Fatto il Misfatto

di Isidar Mithrim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Fatto il Misfatto

“Chi spii?” domandò James a Sirius, che da qualche minuto aveva cominciato a seguire con il dito la traccia di qualcuno sulla Mappa del Malandrino.
“Nessuno” rispose Sirius troppo in fretta.
James lo guardò con sospetto.
“Cosa stai combinando?”
“Nulla” disse Sirius con finta noncuranza.
James disse il suo nome in tono perentorio.
“Ecco… Potrei essermi fatto sfuggire accidentalmente davanti a Mocciosus il trucco per superare il Platano Picchiatore…” spiegò Sirius con un ghigno.
Il cuore di James mancò un battito.
“Tu cosa?!” esclamò, sfilandogli la Mappa da sotto il naso.
James inorridì quando individuò il cartiglio di Severus Piton che si muoveva nel parco. Vicino, troppo vicino al Platano Picchiatore.
“Sei impazzito?!” sbraitò. “Ma come ti è venuto in mente?!”
Quando con la coda dell’occhio intravide Mocciosus sparire dalla Mappa, afferrò il Mantello e cominciò a correre a perdifiato.
Appena uscito dalla Sala Comune di Grifondoro – “Non ti aspetterò sveglia, sappilo!” gli urlò dietro la Signora Grassa – si buttò il Mantello addosso, senza smettere di correre e non curandosi di attutire i passi.

Aveva già una fitta al fianco quando entrò nel passaggio segreto e si levò il Mantello.
Dovette chinarsi scomodamente per poter avanzare nel tunnel, e fu difficile mantenere una certa velocità. Mentre si ripeteva nella mente incantesimi su incantesimi, sperando di trovarne qualcuno che potesse rivelarsi utile, cominciò a urlare lo stesso nome a intervalli prima regolari, poi sempre più ravvicinati.
“Piton!”
Dopo vari tentativi, finalmente la voce del ragazzo si alzò in risposta.
“Chi c’è?”
“Torna indietro!” rispose James con disperata urgenza.
“Lo so che state nascondendo qualcosa di grosso! E scoprirò cosa!” ribatté Piton, la cui voce trionfante era sempre più vicina.
“Tu non capisci! TORNA INDIETRO!”
Finalmente James lo intravide dietro a una curva del passaggio segreto.
Capì che era l’ultima curva solo quando sentì Piton pronunciare Alohomora. Un attimo dopo, si udì distintamente l’ululato rabbioso del lupo.
James vide il ragazzo immobilizzarsi con la bacchetta ancora tesa davanti a sé, indirizzata verso la porta, e lo raggiunse con un ultimo slancio, strattonandolo per un braccio.
“Devi andartene subito.”
Terribili versi animali riempirono l’aria ancora una volta.
“Cos’è?” domandò Piton con voce roca, il volto pallido deformato dal terrore.
“Vattene via!” gridò ancora James, intimandogli di muoversi e spingendolo davanti a sé lungo il tunnel.
Poi sfoderò la bacchetta e si precipitò verso la porta per serrarla nuovamente.
Peccato che il Lupo Mannaro, ormai completamente trasformato, fosse stato più rapido di lui nel raggiungerla.
James ebbe un attimo di esitazione, prima di riuscire a riprendersi dalla terrificante sorpresa e – mentre Piton finalmente capì e cominciò a correre con il busto chino – scagliò un incanto Conjunctivitis che andò a vuoto, perché il lupo era scattato avanti, aggressivo.
James riuscì a scansarsi appena in tempo, e sentì una fitta di dolore quando la sua mano sinistra fu ferita superficialmente dagli artigli del lupo.
Tentò ancora con lo stesso incantesimo, che questa volta andò a segno. La bestia scosse il capo ululando di dolore, poi tornò all’attacco, accecata dalla rabbia e dalla magia.
James fu costretto a indietreggiare per sfuggire alla sua furia e urtò malamente la volta del tunnel con la nuca. Continuò a scagliare incantesimi cercando di ferire il lupo, che a sua volta tentava di azzannarlo alla cieca.
Colpendolo ripetutamente al ventre, il suo punto più sensibile, riuscì ad aprirgli uno squarcio sanguinante che lo fece impazzire di dolore, quindi rispose all’ennesimo tentativo di aggressione con un Incantesimo Scudo ben piazzato, che respinse il lupo.
Lo ferì ancora, questa volta a una zampa, e riuscì poi a scardinare il suo equilibrio già precario con un Incanto Gambemolli, che risultò assai meno efficace rispetto a quanto lo fosse su un uomo.
Allora James puntò la bacchetta verso il soffitto e urlò “Reducto!”, facendo cadere una pioggia di piccole pietre sopra al lupo. Si concentrò di più prima di tentare per la seconda volta, e grossi massi si staccarono dal soffitto, frapponendosi tra sé e il lupo.
La bestia tentò di smuovere le pietre cercando di forzare le fessure tra i massi con la zampa sana e il muso insanguinato, ma alla fine, ostacolato e ferito, dovette ritirarsi nella sua tana.
Appena sparì nella Stamberga, James puntò la bacchetta verso la porta attraverso un piccolo varco tra i massi e la serrò con un Colloportus.
Solo quando sentì il lamento straziante del lupo realizzò di aver appena ferito brutalmente uno dei suoi migliori amici.
Solo allora, per la prima volta, comprese fino in fondo quanto grande dovesse essere la sofferenza di Remus.
Rimase a fissare a lungo il muro di sassi che lo separava da lui, prima di decidersi a risistemare il danno fatto e di voltarsi per ritornare al Castello.
Arrivato alla fine del tunnel, prese in mano il Mantello e premette il nodo che controllava l’albero.
Fu sorpreso di trovare Severus Piton ad attenderlo fuori dal Platano Picchiatore. Era più pallido che mai, ma per un momento gli parve come sollevato nel vederlo ancora vivo.
Si apprestò a nascondere il Mantello sotto la veste.
“Potter!”
James fissò il suo nemico di sempre per un lungo attimo, quindi gli parlò con voce minacciosa.
“Prova a dire a qualcuno quello che hai scoperto e te la farò pagare, Mocciosus.”
L’espressione di Piton ci mise poco a tramutarsi in una maschera d’odio.
“Sono io che ve la farò pagare per questo simpatico scherzo, Potter, a te, a quello sporco traditore del suo sangue e a quel sudicio ibrido! E Silente sarà il primo a saperlo!”
 “Non ti azzardare a chiamarlo sudicio ibrido” commentò James con rabbia. “E Silente già lo sa.”
Piton sembrò sorpreso, ma ci mise un attimo a riprendersi.
“Avrei dovuto immaginarlo che quel babbanofilo fosse d’accordo… Suppongo non sia un caso che quest’albero sia stato piantato proprio all’arrivo di Lupin. Comunque, dubito che sarà contento di sentire dello scherzetto che avete organizzato a mie spese!” concluse Piton, con una maligna nota di trionfo nella voce.
James deglutì a vuoto, prima di riuscire a elaborare una risposta.
“Lo scoprirà in ogni caso, quando Madama Chips lo verrà a prendere, domani mattina” disse, quasi sussurrando.
Lo capirà vedendo come l’ho ridotto.
“Oh, povero Remus Lupin” commentò Piton sardonico, la voce colma d’odio.
“Tornatene a dormire, Mocciosus” disse James con freddezza, dandogli le spalle e incamminandosi verso il castello.

**

Appena superato il grosso portone di quercia e accertatosi di essere solo, James indossò il Mantello e si diresse lentamente verso la torre di Grifondoro.
Non era la paura di essere scoperto che gli impediva di velocizzare i passi, ma il desiderio di posticipare il più possibile quello che – lo sapeva – era destinato a essere il confronto più duro che avesse mai avuto con Sirius Black.
Prima di oltrepassare l’ultimo angolo che lo separava dalla Signora Grassa, la sentì presa da un’animata conversazione con la sua amica Violet.
Tirando un sospiro di sollievo, James si sfilò il Mantello e avanzò verso il ritratto.
Foie gras” disse stancamente.
“Cosa credi, che siamo i tuoi elfi domestici, ragazzo?” esclamò Violet indignata.
“È la parola d’ordine, Vio” la tranquillizzò la Signora Grassa, facendosi da parte per lasciarlo entrare.
“Ritieniti fortunato, starei dormendo se non avessi incontrato compagnia!” aggiunse poi con tono di rimprovero rivolgendosi a James, che stava già attraversando il buco del ritratto quando sentì Violet domandargli come si fosse procurato quel brutto taglio.

“James!” urlò sollevato Peter quando lo vide entrare nel dormitorio, alzandosi dal letto con un’agilità che non gli era propria e correndo preoccupato verso di lui. Spalancò gli occhi quando vide la ferita che gli solcava il dorso della mano.
“È… è stato Piton?” domandò incerto.
“No” si limitò a rispondere James seccamente.
I suoi occhi si posarono sul ragazzo dai capelli scuri che sedeva con le gambe incrociate sul letto e teneva lo sguardo fisso sulla Mappa del Malandrino, ancora aperta davanti a sé.
La rabbia e la delusione nei suoi confronti montò rapida dentro di lui, e se prima l’ansia del confronto aveva spinto James a rimandare quel momento, ora si avvicinò a lui con due rapide falcate, assalito da un prepotente desiderio di scuoterlo. O meglio, di tirargli un pugno.
Si impose però di trattenersi, e fu con le parole che decise di aggredirlo.
“Ti è andato di volta il cervello?” gli chiese con voce calma, ma furente.
Sirius lo ignorò.
“Sto parlando con te” continuò James.
Probabilmente sarebbe riuscito a ottenere più risposte da una sfera di cristallo impolverata.
“Guardami in faccia!” gli gridò allora, dopo un silenzio stranamente protratto.
Sirius sobbalzò e finalmente aprì bocca, ma ancora non si degnò di alzare lo sguardo.
“Se l’è meritato. Sempre a ficcare il naso in faccende che non lo riguardano” disse con rancore.
James lo guardò basito.
Non che avesse mai sperato di sentirgli ingoiare l’orgoglio e ammettere di rimpiangere lo scherzo fatto, ma nemmeno si era aspettato che sostenesse di avere la ragione dalla sua.
Una profonda amarezza lo invase, quasi mozzandogli il fiato.
Fu con l’intenzione di ferirlo che pronunciò le parole successive.
“Quindi secondo te Lunastorta meritava di diventare un assassino, immagino” disse con freddezza.
Sirius alzò improvvisamente lo sguardo su di lui e James provò un piacere perverso nel vedere il suo bel volto corrotto dalla costernazione. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che non aveva minimamente considerato quali terribili implicazioni celasse il suo scherzo, oltre alle più ovvie.
“È… morto?” domandò Peter con voce flebile e intrisa di paura.
“No” rispose James dopo un attimo. “E sai perché, Sirius?” continuò, la voce che si alzava sempre di più. “Perché io sono stato costretto a difenderlo, capisci? Ho dovuto attaccare Remus, ferirlo deliberatamente per evitare che mordesse Mocciosus, o che lo uccidesse! Ti rendi conto di come si sarebbe sentito, se si fosse risvegliato dalla trasformazione con accanto il cadavere di uno studente? Non credi che abbia una vita già abbastanza difficile, anche senza dover convivere con la consapevolezza di aver ammazzato qualcuno?!”
James non provò alcuna pietà guardando gli occhi di Sirius diventare lucidi, e rincarò la dose.
“Lo sai che non ti avrebbe mai perdonato se il tuo simpatico giochetto fosse riuscito, vero? Be’, non l’avrei fatto neanche io. Anzi, non lo farò neanche io. Non ci tengo ad avere come fratello qualcuno capace di desiderare la morte di un altro.”
Non lo aveva visto tanto addolorato nemmeno quando si era presentato alla sua porta nel cuore della notte, quell’estate.
Se l’è meritato, si disse sfruttando le parole di Sirius mentre girava i tacchi e usciva dal dormitorio.
Eppure, quel pensiero – che nella sua mente sarebbe dovuto suonare maligno – sembrò più che altro intriso di dolore.
Forse non sarebbe stato Sirius quello a soffrirne di più, dopotutto.

**

Quando varcò la soglia dell’Infermeria gettò uno sguardo lugubre sul letto che dopo ogni Luna piena ospitava Remus, nascosto agli occhi indiscreti da pesanti tende. Con un magone sul cuore alzò il pugno e bussò con insistenza alla porta dell’ufficio di Madama Chips.
La guaritrice aprì dopo qualche minuto, con la vestaglia da notte addosso e un’aria al tempo stesso assonnata e preoccupata.
“Potter! Cosa succede?” esclamò, quando lo vide davanti a sé, stranamente privo di quell’espressione spavalda che in precedenza nemmeno un bolide sul setto nasale era riuscito a strappargli dal volto.
James faticò a trovare le parole giuste.
“Volevo… Volevo solo dirle che domani dovrà essere particolarmente gentile con Remus, ok?”
Madama Chips divenne ancora più preoccupata.
“Spiegami tutto, Potter” disse con voce ansiosa.
James deglutì.
“Ecco… Lo troverà messo peggio del solito. Una brutta ferita sull’addome, una ad una zampa, delle lesioni agli occhi… Riuscirà a guarirlo qualunque cosa abbia, vero?” chiese infine, con voce quasi supplichevole.
Madama Chips lo guardò con gli occhi spalancati dalla sorpresa, poi si riebbe.
“Siediti, Potter. E aspettami qui.”
James eseguì senza fiatare.
Dopo svariati minuti le porte dell’infermeria si aprirono e Madama Chips entrò seguita da Silente, anche lui in vestaglia da notte.
“Poppy, potrei chiederti l’immensa cortesia di lasciarmi solo con il Signor Potter, per favore?” domandò il Preside, serafico come sempre.
“Ma certo, Professore. Se dovesse avere bisogno di me, mi troverà nella mia stanza a preparare una pozione che potrebbe essere d’aiuto a Remus.”
Silente la ringraziò con un cenno. Appena Madama Chips si fu chiusa la porta alle spalle, fece apparire una comoda sedia davanti a James, si sedette e lo scrutò con i suoi profondi occhi azzurri attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Signore, io…” esordì James incerto, ma Silente lo interruppe.
“Quando Poppy è venuta a cercarmi, Signor Potter, avevo appena concluso un’interessantissima conversazione con il Signor Piton a proposito di un certo scherzo perpetuato a sue spese.”
James si sentì minuscolo quando Silente ebbe finito di pronunciare quelle parole.
“Il Signor Piton mi ha raccontato di come il Signor Black gli abbia rivelato uno scottante segreto sul Platano Picchiatore, di come questa notte egli abbia seguito il Signor Lupin e di come lei, evidentemente colto dal terrore di essere espulso qualora lo scherzo fosse riuscito, si sia precipitato a rimediare alla situazione…”
James continuò a tacere.
“Ora, Signor Potter, sarei curioso di ascoltare anche la sua versione dei fatti.”
James tacque ostinatamente.
“Devo forse dedurre dal suo silenzio che non ha alcuna annotazione da fare sul racconto di Severus Piton?”
James deglutì.
Per quanto fosse rimasto profondamente deluso da Sirius, in quel momento capì che non lo avrebbe mai tradito, anche se le sue parole intrise d’odio e scherno tornarono a rimbombargli nelle orecchie.
Se l’è meritato.
 “Nessuna, Signore.”
“È consapevole del fatto che questo mi costringerà a punirvi tutti severamente, Signor Potter?”
 “Sì, Signore.”
“E comprende che la punizione potrebbe essere anche l’espulsione, e che quando dico tutti, io mi riferisca anche a Signor Lupin?”
Ascoltare quella frase pronunciata con tranquillità fu come ricevere un pugno.
“Lupin, Signore?” disse James, esitando per la prima volta dall’inizio della chiacchierata, come l’avrebbe di certo definita Silente.
“Il Signor Piton è persuaso del fatto che fosse anche lui complice dello scherzo.”
“No, Signore, lui non c’entra nulla” si affrettò a chiarire James.
“E in quanto a Peter Minus?”
“Neanche lui, Professore.”
“Molto bene, Signor Potter. Non mi resta che togliere cinquanta punti a lei e al Signor Black. Inoltre, saranno avvisati i vostri genitori, e vi sarà interdetta qualsiasi visita in infermeria al Signor Lupin nei giorni successivi alla trasformazione.”
“Ma Signore, noi –” cominciò a protestare James, colpito nel vivo dall’ultima affermazione. Tacque immediatamente quando Silente alzò una mano per interrompere le sue lamentele.
“Non solo non vi siete dimostrati degni custodi di un segreto non vostro, Signor Potter, ma lo avete anche sfruttato per far del male ad altre persone. Remus potrà godere della compagnia del Signor Minus. Comunque, domani sarò io stesso a spiegargli l’accaduto” commentò Silente con voce estremamente seria.
“Sì, signore” rispose mesto James. “E… Professore… Piton non racconterà nulla di quello che ha visto, vero?” aggiunse con una certa urgenza nella voce.
“No, ti garantisco che non lo farà, ho la sua parola.”
James tirò un sospiro di sollievo. Non che le promesse di Piton valessero molto per lui, ma se era Silente a farsene garante, allora poteva dormire sonni tranquilli.
Solo in quel momento realizzò un dettaglio della faccenda che fino a allora gli era parso irrilevante.
“Questo vuol dire che non ci espellerà?”
“No, per questa volta non sarete espulsi. Ora, Signor Potter, si faccia medicare quel brutto taglio da Madama Chips, poi vada dritto a letto, per favore.”
James annuì mentre Silente si alzava e faceva evanescere la sua sedia con un colpo di bacchetta.
Prima di uscire, il Preside si girò e lo guardò con dolcezza.
“Ho sempre ammirato la vostra nobiltà d’animo nel mettere da parte ogni pregiudizio e accettare Remus per quello che era. Credo che tutti noi abbiamo molto da imparare, da un’amicizia come la vostra, James. E oggi ne ho avuto la dimostrazione. Trovo sia stato altrettanto nobile assumersi una colpa non propria rischiando perfino l’espulsione, pur di non tradire un amico, nonostante questo abbia compiuto un gesto di cui non lo avresti mai creduto capace… Anche se questo non lo giustifica, vorrei che ricordassi sempre come l’infanzia di Sirius non sia stata confortevole quanto la tua.”
James lo guardò sorpreso. A quell’uomo non sfuggiva davvero nulla.
“Ah, dimenticavo…” aggiunse Silente con un tono improvvisamente più allegro e un sorriso sornione. “Hai fatto guadagnare sessanta punti a Grifondoro, questa notte, per aver messo a repentaglio la tua vita pur di salvare quella di un’altra persona… Una che, tra l’altro, so non andarti particolarmente a genio.”
Detto ciò, gli fece l’occhiolino e uscì dall’infermeria, mentre il volto di James si distendeva nel primo sorriso della serata.

*********


Eccomi qui, con il primo di due capitoli che raccontano del famigerato scherzo ☺
In fondo trovate i tratti della saga a cui ho fatto riferimento.

Ho tanti pensieri da condividere con voi sulla vicenda, ma alcuni preferisco inserirli al termine della mini-long, insieme ad altre due citazioni dei tratti dei libri su cui mi sono basata.

Ci tengo a specificare che l’uso dei nomi propri piuttosto che dei cognomi da parte di Silente è voluto ☺
Inoltre, non essendo nella vicenda ancora Animagi, Remus è l’unico ad avere già il soprannome da Malandrino.
Nella storia Sirius è nato a settembre, per questo aveva “quasi sedici anni” quando chiese ospitalità ai Potter l’estate prima del quinto anno.


Vi lascio con una delle due grosse perplessità che ho avuto: davvero Piton se la sarebbe data a gambe? Dal racconto di Remus pare di sì. All’inizio l’avevo fatto tornare indietro per il finale, poi rileggendo bene quel pezzo ho deciso solo di farlo aspettare fuori, tanto prima o poi un confronto tra i due ci doveva stare.

Dovuti i ringraziamenti finali a voi lettori e alla mia beta Horror Vacui :)

Alla prossima, spero!
Isidar^^


Black se ne uscì con una risatina di scherno.
«Se l'era meritato» disse in tono beffardo. «Sempre in giro a ficcare il naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo... sperando di riuscire a farci espellere...»
«Severus era molto curioso di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry e Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non... ehm... non ci amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch... comunque, Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per tra- sformarmi. Sirius pensò che sarebbe stato... ehm... divertente dire a Piton che bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riuscito ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius, seguì Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel. Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da allora seppe che cos'ero... »

[Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban]

«Hai forse immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lascia che ti corregga. Il tuo santissimo padre e i suoi amici hanno fatto uno scherzo davvero spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se tuo padre all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non ci fu niente di coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto la mia. Se lo scherzo fosse riuscito, sarebbe stato espulso da Hogwarts» 
[Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban]


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quando James rientrò nel dormitorio – dopo aver ignorato le domande curiose di Violet – trovò solo Peter ad accoglierlo e fu insieme rattristato e sollevato dalla cosa.
“Ha preso Mappa e Mantello e se n’è andato…” gli spiegò il più basso dei Malandrini con voce desolata.
“Meglio così” commentò acido James. Poi si rese conto che prendersela con lui non avesse alcun senso e, armatosi di pazienza, gli raccontò cosa era successo in prossimità della Stamberga Strillante e gli riportò la conversazione con Silente.
Peter ascoltò attento, alternando sospiri ammirati e spaventati.
“È rimasto col naso incollato alla Mappa tutto il tempo, sai. Si è preoccupato moltissimo, quando sembrava che non volessi più uscire dal passaggio segreto” commentò infine.
“Non abbastanza da venirmi a cercare, a quanto pare” ribatté James con amarezza, infilandosi sotto le coperte e imprecando con veemenza quando sbatté la ferita fasciata contro l’angolo del comodino, mentre posava gli occhiali.
Ci mise quelle che gli parvero ore, ad addormentarsi, e il suo sonno fu agitato da sogni inquieti in cui Sirius mordeva Piton, mentre Remus finiva ad Azkaban per omicidio.

**

La mattina dopo James si svegliò molto più presto di quanto avrebbe voluto, e il peso degli eventi della notte prima gli precipitò addosso come un macigno.
Trasse un profondo respiro prima di gettare uno sguardo amaro al letto insolitamente vuoto di Sirius, quindi si alzò e si avvicinò a Peter, cominciando a scuoterlo. Assicurarsi che si trovasse già in infermeria all’arrivo di Remus gli parve l’unico gesto in grado di vincere la sensazione d’impotenza che gli annodava lo stomaco.
“Svegliati, Peter!”
Il ragazzo grugnì in risposta.
“Alzati, su, devi andare a salutare Lunastorta prima delle lezioni! Ti metterò da parte qualcosa da mangiare, dai!”
La prospettiva di dover saltare la colazione sembrò svegliare Peter più degli scossoni di James.
“Ma non andiamo mai a trovarlo prima delle lezioni!” bofonchiò infastidito.
“Be’, oggi invece sì” ribatté James in tono perentorio.
Finalmente Peter si tirò fuori dalle coperte.
“Ok, va bene, mi alzo” si arrese.
 “Grazie” sorrise sinceramente James in uno dei suoi rari sprazzi di gentilezza. 
Peter annuì silenzioso e si trascinò in bagno.
Nel giro di dieci minuti aveva l’uniforme addosso e la borsa con i libri su una spalla.
“Ci vediamo a Trasfigurazione” salutò con uno sbadiglio. “E prendimi dei toast!”
“Certo” lo rassicurò James, passandosi le dita tra i capelli.
Poi si infilò sotto la doccia, cercando di non dar voce alla morsa di malinconia che lo stava invadendo. Per la prima volta da quando era a Hogwarts sarebbe sceso da solo a fare colazione.
Aveva la sensazione che la cosa non sarebbe passata inosservata.

Si sentì stranamente a disagio entrando in Sala Grande e andandosi a sedere al solito posto. Mentre mangiava solitario, ogni tanto alzava lo sguardo con la speranza di veder comparire Sirius, invece tutto quello che riuscì a cogliere furono le occhiate perplesse e incuriosite che gli altri studenti gli lanciavano.
“Buongiorno, James! Non capita frequentemente di trovarti a magiare da solo, devo ammettere.”
“Buongiorno anche a te, Nick.”
“Suvvia, cos’è questo tono abbattuto, mio caro ragazzo! E dire – aggiunse Nick-Quasi-Senza-Testa sussurrando – che mi sarei aspettato di trovarti entusiasta, dopo quello che ho sentito in giro…”
James lo guardò sorpreso.
“Cosa hai sentito in giro?”
“Oh, be’, si vocifera che tu abbia salvato una vita, questa notte” rivelò Nick, senza nascondere una nota d’orgoglio.
“Dove l’hai sentito?”
“Sai, i ritratti mormorano…” gli disse con fare complice.
James capì che quella dannata pettegola di Violet doveva aver disturbato gli abitanti di tutti i dipinti del castello pur di scoprire cosa fosse successo.
Per una volta nient’affatto contento di sentirsi gli sguardi di tutti puntati sulla schiena, James si apprestò a uscire dalla Sala, dopo essersi scambiato una lunga occhiata colma d’odio con Piton.
Dover rientrare per prendere i toast per Peter, che aveva ovviamente dimenticato, fu quasi imbarazzante.

**

Quando entrò nell’aula della Professoressa McGranitt, sussultò nel vedere Sirius seduto come sempre all’ultimo banco. Il loro banco.
James mise subito a zittire la parte di sé sollevata nel vederlo e gli passò accanto, sforzandosi di ignorarlo il più spudoratamente possibile.
Lily Evans non fu l’unica a guardarlo con tanto d’occhi, quando andò a prendere il posto di Remus invece di sedersi accanto al suo migliore amico.
“Che succede, il vostro ego è diventato tanto ingombrante da impedirvi di condividere lo stesso banco?” commentò sarcastica.
“Taci, Evans” risposero contemporaneamente Sirius e James, che si girò di scatto gettando all’amico uno sguardo fugace, prima di tornare a fissare il suo nuovo tavolo.
“Problemi in Paradiso, vedo” continuò lei sardonica. “Non ho idea di che scherzo gli abbiate fatto, ma azzardatevi a prendervela ancora con Severus Piton e ne pagherete le conseguenze” aggiunse poi, con un tono duro che non ammetteva repliche.
“Sto tremando dalla paura, Evans” disse Sirius con voce annoiata. “E comunque è colpa sua se continua a ficcare il naso in cose che non lo riguardano.”
James avvertì in maniera quasi fisica lo sforzo che Sirius dovette fare per evitare di aggiungere se l’è meritato.
“Sirius!” squittì poi un sorpreso Peter, entrando trafelato nell’aula e sovrastando la risposta piccata di Lily.
Un istante dopo sembrò ricordarsi di dover essere arrabbiato con lui, quindi si ricompose e andò a sedersi vicino a James, che lo accolse ansioso.
“Allora, hai visto Lunastorta? Come sta?” gli sussurrò.
“Dormiva” rispose lui in un bisbiglio. “Madama Chips gli ha dato una pozione per farlo stare tranquillo, dice che si riprenderà più in fretta, così.”
James deglutì.
“Era… Era ridotto così male?”
“Non saprei dirti bene, era sotto le coperte. Ho solo visto che aveva gli occhi un po’ gonfi” gli spiegò Peter mormorando. Poi sorrise e aggiunse “Madama Chips ha detto che entro domani uscirà sano come un pesce.”
James tirò un sospiro di sollievo.
Recuperò i toast malamente incartati nella borsa e glieli porse.
Peter aveva appena dato il primo avido morso, quando la McGranitt entrò nell’aula.
“Minus, metti via quel cibo, non si mangia durante le mie lezioni” commentò severa appena ebbe raggiunto la cattedra e si fu girata verso gli studenti.
Da come lo fissò, James capì che neanche a lei era sfuggita l’insolita disposizione dei posti. D’altronde, Silente doveva averla messa al corrente di ogni dettaglio, ma James le fu grato, perché non fece alcun commento sull’accaduto.

Quando la campanella suonò, Sirius fu il primo a uscire dall’aula, ed evidentemente si premunì di non utilizzare le solite scorciatoie, perché James e Peter non lo videro da nessuna parte, mentre si recavano a Storia della Magia. Sirius arrivò un po’ affannato qualche minuto dopo di loro e si sedette al solito banco, ancora una volta solo.
A James nessuna spiegazione di Ruf era mai parsa tanto noiosa.

**

La scena si ripeté al termine di ogni lezione, e dopo l’ultima ora della mattina Sirius sembrò dileguarsi nel nulla.
James e Peter andarono a pranzo – “Ho già saltato la colazione, tornerò da Remus solo a pancia piena!” – quindi James accompagnò l’amico fino alla porta dell’infermeria. Mentre Peter entrava, provò a sbirciare all’interno, ma attorno al letto di Remus erano tirate le solite, pesanti tende, così non gli restò altra scelta che trascinarsi fino al suo dormitorio per cercare di recuperare un po’ del sonno perso.
Prima di addormentarsi, non riuscì a trattenersi dallo sperare che Sirius fosse riuscito a mettere tra i denti qualcosa, mentre cercava di evitarli con tanto impegno. Nonostante una parte di sé fosse ancora imbestialita dal suo comportamento, non poteva fare a meno di essere preoccupato per lui e di sentire la sua mancanza.

**

Fu svegliato da un tocco gentile quando era ormai calato il buio.
Ci mise un po’ a uscire dalle spire del sonno e a mettere a fuoco il volto stanco ma sorridente di Remus.
Dopo essersi pulito con la mano il rivolo di bava che gli colava dalla bocca, si mise a sedere e cercò a tastoni gli occhiali sul comodino.
“Dubito che li troverai là, visto che ce li hai ancora addosso” sorrise bonariamente Remus.
“Oh, già” constatò James, sistemandoseli bene sul naso. “Come stai, Lunastorta?” aggiunse poi.
“Mai stato meglio” rispose Remus con troppo entusiasmo.
“Non mi propinare cavolate” ribatté James.
“Mmm… Mai stato peggio?” commentò canzonatorio.
“Molto simpatico, davvero, Messer Lunastorta!”
Remus sospirò.
“Diciamo che ho avuto risvegli più traumatici, ma questo non è certo stato tra i più piacevoli. Mi sono già quasi completamente ripreso, però.”
“Quasi?”
“Ho dovuto insistere per un’ora con Madama Chips prima che si decidesse a lasciarmi andare, ma non avevo nessuna voglia di passare un’altra notte in infermeria.”
“Bene. E…” - James deglutì - “Silente ti ha raccontato cosa è successo?”
Remus annuì, serio.
“Non avrei mai voluto ferirti, lo sai, vero?” chiese James gravemente.
“Be’, ora che me l’hai detto si spiegano molte cose!” commentò Remus, fingendosi sorpreso. “E io che ero convinto che l’avessi fatto per studiare la mia anatomia interna!”
“Sei proprio un idiota, Lunastorta! Non c’è proprio niente da ridere.”
“Veramente l’idiota sei tu, James, se pensi che possa essermela presa con te anche solo per un istante” disse Remus, tornando serio. “Non oso nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succedere, se tu non fossi intervenuto.”
 “Eh, lo so, tocca sempre a me salvare la situazione” concordò James scherzoso, passandosi una mano tra i capelli.
“Non avresti dovuto prenderti la colpa insieme a Sirius. Non questa volta” lo redarguì Remus, ancora serio.
James esitò, prima di rispondere.
 “È che… Sono stato molto duro con lui.”
Il Lupo Mannaro annuì.
“Peter mi ha raccontato tutto. E sono convinto che le tue parole possano fargli solo che bene. Questa volta ha davvero passato il limite.”
“Gli ho detto che non l’avrei mai perdonato.”
“Sappiamo tutti e tre che lo farai, e ancora prima che lui si degni di scusarsi. Anzi, sono certo che in fondo tu lo abbia già perdonato” disse saggiamente il licantropo.
“E tu? Lo perdonerai?”
“Non prima che abbia penato un poco” commentò Remus. “In effetti, credo proprio che mi divertirò a farlo sentire in colpa ancora per qualche giorno, se capisci cosa intendo” concluse sornione.
James si illuminò.
“Sei un genio del male, Lunastorta! Vado subito a sgraffignare un po’ di pus di Bubotubero!”
Solo quando si alzò in piedi realizzò che quel maledetto cane di Black si era portato via non solo la Mappa, ma anche il suo Mantello.

**

Ora che c’era anche Remus a fargli compagnia, le giornate successive passarono assai più velocemente e fuori dalle aule James sentì molto meno la mancanza del suo migliore amico. Si era anche imposto di non preoccuparsi per il fatto che Sirius non si facesse mai vedere per i pasti o nella Torre di Grifondoro, perché aveva realizzato che con Mappa e Mantello l’amico aveva facile accesso non solo all’intera Hogwarts – cucine comprese – ma anche al villaggio di Hogsmeade.

Durante le lezioni, invece, era sempre più difficile riuscire a mantenere il distacco, soprattutto perché, con il ritorno di Remus, erano di nuovo costretti a condividere il banco.
Ignorare l’espressione di duro orgoglio scolpita sul volto di Sirius, ma soprattutto mettere a tacere la voglia di prenderlo per le spalle e scuoterlo animatamente, non furono imprese da poco.
Ogni volta che la tentazione di rivolgergli la parola si impadroniva di lui, però, James si sforzava di tenere bene a mente il fatto che Sirius non si fosse ancora degnato di scusarsi non tanto con lui, ma nemmeno con Remus, a cui non aveva minimamente rivolto la parola da quando era uscito dall’infermeria.
Erano tutti e tre certi che fosse davvero costernato per aver tradito la loro fiducia,  ma erano anche convinti del fatto che questa volta spettasse a Sirius l’arduo compito di mettere da parte l’orgoglio per dichiararsi dispiaciuto.
“Non gli dirai di averlo perdonato fino a quando non ti avrà implorato in ginocchio, James!” gli ricordava spesso Remus, quando il Cacciatore sembrava restio a testare la resistenza di Sirius con scherzi spesso più umilianti o maligni che esilaranti.
James fu comunque obbligato ad ammettere che l’amico stava incassando le loro malefatte con notevole stoicismo.
Non si lamentò quando dovette ricorrere alle premure di Madama Chips perché una maniglia gli aveva azzannato la mano, mentre cercava di entrare di soppiatto nel dormitorio per recuperare un po’ di vestiti.
Non fece un fiato quando fu costretto a sopportare per tutta l’ora di Cura delle Creature Magiche il terribile prurito provocato dai suddetti vestiti, che Peter gli aveva consegnato segretamente in un gesto di gentilezza inattesa.
Non batté ciglio quando la sua pozione esplose nei sotterranei, né quando la mano già ferita si ritrovò immersa nel pus di Bubotubero mentre estraeva un libro dalla borsa.
Quella silenziosa resistenza la diceva lunga su quanto Sirius fosse dispiaciuto e alla fine fu Remus stesso a suggerire – con grande sollievo di James – di optare per scherzi più innocui.

James rimase sbalordito quando quella stessa sera, sette giorni dopo il fatidico scherzo, Sirius apparve all’improvviso nel loro dormitorio.
Non si era aspettato che cambiare la tipologia di scherzo potesse risultare una mossa tanto vincente, ma la cosa più sorprendente dell’intera faccenda rimase comunque la presenza di un’enorme pila di libri tra le braccia dell’amico.
“L’ho capito!” annunciò Sirius trionfante con una vocina ridicola.
Gli altri Malandrini furono scossi dalle risate. A quanto pareva, Sirius aveva gradito le loro caramelle all’elio, ma evidentemente non aveva ancora aperto bocca da quando le aveva trangugiate.
Un attimo dopo, anche Sirius stava ridendo, e la sua risata modificata – simile a un latrato – era talmente esilarante che furono tutti presi da un’altra ondata di riso.
Ci vollero parecchi minuti prima che riuscissero a calmarsi, perché ogni volta che Sirius li pregava di smettere per ascoltarlo erano di nuovo contagiati dalle risate.
Quando finalmente l’effetto della caramella terminò, avevano tutti gli addominali dolenti e un sorriso stampato sulle labbra.
“Allora, stiamo per scoprire che hai passato gli ultimi giorni chiuso in biblioteca?” domandò Remus a Sirius.
“In biblioteca e da Madama Rosmerta per il poco tempo rimanente” rispose lui.
James fischiò.
“Idiota, mi ha semplicemente fatto stare in una delle stanze degli ospiti.”
“Sì, dicono tutti così…” disse Peter malizioso.
“Non si può fare un discorso serio nemmeno per tre secondi, con voi!” esclamò Sirius stizzito.
“Bene, sentiamo cosa hai di serio da dirci, allora. Cos’è che avresti capito improvvisamente?” domandò James.
Sirius guardò Remus con aria colpevole.
“Mi… mi dispiace che tu abbia sofferto a causa mia, Lunastorta. E ho pensato a cosa potessi fare per rimediare, e l’unica cosa sensata che mi è venuta in mente è stata mantenere la promessa che ti abbiamo fatto tre anni fa. Una promessa che stavamo trascurando da troppo tempo.”
Guardò gli altri Malandrini con solennità.
“Ho scoperto come diventare Animagi” annunciò. “E sono convinto che entro la prossima Luna Piena potremo finalmente fare compagnia a Lunastorta.”

*******



Ciao!

Innanzitutto ringrazio ancora chi ha recensito, e ne approfitto per estendere la gratitudine a chi ha inserito la breve storia tra le seguite/ricordate. Sarò felicissima di rispondervi qualora aveste dubbi, perplessità, o commenti di qualsiasi tipo ☺

La storia si è conclusa, anche se mi sarebbe piaciuto scrivere anche della trasformazione, ma ho già scritto un pezzo su una notte da Animagi (ambientata quando era ormai routine) e sinceramente avrei difficoltà a riscriverlo senza farne una brutta copia… Non che sia chissà che cosa, comunque xD Qualora vi interessasse, si intitola Profumo di libertà. Fa parte della stessa serie, insieme ad altri racconti  sui  Malandrini.
Quello di cui invece prima o poi scriverò è il momento in cui gli altri Malandrini rivelarono a Remus di aver scoperto il suo segreto ;) → Edit: eccola! Di una Stamberga, due baristi e un problema peloso
Edit: ispirata dalla recensione di fori rapace al primo capitolo, ho scritto una flash sulla conversazione tra Silente e Severus, che spiega (scherzosamente) come il Preside lo convinse a tacere


Comunque, come anticipato, tutte le volte che tento di scrivere un Missing Moment come si deve non posso non lasciarvi papiri di note… Che siete liberi di non leggere, qualora dovessero annoiarvi! Ma che ci volete fare, quando scrivo questo tipo di cose mi vengono in mente mille domande ☺
Anche questa volta alla fine troverete i tratti della saga su cui mi sono basata.

In primis vi lascio la seconda perplessità:
Ho faticato ad immaginare/giustificare perché Sirius non sia andato a dare una mano a James. Troppo tardi ho capito la soluzione più ovvia: probabilmente non ha mai saputo che James avesse scoperto la cosa… Ma ormai il danno era fatto xD

Poi… Per qualche strano motivo sono sempre stata convinta che questo scherzo fosse avvenuto al quinto anno, ma ricontrollando bene ho notato che non è specificato da nessuna parte (oppure mi è sfuggito^^’). Comunque, dovrebbe essere avvenuto entro la fine di quell’anno, perché quando Harry guarda i pensieri di Severus nel pensatoio, la frase di Lily sullo scherzo (che trovate nell’ultima citazione) precede il ricordo dei GUFO.
Essendo invece specificato che i Malandrini abbiano studiato tre anni per diventare Animagi, riuscendoci al quinto anno, ho pensato di rispettare la mia ingiustificata convinzione per poter legare le due cose insieme. Mi piace pensare che ancora non lo fossero, all’epoca dello scherzo, altrimenti non si sarebbero messi da soli i bastoni tra le ruote invitando Piton… Semmai trovo più probabile che possa essere accaduto prima del quinto anno, piuttosto che dopo.
Non è invece chiaro – nemmeno con le info di Pottermore - se la Mappa sia nata prima o insieme/dopo alla trasformazione. Il fatto che ci siano i loro nomi da Animagi mi farebbe pensare dopo, ma volevo usarla :P Magari hanno aggiunto i nomi in un secondo momento, dai… ;)
Ho anche immaginato che i Malandrini, dopo aver scoperto di Remus, confidarono la cosa a Silente e gli chiesero il permesso di visitarlo – con discrezione – il giorno dopo la trasformazione. Sempre che avesse bisogno dell’infermeria! Ma almeno 24h penso si assentasse, no?
Ho immaginato che la mattina dopo Severus abbia raccontato a Lily, senza entrare nei dettagli, dello scherzo dei Malandrini, e che solo più tardi sia arrivata anche a lei la versione secondo cui James in realtà avesse rischiato la vita per salvarlo.
Credo anche che Silente non abbia detto nulla di ufficiale sull’accaduto, ma allo stesso tempo penso che non abbia fatto nulla per evitare la diffusione della verità, anzi ;)

Grazie di essere arrivati fino a qua! E Grazie alla mia beta Horrr Vacui per i suoi consigli ☺
Isidar^^

Ps vi segnalo una stupenda raccolta di fanart sul tema di questo scherzo, trovata ieri per caso *.* http://caladan-dd.livejournal.com/16428.html

«Gli ci vollero quasi tre anni per capire come fare. Tuo padre e Sirius erano gli studenti più brillanti della scuola, e per fortuna, perché la trasformazione in Animagus può finire molto male: ecco perché il Ministero tiene sotto stretta sorveglianza chi cerca di compierla. Peter ebbe bisogno di tutto l'aiuto di James e Sirius per farcela. Alla fine, il quinto anno di scuola, ci riuscirono.»
[Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban]

«Ma non usano Magia Oscura». Lily abbassò la voce. «E tu sei un ingrato. Ho sentito cos'è successo l'altra notte. Ti sei infilato in quel tunnel vicino al Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c'è là sotto, qualunque cosa sia...»
[Harry Potter e i Doni della Morte]


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