Raconteur.

di Sophiefla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sto scrutando Londra dal finestrino dell'aereo quando la voce dell'hostess, che annuncia l'imminente atterraggio, mi distoglie dai miei pensieri. 
Un sorriso si forma sulle mie labbra, finalmente sono qui. 
Sono pronta a vivere il mio nuovo inizio, a trovare un po' di sollievo dalla sofferenza dell'anno appena passato. Gli ultimi mesi sono stati i più difficili della mia vita, esattamente un anno fa ho perso mia madre a causa di una brutta forma di cancro. Ho passato settimane a cercare di riprendermi e a capire cosa ne sarebbe stato della mia vita ora che la persona che le aveva dato inizio se n'era andata. La gente si chiede come sia possibile superare una perdita del genere. Non si supera, ecco come.
Ci si scende a patti, ti svegli ogni mattina e ti costringi a fare quello che fanno le altre persone, finché dopo un po non ti sembra più così strano. Non posso esprimere a parole quando senta la sua mancanza, ma la sento vicina a me in ogni momento, ogni singolo giorno, ed è questo che mi da la forza di andare avanti.
Dopo la morte di mia madre mi sono chiusa in me stessa, non riuscivo ad accettare il fatto che lei non ci sarebbe stata, era così ingiusto. Mio padre mi diceva che dovevo essere forte, che la mamma avrebbe voluto che lo fossimo tutti. Ma come potevo?
Non l'avrei vista applaudire alla mia laurea, non mi avrebbe accompagnata a provare il mio abito da sposa, non l'avrei più sentita cantare a squarciagola le canzoni di Prince mentre passava l'aspirapolvere per casa.
Ho iniziato a riprendere in mano le redini della mia vita grazie a mio padre e ai miei fratelli, loro avevano subito la mia stessa perdita, dovevamo supportarci l'un gli altri, da soli non ce l'avremmo mai fatta. Fu mio padre a dirmi che non dovevo rinunciare ai miei progetti di venire a studiare a Londra, che non dovevo farmi abbattere perché la mamma non l'avrebbe mai voluto. Dovevo iniziare la mia vita, lei ne avrebbe sempre fatto parte, sarebbe sempre stata parte di me, nel mio cuore. 
Mio padre è un uomo meraviglioso. Originario di Londra, sono più di vent'anni che lavora nella cardiochirurgia. Ha conosciuto mia madre durante il suo viaggio di laurea, stava facendo un inter rail in Europa, si incontrarono a Parigi, dove mia madre viveva, e si innamorarono follemente. Mio padre racconta sempre di come gli si fermò il cuore quando la vide per la prima volta. "Mi bastò uno sguardo per capire che sarebbe stata la donna della mia vita". Due anni dopo si sposarono e mio padre non se ne andò più dalla Francia. Poi ci sono i gemelli, i miei due fratelli maggiori: Charles e Lewis. Charles vive a Parigi con mio padre mentre Lewis abita a Londra da ormai tre anni, sarà una fortuna averlo al mio fianco in questa splendida e sconosciuta città.
Mentre guardo l'aereo avvicinarsi sempre di più al suolo inglese continuo a sentirmi in un turbinio di dubbi e paure riguardo il mio trasferimento a Londra, ma mi sento pronta. 
Non mi sono mai sentita così pronta in vita mia.

"In che senso non trovate le mie valige?" Chiedo ancora sconvolta all'inserviente dell'aeroporto di Heathrow.
"Nel senso che sono andate smarrite signorina, perse" Mi risponde l'uomo di mezz'età, come se stesse dando delle indicazioni stradali.
Mi pizzico la base del naso con le dita, nel tentativo di non perdere la pazienza. Davvero un ottimo inizio, penso scoraggiata. Decido di trasferirmi dall'altra parte dell'Europa e mi smarriscono i bagagli che contengono, letteralmente, tutto quello che ho.
Fantastico.
"Non si preoccupi signorina Lloyd, appena troveremo le sue valige gliele faremo recapitare all'indirizzo che ci fornisce" dice l'uomo con fare annoiato, allungandomi un foglio da compilare.
Faccio un respiro profondo e scrivo i miei dati e l'indirizzo di casa di Lewis nel modulo, consegnandolo poi al dipendente dell'aeroporto. Lui prende prontamente i fogli e mentre me ne sto per andare sfodera un falso sorriso. "Ah, e benvenuta a Londra".
Alla faccia del benvenuto!
Spero che ritrovino in fretta i miei bagagli perché ora come ora ho solo il bagaglio a mano dietro. Esco velocemente dall'aeroporto e l'odore di pioggia tipico della città mi investe. Scorgo la coda per i taxi che arriva più o meno alle porte scorrevoli dell'entrata, direi che non è proprio la mia giornata. Mi avvio verso la stazione della metropolitana che porta in centro e da lì cercherò un altro taxi. 
Provo di nuovo a chiamare Lewis al cellulare ma come al solito non risponde. Adoro mio fratello ma posso dire per certo che la puntualità non è una delle sue caratteristiche, negli ultimi anni il nostro rapporto è migliorato molto e ci siamo avvicinati. Ricordo gli anni della sua adolescenza, un ragazzo chiuso e introverso che non potevo dire davvero di conoscere, ha passato anni a nascondere la sua vera identità per paura di non essere accettato. Quando mia madre si è ammalata è cambiato radicalmente, ha capito che la sua omosessualità non sarebbe stata un problema per noi e che l'avremmo amato incondizionatamente a prescindere dal suo orientamento sessuale. Sono così felice che abbia accettato se stesso, ora è la persona che preferisco al mondo, il mio migliore amico.

Vengo trasportata dal fiume di persone fuori dal vagone della metropolitana, sento il cellulare vibrare e la foto di Lewis compare sullo schermo.
-Joy, ti prego perdonami! Sono stato trattenuto al lavoro, ci sono le prove generali per la settimana della moda ed è un delirio, sto venendo a prenderti- dice mio fratello.
-Lew tranquillo, rallenta!- rido. -Ho preso la metro, sono quasi in centro prendo un taxi e ti raggiungo a casa-
-Sicura?- mi chiede.
-Si certo, non preoccuparti- gli dico.
-D'accordo tesoro, chiamami quando arrivi- dice Lewis.
-Va bene- riattacco il telefono e vado verso l'uscita.
Inizio a salire le scale e vengo letteralmente investita dalla pioggia, c'è un vero e proprio temporale e in pochi minuti ho i vestiti zuppi, dovrò farci l'abitudine immagino dopotutto questa è Londra.
Quest'avventura non è iniziata proprio nel migliore dei modi. Mi giro verso la strada e vedo arrivare un taxi, la mia salvezza!
"Taxi!" urlo, richiamando la sua attenzione nel baccano della metropoli.
La macchina accosta e senza perdere tempo apro la portiera e salgo sul sedile posteriore.
Un movimento a sinistra attira la mia attenzione, mi volto e vedo un ragazzo che è salito nel mio stesso momento sul taxi.
Mi guarda con un'espressione scocciata.
"Scusami? Questo taxi è mio" gli dico, interrompendo il silenzio.
Il ragazzo scoppia a ridere. "Ah si? Cos'è te lo sei comprato?" dice con aria di sfida.
"No, ma ci sono salita prima io" dico infastidita.
"Se fai un cenno a un taxi e questo si ferma non puoi saltarci sopra e pretendere che sia tuo" spiega con un forte accenno inglese.
Lo guardo allibita e mi lascio sfuggire una risata ironica. "Invece è proprio così che funziona!" dico alzando la voce.
Il ragazzo riccio si passa una mano fra i capelli frustrato.
"Senti, forse tu non sei di queste parti, ma qui ci sono delle regole ok? Non puoi semplicemente fare la ragazzina viziata e rubare i taxi alla gente"
"Ma se sono salita prima io!?" urlo.
"Ma cosa stai dicendo? Sono stati io a salire per primo!" mi sbraita addosso.
Sbuffo, stremata e mi rivolgo al tassista.
"Senta: chi è salito per primo?" dico indicando entrambi.
Il tassista ci guarda per qualche secondo con aria indifferente, poi tira fuori un giornale e si mette a leggere.
"Fantastico!" esclamo.
"Allora cosa facciamo? Giochiamo a chi resiste di più senza scendere dall'auto?" Chiede con fare ironico.
Sbuffo esasperata.
"E va bene! Hai vinto!" grido arrabbiata. "Tieniti il tuo maledetto taxi, stronzo di un inglese!" dico aprendo la portiera e scendendo.
Un attimo dopo sento l'altra portiera sbattere e vedo che anche il ragazzo è uscito della macchina.
Ha uno sguardo infuriato.
"Scusa, come mi hai chiamato?" chiede infastidito.
Sto considerando l'ipotesi di ignorarlo e risalire sul taxi, quando questo parte e gira l'angolo, lasciando me e lo sconosciuto sotto la pioggia.
"Ecco, complimenti! Il taxi se n'è andato senza nessuno dei due a bordo" dico cercando di ripararmi dalla pioggia con la borsa.
"Oltre che essere uno stronzo sei anche stupido" lo accuso.
Il ragazzo mi guarda sbigottito. 
Non è di mia consuetudine rivolgermi così alle persone, figuriamoci a qualcuno che non conosco. Però, diamine, questo ragazzo testardo e arrogante mi sta facendo uscire di testa.
Gli lanciò un ultima occhiataccia e mi dirigo nella direzione opposta, tiro fuori il telefono e compongo il numero di Lewis.
Risponde al primo squillo. 
-Pronto, Joy?- dice.
Sto per rispondere quando la grida del ragazzo mi interrompono.
"Sai cosa? Sei solo un'acida stronza che pensa di avere il mondo ai suoi piedi!" Urla lungo la strada.
Non mi disturbo neanche a girarmi, alzo il braccio e gli mostrò il dito medio.
-Ma che cavolo...? C'è qualcuno che ti urla addosso?- chiede Lewis stranito.
-Lasciamo stare, ti racconto tutto dopo- dico sedendomi sui gradini di un palazzo.
-Puoi venirmi a prendere, per favore?-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

HARRY’S POV:

 

Scendo i gradini delle scale della metro, per oggi di taxi ne ho avuto abbastanza. Non riesco a togliermi dalla testa quella ragazza, mai incontrato una persona così testarda e irritante in vita mia.

Certo, dannatamente attraente, ma pur sempre irritante.

Una volta uscito dalla metropolitana mi accendo una sigaretta e mi incammino verso il mio appartamento. Continuo a pensare alla ragazza, mi sfugge un sorriso al ricordo di come ho trovato divertente il modo in cui si è arrabbiata, non so per quale motivo mi è rimasta impressa. Di solito le persone si comportano come se fossero intimidite dai miei atteggiamenti e dal mio modo di fare, lei invece non si è fatta molti problemi nel mandarmi a quel paese.

Entro nell’appartamento e mi tolgo il cappotto.

“Amico, sono a casa!” grido, senza ricevere alcuna risposta.

Il mio coinquilino deve essere uscito. Sono davvero esausto, questa giornata è stata decisamente troppo lunga. Mi spoglio e mi sdraio sul letto, domani devo andare a lavorare presto e ho tutta l’intenzione di recuperare qualche ora di sonno. Lentamente i miei occhi si fanno pesanti e stranamente il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi sono i meravigliosi occhi azzurri della ragazza del taxi.

 

 

JOY’S POV:

 

Mio fratello Lewis è impegnato a preparare la cena, dopo essermi sistemata nella mia stanza scendo le scale e lo raggiungo in cucina. è girato di spalle mentre taglia delle verdure canticchiando una canzone e muovendo i fianchi in maniera ridicola a ritmo della musica, Dio in questo momento mi ricorda terribilmente mia madre. 

Sorrido e lo abbraccio da dietro, lui sussulta e poi si gira ricambiando l’abbraccio.

“Oh, piccola sono così felice di averti finalmente qui con me” dice stringendomi.

“Anche io, mi sei mancato così tanto” dico con la faccia appoggiata sul suo petto.

Lewis mi alza il mento con le dita per far si che lo guardi.

“Vedrai, ce la spasseremo insieme!” dice facendomi l’occhiolino, mi da un bacio sulla fronte e si rimette a cucinare.

“Comunque, devi raccontarmi come mai c’era quel tipo che ti urlava per strada” dice ridacchiando. “Che hai combinato?” chiede.

Sorrido, mi siedo sul bancone della cucina affianco a lui e prendo una delle carote che sta tagliando, iniziando a mangiarla.

“Guarda lasciamo perdere, era solo un idiota che ha tentato di rubarmi il taxi, pensa che siamo rimasti a discutere e a gridarci contro nel taxi per un buon quarto d’ora” dico ricordando l’accaduto.

“Hmm, com’era lui?” chiede mio fratello.

“In che senso?”  gli domando alzando un sopracciglio.

Lewis versa le verdure in una pentola e si gira verso di me.

“Nel senso com’era d’aspetto! Almeno era sexy?” chiede con uno sguardo malizioso.

Scoppio a ridere e gli do una sberla scherzosa sul braccio.
“Sei sempre il solito” sentenzio continuando a ridere.

“Si si, evita la domanda! Quindi era attraente eh?” dice insistente.

“Era solo tremendamente irritante” mento.

Devo ammettere che era davvero un bel ragazzo, all’inizio la sua bellezza mi ha colpito, ma non appena ha aperto la bocca ero troppo arrabbiata per pensare ad altro che al suo pessimo carattere.

Lewis mi vede persa nei miei pensieri e si avvicina appoggiando le sue mani sulle mie ginocchia.

“Non me la bevo signorina, sei arrossita!” dice ridendo.

Spalanco la bocca alla sua affermazione.

“Non è vero!” mi difendo.

mio fratello scoppia a ridere e si gira verso di me.

“Meglio così comunque, sei decisamente troppo piccola per avere una storia con un ragazzo” dice indicandomi con il dito.

“Ma Lew, ho diciannove anni!” dico ridendo.

“Si beh, ne potremmo riparlare quando ne compierai venticinque o ventisei” dice mettendo la cena in tavola.

“Sei pessimo” dico sorridendo, mentre scuoto la testa.

 

 

Vengo svegliata dal trillo assordante della sveglia di mio fratello, il rumore proviene dalla sua stanza. Nascondo la testa sotto il cuscino ed emetto un verso di lamento, odio svegliarmi presto il mattino.

Sento la porta della mia stanza aprirsi e poco dopo qualcuno si siede sul mio letto, o meglio dire… qualcuno salta sul mio letto.

“Buongiorno pulce, sorgi e splendi! Ho una sorpresa per te” dice con il suo solito tono mattiniero. Ma come fa? io la mattina sono trattabile quanto un orso grizzly. Emetto un altro lamento, poi sento il meraviglioso aroma di caffè che è l’unica cosa che potrebbe convincermi ad alzarmi.

Riemergo da sotto il cuscino e Lewis mi passa la tazza con la bevanda calda, sorridendomi.

“Sei sempre la solita” dice tirandomi dietro l’orecchio una ciocca di capelli disordinati.

“Hmm” gli rispondo, questo è il massimo di comunicazione che sono in grado di fornire a quest’ora.

Mentre finisco il caffè Lewis si sdraia sul mio letto e poco dopo anche io con lui, mi tira in un abbraccio appoggiando il mento sulla mia testa, stringo le braccia attorno alla sua vita.

“Sono fiero di te per esserti trasferita qui nonostante tutto quello che è successo. Sò che hai vissuto la perdita della mamma in una maniera diversa, voi avevate un legame tutto vostro facevate tutto insieme, hai passato davvero un brutto periodo, come noi. Ma tu con la tua sensibilità ne hai risentito più di tutti” dice accarezzandomi i capelli, sento gli occhi inumidirsi.

“Sò che a volte ti trattiamo come una bambina,ma sei la piccola di casa e cerchiamo di proteggerti, vogliamo solo il meglio per te” Lewis passa il pollice sul mio viso, per asciugarmi le lacrime che sono sfuggite al mio controllo.

Non so come farei senza di lui, è sempre stato è sempre sarà il mio protettore, con lui mi sento al sicuro. In qualsiasi posto io sia, se c’è lui allora mi sento a casa, lui è la mia casa.

“Ti voglio bene Lew” dico stringendolo ancora di più.

Lo sento rilasciare un sospiro. “Anche io piccola, tanto”.

Mi tira su con lui ed entrambi ci mettiamo seduti.
“Adesso basta piangere, ho una sorpresa per te! Mi amerai ancora di più” dice con entusiasmo.

“Spara!” gli sorrido emozionata.

“Allora… tu non inizi l’università prima di qualche settimana giusto?”

Annuisco curiosa.

“E se ti dicessi che il tuo fratellone ti ha trovato uno stage retribuito come apprendista fotografa e designer in una delle case di moda più famose di Londra?” 

Mi lascio sfuggire un urlo.

“TU, COSA!?” 

Lewis scoppia a ridere. “Verrai al lavoro con me pulce, ti occuperai di fotografare i nuovi modelli per i book di prova della stagione Autunno/Inverno di quest anno!” mi sorride.

Un altro urlo esce dalla mia bocca.

“OH MIO DIO, DIMMI CHE NON SCHERZI” dico scandendo ogni singola parola.

“Piccola, io non scherzo mai sulla moda” mi guarda serio.

“OH DIO. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!” dico travolgendolo in un altro abbraccio.

“Figurati, per cosi poco! Però dovrai lavorare sodo, ed è solo un piccolo impiego in questo campo devi partire dal basso per arrivare in cima e farti un nome” dice ricambiando l’abbraccio.

Metto la mano sul cuore “Giuro, sarò la tua schiava” 

Lewis ride scompigliandomi i capelli.
“Si, ti piacerebbe! Sarai la schiava di Dominique non la mia, quella donna non scherza è un mostro” dice.

Mi sdraio sul letto senza riuscire a smettere di sorridere.

“Suona perfetto”

 

 

Entriamo nell’enorme edificio fatto per la maggior parte di vetro, mio fratello mostra un pass alla guardia e insieme prendiamo l’ascensore.

Appena raggiungiamo il nostro piano le porte si aprono e tutto quello che riesco a vedere è un grosso caos, gente che corre dappertutto con macchine fotografiche, schizzi, tessuti e persino con dei manichini sotto braccio. Un sorriso si forma sulle mie labbra, amo questo caos.

Lewis mi guida in un’ala del piano più tranquilla.

“Questo è il reparto casting, qui facciamo le foto di presentazione ai modelli che lavorano per la nostra marca e visioniamo i provini dei nuovi arrivati” mi spiega velocemente mentre passiamo affianco ad una stanza con la parete di vetro, dove una ventina di ragazzi estremamente belli sono seduti nella sala d’attesa.

Entriamo in una stanza allestita con un telo bianco per le foto e diversi riflettori per creare la giusta luce, sul lato della stanza su un tavolino ci sono diversi macchine fotografiche e zoom.

Sono in paradiso.

Sorrido emozionata a Lewis, che mi mostra la tabella di procedura che useremo per la mattinata.

“Segna con una x tutti i nuovi modelli e fai un pallino affianco a quelli che già lavorano per noi, dopo gli fai un pò di foto a profilo completo e qualcuna senza maglietta per la prova costume. Ora aspettami qui, faccio entrare il primo ragazzo, lui è uno dei modelli che lavora con noi già da tempo, uno dei più promettenti a parere mio” dice facendomi l’occhiolino. Scuoto la testa sorridendo rassegnata, mentre Lewis esce dalla stanza.

Mi avvicino alla macchina fotografica e inizio ad assemblare l’obbiettivo che ritengo più adatto alle foto per il primo piano.

Sento la porta aprirsi per poi richiudersi poco dopo, mi giro per vedere il primo modello della mattinata.

Per poco non mi cade l’obbiettivo dalle mani quando riconosco quegli occhi.

“Guarda chi si rivede” dice lui, mostrando le sue fossette in un sorriso compiaciuto.

Merda. Il ragazzo del taxi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


JOY’S POV:

 

 

Fisso il ragazzo riccio davanti a me, cercando di ricompormi.

Ma certo, il mio primo giorno di lavoro e chi poteva capitare come modello per il mio primo servizio fotografico se non lui?

Il ragazzo si avvicina a me con un ghigno dipinto sul viso e mi offre la mano.

“Credo che siamo partiti col piede sbagliato, io sono Harry” sorride mostrando le fossette.

“E tu, ladra di taxi?” chiede prendendomi in giro.

Rimango ferma indecisa se stringergli la mano o no, quando la mia buon’educazione prende il sopravvento.
“Joy” dico stringendogli la mano.

Sorride compiaciuto. “Allora Joy, dal tuo caratterino non avrei mai detto che lavoravi nella moda, pensavo più che altro ad un incarico come rompiballe a tempo pieno” ride a mie spese.

Mi lascio sfuggire un sorriso mentre sistemo le luci sul set fotografico.

“Strano eh, io invece non sono molto sorpresa nello scoprire che sei un modello, siccome sei un perfetto stronzo” dico sorridendogli falsamente.

Harry getta la testa indietro scoppiando a ridere.

“Touchè” 

Scuoto la testa prima di prendere in mano la macchina fotografica “Ora se non ti dispiace dovrei lavorare, perciò mettiti dove c’è il telo bianco” dico indicandogli lo spazio apposito.

“Ai tuoi ordini” dice lui togliendosi la giacca e sorridendo.

Guardo il foglio che mi ha lasciato Lewis per capire che tipo di foto vuole l’agenzia.

-Primi piani

-Prova collezione estate (shirtless)

Senza una parola in più inizio a scattare le foto per i primi piani. Harry si muove e cambia posizione senza neanche bisogno che glielo dica, sembra fin troppo abituato a questo lavoro. Cerco di mantenere un’espressione neutra mentre continuo a fare le foto, è davvero difficile non farsi distrare dalla disarmante bellezza di questo ragazzo. 

Finita la serie di scatti mi avvicino al tavolino per cambiare obbiettivo alla macchina fotografica, quando sento Harry parlare.

“Allora Joy, dimmi qualcosa di te” sfodera uno dei suoi sorrisi.

“Cosa ti ha portato in questa piovosa città con la missione di rubare i taxi ai poveri innocenti sconosciuti?”

Mi giro e butto gli occhi al cielo.
“Senti possiamo evitare tutta questa cosa? è il mio primo giorno di lavoro e sono qui per lavorare” 

Harry alza le mani in segno di resa.

“Ma come siamo suscettibili” 

Lo ignoro mentre do un’altra occhiata per vedere il prossimo punto sulla lista di Lewis.

-Shirtless photos.

Mi schiarisco la voce leggermente imbarazzata.

“Ok, ora dobbiamo farne qualcuna per la collezione estiva perciò togliti la maglietta”

Harry mi lancia un’occhiata alzando un sopracciglio.

“Oh andiamo piccola Joy, non siamo ancora usciti e già mi chiedi di spogliarmi?”
Sento il calore affluirmi alle guance mentre arrossisco, Harry ride gettando la testa all’indietro.

“Non ti facevo così timida”

Cerco di riprendere le redini della conversazione maledicendomi per essermi lasciata prendere dalla mia incontrollabile timidezza.

“Muoviti e mettiti in posa” dico iniziando a scattare.

*******

 

Nel momento in cui Harry si sta rimettendo il cappotto qualcuno bussa alla porta, poco dopo Lewis entra.

“Piccola, ci sono novità. Per il resto della settimana della moda di occuperai di fare da driver e accompagnatrice ad uno dei modelli, fai in modo che arrivi in perfetto orario a tutti gli eventi e ai servizi”

Harry fissa me e Lewis con un’espressione pensierosa.

Annuisco a mio fratello quando fa per uscire dalla porta.

“Lew aspetta, non mi hai detto il nome del modello”

Una vocina nella mia testa prega che il modello con cui dovrò collaborare non sia il ragazzo riccio difronte a me, ma andiamo quante possibilità ci sono che possa capitare lui?
No, fortunatamente è decisamente improbabile se non impossibile.

Lewis getta un’occhiata sulla block notes che tiene in mano.

“Oh è Harry” dice tranquillamente.

Si joy come dicevi tu, è decisamente improbabile.

“Meglio così, almeno vi conoscete già”

Raggiungo Lewis alla porta.

“Lew sei sicuro? Guarda meglio magari hai letto male” cerco di convincerlo.

Lewis mi guarda strano.

“So leggere Joy, c’è scritto Harry” dice per poi uscire.

Sbuffo passandomi una mano nei capelli, sussulto quando mi giro e trovo Harry difronte a me.

Mi fissa negli occhi.

“E’ stato un piacere Joy, immagino che ci vedremo presto” dice facendomi l’occhiolino.

Contieniti Joy, contieniti.

Gli rivolgo un sorriso di circostanza e lo guardo allontanarsi lungo il corridoio.

Ma che cavolo mi prende?

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