Orme

di Yumeha
(/viewuser.php?uid=337648)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ~ ***
Capitolo 2: *** Cap 1: Ambizioni & Matrimoni ***
Capitolo 3: *** Cap 2: I ricordi della mamma ♥ ***
Capitolo 4: *** Cap 3: Intrusi ***
Capitolo 5: *** Cap 4: White Lily! ***
Capitolo 6: *** Cap 5: Distruggiamo una valle! ***
Capitolo 7: *** Cap 6: La maga dei sogni ***
Capitolo 8: *** Cap 7: Il compleanno del Master ***
Capitolo 9: *** Cap 8: Loki, lo Spirito del leone ***
Capitolo 10: *** Cap 9: Un Assassino particolare ***
Capitolo 11: *** Cap 10: Nuovi nemici ***
Capitolo 12: *** Cap 11: Fairy Tail ***
Capitolo 13: *** Cap 12: White Lily vs Fairy Tail ***
Capitolo 14: *** Cap 13: Esperimento ***
Capitolo 15: *** Cap 14: L'imboscata ***
Capitolo 16: *** Cap 15: Mai lasciare un compagno ferito da solo ***
Capitolo 17: *** Cap 16: A casa Nightray ***



Capitolo 1
*** Prologo ~ ***


Prologo.

Capitolo 1 ~

Cara mamma,
Anche oggi ti scrivo per raccontarti la mia giornata. Da quando te ne sei andata il rapporto tra me e papà e peggiorato. E peggiora sempre di più.
Oggi, mi ha riferito una comunicazione importante, riguardante il mio futuro, e ora sono qui, sul letto, a piangere.
Sai qual era la notizia? Il mio matrimonio.
Ebbene sì, dovrò sposarmi con un ragazzo che non ho nemmeno mai visto, solo per interessi economici. Papà vuole estendere le nostre ferrovie, così per continuare il patrimonio Heartphilia, devo esaudire – come sempre dopotutto- i suoi ordini.
Mamma, io non voglio sposarmi con una persona che non amo. Sai come la penso sull’amore, no? Perciò non puoi aiutarmi in qualche modo? Ti prego, il mio sogno era proprio quello di andare via da qui, incontrare la mia anima gemella e sposarmi. Perché ora devo vedere tutte le mie ambizioni andare in fumo?
Il fatto sta che, quando ho provato ad obbiettare – ammetto di aver alzato un po’ la voce – papà mi ha dato una sberla in pieno viso. Mi fa male, mamma. Non tanto la sberla in sé, ma il gesto.
Mi manchi.
Lucy.

Mentre scrivevo, alcune parti del foglio venivano bagnate da alcune lacrime che non riuscivo a fermare in tempo, erano troppe. Tirai su col naso, la vista totalmente annebbiata, e fissai fuori dalla finestra. Mi pulii gli occhi con il dorso della mano, incurante di tutto il nero che mi aveva sporcato l’arto. Mi alzai e raggiunsi la portafinestra, l’aprii e mi avvicinai al grande terrazzo, godendomi l’unica cosa che amavo davvero di questa enorme proprietà: la vista.
La mia proprietà si estendeva oltre la montagna, era di dimensioni notevoli, però la cura con cui era stato mantenuto il posto, era in maniera quasi maniacale. Mia madre aveva sempre richiesto giardinieri capaci di fare sempre quello che lei desiderava. Ovviamente non amministrava tutto come un tiranno – non paragoniamola a mio padre – ma era sempre stata una donna gentile e amata da tutti.
La fresca brezza che mi solleticava il viso, mi fece fare il primo sorriso sincero della giornata. Socchiusi gli occhi, beandomi appieno quella sensazione, simile quasi a una carezza.
Già, una carezza …
Erano anni che qualcuno non mi donava dell’affetto fisico. Gli abbracci della mamma mi mancavano così tanto. Mi girai, appoggiandomi contro la balaustra, lasciando scivolare la testa all’indietro. Fu in quel momento che mi passò per la mente la folle idea di scappare.
Non appartenevo a quel mondo, non avevo bisogno di soldi e bei vestiti. Tutto quello che avevo sempre sognato, si trovava esattamente fuori dalla proprietà. Dietro quella montagna, c’era quello che io potevo definire vita.
Le lacrime avevano smesso di scendere, prendendo un lembo dell’abito mi ripulii del trucco colato, sporcando le vesti di nero. Indifferente alla cosa, lasciai andare la stoffa e continuai a sognare ad occhi aperti.
La mamma mi aveva sempre raccontato delle sue avventure prima di incontrare e sposare, il grande Jude Heartphilia.
Era una maga, una grande maga. Si serviva della magia degli Spiriti Stellari e disponeva di tutte le dodici chiavi dorate. Dopo la sua morte, ovviamente le ho ereditate io, ma non mi furono mai affidate. Ovviamente questo fu un altro degli ordini di mio padre. Perciò, non ho mai scoperto se in me, scorresse dell’essenza magica. Fin da piccola, mi sono data alla ricerca di quelle chiavi, ma la villa era troppo grande, ma soprattutto c’erano troppi angoli che anche una persona curiosa come me, non era mai riuscita a trovare. Probabilmente si trovavano nello studio di mio padre, in qualche entrata segreta, ne ero più che certa.
Purtroppo la casa – se si poteva definire tale – era veramente piena di nascondigli, quindi per me era del tutto impossibile riuscire a trovare le chiavi.
Sbuffai sonoramente e rientrando nella mia camera, chiusi la portafinestra e le delicate tende bianche. Mi buttai sull’enorme letto a baldacchino, decisamente troppo grande per una sola persona, e chiusi gli occhi in attesa che il sonno mi prendesse. Incurante del mio stato attuale, chiusi gli occhi e scivolai fra le braccia di Morfeo.
 
 
Angolo “Autrice”.
Be’, ciao a tutti, mi chiamo _Lilith_z e sono nuova. xD
Anche se ad essere sincera avevo giù postato una FF su InuYasha, proprio qua su EFP. Inutile dire che non era andata bene, non mi seguivano in molti. E non posso biasimarli, all’epoca il mio modo di scrivere era penoso. -_-“ Non so se fa ancora altrettanto schifo, ma sono sicura di essere molto migliorata! :D

Cooomunque, spero che questa FF invece la seguirete in molti e che lascerete anche delle recensioni.
Mi piacerebbe inoltre fare anche tante amicizie, anche se sono troppo timida per prendere l’iniziativa. T^T
Sono un caso disperato, lo so.
Bene, dopo questo piccolo prologo – un po’ triste, è vero, ma più avanti ne succederanno di tutti i colori – e questa mia presentazione mi dileguo. eue
Bacioni,
_Lilith_z

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap 1: Ambizioni & Matrimoni ***


Prima di lasciarvi al capitolo vorrei farvi notare che nel prologo avevo scritto “Capitolo 1”. Ebbene. È stato un errore di distrazione, anche perché stavo facendo un pasticcio. ^^” In ogni caso questo è il primo capitolo. Buona lettura.
Ambizioni & Matrimoni.
Capitolo 1 ~
Mi svegliai urlando, la fronte imperlata di sudore, e con i vestiti della sera precedente completamente sgualciti. Tastai il letto, alzandomi di scatto, e in cerca del cuscino, come se volessi accertarmi di essere nella mia camera.
Quando mi calmai, constatai di aver fatto un incubo, ma di quest’ultimo non mi ricordavo molto. Rammentavo qualcosa che andava in fiamme, probabilmente la casa stessa, le persone della casa morte all’interno di grandi blocchi di ghiaccio e infine, una spada, con la lama che mi trapassava da parte a parte. Ero sicura di aver percepito anche il dolore, era stato così realistico …
In tutta reazione con il mio grido, la porta si aprì di scatto, sbattendo contro la parete.
«Lucy, tutto bene?» chiese Speth, la mia badante, con occhi sgranati e fiatone.
Lasciai la presa sul cuscino e le rivolsi un sorriso rassicurante. «Sì, era solo un incubo.»
La donna assunse un’espressione accigliata e incrociò le braccia sotto il petto. «Ma guarda un po’, io te l’ho detto che non devi mangiare pesante prima di andare a dormire.» fece lei convinta della sua teoria.
«Ehm, non credo sia stato il cibo.» feci io massaggiandomi le tempie.
«Comunque, cibo e incubi a parte.» iniziò lei avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto. «Fatti un bagno e preparati. Mi dispiace dirlo, ma oggi incontrerai il ragazzo che dovrai sposare in futuro.»
Sospirai e guardai triste le mie mani. «Non voglio sposarmi con una persona che non amo, tantomeno che non conosco.» brontolai.
La donna mi abbracciò e io ricambiai subito il contatto. Ne avevo così tanto bisogno in quel momento. «Lucy, più che come mia protetta, ti ho cresciuta come figlia, ti voglio tanto bene, non sai quanto dispiacere mi porti questa cosa.» disse lei sincera.
Sentii gli occhi pungere e ricacciai le lacrime a fatica. «Ti voglio bene, anche io.»
Mi diede un’amorevole pacca sulla schiena e con un sorriso mi incoraggiò, poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Svogliatamente mi alzai e andai in bagno, ovviamente connesso alla camera, riempii la vasca e mi immersi all’interno. Chiusi gli occhi, beandomi della sensazione che essa mi donava. Poi però, quando mi tornò alla mente la persona che avrei dovuto vedere, il mondo sembrò crollarmi addosso. Con una lentezza disarmante, cominciai a lavarmi.
Quando finii e uscii dalla vasca, avvolsi il mio corpo in un accappatoio e mi asciugai, subito dopo presi un vestito color cobalto e lo indossai. L’abito aveva un spacco laterale, in più disponeva di uno scollo a barchetta. Mi avviai verso la mia toilette bianca e iniziai a truccarmi e a sistemarmi i capelli.
Appoggiai le forcine avanzate, guardando attentamente com’era venuto lo chignon alto. Ai lati del viso cadevano delle ciocche ribelli, avevo preferito  lasciarle così, invece di raccogliere tutti i capelli. In fondo, sembrava strano, ma potevo paragonarle al mio carattere. Guardandomi allo specchio potevo vedere il riflesso di una giovane donna, nobile e con un futuro già prescritto. Era quello che volevo vedere? No, la figura che avrei voluto vedere io era quella di una fanciulla di normali condizioni economiche, capelli arruffati e occhi brillanti e pieni di vitalità, che mostrava orgogliosa il marchio della sua gilda. L’immagine di una maga.
Chiusi le mani a pugno, tanto forte da far sbiancare le nocche e ferirmi i palmi. Aprii l’arto e vidi tante piccole mezzelune. A destarmi dai miei pensieri fu un bussare insistente alla porta.
«Avanti.» mormorai alzandomi e lisciandomi l’abito.
La porta si aprì e mostrò la figura di Speth, che con occhi commossi mi guardava. «Diventi sempre più bella.» fece asciugandosi una lacrima. «Ero venuta perché pensavo avessi bisogno di una mano per sistemarti, ma a quanto pare non serve.» disse stavolta malinconica. «Sei cresciuta.»
La voce rotta con cui disse l’ultima frase mi fece avvicinare e abbracciarla. È vero, ero cresciuta, ormai avevo diciotto anni, ma solo esteriormente. Essendo stata rinchiusa in questa villa per tutto il tempo non potei fare i miei errori, imparare da essi e soprattutto maturare. Non avevo fatto le mie esperienze, quelle positive, ma anche quelle negative che ti segnano e che ti inducono a non ripetere più simili azioni. Avevo l’aspetto di una giovane donna, ma non lo ero veramente. Non conoscevo nulla del mondo fuori, probabilmente se fossi stata abbandonata a me stessa, non sarei riuscita a durare molto là fuori. Non sapevo pulire, non sapevo cucinare, non sapevo orientarmi, non sapevo svolgere alcun tipo di lavoro. Ma la cosa che mi faceva più soffrire era che non sapevo come socializzare. Chiusa dentro quattro mura, da sola. Sì, ero sempre stata sola, non avevo mai avuto degli amici. In poche parole; non sapevo fare niente. La cosa mi faceva vergognare, tanto anche. Ma cosa potevo fare? Chiedere di insegnarmi? Mio padre non me lo avrebbe mai permesso. A volte necessitavo della presenza di un’amica con cui confidarmi, parlare dei miei problemi, scherzare, parlare dei propri sogni, semplicemente farsi compagnia a vicenda nei momenti più bui. Eppure non ce l’avevo, mi ero sempre tenuta tutto dentro, a volte rischiando anche di scoppiare.
Incapace.
Debole.
Sola.
Ecco quello che ero.
«Forza, il ragazzo è arrivato.» disse Speth, risvegliandomi dai miei infelici pensieri. Si allontanò e mi diede un buffetto sulla guancia e poi cambiò subito espressione in una più maliziosa. «Devo dire che è molto carino.»
Ridacchiai. «Almeno quello.» feci io.
Mi prese sottobraccio e insieme ci avviammo alla sala d’entrata di questo enorme palazzo che solo per convenienza chiamavo casa. Prima di scendere le scale, Speth mi fece l’occhiolino e poi si allontanò. Sollevando appena il vestito, scesi le scale e raggiunsi il luogo di incontro. Mio padre era già arrivato e stava salutando un uomo dai capelli castano chiaro e vispi occhi azzurri. Accanto a lui c’era un ragazzo dai capelli dorati e occhi color cielo. Mi soffermai su di lui più del dovuto, la mia badante aveva ragione.
Scese le scale, mio padre mi allungò una mano che io presi riluttante. Ogni tipo di contatto con quell’uomo mi disgustava.
«Signori, lei è mia figlia Lucy Heartphilia.» feci una piccola riverenza, per rispetto che venne ricambiata da loro con un piccolo inchino.
«Lucy, loro sono il Signor Eucliffe e suo figlio Sting Eucliffe.» sorrisi cordiale.
«È un piacere fare la vostra conoscenza.» disse l’uomo.
Mio padre sembrò soddisfatto, mentre io cercai di non alzare gli occhi al cielo. Era palese che entrambi stavano recitando. Lanciai un’occhiata furtiva a Sting, sembrava annoiato. Alzai un sopracciglio, ma feci finta di nulla.
Subito dopo ci avviammo alla sala da pranzo. Mio padre prese posto a capotavola, mentre il Signor Eucliffe si sedette alla sua destra con il figlio vicino a lui. Io mi sedetti alla sinistra di mio padre.
Ad essere sincera mi sarei aspetta un uomo basso, grasso e sulla trentina. Esattamente come l’ultimo. Dopo una furiosa litigata, ero riuscita a convincere mio padre, che se avesse davvero voluto farmi sposare, ne volevo uno della mia età. Sapevo che Sting aveva solo un anno in più di me, ma non mi sarei mai aspettata che fosse tanto bello.
Però la mia idea rimaneva la medesima: avrei sposato solo la persona da me amata.
Mio padre e quello del ragazzo ci intimarono a socializzare, mentre loro avrebbero proseguito coi loro discorsi. Sting incrociò le mani sotto il mento e mi guardò indifferente.
«Allora, raccontami un po’ di te, dopotutto dovremo sposarci.» se ne uscì lui.
Alzai un sopracciglio. «Sicuro? Dall’espressione che hai non mi sembri molto interessato. Ti risparmio i convenevoli, neanche a me interessi, sia chiaro. Però se ti devo proprio raccontare qualcosa, ti accontenterò. Odio che mio padre cerchi di affidarmi un marito da lui scelto solo per i suoi scopi. E il fatto di possedere il cognome Heartphilia non mi rende orgogliosa, anzi. Può bastare? Non ho alcun motivo per raccontarti i miei veri interessi e la mia vita.»
Sting mi guardò a bocca aperta, mentre io avevo stampato in faccia un sorrisetto strafottente. Si ricompose subito, guardandomi maliziosamente. «Wow, devo ricredermi. Hai un bel caratterino. Pensavo fossi la classica principessina buona solo a seguire gli ordini.» disse lui versandosi un po’ di vino. «In più ero sicuro che fossi caduta ai miei piedi come il resto delle ragazze.» disse sorseggiando il liquido rosso.
Alzai le spalle. «Non ho degli standard così bassi.»
Il biondo riportò l’attenzione su di me, visibilmente divertito. «Sai biondina, mi piaci. Sei diversa e la cosa è interessante.»
Mi avvicinai e lo guardai con superiorità. «Felice di saperlo.»
«Sai, se dovessimo davvero sposarci, credo che non mi dispiacerebbe.»
«A me parecchio.» feci, guardandolo con aria di sufficienza.
Mi sorrise e mi guardò con una tale intensità che sentii il viso riscaldarsi. Il ragazzo mi guardò compiaciuto della reazione che avevo appena avuto. «Di certo non ti sono indifferente.»
Maledizione, stavo giocando bene le mie carte ed è bastato un attimo che ho perso punti. Volevo fargli credere che non mi interessava minimamente, ma nel rispondergli in quel modo avevo solo incrementato la sua curiosità.
«Fa solo caldo.» dissi roteando gli occhi.
«Sì certo.» disse spostando lo sguardo sul piatto appena arrivato. «Ora ammetto di essere davvero interessato alla tua vita, principessina.»
Sentii il nervoso aumentare. «Non credo siano affari tuoi.»
«Siamo pungenti, eh? E va bene, allora ti dirò qualcosa di me. Oltre ad essere l’erede della casata Eucliffe, sono un mago e appartengo a una gilda. Mi-»
«Cosa?!» urlai interrompendolo.
Mio padre e l’ospite con cui stava dialogando si fermarono, guardandomi incuriositi. Almeno, il signore mi osservava in quel modo. Mio padre, se avesse potuto, mi avrebbe incenerito con lo sguardo. Mi ricomposi subito e raddrizzai la schiena. «Chiedo scusa per aver alzato la voce, non era mia intenzione disturbarvi.» Mio padre annuì e riportò la sua attenzione all’uomo seduto accanto a lui, riprendendo a parlare di affari. Lanciai un’occhiataccia carica d’odio a mio padre, nonostante lui non se ne accorse, Sting sì.
«Non andate così d’accordo come volete far credere.»
Mi girai di scatto, guardandolo incredula. Nessuno ci aveva mai fatto caso. Poi assunsi un’espressione triste, tanto che anche uno come Sting se ne accorse. Precedendolo, gli feci una domanda, che questa volta mi interessava davvero la risposta. «Sei un mago, quindi? Anche a me piacerebbe esserlo. Mi parli un po’ di quello che fai e di com’è una gilda?»
Il ragazzo sembrò sorpreso della mia domanda. Poi sostenendosi il mento con la mano, pensò a come potermi spiegare. Lo ascoltai affascinata, ma soprattutto invidiosa.
Di una cosa ero certa: grazie a lui avevo deciso, sarei scappata per diventare una maga.
Il  resto della serata lo passammo a stuzzicarci, esattamente come prima.
Avevo passato la serata in modo diverso, quasi divertente oserei dire. Quando li salutammo mio padre mi chiese cosa ne pensavo di Sting e io gli risposi che era un gran pallone gonfiato. Non volevo dargli soddisfazione. Detto questo, mi girai e salii le scale per tornare in camera mia. Mio padre non disse nulla, anzi salì le scale anche lui e come di suo solito, si chiuse nello studio.
Io, una volta raggiunta la mia stanza, mi tolsi il vestito, gioielli e trucco. Non indossai neanche quella volta il pigiama, ma mi addormentai con solo le mutandine. Prima di cadere addormentata il mio ultimo pensiero di quella giornata fu rivolto a Sting, per la prima volta avevo chiacchierato con un mio coetaneo, magari un giorno saremmo anche potuti diventare amici.

 
Angolo “Autrice”.
Ciau belli! Sono tornata! :3
Allora, questo era il primo capitolo, che ve ne pare? :D
Chi si aspettava che fosse Sting il ragazzo che Lucy dovrà sposare? Credevate che sarei partita subito con Natsu? Ehehe, nunu. Per la NaLu si dovrà attendere. *risata malvagia*

Ora mi ripiglio, eh. *si ripiglia* Eccomi! Allora, il prossimo capitolo sarà un pochino corto e triste, purtroppo. Ma dev’esserci, mi dispiace. T^T Dal terzo inizierà la vera avventura, ve lo prometto.
Prima di lasciarvi, voglio ringraziare di tutto cuore le persone che hanno recensito il prologo: gaia21, lulu_chan08, Silvia nalu4life.
Ringrazio anche le persone che l’hanno messa nelle preferite: osvalda88, lulu_chan08.  Idem per chi l’ha messa nelle ricordate: alehandra.  E lo stesso vale per chi l’ha messa nelle seguite: lulu_chan08, gaia21 e CiiChan.
VI AMO! *w*
Ovviamente ringrazio anche quelli che l’hanno solo letta. :3

Aloha,
_Lilith_z

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap 2: I ricordi della mamma ♥ ***


I ricordi della mamma.

Capitolo 2 ~

Al mio risveglio mi stiracchiai senza ritegno, sbadigliando rumorosamente. Mi alzai totalmente spettinata, mi sfilai le mutandine ed entrai in doccia. Finii velocemente e quando uscii, non mi coprii con l’accappatoio ma presi direttamente un asciugamano che tamponai su tutto il corpo. Mi asciugai alla bell’è meglio, abbandonai il panno sul mobiletto e uscii dal bagno. Ancora nuda aprii l’armadio e cercai qualcosa da mettere. Ormai l’estate era quasi arrivata, il caldo cominciava a farsi sentire, così optai per un delicato vestito di un color giallo pastello, che arrivava all’altezza delle ginocchia. L’abito presentava alcuni piccoli e delicati fiori color bordeaux. Tirai su la cerniera sul fianco e mi sistemai le spalline. Dopo aver terminato anche la fase toilette, decisi che anche quel giorno lì, mi sarei data all’esplorazione. Qualcosa mi diceva che quella era la mia giornata fortunata.
Quando uscii, mi trovai davanti una ragazza, poco più grande di me, vestita da cameriera. Aveva i capelli castani raccolti in una treccia e due grandi occhi ambrati.
«Buongiorno Anna, hai bisogno?» feci alla giovane ragazza.
Anna avrà avuto poco più di vent’anni, era la nipote di Speth, però non avevo mai socializzato con lei più di tanto.
«Buongiorno a lei, volevo riferirle che suo padre la sta aspettando in ufficio.»
Sospirai, poi sorrisi cordiale. «Ti ringrazio, però dammi pure del tu.»
Detto questo mi avviai verso la stanza dove avrei incontrato l’uomo che più detestavo, immaginando già i rimproveri della sera precedente.
Bussai alla porta e attesi che mio padre disse un “avanti” con tono freddo e distaccato, come sempre d’altronde.
«Lucy, ho parlato con il Signor Eucliffe e lui mi ha riferito che il figlio nutre una particolare simpatia nei tuoi confronti. Quindi voglio congratularmi con te, hai giocato bene le tue carte. Volevo solo riferirti questo e che il matrimonio è stato fissato, la data precisa è ancora da decidere. Ti consiglio di iniziare a cercare il vestito che più ti aggrada, perché sono sicuro che la vostra unione avverrà molto presto.» lo guardai con occhi tristi, mentre sentivo il mio cuore – già pieno di ferite – ruppersi definitivamente. «Ora te ne puoi andare.» concluse con tono sbrigativo.
Non me lo feci ripetere due volte, girai i tacchi e mi chiusi la porta alle spalle, cercando di mantenere un controllo alle lacrime che minacciavano pericolosamente di cadere. A passo spedito, decisi di andare in soffitta e cominciare a frugare tra le cianfrusaglie. Magari mio padre, aveva abbandonato lì le mie chiavi, considerandole materiale inutile. Mentre cercavo, vidi con la coda dell’occhio qualcosa brillare alla luce del sole che filtrava da una piccola finestra. Mi avvicinai a uno scatolone e con gli occhi velati, notai che l’oggetto che brillava, era un cornice in argento. Rappresentava la mamma, seduta sul letto, mentre mi teneva in braccio e con una mano mi faceva vedere un peluche. Il quale custodivo gelosamente nella mia camera. Aveva un sorriso contagioso, di quelli che ti portano inevitabilmente a fare lo stesso, mentre lo sguardo che mi lanciava, carico d’amore e d’affetto, fu quello che mi fece iniziare a singhiozzare.
Cercai di ricompormi, mentre prendevo la cornice e l’appoggiavo sulle mie gambe, e continuai a frugare all’interno del contenitore. La mia attenzione fu catturata da una specie di agenda rosa. La presi e aprendola, iniziai a leggere.
 
Caro diario,
È una bambina, me lo hanno appena comunicato. Jude e io avevamo deciso che se fosse nata una femminuccia, l’avremmo chiamata Lucy.
Quando tocco la pancia, sento la mia bimba muoversi e scalciare. A volte mi provoca alcuni dolori, ma sento già di volerle un bene sconfinato.
[…]
 
Girai pagina, andando un poco più avanti.
 
Caro diario,
Lucy è nata. È bellissima, l’emozione che ho provato nel tenerla in braccio è stata indescrivibile. È così piccola e delicata. Sono certa che da grande diventerà una splendida donna.
[…]
 
Questa volta voltai molte più pagine.
 
Caro diario,
Mi piacerebbe donare alla mia piccola Lucy una sorellina o un fratellino. Purtroppo però, i medici me lo hanno sconsigliato. È stata una vera batosta, secondo loro non sono in grado di iniziare una nuova gravidanza. Ultimamente ho visto Jude preoccupato, continua a farmi fare esami e farmi visitare da dottori. In compenso però, la mia bambina sta crescendo benissimo, mio marito dice che è tale e quale a me. Ha dei corti capelli biondi e grandi occhi color cioccolato.
[…]

Caro diario,
Mi hanno comunicato il motivo di tutta questa agitazione: non mi rimane molto da vivere. Il fatto di lasciare la mia Lucy, mi distrugge. Jude ce la farà a crescerla in modo corretto anche senza di me? Sarà una buona figura di riferimento per lei? Sicuramente mi sto preoccupando troppo, Jude è un brav’uomo. Spero che i medici riescano a guarirmi, ormai mi è impossibile anche solo alzarmi dal letto.
Lucy, qualunque cosa accada, ti vorrò sempre bene. Sempre.
 
Chiusi il diario, non sarei riuscita a leggere altro. Ormai le lacrime solcavano senza sosta le mie guance e io non mi preoccupai minimamente di asciugarmele. Decisi di portare via tutto lo scatolone, però prima, preferii guardare ancora un po’ in giro. Mi alzai a fatica, camminai fino a quello che doveva essere una libreria e presi uno dei volumi. Lo sfogliai distrattamente, finché non riconobbi alcuni simboli. Chiusi il tomo e guardai la copertina: Le Stelle.
Presi un altro libro e vidi che anche quello trattava del medesimo argomento. Però uno di loro mi attirò più degli altri. Era grande, polveroso ma soprattutto era ben definito. Il titolo era decorato con alcune pietre blu, che definivano le lettere. “Il Firmamento” si intitolava.
Presi una scatola di cartone vuota che si trovava lì vicino e cominciai a mettere dentro tutti quei libri. Quando ebbi finito, vidi che nell’angolo della stanza c’era una piccola parte di muro che era crollata. Mi avvicinai e notai che solo alcuni mattoni mancavano. Abbassandomi cercai di osservare all’interno e vidi un piccolo cofanetto color ciclamino. Lo presi e lo aprii. Rimasi sbigottita nel vedere quello che stava all’interno. Dentro quel bel cofanetto, decorato in oro, c’erano le dodici chiavi dorate di mia madre. Esibii un sorriso a trentadue denti e non esitai a richiamare a me gli spiriti, facendoli miei con un contratto.
Alcuni avevano un aspetto piuttosto singolare, come Taurus o Sagittarius, ma le emozioni provate nell’esser riuscita ad evocare degli Spiriti Celesti erano indescrivibili. Ero una maga. Esattamente come mia madre, cosa che mi rendeva davvero orgogliosa. Certo, ora non riuscivo a reggermi nemmeno in piedi, dopotutto avevo evocato dodici Spiriti in mezz’ora.
Ero talmente stanca che senza accorgermene, finii per chiudere gli occhi e cadere addormentata.
 
Quando mi svegliai, sbadigliai e mi avvicinai alla finestra gattonando. Il cielo era ormai tinto di rosso.
«Ma per quanto ho dormito?» mugugnai tra me e me.
Presi il mio mazzo di chiavi e lo guardai con espressione fiera. Ero davvero contenta. Sempre un po’ traballante, mi alzai e prendendo tutte le cose che avevo trovato, uscii da quella stanza piena di ricordi e tornai nella mia stanza.
Quando aprii la mia porta, nascosi lo scatolone sotto al letto e prendendo un piccolo marsupio, che avevo trovato tra le cose di mia madre, misi all’interno le chiavi e me lo legai in vita. Mi guardai al grande specchio e feci una piccola piroetta. Ora che avevo la certezza di essere una maga, non mi rimaneva che abbandonare la villa e andare alla ricerca dell’avventura. Dovevo solo preparare i bagagli e avrei potuto dire addio a Lucy Heartphilia. D’ora in avanti, sarei stata solo Lucy.
La porta si aprì di scatto, facendomi gridare per lo spavento.
Speth era sudata, aveva il fiatone e gli occhi sbarrati. «Lucy! Ma dove sei stata? Ti stiamo cercando da ore!» fece lei con tono da rimprovero.
«Scusami, ero andata a fare una passeggiata in giardino, ma mi sono addormentata sul prato.»
«Ti sei addormentata?» chiese lei alzando un sopracciglio.
«Già, non avevo dormito molto ieri notte.»
Speth, mi squadrò dall’alto in basso per nulla convinta, finché i suoi occhi non si soffermarono sul mio marsupio. La donna sorrise furba. «Vedo che le hai trovate.» Sgranai gli occhi sorpresa, feci per dire qualcosa ma lei mi anticipò. «Domani mattina, ore 9:20, Magnolia.» disse uscendo.
Piegai la testa di lato, inizialmente non capii. Poi però, dopo averci ragionato su per un’ora buona, capii che lei si riferiva al treno. Avrei dovuto prenderlo alle 9:20 e andare in quella città.
Dovevo tutto a quella donna.
 


Angolo “Autrice”
Back! ;3
Allora, questo capitolo – come già dice il titolo – è concentrato sui ricordi della mamma di Lucy. Tristi, neh? ç_ç
Finalmente, la nostra biondina preferita ha trovato le famose chiavi di Layla e ha stipulato con loro il contratto, mentre quella santa donna di Speth, ha detto a Lucy di scappare di casa.
Cosa succederà nel terzo capitolo?
Casini?
Ebbene, sì.

Ringrazio di tutto cuore chi ha recensito il capitolo 1: gaia21, Kushi93 [insieme al prologo *^*] e lulu_chan08 Vi sposerò, giuro. eue
I nuovi che l’hanno messa nelle preferite: Kushi93

E i nuovi che l’hanno messa nelle seguite: Kushi93,  Mareliska_14 e YunoGasai. Gentilissime. *^*
Kiss kiss, Gossip Gir-
No, ho avuto una crisi d’identità. (?)

_Lilith_z

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap 3: Intrusi ***


Intrusi.

Capitolo 3 ~

Dopo quello che mi disse Speth, non indugiai oltre e preparai la mia valigia. Cercai di metterci quanto più potesse servirmi, cacciandoci dentro praticamente tutto il mio armadio. Per la prima volta, ebbi bisogno dei soldi, così andai alla grande cassaforte della casa e presi un somma abbastanza alta per potermi permettere la vita fuori da qui. Dovevo mettere in conto anche la possibilità di comprare una casa, d’altronde non potevo sapere se mi avessero assunta subito per un lavoro.
Presi i soldi, tornai in camera mia e misi anche quelli in valigia. Quando presi l’estremità per chiudere, dovetti buttarmici sopra per riuscire a bloccare la serratura. A vedere il mio bagaglio temei che scoppiasse da un momento all’altro. Nascosi anche quello sotto al letto, togliendo la scatola vuota e accantonandola in un lato remoto della stanza. Ovviamente tutte le cose che avevo trovato in soffitta erano finite in valigia. Tranne le mie chiavi, da cui non avevo intenzione di separarmi.
Quando Anna mi venne a chiamare per la cena, scesi velocemente, ingoiai tutto alla velocità della luce e con la stessa rapidità con cui ero venuta, me ne andai. Tornai in camera mia, preparai i vestiti che avrei indossato la mattina seguente e indossai il pigiama. Consisteva in una canotta con spalline sottilissime e un pinocchietto. Era delicato, di un rosa quasi trasparente. Mi legai ugualmente in vita il mio – ormai sacro – marsupio e andai a dormire. Prima di chiudere gli occhi impostai la sveglia e poi mi abbandonai sul cuscino con un sorriso sulle labbra.
 
Un boato, una forte esplosione e infine delle grida.
Mi alzai di soprassalto, cercai di mantenere la calma e scendendo dal letto mi avvicinai alla porta. Le luci erano accese, persone che correvano ovunque. Peccato che non tutte le persone che vi erano all’interno, appartenevano alla mia casa. Figure incappucciate di bianco inseguivano i miei domestici, alcuni venivano presi e portati in camere dove si sentivano grida, altri uccidevano sul posto.
In preda al panico chiusi la porta a chiave, rimanendo così bloccata in quella stanza. La salivazione a zero, la gola secca, le gambe di piombo e il battito accelerato. Questo era tutto quello che sentivo, insieme al rumore delle grida, di vetri infranti ed esplosioni. Mi voltai e disperatamente cominciai a tastare ogni piastrella, ogni mattone, cercando un’uscita segreta.
«Oh, andiamo.» dissi fra i denti.
Poi mi venne un’idea. Presi la chiave dorata della Vergine e sicura di me stessa la brandii davanti a me. «Apriti porta della Vergine, Virgo!» Davanti a me apparve la figura di una bellissima ragazza, vestita da maid. Capelli corti e lilla, con grandi occhi azzurri.
«Mi ha chiamato, principessa?»
«Virgo, scava una buca che mi permetta di uscire da qui.»
Nel frattempo sentii una voce maschile urlare da dietro la mia porta. «Ehi ragazzi, qui c’è qualcuno!»
«Cosa aspetti, allora? Sfonda la porta e uccidi chiunque ci sia.» ordinò qualcun altro.
Guardai il mio Spirito con occhi imploranti, ormai prossimi alle lacrime. «Virgo! Sbrigati!»
«Agli ordini, principessa.»
Lo Spirito cominciò a girare su se stessa, creando una buca. Immediatamente la ragazza mi afferrò il braccio e mi attirò a sé, portandomi all’interno. Virgo fece appena in tempo a richiudere la buca, che la porta venne sfondata.
Sentii il cuore schizzarmi in gola, mentre la ragazza mi tappò la bocca. Mi voltai verso il mio Spirito e quest’ultimo, tolse la mano e mi fece cenno di tacere, subito dopo riprese a scavare. Mentre lei continuava io raddrizzai le orecchie nel tentativo di captare qualche conversazione.
«Sei un idiota! Te la sei fatta scappare!»
«No.» iniziò la voce maschile che avevo udito prima. «Sento il suo odore, è ancora qui.»
Sentiva il mio odore? Strabuzzai gli occhi.
Percepii dei passi sopra la mia testa, finché non si fermò.
«È esattamente qua sotto.»
Sbiancai. Mi voltai verso Virgo, ma di lei non vi era più traccia. In compenso al posto suo, c’era un’enorme galleria. Lei doveva essere poco più avanti. Cominciai a incamminarmi.
«Meno male, vedi di trovarla allora.»
«Ohi, ma chi sei tu per darmi ordini?!» sbottò la persona che aveva detto di sentire il mio odore.
Approfittai della loro distrazione, proseguendo. Nell’andare, vidi Virgo tornare indietro. Si stava occupando di richiudere tutto. Pensai quanto fosse eccezionale quella ragazza. Le sorrisi e lei ricambiò. Quando vidi i raggi lunari, capii che mancava ormai poco.
Uscii e mi assicurai che il mio Spirito tornasse nella mia chiave. Avvicinai l’oggetto dorato alle labbra e la ringraziai mentalmente. Subito dopo, mi feci strada per il grande giardino della mia tenuta.
Era ancora notte fonda a giudicare dall’intensità del buio. La luna era alta e piena, mentre le stelle sembravano proteggermi dall’alto donandomi tranquillità. Anche se poi così tanto tranquilla non dovevo essere. Mi voltai e vidi la mia casa in fiamme. Io ero scappata mentre gli altri no. Mi sentivo uno schifo.
Appena sentii delle grida, cominciai a correre. Non erano dei miei domestici, ma di quelle persone che erano venute a distruggere la mia casa. Stando alla conversazione avuta da quelle due persone nella mia stanza, stavano cercando me. E probabilmente il fatto di non avermi trovata li aveva fatti arrabbiare.
Ormai era da un po’ che continuavo a correre, sentivo il petto bruciarmi e le gambe diventare incredibilmente pesanti. Ero sempre stata veloce, ma in resistenza non ho mai dato molto.
Mentre correvo, inciampai, finendo con il viso per terra. Mi tirai su, mettendomi a sedere e guardai i palmi delle mani sbucciati, così come le ginocchia, naso e fronte. Non usciva molto sangue, però sono proprio quelli i tagli più fastidiosi e che bruciano di più. Soffiai sulle ferite cercando di darmi un po’ di sollievo, e mentre facevo ciò, non mi accorsi che dietro di me c’era qualcuno.
«Oh, eccoti qua!» disse una voce femminile.
Cacciai un urlo che probabilmente lo avevano sentito anche i morti sotterrati nel cimitero della città dietro la montagna . Con una mano sentii tapparmi la bocca, mentre l’altra mi tirava su e mi portava all’interno del boschetto.
Avevo talmente paura che ormai il mio corpo era diventato alla stregua di un sacco di patate. Non riuscivo a fare alcun tipo di movimento, ero totalmente rigida.
«Maledizione, io mi do da fare per trovarti e metterti al sicuro e tu ti metti a urlare?!» fece lei.
Cosa? Un attimo. Aveva detto metterti al sicuro?
Mi voltai e vidi davanti a me la figura di una ragazza di una bellezza mai vista. Era alta, fisico snello e atletico. Lunghi capelli lisci color verde smeraldo, gli occhi furbi erano color ambra, quasi simile a oro fuso. La pelle, perfetta, era olivastra. Indossava una magliettina a maniche corte che terminava poco più sopra dell’ombelico, color nero e un pinocchietto di jeans strappato.
«Non vuoi uccidermi?»
«No, io sono qui per trarti in salvo. Mi chiamo Eleanor e sono una maga.» disse facendomi un occhiolino.
«Come posso fidarmi dopo quello che ho visto poco fa?»
Lei fece spallucce. «A te la scelta. Puoi venire con me e scoprirlo, oppure andare da quel gruppo di Assassini.»
Sgranai gli occhi. «A-Assassini?»
«Papino non te ne ha mai parlato, vero?» disse sospirando. «E va bene, ti spiegherò io. Nel frattempo alzati e allontaniamoci da qui.» iniziò ad avviarsi verso l’uscita della mia tenuta, ma poi si bloccò e si voltò verso di me. «Oh, sempre che tu voglia venire con me.»
Mi alzai di scatto. «Vengo, vengo.»
Eleanor fece un sorrisetto divertito, poi iniziò a raccontare. «All’inizio il mondo magico, era difeso solo dalle gilde della luce, popolate dai maghi. Questi si occupavano di proteggere il nostro paese, svolgendo missioni. Alcuni di loro erano famosi e conosciuti persino oltremare. Eppure, qualcosa cambiò nel corso degli anni. Alcuni maghi, bramosi del potere e dell’oro, cambiarono i loro ideali, passando da gilde della luce a sette di Assassini. Svolgevano sì anche loro delle missioni, ma i lori lavori si avvicinavano di più a quelli delle gilde oscure. Però non potevano nemmeno essere definite tali, perché le persone si dedicavano solo alle missioni di assassinio. Non sappiamo chi fosse stato il primo a dare vita a questa nuova corrente, e questo sta a me e alla mia squadra da scoprire. Scovare quest’uomo e ucciderlo, senza pietà, esattamente come ha fatto lui con tutte le sue vittime. Una morte lenta e dolorosa, gli farò pentire di essere venuto al mondo, non mi fermerò nemmeno dopo aver udito le sue suppliche.» Rabbrividii sentendo la rabbia quasi palpabile della ragazza.
Almeno dopo questo racconto ero certa che Eleanor appartenesse ai buoni, o almeno, lo speravo.
Cercai di non voltarmi mentre camminavo, volevo evitare di sentire ulteriori esplosioni o vedere il fuoco avvolgere la mia casa. Pregai che Speth, Eido, nonno Bero e tutti gli altri, si fossero salvati.
Pensai che per cercare di mantenere il controllo su me stessa e non scoppiare a piangere, l’idea migliore era quella di distrarmi parlando. Così chiesi la prima cosa che mi passò per la testa. «Dove mi stai portando?»
«Nella mia gilda, ti addestreremo e diventerai una maga anche tu. Non so come tu abbia fatto a scappare, ma sei stata brava.» disse sorridendomi. «Visto che non sei ancora una maga, che tipo vorresti essere?» mi chiese curiosa.
«Non devo scegliere, lo sono già.»
Eleanor si fermò, evidentemente stupita. «Come scusa?» mi fermò, tenendomi per un braccio. «Mi avevano detto che non eri in grado di usare la magia!»
«Fino a questa mattina era così.»
La verde alzò le sopracciglia, ma subito dopo assunse un’espressione dubbiosa. «Quale sarebbe la tua magia?»
Le indicai il mio marsupio e tirai fuori le mie chiavi dorate. «Sono una maga degli Spiriti Stellari.»
Eleanor rimase a bocca aperta, prendendole e cominciando ad esaminarle. «Cosa?! Ma le hai tutte! Come fai ad averle?! Erano andate perdute nell’anno 777!»
«Anno 777, morte di Layla Heartphilia, nonché mia madre e maga degli Spiriti Stellari. Possessore di tutte le dodici chiavi dorate.» dissi con orgoglio.
La ragazza si grattò una guancia. «Capisco, ora mi è chiaro perché sono andate perdute. Giustamente le hai ereditate tu.»
«L’idea era quella, sì. Però sono riuscita a trovarle solo stamattina mentre esploravo la soffitta. Non ho perso tempo e ho stipulato subito un contratto con ogni Spirito.» dissi. «Anche se poi sono svenuta a causa del troppo potere magico.» aggiunsi ridacchiando imbarazzata.
«Be’, immagino. Hai pur sempre richiamato dodici Spiriti in una mattinata.» mi scompigliò giocosamente i capelli e mi guardò sorridendo. «Bene, facciamo vedere a quegli Assassini di che pasta siamo fatti e spacchiamogli il culo!»
Strinsi forte il mazzo di chiavi. «Sì!»
Quel giorno, apparentemente grigio e monotono come gli altri, era finito in un probabile bagno di sangue. E sempre in quel giorno io mi ero fatta un nuovo nemico ed ero diventata una maga stipulando un contratto coi miei nuovi Spiriti.
Molto probabilmente avrei visto di peggio ora, ma l’unica cosa che mi importava era andare a dormire e non dover più pensare a questa giornata. Fu troppo pesante, dovevo solo sperare che questo problema si sarebbe risolto il prima possibile.




Angolo “Autrice”
Hola, cari. :3
Oggi ho voluto postare prima perché è finalmente finita la scuola ed ero talmente felice che per l’occasione ho deciso di portarmi avanti adesso. u.u (?) Eggià, io da oggi sono ufficialmente in vacanza. :P Ahahah.
Coooomunque… In questo capitolo Lucy ha appena scoperto l’esistenza degli Assassini. Buoni? Cattivi? Neutrali? Bah, vedremo. ;)
In più, la nostra protago
nista ha conosciuto una nuova ragazza, anche lei maga, che dice di essere venuta lì per salvarla, Eleanor. Potrà davvero fidarsi di lei? Mhm, bella domanda. (?)
È vero che avevo detto che da questo capitolo iniziava la vera avventura ed è così, dopotutto. Se vi aspettavate qualcosa di più, chiedo scusa. T^T Non vi preoccupate se non sono ancora arrivate le varie lotte, tanto poco più avanti ci saranno talmente tanti combattimenti che questi capitoli “normali” inizieranno a mancarvi. (?) xD
Prima di andare, ringrazio di tutto cuore le persone che hanno recensito il capitolo 2: gaia21, lulu_chan08, Luxus99chan e Kushi93. *^*
Anche le persone nuove che hanno aggiunto la storia alle seguite: Elisa_nalu, Luxus99chan, MrPanda [mi sono innamorata del tuo nome ahahah xD], rafxsulfusxsempre, SanaeEric.
Ci vediamo col quarto capitolo!
Tschüβ!
Oggi mi sento poliglotta. (?)
_Lilith_z

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap 4: White Lily! ***


White Lily!

Capitolo 4 ~

Eleanor aveva detto che non era molto distante la città che avremmo dovuto raggiungere, ma avrei prima dovuto capire cosa significasse per lei la parola distante. Erano ormai tre ore che continuavamo a camminare, la stanchezza cominciava a farsi sentire e anche il cielo era quasi azzurrino.
«Quanto manca?» chiesi io ormai trascinando i piedi.
«Uff, quanto ti lamenti. Manca poco.»
«Definisci poco.» dissi assottigliando gli occhi.
«Una decina di chilometri alla prima città. Per Magnolia manca ancora un giorno di viaggio.»
Rimasi a bocca aperta. «Uccidetemi.»
Eleanor sghignazzò, guadagnandosi una mia occhiataccia. Subito dopo mi scompigliò giocosamente i capelli facendomi una linguaccia. «Stavo scherzando, dobbiamo arrivare a quella casa.» disse indicando una piccola casetta in mezzo al nulla. «All’interno ci sarà un mio amico, che aprirà un portale e arriveremo a Magnolia.»
«Oddio, grazie.» dissi io con occhi luminosi mentre fissavo quella casetta che poteva benissimo essere paragonata a un’oasi nel deserto. «Aspetta un attimo.» Solo in quel momento realizzai il fatto che la verde mi avesse presa in giro. La guardai con fare assassino mentre lei aveva iniziato a correre. «Se ti prendo ti ammazzo!» cominciai a rincorrerla, raggiungendo così la casa.
Una volta arrivata mi dimenticai del piccolo scherzo e senza troppi complimenti spalancai la porta di casa facendo sobbalzare un ragazzo che vi era all’interno. Mi raggiunse anche Eleanor, salutando con una pacca sulla schiena la figura che avevo appena spaventato. Avrà avuto un anno in più di me, aveva degli arruffati capelli castani e occhi anche lui ambrati.
«Ciao Stephen!» disse raggiante la verde.
«Ciao cuginetta.» disse ricambiando il sorriso radioso. Quindi erano cugini? Spostò poi, la sua attenzione verso di me. «Tu devi essere Lucy Heartphilia, giusto?»
«Lucy, per favore.»
«Chiedo scusa, è che non sapevo come comportarmi davanti alla figlia di un pezzo grosso.» fece lui imbarazzato. «Comunque io sono Stephen, il cugino di Eleanor. Piacere di conoscerti.» mostrò un bel sorriso, il quale mi fece pensare che doveva essere sicuramente un bravo ragazzo.
«Il piacere è mio.» dissi ricambiando il sorriso.
«Bene!» disse Eleanor sbattendo le mani, facendoci riportare l’attenzione verso di lei. «Ora che ci siamo presentati direi che è l’ora di aprire questo benedetto portale e tornare a casa!» si stiracchiò sorridente, mentre dava il permesso al ragazzo per poter proseguire.
«Agli ordini.» fece lui. Il ragazzo alzò un braccio puntandolo avanti a sé, emanando un leggero bagliore. Davanti a lui si formò una specie di specchio color azzurrino, la sua superficie sembrava quasi liquida. I bordi erano contornati da una materiale bianco, che faceva quasi da cornice. Guardai il portale affascinata, mentre Eleanor annuiva soddisfatta. «Prima le signore.» disse Stephen facendo un piccolo inchino. La verde roteò gli occhi entrando per prima, mentre io lo ringraziai con un sorriso ed entrai subito dopo la ragazza, seguita a ruota da suo cugino.
Dovetti portare una mano davanti al viso, la luce mi impediva di vedere, ed era troppo forte per i miei poveri occhi abituati fino a quel momento al buio. Quando finalmente riuscii a mettere a fuoco il posto che avevo davanti a me, sentii gli occhi inumidirsi e dei leggeri brividi sulle braccia. La contentezza era tale, da essermi commossa. Così questa era una gilda. Mi guardai in giro curiosa e affascinata, mentre una serie di persone mi osservava divertita. Ero sicura di apparire come una bambina ai loro occhi, ma in quel momento era proprio così, ero una bambina che aveva appena fatto una scoperta importante. L’edificio era molto grande, accogliente ma soprattutto elegante. Il pavimento in marmo bianco, sembrava quasi rispecchiare la mia immagine. All’entrata c’erano due alte colonne, anch’esse in marmo bianco, che si innalzavano imponenti verso il soffitto, intrecciandosi su se stesse. Il corridoio era lungo e sui muri erano appesi tanti specchi, collocati tutti in un modo ben preciso: ognuno doveva riflettere l’immagine del precedente. Accelerai il passo e raggiunsi la grande porta, questa però era di un tenue verde pastello. Aprii la porta e vidi la gilda. Quella che doveva essere la sala, pullulava di maghi di diverse età, ce n’erano alcuni che erano proprio strani. Feci qualche altro passo, incerta, beandomi di quella vista. C’erano diversi tavoli, dove le persone si sedevano e chiacchieravano, accompagnando qualche volta la conversazione con qualcosa da bere. Anche qui era tutto bianco. Le gambe dei tavoli sembravano delle piante floreali bianche, mentre le sedie delle foglie. Il lampadario, di dimensioni spropositate, si trovava al centro del soffitto e sembrava un grandissimo giglio dorato che splendeva all’interno della gilda. In fondo c’era un bancone, dove dietro erano riposte alcune bottiglie e vari set di bicchieri in vetro. Sulle pareti erano appesi numerosi stendardi che rappresentavano quello che doveva essere un giglio.
«Ti piace?» chiese orgogliosa Eleanor.
«Tantissimo.» feci io incantata.
La verde assunse un’espressione soddisfatta, poi mi prese per mano e sorrise. «Lucy, benvenuta nella gilda più forte di tutta Fiore, White Lily!» Sorrisi con occhi brillanti e abbracciai la ragazza. Lei rise e ricambiò il contatto. «Lucy, non sarai mai più sola, d’ora in avanti White Lily sarà la tua nuova famiglia!»
Sentii una lacrima scendere solitaria e solcare la guancia. Non mi preoccupai di fermare il suo corso, la lasciai scivolare, insieme alle altre che giunsero poco dopo. «Ne sono onorata!» Non mi sarei più sentita triste o sola, ora avevo degli amici su cui poter contare.
Amici…
Già… Non avevo mai avuto amici, la cosa mi ha sempre fatto tanto male. Anche se, pensandoci bene, un amico lo avevo avuto quando ero piccola. Non mi ricordavo nulla di lui, né il volto, né tantomeno il nome. So solo che era un maschio. Forse in casa avevo ancora qualcosa che mi avrebbe fatto ricordare, ma avevo paura a tornare in quel posto dopo l’avvenimento della notte prima. Anche se in teoria, sarei dovuta andare a prendere la mia valigia.
Appena formulai quel pensiero dietro di me si aprì un portale da cui emerse Stephen con un bagaglio, il mio. Guardai la mia borsa incapace di dire nulla, mentre il ragazzo mi guardava sorridendo. «Sono queste le tue cose, non è vero?»
Sbattei le palpebre. «S-sì, grazie.» presi la mia valigia e cercai di sostenerla senza finire per terra a causa del peso.
Subito dopo sentii qualcuno darmi una pacca sulla schiena, abbastanza forte, rischiando di farmi sbilanciare. Prima di rischiare, appoggiai la valigia e mi girai, vedendo Eleanor sorridere. «Visto che non sei ancora in grado di svolgere missioni, per cui non puoi guadagnare e se non guadagni non puoi comprare casa, verrai da me. E ti allenerò a dovere!»
Sorrisi imbarazzata e cercai le parole migliori. «E-ehm, non ti preoccupare. Ho preso alcuni soldi da casa mia e li ho messi in valigia, pensando proprio all’eventualità di comprare un appartamentino.»
«Oh.» fece lei delusa.
Subito cercai di risollevarla col morale, accettando così la sua gentile offerta. Ci teneva dopotutto, mi dispiaceva dirle di no. «Però se vuoi, vengo da te.»
«Perfetto!» si rallegrò subito lei. Caspita, come cambiava in fretta umore. Subito dopo si voltò verso il cugino e, prendendomi la valigia dalle mani, l’affidò al ragazzo. «Stephen, porta questa in camera mia.»
«Va bene che posso teletrasportarmi, ma non sono un fattorino.» borbottò lui.
«Cosa hai detto?» gli occhi della ragazza sembravano due piccole lucine rosse che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque.
«N-niente!» disse lui spaventato e sparendo all’interno di un portale.
La verde si voltò soddisfatta verso di me e prendendomi per un braccio mi portò con lei verso l’interno. «Ora ti faccio conoscere un paio di persone.» disse lei con un grande sorriso.
Eleanor mi trascinò a un tavolo dove c’erano dei ragazzi della mia età, che mi presentò. C’era un ragazzo alto e muscoloso, con capelli biondi e occhi viola. Il suo nome era Alexander, un God Slayer della luce ed era uno dei sei maghi di classe S. Indossava una camicia a quadri, completamente sbottonata, dove sotto aveva una maglietta color grigio chiaro. I pantaloni invece, erano neri e semplici. Dovetti ammettere che era proprio bello.
Passammo poi a una ragazza dai capelli castani, raccolti in una lunga treccia che teneva legata davanti, e grandi occhi azzurri. Indossava una canotta beige, che metteva in risalto il suo seno prosperoso. In vita aveva un cinturone nero, mentre i pantaloni erano marroni, ai piedi invece indossava degli anfibi neri. Si chiamava Lara ed era la sorella di Stephen. Era una maga di classe S ed era anche lei in grado di aprire dei portali. La differenza col fratello era che lei, non si teletrasportava per andare in luoghi differenti, ma apriva degli spazi temporali che le permettevano di richiamare quello che si trovava dall’altra parte e di prenderne il comando. Disse di avere un T-rex di nome Fluffy. Io un dinosauro con quel nome non riuscivo ad immaginarmelo, be’, nemmeno un dinosauro.
Vicino a Lara si trovava una ragazzina minuta, le avrei dato sedici anni, ma Eleanor mi assicurò che anche lei ne aveva diciotto. Aveva dei lunghi capelli color ossidiana e grandi occhi color vermiglio. Una pelle chiara, quasi pallida, e da quello che riuscii a notare sembrava molto tranquilla, quasi indifferente. Sembrava una bambolina, una Gothic Lolita. Il suo nome era Adelaide, maga di classe S e la sua magia sfruttava il Take Over, permettendole di prendere le sembianze di una vampira e di acquisire i suoi poteri. Era la più spietata del gruppo durante il combattimento.
Gli ultimi, erano due gemelli. La ragazza aveva dei lunghi e ricci capelli color castano ramato, dolci occhi color verde acqua e una spruzzata di efelidi sul naso. Si chiamava Astrid, maga di classe S e Dragon Slayer dell’acqua. Indossava una magliettina verde e una gonnellina con tulle bianca. Il gemello accanto a lei si chiamava Aaron, anche lui mago di classe S e Dragon Slayer dell’acqua. Aveva anche lui dei capelli color castano ramato, sbarazzini. Gli occhi erano furbi e dello stesso colore della gemella. Indossava una camicia verde, e dei pantaloni bianchi.
E l’ultimo mago di classe S scoprii che era Eleanor.
La verde mi disse di essere una maga delle esplosioni. Poteva far saltare in aria tutto quello che voleva, poteva decidere anche l’estensione dell’area. I suoi amici mi assicurarono che in combattimento era infermabile. In giro giravano delle voci che dicevano che fosse lei la maga più forte di tutta White Lily.
Erano davvero molto simpatici, ero sicura che mi sarei trovata bene qui.
Mi sedetti al loro tavolo, insieme a Eleanor.
«Quindi tu sei una maga degli Spiriti Stellari, potrei vederne uno?» chiese Lara con occhi brillanti.
«Lara, perché devi farle sprecare energia magica?» chiese Alexander roteando gli occhi.
«Ma Alex! Non ne ho mai conosciuto uno! Non sei curioso anche tu?»
«Se vuoi posso farti vedere le chiavi.» dissi imbarazzata.
La castana si girò esibendo un bellissimo sorriso a trentadue denti. «Oh, sì!»
Aprii il piccolo marsupio e presi le mie chiavi dorate e le appoggiai sul tavolo. Tutti si sporsero per osservarle meglio, incuriositi.
«Ma le hai tutte!» disse sorpreso Aaron.
«Devi essere una maga spettacolare, allora.» fece Adelaide.
«Oh, no. Queste le ho ereditate da mia madre. Lei era una maga formidabile, la sua padronanza della magia era invidiabile da chiunque. Io sono diventata una maga solo questa mattina, ho ancora molto da imparare.» dissi abbassando lo sguardo.
«Non fare così, sono sicura che anche tu diventerai brava come la tua mamma.» disse dolce Astrid.
Le sorrisi riconoscente e le risposi con un debole “grazie”. La verde vicino a me mi accarezzò la testa, cercando di risollevarmi il morale, capendo che avessero toccato un tasto dolente.
Cambiammo subito argomento. «Qual è il tuo gruppo sanguigno, Lucy?» chiese Adelaide.
Sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale. «Z-zero»
La mora si leccò le labbra e mi guardò con uno strano sguardo. Come se si trattasse dello sguardo che potesse riservare un cacciatore alla sua preda. Decisi che d’ora in poi sarei andata in giro armata di croci e boccette di acqua santa. «Interessante.» disse lei con voce melliflua. «Non ho ancora incontrato uno zero, posso assaggiare?» sbiancai.
«Adelaide, non spaventarla.» disse preoccupata Astrid.
«Esatto, poi hai già bevuto per oggi!» disse seccato Alex.
«G-già?» chiesi io terrorizzata.
«Oh sì, Lai-chan, per tenersi in forze deve bere una certa quantità di sangue ogni mattina, se no rischia di sentirsi male. Non muore eh, perché è comunque un’umana. Ma le sue particelle vampiriche, ne sentono il bisogno. L’unico rischio potrebbe essere quello di perdere i suoi poteri. Stai tranquilla, non dissangua.» concluse ridacchiando Lara.
Non mi sentii comunque tranquilla, nemmeno un po’.
Però ero contenta di essere stata salvata da Eleanor, questo posto mi piaceva, la gente mi piaceva, tutto di questa gilda mi piaceva. Dovevo la vita ad Eleanor, questo era poco ma sicuro. Mi guardavo in torno e vedevo quella cosa che non avevo mai avuto: amici. Qui ero certa di poterne trovare tanti. E senza rendermene conto il mio cuore considerava già questo posto come casa e tutte queste persone come nuova famiglia. Sentivo una bella sensazione al petto, il sorriso stampato sul volto e la mia anima sembrava più leggera.
Eleanor, Alex, Lara, Adelaide, Astrid e Aaron erano davvero persone magnifiche, ero sicura che mi sarei subito affezionata a loro.
Senza nemmeno accorgermene, la giornata era già finita e seguendo Eleanor, ci avviammo insieme a casa sua. Ero davvero esausta, avevamo parlato per tutto il tempo. In più il viaggio a piedi per raggiungere White Lily fu devastante.
Dopo cinque minuti di camminata, proseguendo su una stradina di ciottoli in pietra che saliva verso il centro della città, raggiungemmo un grazioso appartamento. Eleanor aprì la porta e mi trovai davanti a una bellissima camera. Da un lato c’era un grande armadio in legno che percorreva tutto il muro, mentre dall’altro, vicino alla finestra c’era un letto da una piazza e mezza. Aveva delle coperte color giallo pastello e il cuscino era verde chiaro con disegnati tanti piccoli fiori. Accanto al letto c’era un comodino in legno con sopra una lampada, una sveglia e una fotografia. Mi avvicinai alla cornice e vidi sette bambini: c’era una bimba con un grande sorriso sopra una grossa bestia, simile a un toro, però più grande, bianco e con delle corna nere e a spirale. Aveva dei capelli castani e corti, completamente ricci, gli occhi erano grandi e azzurri. Dietro di lei c’era un bimbo anche dai lui dai capelli castani, però con occhi ambrati che si teneva alla bambina con un’espressione terrorizzata. Sotto, c’erano due gemelli, la ragazzina dai lunghi capelli ramati, raccolti in una coda alta, spruzzava il fratello con dell’acqua, creata da lei stessa. L’altro gemello invece, aveva alzato un intero torrente, provocando il panico a una ragazza dai capelli verdi, che cadevano appena dopo le spalle, nascostasi dietro un bimbo biondo, che alzava un pugno e sembrava abbastanza seccato. Con l’altro invece, cercava di fare da scudo per proteggere la verde. Al centro del gruppo, c’era una bimba mora, con i capelli legati in uno chignon alto, che apriva le braccia in una chiaro invito a raggiungerli, come se stesse dicendo alla persona che li guardava, di venire. Le labbra erano distese in un bellissimo sorriso, che mostrava dei canini bianchi.
Trovai quella foto adorabile, mi sarebbe piaciuto potermi unire a White Lily in tenera età, per avere dei ricordi come i loro. Li riconobbi tutti, erano Lara, Stephen, Astrid, Aaron, Eleanor, Alex e Adelaide.
Mi girai e vidi dietro di me, una porta bianca che molto probabilmente portava al bagno. Mentre in un’altra stanza c’era la cucina.
Eleanor mi guardò sorridente. «Ti piace la foto?»
«Moltissimo. Anche a me sarebbe piaciuto far parte di una gilda fin da piccola.»
«Be’, non ha molta importanza ora. Dopotutto ora appartieni a White Lily, anche se non sei qui da molto, sei comunque una di noi. Come potrei trattare un vecchio membro, tratterò te in egual modo.» sentii i miei occhi inumidirsi, feci un passo, due e poi saltai addosso alla maga.
«Grazie. Eleanor, grazie mille.» dissi col cuore.
La verde si sbilanciò un attimo, ma appoggiandosi alla parete dietro di lei, riuscì a non cadere. Ricambiò il contatto e appoggiò il mento sulla mia testa, massaggiandomi la schiena. In quel momento, sentii che avrei potuto considerarla alla stregua di una sorella maggiore. «Ora è tutto finito, Lucy, tu di noi ti puoi fidare.» La strinsi ancora di più, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Ora non avevo più motivo per piangere, avevo loro e questo bastava.
Mi staccai e prendendo di nuovo la cornice, ci sedemmo insieme sul suo letto ed Eleanor cominciò a raccontarmi cosa successe quel giorno.
«Qui Adelaide sembra più felice.» feci io.
«Già, in quel periodo non c’erano pericoli e quindi si viveva tutti tranquilli. Adelaide aveva un fratello più grande, andavano molto d’accordo. Erano praticamente uguali, sia di aspetto sia di carattere. Si volevano davvero molto bene, il loro era un rapporto davvero speciale. Non litigavano mai. Un giorno però, due anni dopo questa foto, intrapresero insieme la loro prima missione. Purtroppo, durante il combattimento, contro dei tagliagole, uno di loro prese in ostaggio Adelaide. Suo fratello non poteva permettere che le facessero del male, così optò per uno scambio. Agli uomini, interessava appunto il ragazzo, così accettarono. Lui ordinò a sua sorella di scappare, dopo averla costretta, Adelaide tornò in gilda in lacrime. Da quel giorno, organizzammo molte ricerche, guidati anche dai migliori maghi dell’epoca, ma nessuno riuscì più a trovare il fratello. Finché un giorno, Adelaide tornò sul posto e trovò un medaglione. All’interno c’era la foto della ragazza, e anche lei ne aveva uno uguale con la foto del fratello. Lui non se lo sarebbe mai tolto, così arrivammo alla conclusione che fosse morto. Col passare del tempo, il carattere vivace e allegro di Adelaide mutò, fino a diventare come adesso.»
Mi portai una mano alla bocca. «M-mi dispiace.»
«Non ti preoccupare.» disse lei facendomi un debole sorriso.
Cercai di cambiare subito discorso, ma lei mi precedette. «Bene, ora andiamo a dormire. Domani, entrerai ufficialmente a far parte di White Lily, quindi pensa bene a dove vuoi il marchio.» mi fece l’occhiolino e si alzò dal letto. «Vado a prenderti il futon.»
«Grazie.»
Poco dopo tornò con il futon, l’aiutai a prepararlo e mi posizionò accanto al suo letto. Appena finimmo, ci cambiammo e andammo a dormire. Non vedevo l’ora del giorno dopo, chiusi gli occhi e appena toccai il cuscino caddi addormentata in un sonno privo di sogni.
 



Angolo “Autrice”
Ooh, sono soddisfatta! Questo mi è uscito più lungo! :D
Bene! Qui avete finalmente conosciuto i personaggi principali della storia! u.u
Cosa ne pensate di Stephen, Eleanor, Alex, Lara, Astrid, Aaron e Adelaide?

Se vi state chiedendo il perché quasi tutti i nomi inizino con la A, be’, non lo so nemmeno io… Sono usciti così. xD
Poi anche il mio nome inizia con la A. o.o (?)
Ah! Vi piace invece White Lily? A me molto. (?) u.u

Alex: per forza, l’hai inventata tu. -_-“
Ehi, questo è il mio spazio! Pussa via! eue
Aaron: tanto la tua storia non piacerà a nessuno.
*Si rintana in un angolino piangendo*
Astrid: Aaron! Chiedi scusa!
Eleanor: *dà un pugno al Dragon Slayer dell’acqua*
Aaron: Ahia! Okay, okay! Scusa…
*Si gira con i lacrimoni*
Lara: *corre urlando e si lancia dalla finestra della gilda*
*Si sente “splath” (?)*
Adelaide: mi state disturbando, chiudete quella bocca *aura spaventosa*
Tutti: A-Agli ordini!
Bah… Mi hanno rubato anche l’angolo autrice.
Cooomunque, ringrazio le persone che hanno recensito il capitolo 3: gaia21, Kushi93, lulu_chan08, Luxus99chan. ♥_♥
Ringrazio anche i nuovi che hanno messo la storia nelle seguite: Eden0109, lady_eclisse, Lunaix, midori no yume e nalustar.
E anche quelli che hanno solo letto. :3
Dai, ora io e questi idioti ci dileguiamo.
Babbai!

_Lilith_z

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cap 5: Distruggiamo una valle! ***


Distruggiamo una valle!

Capitolo 5 ~

Una canzoncina, un uomo che urlava al megafono e del calore sul viso. Questo era quello che sentivo. Aprii gli occhi maledicendo l’uomo sotto alla finestra che era arrivato per vendere la frutta. La canzoncina veniva dalla sveglia, posta sul comodino. Vidi Eleanor mettersi a sedere. Si stropicciò un occhio, subito dopo aprì la finestra, si inginocchiò sul letto e indirizzò il braccio verso il fiume che divideva le due strade. Mi alzai giusto in tempo per vedere, la mano della ragazza si illuminò ed esattamente dove c’era l’acqua, provocò un’esplosione che fece salire il fiume fino all’altezza della finestra. Tutta l’acqua cadde addosso al povero uomo e al suo camioncino della frutta. Eleanor si sporse alla finestra e guardò malissimo l’uomo. «Tu vieni a urlare alle sette del mattino sotto la finestra di una maga di classe S di White Lily?! Molto intelligente da parte tua!» urlò lei.
L’uomo sbiancò e raccogliendo il recuperabile, salì sul camioncino e mise in moto. La vettura emise un brutto rumore, poi uscì del fumo e il motore si spense. «Ancora qui sei?!» urlò di nuovo la verde. L’uomo terrorizzato uscì e abbandonò il camioncino, correndo dalla parte opposta della casa.
La guardai sbigottita, poi quando chiuse la finestra e si sedette a gambe incrociate, borbottando qualcosa di incomprensibile, scoppiai a ridere. Eleanor mi guardò interrogativa. «Tu sei completamente fuori.» dissi asciugandomi una lacrima al lato dell’occhio, incapace di fermare le risa.
La ragazza ridacchiò e si massaggiò la testa. «Chissà perché, ma me lo dicono spesso.»
Continuai a ridere, solo che questa volta si unì anche la verde.
Ormai eravamo sveglie, per cui era inutile rimettersi a letto. Così, ci preparammo e andammo alla gilda. La giornata era bellissima, il cielo era azzurro e il sole splendeva alto nel cielo. Faceva anche piuttosto caldo, infatti avevo deciso di indossare un pantaloncino di jeans e una camicetta bianca smanicata.
Raggiungemmo subito White Lily, e vidi che nonostante fossero le otto e trenta, la gilda era già attiva. Notai anche che i ragazzi erano già arrivati, così, li raggiungemmo subito. Lara era praticamente sdraiata sul tavolo, mentre gli altri sbadigliavano.
«Anche voi disturbati dal camioncino della frutta?» chiesi io ridacchiando.
«Guarda, lascia perdere. L’avrei fatto fuori se avessi potuto.» disse Alex.
«Be’ a quello ci ha già pensato Eleanor.» replicai ridendo.
I ragazzi mi guardarono interrogativi, così spiegai loro cosa era successo poco prima. Anche loro risero finito il racconto.
«Tipico di Elea-chan!» disse Lara. E risero tutti di nuovo, mentre la verde ridacchiava imbarazzata.
In quel momento arrivò una bellissima bambina dai capelli biondi, che cadevano morbidi in grandi boccoli. Gli occhi erano dolci e verdi, e le labbra erano piegate in un graziosissimo sorriso. Indossava un delicato vestitino lilla, che la rendeva una piccola bambolina. In mano aveva quello che doveva essere un timbro, mentre sotto l’altro braccio teneva un orsacchiotto di peluche. Poteva avere nove anni.
«Lu-chan?» chiese lei.
Non resistetti. La presi e cominciai a stringerla tra le braccia. Mentre le facce dei miei nuovi amici assumevano un’espressione terrorizzata.
Sotto lo sguardo sconcertato di tutti, la bimba ricambiò il contatto e mi chiese di farle fare dei salti. Subito l’accontentai alzandola in aria.
«Che bella che sei, Lu-chan! E sei anche molto gentile.» disse sorridente la bimba.
L’appoggiai a terra, guardandola sempre con un’espressione adorante. «Anche tu sei adorabile.»
«Grazie! Bene, ieri ero via, ma ora è giunto il momento di presentarmi! Mi chiamo Beatrice e sono il Master di White Lily.» disse lei fiera.
«Eh?» feci io sorpresa. Be’ sorpresa non era il termine proprio adatto, questa non me l’aspettavo proprio. Com’era possibile che una bimba tanto piccola fosse il Master di una gilda? Per di più della più potente dell’intera Fiore! Doveva possedere un infinità di potere magico.
«Hai capito bene.» disse lei compiaciuta. «Dove lo vorresti il simbolo?» chiese subito dopo, facendomi riportare l’attenzione verso quel timbro colorato, che apparentemente sembrava un piccolo giocattolo.
«Ehm, lo vorrei sulla spalla destra, verde.»
«Magnifico!» esultò. «Ora abbassati, non ci arrivo fino a lì.» disse facendo un paio di piccoli balzi.
La guardai divertita, subito dopo mi abbassai e le permisi di farmi il marchio che consisteva nella rappresentazione di un giglio.
Quando finì, guardai contenta il simbolo. «Ora fai ufficialmente parte di White Lily, benvenuta Lu-chan!» disse alzando le piccole braccine e alzando la voce, in modo da farsi ben udire da tutti. I presenti cominciarono a battere le mani soddisfatti, mentre io mi ritrovai ad essere di nuovo commossa.
«Be’, io proporrei di festeggiare!» disse Lara.
«Credo sia una bell’idea.» concordò Aaron.
«Perfetto! Iniziamo con una bella gara allora!» urlò Lara.
«Oh, no.» disse Eleanor appoggiando una mano sul viso esasperata.
La castana ignorò la maga dell’esplosioni e corse vicino a me. «Spero ti piaccia cavalcare e che tu sia brava, perché chi perde è obbligato a eseguire gli ordini del vincitore.» gli occhi brillanti e furbi della ragazza mi fecero rabbrividire. Temevo per quello che mi avrebbero potuto far fare, nel caso avessi perso.
«Lucy, sei ancora in tempo per declinare, tanto vince sempre Lara.» disse Alex. «Lo dico per te, l’ultima volta mi ha costretto a vestirmi da principessa ed entrare urlando all’interno del Consiglio della Magia. Mi hanno preso per un pazzo maniaco. La mia popolarità è calata notevolmente per colpa di quel demone.»
«Oh, andiamo. Ma se stavi benissimo con quel grazioso vestito rosa pieno di volant.»
«Lara, vuoi che ti incenerisca ora o dopo?» la fulminò il biondo.
«Nah, credo che ti mancherei.» disse la castana facendogli un occhiolino.
«Io voglio partecipare! Ma sappi che sarò io il vincitore!» disse Aaron guardando la castana maliziosamente. «E non vedo l’ora di farti indossare una cosa.» ghignò.
La ragazza arrossì, sotto lo sguardo sorpreso di tutti. Ma si ricompose subito. «Accetto la sfida!»
«Aspettate! Se partecipa il mio fratellino allora ci sarò anche io!» disse Astrid.
«Allora parteciperò anche io! Questa sarà la mia rivincita! Alex 2 la vendemmia!»
«Si dice vendetta, idiota.» fece Eleanor. «Be’, in questo caso prenderò anche io parte. Non voglio mica essere lasciata indietro.»
«Devo farla pagare a una persona, mi serve un malcapitato da usare per il mio piano. Contate su di me.» disse Adelaide.
Tutti ci girammo terrorizzati verso la mora. Cosa avrebbe dovuto farci fare? Non lo volevo sapere…
«Giocherò anche io.» dissi incerta.
«Giocare? Oh no, mia cara. Qui se perdi, ci rimetti la reputazione.» fece maligna Lara. Raggelai, quella ragazza sapeva davvero far paura. «Ma rendiamo la gara più interessante: la magia è permessa.» ghignò.
Deglutii rumorosamente. «Non sei obbligata, eh.» disse Aaron guardandomi divertito.
«No, no. Parteciperò anche io.» dissi appoggiando una mano sulle mie chiavi e guardando con un sorrisetto strafottente il ragazzo. Se ero con i miei Spiriti non avevo nulla da temere, anzi, mi donavano coraggio e anche sfrontatezza oserei dire.
Il Dragon Slayer dell’acqua sorrise compiaciuto. «Così mi piaci.» mi fece un occhiolino e mi sentii avvampare. Distolsi lo sguardo e mormorai un “sbrighiamoci” che fece ridere i miei compagni.
La castana contenta mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla gilda, gli altri ci raggiunsero subito dopo. Arrancai, non era facile starle dietro. Raggiungemmo una radura, spianata e grande. La quantità di verde presente era incredibile, alcuni chilometri a ovest si estendeva un bosco, dove alcuni di loro di solito ci andavano per allenarsi, dato che qualche volta si presentavano dei maghi, e ne approfittavano per combattere. La maga mi lasciò il braccio, si girò appena con la testa mostrando un sorriso sadico, poi si voltò verso la grande distesa verde ed allargò le braccia.
«Oh, Spazio Temporale, permettimi di aprire una breccia e richiamare a me i tuoi sottoposti.» Subito dopo, la ragazza tirò fuori un coltello da uno degli anfibi e si tagliò il palmo della mano da cui sgorgarono un paio di gocce di sangue. Quando queste caddero al suolo, ci fu un colpo di vento che fece piegare anche gli alberi. Dovetti abbassarmi per resistere alle correnti d’aria. Durarono pochi secondi, successivamente un grande portale, steso sull’erba, anch’esso simile a uno specchio con una superficie analoga all’acqua, e fuoriuscirono sette grandi bestie.
Le riconobbi subito, erano uguali a quella della foto nella camera di Eleanor. Somigliavano a tori, però più grossi, bianchi e con quelle caratteristiche corna nere a spirale.
Lara corse incontro alla prima e con un abile balzo, salì in groppa all’animale. «Forza! Non avrete mica paura?» rise lei.
Subito tutti si avvicinarono alle bestie e vi salirono sopra. Io lo guardai un po’ diffidente, poi cercando di aggrapparmi con una mano sul corno, l’altra sulla groppa e mi tirai su.
«Mi piace l’idea di utilizzare la magia, ma non provare a prendere il controllo sui nostri animali, non sarebbe corretto.» disse Alex alla castana.
La maga sbuffò sonoramente. «Uffa…»
«Ma cosa sono?» chiesi io, cercando di rimanere sopra al grande toro bianco.
«Non lo so di preciso, ma appartengono all’era dei dinosauri.» fece spallucce la ragazza che li aveva evocati.
Deglutii e cercai di non pensare al fatto di essere sopra a un animale preistorico, probabilmente carnivoro. Poi mi venne in mente un’idea. «È ammesso tutto, vero? Qualsiasi cosa che c’entri con le nostre magie, giusto?» chiesi con un sorriso non del tutto rassicurante.
La castana alzò un sopracciglio. «In teoria.»
«Ci ha preso gusto la biondina!» disse Aaron scoppiando a ridere e causando l’ilarità degli altri.
«Giusto un po’.» dissi sorridendo.
Prima che Lara potesse dare il via, evocai Virgo e le ordinai di creare delle trappole sotto ogni toro. Ovviamente lo feci telepaticamente, sprecai più energia, ma almeno avrei avuto l’effetto sorpresa.
«Via!» urlò la castana.
Appena i maghi di classe S partirono caddero tutti dentro delle grosse buche, mentre io caricai verso un punto non definito. Solo in quel momento mi venne in mente una cosa. Non avevamo dato un punto d’arrivo!
«Dannazione!» sbottò Alex.
Vicino a loro uscì lo Spirito della Vergine, con una piroetta. «È ora della punizione, principessa?»
«Uno Spirito! Che bello!» disse Lara con occhi luminosi.
«Così non vale!» urlò Eleanor.
Scoppiai a ridere. «Lara aveva detto che si poteva usare la magia, no?»
Nel frattempo io avevo guadagnato terreno e gli altri erano appena usciti dalle buche che avevo fatto preparare da Virgo, che nel frattempo era tornata nel suo mondo. Mentre intimavo la mia bestia a correre più veloce, fui colpita da un raggio di luce, dalla luminosità troppo intensa per riuscire a tenere gli occhi aperti. Presa alla sprovvista, caddi all’indietro, scivolando dalla groppa dell’animale. Nell’esatto momento in cui mi rialzai vidi sfrecciarmi davanti Alex che mi guardava divertito. Subito dietro di lui passarono tutti gli altri. Perfetto, da prima era diventata ultima. Cercai di far riprendere il toro bianco, che sembrava diventato totalmente cieco.
Nel frattempo pensai a quale tipo di Spirito potessi usare per vendicarmi, ma Eleanor mi precedette. La verde causò un’esplosione che fece impennare l’animale e far quasi cadere il biondo. Dietro di lei, Aaron e Astrid si erano avvicinati, prendendosi per mano. Con le mani libere, portandole davanti a sé, crearono un vortice d’acqua che colpì in pieno Adelaide.
Gli diedi un paio di pacche sul muso, ma questo sembrava non volersi riprendere. «Dai, perché non ti riprendi?!» sbottai. Il toro sembrò aprire gli occhi, puntando i suoi vermiglio nei miei cioccolato. Venni presa dalla paura. L’animale, si alzò di scatto, facendo fare un balzo a me indietro. Quando fu in piedi, mi scansai appena in tempo per non venir travolta. Con dei riflessi che non pensavo nemmeno di possedere, afferrai una delle sue corna e con un balzo, tornai sopra al toro.
Adelaide, completamente fradicia e anche un po’ arrabbiata, si alzò e risalì sul suo animale. Ringraziai il fatto di non essere passata davanti a lei in quel momento. La sua figura minuta e delicata mutò: la ragazza divenne più alta, con un corpo prosperoso, slanciato e praticamente perfetto. Il suoi occhi vermiglio, diventarono cremisi e luminosi. La pelle già nivea, sembrò assumere un colore troppo pallido per essere quello di un vivo. Mentre i denti, diventarono dei veri e propri canini appuntiti. Anche il suo vestiario cambiò: se prima indossava un vestito da Gothic Lolita, ora vestiva un aderente tuta in pelle nera e lucida, con una generosa scollatura a V sul seno. Ai piedi aveva degli stivali – con un tacco talmente vertiginoso che al solo vederlo mi sentivo già una caviglia rotta – che arrivarono poco più sopra il ginocchio.
Era la creatura più bella che avessi mai visto.
Bella quanto letale.
Adelaide bisbigliò delle parole a me incomprensibili e al di sotto della terra qualcosa si mosse. Il cielo fino a poco prima limpido si oscurò, diventando nero come pece. La terra si spaccò e da essa fuoriuscirono delle creature dalla pelle grigiastra, che si tenevano a malapena in piedi. Avevano una bocca sproporzionata, aperta in modo disumano. Alle mani avevano lunghi artigli neri, che sembravano essere in grado di tagliare qualsiasi cosa.
«Ghoul delle tenebre, obbedite ai miei ordini.» Dicendo ciò, mosse un braccio ordinando a quelle creature orribili di proseguire verso i nostri amici.
«L’abbiamo fatta incazzare.» disse Aaron alla gemella.
«Okay, ma lei ha esagerato con l’usare un incantesimo di evocazione!» replicò Astrid preoccupata. «Per di più si è anche trasformata, quindi il suo potere è aumentato!» aggiunse.
«Odio quando richiama quelle schifezze.» disse Alex.
«Bene, se lei fa sul serio allora farò sul serio anche io!» disse Lara tirando fuori nuovamente il suo coltello per ferirsi il palmo. «Fluffy!»
Tutti ci girammo terrorizzati verso la castana, che aveva chiamato il suo animaletto. Il ruggito squarciò l’aria, subito dopo un enorme zampa, rischiò di calpestare Alex che gridò svoltando appena in tempo. «Che tu sia dannata!» le sbottò contro il God Slayer.
«Cucciolotto!» gioì lei, definendo in modo scorretto quell’enorme bestia.
Il dinosauro ruggì di nuovo, facendomi accapponare la pelle. «Qui finirà male.»
«Lo penso anche io.» concordò Astrid. «Io ho paura di Fluffy!» concluse saltandomi in braccio
«Andiamo sorella! Sei una Dragon Slayer! Non puoi avere paura di questo coso con le braccine corte!» sbottò Aaron.
La ragazza ridacchiò, poi annuì decisa.
«Eh no! Qui faccio sul serio anche io allora!» fece Eleanor, mentre i suoi contorni perdevano nitidezza.
«Oh, oh.» dissi io.
Vidi Alex arrivare e incominciare a brillare, mentre i suoi pugni erano coperti da fasci di luce. «Idem.»
«I Dragon Slayer gemelli faranno la stessa cosa!» urlarono insieme Aaron e Astrid.
Nel giro di pochi secondi, ero vicino a una maga delle esplosioni sul punto di fare una catastrofe, un God Slayer della luce pronto a bruciare tutto. Due Dragon Slayer più che decisi ad allagare l’intera valle, una pazza che aveva evocato un dinosauro di nome Fluffy – che ora avevo vicino e la cosa mi terrorizza non poco – e una vampira che aveva un esercito di disgustosi e puzzolenti Ghoul.
Ovunque mi girassi potevo vedere la fine dei miei giorni.
«Questa cosa ci è sfuggita di mano.» dissi esasperata.
«VIA!» urlarono insieme i sei maghi di classe S, dandosi battaglia.
Una luce, un boato e un’esplosione.
Della valle non rimase niente.
Solo una buca di centinaia di metri.
-“Almeno la magia non è arrivata fino a Magnolia.” Pensai.
Ma non sapevo in realtà, quanto mi stessi sbagliando…

 
 
Angolo “Autrice”
Tadaaaan! Eccomi! :D
Allora, dopo questo capitolo avrete sicuramente capito che i miei cari personaggi, non sono per nulla normali. D:
Hanno fatto un disastro pazzesco!

Bene, qui avete una piccola panoramica sui poteri dei ragazzi. Okay, molto piccola, ma pian piano li conoscerete meglio. u.u
Figa Adelaide, vero? xD
Mi sono ispirata alla protagonista del mio film preferito per il vestiario: Selene di Underworld! *w* Più o meno, dai. È molto simile quello che ho io in mente. u.u

Adelaide: Be’, modestamente.
Oh, no… di nuovo.
Aaron: Tanto si sa che il più bello qua dentro sono io. u.u
Astrid: Aaron, lo sai che io e te siamo uguali, vero? Non puoi essere da solo.. -_-“
Alex: Bitch, pls. Vogliamo mettere? *si mostra(?)*
Eleanor: Ehi! Anche io non sono da meno!
Lara: Ma quella è Selene! *o*
DOVE?!?!
Lara: Ah, no.. era solo Adelaide.
-____-“
Adelaide: SOLO? Io sono meglio! eue
Vaaa bene, vi lascio! O qui finiamo peggio della povera valle… Non voglio rivedere Fluffy subito… Quindi passo ai ringraziamenti e poi mi dileguo.
Ringrazio quegli amori che hanno recensito il capitolo 4: Luxus99chan, gaia21 e lulu_chan08. ♥_♥ Siete gentilissimi! *^*

P.s. Lo so, in realtà dovevo aggiornare più avanti ma non ho resisitito. ^^" Anzi, a dir la verità vorrei pubblicare tutti i capitoli! Fino al 13°! *^* Dato che sono arrivata lì, e per me il 13 è anche il più bello che ho scritto fino ad adesso. u.u Ma non avrebbe senso. T^T


Babbai ~
_Lilith_z

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cap 6: La maga dei sogni ***


La maga dei sogni.

Capitolo 6 ~

Aprii gli occhi intontita, la testa mi girava e non avevo le forze per alzarmi. Ero stata anche fortunata, visto che avrebbero potuto folgorarmi con tutta quella magia.
Erano degli sconsiderati.
Mi alzai piano, tenendomi la testa con una mano. Mi guardai intorno e vidi di essere all’interno di una buca, profonda. Troppo profonda. Sbuffai sonoramente e mi guardai in giro. I miei amici erano tutti lì, e ovviamente privi di sensi. Misi le mani sui fianchi e cominciai a inventare un piano per riuscire a raggiungere la superficie. Però Virgo l’avevo già chiamata e per quanto riguardava la terra, lei era l’unica. Andai vicino ad Astrid e provai a scuoterla un po’, la sentii mugolare, subito dopo aprì gli occhi.
«Sei un angelo? Sono finita in paradiso?» chiese lei con un’espressione assorta.
«No, sono Lucy. E no, non ancora.»
La ragazza fece una smorfia. «Come non ancora
Ridacchiai. «Stavo scherzando.» le diedi una mano, per far da leva. «Su, vediamo di svegliare gli altri.» sorrisi.
La Dragon Slayer ricambiò il sorriso, esibendone uno dolcissimo. «Sì!» aiutandosi con la mia mano, si alzò con un balzo e corse verso il suo gemello. «Aaron! C’è Lara nuda!»
Il ragazzo si alzò come una molla, finendo col sbattere la testa contro quella della povera gemella che finì a terra stordita dalla botta.
«Dove?!» disse girandosi velocemente prima a destra e poi a sinistra. «Ma è vestita, per di più svenuta.» sbuffò.
Sospirai. «Uomini…»
«Ma questo improvviso maschilismo da parte tua?» chiese piccato Alex alzandosi piano.
Poco dopo anche Lara, Eleanor e Adelaide si ripresero. Con l’aiuto della mora, che sfruttò nuovamente il suo Take Over, ci teletrasportammo tutti fuori dalla grande buca. Peccato che una volta fuori, potemmo vedere il disastro che avevamo causato. Il bosco, dove mi avevano detto che i maghi andavano ad esercitarsi, era stato completamente disintegrato, come il resto della vegetazione nell’arco di un miglio. Tutto il verde che rendeva splendida la radura, ora era solo terra bruciata. Ogni tanto si potevano scorgere alcune braccia di Ghoul muoversi impercettibilmente sulla terra. Qualche volta saltava all’occhio anche la testa. Cercai di non vomitare.
«Mi piace di più così.» fece Adelaide.
Ci girammo tutti a guardarla stralunati, ma lei non se ne curò minimamente.
«Lai-chan, ci puoi portare alla gilda?» chiese la maga degli Spazi Temporali.
«Non lo so, mi porta via un sacco di energie il teletrasporto a così grandi distanze.» ribatté la mora.
«Non vi preoccupate, vi porterò io alla gilda. Sappiate che siete in un mare di guai.» disse una voce.
Ci voltammo per vedere a chi appartenesse quella voce, ma a giudicare dalla faccia di Lara, capii immediatamente di chi si trattasse. Era Stephen. Sembrava anche abbastanza arrabbiato.
«Fratellino!» gridò la castana saltandogli addosso.
Il castano fece appena in tempo a spostarsi, facendo così sbilanciare la ragazza e farla finire dentro lo specchio. «Il prossimo?» Senza fare ulteriore resistenza, tanto ormai il danno era fatto, mi avviai verso il portale ed entrai. Vidi con la coda dell’occhio, che gli altri passarono subito dopo di me.
Davanti a noi c’era una bellissima ragazza dai capelli biondi, che cadevano in delicati boccoli lungo la schiena. I grandi occhi verdi, avrebbero potuto mandare fulmini e disintegrarci tutti per la rabbia. Aveva un corpo da modella ed era di una bellezza disarmante. Avrà avuto poco più di vent’anni. Nonostante l’aspetto diverso, la riconobbi subito: era Beatrice, la nostra Master.
«Lo sai che ti preferisco con questa forma?» disse Aaron facendole l’occhiolino.
La Master lo incenerì con lo sguardo, era talmente arrabbiata che forse era meglio se il Dragon Slayer fosse stato zitto. «Ti conviene tenere chiusa quella bocca se non vuoi peggiorare la situazione.» fece lei gelida. «Siete consapevoli del danno che avete causato?» Eleanor stava per aprire bocca, ma la bionda la fermò alzando una mano. «No, non lo sapete.» La ragazza fece un sospiro, come se stesse cercando di calmarsi per evitare di esplodere. In quel momento, se avessimo voluto dire qualcosa, avremmo dovuto prima soppesare bene le parole, o non so cosa ci avrebbe fatto. «La vostra magia, ha raggiunto Magnolia, ne siete al corrente? Ovviamente no. Perché ogni volta che andate a giocare o svolgere missioni, finite col fare disastri di proporzioni bibliche e distruggermi interi paesi!» alzò la voce, facendomi anche sobbalzare. La bionda cominciò a camminare avanti a indietro. «Ho ricevuto altre lamentele dal Concilio della Magia, ovviamente! Dobbiamo risarcire i danni, ovviamente! E sarete puniti, ovviamente!» ripeté lei completamente rossa. Ne ero sicura, di lì a poco sarebbe esplosa.
«C-ci dispiace.» mormorai io tenendo lo sguardo basso.
Fu un attimo: la bionda tornò una bimba di nove anni e mi saltò addosso. «Come sei brava, tu! Perché anche il resto dei miei ragazzi non è come te?» chiese più a se stessa che a me.
«Tsk.» disse Aaron voltandosi dall’altra parte.
Beatrice, sempre in braccio a me, si voltò e fulminò nuovamente il ragazzo. «Tu non provare a commentare perché sei quello che mi combina più guai fra tutti. Almeno lei ha avuto le palle di dire qualcosa – tra l’altro delle buone scuse –, voi di solito ve ne state sempre zitti.»
«Le parolacce non stanno bene in bocca a una bambina.» fece lui con un sorrisetto strafottente.
Beatrice perse le staffe; scese dalla mia presa e tornando ragazza prese per il colletto il Dragon Slayer. «Aaron, mi sto incazzando, occhio.»
Il ragazzo fece per ribattere ma prontamente la gemella gli tappò la bocca da dietro. Beatrice lo allontanò con uno strattone e tornò bambina, esibendo di nuovo il suo grazioso sorriso, come se non fosse successo nulla. Saltellando, si allontanò, ma poco prima di sparire dalla nostra visuale si girò appena. «Un altro disastro simile e sarò costretta a prendere seri provvedimenti.» Appena finì di parlare tra le mani apparve il suo orsetto di peluche ed entrò all’interno di una stanza, che non feci in tempo a vedere l’interno.
«Sei un idiota.» disse Alex all’amico.
Lui sbuffò sonoramente, subito dopo appoggiò il mento sopra il palmo e socchiuse gli occhi.
«Vabbe’, io vado a cercare Stephen.» disse il God Slayer alzandosi, sparendo dalla mia visuale poco dopo, aprendo una porta in legno bianco.
Nel frattempo Adelaide si era addormentata, lasciando tutti perplessi. «È incredibile.» sospirò Eleanor.
«Cosa?» chiesi io curiosa.
«Quanto sia cambiata Adelaide, se fosse stata la stessa, ora starebbe dando di matto per la preoccupazione.» bisbigliò per non farsi sentire.
Lanciai un’occhiata furtiva alla mora e vidi un leggero movimento. Subito dopo aprì gli occhi ed alzandosi si allontanò, uscendo dalla gilda.
«Ops, mi sono dimenticata dell’udito dei vampiri.»
«Riescono a sentire tutto?»
«Be’, non è chissà cosa, ma è sicuramente più sviluppato di un umano.»
Annuii. Erano davvero delle creature fantastiche i vampiri. La verde cominciò a parlare con Lara riguardo a una missione che aveva svolto di recente. Io, invece, decisi che sarei andata a curiosare in giro, magari andare a vedere che fine avesse fatto Alex. Mi alzai e mi lasciai la hall alle spalle, sentii un tonfo, qualcosa andare a pezzi e le urla di Lara. Mi voltai e vidi che la testa di Fluffy affacciarsi dal suo portale, mandando in panico il resto della gilda.
Guardai la scena divertita, poi mi avvicinai alla porta in legno bianco, senza pensarci troppo, appoggiai la mano sulla maniglia e l’aprii. Quello che mi si presentò davanti mi fece rimanere a bocca aperta, totalmente scioccata.
«S-Stephen, c-come ti sei conciato?» chiesi notando la strana capigliatura del mio nuovo amico.
Il ragazzo si girò e mi guardò tranquillo, come se fosse la cosa più normale del mondo. «Oh, ciao Lucy. Volevo cambiare look ma qualcosa deve essere andato storto.» fece lui spostando lo sguardo al piccolo specchietto e cercando di sistemarsi un po’ i capelli con la mano.
Alzai un sopracciglio. «Be’, è evidente. Ti sono venuti fuori dei capelli rosa e sparati verso l’alto! Sembrano non risentire della forza di gravità!» dissi toccandogli i capelli che fluttuavano.
«Non ti piacciono?» chiese lui.
«Stephen, sono rosa e svolazzanti e poi-» quando mi accorsi di cosa stesse indossando rimasi immobile senza dire nulla per alcuni secondi. Quando mi ripresi alzai la voce spazientita. «Stephen, per amor del cielo! Perché stai indossando una gonna?! Per di più color confetto e piena di tulle?!»
Lui continuava a guardarmi tranquillo «Perché, non mi sta bene?»
Non feci in tempo a rispondere che da dietro l’angolo apparve Alex. Non seppi dire con certezza se fosse più ridicolo lui o l’altro idiota con i capelli rosa.
«Ohi Stephen, ho provato l’aggeggio che mi hai dato, ma credo che sia guasto. Insomma, questo non è proprio il look che volevo.» Quando il ragazzo alzò lo sguardo mi fece un sorriso e mi salutò con un cenno del capo, senza preoccuparsi delle condizioni in cui era. «Yo Lucy, che dici?» fece il biondo.
Sbattei le palpebre più volte prima di concentrarmi sulle sue parole e non su quello che indossava. «Eh?»
«Come sto? È troppo volgare?»
Alzai le sopracciglia e feci un sorriso divertito. «Alex, hai addosso delle metà di cocco sul petto e in più indossi una gonna hawaiana. Per non parlare della corona di fiori che hai in testa…» conclusi io appoggiandomi una mano sul viso.
«Pensavo mi facessero sexy.»
«Sei ridicolo.»
«Dì la verità, sei solo gelosa perché a me sta meglio!»
Lo guardai basita. «Ma non è assolutamente vero!» Appena mi resi conto di quello che dissi cercai di correggermi. Anche se ormai il danno era fatto… «Ma cosa mi fai dire?!» sbottai.
In quel momento la porta si spalancò e pregai che non uscissero altre persone conciate in quel modo. Invece fu solo Eleanor, che squadrò i ragazzi, alzò il pollice della mano mimando un “okay” e fischiò. «Che fighi.»
«Visto?» dissero in coro Alex e Stephen, non capendo però l’evidente sarcasmo della ragazza.
Come un terremoto arrivò anche Lara, che vedendo i ragazzi scoppiò a ridere, appoggiandosi una mano sullo stomaco. «E va bene, ho capito!» disse Alex togliendosi la collana di fiori e gettandola a terra. Subito dopo tornò con i suoi vestiti abituali.
La verde, che stava cercando di non mettersi anche lei a ridere, cercò di assumere un’espressione più seria possibile, fallendo miseramente. «Comunque, ricordatevi che domani è il compleanno del Master. È cifra tonda.» disse.
«Davvero quanti anni compie? Non può avere più di venticinque anni.» dissi più che sicura.
«Veramente compie mille anni.» disse Stephen cercando di far riprendere un piccolo oggettino.
«C-cosa?» feci io stupefatta.
«La nostra Master è dotata di un potere speciale, non a caso è tra i 10 Maghi Sacri. La sua magia è quella dei sogni. Tutto quello che desidera si materializza sotto forma di magia. Lei desiderava vivere per molti anni, rimanendo però intoccata al passaggio del tempo. Ovviamente, dato che dispone di un tipo di magia variabile, l’ha resa potente e subito conosciuta.» spiegò Eleanor.
«Wow, che magia splendida.»
«Vorremmo farle un bel regalo!» disse la castana.
Intanto Stephen sbatté l’oggettino per terra e questo si attivò, nel frattempo era anche arrivato Alex. Ci fu un bagliore e quando questo sparì, mi accorsi di non avere più i miei vestiti. Lara appena ebbe la panoramica completa cominciò a ridere come una matta.
Alex indossava un aderente abito color rosso fuoco, Lara aveva dei capelli azzurri, mentre delle bende le fasciavano il corpo, facendola sembrare una mummia. Eleanor aveva indosso un vestito dall’ampiezza impressionante, costringendola a tenere la braccia ben alte. La gonna era piena di rose che non facevano che aumentare il volume. Io vestivo un abitino che aveva delle ali metalliche talmente pesanti che mi fecero cadere all’indietro per il peso. Stephen invece era rimasto con addosso solo un tanga nero.
Scoppiammo tutti a ridere, mentre Stephen arrossì, ma si unì comunque subito dopo alle nostre risa.
«Questo potrebbe essere il suo regalo!» disse sempre ridendo Alex indicandoci.
«Scordatelo! Io non esco conciato così!» ribatté Stephen preoccupato, facendoci ridere ancora di più.


 
Angolo “Autrice”
Ecchimeeee.
Allora, questi due capitoli sono serviti per farvi conoscere meglio i miei OC, invece dal prossimo per Lucy ci sarà una bella sorpresina, che comincerà a mandarla nei casini. Euheueheu
In più, la nostra Master, che sembrava una tenera bambina di nove anni è in realtà uno dei maghi più potenti che siano mai esistiti, – questo grazie alla sua particolare magia – e una grande gnocca. (?)

Master Beatrice: ma grazie~
Ma prego
Lara: Fluuuuuuffly! Dove seeeei?
Astrid: ho pauraaaaaa!
Aaron: *facepalm*

Alex: mi è venuta un po’ di fame…
Eleanor: questo angolo “autrice” peggiore sempre di più -_-
Ohi, solo io posso mettere le virgolette e sminuirmi!(?) Abbi un po’ più di rispetto per chi ti ha creata! eue
Adelaide: io invece ho sete…
Tutti: *passo indietro*
Scappo, non voglio trovarmi una sanguisuga appiccicata. D: (?)

Ma come sempre, prima i ringraziamenti. Ringrazio di tutto cuore gaia21 e lulu_chan08 che hanno recensito il capitolo.
Ho notato che sono diminuite.. ç_ç C’è qualche problema con la storia? Vi pregherei di farmelo sapere, dato che vorrei migliorare. U.U
Un bacio,
_Lilith_z

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cap 7: Il compleanno del Master ***


Il compleanno del Master.

Capitolo 7 ~

Caro diario,
Sono fiera dei miei Spiriti, cooperiamo in perfetta armonia! Il Master ha detto che se continuo così potrei diventare un mago di classe S! Mi ha resa molto felice, ci impegneremo al massimo per diventare i migliori! Vorrei passare alla storia per essere stata la migliore maga degli Spiriti Stellari mai esistita. Eppure sento che è un traguardo ancora molto lontano…
Comunque, ora vorrei riferirti i miei progressi: ho imparato una nuova magia!
Ebbene sì, sono maturata. Ho scoperto che richiamando Gemini posso usare un potente incantesimo; Urano Metria.

L’effetto è devastante!
Layla.
 
Chiusi il diario e pochi minuti prima che la sveglia suonasse, lo nascosi in valigia.
 
Passò una settimana, e arrivò così anche il compleanno del nostro Master. Eleanor aveva insistito, o meglio obbligato, ogni membro a venire e a vestirsi in costume. Non so come le sia venuta un’idea simile, ma ormai credo di essermi abituata alle stranezze di White Lily.
Io optai per rappresentare il personaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie, scegliendo un graziassimo abitino azzurro, molto simile all’originale, ma un po’ più corto e scollato. Eleanor aveva voluto una forma un po’ più provocante. Infatti anche il suo non era da meno, indossava un lungo abito color rosso fuoco, con un ampio spacco sulla gamba destra. La scollatura lasciava ben poco all’immaginazione, mentre la schiena era completamente scoperta. I capelli, lisci, aveva fatto in modo che diventassero ricci e che tenessero fino alla fine della giornata. Era bellissima.
«Se non si sveglia oggi, ci rinuncio.» mormorò, guardando il suo riflesso allo specchio.
«Come?» chiesi, non capendo a chi stesse alludendo.
«N-nulla… Sbrighiamoci o faremo tardi.» prese le sue decolté e le indossò velocemente.
Feci anche io lo stesso e insieme arrivammo alla gilda. Io ero abituata a indossare i tacchi alti, per cui camminare senza sbilanciarmi mi veniva facile. Non potevo dire lo stesso della mia amica. Ogni tanto inciampava e si aggrappava a me. Mi morsi un labbro per cercare di non ridere quando lanciò un urletto temendo che potesse rompersi la caviglia.
Quando varcammo la soglia Lara il Terremoto, ci venne in contro correndo ed agitando le braccia. Dietro di lei c’erano Alex con le mani in tasca, tranquillo e Stephen che salutava con la mano sorridente. Da destra ci raggiunsero invece Astrid, Aaron e Adelaide.
Lara aveva i capelli legati in uno chignon, e indossava un abito da principessa color rosa shocking. Alex aveva fatto un bellissimo cosplay di Thor. E non solo il cosplay.
Invece, Stephen vestiva un smoking, probabilmente per coordinarsi con la sorella.
Aaron era vestito da Aladdin, molto sexy oserei dire. Mentre Astrid si era travestita da vichinga.
Adelaide invece indossava un abito nero con alcuni ricami in bianco e in rosso. Era nella sua forma da vampira.
Mi voltai verso la mora. «Perché sei nella tua forma da vampira?»
«Per rendere più realistico il travestimento.» neutra e tranquilla.
«Non ne avevi bisogno. Sembri una vampira anche in forma umana.»
«Era un complimento?» chiese alzando un sopracciglio.
«C-certo!»
Lei mi guardò poco convinta, poi annuì. «La gelosia è una brutta cosa.» parlò alzando un dito, cose se stesse esponendo chissà quale dottrina filosofica.
«Mi sa che hai preso un granchio.» sospirai.
In quel momento una bambina dai mossi capelli dorati ci venne in contro, sorridendo mentre si leccava le dita, probabilmente sporche di torta. «Ciao a tutti!» gioì.
«Auguri!» l’abbracciai e la strinsi forte. La sentii ridacchiare, ero sicura che si stesse divertendo.
Anche gli altri le fecero gli auguri per i suoi mille anni. Be’, erano un bel traguardo.
Mentre mi guardavo in giro, sentii una strana sensazione. Quasi di panico. Forse era per le troppe persone presenti all’interno della gilda, però era strano, non ho mai sofferto per questo genere di cose, dopotutto mio padre ne invitava il triplo per i miei compleanni. Cercai con tutta me stessa di non mettermi a pensare al mio passato, ero a una festa e dovevo divertirmi. Eppure, più il tempo passava e più mi sentivo presa dall’angoscia. Decisi di uscire un attimo, giusto per prendere un po’ d’aria, forse era il caldo eccessivo. Mi avviai all’uscita, sorseggiando la mia bevanda, di cui non sapevo cosa vi fosse all’interno. Era rossa, fresca e probabilmente alcolica, dato che la testa aveva cominciato a girarmi. Mi sedetti su una panchina poco più in là del grande edificio, alzai il capo e osservai le stelle. Era una notte splendida. Oltre il baccano che proveniva dalla gilda, il resto della città era stranamente silenzioso. Chiusi gli occhi per bearmi un attimo quella sensazione di pace che il silenzio riusciva a donarmi, ma ora più che mai quella strana angoscia di prima, tornò. Cominciai a sudare freddo quando percepii un qualcosa di lungo e affilato appoggiarsi sulla mia gola scoperta e premere piano. Aprii di scatto gli occhi e mi guardai in giro, davanti a me non c’era nessuno, solo una persona che mi teneva ferma con un coltello da dietro. Non potevo vedere bene, dato che il mio viso era rivolto verso l’alto, ma potei capire dal contatto che la lama era abbastanza spessa e ricurva. Iniziai ad avere paura.
«Ora tu fai la brava e vieni con me, va bene?» sussurrò una voce al mio orecchio che mi fece venire i brividi. La voce era maschile, giovane e soprattutto calda.
«Se no?» nonostante il mio ormai terrore puro, ero riuscita a parlare in modo abbastanza spavaldo. Sentii la lama premere ancora di più sulla mia gola, annaspai.
«Ehi biondina, non sei nelle condizioni più adatte per rispondere in questo modo.» sbuffò lui.
Strinsi gli occhi e cercai di utilizzare la mia magia. “Apriti porta della bilancia! Libra!”
Nonostante lo sforzo per non aver recitato la formula ad alta voce, lo Spirito venne in mio soccorso. Subito, prima che il ragazzo potesse fare qualsiasi cosa, Libra invertì la sua gravità sollevandolo in aria. Mi girai e vidi davanti a me, quello che doveva essere un Assassino. Indossava una veste bianca, il cappuccio gli copriva il viso, privandomi la visuale. Era uguale a quelli che vennero in casa mia un po’ di tempo fa.
«Tsk, giochi sporco.» sibilò. «Mi piace.» concluse con un sorrisetto, unica cosa che potevo vedere del suo viso. Il ragazzo fu velocissimo, lanciò il coltello, indirizzandolo verso di me.
Strinsi gli occhi e urlai. «Libra!» lo Spirito fu anche lui altrettanto veloce, invertì la gravità del coltello facendolo volare lontano. Sospirai sollevata, poi riservai un’occhiata di fuoco al ragazzo sospeso. «Giù.» Libra obbedì, facendo schiantare l’Assassino a terra, che creò una piccola buca. Lui intanto, per la pressione non riusciva a muoversi. Mi avvicinai ed esibii un sorrisetto strafottente. «A quanto pare le parti si sono invertite, ora sei tu in difficoltà.»
«Penso che sia sempre tu quella nei guai.» ribatté ghignando.
«Prima di ucciderti, vorrei sapere il tuo nome.» fece una voce femminile.
Mi voltai, davanti a me avevo ben cinque Assassini.
Mi spostai dietro Libra velocemente, facendo ben attenzione a non perdere di vista nessuna delle figure incappucciate.
«Libra, riesci a invertire la gravità di tutti loro?» mormorai.
Lo Spirito scosse la testa. «Sei ancora troppo debole per permettermi di usare tutto quel potere magico.»
La guardai storto. «Come siamo diretti.»
Poi mi venne un’idea. Sempre mantenendo il contatto visivo coi miei nuovi nemici, cercai con la mano la chiave dei Gemelli. Libra si voltò, sgranando gli occhi. «Lucy, non ne sei ancora capace. Tua madre ci ha impiegato molto tempo prima di riuscire a usufruire di quella magia.» mi intimò, eppure io ero più che decisa a rischiare. Il mio orgoglio non ne voleva sapere di chiedere aiuto ai miei amici, volevo dimostrare loro di essere all’altezza del simbolo che portavo sulla spalla.
«Libra, allontanalo.» La ragazza ubbidì e scaraventò l’Assassino contro i suoi compagni che non aspettandosi un colpo del genere, vennero presi tutti. Senza perdere ulteriore tempo, chiusi il portale della Bilancia e riaprii l’altro. «Apriti portale dei Gemelli! Gemini!» Due piccoli esserini azzurri, apparvero tra me e gli Assassini. Quando però aprii il portale, ebbi come un crollo, come se tutto il mio potere magico si fosse esaurito repentinamente. Le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio. Nel frattempo loro si erano alzati, forse erano anche arrabbiati.
A giudicare dal tipo di divisa, una ragazza si fece avanti, però non quella che aveva parlato prima. «Ora hai fatto arrabbiare Juvia.» Eh? Parlava in terza persona? La ragazza alzò un braccio, creando un enorme vortice d’acqua che venne indirizzato verso di me. Magia dell’acqua? Astrid e Aaron non erano gli unici? Il vortice colpì in pieno sia me che Gemini, facendolo sparire in un tenue fascio di luce. Digrignai i denti, ma cercai di rialzarmi, nonostante il colpo mi avesse recato diversi danni: avevo bevuto molto, ed ero andata a sbattere contro un albero. «Bene, se non ti dispiace Juvia vorrebbe finire il lavoro!» disse alzando una vasta quantità d’acqua. Pregai di avere ancora un po’ di potere magico che mi permettesse di richiamare un altro Spirito. Poco dopo, Juvia attaccò, ma io fui più veloce. Esattamente un secondo prima che mi colpisse, infilai la chiave all’interno dell’acqua. «Apriti porta del Portatore d’Acqua! Aquarius!» una sirena dai lunghi capelli azzurri, si materializzò bloccando l’attacco dell’Assassina.
Lo Spirito si voltò verso di me, raggelandomi con lo sguardo. «Tu. Ero ad un appuntamento.»
«S-scusa… Be’, fai veloce così potrai tornare da lui.» dissi sperando che faccia esattamente come da me detto.
La sirena mi squadrò. «La prossima volta che mi disturbi ti annego.»
«S-sì!» tremai, faceva davvero paura.
 L’azzurra emise un urlo… da battaglia? Non saprei, ma era terrificante. Subito dopo alzò la sua brocca, creando un’onda che come dimensioni non aveva niente a che vedere con quella di Juvia. Appena vidi, però, che l’onda avrebbe preso anche me, cominciai a sudare freddo. Nel frattempo era diventata un vero e proprio cavallone, troppo grande. «L’acqua è il mio elemento!» urlò. La distesa d’acqua colpì sia gli Assassini, che me. E ovviamente anche l’intera gilda.
Quando si ritirò l’acqua e anche quella pazza, iniziai a tossire, nel tentativo di espellere più acqua possibile dal mio corpo. Mi stropicciai gli occhi e cercai di scorgere le sei figure bianche. Erano tutte stese a terra, chi su un albero, chi contro una roccia… Mi alzai barcollante, guardando con orrore il disastro che si era creato. Fatta eccezione per qualche albero, erano stati tutti sradicati dal forte impatto, mentre la gilda aveva subito gravi danni all’interno. Subito i membri di White Lily, uscirono per vedere cosa fosse successo.
«Lucy!» urlò Eleanor.
«Oh, ciao ragazzi, scusate per il disastro che ho combinato.» ridacchiai imbarazzata.
«Sei stata tu?!» fece Aaron incredulo.
«Sai usare l’acqua?!» chiese stupita Astrid.
«Contro chi stavi combattendo?!» si fece largo Alex.
«Che forza! Hai distrutto tutto!» rise Lara.
«Zitti tutti!» gridò Eleanor. «Lucy, chi era il nemico?» chiese prendendomi per le spalle.
«Loro.» dissi indicando le sei figure bianche.
«Hai fatto fuori sei Assassini da sola?» fece ancora più incredulo Aaron.
«Ohi, guarda che potrei offendermi.» lo guardai storto, incrociando le braccia sotto al seno.
Mentre discutevamo, i nostri nemici si affrettarono, sfruttando l’occasione per dileguarsi.
Quando però ce ne accorgemmo, fu troppo tardi, di loro non vi era rimasta più alcuna traccia. Io d’altro canto, percepii solo allora, tutto lo sforzo magico. Cominciai a sentire le palpebre diventare pesanti, e mentre i miei amici discutevano su chi potesse essere e sommergendomi di domande, non riuscii più a reggermi in piedi, finendo per chiudere gli occhi e cadere svenuta. Prima di perdere i sensi, sentii delle braccia afferrarmi al volo, impedendomi di cadere, subito dopo le tenebre calarono sulle mie palpebre.


 
Angolo “Autrice”
Ma shiau, popolo. :3
Allora, Lucy ha avuto il suo primo incontro – diretto questa volta – con gli Assassini. Secondo voi chi saranno quelle sei figure incappucciate? Idee? ;) Be’, una è Juvia, gli altri cinque? Io lo so, ehuehuehue.

Alex: la tua pazzia mi stupisce sempre di più
Eleanor: portale rispetto o se no ti fa la ramanzina e non ti fa apparire nel prossimo capitolo!
Alex: tanto ci sarò comunque. u.u
Vedremo eue
Adelaide: godo
Aaron: cattiva inside, oh. Mi piace. ;)
Astrid: *alza gli occhi al cielo*

Lara: ma se facessimo un’altra gara?
Ma le idee più stupide vengono sempre a te?!
Minna, scappate finché siete in tempo! D:
Io lo faccio. DDD:
Ma prima: ringrazio di cuore Kushi93 e gaia21 per aver recensito! Grassie! *^* ♥
Adios.

_Lilith_z

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cap 8: Loki, lo Spirito del leone ***


Loki, lo Spirito del leone.

Capitolo 8 ~

I ragazzi erano rimasti sorpresi dalle mie abilità, ai loro occhi sembravo davvero così debole? Be’, poco male, almeno dopo l’incontro non mi avrebbero più sottovalutata. Mi rigirai nel mio futon a pancia in giù, ripensando alle sei figure che avevo incontrato. Una aveva detto di chiamarsi Juvia. Però non era lei a cui continuavo a pensare, ma il ragazzo che mi aveva immobilizzata con quello strano coltello ricurvo. Aveva una bella voce e- Ma a cosa stavo pensando?! Era un Assassino, perciò un mio nemico! Mi portai le mani alla testa e cominciai a stringere delle ciocche in preda al nervosismo. Mi lasciai sprofondare il viso nel cuscino, trattenendo per un paio di secondi il respiro. Eppure, non avevo ancora capito una cosa: perché gli Assassini mi volevano? C’era qualcosa che collegava la mia famiglia a loro? Hanno avuto dei rapporti?
Al momento erano tutte domande senza risposta, ovviamente.
Mi raggomitolai tra le coperte e cominciai a scavare tra i ricordi d’infanzia, qualcosa che potesse ricordarmi mia madre, ma ero troppo piccola per poter rammentare qualcosa di importante. L’unica cosa che mi veniva in mente era che evocava spesso un certo tipo di Spirito, era un ragazzo e scherzavano spesso insieme. Alzai il busto e presi dal comodino le dodici chiavi, guardai attentamente tutti i simboli. Nel farle scorrere una si illuminò, spargendo un caldo bagliore che mi fece socchiudere gli occhi. Dalla porta uscì un bel ragazzo vestito elegantemente, capelli biondo scuro e occhi azzurri. Leo.
«L-Leo?» balbettai stupita. Non avevo aperto io la porta, com’era possibile?!
«Tua madre mi chiamava Loki, mi piacerebbe se lo facessi anche tu.» esibì un bel sorriso, talmente bello che mi accorsi solo dopo un po’ di stare fissando ancora lo Spirito. Arrossii, consapevole che si fosse accorto di tutto. Mi voltai di scatto verso il letto della verde, ma vidi solo delle coperte sfatte, di lei nessuna traccia. Piegai la testa interrogativa, poi notai la finestra aperta, da cui penetrava una leggere brezza fresca che mi faceva rabbrividire. Mi rivoltai verso lo Spirito più forte di tutti e abbozzai un sorriso imbarazzato. Il ragazzo ricambiò e si abbassò, per potermi guardare meglio.
«Sei uguale a Layla.» la sua voce… Giurai di averla sentita un attimo tremare, come se quel nome rievocasse troppi ricordi dolorosi. Sicuramente non doveva essere facile pronunciare quel nome, dopo la sua morte.
Abbassai lo sguardo. «Me lo dicono in molti.»
«Ma non tutti l’hanno davvero conosciuta.» mi scompigliò amorevolmente i capelli, come se stesse cercando di tranquillizzarmi. Ma in realtà sapevo che era lui che stava cercando di trattenersi, di controllarsi, per non crollare.
Lo guardai da sotto il mio ciuffo biondo, cercando di captare ogni sua emozione. Da quegli occhi trapelavano una miriade di emozioni: rabbia, sconforto, tristezza e altre che non seppi identificare con certezza. «Come hai fatto a passare senza la mia evocazione?» gli feci quella domanda, nonostante non fosse davvero quello il quesito che avrei voluto porgli.
«Sono abbastanza potente da poter arrivare sul tuo mondo usufruendo solo delle mie forze.» rispose fiero, facendo sparire per un momento quella tristezza che gli velava lo sguardo.
«Capisco.» spostai le coperte, mettendomi meglio a sedere. «Parlami di mia madre, tu la conoscevi bene, vero?» Ecco, io volevo arrivare esattamente lì.
Lo vidi rattristarsi nuovamente, con la differenza però, che un sorriso fece capolino sul suo viso. Si sedette vicino a me e sospirò, indeciso su come iniziare. «Tua madre era una persona magnifica: bella, forte, coraggiosa, gentile. Potrei elencare tutti i suoi pregi e rischiare di finire domani.» sorrise, rievocando sicuramente alcune delle sue memorie. «Però aveva un carattere particolare. Quando doveva occuparsi delle persone che amava, cioè tu e tuo padre, la sua dolcezza sembrava infinita. Quando combatteva, diventava terrificante, conosceva qualsiasi tipo di combinazione tra Spiriti, mettendo in difficoltà qualsiasi avversario, per poi sconfiggerlo senza pietà. Nonostante io fossi sempre stato al suo fianco, non sono mai riuscito a precederla o capire a cosa stesse pensando. Per me era un mistero quella donna. Ma restava comunque il miglior padrone a cui io sia mai stato sottoposto, in tutta la mia lunga esistenza. Layla ci amava con tutta se stessa, anche durante il combattimento cercava sempre di farci uscire indenni. Impresa piuttosto ardua, dato che i suoi nemici erano di un livello molto alto, ma noi apprezzavamo lo stesso, perché eravamo coscienti di tutto l’amore che lei provava nei nostri riguardi.» si fermò un attimo, mi guardò, come per assicurarsi che lo stessi ascoltando.
«Avrei tanto voluto conoscerla. Ero troppo piccola per potermi ricordare del suo carattere.» cominciai a stropicciare la coperta, volevo sapere, perciò raccolsi tutto il mio coraggio, sperando che la verità non fosse troppo dolorosa. «Come è morta la mamma?»
Loki deglutì e io cominciai a percepire le palpitazioni del mio cuore aumentare il ritmo. «Layla è morta durante un combattimento, per cercare di proteggere te. Volevano fargliela pagare, decidendo così di sottrarle la cosa più importante della sua vita: sua figlia.» mi osservò, puntando il suo sguardo nel mio, cercando di captare ogni mia emozione. «Non posso dirti molto, non sono autorizzato, l’unica cosa che posso rivelarti è che tua madre non è stata uccisa da un semplice mago, ma da un Assassino.
Sentii il mondo crollarmi addosso. Era stato un Assassino a portarmi via la mia mamma? La voglia di alzarmi e andare alla ricerca di quelle figure con cui avevo avuto a che fare, era tanta. Non mi ero mai sentita in quel modo, ma li volevo morti. Per mano mia. Gliel’avrei fatta pagare, così come è sicuro che mi chiamo Lucy Heartphilia. Strinsi le mani a pugno, talmente forte da farmi male ai palmi, aprii l’arto e vidi tante piccole mezzelune. Guardai risoluta lo Spirito e mi alzai in piedi. «Loki, voglio ucciderli. Voglio vendetta.»
Lo Spirito abbassò lo sguardo intristito. «Posso benissimo capire come ti senti, ma sappi che non sono belle emozioni queste e-»
«Non me ne frega niente!» sbottai io facendolo sobbalzare. «Era mia madre! E giuro sulla mia vita che la vendicherò!»
Il ragazzo si alzò e mi posò una mano sulla spalla, facendomi un attimo calmare. «Qualunque sia la tua decisione, noi saremo dalla tua parte.» sorrise.
Sentii un dolce tepore riscaldarmi il petto. Non ero sola. Ero circondata da persone che mi volevano bene e che mi avrebbero appoggiata. La mia vita apatica, era finita. La principessa debole e sola non esisteva più. Al suo posto era nata una nuova Lucy, determinata e coraggiosa, che metteva al primo posto i suoi amici, ormai divenuti la sua nuova famiglia. Potevo farcela, con il loro aiuto e con quello della mia mamma, che mi sosteneva dal cielo, come aveva sempre fatto. Una nuova forza sgorgava dentro di me, il mio animo si era rafforzato. Loki mi aveva fornito solo una visuale del mondo più grande, mi aveva fatto aprire gli occhi e mi aveva donato un nuovo compito. Lo avrei portato a termine, senza esitazioni, non dovevo più dubitare di me stessa.
Sorrisi dolcemente al ragazzo che avevo davanti, lo avevo appena conosciuto, eppure sentivo già di essermi affezionata a lui. Lo Spirito ricambiò il sorriso, rimanemmo in silenzio per alcuni secondi, decisi di infrangere quella bolla di isolamento in cui ero rimasta solo per poco, per sapere altri dettagli. «Loki, dimmi qualcos’altro. Tutto quello che faceva con me.»
Lui si portò una mano sotto al mento pensieroso, poi le sue labbra si stesero in un sorriso intenerito. «Adorava cambiarti, facendoti fare una specie di mini sfilata. Passava dal classico abitino da principessa, alla cowgirl con le pistole scattando migliaia di foto.» concluse ridendo.
Ridacchiai anche io, subito dopo però, mi chiesi dove fossero questi ricordi. «Sai per caso dove sono le foto ora?»
Il ragazzo scosse la testa dispiaciuto. «Credo siano andate perdute durante l’incendio.»
Sbuffai spazientita, quante cose dovevo ancora scoprire? «Quale incendio?»
«Avevi solo tre anni all’epoca, è naturale che tu non riesca a ricordare.» fissò un punto non precisato delle mie coperte, senza più alzare lo sguardo per un po’. «Gli Assassini, avevano scoperto l’ubicazione della vostra vecchia villa. Devi sapere che non avete sempre abitato in quella casa, dove hai trascorso fino a poco tempo fa. Comunque, dopo aver capito dove si trovasse tua madre Layla, non persero ulteriore tempo. Appiccarono un incendio, in modo da uccidere lei, te e tuo padre. Volevano sterminare la famiglia Heartphilia. Dopo quel disastro, ovviamente, molti ricordi andarono perduti, tra cui le tue foto. Ovviamente non avevano calcolato il fatto che Layla possedesse la magia degli Spiriti Stellari, quindi era in grado di usufruire di più tipi di magia. Così, evocò Aquarius che spense il fuoco e insieme a lei Virgo, permettendole di aprirsi un varco e di scappare.»
Mi venne in mente quel momento in cui evocai per la prima volta uno Spirito, guarda caso Virgo, che mi permise di scappare dagli Assassini. Sembrava quasi fatto apposta…  «Come è successo a me.»
Lui annuì. «Ora che mi ci fai pensare, hai ragione. Ma penso sia solo un caso. Gli Assassini non sono maghi che si preoccupano delle strategie, vanno all’attacco subito, senza pensarci due volte. Se devono uccidere, uccidono. Non sono esattamente il miglior tipo di mago esistente, come tu già sai.»
Lo guardai negli occhi, non rispondendo per un po’. Continuai a fissarlo, cercando di scrutargli l’anima, impresa impossibile. Lo vidi irrigidirsi, ma io insistei. «Tu non vuoi vendetta?»
Vidi i suoi occhi animarsi di una strana luce. Una luce che prima non c’era. Il suo sguardo si fece duro, le mani strette a pugno tremavano. «Ovvio, che voglio vendetta. Ma non posso fare nulla al riguardo. Lucy, tu non sai cosa c’è dietro l’omicidio di tua madre! Sono anni che io e tutti gli altri Spiriti proviamo ad indagare!» alzò la voce.
Puntellai con le dita il pavimento legnoso, cercando di pensare. Però ero troppo stanca per poter anche solo fermarmi per riflettere, volevo dormire ancora un po’.
Loki, come se avesse intuito quello che stessi pensando, mi scompigliò i capelli e mi fece stendere sul morbido futon. «Dormi Lucy, sei stanca. Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.» mi fece l’occhiolino, gli sorrisi e subito dopo sparì.
Mi resi conto appena chiusi gli occhi di tutta la stanchezza che provavo, perché svenni letteralmente sul cuscino.
 



Angolo “Autrice” che ha cambiato nome (?)
Saaaalve!
Cosa ne pensate di questo capitolo? :3 A me piace un sacco, devo ammetterlo. Però, non deve piacere a me, bensì a voi! °-° Quindi spero che sia stato di vostro gradimento ~
Loki è arrivato e ha detto a Lucy un paio di cosette. Come reagirà secondo voi la nostra biondina davanti a un certo Assassino nel prossimo capitolo? *sorrisetto malizioso* Euheuhe, lo scoprirete la prossima volta. *risata malvagia* Tirate a caso un nome, sono sicura che lo indovinerete, ghehe. (?) #GajeelModeOn. (?)
Okay, me ne vado. ^^”
Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cap 9: Un Assassino particolare ***



Un Assassino particolare.

 
Capitolo 9 ~

Mi svegliai urlando, alzandomi anche troppo velocemente, picchiando la testa contro il comodino accanto il letto della mia amica. Imprecai sotto voce, cercando di rimettere a posto le cose cadute. Mi tirai su massaggiandomi la nuca, sentendo che mi stava per venire un mal di testa di quelli poco simpatici… Mi avvicinai alla valigia e presi dei pinocchietti di jeans e una camicia smanicata. Mi vestii e prendendo le mie chiavi, corsi fuori di casa raggiungendo White Lily.
Il sole quel giorno picchiava come non mai. Mi maledii per non essermi messa una gonna. Camminai cercando le ombre, tenendomi lontana dalle zone al sole per rischiare di non evaporare. Mentre mi sventolavo una mano davanti al viso, cercando di farmi aria, arrivai davanti alla porta della gilda e feci appena in tempo a schivare una sedia. Mi voltai terrorizzata verso la figura del ragazzo biondo che aveva lanciato l’oggetto e che si era subito diretto verso quello che doveva essere un tavolo. Dietro di me vidi entrare Aaron e schizzare alla velocità della luce verso la parte alta della gilda, ghignando.
«Alex, hai davvero una pessima mira!» urlò il Dragon Slayer.
Il biondo si voltò infuriato e alzando un braccio, liberò un fascio di luce bianco, che come un laser cercò di colpire l’amico. Aaron lo schivò agilmente, mentre Alex con quel colpo aveva disintegrato una colonna portante dell’edificio.
Sgranai gli occhi quando vidi il tetto tremolare, privo di uno dei suoi sostegni. «R-ragazzi, non distruggete la gilda. Fermatevi.» li pregai.
In quel momento apparve Eleanor, che circondata da un’aura assassina, fece fuori sia Alex che Aaron, facendo tornare la pace all’interno del posto.
Vidi Astrid uscire da sotto un tavolo, molto probabilmente per ripararsi da possibili coinvoligimenti. Lara invece era comodamente seduta al bancone, mentre gustava un dolcetto. «E la vincitrice è Eleanor!» disse alzando le braccia.
Adelaide arrivò in quel momento roteando gli occhi. «Come al solito dovete disturbare la quiete pubblica con le vostre scemenze.»
«Be’, almeno ha usato la parola “scemenze”, di solito non è molto fine la ragazza.» commentò ghignando Aaron.
La mora gli lanciò un’occhiata di fuoco, che fece immediatamente passare la voglia di scherzare al ragazzo. Come al solito White Lily rischiava di crollare per colpa di questi ragazzi.
La verde mi si avvicinò e mi guardò seria. «Tutto bene?» chiese. Molto probabilmente si riferiva al mio incontro con Loki, di questa mattina.
«Sì, e ti ringrazio per avermi lasciata da sola con lui.»
«Con chi?» chiese curioso Alex, alzando un sopracciglio.
«Come sei curioso.» fece Lara, assumendo un’espressione maliziosa.
Il biondo abbassò lo sguardo, facendo scoppiare a ridere Aaron. Alex irritato cercò di colpirlo, ma prontamente Eleanor gli assestò un pugno in pieno viso che lo fece cadere a terra. «Quanto mi date sui nervi quando fate così!»
Aaron si allontanò velocissimo, nascondendosi dietro la gemella.
«Spero tu abbia chiarito tutto quanto.» riprese la verde, lanciando un’occhiataccia al Dragon Slayer.
Nel frattempo il God Slayer si alzò, massaggiandosi il viso, dolorante. Trattenni una risatina, cercando di concentrarmi sulla ragazza, risposi. «Non esattamente. Loki non poteva rivelarmi certe cose.»
«Loki? Ma allora eri davvero con un ragazzo!» esclamò sorpreso Aaron.
«Ma a te cosa interessa?» chiese Adelaide già nervosa.
«E tu cosa vorresti dire?» feci io, offesa.
«Non credevo che un ragazzo avesse il coraggio di stare da solo con te, in una stanza da letto.»
Mi girai, inarcando un sopracciglio e cercando di mantenere la calma. Ma l’espressione che si era stampato in faccia mi fece perdere le staffe. «Apriti portale del Toro! Taurus!»
«Muuuuu.» muggì lo Spirito. «Come hai osato offendere il nice body di Lucy?!» gridò alzando l’ascia.
Aaron era rimasto basito dall’apparizione dello Spirito, rimanendo immobile. Cosa che facilitò Taurus, che lo colpì facendolo schiantare contro il bancone. Astrid lanciò un urletto spaventata, correndo poi dal gemello per aiutarlo.
Mi diedi una calmata appena il toro sparì. «Mi sono sfogata.»
Alex si voltò terrorizzato. «Devo ricordarmi di non farti arrabbiare.» fece lui.
Sorrisi divertita, subito dopo mi voltai ed uscii dalla gilda decisa a farmi una passeggiata. La temperatura sembrava scesa, non c’era più caldo come prima. Mi guardai un po’ in giro, godendomi la tranquillità e la bella giornata. Mentre passeggiavo vidi una stradina che si allontanava dalla città e che portava ad un boschetto. Mi incamminai proseguendo verso quella distesa verde, volevo rimanere un po’ sola e pensare alle cose discusse tra me e Loki. Abbassai lo sguardo, portandolo alla punta delle mie scarpe.
Mamma era morta per mano di un Assassino. La cosa mi faceva alterare non poco… Se l’avessi saputo prima avrei potuto fare di più quando li avevo incontrati per la prima volta. Strinsi le mani a pugno, cercando di contenere la rabbia. Calciai un sasso, facendolo rotolare poco più avanti. Continuai a camminare a sguardo basso finché non andai a sbattere contro il tronco di una quercia. Mi massaggiai lo fronte, alzando il capo per vedere meglio la maestosità dell’albero. La luce filtrava tra la grande chioma usufruendo dei suoi raggi dorati. Mi guardai meglio in giro, rendendomi conto solo in quel momento della bellezza del posto. Oltre ad essere luminoso era anche popolato da un sacco di animaletti. Appoggiai la mano sul tronco, ma nel farlo avvertii qualcosa di strano. Mi voltai e osservai la superficie legnosa, sentendo che c’era una specie di rigonfiamento. Mi avvicinai ancora di più col viso, cercando di vedere meglio, ma in quel momento sentii qualcosa muoversi sul dorso della mia mano. Spostai lo sguardo e vidi una forbice dalle dimensioni notevoli zampettarmi sull’arto. Cacciai un urlo e cominciai a muovere il braccio su e giù, sperando che l’insetto cadesse. Quando realizzai che quella roba non ci fosse più, cercai di riprendermi costringendomi a fare piccoli respiri. Purtroppo gli insetti non potevo proprio vederli. Mi girai, con l’intenzione di continuare la mia ispezione sull’albero, ma davanti ad esso vidi qualcos’altro. O meglio qualcun’altro.
Davanti a me si trovava la figura di quello che doveva essere un ragazzo. Veste bianca, cappuccio calato, armi alla cinta.
Assassino.
Riconobbi l’arma ricurva: era lo stesso ragazzo del parco. Cercai di non andare nel panico, ma di concentrarmi solo sulla mia vendetta.
Non seppi come mai, ma quando lo vidi, il mio cervello mi riportò un flashback di quando ero piccola.
 
«Mamma! Mamma!» la chiamai, cercando di attirare la sua attenzione.
La donna bionda, si voltò ed esibendo un dolcissimo sorriso, si avvicinò. «Sì, Lucy?»
Io, rimanendo un attimo incantata alla vista di quella che per me era la donna più bella del mondo, alzai le braccia, mostrando il mio piccolo premio. Nel giocare alla cercatrice, avevo rinvenuto un libro. Quando la mamma lo notò, la vidi accigliarsi. Per un attimo mi rabbuiai, temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato. «Mamma, era una cosa che avrei dovuto lasciare al suo posto?» chiesi, temendo che si fosse arrabbiata con me.
La donna addolcì i tratti, donandomi una carezza. «Chissà, forse sì o forse no.» rispose lei vaga.
«Mi puoi dire cos’è?» ero curiosa, ormai.
«Amore, sai cosa sono gli Assassini?» chiese, nonostante sapesse già la risposta. Prese il libro e sfiorò delicatamente la superficie.
Osservai le sue dita muoversi leggere, poi ripuntai lo sguardo nel suo, ormai assorto. «No. Si mangia?»
La donna rise, facendomi sorridere di rimando. «No tesoro, sono delle persone.» aprì delicatamente il tomo e cominciò a sfogliarlo. Il suo sguardo era strano, non avevo mai visto la mamma così. Sembrava nostalgico.
«E cosa facevano?» chiesi avvicinandomi per scorgere meglio le pagine.
«Uccidevano.» spiegò con voce fredda e neutra.
Mi bloccai, cominciando a temere quelle particolari figure di cui la mamma di lì a poco mi avrebbe parlato. Quando però incrociai nuovamente il suo sguardo, questa volta scorsi tristezza.

Sentii le gambe cedermi e la testa esplodermi. Cercai di sostenermi, aggrappandomi all’albero che avevo vicino. Come mai avevo rivisto quel momento del passato? Cosa mi stava accadendo? Perché proprio quando ho rivisto quell’Assassino? Appoggiai una mano sulla fronte e abbassando le palpebre. Quando aprii gli occhi, vidi il ragazzo un po’ incerto. Evidentemente non si aspettava di vedere una ragazza e che per poco svenisse nel giro di due secondi dal loro incontro.
«Ehm, io non ho fatto niente.» disse lui, con quella sua voce calda.
Se questa fosse stata la scena di un film, dove io ero la spettatrice, probabilmente sarei scoppiata a ridere.
Scossi la testa, muovendo la mano. «Lo so.»
«E… Cosa ti sarebbe successo?»
Mi raddrizzai, cercando di riprendermi per sembrare per lo meno pronta a combattere, ma molto probabilmente fallii nell’impresa perché lui si avvicinò titubante, come se cercasse di aiutarmi. Feci uno scatto all’indietro, che mi costò un giramento di testa che per poco non mi fece perdere l’equilibrio. «N-non ti avvicinare!» mi maledii per non aver mantenuto un tono deciso.
«Ma andiamo! Non ti reggi nemmeno in piedi! Così non sarebbe uno scontro alla pari!»
Da quando gli Assassini si preoccupavano di combattere lealmente? «Ma fammi il piacere, perché non ne approfitti e non mi uccidi?!» urlai.
Lui si fermò. «Aspetta un attimo io-»
Non lo feci finire di parlare, presi le mie chiavi e mi preparai ad attaccare. «Apriti porta della Bilancia! Libra!»
«Di nuovo lei no.» fece lui bloccandosi.
Subito apparve il mio Spirito, che invertì la gravità del mio nemico. L’Assassino portò le mani davanti alla bocca, da cui fuoriuscì una spirale di fuoco che colpì in pieno Libra. Lo Spirito perse la concentrazione, facendo cadere a terra il ragazzo, che prontamente si rialzò e colpì la ragazza. Le sue braccia erano interamente ricoperte da fiamme, usava le mani come se fossero artigli infuocati. Lo Spirito Stellare scomparve poco dopo. Feci un passo indietro, sentendomi alle strette. Taurus non potevo chiamarlo perché avevo aperto la porta per vendicarmi di Aaron poco fa. Per Aquarius non c’era acqua che me lo permettesse. Ma dato che non c’era l’acqua, avrei potuto chiamare un altro Spirito.
«Apriti porta dei Pesci! Pisces!» Uscirono in forma umana, catapultandosi immediatamente contro l’Assassino. Cominciai a sentirmi stanca, dopotutto era il terzo portale che aprivo in meno di un’ora.
Il ragazzo sembrò in difficoltà, dato che questa volta avrebbe dovuto vedersela contro due Spiriti. Almeno, a me sembrò. Il ragazzo respirò a pieni polmoni e subito dopo sputò fuoco, ancora più di prima. Il grande vortice prese in pieno i due Spiriti facendoli sparire. Sbuffai stanca, avrei potuto provare ad aprire una quarta porta, ma non ero sicura che il mio corpo avrebbe retto. Solo in quel momento mi resi conto della mia impulsività. Ero partita con l’idea della vendetta, ma avevo tralasciato un particolare importante: la mia magia. Non ero in grado di affrontare un Assassino, nemmeno un mago normale. L’altra volta mi era andata di fortuna perché avevo chiamato Aquarius, dato che è uno Spirito piuttosto violento ero riuscita a vincere. Avevo bisogno di incrementare il mio potere magico, allenandomi. Non c’era altro modo.
Mi lasciai scivolare a terra, atterrando sul morbido terriccio ricoperto di foglie e fiori. «Dai, uccidimi. Non sono in grado di usare altra magia e-»
«Hai finito?» mi interruppe lui.
Lo guardai accigliata. «Oh, insomma! Che antipatico! Non mi fai dire nemmeno le mie ultime parole?» sbottai.
«Certo che per essere una a corto di potere magico, parli decisamente troppo.»
Gonfiai le guance offesa. «I-io-»
«Mi fai parlare?» chiese sbuffando.
«La pianti di interrompermi?!» gridai.
Il ragazzo si fermò ma vedendo che dalla mia bocca non usciva più alcuna parola, continuò il suo discorso. «Finalmente ti sei azzittita.» iniziò. Feci per riprendere a parlare ma lui alzò una mano, bloccandomi. «Non sono venuto qui per ucciderti.»
Lo guardai basita. «Come scusa? Io ho usato tutto il mio potere magico, per nulla?» chiesi cominciando ad alterarmi.
«Guarda che io ho provato a dirtelo prima, ma hai subito richiamato quella tizia con le bilance in mano.»
Sbuffai. «Va bene, quindi?» chiesi cercando di alzarmi. L’Assassino mi porse una mano per aiutarmi, ma la rifiutai. «Cosa sei venuto a fare? Non provare a dirmi che eri qui per fare una passeggiata.» lo fulminai.
«Non esattamente.» ridacchiò. «Sono venuto per te, per portarti nella mia Gilda.»
Non seppi come reagire. Se scoppiargli a ridere in faccia o cominciare a correre. Ero talmente sorpresa che rimasi pietrificata e a bocca aperta, senza scegliere nessuna delle due opzioni. Quando vidi le sue labbra stendersi in un sorrisetto compiaciuto, mi obbligai a riprendermi. «C-come scusa?»
«Lucy, immagino che tu voglia sapere tutto riguardo tua madre, no? Vieni con me e ti verrà spiegato ogni cosa.» fece lui, allungando una mano.
«Non mi fido di te.» feci un passo indietro e lo guardai storto. «In più non conosco nemmeno il tuo nome.»
Il ragazzo sorrise, subito dopo si calò il cappuccio, facendomi rimanere a bocca aperta. Sotto di esso c’era un bellissimo ragazzo dai capelli sbarazzini di un tenue e strano color rosa. Gli occhi erano più scuri dell’ossidiana, ma i raggi solari giocavano con le sue iridi facendo intravedere dei riflessi color smeraldo. Il suo sorriso era di quanto più bello avessi mai visto. Mi costrinsi ad assumere un’espressione seria. Ma il suo dolce sorriso, si trasformò in un ghigno soddisfatto. «Natsu Dragneel, piacere.» disse facendomi un occhiolino.
Avvampai. «L-Lucy Heartphilia.»
«Lo so.» disse avvicinandosi e bloccandomi con le braccia tra lui e l’albero.
«Senza quel dannato cappuccio ora posso vederti meglio.» assunse un’espressione maliziosa e mi squadrò. Si sporse vicino al mio viso, mentre il mio cuore aveva preso il volo, e avvicinò le labbra al mio orecchio. «Sei molto bella.» sussurrò.
«Natsu! Maledetto fiammifero! Guarda che il tuo compito era quello di portarla a Fairy Tail e non di provarci con lei!» fece una voce piuttosto scocciata, poco più in là.
Natsu roteò gli occhi e si allontanò di malavoglia. «Gray, stupido nudista, vuoi prenderle?!» sbottò il rosato.
Mi girai e vidi un’altra figura bianca, che si era lasciata cadere da sopra l’albero. Si abbassò il cappuccio, mostrandomi la figura di un ragazzo moro, dagli occhi di un blu scuro. «Come mi hai chiamato?! Cerchi rogne?!» si avventò contro di lui. Ma prima che il moro riuscisse a raggiungere il compagno, apparve una figura femminile che colpì entrambi i ragazzi, stendendoli.
Anche lei era senza cappuccio: aveva dei lunghi capelli scarlatti e occhi color ametista. «È possibile che debba sempre riprendervi?!» sbottò adirata.
«S-scusaci Erza.» fecero Natsu e Gray.
Avevo davanti tre Assassini, tra cui il nome Erza mi era sembrato di averlo già sentito all’interno di White Lily. Solo in quel momento feci caso a un nome detto dal ragazzo moro poco prima: Fairy Tail. Cos’era?
 




Angolo Autrice
Alleluia Lucy ha incontrato Natsu! Anche perché se aspettavo ancora un po’, qualche fan della NaLu molto probabilmente sarebbe venuta a cercarmi. °w° Allora, nel rileggerlo ho notato che come è scritto fa abbastanza schifo... La NaLu Week mi ha aiutato molto nel migliorare, e se li metto a confronto il mio ultimo prompt – se avesse una coscienza – mi scoppierebbe a ridere in faccia. °-° (??) Cooomunque, dovrete sorbirveli così fino alla metà del 15° capitolo, poi verranno scritti in modo decente. eue Promesso. D:
Spero che vi sia piaciuto un pochino, dai. çwç
Da qui in poi, inizierà la storia seria e le notizie scioccanti. ouo
Ringrazio Ia-chan e Fede-chan per aver recensito il capitolo precedente.
Babbai ~
Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Cap 10: Nuovi nemici ***



Nuovi nemici

 
Capitolo 10 ~

Approfittai della loro distrazione per voltarmi e cominciare a correre, ma davanti a me atterrò un’altra figura bianca. Una ragazza. Con un’eleganza che mi sarei potuta scordare, si calò il cappuccio, mostrando una giovane dai mossi capelli azzurri con due grandi occhi bluette. «Juvia vorrebbe fartela pagare per l’altra volta.»
Oh, oh.
Cominciai a sudare freddo, era l’Assassina che disponeva del potere dell’acqua, sfruttato da me per poter evocare Aquarius. Senza pensarci due volte iniziai a correre, evitando per un soffio un suo attacco laterale. Nel frattempo Natsu, Gray ed Erza si erano accorti della mia assenza, però appena sentirono il baccano provenire dalla mia zona, il ragazzo moro corse nella mia direzione, seguito a ruota dai suoi compagni poco dopo.
Ovviamente io non aspettai che i suoi amici venissero a fermarla, anche perché ora del loro arrivo, potrebbe anche non esserci più nulla da salvare. Mentre correvo inciampai, cadendo all’interno di una frattura del terreno. Quando aprii gli occhi, vidi che un turbine d’acqua mi era appena passato a tutta velocità sopra la mia testa. Spostai il mio sguardo verso la fonte del dolore: avevo un ginocchio e un gomito sbucciato. Sbuffai sonoramente, cercai di alzarmi senza fare peso sulla gamba ferita, che oltre al bruciore al ginocchio, non riuscivo a muovere. Non potevo essermela rotta, mi rifiutavo di crederci. Alzai nuovamente il capo e guardai meglio la distanza che c’era tra me e la superficie: troppa. Non ero in grado di arrampicarmi, così proseguii per quel buco che sembrava troppo scuro. Ebbi un po’ di paura, nonostante sapessi di essere al sicuro. Dopotutto cosa sarebbe mai potuto accadere? Sforzando gli occhi, dopo un po’ la mia vista si abituò alla penombra, permettendomi di veder – seppur poco – quello che mi si presentava davanti. Ormai erano dieci minuti buoni che continuavo a camminare, e l’unica cosa che potevo notare erano funghi di uno strano colore azzurrino e strane piante color verde petrolio. Mi abbassai, bilanciando tutto il peso sulla gamba sinistra, quella sana, e toccai un funghetto. Questo immediatamente si illuminò, sembrando una piccola lanterna. Lo osservai affascinata, ma appena allontanai le dita, questo tornò buio. Decisi così di afferrarlo per la base e strapparlo, usufruendo della sua luce, e usandolo a mo’ di torcia. Potevo vedere meglio in quel modo, eppure di un’uscita non vi era ancora traccia. Mentre proseguivo, percepii la temperatura cominciare ad abbassarsi, cercai di stringermi nelle mie braccia, nel vano tentativo di riscaldarmi.
Dopo quasi un’ora di camminata, il canale si aprì in un grande spiazzo, enorme. Il soffitto non era più troppo basso da impedirmi di stare dritta, come prima, ma si alzava per diversi metri. Avevo davanti a me una vasta grotta, illuminata dalle luci di quei funghi che mi avevano fatto compagnia fino a quel momento, con la differenza che questi erano nettamente più grandi ed erano tutti illuminati. Al centro vi era un immenso lago, scuro. Nelle pareti c’erano grandi buchi, dove all’interno sembravano esservi delle costruzioni. Alla fine della grotta, si ergeva quella che sembrava una specie di ziqqurat. I gradoni erano illuminati dalla presenza dei funghi azzurrini che donavano al posto un’aria spettrale. Mi avvicinai titubante, percependo una strana sensazione. Come se qualcosa mi stesse opprimendo l’anima, come se venissi schiacciata. Cercai di ignorare tutto e una volta davanti alla ziqqurat, provai a salire sui gradoni in modo da avere una visuale più ampia una volta arrivata in cima. Fu piuttosto dura, date le mie condizioni e in più per l’altezza dei gradoni. Arrivata in cima, notai che su una specie di podio era appoggiata una strana chiave. Incuriosita, afferrai l’oggetto e me la rigirai tra le dita, facendo attenzione ad ogni più piccolo particolare. Era dorata e attorno ad essa c’era una specie di spirale nera che la circondava. Poco dopo, vidi passarmi esattamente a due millimetri dalla guancia, la lama di un pugnale che sparì nel buio della caverna. Mi girai impaurita e cominciai a guardarmi intorno freneticamente, senza però scorgere nulla. A un certo punto, una mano mi tappò la bocca, impedendomi di urlare. Cercai di voltarmi per vedere chi mi avesse attaccata, ma riuscii a notare solo un cappuccio nero. Rimanendo lucida, gli morsi la mano, gli calpestai un piede e gli tirai una gomitata nello stomaco. Questo mi permise di ottenere di nuovo la libertà e di allontanarmi dal mio nuovo nemico, fornendomi una sua visuale completa. Davanti a me c’era quello che doveva essere un Assassino, ma era differente da quelli che avevo visto fino ad ora, perché era scuro, le sue vesti erano color pece. A giudicare dalle fattezze doveva essere sicuramente un ragazzo.
«Ehi, biondina, se fossi in te lascerei la chiave e scapperei, finché ne hai ancora la possibilità.» disse lui.
«Va bene.» mi girai e cominciai a correre, senza però lasciare l’oggetto da me trovato. Qualcosa mi diceva che aveva a che fare con me, ma non seppi precisamente cosa.
Sentii l’aria spostarsi vicino a me e in un attimo mi ritrovai davanti la figura nera. «Forse non ci siamo capiti, ma la chiave deve rimanere al suo posto.» la sua voce minacciosa mi fece per un attimo tremare.
Deglutii, non sapendo bene cosa fare. Ero da sola, senza più magia e per di più con un Assassino nero. Volevo proteggere quella chiave, ma come potevo? Con la coda dell’occhio vidi il lago scuro, pensai di avvicinarmi e provare a richiamare Aquarius, ma non ero sicura di riuscire a compiere l’evocazione.
«Quindi? Non ho tutta la giornata, biondina.» sbuffò lui. «Conto fino a tre, se non mi restituisci la chiave sarò costretto ad ucciderti.»
Uno.
Mi guardai in giro più volte, prima a destra poi a sinistra, cercando invano un aiuto che mi permettesse di salvarmi.
Due.
Strinsi i denti e afferrai le mie chiavi dorate, tentando un’ultima evocazione disperata, ma indugiai, sfiorandole soltanto. Non potevo essere certa che il mio corpo avrebbe potuto resistere.
Tre.
Serrai gli occhi e mi raggomitolai su me stessa, aspettando il colpo.
Ma questo non arrivò.
Avvertii uno spostamento d’aria, e qualcosa deviare. Aprii piano gli occhi e per la prima volta in tutta la mia vita fui felice di vedere un Assassino. Aveva il cappuccio calato, ma ormai ero in grado di riconoscerli, perché tutti diversi fra loro.
Natsu, era venuto in mio soccorso.
Osservai rapita la scena di quei due che si davano battaglia, ma mentre guardavo assorta, una domanda fece capolino nella mia mente. Come aveva fatto Natsu a trovarmi? Continuai a osservarli, prendendo le distanze per non venir coinvolta nella lotta. Natsu aveva ricoperto le braccia con la sua magia, colpendo successivamente l’avversario. Questo parò usando un braccio, i quali contorni sembrarono perdere nitidezza. Sentii nuovamente quella strana sensazione che mi opprimeva l’anima, facendomi per un momento traballare. Dopo un po’ che combattevano, notai che erano alla pari, ma l’Assassino nero rimaneva sempre sulla difensiva, non lo avevo ancora visto usufruire dei suoi poteri. Natsu decise di cambiare tattica, lanciando un pugnale che colpì la gamba del nemico. Quest’ultimo emise un lamento e imprecò, lanciando un’occhiataccia a Natsu. Sotto lo sguardo incredulo di entrambi, si accovacciò e toccandosi la gamba, emise un bagliore nero, che fece rimuovere il pugnale e rimarginare la ferita. Sentii le gambe cedermi e caddi in ginocchio, mentre la testa mi girava. Non riuscivo a capire il perché di questo mio malessere, doveva essere sicuramente collegato alla magia di quell’Assassino, ma non era normale. Vidi Natsu sbilanciarsi, evidentemente anche lui percepiva le stesse cose che sentivo io, sicuramente però, in modo limitato rispetto a me. Il nero allargò le braccia, come se fosse un invito a raggiungerlo, subito dopo queste vennero circondate da un’aura nera, che mi fece piegare su me stessa dal dolore. Natsu si voltò verso di me, udendo i miei lamenti, ma il nemico approfittò di questa sua distrazione per colpirlo con un raggio nero. A quel colpo il ragazzo venne scaraventato nel lago scuro.
«Natsu!» gridai, in preda al panico.
«Natsu? Ti riferisci al famoso Salamander?» chiese, storcendo il naso disgustato. «Questo non era lui, mi rifiuto di credere che sia così debole.» commentò cattivo.
Aggrottai le sopracciglia. «Maledetto.» sibilai.
Sorrise. Un sorriso per nulla rassicurante, che mi fece rabbrividire. «Ora che lui non c’è più, posso dedicarmi a te.» L’Assassino si avvicinò e mi prese per la camicetta, tirandomi su di peso. «Cosa posso farti? Vorrei divertirmi un po’ prima di ucciderti.» La vicinanza tra i nostri visi era minima, tanto che questo mi permise di poter vedere sotto al cappuccio. C’era un bellissimo ragazzo dagli occhi scarlatti e pelle nivea. I capelli mi era impossibile vederli, data la presenza del cappuccio.
Cercai di ribellarmi, cosa che costrinse al ragazzo di tenermi con due mani. «Lasciami.» scandii bene.
«Se no?» chiese, con espressione maliziosa. Il mio pensiero fu rivolto a Natsu, che non era ancora tornato in superficie. Con la coda dell’occhio osservai il lago, sperando di vedere un cappuccio bianco, ma nulla. Cominciai ad agitarmi. «Preoccupata per il tuo amichetto?» ghignò. «Non ti preoccupare, se le voci sono vere quello è ancora vivo.» rise.
Feci pressione sulle sue mani, iniziando anche a graffiarlo. «Ho detto di lasciarmi!»
«Ma che temperamento.» ghignò nuovamente lui. Quando però notò il tatuaggio che avevo sulla spalla, la sua espressione si fece cupa. «Sei di White Lily, eh?»
«E con questo?» risposi, cercando di allontanarmi da lui, senza riuscire a smuoverlo. Era troppo forte per me.
Lui scrollò le spalle, facendomi innervosire ancora di più. Subito dopo, emerse la testa rosata di Natsu, che respirò a pieni polmoni, avidamente. Nuotò velocemente fino a riva e col fiatone, cercò di ricomporsi.
«Che delusione, pensavo fossi più forte.» commentò l’Assassino, guardandolo disgustato.
«Ora te la faccio pagare!» urlò, scagliandosi contro di lui.
Cominciò a colpirlo talmente velocemente che a un certo punto non riuscivo a vedere nemmeno dove erano le mani e se i colpi andavano a segno o meno. Io ero finalmente libera, mi sistemai la maglietta e pensai di aiutare Natsu richiamando Aquarius. Non disponevo di molto potere magico, per esempio Loki e Virgo, che erano gli Spiriti che richiedevano più magia, non ero in grado di evocarli, ma con lei potevo ricorrere a un ultimo disperato tentativo. Quando però abbassai lo sguardo e non vidi più le mie chiavi persi un battito. Andai nel panico. Nel vero senso della parola. Mi guardai in giro, sperando che mi fossero solo cadute nei dintorni, ma di loro non vi era traccia. Mi voltai, feci un passo e sentii che sotto la mia scarpa c’era qualcosa di gelatinoso. Alzai il piede, vedendo attaccata una strana colla verde che mi teneva bloccata. Dovetti fare un salto all’indietro per liberarmi. Osservai meglio la scia, che prima non c’era, e la seguii. Proseguiva dentro il lago. Poco prima dell’acqua vidi il mio piccolo marsupio. Lo raccolsi e cominciai a sudare freddo. Mi voltai verso i due Assassini: Natsu aveva sputato del fuoco, facendo andare a sbattere contro la parete il suo avversario. Senza pensarci due volte mi tolsi le scarpe, le calze e cercando di raccogliere aria il più possibile, mi riempii i polmoni di ossigeno. Presi una piccola rincorsa e saltai in acqua. L’acqua era nera. Lì sotto c’era il buio più totale, non riuscivo a vedere nulla. Presi il mio funghetto e illuminai la zona: anche se la luce era piuttosto forte, il buio che la circondava sembrava volerla inghiottire. Nuotai più a fondo, guardandomi in giro. L’idea di aver perso le mie chiavi mi terrorizzava. Sentii qualcosa sfiorarmi il piede nudo, inizialmente mi fece il solletico, dopo qualche secondo però, sentii una scossa che mi arrivò anche al cervello. Per poco non persi la mia boccata d’aria. Mi voltai di scatto e usai il fungo azzurro per farmi luce, ma vedevo soltanto alghe. Fu una frazione di secondo, ma nel buio vidi qualcosa brillare, due piccole lucine. Aguzzai di più la vista, cercando di avvicinarmi, mentre il mio cuore batteva velocemente e la mia testa mi urlava di scappare. Appena fui abbastanza vicina, alzai il fungo per illuminare la zona, ma appena lo feci, vidi davanti a me quella che sembrava il muso di un enorme murena. Per lo spavento bevvi dell’acqua, strozzandomi anche. Le lucine che avevo intravisto erano i suoi occhietti piccoli e gialli. Velocemente, cercai di tornare in superficie. Presi una boccata d’aria e respirai avida a pieni polmoni.
«Lucy! Via da lì! Esci!» urlò Natsu.
Appena finì di parlare sentii qualcosa legarsi intorno alla mia caviglia e tirarmi verso il basso. L’oscurità mi avvolse, per un attimo persi la presa sul mio fidato funghetto, ma fortunatamente riuscii a recuperarlo muovendo le mani a vuoto subito dopo. Si accese e notai che non altro che un’alga. Però quell’alga mi stava trascinando verso fondo. Il lago era molto profondo, cominciai a sentire le orecchie dolermi e a sentirmi male. La pressione stava cominciando a diventare troppa da sopportare, al contrario dell’ossigeno che ormai scarseggiava. Mentre mi agitavo, nel vano tentativo di liberarmi, sentii un’altra alga sfiorarmi, ma grazie al bagliore azzurrino di cui disponevo, vidi che questa specie di tentacolo verde, teneva il mio mazzo di chiavi. Improvvisamente il mio cuore si fece più leggero e avrei sospirato se avessi potuto farlo. Allungai la mano nel tentativo di prenderle, ma l’alga si allontanò. Cominciai ad alterarmi. Provai a nuotare verso le mie chiavi, anche se l’alga mi teneva ferma. Quando fui abbastanza vicina, invocai Aquarius telepaticamente. Quando la porta si aprì per poco non svenni, ma cercai di tenere gli occhi aperti. Cercare di aprire un portale senza toccare la chiavi e per di più senza pronunciare la formula, fu quanto di più difficile che abbia mai fatto. Lo Spirito con un gesto brusco recuperò le chiavi e me le porse, guardandomi malissimo, subito dopo mi riportò in superficie e poi a riva. Appena si era presentata Aquarius, l’alga non aveva fatto più pressione sulla mia caviglia, lasciandomi.
«Se perdi ancora le chiavi, giuro che ti ammazzo.» fece minacciosa la sirena.
«Come fai ad ammazzarmi se perdo le chiavi?» nonostante fossi provata, la forza per fare la strafottente ce l’avevo ancora.
«Vogliamo farlo subito?!» sbottò lei adirata.
«No, grazie.» sospirai. «Per favore occupati di quel tizio.» dissi indicando l’Assassino nero.
«E magari già che ci sono prendo anche te.» ghignò.
«Cosa?!» urlai io terrorizzata.
Non feci in tempo a fermarla, la sirena alzò il vaso, da cui sgorgarono ingenti quantità d’acqua. Deglutii e trattenni il fiato, mentre un cavallone di diversi metri prendeva me, Natsu e l’Assassino nero. Bevvi diverse volte, ma riuscii a tornare in superficie.
«Oh per amor del cielo! Basta acqua!» strillai tossendo.
Natsu era finito cinque metri più in là di dov’era prima, mentre il nostro nemico giaceva a pancia in giù non molto distante da me. Vedevo il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmo piuttosto veloce, però gli occhi erano chiusi. Il rosato si alzò con uno scatto, guardandosi in giro con un’espressione omicida.
«Quella dannata tizia con la coda di pesce!» sbottò infastidito.
Scoppiai a ridere, in effetti per il ragazzo era la seconda volta che rischiava di venire affogato dal mio Spirito.
«Come mi ha chiamato, ah?» si avvicinò pericolosa Aquarius.
Natsu fece uno scatto e si nascose dietro di me. «A-assomiglia ad Erza… È inquietante.» risi di nuovo. «Ma che ti ridi?» fece lui assumendo un’espressione imbronciata troppo tenera. Rimisi ad osservarlo per un po’ troppo, quando me ne resi conto avvampai. Natsu mi guardò malizioso. Il ragazzo si alzò, sorridendomi e poi si diresse verso l’Assassino nero.
«Cos’è? Non ti piace l’acqua?» ghignò appoggiandogli un piede sullo stomaco, causandogli della tosse.
«V-vai al Diavolo.» sibilò.
Natsu si abbassò, afferrandolo per la divisa e attirandolo a sé. «Chi sei? Qual è la tua gilda?»
I contorni del ragazzo sembrarono perdere nitidezza, iniziando poi a sparire. «Morirai nel dubbio.» ghignò. L’Assassino portò poi la sua attenzione su di me. «Mi vendicherò, biondina.»
Quando sparì, il rosato imprecò. «Perfetto…» Natsu si voltò, puntando il suo sguardo nel mio. «Cosa voleva da te?» chiese, avvicinandosi e osservandomi meglio per scorgere meglio le mie ferite.
Sentii le gote riscaldarsi quando lo vidi avvicinarsi così tanto. «Ho trovato una chiave, lui la rivoleva ma non gliel’ho più restituita.» dissi prendendo l’oggetto e mostrandoglielo.
Natsu prese la chiave e la studiò, scuotendo la testa dopo poco. «Non so cosa sia.»
«Io sì.» risposi aggiungendola tra le mie chiavi.
«Cos’è?» chiese, inarcando un sopracciglio.
Prima di chiudere il marsupio le diedi un’ultima occhiata, sfiorando la spirale nera con il polpastrello dell’indice. «È la tredicesima chiave dello Zodiaco.»






Angolo “Autrice”
Bene, ecco il decimo capitolo! Sono arrivata a dieci, non ci credo. *^* Cosa ne pensate di questo capitolo invece? Qui per la descrizione del luogo, mi sono ispirata a una storia che mio padre mi aveva raccontato alcuni anni fa. Anche se non era proprio così, ma il tipo di luogo era quello, dai. Qualcuno gioca a D&D? ♥_♥ Gioco meraviglioso. u.u Le storie sono magnifiche. *^*
Comunque, tornando a noi. Chissà chi è ‘sto tizio nero. °^° E Lucy ha trovato la 13° chiave! Arriva il Messaggero del Serpente, signori! xD
A proposito di lei… Qui sta succedendo qualcosa tra Natsu e Lucy, neh? eue
Chissà cosa combineranno più avanti... Ehuehuehue.  

Natsu: Non vedo l’ora, ehehe.
Lucy: M-ma che-?! °////°
Essere la scrittrice della storia è bellissimo. Buahahaha. 3:)
Non sono normale, lo so. i.i
Anche questo capitolo mi fa rabbrividire per come è scritto... çwç Spero non vi siate sentiti male. D:
Prima di andare via ringrazio Ia-chan, Silvia nalu4life, Ga-chan (Soprattutto lei dato che ha avuto la pazienza per recensire tutti i capitoli in due giorni. Sei un amore. *^*) e Fede-chan per aver lasciato un commentino. ♥ Sapete che vi voglio tanto bene, sì? *w* ♥

Bene! Sparisco nella nebbia. (?) Cit. una delle mie migliori amiche. xD
Lilith
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Cap 11: Fairy Tail ***



Fairy Tail

 
Capitolo 11 ~

Natsu aveva insistito per portarmi in braccio, e ovviamente io ero arrossita fino alla punta dei capelli. Si era preoccupato per il mio ginocchio e il brutto segno che l’alga mi aveva lasciato sulla caviglia. Così mi mise un braccio sotto l’incavo delle ginocchia, l’altro sulla mia schiena e mi tirò su. Io tenevo il viso contro il suo petto, mentre camminavamo, evitando tutti i possibili contatti visivi. Arrivammo esattamente nel posto dove ero caduta e vidi la frattura del terreno. Natsu piegò leggermente le gambe e con un abile balzo, uscimmo. La luce mi fece male agli occhi, costringendomi a coprire il viso con le mani. Quando pensai di essermi abituata mi guardai un po’ in giro. Davanti a me vidi tre figure incappucciate raggiungerci. Quando giunsero davanti a noi, si calarono il cappuccio rivelando la figura di Gray, Juvia ed Erza.
«Dove eravate finiti?!» alzò la voce la rossa.
«Erza, calmati. Lucy era in pericolo, io mi sono limitato a seguire il suo profumo e-»
«Come scusa?» chiesi interrompendolo. Speravo di aver capito male, o che avessi delle allucinazioni uditive.
«Ho seguito il tuo profumo.» ripeté lui, inarcando le sopracciglia confuso.
Aggrottai la fronte, scendendo dalla presa del rosato. Appena sentii i piedi toccare finalmente terra, lo guardai sospettosa. «Natsu, eri tu quella notte, nella villa Heartphilia, nella mia camera?» lui annuì. Sbarrai gli occhi, mentre sentivo le forze abbandonarmi. Mi voltai verso gli altri, con gli occhi ormai velati. «E-eravate voi gli Assassini che hanno ucciso i miei domestici?» chiesi, impaurita dalla risposta. Gray sospirò, Erza abbassò lo sguardo mentre Juvia assumeva un’espressione dispiaciuta. «Quindi?!» urlai.
«Mi sa che arrivati a questo punto dobbiamo raccontarti la verità.» fece Erza massaggiandosi le tempie. «Vedi, durante quella notte siamo venuti a casa tua per prenderti. Non per ucciderti, ma per trarti in salvo.» mi guardò negli occhi, mentre io cominciai ad aver paura. «Però da un po’ di tempo ormai, qualcuno ci sta spiando, anticipando tutte le nostre mosse. In quella casa, c’erano due Gilde.»
Inarcai un sopracciglio. «Cosa intendi dire?»
«Una era la nostra, con la missione di salvarti. Mentre l’altra, non siamo ancora riusciti a capire di chi si tratti.» la rossa chiuse le mani a pugno, facendo allontanare il moro preoccupato per una sua possibile reazione. «Il fatto è che questa Gilda ha indossato la nostra stessa divisa ed è venuta per ostacolare il nostro piano e ucciderti prima che noi potessimo raggiungerti.»
Mi grattai la testa pensierosa, qualcosa non quadrava. «C’è qualcosa che mi sfugge. Natsu ha detto di essere lui nella mia camera, e voi che non volevate uccidermi. Ma io ho sentito una voce dire: “Cosa aspetti, allora? Sfonda la porta e uccidi chiunque ci sia”.»
I ragazzi sbarrarono gli occhi. Erza mi afferrò per le spalle e mi costrinse a guardarla. «Ne sei sicura?»
«S-sì.»
«Natsu sei un cretino! Avevi detto di essere stato il primo ad entrare in quella camera!» sbottò Gray.
«Non è vero! Io l’avevo detto di aver già trovato la porta sfondata!» si difese il rosato.
Nel frattempo Natsu e Gray ripresero a litigare, mentre Erza cercava di separarli. Juvia si avvicinò e mi sorrise imbarazzata. «Juvia vuole chiederti scusa.»
Le sorrisi. «Non fa nulla.»
«Comunque, Juvia si chiede come tu sia riuscita a scappare.» Alla domanda dell’azzurra Natsu, Gray ed Erza si fermarono, curiosi di sentire quella parte di puzzle che mancava loro per completare la storia.
Mi misi di lato e mostrai il giglio verde sulla spalla. «White Lily è venuta in mio soccorso. Ma prima di loro, sono riuscita a scappare grazie all’aiuto di Virgo.»
Natsu sembrò dispiaciuto. «Pensavamo fossi solo ospite di quella Gilda, non che ne facessi anche parte.»
«No, sono un membro a tutti gli effetti.» Appena smisi di parlare, sentii una forte fitta allo stomaco, poi qualcosa salirmi in bocca. Mi piegai e tossendo, iniziai a sputare quel liquido scarlatto che tanto mi turbava; sangue. I ragazzi vennero in mio soccorso, cercando di aiutarmi, ma non seppero che fare. Delle lacrime mi solcarono le guance, veloci, bagnandomi la pelle morbida. Lacrime causate dal dolore straziante che ormai non solo sentivo allo stomaco, ma in ogni particella del mio corpo. Passai cinque minuti buoni in quelle condizioni, poi come se fossi stata colpita con un sasso alla testa, svenni cadendo sul morbido tappeto di foglie del bosco, ripassando dalla chiara e luminosa luce, alla ormai nota e opprimente oscurità.
 
Quando mi svegliai sentii l’odore del disinfettante, mentre un forte mal di testa mi costringeva a tenere ancora gli occhi chiusi. Aspettai ancora un po’, poi sollevai le palpebre, constatando di trovarmi all’interno di un’infermeria dalle luci soffuse. Mi tirai su, stropicciandomi gli occhi, mentre percepivo un fastidiosissimo cerchio alla testa. Mi guardai meglio in giro, ero sopra un lettino dalla candide lenzuola bianche, vicino a me ce n’erano altri tre. Facendo attenzione a non cadere a terra, appoggiai i piedi sul pavimento freddo. Sentii un brivido corrermi veloce sulla schiena, ma lo ignorai e mi avviai alla porta della stanza. La aprii e vidi di essere all’interno di una grande Gilda. Il rumore che vi era all’interno poteva benissimo essere paragonato a quello di White Lily. Con l’unica differenza che questa era una Gilda di Assassini.
«Benvenuta a Fairy Tail.» trillò una voce femminile.
Mi voltai e vidi davanti a me una bellissima ragazza dai capelli bianchi e due grandi occhi azzurri. «G-grazie.» feci sorpresa.
«Mi chiamo Mirajane, piacere.» sorrise, porgendomi una mano.
L’afferrai e la strinsi con decisione. «Lucy, piacere mio.»
L’albina mi squadrò dall’alto al basso poi si portò una mano sulla guancia, sempre con quel suo sorriso. «Credo che vagare per la Gilda in queste condizioni non sia il caso.» ridacchiò.
Alzai un sopracciglio confusa, poi abbassando lo sguardo su quello che indossavo, arrossii violentemente. Avevo addosso soltanto una magliettina bianca che arrivava giusto appena sotto il sedere. «C-chi mi ha cambiata?»
«Io.» sorrise.
Okay, quel sorriso cominciava a darmi suoi nervi.
«Lucy!» chiamò una voce maschile.
Mi voltai e vidi Natsu corrermi in contro. Quando anche lui notò quello che avevo addosso mi osservò con espressione lasciva. «Vedo che ti sei ripresa.»
«Natsu sei un porco.» sbuffò un’altra voce maschile.
Ci raggiunse anche Gray, che però non riuscì ad evitare di squadrarmi anche lui. Alzai gli occhi al cielo esasperata. «Senti chi parla.» rispose il rosato.
«Rivale in amore.» mi voltai e vidi che a parlare era stata Juvia, che al posto dei suoi occhi bluette aveva due luci rosse.
Iniziai a sudare freddo. «N-non sono la tua rivale in amore, Juvia.» Poi appena mi ricordai di quello che mi era successo prima, rabbrividii. «Mi sono sentita male?»
«Sì, deve essere stato il lago. Abbiamo riscontrato nella nostra diagnosi alcune sostanze che avrebbero potuto farti morire. Sei rimasta svenuta per una settimana. Probabilmente quando hai bevuto, hai ingerito qualcosa che ha fatto reagire il tuo corpo in quel modo, che dal canto suo stava solo cercando di difendersi e di espellerlo. Fortunatamente abbiamo due bravissime aiutanti, che grazie alla magia e alle conoscenze sono riuscite a guarirti. Magari te le presentiamo anche, così potrai ringraziarle.» disse Erza giungendo in quel momento.
«Per una settimana?!» feci stupita, ma soprattutto preoccupata.
Natsu scoppiò a ridere. «Cioè, tu ti preoccupi di essere svenuta per una settimana, e non di aver rischiato la morte? Certo che sei strana!»
Mi portai la mano destra sul viso, esasperata. Quando però abbassai l’arto, notai qualcosa che prima non c’era. Girai il palmo e vidi quello che doveva essere un simbolo rosa sul dorso. Era lo stesso che avevo visto su alcuni stendardi all’interno di Fairy Tail. Sgranai gli occhi. Mi avevano fatto il simbolo di Fairy Tail! Urlai. I ragazzi fecero un passo indietro allarmati. «E questo?!» dissi sempre a voce alta.
Natsu sorrise. «Ora fai parte di Fairy Tail! Purtroppo non siamo riusciti a rimuoverti quello di White Lily.» concluse sbuffando.
Infatti vidi che sulla spalla il giglio verde c’era ancora, ma la pelle intorno era arrossata.«Ma io non faccio parte di questa Gilda! Siete fuori strada se pensate che io mi unisca a voi! Io non sarò mai un’Assassina! Io vi odio! E sarò la stessa che scriverà una volta per tutte la parola fine alla vostra storia!» sbottai alterata.
Nella Gilda non volò più una mosca, i ragazzi sembrarono offesi.
«E allora cosa aspetti? Vattene, neanche noi ti vogliamo.» sibilò un ragazzo dai capelli neri, pieno di piercing.
«Gajeel, non peggiorare la situazione.» lo rimproverò una ragazza dai capelli turchini, minuta.
«Levy, ignoralo.» commentò Erza.
Appena finì di parlare si sentì una forte esplosione, che fece saltare in aria la porta della gilda. Tutti si girarono verso la fonte di quel trambusto. Appena la polvere cessò, rivelando un gruppo di persone, in Fairy Tail i membri cominciarono ad agitarsi e a prepararsi. Quelle persone erano Eleanor, Alex, Adelaide, Astrid, Aaron e Lara.
Prevedevo guai. La Gilda della luce più casinista contro la Gilda di Assassini più casinista.
Chi avrebbe vinto?
 
 
 




Angolo “Autrice”
Ed ecco a voi le risposte! :D Sì lo so, ci sono voluti la bellezza di undici  capitoli, ma non stiamo lì a guardar tutto. (?) u.u
Quindi ora sapete che non è stata FT a uccidere i domestici di Lucy, bensì un’altra che ha si è fatta passare per tale.
Credevate davvero che decidessi di far fare a FT la parte dei cattivi? °^° Non sia mai. xD
Parlando di questa Gilda, ora Lucy fa parte anche di questa! xD Anche se il commentino che ha fatto la nostra biondina non è stato molto gradito. ^^” Però dai, non possiamo biasimarla, le hanno ucciso la sua famiglia, una reazione del genere era normale. Povera cucciola. çwç
Cooomunque, White Lily è arrivata ed è più incazzata che mai! :D Guardate, oggi sono particolarmente gentile da fornirvi uno spoiler, lasciandovi il titolo del prossimo capitolo:
White Lily vs Fairy Tail.
Ditemelo che sono stata brafa a rivelarvelo. (?) v.v
Lettore: Potevi lasciarci anche il beneficio del dubbio. Tanto era scontato…
*Me che piange(?)*
Adelaide: Vuoi forse morire, lurido essere umano? *sguardo omicida*
*Lettore che scappa a gambe levate*
*Me che si appiccica come una piovra alla moretta sussurrandole quanto le voglia bene*
Adelaide: *Arrossisce e si stacca dalla sua Creatrice per allontanarsi borbottando*
*Tossicchia* Bene, è ora dei nostri ringraziamenti! Ringrazio Ga-chan, Ia-chan, OurladyofSorrow e Fede-chan per aver recensito! Grazie mille, non sapete quanto mi fate felice quando trovo i vostri commentini. *^*
Bacioni :*
Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Cap 12: White Lily vs Fairy Tail ***



White Lily vs Fairy Tail
 
Capitolo 12 ~

Eleanor fece un passo in avanti, varcando la soglia della Gilda, e fronteggiando Erza. Quest’ultima aveva un’espressione indecifrabile, difficile da capire a cosa stesse pensando. I membri di Fairy Tail si erano schierati dietro la rossa, in posizione d’attacco, ma potei notare nei loro lineamenti un po’ troppo rigidi, la preoccupazione. Mettersi a lottare contro la Gilda della luce più forte, non rientrava esattamente nelle loro priorità, ma ormai, in questa situazione, ci erano finiti e dovevano sbrigarsela. Anche se il gruppo di maghi appena arrivato, non aveva la minima intenzione di risolvere la questione in modo diplomatico, a giudicare l’espressione truce che appariva sui loro volti.
«Erza, avevi previsto anche questo?» chiese preoccupata Mirajane.
La maga delle armature annuì. «Ogni cosa.»
Gray si voltò sorpreso. «Quindi tu volevi combattere contro la Gilda della luce più forte che sia mai esistita?!» sbottò. «Non credevo che fossi così pazza.» commentò seccato.
La rossa lo fulminò con lo sguardo, costringendolo a chiederle scusa.
Eleanor, spazientita, cominciò a guardarsi in giro. «Dov’è Lucy?» sibilò. Appena sentii il mio nome non esitai a raggiungere i miei amici, ma prima che potessi fare un passo, Titania mi sbarrò la strada. Quando la verde mi vide, sembrò rilassarsi, ma appena notò il gesto della maga di Fairy Tail, si infuriò ancora di più. «Nessuno rapisce un nostro amico e pensa di farla franca. Ragazzi liberate tutto il vostro potere magico e uccidete ogni cosa che respiri.» Quando sentii quelle parole, rabbrividii e non fui nemmeno l’unica.
«Era da un po’ che non usavo la mia seconda trasformazione.» fece Adelaide con voce melliflua, passando davanti alla maga delle esplosioni e raggiungendo la maga albina, Mirajane. «Testiamo le tue abilità.» fece, rivolta alla ragazza. Quest’ultima sembrò irrigidirsi. «Take Over, Arcivampiro.»
Il fisico minuto e delicato della mora mutò in uno slanciato e prosperoso. I capelli si arricciarono, diventando un’unica cascata di boccoli, mentre gli occhi si accendevano di una luce cremisi, con piccole pagliuzze color pece. La pelle già nivea, divenne ancora più pallida, mentre i canini bianchi si allungarono, divenendo visibili e facendo contrasto sulle labbra piene e rosse della ragazza. L’abito, da Gothic Lolita, cambiò in un delicato abito in stile impero color rosso mogano, con decori dello stesso colore della sua chioma. Accanto a lei fluttuava un grosso tomo dall’aria – oserei dire – millenaria: consunto e rovinato, ma spettacolare nella ricchezza di dettagli, che si intravedevano ancora.
Le labbra di Mirajane si curvarono all’insù, in un sorriso. Un sorriso che però non coinvolgeva gli occhi. Uno di quei sorrisi capaci di fari accapponare la pelle. «Take Over, Devil Halphas.»
«Mira fa sul serio.» mormorò spaventata la ragazza turchina, che avevo scoperto si chiamasse Levy.
Al mutamento delle due Trasformiste, le due Gilde si diedero battaglia. Guardai la scena davanti a me, strabuzzando gli occhi. La mia attenzione fu prima catturata dalle due maghe del Take Over.
Osservai le due ragazze, quanto fosse simile il loro potere, ma quanto loro in realtà fossero diverse.

Bianco e nero.

L’albina indirizzò le braccia verso la ragazza, mentre i suoi arti si contornavano di un’energia violacea. Bastò un gesto fulmineo di lei, che dalle sue dita partirono dei raggi magici. Il libro della mora, con uno scatto, si mosse. Quel grande tomo si mise davanti alla sua proprietaria e si aprì, inghiottendo la magia di Mirajane.

Sensuale e rigida.

La ragazza strabuzzò gli occhi, ma subito dopo, con un movimento aggraziato si portò dietro di lei e l’attaccò con uno dei suoi raggi viola. Adelaide incassò il colpo, andando a sbattere contro il bancone della Gilda, che si frantumò all’impatto. Dalle labbra della mora scappò un gemito strozzato, mentre queste si arricciavano in una smorfia di dolore, quando provò ad alzarsi.

Gentile e distaccata.

La sua nemica si portò davanti a lei, sovrastando la sua figura, guardandola con un sorriso sadico, mentre la sua lingua delineava il contorno della sua bocca, pregustando già il tipo di pena che le avrebbe inflitto, solo per aver osato sfidarla. Adelaide si alzò con uno scatto fulmineo, sparendo alla sua vista e apparendo sul balconcino riservato ai maghi di classe S.

Demone e Non-Morto

Quando Mirajane pensò di averla in pugno, non aveva calcolato il fatto che a differenza sua, Lai fosse in grado di usufruire anche della magia di Evocazione. Peccato che se ne accorse troppo tardi. La mora afferrò il libro, aprendolo in una certa pagina. Lasciò scivolare le palpebre, appoggiando i palmi delle mani sulle pagine ingiallite del tomo, mentre le sue labbra si muovevano veloci in impercettibili movimenti, mentre sussurrava quello che doveva essere l’invito alla creatura di poter varcare la sottile linea che divideva il mondo dei vivi da quello dei morti. Solo quando vidi un pentacolo disegnarsi sotto i suoi piedi, capii che quello che sarebbe uscito, non per niente un Non-Morto. Appena aprì gli occhi, un ruggito squarciò l’aria, mentre quello che doveva essere un demone dalla mole enorme, varcò il portale. Sfiorava il soffitto dell’edificio, era davvero immenso. Nonostante fosse sotto il controllo della mia amica, ebbi paura. Sulla sua schiena si disegnavano delle immense ali che sicuramente se fossero state spiegate avrebbero potuto spazzare via un edificio. La bestia era rossa, il muso somigliava a quello di un drago, i due occhi gialli brillavano come luci nell’oscurità, mentre la grande quantità di denti, faceva sembrare ancora più spaventosa la bocca. Le corna erano grandi e nere. In una delle mani teneva una catena di spine che brandiva con sicurezza e bravura. La coda era lunga e possente, poteva essere utilizzata tranquillamente come arma.
Mirajane alla vista di quel demone, sbarrò gli occhi, mentre le sua gambe rimanevano immobili, incapaci di fare alcun movimento, che fosse stato dirigersi verso quel coso e combattere, sia voltarsi e scappare a gambe levate. Scoprì con orrore di non riuscire nemmeno a prendere il comando su quella creatura, nonostante fosse anche lei un demone. Era decisamente fuori dalla sua portata. L’unica cosa intelligente che poteva fare, era cercare di tenerlo a bada per un po’, almeno fino a quando Adelaide non chiudesse il portale per la troppa fatica e potere magico. Riportai preoccupata lo sguardo sulla mia amica, che sembrava tenersi a malapena in piedi, tanto che dovette accasciarsi a terra, cercando di regolarizzare il respiro, mentre il suo nuove animale da compagnia si divertiva a distruggere la Gilda con la sua infermabile catena di punte.
 
Mi concentrai ‘stavolta, sulla figura di Alex, che se la vedeva da solo contro Natsu e quel ragazzo di nome Gajeel. Entrambi sorridevano strafottenti, mentre il biondo li osservava con aria di sufficienza.
«Due Dragon Slayer contro un God Slayer, nulla di più facile, ghehe.» ghignò il moro.
Alex inarcò un sopracciglio, scettico. «Quanta sicurezza.» fece il ragazzo, roteando poi gli occhi al cielo.
Natsu sorrise di nuovo, poi inspirò a pieni polmoni e ruggì. Dalla sua bocca fuoriuscì un vortice di fuoco, che il biondo riuscì a schivare con facilità. Ma Gajeel sfruttò l’attacco del suo amico per celarsi dietro le fiamme e poi attaccare il God Slayer della luce, sfruttando l’effetto sorpresa. Infatti, Alex sbarrò gli occhi, non aspettandosi un attacco frontale del moro. Il braccio di Gajeel divenne di ferro e colpì il ragazzo che venne sbalzato lontano. Il biondo fece una smorfia disgustata, probabilmente a causa della tecnica che avevano adoperato. Si rialzò subito, piegando la testa da un lato, poi dall’altro, scrocchiando le ossa del collo in un inquietante “crack”. Alex si avvicinò, alzando un braccio, il quale si illuminò di un intensa luce. Come una specie di propulsore, si creò una sfera bianca e luminosa tra le sue dita, poi questa partì in un laser dal raggio piuttosto ampio. I due Dragon Slayer schivarono l’attacco, ma subito dopo, il God Slayer utilizzò anche l’altro braccio per procedere con il medesimo attacco, da cui da entrambe le mani continuavano a fuoriuscire laser. Come spettatore esterno la scena poteva risultare quasi buffa: sembrava quasi che Natsu e Gajeel stessero ballando su una pista e che i laser fossero in realtà le luci che avevano il compito di illuminare le loro figure. Peccato che non era quello l’intento del ragazzo, molto probabilmente si avvicinava di più a quello di arrostirli. Natsu, attraverso i suoi sensi di Drago, percepì arrivare un attacco alle spalle. Quando si voltò, fece appena in tempo a schivare l’enorme catena di punte del demone di Adelaide, però non fu abbastanza veloce ad eludere uno dei laser di Alex, che lo prese in pieno, facendolo sbattere contro una delle colonne portanti dell’edificio. Quando assistetti a quella scena, sentii qualcosa all’altezza del petto, difficile da spiegare. Sentivo l’impulso di gridare il suo nome e correre verso di lui, per accertarmi che stesse bene. Inarcai un sopracciglio, sentendo il cuore battere così veloce.
 
A distogliermi da quei strani pensieri, fu Erza, che con la sua Armatura del Purgatorio, aveva colpito Eleanor, sbalzandola lontano. Quando la verde si alzò, fece qualcosa che mi stupì: alzò un braccio, puntandolo contro una colonna portante dell’edificio e chiudendo poi a pugno la mano, pensai generasse un’altra esplosione, invece la colonna divenne liquida, avvolgendosi intorno al corpo della rossa, che subito tornò alla consistenza di prima, intrappolandola. Era davvero strano vedere la colonna attorcigliata intorno a Titania, sembrava una magi così… innaturale. Guardai basita la nuova magia della mia amica.
Erza ghignò. «Ma che piacere combattere finalmente contro la famosissima Eleanor Nightray, Dragon Slayer della materia.»
«Dragon Slayer?!» feci stupita.
«Non ti ha raccontato chi è veramente?» chiese Erza. «Eleanor, in realtà, è la figlia del più potente e perfido Assassino mai esistito; John Nightray. Il padre era un folle, voleva che la sua bambina diventasse l’Assassina perfetta, affidandola così al drago della materia.»
«Sta’ zitta!» urlò la verde.
Erza guardò Levy, che con una sola occhiata si intesero subito. La turchina utilizzò la sua magia per creare qualcosa che le tappasse la bocca, in modo da non sentirla parlare. «Però questo drago, era una creatura buona, le insegnò ad essere una brava ragazza e a disprezzare gli Assassini. Una volta pronta, John la sottrasse al drago, sperando che potesse seguire le sue orme. Ma Eleanor aveva sviluppato un vero caratteraccio, continuava ad opporsi al padre e a dire di voler tornare da quello che per lei era stato il suo vero genitore. John adirato, scelse la cugina come suo successore, diseredando Eleanor.» continuò imperterrita la maga in armatura.
Ci fu una scintilla, uno stridio e infine un’esplosione che fece saltare in aria tutta Fairy Tail. Per il colpo io ero stata sbalzata dieci metri lontano da dove mi trovavo prima. Mi alzai dolorante, riportai lo sguardo dove si stava svolgendo la battaglia e vidi il volto della mia amica rigato dalle lacrime. Se Erza pensava che svelandomi la verità avrebbe indebolito la mia amica, aveva ottenuto esattamente l’effetto opposto: era furiosa e il suo potere era aumentato a dismisura.
 
«Eleanor!» urlò Alex, lanciandole un’occhiata preoccupata, esitando se accorrere in suo aiuto o continuare la sua lotta contro Natsu e Gajeel.
Aaron aveva assistito alla scena a denti stretti.«Maledetta tr-» iniziò il ragazzo.
«Aaron! Le parolacce!» lo rimproverò Astrid.
Il gemello roteò gli occhi, esasperato. «Sorella, ho diciotto anni e faccio quello che voglio.» fece, mettendo su un broncio troppo accentuato per essere vero.
Il rapporto che c’era tra di loro era qualcosa di meraviglioso. Erano la coppia di fratelli perfetti: non litigavano mai, si volevano un bene dell’anima, stavano sempre insieme e scherzavano. Non li avevo mai visti litigare, mai. Era anche vero che ero a White Lily da poco, ma in quel tempo avevo capito che c’era qualcosa che li teneva uniti, che era davvero troppo forte per essere sciolto.
«Ne hai diciotto ma ne dimostri tre, su fa’ il bravo.» rispose la ragazza, picchiettandogli una mano sulla spalla.
Il Dragon Slayer la guardò in tralice, ma alla fine si aprì in un sorriso che avevo visto riservare solo alla sua gemella.
Davanti a loro, vidi arrivare Gray e Juvia, che decisero di attaccarli.
L’azzurra fece la prima mossa. «Water Nebula!» Juvia alzò un braccio, utilizzando la sua magia, non sapendo però di star commettendo un grandissimo errore.
I due Dragon Slayer dell’acqua, si aprirono in un ghigno, utilizzando la magia della ragazza per ricaricarsi.
Aaron sorrise soddisfatto. «Grazie, ne avevo bisogno. Ora sono davvero carico!»
Juvia si morse il labbro, preoccupata. Guardò Gray, preoccupata di aver fatto una brutta figura, temendo che quest’ultimo potesse arrabbiarsi con lei. Ma il moro non lo fece, si mise davanti a lei, per proteggerla. «Juvia, stai dietro di me, sarebbe come aiutarli se usassi la tua magia.» fece, con fare protettivo.
L’azzurra si aprì in un sorriso, portando entrambe le mani al petto. «Oh, Gray-sama.»
I due gemelli si presero per mano, mentre davanti a loro si creò un’onda simile a un cavallone, date le dimensioni spropositate. Gray rispose subito all’attacco, ghiacciando la loro magia.
Astrid lo guardò a bocca aperta. «Forse lui è alla nostra altezza.» sussurrò la Dragon Slayer in modo che potesse sentirla solo il fratello.
«Vedremo.» borbottò Aaron.
Astrid usò il suo ruggito per colpire Gray,mentreAaron divenne  improvvisamente d’acqua, unendosi alla magia della sorella. Appena l’Alchimista fece diventare un blocco di ghiaccio il suo incantesimo, Aaron si allontanò appena in tempo e riprese le sue sembianze umane, colpendo Gray con un pugno. Il ragazzo andò a sbattere contro una colonna – l’unica sopravvissuta – che all’impatto si ruppe. Juvia si avvicinò preoccupata al suo amato, aiutandolo a tirarsi su.
 
Quando si sentì un altro ruggito, la maggior parte si girò verso Adelaide, pensando che avesse evocato un altro demone. In realtà era stata Lara, ad evocare Fluffy. «Non provate ad ignorarmi! Ci sono anche io!» fece la castana.
Vedere White Lily combattere contro Fairy Tail mi faceva solo arrabbiare, quindi reagii di impulso. Andai al centro di quello che era rimasto della Gilda, gridando. «Basta! Fermatevi!» urlai. Ma nessuno mi diede retta. Sbuffai, l’unico modo era utilizzare Gemini. «Apriti portale dei Gemelli! Gemini!» i due piccoli Spiriti si avvicinarono a me, aspettando la richiesta. «Gemini, prendi le sembianze di Beatrice.» I Gemelli annuirono, la loro figura si illuminò per un attimo, subito dopo al loro posto c’era il mio Master. «Gemini, utilizza la magia di Beatrice per annullare quelle dei miei amici.»
«Va bene.» dissero. Gli Spiriti, sotto la forma della ragazza bionda che ammiravo, alzò le braccia e chiudendo gli occhi annullò tutte le magie dei maghi presenti.
Quando i membri si voltarono, per capire cosa fosse successo, e videro Beatrice cominciarono a sudare freddo.
«M-Master?» sbiancò Eleanor.
Subito dopo la bionda, riprese le sembianze dei miei Spiriti. Tutti mi guardarono a bocca aperta. «Siete degli idioti! Perché combattete?!» sbottai.
Adelaide svenne dopo poco, recuperando anche lei il suo aspetto originale. Mirajane l’afferrò prima che sbattesse contro il terreno. Aveva usato troppo potere magico, chiamando quella creatura. Non era quella più forte di cui disponesse, ma era sicuramente tra le più importanti.
«Come perché? Siamo venuti a salvarti!» rispose Aaron.
Sospirai, poi sorrisi dolcemente. «Vi ringrazio, ma non sono mai stata in pericolo.»
Eleanor mi si avvicinò, mi prese il polso e quando vide il simbolo di Fairy Tail, si voltò nuovamente verso Erza, utilizzando ancora la sua magia per farla saltare in aria. «Avete costretto Lucy a entrare a Fairy Tail?!»
«Cosa?!» si voltò Alex.
«Oh, no.» feci io.
«Fermi tutti!» urlò una ragazza dai capelli biondi. Ci voltammo e vidi che era Beatrice, questa volta però, non la copia di Gemini.
«Non ci caschiamo più, Lucy!» commentò Aaron, seccato.
«Imbecille, sono quella originale.» fece il nostro Master, fulminandolo con un’occhiataccia. Il Dragon Slayer dell’acqua sbiancò.
Dalla parte di Fairy Tail, invece, giunse un piccolo vecchietto. Probabilmente era il loro Master, dato che vidi anche loro sbiancare di colpo.
«Siete in grossi guai.» dissero insieme Beatrice e Makarov.
 
 



[N.d.A. Per chi non legge le note, guardi solo il link e la riga vicino. :)]




Angolo “Autrice”

Be’? Cosa ne dite? Sono stata all’altezza? Spero non vi siate aspettati una Terza Guerra Mondiale (?) perché chiaramente nessuno mi si doveva fare male. eue
… Aspettate! Ho fatto la rima! *u* (?) Wowowowo. (?)
Comunque, la cosa grave è che già stavo iniziando a shippare delle coppie tra i miei OC, ora ne sono più che certa. La cosa comincia a diventare tragica, minna. (?) T.T E ne shippo già DUE! ouo Anche se penso le abbiate già capite, una era palese già dal capitolo 7 ‘Il compleanno del Master’. Se avete fatto attenzione, lì salta fuori già la prima coppia. xD E’ solo un commento, però l’indizio c’è. v.v
Passando alla creatura evocata da Adelaide, sarebbe questa qua:
http://images.wikia.com/forgottenrealms/images/b/b7/Cornugon.jpg
L’ho presa anche questa da D&D. Mi dispiace ma io sono dipendente da quel gioco. i.i Non è un gioco da pc o Xbox o Play Station, eh. È un gioco di ruolo, non c’è niente di elettronico. Infatti per utilizzare al meglio il personaggio di Adelaide, devo leggermi dei libri in inglese per non sparare cavolate. xD
Abbiamo anche scoperto un’altra cosa shock! Eleanor è una Dragon Slayer della materia ed è la figlia del più grande Assassino mai esistito! ouo Avete capito come funziona la sua magia, no? Essendo una DS della materia, genera esplosioni modificando le particelle presenti nell’aria e cambia lo stato degli oggetti intorno a sé. In fisica non sono un genio, per cui spero abbiate capito. D:
Ah! Vi ricordate quando Erza ha detto di una certa cugina di Eleanor? Ecco, ricordatevela perché è importante. u.u
Detto questo, mi eclisso. (?) Ho parlato anche troppo. eue
No! Non è vero! I ringraziamenti! Ringrazio quelle persone fantastiche che hanno recensito il capitolo precedente: Ga-chan, Fede-chan e Ia-chan.
Grazie mille, ragazze.
Bacioni :*
Lilith
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cap 13: Esperimento ***



Esperimento

 
Capitolo 13 ~

Makarov aveva un’espressione severa dipinta sul volto, anche se gli occhi sembravano stanchi. Forse lui si era rassegnato ai continui disastri causati dalla sua Gilda. Non si poteva dire lo stesso di Beatrice, che teneva le mani sui fianchi, le labbra strette in una linea sottile, gli occhi che avrebbero potuto uccidere chiunque con un solo sguardo. Si stava chiaramente trattenendo dall’esplodere.
«Io vi ammazzo, uno di questi giorni.» sibilò Beatrice.
Makarov annuì seccato. «Anche dei miei sono stanco, ti capisco benissimo.»
In quel momento, arrivò un ragazzo biondo, con una cicatrice che gli percorreva un occhio. Si guardò in giro sgomento, soffermando lo sguardo sulle parti crollate della Gilda, i segni di distruzione causati dalla catena di punte del Cornugon di Adelaide e il pavimento che era ceduto sotto il peso di Fluffy, lasciando sul pavimento le grandi impronte da dinosauro. «Ehi, ma cosa è successo qui?» chiese, tornando ad osservare il Master di Fairy Tail.
Makarov sospirò, portandosi una mano sul volto stanco. «Ti prego Laxus, non ti ci mettere anche tu.»
Il biondo alzò le mani, in segno di resa, sgusciando via dall’attenzione dei presenti.
Nel frattempo Beatrice stava sgridando – o meglio sbraitando contro – i miei amici, i quali si erano comportati da irresponsabili venendo a fare casino in un’altra Gilda. Ma a nessuno sfuggì il sorrisetto compiaciuto che non era riuscita a sopprimere, mandando completamente a quel paese i sensi di colpa che avrebbe dovuto provocare con quella sua ramanzina.
In quel momento, mentre guardavo divertita il mio Master, sentii nuovamente quella fitta allo stomaco che avevo percepito una settimana prima nel bosco, prima di svenire. Ma questa volta sembrava nettamente più forte. Dalle mie labbra scappò un rantolo strozzato, mentre mi piegavo su me stessa, stringendomi il corpo con forza, come se con quel gesto, il dolore sparisse. Ma invece, non faceva che aumentare. Serrai gli occhi, cercando di concentrarmi sul buio, ma anche questo era inutile. Iniziai a tossire, mi portai una mano davanti alla bocca, scoprendo con orrore lo schizzo di sangue che macchiava il mio arto chiaro. Avevo sempre avuto paura del sangue, specialmente quando il mio non stava al proprio posto. In quel momento di terrore, dalle mie labbra scappò un grido, mentre sentivo il mio corpo aumentare di temperatura. Aprii gli occhi, cercando di mettere a fuoco quello che avevo davanti a me, nonostante fossero velati dalle lacrime che minacciavano prepotentemente di fuoriuscire. Con sorpresa, vidi il mio corpo circondato da una forte luce, calda e brillante. Sembravo una specie di nana bianca sul punto di generare una Nova. Strabuzzai gli occhi a quella vista, riprendendo subito dopo a tossire. Eleanor venne in mio soccorso, ma appena si avvicinò, questa magia reagì: intorno a me si creò una specie di scudo dorato, però appena la verde vi entrò in contatto, venne attaccata, quasi come se fosse un meccanismo di difesa, e venne sbalzata lontano. Allungai una mano in sua direzione, ma da essa partì un fascio dorato che per poco non colpì Beatrice.
«C-cosa mi sta succedendo?» chiesi con voce rotta, ormai sull’orlo di una crisi di pianto.
«Chiamate Wendy!» urlò Erza.
Vidi un paio di figure iniziare a correre, per poi tornare subito dopo con una ragazzina dai capelli blu e grandi occhi color nocciola. «S-sì?» La sua voce era talmente flebile, che non fui sicura di averla udita davvero.
«Wendy, aiutala.» ordinò la rossa.
La blu annuì, si avvicinò e chiuse gli occhi. Il suo corpo venne circondato da un tenue bagliore azzurrino, ma appena la sua magia venne in contatto con la mia, la ragazzina venne attaccata da quello scudo che cercava di proteggermi.
«Lucy, perdonami ma non vedo altro modo.» Beatrice si mise davanti a me, pronta ad utilizzare la sua magia. Con un gesto secco del braccio, sentii mancarmi l’aria, come se venissi attratta verso il terreno, ma riuscendo comunque a muovermi. Non era magia normale, era simile a quella di Libra, ma differente per alcuni versi. Era come se mi fossi dimenticata di come respirare, il petto mi bruciava, ma la mia magia sembrava indebolirsi sempre di più. Beatrice stava sudando, era in difficoltà. «Incredibile.» sibilò la bionda, aumentando di potere magico. Urlai, ma dalla mia gola non uscì alcun suono, mentre l’aria non ne voleva sapere di tornare nei miei polmoni.
«Fermati! La stai uccidendo!» gridò Eleanor.
«Lo so, sto facendo il possibile per non farla soffrire, ma lo scudo non cede!» sbottò il Master.
Nel frattempo Makarov si avvicinò, pensieroso. «Non è magia naturale.» commentò.
«Cosa vorresti dire, vecchio?» chiese Natsu.
«Non ne sono sicuro, per ora non dirò nulla finché non avrò delle certezze.» sospirò.
A un certo punto, quando mi sentii cadere, lo scudo di luce cedette. «Appena in tempo.» sospirò Beatrice.
Astrid mi corse in contro abbracciandomi. «Oh, Lucy! Come ti senti?»
«Prosciugata.» mormorai, voltandomi per sputare ancora un po’ di sangue.
Natsu si avvicinò, guardandomi serio. «Questo non è stato il lago.»
Erza si voltò di scatto. «E come fai ad esserne sicuro?»
Il rosato alzò le spalle. «Per il semplice fatto che anche io ho bevuto l’acqua del lago, e non mi è successo nulla. È vero che Lucy ne ha bevuta un sacco, però non è normale una reazione simile. Deve essere stato qualcos’altro. »
Il mago del ghiaccio venne verso di lui e gli tirò un pugno. «E tu cosa aspetti a dirci le cose?!»
Prima che potesse scoppiare la solita rissa, la mano di Makarov si ingigantì, colpendo i due ragazzi con un pugno.
«Va bene, ora torniamo a casa, Lucy ha solo bisogno di riposo.» disse Beatrice voltandosi.
Appena finì di parlare si aprì un portale, da dove uscì Stephen, sorridente. «Pronti?»
«Ehi! Lucy rimarrà da noi! Ora lei è un membro di Fairy Tail!» disse Natsu.
Quando Beatrice sentì quelle parole, la temperatura sembrò alzarsi di diversi gradi. «Come scusa? Devo aver capito male.»
Makarov si voltò terrorizzato. Farsi nemico uno dei 10 Maghi Sacri era l’ultima cosa che voleva. «B-Beatrice cara, stavano solo scherzando non ti preoccupare.» ridacchiò nervoso.
La bionda sembrò calmarsi, ma appena Natsu corse verso di me e mostrò il simbolo al Master di White Lily, il terreno sotto i piedi del Dragon Slayer del fuoco si spaccò, facendolo cadere all’interno. «Cosa avete fatto?!» gridò.
«E adesso cosa si fa? I marchi non possono essere rimossi, a meno che il membro non venga esiliato dal Master.» disse Alex.
«Mi sa che Lucy, per la prima volta nella storia dei maghi, farà parte di una Gilda della luce e di una Gilda di Assassini.» rispose Adelaide, neutra.
«Ma non è possibile, il Concilio della Magia non lo permetterà mai.» osservò Lara, fasciandosi il palmo ferito a causa dell’evocazione.
«Semplice, dobbiamo tenerlo segreto!» disse Natsu, emergendo dalla frattura.
Erza scosse la testa. «Prevedo un mare di guai.»
Sempre tra le braccia di Astrid, chiusi gli occhi cercando di addormentarmi, ma il casino era tale, da non riuscire nemmeno a isolarmi. «Ragazzi, al momento non mi interessa, voglio solo riposare.»
Beatrice annuì, tornando al suo aspetto di bambina. «Certamente Lu-chan, torniamo a casa.» sorrise.
La maga in armatura, prima che gli altri potessero portarmi via, li fermò schiarendosi la voce. «Prima che possiate tornare a White Lily, vorrei che Lucy rimanesse da noi solo per un pomeriggio, vorremmo raccontarle delle cose riguardanti il suo passato.»
Eleanor fulminò Erza con lo sguardo, subito dopo lo spostò nel mio, senza dirmi nulla, solo per assicurarsi che stessi bene e se per me fosse tutto okay. Annuii sorridendole, facendole cenno di potersi allontanare tranquilla. Non ne sapevo il motivo, ma io di Fairy Tail mi fidavo, nonostante fossero Assassini.
Astrid mi diede un buffetto sulla guancia, poi si alzò e attraversò il portale, unendosi ai nostri compagni. Beatrice prima di passarlo, si voltò verso Makarov. «La riporta la tua squadra, mi auguro. Se vengo a sapere che è tornata a casa da sola, vi scateno contro il Concilio.»
Makarov deglutì, poi annuì svelto. «Ovviamente, ci penseremo noi.»
Appena la bionda sentì quelle parole, fece apparire il suo orsetto di peluche e trotterellando, entrò anche lei nel portale diretto a White Lily.
Juvia si avvicinò a me, aiutandomi ad alzare. «Vuoi sdraiarti, Lucy?»
Facevo ancora fatica a reggermi in piedi da sola. Annuii svelta, l’unica cosa che volevo era dormire.
Vidi Makarov avvicinarsi, sembrava turbato. «Ebbene, vuoi sapere alcune cose? Sappi che non potrai conoscere tutto, alcune cose non possono esserti rivelate, altre non le conosciamo nemmeno noi.»
«Okay, ditemi tutto quello che potete rivelarmi.» feci, adagiandomi sul lettino morbido dell’infermeria. Nel frattempo entrarono anche Erza, Natsu, Gray e Juvia.
Makarov si schiarì la voce, nervoso. «Tua madre, Layla, ha avuto una vita particolare, difficile oserei dire. Era nata in una famiglia di maghi, per cui fu addestrata fin da piccola. Inoltre il fatto di essere di nobile famiglia la aiutò nel trovare più velocemente tutte le chiavi dorate. Un giorno, Layla si imbatté in un Assassino dalle vesti bianche, che riportava il marchio di una fata. Quell’Assassino era un membro di Fairy Tail.» fece una pausa. Molto probabilmente per permettermi di assimilare tutto con più facilità. «Iniziarono a combattere, ma più lo scontro andava avanti, più si accorsero che ormai era diventato quasi un gioco. Nessuno dei due stava attentando alla vita dell’altro. Quando conclusero, ormai stanchi, cominciarono a conoscersi, scoprendo di aver molte cose in comune e che il ragazzo in realtà, non era cattivo. Col passare del tempo, divennero amici, dandosi appuntamento ogni giorno, in un luogo preciso e a un’ora precisa. Dopo alcuni mesi, quando il ragazzo si accorse di provare qualcosa in più della sola amicizia, propose a Layla di entrare a far parte di Fairy Tail. Ovviamente lei accettò, diventandone membro poco dopo.»
Strabuzzai gli occhi. «C-come? Quindi mia madre faceva parte di Fairy Tail?» Erza annuì. Mi scompigliai i capelli, esausta. «Continua.»
Makarov mi sorrise, dolcemente. «Layla divenne un’Assassina, una dei migliori che ebbi mai avuto. Ovviamente di classe S. Però un giorno, tua madre ci diede una pessima notizia: i suoi genitori l’avevano costretta a sposare un uomo che in realtà non amava e fu costretta ad abbandonarci.»
«Mio padre?» chiesi, aspettandomi già una risposta affermativa.
«No, lui non c’era ancora.» scosse la testa, sospirando. Sembrava invecchiato ancora di più durante quella fase di storia. «Purtroppo, questo è tutto quello che posso dirti, il resto non spetta a me.»
Mi stava prendendo in giro? «Come scusa? No no, arrivati a questo punto esigo sapere tutto!»
«Mi dispiace, Lucy. Non sono autorizzato.»
«Ah, sì? E chi te lo avrebbe impedito?» chiesi io, iniziando ad alterarmi.
«Il Concilio della Magia.»
Sbarrai gli occhi. Addirittura? Abbassai lo sguardo, doveva essere successo qualcosa di grosso, per forza. Chiusi le mani a pugno, stringendo i denti. «Voglio tornare a casa, a White Lily.» sibilai.
I ragazzi all’interno sembrarono incupirsi. Makarov annuì, ordinando subito dopo agli Assassini presenti di scortarmi fino a Magnolia.
Quella giornata fu estenuante, avevo scoperto di essere svenuta per una settimana intera. Ho visto entrare in scena White Lily, sfondando il portone. La mia Gilda e Fairy Tail – o forse dovrei dire, le Gilde a cui faccio parte – si sono date battaglia. Ho scoperto un potere che pensavo di non possedere e se come ciò non bastasse, mi hanno rivelato che mia madre era un’Assassina di classe S, di Fairy Tail.
Mi era venuta un’emicrania.
E le sorprese non erano ancora finite!
I membri di Fairy Tail, non sembravano però Assassini normali. Mi voltai verso Natsu, che al momento era il ragazzo che avevo vicino e decisi di porgli una domanda, che da un po’ mi assillava. «Natsu?»
Il rosato si voltò, sorridendo. «Sì?»
«Senti, voi siete Assassini, ma non siete cattivi.» osservai, confusa.
Natsu annuì ridacchiando. «Hai ragione, non ti abbiamo detto di cosa ci occupiamo. Vedi, noi siamo Assassini particolari. Noi non uccidiamo innocenti, ma ci occupiamo degli Assassini neri
Neri? Subito mi venne in mente quel ragazzo con cui ci siamo scontrati io e lui, quando ci trovavamo all’interno di quella grotta. Mentre il mio cervello stava elaborando – o meglio cercava di elaborare – tutte quelle informazioni, qualcosa sembrò stonarmi nella faccenda. «Aspetta un attimo, quindi sareste una specie di Assassini di Assassini?» chiesi, piegando la testa da un lato non capendo più nulla. I ragazzi risero, sentendo la conclusione a cui ero arrivata, facendomi leggermente arrossire. «H-ho sbagliato?»
«No, alla fine puoi definirci così.» ridacchiò Gray.
Calò il silenzio, anche perché non sapevo più cosa domandare. Mentre proseguivamo, arrivammo davanti a un bivio. Juvia, che era davanti, fece per prendere la via di destra, una strada sterrata priva di ombra, completamente esposta al sole, ma Erza la bloccò. «Andiamo a sinistra, è all’ombra ed è più corta.» disse indicando un piccolo sentierino, ricoperto di sassi, che portava all’entrata di un boschetto.
«Come preferisci.» rispose Juvia, con una scrollata di spalle.
Proseguimmo all’interno del bosco, dove ebbi finalmente un po’ di sollievo, l’aria era più ventilata, non sentivo più quel caldo afoso che mi indeboliva.
Mentre continuavo a rimuginare, riconobbi una parte del bosco. Eravamo nello stesso posto dove avevo combattuto con Natsu la prima volta. Notai anche la frattura dove ero caduta nel scappare dalla maga dell’acqua.
Pensai al diario che avevo trovato nella soffitta di casa mia, non mi era sembrato di aver visto delle pagine dove raccontava la sua giornata da Assassina, né tantomeno dell’uomo che avrebbe dovuto sposare. Se non si trattava di mio padre, chi era?
«Tutto bene?» mi chiese Erza.
Solo in quel momento sentii di aver la fronte corrucciata e le labbra in fuori, disegnando un perfetto broncio. Rilassai i tratti del viso, sorridendole. «Sì, stavo solo riflettendo.»
«Non deve essere facile, dopotutto non hai ancora in mano il puzzle completo.»
«Erza, tu saresti in grado di aiutarmi?» chiesi, facendo gli occhioni da cucciolo.
La rossa sospirò. «Non posso.» Avevo sbagliato persona, quelle tattiche con lei non funzionavano. Sbuffai sonoramente.
Intanto che camminavamo, notammo che il sentiero si era stretto di molto, costringendoci a proseguire in fila indiana. Senza accorgermene, finii per ultima. Abbassai lo sguardo, puntandolo sulle mie scarpe, mentre cercavo di colpire i sassolini e gettarli dentro le varie buche, giusto per non annoiarmi. Mentre giocavo, colpii male un sassolino, così mi fermai e mi voltai per poterlo calciare meglio. Mentre però, gli Assassini proseguivano, io sentii qualcosa sfiorarmi il braccio. Mi voltai di scatto, ma vidi vicino a me un ramo, cosparso di foglie color verde sgargiante. Sbuffai, stavo diventando paranoica. Feci per raggiungere i miei nuovi amici, ma sentii qualcuno tapparmi la bocca. Cercai di urlare, ma il suono uscì troppo attutito perché venisse sentito. Cominciai ad agitarmi, mentre il mio cuore iniziava a correre per la paura. Cercai di guardare chi avessi dietro e vidi di nuovo quella veste nera.
Andai nel panico.
«Ciao biondina, ti ricordi di me? Sai, vorrei la chiave, me la restituisci?» soffiò lui, vicino al mio orecchio.
Mi sentii pervasa dai brividi. «No.» sibilai sulla sua mano.
L’Assassino sfilò un’arma, che appoggiò sulla mia gola. Era un coltello spesso, seghettato e sporco di rosso. Sperai con tutta me stessa che quello non fosse in realtà sangue. «Sei piuttosto stupida, lo sai?» sbuffò. «Va bene, facciamo così. Tu rendimi la chiave e io prometto di non fare nulla ai tuoi amici di White Lily. Anche se la mia missione è quella di far fuori quella rompipalle di Eleanor.» sbarrai gli occhi, mentre sentivo l’agitazione farsi sentire sempre di più.
«Perché volete ucciderla?» chiesi, titubante.
«Ah, ah. Questo non rientra nei nostri patti.» ghignò.
«A me non sembra di aver mai accettato. Perché non mi uccidi? Potresti prendertela così la chiave.» cercai di risultare il più spavalda possibile, ma sentii comunque la mia voce tremare.
Lui sbuffò. «Vorrei volentieri, ma purtroppo non posso ucciderti.» Sorrisi divertita. «È inutile che ti stampi in faccia quel sorrisetto, non posso ucciderti ma questo non mi vieta di torturarti.» Deglutii, se voleva spaventarmi ci era riuscito benissimo. In quel momento vidi Natsu correre nella mia direzione e guardarsi in giro, seguito poi dagli altri. Urlai il nome del Dragon Slayer del fuoco, ma mi interruppi a metà appena sentii la lama premere con più forza sulla gola.
Annaspai.
Erano davanti a noi, però non ci vedevano, come era possibile? Le loro voci mi arrivavano lontane, come se fossi all’interno di un vetro. «Non ti sentono.» ghignò lui.
«C-come mai?» mi maledii per non essere riuscita a mantenere un tono di voce fermo.
«Esiste una cosa chiamata magia, non so se sai cos’è.» mi prese in giro lui.
Digrignai i denti. Sentii una sensazione differente, mentre il mio corpo veniva illuminato nuovamente da quella calda e forte luce. Non soffrivo questa volta, sembravo padrona dei miei nuovi poteri. Percepii la presa sulla mia gola allentarsi, fino a sparire del tutto. Mi voltai verso di lui, mentre sulle mie labbra affiorava un sorrisetto strafottente. «La preda è diventata cacciatrice.» ghignai io.
Cercai di non fare caso alla mia voce, non sembrava mia.
L’Assassino era immobile, non sapeva bene cosa fare, mentre io sentivo che l’intensità di potere stava aumentando sempre di più. «Luce.» mormorai. La bolla di luce dove sembravo essere immersa, scoppiò, con una piccola esplosione. Le mie chiavi sembravano muoversi da sole, animate di vita propria, mentre tintinnavano sbattendo tra di loro. Mossi il braccio, disegnando un semicerchio, da cui si disperse un fascio di luce che colpì la figura nera. Questa venne sbalzata lontano, sbattendo contro un albero. Mi avvicinai minacciosa, sentendomi per la prima volta sicura di me stessa, forse anche troppo. C’era qualcosa che non andava. C’era una parte di me che voleva ucciderlo e lo urlava a gran voce, mentre l’altra, sussurrava di scappare e lasciarlo lì. La prima vocina prese il sopravvento su di me: lo afferrai dove si congiungevano le due estremità del cappuccio, esattamente sotto la gola, e con una forza che non pensai di possedere, lo tirai su. Agendo così, il cappuccio scivolò, rivelando gli occhi color vermiglio che avevo già visto, più dei capelli sbarazzini color ossidiana e una pelle pallida. Percepii qualcosa all’altezza del petto, ma che non seppi identificare. Mi sembrava di conoscerlo, ma non lo avevo mai visto in vita mia.
«Tsk, allora ha funzionato. Sei solo un esperimento, nulla di più.» sputò cattivo.
Lo guardai stranita. «Esperimento?»
«Sì, credi davvero che questi poteri siano tuoi? No, cara. Sei stata sottoposta a degli esperimenti fin dalla più tenera età. In poche parole: non sei una maga normale.» rise lui, malefico.
Sentii mancarmi la terra sotto i piedi. Cosa voleva dire? La mano con cui lo stavo tenendo si illuminò ancora di più, facendogli subito cambiare espressione in una preoccupata. «Chi è stato a farmi questo?!» gridai.
Lui sorrise. «John Nightray.»
 






Lilith’s Corner
Woooh! La fine di questo capitolo mi è piaciuta un sacco! *^* Questo capitolo e quello dopo sono i miei preferiti. E nel prossimo questo fantomatico Assassino nero avrà un nome! :D
Quanto mi piace la frase di Lucy: «La preda è diventata cacciatrice.»
Non so cosa mi sia preso mentre scrivevo, ma lì ho reso Lucy davvero figa. u.u

Cooomunque. Qui abbiamo scoperto un sacco di cose, vero? Per non parlare di quella più scioccante alla fine! :o Cosa intenderà quell’Assassino nel dire che Lucy è solo un Esperimento? E che ha subito dei trattamenti? E che è stato John Nightray, l’Assassino più perfido di tutti, a farle questo? Lo scopriremo più avanti. (?)
C’ho preso gusto a terminare i capitoli così, sapete? Ahahahaha. x°°°
Non odiatemi, in questo modo vi lascio nel dubbio ed è più divertente! (?) Sono malefica, lo so. Muahuahuahuah. 3:) (??)
Ho in mente tanti altri colpi di scena per voi. (?) xD

Alex: Lo sai che tu non hai tutte le rotelle a posto, vero?
Sempre saputo, sì.
Adelaide: Non è cosa di cui vantarsi. -_-“
Lai, perché sei sempre così cattiva con me? ç_ç Non vuoi bene alla tua creatrice? Ç___ Ç
Adelaide: No.
*piange*
Astrid: Ma che cattiva! Io ti voglio tanto bene, invece! ♥
Pucc lei. *^* (?) Anche io.
Adelaide: S-sì…. *bisbiglia*
Cosa? Non ti ho sentito.
Adelaide: Sì, ti voglio bene! *arrossisce* N-non farmelo più ripetere…
Kawaiiiiii! *^* *la spupazza*
Passiamo ai ringraziamenti! Un grazie enorme a Ga-chan, iulia_99 [grazie ancora per il tuo splendido commento *w*], Ia-chan e Fede-chan per aver recensito il capitolo! Ragazze, mi fate felicissima quando trovo le vostre recensioni, davvero.
Alla prossima, chicos!
Adios!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cap 14: L'imboscata ***



L’imboscata

 
Capitolo 14 ~

A quel nome mi irrigidii, tanto che quei strani poteri sembrarono improvvisamente svanire. Sentii delle voci, dei passi pesanti e qualcuno stringermi da dietro e allontanarmi dal ragazzo. Con la coda dell’occhio vidi dei capelli rosa ribelli, che mi accarezzarono il lato destro del viso, mi tranquillizzai immediatamente.
«Lucy! Cosa è successo?» chiese preoccupato il Dragon Slayer.
«La biondina ha capito come usare i suoi poteri, da bravo esperimento qual è.» ghignò il moro.
Natsu fu talmente veloce che non riuscii nemmeno a vederlo. Si spostò e colpì con un pugno il viso del ragazzo, dal quale gli uscì un rivolo di sangue dal naso. «Bastardo…» sibilò il rosato.
«C-cosa c’entro io con lui?» mormorai, più a me stessa che all’Assassino.
«Mi dispiace non posso dirtelo.» sorrise lui. Sentii la rabbia accrescere dentro di me, mentre i miei lineamenti tornavano a illuminarsi. «È inutile che ti scaldi, biondina. Anche se mi uccidessi, non risolveresti nulla. Anzi, porteresti soltanto dolore alla mia cara sorellina.»
A quelle parole, cominciai meglio a identificarlo, ma sperai che le mie supposizioni rimanessero tali e che non divenissero fondate. «Chi sei, veramente?»
Lui ghignò. «Mi chiamo William, sono il fratello maggiore di Adelaide.» Avevo ragione, invece. Rimasi a bocca aperta, non potevo crederci.
Passò un po’ prima che riuscii a riprendermi dallo shock. Lo riafferrai per la divisa, costringendolo a mantenere un contatto visivo. «Non ci posso credere!» urlai. «Tu hai una sorella, che ha sofferto la tua presunta morte, che ti ha cercato per anni e nonostante questo, tu non sei mai tornato! Per colpa tua, Adelaide non è più la stessa!» Vidi passare qualcosa nei suoi occhi, come se la sua volontà avesse vacillato per un attimo.
Con uno strattone mi allontanò, guardandomi male. «Non sono cazzi tuoi!» rispose, con il mio stesso tono di voce.
Feci per tirargli un pugno ma Erza mi fermò. «Basta così, Lucy.» Appena la rossa gli si avvicinò, gli tirò un calcio sul viso, facendolo voltare dal lato opposto e sputare un po’ di sangue. La guardai terrorizzata.
«Avevi detto basta!» squittii io. La rossa mi ignorò e si abbassò all’altezza del ragazzo che ormai sembrava avere il setto nasale rotto. Rabbrividii, quanta forza aveva nelle gambe quella ragazza?
«Cosa volevi da Lucy? Cosa vuol dire che è un Esperimento? Cosa c’entra lei con Nightray?» domandò.
Il moro nonostante fosse ferito e decisamente in pericolo, si stampò in faccia un altro ghigno. «Però, quante domande. Non sono sicuro di poter rispondere a tutte.»
«Molto bene.» fece la rossa. «Credo che dovrò convincerti.» Il ragazzo non fece in tempo ad obbiettare che la divisa bianca, aveva lasciato il posto alla Heaven’s Wheel Armor, accerchiata da un’ingente quantità di spade.
Vidi il ragazzo iniziare a sudare freddo. «John Nightray era il promesso sposo di Layla Heartphilia!» disse tutto d’un fiato.
Mi sentii mancare la terra sotto i piedi. Barcollai, percepii delle forti braccia sostenermi, prima che potessi cadere, quelle di Natsu. «M-ma mio padre è… È sempre Jude Heartphilia, vero?» chiesi terrorizzata dalla risposta.
William ghignò. «Io non ne sarei così sicuro se fossi in te.»
Mi cedettero le gambe, mentre sentivo gli occhi velarsi di lacrime. Appoggiai una mano al petto, dove ormai il cuore batteva talmente veloce che sembrava volesse prendere il volo. «Sto per sentirmi male.» mormorai in preda al panico.
Natsu si accovacciò alla mia altezza e mi abbracciò. Probabilmente in una normale situazione sarei arrossita, ma ero talmente agitata che non me ne accorsi nemmeno del gesto. «Lucy, sta’ calma.»
Prima che potessi anche solo rendermene conto, sentii le lacrime solcare le mie guance, lasciando una scia umida e salata. Erano talmente tante, che alcune mi bagnarono anche le labbra. Natsu, nel frattempo cercava di stringermi sempre di più. Ricambiai il contatto, affondando il viso nel suo petto muscoloso e rassicurante. Cercai di contenermi dal singhiozzare, volevo mantenere ancora un minimo di dignità.
«Mi sono stufato di questa situazione.» sibilò Gray. Il mago del ghiaccio si avvicinò e con un ultimo pugno, stese William. «Ci penserà la sorella a riempirlo di calci.» aggiunse, caricandosi il ragazzo sulle spalle.
«Gray-sama, sei il migliore!» gridò Juvia, ammirando il suo uomo.
Evidentemente le altre notizie di poco prima non erano bastate, c’era altro che avrei dovuto sapere o mi avrebbero lasciato respirare per almeno il resto della serata? Sentii Natsu accarezzarmi la schiena, delicatamente. Come destata da un sogno, mi scansai velocemente da lui, completamente rossa in volto. Il rosato mi guardò interrogativo, mentre io cercavo di far rallentare in qualche modo il battito cardiaco. Mi alzai tremolante, cercando di sostenermi a un albero che avevo vicino. «M-muoviamoci.» sussurrai ancora imbarazzata.
Erza annuì e accelerando il passo, mi superò conducendo la fila. «Lucy ha ragione, diamoci una mossa o qui farà buio.» ordinò.
Gli alti tre ragazzi ubbidirono, seguendoci a passo sostenuto. Proseguimmo tranquillamente, a parte i lamenti da parte di Gray, causa William, e Natsu che cercava di fargli cadere il peso dalle spalle, sfruttando la sua magia. Il rosato stava praticamente dando fuoco al bosco, mentre Juvia, stancamente, si occupava di spegnerlo, utilizzando l’acqua.
«Natsu se non la smetti ti faccio fuori!» sbottò Erza.
 
Quando vidi finalmente i primi contorni di White Lily, sospirai e iniziai a correre verso la mia Gilda, ormai esasperata di quegli Assassini. Varcai la soglia e venni letteralmente buttata a terra. Alzai il viso e vidi una testa riccia che premeva sul mio seno. Astrid mi stava abbracciando, o meglio stritolando. Più che un abbraccio sembrava una morsa.
«A-Astrid, non respiro.» cercai di dire. Immediatamente sentii di nuovo l’aria entrare nei miei polmoni e molto probabilmente tornare a un colorito roseo.
«Oh, scusami.» ridacchiò lei.
«Bentornata, Lu.» disse Eleanor, sorridendomi.
Le andai in contro e l’abbracciai. Mi ero decisamente affezionata a quella ragazza.
Quando però anche i membri di Fairy Tail entrarono nella Gilda, calò il silenzio. Non tanto per il fatto che degli Assassini avessero varcato la loro soglia, ma perché uno di loro aveva appena buttato a terra il corpo di un ragazzo che essi conoscevano bene: quello di William. Durante il viaggio avevamo fatto diverse supposizioni su come si sarebbe comportata la nostra vampira, ma tutte risultarono sbagliate. Adelaide, alla vista del fratello, si avvicinò titubante e quando fu ormai vicina a lui, le cedettero la gambe. Lo sguardo che apparentemente era rivolto a lui, era in realtà fisso nel vuoto, vitreo. Quegli occhi, prima severi, si offuscarono, finché da essi non sgorgarono lente delle lacrime, che silenziose scivolarono sul suo viso, rendendo, per la prima volta, l’aspetto della ragazza fragile e indifeso. Non volava una mosca all’interno di White Lily. Se non, dopo poco, solo il singhiozzare insistente della mora, diventando infine un pianto a tutti gli effetti. Adelaide sembrava una bambina in quel momento, che aveva bisogno di essere coccolata, ma nessuno aveva però, il coraggio di avvicinarsi, temendo la reazione della maga. Sentii anche i miei occhi inumidirsi, per la tristezza della mia amica. Così, sotto lo sguardo di tutti, mi avvicinai e l’abbracciai. Sentii bisbigliare Aaron e dire qualcosa ad Alex, ma che non riuscii ad identificare. Appena la mora percepì il contatto, sussultò. Pensai che mi allontanasse, e non solo io lo pensavo. Ma invece, Adelaide sorprese tutti quando si voltò verso di me e abbracciandomi riprese a piangere ancora più forte di prima, sfogandosi.  Le accarezzai la testa, dolcemente, sperando di riuscire a calmarla almeno un poco. «Shh, non piangere.» tentai col dire io.
«È- È mio fratello… Lucy, perché… perché mi ha a-abbandonata?» chiese fra un singhiozzo e l’altro.
«Tutti commettono degli sbagli. Ora però lui è qui, al suo risveglio potrai chiarire ogni cosa.»
«M-ma sono passati così tanti anni…»
«Lai, tranquilla. Pensa a quando potrai finalmente abbracciarlo, quando tornerai insieme a lui a casa, quando tornerà tutto come prima.» la mora si scostò, guardandomi negli occhi.
Mi sorrise grata e annuì, asciugandosi col dorso della mano le ultime lacrime. «Grazie, Lu-chan.»
Sentimmo dei mugolii, ci voltammo e vidi William cominciare ad aprire gli occhi. Adelaide si voltò e lo guardò sorridendo dolcemente. Quando l’Assassino nero notò sua sorella, sgranò gli occhi. «Lai…»
«Will…» sussurrò. Improvvisamente la sua espressione mutò in una accigliata. La mora gli tirò un pugno in pieno viso, facendolo voltare dall’altra parte. «Tu, bastardo, dove cazzo sei stato per tutti questi anni?!» sbottò lei.
Con la coda dell’occhio vidi dietro di me Natsu sorridere complice e allungare una mano verso Gray. Il moro sbuffò e tirò fuori dei soldi, porgendoglieli.
Non ci credo! Quegli idioti avevano scommesso?!
Sulle labbra del fratello si disegnò un sorrisetto, ma non cattivo, quasi nostalgico. «Sei cambiata, dodici anni fa non avresti mai detto le parolacce, tantomeno usato le mani.»
Adelaide ricominciò a piangere. «E secondo te di chi è la colpa?!»
«Mia.» rispose deciso.
La ragazza si bloccò con gli occhi spalancati dalla sorpresa, evidentemente non si aspettava una simile risposta.
Mi alzai e prima che uno dei due potesse iniziare a parlare, proposi un’idea. «Lai, perché non porti tuo fratello a casa e parlate con più calma da soli?»
La mora annuì. «Sì, hai ragione.» Si alzò e porse una mano al ragazzo. «Forza Will, andiamo a casa.» Il fratello le sorrise e afferrando la sua mano, si lasciò tirare su. Adelaide gli mise poi una mano dietro la schiena, in modo da sostenerlo, poi si allontanarono, uscendo dalla Gilda.
Passarono non so quanti minuti, prima che qualcuno potesse anche solo tornare ad avere un respiro regolare e provare a commentare quanto successo.
Eleanor mi si avvicinò. «Dove l’avete trovato?» chiese. Le raccontai tutto quello che era successo, anche l’episodio della grotta. Più andavo avanti più il viso della mia amica si faceva scuro. Quando terminai imprecò. «Lu, ti stanno cercando.» fece lei, sicura.
La guardai sorpresa. «E per quale motivo?»
La verde scosse la testa. «Non lo so, ma se è vero che hai dei precedenti con Nightray, allora ti vorranno portare da lui. Io sono stata perseguitata da lui per oltre cinque anni, in quanto sua figlia.» pronunciò quell’ultima parola quasi disgustata.
Ripensai al mio incontro con William. «Voglio constare meglio chi è il mio vero padre. In più voglio capire cosa intendeva con “Esperimento”.»
Eleanor annuì. «Molto bene, andiamo a dare un’occhiata ai registri di nascita allora.» sorrise lei.
«Ehi Ghiacciolo, ora che ci penso è da un po’ che il Concilio della Magia non si fa sentire, vero?» chiese Natsu, incrociando le braccia dietro la nuca.
Gray roteò gli occhi. «Veramente l’ultima lettera di lamentele ci è stata inviata ieri.»
Ridacchiai. Dopotutto avremmo combinato di nuovo un altro casino, solo che per la prima volta in assoluto maghi e Assassini avrebbero collaborato.
«Io direi di mandare la squadra più forte di White Lily e quella di Fairy Tail.» propose Eleanor.
«Aspetta un attimo, anche Fairy Tail?» chiese scocciato Aaron.
«Sì, perché Fairy Tail era la Gilda di mia madre.» risposi io.
«E anche tua ora!» disse Natsu sorridendomi.
«Già.» risposi semplicemente.
«Bene! È deciso, partiamo subito!» esultò Lara.
«Contate anche su di noi.» fece una voce.
Ci girammo e vidi che Adelaide e William erano già tornati, con la differenza che questa volta si stavano tenendo per mano. Ero davvero contenta per loro, avevano chiarito.
Senza perdere ulteriore tempo, ci dirigemmo verso la grande torre di Magnolia, dove erano contenuti tutti i documenti dei nativi dello stato di Fiore. Inizialmente era una torre di vedetta, dove in cima vi era una campana per segnalare l’arrivo dei nemici. Eludere la grande quantità di guardie era la parte difficile. Il gruppo era composto dalla squadra Fairy Tail più me, e la squadra White Lily più William. Avevamo deciso di dividere i presenti in questo modo.
Arrivammo subito, non era tanto distante dalla Gilda. Il posto consisteva in una altissima torre, che sembrava contorcersi su se stessa. Era piene di sentinelle del Concilio, dovevamo fare attenzione o la nostra missione sarebbe finita ancora prima di iniziare. Ci dividemmo, la squadra Fairy Tail andò sul retro mentre White Lily si occupò del davanti, distraendo gli uomini all’entrata. Adelaide richiamò alcuni suoi Ghoul, che costrinsero le guardie a portare la loro attenzione su quei Non-Morti. Nel frattempo dall’altro lato, Erza sfondò una piccola porta in legno con un calcio e fece entrare me, Gray, Natsu e Juvia. Salimmo delle scale in pietra, con gradoni talmente alti da cominciare a fare fatica dopo un po’. Alla fine ci trovammo davanti a un grosso portone blindato, con davanti quattro guardie. Erza fece attenzione a non farsi sentire, usò la Heaven’s Wheel Armor e indirizzò delle spade contro gli uomini, uccidendoli. Strillai. I ragazzi si voltarono verso di me.
«Qual è il problema, Lucy?» chiese Gray.
«Gli ha u-uccisi.» balbettai io terrorizzata.
La rossa alzò un sopracciglio. «Meno male che non hai mai visto tua madre all’opera, allora.» la guardai con occhi sbarrati. «Forza proseguiamo.» fece lei autoritaria.
Cercai di tranquillizzarmi e di proseguire, seguendoli. La maga in armatura si avvicinò al grande portone e cercò di spingere le porte, ma con scarso successo. «È chiusa.» sbuffò.
«Ci penso io!» disse Natsu prendendo fuoco.
«Non ci provare!» fece Gray colpendolo. «Faresti un casino pazzesco. Faccio io.» disse appoggiando un pugno sul palmo dell’altra mano. L’Alchimista del ghiaccio creò una chiave, che con essa riuscì a sbloccare la serratura.
Il moro aprì la porta, rivelando un lungo corridoio illuminato da innumerevoli finestre sul lato sinistro, mentre sul destro erano appena vari quadri. Sul pavimento era stato steso un lungo tappeto color rosso mogano. Camminai osservando i grandi quadri, soffermandomi anche. Quando però accelerai il passo per recuperare i miei amici, qualcuno mi andò letteralmente contro – a tutta velocità per di più –, facendomi cadere per terra. I ragazzi si voltarono allarmati, ma si tranquillizzarono subito appena videro la persona. Alzai il capo, cercando di ignorare il dolore sparso in più punti e vidi una testa castana.
«Lara! Cosa corri a fare?!» sbottai io.
«Scusa, stavo scappando!» fece lei tirandosi su a sedere. «Mi avevano detto di venirvi a chiamare.» aggiunse.
«Cosa sta succedendo?» chiese Juvia.
La castana cominciò ad andare nel panico. «Alex è voluto entrare dall’alto, ma gli Assassini neri ci hanno teso un’imboscata! Stanno combattendo in cima alla torre!» spiegò tutto d’un fiato.
«Maledizione! Lara, facci strada!» ordinò la rossa.
La ragazza annuì e riprese a correre infilandosi in una porticina che prima era sfuggita al nostro occhio. Iniziammo a salire diverse scale, finché non cominciammo a sentire il rumore di quello che doveva essere a tutti gli effetti un combattimento. Quando arrivammo, Natsu tirò un calcio all’ultima porta, che venne sfondata, ed entrò. Il gruppo di White Lily stava cercando di difendere un libro che William teneva stretto tra le mani. Gli Assassini neri invece, erano tantissimi. Il posto era davvero pericoloso, poco più sopra c’era un’enorme campana, sotto un buco di centinaia di metri, alternato da alcune travi in legno. I ragazzi combattevano sui bordi, dove c’era un po’ più spazio, alcuni rischiavano sulle travi. Erza si cambiò nuovamente, a coprirle il seno aveva unicamente una fascia bianca, poi dei pantaloni rossi dove il bordo era decorato da delle fiamme. Alle mani teneva due katane. Fece un balzo e cominciò a combattere contro i primi due Assassini che le si pararono di fronte. Subito dopo partirono anche Natsu, Gray e Juvia. Eleanor cercò di mettersi sulla mia traiettoria, probabilmente per difendermi. Feci per prendere le mie chiavi, ma sentii un forte pugno colpirmi in pieno viso. Caddi a terra, mentre sentivo quel sapore metallico invadermi la bocca. Sputai del sangue, toccandomi poi il labbro spaccato. Alzai lo sguardo e vidi davanti a me una ragazza dai lunghi capelli biondi, legati in due code ai lati della testa. Gli occhi erano maligni e rossi, mi guardavano seguendo ogni mio movimento. Mi alzai, mentre lei invece, alzava il mento, in segno di superiorità.
«Lucy Heartphilia, ma che piacere.» fece lei ironica. «Il mio nome è Victoria Nightray.» aggiunse presentandosi.
Inarcai un sopracciglio. «Sei la cugina di Eleanor?»
Lei mi sorrise divertita. «Ma che brava, pensavo di doverti spiegare anche quello. Invece non sei così stupida come pensavo.» ghignò.
Non le diedi il tempo di reagire e le tirai un pugno sul naso. «Ti dispiace se ti sfiguro un po’ io, ora?» risi cattiva.
La bionda si portò una mano sul setto nasale, scoprendo del liquido scarlatto. «Puttana.» sputò lei. Le mani di Victoria si illuminarono di una luce violacea, subito dopo sentii stringermi il corpo in una forte morsa che mi impediva di respirare. «Adesso voglio vedere come ti difendi.» disse, afferrando il mio marsupio. Si voltò indicando una corda, collegata alla campana, questa sembrò prendere vita propria e si avvicinò a me. «Sono indecisa se legarti questa corda al collo o se prima divertirmi ancora un po’.» scoppiò a ridere. «Giochiamo.» Victoria schioccò le dita: la fune si illuminò di viola, subito dopo si legò intorno alla mia caviglia e cominciò a tirare. Caddi a terra di viso, non riuscendo a muovermi non potendo appoggiare le mani. Urlai, mentre venivo trascinata, ritrovandomi poi appesa a testa in giù, appena sotto alla campana. La bionda continuava a ridere compiaciuta.
«Maledizione…» Non riuscivo a muovermi, non potevo usare la mia magia, in più quella che non mi apparteneva sembrava essere annullata dall’incantesimo della bionda. Victoria si avvicinò, gettando le chiavi nel baratro. «No!» urlai. Fortunatamente le chiavi si fermarono su una delle travi di legno, poco più sotto di me.
«Oh, guarda. Ti è andata bene.» disse lei, facendo spallucce. «Vediamo fino a quanto riesci a resistere.» La sua figura si illuminò interamente di viola, mentre sentivo quella strana morsa aumentare. In più tra le sue mani, apparve una lama nera. La guardai terrorizzata, mentre lei aveva un ghigno stampato in faccia. Alzò il braccio e piantò la lama nella mia coscia, lacerando la carne. Urlai, talmente forte da sentirmi bruciare la gola. Il mio grido si espanse come un’eco in tutta la torre. I miei amici si voltarono, accorgendosi solo ora in che guaio mi fossi cacciata.
«Lucy!» urlarono insieme Natsu ed Eleanor.
«Victoria! Sono io il tuo avversario! Lascia Lucy!» gridò poi la verde.
La bionda, girò la lama, facendomi urlare ancora. «Questa volta no, cugina. Il mio obbiettivo è Lucy Heartphilia!»
Natsu fece per allontanarsi dal suo nemico per venire in mio soccorso, ma l’Assassino nero con cui stava combattendo, lo atterrò, bloccandolo. Nessuno poteva venire a salvarmi, erano tutti bloccati da altri nemici. Dovevo cavarmela da sola. La bionda si voltò nuovamente verso di me, mentre la sua morsa aumentava di nuovo. Sentii un forte dolore provenire dalle mie costole, urlai un’altra volta. Per un momento rischiai di svenire, il dolore era diventato insopportabile.
«Poverina, non riesci a respirare? Vuoi che tagli la corda?» Victoria prese la lama e la tolse dalla mia coscia, facendomi di nuovo gridare, mentre lei rideva. Con quella stessa lama, tagliò la corda che mi teneva appesa, facendomi precipitare. Caddi su una trave, sentendomi mancare il respiro per la botta, ma non riuscii a tenermi appesa. Scivolai di nuovo, aggrappandomi a quella sotto, dove erano poste le mie chiavi. La bionda saltò e atterrò vicino a me, calciando il marsupio lontano. «Sei noiosa, sai? Speravo fossi più partecipe. Finiamola subito.» Si avvicinò e spostando la mia mano, mi fece perdere la presa e cadere.
Sentii i miei amici urlare il mio nome, e un’esplosione invadere completamente il posto. Strinsi gli occhi, aspettando l’impatto. Ma quando ero ormai sicura che mancava poco, qualcuno mi afferrò e mi portò fino in cima. Aprii piano gli occhi, vedendo la figura di un ragazzo che appena misi a fuoco l’immagine riconobbi subito. «L-Loki?» chiesi, con voce fioca.
Victoria che si trovava davanti a noi, guardò la scena con occhi sbarrati. «Ma com’è possibile?! Ti servono le chiavi per evocare gli Spiriti!»
«Io sono il più forte dello Zodiaco, posso venire anche con le mie sole forze.» disse lo Spirito del leone. Loki mi adagiò a terra, subito dopo puntò un braccio davanti alla ragazza. «Regulus Blast!» un grande fascio dorato colpì la ragazza, che venne sbattuta contro il muro.
Mi alzai traballante, tenendomi la gamba ferita, e raccolsi le mie chiavi dorate. Victoria si rialzò quasi subito. Urlò dalla rabbia, poi puntando la mano verso di me, creò un piccolo cerchio nero sulla mia fronte. Inizialmente non sentii nulla, poco dopo un forte dolore pervase tutto il mio corpo, facendomi urlare dal male. Cercai di tenere forte le mie chiavi, senza farle cadere nuovamente. «Apriti porta del Toro! Taurus!» Lo Spirito attraversò il portale, muggendo. «L-Loki, Taurus, colpitela.» cercai di aggiungere. I miei due Spiriti ubbidirono: Loki colpì la bionda con dei pugni ricoperti di luce, mentre Taurus le diede l’ultimo colpo utilizzando la sua immensa ascia bipenne.
Mi avvicinai a lei, reggendomi in piedi ormai per miracolo. «Finiamola qui.» sussurrai, utilizzando la sua stessa frase. La ragazza stesa a terra non ebbe la forza nemmeno di alzarsi. Taurus tornò nel mondo degli Spiriti, in modo da permettermi di richiamarne un altro. «Apriti porta dei Gemelli! Gemini!» Appena anche i gemelli attraversarono la porta, ordinai loro di prendere le mie sembianze. Presi per mano l’altra Lucy e chiusi gli occhi, sperando di riuscire nell’incantesimo. «Voi che ricoprite il cielo, voi che aprite il cielo. Stelle infinite del cielo, mostratevi nel vostro splendore! Oh, Tetra Biblos, io sono una dominatrice delle stelle. Completa la tua forma e apri per me i tempestosi portali delle 88 Costellazioni! Luce! Urano Metria!» Venni circondata da una forte luce, mi sembrava di sentire anche del sollievo dove ero stata ferita in precedenza. Ma mentre la mia magia colpiva la mia nemica, sentii una voce.
 
«Mamma! Mamma! Sono riuscita ad evocare uno Spirito!»
«Bravissima tesoro, sono certa che da grande diventerai un’ottima maga.»
 
Quando aprii gli occhi mi accorsi di stare piangendo. Appoggiai una mano sulla guancia, asciugando il suo corso e sorrisi nostalgica. Era un altro ricordo di quando ero piccola.
Nel frattempo Loki mi si era avvicinato, sorridendomi. «Sei stata bravissima, Lucy.» disse appoggiando una mano sulla mia testa, scompigliandomi giocosamente i capelli. «Mi era sembrato di riveder Layla.» fece malinconico.
Gli feci un sorriso incerto e lo abbracciai. Lo Spirito ricambiò subito il contatto, poi si spostò leggermente, facendomi un occhiolino e scomparve in un fascio di luce.
Eleanor mi venne in contro, prendendomi le mani. «Sei stata meravigliosa! Sono sicura che Victoria non si farà vedere per un bel po’!»
Le sorrisi debolmente, volgendo poi lo sguardo verso la figura della bionda che giaceva a terra priva di sensi. Mi guardai in giro, Victoria era stata sconfitta, ma non era ancora finito lo scontro.
 



[N.d.A. Per chi non legge le note, guardi almeno l’altro pezzo di colore arancione]




Lilith’s Corner
Salve miei cari ~
Come va? Tutto bene? :3
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Ormai siamo dentro in tutto e per tutto, in questa storia. Ogni capitolo vi dona un pezzo di puzzle, dove voi dovete essere in grado di collocare. Per esempio, abbiamo scoperto che il famoso Assassino nero non era altro che il fratello maggiore di Adelaide, William! Ve lo ricordavate? Lo aveva detto Eleanor a Lucy nel capitolo 4 'White Lily!'. In più abbiamo il sospetto che il padre di Lucy non sia Jude, ma John. (Il fatto che entrambi inizino con la ‘J’ è una pura coincidenza. °w°) Come annunciato due capitoli fa (?), la cugina di Eleanor è venuta fuori, Victoria. Questa volta è stata sconfitta, ma la prossima ce la ritroveremo più incazzata che mai e nemmeno troppo facile da buttar giù, ve lo anticipo subito. In più, qui Lucy è riuscita a usare Urano Metria, e ha avuto un flashback di quando era più piccina. *^*

Faccio anche qui l’annuncio, nel caso qualcuno non seguisse l’altra mia storia – che ho aggiornato – può venire a saperlo. Il 6 Agosto è il mio compleanno, quindi non aggiornerò nulla di sicuro, il 7 Agosto invece parto per la Basilicata, dai miei cuginetti. *w* E non so quando torno. Possono essere due settimane, come anche tre. Ma io mi batterò per tornare verso fine Agosto, primi di Settembre. (?) Perdonatemi, ma io non ho ancora visto le vacanze e ne necessito. eue
Nel caso domani non riesca ad aggiornare la serie di quella One Shot che ho scritto di genere Commedia (How to be a perfect father), vi saluto ora.
Quindi, ciao bellissimi miei, ci vediamo tra un po’.
Vi amo tutti, lo sapete sì? *^* Vi sposerei tutti quanti. *u* Non avete problemi con la poligamia, vero? (?) AHAHAH.
Ringrazio quelle persone fantastiche che hanno recensito il capitolo precedente: Ga-chan, Giulia-chan, Ia-chan, Fede-chan, Lulu-chan (bentornata tra l’altro!) e Lisa-chan (grazie per i tuoi bellissimissimi complementi *^*).  
Che poi siamo arrivati alla bellezza di 74 recensioni! *Q* Mi piacerebbe tanto arrivare a 100. *u*
Be’, buone vacanze.
La vostra Lilith che sta cercando di non piangere, perché sa già che le mancherete. T.T

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Cap 15: Mai lasciare un compagno ferito da solo ***



Mai lasciare un compagno ferito da solo

 
Capitolo 15 ~

La mia visuale si era offuscata, la ferita alla gamba mi bruciava e il dolore alle costole era diventato talmente insopportabile che ormai mi veniva difficile anche solo pensare di respirare.
Natsu venne verso di me, appoggiando un braccio sulla mia schiena e l’altro sotto l’incavo del ginocchio, tirandomi su. «Direi che hai fatto abbastanza per oggi, neh?» disse sorridendomi. Adoravo il suo sorriso, era ciò di più spontaneo che avessi mai visto. Gli sorrisi di rimando e annuii.
Il rosato mi portò poco dopo l’entrata della porta sfondata inizialmente da lui, appoggiandomi delicatamente a terra, con la schiena rivolta al muro. Appoggiò la sua fronte contro la mia, guardandomi intensamente negli occhi. «Ti ammiro, sei una ragazza con una grande forza d’animo. Non ti scoraggiare mai, Lucy. Sappi che puoi sempre contare su di noi, dopotutto, ora anche noi siamo la tua famiglia.» concluse, esibendo di nuovo quel sorriso che tanto mi piaceva. Arrossii appena realizzai quello che avevo appena pensato. Il rosato appoggiò le nocche sulla mia guancia, donandomi una lieve carezza, successivamente si alzò e riprese a combattere.
Cercai di tirarmi meglio su, imprecando sotto voce a causa del dolore. Mi avvicinai di più alla porta, in modo da poter vedere come proseguiva lo scontro. Alternai lo sguardo da Natsu a Gray, poi da Juvia ad Erza, successivamente da Alex ai due gemelli, poi ancora da Eleanor a Lara, soffermandomi poi sulla figura di Adelaide e di William.
Il ragazzo si era rintanato in un angolo mentre le sue dita e i suoi occhi scorrevano veloci su quelle pagine ingiallite dal tempo, alla ricerca del mio nome. Adelaide invece, si stava dando da fare con due Assassini, sfruttando la sua prima trasformazione. Lai evocò una splendida spada a due mani, con la quale si difese dagli attacchi dei nemici che anche loro usavano delle armi. Il fratello era ancora troppo provato per poter essere d’aiuto, ma ogni tanto interveniva con la sua magia. Adelaide richiamò un’altra delle sue creature. Era una donna, o almeno, lo era. Aveva una pelle grigiastra, lunghi capelli neri e sporchi che le ricadevano sul viso, senza far vedere il volto. L’unica cosa che si poteva intravedere, erano due piccoli occhi giallognoli che spiccavano tra il nero pece dei capelli. Era magra, decisamente troppo. Era praticamente uno scheletro ricoperto di pelle. Indossava uno straccio sgualcito, color castagna. Al posto dei piedi sembrava avere una specie di continuazione delle gambe, che terminavano poi a punta. Le dita erano lunghissime, raggiungevano quasi terra, erano sottilissime e dotate di unghie affilate, anche queste sembravano infinite. Guardai quella creatura disgustata. Quella specie di fantasma colpì uno degli Assassini, trafiggendolo con le sue unghie. Questo emise un lamento, poi crollò a terra. L’ultimo rimasto, arrabbiato per la perdita del suo compagno, riuscì ad eludere uno degli affondi di Adelaide, trafiggendola allo stomaco. La lama la attraversò, da parte a parte. Sentii mancarmi il fiato e venir presa dalla paura. William guardava la scena con occhi sbarrati, incredulo. Lai tossì del sangue, sporcando il viso dell’Assassino, che anche lui incredulo di avercela fatta, guardava la sua lama interamente coperta di quel liquido scarlatto attraversare il corpo perfetto della vampira.
«No! Lai!» urlai.
Adelaide si tirò su, sorridendo. Poi fece qualcosa che non mi sarei mai più potuta scordare. Prese per il colletto l’Assassino, tirandolo verso di sé, mentre la lama penetrava ancora più a fondo la sua carne. Lo guardò con aria di sufficienza, come se stesse osservando un essere decisamente inferiore. «Misero umano, come puoi tu sperare di uccidere una creatura già morta?» disse lei, con una voce che sembrava non appartenerle. Come se fosse una voce millenaria, appartenente a una divinità. Il suo nemico boccheggiò, impaurito. Poi lasciando la presa sull’elsa, scappò via. Adelaide afferrò la spada e la sfilò dal suo corpo, sotto lo sguardo sconcertato di tutti. Con un fendente, ripulì la lama del suo sangue, gettandola poi nel buco della torre. Riportai lo sguardo sulla sua grande e sanguinante ferita allo stomaco, ma essa si stava rimarginando a una velocità impressionante. Quando non rimase che la macchia insanguinata, mentre ormai la pelle si era già curata, Adelaide riprese a combattere come se nulla fosse accaduto. Rimasi letteralmente a bocca aperta. Va bene che possedeva il Take Over da vampira, ma era comunque un’umana! Non poteva uscire indenne da un colpo simile e rimarginarsi come un Non-Morto a tutti gli effetti. Qui c’era qualcosa che non quadrava.
Dovetti spostare il mio sguardo verso le scale che erano sotto di me, perché dal fondo si sentì uno spostamento. A giudicare dal tipo di passo, leggero ma sostenuto arrivai alla conclusione che fossero altri Assassini. Quando la figura imponente di un’altra persona incappucciata di nero, si presentò davanti a me, sovrastando la mia di figura, cominciai a sudare freddo. Non ero in grado di combattere, come potevo sperare di muovermi? Il cappuccio gli copriva metà viso, mostrando però una bocca che si apriva in un ghigno per nulla rassicurante. Questo alzò un braccio, afferrandomi per la maglietta e tirandomi su di peso. Trattenni il respiro a causa del dolore insopportabile al costato e alla ferita alla gamba. Sentii le lacrime pungermi gli occhi e minacciare di cadere, ma riuscii a ricacciarle indietro. Non avevo il fiato nemmeno per gridare, continuavo ad annaspare in cerca di aria che raggiungesse i polmoni senza provocarmi dolori in quel maledetto punto critico. L’uomo distese le sue labbra in un sorriso innaturale, il quale mi fece tremare dalla paura. Era consapevole del fatto che ero troppo debole e indifesa per cercare di scappare o anche chiedere aiuto. Nel frattempo gli altri Assassini dietro di lui, raggiunsero la porta e cominciarono a mettere in difficoltà i ragazzi. Quell’energumeno che mi teneva a trenta centimetri da terra, mi toccò con la mano libera la zona sotto al seno, premendo sulle costole. Rimasi senza fiato e una lacrima mi rigò velocemente la guancia, cadendo poi sul suo polso. Prima che potessi richiudere la bocca, l’Assassino mi mise fra le labbra una piccola boccetta con del liquido verdognolo. Cercai di non ingoiare, ma lui fece di nuovo pressione su quel punto, facendomi uscire dalle labbra un gemito strozzato. Quando il liquido viscoso entrò nella mia bocca, sentii la gola bruciarmi. Per essere sicuro che lo ingoiassi, mi tappò bocca e naso.
Subito dopo sentii le palpebre pesanti e il corpo talmente debole che mi veniva difficile anche solo tenere gli occhi aperti. Cercai di lottare con tutta me stessa, ma quello strano liquido prevalse. Mi si chiusero gli occhi, mentre sentivo un forte mal di testa e uno strano formicolio alle mani. Appena le mie palpebre si abbassarono, persi conoscenza, scivolando nell’oblio.
 


Natsu’s Pov
Gli Assassini neri erano veramente in troppi ora, non ero sicuro che potessimo ancora farcela. Nonostante ci fossero i maghi più forti di Fairy Tail e White Lily, qualcosa mi diceva che forse era meglio ritirarci per il momento. Cercai con lo sguardo i miei compagni, Juvia e Gray stavano combattendo insieme, sfruttando l’Unison Raid. Roba da non credere. Da quando quel Ghiacciolo combatteva al fianco di quella ragazza?
Quella giornata fu davvero estenuante anche per me, sicuramente l’avrei ricordata anche a distanza di anni. Per non parlare del gesto di quella moretta di nome Adelaide. Ero rimasto letteralmente a bocca aperta, fissandola sconcertato per un po’. Vedere quel buco richiudersi a una velocità impressionante, fu troppo anche per me.
Attaccai i tre Assassini che avevo davanti con il mio ruggito, riuscendo a buttarli giù dalla torre. Lanciai un’altra occhiata alla ragazza mora, sembrava tenersi in piedi per puro miracolo, ciondolava quando camminava, e appena poteva cercava di tenersi aggrappata al muro. Non attaccava più con le armi, utilizzava solo il suo libro di magia che le svolazzava accanto.
Tornai ad occuparmi degli altri nemici, ma ormai cominciavo ad essere stanco. Quando ne avrò fatti fuori? Non me lo ricordavo nemmeno più.
Il flusso dei miei pensieri fu interrotto da una serie di passi che il mio udito riuscì a captare prima degli altri. Appena mi girai vidi un altro gruppo di Assassini neri entrare dalla stessa parte da dove eravamo arrivati noi.
Persi un battito.
Io avevo lasciato lì Lucy.
Non riuscivo a vederla, e questi bastardi non mi facilitavano per niente la cosa, visto che dovevo occuparmi di farli fuori.
Le palpitazioni del mio cuore aumentarono il ritmo.
Era allo stremo delle forze, e con molta probabilità quella Victoria le aveva incrinato un paio di costole. Non poteva muoversi.
Ruggii di nuovo, liberandomi di un bel gruppo di figure incappucciate. Ma quando la visuale mi si aprì e non scorsi più la ragazza dai capelli dorati, mi sentii male.
Percepii la terra tremare, mi voltai e vidi che la ragazza dai capelli verdi, Eleanor, aveva utilizzato di nuovo la sua particolare magia di Drago. Il suo viso era rosso per la rabbia, appena riuscì a liberarsi, cominciò a correre verso la mia direzione: mi lanciò un’occhiata, capii al volo. Cominciai a correre verso le scale, lei subito dietro. Stavo correndo così velocemente le scale che mi sembrava quasi di volare. Non mi importava del fatto che in questo modo, se non avessi rallentato, avrei rischiato di cadere. Per quanto mi importasse, avrebbero potuto staccarmi anche un braccio, ma dovevo trovare Lucy.
Un altro pensiero occupò la mia testa: come mai mi stavo preoccupando così tanto per una ragazza che conoscevo a malapena? Non ero a conoscenza della risposta, ma non mi sarei fermato davanti a nulla, finché non l’avrei avuta tra le braccia sana e salva.
Dietro di me, Eleanor sibilò qualcosa di praticamente irripetibile. Rimasi piacevolmente sorpreso, le ragazze fini e perfettine non mi erano mai piaciute. Alzai lo sguardo, per vedere chi avesse meritato un commento tanto cattivo e volgare: appena vidi la scena non potei che disperdermi anche io in una raffica di insulti che avrebbero fatto rabbrividire Zeref. Un energumeno – perfino più grosso di Elfman – stava tenendo su una spalla Lucy, priva di sensi.
L’Assassino si voltò, arricciando le sue labbra in una smorfia disgustata appena ci vide. Eleanor ed io non facemmo in tempo, quel bastardo ci regalò un ghigno divertito prima di sparire in un fascio di luce violacea.
Merda, merda, merda, merda! Merda!
«Maledizione!» sibilò invece la verde. «Quella magia...»
Mi voltai verso di lei. «Cosa?»
«Quella è la magia di Victoria, deve essersi ripresa e nel frattempo ha contribuito per la riuscita del suo piano.» sussurrò, dispiaciuta. «Maledetta stronza…» sibilò poi.
 








Lilith’s Corner
Ciao belli miei! Vi sono mancata? *^*
Chiedo scusa per il capitolo.. Lo so, è maledettamente corto, ma è un capitolo di passaggio. Non volevo passare subito a quello che avrei scritto nel prossimo, non mi piaceva. v-v
Natsu si è preso una bella sbandata, che dite? *sguardo malizioso*
Lucy invece è stata rapita! °^°
E che dire di quello che è successo ad Adelaide?! ouo Qui la faccenda puzza. eue E no! Non per i suoi Non-Morti! (?) AHAHAH.
Per ora non posso che lasciarvi così. ^^” Dovrete aspettare il prossimo aggiornamento. Lo so, probabilmente vi starò facendo dannare in questo modo, però.. O forse no? Magari non ve ne frega niente. çwç *piange* (?)
Vabbe’, oggi non so cos’ho. i.i
Me la lasciate una recensioncina? *w* (?)
A proposito: ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Lisa-chan, Yvi-chan, Ga-chan e Ia-chan. Grazie ragazze, per me il vostro supporto è davvero molto importante. *u*
Ora vi lascio, o l’angolo autrice diventa più lungo del capitolo. (?) Chiedo ancora venia. T.T
Kiss kiss,
Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Cap 16: A casa Nightray ***



A casa Nightray
 
 
[Capitolo con gioco a fine lettura, nell’angolo autrice]
 
Capitolo 16 ~
 
Natsu guardò Eleanor camminare avanti e indietro, assicurandosi di sbattere bene i piedi palesando così il suo nervosismo. Alex invece stava cercando di calmare la verde ma ogni volta la Dragon Slayer lo azzittiva con occhiatacce spaventose.
Adelaide si teneva aggrappata al fratello, gli occhi lucidi e il respiro affannoso. Lara si era seduta su una poltrona ed era crollata per la stanchezza, ogni tanto il suo sonno silenzioso era disturbato da qualcuno dei ragazzi che cercava di infastidirla. I due gemelli erano seduti a uno dei tavoli della Gilda di White Lily, tenendosi per mano e le sopracciglia corrugate.
« Allora?! » sbottò il Drago della materia, interrompendo la sua marcia.
Tutti sobbalzarono, compresa Erza.
« Allora cosa? » sibilò Aaron.
Eleanor sembrò contare fino a dieci per evitare di saltargli addosso. « Lucy! Dobbiamo recuperare la nostra compagna! »
Il Drago dell’acqua fece per aprire bocca, ma prima che alcun suono potesse uscire dalla sua bocca, si sentì William chiamare il nome di sua sorella. Tutti si voltarono verso di lei, inginocchiata a terra con gli occhi sbarrati. In un attimo ogni mago fu vicino alla ragazza, per accertarsi che stesse bene, ma quando notarono delle venature nerastre ramificarsi dalla punta delle dita al polso e anche sul collo pallido andarono nel panico.
« Lai-chan! » squittì Astrid spaventata.
Il fratello maggiore si abbassò alla sua altezza e le prese il volto con entrambe le mani. « Lai! Guardami! »
Gli occhi annacquati di lei si spostarono in quelli di lui, avevano sempre avuto la stessa tonalità di vermiglio, ma quelli della vampira sembravano spenti e addirittura di un rosso quasi sbiadito. La pelle solitamente nivea sembrava quasi trasparente ora.
Quando si appoggiò a lui, facendo aderire la schiena al petto del fratello e reclinò la testa all’indietro, socchiudendo gli occhi, Eleanor cacciò un grido acuto. Il moro cominciò a scuoterla con più forza, urlando il suo nome, finché il tomo fluttuante dietro di lei non si avvicinò e si aprì: da esso fuoriuscì un fascio di luce violacea e William sporgendosi per leggere il libro, capì quale fosse il problema. Con un movimento isterico allontanò il tessuto della maglia dal collo e si avvicinò ad Adelaide.
« Bevi »
Lai rivolse un sorriso di scuse al fratello, subito dopo schiuse le labbra e morse la pelle chiara del ragazzo. Fu lo spettacolo più terrificante a cui Natsu assistette, tanto che sentì le gambe molli. Non era umana una cosa simile, non gli interessava il fatto che lei fosse una maga del Take Over e necessitava del sangue per sopravvivere, non avrebbe mai più voluto vedere una scena del genere.
Quando si staccò, la sua pelle sembrò tornare come prima, addirittura le sue gote avevano preso un tenero colorito rosato.
« Scusami » borbottò.
Il fratello si coprì i due piccoli fori sul collo e si alzò facendo attenzione, probabilmente per evitare che la pressione gli giocasse qualche brutto tiro, dopo lo spuntino della sorella minore.
Eleanor si lasciò cadere pesantemente su una poltrona accanto a Lara – che ancora dormiva – e si massaggiò le tempie. « Non ce la posso fare » ansimò.
Alex le si avvicinò e afferrandola per un braccio l’attirò a sé, stringendola tra le sue braccia. Il viso della ragazza divenne bordeaux per l’imbarazzo. Astrid si stampò in viso un’espressione di pura malizia, nel vederli. La maga evocatrice, invece, si alzò con un balzo, si stiracchiò senza ritegno e sbadigliò rumorosamente.
« Eeeh, buongiorno! » la canzonò Aaron.
Lara si sfiorò la lunga treccia scura e ignorandolo completamente corse verso la vampira e l’abbracciò di slancio. « Prima mi hai fatto morire di spavento »
Natsu la guardò incuriosito. « Prima quando? »
« Poco fa » rispose candidamente.
« Ma allora non stavi dormendo » borbottò Gray perplesso.
La castana arricciò le labbra. « Sì dormivo, ma ho percepito tutto comunque » Tutti la guardarono sorpresi, così si affrettò a spiegare. « Come evocatrice di animali preistorici posso avere anche le loro caratteristiche, alcune di esse sono davvero spettacolari. Non ho visto nulla, ma ho percepito la preoccupazione degli altri, il terrore di Will, lo spavento di Eleanor e il dolore di Lai… »
« Lluvia pensa che sia una magia bellissima » commentò la maga dell’acqua.
Lara si inchinò leggermente per ringraziare ed esibì un sorriso radioso.
« Cosa facciamo con Lucy? » chiese Erza, accarezzando distrattamente il piatto di una delle sue lame.
« Prima di tutto avete bisogno di rinforzi » esordì una voce, dal timbro infantile che Natsu riconobbe subito.
Dal portone a due battenti della Gilda, fecero la loro entrata una figura minuta e dai mossi capelli turchini, che agitava un mano per salutare. Accanto a lei un ragazzo moro ricoperto di piercing e per ultima una bambina dai corti capelli blu che si muoveva con sicurezza e disinvoltura.
« Levy, Gajeel, Wendy! » trillò Lluvia.
Dietro di loro fecero la loro entrata tre grosse bestie, simili a tigri, con la particolarità di avere sulla schiena delle splendide ali bianche. Uno aveva il pelo azzurro, con la peculiarità di avere il pancino bianco e il suo nome era Happy, il compagno di avventure di Natsu. L’altro esemplare possedeva un manto color cioccolato, sembrava aver visto più battaglie rispetto agli altri due, disponeva di una cicatrice sull’occhio e apparteneva a Gajeel, il suo nome era Pantherlily. L’ultimo era leggermente più piccolo rispetto ai primi, perché era una femmina, pelo candido e morbidissimo, più inesperta in battaglia ma più intelligente e furba, si chiamava Charle e apparteneva a Wendy. Loro erano delle creature particolari, tigri nate per combattere accanto ai Dragon Slayer e magiche perché in grado di volare, non appartenevano al loro mondo perciò erano rare da vedere.
Il rosato corse verso Happy e lo abbracciò di slancio. « Amico mio! »
“Natsu!”
Gli Exceed utilizzavano la telepatia per comunicare con loro. Il pelo morbido dell’animale solleticò la pelle del Drago di fuoco. Notò con la coda dell’occhio Wendy avvicinarsi insieme alla sua Charle e guardarlo dall’alto in basso con un’espressione severa sul volto.
« Muoviamoci, non vorrei fare la pessimista ogni volta, ma se raggiungiamo subito la vostra amica abbiamo più probabilità di trovarla ancora illesa » comunicò con quella sua voce priva di emozioni.
Non se ne curò delle occhiate assassine che ricevette da tutta White Lily, anzi voltò loro le spalle ed uscì dalla Gilda con passo sicuro, consapevole di aver concentrato tutti gli sguardi su di sé.
Aaron dietro di lui schioccò la lingua infastidito. « Ma guarda te che tipa »
« Mi hai tolto le parole di bocca » sussurrò la sua gemella.
Qualcuno si schiarì la voce, attirando l’attenzione di tutti. Natsu si voltò, tenendo tra le mani ancora il grande muso azzurro di Happy e puntò lo sguardo negli occhi ambrati di Eleanor.
« La marmocchia ha ragione, sbrighiamoci a raggiungere la nostra compagna » sentenziò.
Erza inarcò un sopracciglio. « Non abbiamo un piano »
La verde le riservò un’occhiata di sufficienza. « La strada è lunga, abbiamo tutto il tempo che vuoi per preparare il piano più articolato mai esistito. Intanto mettiamoci sulle sue tracce »
« Certo che tra quelle due non scorre proprio buon sangue, eh. Hai notato anche tu? » mormorò Gray all’indirizzo del Dragon Slayer del fuoco.
Lui annuì. « Sì, devono essersi conosciute molto prima, secondo me »
L’alchimista del ghiaccio aggrottò le sopracciglia, ma non aggiunse nient’altro, si limitò a seguire il resto dei maghi che lasciò la Gilda e si preparò per la missione salvataggio.
“Lu, stiamo arrivando”
 
***
 
Il freddo, che sembrava essere addirittura penetrato nelle sue ossa e intorpidito le articolazioni, la costringeva a rimanere immobile. La testa le doleva, troppo perché le permettesse di pensare a dove si trovasse, o anche solo comandare alle sue palpebre di sollevarsi. Il costato era quello che faceva più male, le impediva di respirare bene e in quel momento aveva bisogno di prendere dei bei respiri profondi perché riuscisse a calmarsi almeno un pochino. Dalle sue labbra sfuggì un gemito di dolore quando cercò di sdraiarsi a pancia in su, così – presa dal panico e ancora con gli occhi serrati – si raggomitolò su se stessa, il dolore alle costole quasi non le fece scappare un urlo. Incanalò tutto il male mordendosi il labbro inferiore a sangue. Concentrandosi sul dolore quasi riuscì a dimenticarsi della situazione assurda in cui era finita, così – forse preda della pazzia e della stanchezza – con le unghie cominciò a graffiarsi la parte di pelle esposta, iniziando anche a piangere.
Male, faceva male…
Sentì qualcosa di liquido infiltrarsi sotto le unghie ma non si fermò, pensò al fatto che tutti avessero rischiato la vita a causa sua e pianse ancora più forte. Le venne in mente Adelaide e la lama che trafisse il suo corpo minuto. Spostò la mano dalla coscia e la fece ricadere, realizzando così di essere adagiata a terra.
Contò fino a tre e aprì gli occhi, dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima che potesse abituarsi alla poca luce che filtrava dall’unica finestra. Si guardò in giro e vide di essere all’interno di una piccola stanza dalle mura in pietra, priva di arredamento se non per una scrivania in legno e una piccola sedia; entrambe rovinate e consumate dal tempo. Il pavimento era ricoperto da uno spesso strato di polvere, talmente tanto che sembrava facesse da manto.
Con un immenso sforzo si mise a sedere, lo fece trattenendo il respiro e serrando le palpebre per sentire il meno possibile dolore. Quel momento di follia in cui aveva sfogato tutta la sua paura e frustrazione sulla sua pelle, le fece capire quanto fosse terrorizzata e preoccupata per i suoi amici da farla reagire in un modo tanto stupido. Lanciò un’occhiata veloce al liquido color vermiglio che gocciolava lentamente dalla coscia fino a raggiungere la fredda pietra. Reclinò il capo all’indietro, appoggiando il capo alla parete e cercando di far aderire il più possibile la schiena, in quel momento aveva bisogno solo di sostegno.
Osservò la finestrella alta e sbarrata: da lì non si poteva uscire. Voltò il capo e vide una porta in legno, roteò gli occhi quando notò il grosso lucchetto nero che pendeva e sembrava farsi beffe di lei. Trattenne di nuovo il respiro e cercando di tenersi al muro, provò a sollevarsi. Oltre al dolore immane al costato, le doleva anche la gambe su cui aveva affondato le unghie, la stessa in cui Victoria aveva piantato il suo pugnale. Facendo attenzione e sostenendosi grazie al muro, raggiunse la porta e realizzò con sommo stupore che in realtà il lucchetto era solo appoggiato e non bloccato. Quando appoggiò la mano sulla maniglia in ottone ed aprì la porta, venne invasa da un fascio di luce solare che la costrinse a socchiudere gli occhi. Una volta che la vista sembrò abituarsi a tutta quella luce, davanti a lei si presentò un lunghissimo corridoio, il pavimento coperto da un lungo tappeto in velluto rosso, nella parete destra c’era un’unica vetrata che forniva una vista spettacolare.
Ancora con gli occhi umidi, camminò in punta di piedi verso le vetrate scorgendo uno scudo di montagne ove la punta era cosparsa da una spruzzata di neve. Il cielo era di un meraviglioso arancio con qualche tratto azzurro, il sole stava sorgendo alto e il tepore dei suoi raggi riusciva a raggiungerla donando un po’ di calore alle sue ossa intorpidite. Quando appoggiò l’arto destro sul vetro, notò uno strano bracciale nero, molto spesso con attorno delle venature dorate. Voltò la mano portando il palmo verso l’alto e sul bracciale scoprì una strana serratura. Lo guardò aggrottando le sopracciglia ed iniziò a preoccuparsi, impaurita da ciò che quell’affare potesse farle. Guardò nuovamente fuori dalla finestra e pensò ai suoi amici, a Natsu e pregò che venissero a prenderla il prima possibile.
Abbassò lo sguardo e notò di essere stata cambiata, non aveva più i suoi vestiti abituali ma un sottile abito di flanella bianco che arrivava poco più sopra il ginocchio. I piedi scalzi appena entravano in contatto col velluto del tappeto scarlatto donavano una sensazione piacevole a tutto il corpo, ma se sfiorava il pavimento gelido rabbrividiva immediatamente. Si chiese chi l’avesse spogliata, ma scoprì che non le importava poi molto.
Continuò a proseguire, con il viso voltato a fissare la vetrata in attesa del sorgere del sole e bearsi di un tale spettacolo. Quando vide la grande stella innalzarsi e sbucare tra le montagne, si bloccò e rimase a guardare. Il calore, ora più intenso, sembrò donarle un po’ più di sollievo. Chiuse gli occhi e godette di quella sensazione.
« Bello, vero? »
Si voltò di scatto, portando velocemente le mani al fianco, solo che nel momento in cui toccò il tessuto fresco del vestito candido e non il suo marsupio, si rese conto di essere disarmata.
Davanti a lei c’era un bambino: ricci capelli dorati e grandi occhioni blu. La pelle era di un tenero rosa, mentre le gote di un tono appena più acceso.
« Sei… bellissimo » le sfuggì, davanti alla quasi eterea bellezza del bimbo.
Avrà avuto sette anni, era ancora piccolo e paffuto, ma non sembrava umano.
« Grazie » sorrise, soddisfatto. « Sai, mi piacciono molto i tuoi capelli, sono dorati proprio come i miei. Nessuno era mai riuscito ad eguagliarmi in qualcosa » fece, battendo le manine.
Ridacchiò imbarazzata, sistemandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. « T-ti ringrazio »
Lui annuì. « Il mio nome è Sebastian, posso sapere il tuo? »
« Lucy » rispose, avvicinandosi con cautela al biondino.
Lui non indietreggiò, anzi le allungò una piccola manina paffuta. « Era da un po’ che aspettavo ti risvegliassi »
Afferrò il suo piccolo arto e per un attimo si sentì mancare la terra sotto i piedi, ma fu solo per una frazione di secondo. « Davvero? »
« Certo! » trillò. « Ti va di stare con me? Insieme, a giocare tra le mura di questo castello » chiese improvvisamente, puntando i suoi occhioni blu in quelli cioccolato della ragazza.
Si sentì presa alla sprovvista. « Ehm, okay »
In quel momento intorno alle loro figure si formò un grosso cerchio nero, provò a muoversi ma i suoi piedi sembravano non rispondere più ai suoi comandi. « Bene, lo sai che adesso sei vincolata a me per l’eternità? » rivelò, con una voce che sembrò non appartenergli più.
« No! » gridò, cercando di dimenarsi.
Cosa era appena successo a Sebastian?
Quando qualcosa di simile a una mano le sfiorò una guancia, Lucy urlò ancora più forte, serrando le palpebre. Improvvisamente il bracciale che aveva al polso si illuminò di una luce dorata, riconobbe la sua magia e cercò di incanalarla tutta nel palmo della sua mano. Il bambino si allontanò allarmato, traballando un po’ sui suoi passi e guardandola con gli occhi sbarrati. La luce da lei evocata venne subito dopo risucchiata dal bracciale, che assunse altre venature dorate. Le cedettero le gambe e cadde con tutto il peso sulle sue ginocchia, facendosi anche male.
Sebastian le si riavvicinò trotterellando. « Scusami sorellona, non volevo farti spaventare, ma mi avevano chiesto di appurarmi di alcune cose. Potrai mai perdonarmi? » notò il suo labbro tremare e temette che fosse sull’orlo di scoppiare a piangere.
“Che poi qui quella che dovrebbe mettersi a piangere dovrei essere io…”
Si massaggiò entrambe le tempie e sospirò pesantemente. « Solo se mi dai delle informazioni » grugnì.
Era consapevole che ricattare un bambino piccolo non era il massimo, però aveva bisogno di sapere dove diavolo fosse finita, cosa fosse quel bracciale e magari farsi dire anche dove potesse uscire per poter scappare via.
« Dipende da che tipo di informazioni » borbottò.
Grandioso, oltre a bellissimo e pericoloso si era dimostrato anche furbo. « Dove mi trovo? » cominciò.
Lui sorrise radioso. « Siamo nella dimora del grande John Nightray! »
Lucy si grattò la testa perplessa. « Oh, bene… cioè, insomma » Si alzò, cercando di mantenersi in piedi nonostante fosse troppo debole anche per il minimo sforzo. « E, di grazia, cosa vorrebbe lui da me? »
« Ah, ah! » fece il bambino, scuotendo la testa. « Non posso dirtelo »
La ragazza grugnì infastidita. « A cosa serve questo affare? »
« Ah, ah! Non posso dirtelo » ridacchiò Sebastian.
Lucy cominciò ad averne abbastanza, tanto che per un attimo pensò di appenderlo per la collottola a qualche trave.
« Insomma! C’è qualcosa che puoi dirmi?! » sbottò esasperata.
Il biondino arricciò le labbra, in una smorfia offesa. « Se mi parli in questo modo ci rimango male »
Contò fino a dieci, o lo avrebbe appeso sul serio a qualche stendardo che dava sullo strapiombo, su cui si affacciava l’immensa vetrata alle sue spalle. « Va bene, potresti dirmi cortesemente qualcosa? » sibilò.
Il piccolo annuì soddisfatto, non cogliendo però il tono di voce leggermente infastidito della maga. « Hai un importante ruolo, qui da noi »
Lucy inarcò un sopracciglio. « Basta? Tutto qui? »
« Non spetta a me rivelarti le cose » disse, stringendosi nelle spalle.
“Lucy, sta’ buona, non commettere un omicidio, è solo un bambino dopotutto…”
Si portò una mano sul viso, esasperata, cercando di non reagire in modo sconsiderato, si voltò e cominciò a seguire il corridoio.
« Dove stai andando? » chiese Sebastian, che la seguì.
« A cercare le risposte di cui ho bisogno » borbottò.
Lucy non si sentiva tranquilla accanto a quel bambino, sembrava che la sua anima fosse più pensate, poteva quasi percepire il suo peso sul cuore, come se ci fosse una forza pronta a farla cadere in un baratro di tristezza e disperazione. Sulle braccia faceva bella mostra di sé la pelle d’oca, accompagnata da continui brividi che le donavano una fastidiosa sensazione di freddo. Per non parlare del bracciale che cominciava a diventare stranamente più pesante ogni passo che faceva, quasi sembrava che si stesse restringendo, facendole dolere il polso. Eppure quando con l’altra mano lo sfiorava, c’era ancora diverso spazio tra il materiale nero e la sua pelle, che fosse solo una sensazione? A tutto quello sentì anche il respiro accorciarsi, non riusciva a far passare abbastanza ossigeno nei polmoni, tanto che sembrava ci fosse qualcosa intorno al suo collo che stesse stringendo sempre di più, pronto a soffocarla.
Si fermò di botto, improvvisamente, sentendo Sebastian sbatterle contro.
« Tutto bene ? » chiese lui.
Lucy scosse il capo. « Mi sento strana … »
Il bambino scrollò le spalle. « Dev’essere la magia del castello, ti ritiene ancora un’estranea, ci farai l’abitudine vedrai »
Si voltò di scatto. « Il castello è vivo? »
« Al contrario, nulla che si trova qui lo è » rivelò con voce grave.
« Come? » inarcò un sopracciglio, perplessa. « Cosa vuol dire? »
« Lo scoprirai tra poco »
Odiava quando qualcuno faceva il misterioso con lei, quando ci girava intorno senza mai dire direttamente ciò che voleva sapere. Voleva risposte dirette e concise, chiedeva davvero così tanto?
Sospirò rumorosamente, puntò il naso all’aria e accelerando il passo continuò a muoversi all’interno di quel corridoio infinito, senza aspettare il bambino o accertarsi che lui le fosse dietro. Anche quando le chiese di rallentare e lo sentì arrancare, non accorciò il passo anzi aumentò l’andatura.
Fu tutto così veloce che Lucy ebbe il tempo di realizzare cosa fosse accaduto solo dopo che fu finito: il bracciale iniziò a pulsare e in attimo qualcosa lo calamitò verso il pavimento, troppo velocemente e con una potenza tale che la ragazza crollò a terra sotto la sua forza.
« Ti avevo detto di aspettarmi » sibilò Sebastian alle sue spalle.
Lucy provò ad alzarsi velocemente, nel tentativo di scappare, ma quando provò a sollevarsi, il braccio su cui c’era quel dannato aggeggio, era ancorato a terra, quasi come se fosse attaccato.
Quando sentì le nocche di una mano sfiorarle la mascella raggelò sul posto. Erano troppo grandi per appartenere al bambino, Lucy ebbe paura a girarsi, ma si costrinse a farlo: davanti a lei c’era un bellissimo ragazzo della sua età o forse poco più grande, ribelli capelli biondi e profondi occhi blu oceano. Strabuzzò gli occhi, era davvero…
« S-Sting? »
Le sue labbra si stesero in un ghigno. « In tutto il suo splendore »
Lei boccheggiò, cosa era successo? Cosa ci faceva lui in quel posto?
Il ragazzo schioccò le dita e in attimo Lucy si sentì libera dalla pressione del bracciale. Fece un balzo all’indietro che le costò una tremenda fitta alla gamba lesa, tanto che la ferita inflitta da Victoria si riaprì.
« M-ma tu… c-cosa…? » balbettò.
Il biondo, sempre esibendo quel sorrisetto divertito, si avvicinò a lei e le porse una mano. « Vedi mia cara, in realtà io sono una creatura priva di anima. Una specie di fantasma, se ti viene più comodo pensarla così. Però ho conservato la mia magia, sono un Dragon Slayer della luce, ma qualche trucchetto come cambiare il proprio tempo l’ho imparato stando qui »
Ora capì come aveva fatto a trasformarsi in un ragazzo, quando pochi minuti prima era solo un bambino. Ma ciò che le disse prima, prima di rivelarle il suo tipo di magia, la destabilizzò come mai nulla riuscì a fare nei suoi diciotto anni di vita. « S-senz’anima… »
« Lucy, credi alle storie dell’orrore? » ghignò. « Perché ci sei appena finita dentro »
 
 





Yumeha’s Corner
Buongiorno bellissimi miei! Ho aggiornato! Finalmente, vero? Lol, mi spiace…
Be’, cosa ne pensate di questo capitolo? A me, personalmente, piace un sacco, mi sento soddisfatta. Cosa ne dite della sorpresa finale? È Sting!! O.O Ve lo ricordavate? Era il promesso sposo di Lucy. Spero di avervi lasciato tutti piuttosto sconvolti, d’altronde quello era il mio intento. Con me dovete imparare che se dei personaggi vengono nominati vuol dire che torneranno a rompere. u-u


Ok, ora ho da proporvi un gioco! A chi piacciono i giochi? :3
Bene, avete visto l’ultima frase? Quella detta da Sting? Quella in realtà è una citazione – riadattata alla situazione chiaro – di un film, che sicuramente tutti avete già visto.
Dovete dirmi:
  • Il fim.
  • Chi la dice.
  • A chi viene detto.
  • Qual era la situazione.
PER PARTECIPARE: dovete lasciarmi una recensione dove commentate la storia e poi lasciare la risposta al gioco.
Il primo che mi dirà tutto, VINCERÀ la possibilità di scegliere cosa far accadere nel corso della storia. (Nei limiti del possibile, raga) Non è detto che accadrà proprio nel prossimo capitolo, perché dipende da cosa mi chiederete, ovviamente.
So già che mi metterete in difficoltà, ahahah. xD
Dai, il gioco è semplicissimo, spero di vedere qualcuno partecipare. :3
Un bacione,
Yumeha
 
P.S. Oggi aggiorno anche ‘Scommettiamo?’, se non lo faccio ora lo faccio dopo pranzo. ♥

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2631002