Nope McKenzie's adventures.

di _nihonjin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Nope was a girl. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 - They fell like a dead body falls. ***



Capitolo 1
*** Prologue - Nope was a girl. ***


Prologue - Nope was a girl.



Nope era una ragazza. E su questo non ci piove.
Moltissimi studiosi in passato avevano cercato di attribuire un sesso a codesta fanciulla. Alcuni credevano che fosse un organismo non ancora identificato, altri pensavano che appartenesse ad una specie aliena proveniente da un’altra galassia. Fatto sta che tutti erano d’accordo sul fatto che Nope fosse composta da numerosissime cellule e che riuscisse persino a respirare l’aria sulla Terra. Un giorno però, uno scienziato particolarmente intelligente, dopo aver analizzato per bene tutti i dati di cui disponeva, giunse alla conclusione che la nostra povera bambina altro non era che un pupo in fasce. Una dolce femminuccia.
Ma non era questa la cosa più brutta che Nope dovette affrontare da piccola. Assolutamente no. Caso vuole che suo padre, un uomo alquanto bizzarro a causa della sua strana pronuncia delle lettere, le mettesse lo strano nome di “Nope”. Voi direte, ma che cazzo di nome è? E infatti, si hanno strani dubbi anche su questo. Il capofamiglia in questione aveva un orribile difetto: non proferiva la acca come un suono muto, ma come una enne. E così, la sfortuna vuole che ahimè!  la neonata fu chiamata Nope anziché Hope.
Sembrava quasi che la cattiva sorte si fosse attaccata a quella disgraziata già da quando ella uscì dal grembo materno. E Dio solo sa, quanto Nope ci soffriva!
Ma purtroppo, la malasorte volle farle un altro regalo, ancor più bello dei precedenti, se così si può definire. La donzella crescendo, aveva addirittura ricevuto una bruttezza fuori dal comune, elevata al quadrato. Basti immaginare la cosa più brutta che voi, cari lettori, avete mai visto. Ci avete pensato? Ora figuratevela ancora più brutta. Ecco il risultato. Nope. Una ragazzina di circa diciassette anni, con i capelli castani più arruffati di Rubeus Hagrid, che neanche una piastra li avrebbe mantenuti normali; occhi piccoli e marroni, nascosti da un folto bosco di sopracciglia che si univano al centro, proprio sopra il naso; le labbra sottili e perennemente screpolate, quasi a sangue, e sopra di essere dei baffi osceni e a dir poco disgustosi, che assomigliavano a quelli di Rocco Papaleo. A completare il quadretto del viso vi erano i brufoli, sparsi su ogni centimetro di pelle, grandi e piccoli.
Fisicamente, aveva il corpo a pera: cosce e fianchi così enormi che quando osava sedersi diventavano più larghi dell’intero continente. Sembrava tipo che il centro della terra attirasse a sé tutto il grasso. Però la parte superiore era quasi magra, tranne qualche rotolo di ciccia qua e là, soprattutto sulla pancia. Per quanto riguarda il seno, quello sì che era enorme. Brutto ed ingombrante. Stonava terribilmente col resto del suo corpo. Per l’altezza, Nope era un metro e sessanta, quindi non era né bassa, né alta.
Diciamo che la fanciulla non era esattamente miss bellezza. Anzi, tutto il contrario. Era un cesso a pedali, e questo ormai l’hanno capito tutti. Faceva cagare gli stitici, e non era una cosa bella. Una persona che non riusciva ad andare in bagno, guardava per un po’ una sua foto e dopo defecava tranquillamente, senza troppi problemi. Povera fanciulla, voi penserete. Ed era così.
Nope infatti, a causa del suo aspetto fisico, non aveva molti amici. Nessuno desiderava aver dei rapporti con la “monocigliona pelosa”. Tutti ormai a scuola la chiamavano così, da quando aveva compiuto dodici anni ed era diventata, come si suol dire, una ‘signorina’. In poche parole da quando era stata sommersa dal Mar Rosso nelle mutande. Chi vuole intendere, intenda.
Nope stava riflettendo proprio su questo, quel noioso pomeriggio, nella sua mini cameretta in cui a stento ci entrava il letto. Pensava a quando tutte le prese in giro ebbero inizio e sorrise compiaciuta quando si accorse che aveva sempre superato tutti gli insulti a testa alta e col il sorriso giallognolo dipinto sul volto orrendo. Lei ‘sorrideva sempre, ciao’.
Guardò per lunghissimi, interminabili istanti il soffitto bianco.
“Se ti stai chiedendo se sei davvero così brutta come sembra, beh…è vero, tesoro.” Disse sua madre, Clare, entrando improvvisamente nella stanza con un grosso cesto di panni sporchi tra le braccia. Prese alcuni abiti sparsi per terra e li gettò senza cura nel cesto. “Ma, ehi. Capita.” Commentò poi. Si avvicinò alla porta velocemente, con chissà quali pensieri che le giravano per la testa. Per rincuorare la figliuola, prima di uscire completamente, si girò verso di lei, e col tono più gentile del mondo disse: “Non preoccuparti, cara. Tanto un giorno non importerà a nessuno. Moriremo tutti!” Dopo ciò sparì dietro la parete bianca, senza neanche chiudere la porta.
Ma Nope, invece di sentirsi meglio, provò una strana fitta allo stomaco per niente piacevole. Ipotizzò fosse fame, ma escluse subito questo dubbio. Aveva appena finito di mangiare quattro Big Mac, e anche se di solito ne prendeva sei, si sentiva sazia e piena come un uovo. Scrollò le spalle, come se la cosa non avesse molta importanza e prese a ripassare la figura di sua madre nella testa. Clare era una donna piccola ed energica, con i capelli biondi sempre raccolti in una pratica coda di cavallo e gli occhi verde prato inglese. Nonostante avesse affrontato ben cinque gravidanze, era una persona molto forte e decisa, ma a volte stranamente macabra. Amava la morte e qualsiasi occasione era buona per indossare un po’ di nero. I funerali erano i suoi eventi preferiti. Le figlie poi avevano preso l’abitudine di chiamarla Lana, come Lana del Rey, che era la sua cantante preferita.
Nope si chiedeva come avesse fatto la madre a partorire un gabinetto ambulante come lei. Ogni volta che ci pensava, arrivava alla conclusione che lei era la primogenita e per questo, dato che era il primo tentativo di figlia, era uscita sbagliata. Completamente sbagliata. Quando Clare l’aveva data alla luce, la luce non l’aveva voluta.
Nonostante ciò la pulzella era piena di ‘si tanto talento, che non poteva non farsi beffe del prossimo, sbattendo in faccia a chiunque gli capitasse dinanzi le sue innumerevoli abilità. Infatti ella era molto capace nel ballo e nel canto. No, sto scherzando. La sua voce era inquietante. Sua sorella Marge era brava in quello. Ma sicuramente Nope era brava a scuola, era la prima della classe. Okay, mi sto confondendo con l’altra sorella Tessie. Però è certo che fosse abilissima nella gastronomia, infatti faceva certi dolcetti che…in realtà era Rain quella brava a cucinare. Eppure la poverella disegnava molto bene proprio come suo fratello minore, Dan. Oh, ma vaffanculo.
Insomma, ma chi voglio prendere in giro? Nope non riusciva neanche a camminare come una persona normale, figurarsi avere un talento. Un fottutissimo Big Foot era molto più aggraziato di lei. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. A caval donato non si guarda in bocca. Cielo a pecorelle pioggia a catinelle. L’erba del vicino è sempre più verde e…Va bene, la smetto.
Il punto è che Nope era davvero una povera disgraziata e voi vi chiederete perché vi sto raccontando di una ragazzina così noiosa e pelosa. E avete ragione.
Ma pensateci bene, cosa potrebbe fare nella vita questa fanciulla? Suicidarsi? Buttarsi sotto un camion? Nessuno scopo, nessun sogno. Un fallimento. Cosa può fare qualcuno che è un fallimento ma che vuole vivere lo stesso? Ecco la risposta: si fissa. Non nel senso che si guarda allo specchio, ma coltiva una morbosa, anomala, assillante ossessione. E purtroppo Nope aveva una chiodo fisso che le tormentava l’animo dal mattino quando si svegliava, fino a sera quando andava a dormire: Liam James Payne. Proprio così, il tipo che sta negli One Direction. Ma non era una fissazione sana ed equilibrata. Era pura pazzia. Ogni singola parete della camera di Nope era tappezzata con un poster, una foto o un’immagine di Liam. La coperta che ricopriva il letto aveva la faccia di Liam. Le palline sull’albero di Natale rappresentavano Liam. E ogni dvd accuratamente conservato sulla mensola del salotto era la testimonianza di ogni parola pronunciata da Liam. Nope sapeva tutto di lui, anche quando andava in bagno. Aveva preso persino l’abitudine di non mangiare coi cucchiai. Quella era proprio fuori di testa. L’unica cosa che non conosceva era il suo numero di telefono, ma su quello ci stava lavorando. Ed è proprio per questa sua mania che sto raccontando codesta storia. Le avventure di Nope McKenzie.




 

SALVEEEEEEEEEEEEEE

Beh ehm, rieccomi qui dopo più di un anno... sinceramente non so che dire ahahah.
Quest'ultimo anno è stato tremendamente tremendo, ne sono successe di tutti i colori. Purtroppo non ho avuto proprio tempo per scrivere, ne per finire l'altra storia che avevo cominciato. Inoltre ho avuto "il blocco dello scrittore". Ebbene si, in questo periodo non ho proprio scritto nulla, se non prologhi di storie geniali che però non avevo voglia di continuare. Diciamo che questa, che tra l'altro è comica, è quella che mi soddisfa di più, anche perché è piaciuta e quindi niente.
Ho pensato di pubblicarla circa dieci minuti fa, tanto per vedere. Devo partecipare a un concorso di scrittura (sono stata obbligata, singh) e vorrei vedere se ho perso completamente il poco talento che avevo o se sono solamente indolenzita.
Beh vabbè, spero che il prologo vi piaccia. E' molto demenziale come storia, ma alla fine insegna qualcosa. Diciamo che è il genere che amo, insieme a quelle cose un po' sadiche. E niente, spero vi piaccia (mio dio quanto sono ripetitiva, ma capitemi mi piacerebbe che a qualcuno garbi quello che scrivo). Sappiate che da questa storia dipenderà il mio voto in latino e greco!
Baci a tutti,
Ross.

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Capitolo 2
*** Chapter 1 - They fell like a dead body falls. ***


Chapter 1 - They fell like a dead body falls.



La mattina del 16 dicembre Nope si svegliò come se un grosso ciclope le si fosse seduto sopra durante la notte. Il sole passava attraverso la persiana di ferro della finestra e illuminava a giorno la camera. La ragazza portò la mano destra sugli occhi, per coprirsi dalla luce fastidiosa e mugugnò qualcosa di incomprensibile: i classici versi cavernicoli di inizio giornata. Nonostante fosse estremamente in ritardo per la scuola, Nope non accennò ad alzarsi né a preoccuparsi quando sentì il clacson dell'autobus che passava sotto casa sua. Lo aveva perso ma non era la prima volta. Infatti accadeva tutti i giorni da due anni e ormai ci aveva fatto l'abitudine. Non era certo colpa sua se era a corto di fosforo e non ricordava di impostare la sveglia!  
Pensando a queste cose  si stiracchiò, indossò i calzini e la vestaglia e guardò la sveglia: erano le otto e trenta. Con estrema nonchalance alzò le spalle, come per giustificare quell’immondo ritardo, sbadigliò e senza lavarsi (sottolineo SENZA LAVARSI) né pettinarsi, mise le scarpe e il cappotto. Si diresse quindi in cucina dove scrisse su un post-it giallo "prendere panini con la cotoletta di pesce anziché i big mac". Attaccò il bigliettino sul frigo e controllò che nessuno fosse in casa mentre afferrava le chiavi e usciva lasciando la porta aperta, diretta verso la stazione del treno.
Una volta nella metropolitana Nope si sedette e si rese conto di non aver portato lo zaino. “Poco male.” Disse tra se e se, notando che come al solito il vagone era completamente deserto. Si chiese il perché e non riuscì a capirne il motivo. Lei era una ragazza così simpatica e socievole!
In realtà ormai dall’inizio di settembre, nessuno osava più accostare alla sua persona, nemmeno se il resto del treno era pieno. Chiunque per sbaglio si ritrovava faccia a faccia con lei infatti era costretto a scappare via, in un altro vagone, con la bocca coperta da una fazzolettino di carta trovato per caso a terra. Nonostante fosse poco igienico, a nessuno importava beccarsi un raffreddore o addirittura l’ebola a causa del fazzoletto usato. Qualsiasi cosa difatti era meglio che stare accanto a Nope. La sua puzza sembrava lasciare una scia verdognola che arrivava e si infiltrava ovunque: negli angoli, negli spifferi, persino nelle mutande delle persone. Proprio come l’FBI. A Nope però il suo profumo piaceva, o almeno si era abituata a quella sua fragranza inebriante. E poi a lei non interessavano i pareri degli altri. Come si dice? Chi è causa del suo mal pianga se stesso! E di questo la fanciulla ne era perfettamente consapevole.

“Oh mio Dio, Nope per l’amor del cielo, fatti una doccia la mattina!” Esclamò Marge tossendo mentre prendeva dall’armadietto i libri per l’ora di biologia. “Puzzi più di un topo morto lasciato essiccare al sole.”
Nope rise, forse pensando che si stesse facendo beffe di lei. Ma Marge la guardò seria in volto. “Sorellona non sto scherzando, sono molto seria!”
Ma la fanciulla pelosa non l’ascoltava. Era lontana dal mondo, in prenda a violente e intense fantasie erotiche su Liam Payne. Si poggiò al muro tenendo stretti al petto i libri di matematica, facendoli aderire al seno prosperoso. Pensava a quando fosse sexy il ragazzo di cui era follemente innamorata (e ossessionata): i suoi profondi occhi marroni la facevano impazzire, la bocca carnosa e seducente le faceva desiderare di baciarlo con passione. Pensò alla sua voglia sul collo e si leccò le labbra e cacciò un sospiro tormentato quando la sua mente si soffermò sul corpo perfetto e ineguagliabile del cantante inglese. I pettorali scolpiti la incantavano e la voce provocante la eccitava da morire. Lo immaginava appena uscito dalla doccia, bagnato e attraente, con solo un asciugamano a coprirlo, mentre camminava in modo sensuale verso di lei senza pudore e si spostava i capelli umidi dal viso.
Ehi, ehi, calme pervertite! Smettetela di pensare a cose oscene! So che state sbavando, quindi datevi un contegno.
Ma dunque senza indugio torniamo alla pulzella della nostra storia. Nope era ancora impegnata a immaginare quanto fosse eccitante e stupendo Liam, portando le mani davanti al corpo ed emettendo versi assolutamente inappropriati per un contesto scolastico, miagolando e fingendo di graffiare con le unghie mangiucchiate la tartaruga del ragazzo,quando la sorella le prese le spalle e la scosse forte.
“Basta pensare a Liam, cazzo!”
La ragazza sembrò tornare alla realtà. Si asciugò il rivolo di bava che intanto le era uscito dalla bocca e scosse il capo. “Oh Marge! Non puoi capire quanto mi faccia impazzire quella bomba sexy, woh!” Sospirò e portò una mano alla guancia, chiuse gli occhi e con voce squillante urlò. “E’ come un Big Mac coperto di cioccolato a latte e fondente, caramello, brioche, merendine, patatine fritte, coca cola, anelli di cipolla…”
“Okay okay, ho capito!” la interruppe Marge disgustata. “So che sei pazzamente innamorata, ma potresti evitare di comportarti come una che si è appena fatta una canna.”
Nope portò una mano tra i capelli arruffati e sorrise in modo goffo e impacciato. Era imbarazzata. “Non posso farci nulla.” Disse guardandosi le scarpe.
Si diresse poi verso l’armadietto, lo aprì e prese un quaderno. Osservò i piccoli poster di Liam appesi sull’anta e si incantò di nuovo. Cominciò a saltellare ripetutamente sul posto e a ridere.
“Oh guardate, è la monocigliona pelosa appena uscita dal manicomio!” Sghignazzò Hettie nella sua divisa da cheerleader. Si spostò i capelli biondi ossigenati dalla spalla e guardò Nope con sguardo per niente amichevole. “McKenzie, hai lanciato per caso una nuova moda? Il pigiama a scuola però non lo metterebbe nemmeno mia nonna!”
“Beh non credo che Liam farà storie quando mi vedrà in pigiama!” Urlò di rimando la fanciulla a pugni stretti.
La risposta di Hettie fu una risata profonda e lunga. “Di sicuro non faranno vincere il concorso a una sfigata come te!”
Disse così continuando a ridere e si allontanò insieme alle altre compagne di squadra che la seguirono a ruota, come se fossero i discepoli dietro a Gesù Cristo.
Nope sbuffò, evidentemente stanca dai continui insulti. “E’ così…così…” cominciò digrignando i denti e contorcendo le mani, stile ebefrenica. “…tediosa!”
Marge scosse il capo. “Sai almeno cosa significa tediosa?”
“NO, NON LO SO!” gridò l’angelica fanciulla. “E NON VOGLIO NEMMENO SAPERLO!”
I suoi ehm, urli soavi risuonarono nel corridoio pieno zeppo di studenti disperati i quali sconvolti dagli evidenti strilli isterici dell’ammorbante ragazza si voltarono ad ammirarla in tutta la sua instabilità mentale.
Marge le toccò la spalla sudaticcia con la mano per darle conforto, per poi ritirarla nauseata. Si guardò la mano e se la pulì su un ragazzo che passava lì per caso, il quale scappò via urlando “GERMI, GERMI, GERMIIIII!”
“Dai sorellona.” Le sussurrò Marge guardandola negli occhi. “Non scoraggiarti, andrà tutto b…”
“No basta!” La bloccò Nope esasperata.
“Ma..”
“Niente ma!”
“Nope…”
“NON CHIAMARMI NOPE!”
“MA E’ IL TUO NOME!”
La pulzella cacciò un urlo disperato, sbatté l’anta dell’armadietto verde moccio con aria affranta e andò via , lasciando la sorella incredula e senza parole.

Nope si sedette sul muricciolo nel cortile della scuola di fronte il campo da football, piangendo disperatamente. Era brutta, grassa e pelosa e sentiva che non poteva fare nulla per cambiare se stessa. Forse non sapeva neanche cosa fosse una ceretta, ma cosa importa? Donna pelosa donna gustosa. Non è forse così?
Mentre pensava a queste cose, un ragazzino occhialuto la stava fissando intensamente senza mai toglierle gli occhi di dosso. Improvvisamente Nope alzò lo sguardo e prese ad osservargli con attenzione i bulbi oculari. Rimasero interminabili attimi a scrutarsi mentre la ragazza affogava ancora nelle sue lacrime disperate.
“Minchia guardi, sfigato senza palle?”
“Hai del muco che cola da tutte le parti.”
Nope rimase in silenzio. Contò fino a dieci con gli occhi chiusi, e alla fine di questi un urlo angosciato ed acuto degno dei Cugini di Campagna riecheggiò per tutto l’immenso cortile. Il ragazzino corse via spaventato e gli uccellini che stavano allegramente volando nel cielo senza alcuna preoccupazione al suolo ‘caddero come morto corpo cade’.



 

NON CI CREDO CE L'HO FATTAAAAAA

Okay ce l'ho fatta ad aggiornare. Ero tipo "ommioddio devo finire di scrivere il capitolo". Però alla fine ci sono riuscita! Comunque sia, ho visto che la storia è piaciuta a qualcuno e sono veramente tanto tanto contenta. L'ho tipo fatta leggere al mio ragazzo e la sua risposta è stata "ma mica ti sei descritta te, no perché se è così ti picchio". Adesso ho anche un fidanzato misogino ma okay.
In questo capitolo, che poi è il primo, non succede granché ma in ogni caso ho inserito un anticipazione del secondo, ovvero il concorso di cui parlava quella spocchiosa di Hettie. Ovviamente si capirà prossimamente. Diciamo che il primo capitolo è un'ulteriore descrizione della nostra sfigatella e diciamo una dimostrazione pratica della sua vita di cacca.
Detto ciò mi dileguo e vado a vendere ciambelle.
Un bacio,
Ross.

 

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