ speranza quella che sento quasi impalpabile nella sua voce?!
- N-No. – Rispondo, incerta e non mi sfugge, ahimè, la sua espressione leggermente delusa che dura solo qualche millisecondo. – Abbiamo passeggiato un po’ nel parco e poi stava per baciarmi, ma… E’ spuntato Noah.
- Cosa?! Noah Johnson?!
- E chi altri… - Sorrido leggermente.
- E cosa ha fatto? – Chiede lei, perplessa.
- Mi ha trascinato via di li dopo aver aggredito Simon a parole, mi ha portato all’entrata posteriore del parco e…
- Oddio! Quel pazzo stupratore bastardo! – Si infervora subito lei.
- Ma no! – Rido improvvisamente. – Mi ha solo baciato.

Lei spalanca gli occhi e mi guarda incredula:
- Solo baciato?! S-O-L-O?! Tesoro! – Le brillano gli occhi di emozione. – Devi dirmi tutto! Come sono i baci di Noah Johnson? Indimenticabili come si dice?
- Ma Julie! – Le urlo (urli urli urli: e dateve ‘na calmata!), scandalizzata.
- Oh avanti! – Fa un gesto di fastidio con la mano e mi guarda, ammiccante. – Sappiamo tutte e due che è stato il miglior bacio della tua vita, che non l’hai dimenticato e che forse stai ancora immaginando come sarebbe stato se non te ne fossi andata… Affondare le dita in quei capelli, accarezzare quella pelle nuda…
- JULIE (Ih. Maiuscolo. Odio profondo.)! SMETTILA! – Urlo spalancando gli occhi a mia volta.

Lei scoppia a ridere e mi fa notare che sono tutta rossa. Non ho bisogno di guardarmi allo specchio per capire che sono un peperone ambulante per davvero.

- Non è andata così. – Ammetto e sospirando le spiego. – Si è staccato lui.
- A-ha! – Il suo sorriso si allarga ancora. – Quindi non voleva, ma non è riuscito a controllarsi. Bene, bene. Un piccolo passionale, eh. Del resto me lo aspettavo, ma parliamo di te… - Sento il suo sguardo indagatore addosso, anche se mi sto fissando le gambe. - … Tu non ti sei staccata. Quindi… Ti piace!
- No! – Scatto immediatamente. – Quel ragazzo ha troppi segreti!
- Non c’entra. Ti piace, punto. Almeno un po’. O al limite ti intriga questo suo fascino da bello e dannato, eh?

Non rispondo e lei ghigna trionfante:
- Sei di nuovo rossa, mia cara. – Sorride ancora. – Però, be’… Posso capirti. E’ un tale figo… - Alzo gli occhi al cielo. – In ogni caso che ti piaccia almeno un po’ è normale: siamo ragazze! Ammettilo, su…
- Si… - Mormoro.

Improvvisamente mi sento come se mi avessero tolto un peso dallo stomaco.

Si, Noah mi piace. Non so se mi piaccia come amico (Le lettrici non ci credono neanche per un secondo e la nostra Fuffy neanche, ovvio), come persona o forse come qualcos’altro, ma mi piace. Baciarlo è stata la prova che la sua reazione esagerata con Simon mi ha fatto sentire speciale, importante per qualcuno. Devo capire di più chi è questo affascinante ragazzo che ha fatto breccia nel mio cuore in pochi giorni (superficialità, trallallero trallallà).

- Alleluia! – Esclama Julie. – Detto ciò… Posso farti una confessione: non posso dire che mi dispiaccia del tutto l’intervento di Noah.
- Come? – La guardo, stupita.
- Si… - Lei abbassa lo sguardo, visibilmente imbarazzata. – A me… Piace Simon. E non poco. Quindi… Ero gelosa di voi due…

Ah.

Ecco perché tutti quei piccoli segnali di tristezza quando mi stavo preparando per l’appuntamento con Simon (Non ti preoccupare cara, l’avevano solo capito anche i muri, gli alieni e la Cristoforetti sulla stazione orbitante: si può dire che tu abbia il quoziente intellettivo di una lampadina a gas). Ora è tutto più chiaro, ma ovviamente io sono la sua migliore amica e l’amicizia si fonda su solidi valori tra cui il rispetto dei fidanzati (e dei loro derivati: cotte, spasimanti, ex…) altrui. Quindi…
- Ma Julie! – La abbraccio immediatamente. – Potevi dirmelo! Non sarei mai uscita con lui se l’avessi saputo! E’ questo che fanno le amiche!
- Oh, Fuffy! – Mi abbraccia di rimando anche lei, felicissima.
- Tanti auguri per Simon! – Alzo i pollici in segno di incoraggiamento. – Ma ora che faccio con Noah?
- Aspetti che lui faccia qualcosa, così capisci se ci tiene davvero. (Suggerimenti della nonna degni di Cosmopolitan, ne) – Risponde lei, sicura. – Io… Con Simon?
- Avvicinati a lui, dopotutto siete vicini di banco: approfittane! – Sorrido.
- Ma a Simon piaci tu… - Si rattrista (dialoghi maturi, ovvio).
- Ma figurati, è solo una cosa passeggera! Vedrai che quando avrà capito chi sei veramente tornerà da te: sei così bella!
- Ma no, sei più bella tu! – Sorride lei.
- No, tu! – Sorrido anche io.
- No, tu!
- No, tu!
- Finiscila! Sei splendida!
- Figurati: sei fantastica!

Il mio fratellino spalanca la porta alzando gli occhi al cielo e personificando tutte le lettrici sane di questa storia:
- Le vostre starnazzate da oche stupide si sentono fin dalla cucina, quindi piantatela e venite a mangiare e… - Poi vede Julie e torna in sé. - … Ehm… Ciao…

Dovete sapere che il mio tenero fratellino ha una cotta per Julie dalla prima volta che l’ha vista, quindi da una decina d’anni, tipo (questi “tipo” messi a caso…).

- Ciao, caro. – Sorride lei, melliflua. Io ridacchio.

Passiamo il resto della serata tra pettegolezzi, abbracci, film d’amore, musica a tutto volume e sogni ad occhi aperti su Simon e Noah. Il mio Noah <3 (Ecco. Questo “<3” è messo volutamente per segnalare le faccine/emoji/come volete messe nelle storie. Tipo “Ehi :)”… Ma no! Siamo in una storia pliz! Ah no, ma questa è la sezione di fanfiction scadenti con poche pretese, scusate… :3 :) :D c: >.< “-.- .-. :O :# :S :/ )

-

Suona la sveglia (a volte ritornano).

Mi alzo subito, felicissima perché oggi rivedrò il mio Noah <3 <3 (Okay, basta.)

Si, non so cosa mi sia successo: sono passata dal considerarlo uno stalker al desiderare follemente di vederlo, ma ehi, sono Fuffy O’Fuffer e posso tutto.

Devo assolutamente apparire al meglio oggi, non posso permettermi di sfigurare davanti ai suoi occhi… E che occhi!

Ma cosa mi sta succedendo? Lo amo? Direi di no. Almeno non ancora, credo…

Indosso dei leggins neri con un’enorme e adorabile maglione bianco caldo (si, ieri al mio appuntamento faceva caldo ed ero vestita da battona in shorts, ma oggi una tempesta invernale di è abbattuta sulla nostra piccola città, quindi, be’… Maglioni!) e accogliente con i miei Dr. Martens neri (chissà perché inserire le marche fa sentire più fighi). Mi trucco con una sottile linea di eyeliner, molto mascara e una matita nella parte bassa dell’occhio per creare un effetto smoky-eyes; applico successivamente una punta di ombretto scuro #0F003 per dare un effetto che dia volume e enfasi all’occhio, infine…

Come? Non siamo nei tutorial online della M.A.C.? Ah. Scusatemi, allora…

Faccio colazione con due french toast alla Nutella (tanto non ingrasso, plebee) e esco di casa promettendo a mia madre di raccontarle dell’appuntamento di ieri al mio ritorno.

Non faccio in tempo a uscire di casa e avviarmi verso la fermata del pullman che Noah Johnson, in stretti pantaloni neri e maglietta grigia (io maglione, lui maglietta: ovvio.), alza la testa e mi fissa dalla sua fiammeggiante moto parcheggiata di fronte a casa mia.

Io gli sorrido, sentendo il mio cuoricino accelerare di fronte a cotanta bellezza.

Ha i capelli spettinati come al solito e gli occhi sbarazzini più che mai, ma magnetici come sempre.

E’ mollemente appoggiato alla moto e sembra un modello di una rivista di moda. Si alza sorridendo sghembo e mi chiede:
- Hai bisogno di un passaggio?
- No, grazie. – Sorrido, gettandomi i capelli all’indietro e avviandomi verso la fermata. Da quand’è che sono diventata una ragazza così abile nel farsi desiderare?

Mi avvio sul marciapiede e sento che fa partire il motore della moto: questo vuol dire che se ne sta andando? Sono leggermente delusa…

- Salta su, avanti. – Trasalisco dallo spavento: ha fatto una decina di metri in sella alla moto per arrivare vicino a me e farmi quella proposta, sorridendo conquistatore.
- Ti ho detto che non mi serve un passaggio. – Gli sorrido. – Ma grazie per l’offerta.
- La mia non era un’offerta. – Se continua a sorridere così penso che sarò costretta a baciarlo per cancellargli quel ghigno dalla faccia.

Forse non mi piace, ma amo semplicemente i suoi baci. Possibile? Non lo so… Però quel bacio è stato indescrivibile.

- Quindi mi stai obbligando? – Chiedo, alzando le sopracciglia in un’espressione scettica.
- Indovinato. – Scende dalla moto accostandola e mi circonda la vita con le braccia, avvicinandosi al mio viso. – Come stai?
- B-Bene… - Accidenti al mio imbarazzo!
- Potresti stare meglio, però… E credo di sapere come… - Sorride ancora e se non ci fosse lui a sorreggermi penso che mi sarei squagliata come un gelato al sole: 10.000 volt di illuminazione da denti favolosi by Noah Johnson tutti insieme sono difficili da sopportare.

- Ah si? – Chiedo, ritrovato il mio coraggio.
- Vieni. – Mi trascina sulla sua moto e mi fa accomodare.

Non mi oppongo, ma quando lui mi sorride e mi prende le mani per circondarsi la vita arrossisco inevitabilmente.

- Stringiti, su. – Dichiara e posso sentire dalla sua voce che sta ghignando soddisfatto.
- Cancellati quel ghigno dalla faccia, signorino. – Rido. – Non farò altro!
- Lo vedremo… - Ghigna ancora.

Penso che mi godrò parecchio questa mattinata.

Il vento mi scompiglia i capelli, ovviamente non ho il casco, perché le leggi di sicurezza stradale sono da plebei (quante volte ho già detto plebei in questo capitolo? ; nda) e io non faccio certo parte di quella marmaglia, bitchez.

- Noah… Dove stai andando? – Chiedo, esitante.

Già, perché cominciavo giusto ad intravedere l’edificio scolastico, quando Noah ha sterzato bruscamente verso destra evitando per un soffio un lampione e ora siamo lanciati a folle velocità verso la periferia della città.

- Ti fidi di me? – Chiede lui, sorridendo.
- No. – Rispondo ridacchiando.
- Ottimo.

Accelera ancora.

Mi stringo a lui più forte che posso, sentendo gli addominali attraverso la maglietta: cavolo che muscoli! *Ormoni alle stelle, beep beep*

Appoggio la testa sulla sua schiena e lo sento irrigidirsi immediatamente, quindi mi stacco e gli chiedo debolmente scusa.

- No, va bene. Appoggiati, è solo che… - Inizia, esitante.
- … Che?
- Nulla. Siamo quasi arrivati. – Sorride di nuovo.

Siamo fuori città ormai, anzi: ci stiamo inerpicando su una stradina asfaltata che percorre il pendio della collina. Lui continua a salire, sicuro evidentemente di dove stiamo andando.

- Ma… Sto per saltare la scuola?! – La consapevolezza mi giunge all’improvviso.
- Sei un piccolo genio, eh! – Sussurra lui, ma lo sento ugualmente.

*benedizione delle lettrici con un minimo di cervello a Noah per questa osservazione sulle scarse qualità mentali della nostra Fuffy*

- Ehi! – Gli tiro uno scherzoso pugno sulla pancia e lui ridacchia, una risata che mi scava a fondo nell’anima (????) e la purifica, la lava, la rende più luminosa come ogni cosa al contatto con lui (?????).

Saltare la scuola, comunque, non è un problema: sono o non sono una ragazza A/B? Cioè, sono A, ma sicuramente anche B e in questo momento il mio lato B sta prevalendo.

Accosta dolcemente sotto a un grande albero.

- Siamo arrivati. – Sorride.

Ci troviamo quasi in cima, al limitare di un tornante che poi prosegue dritto verso la vetta erbosa.

Evidentemente non è una strada molto trafficata, perché l’erba è cresciuta sull’asfalto e la via è quasi impraticabile. Dal lato a strapiombo sulla valle, protetto da una staccionata di legno sorprendentemente nuova, si vede tutta la valle. Mi avvicino, entusiasta allo strapiombo e sorrido, felice. Mi brillano gli occhi di gioia, lo so: riesco a vedere tutta la città che lentamente si sveglia nella fredda luce del mattino. Casa mia, il parco, la scuola, le mie gelaterie preferite, la libreria dove vado ogni volta che ho un pomeriggio libero… Tutti luoghi che mi parlano della mia vita e che sembrano così piccoli da quassù: dei piccoli gioielli da custodire…

Se poi spingo lo sguardo ancora più in là vedo… MA CHISSENEFREGA!

Eh?

Ma si! E’ già tanto se la lettrice è arrivata fin qui a leggere: di solito le descrizioni sono noiose e inutili e in ogni caso vengono saltate a piè pari perché l’unico scopo di chi legge è arrivare al punto saliente, ossia quello che il nostro boy e la nostra girl – ossia tu, Fuffy – combineranno. Quindi facci il favore di arrivare al dunque, grazie.

Oh… Okay…

Sento lo sguardo di Noah addosso. Mi giro lentamente e lo osservo di sottecchi: ha le mani nelle tasche dei jeans, la testa piegata di lato e sta sorridendo semplicemente, mentre i suoi occhi stillano guai.

- Ehm… Cosa c’è? – Arrossisco.

Lui mi si avvicina e mi circonda la vita con le braccia:
- E’ stata una scena stupenda. Vederti così felice… Ah, sapevo che ti sarebbe piaciuto! – Sorride, evidentemente soddisfatto.
- Togliti quell’aria compiaciuta dalla faccia! – Ridacchio.
- Volentieri… - Sorride di nuovo e i suoi occhi hanno una profondità e un’intensità che non ho mai visto in quelli di nessun altro.

Si china lentamente e io mi rendo conto di essere fremente di attesa per quel bacio e quando le sue labbra sfiorano le mie è come se mi avessero riportato all’aria.

Senza attendere oltre gli tuffo le mani nei capelli e mentre le mie dita giocano con quei fili di seta premo il suo volto, timidamente, contro il mio.

Lui non si fa pregare e mi porta una mano sulla nuca, approfondendo il contatto delle nostre labbra e insinuando una mano sotto il mio maglione.

Alzo la testa per farmi baciare il collo, quasi involontariamente, e mentre lui, languido, mi bacia in modo lento ed estenuante soffermandosi sui lembi di pelle nuda, con una mano mi sorregge la nuca, con l’altra mi accarezza la schiena, salendo lentamente verso l’alto.

Arriva al gancetto del reggiseno e…

No, ehi! E’ presto per una cosa del genere, su!

Ah…

Gemo senza riuscire a trattenermi, un suono gutturale e di piacere che esce dalle mie labbra.

- Noah… - Sussurro, ancora ad occhi chiusi, mentre lui mi accarezza sensualmente la schiena e mi bacia le guance, il collo, le labbra. - … Perché mi hai portato qui?
- Fuffy… - Si stacca e mi guarda negli occhi, improvvisamente serio. – So che è presto, so che è solo il terzo capitolo… - Eh? - … So che ci conosciamo appena (santo parole, Noah, sante parole.), ma nell’esatto istante in cui ti ho visto ho capito: io ti amo.

Spalanco gli occhi: e io lo amo? Si. L’ho capito dalla sintonia dei nostri corpi, dei nostri gesti… Anche io lo amo.

- Anche io ti amo. – Lo fisso intensamente e sorrido.
- Dovresti starmi lontano, invece…
- Oh, non cominciamo con queste paranoie da storiucola da quattro soldi, dai! – Alzo gli occhi al cielo. – Cosa vuoi sentire? Una frase ad effetto? “Saremo noi due contro il mondo!” oppure “Nessuno potrà separarci” o…
- Mi basta un altro tuo bacio. – Ghigna lui e si china per baciarmi di nuovo.

Dio, che labbra!

-

Sto insieme a Noah. Eh già. (tutto a posto: per niente affrettato o superficiale, no no!)

Ormai è quasi una settimana che facciamo coppietta, anche se non in modo dichiarato. Non lo sa nessuno a parte Julie, in effetti, ma credo che Simon l’abbia capito e quasi mi dispiace, ma quello che mi lega a Noah è incontrollabile. Sono bastati pochi viaggi in moto insieme, un solo bacio e qualche sguardo per farmi cadere ai suoi piedi: sono una ragazza facile? Forse, ma lui mi ha stregato e sembra sincero.

- Ehi! – Sorride mentre mi viene in contro dalla parte opposta della strada e senza attendere un secondo di più mi stringe tra le braccia e mi bacia con passione.

- Ehi! Smettila! – Gli sorrido, rossa in volto. – Sai bene che davanti a casa mia non puoi fare certe cose…
- “Certe” cose?! Quelle piacevoli, intendi? – Ride.
- Si… Quelle! – Arrossisco ancora di più, ma rido ugualmente.

Indosso una maglietta con le maniche lunghe, gialla e degli shorts di jeans.

Noah, purtroppo, non è solo una cosa positiva per me: come sapete sono autolesionista (ovvio!) e uscire con Noah mi ha impedito di dedicarmi con dedizione alla scuola, quindi i miei voti si sono abbassati e mia madre si sta preoccupando. Questa enorme quantità di stress a casa mi ha portato a tagliarmi più spesso e ogni giorno provo più soddisfazione a farlo, quindi… Magliette a maniche lunghe. Non voglio che Noah lo scopra, perché penso che la prenderebbe sul personale e sarebbe la cosa peggiore: se lui se ne va rimango sola.

*classiche motivazioni a cazzo per tagliarsi… Bah.*

- Che ne dici se… Ci spostassimo a casa mia? – Ghigna lui, ammiccando.
- Umm… Non lo so… Magari possiamo andare semplicemente andare a casa mia, in fondo mia madre non tornerà prima di qualche ora e… - Ammetto, imbarazzata.
- Perché prima mi hai detto di evitare “certe cose”, allora?
- Perché Incoerenza è il mio secondo nome. – Sorrido.

Lui sorride a sua volta, perplesso e mi segue mentre entriamo a casa. Mio fratello è alla partita di calcio di un suo amico, quindi siamo soli soletti…

Lo conduco nella mia stanza e lui si guarda intorno, raggiante.

- Questa è la tua stanza? – (Vi risparmio la sua descrizione.)
- No, è solo la stanza dove tengo le mie cose, ma non è la mia. – Alzo gli occhi al cielo, ironica.
- Okay, domanda stupida, lo riconosco. – Ride lui e quasi mi sciolgo.

Ah, quando lo amo!

- Quindi cosa siamo tenuti a fare in questa stanza non tua? – Ammicca.
- Ehm… - Arrossisco. (Inevitabile: Ammicca-Arrossisco-Ammicca-Arrossisco)

Si avvicina, prendendomi per i fianchi e spingendomi contro il letto.

- Io qualche idea ce l’avrei… - Ammicca.
- Ah si? Eh eh! – Arrossisco (Ecco.)

Mi fa cadere delicatamente sul letto e si stende sopra di me, baciandomi in ogni punto scoperto e facendo scorrere una mano sulla coscia, nuda. Inspiro bruscamente mentre lui mi accarezza il seno e la pancia da sotto la maglietta.

- Noah, forse non dovremmo… - Inizio, ma gemo di piacere e mi interrompo.
- Si…? – Mi incita maliziosamente lui, con voce roca. – Forse non dovremmo…?

Gemo ancora. Le sue dita sono di fuoco e rilasciano energia bollente che mi scorre come un liquido nelle vene: lo desidero, e tanto.

La mia vita sessuale non è mai stata tanto attiva e ovviamente sono la classica ragazza timida e vergine, chiaro! Lui invece è un donnaiolo, dannato e fascinoso che in fatto di sesso è un esperto, ovvio!

Le sue dita continuando imperterrite la loro corsa sul mio corpo come le sue labbra, ma ad un tratto si interrompe, le sue mani ancora su di me e si tira su di scatto.

- Fuffy… - Spalanco gli occhi, consapevole di avere i capelli arruffati e il trucco sbavato e lo guardo.

Lui ha gli occhi spalancati a sua volta, stupito e inorridito allo stesso tempo.

Seguo con lo sguardo il suo braccio, fino alla sua mano e alle sue dita e vedo dove è appoggiata: la cicatrice di un taglio.

Oh, no.

- Noah… - Inizio.
- Tu sei autolesionista… - Sussurra, gli occhi ancora spalancati. – Come in tutte le fanfiction che ho letto! – Cosa?! Vabbè, poco importa ora.
- Noah, aspetta… - Provo a fermarlo.
- Ne ho conosciute di ragazze con questo… Problema. – Esita, senza guardarmi negli occhi. – Perché lo fai?
- Come? – Sono sulla difensiva. Lui ormai è in piedi, a qualche metro da me e mi squadra. Io sono ancora sdraiata sul mio letto ormai sfatto.
- Perché lo fai ho chiesto. – La sua voce si alza.
- A casa mia non c’è una bell’atmosfera in questo momento…
- E’ colpa mia! – La consapevolezza lo abbatte. Ripete, come in trace. – E’ colpa mia!
- No, ascoltami! – Provo, alzandomi.
- No! – Mi interrompe, indietreggiando ancora. – Se tua madre non sa di noi vuol dire che è preoccupata per qualcos’altro che ti riguarda, il che vuol dire scuola e io ti sto distogliendo dagli studi in questo periodo. Stai sacrificando del tempo per me e di sicuro questo ti porta a… Fare quello. – Ha uno sguardo inorridito e questo mi ferisce più di ogni altra cosa.
- Non parlarne come se fosse uno schifo! Non hai diritto di giudicarmi! – Urlo, rabbiosa.
- Me ne vado.
- Aspetta… Cosa?! – Calde lacrime cominciano a scendermi sulle guance. – Perché?! Se tu te ne vai non mi resta nessuno e…
- No, se io me ne vado, se chiudiamo qui questa storia nata male, be’… La smetterai. Ti rimarrà un vuoto, forse, ma non puoi chiedermi di rimanere sapendo di essere la causa di tutto questo. – Volta le spalle e si avvia per le scale.

Senza aspettare oltre lo rincorro e lo seguo, piangendo:
- Sei uno stronzo e codardo! Mi stai abbandonando?!
- Lo faccio per te! Non capisci?! – Esclama lui prima di fermarsi e baciarmi di nuovo, appassionatamente. – E’ difficile anche per me, ma non puoi chiedermi di vivere così.
- Vaffanculo! – Urlo. – Mi stai abbandonando davvero!
- Lo faccio per te! – Stavolta urla anche lui e se ne va sbattendo la porta proprio nel momento in cui mia madre stava per infilare le chiavi nella toppa e entrare in casa.

Apre e se la ritrova davanti, sussurra un “Scusi signora O’Fuffer” e se ne va, veloce come il vento.

- Fuffy? – La voce di mia madre è dura.
- Ti prego, non anche tu! – Alzo gli occhi al cielo, esasperata e mi asciugo le lacrime con un gesto stizzito.
- Oh, Fuffy! – Mia madre mi è subito a fianco, accorata (Mia madre mi avrebbe già sparato, già ; nda).

Ci sediamo sul divano e le racconto tutto tralasciando l’autolesionismo, ma dicendole semplicemente che abbiamo litigato e ammetto che in effetti stavamo quasi insieme. Lei spende tante parole amorevoli e gentili per me, mi asciuga le lacrime e mi promette che preparerà le ciambelle, ma il suo sguardo poi torna duro:
- Meglio così. – La guardo e scoppio a piangere di nuovo.
- Come puoi dirlo?! – Urlo, tra le lacrime.
- Lo dico e lo ripeto: meglio così. – Poi si mette comoda e inizia a parlare, a testa bassa. – Il padre di Noah e tuo padre, Fuffy, erano soci in affari, ma un brutto giorno il padre di Noah scappò di casa con un’altra donna in cerca di una vita semplice e senza pensieri e lasciò il figlio e sua madre a dirigere l’impero finanziario di famiglia. Dovettero fare dei tagli al personale e tuo padre era sicuro di non perdere il posto, perché come sai era tra le migliori menti di quell’azienda, ma tuo padre era malato, cara, quella sera aveva bevuto e si era drogato, quindi provò a stuprare la madre di Noah perché provocato da un collega operaio che non vedeva l’ora di liberarsi di lui… - Mia madre scosse la testa e vidi una calda lacrima scivolare sulla sua guancia. – …  Vennero scoperti mentre… Ecco… Davano sfogo alla loro passione e fu Noah stesso a scoprirli, allertato dal guardiano notturno della fabbrica. La madre di Noah si rinchiuse in ospedale psichiatrico per lo shock subito e tuo padre venne licenziato seduta stante da un Noah furioso. Tuo padre poi si abbandonò all’alcool e sai che fine fece, mentre Noah non si è mai perdonato per quello che ha fatto, ma non tornò mai sui suoi passi. Ha condannato un innocente che era stato sfruttato e provocato senza neanche indagare, ha condannato la sua vita e la nostra. Meglio così che se ne sia andato.

*Passato non-sense per una storia non-sense*

 

> CIAMBELLANGOLO <
Grazie per la lettura di questo maxi capitolo gente :3
Spero che vi piaccia.
Non ho molto da dire se non ringraziarvi enormemente per l’immenso sostegno che state dando a questa storia <3 Ve se ama ‘na cifra (?).
Bye,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it
PAGINA FACEBOOK DELL’AUTRICE: https://www.facebook.com/pages/Rainy_/615961398491860?ref=bookmarks
ORIGINALE SCI-FI/FANTASY: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907&i=1

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Capitolo 5
*** 05. Dove i maniaci vengono soddisfatti ***


05. Dove i maniaci vengono soddisfatti

 

- Cos’hai detto? – Le chiedo, incredula, ancora le tracce del mascara sbavato sulle guance e l’aria visibilmente sconvolta.
- E’ la pura verità.
- Oh mio dio…
- Fuffy, è finita: non devi più preoccuparti di nulla. – Mia madre è sorridente e conciliante. – Vai a nanna, vengo a portarti una tazza di tè più tardi.

Ah, che madre che ho! Le rispondo malissimo e la tratto come se fosse la mia schiavetta, eppure le voglio un sacco di bene (?).

Salgo le scale e rientro in camera mia, ma ricomincio a singhiozzare violentemente alla vista del letto sfatto (non sto piangendo perché le lenzuola sono fuori posto, eh!) e il ricordo di un’oretta prima mi fa male fisicamente.

Noah.

Perché se n’è andato?!

Poteva rimanere qui sapendo che comunque mi stava rendendo felice e che non era colpa sua se non stavo studiando o mia madre si preoccupava per me: lui contribuiva solo a rendere le mie giornate migliori e ora? Ora sono di nuovo sola.

Il ricordo dei suoi baci così appassionati, delle sue mani esperte sul mio corpo, dei suoi sguardi da svenimento tutti brutalmente interrotti a causa di questo mio serio problema di cui nessuno è a conoscenza.

Ricomincio a piangere copiosamente e corro in bagno afferrando la mia amata lametta. La appoggio sul polso e premo lentamente mentre una striscia di sangue sgorga dalla ferita e sporca la lucida pietra del lavandino. Una sensazione di appagamento mi pervade e sorrido allo specchio: Noah non ne vuole più sapere di me? Benissimo, io continuerò a tagliarmi come ho sempre fatto e andrò avanti nella mia fantastica vita, parola di Fuffy O’Fuffer.

-

Suona la… Okay, okay basta: il concetto è chiaro.

Mi alzo in modalità zombie e sembro davvero un cadavere: ho i vestiti stropicciati, il trucco appiccicato alla faccia perché ieri sera ero troppo sconvolta per struccarmi e i capelli che Dio solo sa dove stiano cercando di scappare. Devo avere un aspetto orribile, insomma…

Si, lo specchio me lo conferma: la Signorina Frankenstein è appena risorta dalla tomba per papparsi tutti i vostri succulenti cervelli mollicci (che schifo!).

Cerco di darmi una sistemata con un misto di doccia, piastrata ai capelli, un’autostrada di fondotinta, eyeliner e un’asfaltata di lucidalabbra glitteroso per completare il tutto. Alla fine mi guardo allo specchio e sorrido: c’è di peggio.

Accendo il cellulare e vedo un messaggio di Noah. Il mio cuore sussulta e un grande peso mi opprime improvvisamente il petto. Lo apro, tremante.

“Mi dispiace, ma è meglio per tutti e due.”

COSA?! QUEL BASTARDO MI HA DAVVERO SCRITTO UNA COSA DEL GENERE?! SUL SERIO?! COME SI PERMETTE DI VENIRE A DIRE A ME, FUFFY O’FUFFER, COSA MI FA BENE QUANDO NON HA NEANCHE PROVATO AD INDAGARE PIU’ A FONDO SUL MIO PROBLEMA E…

Tesoro, datte ‘na calmata!

Cosa?!

Ho detto calmati. Non c’è bisogno che scrivi tutto in maiuscolo per esprimere il tuo disappunto verso Noah. E’ chiaro a tutti cosa stai pensando.

Ah, okay, allora… Gliela farò vedere io a quel bastardo! Esco di casa più raggiante che mai dopo un veloce panino con la Nutella preparato dalle dolci manine di mia madre che è più contenta di me di vedermi felice.

In testa ho un solo pensiero: vendetta.

Prendo il pullman lanciando un’occhiata veloce alla casa di Noah, vicino alla mia, ma non c’è nessuno ad attendermi questa mattina e contrariamente a quanto volessi, la vista di quel parcheggio ora inesorabilmente vuoto mi fa venire un crampo allo stomaco (questa è la fase dove anche solo vedere l’impronta sudata di una mano sul vetro della finestra più lontana dal tuo banco, in classe, ti fa piangere, eh, Fuffy?).

Scendo davanti a scuola e Julie mi viene in contro, salutandomi velocemente e abbracciandomi:
- Oh, tesoro, mi dispiace tanto!
- Di cosa? – Chiedo disorientata.
- Ma come?! Era ovvio che la notizia si sarebbe sparsa.
- Quale notizia?
- Ma che tu e Noah vi siete lasciati, ovvio. Stamattina è arrivato a scuola con aria incazzata e senza tanti preamboli ha trascinato Megan, la troietta, via con se per chissà cosa. Lei si è fermata e gli ha chiesto perché lo stesse facendo: sappiamo tutti che lui l’ha rifiutata più volte, e lui ha risposto che era tutto finito con te. Cos’è successo in realtà?
- Ehm… Io… - Io sono sbalordita!

Quindi ha dimenticato così facilmente quello che era successo tra me e lui, quei tanti “ti amo” sussurrati quasi fosse un crimine? Non ci posso credere!

Che viscido bugiardo!

Spiego tutto a Julie e lei inorridisce:
- Spaccagli il culo a quello! – Sibila rabbiosa.
- Ci puoi scommettere e ho già un piano… Tu come sei con Simon? – Indago.
- Niente di niente. Io non gli piaccio, perché?
- Bene. – Ringhio e entro a scuola come una furia.

Diverse studentesse si girano a guardarmi indicandomi e sussurrando veloci parole alla loro vicina mentre io proseguo a testa alta fino ad avvistare Simon nella grande hall della scuola.

Dalla parte opposta della stanza c’è Noah, stretto a Megan, che appena entro mi guarda per qualche secondo per poi distogliere lo sguardo e riportarlo sulla ragazza che tiene stretto a sé e che senza tante cerimonie gli sta accarezzando gli addominali. Un’ondata di gelosia mi travolge: come si permettono quei due?!

Cioè, io sono la queen!

Arrivo davanti a Simon e sfoggio il mio migliore sorriso arrotolandomi lentamente una ciocca di capelli intorno al dito.

- Ciao, Fuffy. – Mi sorride anche lui, ma è un sorrido di disagio.
- Ciao, Simon. – Sfoggio la mia migliore voce conquistatrice e mi avvicino a lui. – Come stai?
- B-Bene, tu? – Balbetta indietreggiando e trovandosi con le spalle alla parete.
- Bene bene, mi stavo chiedendo se… Non so, potessimo uscire di nuovo in questi giorni: mi dispiace per come è finita l’ultima volta…
- Ma… Noah? – Chiede, sospettoso.

Sorrido di nuovo e mi avvicino, facendo lascivamente scivolare il mio indice sul suo petto fino al basso ventre:
- Perché ti preoccupi tanto di Noah? – Chiedo, maliziosa e lo sento inspirare bruscamente.

Sorrido di nuovo e mi volto regalandogli un ultimo sguardo ammiccante e vedo Noah a pochi metri da me, rigido e con i pugni lungo i fianchi che mi osserva intensamente.

Gli sorrido semplicemente e me ne vado senza più degnarlo di un’occhiata, uscendo di scena come si confà a una queen come me.

1-0 per Fuffy!

Nel trambusto, però, non noto lo sguardo amareggiato di Julie… Ma si, chissenefrega! Io sono la più figa di tutta la storia e ho il mondo ai miei piedi!

-

Ah! Mi ero dimenticata che Noah è il mio vicino di banco…

Per tutte le ore di lezione non fa altro che ignorarmi o lanciarmi occhiate furibonde mentre io faccio del mio meglio per guardare dall’altra parte.

Quando suona la campanella mi sento come se fossi stata liberata da una lunga prigionia e schizzo fuori dalla classe pregando Julie di raggiungermi:
- Allora, oggi vieni da me? – Le chiedo sorridente.
- Si… - Borbotta, ma non è molto convinta. Cosa sarà successo (chi potrà mai saperlo…) ?
- Ehi, tutto a posto?
- Si, ovvio, ma… Oggi c’è la festa della stronza, te lo ricordavi vero?
- Oh no…  Non ci andrò. – Dichiaro. Ecco perché in classe c’era quell’atmosfera così eccitata.
- Come?! No! Ci devi venire! Io ci vado solo perché ci va Simon e… - Mi lancia un’occhiata come a voler saggiare la mia reazione.
- Ma ci sarà anche Noah. – Dichiaro cupamente.
- Esatto! – Si illumina. – E’ l’occasione perfetta per fargli vedere che hai superato il suo essere stato così stronzo e ora sei di nuovo libera come l’aria. Vai e divertiti! E chissà che non succeda qualcosa con qualcun altro… - Ammicca.
- Julie! Non sono pronta per queste cose, io…
- Sei un’inguaribile timidona frigida? – Alza gli occhi al cielo. – Ops, questa è uscita un po’ male ed era stronza, scusa. – E’ soddisfazione quella nei suoi occhi?!
- Vaffanculo. – Ridacchio anche se non del tutto sinceramente. Perché ha fatto quella battuta? – Va bene, ci vengo, ma solo per accompagnarti.
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii (aggiungiamo qualche altra “i”, dai, su!)!!!!!!!!!!!!! (o qualche altro punto interrogativo…) – Mi abbraccia di slancio. – Passo da te alle 19 per accompagnarti e per aiutarti a vestirti adeguatamente. Ciao! – Corre a casa e io mi avvio alla fermata del pullman.

Sto aspettando da qualche minuto quando Noah mi sfreccia davanti in moto con Megan seduta dietro allacciata stile medusa-appiccicaticcia al suo petto mentre lui le accarezza la coscia lasciata scoperta dal vestito estivo che indossa oggi (si sa: è sempre agosto nelle fanfiction).

Un brivido di gelosia mi scuote le ossa, ma mi ricompongo immediatamente: avrei potuto giurare di aver visto sia Noah sia Megan lanciarmi un’occhiata prima di sparire oltre l’angolo della strada. Ah si? Te la farò vedere io, mio caro Noah.

-

Scruto soddisfatta il risultato nello specchio.

Non dovrei dirlo per non far deprimere tutte le lettrici di questa storia che sicuramente vorrebbero riconoscersi in me, ma ODDIO quanto. Sono. Figa.

(tanto lo sappiamo tutti)

Cioè, dai!

Questa gonna di finto velluto rosa che mi arriva a metà coscia ed è splendidamente a vita alta con dentro questa maglia a mezze maniche bianca a fiori rosa (che si abbinano perfettamente alla gonna, ne) con i Dr. Martens stenderebbe anche il più gay degli uomini! Sono uno schianto!

Julie, però, non è soddisfatta.

- Manca qualcosa…
- Il trucco e i gioielli forse. – Provo.
- No, le scarpe sono sbagliate… Prova queste. – Indica l’unico paio di scarpe con il tacco che ho (che per altro proprio lei mi ha obbligato a comprare): aperte, con tacco e plateau vertiginosi, semplicemente fatte di diverse bande di pelle nera che avvolgono il mio piede affusolato.

Le guardo, incredula.
- Stai scherzando?! – Non le ho mai messe e solo l’idea di camminare su quei... Quei cosi mi da la nausea!
- Affatto. Staresti benissimo. – Sorride e mi convince a provarle.

Mi alzo traballante (si sa, la protagonista non è mai pratica di scarpe con il tacco, ma è ovvio che durante il corso della storia diventerà una pro che neanche Kate Moss o Lady Gaga) e faccio due passi incerti per la stanza cadendo addosso a Julie.

- Non esiste. – Rido.
- Stai benissimo. – Ride anche lei e mi allaccia una cavigliera d’argento alla caviglia, così, giusto per completare il tutto.

Ovviamente devo mantenere la mia facciata da ragazza timida e insicura, ma Dio quanto sto bene con questo outfit! Sembro uscita da una rivista di moda!

Completiamo il tutto con trucco e parrucco (vi risparmio le descrizioni delle suddette operazioni; nda) e alla fine ci scrutiamo nel grande specchio di casa mia: io ovviamente sono la più figa, si sa, con i lisci capelli scuri piastrati e lo smoky-eyes nei toni del rosa sugli occhi, mentre Julie è una plebea, ma sta benissimo anche lei avvolta nel suo mini tubino rosso con abbinate le mie vertiginose scarpe con il tacco rosse già citate nel primo capitolo e i capelli biondi che le cadono sulle spalle in tanti boccoli.

Siamo pronte per conquistare le folle!

Ci guardiamo soddisfatte e scendiamo di sotto dove mia madre è praticamente in lacrime per la nostra bellezza e insiste per scattarci qualche foto da inviare a centinaia di riviste di moda (Vogue, Vanity Fair, Cosmopolitan, Grazia…).

Usciamo in fretta di casa e raggiungiamo la casa della stronzetta, che è leggermente fuori città, con la macchina del padre di Julie che si offre di accompagnarci facendoci centinaia di complimenti sulla nostra travolgente bellezza.

Quando arriviamo la festa è già iniziata. La casa di Patty è una villa enorme in stile barocco con fronzoli e ornamenti dappertutto e un’immensa balconata dal qualche pendono diversi gargoyle di pietra; è immersa in un giardino disseminato di studenti, bottiglie vuote, festoni e glitter, mentre la piscina viene quasi presa d’assalto dai ragazzi in costume e…

Ma allora non ti ho insegnato niente!

Ancora tu?!

Ovvio! Sono la tua guida alla stesura di questa storia e tu non stai rispettando i miei consigli: la parola d’ordine è superficialità e non interessa a nessuno lo scenario della casa di Patty!

Ah no? Ma serve per creare attesa *faccina ammiccante*

Aaaah! Ora ho capito: allora ti devo porgere le mie scuse e fare i miei sentiti complimenti.

Dicevo?

Ah si? Quindi la casa è… *ore ed ore di descrizione di ogni singolo mattone che compone quella casa*

Quando entriamo rimaniamo visibilmente a bocca aperta: è una casa spettacolare anche da dentro! C’è un sole immenso che è stato riadattato come discoteca e luci stroboscopiche e musica a palla accompagnano un gruppo di studenti che si dimenano sulla pista. Ci sono ragazze che rasentano l’aspetto da vere e proprie battone e ragazzi agghindati con i loro vestiti migliori. C’è persino un dj professionista ingaggiato per l’occasione e la massiccia scalinata che porta agli appartamenti superiori dona magnificenza e regalità al luogo.

Julie ha gli occhi traboccanti di felicità: sorride e appena avvista Simon si lancia verso di lui trascinandomi con sé.

- Ciao! – Lo salutiamo e lui sembra più contento di prima di vederci.

Ci porge due drink rosso fuoco e ci sorride, già leggermente ubriaco:
- Finalmente! La nostra amica qui… - Indica la tipa con cui sta ballando, una ragazza dai capelli blu tutta curve. - … E’ leggermente noiosa e ha già tentato diverse volte di trascinarmi di sopra, quindi ero impaziente di vedervi!
- Cosa?! – Strilla la tipa dai capelli blu per farsi sentire. – Non ti piace la mia compagnia?! Vaffanculo allora! – E se ne va ancheggiando come per indirlo a rincorrerla, ma Simon ride e ci rivolge il suo miglior sguardo riconoscente.

Balliamo e beviamo e presto il pensiero di mia madre che mi ammonisce sul bere alcool svanisce dolcemente come arriva la pace etilica e ballo con tutti indistintamente.

Simon mi si avvicina e si mette dietro di me appiccicando il suo corpo al mio e continuando poi a ballare:
- Sei bellissima questa sera, sai?
- Grazie, caro! – Gli sorrido raggiante, solo vagamente consapevole di cosa stia facendo. Continuiamo a ballare insieme con disappunto di Julie – non che me ne importi, eh – fino a quando non scorgo Megan e Noah vicino al bancone dei drink.

Cazzo! Avevo sperato che non ci venisse!

Anche lui mi ha visto, ma non fa nulla per dimostrare che la mia presenza gli importi qualcosa e anzi: comincia a ballare più vicino a Megan palpandole il senso e i fianchi con decisione mentre lei ridacchia con quel suo fare da troia e… Okay, sono gelosa!

Ma come si permette di fare così?!

- Simon, andiamo a prendere qualcosa da bere? – Gli chiedo raggiante.
- Certo! – Sorride anche lui e comincia a farsi strada tra i centinaia di studenti che si dimenano a suon di musica.

Julie rimane da sola, ma non me ne accorgo quasi.

Arriviamo al bancone dei drink mano nella mano e il barista ci sorride:
- Cosa posso offrirvi, ragazzi?

Getto un’occhiata di circospezione a Noah e vedo che mi sta osservando, così mi siedo elegantemente sullo sgabello regalando un’ampia vista delle mie gambe a Simon.

- Quello che ti pare, basta che sia alcolico! – Sorride Simon e il barista ci serve due drink pieni di un liquido rosato.

Beviamo sorridenti dopo aver fatto scontrare i nostri bicchieri, ma sputo tutto immediatamente: accidenti quanto è forte! Lui si mette a ridere e io con lui: gli ho macchiato la camicia.

- Cavolo, mi dispiace! – Ci alziamo e mi avvicino sussurrando delle scuse.

Mi appoggio praticamente contro il suo petto facendo scorrere le mie dita sulla parte della sua camicia bagnata, ma lui mi afferra la mano:
- Ehi, pazienza! – Sorride. – Fuffy, tu… Mi piaci un sacco.
- Lo so. – Ammicco sopraffatta dai fumi dell’alcool mentre intorno a noi i ragazzi continuano imperterriti a ballare.

Lui sorride e si china per baciarmi, quando una mano mi trascina via e io sorrido al mio nuovo accompagnatore non realizzando chi sia.

- Scusa, amico, cambio di ballerino! – Ordina il mio nuovo accompagnatore a Simon, che rimane indispettito da quel cambio e fa per intervenire, quando Julie si piazza davanti a lui e lo ferma, distraendolo.

Io mi rivolgo al ballerino che mi ha rapito e inizio:
- Non dovevi fare tutto questo casino per ballare con me, mio caro… - Sussulto, improvvisamente lucida.

Noah mi sta davanti e ha un’aria tutt’altro che felice. Ha un aspetto fantastico con questa camicia bianca e i jeans neri.

- Cosa pensavi di fare, eh? – Mi aggredisce.
- Scusami? – Lo guardo perplessa.
- Cosa stavi facendo?! – Mi afferra il braccio.
- Non mi pare che ti riguardi più, ormai! – Vedo il suo sguardo ferito, ma non mi interessa: se l’è cercata.

Gli volto le spalle e cerco di allontanarmi: improvvisamente mi sento soffocare sulla pista.

Corro via e salgo su per la scalinata senza riflettere, sentendo Noah alle calcagna.

Il corridoio del piano superiore è molto più silenzioso e diverse porte si affacciano su di esso.

- Fuffy, aspetta! – Grida Noah salendo dietro di me, così mi allontano più velocemente che posso provando ad entrare in una stanza dietro una porta (ovvio: se vuoi fuggire infilati in una stanza chiusa, genio!). La apro quel tanto che basta a vedere la schiena nuda di una ragazza sul letto con un ragazzo sotto di lei e la richiudo immediatamente, rossa in volto, anche non penso si siano accorti di me.

Proseguo la mia ricerca di un luogo sicuro sentendo Noah sempre più vicino e alla fine trovo l’ultima stanza libera e entro chiudendomi la porta alle spalle.

La stanza è semplice e pulita, chiaramente una camera per gli ospiti, con grandi finestre e un enorme letto a baldacchino fatto da una struttura di solido legno scuro con materasso, lenzuola e cuscini bianchi.

Sospiro e mi siedo contro il muro.

- Fuffy, apri. – Sento Noah che batte delicatamente contro il legno della porta.
- Cosa vuoi, Noah? – Chiedo, titubante.
- Mi dispiace… Fammi entrare, ti prego. – Implora, allora sospiro e socchiudo la porta, tornando poi a sedermi contro il muro.

Lui entra a passo deciso per poi richiudere la porta (quante volte ho già detto porta?) e scrutarmi in volto. Io lo fisso a mia volta con sguardo triste:
- Cosa vuoi?
- Perché stavi facendo quelle cose con… Simon?! – Sputa il suo nome con disgusto.

Sento la rabbia crescere in fretta dentro di me e lacrime di frustrazione cominciano a scendermi dagli occhi:
- Cosa ti interessa, eh?! Tu mi hai abbandonata e mi ritengo libera di fare quello che voglio con chi mi pare e tu non hai il diritto di fare così!

Noah mi abbraccia sorridendo sinceramente e provo a divincolarmi tirando qualche debole pugno sul suo petto, ma lui mi stringe forte a sé:
- Lo so, Fuffy. Non avrei mai dovuto lasciarti andare: mi dispiace, ma avevo così paura che dipendesse tutto da me, poi ho realizzato che ti avrei causato solo altro dolore lasciandoti, ma ormai il danno era fatto… Io ti amo, lo sai. – Mi guarda intensamente e mi asciuga le lacrime con due baci leggeri.
- So cosa hai fatto a mio padre. – Sussurro e abbasso lo sguardo.

Lui ha un’aria stupita e si rabbuia immediatamente stringendomi a sé:
- Mi dispiace tantissimo, non avrei mai voluto che lo scoprissi. Se vorrai starmi lontana lo capisco: non sono esattamente il migliore ragazzo in circolazione e…
- Sh! – Gli poso un dito sulle labbra e sorrido sentendo le sue forti braccia sorreggermi la schiena. – Ti ho già perdonato e capisco perché tu l’abbia fatto. Ti chiedo scusa per la storia di Simon, ma devi promettermi che non mi lascerai mai più, perché… Anche io ti amo. – Poi lo bacio inizialmente con delicatezza.

Lui sembrava non aspettare altro e ricambia il bacio quasi con disperazione, facendomi scivolare, lascivo, le labbra sul collo e sul decolleté.

Lentamente gli sbottono la camicia baciandogli il petto e lui fa lo stesso con la mia maglia, sfilandomela e cominciando a baciarmi l’incavo fra i seni facendo scorrere la sua bocca sulla mia pelle in tensione e lasciando un fuoco bruciante dopo ogni bacio.

Mi prende in braccio e mi trascina sul letto con un sorriso carico di promesse e io lo guardo desiderandolo più che mai. Lo amo.

Bene. Ora ci sarà la parte che tutti state aspettando (o almeno tutti i maniaci che leggono solo per questo), quindi abbiamo diverse possibilità dato che è evidente che i nostri due baldi giovani faranno sesso in questo capitolo.

Andiamo ad analizzarle ben bene:

STORIA A RATING VERDE:
Lentamente mi sfila anche il resto dei vestiti e mi bacia appassionatamente su tutto il corpo. Lasciamo che la passione fluisca liberamente tra i nostri corpi e che il nostro amore si riveli.

STORIA A RATING GIALLO:
Mi sfila il resto dei vestiti con eccitazione, baciandomi su ogni centimetro di pelle libero e spogliandosi a sua volta. Un gemito fuoriesce dalle mie labbra mentre lo premo con più forza a me. Ben presto non so più dove inizi o dove finisca il mio corpo in questa fusione di arti, gemiti e cuori che si amano intensamente senza riuscire a frenarsi.

STORIA A RATING ARANCIONE/ROSSO (non esiste una vera differenza se non minima in questi momenti)
Mi stende sul letto e tortura un mio seno mentre afferra con decisione l’altro. Io gemo di piacere. Lui si ferma un secondo, esitante:
- Siamo sicuri di volerlo fare? Cioè so che è la tua prima volte e nel caso non volessi, io…
- Fallo. – Sorrido e lo attiro di nuovo a me, baciandolo con più passione.

Lui sorride a sua volta e passa a baciarmi qualsiasi parte del corpo fino alle più intime (scusate, ma trovo descrizioni più dettagliate totalmente superflue e molto molto volgari, cioè, esistono figure retoriche meravigliose come la sintesi, la reticenza, le metafore, ma vabbè sarò io… ; nda) e spalanco gli occhi per lo stupore, decidendo poi di spingermi a fare cose che mai avrei pensato di essere capace a fare, baciandogli il petto, il basso ventre e improvvisandomi in quelle tante cose tabù di cui non si parla né con le migliori amiche né con le madri (again, scusate, ma scendere ulteriormente nei dettagli quando tutti hanno capito mi sembra inutile; nda). Quando lo scruto vedo che ha gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta in un’espressione di puro piacere, ma ben presto inverte le posizioni scartando il preservativo che ha estratto in un lampo dalla tasca dei jeans (devo ricordami di chiedergli come mai ce l’avesse) e lanciami una tacita richiesta con lo sguardo.

Io annuisco, decisa ad andare fino in fondo.

Quando entra dentro di me mi sento quasi svenire dal dolore, ma poi tutto scompare e i suoi movimenti diventano dolci e lenti, in un confuso groviglio di braccia e gambe che ci fa sentire appagati e felici, facendoci provare sensazioni incredibili, un appagamento assoluto e facendoci capire quanto ci siamo desiderati e quando abbiamo bisogno l’uno dell’altra (frasi a cazzo prima di arrivare all’orgasmo.)

Giungiamo all’orgasmo insieme e lui si stacca da me sorridendo, stendendosi di fianco al mio corpo nudo, appoggiandomi una mano sulla spalla:
- Ti amo, Fuffy.
- Ti amo anche io, Noah.

E se qualcuno avesse avuto l’ardire di ascoltare con attenzione i rumori che provenivano dalla nostra stanza mentre… Ecco… Avete capito (la nostra Fuffy gentile e ingenua – ma non più vergine – ritorna), sarebbe di sicuro riuscito a sentire, oltre ai gemiti e allo scricchiolare delle assi del letto (esagerazioni.) anche il battito impaziente di due cuori innamorati.

 

- CIAMBELLANGOLO -
Eccoci qui con un nuovo aggiornamento che costituisce la pietra miliare del rapporto tra Noah e Fuffy: ora che hanno scopato (pardon.) dopo qualche settimana sono decisamente più uniti, com’è ovvio, ma nubi nere di catastrofi (?) sono all’orizzonte eheh c:
Purtroppo la prossima settimana non potrò aggiornare perché sarò via di casa per tutto il weekend, quindi forse ci sarà un aggiornamento infrasettimanale, non lo so… State certi che non rimarrete da soli ahah
Grazie per aver letto e per tutto il supporto che state dando alla storia,
_Rainy_
PS: Se volete dare un’occhiata al mio blog > http://raggywords.blogspot.it
Oppure alla pagina facebook dell’autrice (ossia me, già) : https://www.facebook.com/pages/Rainy_/615961398491860?ref=bookmarks

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Capitolo 6
*** 06. Dove gli unicorni di zucchero dominano (?) ***


06. Dove gli unicorni di zucchero dominano (?)

 

Mi sveglio dopo poche ore: evidentemente mi sono appisolata dopo aver fatto quello che dovevo fare – e che tutti stavano aspettando – con Noah.

Oh. Aspetta.

Sento di essere nuda sotto le coperte e le lenzuola sparse a caso per la stanza con gli indumenti da tutte le parti mi confermano quelle poche cose che ricordo: già.

Io e Noah abbiamo scop… Ops, fatto l’amore.

Si sa: nelle storie come la mia usare quel verbo volgare che inizia con la –s e finisce con –copare è quasi come dire che sono una troietta (non che in effetti si allontani molto dalla verità): no, no! Io e lui abbiamo fatto l’amore.

Locuzione così nobile e pura che ispira forti sentimenti, ma… Qual è esattamente la differenza? Gli studiosi si scervellano su queste domande da anni.

Mi giro guardandomi intorno, ma non c’è nessuno nella stanza con me.

Mi alzo e mi rivesto velocemente, guardando l’orologio: ho dormito solo due orette e la festa procede al piano di sotto.

Non so che caspita di aspetto devo avere, ma poco importa: a casa ci devo tornare subito o mia madre si insospettirà.

*sensi di colpa tra 3…. 2… 1… *

Oh, no! Aspetta!

Ho appena scop… No! Fatto. L’Amore. Con Noah! Cosa dirà mia madre?!

Non lo deve venire a sapere: mai. Mi riprometto di mantenere il segreto mentre setaccio la pista da ballo alla ricerca di Julie e Noah.

Chissà dove si è cacciato quel ragazzo.

E se per caso si fosse pentito e se ne fosse andato? Scaccio il pensiero maligno scuotendo fortemente la testa: no, ha detto che mi ama e non sembrava ubriaco!

Ehi, ecco Julie!

Mi sorride ampiamente da abbracciata a Simon, con cui probabilmente ha ballato per tutto il tempo (e oserei dire che quella sulle labbra di Simon è una macchia di rossetto: e brava la mia Julie!) e mi si avvicina a grandi passi:
- Ehi, non ti ho più vista, come andiamo?
- Bene! Ti devo raccontare un sacco di cose… Hai visto Noah per caso?
- Se n’è appena andato, perché a quanto pare ha avuto un’emergenza a casa o qualcosa del genere… Non saprei dirti. Comunque non è più qui, perché? – Chiede, ammiccando.
- Nulla. – Arrossisco inevitabilmente (sequenza “Ammiccare-Arrossire” ON). – Andiamo a casa?
- Come, di già?! Che ore sono?
- L’una è passata da un pezzo. – Ridacchio.
- Cosa?! Ma è tardissimo! Perché non mi hai avvisato?! Mia madre mi ucciderà! – Strilla a voce troppo alta e corre a prendere la borsa ammassata sopra altre borsette in un angolo.

Si volta e corre brevemente da Simon stampandogli un focoso bacio sulle labbra e abbandonandosi contro il suo corpo, per poi sorridergli raggiante e allontanarsi per correre verso il parcheggio.

Inserisce le chiavi nel cofano dell’auto e fa partire il motore con un suono gorgogliante (descrizioni ardite):
- Allora, cosa mi dovevi dire? – Inizia, euforica.

Mi lascio travolgere dall’entusiasmo di Julie e sorrido al paesaggio che scorre rapido fuori dal finestrino.

- Be’, per farla breve… Noah mi ama e io amo lui! – Strillo felice.
- Ah! Cioè: bene! – Il tono di voce di Julie si è abbassato e scruta la strada con più attenzione, ma la voce è strascicata a causa dell’alcool che ha ingerito. – Questo penso si sapesse però…
- Già! – Continuo imperterrita (strano che riesca a dire “imperterrita” dopo la straordinaria notte che ho passato!) nel mio racconto con una risata isterica e totalmente a cazzo (la mia volgarità è aumentata…). – Hai presente quando sono fuggita dalla pista da ballo con Noah dietro?
- Si… - Julie è esitante e la sua allegria si è spenta.
- Be’, siamo andati al piano di sopra e mi sono chiusa in una stanza perché non sapevo cosa fare, ma poi è entrato e…
- E…? – La voce di Julie non è impaziente come mi aspettavo, anzi: si direbbe preoccupata.
- E… L’abbiamo fatto. – Arrossisco di nuovo: maledetta timidezza!

Silenzio totale.

Solo ora mi accorgo che Julie non ha detto una parola di felicità da quando le ho parlato di me e di Noah.

- Tutto a posto? – Chiedo, esitante. Non l’avessi mai fatto.
- NO CHE NON E’ TUTTO A POSTO, CAZZO! (come dite? Tutto maiuscolo è di pessimo gusto? Frega niente.) – Julie esplode picchiando una mano sul volante e urlando di rabbia. – COME HAI POTUTO SCOPARE CON NOAH?!
- Tecnicamente abbiamo fatto l’am… - Tento di precisare.
- COSA?! C’E’ ANCORA GENTE CHE FA QUESTE DIFFERENZE?! PER FAVORE, FUFFY! AVETE SCOPATO E BASTA!
- Non capisco perché stai urlando… - Sussurro perplessa dalla sua reazione.
- PERCHE’ NON E’ UN BRAVO RAGAZZO, ANZI! BACIARLO E USCIRCI INSIEME POSSONO ANDARE BENE, MA CAZZO! SCOPARCI! ORA SEI SOLO UNA DELLE SUE TANTE PUTTANELLE! – La fisso indispettita e offesa. – COSA PENSI CHE FARA’ DOPO QUESTA NOTTE, EH? SE NE ANDRA’ LASCIANDOTI CON IL CUORE INFRANTO! MI DISPIACE DIRTELO, MA HAI FATTO UNA CAZZATA BELLA E BUONA!
- Julie, calmati! – Strillo anche io (pensatelo in maiuscolo, ma non lo metto così perché altrimenti mi urta la vista.) – Non è il caso di fare tutti questi drammi! Lui ha detto che mi ama e poi… Quello che faccio non ti riguarda. – Nel momento esatto in cui questa frase esce dalla mia bocca capisco di aver detto una cattiveria e vorrei subito rimangiarmela, ma non si può.

Cala di nuovo il silenzio.

- Ah no? – Julie stavolta ha una voce calma e glaciale. – Non riguarda la tua migliore amica? La persona che ti ha supportato dopo tutte le grandi rotture serie della tua vita? Ah, bene. Vaffanculo. – Sputa con disprezzo.

L’insulto fa arrabbiare anche me.

- Che diritto hai di insultarmi?! Non volevo dire quello che ho detto, ma non puoi insultarmi solo perché ho fatto quello che ho fatto con Noah! Non si può certo dire che io ti giudichi ogni volta che fai qualcosa con un ragazzo che a me non piace!
- MA ALMENO IO RISPETTO LE TUE COTTE, CAZZO! – Julie esplode di nuovo.
- Cosa? – Sono confusa. – Cosa intendi?
- COSA INTENDO?! FUFFY, PORCA TROIA, NON TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO CON SIMON?!
- Simon? Cosa c’entra Simon?
- HAI FLIRTATO CON LUI, SEI USCITA CON LUI E ANCHE OGGI ALLA FESTA STAVATE PER FARE CHISSA’ COSA E SOLO NOAH VI HA FERMATI. CAPISCI CHE HAI FATTO PROPRIO LA… LA… LA TROIA! – La sua voce crolla di nuovo e ammutolisco: non mi aveva mai insultata così. – Ecco, l’ho detto. Si, ti sei comportata da troia. Prima ci provi con Simon per far ingelosire un altro ignorando i miei sentimenti per lui e poi scopi, finalmente, con Noah, che è stato il tuo obiettivo fin dall’inizio. Complimenti, davvero.

Non rispondo subito e rifletto sulle mie azioni: che abbia ragione?

Sicuramente ha diritto di essere infastidita per Simon, ma sa che non avrei mai fatto nulla e sta esagerando.

- Stai esagerando.
- Ah si? Allora tu oltre che troia sei una pessima amica. – Sibila, velenosa.

Per tutto il viaggio abbiamo fissato la strada davanti a noi, senza scambiarci neanche uno sguardo. Stringo i pugni per l’irritazione e mi volto di scatto verso di lei:
- Piantala di fare la bambina! – Sbotto. – Non ti sembra di esagerare?!
- Esci dalla mia auto. – Replica gelida accostando davanti a casa mia.

Il viaggio sembra essere durato appena cinque minuti.

Scendo sbattendomi la porta alle spalle, troppo orgogliosa per fermarmi a discutere e allo stesso tempo furente. Lacrime di rabbia scivolano giù dalle mie guance mentre ripenso al mio comportamento: no, non ero per niente nel torto (figurati: “Troia” è il tuo secondo nome, ma no, tranquilla: hai ragione tu…), sarebbe dovuta venire lei a scusarsi *mi getto la testa all’indietro, asciugo le lacrime ed entro in casa*.

Mi infilo subito nella mia stanza e mi addormento di botto dopo essermi sorbita una breve ramanzina per essere tornata tardi.

Sono troppo stressata e le mie mani quasi volano da sole verso la lametta: litigare con Julie mi ha distrutto, soprattutto perché se l’è presa così tanto per qualcosa che non pensavo di aver commesso.

Piango mentre il mio sangue sgorga nel lavandino mescolandosi con l’acqua.

-

Quando mi sveglio il sole è già sorto da un bel pezzo e un vassoio con un paio di pancakes mi aspetta vicino alla porta: che cara donna mia madre!

Per fortuna, però, che non è entrata in bagno, o avrebbe visto i fazzoletti insanguinati e la lametta ancora sporca custodita nel mio beauty case… Per stavolta è andata, ma ho come la sensazione che lo scoprirà, presto o tardi (anche io, chissà perché).

Mangio poco e niente: non ho fame.

Lo stomaco mi si è come chiuso dopo aver riflettuto abbondantemente sul litigio con Julie: che abbia ragione lei (ma va?)?

In fondo con Simon mi sono leggermente lasciata andare, ma non è mica successo niente e quello che ho fatto con Noah… Veniva dal cuore, no?

Oh, Noah.

Chi l’ha più sentito…

Accendo il telefono e controllo i messaggi: due nuove notifiche.

Un messaggio di Patty sul gruppo di Whatsapp della scuola (wow, la tecnologia) che ci invita ad andare al parco oggi pomeriggio per la festa di compleanno di una sua amica e un altro messaggio… Da Noah.

“Ehi… Come stai? Ti va di parlare?”

Il mio cuore quasi fa un balzo: si! Accidenti se mi va di parlare!

Rispondo in fretta e mi si stampa un sorriso in faccia che probabilmente fa apparire il mio delicato visino più ebete di quanto già non sia.

“Ci vediamo oggi al parco alla festa dell’amica di Patty?”

Scuoto istintivamente la testa: “Ma saremo completamente in mezzo alla gente… Pensavo non ti piacesse essere al centro dell’attenzione!”

Tesoro, io ci sono nato al centro dell’attenzione, eheh! - Sogghigno. – Spero di vederti, oggi pomeriggio.”

Sorrido e faccio per chiamare Julie per chiederle consigli su come mi devo vestire, ma mi ricordo improvvisamente della litigata e scoppio di nuovo a piangere come la fontana di Trevi.

Cioè Julie è la mia migliore amica da quando mi ricordo e… Come dici? Le mie pippe mentali non interessano a nessuno? Ma tranquillo: non ci credo neanche io, mi servono sono ad occupare spazio e a far finta che il mio personaggio abbia spessore psicologico (che termini, eh?).

Sospirando apro l’armadio e scorro rapidamente con lo sguardo quel gigantesco magazzino dell’Ikea per vestiti che è il mio armadio. Mi faccio la doccia (sono pulita, io!) e alla fine opto per dei semplici jeans a vita alta con una maglietta bianca disegnata e una giacchina grigia.

Ah, la mia capacità di essere figa: sono Fuffy Sonofigaancheconunsaccodellaspazzaturaaddossoesisa O’Fuffer *piovono stelline dal cielo* !

Indosso i miei amati anfibi e esco di casa, perché ovviamente il lasso di tempo in cui ho posato il telefono e mi sono preparata nella realtà è durato circa un’ora, ma nelle fanfiction a) non interessa a nessuno b) è corrispondente a quattro ere geologiche, quindi è normale che essendosi svegliata prima di pranzo ora sia già il momento per la nostra Fuffy di andare alla festa di compleanno. Ah, che mondo le fanfiction!

-

Il parco è stato riadattato per l’occasione e la festa è davanti al laghetto al centro del bosco. Intorno allo specchio d’acqua che riflette la luce del sole in magici effetti (?) sono stati disposti dei tavoli con ogni tipo di cibo e bevande e ovviamente anche sedie e cuscini per riposare all’ombra. Sulle rive del lago, balneabile, sono allineate delle sdraio dove alcune ragazze prendono mollemente il sole, più che altro per farsi notare dai tanti ragazzi invitati alla festa: ah, che oche (perché tu sei diversa, no?)!

Fa terribilmente caldo con i jeans, ma non ho pensato di portarmi il costume, perciò sorrido a Patty e mi dirigo verso qualche mia compagna giusto per non stare li da sola.

Ci sarà mezza scuola a questa festa!

Non mi ero mai resa conto quanto fossi sola senza Julie. (c’entra proprio con tutto quello che hai detto prima…)

Cavolo, che buoni questi pasticcini! (non c’entra nulla neppure questo)

Vorrei tanto andare a stendermi al sole, ma mi vergogno (ma lo fai apposta? Ah no, è la tipica coerenza tra le frasi di queste fanfiction… ).

Scorgo Noah dall’altro lato del prato, vicino al suo gruppo di amici e tento di raggiungerlo, ma vengo fermata da una ragazza che mi prega di farle una foto con il suo ragazzo e quando mi giro di nuovo lui non è più lì, ma si avvia a grandi passi verso il bancone del bar insieme a un ragazzo della sua classe.

Ad un tratto qualcuno mi chiama appoggiandomi una mano sulla spalla:
- Ehi, Fuffy!

Mi giro e Simon mi sta sorridendo a trentadue denti. Sorrido a mia volta e biascico:
- Scusami per ieri, ma Noah…
- Non ti preoccupare. – Il suo sguardo, però, si è rabbuiato. – Senti… Posso farti vedere una cosa, dopo?

Annuisco, perplessa. Cosa sarà mai?

Lui dice qualcos’altro, ma non lo sto ascoltando perché ho scorto da sopra la sua spalla Julie, accanto alla ragazza che una volta tentò di portarmela via, Brigitte (è il convegno delle ragazze francesi evidentemente). Ah, quando la odio! La o-d-i-o!

Alzo gli occhi al cielo e anche lei sembra notarmi, ma non fa nulla per allontanare quell’oca spocchiosa. Deciso di usare la sua stessa tattica e avvicino la ragazza che Julie odia di più, una certa Katerine che a me non fa ne caldo ne freddo, ma che le rubò il ragazzo qualche anno prima.

Come dite? Sono piccole provocazioni infantili? Lo so perfettamente, ma me ne frego altamente! MUAHAHAH!

Simon riattira la mia attenzione con più insistenza e mi fa segno di seguirlo con un ampio sorriso. Dico qualche veloce parola di scuse a Katerine e mi allontano non senza aver gettato un’occhiata a Julie: è profondamente irritata e penso proprio sia per causa mia. Sogghigno soddisfatta (stronza, già.).

Simon si inoltra nel bosco, dicendo allegramente:
- Vieni, ti piacerà!

Arriviamo davanti a una splendida formazione rocciosa illuminata da dietro dai raggi del sole che ne sfumano i contorni: quasi uno scenario da fiaba! Sorrido meravigliata e quasi non mi accorgo di Simon che mi si è avvicinato.

- Ti piace? – Chiede, la voce ridotta ad un sussurro ammaliante.
- Moltissimo! – Sorrido e mi guardo intorno quasi a voler assorbire l’atmosfera magica di quell’ambiente.

Simon mi prende le mani e divento improvvisamente rossa.

- No, Fuffy, non devi imbarazzarti! – Ridacchia lui, ma c’è qualcosa di strano in quella risata. – Anche se c’è Noah nella tua vita, e penso che ieri vi siate riappacificati, io…

Indietreggio istintivamente e la sua stretta si fa più forte.

- Simon, cosa fai? – Si sta avvicinando al mio volto e ho la schiena bloccata contro il grande masso.
- Secondo te? Siamo nel bel mezzo del parco, nel suo angolo più nascosto e ho avuto cura di preparare delle piccole sorpresine per chi volesse eventualmente giungere fino qui, quindi… Siamo completamente soli. – La sua voce ora non è più ammaliante e gentile come al solito, ma perfida e desiderosa.

Le sue labbra premono sulle mie con violenza e si impone a forza nella mia bocca.

- No, Simon! Io amo Noah, non puoi… - Ma la bocca mi viene tappata da una sua mano.
- Non me ne frega niente dell’amore, sai? Io non voglio il tuo amore. – Ghigna perfidamente, il suo bel volto trasfigurato in una maschera di malizia.

E improvvisamente mi è tutto chiaro: mi è chiaro mentre la sua mano libera si insinua sotto la mia maglietta e accarezza il mio seno per poi stringerlo con forza fino a farmi male, mi è chiaro mentre lacrime di dolore e disperazione mi scendono dagli occhi e mi è chiaro mentre quella sua mano infamante scende lentamente verso i miei jeans.

Mi dispero finalmente consapevole di cosa è intenzionato a fare… Solo ieri quegli stessi gesti erano piacevoli, guidati dall’amore, e oggi cosa sta accadendo? Oggi sono gesti proibiti e violenti, che lasciano segni sulla pelle quasi fossero marchi a fuoco.

Autrice, però! Cioè io sono la protagonista sfigata che non appena riesce a trovare l’amore viene stuprata?! Ma allora mi vuoi davvero male!

Che cosa ci vuoi far… Io scrivo, io decido.

Eh che palle!

- Lasciala subito, brutto bastardo! – Questa voce… Si, è la voce di Noah (Oh, Dio, i sentimentalismi!)!

Simon mi lascia improvvisamente e con tutta la voce che ho in corpo grido il nome del mio salvatore:
- Noah!
- Zitta, troia! – Simon mi tira uno schiaffo che mi fa cadere a terra. Io mi rannicchio contro il sasso, piangendo e stringendomi la pancia nuda, scoperta dalla maglietta sollevata.
- No, zitto tu! – Noah si avvicina e senza pensarci due volte tira un pugno a Simon

Lottano per un po’ come due ninja (si, la mia capacità descrittiva fa cagare) e alla fine, ovviamente, il mio eroe prevale.

- Fuffy, come stai? – Mi chiede una voce femminile, in lacrime. Mi giro e Julie è rannicchiata vicino a me.
- Julie? – Sussurro.
- Si, quando non vi ho visti arrivare mi sono ingelosita e volevo dirtene quattro, quando ho notato le piccole “sorprese” preparate da Simon e allora ho capito e sono corsa a chiamare Noah. Mi dispiace tanto.

Non rispondo e osservo le nostre lacrime bagnare la terra.

- Lasciaci soli. – Noah dice a Julie dopo aver steso a terra Simon, svenuto.

Julie annuisce e si allontana con un’ultima occhiata a me.

Non appena è fuori dal nostro campo visivo Noah si muove, veloce come un fulmine, e si inginocchia davanti a me, prendendomi tra le braccia e sollevandomi da terra:
- Dio, Fuffy, mi dispiace così tanto… Non avrei mai dovuto perderti di vista o permettere che quel pezzente ti si avvicinasse… - La sua voce è rotta di disperazione.
- Non importa, Noah. – Abbozzo un sorrido, senza smettere di piangere.
- Si che importa, cazzo! E’ tutta colpa mia…
- No, è colpa mia: non avrei dovuto andare con lui. Non macerarti nel dolore per me, ti prego. – Gli accarezzo il volto e lo bacio con dolcezza.

Lui sorride sulle mie labbra e i suoi capelli spettinati mi solleticano la fronte. Mi posa a terra e mi aiuta a sistemarmi la maglietta e la giacca, senza toccare nessun lembo di pelle scoperta. La dove Simon mi ha toccato con le sue mani odiose la pelle ancora brucia.

Lui mi ha salvata. Mi ha davvero salvata.

E’ accorso per me e io sono qui grazie a lui.

- Fuffy, devo chiedertelo: cosa ti ha fatto quel bastardo? – Il suo sguardo stilla odio.
- Non mi ha… - Le parole mi muoiono in gola e ricomincio a piangere sommessamente.
- Scusami. E’ tutto a posto. – Mi abbraccia e mi accarezza la testa e mi sento finalmente al sicuro. – Saremo io e te contro di lui, non riuscirà a farla franca e lo denunceremo. Non ti preoccupare. E’ tutto a posto. E’ tutto okay. – Continua a ripetere.
- Noah, io… - Lo guardo. - … Ti amo.
- Dio, Fuffy, ti amo anche io. – Sorride e mi bacia di nuovo, delicatamente.
- Io… Faccio quelle cose… Quei tagli… - Inizio guardandolo e lui spalanca gli occhi.
- No, Fuffy, non sei obbligata a dirmelo, io…
- Fammi finire, ti prego. – Abbasso lo sguardo, ma rimango appoggiata al suo petto e ascolto il suo cuore battere per qualche secondo. – Io mi faccio quei tagli perché la mia situazione a casa è molto stressante, perché soffro per la mancanza di mio padre e perché anche io mio fratello lo faceva fino a qualche mese fa e diceva che aiutava a superare il dolore nei momenti difficili. Io sono sempre stata sola, con solo Julie, ma quando non c’era lei nessun’altro veniva da me per interessarsi alla mia vita. Sono invisibile per gli altri e nonostante tutto riesco a rovinare le vite di Julie, la tua… Non avrei mai voluto che lo scoprissi, ma io mi fido di te e penso che tu debba sapere perché lo faccio.
- Fuffy… - Sospira e temo che mi stia per lasciare definitivamente. – Non hai rovinato la mia vita: l’hai resa una vita migliore e in realtà… Be’… Tu sei la mia vita.
- Non sei obbligato a dirlo: se vuoi andartene perché pensi sia troppo difficile da gestire fallo. – Sospiro in attesa della sua reazione.

Dopo pochi attimi di silenzio Noah sorride e mi prende il volto in due dita, passando il pollice sulle lacrime per asciugarle:
- Non posso farlo: anche se ti aiutasse a stare meglio, anche se senza di me tu smettessi di farlo per sempre non potrei. Sono un fottuto egoista, lo so, ma non posso vivere senza di te. Mai. Quindi non chiedermi se voglio lasciarti, perché il giorno in cui ti lascerò sarà solo perché sarò morto o completamente pazzo.

Ridacchio e lo bacio per un’ultima volta prima di tornare alla festa.

- Siamo io e te contro tutto il mondo Fuffy, non dimenticarlo.

*roba poetica a caso: FINE*

 

- CIAMBELLANGOLO -
Si, state vedendo bene: è un aggiornamento infrasettimanale (:3) dovuto al fatto che questo weekend non ho aggiornato e avrei dovuto, scusatemi.
Che ve ne pare di questo capitolo?
Ancora grazie per tutto il sostegno che state dando a questa sciocca fanfiction alias parto della mente di una disagiata lol c:
Un solo dubbio: devo cambiare rating secondo voi? Grazie mille per tutto!
_Rainy_
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Capitolo 7
*** 07. Dove le cose precipitano (again, si!) ***


07. Dove le cose precipitano (again, si!)

 

Mi sveglia l’insistente squillo del mio telefono: accidenti a me quando ho scelto di mette quella canzone strana, quella di Rihanna, quella che fa “na na na na na cam on, cam on. Na na na” e poi dice qualcosa tipo “cos ai mai bi bed bat” e poi boh.

Accidenti a me, davvero.

Prendo il cellulare con gli occhi da gorilla tipici da risvegli traumatici e leggo a fatica il nome sul display: Julie.

Guardo l’ora: 4.22. Cazzo.

Rispondo subito:
- Ehi. – Cazzo che voce da panda moribondo.
- Ehi. – Risponde lei, la voce rotta dalla tristezza. – Volevo parlarti… Ti va se oggi a scuola ci vediamo nell’intervallo?
- Si. – Rispondo semplicemente. Devo avere un alito capace di stendere un’armata di abat-jour.
- Okay. A dopo allora.
- Julie, solo una cosa…
- Si?
- … Non chiamarmi mai più alle cazzo di 4.22! – Ridacchio.
- Oh, scusa. – Ridacchia anche lei e riattacca.

Che giornata entusiasmante che mi aspetta…

Non riesco più ad addormentarmi ed è già la terza volta che smetto di contare le pecore perché sono arrivata ad un numero immane (2.487.932, ma una volta sono anche arrivata a 5.887.124 prima di andare in bagno e tagliarmi un po’ per passare il tempo) per ricominciare da capo. Ho provato a contare le crepe sul soffitto, ma non ce ne sono molte e mi sto annoiando. Avevo anche pensato di collezionare altri tagli sulle braccia, ma non ne sento il bisogno: stare con Noah mi rende sicura di me stessa e tagliarsi non è così divertente.

Magari posso andare a vedere cosa sta facendo il mio fratellino! No, magari no..

Uff, devo trovare qualcosa da fare!

Mi guardo intorno e all’improvviso un involucro trasparente attira la mia attenzione: contiene della polverina bianca che non so come sia finita qui. Sembra proprio borotalco!

Che faccio? Ridacchio stupidamente e mi avvicino. Ne prendo un po’ sul dito medio e me la appoggio sulla lingua senza esitare e d’improvviso tutto diventa più bello: vedo unicorni rosa svolazzanti in giro (be’, li vedevo anche prima), alieni verdi che mi salutano dallo spazio e gigantesche caramelle mou che saltellano sopra i miei cuscini.

Ah, che sostanza meravigliosa! Dovrei farci dei dolci magari…

-

Mi sveglio con un leggero mal di testa: che accidenti era quella sostanza?! Bah, indagherò in seguito.

Mi dirigo a scuola tutta contenta e le prime ore passano serenamente tra affettuose carezze con Noah e sguardi provocatori. Mi fa morire dalle risate ogni volta!

All’improvviso, però, mi ricordo cosa mi aspetta: Julie. Difatti eccola nell’intervallo, appostata fuori dalla porta, che aspetta solo me…

- Ciao, Fuffy. – Mi saluta allegra.
- Ciao, Julie.
- Come stai?
- Bene. – Rispondo secca.
- Ascolta, io… Mi dispiace tanto… - La voce le si spezza. -  ... Non avrei dovuto fare così, davvero, mi dispiace. Anche per quello che è successo con Simon…

Il ricordo delle sue mani sul mio corpo torna pungente e deglutisco, sentendo un gigantesco groppo che mi si forma in gola. Lei deve accorgersene, perché sgrana gli occhi e scuote la testa:
- Oddio, scusami!
- No, tranquilla. – Sorrido debolmente.
- Mi dispiace, Fuffy. Sono una pessima amica… - Scoppia in lacrime copiosamente, cercando di trattenersi.
- Ma no! – La abbraccio di slancio lacrimando a mia volta: ah, quanto mi è mancata! Cosa farei senza di lei?!

Lei ricambia il mio abbraccio e ci sorridiamo a vicenda capendo che è tutto a posto e che, come sempre, siamo state capaci di superare anche questa.

- Sei sicura che vada tutto bene? – Insiste.
- La colpa è mia: non avrei dovuto fare così con Simon… Mi dispiace tanto.
- A proposito… - Inizia, rossa in volto, poi sorride. - … Quindi ora tu e Noah siete una coppia felice?
- Ehm… - Bella domanda. Lo siamo? O è solo una delle tante storie passeggere alle quali lui è abituato? Nel mio cuore sento che c’è qualcos’altro, ma è per presto per dirlo… O forse no? Siamo sicuri dei nostri sentimenti? - … Non saprei. Per ora stiamo insieme, poi vedremo. Niente di eccezionale insomma. – Ridacchio nervosa, sapendo di non rendere giustizia alla nostra relazione e sentendomi in colpa verso Noah.

Ci abbracciamo di nuovo felicemente e così si chiude questo mini litigio riempi-spazio-in-una-fanfiction-penosa (siamo onesti, su).

- Che ne dici se andiamo a fare un giro fuori? – Sorride lei.
- Certo!

Usciamo e facciamo un paio di volte il giro dell’istituto, che da fuori sembra una gigantesca prigione solo con più finestre, giallina e senza inferriate. Ci sono molti ragazzi appoggiati ai muri con le loro ragazze o che fumano tutti insieme. Altri si passano fogli con i compiti o scherzano tra di loro (per creare quell’atmosfera con quel non so che di conviviale e amichevole).

Vedo Noah appoggiato alla parete di destra della scuola, mentre io e Julie abbiamo appena salutato Abat e Jour davanti all’entrata. Faccio per dirigermi verso di lui, che ho perso di vista nell’intervallo e faccio cenno a Julie di seguirmi. Lei sorride e si avvia dietro di me.

Camminiamo rasenti il muro e ci fermiamo allo spigolo, evitando di farci vedere (perché? Non ci è dato saperlo). Colgo solo qualche brandello della conversazione di Noah con i suoi amici.

- POV NOAH

- E allora? Abbiamo saputo che te la sei scopata! – Ride Abbington di fronte a me.
- Ab! – Ridacchio. Spaccherei la faccia in qualsiasi momento a questo sottospecie di coglione che pensa solo a scompare, ma mi trattengo.
- E’ proprio una bella squinzia (tipico linguaggio da ghetto di bassa levatura sociale e culturale (?) ; nda)! – Continua il suo migliore amico Lampada.

Sono appoggiato con la schiena al muro e il mio gruppo di amici mi circonda ridacchiando mentre si fanno raccontare la mia ultima “avventura”.

Mi spiace doverla chiamare così, ma d’altronde io… Questi sentimenti sono nuovi per me: prima era solo sesso, mentre con lei è diverso, ma non saprei assolutamente come definire queste nuove sensazioni. Una cosa è certa: lei è diversa dalle altre. Ah, la mia Fuffy! Che nome demmmerda però…

- A quando il matrimonio, quindi? – Chiede ironico Richard, il mio migliore amico e compagno di avventure.
- Cosa?! Il matrimonio?! – Esito.
- Ma si, sappiamo tutti che ormai voi due avete scoperto il grande amore! – Rincara Abbington.
- Ah, così si dice? – Prendo tempo.
- Già… A quando il matrimonio? – Annuisce con forza e rincara la dose Ciuffy.
- Ma ragazzi! – Sudo freddo. – Non è per niente così! – Okay, non so perché l’ho detto e nell’esatto momento in cui queste parole mi escono di bocca sento come se avessi tradito Fuffy. Sento di averla ferita anche se non può saperlo.
- Come?! – Chiedono in coro. – E allora com’è?
- Stiamo insieme, ma… Non è una cosa seria. Il solito insomma. – Mi sento sempre peggio e sento fredde gocce di sudore colare giù per la schiena.
- Ah, davvero?! – Chiede una voce femminile.

Mi giro istantaneamente allarmato e vedo Julie che mi squadra, gli occhi furiosi e le mani sui fianchi.

- Come?! Tradivi Fuffy con lei?! – Strilla Ciuffy ridacchiando.
- Ottime scelte però… - Sussurra Abbington, subito messo a tacere da Richard.

Squadro la ragazza che mi guarda in cagnesco.

- Cosa ci fa qui? – Chiedo, esitante.
- Non cambiare discorso. Cos’hai appena detto?! – Strilla lei.
- Basta, Julie. – Questa è la voce di Fuffy, che giunge alle mie orecchie come una pugnalata nel cuore.

Eccola lì, che viene fuori da dietro lo spigolo. Mi stava spiando? Non credo, forse ha sentito per caso, ma cosa esattamente ha capito di tutta la conversazione?

I miei amici prorompono in cori di “ahia” e “oh-ho!”

La guardo per un attimo negli occhi e capisco che ha sentito ogni parola incriminante. Il suo sguardo è gelido come non l’ho mai visto prima: sembra quasi un’altra persona.

- POV FUFFY –

“Non è una cosa seria. Il solito insomma.”

Quelle semplici, ma letali parole mi hanno gettato in un abisso di sconforto e disperazione. Mi sono sentita distrutta, impoverita e inesorabilmente vuota. Vuota di ogni sentimento o pezzo del mio cuore che prima avessi condiviso con Noah.

Come dici, lettrice? Anche io avevo minimizzato con Julie? Ma sh! Sono in piena crisi ormonale e quel bastardo dice che non conto nulla per lui e che mi tradirebbe in qualsiasi momento!

*Veramente non ha detto questo…*

“Sh”, ho detto!

Dicevo? Ah si…

Ora sono sola con me stessa, di nuovo. Più di quanto non lo sia mai stata in vita mia.

Almeno ho Julie, che mi è bastato guardare per un attimo per capire che sarebbe andata a spaccare la faccia a Noah in qualsiasi momento, se solo glielo avessi chiesto.

Squadro Noah con tutto il disprezzo possibile. Lui muove un passo verso di me sussurrando un “Fuffy…”, ma lo fermo immediatamente stendendo la mano davanti a me.

- No. – Semplicemente una parola, poi mi volto e mi allontano asciugandomi gli occhi bagnati di lacrime.

Sento dei passi frettolosi dietro di me, poi Julie mi abbraccia da dietro:
- Ehi, calma. Va tutto bene. E’ un coglione.
- Si! – Piango sulla sua spalla. – Vado a casa…
- No! Meglio, vieni con me… - Ghigna con aria furba e mi trascina oltre il cancello scolastico putando dritta verso Starbucks.

Noah non mi sta seguendo e non so se fa più male questo o il fatto che non abbia neanche provato a fermarmi, ma semplicemente mi abbia guardata andare via in silenzio.

-

Adoro Julie. Mi ha portata da Imaginarium, a mangiare una gigantesca fetta di torta da Haagen-Dazs e poi si è fermata a casa mia per ordinare due belle pizze hawaiane da mangiare davanti alla tv.

Ha chiamato la segreteria della scuola a nome di mia madre dicendo che avevano avuto un problema in famiglia e che ero dovuta tornare a casa, poi aveva chiamato mia madre a nome della scuola dicendo che ero stata mandata a casa perché stavo male. Che amica, che amica!

Ora siamo spaparanzate sul divano con una maxi-coperta e i residui delle nostre pizze mentre guardiamo scadenti commedie degli anni ’80. Mia madre è ancora al lavoro e mio fratello è fuori con i suoi amici. Che vita meravigliosa.

- E’ proprio un coglione. – Inizia lei.
- Dobbiamo parlarne? – Chiedo subito, sulla difensiva.
- Ovviamente no, ma ci tenevo a fartelo sapere. – Ridacchia.

All’improvviso qualcuno bussa alla porta con violenza e la voce di Noah urla dall’altra parte:
- Non mi interessa se tua madre sente o no: dobbiamo parlare ora. – Poi continua a bussare.
- Brutto pezzo di… - Urla di rimando Julie, ma le metto una mano sul braccio e la fermo.
- Sentiamo cosa ha da dire.
- No.
- Julie, so badare a me stessa, non cadrò nella sua trappola!
- Fuffy…
- Vai di sopra, parleremo un po’ e poi potrai tornare a mandarlo via a calci, okay? – Sorrido. – Magari mangiati qualche grammo di quella strana sostanza bianca che trovi sul mio letto, è strana…
- Okaaaaay… - Risponde perplessa e si avvia di sopra senza discutere oltre.

Mi alzo, mi scrollo di dosso le briciole restanti di cibo e mi guardo allo specchio: indosso una maxi tuta grigia estremamente tenera e pucciosa, ma sono strafiga come al solito. Apro la porta e Noah mi fissa per un lungo istante.

Ha gli stessi vestiti di oggi, ma sembra più stropicciato, trascurato, come se non fosse tornato a casa.

- Fuffy, ti prego, perdonami.
- Cosa vuoi Noah? – Chiedo, sorprendendomi della mia freddezza.
- Stavo minimizzando, perché io… Non so cosa provo per te… E’ una situazione nuova anche per me… Io…. Non ho mai provato qualcosa come quello che provo per te per nessun’altra! Ti prego…
- Quindi sei venuto a giustificarti? Non devi. Hai espresso cosa pensi di noi e mi sta bene. – Ho le lacrime agli occhi, però, e mi appoggio alla porta per non accasciarmi al suolo.
- Non era la verità! – Strilla, implorante. – Ti prego, devi credermi… Io… Mi vergognavo a parlare dei miei sentimenti…
- Ti vergogni di me, in altre parole.
- No, Fuffy, ti prego… - Si protende in avanti e mi afferra tra le braccia tenendomi stretta e dandomi un casto e velocissimo bacio sulla fronte. – Io ti amo, Fuffy.

Sento le lacrime riaffacciarsi e stavolta le lascio libere di sgorgare nonostante Julie mi abbia detto di non mostrarmi mai debole. Noah sgrana gli occhi e si protende per asciugarle, visibilmente imbarazzato, ma mi ritraggo. La sua vicinanza mi mette sempre in imbarazzo, ma oggi è diverso.

- Non ti credo, Noah. Non sono una delle tue puttane che puoi vincere con qualche parole dolce o presentandoti a casa loro per abbracciarle. No. Hai espresso chiaramente cosa pensi, non c’è bisogno di dire altro.
- Basta. – Stringe gli occhi di frustrazione e tira un pugno di sfogo al muro esterno di casa mia. – Io mi fido di te e tu ora mi fai questo?! Ti ho spiegato come stanno le cose, ma nonostante ciò non mi credi. Sei arrabbiata e lo capisco, ma sono venuto qui a chiederti scusa dopo aver camminato tutto il pomeriggio intorno all’isolato pensando al discorso da farti e… E ora… Cosa hai fatto tu per “noi”?! Eh? Nulla! Nessun gesto concreto, niente! E ora per un minimo errore che ti ho anche spiegato hai questa reazione?! Cresci! – Sbotta e se ne va sbattendo la porta.

Sto per riaprirla e urlargli contro tutta la mia rabbia quando mi fermo a riflettere per un secondo e la realtà è chiara: anche lui ha bisogno di gesti, di carezze, di affetto, di piccole dimostrazioni quotidiane del nostro amore e io non gliene ho mai data una di davvero significativa! Merda! Mi batto una mano sulla fronte per la mia stupidità. Non posso biasimarlo in effetti…

Subito torna la rabbia per quelle frasi che minimizzano il nostro rapporto, ma mi ricordo anche – come le gentili lettrici mi avevano fatto notare – che anche io ho fatto così... Che stupida che sono!

Corro di sopra e spiego tutto a Julie che prova a convincermi di quanto sia coglione Noah, e senza dubbio lo è e la sua reazione è stata esagerata, ma in effetti non mi sono mai comportata da fidanzata. Ho deciso: tocca a me ora recuperare il nostro rapporto, perché io voglio che torni tutto com’era prima e poi potremmo spiegare cosa ci turba dell’ammettere questo amore che ci lega.

Si, farò così.

Sorrido improvvisamente a Julie e sniffo ancora un po’ di quella sostanza bianca sparsa per terra, ripartendo per il mondo degli unicorni verdolini e gli alieni con il vestito di Babbo Natale…

 

- CIAMBELLANGOLO -
Si, sono tornata.
Mi dispiace tantissimo di essere stata così poco presente con gli aggiornamenti, ma davvero: la scuola uccide. Spero possiate perdonarmi…
(Fine premessa lol)
Okay, non so cosa è successo in questo capitolo. Credo sia il più superficiale, non-sense e precipitoso che abbia mai scritto, ma per fortuna l’obiettivo di questa fanfiction, che si propone come parodia, mi para allegramente il cu*o!
Spero vi sia piaciuto come sempre, se vi va lasciatemi una recensione :3
Grazie per la visita e/o la lettura,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it
Visitate la mia pagina di EFP per storie su Harry Potter, Shadowhunter, il link alla mia pagina facebook e altra roba bella *-* (?)

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Capitolo 8
*** 08. Dove l'ignIoranza dilaga ***


08. Dove l'ignioranza dilaga

 

Hei, yo! Qua sono sempre io: Fuffy O’Fuffer.

Oggi torno a narrarvi le mie vicissitudini…

NEGLI EPISODI PRECEDENTI DE… STORIE DI INNUMEREVOLI FANFICTION ROMANTICHE SU EFP:

- Ciao
- Oddio, non stuprarmi.
- Non voglio stuprarti. Mi chiamo Noah. Ti amo.
- Oddio, aspetta… Ti amo anche io!
- Non ti amo più.
- Neanche io.
- Okay ti amo di nuovo.
- Anche io.
- No, davvero, ti odio! Non mi hai mai dimostrato quanto mi ami!
- Cacchio: è vero. Comunque sei uno stronzo, quindi cià.

Una situazione un po’ particolare insomma: devo dimostrare a Noah quanto tengo a lui, perché in realtà io sono la piccola principessa indifesa che senza cavaliere è persa *lacrime*.

Julie è passata spesso da casa mia in questo periodo e persino mia madre si è accorta che c’è qualcosa che non va. Per fortuna c’è lei con i suoi consigli e le sue carezze da BFF.

- Julie, capisci? Devo dimostrargli il mio grande ammmore.
- Tu non devi fare proprio niente per quello lì! – Ribatte lei scrollando la testa.
- Ah no?! Ma ha ragione. Ha detto quelle cose perché si vergognava e lo capisco: anche io non saprei come classificare i miei sentimenti. Che facciamo? Io voglio dimostrargli che tengo ancora a lui!
- Sei sicura? – Mi squadra con aria scettica.
- Si! – Annuisco convinta.
- Allora c’è solo una cosa che puoi fare… - Mi guarda con aria furba lei. - … Ricorrere al vecchio metodo della… Seduzione!
- Cosa?! – La guardo incredula.
- Ma si, dovresti semplicemente sedurlo di nuovo così da dimostrare il tuo amore per lui e che ci tieni! Semplice!
- Ma… Come faccio?
- Mia cara ingenua, se c’è una cosa che i maschi adorano sono le ragazze ben vestite che si interessano a loro. – Ammicca e improvvisamente capisco.
- Quindi... – Con occhi che mandano scintille di gioia e di eccitazione sussurro, esitante. - …. Mi posso finalmente vestire da battona?!
- Ti puoi finalmente vestire da battona! – Conferma lei sorridendo.

ODDIO! SII!
Cioè nell’ambiente delle protagoniste delle fanfiction scadenti tutti sanno che è uno degli obiettivi più ambiti insieme al “SESSO SULLA SCRIVANIA DEL PADRE DI LUI” e “TRADISCI IL TUO RAGAZZO CON ALMENO 5 PERSONE/COSE DIVERSE” e non è per niente facile riuscire a soddisfare tutti i requisiti per sbloccarlo, ma ehi! Io ce l’ho fatta!

(Non credete che sia così ambito?! Fatevi un giro sul forum delle protagoniste scadenti di fanfiction scrause e vedrete che una volta raggiunto questo obiettivo si ha un +35 di PV, un +90 di PA e persino un buono da 50$ da spendere nel mega-store “Da Mere e Trice”: cioè!)

- Dobbiamo elaborare il tuo look. – Ghigna lei alzandosi e tirando fuori dall’armadio robe che pensavo andate perdute nel Cretaceo.

Ha tra le mani un fa-vo-lo-so tubino di pelle nera lucida che urla troiaggine da metri e metri di distanza. Ha una zip davanti che va dalla vertiginosa scollatura al fondo, appena sotto il sedere. Insomma: non mi potrò chinare mentre lo indosso per evitare di mettere in mostra le mie grazie.

- Wow! Proprio quello che mi serve. – Strillo eccitata. – Ma non sarà un po’ troppo?
- Tesoro, se cerchi la tua coerenza devi andarla a cercare in qualche capitolo precedente, perché è lì che l’hai lasciata.  

Rido di gusto e tiro fuori le scarpe già menzionate nel primo capitolo: vernice rosso fuoco, tacco altissimo e quel non-so-che che serve a me (e fa pure rima, olè!).

Per quanto riguarda il trucco vieto a Julie di farmi sembrare un panda pronto per la strada e opto per il rossetto rosso fuoco abbinato alle scarpe e basta: dopotutto lo devo solo sedurre, non portarmelo a letto per farmi pagare e poi andarmene. I capelli sono arricciati in mille boccoli e Julie mi costringe a mettere persino delle ciglia finte appena più lunghe delle mie.

Sorrido guardandomi allo specchio: si, urlo sexaggine da tutti i pori!

Sono pronta per Noah…

-

Come dici? Avrei dovuto andare a scuola? MA PFF!

Mi dirigo verso la porta di casa svelta, sperando che mia madre non mi veda e Julie mi raggiunge per coprirmi:
- Scusami, ma dove stai andando?
- Da Noah, no?
- Certo, ma dov’è Noah?
- Ah, giusto… - Idiota! – Penso sia alla sala giochi con i suoi amici… Credo…
- Molto bene, andiamo! – Sorride.

Camminiamo per la strada e vi risparmio tutti i “Ehi, bella, quanto vuoi?” che mi sono beccata per strada per chissà quale motivo e tutte le volte che ho rischiato di inciampare e fratturarmi l’osso del collo: accidenti a queste scarpe (si, dimostrandomi impacciata mi avvicino alla lettrice, che mente!)! Alla fine della fiera sono davanti alla sala giochi e tutta la popolazione maschile riunita qui fuori mi sta fissando.
Con un gesto sprezzante mi getto i capelli dietro la testa (l’ho già detto che sono la cuin no?) e entro.

La sala giochi è buia e polverosa, con decine di cabinati ammassati vicino alle pareti e al centro dell’unica sala: un capannone riadattato, insomma. Decine di ragazzi e ragazze in minigonne attillate si aggirano per le varie console dalle più vecchie alle più moderne e ridono insieme scambiando soldi con gettoni per varie partite.

Qualcuno si gira al mio ingresso, ma la maggior parte dei ragazzi è concentrata sui giochi e gli schiamazzi sovrastano i suoni sparaflescianti dei cabinati e la musica rock di sottofondo.

Cerco Noah con lo sguardo e Julie fa lo stesso lanciandomi occhiate di incoraggiamento e ad un tratto eccolo!
Mi dirigo svelta verso di lui che quando mi vede sgrana gli occhi e mi squadra da capo ai piedi con sguardo perplesso, poi scuote la testa e indica la porta: fuori.

Gli sorrido lanciandogli uno sguardo conquistatore e mi avvio – traballante – fuori dalla sala giochi seguita a ruota da Julie che getta uno sguardo sprezzante agli amici del mio ex-ragazzo per poi invitarli gentilmente a stare dentro, ma non ci riesce ed escono anche loro sghignazzando.

Noah si piazza a qualche metro da me, a braccia conserte e mi squadra evidentemente perplesso.

<< Okay, teso’, ci giochiamo il tutto per tutto! >>  Dico a me stessa prima di avvicinarmi lentamente, ancheggiando.
Mi avvicino fino a sfiorarlo e gli faccio scorrere sensualmente un dito dal collo per poi scendere giù, giù, giù… I suoi amici emettono fischi di approvazione e sorrido, ammaliante, depositandogli un caldo bacio sul collo e… Si, be’, leccandolo leggermente.

- Ciao, Noah… - Sussurro con voce roca.

Lui deglutisce, visibilmente a disagio, mi afferra per i fianchi e proprio mentre ero già pronta a baciarlo con più passione di quanta ne avessi mai messa in vita mia… Mi allontana da sé.

- Fuffy, che cazzo fai? – Chiede impassibile.
- Come sarebbe? – Ribatto, ferita.
- Ti ho chiesto cosa stai facendo… Tutto questo… Questo… - Esita indicandomi con un ampio gesto della mano, da capo ai piedi. – Cosa stai facendo, insomma?
- Io sto cercando di… Di dimostrarti che… - Sono sull’orlo delle lacrime (prima battona poi creatura fragile: this is the way bitch!).
- … Che mi ami? – Alza un sopracciglio, poi scoppia a ridere fragorosamente e quella risata, se possibile, fa ancora più male del suo scetticismo. – Scusami, ma si direbbe tutt’altro.
- Ah si, e cosa? – Metto le mani sui fianchi, irrigidendomi e allontanandomi.
- Oh, andiamo! – Esclama ancora ridacchiando per poi sussurrare, improvvisamente serio. – Io me ne sono passate di puttanelle e ti assicuro che tu sei meglio di così e di tutte loro!

Tutta la mia sicurezza si sgretola.

- Ehm… Pronto? Noah? – Fa uno dei suoi amici zarretti. – Ti lasci scappare una così?! Minchia, ma lasciala venire qua che mi prendo io cura di lei!

<< Oh bene, mi difenderà! >> Penso, già più allegra, ma…

- Louis, se la vuoi è tutta tua. La ragazza che amo non è quella che ho davanti agli occhi. – Risponde lui acidamente, guardandomi negli occhi.

Comincio a tremare e scappo imponendomi di non piangere, mentre Julie gli urla tutti i peggiori insulti che conosce e mi viene dietro per consolarmi.

- Che consiglio del cazzo! – Le urlo addosso per poi accasciarmi contro la sua spalla, in taxi, e piangere tutte le mie lacrime.
- Ehi, non piangere, quello è un autentico coglione… - Sussurra lei accarezzandomi la testa (che mi abbia preso per un cane?). – Non ti vuole? Che si fotta. Tu eri uno schianto e adesso tocca a lui venire ad implorare il tuo perdono. – Conclude risoluta.

Sospiro e singhiozzo di nuovo quando arriviamo a casa, non curandomi dell’occhiata “WAT DE FAC IS DET” che mi riserva mio fratello non appena mi vede vestita così, per poi alzare un pollice e strizzarmi l’occhio annuendo vigorosamente. Lo mando a cagare con un gesto secco della mano e ricomincio a singhiozzare.

Salgo in camera e Julie mi adagia sul letto consigliandomi di dormire un po’. Ma questo è proprio il letto incriminato dove abbiamo quasi scopato, dove ha scoperto dei tagli… Piango disperatamente: sono entrata nella fase “ogni-cosa-che-mi-ricorda-lui-mi-fa-piangere-anche-la-maionese-del-mio-panino-perché-mi-ricordo-di-aver-mangiato-con-lui-un-hamburger-con-ketchup-e-maionese”.

Sul letto trovo ancora quella strana sostanza bianca: ma qualcuno pulisce in questa casa?!

Decido di andare a trovare Babbo Natale nel suo paese degli unicorni volanti, ma non appena la inalo finisco in un mondo stranamente familiare…

Oh, no! Sono in Super Mario!
Vedi che andare alla Sala Giochi mi ha fatto male?!
Mi alzo traballante nel classico primo livello del Mondo 1, pieno di Goomba mansueti e cubetti da saltare.
Ridacchio non del tutto presente a me stessa, unisco i piedi e salto con decisione sopra il primo Goomba marroncino che mi si avvicina, che si spiaccica come gelatina. Rido sguaiatamente e proseguo prendendo un fungo rossastro che mi fa crescere di altezza.
Continuo a ridere per poi vedere una pistola dentro un tubo verde e afferrarl… Cosa?! Una pistola?! In Super Mario?!

Scrollo le spalle e la afferro per poi mettermi a sparare a tutt’andare ridendo come una pazza. Sparo agli alberi, alle piante carnivore, agli alieni, ai robot usciti direttamente da Robocop, ai Trasformer che improvvisamente si alzano dai burroni: accidenti quanta sostanza bianca ho preso!

Alla fine un Bowser con un occhio bionico mi afferra per poi urlarmi addosso con una voce stranamente simile a quella di Julie:
- Svegliati, idiota!

Io lo guardo perplessa, scrollo le spalle e mi lascio trasportare di nuovo nella realtà non prima di aver battuto un cinque a Luigi e aver allegramente pomiciato con un Goomba volante: chissà se avrò la possibilità di rincontrarlo per dirgli quanto dia dei baci meravigliosamente meravigliosi!

-

Passo qualche settimana senza pensare al mio Comesichiama, quello stronzino che non ha voluto tornare insieme a me e mi concentro sulla scuola con somma gioia di mia madre.

I miei voti tornano a lievitare e ricomincio addirittura a sentirmi con qualche ragazzo e qualche amica che non sentivo da tempo, il tutto evitando l’argomento “Comesichiama”.

Julie è la più cara amica di questa terra, come mi pare di aver già detto, e mi sta sempre vicino qualsiasi cosa succeda aiutandomi con Algebra in cambio di una mano con Chimica.

Fino al tragico giorno.

Quando mi sveglio percepisco qualcosa di strano nell’aria, qualcosa di insolito (no, non altra polverina bianca. A proposito, sono tornata dal Goomba volante proprio l’altro ieri, ma mi ha friendzonata senza pietà dicendo “Sei carina, ma preferisco che restiamo amici perché è imbarazzante per me diventare qualcosa di più per una creatura con due braccia e due gambe così bianchicce.” Subito dopo questa frase penso di aver fatto sesso con lui dentro un tubo appartato e fine della nostra storia. Trombamica o friendzonata: mi ha spezzato il cuore anche lui).

Subito un messaggio di Julie mi sveglia: “Ehi tesoro, come stai? Domani gita, eh! Non sei emozionata?”.

Cazzo, ecco cosa non mi ricordavo: la gita in Canada!

Una settimana isolati dal mondo con solamente i compagni della mia classe. E Comesichiama. Come farò?!

Le rispondo immediatamente.

“Ma ci sarà anche il Cetriolo – si, abbiamo scelto questo nome in codice – come farò una settimana con lui?!”

“Rilassati: ci sarò io con te! :)”

“Grazie <3”

Ah, che cara amica (LO SAPPIAMO! ; nda)!

Preparo la valigia e vi risparmio il noiosissimo elenco di tutto quello che ci metto dentro.

Acc, mi manca il dentifricio, che dramma! Presto, tutti al supermercato!

Come un’allegra casalinga saltello tra i vari reparti del supermercato e mi accingo (che termine erudito, eh?) a completare la mia valigia.

Per tutto il giorno mi strafogo di gelato (tanto io rimango figa!), dormicchio sul divano (tanto io rimango figa!) e mi faccio un bel bagno caldo rilassante guardando qualche filmetto romantico di poco conto. Ah, che bello essere strafighe!

Così vado a dormire dopo una giornata inutile passata a ciondolare e senza aver pensato neanche una volta a Cetr… ‘Azz, ci ho pensato adesso! Nooooooo! Dai, questa non conta, okay?

Bene.

Dunque, dicevo? Ah si, vado a dormire preparandomi psicologicamente alla settimana che mi aspetta.

-

E così siamo qui, venticinque ragazzi assonnati con le valigie strette in mano, che vanno incontro all’alba con la consapevolezza che…

Eh?

Troppo poetico? Si, hai ragione.

Dicevo, siamo qui che moriamo di sonno come degli zombie e stiamo per salire su un sudicio pullman che ci porterà a Toronto.

Adocchio fin da subito Noah (si, è tornato al suo nome originale!) e lo vedo sedersi in fondo insieme ai casinisti per tirare palline di carta a tutti quelli a tiro e rompere le scatole all’intero studentato per tutto il viaggio.

Io mi sistemo vicino a Julie e ci accordiamo per dormire un po’ o ascoltare la musica per conto nostro per qualche oretta, poi ci metteremo a spettegolare e chiacchierare come siamo solite fare. Ye!

Lentamente cado nel mondo dei sogni e non mi sveglio prima di qualche ora.

Il viaggio trascorre tranquillamente e tranne qualche occhiata fugace evito qualsiasi contatto con Noah, sia visivo sia vocale e tantomeno fisico (anche se i miei ormoni dicono che lo desidererei più di ogni altra cosa…).

Dopo aver distrattamente chiacchierato con Julie, finalmente, avvistiamo i primi grattacieli di Toronto…

 


- CIAMBELLANGOLO -
Sono tornata, si.
Questo è un capitolo di sfogo di tutte le cazzate che avrei potuto scrivere, si.
L’ignoranza domina come non mai, si.
Spero vi piaccia, si.
Sono felice di essere di nuovo qui ad aggiornare, si.
Vi devo però dire che questo sarà l’ultimo aggiornamento fino al 17-18/07 o giù di lì, perché fino a quella data sarò prima di tutto in vacanza e il mio cervello andrà momentaneamente in pensione, si.
Mancano solo 2 capitoli escluso questo alla conclusione di questa storia ignorante, si.
Un abbraccio a tutti con tanto ammmore e grazie per tutto il sostegno che mi avete dato,
_Rainy_
PS:
http://raggywords.blogspot.it

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Capitolo 9
*** 09. Dove si capisce quanto questa ff assomigli a una montagna russa ***


09. Dove si capisce quanto questa ff assomigli a una montagna russa

 

La sveglia suona fastidios… No, aspetta… Non è la sveglia: è la vocetta odiosa della professoressa di fisica! Sta ululando come un montone svizzero (paragoni a cazzo: fatti!) per farci sbrandare.

- Svegliaaaaaaaa! Ragazziiiiiiiii! Alzateviiiiiiiiiiiiiii! (ecoooooooooo)

Ah, quanto la odio!

Ci siamo sistemati in un piccolo hotel sudicio – come volevasi dimostrare – e ovviamente non abbiamo dormito un cavolo. Le ragazze sono al primo piano, mentre i ragazzi al secondo e ci siamo avventurati su e giu dalle scale per tutta la notte intrufolandoci in camere di altri e ci siamo ubriacati tutti con bottiglie portate da alcuni ragazzi. Ah, la vita!

La testa mi fa malissimo e Julie non è ridotta meglio: mi ha sorretto mentre vomitavo e vedendo il vomito alla fine ha sboccato (viva la proprietà di linguaggio!) anche lei.

Ci trasciniamo non so come in cucina per la colazione e poi ci riuniamo in salotto per sapere quale sarà l’entusiasmante programma della giornata: gita alle cascate del Niagara e camminata libera in un parco enorme che si trova nelle vicinanze.

Ah.

Che gioia.

Andiamo tutti a vestirci con scarponcini e abiti sportivi cercando anche di darci una svegliata, perché sembriamo delle amebe che camminano.

Un altro interminabile viaggio in pullman ci fa arrivare davanti all’entrata del parco e la professoressa di fisica ci esorta tutti a scendere con la sua vocetta angelica:
- Sveglia brutti sacchi di letame ambulantiiiiii!! Si scendeeeeee! (ve l’ho già detto che questa storia ha senso, no?)

Scendiamo in fila indiana dal pullman e Noah capita proprio dietro di me. Coincidenze? Io non credo.

(Abbiate pazienza, siamo entrati in quella fase post-litigio in cui qualsiasi cosa – “Oddio, la sua unghia del piede si è rotta e ora è lunga come la mia più la radice quadrata di 2!” – fa pensare al Cetriol… A Noah.)

Sento la sua presenza dietro di me, il suo corpo a pochi centimetri dal mio e lo sento deglutire rumorosamente schiarendosi la gola per poi blaterale qualche cavolata insieme a un suo amico, dietro di lui.

Cavolo quanta voglia avrei di girarmi, sbatterlo su un sedile e… Urlargli in faccia quello che penso di lui? Non credo.

- Fuffy, muoviti… E smettila di fissare il vuoto così! – Sibila Julie ammonendomi con lo sguardo. – Stai praticamente sbavando sulla mia schiena.
- Non è vero! – Protesto.
- Cooome no… Muoviti, dai! – Mi prende per un braccio e mi trascina via.

-
NOAH POV

Era a pochi centimetri da me e Dio solo sa quanto avrei voluto saltarle addosso, sbatterla su un sedile e… Si, farmela come se non ci fosse un domani.

La amo e questi giorni senza di lei sono stati una tortura, una vera e propria sofferenza, però d’altronde è lei che deve dimostrarmi… Oh, ma sono coglione?! Da quando in qua io mi metto a fare ragionamenti così profondi?! Io sono il classico sciupafemmine della storia, Mr. Scopotuttoeanchedipiù cacchio! Non dovrei essere qui a farmi dei problemi mentali, ma assolutamente lì a scop…

Calmati Noah, calmati.

Ha un terribile effetto su di me… Prima mi stavo sforzando, lo giuro, ma lo sguardo continuava a vagarmi sul suo bel fondoschiena e il mio caro Mr. Winkie nei pantaloni… Oh, si, si era assolutamente accorto della nostra vicinanza (si, ho dato un nome al mo organo-sessuale-di-cui-non-vogliamo-dire-il-nome, okay?).

(Perché questo soliloquio dite? Be’, nelle storie così, principalmente a rating arancione/rosso quasi TUTTE le autrici scadenti, nelle pause tra una scopata violenta e l’altra, mettono questi pensieri “zozzi” assolutamente inutili giusto per giustificare il rating, che ci volete fare?)

-
FUFFY POV

Le cascate del Niagara si stendono di fronte a me in tutta la loro bellezza e bla bla bla saltiamo le descrizioni di 20 righe lunghissime, poetiche e totalmente inutili al fine della storia.

Una guida cicciottela ci spiega l’origine geolor... Geocos… Gheolog… Geologica, si, ecco, geologica, delle cascate e ci indica i punti migliori per fare le foto (come se non ci fossero già abbastanza cinesi appostati lì con i loro iPhone ultimo modello) (Siete cinesi e state leggendo questa storia – caso improbabile, ma vabbè - ? Perdonatemi, ma si sa che queste storie abbondano di cliché…).

Dopo 40 noiosissimi minuti di fotografie, finalmente, ce ne andiamo e ci avviamo verso il parco in cui ci verrà lasciato del tempo libero per girullare.

Non riesco proprio a godermi la vacanza, nonostante tutti i tentativi di Julie di farmi divertire: senza Noah mi sento svuotata, sola, abbandonata a me stessa e senza nessuno su cui contare. Lui è la mia luce, il mio sole e senza di lui la mia vita non ha senso.

Come dimostrargli il mio amore, ora che ho rovinato tutto? Sinceramente non lo so e comincio a pensare che fosse solo una scusa per dirmi addio, definitivamente.

Quasi mi viene da singhiozzare e Julie mi fa allontanare dal gruppo di classe, visibilmente preoccupata:
- Cos’è successo?
- Julie, io lo amo: non credo di farcela a vivere così.
- Eh?! Stai ancora pensando a lui?! Devi superare questa cosa, Fuffy! Se lui ti vuole davvero tornerà.
- E se non vuole? – Singhiozzo disperatamente.
- Allora, cara mia, ti dirò che tutte le relazioni finiscono, che è normale e altre cazzate varie, poi andremo a comprare un sacco di cupcakes e ce li mangeremo davanti alla quinta stagione di Desperate Housewives e infine andrò a spaccargli il culo, easy! – Ridacchio mentre lei scrolla le spalle e poi continua. – Ma ti prego non posso vederti così!

Tiro su con il naso e annuisco:
- Grazie, Julie. Sei una vera amica.
- Figurati! – Sorride lei abbracciandomi – Dai torniamo dagli altri!

Non fa in tempo a finire la frase che sentiamo la voce della professoressa di fisica tuonare da poco lontano:
- Bene, avete 5 ore di tempo libero! Ci ritroviamo qui alle 19 in punto. Chi non c’è sarà punito severamente. Andate, su! Avanti, marciareeee!

Julie mi sorride, incoraggiante:
- Forza, camminare un po’ ti farà bene! – Eh! Come no… Immagino…

Mi sta già trascinando verso un sentiero che si inoltra nel bosco seguendo la maggior parte degli studenti che si sono diretti per di là.

Camminare in mezzo ai boschi è decisamente la passione di Julie, convinta animalista (poco importa che nella fanfiction dichiari più volte di odiare tutti gli insetti e robe del genere; nda), e si capisce da come si ferma più volte per fare foto agli alberi, ai fiori, alle foglie e alle piccole radure che incontriamo durante il percorso. Lei è chiaramente entusiasta, saltella di qua e di la e lancia esclamazioni di stupore: io vorrei solo un bel Frappuccino di Starbucks (che internazionalità, ne) e una rete wi-fi per dimenticare i miei problemi.

*momento depreso tra 3… 2… 1…*

O forse quello che mi serve è solo la sua presenza, anche se non lo voglio ammettere, ma lo SO. Lo so. Ho bisogno di lui e mai come adesso mi manca. *sigh sigh*

Sono persa nei miei pensieri, quando Julie mi chiama e con occhi a cuore per l’emozione strilla:
- Ti prego, proviamo ad addentrarci nel bosco, fuori dal sentiero! Voglio provare emozioni forti!

Proprio prima che le suggerisca di tentare di fare un bambino con un mascmellou per provare “emozioni forti” vedo quella luce nei suoi occhi spegnersi, intuendo che sto per mandarla cordialmente a cagare. Mi dispiace, in fondo, così mi ricredo e sospirando rispondo:
- Si, buona idea, ma non allontaniamoci troppo…
- Oddio, siiii! – Strilla felice addentrandosi subito nel verde.

Camminiamo per una decina di minuti e comincia a farmi male un piede: evidentemente c’è un sasso nella scarpa che mi ha ferito un dito (è impossibile dite voi? Tsk!) o una spina magari, mannaggia.

- Julie, aspetta che credo di avere il piede ferito… - Le dico mentre mi chino e mi fermo per cercare di capire cos’ho.

Fortunatamente era solo un sassolino e il taglietto è piccolo anche se profondo, quindi sono in grado di camminare (come dite? Se fosse davvero piccolo e profondo sanguinerebbe un sacco? Ma secondo voi noi badiamo a queste quisquilie mediche?!), ma appena mi tiro su per dire a Julie che è tutto a posto mi sento raggelare il sangue nelle vene: lei non c’è (pensavate ci fosse Noah, eh?).

Mi guardo intorno e la chiamo, ma niente: le sue impronte sono confuse e di certo io non ho il talento necessario per seguirle: qualche felce piegata, rami spezzati… Ma chi dice che non sia stato un animale? Rabbrividisco al solo pensiero.

Mi sento improvvisamente sola e perduta e in un istante il bosco si chiude su di me in una morsa mortale: mi fa ancora più paura ora, che sono da sola, e ogni rumore mi fa sobbalzare, persino il più innocuo frinire di un grillo.

Quasi urlo quando per sbaglio pesto un ramo e lo spezzo.

Dio, mi devo proprio dare una calmata: cosa farebbe Blair di Gossip Girl? Ah, quanto sono stupida: lei non sarebbe mai finita in una situazione del genere… Non posso darmi per vinta così – mi dico – cercherò di tornare sul sentiero principale e una volta lì sarà uno scherzo ritrovare il punto d’incontro.

Guardo l’orologio: sono le 16. Posso farcela in tre ore.

Mi incammino nella direzione in cui penso di essere venuta, ma presto mi rendo conto che non riconosco nulla di quello che ho intorno: perché accidenti questo bosco è tutto uguale?! (forse perché… E’ un bosco?! Genius.)

All’improvviso sento un rumore dietro di me, mi giro di scatto, ma metto inevitabilmente male il piede su un terreno franoso che cede per qualche metro e io cado rovinosamente a terra dentro una fossa. Urlo senza pensarci due volte.

Sono in questo busco creato dalla terra franata, le pareti sono quasi prive di appigli e alte circa due metri, ma in ogni caso penso di essermi storta una caviglia, quindi non riesco ad arrampicarmi. Che fare?

Sento salire le lacrime agli occhi rapidamente, fino a quando…

- Oh Dio, Fuffy, stai bene?! – Sento una voce sopra di me, proprio vicino all’apertura della voragine.

Alzo lo sguardo e vedo… Lui.

- Noah?! Che ci fai qui? – Chiedo, sorpresa, cercando di ricacciare indietro le lacrime istantaneamente.
- Scusa se sono venuto a vedere quanto ho sentito qualcuno gridare. – Ridacchia. – Come diavolo sei finita quaggiù?!
- Io… Il terreno e franato e… - Sorrido senza riuscire a trattenermi e rimaniamo per qualche secondo così: guardandoci negli occhi sprizzando gioia.

E’ inevitabile: lo amo. Quando c’è lui il mio mondo si illumina (frasi poetiche a cazzo, spero non siate diabetici per il troppo miele…) e ora più che mai mi si scalda il cuore a vederlo qui, pronto a salvarmi.

- Ti tiro su… - Sussurra flebile. So che anche lui sta pensando le stesse cose.
- Okay. – Sorrido di nuovo e lui mi tende le braccia.

Le afferro senza esitare e puntando i piedi su delle radici mi tira su: mi sta ancora reggendo con le sue forti braccia quando riesco a puntare un piede in una sporgenza della terra e a issarmi oltre l’apertura, tenendomi a lui e arrivando a pochi centimetri dal suo volto. Rimaniamo così qualche secondo, a un dito di distanza, a guardarci negli occhi. Il suo profilo, con quei tratti squadrati, la mascella spigolosa, gli occhi carichi di promesse e maledizioni insieme… E’ troppo bello per essere vero. Quel volto racchiude la bellezza di un angelo e la dannazione di un demone (baam. Metafora.).

- Noah… - Sussurro con voce roca incapace di trattenersi e un secondo dopo le sue labbra sono sulle mie e la sua lingua gioca con la mia, da lungo tempo in astinenza. Quel contatto, se possibile, è più forte di qualsiasi altro ci siamo mai scambiati: fa tremare tanto il cuore a me quando a lui e battono all’unisono nella tacita promessa di vero amore più vera di tutte.

Il mio corpo reagisce istantaneamente e si avvicina al suo come se fosse la cosa più naturale del mondo mentre scariche elettriche lo attraversano e mi annebbiano la mente. Voglio solo lui in questo momento, non mi serve altro.

- Dio, quanto mi mancavi. – Sussurra lui e staccandosi un momento, aiutandomi a sdraiarmi poco lontano dall’apertura.
- Noah, ascoltami… - Inizio, ma vengo subito interrotta dalla voce di Julie.
- Oddio, ma allora stai bene e… Aspetta, cosa ci fa il Cetriolo qua?! – Chiede, squadrandolo in cagnesco.
- Cetriolo?! – Ride Noah.
- Ehm… Ci siamo quasi chiariti e… - Inizio io e lei sogghigna.
- Quindi avete avuto un ritorno di fiamma? Spero che almeno abbiate buttato il preservativo nella fossa, cari miei. (+10 punti a Julie.)
- No, noi non… - Arrossisco subito io e sia Noah sia Julie si mettono a ridere.
- Avanti, torniamo dagli altri. – Sorride Noah. Io so, però, che ha una sensazione di amaro in bocca, come se quello stupendo bacio non gli fosse bastato, oh no, so per certo che voleva qualcosa di più, così come la volevo io. 

-

La gita è finita tranquillamente, ma io e Noah non abbiamo avuto tempo né di parlare seriamente né di stare un po’ insieme, colpa della attività organizzate e dei nostri compagni, quindi la situazione è rimasta a quel bacio rubato nel bosco e da lì non si è evoluta, nonostante i miei desideri di sesso sfrenato sul musch…

Eh?

No, non l’ho detto. No, no.

Stiamo tornando tutti a casa, carichi di valigie e inaspettatamente sono solo le 18 di sera, quindi mia madre sarà appena tornata da lavoro e di sicuro non verrà a prendermi a scuola: pullman fino a casa come al solito.

Sbuffo quando vedo in lontananza in numero 17 e spingo la mia valigia sul pullman che grazie a Dio è mezzo vuoto. Improvvisamente, prima che le porte si chiudano, balza sopra anche Noah.

Quasi trasalisco d’impazienza e il mio corpo ha reagito immediatamente e un’ondata di calore mi si è propagata subito in tutto il corpo.

- Noah, cosa fai qui?
- Accompagno a casa una ragazza speciale… – Sorride lui fissandomi intensamente negli occhi.
- C-Cosa? – Credo che il mio cuoricino possa collassare da un momento all’altro.

Ma lui non risponde, alzando una mano per accarezzarmi una guancia e soffermandosi per qualche secondo sulla mia pelle.

- Sei bellissima. – Sorride lui dolcemente.
- Noah, smettila… - Arrossisco inevitabilmente abbassando lo sguardo.
- No, Fuffy. – Continua lui mettendomi due dita sotto il mento e alzandomi il volto, sempre sorridente. – Non devi mai abbassare lo sguardo o vergognarti con me…

Mi rendo conto che tutto il pullman sta fissando le nostre smancerie e tossisco rumorosamente, tentando di distogliere l’attenzione da noi. Noah si mette a ridere guardandosi intorno mentre una vecchietta fa commenti inopportuni sull’amore dei giovani e “shu quando shiamo teneri, così giovani e spenshierati”.

Scendo rapidamente appena avvisto la mia fermata e Noah mi viene dietro:
- Finalmente soli, non ti pare? – Inizia, ammiccando.
- Ti prego, smettila. – Ridacchio.
- Di fare cosa?
- Di ammiccare. – Rispondo risoluta.
- E, di grazia, perché? – Sussurra, ammaliante, spingendomi contro il muro di casa – si! Proprio il muro di casa mia – e bloccandomi con un braccio mentre con l’altro mi accarezza il volto.
- Perché… Ehm… Non riesco a ragionare lucidamente e a… - Arrossisco. Ma che cosa sto dicendo?!

Lui ridacchia sonoramente e si avvicina in pochi secondi sfiorandomi il naso con il suo.

- Dobbiamo parlare, non credi? – Chiede, guardandomi negli occhi.

Dio, che occhi!

Se non la pianta di fissarmi così credo che potrei sciogliermi… Ma perché non lo bacio e la facciamo finita?! Prendo seriamente in considerazione questa possibilità, poi mi viene in mente lo sguardo ammonitore di Julie e prendo il coraggio a due mani articolando un discorso per miracolo (l’ho già detto che i suoi occhi mi distraggono?):
- Noah, mi dispiace. Mi dispiace per aver dubitato di te, per essere stata una così pessima fidanzata e… Dio, mi dispiace per tutto. Forse non sono la ragazza perfetta che ti aspettavi o che vuoi, ma… Ti amo, si, e questo basta a…

Non faccio in tempo a finire che le sue labbra sono di nuovo sulle mie, il suo corpo mi spinge contro il muro di casa mia e… Si, la sua mano si sta lentamente insinuando nell’elastico delle mie mutande. Mi sento immediatamente avvampare e capisco solo ora quanto mi sia mancato e quanto avessi bisogno di lui. E’ la mia salvezza (sono ripetitiva per caso?).

La sua lingua è calda contro la mia e mi diverto a mordergli il labbro giusto fissandolo negli occhi e un’ondata di soddisfazione mi invade quando vedo il desiderio accendersi dentro i suoi occhi. Gli sollevo leggermente la maglietta e mentre lui ritrae la sua mano dai miei pantaloni ne approfitto per infilare la mia ne…

- Ti do cinque minuti per spiegarmi cosa diavolo sta succedendo. – Esclama, inorridita, una voce che conosco fin troppo bene.

Mi stacco più rapidamente possibile da Noah che si schiarisce la gola e ridacchia:
- Buongiorno signora O’Fuffer.

Mia madre è sulla porta, le mani sui fianchi e l’aria più inviperita che le abbia mai visto. Fulmina Noah con uno sguardo:
- Non stavo parlando con te, Johnson. Vattene da qui, ora.
- Non vuole sentire cosa ho da dire? – Ribatte seccamente Noah, i pugni chiusi lungo i fianchi.
- No. – Risponde mia madre, gelida, fissandolo negli occhi. Se gli sguardi potessero uccidere penso che Noah sarebbe morto tre o quattro volte. – Vattene da qui, ora.
- Vai Noah. – Gli sorrido stringendogli la mano. – Me ne occupo io.
- “Te ne occupi tu”?! Signorina, dentro e subito! – Urla mia madre indicando la porta.

Io sorrido a Noah un ultima volta e scuoto la testa alla sua tacita proposta di aiutarmi. Me la devo sbrigare davvero io. Questa storia deve finire.

Non faccio in tempo a chiudermi la porta alle spalle che mia madre si piazza a pochi centimetri da me e comincia ad urlarmi addosso:
- Cosa diavolo era quello, Fuffy?! Pensavo di essere stata chiara. Non voglio che lo frequenti, okay?!
- Mamma, è cambiato. Non è più lo stronzo di cui hai memoria tu e…
- Non mi interessa e non ti credo! Non voglio che stiate (o “state” in effetti, perché si sa che i congiuntivi non ci sono mai troppo in queste storie… Nonostante tutto, però, io ci tengo a preservare almeno una parvenza di serietà, quindi cercherò di metterli comunque.) insieme, okay?
- Scusami? – Inorridisco allontanandomi istintivamente. – Non ti fidi di me?
- Fuffy, andiamo… - Sospira esasperata. - … Ovvio che mi fido, ma per una volta ti chiedo di lasciar perdere.
- Non ci penso neanche! Ti sto dicendo che lui non è il ragazzo che credi, è cambiato ed è un amore. Il miglior ragazzo che abbia mai avuto. – Ormai sono incontenibile e parlo senza accorgermene. – Quindi io starò con lui e non sarai tu a farmi cambiare idea! E’ da quando sto definitivamente con lui che mi sento amata e accettata da qualcuno, contrariamente a quanto succede qui a casa! E sai ancora una cosa?! – Rido isterica. – E’ da quando ci siamo rimessi insieme che non mi taglio più.

Cala il silenzio e mia madre si porta le mani alla bocca spalancando gli occhi.

Merda.

Vorrei rimangiarmi all’istante quello che ho detto, ma non è più possibile.

Mia madre mi afferra le braccia e guarda le mie cicatrici facendo danzare lo sguardo tra quelle e i miei occhi, abbassati e pieni di lacrime. Non mi oppongo, perché ormai è tardi.

- Fuffy… Cristo… Perché non me l’hai detto?! – Inizia lei, cominciando a piangere a sua volta.
- Tutto, ma non Noah. Ti prego. – La guardo tra le lacrime.

Lei scuote la testa decisa e afferra il telefono:
- Dottoressa O’Bryan? Si, sono io. E’ ancora libera quell’ora dalle 14 alle 15 lunedì? Perfetto. Si.

Chiude la chiamata guardandomi negli occhi privi di espressione e io mi sento morire dentro.

-

- Allora, sappiamo entrambe perché sei qui, no? Di cosa vuoi parlare? – Mi sorride la dottoressa O’Bryan. La psicologa O’Bryan. Già, perché mia madre mi ha venduto a una psicologa senza pensarci due volte e di certo non avrà preso in considerazione quello che le ho detto.
- Signorina O’Bryan, lungi da me offenderla, ma… A me non frega un cazzo di questa seduta e di quello che mi dirà (yo, che trasgry che sono! PS: Avete notato come lo psicologo sia sempre presente in storie come questa? E aspettate la fine di questo capitolo…), perché io non cambierò opinione: non mi taglio più ed è tutto merito di una persona, la stessa per cui mia madre l’ha pagata per farmi cambiare opinione.
- Di cosa vuoi parlare, Fuffy? – Insiste lei, sorridente. Ha un paio di occhialetti rossi sottilissimi e una stretta coda di cavallo bionda. – Cerca almeno di approfittare di quest’ora, dato che sei qui…
- Non so, del tempo? – Sorrido sarcastica.
- Perché hai cominciato a tagliarti?
- Di preciso per cosa l’ha pagata mia madre? Per indagare sulle motivazioni per cui non mi sentivo accettata a casa o per farmi lasciare Noah?
- Non ti sentivi accettata a casa? Perché? – Coglie la palla al balzo, la stronza.
- Per il primo o il secondo motivo? – Insisto anche io, incrociando le braccia.
- Noah è il tuo ragazzo vero? Tua madre pensa che non sia una buona compagnia per te…
- Non me ne frega una cazzo di cosa pensa mia madre! – Alzo la voce istintivamente. – Possiamo anche vederci per il resto della mia vita, ma non le dirò nulla di quello che vuole sapere e di certo non lascerò Noah!

Lei deglutisce sistemandosi gli occhiali sul naso e mi guarda senza smettere un attimo di sorridere. Le spaccherei la faccia per toglierle quel sorrisetto di merda dal volto (yo, che trasgry sono 2).

- La seduta è finita, per oggi. Ci rivediamo la prossima settimana alla stessa ora. Salutami tanto tua mamma, eh. – Si alza e mi accompagna alla porta porgendomi la mano, ma io mi rifiuto di stringerla e esco da sola.

Appena metto piede in corridoio mi si gela nuovamente il sangue nelle vene.

-
NOAH POV

Ancora non riesco a credere che la madre di Fuffy l’abbia mandata dallo psicologo. Non potevo farle altro che venire qui ad aspettarla.

Sento la porta aprirsi e una voce secca che conosco bene sibilare:
- Tu cosa ci fai qui?!

Mi giro e la madre di Fuffy è a qualche metro da me con le braccia incrociate e l’espressione battagliera. Assomiglia moltissimo alla figlia sia come aspetto sia come carattere.

- Sono venuto ad aspettare Fuffy. – Rispondo risoluto, non intendo darmi per vinto.
- Vattene, Noah. Non ti voglio qui e non ti voglio intorno a mia figlia. – Sibila lei, acidamente.
- Non prendo ordini da lei, giusto? – Scrollo le spalle e lei va in bestia. Oh si, se c’è una cosa che so fare bene è far incazzare le persone. Sogghigno.
- Noah, ascoltami molto attentamente. – Inizia, mentre il tono della sua voce si alza. – Io so che ti ricordi cosa hai fatto a mio marito e al padre di Fuffy, so che sai come ci hai ridotto quindi non mi spiego come tu faccia (o fai…) a presentarti qui davanti a noi come se niente fosse. Ma non ti vergogni?! Tu hai rovinato la nostra famiglia e non hai scusanti per questo. Stai lontano da mia figlia, okay?!
- Altrimenti? – Ghigno, provocatorio. Quanto mi sto divertendo...
- Altrimenti… - Ormai sta urlando. - … Io giuro che ti rovino! Rovinerò la tua vita come tu hai fatto con la mia e non ti permetterò di portarmi via l’ultima cosa che mi è rimasta cioè mia figlia. Quindi vattene e non farti più rivedere.

La porta dello studio si apre prima che possa ribattere e, Dio, Fuffy esce seguita a ruota dalla, Dio, psicologa. La prima cosa che vede sono, Dio, io e vedo i suoi, Dio, occhi illuminarsi: Dio, quanto è bella (Uso spropositato della parola Dio in tutte le fanfiction, già… Si notava per caso?). Poi il suo sguardo di sposta sulla madre, che ha il dito alzato verso di me, ammonitore, e i suoi occhi si fanno di ghiaccio.

Dentro di me esulto.

- Cosa sta succedendo? – Chiede fissando la madre.
- Succede che il damerino, qui, è venuto a trovarti. La dovete smettere, tutti e due. Non potete stare insieme per quello che tu… - Mi indica. - … Hai fatto alla nostra famiglia e a mio marito e tu… - Stavolta indica Fuffy. - … Offendi la sua memoria stando con lui.

Sto per ribattere, ma Fuffy lo fa prima di me:
- Basta. Mi sono stancata di te e dei tuoi pregiudizi. Prima ti stupisci perché non mi sentivo accettata a casa e ora mi vuoi togliere l’unica cosa che mi fa stare bene?

Boom. Quella è la mia ragazza, gente. Ah, quanto la amo.

Sorrido inconsciamente e quando sua madre mi vede, se possibile, si arrabbia ancora di più:
- Fuffy, non cederò, non su questo. A te la scelta: o la tua famiglia o lui.

(BOOM. FINALE-BOMBA.)

 

- CIAMBELLANGOLO -
Okay, sinceramente? Rido troppo ogni volta che scrivo un capitolo e mi sono convinta che sono più brava a scrivere cagate che non storie serie (ç.ç).
Sono una cagata-writer (?)… Si, sto delirando.
Tutta colpa di questo capitolo pieno di disagi mentali e del prossimo che… Sarà l’ultimo, già. Questo teatrino deve finire.
Ormai questa storia sta in piedi da sola per quanto riguarda cazzate, cose non-sense e errori di battitura dovuti a una rilettura che… Non c’è mai stata
. L’unica cosa che salverei di questa fanfiction? Probabilmente i Goomba che nel capitolo scorso hanno tentato di stuprare Fuffy.
Dopo questo angolo delirante vi saluto, shaaaao!
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it (se vi va, eheh)

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Capitolo 10
*** 10. Dove finalmente tutti possono vivere felici e contenti (forse) ***


10. Dove finalmente tutti possono vivere felici e contenti (forse)

 

Suona la sveg… Ah! E invece no, tiè! Perché no, chiederete voi? Semplice: perché sono le 4 di mattina e sono in macchina. La macchina di Noah per essere precisi.

Già.

Cosa stiamo facendo? No, piccoli sporcaccioni, non quello. Stiamo scappando, o meglio, sto scappando.

Si, avete capito perfettamente: sto scappando di casa. Non posso rinunciare a lui dopo che ci siamo riuniti: ho capito che lui è l’amore della mia vita e inoltre…

[… ROBA SENTIMENTALE CHE VI RISPARMIO ; nda]

Per cui eccomi qui. Non immaginavo avesse anche una macchina, ma mi ha spiegato che l’ha presa in prestito da un suo amico e che non ci sono problemi se non la vedrà mai più.

Indosso dei pantaloni della tuta e una felpa nera e devo decisamente avere un aspetto orribile: occhiaie scure, neanche un filo di trucco, coda disordinata… Già grazie che mi reggo in piedi dopo la levataccia di stamattina.

Quando ieri sera mi è arrivato il messaggio di Noah (“Passo a prenderti alle 4. Vieni via con me, ti prego.”) non ho saputo dirgli di no perché lui mi completa e…

[… ROBA SENTIMENTALE CHE VI RISPARMIO 2 ; nda]

Non sono niente senza di lui, insomma. Ho preparato una veloce borsa, che ora è buttata sui sedili posteriori, con lo stretto indispensabile e un po’ di soldi che ho rubato alla riserva nella credenza e mi vergogno profondamente di averlo fatto.

Però so che non appena avrò un momento di incertezza mi basterà guardare il volto di Noah per riscoprire l’amore e la sicurezza che mi hanno spinto a scappare con lui.

Persino adesso, alle 4 di notte, è bello da togliere il fiato e ogni volta che il mio sguardo si posa sulla sua mascella, sui suoi tratti affilati, sui capelli scarmigliati o incontra i suoi occhi color del cielo notturno non posso fare a meno di sentire un crampo allo stomaco e mille farfalle che svolazzano.

Ah, quanto lo amo. Lui è così…

[ … ROBA SENTIMENTALE CHE VI RISPARMIO 3. SA, ARRIVIAMO AL PUNTO?! ; nda]

- Fuffy, se continui a mangiarmi con gli occhi così non avrai più nessuno che guida per te. – Sghignazza lui girandosi a guardarmi.

La strada è pressoché deserta e l’A4 Torino-Milano… No, no, volevo dire la Statale 60…  

NON ESISTE NESSUNA STATALE 60, IDIOTA!

Ah, ehm… Boh, la strada, insomma, è scorrevole. In men che non si dica arriveremo a destinazione.

- Noah, dove stiamo andando? – Non ho ancora avuto il coraggio di fargli questa domanda: siamo partiti nel silenzio più totale, carico delle nostre esitazioni e preoccupazioni.
- Da mia zia. – Risponde tranquillamente lui. – O meglio, nella sua casa. Mia zia è morta l’anno scorso.
- Mi dispiace.
- Ormai l’ho superato. – Scrolla le spalle, me è evidentemente una ferita aperta. – Comunque mi ha lasciato la casa in eredità, quindi è mia a tutti gli effetti e dato che sai anche qual è il mio lavoro ti dico che lì vicino c’è una grossa succursale, per cui per me non rappresenta un cambiamento così drastico. Per te, invece…
- Dove abita tua zia? – Deglutisco, esitante.
- A Orlando. – Sussurra lui.
- Cosa?! Ci attendono più di 20 ore d’auto? Come facciamo?! – Strillo esasperata.
- Se stai riconsiderando la tua scelta, io… - Si rabbuia lui.
- No, no, figurati, ma non puoi guidare per più di 20 ore filate.
- Infatti ci fermeremo in hotel a metà strada: non ti preoccupare, Joe è un mio amico e gestisce il miglior hotel sulla statale.
- Oh, wow, hai davvero costruito un ottimo piano.
- Perché ti amo. – Sussurra lui tutto d’un fiato.

L’ha detto senza esitare, senza pause e senza respiri tra quelle due maledette paroline così dannatamente potenti. Trattengo il fiato bruscamente e arrossisco.

- Anche io ti amo, Noah. – Ed è la pura verità. – Ma insisto per fare delle pause lungo il tragitto.

Noah sospira a sua volta con un ghigno diabolico dipinto in faccia e accosta a lato della strada deserta, poi si volta verso di me con un ghigno diabolico.

- Ah si? E cosa vorresti fare durante queste pause?
- Be’, non lo so… Mangiare qualcosa, fare rifornimento, dormire… Ehi!

Non ho finito di elencare tutte le ipotesi che mi sono venute in mente che mi ha sollevato e sistemato sulle sue ginocchia, nell’incavo tra il volante e il suo petto. Non è una posizione comodissima e lui lo capisce, per cui sposta il sedile più indietro per farmi stare meglio.

- Noah, cosa… - *Fuffy stupida e ingenua fino alla fine, già* Le sue labbra sono già sulle mie, appassionate e con una mano si insinua sotto la mia maglietta accarezzandomi il seno.

In poco tempo mi ha liberato di pantaloni e mutande (come abbia fatto visto il poco spazio a sua disposizione non è affar nostro: quello che conta è che scopino, giusto? Giusto.) e io gli slaccio sensualmente – o almeno ci provo – i jeans per poi accarezzarlo… lì. (Dio! C’è qualcosa che da più fastidio di “lì” al posto degli organi sessuali? Per me no. Cioè se lo devi dire dillo, tanto la fanfiction è gia arancione/rossa e non è così che dimostri la pudicizia della protagonista.)

Lui mugola in un’espressione di puro piacere, poi ghigna e riprende il controllo della situazione spingendosi dentro di me con spinte a tratti più lente a tratti più veloci.

(E bla bla bla descrizioni interminabili più o meno lunghe dell’atto sessuale con particolari più o meno disgustosi – alcuni lo sono, dovete ammetterlo – che vi risparmio, perché in fondo sappiamo tutti cosa succede.)

Mi rivesto e mi risiedo sul mio sedile provando un senso di pace e appagamento come mai prima d’ora.

- Oh, Noah, se hai in mente una cosa del genere ad ogni pausa, be’, fermiamoci ogni 30 minuti! – Ridacchio.
- Amo quando sei così disinibita. – Si china e mi bacia di nuovo, velocemente. – Comunque aspetta quando saremo in hotel, con un vero letto… - Ammicca in modo adorabilmente provocante.
- E io che pensavo di non poterti più regalare il pom**no (altra cosa odiosa: gli asterischi. Ma perché?! Perché?!) più spettacolare della tua vita…
- P-Prego? – Ha una faccia confusa e sbalordita, ma riesco a scorgere una scintilla di curiosità e apprezzamento dietro.
- Ma si, io sono un personaggio di una fanfiction scadente che pensa solo al sesso dalla prima volta che ti ha visto: non dovresti stupirti.
- In effetti… - Annuisce lui con una smorfia di comprensione disegnata sul volto. – Oh, be’, avremo tempo anche per quello in hotel. – Ammicca di nuovo. – Adesso dormiamo un po’: mi hai stancato, tigre.

Ridacchio e chiudo gli occhi appoggiando la testa sul poggiatesta (CAN YOU SEE THE GIOCO DI PAROLE THAT I HAVE MESSO QUI?) e prendendogli istintivamente la mano, sussurrando:
- Ti amo.
- Dio, Fuffy, ti amo anche io. – E dopo il bacio della buonanotte mi addormento, finalmente.

-

*DRIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIN* (firma anche tu la petizione per salvare le povere onomatopee sovrasfruttate…)

Vengo svegliata dalla fastidiosa suoneria del cellulare e guardo l’ora, con gli occhi socchiusi dal sonno. Noah è già sveglio accanto a me, ma non apre gli occhi e fa degli strani versi che suonano come un “Spegnilo e torna a dormire, ora.”

7.38

Chi diavolo può chiamare così presto?!

Appena afferro il telefono mi accorgo che le chiamate perse sono diverse, ma quella che è appena arrivata (e che ci ha svegliati) è di Lucy. Ah no, aspetta, la mia migliore amica si chiama Julie (che ci crediate o no ho assistito anche a episodi di autrici che si dimenticano i nomi dei loro personaggi. Disagio.). Si, volevo dire di Julie. Ovviamente.

Le mando subito un veloce messaggio: “Tesoro, non ti allarmare. Ti spiegherò tutto non appena arriveremo in hotel. Ti voglio bene, lo sai.”. Quattro ore fa le avevo mandato un messaggio in cui le spiegavo in poche righe che me ne stavo andando e perché e ovviamente doveva essersi svegliata ignorando bellamente il mio secco “Non preoccuparti e non chiamarmi”.

Il telefono blippa (??) e apro il suo messaggio: “’Sto cazzo. Tu ora mi chiami e mi spieghi tutto. Aspetterò per altre due ore senza avere tue notizie, poi comincerò a chiamarti a raffica fino a quando non mi risponderai, Cristo.” Una lacrima di commozione mi scivola lungo la guancia: le voglio troppo bene, quindi le rispondo con un tenero “Pazienta” e decine di cuoricini.

Non faccio in tempo a posare il telefono che si mette a squillare di nuovo con più insistenza di prima (???) e quando leggo il mittente della chiamata mi si gela il sangue nelle vene: Mamma.

Cazzo.

Noah ha un solo occhio aperto e mi scruta con intensità, ma deve aver capito chi mi sta chiamando perché in un nanosecondo ha afferrato il telefono e ha premuto il tasto di accettazione della chiamata ignorando tutti i miei segnali in aria di divieto. Ha anche messo il vivavoce, tanto per cambiare.

- Signora O’Fuffer.
- Noah… - La voce della mamma è come un pugno nello stomaco: è rotta dal pianto e disperata. - … Cristo, dov’è mia figlia? – Ora sta singhiozzando.
- E’ qui con me, signora O’Fuffer… Sana e salva. – Precisa in un sussurro.
- Passamela. – Noah non risponde e non si muove e mia madre singhiozza più forte. – Ti prego, Noah. Fammi parlare con mia figlia.
- Cosa vuole, signora? – Chiede, calmissimo, lui.
- Fammi parlare con mia figlia! – Mia madre è disperata e sta urlando.

Io sospiro e faccio cenno a Noah di darmi il telefono. Lui mi lancia un’occhiata come a chiedere se sono sicura e io annuisco: è pur sempre mia madre (forse è un po’ tardi perché il mio istinto di figlia si risvegli, non vi pare?).

- Mamma… - Sussurro.
- Oh, Dio, Fuffy! Cos’hai fatto? Dove sei? Torna a casa, ti prego. Stai bene? – Mia madre sta delirando.
- Mamma, ti prego calmati: sto bene. – Noah mi prende la mano e mi sorride, incoraggiante. – Me ne sono andata.
- Cosa? – La voce di mia madre è ridotta ad un sussurro. – Perché? No, anzi, non dirmelo. Lo so. Senti, Fuffy, ho riflettuto tanto su quanto è successo e… Mi dispiace. – Sento le lacrime salirmi agli occhi e mi sforzo di ricacciarle indietro, ma sento che sarà inutile. – Ho sbagliato, ho esagerato e… Non ti ho capito. Non ti ho mai capito e mi sento terribilmente in colpa per averti portato a fare… Certe cose. – Le cicatrici sul braccio fremono. – Mi dispiace tanto, Fuffy, ti prego torna da me e ricominciamo. Ho capito il mio errore, sono tua madre e… Torna, ti prego.

Comincio a piangere senza riuscire a trattenermi. La voce della mamma era così disperata che ora lo scappare di casa mi sembra solo una grande cazzata. Come ho potuto essere così stupida?!

- Mamma… Io… Ti voglio bene. – Singhiozzo disperatamente a costo di sembrare patetica, ma non me ne importa niente.
- Anche io ti voglio bene, Fuffy. Torna da me, ti prego, e sistemeremo tutto.
- E Noah? – Noah, il mio Noah, ha la testa bassa, ma non mi ha mai lasciato la mano.
- Noah, mi senti? – Chiede mia madre e la sua voce risuona all’interno dell’abitacolo della macchina.
- Si… - Sussurra lui.
- Perdonami. – Mia madre non aggiunge altro, ma non serve. Anche dal telefono si capiscono i suoi sentimenti, mai così profondi e sento che ha davvero perdonato Noah ed è pronta ad accoglierlo in famiglia.
- Ci vediamo a casa, mamma. – Sussurro prima di chiudere la chiamata e potrei giurare di udire il suo sospiro di sollievo.

Scruto Noah a testa bassa: come reagirà? Magari lui ci teneva davvero a scappare via con me e ora l’ho immensamente deluso. Non dice nulla e se ne sta a testa bassa anche lui, le sue dita ancora allacciate alle mie.

- Noah, parlami, ti prego. – Sussurro, tesissima.
- Cosa vuoi che ti dica? – Sorride debolmente lui.
- Sei arrabbiato con me?
- Fuffy, ascoltami: io non sarò mai arrabbiato con te per una scelta del genere. E’ la tua famiglia e lo capisco perfettamente. Non avevo mai davvero pensato di scappare via con te e non penso ci credessi neanche tu. E’ tua madre ed è normale quello che hai fatto. – Sorride sinceramente e mi bacia sulla fronte mentre io scoppio di nuovo a singhiozzare senza ritegno, abbracciandolo. – Ti amo e ti amerò per sempre, Fuffy. Sei mia. *lettrici in un brodo di giuggiole*
- Ti amo anch’io. – Rispondo tra le lacrime di felicità.

Lui sorride e mi bacia tra i capelli, poi mi adagia delicatamente sul sedile e mi fa cenno di dormire un po’ mentre lui rimette in moto, fa inversione a U e torna da dove siamo venuti mentre le prime luci dell’alba illuminano la strada.

-

Arriviamo davanti a casa in qualche ora e l’ansia mi scorre nelle vene al posto del sangue, evidentemente, perché non riesco a calmarmi.

- Coraggio. – Noah mi abbraccia mentre parcheggia di fronte a casa mia e mi sorride prima di scendere dall’auto.

Mia madre spalanca improvvisamente la porta, evidentemente ha sentito la macchina arrivare, e ci corre incontro. Ha un aspetto orribile: gli occhi gonfi e rossi, i capelli in disordine e il trucco della sera prima colato.

- Oddio, Fuffy, non sai che paura ho avuto… - Urla prima di travolgermi con un abbraccio.

Io ricambio con forza, scoppiando a piangere, confortata dal calore materno.

Noah è in disparte, visibilmente imbarazzato e convinto di essere fuori posto: si gratta la testa distrattamente fissandosi le scarpe.

- Oh, Fuffy, Fuffy, Fuffy, Fuffy… – Mia madre ripete il mio nome come una preghiera.
- Ciao, mamma. – Singhiozzo.

Poi lei si stacca pazientemente e si avvicina a Noah, fissandolo prima per qualche secondo e poi sciogliendosi in un sorriso luminoso e abbracciando anche lui:
- Grazie per avermi riportato la mia bambina, Noah. Ti ho giudicato male, spero potrai mai perdonarmi. – Sussurra tra le lacrime.
- Tutto a posto, signora O’ Fuffer. – Sorride lui.
- Oh, ti prego, chiamami Lucy. – Sorride lei a sua volta. – Venite dentro, volete qualcosa da mangiare? Da bere? Avete sonno?

Ah, quanto è apprensiva.

- Veramente ci sarebbe ancora una cosa che vorrei fare… - Dice Noah guardandomi intensamente.
- Oh, vi lascio soli un attimo. – Sorride mia madre correndo dentro a preparare qualche prelibatezza per colazione.

Guardo Noah raggiante e lo bacio con passione. Lui mi insinua le mani tra i capelli attirandomi più vicino a sé.

- Fuffy, ti devo dire una cosa… - Inizia lui, sorridente.
- Cosa c’è?

*preparatevi psicologicamente a uno/a dei/delle peggiori clichè/cazzate di cui sono pieni/e le fanfiction*

- Ehm… Io ci ho pensato molto e… Non esattamente come dirtelo, ma… Penso sia la scelta più giusta. Abbiamo entrambi 18 anni, quindi possiamo farlo e io sento che… Si, insomma… Mi vuoi sposare? – Si inginocchia e in un lampo tira fuori dalla tasta un piccolo anello d’oro bianco.
- Cosa?! – Strillo incredula, sgranando gli occhi.
- Cristo… Non dovevo… Ho affrettato le cose? Non mi interessa, Fuffy. Dovevo chiedertelo, perché io ti amo e sento che non voglio passare la mia vita con nessun’altra persona che con te, quindi… Si, sono convinto della mia scelta. Sei l’unica per me e se tu non vuoi ti aspetterò, ma non spezzarmi il cuore perché io…
- Certo che ti voglio sposare, stupido! – Strillo felice e lo faccio alzare dopo avergli concesso di infilarmi l’anello al dito per poi baciarlo di nuovo con tenerezza. Si, lo amo davvero e anche lui per me sarà sempre l’unico e non mi pentirò mai di questa scelta, perché ne abbiamo passate e…

[… ROBA SENTIMENTALE CHE VI RISPARMIO 4; nda]

Entriamo in casa e diamo la felice notizia alla mamma che quasi fa cadere il piatto di pancakes per terra:
- Ma non avete soldi! Ma è presto! Ma siete giovani!
- Mamma… - Le appoggio le mani sulle spalle e si tranquillizza all’istante. - … E’ la scelta giusta.
- Ma come farete? Non potete permettervi un matrimonio e…
- Ehm, se permette ci avrei pensato io! – Inizia allegramente Noah guardando prima me e poi la mamma con il suo sorriso briccone (????????) – C’è una cappella già prenotata a Las Vegas per questo weekend e aspettano solo la conferma della prenotazione.

*re dei clichè. Matrimonio + Las Vegas.*

Io strillo di gioia, incredula, e mia madre impallidisce.

- Signora O’Fuffer, potrà non avere grande stima di me neanche ora, ma sua figlia è la cosa migliore che mi sia mai capitata. Io la amo tantissimo ed è e sarà sempre l’unica per me, quindi sono convinto della mia scelta. Le sto chiedendo la sua benedizione e la mano di sua figlia in veste ufficiale.

Mia madre esita, dubita, si guarda intorno facendo oscillare lo sguardo tra me e Noah e alla fine sospira:
- Se voi due siete convinti a me va bene. – Sussurra.
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Grazie mammaaaaaaaaa!!! (grr…) – Urlo di felicità.

Noah esulta e mi prende in braccio facendomi volteggiare per tutta la stanza:
- Si! Ci sposiamo!

Eh già: ci sposiamo *-*! (bandiamo anche le emoji o come le volete chiamare, ne)

-

- Vuoi tu, Noah Johnson, prendere la qui presente Fuffy O’Fuffer come tuo legittimo sposo?
- Certo che si, amico. – Ridacchia Noah.
- Vuoi tu, Fuffy O’Fuffer, prendere il qui presente Noah Johnson come tuo legittimo sposo?
- Lo voglio. – Sorrido dolcemente all’Elvis un po’ panciuto che sta celebrando la cerimonia in perfetto stile Las Vegas.
- Allora io vi dichiaro marito e moglie. – Il mio cuore perde un battito. – Puoi baciare la sposa e vai con il rock!

Mentre dalle casse ai lati della cappella parte una canzone rock a tutto volume Noah si gira verso di me, mi sorride e mi bacia con quanta più passione abbia mai fatto.

Scorgo mia madre nella panca in prima fila che si asciuga le lacrime con un fazzoletto: ha acconsentito con fatica a venire a questa pagliacc… Ehm… Grande esibizione di “Elvis”, ma alla fine eccola qua, da brava madre a guardare con occhioni adoranti sua figlia che si sposa. Indosso il vestito più irriverente che abbia mai visto: corto con una gonna di diecimila tulle vaporose, bianco splendente e con un corpetto di pizzo effetto vedo-non-vedo. Una meraviglia in perfetto stile Las Vegas, come tutto d’altronde.

Sorrido a Noah con complicità e faccio cenno a mia madre di avvicinarci: siamo solo noi tre, perché avevamo fretta di partire e andarcene per qualche mese, insieme.

- Ciao, mamma, ci vediamo tra qualche mese. – Le sorrido.
- Statemi bene. – Sorride anche lei consegnandomi la maxi-borsa con il cambio e tutto l’occorrente per il viaggio di nozze. Ci sono anche due biglietti di prima classe per l’Australia. – Allora, ci vediamo… - Sta per mettersi a piangere di nuovo, lo so. Se ne va lentamente girandosi una sola volta, poi sentiamo la macchina che si allontana dalla cappella.

Mi giro verso Noah che ammicca e mi sussurra, strofinando le labbra sull’orecchio:
- Allora, signora Johnson, dovremmo consumare il matrimonio, che dice?
- Dico che è un’idea fantastica. – Ammicco anche io ridacchiando mentre mi accompagna fuori nell’aria fresca e soleggiata del mattino dove una limousine ci sta già aspettando per accompagnarci in hotel.
- E ricordami che mi hai promesso il pom**no più spettacolare della mia vita.

*con questa nota di poesia, finalmente, chiudiamo lo show. Cala il sipario, signore e signori.*

 

- CIAMBELLANGOLO -
*ringrazia per gli applausi immaginari solo nella sua testa*
Grazie, grazie.
Questa storia è stata l’avventura più pazza, psicotica, divertente e non-sense della mia vita e vi sarò eternamente grata per tutto il supporto con cui mi avete accompagnato :3
Grazie di tutto, insomma *commozione*
Tecnicamente è finita qui, MA se per caso vi foste affezionati così tanto a questa storia così scema e voleste altri scleri dei nostri beneamati Fuffy & Noah, be’, non dovete fare altro che chiedere c: Io sarò ben contenta di scriverne altri perché mi diverto troppo eheh.
Quindi sta a voi c: (nel caso non vi interessasse minimamente non ci sono problemi: meno lavoro per me, yo!),
grazie ancora per il viaggio meraviglioso che è stata questa ficcy,
Una _Rainy_ molto poetica.
PS: http://raggywords.blogspot.it
Fan di HARRY POTTER? Se vi va leggete anche la mia ficcy :3 : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2625484&i=1

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