Against All Odds - Usagi & Mamoru Chiba

di Mia_Usagi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Annunci ed Inviti - Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** La cena (prima parte) - Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** La cena (seconda parte) - Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo - Capitolo 1 ***


Salve a tutti/e siamo MiaMoon ed Usagi_Chiba e questa è la nostra prima fanfiction insieme. Commentate e fateci sapere cosa ne pensate.
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A presto! ^___^





Prologo – Capitolo 1

Un timido tepore iniziava a riempire l'atmosfera e donava dei colori più aranciati ai pomeriggi, che sembravano lunghissimi e restii ad abbandonarsi alle sere, l'aria era diventata più frizzantina e le giornate di sole mettevano il sorriso su ogni viso, anche su quello più adombrato.
Si era fatta aspettare tanto, perché sembrava che l'inverno non volesse mai abbandonare le giornate, ma la primavera era, finalmente, giunta.
Proprio in uno di quei meriggi, Mamoru si ritrovò chino sui libri, da un bel pezzo, intento a prepararsi per uno degli ultimi esami dell'anno universitario, quando un succulento profumino, che riempiva il suo appartamento, cominciò a solleticargli le narici e stimolargli lo stomaco.
Si tolse gli occhiali e spense la lampada sulla scrivania. Era passato giusto un anno da quando Sailor Moon e le altre guerriere avevano distrutto Galaxia, un anno da quando Mamoru era ritornato a casa, o meglio, da quando si era scoperto che era praticamente morto. C'era solo da attendere la svolta definitiva che sarebbe avvenuta subito dopo la sua laurea.

Seguire i consigli di Makoto nel preparare il riso al misoshiru aveva dato i suoi frutti: a parer suo aveva un ottimo aspetto e anche un buonissimo sapore. Rimescolando la pietanza nella pentola, Usagi si perse nei suoi pensieri.
L'anno appena trascorso era volato via molto velocemente. I nemici sembravano ormai alle spalle, tutto era tranquillo ed era prossima al conseguimento del tanto anelato diploma.
Poi…
Poi non aveva le idee chiare su cosa fare. Non voleva proseguire gli studi, non voleva andare all'università come Ami e Rei, malgrado avesse studiato sodo durante la quinta classe ed avesse imparato una nuova tecnica di studio, grazie a Mamoru.
Non si era mai sentita portata per lo studio, tanto meno per il lavoro.
Cosa avrebbe potuto fare la commessa? La baby sitter? La segretaria era fuori discussione, visto che era negata con il computer.
L'unica cosa che sapeva era che voleva stare con Mamoru, l'unico che sembrava aver accettato di buon grado la sua idea di non proseguire gli studi.
Ciononostante, voleva che fosse fiero di lei, così si era cimentata nella cucina; voleva prenderlo per la gola ed aveva chiesto e seguito diversi consigli della sua amica Makoto, da sempre un'ottima cuoca. Non solo. Si era dispensata, anche, in diversi lavori domestici che mai aveva pensato di fare, svogliata com'era.
Sorrise, ricordandosi così imbranata, appena un anno prima. La lontananza forzata da Mamoru, l'aveva profondamente cambiata, costringendola, quasi, a diventare una persona migliore. Meno pasticciona, effettivamente.

- Chi l'avrebbe mai detto che la mia testolina buffa sarebbe diventata una brava cuoca! – disse Mamoru, annunciando il suo arrivo.

Usagi si girò e sorrise, prodigandosi in una linguaccia dispettosa.
Non era la prima volta che il ragazzo le diceva una frase del genere, ma vederlo sempre piacevolmente stupito le riempiva il cuore d'orgoglio.

- Se per te va bene, possiamo cenare fra dieci minuti, così da poter rientrare presto a casa. – disse continuando ad amalgamare il riso.

- Puoi dormire qui! – rispose Mamoru, avvicinandosi a lei, intrappolandola tra lui ed i fornelli con entrambe le braccia ed iniziando a baciarla sul collo.

Ancora una volta sorrise, lasciandosi crogiolare dal suo calore e dai suoi teneri baci, poi scosse la testa.

- No… – mormorò con circospezione. - Papà è a casa e… sai quanto è difficile convincerlo a restare a dormire fuori. – gli ricordò risentita, spegnendo il gas.

Apparentemente accigliato, Mamoru si staccò quasi di scatto, ascoltando quell'affermazione e lei si sentì incredibilmente desolata. Sapeva cosa stava pensando perché non era la prima volta che sostenevano quell'argomento.

- Non hai ancora parlato con tua madre, a proposito del matrimonio? – domandò, spostandosi verso il mobile, di fianco al piano cottura.

La biondina parve pensarci, adagiando un coperchio sulla pentola conscia che la situazione sarebbe andata per le lunghe.

- Non si è presentata l'occasione giusta, per la verità. – disse dopo un po', voltandosi, successivamente, verso di lui.

- Ah, no? – rispose sospirando, mentre incrociava le braccia al petto.

Usagi abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Mamoru. Sapeva che lui non approvava, ne avevano discusso in svariate circostanze ed ogni volta avevano litigato. Non voleva discutere ancora, ma non voleva neanche confessargli il perché non lo avesse ancora fatto.

- Usa di cosa hai paura? – chiese, dopo essersi schiarito la voce. Voleva affrontare di nuovo quest'argomento e chiuderlo una volta per tutte.

Usagi non si stupì di quella domanda: il suo Mamo-chan era sempre stato in grado di interpretare i suoi stati d'animo e sapeva che voleva porle quella domanda da molto tempo. Era stato paziente, come sempre con lei, ma questa volta avrebbe voluto una risposta.

- Mamo-chan mamma ti conosce, le sei simpatico e spesso mi dice che sei un bravo ragazzo. Però io ho paura che lei possa dirmi che non sono ancora pronta per essere una moglie. In effetti, sono sempre stata una pessima studentessa, non mi sono mai impegnata a fondo e… – ma lui la interruppe.
 
- Usa sei cambiata molto, invece. Ti impegni molto di più in ogni cosa che fai e sono convinto che, se dimostrerai a tua madre quello che sai fare adesso, non sarà più così contraria. Certo con tuo padre sarà diverso ma vedrai che ce la faremo. – disse, tentando di rassicurarla con le sue parole.

Usagi, però, annuì poco convinta. Si fidava di lui ma non di se stessa, oltretutto conosceva sua madre e sapeva che non aveva cambiato opinione, nell'arco di quell'anno. Continuava a trattarla con la stessa condiscendenza che le aveva sempre riservato e sapeva che non la vedeva matura. Non tanto matura da sposarsi, quanto meno.

Senza contare che aveva ascoltato, per caso, una conversazione tra sua madre e suo padre ed entrambi si erano detti stupiti che un ragazzo come Mamoru, fosse innamorato della loro Usagi.
- Usa tutto bene? – le chiese, avendola notato piuttosto pensierosa.

La voce di Mamoru la ridestò da quel ricordo, facendola sobbalzare leggermente. Non gli aveva mai confessato di aver ascoltato quella conversazione, si era vergognata, ma forse era arrivato il momento di farlo.

- La mamma non cambierà idea Mamo-chan. Lei crede che io sia ancora la ragazzina svogliata che andava male a scuola. Non sono bastati neanche i buoni voti che ho collezionato in questo anno scolastico. – disse sospirando, delusa e scoraggiata.

Lui si avvicinò e la prese di nuovo tra le braccia. Non sopportava di vederla triste, Usagi e la tristezza erano un ossimoro.

- Vuoi che glielo diciamo insieme? Potremmo invitarli a cena qui, a casa nostra. – chiese serio, calcando la voce sull'aggettivo nostra.

- Davvero lo faresti Mamo-chan? – chiese di rimando, all'improvviso speranzosa, gli occhi lucidi dall'emozione.

- Usako è il nostro matrimonio, non solo il tuo. Anzi, avrei dovuto farlo prima! – esclamò, asciugando una piccola lacrima che era scesa dagli occhi della ragazza. 

- Sarebbe magnifico, Mamo-chan!!! – proruppe abbracciandolo forte, d'un tratto rassicurata dalla spalla che le offriva.

Mamoru rise di cuore, prendendola per la vita e permettendole di stare alla sua altezza. La tenne a mezz'aria per qualche attimo, poi la incollò al suo torace ed appoggiò delicatamente le labbra sulle sue, chiudendo gli occhi, imitandola un attimo dopo.

Prima o poi sarebbe dovuto accadere.

Quando le aveva chiesto di sposarlo, sapeva a che cosa sarebbe andato in contro, a quanti problemi avrebbero potuto propinargli i genitori di Usagi. Anche lui era consapevole del fatto che la loro figlia era ancora una ragazzina, ma il loro destino era scritto da una vita intera e lui non poteva starle più lontano, aspettare oltre era del tutto inutile. Voleva vivere al suo fianco, seguirla passo dopo passo, vederla appena sveglia al mattino ed un attimo prima di addormentarsi la notte. Perché lui era nato per lei e lei per lui ed era pronto a tutto, niente e nessuno al mondo sarebbe più stato in grado di separarli.

 

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Capitolo 2
*** Annunci ed Inviti - Capitolo 2 ***


Il crown era affollato quel giorno, la primavera aveva tirato un brutto scherzo agli abitanti di Tokyo: rovesci di grandine improvvisa avevano rovinato i piani di quel sabato pomeriggio a parecchie persone. Era dall'alba che grandinava ed i suoi chicchi, con una particolare forma a stella, ad ogni caduta diventavano sempre più grandi. In quel momento, erano grandi quasi quanto le dimensioni di uno yen, tanto grandi che, in poco tempo, avevano riempito strade e marciapiedi rendendo, le vie quasi impraticabili.

- Così vi sposerete sul serio??? – chiese Minako, spalancando i suoi occhioni celesti e facendola imbarazzare così tanto, da farle le gote di un rosso acceso.

Usagi aveva fantasticato mille e più volte ad occhi aperti sul giorno del suo matrimonio ed, altrettante volte, aveva trascinato nei suoi sogni le sue amiche ed una forte emozione si era sempre impossessata del suo corpo.

In quel momento, però, tutto era ingigantito dal fatto che sarebbe accaduto sul serio e che non erano più soltanto magnifici vagheggi dove vedeva, finalmente, coronato il suo sogno d'amore con Mamoru, ma la realtà si stava affacciando concretamente sulle sue giornate.

D'improvviso, però, il suo sguardo si adombrò al pensiero che quella sera avrebbe dovuto invitare i suoi genitori a casa del suo fidanzato, per annunciagli il fidanzamento ufficiale e l'idea del matrimonio e sperava tanto, in cuor suo, che avrebbero accettato di buon grado la loro decisione.

- Che hai Usagi? – chiese Makoto, sorseggiando il suo tè alla menta.

Lei scosse la testa, facendo uscire dalla bocca un suono gutturale ed incomprensibile.

- Cosa ti preoccupa? – insistette la brunetta.

Usagi spostò il bicchiere con il succo d'arancia di lato ed appoggiò entrambe le mani sul tavolo, incrociando le dita.

- È che… – iniziò esalando, subito dopo, un sospiro angosciato. - Non l'ho ancora detto ai miei genitori e non so come reagiranno! – ammise riluttante. Non si era ancora sfogata con nessuno, a parte Mamoru e, forse, era giunto il momento di farlo.

- Cioè non hai ancora detto nulla ai tuoi? – chiese Minako, non riuscendo a capire il perché.

- Te l'ha appena detto!!! – esclamò Makoto, strabuzzando gli occhi al cielo.

La bionda posò sul tavolo il suo drink, corrucciandosi del fatto che l'amica non avesse colto la sua domanda retorica.

- Beh, è comprensibile la tua preoccupazione. – mormorò Ami, rimescolando distrattamente il suo latte di mandorla.

Sei paia di occhi incuriositi si incollarono su di lei e solo allora si rese conto di aver dato voce ai suoi pensieri. Ci mise un po' a parlare, poi disse la sua.

- Anche se compirai diciotto anni a breve e ti diplomerai fra poche settimane, sei ancora giovane! – esclamò leggermente caustica. - Mamoru non ha neanche finito l'università, deve pensare a studiare, poi ci sarà la specializzazione, turni massacranti in ospedale… – aggiunse dopo un po'. - Non me ne volere, Usagi… ma al posto vostro aspetterei ancora, soprattutto spererei di avere, quanto meno, una stabilità economica per potermi creare una famiglia senza alcun tipo di preoccupazione! – ammise la ragazza dai curiosi capelli blu, imbarazzandosi, per la sua troppa razionalità.

Le ragazze non risposero e la futura sposina sembrò sprofondare ancor di più nel suo nervosismo. Forse Ami aveva ragione, ma lei ed il suo Mamo-chan desideravano così tanto stare insieme per sempre, da non voler aspettare un minuto in più.

- Tu cosa ne pensi, Rei??? – chiese Ami, cercando di alleggerire la tensione, mentre si rimproverava d'aver parlato troppo.

La mora dai lunghi capelli corvini, era stranamente silenziosa. Seduta sulla poltroncina, rimirava, con sguardo vacuo, la grandine stramazzare al suolo, sorreggendosi il mento con una mano. Sembrava rapita e confusa da ciò che stava accadendo al di là dei vetri.

- Rei? – la richiamò Ami, attirando la sua attenzione, soltanto dopo averla scossa per un braccio.

- Mmm??? – chiese rivolgendo uno sguardo stralunato a tutte. Si girò, poi, verso Usagi e la vide trattenere a stento le lacrime, con gli occhi gonfi e rossi: era evidente che non riposava bene da qualche giorno, almeno.

- Penso che non devi, anzi non dovete, dar retta a nessuno. Noi non siamo nella vostra storia e vi guardiamo dall'esterno, ma soltanto voi conoscete cosa il vostro cuore desidera. – disse parlando lentamente e con la solita calma che la contraddistingueva come sacerdotessa. - Seguite i vostri sentimenti e… se arriveranno le difficoltà, le risolverete insieme. – concluse, poi, alzandosi di scatto: qualcosa la turbava nel profondo, si sentiva stranamente agitata.

Rei prese le sue cose, mosse alcuni passi e sorrise, con una smorfia tirata.

- Scusatemi ragazze, ma mi sono ricordata di un impegno al tempio! – esclamò, quasi esitante. - Ci aggiorniamo domani! – salutò preparando l'ombrello ed andando via.

Le ragazze si guardarono perplesse da quella strana reazione della loro amica ma, dopo qualche momento, Usagi riprese a parlare seguita da Minako e Makoto. Ami, invece, era rimasta silenziosa, insospettita dallo strano comportamento della giovane. Non si era mai comportata così con loro, non se n'era mai andata in maniera così sbrigativa, tanto meno era mai stata così evasiva. Sperava soltanto che ciò che le passava per la mente, non avesse a ché fare con il matrimonio di Usagi e Mamoru. Aveva ascoltato la sua risposta diplomatica, ma credeva, in cuor suo, che la miko la pensasse esattamente come lei, sull'argomento e che non avesse detto realmente tutta la verità.

Si era ormai fatta ora di cena e, dopo aver salutato le amiche, Usagi si era diretta a casa. Avrebbe tanto voluto raggiungere il suo Mamo-chan e raccontargli di quella strana reazione di Rei e chiedere un suo parere, ma era anche cosciente che sarebbe stato un errore arrivare in ritardo a cena. Non quella sera così importante, quanto meno. Doveva, inoltre, continuare a dimostrare ai suoi genitori, che era diventata una persona molto più responsabile.

- Sono a casa! – urlò non appena chiusa la porta dietro le spalle.

Lasciò le scarpe all'ingresso e si diresse verso la sua camera per cambiarsi prima di cenare. Una volta entrata trovò Luna che l'aspettava con un'aria belligerante.

- Ciao Luna, come va? – chiese, consapevole che sarebbe arrivata sicuramente una ramanzina da parte della gatta, a giudicare dalla sua coda: quando la rizzava era sempre così.

- Hai anche il coraggio di chiedermelo? – domandò scendendo con un balzo felino dal letto.

- Perché? Cosa ho fatto??? – ribatté turbata, portandosi una mano sul petto.

- Ti sposi e lo vengo a sapere da Artemis!!! – esclamò quasi sconvolta, seguendola con lo sguardo.

Usagi scosse la testa, mentre apriva l'armadio, quel quadrupede bianco era peggio di una donna dal parrucchiere. - Pettegolo! – pensò, sbuffando.

- Benedetta ragazza, quando pensavi di dirmelo??? – domandò quasi delusa di essere all'oscuro di tutto.

- Te l'avrei detto adesso, prima di cena, volevo un momento tutto per noi! – mormorò prendendo dei pantaloni ed una maglia a caso e richiudendo le ante.

La ragazza guardò Luna che la osservava cambiarsi senza dire nulla, anche lei persa nei suoi pensieri, come le sue amiche. Sembrava la notizia del secolo, neanche dovesse scoppiare una guerra. Era scritto, era il loro destino, sapevano pure che avrebbero avuto una figlia un giorno e che sarebbero diventati regnati di Crystal Tokyo e loro ne stavano facendo apparentemente un dramma, perché due innamorati come lei e Mamoru avevano deciso di anticipare di qualche anno i tempi.

- Allora? Vuoi cambiare casa con me? – le chiese avvicinandosi a lei e prendendola in braccio, non sopportando più quel silenzio.

La sua padroncina era diventata una donna da un giorno all'altro. La ricordava ancora piagnucolare quando un mostro l'attaccava, oziare la domenica pomeriggio sul divano, essere perennemente in ritardo per la scuola e non volere fare altro che leggere fumetti e mangiare patatine, invece di studiare. Aveva subito una vera e propria trasformazione, nell'ultimo anno.
Le sfuggì qualche lacrima di commozione dagli occhi, poi mosse la testa accennando un sì.

- Usagi è pronta la cena! – la voce di sua madre, arrivò ovattata dal piano di sotto.

Iniziarono a tremarle le gambe, quasi come quando doveva consegnare la pagella di scuola ai suoi genitori, una sensazione che non ricordava da tempo, ormai.

A prima vista sembrava una serata normale, i quattro componenti della famiglia erano seduti nei loro posti abituali, nella sala da pranzo, la tv era accesa sul solito programma pre-serale, Shingo parlava con suo padre a proposito di un nuovo video game e sua madre si divertiva a rispondere agli indovinelli dati dal presentatore in tv.

Eppure… eppure non lo era. Usagi aveva lo stomaco talmente chiuso da non riuscire neanche ad ingoiare ciò che aveva in bocca da cinque minuti, continuava a torturare e sminuzzare ciò che aveva nel piatto, con il capo chino e senza dire una parola.

- Volete ancora del pollo? – chiese allegramente Ikuko, guardando i commensali.

Si voltò istintivamente verso Usagi ma, quando la vide chiusa nel suo mutismo e con uno sguardo preoccupato sul viso, abbassò gli occhi sul suo piatto e lo vide quasi intatto.

- Usagi! – esclamò, facendola sobbalzare ed emettere un gridolino di spavento. -  Perché non mangi? – domandò stranita dal suo comportamento. La ragazza non le aveva mai dato problemi, da quel punto di vista. Era almeno una settimana che si comportava stranamente, l'aveva notata spesso persa nei suoi pensieri, dispiaciuta, distratta e sconsolata. 

- Cos'è Mamo-chan ti ha finalmente piantata in asso??? – chiese Shingo, stuzzicando i suoi già precari nervi.

Usagi sospirò, posando la forchetta di lato al piatto, poi prese a guardare i suoi genitori, scandagliando i loro volti straniti. Poi, sentì Luna, strofinarsi contro le sue gambe, così abbassò lo sguardo e la vide invogliarla a parlare.

- Allora? – la incalzò suo padre, con un tono di voce preoccupato.

La ragazza ci mise ancora un attimo a rispondere, bevve un sorso d'acqua e poi si decise a parlare.

- Tutt'altro! – esclamò lanciando un'occhiata malevola a suo fratello. - Mamoru ed io… volevamo invitarvi domani sera a cena nel suo appartamento. – disse tutto d'un fiato, stringendo gli occhi per la tensione.

- Cosa????????? – riuscì a mormorare Kenjii Tsukino, tossendo disperatamente mentre sua moglie gli batteva una mano sulla schiena.

- Complimenti Usagi hai trovato un modo efficace per uccidere papà! – ghignò Shingo, riempiendo un bicchiere d'acqua al genitore.

La ragazza prese sulle gambe Luna e le lisciò il pelo, cercando di frenare il tremito delle sue mani, nell'attesa di sentire la sentenza dei suoi. Quelli furono gli istanti più lunghi della sua vita, fino a quel momento.

Ripresosi, suo padre guardò negli occhi sua moglie, affidando a lei la risposta da dare alla loro figlia.

La donna sorrise nervosamente, mentre raccoglieva i piatti vuoti di suo figlio e di suo marito, poi parlò.

- Va bene, verremo… – mormorò prima di uscire dalla stanza e dirigersi in cucina, per non far trapelare il nervosismo che quell'invito le aveva scatenato.

Usagi lasciò andare il respiro, che si accorse di aver trattenuto tutto il tempo, poi si scusò ed andò via di corsa, raggiungendo camera sua per prendere il telefono ed avvisare il suo Mamo-chan.

***

La grandine aveva ripreso a scendere da circa un'ora e si stava prolungando più del solito, in quel momento le sue proporzioni ricordavano quelle di una figurina degli album per bambini.

Rei stava interpellando il fuoco, da quando aveva lasciato le sue amiche al crown.

Quella strana sensazione con la quale si era svegliata quella mattina, diventava sempre più opprimente, gravandole sull'anima e sul corpo e l'impediva quasi di concentrarsi nel captare ciò che stava accadendo. Perché ne era certa, sentiva delle percezioni negative che non promettevano nulla di buono.

Inginocchiata davanti alle fiamme, con il suo kimono rosso e bianco, nella più piena solitudine, Rei invocò ancora una volta la formula divina per interrogare il sacro fuoco.

- Rin Pyo Tou Sha Kai Jin Retsu Zai Zen! – esclamò, chiudendo gli occhi e posandosi sul viso indice e pollice di entrambe le mani.

Stelle, tante stelle che una grossa falce distruggeva e che invece di scomparire e disintegrarsi, diventano sei più grandi e numerose. Era questo ciò che continuava a vedere. Null'altro.
Quella falce, poi, sembrava simile a quella di Sailor Saturn, guerriera della morte e della rinascita.

- Che cosa significa? Cosa cerchi di dirmi sacro fuoco? Riguarda il matrimonio di Usagi e Mamoru? È per questo che continua a grandinare ghiaccio di questa strana forma? – chiese con la mente. - Ti prego, rispondimi!!! – esclamò ad alta voce, stavolta.

A quelle domande, però, ancora una volta il fuoco si spense davanti ai suoi occhi ed il suo corpo fu scosso da brividi di energia maligna. Era da quel pomeriggio che lottava, cercando di resistere a quelle folate dannose, in quel momento, però, estenuata si accasciò riversa sul pavimento.





Ed ecco il secondo capitolo. Speriamo vi piaccia e che ci farete sapere cosa ne pensate.

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A prestissimo!!! :)

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Capitolo 3
*** La cena (prima parte) - Capitolo 3 ***


Usagi era ferma davanti allo specchio della camera di Mamoru intenta a sistemare ogni minimo dettaglio del suo abbigliamento. Era una serata importante, quella durante la quale avrebbe annunciato il suo matrimonio alla sua famiglia.
Era talmente agitata da non riuscire neanche ad allacciare la collana che il suo fidanzato le aveva regalato per il compleanno precedente.
Non avrebbe mai creduto che una simile agitazione potesse far parte di lei anche se, era consapevole, che tutto era dovuto alla reazione che i suoi genitori avevano avuto quando li aveva invitati a cena quella sera ma, soprattutto, per quella di Rei ed Ami. Se quella dei suoi genitori era quasi comprensibile, l’effetto che quella rivelazione aveva sortito sulle due guerriere, era stato incomprensibile.
Era sempre stata convinta che la felicità delle altre guerriere sarebbe stata grande quasi quanto la sua. Quasi, perché nessuna avrebbe mai potuto provare la stessa gioia che aveva pervaso lei quando il suo Mamo-chan le aveva rivolto la fatidica domanda.

- Dai Mamo-chan, voglio sapere dove mi stai portando! – esclamò impaziente.
Mamoru si voltò ad osservarla, il volto imbronciato proprio come la bambina che era stata e che ogni tanto faceva ancora capolino, nonostante fosse maturata molto dopo la battaglia con Galaxia. Usagi era curiosa e proprio per quello aveva provveduto a bendarla: non sarebbe mai riuscita a mantenere gli occhi chiusi e avrebbe rovinato la sorpresa che lui aveva organizzato.
Usagi aveva sentito la macchina fermarsi ed il rumore del motore arrestarsi, segno che Mamoru aveva girato la chiave nel quadro e spento il veicolo.
Era strano quel suo comportamento ma anche lui era cambiato molto. Non aveva più nessun timore a dimostrarle i suoi sentimenti nel privato, quando erano con le ragazze, invece, era ancora restio e parecchio timido. Lo aveva sentito chiudere lo sportello del lato guidatore, aprire quello accanto a lei e, poi, prenderla per mano per farla scendere.
- Mamo-chan io non resisto! Posso togliermi la benda? – chiese quasi disperatamente.
- Coraggio, manca poco Usako. Siamo quasi arrivati. – esclamò il giovane, con un tono divertito.
Ad un tratto Mamoru si fermò posizionandosi dietro di lei e sciogliendole la benda.
Erano stati molte volte su quella collina ma il paesaggio che si estendeva davanti a loro era da mozzare il fiato.
Usagi si incantò ad osservare la luna piena, rotondeggiare alta nel cielo, come se fosse la prima volta che la vedeva.
- Guarda Mamo-chan è bellissima… – mormorò estasiata, quasi con il fiato corto, ammirando quel miracolo della natura.
- Mai quanto la sua Principessa… – rispose lui abbracciandola e facendole appoggiare il capo sul suo petto.
Usagi arrossì e si accoccolò ancora di più tra le sue braccia, beandosi di quella vicinanza.
- Sposami Usako… – disse, all’improvviso, dopo qualche minuto di silenzio.
La ragazza parve ragionare un po’ su a quella singolare proposta chiedendosi se avesse sentito bene.
- Cosa? – rispose sgranando gli occhi, esterrefatta. Quella fu l’unica parola che riuscì a mormorare.
Immediatamente, si sciolse dall’abbraccio del giovane e si voltò per poter guardare il suo bel viso. Nei suoi occhi lesse tutto l’infinito amore che Mamoru provava per lei ed anche, forse, la preoccupazione di aver affrettato i tempi.
- Aishiteru* Usako e non voglio aspettare ancora. – disse, come al solito leggendole nel pensiero.
Lei sorrise, per nulla meravigliata da quelle percezioni che Mamoru aveva sempre avuto su di lei. Sicché, si alzò sulle punte dei piedi e gli avvolse le braccia attorno al collo.
- Aishiteru anche io Mamo-chan e neanche io voglio aspettare oltre. – gli mormorò, guardandolo negli occhi di quel ragazzo che le aveva rubato mente e cuore.
Era andato tutto come aveva voluto, anzi forse anche meglio, mancava solo il tocco finale, quell’anello che giaceva nella sua scatola, all’interno della tasca della sua giacca.
Fissò Usagi che, con le mani aperte davanti al viso per coprire lo stupore e gli occhi lucidi, non riusciva a proferire parola. Sorrise felice, aprì il cofanetto, estrasse l’anello e prese la mano sinistra della sua ragazza, lasciandolo scivolare all’anulare.
Era tutto perfetto, quel momento era stato sublime ed il bacio che si stavano scambiando in quel frangente era il sigillo finale di quella serata che avrebbero ricordato per tutta la vita.

Due mani calde si posarono sulle sue ridestandola dai suoi pensieri ed aiutandola nel compito, che fino a quel momento era sembrato quasi insormontabile, di allacciare quella collana.
Le mani si spostarono, poi, delicatamente sulle sue spalle mentre sul suo collo si posarono una scia di baci leggeri come ali di farfalla.
Usagi chiuse gli occhi e si abbandonò a quella meravigliosa sensazione di quiete che solo il suo Mamo-chan sapeva donarle e rabbrividì quando il suo alito caldo arrivò a sfiorarle l’orecchio, mentre lui le sussurrava che sarebbe andato tutto bene.
Si voltò per stringerlo in uno degli abbracci che era solita dargli, ma soprattutto per sentirlo più vicino a lei, facendo scivolare via tutta l’agitazione che la attanagliava.

Quello stato di benessere, però, venne interrotto dal campanello che fece precipitare di nuovo Usagi nell’ansia.
Mamoru la prese per mano e si avviò con lei all’ingresso per accogliere i futuri suoceri. Era agitato anche lui ma non voleva farglielo capire: doveva essere il suo punto fermo. Si fissarono davanti alla porta e Mamoru udì distintamente il respiro profondo che aveva preso Usagi, quindi si avvicinò per posarle un piccolo bacio sulla tempia, con il chiaro intento di tranquillizzarla
Dopo i classici convenevoli, la famiglia di Usagi si accomodò in salotto, dove una tavola già apparecchiata faceva bella mostra di sé. Era stato Mamoru a preparala, disponendo con la sua solita meticolosità: tovaglia, posate, bicchieri e bevande varie non dimenticandosi, infine, del simbolo che da sempre lo contraddistingueva: rose rosse in un vaso, a centrotavola.
Quasi meccanicamente, anche se accompagnati da una tensione palpabile, i commensali iniziarono a mangiare. In un primo momento, svolsero tutto in un silenzio quasi atterrito, poi la madre di Usagi allentò, in qualche modo, la tensione. 
- Complimenti Mamoru-san, la cena era squisita e la tavola era davvero bella! – disse Ikuko, con un timido sorriso.
Il giovane restò con la forchetta a mezz’aria e con la bocca semi aperta, poi scosse la testa, quasi imbarazzato, ed indicò la sua testolina buffa.
- Io mi sono soltanto occupato di imbandire la tavola, per la cena è tutto merito di Usagi. – rispose scuotendo la testa, soddisfatto.
La signora non rispose, ma guardò stupefatta sua figlia. Quasi non credeva alle sue orecchie. Decise di non indagare oltre, magari si era fatta aiutare da un’amica e aveva spacciato per suo quel lavoro, o forse no… Non avrebbe voluto confezionarle una pessima figura di fronte al suo ragazzo, in fin dei conti.
Il pasto parve proseguire liscio come l’olio. Mamoru aveva cercato di intavolare una conversazione con Shingo, poi con Kenji, il quale gli aveva chiesto anche dei suoi studi e di come riusciva a mantenere un appartamento, con i lavoretti part-time che aveva. Usagi ed Ikuko, invece, non avevano quasi proferito parola, o forse solo quando la signora si era offerta di aiutarla a trafficare in cucina.
Al momento del dolce, Mamoru guardò intensamente negli occhi Usagi, invogliandola a parlare. Effettivamente, avevano organizzato quella cena per un motivo ben preciso.
Più facile a dirlo che a farlo, chiaramente, ma la ragazza, facendo forza su tutto il coraggio che possedeva, si decise a parlare.
- Mamma, papà Mamoru ed io abbiamo deciso di sposarci. – disse tutto d’un fiato.
A quella notizia, Kenji posò la forchettina ancora infilzata di un pezzo di torta al cioccolato sul piattino, facendola echeggiare rumorosamente, mentre sua moglie rimase perfettamente immobile a guardare sua figlia. Shingo, di buon grado, decise di tenersi da parte, pur scioccato da ciò che aveva appena udito.
- Come scusa??? – chiese suo padre, con un tono di voce fra l’incredulo e l’irritato, dopo aver lanciato uno sguardo alla moglie.

- Sì, abbiamo deciso di sposarci non appena Usagi avrà terminato i suoi studi. –

confermò Mamoru, non avendo paura di farlo.
Prevedendo una feroce sfuriata da parte del marito, con tono calmo, la signora Ikuko si affrettò a parlare.
- Perché adesso? Voglio dire, non potete aspettare? Siete ancora così giovani! – chiese la donna.
- Non intendiamo aspettare, mamma. – rispose calma, ma decisa.
Kenji, invece, si lasciò sfuggire un risolino quasi di scherno.
- E come pensate di mantenervi? Lui studia ancora e tu non hai nessuna idea di quello che vuoi fare, dopo il diploma! – esclamò il padre, trattenendosi dal battere un pugno sul tavolo.
- Ho dei soldi da parte – intervenne Mamoru. - Le assicuro che non farò mancare nulla ad Usagi. Vogliamo solo essere felici insieme. – terminò, sostenendo lo sguardo fisso dell’uomo.
- Siete troppo giovani, come fate ad essere così sicuri di voler passare tutto il resto della vostra vita insieme? – chiese con voce tremante Ikuko.
- Mamoru ed io siamo destinati a stare insieme, stiamo solo anticipando quello che è già scritto. – le rispose Usagi, temendo già una reazione sconvolta a quell’affermazione.
- Usagi, cosa dici? Destino? Anticipare ciò che è già scritto? – chiese stralunata, cercando di capire cosa la figlia stesse farfugliando.
Non si sarebbe mai aspettata una simile obiezione da parte di sua madre, aveva sempre pensato che sarebbe stato suo padre quello da convincere e, invece, trovava resistenza anche da parte dell’unica persona che aveva creduto sarebbe stata d’aiuto.
Mamoru aprì bocca per parlare ma Usagi, inaspettatamente, alzò una mano per fermarlo.
- No, Mamo-chan. Forse è ora che conoscano la verità. – decise, senza averlo premeditato prima.
Lui annuì ed allungò la mano sul tavolo, per afferrare quella della ragazza, incurante dello sguardo omicida di Kenji Tsukino.
- Vi chiedo solo di non interrompermi. – annunciò, dopo qualche attimo di silenzio. - In un’epoca ormai lontana esisteva, sulla Luna, un regno conosciuto con il nome di Silver Millennium. Era situato nel Mare Serenitas ed era governato da Queen Serenity che, grazie al Maboroshi no Ginzuishou**, riusciva a mantenere pace e prosperità all’interno del pianeta. – non curante degli sguardi a dir poco perplessi dei suoi genitori, Usagi continuò. - Queen Serenity aveva una figlia, Princess Serenity, che amava guardare la Terra. Fu così che si innamorò di Endymion, il Principe di quel pianeta, e di nascosto si recava lì per poterlo ammirare, seppur, di nascosto. Anche Endymion si innamorò di Serenity sebbene il loro amore fosse proibito. –
La signora Ikuko scosse la testa e voleva intervenire, ma Usagi la bloccò con lo sguardo, non fermando il filo del discorso. Non sapeva se avrebbe ritrovato il coraggio di parlare, poi.
- Un giorno gli abitanti della Terra invasero la Luna per conquistarla ed a nulla valsero le intimidazioni del loro Principe, per mettere fine a quella guerra. Endymion, durante il combattimento, venne accusato di tradimento ed infine ucciso mentre Serenity, sopraffatta dal dolore, si tolse la vita. Queen Serenity, utilizzando il potere del Maboroshi no Ginzuishou, decise di inviarli nel futuro per dargli modo di incontrarsi di nuovo ed amarsi senza difficoltà. – poi dovette fermarsi, per riprendere fiato e recuperare un po’ di forze.

Usagi, dopo quella pausa presa anche per dare modo a tutti di assimilare il suo discorso e prepararli a quella che, per loro, sarebbe stata una notizia scioccante, riprese a parlare.
- Quello che sto cercando di dirvi è che Mamoru ed io siamo destinati a stare insieme semplicemente perché… chiuse gli occhi e poi lo disse. - Noi siamo Serenity ed Endymion. Ci amiamo da secoli e ci ameremo per sempre. – concluse, finalmente quel discorso tanto trattenuto.
Quasi immediatamente, si sentì libera. Erano anni che mentiva ai suoi genitori, seppure in buona fede, e che si portava tutto dentro, nascondendo loro una parte importante della sua vita.
La sua famiglia rimase immobile dopo il racconto, esterrefatti da quella che sembrava una favola da leggere ad una bambina per farla addormentare. Non potevano assolutamente credere a quello che avevano ascoltato.
Shingo era sconvolto dal racconto di sua sorella. Mai avrebbe pensato che l’immaginazione di quella ragazza, che lui aveva sempre preso in giro, potesse essere così fervida.
- Usagi ma cosa dici? Ti senti bene? – riuscì a dire, finalmente, preoccupata sua madre. Non aveva preso assolutamente sul serio la storia che la figlia aveva appena raccontato.
- Sto bene mamma. Perché me lo chiedi? – domandò quasi indispettita dal viso incredulo di sua madre.
- Usagi devi ammettere che la tua storia è alquanto fantasiosa… – disse con una smorfia Kenjii.
- Fantasiosa? Che cosa vorreste dire??? – ribatté offesa, dopo aver lanciato uno sguardo sconcertato a Mamoru.
- E come vi sareste incontrati di nuovo? – chiese Ikuko alzando un sopracciglio, cercando l’ago nel pagliaio.
- Dopo una battaglia tutti i nostri ricordi sono tornati… – sospirò dolorosamente la ragazza, al ricordo di quel periodo.
- Una battaglia? Ti rendi conto di quello che dici? Sembra tu stia sognando ad occhi aperti! Certo, avrei potuto anche aspettarmelo da te, ma da Mamoru-san… – continuò sua madre, iniziando a crederli due folli.
Una risata echeggiò nell’aria e tutti si voltarono a guardare Shingo, che, dopo averlo fatto fin troppo, non riusciva a trattenersi.
- Mamma, Usagi si crede Sailor Moon! – biascicò continuando a ridere.
- Io non mi credo Sailor Moon, io SONO Sailor Moon - sbottò la bionda, furiosa con suo fratello.
Il silenzio calò nella stanza e anche Mamoru rimase a bocca aperta per il modo in cui Usagi aveva risposto a Shingo. Non avevano pianificato di raccontare loro la doppia vita che svolgevano ma, arrivati a quel punto, era l’unica soluzione per fargli accettare il loro matrimonio.
La giovane donna si alzò lentamente, invitando, con gli occhi, il suo fidanzato a fare lo stesso. Lui aveva capito cosa voleva mostrare ai suoi genitori ma era convinto che li avrebbero scioccati ulteriormente. Forse per quella sera era meglio continuare solo a parlarne. Però, lei non era dello stesso parere e così, dopo averlo preso per mano, lasciò che Serenity ed Endymion prendessero il posto di Usagi e Mamoru.

 

*Aishiteru: ti amo in Giapponese
** Maboroshi no Ginzuishou: Cristallo d’Argento Illusorio

Ed ecco il terzo capitolo. Grazie per le letture che abbiamo riscontrato e per le recensioni. Speriamo che questo nuovo capitolo sia di vostro gradimento e, come al solito, se vi va commentate e fateci sapere le vostre impressioni e, perchè no, anche eventuali spunti per proseguire la storia. Vi ricordiamo inoltre, la pagina facebook alla quale potrete iscrivervi cliccando qui


A prestissimo!!! :)

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Capitolo 4
*** La cena (seconda parte) - Capitolo 4 ***


Un tenebroso silenzio era sceso in casa Chiba quando, dopo i bagliori dovuti alla trasformazione, i genitori di Usagi si erano ritrovati davanti Serenity ed Endymion.

L’unico che sembrava gradire la situazione era Shingo, sul cui viso era dipinto un fantastico sorriso.

Ikuko alzò gli occhi e rimase ferma ad osservare quella ragazza davanti a lei che non riusciva a riconoscere come sua figlia.

- Quel se… segno sulla fronte… – tartagliò la signora… - mi sembra di conoscerlo già… di averlo già visto! – esclamò la donna, cercando di calmare i battiti del suo cuore in tumulto.

Sulla sua fronte spuntava un segno a forma di mezza luna, il suo abito bianco le conferiva un aspetto davvero regale e tutto sembrava curato nei minimi dettagli. Spostò, poi, gli occhi verso Mamoru, così elegante nella sua armatura, così fiero nello sguardo che diventava di puro amore quando si voltava ad osservare la giovane al suo fianco.

Shingo guardò sua madre e suo padre immobili, incollati alle sedie.

- È il simbolo di Sailor Moon… Usagi è Sailor Moon! – disse euforico, attirando gli sguardi su di sé.

- Anche Luna ne ha uno simile… – aggiunse Kenji. - … ma certo “Luna”… come poteva non chiamarsi così la gatta di Sailor Moon!? – esclamò ironico, scuotendo la testa.

Come leggendosi nel pensiero, Usagi e Mamoru sciolsero la trasformazione simultaneamente, per non indispettire ulteriormente i genitori di lei che guardavano la scena esterrefatti, senza riuscire a proferire parola.

Ikuko si portò le mani alle tempie stanca e costernata.

- Com’è possibile che per diciotto anni ho cresciuto un’estranea in casa mia! – sbottò la donna, dopo un po’.

Non riusciva a credere che la sua bambina pasticciona e svogliata in realtà era la famosa eroina che salvava Tokyo insieme a quel ragazzo che le era accanto. Non poteva essere vero, stentava a crederci, anche dopo aver avuto quella lampante dimostrazione.


- Io non sono un’estranea, sono tua figlia!!! – esclamò Usagi, cercando di avvicinarsi a lei, ma la donna pose una mano davanti a sé, come a volerle bloccare i passi.

- Io… noi… Usagi non possiamo accettare una notizia del genere, non in questo modo!

Non poteva essere, doveva uscire al più presto da quella casa e riflettere su quanto accaduto o sarebbe impazzita. Spostò lo sguardo verso suo marito e si rese conto che respirava in malo modo, le orbite fuori dagli occhi e una rabbia a stento trattenuta.

Sì, era decisamente il caso di andare via, all’istante.

- No, mamma! Cosa dici? - chiese sgranando gli occhi. - Aspetta, aspettate… dove andate? – urlò Usagi, vedendoli prendere il corridoio.

- Devi darci tempo, non eravamo preparati a questo e non credo lo saremo mai! – esclamò la donna, con lieve timore. Non era, di certo, all’ordine del giorno vedere che sua figlia si trasformava in Sailor Moon.

Kenji Tsukino seguì sua moglie, totalmente d’accordo con lei mentre chiamava Shingo, affinché si muovesse.

- Troppo forte!!! Ti va di trasformarti anche in Sailor Moon… – chiese con occhi sognanti.

Il ragazzino, dal canto suo, non voleva saperne di andare via di lì. Sua sorella, la sbadata Usagi, era l’eroina che lui ammirava da moltissimo tempo e non solo quello ed, inoltre, era anche la reincarnazione di una principessa e a lui sembrava di vivere in una favola.

- Shingo, andiamo! – sbraitò di nuovo l’uomo, in maniera molto autoritaria.

Decidendo di non urtare ancora di più suo padre, il ragazzino si mosse, passando prima davanti a sua sorella, squadrandola ancora incredulo e poi davanti a suo cognato.

Vide Usagi provare a seguirli, ma Mamoru trattenerla, invece. Lui aveva capito che non era il caso di affrontare ulteriormente la situazione e che tutto quello che potevano fare era lasciarli riflettere.
Prima di andare via, però, Shingo rivolse un sorriso verso di lei cercando, in quel modo, di alleviare un po’ la sofferenza che traspariva sul suo volto.

Quando sentì la porta di casa chiudersi, Mamoru si avvicinò, alla sua fidanzata, fermandosi a pochi passi da lei. Usagi aveva l’aria triste e nervosa al tempo stesso, aveva immediatamente preso a risistemare la tavola, togliendo le stoviglie e le posate. Nei suoi occhi poteva leggere la frustrazione e ancora un po’ di ansia, per i momenti appena vissuti.

- Resto qui stanotte, se per te non è un problema. – disse all’improvviso, procedendo verso la cucina con i piatti in mano.

- Usako, lo sai che non è un problema per me se resti qui – rispose prendendo i bicchieri.

Dalla cucina sentì un brusco rumore di stoviglie scaraventate, quasi, nel lavandino.

Mamoru si bloccò con le mani a mezz’aria, cercando di carpire altri rumori molesti.

L’acqua che scorreva dalla fontana, sembrò tranquillizzarlo, così si decise a raggiungere Usagi, portando con sé tutto ciò che aveva raccolto dalla tavola.

- Appoggia qui, grazie. – sintetizzò, indicando un posto della cucina con un gesto del viso.

Non era una bella aria quella che tirava, la sua fidanzata era decisamente su tutte le furie e per quello cercò di sdrammatizzare.

- Però, non è andata tanto male… – disse il ragazzo, addentando una mela.

Con un movimento fulmineo, Usagi roteò il busto e lo guardò torva, chiedendosi se, per caso, non la stesse prendendo in giro.

- Certo, guardare mia mamma e mio padre che si alzano e scappano quasi via, è stata un grandissima vittoria! – gli urlò respirando a fatica. - Tu dov’eri quando ci hanno squadrato come se fossero in presenza di due alieni??? – chiese, inveendo contro di lui.

Mamoru non replicò subito, si limitò a sospirare rigirandosi la mela fra le mani. Effettivamente, ricordava la faccia sgomenta dei genitori di Usagi, sembravano addirittura tremare dopo aver assistito alla loro trasformazione. Ovviamente, non c’era da biasimarli, scoprire che la loro figlia era Sailor Moon era quasi impensabile, improponibile.

- Inoltre, ci hanno guardato ancora di più sbigottiti quando gli abbiamo comunicato di volerci sposare!!! – esclamò ancora, riprendendo a lavare i piatti. - Che cavolo ci sarà, poi, di così strano? È vero, ho appena compiuto diciotto anni, ma che ne sanno loro dell’amore che provo io per te? – Usagi stava sobbollendo come un uovo sodo in un tegamino.

Il ragazzo alzò lo sguardo e sorrise, la sua piccola testolina buffa, non smetteva mai di dimostrargli il suo amore, in nessuna circostanza. Lasciò andare la mela sul tavolo e le si avvicinò, abbracciandola da dietro.

- Mi dispiace… – mormorò lei, appoggiandogli la testa contro le spalle. - Non dovevo rivolgermi così a te e alzare la voce in quel modo. – si scusò chiudendo gli occhi avvilita.

Afferrandola per le braccia, Mamoru la fece voltare verso di sé e, dopo averla guardata negli occhi, abbassò il viso e le lambì le labbra con le sue, in un bacio dolce e lento, che trasmesse subito a Usagi un senso d’amore e di serenità.

- Andiamo a dormire, ai piatti ci penseremo domani. – disse Mamoru, baciandole le tempie.

- No. Preferisco lavarli adesso, mi aiuterà a scaricare la tensione. – rispose lei, rigirandosi e riprendendo a lavorare.

- Vuoi un aiuto? Ti faccio compagnia? – chiese, posandole le mani suoi fianchi.

- Non è necessario. Farò in un attimo, inizia a metterti a letto. – rispose con un mesto sorriso.

Mamoru le posò un ultimo bacio fra i capelli e poi si allontanò, decidendo di lasciarla in pace per un po’. Sapeva che voleva restare da sola.

Come un automa, Usagi prese a insaponare uno ad uno, ogni piatto, poi passò alle pentole e poi ai bicchieri, successivamente mise tutto a sgocciolare nel lavandino e decise di riporre le stoviglie nel mobile, il giorno dopo.

Spense il neon e mentre stava per attraversare il piccolo corridoio che la portava in camera da letto, decide si prendersi ancora un altro minuto per sé, avvicinandosi alla finestra.
Scostò le tende e aprì l’imposta, uscendo sul terrazzino. L’aria era fresca e un po’ umida, si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi, respirando l’aria della notte.

Aveva messo in preventivo l’idea che i suoi genitori sarebbero rimasti sbalorditi, dinnanzi la loro trasformazione e dopo aver udito la loro storia, quindi forse poteva capirli. Capiva che avevano bisogno di tempo per accettare l’idea che la loro figlia era un po’… particolare. Quello che non le andava affatto a genio, era che non accettassero l’idea che lei aveva un’enorme voglia di sposarsi con il ragazzo che amava e con il quale era fidanzata da tempo. Era giovane, lo sapeva, non c’era bisogno che tutti glielo ripetessero di continuo, quando soltanto si sfiorava l’argomento matrimonio. Era una pasticciona, una piagnucolona, ma non aveva mai cambiato idea su nessuna delle decisioni che aveva preso. Era molto coerente e, quindi, aveva deciso di non dar retta a nessuno e seguire la sua testa, ma soprattutto, il suo cuore, come aveva sempre fatto.

Sorrise soddisfatta e mentre si stava per girare, per rientrare da Mamoru, si ritrovò a sbattere proprio contro di lui, che era uscito sul terrazzo, non appena l’aveva udita spostarsi dalla cucina.

Usagi non riuscì a trattenere un piccolo urlo di spavento.

- Scusami, non volevo spaventarti! – esclamò Mamoru, afferrandola per le spalle ed evitando che cadesse all’indietro dopo l’urto

Lei si lasciò andare ad un piccolo sospiro di sollievo, mentre tentava di rallentare i battiti del suo cuore. Non vedeva l’ora di mettere fine a quella giornata, un’altra emozione simile e ci avrebbe rimesso la pelle.

Alzò gli occhi e li incrociò ai suoi, sempre così puliti e sinceri, che risplendevano ancor di più alla luce della luna e delle stelle.

Gli appoggiò una mano sul viso e solo allora, chissà per quale motivo, notò alcuni cambiamenti dei suoi tratti somatici. I suoi zigomi erano più marcati, la sua pelle lievemente più tirata, gli occhi più decisi, perfino il suo respiro era cambiato, Mamoru era diventato un uomo e lei una donna. Si erano amati ed erano stati uniti in tutti quegli anni, erano cresciuti, in tutto e per tutto, superando dolori, lutti… e sconfiggendo il male.

Insieme.

Una parola bellissima da dire, per due innamorati.

- Insieme… – mormorò sfiorandogli le labbra con un dito.

- Cosa? – chiese lui, scuotendo il viso perché non aveva capito.

- Non m’importa quello che pensano gli altri, che siano le mie amiche o la mia famiglia, restiamo insieme… – disse prima di avvicinare le sue labbra a quelle di lui.

- Già, contro tutto e tutti…– le mormorò, sicuro di ciò che diceva, prima di baciarla.

Mamoru la legò immediatamente in un abbraccio protettivo. Gli piaceva tenerla stretta così, era come sentirla ancora di più parte di sé. Usagi era la sua famiglia e lui aveva modo d’esistere solo grazie a lei, solo per stare con lei.

Insieme.

Quando entrambi riaprirono gli occhi, Mamoru le sfiorò la fronte e soltanto allora si accorse che stava ricominciando a grandinare e che l’aria si era raggelata.

- Forse è il caso di rientrare, tremi già come una foglia. – disse sospingendola lievemente nel tepore della casa.

Si guardò in giro, per un attimo, senza conoscerne il motivo, osservando per lo più quell’assurda grandine che, ancora una volta, aveva preso ad imperversare sulla città e poi, richiamato da Usagi, solcò la portafinestra, richiudendosela alle sue spalle.



Eccoci con un nuovo capitolo!

Scusate per il ritardo ;) Cercheremo di aggiornare di nuovo quanto prima!!! :)

Vi va di farci sapere cosa ne pensate??? Ogni vostra recensione sarà ben gradita!

Grazie :)

Mia Moon e Usagi_Chiba.

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