Fatto il Misfatto di Isidar Mithrim (/viewuser.php?uid=4502)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Fatto il Misfatto
“Chi spii?” domandò James a
Sirius, che da qualche minuto aveva
cominciato a seguire con il dito la traccia di qualcuno sulla Mappa del
Malandrino.
“Nessuno” rispose Sirius troppo
in fretta.
James lo guardò con sospetto.
“Cosa stai combinando?”
“Nulla” disse Sirius con finta
noncuranza.
James disse il suo nome in tono
perentorio.
“Ecco… Potrei essermi fatto
sfuggire accidentalmente
davanti a Mocciosus
il trucco per superare il Platano Picchiatore…” spiegò Sirius con un
ghigno.
Il cuore di James mancò un
battito.
“Tu cosa?!” esclamò, sfilandogli
la Mappa da sotto il naso.
James inorridì quando individuò
il cartiglio di Severus Piton che
si muoveva nel parco. Vicino, troppo vicino al Platano Picchiatore.
“Sei impazzito?!” sbraitò. “Ma
come ti è venuto in mente?!”
Quando con la coda dell’occhio
intravide Mocciosus sparire dalla
Mappa, afferrò il Mantello e cominciò a correre a perdifiato.
Appena uscito dalla Sala Comune
di Grifondoro – “Non ti aspetterò
sveglia, sappilo!” gli urlò dietro la Signora Grassa – si buttò il
Mantello addosso, senza smettere di correre e non curandosi di attutire
i passi.
Aveva già una fitta al fianco
quando entrò nel passaggio segreto e
si levò il Mantello.
Dovette chinarsi scomodamente per
poter avanzare nel tunnel, e fu
difficile mantenere una certa velocità. Mentre si ripeteva nella mente
incantesimi su incantesimi, sperando di trovarne qualcuno che potesse
rivelarsi utile, cominciò a urlare lo stesso nome a intervalli prima
regolari, poi sempre più ravvicinati.
“Piton!”
Dopo vari tentativi, finalmente
la voce del ragazzo si alzò in
risposta.
“Chi c’è?”
“Torna indietro!” rispose James
con disperata urgenza.
“Lo so che state nascondendo
qualcosa di grosso! E scoprirò cosa!”
ribatté Piton, la cui voce trionfante era sempre più vicina.
“Tu non capisci! TORNA INDIETRO!”
Finalmente James lo intravide
dietro a una curva del passaggio
segreto.
Capì che era l’ultima curva solo
quando sentì Piton pronunciare Alohomora.
Un attimo dopo, si udì
distintamente l’ululato rabbioso del lupo.
James vide il ragazzo
immobilizzarsi con la bacchetta ancora tesa
davanti a sé, indirizzata verso la porta, e lo raggiunse con un ultimo
slancio, strattonandolo per un braccio.
“Devi andartene subito.”
Terribili versi animali
riempirono l’aria ancora una volta.
“Cos’è?” domandò Piton con voce
roca, il volto pallido deformato
dal terrore.
“Vattene via!” gridò ancora
James, intimandogli di muoversi e
spingendolo davanti a sé lungo il tunnel.
Poi sfoderò la bacchetta e si
precipitò verso la porta per
serrarla nuovamente.
Peccato che il Lupo Mannaro,
ormai completamente trasformato,
fosse stato più rapido di lui nel raggiungerla.
James ebbe un attimo di
esitazione, prima di riuscire a
riprendersi dalla terrificante sorpresa e – mentre Piton finalmente
capì e cominciò a correre con il busto chino – scagliò un incanto
Conjunctivitis che andò a vuoto, perché il lupo era scattato avanti,
aggressivo.
James riuscì a scansarsi appena
in tempo, e sentì una fitta di
dolore quando la sua mano sinistra fu ferita superficialmente dagli
artigli del lupo.
Tentò ancora con lo stesso
incantesimo, che questa volta andò a
segno. La bestia scosse il capo ululando di dolore, poi tornò
all’attacco, accecata dalla rabbia e dalla magia.
James fu costretto a
indietreggiare per sfuggire alla sua furia
e urtò malamente la volta del tunnel con la nuca. Continuò a scagliare
incantesimi cercando di ferire il lupo, che a sua volta tentava di
azzannarlo alla cieca.
Colpendolo ripetutamente al
ventre, il suo punto più sensibile,
riuscì ad aprirgli uno squarcio sanguinante che lo fece impazzire di
dolore, quindi rispose all’ennesimo tentativo di aggressione con un
Incantesimo Scudo ben piazzato, che respinse il lupo.
Lo ferì ancora, questa volta a
una zampa, e riuscì poi a
scardinare il suo equilibrio già precario con un Incanto Gambemolli,
che risultò assai meno efficace rispetto a quanto lo fosse su un uomo.
Allora James puntò la bacchetta
verso il soffitto e urlò “Reducto!”,
facendo cadere una
pioggia di piccole pietre sopra al lupo. Si concentrò di più prima di
tentare per la seconda volta, e grossi massi si staccarono dal
soffitto, frapponendosi tra sé e il lupo.
La bestia tentò di smuovere le
pietre cercando di forzare le
fessure tra i massi con la zampa sana e il muso insanguinato, ma alla
fine, ostacolato e ferito, dovette ritirarsi nella sua tana.
Appena sparì nella Stamberga,
James puntò la bacchetta verso la
porta attraverso un piccolo varco tra i massi e la serrò con un Colloportus.
Solo quando sentì il lamento
straziante del lupo realizzò di aver
appena ferito brutalmente uno dei suoi migliori amici.
Solo allora, per la prima volta,
comprese fino in fondo quanto
grande dovesse essere la sofferenza di Remus.
Rimase a fissare a lungo il muro
di sassi che lo separava da lui,
prima di decidersi a risistemare il danno fatto e di voltarsi per
ritornare al Castello.
Arrivato alla fine del tunnel,
prese in mano il Mantello e
premette il nodo che controllava l’albero.
Fu sorpreso di trovare Severus
Piton ad attenderlo fuori dal
Platano Picchiatore. Era più pallido che mai, ma per un momento gli
parve come sollevato nel vederlo ancora vivo.
Si apprestò a nascondere il
Mantello sotto la veste.
“Potter!”
James fissò il suo nemico di
sempre per un lungo attimo, quindi gli parlò con voce minacciosa.
“Prova a dire a qualcuno quello
che hai scoperto e te la farò
pagare, Mocciosus.”
L’espressione di Piton ci mise
poco a tramutarsi in una maschera
d’odio.
“Sono io che ve la farò pagare
per questo simpatico scherzo,
Potter, a te, a quello sporco traditore del suo sangue e a quel sudicio
ibrido! E Silente sarà il primo a saperlo!”
“Non ti azzardare a
chiamarlo sudicio ibrido” commentò James
con rabbia. “E Silente già lo sa.”
Piton sembrò sorpreso, ma ci mise
un attimo a riprendersi.
“Avrei dovuto immaginarlo che
quel babbanofilo fosse d’accordo…
Suppongo non sia un caso che quest’albero sia stato piantato proprio
all’arrivo di Lupin. Comunque, dubito che sarà contento di sentire
dello scherzetto che avete organizzato a mie spese!” concluse Piton,
con una maligna nota di trionfo nella voce.
James deglutì a vuoto, prima di
riuscire a elaborare una risposta.
“Lo scoprirà in ogni caso, quando
Madama Chips lo verrà a
prendere, domani mattina” disse, quasi sussurrando.
Lo
capirà vedendo come l’ho
ridotto.
“Oh, povero Remus Lupin” commentò
Piton sardonico, la voce colma
d’odio.
“Tornatene a dormire, Mocciosus”
disse James con freddezza,
dandogli le spalle e incamminandosi verso il castello.
**
Appena superato il grosso portone
di quercia e accertatosi di
essere solo, James indossò il Mantello e si diresse lentamente verso la
torre di Grifondoro.
Non era la paura di essere
scoperto che gli impediva di
velocizzare i passi, ma il desiderio di posticipare il più possibile
quello che – lo sapeva – era destinato a essere il confronto più duro
che avesse mai avuto con Sirius Black.
Prima di oltrepassare l’ultimo
angolo che lo separava dalla
Signora Grassa, la sentì presa da un’animata conversazione con la sua
amica Violet.
Tirando un sospiro di sollievo,
James si sfilò il Mantello e
avanzò verso il ritratto.
“Foie
gras” disse
stancamente.
“Cosa credi, che siamo i tuoi
elfi domestici, ragazzo?” esclamò
Violet indignata.
“È la parola d’ordine, Vio” la
tranquillizzò la Signora Grassa,
facendosi da parte per lasciarlo entrare.
“Ritieniti fortunato, starei
dormendo se non avessi incontrato
compagnia!” aggiunse poi con tono di rimprovero rivolgendosi a James,
che stava già attraversando il buco del ritratto quando sentì Violet
domandargli come si fosse procurato quel brutto taglio.
“James!” urlò sollevato Peter
quando lo vide entrare nel
dormitorio, alzandosi dal letto con un’agilità che non gli era propria
e correndo preoccupato verso di lui. Spalancò gli occhi quando vide la
ferita che gli solcava il dorso della mano.
“È… è stato Piton?” domandò
incerto.
“No” si limitò a rispondere James
seccamente.
I suoi occhi si posarono sul
ragazzo dai capelli scuri che sedeva
con le gambe incrociate sul letto e teneva lo sguardo fisso sulla Mappa
del Malandrino, ancora aperta davanti a sé.
La rabbia e la delusione nei suoi
confronti montò rapida dentro di
lui, e se prima l’ansia del confronto aveva spinto James a rimandare
quel momento, ora si avvicinò a lui con due rapide falcate, assalito da
un prepotente desiderio di scuoterlo. O meglio, di tirargli un pugno.
Si impose però di trattenersi, e
fu con le parole che decise di
aggredirlo.
“Ti è andato di volta il
cervello?” gli chiese con voce calma, ma
furente.
Sirius lo ignorò.
“Sto parlando con te” continuò
James.
Probabilmente sarebbe riuscito a
ottenere più risposte da una
sfera di cristallo impolverata.
“Guardami in faccia!” gli gridò
allora, dopo un silenzio
stranamente protratto.
Sirius sobbalzò e finalmente aprì
bocca, ma ancora non si degnò di
alzare lo sguardo.
“Se l’è meritato. Sempre a
ficcare il naso in faccende che non lo
riguardano” disse con rancore.
James lo guardò basito.
Non che avesse mai sperato di
sentirgli ingoiare l’orgoglio e
ammettere di rimpiangere lo scherzo fatto, ma nemmeno si era aspettato
che sostenesse di avere la ragione dalla sua.
Una profonda amarezza lo invase,
quasi mozzandogli il fiato.
Fu con l’intenzione di ferirlo
che pronunciò le parole successive.
“Quindi secondo te Lunastorta
meritava di diventare un assassino,
immagino” disse con freddezza.
Sirius alzò improvvisamente lo
sguardo su di lui e James provò un
piacere perverso nel vedere il suo bel volto corrotto dalla
costernazione. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che non aveva
minimamente considerato quali terribili implicazioni celasse il suo
scherzo, oltre alle più ovvie.
“È… morto?” domandò Peter con
voce flebile e intrisa di paura.
“No” rispose James dopo un
attimo. “E sai perché, Sirius?”
continuò, la voce che si alzava sempre di più. “Perché io sono stato
costretto a difenderlo, capisci? Ho dovuto attaccare Remus, ferirlo
deliberatamente per evitare che mordesse Mocciosus, o che lo uccidesse! Ti
rendi conto di come si sarebbe sentito, se si fosse risvegliato dalla
trasformazione con accanto il cadavere di uno studente? Non credi che
abbia una vita già abbastanza difficile, anche senza dover convivere
con la consapevolezza di aver ammazzato qualcuno?!”
James non provò alcuna pietà
guardando gli occhi di Sirius
diventare lucidi, e rincarò la dose.
“Lo sai che non ti avrebbe mai
perdonato se il tuo simpatico
giochetto fosse riuscito, vero? Be’, non l’avrei fatto neanche io.
Anzi, non lo farò neanche io.
Non ci tengo ad avere come fratello qualcuno capace di desiderare la
morte di un altro.”
Non lo aveva visto tanto
addolorato nemmeno quando si era
presentato alla sua porta nel cuore della notte, quell’estate.
Se
l’è meritato, si disse
sfruttando le parole di Sirius mentre girava i tacchi e usciva dal
dormitorio.
Eppure, quel pensiero – che nella
sua mente sarebbe dovuto suonare maligno – sembrò più che altro intriso
di dolore.
Forse non sarebbe stato Sirius
quello a soffrirne di più,
dopotutto.
**
Quando varcò la soglia
dell’Infermeria gettò uno sguardo lugubre
sul letto che dopo ogni Luna piena ospitava Remus, nascosto agli occhi
indiscreti da pesanti tende. Con un magone sul cuore alzò il pugno e
bussò con insistenza alla porta dell’ufficio di Madama Chips.
La guaritrice aprì dopo qualche
minuto, con la vestaglia da notte
addosso e un’aria al tempo stesso assonnata e preoccupata.
“Potter! Cosa succede?” esclamò,
quando lo vide davanti a sé,
stranamente privo di quell’espressione spavalda che in precedenza
nemmeno un bolide sul setto nasale era riuscito a strappargli dal volto.
James faticò a trovare le parole
giuste.
“Volevo… Volevo solo dirle che
domani dovrà essere particolarmente
gentile con Remus, ok?”
Madama Chips divenne ancora più
preoccupata.
“Spiegami tutto, Potter” disse
con voce ansiosa.
James deglutì.
“Ecco… Lo troverà messo peggio
del solito. Una brutta ferita
sull’addome, una ad una zampa, delle lesioni agli occhi… Riuscirà a
guarirlo qualunque cosa abbia, vero?” chiese infine, con voce quasi
supplichevole.
Madama Chips lo guardò con gli
occhi spalancati dalla sorpresa,
poi si riebbe.
“Siediti, Potter. E aspettami
qui.”
James eseguì senza fiatare.
Dopo svariati minuti le porte
dell’infermeria si aprirono e Madama
Chips entrò seguita da Silente, anche lui in vestaglia da notte.
“Poppy, potrei chiederti
l’immensa cortesia di lasciarmi solo con
il Signor Potter, per favore?” domandò il Preside, serafico come sempre.
“Ma certo, Professore. Se dovesse
avere bisogno di me, mi troverà
nella mia stanza a preparare una pozione che potrebbe essere d’aiuto a
Remus.”
Silente la ringraziò con un
cenno. Appena Madama Chips si fu
chiusa la porta alle spalle, fece apparire una comoda sedia davanti a
James, si sedette e lo scrutò con i suoi profondi occhi azzurri
attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Signore, io…” esordì James
incerto, ma Silente lo interruppe.
“Quando Poppy è venuta a
cercarmi, Signor Potter, avevo appena
concluso un’interessantissima conversazione con il Signor Piton a
proposito di un certo scherzo perpetuato a sue spese.”
James si sentì minuscolo quando
Silente ebbe finito di pronunciare
quelle parole.
“Il Signor Piton mi ha raccontato
di come il Signor Black gli
abbia rivelato uno scottante segreto sul Platano Picchiatore, di come
questa notte egli abbia seguito il Signor Lupin e di come lei,
evidentemente colto dal terrore di essere espulso qualora lo scherzo
fosse riuscito, si sia precipitato a rimediare alla situazione…”
James continuò a tacere.
“Ora, Signor Potter, sarei
curioso di ascoltare anche la sua
versione dei fatti.”
James tacque ostinatamente.
“Devo forse dedurre dal suo
silenzio che non ha alcuna annotazione
da fare sul racconto di Severus Piton?”
James deglutì.
Per quanto fosse rimasto
profondamente deluso da Sirius, in quel
momento capì che non lo avrebbe mai tradito, anche se le sue parole
intrise d’odio e scherno tornarono a rimbombargli nelle orecchie.
Se
l’è meritato.
“Nessuna, Signore.”
“È consapevole del fatto che
questo mi costringerà a punirvi tutti
severamente, Signor Potter?”
“Sì, Signore.”
“E comprende che la punizione
potrebbe essere anche l’espulsione,
e che quando dico tutti, io
mi riferisca anche a Signor Lupin?”
Ascoltare quella frase
pronunciata con tranquillità fu come
ricevere un pugno.
“Lupin, Signore?” disse James,
esitando per la prima volta
dall’inizio della chiacchierata,
come l’avrebbe di certo definita Silente.
“Il Signor Piton è persuaso del
fatto che fosse anche lui complice
dello scherzo.”
“No, Signore, lui non c’entra
nulla” si affrettò a chiarire James.
“E in quanto a Peter Minus?”
“Neanche lui, Professore.”
“Molto bene, Signor Potter. Non
mi resta che togliere cinquanta
punti a lei e al Signor Black. Inoltre, saranno avvisati i vostri
genitori, e vi sarà interdetta qualsiasi visita in infermeria al Signor
Lupin nei giorni successivi alla trasformazione.”
“Ma Signore, noi –” cominciò a
protestare James, colpito nel vivo
dall’ultima affermazione. Tacque immediatamente quando Silente alzò una
mano per interrompere le sue lamentele.
“Non solo non vi siete dimostrati
degni custodi di un segreto non
vostro, Signor Potter, ma lo avete anche sfruttato per far del male ad
altre persone. Remus potrà godere della compagnia del Signor Minus.
Comunque, domani sarò io stesso a spiegargli l’accaduto” commentò
Silente con voce estremamente seria.
“Sì, signore” rispose mesto
James. “E… Professore… Piton non
racconterà nulla di quello che ha visto, vero?” aggiunse con una certa
urgenza nella voce.
“No, ti garantisco che non lo
farà, ho la sua parola.”
James tirò un sospiro di
sollievo. Non che le promesse di Piton
valessero molto per lui, ma se era Silente a farsene garante, allora
poteva dormire sonni tranquilli.
Solo in quel momento realizzò un
dettaglio della faccenda che fino
a allora gli era parso irrilevante.
“Questo vuol dire che non ci
espellerà?”
“No, per questa volta non sarete
espulsi. Ora, Signor Potter, si
faccia medicare quel brutto taglio da Madama Chips, poi vada dritto a
letto, per favore.”
James annuì mentre Silente si
alzava e faceva evanescere la sua
sedia con un colpo di bacchetta.
Prima di uscire, il Preside si
girò e lo guardò con dolcezza.
“Ho sempre ammirato la vostra
nobiltà d’animo nel mettere da parte
ogni pregiudizio e accettare Remus per quello che era. Credo che tutti
noi abbiamo molto da imparare, da un’amicizia come la vostra, James. E
oggi ne ho avuto la dimostrazione. Trovo sia stato altrettanto nobile
assumersi una colpa non propria rischiando perfino l’espulsione, pur di
non tradire un amico, nonostante questo abbia compiuto un gesto di cui
non lo avresti mai creduto capace… Anche se questo non lo giustifica,
vorrei che ricordassi sempre come l’infanzia di Sirius non sia stata
confortevole quanto la tua.”
James lo guardò sorpreso. A
quell’uomo non sfuggiva davvero nulla.
“Ah, dimenticavo…” aggiunse
Silente con un tono improvvisamente
più allegro e un sorriso sornione. “Hai fatto guadagnare sessanta punti
a Grifondoro, questa notte, per aver messo a repentaglio la tua vita
pur di salvare quella di un’altra persona… Una che, tra l’altro, so non
andarti particolarmente a genio.”
Detto ciò, gli fece l’occhiolino
e uscì dall’infermeria, mentre
il volto di James si distendeva nel primo sorriso della serata.
*********
Eccomi qui, con il primo di
due capitoli che raccontano del famigerato scherzo ☺
In fondo trovate i tratti
della saga a cui ho fatto riferimento.
Ho tanti pensieri da
condividere con voi sulla vicenda, ma alcuni preferisco inserirli al
termine
della mini-long, insieme ad altre due citazioni dei tratti dei libri su
cui mi sono basata.
Ci tengo a specificare
che l’uso dei nomi propri piuttosto che dei cognomi da parte di Silente
è voluto ☺
Inoltre, non essendo nella
vicenda ancora Animagi, Remus è l’unico ad avere già il soprannome da
Malandrino.
Nella storia Sirius è nato a
settembre, per questo aveva “quasi sedici anni” quando chiese
ospitalità ai Potter l’estate prima del quinto anno.
Vi lascio con
una delle due grosse perplessità che ho avuto: davvero Piton se la
sarebbe data a gambe? Dal racconto di Remus pare di sì. All’inizio
l’avevo fatto tornare indietro per il finale, poi rileggendo bene quel
pezzo ho deciso solo di farlo aspettare fuori, tanto prima o poi un
confronto tra i due ci doveva stare.
Dovuti i ringraziamenti
finali a voi lettori e alla mia beta Horror Vacui :)
Alla prossima, spero!
Isidar^^
Black se ne uscì con una
risatina di scherno.
«Se l'era meritato» disse in tono beffardo. «Sempre in giro a ficcare
il
naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo... sperando
di riuscire a farci espellere...»
«Severus era molto curioso
di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry e
Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non... ehm... non ci
amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era
geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch... comunque,
Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera
mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per tra- sformarmi.
Sirius pensò che sarebbe stato... ehm... divertente dire a Piton che
bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe
potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riuscito
ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente
sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius,
seguì Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la
propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel.
Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da
allora seppe che cos'ero... »
[Harry Potter e il
Prigioniero di Azkaban]
«Hai forse
immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lascia che ti corregga.
Il tuo santissimo padre e i suoi amici hanno fatto uno scherzo davvero
spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se tuo padre
all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non ci fu niente di
coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto
la mia. Se lo scherzo fosse riuscito, sarebbe stato espulso da
Hogwarts»
[Harry Potter e il
Prigioniero di Azkaban]
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Quando
James rientrò nel dormitorio – dopo aver ignorato le domande curiose di
Violet – trovò solo Peter ad accoglierlo e fu insieme rattristato e
sollevato dalla cosa.
“Ha preso Mappa e Mantello e se
n’è andato…” gli spiegò il più
basso dei Malandrini con voce desolata.
“Meglio così” commentò acido
James. Poi si rese conto che
prendersela con lui non avesse alcun senso e, armatosi di pazienza, gli
raccontò cosa era successo in prossimità della Stamberga Strillante e
gli riportò la conversazione con Silente.
Peter ascoltò attento, alternando
sospiri ammirati e spaventati.
“È rimasto col naso incollato
alla Mappa tutto il tempo, sai. Si è
preoccupato moltissimo, quando sembrava che non volessi più uscire dal
passaggio segreto” commentò infine.
“Non abbastanza da venirmi a
cercare, a quanto pare” ribatté James
con amarezza, infilandosi sotto le coperte e imprecando con veemenza
quando sbatté la ferita fasciata contro l’angolo del comodino, mentre
posava gli occhiali.
Ci mise quelle che gli parvero
ore, ad addormentarsi, e il suo
sonno fu agitato da sogni inquieti in cui Sirius mordeva Piton, mentre
Remus finiva ad Azkaban per omicidio.
**
La mattina dopo James si svegliò
molto più presto di quanto
avrebbe voluto, e il peso degli eventi della notte prima gli precipitò
addosso come un macigno.
Trasse un profondo respiro prima
di gettare uno sguardo amaro al
letto insolitamente vuoto di Sirius, quindi si alzò e si avvicinò a
Peter, cominciando a scuoterlo. Assicurarsi che si trovasse già in
infermeria all’arrivo di Remus gli parve l’unico gesto in grado di
vincere la sensazione d’impotenza che gli annodava lo stomaco.
“Svegliati, Peter!”
Il ragazzo grugnì in risposta.
“Alzati, su, devi andare a
salutare Lunastorta prima delle
lezioni! Ti metterò da parte qualcosa da mangiare, dai!”
La prospettiva di dover saltare
la colazione sembrò svegliare
Peter più degli scossoni di James.
“Ma non andiamo mai a trovarlo
prima delle lezioni!” bofonchiò
infastidito.
“Be’, oggi invece sì” ribatté
James in tono perentorio.
Finalmente Peter si tirò fuori
dalle coperte.
“Ok, va bene, mi alzo” si arrese.
“Grazie” sorrise
sinceramente James in uno dei suoi rari
sprazzi di gentilezza.
Peter annuì silenzioso e si
trascinò in bagno.
Nel giro di dieci minuti aveva
l’uniforme addosso e la borsa con i
libri su una spalla.
“Ci vediamo a Trasfigurazione”
salutò con uno sbadiglio. “E
prendimi dei toast!”
“Certo” lo rassicurò James,
passandosi le dita tra i capelli.
Poi si infilò sotto la doccia,
cercando di non dar voce alla morsa
di malinconia che lo stava invadendo. Per la prima volta da quando era
a Hogwarts sarebbe sceso da solo a fare colazione.
Aveva la sensazione che la cosa
non sarebbe passata inosservata.
Si sentì stranamente a disagio
entrando in Sala Grande e andandosi
a sedere al solito posto. Mentre mangiava solitario, ogni tanto alzava
lo sguardo con la speranza di veder comparire Sirius, invece tutto
quello che riuscì a cogliere furono le occhiate perplesse e incuriosite
che gli altri studenti gli lanciavano.
“Buongiorno, James! Non capita
frequentemente di trovarti a
magiare da solo, devo ammettere.”
“Buongiorno anche a te, Nick.”
“Suvvia, cos’è questo tono
abbattuto, mio caro ragazzo! E dire –
aggiunse Nick-Quasi-Senza-Testa sussurrando – che mi sarei aspettato di
trovarti entusiasta, dopo quello che ho sentito in giro…”
James lo guardò sorpreso.
“Cosa hai sentito in giro?”
“Oh, be’, si vocifera che tu
abbia salvato una vita, questa notte”
rivelò Nick, senza nascondere una nota d’orgoglio.
“Dove l’hai sentito?”
“Sai, i ritratti mormorano…” gli
disse con fare complice.
James capì che quella dannata
pettegola di Violet doveva aver
disturbato gli abitanti di tutti i dipinti del castello pur di scoprire
cosa fosse successo.
Per una volta nient’affatto
contento di sentirsi gli sguardi di
tutti puntati sulla schiena, James si apprestò a uscire dalla Sala,
dopo essersi scambiato una lunga occhiata colma d’odio con Piton.
Dover rientrare per prendere i
toast per Peter, che aveva ovviamente
dimenticato, fu quasi imbarazzante.
**
Quando entrò nell’aula della
Professoressa McGranitt, sussultò nel
vedere Sirius seduto come sempre all’ultimo banco. Il loro banco.
James mise subito a zittire la
parte di sé sollevata nel vederlo e
gli passò accanto, sforzandosi di ignorarlo il più spudoratamente
possibile.
Lily Evans non fu l’unica a
guardarlo con tanto d’occhi, quando
andò a prendere il posto di Remus invece di sedersi accanto al suo
migliore amico.
“Che succede, il vostro ego è
diventato tanto ingombrante da
impedirvi di condividere lo stesso banco?” commentò sarcastica.
“Taci, Evans” risposero
contemporaneamente Sirius e James, che si
girò di scatto gettando all’amico uno sguardo fugace, prima di tornare
a fissare il suo nuovo tavolo.
“Problemi in Paradiso, vedo”
continuò lei sardonica. “Non ho idea
di che scherzo gli abbiate fatto, ma azzardatevi a prendervela ancora
con Severus Piton e ne pagherete le conseguenze” aggiunse poi, con un
tono duro che non ammetteva repliche.
“Sto tremando dalla paura, Evans”
disse Sirius con voce annoiata.
“E comunque è colpa sua se continua a ficcare il naso in cose che non
lo riguardano.”
James avvertì in maniera quasi
fisica lo sforzo che Sirius dovette
fare per evitare di aggiungere se
l’è meritato.
“Sirius!” squittì poi un sorpreso
Peter, entrando trafelato
nell’aula e sovrastando la risposta piccata di Lily.
Un istante dopo sembrò ricordarsi
di dover essere arrabbiato con
lui, quindi si ricompose e andò a sedersi vicino a James, che lo
accolse ansioso.
“Allora, hai visto Lunastorta?
Come sta?” gli sussurrò.
“Dormiva” rispose lui in un
bisbiglio. “Madama Chips gli ha dato
una pozione per farlo stare tranquillo, dice che si riprenderà più in
fretta, così.”
James deglutì.
“Era… Era ridotto così male?”
“Non saprei dirti bene, era sotto
le coperte. Ho solo visto che
aveva gli occhi un po’ gonfi” gli spiegò Peter mormorando. Poi sorrise
e aggiunse “Madama Chips ha detto che entro domani uscirà sano come un
pesce.”
James tirò un sospiro di sollievo.
Recuperò i toast malamente
incartati nella borsa e glieli porse.
Peter aveva appena dato il primo
avido morso, quando la McGranitt
entrò nell’aula.
“Minus, metti via quel cibo, non
si mangia durante le mie lezioni”
commentò severa appena ebbe raggiunto la cattedra e si fu girata verso
gli studenti.
Da come lo fissò, James capì che
neanche a lei era sfuggita
l’insolita disposizione dei posti. D’altronde, Silente doveva averla
messa al corrente di ogni dettaglio, ma James le fu grato, perché non
fece alcun commento sull’accaduto.
Quando la campanella suonò,
Sirius fu il primo a uscire
dall’aula, ed evidentemente si premunì di non utilizzare le solite
scorciatoie, perché James e Peter non lo videro da nessuna parte,
mentre si recavano a Storia della Magia. Sirius arrivò un po’ affannato
qualche minuto dopo di loro e si sedette al solito banco, ancora una
volta solo.
A James nessuna spiegazione di
Ruf era mai parsa tanto noiosa.
**
La scena si ripeté al termine di
ogni lezione, e dopo l’ultima ora
della mattina Sirius sembrò dileguarsi nel nulla.
James e Peter andarono a pranzo –
“Ho già saltato la colazione,
tornerò da Remus solo a pancia piena!” – quindi James accompagnò
l’amico fino alla porta dell’infermeria. Mentre Peter entrava, provò a
sbirciare all’interno, ma attorno al letto di Remus erano tirate le
solite, pesanti tende, così non gli restò altra scelta che trascinarsi
fino al suo dormitorio per cercare di recuperare un po’ del sonno perso.
Prima di addormentarsi, non
riuscì a trattenersi dallo sperare che
Sirius fosse riuscito a mettere tra i denti qualcosa, mentre cercava di
evitarli con tanto impegno. Nonostante una parte di sé fosse ancora
imbestialita dal suo comportamento, non poteva fare a meno di essere
preoccupato per lui e di sentire la sua mancanza.
**
Fu svegliato da un tocco gentile
quando era ormai calato il buio.
Ci mise un po’ a uscire dalle
spire del sonno e a mettere a fuoco
il volto stanco ma sorridente di Remus.
Dopo essersi pulito con la mano
il rivolo di bava che gli colava
dalla bocca, si mise a sedere e cercò a tastoni gli occhiali sul
comodino.
“Dubito che li troverai là, visto
che ce li hai ancora addosso”
sorrise bonariamente Remus.
“Oh, già” constatò James,
sistemandoseli bene sul naso. “Come
stai, Lunastorta?” aggiunse poi.
“Mai stato meglio” rispose Remus
con troppo entusiasmo.
“Non mi propinare cavolate”
ribatté James.
“Mmm… Mai stato peggio?” commentò
canzonatorio.
“Molto simpatico, davvero, Messer
Lunastorta!”
Remus sospirò.
“Diciamo che ho avuto risvegli
più traumatici, ma questo non è
certo stato tra i più piacevoli. Mi sono già quasi completamente
ripreso, però.”
“Quasi?”
“Ho dovuto insistere per un’ora
con Madama Chips prima che si
decidesse a lasciarmi andare, ma non avevo nessuna voglia di passare
un’altra notte in infermeria.”
“Bene. E…” - James deglutì -
“Silente ti ha raccontato cosa è
successo?”
Remus annuì, serio.
“Non avrei mai voluto ferirti, lo
sai, vero?” chiese James
gravemente.
“Be’, ora che me l’hai detto si
spiegano molte cose!” commentò
Remus, fingendosi sorpreso. “E io che ero convinto che l’avessi fatto
per studiare la mia anatomia interna!”
“Sei proprio un idiota,
Lunastorta! Non c’è proprio niente da
ridere.”
“Veramente l’idiota sei tu,
James, se pensi che possa essermela
presa con te anche solo per un istante” disse Remus, tornando serio.
“Non oso nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succedere, se tu non
fossi intervenuto.”
“Eh, lo so, tocca sempre a
me salvare la situazione”
concordò James scherzoso, passandosi una mano tra i capelli.
“Non avresti dovuto prenderti la
colpa insieme a Sirius. Non
questa volta” lo redarguì Remus, ancora serio.
James esitò, prima di rispondere.
“È che… Sono stato molto
duro con lui.”
Il Lupo Mannaro annuì.
“Peter mi ha raccontato tutto. E
sono convinto che le tue parole
possano fargli solo che bene. Questa volta ha davvero passato il
limite.”
“Gli ho detto che non l’avrei mai
perdonato.”
“Sappiamo tutti e tre che lo
farai, e ancora prima che lui si
degni di scusarsi. Anzi, sono certo che in fondo tu lo abbia già
perdonato” disse saggiamente il licantropo.
“E tu? Lo perdonerai?”
“Non prima che abbia penato un
poco” commentò Remus. “In effetti,
credo proprio che mi divertirò a farlo sentire in colpa ancora per
qualche giorno, se capisci cosa intendo” concluse sornione.
James si illuminò.
“Sei un genio del male,
Lunastorta! Vado subito a sgraffignare un
po’ di pus di Bubotubero!”
Solo quando si alzò in piedi
realizzò che quel maledetto cane di
Black si era portato via non solo la Mappa, ma anche il suo Mantello.
**
Ora che c’era anche Remus a
fargli compagnia, le giornate
successive passarono assai più velocemente e fuori dalle aule James
sentì molto meno la mancanza del suo migliore amico. Si era anche
imposto di non preoccuparsi per il fatto che Sirius non si facesse mai
vedere per i pasti o nella Torre di Grifondoro, perché aveva realizzato
che con Mappa e Mantello l’amico aveva facile accesso non solo
all’intera Hogwarts – cucine comprese – ma anche al villaggio di
Hogsmeade.
Durante le lezioni, invece, era
sempre più difficile riuscire a
mantenere il distacco, soprattutto perché, con il ritorno di Remus,
erano di nuovo costretti a condividere il banco.
Ignorare l’espressione di duro
orgoglio scolpita sul volto di
Sirius, ma soprattutto mettere a tacere la voglia di prenderlo per le
spalle e scuoterlo animatamente, non furono imprese da poco.
Ogni volta che la tentazione di
rivolgergli la parola si
impadroniva di lui, però, James si sforzava di tenere bene a mente il
fatto che Sirius non si fosse ancora degnato di scusarsi non tanto con
lui, ma nemmeno con Remus, a cui non aveva minimamente rivolto la
parola da quando era uscito dall’infermeria.
Erano tutti e tre certi che fosse
davvero costernato per aver
tradito la loro fiducia, ma erano anche convinti del fatto che
questa volta spettasse a Sirius l’arduo compito di mettere da parte
l’orgoglio per dichiararsi dispiaciuto.
“Non gli dirai di averlo
perdonato fino a quando non ti avrà
implorato in ginocchio, James!” gli ricordava spesso Remus, quando il
Cacciatore sembrava restio a testare la resistenza di Sirius con
scherzi spesso più umilianti o maligni che esilaranti.
James fu comunque obbligato ad
ammettere che l’amico stava
incassando le loro malefatte con notevole stoicismo.
Non si lamentò quando dovette
ricorrere alle premure di Madama
Chips perché una maniglia gli aveva azzannato la mano, mentre cercava
di entrare di soppiatto nel dormitorio per recuperare un po’ di vestiti.
Non fece un fiato quando fu
costretto a sopportare per tutta l’ora
di Cura delle Creature Magiche il terribile prurito provocato dai
suddetti vestiti, che Peter gli aveva consegnato segretamente
in un
gesto di gentilezza inattesa.
Non batté ciglio quando la sua
pozione esplose nei sotterranei, né
quando la mano già ferita si ritrovò immersa nel pus di Bubotubero
mentre estraeva un libro dalla borsa.
Quella silenziosa resistenza la
diceva lunga su quanto Sirius
fosse dispiaciuto e alla fine fu Remus stesso a suggerire – con grande
sollievo di James – di optare per scherzi più innocui.
James rimase sbalordito quando
quella stessa sera, sette giorni
dopo il fatidico scherzo, Sirius apparve all’improvviso nel loro
dormitorio.
Non si era aspettato che cambiare
la tipologia di scherzo potesse
risultare una mossa tanto vincente, ma la cosa più sorprendente
dell’intera faccenda rimase comunque la presenza di un’enorme pila di
libri tra le braccia dell’amico.
“L’ho capito!” annunciò Sirius
trionfante con una vocina ridicola.
Gli altri Malandrini furono
scossi dalle risate. A quanto pareva,
Sirius aveva gradito le loro caramelle all’elio, ma evidentemente
non aveva ancora aperto bocca da quando le aveva trangugiate.
Un attimo dopo, anche Sirius
stava ridendo, e la sua risata
modificata – simile a un latrato – era talmente esilarante che furono
tutti presi da un’altra ondata di riso.
Ci vollero parecchi minuti prima
che riuscissero a calmarsi,
perché ogni volta che Sirius li pregava di smettere per ascoltarlo
erano di nuovo contagiati dalle risate.
Quando finalmente l’effetto della
caramella terminò, avevano tutti
gli addominali dolenti e un sorriso stampato sulle labbra.
“Allora, stiamo per scoprire che
hai passato gli ultimi giorni
chiuso in biblioteca?” domandò Remus a Sirius.
“In biblioteca e da Madama
Rosmerta per il poco tempo rimanente”
rispose lui.
James fischiò.
“Idiota, mi ha semplicemente
fatto stare in una delle stanze degli
ospiti.”
“Sì, dicono tutti così…” disse
Peter malizioso.
“Non si può fare un discorso
serio nemmeno per tre secondi, con
voi!” esclamò Sirius stizzito.
“Bene, sentiamo cosa hai di serio
da dirci, allora. Cos’è che
avresti capito improvvisamente?” domandò James.
Sirius guardò Remus con aria
colpevole.
“Mi… mi dispiace che tu abbia
sofferto a causa mia, Lunastorta. E
ho pensato a cosa potessi fare per rimediare, e l’unica cosa sensata
che mi è venuta in mente è stata mantenere la promessa che ti abbiamo
fatto tre anni fa. Una promessa che stavamo trascurando da troppo
tempo.”
Guardò gli altri Malandrini con
solennità.
“Ho scoperto come diventare
Animagi” annunciò. “E sono convinto
che entro la prossima Luna Piena potremo finalmente fare compagnia a
Lunastorta.”
*******
Ciao!
Innanzitutto ringrazio ancora
chi ha recensito, e ne approfitto per estendere la gratitudine a chi ha
inserito la breve storia tra le seguite/ricordate. Sarò felicissima di
rispondervi qualora aveste dubbi, perplessità, o commenti di qualsiasi
tipo ☺
La storia si è conclusa,
anche se mi sarebbe piaciuto scrivere anche della
trasformazione, ma ho già scritto un pezzo su una notte da Animagi
(ambientata quando era ormai routine) e sinceramente avrei difficoltà a
riscriverlo senza farne una brutta copia… Non che sia chissà che cosa,
comunque xD Qualora vi interessasse, si intitola Profumo
di libertà. Fa parte della stessa serie, insieme ad altri racconti sui Malandrini.
Quello di cui invece prima o
poi scriverò è il momento in cui gli altri Malandrini rivelarono a
Remus di aver scoperto il suo segreto ;) → Edit: eccola! Di una
Stamberga, due baristi e un problema peloso
Edit: ispirata dalla recensione di fori rapace al primo capitolo, ho
scritto una flash
sulla conversazione tra Silente e Severus, che spiega (scherzosamente)
come il Preside lo convinse a tacere
Comunque, come anticipato,
tutte le volte che tento di scrivere un Missing Moment come si deve non
posso non lasciarvi papiri di note… Che siete liberi di non leggere,
qualora dovessero annoiarvi! Ma che ci volete fare, quando scrivo
questo tipo di cose mi vengono in mente mille domande ☺
Anche questa volta alla fine
troverete i tratti della saga su cui mi sono basata.
In primis vi lascio la
seconda perplessità:
Ho faticato ad
immaginare/giustificare perché Sirius non sia andato a dare una mano a
James. Troppo tardi ho capito la soluzione più ovvia: probabilmente non
ha mai saputo che James avesse scoperto la cosa… Ma ormai il danno era
fatto xD
Poi… Per qualche strano
motivo sono sempre stata convinta che questo scherzo fosse avvenuto al
quinto anno, ma ricontrollando bene ho notato che non è specificato da
nessuna parte (oppure mi è sfuggito^^’). Comunque, dovrebbe essere
avvenuto entro la fine di quell’anno, perché quando Harry guarda i
pensieri di Severus nel pensatoio, la frase di Lily sullo scherzo (che
trovate nell’ultima citazione) precede il ricordo dei GUFO.
Essendo invece specificato
che i Malandrini abbiano studiato tre anni per diventare Animagi,
riuscendoci al quinto anno, ho pensato di rispettare la mia
ingiustificata convinzione per poter legare le due cose insieme. Mi
piace pensare che ancora non lo fossero, all’epoca dello scherzo,
altrimenti non si sarebbero messi da soli i bastoni tra le ruote
invitando Piton… Semmai trovo più probabile che possa essere accaduto
prima del quinto anno, piuttosto che dopo.
Non è invece chiaro – nemmeno
con le info di Pottermore - se la Mappa sia nata prima o insieme/dopo
alla trasformazione. Il fatto che ci siano i loro nomi da Animagi mi
farebbe pensare dopo, ma volevo usarla :P Magari hanno aggiunto i nomi
in un secondo momento, dai… ;)
Ho anche immaginato che i
Malandrini, dopo aver scoperto di Remus, confidarono la cosa a Silente
e gli chiesero il permesso di visitarlo – con discrezione – il giorno
dopo la trasformazione. Sempre che avesse bisogno dell’infermeria! Ma
almeno 24h penso si assentasse, no?
Ho immaginato che la mattina
dopo Severus abbia raccontato a Lily, senza entrare nei dettagli, dello
scherzo dei Malandrini, e che solo più tardi sia arrivata anche a lei
la versione secondo cui James in realtà avesse rischiato la vita per
salvarlo.
Credo anche che Silente non
abbia detto nulla di ufficiale sull’accaduto, ma allo stesso tempo
penso che non abbia fatto nulla per evitare la diffusione della verità,
anzi ;)
Grazie di essere arrivati
fino a qua! E Grazie alla mia beta Horrr Vacui per i suoi consigli ☺
Isidar^^
Ps vi segnalo una stupenda
raccolta di fanart sul tema di questo scherzo, trovata ieri per caso
*.* http://caladan-dd.livejournal.com/16428.html
«Gli ci vollero quasi tre
anni per capire come fare. Tuo padre e Sirius erano gli studenti più
brillanti della scuola, e per fortuna, perché la trasformazione in
Animagus può finire molto male: ecco perché il Ministero tiene sotto
stretta sorveglianza chi cerca di compierla. Peter ebbe bisogno di
tutto l'aiuto di James e Sirius per farcela. Alla fine, il quinto anno
di scuola, ci riuscirono.»
[Harry Potter e il
Prigioniero di Azkaban]
«Ma non usano Magia
Oscura». Lily abbassò la voce. «E tu sei un ingrato. Ho sentito cos'è
successo l'altra notte. Ti sei infilato in quel tunnel vicino al
Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c'è là
sotto, qualunque cosa sia...»
[Harry Potter e i
Doni della Morte]
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