White Day

di Notteinfinita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** The White Day ***
Capitolo 3: *** Un dolce White Day ***
Capitolo 4: *** Di giri-choko e honmei-choko ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Visto che da noi questa festa non esiste ho pensato fosse il caso di dare qualche breve delucidazione...spero di non annoiarvi troppo.

In Giappone è uso che le ragazze regalino la cioccolata il giorno di San Valentino mentre i ragazzi ricambino con della cioccolata bianca nel giorno del White Day.

Bisogna però fare distinzione tra:


-la giri-choko (義理チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe "cioccolata dell'obbligo", che è semplice cioccolata, comprata nei negozi e regalata in confezioni normali, senza spendere molto, che viene regalata a persone come i propri compagni di classe o colleghi di lavoro.

-la tomo-choko (友チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe "cioccolata dell'amico", che è un regalo più sincero, regalato agli amici a cui si vuole bene davvero, talvolta anche tra ragazze;

-la honmei-choko (本命チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe "cioccolata del prediletto", che viene regalata alla persona che si ama o a qualcuno di cui si è innamorati e a cui ci si vuole dichiarare o comunque far capire i propri sentimenti. Questa cioccolata viene preferibilmente preparata in casa con le proprie mani e confezionata con cura, oppure comprata nei negozi scegliendo però qualche marca pregiata e costosa e avvolta in confezioni particolari.


Tenetene conto nelle one-shot!


Buona lettura! ^__^


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Capitolo 2
*** The White Day ***


The White Day


Akane si mosse sotto le coperte infastidita dal suono della sveglia. Non dormiva già da un po' ma non aveva voglia di alzarsi.

Con un sospiro spense l'apparecchio e gettò un'occhiata al calendario appeso sulla parete di fronte.

Aveva la tentazione di rimanere a letto ma sapeva che non avrebbe risolto nulla.

Con fare risoluto spalancò le coperte rabbrividendo alla fresca aria di marzo e si alzò.

Una bella corsa le avrebbe dato la grinta per affrontare la giornata.

Indossata la tuta, si avviò per le strade di Nerima.

Di norma adorava la tranquillità che poteva assaporare nelle prime ore del mattino stavolta però la fece sentire più sola.

Tornata al dojo, dopo una veloce doccia, indossò la divisa e scese a far colazione.

«Sorellina, per caso sei stata in cucina oggi?» chiese Kasumi, sorridendole dolcemente.

Perplessa, la ragazza fece cenno di no col capo.

«Ho trovato alcune cose fuori posto.» spiegò. «Bé, non importa. Hai già chiamato Ranma?»

«Io...io devo andare.» balbettò Akane, lasciando il pasto a metà.

Afferrata la cartella, uscì in fretta sentendo gli occhi pizzicare.

Era ancora presto così scelse di fare un percorso alternativo per raggiungere la scuola.

La passeggiata che fece attraverso il parco riuscì a ridarle un po' di serenità.

Aveva appena lasciato l'ombra degli alberi quando vide stagliarsi di fronte a sé l'insegna di una pasticceria.

Non aveva voglia di passarci davanti ma, purtroppo, la strada aveva un solo marciapiede proprio dal lato del negozio.

Rassegnata, Akane attraversò la strada ma appena l'ebbe fatto il suo sguardo fu calamitato dalle decine di cuori di cioccolato bianco che inneggiavano alla festa.

Immediatamente il suo pensiero riandò a ciò che era accaduto un mese prima.

La vigilia di San Valentino, dopo essersi accertata che in casa non ci fosse nessun' altro oltre a loro due, aveva passato il pomeriggio chiusa in cucina con Kasumi per preparare il dolce al cioccolato da regalare a Ranma.

La sorella maggiore aveva dovuto faticare non poco per evitare che aggiungesse alla ricetta ingredienti strani o che mandasse a fuoco la casa ma, alla fine, il risultato era stato davvero soddisfacente.

La mattina successiva Akane aveva riflettuto a lungo se fosse il caso di dare il suo regalo a Ranma prima del loro arrivo a scuola ma, alla fine, si era detta che era meglio aspettare di tornare a casa.

Il resto della giornata si era svolto più o meno come immaginava; un susseguirsi di attacchi da parte delle varie spasimanti di Ranma nel tentativo di recapitagli i loro honmei-choko. Neanche il fatto che si trovassero a scuola aveva fatto desistere le ragazze.

Il codinato, però, subodorando i possibili intrugli nascosti nel cioccolato aveva rifiutato tutti i regali.

Finalmente le lezioni erano giunte al termine e i due ragazzi avevano fatto rientro al dojo.

Ranma era andato in palestra mentre Akane era salita in camera sua.

Dopo aver chiuso a chiave la porta, aveva tirato fuori il cuore di cioccolato dal suo nascondiglio in fondo all'armadio e se l'era rigirato tra le mani, incerta.

Era ancora intenta a decidersi sul da farsi quando Kasumi l'aveva chiamata per dirle che la cena era pronta e chiederle di chiamare Ranma.

Cogliendo la palla al balzo, era corsa in palestra stringendo al petto il regalo. Era appena arrivata davanti la porta quando questa si era spalancata e ne era balzato fuori Ranma inseguito sia da Shampoo che da Kodachi.

Nello spiccare la corsa verso la salvezza il ragazzo l'aveva spintonata, facendole cadere il cioccolatino e calpestandolo senza neanche notarlo.

A quella vista gli occhi di Akane si erano riempiti di lacrime e lei era corsa in camera senza neanche cenare.

Da allora parlava a Ranma solo in caso di necessità.

Riscossasi da quei tristi ricordi, Akane scrollò la testa mentre una lacrima ribelle le scivolava lungo la guancia e, con un sospiro, si avviò verso la scuola.

Entrata in classe, sedette al suo solito posto facendo appena un cenno di saluto alle amiche, non aveva voglia di sentire le loro chiacchiere sui ragazzi da cui si aspettavano di ricevere il cioccolato.

La campanella era già suonata quando Ranma entrò in classe, ansante, per poi piazzarsi davanti il banco di Akane.

«Perché non mi hai svegliato?» l'accusò.

«Avevo voglia di stare un po' da sola.» replicò lei.

L'arrivo del professore pose fine ad ogni possibile replica.

Akane passò il resto della giornata insieme alle amiche, evitando ogni contatto con il codinato.

Al suono dell'ultima campanella fuggì dalla classe, non avrebbe sopportato di fare insieme a lui la strada verso casa.

Arrivata al dojo, salì in camera sua e vi rimase finché Kasumi non la chiamò per la cena.

Con uno sforzo di volontà sedette a tavola e fece onore alla cena che la sorella aveva preparato, come sempre con amore e maestria.

Appena finito risalì al piano di sopra, chiudendosi in camera con un sospiro.

Giratasi, vide Ranma appollaiato sul davanzale della finestra, a quanto pare aveva usato l'albero davanti camera sua per precederla.

«Cosa vuoi?» chiese bruscamente.

«Bé, è il White Day.» spiegò il ragazzo, grattandosi la testa. «Ho pensato fosse una buona occasione per farti vedere come si prepara un cuore di cioccolato.»

Aggiunse, porgendole un pacchetto bitorzoluto.

Ammutolita, Akane lo aprì scoprendo un grazioso cuore di cioccolata bianca con su scritto “Felice White Day Akane. Tuo Baka”

Commossa, la ragazza si portò una mano alle labbra per fermare i singhiozzi che rischiavano di travolgerla. Adesso capiva perché Kasumi avesse trovato degli oggetto fuori posto in cucina.

«Se ti fa quest'effetto me lo riprendo!» esclamò Ranma, allungando le mani.

«Giù le mani.» ribatté Akane, colpendogliele leggermente.

«Bé, posso capire quanto sia tragico per te vedere quanto sono bravo in tutto.» affermò Ranma, con fare saccente.

«Taci, Baka!» esclamò la ragazza, spezzando il cioccolatino e mettendone un pezzo in bocca a lui.

Il codinato sgranò gli occhi, stupito da quel gesto, per poi perdersi nel dolce sorriso che lei gli stava rivolgendo.

Null'altro fu detto ma mai cioccolato fu per loro più dolce di quel cuoricino consumato in silenzio, seduti sul pavimento , uno di fianco all'altra, occhi negli occhi.









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Capitolo 3
*** Un dolce White Day ***


Un dolce White Day


Ryoga osservò con invidia i dolcetti candidi che troneggiavano in bella vista nella vetrina della pasticceria.

Era il White Day e lui avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno a cui regalare un dolcetto in cambio di quello ricevuto a San Valentino.

Improvvisamente l'immagine di due dolci occhi blu e di un caldo sorriso balenò nella sua mente.

Con fare deciso scrollò la testa per scacciare quel pensiero indesiderato. Non poteva essere il solito stupido, non doveva illudersi.

Sospirando si allontanò dalla vetrina tentatrice, lo sguardo improvvisamente triste. Era inutile indulgere in quei pensieri deleteri, doveva trovare un posto per passare la notte.



La porta si richiuse con un rumore sordo alle spalle degli ultimi clienti.

Gettata un'occhiata all'orologio, Ukyo decise che poteva chiudere, difficilmente a quell'ora sarebbero arrivati degli altri clienti.

Chiusi i sacchetti della spazzatura, uscì dal locale per lasciarli nel punto di raccolta, nel vicolo vicino.

Aveva appena mollato il suo fardello quando udì un fruscio alle sue spalle. Reagendo d'istinto estrasse la sua gigantesca paletta dalla cintura e la puntò contro l'ombra in avvicinamento.

«Ryoga!» esclamò appena il lampione illuminò i tratti del ragazzo e riponendo la sua arma per poi avvicinarglisi con un largo sorriso sulle labbra.

Vedersi salutare con tanto calore lo fece arrossire, non era abituato ad essere oggetto di tali dimostrazioni d'affetto.

«Un'Okonomiyaki?» propose, facendo qualche passo verso il locale.

«Grazie.» rispose lui, timidamente.

«Andiamo.» esortò, prendendolo per mano, quel benedetto ragazzo sarebbe stato capace di perdersi anche solo svoltando l'angolo.

Arrivati al locale, Ukyo tolse l'insegna e chiuse la porta quindi si rimise alla piastra.

«Sicura di non disturbarti?» le domandò.

«Nessun problema.» ribatté, cucinando con gesti esperti.

«Okonomiyaki Special doppia.» annunciò, poggiando il piatto fumante davanti al ragazzo che iniziò a mangiare con gusto.

«Cosa ti porta qui a Nerima?» chiese qualche minuto dopo, togliendo il piatto vuoto per poi lavarlo velocemente e riporlo nello scolapiatti.

«Questo.» rispose il ragazzo, poggiando un piccolo pacchetto sul bancone dopo aver brevemente rovistato nello zaino.

Era un cuoricino di cioccolato bianco.

Alla fine era tornato indietro ed era entrato nella pasticceria. Ancora si sentiva arrossire ripensando alle mille congetture ed ai complimenti che gli aveva rivolto la ciarliera signora che glielo aveva venduto.

«Ah, capisco. È un po' tardi ma se ci sbrighiamo riesco ad accompagnarti al dojo entro mezzanotte.» disse, alzandosi e sentendo una strana stretta allo stomaco all'idea che lui fosse lì solo per essere accompagnato da Akane.

«No, non hai capito.» disse il ragazzo afferrandola per un polso mentre le passava a fianco. «È per te, per ringraziarti. Mi ospiti sempre, mi aiuti. Sei sempre così gentile.»

Ukyo prese il cioccolato e sorrise debolmente. Era per lei ma non per il motivo che avrebbe desiderato.

Come poteva essere il momento più bello e più brutto della sua vita allo stesso momento? Era assurdo.

Certo, era felice che il regalo non fosse per Akane ma lui la considerava solo un'amica mentre per lei, ormai da molto, era diventato qualcosa di più.

«Che c'è, non ti piace il cioccolato bianco?» chiese Ryoga, preoccupato, vedendo il suo sguardo. «Avrei voluto farti un regalo per il tuo compleanno ma non so che giorno sia e così ho pensato di farti un regalo oggi, mi dispiace!» disse il ragazzo, agitandosi.

«Oh Ryoga, no mi piace il cioccolato solo che...nulla lascia stare.» disse Ukyo, respirando forte per ritrovare la calma.

Gli occhi lucidi però non passarono inosservati.

«Ukyo, che succede?» le chiese Ryoga, attirandola a se.

Era sempre stata una ragazza forte eppure in quel momento sentire il calore del corpo di Ryoga accanto a se bastò a distruggere le sue difese.

Voltatasi verso di lui gli poggiò la fronte sul petto agguantando la sua maglia con una mano iniziando a piangere silenziosamente.

Nonostante l'imbarazzo la preoccupazione ebbe il sopravvento così, lasciatole il polso la strinse tra le braccia.

Pian piano i suoi singhiozzi si placarono e la ragazza si staccò da lui senza il coraggio di guardarlo negli occhi.

«Ukyo per favore, spiegami cos'hai.» la supplicò.

Sentendo la paura nella sua voce, Ukyo si diede della stupida, lo stava facendo preoccupare inutilmente.

Non meritava di essere trattato così.

«È solo che oggi è il White Day, mi sarebbe piaciuto ricevere del cioccolato perché sono io, non come amica ma come ragazza da amare. Ho rinunciato a Ranma, non all'amore.» spiegò, sentendosi un po' stupida.

«E se il mio non fosse un tomo-choko ma un honmei-choko?» domandò facendosi coraggio.

«Ryoga sei gentile ma non c'è bisogno di mentirmi.»

«L'ho già fatto, quando ti ho detto che il mio era solo un regalo di ringraziamento.» confessò il ragazzo arrossendo.

«E Akane?»

«Lei è il passato.» affermò, sicuro.

Ryoga vide le labbra della ragazza piegarsi in un sorriso un attimo prima di ritrovarle sulle sue.

Incredulo, Ryoga la strinse a se, rispondendo al bacio.

«Felice White Day.» gli sussurrò staccandosi un attimo da lui.

«Felice White Day.» rispose Ryoga, al settimo cielo, prima di riprendere a baciarla.

Il cuoricino di cioccolata rimase a lungo abbandonato sul bancone mentre i ragazzi assaporavano la dolcezza di essersi trovati.



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Capitolo 4
*** Di giri-choko e honmei-choko ***


Di giri-choko e honmei-choko


Shampoo si svegliò e sorrise alla bella giornata che il sole, trapelando dalla finestra, annunciava.

Volto lo sguardo al comodino vide che qualcuno vi aveva lasciato un pacchettino.

Dopo averlo scartato vide che si trattava di un cuoricino di cioccolato bianco. Immediatamente la sua mente andò ad un codinato di sua conoscenza, di certo Ranma si era intrufolato nella sua stanza notte tempo per farle trovare quella sorpresa al suo risveglio.

Canticchiando allegramente si vestì per andare in cucina ad aiutare la sua bisnonna.

«Nonnina, stanotte il mio Lanma è venuto e mi ha lasciato questo cioccolato!» gridò scendendo le scale.

«A dire il vero quello te l'ho lasciato io, ma tranquilla è solo un giri-choko.» spiegò Mousse, uscendo dalla dispensa con le sporte della spesa. «Obaba, vado al mercato.» urlò quindi in direzione della cucina.

«Ok, ragazzo. Grazie per il regalo.» disse l'anziana donna, affacciandosi alla porta con un pezzo di cioccolata in bocca.

«Di nulla.» rispose Mousse, sventolando la mano per poi uscire dal ristorante.

«Nonna, che cos'è un giri-choko?» chiese Shampoo, perplessa.

«È un pensierino che per consuetudine si fa a colleghi di lavoro o compagni di scuola.» spiegò l'anziana.

Quelle parole colpirono molto Shampoo, adesso che ci rifletteva da quando si erano trasferiti in Giappone ogni anno Mousse le aveva fatto un regalo per il White Day ma si era sempre trattato di qualcosa di particolare, scelto con cura, non di qualcosa fatto per semplice convenzione.

Un po' tristemente si avviò in cucina, non sapeva perché ma accorgersi che Mousse l'aveva trattata al pari di sua nonna l'aveva messa di cattivo umore.


La mattinata volò via velocemente tra l'andirivieni dei clienti e le mille consegne da fare.

Quando finita il pranzo,Shampoo girò il cartellino su “chiuso” era esausta ed ancora l'attendeva il turno serale.

«Shampoo se stai salendo porta in camera di Mousse i suoi vestiti puliti.»

«Non può farlo lui?» sbuffò la ragazza.

«Sta ancora finendo i piatti.»

«Ok.» acconsentì di malavoglia.

Salite le due rampe di scale, raggiunse la mansarda dove avevano sistemato una camera per il ragazzo.

Entrata, poggiò gli abiti nel ripiano dell'armadio e si voltò per uscire ma qualcosa attirò la sua attenzione.

In un angolo c'era un un involto di cellophane attraverso cui erano visibili dei pezzi di cioccolato.

Avvicinatasi aprì il sacchetto ed iniziò a ricomporre il dolce frantumato.

Diversi minuti dopo, nonostante alcune parti fossero irrecuperabili, era riuscita a capire che si trattava di sue statuette commestibili rappresentanti una gattina ed un papero.

Sentendo la porta aprirsi si voltò di scatto.

«Cos'è questo?» chiese a Mousse, indicando il dolce.

«È solo un errore, uno stupido errore.» rispose il ragazzo con sguardo cupo.

«Che vuoi dire?» domandò, avvicinandosi.

«Vuol dire che mi sono stancato. Mi sono stancato di aspettare che tu ti accorga di me, mi sono stancato di guardarti correre dietro a Ranma, mi sono stancato di vederti fare finta di non accorgerti che lui ama Akane. Mi sono stancato di non essere niente per te.» urlò, avvicinandolesi di un passo ad ogni frase, finché Shampoo non si trovò con le spalle al muro e i polsi bloccati dalla presa ferrea del ragazzo.

Non l'aveva mai visto così duro, così arrabbiato.

Ad un tratto si rese conto che stava ansimando di paura e sgranò gli occhi, stupita.

Mousse la guardava con sguardo serio e triste, sembrava quasi volesse imprimersi nella mente anche il più piccolo dettaglio del suo viso.

Di colpo avvicinò il viso al suo e, prima che lei potesse reagire in qualche modo, la baciò.

Shampoo iniziò a dibattersi per allontanarlo finché si rese conto di quanto fosse diverso quel bacio pieno di rabbia e di possesso da quelli che lei aveva sempre dato a Ranma. Il codinato rimaneva imbambolato a subire, le sue labbra erano immobili adesso invece sentiva le labbra di Mousse muoversi sulle sue, bramose.

Smesso di lottare, chiuse gli occhi e rispose al bacio con trasporto. Era fantastico sentirsi desiderata.

Ormai in debito di ossigeno, Mousse si staccò da lei, ansimando e, liberatigli i polsi rimase ad osservarla, timoroso della sua reazione.

Stupita, più dal suo comportamento che quello di lui, si portò una mano alle labbra, gonfie ed arrossate dal bacio, lo guardò e si avviò verso la porta.

«Papero sei proprio sfortunato, l'unica volta in cui mi hai battuto non c'era nessun testimone che possa confermarlo.» disse sulla porta, prima di uscire richiudendosela alle spalle e lasciandolo nella sua stanza, solo e sconvolto dalla sua stessa audacia.

Mousse non scese per cenare e durante il servizio il numero delle consegne fu tale da tenere Shampoo lontana dal ristorante per tutto il tempo.

Quando finalmente rientrò dopo l'ultima consegna le luci del locale erano già spente.

Fatta una doccia entrò in camera sua e vide sul comodino il regalo di Mousse. Guardandolo, non poté fare a meno di ripensare al bacio che si erano scambiati quel pomeriggio.

Messa la sua camicia da notte allacciata sul davanti, prese il cioccolato e salì in mansarda.

«Mousse, posso entrare?» domandò, dopo aver bussato.

«Certo!» esclamò il ragazzo, incredulo.

Shampoo entrò e si inginocchiò vicino al futon su cui era sdraiato Mousse.

«Problemi?» chiese, scattando a sedere e scoprendo il torso nudo.

«Per San Valentino non ti ho fatto neanche un giri-choko perciò ho pensato che potevamo mangiare insieme questo.» spiegò, mostrando il regalo del ragazzo che fino ad allora aveva nascosto dietro la schiena.

Mousse la squadrò, stupito, chiedendosi se fosse davvero lei o se non stesse ancora sognando. Presto, però, dovette distogliere lo sguardo. La camicia da notte era parzialmente trasparente ed era facile intuire che sotto non portava il reggiseno il che stava avendo un effetto piuttosto deleterio sul suo autocontrollo.

«Il pavimento è freddo, fammi posto!» protestò, spingendolo di lato e infilandosi sotto la coperta.

«Su, mangiamo.» aggiunse, poi, spezzando il cuoricino e mettendone un pezzo tra le labbra di lui.

Approfittando della situazione, Mousse le mordicchiò leggermente un dito, la vide sussultare ma non ritrarsi.

Incoraggiato dalla sua reazione, le prese la mano e la spinse delicatamente sul futon per poi seguirla e baciarla.

Stavolta Shampoo non provò neanche a protestare ma rispose prontamente al bacio e gli sorrise quando si staccò da lei.

«Felice White Day.» gli sussurrò, ridendo.

«Adesso lo è davvero.» rispose Mousse, infondendo nelle sue parole tutto l'amore che provava per la ragazza.

Alzatasi silenziosamente dal suo letto, Cologne si affacciò nella camera della nipote, trovandola vuota. Sorridendo, tornò nella sua stanza. Come pensava aveva fatto bene consigliando a Mousse di regalare a Shampoo un semplice giri-choko invece del consueto homei-choko.

Il futuro marito non sarebbe mai stato un buon consorte, anche se sua nipote fosse riuscita a farsi sposare, perché il suo cuore apparteneva già ad un'altra mentre Mousse l'avrebbe sempre amata e rispettata.

Se al Villaggio avessero fatto opposizione ci avrebbe pensato lei a far cambiare loro idea. Nessuno avrebbe messo in pericolo la felicità della sua piccola Shampoo.

Ignari dei pensieri della donna i due ragazzi si beavano del momento che stavano vivendo. Mousse, incredulo di poterla finalmente stringere tra le braccia, tornò a baciarla mentre Shampoo rideva divertita della sua irruenza.

Ora sapeva cosa voleva dire sentirsi amata.




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