Indovina chi viene a cena?

di xadhoom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I ***
Capitolo 2: *** Atto II ***



Capitolo 1
*** Atto I ***


Il vento giocava con le ultime foglie ancora ostinatamente attaccate agli alberi che circondavano la più prestigiosa università della città. La temperatura si era abbassata in maniera non indifferente in quel periodo e, secondo le previsioni del tempo, nei prossimi giorni sarebbe calata ancora. Ma di questo non si curava il giovane ragazzo che in quel momento stava camminando lungo i corridoi della scuola. Gli altri studenti dell'istituto fissarono con un certo stupore la persona di cui si è detto poc'anzi, in quanto questi era sempre apparso un soggetto assai poco incline al riso, seppure riuscisse allo stesso tempo a stringere legami di amicizia con qualunque personaggio si trovasse ad avere a che fare. I suoi compagni di università non poterono evitare di lasciarsi sfuggire un sorrisetto divertito quando il soggetto in questione entrò all'interno dell'aula di musica dell'università, poiché in questo modo i primi capirono che il ragazzo era riuscito semplicemente a trovare l'oggetto dei suoi desideri, il quale rappresentava allo stesso tempo la causa principale della sua ilarità.
Una soave musica colpì le orecchie del nuovo arrivato non appena questi entrò nella stanza. Sottili ed eleganti dita passavano velocemente da un tasto all'altro, con una tale grazia da lasciare incantato qualsiasi spettatore si fosse fermato ad osservare l'artefice di quel suono ipnotizzante. Ma lo stato di catalessi nel quale era caduto l'unico spettatore presente nell'aula era dovuto a qualcosa di diverso dalla musica. O forse sarebbe stato maggiormente corretto dire qualcuno...
Il giovane che stava suonando magistralmente il piano sembrava non essersi accorto della presenza di un'altra persona e quest'ultima non poté frenare l'irresistibile desiderio di pronunciare alcune parole, che in quell'istante sentiva dal più profondo del cuore:
"Piano! che luce rompe da quella finestra lassù? Lì è l'Oriente. E Giulietta il sole. Levati, o sole bello, a cancellare la gelosa luna sbiancata e livida di rancore perché tu, vestale sua, sei bella, molto più bella di lei. Non farle più da ancella, se è così inviosa di te: ché tanto il suo manto di vestale s'è fatto ormai livido e consunto, e non lo portano più che le pazze. Buttalo via. E' la mia donna, oh! Il mio amore"
La musica si spense in seguito a quelle parole, mentre il pianista si voltava in direzione della porta "Pensavo che il tuo dramma shakesperiano preferito fosse il MacBeth" domandò con voce neutrale, alzandosi allo stesso tempo dal suo seggio.
La persona alla quale era rivolta quell'osservazione ghignò, ma il ghigno si tramutò presto in un sorriso caldo ed affettuoso quando l'altro si sistemò gli occhiali sul naso con due dita della mano, un'azione abituale che il giovane compiva sempre e che il soggetto appena entrato nella stanza trovava assolutamente adorabile...anche se, inizialmente, essa rappresentava uno dei tanti atteggiamenti che più detestava in quel ragazzo.
Le sue braccia andarono a cingere l'esile busto dell'inviduo davanti a sé e le sue labbra si posarono lievemente sulla bocca dell'altro "Vero, ma visto il soggetto tanto femminile con cui mi trovo ad avere a che fare, ho ritenuto che per la situazione fosse maggiormente adatto Giulietta e Romeo..."Il sorriso del giovane si allargò quando l'altro ragazzo si divincolò improvvisamente da sé, o almeno cercò di farlo, visto che le braccia dell'alto ragazzo continuavano a stringerlo in maniera possessiva
"Io non assomiglio ad una donna!" replicò offeso il moro, dopo un ultimo ed inutile tentativo di recupare la propria libertà.
"Certo che no..." lo rassicurò l'altro, dandogli un lieve bacio sulla guancia dopo aver fatto aderire la schiena del giovane al suo petto "come potrei non saperlo, io, che ho la possibilità di vedere questo stupendo corpo tutti i giorni, tutte le mattine, tutte le notti...?"
Un lieve rossore colorò il volto del ragazzo che indossava gli occhiali, anche se questi non avrebbe saputo dire se per le parole pronunciate dal compagno o dai lievi ma intensi baci che avvertiva sulla pelle del proprio collo
"Che sei venuto a fare qui?" domandò, sperando con quella questione di uscire dall'imbarazzo in cui era caduto. La speranza fu ben riposta. Il compagno si allontanò del tutto da lui, non dopo essere riuscito a strappargli un ultimo bacio, per estrarre due biglietti dalla tasca del proprio giubbotto
"Indovina indovinello, dove andremo a Natale, o mio bello?"
"Dalla prosa di colui che è considerato il più grande tragediografo di tutti i tempi ai versi di Ichigo Kurosaki...è proprio vero che il livello culturale di oggigiorno è sceso ai più infimi livelli"
Il rosso lo ringraziò mostrandogli la lingua "Troppo gentile...in ogni caso" esclamò ritrovando l'entusiasmo di prima "questi sono la nostra garanzia per una favolosa ed indimenticabile vacanza natalizia a Noborimestu!"
Il moro sbatté le palpebre "La località termale?"
"Proprio!" confermò con voce euforica il rosso "purtroppo proprio nel momento in cui stava entrando nell'agenzia di viaggi Inoue e Chad, che stavano guardando qualche offerta per un viaggio da compiere durante le vacanze natalizie, mi hanno visto e, saputa la meta del nostro viaggio, hanno deciso di "
La stizza manifestata dalla voce di Kurosaki sembrava aver contagiato anche l'altro giovane ragazzo "Non preoccuparti" si affrettò ad aggiungere l'alto studente non appena notò il cambiamento d'espressione del compagno "mi sono assicurato che prenotassero in un albergo diverso dal nostro così, anche se li incontreremo ogni giorno, almeno saremo sicuri di poter trascorrere un po' di tempo da soli" e affermato ciò si chinò sul volto del ragazzo che aveva di nuovo preso fra le sue braccia, per andare incontro al dorso della mano di quest ultimo.
Stupito, il rosso si ritrasse, fissando con aperta confusione il proprio compagno "Uryuu?" chiese, mentre l'interpellato si avvicinava nuovamente al pianoforte che poco prima stava suonando "che cosa c'è? Sei arrabbiato perché vengono anche i nostri amici? Anche io avrei voluto stare solo con te, ma..."
"Non è questo" si affrettò a precisare il moro "anzi, sono sicuro che assieme agli altri ci divertiremo maggiormente"
Ichigo sbatté confuso più volte le palpebre "E allora perché hai quella faccia scura?"
La prima reazione di Ishida fu quella di alzare leggermente le spalle. Camminò fino a raggiungere il proprio zaino, nel quale cominciò a riporre con attenzione tutti i propri effetti personali. In seguito, dopo aver notato lo sguardo contrariato di Kurosaki, il quale sembrava sul punto di sfogare a voce alta il proprio disappunto, Uryuu si decise a parlare
"E' solo che..."
"Solo che?" lo incoraggiò il giovane avvicinandoglisi di nuovo
Sbuffò "Solo credevo che per Natale saremmo andati a cenare dalla tua famiglia"
Lo shinigami sgranò con evidente stupore le pupille "Dalla mia famiglia? E perché saremmo dovuti andarci? Sei già stato a cena a casa mia e non mi sembra che questo rappresenti il massimo dei divertimenti, soprattutto a causa di mio padre"
Mentre il rosso storceva il naso alle sue stesse parole, il moro scosse lentamente la testa "Mi riferivo ad una cena in cui io non figurassi come tuo semplice amico"
Quelle parole colpirono il cuore del rosso come se una lama avesse trapassato le sue tenere carni. Cercando di non manifestare apertamente tutta la confusione e terrore che provava in quel momento, chiese "Co-cosa vorresti dire?"
"Non fare il finto tonto con me, Kurosaki. Hai capito benissimo" sbuffò contrariato, poggiando lo zaino su una spalla e dirigendosi verso l'uscita "adesso ho lezione di pedagogia. Ci vediamo al dormitorio"
"A-aspetta! Dannazione, Uryuu!"
Una mano afferrò con forza il braccio del giovane quincy, prima che il corpo di questi si trovasse sbattutto contro un muro. Gli occhi dello shinigami brillavano come due carboni accessi, mentre le sue mani stringevano con forza le magre spalle del ragazzo di fronte alla sua persona
"Non mi va che tu te ne vada in questo modo...Dannazione Uryuu, dopo due anni che siamo insieme credevo che avessimo stabilito il modo migliore per evitare fraintendimenti o tensioni, ovvero quello di parlare!"
In effetti quello era stato il metodo più sensato che ai due ragazzi fosse venuto in mente, per evitare di continuare a discutere per delle ore come facevano quand'erano molto più giovani. Certo, neanche in quei simili frangenti avevano mai litigato tanto a lungo da evitare di parlarsi per più di una settimana, ma poiché già allora Ichigo aveva capito di provare qualcosa di più profondo dell'amicizia per quel testardo di un quincy, la lontanza da questi causava in lui una profonda ansia e tristezza. Non a caso, il primo a rivolgersi all'altro in seguito ad uno dei tanti loro battibecchi era proprio il giovane Kurosaki...
Nel frattempo Ishida aveva ostinatamente tenuto fisso lo sguardo sul pavimento, alzandolo con rabbia e irritazione quando Kurosaki pronunciò quella dannatissime parole che si era ormai stancato di sentire
"Credevo che di questo ne avessimo già parlato: preferirei..."
"...che non rivelassimo nulla riguardo la nostra relazione alla tua famiglia, in particolar modo a tuo padre. Si, Kurosaki, non so quante volte tu mi debba ripetere questa frase"
"E' Ichigo, ICHIGO, maledizione, quante volte ti devo dire di smetterla di rivolgerti a me usando il cognome?!" gridò furente, stringendo maggiormente il corpo del moro "Tze! Quando fai così sembriamo tutt'altra cosa che fidanzati..."
"E in fondo perché dovremmo apparire come tali, visto che vuoi tenere all'oscuro le persone a te più vicine in merito al nostro legame?"
"Te l'ho già spiegato!" gridò, allontanandosi di scatto dal compagno, forse nel timore di causargli dolore nel continuare a stringerlo in quel modo "conosco mio padre e temo la reazione che potrebbe avere se scoprisse che suo figlio..."
"E' omosessuale?" chiese il quincy, la voce che tradiva una nota di scherno
"No! che suo figlio ha trovato l'amore della sua vita!"
Una simile dichiarazione avrebbe sciolto il giovane moro come neve al sole un tempo. Ma non in quel momento. Era stanco delle continue scuse del suo compagno ed era deciso più che mai a non desistere alle preghiere del rosso. Almeno non quella volta.
Scotendo il capo, le mani di Ishida si strinsero a pugno, quasi le parole che stava per pronunciare gli causassero un forte dolore "Non capisco...non riesco a capire! Mi rivolgi simili dichiarazioni senza arrossire! Mi baci o mi stringi a te in pubblico senza provare il minimo imbarazzo, a differenza del sottoscritto! Mi presenti immediatamente ad ogni tuo nuovo conoscente come tuo compagno di vita! Tutti i nostri amici sono a conoscenza della nostra relazione e le uniche persone a cui ti ostini a non rivelare nulla sono le persone per cui rischieresti per prime la vita!"
"Anche tu sei fra le persone per cui rischierei per primo la vita"
dichiarò con convinzione Kurosaki, guardando il compagno fisso negli occhi "Non cambiare discorso!" urlò Uryuu. Improvvisamente sospirò, sedendosi per terra, quasi tutto quell'urlare lo avesse privato di tutte le forze
"Non capisci? Tutto quello che voglio è che il mio ragazzo mi presenti alla sua famiglia...Ti vergogni a tal punto di me?"
"No! Certo che no!" gridò il rosso precipitandosi a fianco del compagno, catturandolo nuovamente fra le sue braccia "come puoi affermare qualcosa di simile? Lo hai detto anche tu che dimostro sempre e pubblicamente il mio amore per te..."
"Tranne ai tuoi parenti..."
Il giovane imprecò dalla frustrazione. Si passò lentamente una mano fra i capelli, stringendo con forza il corpo dell'altro a sé, quasi temesse che se non l'avesse fatto il moro sarebbe scappato. Sospirò. Sapeva che rimandare a lungo quel problema non avrebbre aiutato a risolverlo, ma...era così difficile...
Due calde pozze color chinotto si posarono su quei sottili fili di seta color notte fra cui Ichigo amava far scorrere le dita. Sotto di essi, lo shinigami lo sapeva benissimo, vi erano i più bei zaffiri su cui l'essere umano avesse posato lo sguardo. Freddi e impenetrabili quando si trovavano davanti ad un nemico, essi brillavano d'una luce magica e suadente nel momento in cui il loro possessore comprendeva d'essere al sicuro, fra persone che lo amavano...pochi riuscivano a vedere questi indescrivibili tesori in tale condizione; uno fra questi era Ichigo, lo shinigami al quale il giovane quincy aveva dato tutto sé stesso.
Un legame sicuramente non facile, pieno di insidie e dolori, a causa della loro posizione di shinigami e quincy, alla quale si doveva aggiungere l'appartenenza al medesimo sesso. Il mondo non è tollerante nei confronti di chi appare "diverso" dalla maggioranza o da chi ha il coraggio di mostrarsi "diverso" dalla maggioranza. Questa è una legge ingiusta, ma vera.
Esistono, tuttavia, individui che sanno apprezzare e difendere le persone accanto a sé grazie all'amore che nutrono nei confronti di esse, sentimento in grado di guardare oltre quel velo dell'ignoranza che spesso offusca gli occhi altrui. Gli amici che condividevano le gioie e i dolori nella vita di Ichigo e Uryuu rappresentavano proprio quel tipo di individui. Il rosso shinigami era loro grato e sapeva che anche il suo compagno di vita lo era. Ma comprendeva benissimo che per il moro tale supporto non era sufficiente. Dopo aver passato molti anni in solitudine, interagire con altre persone non aveva certo rappresentato un problema da niente per Uryuu. Lo stesso Ichigo rammentava con quanta fatica ed ostinazione era riuscito a far comprendere all'altro l'amore che nutriva nei suoi confronti e, nello stesso tempo, l'affetto che legava il quincy stesso al rosso, visto che il primo si era ostinato fino all'ultimo di nascondere i proprio sentimenti dietro un muro di diffidenza e scontrosità.
Ma l'amore di un compagno non può colmare tutto l'affetto di cui una persona sente necessità, questo Kurosaki lo sapeva molto bene. Lui poteva considerarsi fortunato: per quanto bizzarri, Ichigo non avrebbe mai dubitato dell'affetto dei suoi famigliari. Per il giovane moro il discorso era più complesso. Non che Ishida senior non provasse alcun sentimento verso il figlio, ormai anche Uryuu aveva compreso la verità. Tuttavia ad una persona bisognosa di attenzioni non basta conoscere la verità; è necessario che le sue ansie siano acquietate da manifestazioni concrete di affetto. E Uryuu avrebbe acconsentito a perdere nuovamente i suoi poteri di quincy se ciò gli avesse concesso di ottenere l'affetto di una vera famiglia. E poiché le seppur frequenti ma tenui cene con Ryuuken non erano abbastanza, era logico pensare che Uryuu avesse riposto molte speranze nella famiglia di Ichigo, il quale, però, per qualche strana ragione, non si era mai deciso a presentarlo in qualità di fidanzato. Strano comportamento, visto che si trattava del medesimo soggetto che aveva letteralmente assediato il direttore del dormitoio affinché gli concedesse di dividere la stanza con il suo ex compagno di scuola -e questo ancor prima che i due si fossero ufficialmente fidanzati. Per Ichigo quella era stata la perfetta occasione per dimostrare il proprio amore a Uryuu e per questo non avrebbe mai smesso di ringraziare il direttore del dormitoio per l'occasione concessagli. Un po' meno grati erano gli altri studenti, visto i rumori che provenivano da quella stanza, ad ogni ora del giorno...Sia rumori causati da continui alterchi che...da altri generi di situazioni. Il direttore, non a caso, stava seriamente pensando d'installare dei pannelli insonorizzanti nella loro stanza...
In ogni caso, il problema sussisteva ed era chiaro che doveva essere al più presto risolto, se lo shinigami teneva al giovane stretto tra le sue braccia. E, maledizione, pensò mentalmente Ichigo fra sé, questo era proprio il suo caso.

Continua...

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Capitolo 2
*** Atto II ***


Al giorno d'oggi esistono vari tipi di fobie. Claustrofobia, aracnofobia, agorafobia...Uryuu, a titolo d'esempio, soffriva terribilmente la solitudine o meglio, viveva nel terrore di perdere quei legami affettivi che era riuscito così faticosamente ad instaurare; la fobia più acuta di Ichigo, invece, era quella di veder scomparire ancora una volta una persona a lui cara. Anche se in quel momento, in verità, il suo più acuto terrore si trovava aldilà di una porta.
Ishida si chiese se ad Ichigo fosse rimasta ancora un po' di saliva, considerato il numero delle volte che aveva deglutito in quegli ultimi minuti. Per tutta la durata del tragitto necessario per arrivare a casa Kurosaki il giovane shinigami non aveva saputo nascondere lo stato di inquietudine nel quale si trovava. Certo, dopo così tanti anni che si conoscevano, ormai il quincy sapeva leggere il rosso come se il volto di questi fosse un libro aperto. Ma il nervosismo del giovane Kurosaki non lasciava certo spazio a dubbi...
Dopo tre ore di viaggio finalmente i due erano giunti alla loro meta. Due bellissime pupille color blu intenso si posarono sulla figura che stava tentando, per la terza volta, di suonare il campanello di casa. Gli occhi di Ishida seguirono le numerose goccioline di sudore che continuavano a delineare i marcati, ma così affascinanti per il moro, lineamenti dello shinigami, le cui mani non avevano cessato un attimo di tremare, neppure quando le sue dita riuscirono finalmente a raggiungere il tanto sospirato campanello. Anzi, sembrò persino essere peggiorato...
Nella mente del ragazzo più basso cominciò ad insinuarsi un pericoloso dubbio: e se Ichigo avesse avuto seri motivi per temere il confronto col padre in merito alla loro relazione? Certo, Kurosaki senior aveva sempre dimostrato un...originale affetto per il proprio figlio. Uryuu ricordava ancora l'enorme bernoccolo sulla sua fronte quando aveva beccato l'affettuoso "saluto" di Isshin Kurosaki al posto del suo fidanzato...Ma, bernoccolo a parte, quell'uomo si era rilevato un individuo gentile e disponibile, ed era lampante l'amore che quel padre nutriva per i propri figli. Tuttavia, quante volte un genitore, pur mostrando un sincero affetto nei confronti della propria prole, non accetta che questa si distacchi dal modello ideale di figlio che ogni padre vorrebbe avere? Una divergenza derivata dall'aspirazione di un giovane ad intraprendere una carriera diversa da quella del padre; dal desiderio di condividere la propria vita con un soggetto che mai corrisponderà al genere di compagno che il proprio genitore sogna per il sangue del proprio sangue; oppure per il fatto di appartenere a quel gruppo di personaggi considerati "diversi" da buona parte della società...
E se con quel suo capriccio Uryuu avesse rischiato di minare il rapporto di Ichigo con i suoi parenti?
Un senso di panico e rimorso invase il cuore del moro.
Il rosso volse uno sguardo colmo di stupore sul ragazzo al suo fianco quando sentì le dita di lui stringere convulsamente la manica sinistra della sua giacca. Due pozze color chinotto incontrarono due zaffiiri carichi di preoccupazione e di un'altro tipo di emozione che lo shinigami aveva imparato ormai da tempo a riconoscere. Le sue labbra si piegarono in un dolce sorriso prima di posarsi su quella mano scarna e sottile. Il sorriso, ciononostante, si sciolse presto in una smorfia ansiosa e Uryuu non poté che sbattere ripetutamente le palpebre in modo confuso quando si trovò stretto da due braccia forti e muscolose.
"Ichigo?"
"Perdonami, perdonami! Non avrei mai voluto questo!" mormorò il ragazzo sui capelli corvini del giovane che stava stringendo con impeto "ricorda soltanto che ti amo...e che, visto che non potremo mai avere figli, sarà impossibile che una simile mostruosità possa essere trasmessa a dei nostri eredi!"
Uryuu sgranò ancor più le pupille "Cosa...?"
Non ebbe tempo di terminare la frase che il suo corpo si trovò a terra schiacciato dal peso del compagno, giusto in tempo per evitare il contatto con il piede sinistro di Kurosaki senior.
"Ah, Ichigo! Vedo che i tuoi riflessi non hanno risentito affatto dell'allontananza dal tuo vecchio! Bene, bene! Entra ora, fa un freddo del diavolo fuori!"
E sotto varie bestemmie borbottate dal giovane shinigami in direzione del padre, i due neo-arrivati varcarono la soglia della piccola villetta. Soltanto quando il rosso chiese al proprio compagno di togliersi l'impermeabile per poterlo appendere nel guardaroba il padrone della dimora si rese conto della presenza inaspettata del moro
"Oh ma tu sei il giovane Ishida! Guardati, diventi ogni più giorno più simile a tuo padre! Speriamo che non erediterai in tutto e per tutto il suo caratteraccio! Ah ah! Ichigo, perché non mi hai detto che avresti portato anche un tuo amico?"
Dopo essersi sincerato che il quincy fosse ancora in grado di respirare in seguito all'energica manata sulla schiena ricevuta dal suo genitore, il rosso fissò con decisione, seppure con evidente apprensione, l'uomo che stava ritto in piedi davanti alla sua persona
"Perché stavolta non ho portato un semplice amico"
"Oh?"
Un lungo sospiro precedette quelle parole che Ishida aveva tanto atteso di sentire "Papà, ti presento Ishida Uryuu, il mio fidanzato"
A seguito di quella rivelazione il moro sentì mancarsi il fiato. Ed era certo che anche il suo compagno si trovasse nella medesima condizione. Passarono alcuni minuti di assoluto silenzio, durante i quali la carica di tensione che attanagliava l'animo dei due studenti si fece sempre più acuta. Il moro avvertiva la mano di Ichigo stringere sempre con più forza le sue dita, a tal punto che il primo non riusciva più a sentirle, ma non si sarebbe divincolato da quella stretta per nulla al mondo.
Sussultarono entrambi quando alle loro orecchie giunse finalmente la voce del padrone di casa, seppur fosse così fievole da essere difficilmente percettibile "Da...quanto...?"
Il rosso deglutì "D-da due anni, ormai"
Il medico abbassò la testa, annuendo, continuando a ripetere la risposta del figlio fra sé e sé. Non sembrava essere particolarmente colpito dalla rivelazione del figlio. Anzi, in verità era impossibile affermare cosa stesse passando per la testa di quell'uomo. Fu solo dopo aver visto il proprio compagno picchiare violentemente la testa contro il muro che il giovane Ishida capì che quell'individuo era fuori di sé dalla rabbia
"Ichigo!" urlò, affrettandosi a raggiungere il proprio compagno per terra, ma non fece in tempo ad avvicinarglisi che si sentì afferrare con forza alla vita e trascinato via con forza
"Che cosa sta facendo?! Mi lasci andare immediatamente!" urlò, cominciando a dimenarsi furiosamente
"Uryuu!"
Alla vista del proprio compagno in pericolo il giovane Kurosaki era balzato prontamente in piedi, pronto all'inseguimento. Purtroppo per lui il suo genitore aveva previsto l'immediata reazione del figlio e si era rifugiato all'interno del proprio studio "Lascialo andare, stupido vecchio!"
"Questa è la tua punizione per avermi fatto partecipe della tua relazione con un così ampio ritardo. E ora" dichiarò volgendo la propria attenzione sul quincy dopo aver chiuso a chiave la porta "veniamo a noi"
Il brillante universitario si mise subito sulla difensiva, pronto a reagire ad ogni nuovo attacco di quell'uomo, ma non avendo mai affrontato prima di allora un simile nemico, vide inesorabilmente afferrati i proprio polsi, con la sua persona imprigionata fra il muro e il corpo di Kurosaki senior.
Ishida sentiva distintamente le urla e i violenti colpi contro alla porta prodotti da Ichigo, ma in quel momento la sua attenzione era del tutto assorbita dallo sguardo indagatore e freddo che il medico gli stava rivolgendo.
"Hmpf" sbuffò l'uomo, afferrando il mento del ragazzo fra le dita "mi sembri piuttosto deboluccio. Si vede che i quincy si indeboliscono di generazione in generazione"
I colpi alla porta improvvisamente cessarono, come pure le urla del giovane shinigami. Fu un altro tipo di grido quello che si sentì in quell'istante. Uryuu fissò con profondo astio l'individuo che ora stava saltellando da una parte all'altra della stanza reggendosi fra le mani il dito sul quale era ben impresso il segno di un morso, talmente profondo che sarebbe rimasto visibile per giorni.
"Ehi..." risuonò incerta la voce del giovane shinigami aldilà della porta "Che sta succedendo? Apri subito questa porta, maledizione! Dannazione, vecchio, ti giuro che sei hai fatto del male ad Uryuu ti...!"
"Aho, ohi, veramente quello che dovresti vendicare sarei io, non lui! Ha denti più aguzzi di quelli di un felino, misericordia!"
Dopo qualche secondo di silenzio si udì la risata squillante del giovane rosso "Ben ti sta, vecchiaccio! Uryuu non è certo un tipo da sottovalutare"
"Questo l'ho capito" mormorò il medico, guardando fisso negli occhi il ragazzo presente nella stanza.
Alla vista di quello sguardo subito Ishida si preparò a fronteggiare un nuovo tipo di attacco. Rimase, in ogni caso, piuttosto perplesso quando vide il volto del dottore illuminarsi in un ampio sorriso
"Vedo che sei un tipo combattivo! Bravo! Del resto penso che non potresti essere altrimenti, visto che stai con quella zucca vuota di mio figlio..."
"Ti rispedisco il complimento tale e quale, dannato! Ora vedi di aprire questa benedetta porta prima che mi decida a buttarla giù!"
"O andiamo, finiscila di urlare in questa maniera, finirai per spaventare le tue sorelline. Hai avuto due anni per spupazzarti questo bel giovane, non soffrirai a stargli lontano per un po'." rivolse di nuovo l'attenzione verso il moro "dammi cinque minuti e poi potrai riaverlo"
Ansia e timore invasero il cuore del giovane shinigami "C-che diavolo hai intenzione di fargli?"
Se solo Ichigo avesse potuto vedere il ghigno disegnato sul volto del proprio genitore avrebbe provato lo stesso panico che stava ora assalendo il giovane quincy
"Niente di speciale...solo qualche esame medico per verificare che il mio ragazzo non possa essere contaminato da qualche malattia"
Quelle parole tranquillizzarono a tal punto il rosso che fu per un vero miracolo che la porta rimase intatta "LASCIALO IMMEDIATAMENTE ANDARE, LURIDO PERVERTITO! Uryuu! Uryuu! Prova a vedere se trovi una finestra o un'altra porta! Esci immedia..."
L'urlo disumano che si estese per tutta la casa giunse anche alle orecchie delle donne di casa Kurosaki, per le quali esso rappresentò semplicemente la conferma che il loro fratellino era tornato all'ovile. Strano, penso tuttavia Karin mentre si accingeva ad aggiungere gli ultimi piatti sulla tavola, avrebbe giurato che la voce di Ichigo non fosse così stridula...

Ichigo Kurosaki non avrebbe mai desiderato come in quel momento essere nella sue vesti di shinigami per avere un'arma abbastanza efficace da tagliere a fette quell'essere che stava per mandare a monte due anni di felice, anche se talvolta problematica, unione
"Maledizione, brutto vecchiaccio, fammi entrare!" urlò, sbattendo per l'ennesima volta i pugni contro la porta
"Eh che diamine, Ichigo, un po' di pazienza. Ecco, Ishida-kun, apri bene, così..."
"GAAAAAH! No! Mi lasci! Ichigoooo!"
"Uryuu! Uryuu! Amore, amore!"
"AHHH! Ichigo, ti prego! Fa qualcos...Cos'è quello?!! No! Non voglio! Non...gaaaahh!!"
"Uryuu! Uryuu!"
Nella mente del rosso si stavano formando le più orribili immagini, al cui solo pensiero lo shinigami sentì brividi freddi lungo la schiena
"Uryuu! Dannazione, vecchio!" urlò con tutte le proprie forze "ti ho detto di lasciarlo andare!"
E appena Ichigo ebbe raccolto tutta l'energia di cui era dotato nelle proprie mani, ecco che la porta dello studio improvvisamente si aprì. Il giovane ebbe appena qualche secondo per sgranare perplesso gli occhi prima di trovarsi la camicia fradicia di lacrime.
"Uryuu!" esclamò Kurosaki avvolgendo immediatamente le braccia intorno al corpo del suo giovane amante "Uryuu, tesoro, stai bene?"
Il corpo del quincy non aveva smesso un secondo di tremare da quando era uscito dalla "stanza della tortura" nella quale era stato rinchiuso. Con le mani saldamente attaccate alla camica del proprio compagno, Ishida lasciò che questi passasse gentilmente le dita fra i suoi capelli, sui quali lo shinigami depositò allo stesso tempo dei teneri baci nello speranza di calmare il moro
"E'...è stato orribile...prima ha cominciato a spogliarmi!...p-poi ha preso una serie di b-barattoli e...fialette c-con le qua...con le quali...o, non farmi ripetere quello che mi ha fatto passare, ti prego!"
Il rosso non poté far altro che stringere maggiormente il compagno a sé, notando solo in quel momento la camicia completamente slacciata e lo stato disordinato nel quale si trovava il proprio fidanzato.
Incurante di quella fonte di lacrime vivente che si trovava a pochi centimetri da sé, Kurosaki Isshin fece il proprio ingresso, un sorriso soddisfatto sul volto, il quale era allo stesso tempo coperto da una serie di lividi e chiazze violastre, segni tangibili della non facile arrendovolezza del giovane quincy.
"Auff, confesso che il caro Ishida-kun si è dimostrato un avversario ancora più combattivo del mio stesso figlio. Per riuscire a prendere qualche tuo campione, Ichigo, era stato sufficiente darti qualche sedativo; invece Uryuu-kun è stato a tal punto ostinato a resistermi dal costringermi a legarlo! E ad un certo punto era anche riuscito a liberarsi! Proprio quando gli stava prendendo la fialetta delle urine. Beh, pazienza, vorrà dire che alla sua prima necessità di andare in bagno lo accompagnerò personalment...ehi, ma che caldo allucinante che sento! Yuzu non avrà lasciato acceso il forno, spero! Il mio stipendio non è alto abbastanza da permetterci..."
Il discorso fu troncato a metà quando Kurosaki senior si rese finalmente conto che quel calore proveniva dall'alone rosso che improvvisamente aveva circondato il corpo del suo unico figlio maschio, ritto in piedi davanti alla sua persona. Il moro, nel frattempo, aveva avuto l'ottima idea d'allontanarsi il più possibile dal rispettivo compagno, comunque non troppo lontano da perdersi lo spietato ma per lui delizioso supplizio che presto avrebbe avuto inizio. Con la schiena ormai completamente incollata al muro, Kurosaki Isshin si chiese per quale motivo non avesse mai chiesto ad Urahara una qualche armatura protettiva da poter usare contro il proprio figlio. Perché mai, come in quel momento, Isshin fu certo di stare per rivedere la sua amata Masaki
"COME TI SEI PERMESSO DI METTERE LE MANI ADDOSSO A URYUU, RAZZA D'IMBECILLE??!!"


Continua...

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