Let her go.

di Risa Lily Angelie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. [ flashback ] ***



Capitolo 1
*** I. ***


Occhi alla sottoscritta, plsNel caso non abbiate letto l'introduzione, ripeto. Questa storia è comprensibile solo se si ha letto Alla fine tutto va bene; se non va bene, non è la fine (che potete trovare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1803585&i=1)
Inoltre, non dovrete tener conto dello spint-off L'Universo tranne noi.
Grazie per l'attenzione, a sotto.





















Risa Koizumi ha 28 anni, non è più una ragazzina.
Finalmente ha ottenuto ciò che voleva, finalmente è diventata una stilista.
Sì, ma a che prezzo?

Risa si rigira nel letto da sola, scalcia le coperte, ma questa notte non riesce proprio a dormire. Si mette a sedere, mentre con il dorso della mano si asciuga la fronte imperlata di sudore.
E' un'estate molto calda, e lei il caldo non lo tollera assolutamente.
Scalza, va in cucina, si prende un bicchiere d'acqua, e lo sguardo le cade sul frigorifero; è pieno di foto, sue, di Nobu, dei suoi amici.
Ce ne è anche una sua.
Gliel'ha data Nobu; c'è lui che guarda un punto lontano, con sguardo dolce.
Risa poggia, forse con troppa violenza, il bicchiere sul tavolo, e si siede su una sedia.
Sono passati due anni, ma per lei è come se fosse ieri.
Erano quasi riusciti a mettere apposto tutto; quasi.
Scuote la testa e inizia ad accarezzarsi, distrattamente, i capelli.
Sospira piano; è da un po' che non ci pensa, è stata presa da tante cose, in quest'ultimo periodo.
Si mordicchia il labbro e le scappa una risatina amara; non ha più senso pensarci, ormai.
Si rialza in piedi, un po' barcollante, e torna nella sua stanza; si butta subito sul letto, agguanta un cuscino e vi affonda il viso.
Poco dopo, è scossa da singhiozzi.
 

"Ti prego Koizumi, pensaci bene, non buttare tutto all'aria..."
"Otani, davvero, io ho bisogno di stare sola. Questa situazione per me è insostenibile, ti prego..."
"Se è proprio questo, quello che vuoi... Ti lascio andare."















 





Angolo di Risa: Hello, everybody! Dunque-dunquino.
Come avevo già accennato su Facebook e nelle note in Momenti, mi girava per la testa quest'idea.
Nasce dal fatto che, un po', Alla fine tutto va bene mi manca, e volevo riprendere un po' quella storia; e poi, come forse qualcuna ha notato, ultimamente non faccio altro che pubblicare OS su quella long, e il mio cervello ha incominciato a lavorarci su, vedremo cosa ne uscirà fuori.
Come al solito, i miei capitoli sono assai striminziti, ma non fateci caso, questo è giusto, così, per iniziare a buttare giù qualche idea, come se non avessi già abbastanza long in corso, e suvvia!, questo è solo il prologo! Prometto che i capitoli saranno lunghi.
Anyway, spero che un possibile sequel vi ispiri, alla prossima!
(e, sì, stavolta ci rivedremo con l'aggiornamento di Wrong)

Risa Lily Calinee.
 
 






 

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Capitolo 2
*** II. ***


"Non capisco..."
"Otani, non c'è molto da capire, io non posso resistere, qui. Non con te."

Otani ha 28 anni, non è certo un ragazzino.
Finalmente fa il lavoro che ha sempre voluto fare, l'insegnante alle elementari.
Ma, come si dice, fortuna in un verso, sfortuna in un altro.

"Otani?"
"Mmh."
Nobu gli sventola una mano davanti al viso.
"Che c'è?" Sbuffa lui, rigirando distrattamente la cannuccia nel suo bicchiere.
La ragazza si morde nervosa il labbro e fa un cenno a Nakao, come a dirgli di aiutarla.
"Otani, a cosa pensi?" Si fa avanti il ragazzo, poggiando una guancia sul palmo della mano.
Atsushi volta lo sguardo verso la vetrata del bar in cui sono, giusto in tempo per vedere un aereo in cielo, che si avvicina all'aeroporto.
"Niente." 
"E' lo stesso niente da due anni, Otani..."
Il ragazzo sospira appena, beve un lungo sorso della bevanda contenuta nel bicchiere di fronte a lui.
"Ho detto niente." Ripete lentamente.
Nobu e Nakao si lanciano un'occhiata e sospirano.


 
***
 
"Dove hai intenzione di andare?"
"New York."
"E quando...?"
"Parto stasera."

L'aereo atterra, come previsto, alle 10 in punto.
Risa scende dall'aereo e si guarda intorno, lievemente spaesata; non mette piede in Giappone da più di quanto, due anni?, eppure non le sembra cambiato nulla. E forse, è proprio questo a destabilizzarla.
Stringe saldamente la maniglia della valigia con entrambe le mani leggermente sudate; non c'è nessuno ad aspettarla.
Non ha detto niente a nessuno del suo ritorno; nemmeno a Nobu.

Esce dall'aeroporto, tenendo la valigia davanti a sé, insicura. Le gambe le tremano in maniera che Koizumi definirebbe imbarazzante, mentre sale sul taxi, che la porterà a casa.
La loro casa.

E quando arriva, infila la chiave nella toppa, gira e apre la porta, le sembra che le pareti di quella casa le si comprimino addosso, dandole un senso opprimente di claustrofobia.
Quasi corre, Koizumi, fa cadere a terra la valigia, va alla finestra del salotto; nemmeno accende la luce, ma gira la maniglia per aprire la vetrata e le persiane.
Guarda il panorama di Osaka, si mette una mano sul cuore.
Le è mancata, oh Kami, se le è mancata.
Poi si volta lentamente dentro casa, e ha un sussulto nelle viscere; è tutto come l'ha lasciato. Come l'hanno lasciato.
Si aggira guardinga per la casa, guarda quel divano pieno di polvere, quei piatti rotti a terra, e poi eccola.
E' davanti alla porta della camera da letto.
Koizumi sospira profondamente, mette una mano sulla maniglia.
Resta qualche momento così, scossa da capo a piedi dai brividi e dai singhiozzi, con gli occhi lucidi, con le mani che tremano.
Poi si fa forza, e la apre.
Ed è tutto come l'hanno lasciato loro.
Con le coperte buttate per terra, e Risa riesce quasi a vedere le loro forme sul letto.
Con passo tremolante si avvicina, resta qualche momento a guardare quelle lenzuola appallottolate per terra, poi sospira e si siede sul materasso.
Sta per piangere, e non sa se è rabbia, nostalgia, o semplicemente la polvere.
Tira su col naso e tira fuori dalla tasca dei jeans il cellulare.
"Pronto, Nobu? Sono Risa. Sono ad Osaka."

 
"Risa, c'entra forse Lui?"
"... sì, Otani. Mi dispiace."









 
Note di Risa:
Macciao, gente!
Dunque. Lo so che non ci state forse capendo niente(?), ma fidatevi che tutto sarà spiegato
Perché sono divisi? Che cavolo ci è andata a fare Risa a New York? Perché non ha detto a nessuno di essere tornata? Perché la casa è abbandonata? E, soprattutto, chi è Lui?
Lo scopriremo nella prossima puntata! *pomodoro in faccia*
... beh. 
Voglio solo avvisare le interessate - come al solito - che la prossima storia ad essere aggiornata sarà Wrong.
Grazie mille per essere passate, e lasciate un commentino se vi va ^^
Alla prossima!

Risa Lily Calinee.

 
 
 

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Capitolo 3
*** III. ***


Risa varca sicura la soglia dell'Ikebe.
La signorina Matsubara è ormai andata in pensione, e non le pare di scorgere, tra i camerieri, qualche viso conosciuto.
Si rilassa, quindi - non vuole che qualcuno la veda - e raggiunge Nobuko, seduta ad un tavolo.
"Ma guarda chi si vede!" Dice la riccia, alzandosi in piedi per abbracciarla.
Koizumi sorride e ricambia la stretta.
"Come stai?" Le chiede, sedendosi.
"Ah, tutto bene..." Risponde Nobu, guardandola. "Cavolo, sei una donna."
Risa abbozza un sorriso.
"Ho 28 anni e abbastanza esperienze da potermi definire tale, direi." Afferma, mentre il cameriere si avvicina per l'ordinazione. "Un frappé alla fragola per me, grazie."
Nobu inarca un sopracciglio.
"Vuoi fare la donna vissuta e poi prendi un frappé alla fragola?" Scuote la testa, divertita. "Anche a me, grazie."
Il cameriere va via.
"Beh, non puoi negare che nella mia vita abbia avuto diversi tipi di esperienze."
"Sessuali non saprei."
"N-Nobu...!" Risa arrossisce, in imbarazzo.
"Oh, avanti." La punzecchia Nobuko, sorridendo. "Non dirmi che in due anni..."
"No." Sentenzia Koizumi, mentre il cameriere porta i frappé. "In questi due anni, nessuno." Afferma, attaccandosi alla cannuccia.
"Oh." Nobu si morde il labbro. "In realtà..."
"Se stai per dirmi qualcosa su di lui, non sono sicura di volerla sapere."
"Risa..." La bionda sospira. "A dirla tutta, non so nemmeno perché vi siete lasciati. Sì, ok, posso capire perdere-"
"Non dirlo." Sibila Koizumi.
"Scusa. Quello che voglio dire, è che non sei stata l'unica a soffrirne. Non pensi che anche Otani...?"
Koizumi alza una mano.
"Nobu, senti, io non voglio parlarne."
"Ti capisco Risa, ma io ci sono stata. Io sono rimasta qui. Io ho visto come è stato Otani in questi ultimi due anni. E, lasciatelo dire," Abbassa la voce. "... è stato di merda." La guarda fissa negli occhi. "So che a lui tieni ancora, ti si legge in faccia."
Koizumi sospira, pensierosa.
"Senti... Non dirgli che sono qui." Sussurra. "Non so nemmeno quanto resterò."
Nobu annuisce. Risa guarda alla finestra, un po' lontana dal tavolo in cui è seduta, poggiando una gota sulla mano.
'E' meglio così. Per tutti.'
"Koizumi... Risa. Io ti amo."
"Lo so."

 
***
Otani cammina per strada, da solo.

Pensa, non fa altro che pensare, da due anni.
A volte viene anche sorpreso così, a pensare, dai suoi allievi; e loro gli chiedono se c'è qualcosa che non va, ma lui sorride e ricomincia a spiegare.
Sono due anni che tutto va a rotoli.
Si sente ingabbiato in quella vita, che lui nemmeno considera tale; lui non vive. Non vive più. Lui si limita ad inspirare ossigeno, ad andare avanti, ancorato ai suoi ricordi, che gli fanno troppo male, ma che non può fare a meno di rievocare continuamente.
Ci ha provato, sapete? Quando lei se ne è andata via.
Lui ci ha provato, a restare in quella casa, che odorava di lei, che era piena di cose sue... Perché lei non si era portata via nulla. 
Non avevano nemmeno rifatto il letto, era successo di tutta fretta.
Se la ricorda ancora, mentre si veste, che scuote i capelli rossi, e che poi lo guarda. Lo guarda come non lo ha mai guardato.
Aveva una sofferenza negli occhi tale da spaventarlo, da preoccuparlo.
E ha capito. Subito, non le ha nemmeno fatto dir nulla. Lo ha capito tutto, subito.
"Quando avevi intenzione di dirmelo?"
"Te lo sto dicendo adesso."
"E quando l'hai deciso?"
"Adesso."
L'ha lasciata andare. 
Lui, che le ha fatto male più di chiunque altro. L'ha lasciata andare, l'ha fatta scappare via. Via da lui, via dai ricordi.
E stavolta non c'entra Kanzaki, non c'entra nessuno e forse è questa la cosa peggiore; l'impotenza.
Non è stata colpa sua, non è stata colpa di nessuno. E' successo e basta.
La colpa, se così si può definire, è stata solo di Koizumi, che ha scelto di arrendersi, di non combattere, di andare via e dimenticare.
Eppure non riesce ad avercela con lei; darebbe qualsiasi cosa per poterla stringere ancora, un'ultima volta.
Ma non accadrà, e lui lo sa.

Otani cammina per strada, con un fantasma di un passato che lo sa, che non tornerà, ma che non riesce a lasciare andare.
Passa davanti all'Ikebe, e ha un colpo al cuore; quel posto gli ricorda lei. Tutto gli ricorda lei.
Forse dovrebbe andarsene, ma sente come una calamita che lo spinge ad avvicinarsi al bar.
Si affaccia ad una vetrata, e vede, lontano, una ragazza dai capelli rossi, che guarda oltre il vetro. Ma non guarda lui, guarda in alto, guarda il cielo.
'Le somiglia.', riesce a pensare Otani. E gli fa male. 
Distoglie subito lo sguardo dalla finestra e lo porta in basso.
Deve andarsene.










 
Angolo di Risa:
Quanto posso essere masochista, io, da 1 a 10?
Sono una cattiva persona, e LO SO.
Non ho nulla da dire, in realtà, se non che la prossima long ad essere aggiornata sarà 
Wrong. Ah, non vedo l'ora, mi diverto a scriverla MUAHAHAHAH.
Grazie mille per essere passate, alla prossima :3

Risa Lily Calinee.




 

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Capitolo 4
*** IV. ***


Risa stringe con forza il biglietto da visita che ha tra le mani e guarda la porta di quello studio. Lancia un'occhiata fugace alla targhetta dorata:
Iwao Sasaki - Psicoterapeuta.
Koizumi si fa forza, deglutisce un po' a disagio e pigia il campanello sulla destra; le apre una donna di diversi centimetri più bassa di lei, con i capelli raccolti in uno chignon biondo.
La ragazza dai capelli rossi sorride: "Sono Risa Koizumi, sono qui per l'appuntamento delle cinque con-"
"Oh certo, l'aspettavamo, venga."
Koizumi entra in quella piccola sala; sulla destra c'è la scrivania della segretaria, a sinistra una porta con sopra scritto Toilette e di fronte a lei una porta bianca, chiusa.
La signorina che l'ha fatta entrare le fa cenno di attendere, poi sparisce dietro la porta bianca.
Risa, rimasta sola, incrocia le braccia e sposta il peso da un piede all'altro; tempo qualche minuto e la donna si riaffaccia, facendole segno di entrare.

***

"Allora, signorina Koizumi; come mai è qui?"
Risa osserva lo studio: è piccolo. Come nei film, lei è sdraiata su uno di quei lettini di pelle nera e lui, il suo psicoterapeuta, è di fianco a lei, seduto su una poltrona, e in mano un block notes.
"Me l'ha consigliato la mia psicoterapeuta di New York, la dottoressa Margaret Johnson." risponde con voce atona.
Ha portato le mani in grembo; le tiene unite, con le dita che si intrecciano. Si guarda le scarpe, senza la minima emozione.
"E perché ha bisogno, in generale, della psicoterapia?"
Koizumim rotea gli occhi, lo guarda e sbuffa: "La dottoressa Johnson dovrebbe averle inviato la mia cartella. C'è tutto lì, quello che deve sapere." Si agita sul lettino; è diventato improvvisamente scomodo.
"Non ne dubito; ma vedi, è importante che il paziente riesca a-"
"Ho capito, ho capito." capitola in fretta Koizumi, interrompendo l'uomo. Si mette a sedere e lo guarda in faccia: è giovane, non avrà più di una trentina d'anni e forse lei l'avrebbe anche trovato carino, qualche anno fa. "In breve? Ho-"
Stavolta è Iwao ad interromperla: "No, non in breve. Cominci dal principio, signorina Koizumi."
Risa sbuffa, si sdraia nuovamente sul lettino, guarda il soffitto bianco e comincia a raccontare.

***
"Otani, non dovrei dirtelo..."
Il ragazzo inarca un sopracciglio e guarda Nobuko scrollare le spalle: "Dirmi cosa?" chiede, con una leggera punta di curiosità.
"Non dovrei, non dovrei... Mi ucciderà, lo so." Nobu si mette le mani davanti al viso e Nakao le passa una mano confortante sulla schiena.
Sono a casa della coppia, in cucina, ed sono seduti al tavolo: Otani da un lato, Nobu e Nakao dall'altro.
"Chi ti dovrebbe uccidere?" domanda Otani con un velato sarcasmo.
"Risa. E' tornata."
Atsushi si aggrappa con forza alle gambe del tavolo. Trema, è pallido, vorrebbe non essere così spaventato, vorrebbe non avere quelle reazioni, ma Lei è tornata e ora la sua vita non è la stessa. 
Si fa forza, deglutisce a fatica e trova il coraggio di chiedere: "Quando...?"
"Qualche giorno fa. L'ho vista ieri." risponde Nobu, con aria dispiaciuta.
Otani annuisce lievemente; sente qualcosa nel petto, un dolore sordo. Vorrebbe chiedere a Nobuko come sta, se è cambiata, se è felice, se è ancora bellissima come allora... Si ritrova quasi a sorridere, all'ultimo punto. Lei è la sua Risa, non potrebbe mai non essere bellissima. 
Non riesce a chiedere più niente; vorrebbe, davvero, ma non ci riesce. Così annuisce di nuovo, poi si alza in piedi.
"Devo andare..." bisbiglia quasi impercettibilmente.
Nakao prova a fermarlo, ma Otani è più veloce e dopo pochi istanti è fuori dall'abitazione.

***
Koizumi lancia via la borsa e cade a terra con un tonfo. Si passa le mani tra i capelli, legati in un'unica treccia, cacciandosi via i ciuffi che le incorniciano il viso.
Con un gesto rapido si toglie le scarpe e le scaraventa lontano; poi è il turno della maglia e dei pantaloni.
In sola biancheria, cammina scalza fino alla camera da letto. In un angolo guarda quelle lenzuola, messe lì in attesa che trovi il coraggio di gettarle via. Ma Risa va oltre, spalanca l'armadio e tira fuori la prima cosa che le capita sottomano; è un vestitino striminzito, le arriva a metà coscia ed ha una scollatura sulla schiena abbastanza evidente. Ma lei è sola in casa, non le importa.
Si scioglie la treccia e i capelli le finiscono tutti davanti, mossi a causa della loro precedente capigliatura. E' in quel momento, mentre sta cercando una spazzola - e dove l'ha messa? Perché è così disordinata da non ricordarsi dove mette le cose? - che sente una chiave che si infila nella toppa della porta di casa.
Koizumi spalanca gli occhi scuri e si mette in allerta; afferra il primo oggetto che trova sulla destra e lo pone davanti a sé - e si accorge che è un banale telecomando - e si appiattisce contro il muro grigiastro. 
'Chi è? Chi vuole entrare?' si chiede febbrilmente Risa, terrorizzata.
Quando la porta si apre, lei esce fuori dal suo nascondiglio con il telecomando davanti a sé, pronta all'attacco.
Solo che ciò che si ritrova davanti non era esattamente ciò che si aspettava.
"... Otani." farfuglia, facendo cadere il telecomando con un tonfo sordo.
"Koizumi..." balbetta lui; non si aspettava di trovarla, a dirla tutta.
Da quando si sono lasciati, Otani spesso torna in quella casa; guarda le loro vecchie cose, magari piange un po', si maledisce per tutti i suoi errori... Ma non ha mai spostato un solo mobile da quando Risa se ne era andata. Lui ha solo pensato di andare lì, sfogarsi un po', e tornare a casa.
"Chi-" Risa trema, quasi; sono passati due anni, ma le sensazioni, i sentimenti stanno sempre lì, tra la gola e lo stomaco, che le rendono impossibile parlare. "Chi ti ha detto che ero qui?"
"Nessuno." risponde Otani ed è sincero. "Non lo sapevo, io volevo solo..." smette di parlare, perché il sguardo cade sullo striminzito vestito di Koizumi. "... sono passato in un brutto momento...?" balbetta, deglutendo a fatica. Ha appena visto le gambe bianchissime di Risa e vorrebbelo vorrebbe davvero, con tutto il cuore - che non avesse sempre le stesse reazioni. Ma invece no, le sensazioni che prova sono sempre, sempre le stesse. 
Koizumi si ritrova a scuotere la testa, turbata: non è cambiato più di tanto.
No, bugia. E' cambiato eccome. Ha il viso più affilato, un po' più maturo, ed è più muscoloso dall'ultima volta che l'ha visto. 
"No... Io mi stavo solo..." si ferma; sta sudando. E lei odia sudare. Quell'estate è la più calda degli ultimi anni e vedere Otani in camicia bianca non l'aiuta affatto. Vorrebbevorrebbe sul serio - che il suo corpo non reagisse in quel modo, guardandolo, ma è più forte di lei. E lei si odia, per questo. "... cercando di ambientarmi." termina, sventolandosi nervosamente la mano davanti al viso, sperando in un po' di refrigerio.
"Oh, capisco..." commenta Otani. Il suo sguardo cade sul telecomando, finito esattamente a metà della distanza che separa i due. "Ti è caduto..."
"Oh..." farfuglia Risa, guardando ai suoi piedi.
"Faccio io." dicono, in contemporanea; sbuffano entrambi  - avrebbero voluto, sul serio, non essere più sincronizzati, ma certe cose non possono cambiare - e si lanciano al recupero del telecomando; quando lei posa la mano per prenderlo, lui la sfiora.
Koizumi solleva lo sguardo, trovandosi a pochi centimetri dal viso di Atsushi.
Lei allontana la mano, come se fosse scottata; lui prende il telecomando e glielo porge.
"Tieni." sussurra Otani, imbarazzato, volgendo lo sguardo altrove.
Risa prende l'oggetto tra le mani; guarda a terra mentre bofonchia un "Grazie".
Otani si alza in piedi: "Forse ora dovrei andare."
Koizumi, ancora a terra, non riesce a fare a meno di annuire.
Lui si ferma con la mano sulla porta, poi si volta a guardarla: "Come stai, Koizumi?"
E quando Atsushi fa quella domanda, qualcosa dentro di Risa si spezza. E' come se tutta quella rabbia, tutto quel dolore trattenuto sia imploso. Si sente in un mare di emozioni, anzi, in un oceano. E lei non vuole che lui lo sappia.
Si stringe nelle spalle, ancora seduta a terra: "Bene", mente. Non può fare quasi a meno di essere disgustata dal suo essere diventata così brava a mentire.
Otani stringe con forza la maniglia: "Mi fa piacere", dice. Poi la guarda negli occhi e gli fa la domanda più temuta: "... stai con qualcuno?"
Koizumi si sente come se Atsushi l'avesse presa a pugni; come può anche solo pensare una cosa del genere? Di lei?!
Si impone di stare calma; scuote la testa e sospira: "No", risponde. "Come potrei?", domanda, più a se stessa che a lui.
"... Cosa?" chiede Otani, sudando freddo.
Risa lo guarda, gli fa un sorriso stanco e ha gli occhi pieni di lacrime: "Come potrei stare con un altro, se amo ancora te?"














 
Angolo di Risa:
Ciao, gente.
Sono cattiva? Lo so.
Non ci state capendo una beneamata mazza? Nemmeno io.
Avevo promesso che mi sarei occupata delle cose "quasi finite", ma la data del mio orale si avvicina e sono giorni che avevo in mente la scena iniziale del capitolo, quindi non ho potuto non scrivere. E una volta scritto, ne ho approfittato.
Dunque, passiamo con ordine: sì, Risa va da uno psicoterapeuta. La domanda è: perché?
Vi prometto che a breve sarà tutto chiaro, anche se forse qualcuno ci è già arrivato.
So che sono entrambi estremamente OOC, ma dovreste provare a mettervi nei loro panni... Ah già, ancor anon vi ho detto che è successo, giusto(?)
Ma comunque, Risa è profondamente diversa, lo so. Otani non è da meno, so anche questo.
Sono entrambi adulti, entrambi estremamente feriti l'uno dall'altra ed entrambi non sanno come districare quell'insieme di emozioni che provano.
Che posso dire? Ricordatevi di Iwao Sasaki, sarà un personaggio che ricorrerà diverse volte ^^"
Alla prossima!

Risa Lily Seredhiel.

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Capitolo 5
*** V. [ flashback ] ***


[ Due anni prima... ]

Un fruscio delle lenzuola.
Un abbraccio che viene sciolto.

Risa Koizumi apre gli occhi - grandi, scuri, profondi e spaventati, come quelli di un piccolo cerbiatto - e si puntella sul letto con entrambi i gomiti, tirandosi a sedere.
Lancia un'occhiata al ragazzo, dormiente al suo fianco, ed un fastidioso nodo allo stomaco inizia a farsi sentire; distoglie rapidamente lo sguardo - gli occhi le iniziano a pizzicare, bruciano - e fa penzolare le gambe oltre il bordo del letto.

"Mmh, Koizumi...?" balbetta Otani - oh, così incosciente, non sa cosa lo aspetta! - aprendo un occhio a fatica.
"Mhn" fa lei in risposta, poggiando i gomiti sulle ginocchia bianche.
Il ragazzo non sa cosa passi per la testa di lei, così si avvicina e le sfiora la schiena con una mano - ma Risa si ritrae subito.
"Che hai...?" domanda lui, aggrottando le sopracciglia.
"Che ho?" ripete, con un sarcasmo che non è da lei, voltandosi per lanciargli un'occhiata fulminante - come può chiedergli cos'abbia?! Non era forse con lei, il giorno prima, all'Ospedale? Si è già dimenticato di aver perso il loro bambino? "Fai sul serio?"
"Koi-- Risa, ascolta--" A quel punto, Otani si tira a sedere, incrociando le gambe all'indiana e sospirando profondamente. 
Ma Koizumi non lo lascia finire.
"Non c'è nulla da ascoltare." lo ferma infatti, alzandosi in piedi, continuando a dargli le spalle. Si ravvia i capelli rossi, mentre con lo sguardo individua una maglietta abbandonata sulla sedia. Ed è mentre la infila che, lapidaria, pronuncia: "Parto."
Ed Otani si sente morire. Come può abbandonarlo? Dopo tutto quello che hanno affrontato, dopo-- dopo semplicemente tutto. Atsushi, prima di quell'istante, pensava che il loro amore avrebbe potuto superare tutto. Ma a quanto pare, così non è. O forse, è semplicemente l'unico a pensarla così.
"Cosa...? Quando? Come?" Sono le domande che sfuggono alle labbra del ragazzo, che ora stringe le lenzuola così forte da far sbiancare le nocche. "Dove hai intenzione di andare?" chiede poi, tentando di controllare la rabbia, la delusione, se stesso per non crollare.
"New York." risponde lei, con una voce che non sembra la sua - troppo vuota, troppo atona, troppo fredda.
"E quando...?"
"Parto stasera." E' un'automa, Risa: si muove, si veste, senza voltarsi a guardarlo. 
Senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi e dirgli che non è più così forte da poter affrontare tutto, che la montagna che dovevano scalare insieme le è crollata addosso ed ora lei è sommersa da rocce e detriti. E lui non può aiutarla. Perché non è capace.
Perché l'amore non basta.

Koizumi si china, afferrando la propria valigia nascosta sotto il letto. La poggia su di esso e dopo, con un passo rapido - mentre cerca di non tremare, di non piangere - si avvia verso il suo armadio; e lì prende tutto ciò che le capita sottomano, infilandoli nella valigia senza nemmeno piegarli.
Vuole andarsene. All'istante. Perché non può continuare a vivere al fianco di Otani.
Perché ormai tutto ciò che vede, guardandolo, è quel bambino che le è stato donato e poi brutalmente strappato via. Quel bambino mai nato e che mai nascerà.
"Non capisco..." E' proprio lui ad interrompere le azioni di Risa, con quell'affermazione così-- stupida. Così inutile. Così tremendamente fuori-luogo.
"Otani, non c'è molto da capire, io non posso resistere, qui. Non con te.
La risposta di Koizumi gli fa male. Lo distrugge, lo atterrisce, lo uccide.
Perché semplicemente non può credere che Risa pensi una cosa del genere; non dopo aver dimostrato, così tante volte da aver perso il conto, di essere innamorata di lui. Perdutamente, follemente, stupidamente ed inconscientemente.

E non ha più la forza per fermarla.
La osserva mentre chiude la valigia, afferra il cellulare e si lega i capelli in una coda disordinata - è buffo, come sembri sicura di sé, quando in realtà non ha la più pallida idea di cosa stia facendo. Perché no, lei non lo sa. 
Sa solo che vuole fuggire da quella realtà che tanto la sta ferendo e New York-- beh, è semplicemente il primo luogo che le è venuto in mente. Abbastanza lontano da Osaka, s'intende.

"Risa, c'entra forse Lui?" ha ancora il coraggio di chiedere, Otani, pur sapendo quale sia la risposta - ed è per questo che non riesce a condannarla. Non del tutto. 
Perché una parte di lui lo sa, che Koizumi è crollata. Solo che, non vuole nemmeno ammetterlo a se stesso.
"... sì, Otani. Mi dispiace." è la risposta di Risa - leggermente più lei, un po' più umana.
Ma dura un istante.

E' quando la ragazza prende in mano la valigia che lui si alza in piedi, le va davanti, le prende i polsi con entrambe le mani.
"Ti prego Koizumi, pensaci bene, non buttare tutto all'aria..." supplica ora, Atsushi: perché lo sa che, se Risa esce da quella porta, non tornerà più. Mai più.
"Otani, davvero, io ho bisogno di stare sola. Questa situazione per me è insostenibile, ti prego..."
E stavolta è lei ad avere una voce supplichevole; la maschera le scivola via dal viso e, in quell'istante, Otani vede realmente come stia Koizumi. La sua Koizumi. E capisce che non può fare altro.
"Se è proprio questo, quello che vuoi... Ti lascio andare." afferma, tentando di mentenere una voce ferma, allentando la presa sulle mani di Risa, che distoglie subito lo sguardo dagli occhi di Otani.

Però, nonostante questo, nonostante tutti i suoi nobili pensieri, Atsushi non ce la fa a tacere.
Non ce la a fa a non dirle nulla, mentre ormai è alla porta.

"Koizumi... Risa. Io ti amo." E' l'ultima, disperata frase che le rivolge - oh, povero giovane innamorato! - con le mani che non sanno dove posarsi - se nelle tasche dei pantaloni corti che usa per dormire, o lungo i fianchi, o sulle spalle di lei, sperando di poterla fermare.
E il cuore di Koizumi perde un battito.
Lo osserva, con la morte negli occhi. Apre la bocca, la richiude.
"Lo so." risponde, bisbigliando appena, prima di infilare la porta e lasciarlo solo.

***

"Anche io, Atsushi.
Ti amo anche io.
Ed è per questo che devo andarmene.
"
Ed è questo quello che avrebbe dovuto-- che avrebbe voluto rispondere.














Note dell'Autrice o pseudo-tale:
No, non ho dimenticato di avere in corso settecentocinquantamilaventordici(?) cose.
Il punto è che, semplicemente, ho avuto [ okay, sto ancora avendo ] un periodo di-- blocco, per così dire.
Diciamo che, specialmente, per Lovely Complex, in quanto riesco a buttare giù qualcosa in altri fandom.
Ma vi giuro che porterò a termine tutto.
Non si lasciano le cose a metà, nossignore! 
Parliamo di cose serie; finalmente capiamo [ anche se molte di voi ci erano arrivate, lol ] il motivo per cui Risa ha lasciato Otani.
So che vi aspettavate il continuo del precedente capitolo, ma arrivata a questo punto volevo far chiarezza.
Perdonate se è indecentemente breve ma purtroppo, ripeto, ultimamente va così, nngh ^^"
Grazie mille per esser passate, chiedo di nuovo scusa per essere sparita dai radar.
Prometto che tenterò di farmi viva al più presto.

 

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