Tutto può ricominciare

di DeltAmb3r
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Benvenuta nel… Mogeko Castle… ancora ***
Capitolo 3: *** Pane? Ombre? Prosciutto! ***
Capitolo 4: *** Qui si cura Mogeko difettoso ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


Ok. Premetto che questa ff non doveva essere caricata su nessun sito internet, è una cosuccia giusto per farmi passare lo sfizio di scriverla. Cooomunque, come avete potuto notare sopra, è una long-fic su Mogeko Castle, perciò passerò al dunque: prendendo il punto dalla normal ending, Yonaka ha ucciso suo fratello e, quando la croce di sangue “dovrebbe” guidarla di nuovo al castello, succede un imprevisto e la ragazza viene scortata indietro nel tempo al momento in cui è scesa dalla fermata del treno. Yonaka, inizialmente confusa, trova una lettera anonima scritta per lei che le spiega l’accaduto e che ha una seconda chance per salvare le persone a lei più care, ma la avverte anche che la storia è un po’ diversa da come se la ricordava.
Riuscirà Yonaka ad uscire da questo benedetto castello una volta per tutte?
Presenza di coppie come Defect Mogeko/Yonaka, possibili accenni alla Yonaka/Shinya e sicuri accenni a una coppia che di sicuro non vi aspettate, la King mogeko/Moge-ko (avanti, ditelo che non ve lo aspettavate), magari piccoli accenni a Hasu/Moge-ko, yaoi (non tanto) Hasu/Nega-Mogeko, King mogeko/Nega-Mogeko… si insomma, mi sono fatta un piano enorme e insensato, come il gioco, del resto
ATTENZIONE: Presenza di OC (principalmente solo uno che svolge il ruolo…. Lo capirete voi)
Non mi aspetto comunque delle recensioni, ma se qualcuno ha intenzione di farlo, sarete i ben accolti ^^
 
Bene, credo di aver abbastanza rotto le palle per adesso, quindi vi lascio con questa schifezza di capitolo e via.
 
 
Capitolo I – La lettera
 
“Si, lascia che la croce di sangue guidi Yonaka…”  fu una voce sparsa nell’aria a parlare e spifferare in ogni angolo remoto come solo il vento sapeva fare, mentre la ragazza giaceva davanti a essa, con occhi vacui. Dietro di sé, le statue dei sette Mogeko speciali che rappresentarono un prezioso aiuto per lei, erano sparse e graffiate dal peccato, macchiate di sangue, attendendo un perdono che non sarebbe mai arrivato.
Per far giustizia a uno di essi, deceduto ancor prima, ovvero Hasu, col consenso dell’unico amico che aveva accanto, lo aveva fatto a pezzi, così anche il corpo avrebbe trovato la pace.
Per Yonaka era ormai il momento di attraversare il mondo della falsità, sperando per il futuro che le si sarebbe aperto davanti ai suoi occhi, anche se non poteva credere di poter ritrovare la felicità dopo aver ucciso con le sue stesse mani, l’unica persona che amava al mondo.
“Non così in fretta!” una voce distorta si udii nell’oscurità del luogo. La ragazza si girò da tutte le parti per individuarne l’origine. Qualcun altro era forse lì con lei? Uno spirito maligno? O qualcuno come lei? Nemmeno la stessa Yonaka poté farsi questa domanda troppo in fretta, perché qualcosa stava accadendo proprio in quel preciso momento.
La croce di sangue non era più fatta di sangue, aveva perso il suo colore cremisi, lasciando posto a una croce di immensa oscurità, una croce nera come i cuori più malvagi mai esistiti. Nulla però importò a lei. Qualunque cosa poteva accadere in quel momento, sarebbe stato migliore per lei, ne era sicura.
Di colpo venne risucchiata dalla stessa oscurità della croce, apertasi in due, costruendo un varco per chissà quale mondo.
La stessa voce di prima, voce di abile mani, commentò la situazione, come se fosse comodamene seduto su un divano a guardare uno spettacolo che poteva cambiare a suo piacimento.
“Riavvolgiamo il nastro e vediamo di cambiare un po’ le cose…” disse, scoppiando poi in una cupa, terribile risata.
Quando Yonaka aprì gli occhi, ancor più vacui, fu sorpresa di vedere il luogo in cui si trovava.
Il treno. Lo stesso treno con le pareti metalliche affisse dai poster che l’aveva portata in quel mondo di sangue e disperazione (oltre che di prosciutto). Ancora più sorpresa divenne quando vide il nome della stazione. Udì il suono strimpellante della campanella. La solita voce si ripeté: “Prossima fermata! Mogeko! Mogeko!”
“…Cos…”
“La preghiamo di scendere, signorina Yonaka, o lei ci rimetterà il naso.”
“!!!”
La voce…quella stessa voce che aveva appena annunciato la fermata qualche secondo prima… aveva parlato. Con lei!
Senza preavviso fece come le fu ordinato. Si alzò dal cuscino color magenta e scese frettolosamente gli scalini metallici del treno, producendo a ogni passo un rumore sinistro.
Yonaka era abituata a quel rumore. Ogni giorno prendeva il treno dopo la scuola per tornare a casa, dalle braccia accoglienti dei genitori e, soprattutto, dal caldo abbraccio di suo fratello.
Ma tutto questo doveva pur finire un giorno. E, sfortunatamente, quel giorno era proprio oggi.
Percorse dritto, trovando manifesti strappati che lodavano il prosciutto, manifesti riguardo peperoncini, gyoza e le solite cose a cui piacevano ai Mogeko, i soliti buchi nelle recinzioni… lo scenario era sempre lo stesso.
Quando però fu vicina alla foresta Mogeko, era tutto uno scenario completamente diverso. La foresta era tutta distrutta, bruciata, presa a morsi... I Mogeko che avrebbero dovuto inseguirla… erano tutti a terra, completamente sbranati o squartati, come se un enorme bestia avesse fatto festa cibandosi con le loro carni. Non era un bello spettacolo per gli occhi, ma lei era abituata a vederli in tale stato. Il loro sangue aveva formato un tappeto immenso. Yonaka si sentì male per la puzza di marcio che si sarebbe sentita per Kilometri. Senza perdere la calma, la ragazza si incamminò verso il castello, finché qualcosa non catturò la sua attenzione. Quasi davanti agli scalini dell’enorme palazzo, vide che sul corpo di un Mogeko a cui mancava un braccio, giaceva un foglio di carta piegato in quattro angoli e macchiato di sangue. Si chinò a raccoglierlo e vide che all’interno c’erano delle scritte. Si rassicurò nel leggere delle calligrafie giapponesi.
-Ciao mia cara Yonaka!- già leggendo le prime parole, la ragazza si insospettì subito.
-Innanzitutto parto col dirti che non sono un Mogeko,  e questo dovrebbe rassicurarti. Ora, anche se tu non mi vedi, io ti stò guardando e stò seguendo tutte le tue mosse.-
Ella, leggendo le ultime righe, alzò lo sguardo dal foglio per girarsi intorno, leggermente in pensiero.
-Ora, ascoltami attentamente. Capisco che ti sembrerà una grande scemenza e che all’inizio penso che tu non mi crederai, ma adesso, dato che ho il potere assoluto di farlo, arrivando direttamente al punto, ho deciso di darti una seconda chance e ti ho riportato indietro nel tempo, al momento dell’arrivo in questo faaaantastico regno.- La frase terminò con un cuoricino.
“……..” Yonaka si immobilizzò, con la lettera stretta in mano.
-Esatto, cara mia, vuol dire che hai ancora tempo per salvare il tuo amico, e soprattutto… tuo fratello, non sei contenta?-
“No, non ci credo, non può essere vero…” lo sguardo vacuo della ragazza cominciò lentamente a riempirsi di lacrime, lasciando passare un qualche filo di luce attraverso essi.
-Ma comunque, anche se ti ho riportato indietro hai comunque molto da fare, tipo, riallacciare i rapporti che avevi prima. Qualcosa te lo dovrò pur togliere, no? Ora, qualche cosa è cambiata rispetto a prima, non ti aspettavi di certo un lago di sangue qui, giusto?-
Yonaka si guardò attorno. In effetti quei Mogeko non dovrebbero essere morti stecchiti in tale modo. Avrebbero dovuto seguirla fino al castello, non tutto ciò.
-Beh, vedi… è anche un pochino colpa mia. Cambiando il tempo ho cambiato anche il corso della storia,e ora sarà molto più divertente per me guardare…heheh.-
“Dico, mi stai prendendo in giro!?!” i suoi occhi si voltarono al cielo, per urlare tali parole. Se quello che quella strana lettera diceva era vero, allora…
-Comunque, fai in fretta, altrimenti potrebbe accadere qualcosa di spiacevole a qualcuno che vuoi salvare, non vorrai ricominciare col piede sbagliato.-
Yonaka pensò subito a Shinya. Se era tutto reale, non avrebbe commesso lo stesso errore, no. Allo stesso momento, cominciò a pensare a Mogeko difettoso… aveva sacrificato la sua vita per salvarla, respingendola a malincuore… e questo non poteva davvero ignorarlo.
Continuò a leggere il foglio.
-Credo di averti dato abbastanza spiegazioni per adesso, ma ho sparso alcune note nel castello, e qualche oggetto che ti sarà utile. Un’ultima cosa: sono abile nel controllo della mente, quindi se qualcosa ti sembrerà che vaghi in modo sospetto, allora potrei essere io. Quando le cose non mi piaceranno, ostacolerò qualunque cosa tu faccia. Solo perché ti ho riportata indietro non vuol dire che io sia dalla tua parte, al contrario, puoi considerarmi qualcos’altro…-
“…” nei suoi pensieri non aveva nemmeno una parola.
-Va bene, ora non voglio rovinarti la sorpresa, quindi, bye byeeee!-      
Il messaggio si concluse così. Nessuna firma, nessun indizio, nulla.
“Che vuol dire  tutto ciò?!?” chiese alla presunta entità spargendo la voce nei remoti angoli del bosco ormai disintegrato, dato che, come era scritto nel messaggio, la stava seguendo. Invano, Nessuno rispose alla sua domanda. Persa e sconsolata, ma con un flebile filo di speranza ancora perso nelle sue mani vaganti, decise di proseguire e di andare avanti verso il castello.
“Mo…….ge…..”
“……..!!!!!”
Nello stesso momento, qualcosa aveva afferrato Yonaka per la scarpa. Ella, voltandosi lentamente, vide quel Mogeko senza il braccio muoversi, mettendosi a sedere, con l’altro braccio, seppur sanguinante, che cercava di trattenerla.
Fu sul punto di urlare e scappare via come l’ultima volta, come la prima volta che li aveva incontrati, ma quello gli fece subito cenno di non farlo, con un viso che mostrava paura. Non era lo sguardo di un maniaco pervertito come quello dei suoi simili, pernulla. Quello che vedeva era il terrore puro. Yonaka lo conosceva bene quello sguardo. Era il suo stesso sguardo quando aveva Shinya di fronte a sé, quando voleva ucciderla, quando lei scappò terrorizzata da casa per ritornare involontariamente in quel dannato regno…
“….ti prego, non urlare, altrimenti verranno qui… di nuovo, moge.” Le disse il Mogeko, forse l’unico tra tutti quelli ad essere rimasto ancora vivo.
“Chi, chi ha fatto tutto questo ? E perché?” chiese, chinandosi verso il neo cadavere, che stava perdendo le forze, a poco a poco.
“Loro… i Mogeko ombra vengono chiamati… assomigliano a noi di forma, ma sono totalmente diversi, neri come la pece  e il buio… hanno ucciso i miei amici, hanno fatto tutto questo… e nessuno è tornato per raccontare che il nostro castello è ora in pericolo… hack! Cough!” tossì, sputando una grande quantità di sangue. Ormai non gli restava molto da vivere.
“eravamo venuti tutti per te, Yonaka-tan, ma poi loro si sono parati davanti a noi e ci hanno fatto questo. Alcuni di noi sono stati uccisi, altri sono diventati come loro. Infettano noi Mogeko come una malattia…”
“…In..fettano?” se non era come quella strana malattia parassitaria che rendeva morbidosi, allora era qualcosa di ben più pericoloso. Avrebbe potuto infettare persino un Mogeko speciale…?
No. Non poteva permetterselo! Scosse bruscamente la testa, dopo aver pensato che, da un momento all’altro, le si sarebbe parato davanti un Mogeko color pece, senza un orecchio, pieno di graffi… non voleva pensarci. Non era il momento per avere in testa una cosa del genere.
“Yonaka-tan deve scappare via, deve avvertire tutti, anche se non le crederanno, prima che succed………” tossì nuovamente, questa volta per l’ultima. Ora quel cadaverino giaceva morto davanti a Yonaka, il suo spirito aveva resistito fino a quel punto, ma nulla poteva fermare la morte, quando non si può fare più nulla.
Per un breve periodo di tempo, che a Yonaka sembrava un'eternità, il silenzio regnò sovrano, lasciando che anche il vento fermasse la sua corsa. La ragazza si alzò da terra, lasciando il Mogeko a terra, con gli altri, e con il cuore in gola, si diresse verso le scalinate dirette all’enorme fortezza, ignara del nuovo futuro che le si sarebbe prostrato davanti

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Capitolo 2
*** Benvenuta nel… Mogeko Castle… ancora ***


Buonsalve a chi mi segue!
Sono contenta di come sta andando la fiction, dico davvero.
Allora, com’è la lettura? Spero che sia abbastanza scorrevole, ci tengo a scrivere in un modo dettagliatamente lungo,  chiedo venia.
Allooooora, credo che…. Non so che altro devo dire…. Uhh… ah si!
Dato he sono molto indaffarata durante i periodi scolastici, forse (e dico fooooorse….) potrei fare un pochino tardi a postare i capitoli, ma giuro che li posto.
Anche perché questo mi è venuto un po’….lunghetto, eh.
Allora io faccio partire la narrazione. Ciao!
 
Capitolo II – Benvenuti nel Mogeko Castle… ancora…
 
Yonaka non ci mise molto tempo per arrivare al castello, e aveva la brutta sensazione che, visto da vicino, fosse divenuto più imponente rispetto alla prima volta in cui  lo aveva visto dall’esterno. Finalmente, negli occhi della liceale, era apparso un filo di luce, un misto tra speranza e preoccupazione.
Speranza, perché avrebbe potuto almeno rimediare agli errori che aveva commesso in precedenza, perdendo delle vite preziose, e preoccupazione, perché non tutto sarebbe stato come prima, fatta ad eccezione per i Mogeko. Quelli non sarebbero mai cambiati.
Yonaka avrebbe ricominciato a fare folli corse come una maratoneta che cerca di arrivare al traguardo e di vincere una medaglia d’oro alle olimpiadi, ma se questo le sarebbe servito di aiuto, sarebbe corsa in eterno pur di raggiungere il suo obbiettivo.
Evitò di leggere i commenti scritti sotto le statue, che servivano solo a provocarle un immenso disagio nella sua mente. Si inquietò nel vedere poi che, al posto di quei Mogeko che avrebbe dovuto vedere galleggiare nell’acqua limpida, quest’ultima era divenuta una grande fossa di sangue. Un altro segno di come il passato fosse cambiato.
Continuò a percorrere gli scalini che portavano gli scalini che avrebbero portato al grande portone d’entrata. Si fermò di fronte a esso. Qualcos’altro non andava. Il portone era completamente spalancato, come se aspettasse solo che lei entrasse per poi richiudersi alle sue spalle. La brezza che avrebbe dovuto risucchiare all’interno del castello la sua curiosa anima da ragazza, era del tutto assente.
La ragazza prese un respiro profondo.
“Non posso credere di doverlo fare di nuovo…” commentò, per poi muovere tremante un passo all’interno della fortezza.
“Permesso……..”
Quando entrò, fu sorpresa di vedere che, in fondo al salone, le pozze di sangue secco erano sparite.
“………heh…strano come sempre….” deglutì Yonaka, guardando nuovamente l’arredamento strambo, le candele e il gigantesco quadro ritraente re mogeko…
Un brutto presentimento prese possesso di lei.
“Sbam!!!!”
Il rumore echeggiò per tutto il salone, tanto che la ragazza si spaventò, girandosi di colpo verso la porta. Si aspettava da un momento all’altro che la porta si chiudesse, ma non così forte come se lo ricordava. Non ebbe il bisogno di avvicinarsi alla porta, e cercare invano di aprirla. Quando si voltò, un’orda di Mogeko era lì, con i loro volti osceni e dei sorrisetti strani, aspettando solo di poterle saltare addosso e strappare via tutti i vestiti di dosso.
Ebbe un sussulto di terrore.
“Mogege! Salve! Buonasera, cara Yonaka-tan! Benvenuta nel Mogeko castle!”
“!? Come sarebbe a dire ‘benvenuta’!?!?” era come se nessuno di loro si ricordasse di averla mai vista prima nel castello. Allora era reale quella storia del viaggio nel tempo?
“Noi siamo i Mogeko! Vuoi giocare con noi? In senso sessuale! Sarà divertente!” uno di loro si avvicinò pericolosamente a lei.
“Mogege!”
“Non di nuovo!! NOOOO!!!!” urlò.
“Moge-tan va per priiiiiiiimo!”
“Huh? Aspetta un attimo, CHI va per primo?” disse un altro Mogeko alle loro spalle, leggermente seccato.
“Eh?” rispose l’altro. Voltandosi verso di lui.
“La prima volta di Yonaka-tan sarà con me!”
Stava accadendo tutto come Yonaka ricordava. Stavano ricominciando a litigare.
“Che hai detto!? Ritiralo!”
“Stai zitto!” rispose un altro Mogeko.
“Vaffanculo!” rispose un altro ancora.
“Oh?” sussultò il Mogeko che si era mosso per primo, avvicinandosi al gruppetto, urlando “Pensi che questo sia un gioco?!? Ti ucciderò!!!!!!”
“Ah si!? Sognatelo!” rispose l’interpellato, colmo dalla rabbia. Yonaka, intanto, li aveva sorpassati, e ora stava sulla soglia della porta, aprendola e entrandoci dentro, in modo da potersi salvare.
“Tu, pezzo di merda!!!!” rispose un altro.
“Oh si?!? Sei carne morta!!!!!!”
“Puzzone!! PUZZONE!!”
“Mogege! MoGEgeGE!!!!”
“Vuoi morire, punk!?!?!”
“TI UCCIDO! TI UCCIDO! TI UCCIDO!!!!!”
“GHYAAAAAH!!!!!”
“WHOOOOOOGHHH!!!!!!”
Litigarono per un po’, quando poi uno di loro si accorse di una cosa: “Uh? Dov’è Yonaka-tan?”
Gli altri la smisero di litigare immediatamente, rimanendo alquanto delusi e sussurrando: “……Oh….”
 
Si guardò dal tenere la porta chiusa battendosi contro con la schiena. Il suo animo si sollevò dal peso del terrore, o almeno fino a quegli attimi di momento. Si sentiva già meglio… ma si prese subito uno spavento improvviso. Le rizzarono i capelli dallo spavento.
“AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!” sentì da dietro la porta che aveva appena varcato, le urla dei Mogeko che, fino a poco prima, stavano litigando per lei. Yonaka si bloccò di colpo, chiedendosi perché avessero urlato così tanto dal…. Terrore.
Gli vennero in mente le parole di quel Mogeko deceduto prima, nella boscaglia. Doveva fuggire, anche se, per un po’, la curiosità prese il sopravvento su di lei. Aprì leggermente la porta e ci sbirciò attraverso. Le urla si fiondarono su di lei, mentre versi che sembrassero appartenere ad animali feroci, coprivano le loro voci.
Yonaka vide dei Mogeko che non aveva mai visto prima. Erano proprio come se li immaginava, o quasi. Possedevano un volto più espressivo, rispetto a dei normali Mogeko. Neri come il vuoto. Gli occhi a la bocca erano cavi e dalle venature color arancio-rosso. La bocca era allargata in un sorriso inquietante.
Non poté fare a meno di vedere che cosa stava accadendo. Le ombre stavano infettando alcuni di quegli urlanti Mogeko con delle siringhe, riempite di una sostanza che la ragazza non vide bene. Il resto delle loro vittime stava soccombendo sotto le loro pugnalate, sotto i loro morsi… ne divorarono le parti del corpo di una decina circa, lasciandoli a morire dissanguati. I Mogeko che erano stati infettati, a poco a poco si stavano contorcendo, urlavano e piangevano, fino a trasformarsi completamente. Divennero neri, come loro, nuovi Mogeko ombra. L’odore del sangue si sparpagliò dappertutto, con la gioia dei nuovi esseri, intenti a fare festa con le loro voci stridule e distorte.
Yonaka chiuse lentamente la porta per non essere scoperta. Uno di essi, il capo, presumibilmente, si fece avanti agli altri che dovevano ancora mutare.
“Mi raccomando, quando avrete finito, prendete questi corpi e portateli dove sapete. Poi ritornate qui e cercate la ragazza delle superiori. Portatela VIVA. Non vorremo dare una delusione al capo.”
Si voltò dagli altri suoi simili “E voi, imbecilli! Con me per i piani dell’imboscata!”
“Siiiiiiiiii!!!!!” rispose il gruppetto entusiasta.
Aveva udito tutto da dietro la porta, spaventata e cercando di tenersi il cuore, in modo che non schizzasse via dal petto. Aveva l’impressione che non sarebbe stata l’ultima volta.
“Vogliono catturarmi… ma a che scopo?” si disse tra se “…forse questa volta non riuscirò a scamparla…” si diede degli schiaffi sulla faccia “Che diavolo stò dicendo!? Ho resistito per una volta, non posso mollare la spugna ora! Devo salvare Mogeko difettoso  e il mio fratellone ad ogni costo!” esclamò ad una insicura se stessa, piuttosto che ripeterlo “… devo trovare Mogeko piuttosto strano. Lui di sicuro può darmi una mano.” Era sicura che il Mogeko speciale di questo piano sapeva che cosa stesse accadendo, dato che lui ne era il guardiano. Yonaka percorse la sala da pranzo, fono ad arrivare alla porta della stanzetta stracolma di scatoloni, ovviamente riempite di giochini per adulti con cui i Mogeko giocavano o si divertivano. Improvvisamente dei piccoli passi minuti e lenti si avvicinavano sempre di più alla volta.
“Andiamo, Yonaka-tan! Non farmi perdere altro tempo prezioso! Fatti trovare e in fretta e finiamola qui.” Sentì dall’uscio. Si nascose in fretta dietro gli scatoloni che giacevano in fondo a tutto, poco prima che la porta venisse aperta, quasi calciata, e che un Mogeko nero entrasse.
“Esci fuori! Dai, devo solo farti una punturina! Non essere spaventata! Lo avrai fatto il vaccino, no?”
Yonaka deglutì, facendosi un po’ più indietro tra li scatoloni di cartone, tremando come una foglia.
“…diamine. Se la febbre di questo Mogeko non mi avesse tappato il naso, sentirei sicuramente il suo odore…” borbottò seccato fra sé e sé “..vabbé.”
La liceale notò che la figura possedeva uno strano oggetto a forma di radar.
“Per fortuna che questo Mogeko ha costruito un aggeggio così utile. Se i miei pensieri sono corretti, allora funziona così…”
E cominciò a smanettarci sopra.
“…………………………”
Yonaka si trattenne. Magari questa volta avrebbe funzionato?
Ma comunque, dopo un paio di volte, il radar emise dei suoni, dopo di che si spense del tutto.
Il silenzio calò, dall’imbarazzo e dalla delusione.
“………non mi dire…….è rotto. È ROTTOOOOOOOOOOOOO!?!?!?!?!?!??!” strillò il Mogeko, alquanto perplesso.
Lo sguardo di Yonaka era indescrivibile.
“Ma-ma!? OH MA ANDIAMO! Il suo pensiero aveva detto di averlo usato ieri! Stai scherzando!?!?! Ma di tutti i corpi che potevo possedere, ho scelto quello di un babbeo!! Non è giusto!!!!” sbraitò, senza emettere un pianto “Se il capo sapesse che l’ho persa, mi ammazzerebbe!! E DEVO RIPORTARLA VIVA!!!” deglutì a fine frase, leggermente spaventato “UFFA! NON MI IMPORTA! Non voglio chiamare rinforzi! Aspetterò l’imboscata! Almeno il primo piano del castello sarà nostro!!” detto ciò, si richiuse la porta alle sue spalle, lasciando dietro di se la camera, lamentandosi e imprecando parole irripetibili contro la scolara, che, ancora nascosta, uscì dal suo nascondiglio dopo un po’, per accertarsi che non tornasse. Sospirò sollevata. Non aveva intenzione di guardare di nuovo da fuori quella porta, non lo avrebbe mai preso atto di farlo.
Quando si mosse un po’ da lì, notò qualcosa per terra. Era un foglio piegato in quattro angoli. Aspettandosi la lettera delle ultime parole di quell’uomo a sua figlia, rimase sorpresa da chi fosse l’autore, solo leggendo le prime righe.
-Ciao Yonaka, e congratulazioni! Sei ancora tutta intera!-
“menomale….” Commentò lei, stringendo così tanto la carta da poterla strappare o bucare. Avrebbe voluto gettare via quell’inutile strappo ancora prima di finire a leggerlo.
-Devo dire però che sono rimasta un po’ perplessa, sai? Avrei voluto che tu ti comportassi in modo più ardito lo sai? Ma non posso biasimarti, non hai armi con cui proteggerti. Comunque sbrigati. Quei Mogeko stanno combinando guai per il castello, e credo che qualcuno ci rimarrà se non corri… tipo, delle creature chiamate Mogeko speciali? Non ne risparmieranno neanche uno di quelli. Li vogliono infettare tutti per prendere il controllo del palazzo. Dopo di ché toccherà allo stesso leader, sai chi intendo.-
Non era per nulla interessata a Re mogeko, vista la cattiveria che aveva in corpo, uccidendo la sua stessa parte del corpo, il suo stesso fratello senza nessuno scrupolo. Ebbe comunque un sussulto.
“Vuol dire che…se intendono infettare i Mogeko speciali, non riceverò nessun tipo di aiuto?. Mogeko difettoso può… essere in pericolo..!?”
-Guarda per terra, c’è qualcosa che ti tornerà utile.-
In effetti, a terra, c’era… il coltello. Lo stesso coltello che avrebbe dovuto darle il Mogeko strano. Il primo…
-Ora, affrettati. Sai già quello che devi fare. Ci vediamo! Ciaoooo!-
Il messaggio finì con un cuore. Yonaka gettò a terra il foglio, e si precipitò verso la stanza dove Mogeko strano beveva il tè, attraversando la porta e il sentiero della pazzia, senza dare conto ai folli Mogeko.
Quando arrivò alle scale, una fila di corpicini fatti a pezzi, e tre di loro mancanti del tutto. Sui primi scalini giacevano senza vita. Non ebbe il tempo di chiedersi perché, aprendo la porta della camera affianco.
“Levatemi le vostre orribili manacce di dosso, zoticoni!!” aveva udito urlare.
La liceale vide un Mogeko, trattenuto da due ombre, mentre il terzo era intendo invano a pungergli una parte del corpo, ma il prigioniero si muoveva troppo velocemente, dimenandosi in continuazione.
“L-lasciatelo!!” esclamò. Tutti si bloccarono e si voltarono verso di lei.
“Yo-Yonaka! Che ci fai qui!?! Il tempo è cambiato! S-scappa!”
“Ti ricordi di me!?” esclamò sorpresa.
“Si, ma purtroppo io sono l’unico che ha recuperato la memoria, signorina. Gli altri non ricordano nulla!”
Uno dei Mogeko ombra intervenne “Levati di mezzo, ragazzina! Abbiamo del lavoro da sbrigare! Oppure vuoi fare la stessa fine?” quello si avvicinò a lei, puntandole la siringa addosso con un ghigno inquietante.
“Co-corri via! Al secondo piano!”
Lei rigirò il coltello tra le mani “No, non fategli del male, o dovrete vedervela con me!” e, con il coltello puntato contro, si scagliò contro il Mogeko armato, che, agile, la schivò senza fatica, finendo a colpire uno dei due che tratteneva il Mogeko speciale.
Quello si lasciò cadere a terra non appena Yonaka glielo sfilò dal corpo, morto sul colpo, lasciando che il sangue pece chiaro sgorgasse sul tappeto. L’altro Mogeko si allontanò, svanendo nel buio, divenendo tutt’uno con l’oscurità, lasciando libero il prigioniero.
“Che diavolo ti è saltato in mente!?” esclamò, in tono piuttosto arrabbiato “Avrebbero potuto ucciderti!”
“Non importa. Voglio sapere cos’è successo e perché!” rispose lei, con il coltello tra le mani che lasciava una lunga scia di quello che poteva essere sangue.
Nel momento di distrazione, la figura nera si fiondò sul Mogeko, con grande sorpresa della ragazza, che si spaventò e, indietreggiando, cadde a terra. Lo sbatté al muro trattenendolo con le gambe e infilzandogli con forza la siringa dietro la schiena.
“No!” la liceale lo scacciò via con un calcio ben assestato, scaraventandolo alla libreria, tanto che alcuni libri gli caddero addosso. Eppure lui rideva. Stava ridendo.
“Il mio lavoro è finito qui. Ora, io toglierei il disturbo.” Si alzò lentamente dalla posizione in cui era, e lentamente si avviò alla porta per uscire e sbatterla con violenza.
Yonaka si chinò sul Mogeko ferito, che si stava contorcendo dal dolore. Al minimo contatto, lui la allontanò. Dalla puntura, il colore stava diventando più scuro.
“Vattene via! Prima che io perda il controllo!”
“Ma-”
“VAI!”
“…mi dispiace…mi dispiace tanto”
Andò, senza più obiezioni. Lasciò il Mogeko al suolo, lasciandolo al suo destino, uscì dalla stanza in lacrime, per poi scappare via, in cerca di una valida uscita.

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Capitolo 3
*** Pane? Ombre? Prosciutto! ***


Ciao bella gente!

In questi ultimi giorni il mio computer fa veramente le bizze per colpa di quello stronzetto di mio fratello. Quindi per un po’ non potrò pubblicare qualcosa… e io che avevo intenzione di pubblicare qualche nuovo capitolo di vecchie fiction T^T

Comunque, ritorniamo alla storia. In questo capitolo Yonaka mi sembra una venditrice di prosciutto ambulante, se leggerete capirete il perché. Spero che fino a questo punto la storia vi stia piacendo, quindi dico grazie a chi mi segue, e soprattutto a chi ha il coraggio di lasciare qualche recensione. Grazie di cuore ^^

Bene, detto ciò, vi lascio alla prossima volta. Ciao!

 

 

 

Capitolo III – Pane? Ombre? Prosciutto!

 

 

 

Dopo pochissimo tempo Yonaka raggiunse la porta che conduceva al secondo piano. Si riposò per un po’ dalla corsa folle che aveva fatto, accorgendosi, non molto sorpresa, che era spiata da un Mogeko nascosto in un vaso, per fortuna normale. Quando lo notò, fu lei ad avvicinarsi, ma quello si ritirò dentro spaventato, tremando come una foglia.

“Notipregononfarmidelmale!!!Tipregotipregomogegegege!!” disse tutto d’un fiato, terrorizzato.

“Stai calmo. Se tu non mi farai nulla, allora nemmeno io ti farò del male.” Rispose la liceale.

Il Mogeko fece uscire solo la testa dal vaso “…davvero..?”

Lei sorrise. Dopotutto, eliminando i difetti di tutti quei mostriciattoli, alcuni poteva anche trovarli simpatici. Annuì, e frugando dalla tasca, estrasse una scatola di plastica contenente il famoso prosciutto. Per fortuna ne aveva fatto razzia in cucina prima di nascondersi.

“Ecco, tieni.” E lo pose sulla testa del piccolo Mogeko.

“Yuppi! Il prosciutto! Viva il prosciutto! Grazie! Grazie mille!” lui le rivolse dei ringraziamenti piuttosto graditi, finalmente tranquillizzatosi “Mogegegege! Sei così gentile! Sei una di quelle poche persone che ci trattano bene nonostante tutto, Yonaka-tan! Sei speciale!” le disse poi, lasciandola senza parole.

“D-davvero?” gli chiese.

“Si! E secondo me non meriteresti una brutta fine… quasi quasi mi sento in colpa per tutto quello che ho fatto…..” si lasciò cadere il prosciutto da bocca “Oh no! Ora sono difettosooo!” affermò impaurito, ricominciando a piangere “Che cosa faròòòòò…..”

“Ma non è affatto vero! O almeno se non racconti a nessuno il nostro incontro, va bene? Dopotutto, non dite sempre che Lord prosciutto perdona i vostri peccati?” lo informò.

“Allora va bene!” esclamò lui contento nuovamente “Grazie! Grazie di tutto! Speriamo di rivederci!” e la salutò, perché Yonaka era già alla soglia della porta che dirigeva in un accogliente strada rossa come il tramonto.

 

 

 

Si ritrovò a camminare per il corridoio della strada rossa, lasciandosi alle spalle il Mogeko e tutto il primo piano, e soprattutto, il primo Mogeko speciale…. Era preoccupata. Preoccupata per tutto.

“(Perché ogni volta che cerco di rimediare a qualcosa mi va tutto storto? Volevo salvare delle vite… e invece ne sto perdendo altre…. Perché mi fanno questo?)” in quale situazione si era andata a cacciare…

Camminando, e evitando il Mogeko morto e le chiazze di sangue, che per qualche ragione sapeva che era morto perché aveva mangiato un panino avvelenato, se ne ritrovò un altro davanti a se.

“……………………….”

“……………………….”

I due si guardarono per un breve attimo. Ma Yonaka non sarebbe corsa via, no. Non lo avrebbe fatto.

“Ciaoooooooooo!” esclamò il Mogeko a gran voce nei polmoni.

“…ciao anche a te.” Rispose lei, titubante.

“è l’ora del quiz!” rispose lui, molto eccitato per la cosa, ponendo la sua domanda: “Puoi mangiare panini e budini di pane, ma quale pane non puoi mangiare?”

La scolara sorrise. Conosceva questa volta la risposta. Il Mogeko invece tacque, perplesso.

“Direi…. Un panino al cianuro di potassio. Se un Mogeko lo mangiasse, morirebbe subito.”

Il Mogeko si immobilizzò, come pietrificato, tanto che la liceale dovette smuoverlo facendogli dondolare la testa.

“Ma-ma…. È impossibile. Io… io ci ho pensato per tutta la notte. NON PUOI  SAPERE  LA RISPOSTA! MOGEGEGE!” e questo si mise a piangere e a singhiozzare.

Déjà-vu.

“Sniff, ora devo darti questa chiave…..” la creaturina mostrò a Yonaka una chiave dorata, con l’estremità a forma di testa di Mogeko. La chiave che avrebbe dovuto darle la fata del prosciutto… “Ma è l’unica cosa che possiedo!”

Yonaka cominciò a preoccuparsi. E se fosse arrivata troppo tardi?

“Do-dove hai preso quella chiave…?”

“sigh…. L’ho trovata per terra… era sporca di sangue, così l’ho ripulita... era il mio prezioso tesoro… fino ad ora… e adesso te la devo dare! WHEEEEEEH!” rispose lui, in modo molto infantile.

“… se mi darai quella chiave ti darò del prosciutto.”

“Di-Dici davvero??? Si! SI! LO VOGLIO! VOGLIO IL PROSCIUTTO!” e subito le lacrime amare di tristezza volarono via dalla sua faccia, adesso contenta, sventolandole la chiave davanti, in attesa di ricevere la tanto acclamata prelibatezza, che Yonaka subito gli consegnò. Quando prese la chiave, sorpassò il Mogeko, che intanto si era acquattato per terra a mangiare, e prese la porta alla fine del corridoio, ritrovandosi in un'altra strada del castello, decorata con piante e quadri ritraenti i principali abitanti della reggia.

I corridoi erano davvero molto lunghi. Ancora più lunghi di quanto lei ricordasse. I candelabri le facevano luce attraverso i luoghi bui. C’era anche una grande quantità di sangue.

“Le sento….sento le urla delle loro anime” aveva risposto un Mogeko incontrato nel bel mezzo del corridoio, in compagnia di un altro suo simile. Un altro, con la faccia al muro le disse: ”Lasciami stare….voglio morire."

Eppure Yonaka aveva il presentimento di aver dimenticato qualcosa…

Alla fine arrivò in uno spazio in cui vi erano due statue e un quadro vuoto, che non ritraeva nulla. In mezzo alla stanza vi era una chiazza di sangue.

Yonaka fissò a lungo il vuoto oscuro del quadro.

“…. Non capisco il senso del lasciare un quadro vuoto, in mezzo ad altri quadri pieni di Mogeko…”

“Ma questo non era vuoto prima che arrivassi!”

“…!!!!!”

Qualcuno aveva parlato.

Yonaka ora ricordava…. Il quadro… si voltò verso il quadro vuoto.

Nel quadro spuntarono due orecchie nere. Un Mogeko ombra stava uscendo a gran velocità da fuori il dipinto, fino ad uscirne completamente e ritrovarsi davanti a lei.

“HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!”

“GYAAAAAAAAAAA!!!!!”

Yonaka urlò dallo spavento.

“Ora è giunto il momento di fare il vaccinoooooooo!!!” e le mostrò la temuta siringa. La liceale cominciò una folle corsa verso i corridoi, lasciandosi alle spalle l’essere.

“Cos….Aspetta!! Torna qua!!”

Ella non diede retta a lui, accorgendosi che a ogni passo che faceva, altri centinaia facevano lo stesso. Non volle voltarsi e vedere quanti Mogeko c’erano. Non voleva assolutamente saperlo. Sentì urli stridule distorti come: “Non ci sfuggirai!”, “Sei nostra!”, “Ti faremo a pezzi!”, e molte altre frasi inquietanti che le fecero accapponare la pelle.

Finalmente aveva raggiunto la porta, aprendola e sbattendola velocemente, chiudendola senza dare importanza alle feroci urla animalesche che udì poco dopo.

“EHI! APRI QUESTA DANNATA PORTA!” li sentì gridare.

“Apri! La sfonderò se non la apri immediatamente! E anche se lo farai!”

“Dannazzione! Merda!! Ora smettila!!”

“Apri! O ti accoltellerò finché non riuscirai più a stare in piedi!!!”

“NOOOOOOOOOOOOOOH!!!!!!”

Non smettevano di sbattere la porta. La liceale scappò dalla stanza attraverso un’altra porta, trasportata così in un luogo di luce…… e anche di sangue, allo stesso tempo. Qualcuno era già stato lì ancora prima di lei.

Si diresse subito nel luogo in cui avrebbe dovuto trovare la fata del prosciutto, ma quando arrivò, non la vide. Non vide nemmeno una larva Mogeko nelle vicinanze. Erano spariti tutti.

Sul grande fiore era attaccato un altro biglietto. Ancora.

-Ben ritrovata cara Yonaka!-

“come no…” commentò lei.

-Ma che casino che hanno combinato i Mogeko ombra. La fata del prosciutto sarà già andata, quindi vedi di sbrigarti.-

“Come se non lo sapessi.” Era sicura che la stesse prendendo in giro.

-Non ti rimane nulla più da fare, quindi sarà meglio che tu vada. Mogeko difettoso o Nega-Mogeko potrebbe trovarsi nei guai se non lo aiuti. Buona fortuna.-

“…”stava cominciando a sudare freddo. Non aveva altro tempo da perdere. Lasciò cadere il foglio per poi correre alla porta di uscita e abbandonare quel luogo, ritrovandosi così in un grigio corridoio, sperando che quelle ombre non spuntassero anche dalle mura. 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Qui si cura Mogeko difettoso ***


Capitolo IV – Qui si cura Mogeko difettoso
 
 
Più la ragazza proseguiva la strada e più era in ansia. Aveva raggiunto il terzo piano, in cui avrebbe dovuto incontrare Mogeko difettoso ancora vivo. E non poteva arrendersi ora, non lo avrebbe lasciato di nuovo morire, non glielo avrebbe permesso, no!
Appena ebbe percorso la scala a pioli per arrivare lì, non andò a controllare le stanze, era sicura che non ci fossero Mogeko nelle altre stanze. Yonaka sperò che andasse come l’altra volta: entrava nella stanza, prendeva il libro, lo leggeva, e i Mogeko apparsi dal nulla l’avrebbero chiusa nella cella dove lo avrebbe incontrato.
La liceale entrò nella libreria.
“…. Sembra che non ci sia nessuno.” Si disse. Forse i Mogeko si erano nascosti e sarebbero riapparsi successivamente. Si diresse senza farsi troppe domande verso lo scaffale in cui era posto lo spesso libro. Yonaka lo avrebbe riconosciuto subito. Ricordava la grigia copertina, al contrario di quella degli altri libri indecenti.
Sfiorò gli altri libri con la punta delle dita, fino a toccare quello giusto, molto più grande degli altri. La copertina era ben foderata rispetto agli altri. Lo prese con entrambe le mani tanto che era grande. Lo guardò attentamente.
“Aspetta….ma il titolo è…cambiato.”
-I Mogeko ombra-
Tacque per un minuto. Un libro sui Mogeko ombra? Ma perché era qui? Si disse lei. Aprì il libro e ne lesse le prime righe:
-Noi Mogeko siamo una singola entità, si dice. Eppure una volta non era così. Scriverò questi appunti, almeno finchè potrò. In realtà sono uno dei Mogeko perlopiù difettosi scappati dalle celle. Il nostro re è molto preoccupato che qualcuno di molto pericoloso abbia invaso il nostro territorio. Una specie di batterio contenuto in una specie di….chinotto, se si può chiamare così, ha contaminato la maggior parte di noi, trasformandoli in ombre. Questi esseri hanno libertà di pensiero e pare vogliano conquistare il nostro mondo.-
Si fermò un attimo nel leggere, poi continuò:
-Pare abbiano un capo,  credo. Almeno questo è quello che dicono loro. A poco a poco stanno invadendo il castello e sembra che lo stiano preparando all’arrivo del loro sovrano. Da quello che ho sentito bene, credo che si chiami Xana….o qualcosa del genere. Penso sia una specie di codice, ma dovrà pur significare qualcosa. Per maggiore sicurezza ho sparso delle note nel castello, in modo che qualcuno possa leggerle per portarle al re. Spero solo che mi ascolti.-
Yonaka sentì un rumore da sotto il tavolo. Si voltò di scatto. Quando guardò di nuovo la mensola vide delle lunghe bende mediche.
Non si stupì, anzi, prese le bende e le mise subito in tasca, senza fare alcun tipo di domanda.
“Cosa leggi?”
Si immobilizzò, laciando cadere a terra il pesante libro, creando un tonfo abbastanza rumoroso.
Un centinaio di Mogeko la guardavano con volti osceni, alcuni avevano anche la bava alla bocca.
Yonaka non era convinta che sarebbe sopravvissuta questa volta.
“…….”
“…….”
“…….”
La ragazza venne portata in una cella dalle piccole creature gialle, sbattendola al terreno e chiudendo a chiave la porta della stanza.
La liceale si alzò da terra, stringendo le bende con il palmo della mano per non perderle. Stavano quasi per venire via dalla tasca.
Si voltò.
“…..!!!!!!!” il terrore e il freddo la invasero sia mentalmente che fisicamente.
Mogeko difettoso era lì, incatenato al muro, sanguinante su tutto il corpo, immobile. Segni di morsi  su alcune parti delle braccia, non era nemmeno sicura che fosse vivo o morto, ma il sangue, ancora fresco, gocciolava a poco a poco, non aveva formato nient’altro che una piccola pozzetta di sangue.
Ella corse verso di lui, e con immensa gioia e pianto vide che stava respirando ed era cosciente.
“Ti prego, non morire!” pianse, cercando di tirarlo giu, aprendo le serrature con la chiave che apriva, fortunatamente, anche quelle serrature.
Non appena una mano fu libera, lui cercò di tenere lontano la ragazza, senza nemmeno guardarla in viso.
“….ti prego, fatti aiutare…” disse lei, in tono supplichevole “per favore….”
Lui non disse nulla e Yonaka riprese a liberarlo.
Non appena fu libero, la ragazza lo mise a sedere e bendò le parti insanguinate con una stretta tanto forte da fermare il sangue.
Lui rimase in silenzio per tutto il tempo.
“….”
Yonaka era tremendamente in ansia.
“Nega-Mogeko?”
“…..come fai a sapere il mio nome?” chiese, abbastanza sorpreso, alzando lo sguardo e incontrando, finalmente, lo sguardo cupo, dolorante ma allo stesso tempo gioioso della ragazza.
Il Mogeko speciale rimase di sasso nel vedere i suoi occhi. Erano gli occhi di qualcuno che aveva sofferto molto.
Alla ragazza si sciolse il cuore nel sentire di nuovo la sua voce.
“Allora?” chiese di nuovo infastidito.
Per poco lei non scoppiò a piangere.
“E-ehi..che ho detto di male?” si spaventò, pensando di aver detto qualcosa che l’avesse ferita.
Ella si asciugò le lacrime con alcune bende rimaste “Niente…” disse
“è solo che… non vedevo l’ora di incontrarti.”

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