Good Girl (?)

di Kveykva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Responsibility ***
Capitolo 2: *** Work ***
Capitolo 3: *** Concert ***
Capitolo 4: *** The call ***
Capitolo 5: *** Escape ***



Capitolo 1
*** Responsibility ***


-Fa freddo.- 
-Se avessi messo la sciarpa magari non sentiresti questo freddo..- replicai guardando Amber.
Diedi un'occhiata fuori dalle vetrate della metropolitana: eravamo già ad Aprile inoltrato eppure c'era un vento non esattamente caldo.
-È quasi estate, come fa ad essere così?- continuó lei.
Mi girai a guardarla: i suoi capelli liscissimi biondi fino alle spalle spuntavano fuori da una giacca abbottonata fino al collo per compensare l'assenza di una sciarpa.
-Non è quasi estate, mancano ancora due mesi e undici giorni.- 
Lei roteó gli occhi.
-Non cominciare a fare la precisina.- borbottó.
-Ehi!- mi lamentai, dandole una spinta al braccio.
Lei si mise a ridere.
-Oddio, Cara Wilson mi ha appena picchiato! Dovrei segnarmelo sull'agenda.- 
-Quanto rido, Amber. Mamma mia, come sei divertente.- dissi simulando una risata priva di allegria.
Lei mugugnó qualcosa alzando gli occhi al cielo. 
-E comunque, siamo quasi alla fine di Aprile quindi a Maggio, quindi a Giugno! No?- 
-E secondo te 'dieci Aprile' equivale 
alla fine del mese?- ridacchiai mentre la metro si fermava e la poca gente mattiniera come noi usciva.
-È scientificamente provato.- annuì con forza.
-Sì, come la tua assenza di massa encefalica.- 
-Vale a dire?- 
-Il cervello Amber, il cervello.-  
Saltai giù con un balzo, e quasi finii a terra per il peso della borsa con dentro tutti i libri.
-E tu l'assenza di equilibrio.- commentó, scendendo anche lei.
-Dettata da cause esterne- replicai.
-Mio Dio, ma come parli? Ti dovrei requisire tutti quei libracci che ti studi di notte, Cara.- esclamó.
-Io non studio di notte!- mi lamentai, anche se non era realmente vero: spesso lo facevo, ma come sempre non lo facevo per me. Lo facevo per i miei, o meglio solo per mio padre.
Ma non era il momento per pensarci.
Lei si giró, puntandomi un dito contro:
-Non ci provare: lo so che quando sono da te a dormire e  mi addormento riaccendi la luce e studi.- 
Finsi un'espressione sorpresa.
-Non so di cosa parli.- 
-Certo, e io sono Madonna.-
-Se ti cotoni ancora un po' i capelli non siete molto distanti.- commentai.
-Ehi! Io non mi cotono i capelli!- urló per strada, facendo voltare altri studenti che come noi si incamminavano verso il nostro liceo.
-E io non studio di notte!- 
-Aah, ti odio!- esclamó.
Scoppiai a ridere e le misi un braccio attorno alle spalle.
-Ma smettila. Piuttosto, hai sentito Autumn? Mi ha detto che non prendeva la metro stamattina..-
-Sì, penso sia venuta in macchina.
È arrivato suo zio ieri dalla Russia ..te l'ha detto? Chissà cosa starà succedendo in quella casa!-  
-Cosa? Quale zio?- feci sorpresa.
-Ma sì, un fratellastro di sua madre. È la prima volta che li viene a trovare.-
-Perchè a me non ha detto niente? Magari è un gran bel figo di tre metri e mezzo coi capelli biondi e occhi blu.- continuai con voce sognante.
-Ha quarantacinque anni, Cara!- rise lei.
-Oops.- 
-Tu e la tua fissa per i "biondi occhi azzurri!"- 
Ormai eravamo praticamente a scuola: entrammo per gli alti cancelli neri e ci trovammo nello spaziosissimo parco di erba verdissima davanti a scuola.
Gli altri ragazzi erano ancora fuori, sparsi per il prato oppure vicini all'edificio, aspettando il suono della campanella.
-Eccola!- esclamó Amber.
Seguì la direzione verso cui stava puntando e vidi subito Autumn che ci correva incontro: o meglio, avevo visto prima i suoi capelli di lei.
Le arrivavano a metà schiena ed erano di un marrone scurissimo: se non li legava, come quel giorno, le finivano dappertutto. 
-Ciao ragazze!- ci salutó, dandoci un bacio.
-Come stai?- le chiesi. 
-A meraviglia, se in casa mia non fosse scoppiato l'inferno!- si lamentó.
-Raccontaci, dai.- ridemmo insieme.
Si lanció in un accurata descrizione del pandemonio che era ora casa sua, visto che i suoi cinque fratellini (due femmine e tre maschi) erano impazziti all'arrivo dello zio.
Io sarei già diventata se solo avessi avuto ben cinque fratelli a cui badare, visto che nessuno di quelli superava i sei anni e due erano anche gemelli.
Era sempre Autumn a prendersi cura di loro, e molto spesso noi la aiutavamo: i suoi erano divorziati, e la madre era sempre via. 
Forse era per quello che Autumn sembrava quasi adulta quando parlava: era dovuta crescere in fretta, molto più del normale.
In verità aveva anche un fratello più grande, sui venticinque anni, di cui peró non parlava mai. Era quasi tabù.
-E tuo zio com'è? Alto? Biondo, vero?- 
Lei mi guardó, scuotendo la testa e aprì la bocca per rispondere quando suonó la campanella. Non esisteva davvero suono più fastidioso, sopratutto alle otto di mattina.
-Devo andare ragazze, ci vediamo all'intervallo!- ci salutó Amber, e si diresse verso la 3E.
-Andiamo.- dissi ad Autumn.
Purtroppo Amber non era con noi in classe: l'avevamo conosciuta ad un corso facoltativo di russo.
Io perchè mi sarebbe piaciuto impararlo, Amber perchè obbligata da sua madre, e Autumn perchè le avrebbe fatto comodo avere un credito in più.
Dovendo sempre badare ai fratelli, faceva molta fatica con la scuola.
Da quel giorno, noi tre fummo inseparabili.
Salimmo le scale di corsa e appena arrivate in aula, scaraventai sul mio banco la borsa.
-Che violenza!- esclamó con un sorrisetto Autumn.
-Non ne posso più di questo schifo di inverno.- 
Lei annuì, come se condividesse quella triste affermazione.
I nostri compagni di classe cominciarono ad entrare, chi rumorosamente, chi silenziosamente.
-Ciao, Cara.- sentii una vocina flebile.
-Sally!- esclamai voltandomi.
-Tutto bene, passata la febbre?- 
Chiesi alla mia compagna di banco, una ragazza che al massimo aveva pronunciato dieci parole in tutta la sua vita.
Fece di sì con la testa e prese posto, cercando conforto in quel suo enorme maglione  violetto.
Rimasi ferma a fissare il muro per almeno cinque minuti, rischiando seriamente di addormentarmi, aspettando l'arrivo della prof.
Solo quando sentii un 'Buongiorno Miss.Silvan' riuscii ad alzarmi dalla sedia e a grugnire una sottospecie di saluto all'insegnante che era appena entrata in aula.
Grazie a Dio era la professoressa più gentile che avevamo.
Forse non sarebbe una mattinata così traumatica.
-Seduti, seduti.- sorrise un po' stanca, invitandoci a risederci.
-Prima di cominciare la lezione dovrei darvi un avviso che mi hanno consegnato prima in segreteria...ma dove l'avrò messo..possibile? Era qui nel mio libro un minuto fa!- 
Tipico della Silvan: perdere qualcosa per lei era come respirare.
-Va be', visto che non li trovo, cerco di ridirvelo a voce.- 
"Saranno i soliti scioperi, quelli che si annunciano e puntualmente non si fanno mai." 
-Verso la fine di questo mese, penso fra due settimane, si terrà un concerto, fuori nei giardini.-
Ora era completamente sveglia: un concerto?  
Voltai lo sguardo: tutti erano attenti. Non c'era una persona che non stesse ascoltando.
-Penso sia una band..oddio, mi ero segnata il nome ma non trovo il foglietto, maledetto vento!- 
Guardai Autumn che stava per scoppiare a ridere.
Le feci segno di star zitta ma stavo per ridere anche io.
-Sempre meglio dei corsi culinari che fanno ogni anno!- le sussurai.
-Ma per piacere, sarà il coro della chiesa.- 
Riuscii a camuffare la risata con un colpo di tosse mal riuscito. 
-Aaah, eccolo qui!- disse soddisfatta la Silvan, estraendo da chissà quale tasca un fogliettino ripiegato.
Inforcó gli occhiali trasparenti e lesse:
-Il 17 Aprile la Band che si esibirà ai giardini del Historic High School sarà..i 5..5..ma cosa c'è scritto?! Ah si! I 5 seconds of Summer!- esclamó soddisfatta.
Il casino che si scatenó un momento dopo in quella classe non l'avevo MAI visto né' sentito: i ragazzi erano più o meno indifferenti all'annuncio, ma la percentuale femminile della classe era saltata in piedi urlando, abbracciandosi e sinceramente non mi sarei stupita se si fossero messe a piangere.
Quasi mi ribaltai dalla sedia quando vidi Sally, la 'ragazza fantasma' accanto a me strillare impazzita.
La Silvan sembrava non capire più nulla.
Guardai Autumn: aveva gli occhi spalancati di sorpresa, ma vidi che era molto eccitata.
-Cara, è fantastico!- esclamó alzandosi dal banco e venendomi incontro.
-Piacciono anche a te, no?- mi chiese più seria.
-Certo,- risposi -ma non mi strapperei i capelli come quelle!- 
Scrolló le spalle.
-Chissà Amber quando glielo comunicheranno: lei va pazza per loro!- quasi gridó per farsi sentire visto il rumore.
-Wilson! Wilson!-
-Ti sta chiamando la Silvan.- mi disse Autumn.
-Cosa? Oh, sì, arrivo!- esclamai e mentre mi incamminavo, mi girai verso Autumn facendo il segno di una pistola.
Lei sorrise incoraggiante.
Mi avvicinai quasi a tentoni alla cattedra, facendomi strada fra i ventitré corpi che ostruivano la via.
-Sì?- chiesi, quando fui abbastanza vicina.
-Grazie a Dio, Wilson tu sei normale. Non ho mai visto una cosa del genere!- 
Sorrisi.
-Sono una band molto famosa.- spiegai.
-Bah, sarà, comunque mi serve che coordini tu tutto ció che riguarderà lo spettacolo: e quando dico tutto, intendo proprio tutto tutto. Ma ti farai spiegare dal preside Murry, ti aspetta fra un'ora nel suo ufficio. Ho scelto te perchè sei una delle migliori dell'intero edificio, e so che hai una bella testa quindi non deludermi!- 
Annuii non sapendo se essere contenta o già stanca del lavoro che mi aspettava.
'Una delle migliori dell'edificio': la Silvan non aveva idea di cosa stesse dicendo.
Era così perchè dovevo: certo, mi piaceva studiare ma non l'avrei fatto se i miei non fossero stati così...così.
Ripensai alla responsabilità che avevo.
In quel momento, non avevo idea che quell'incarico mi avrebbe sconvolto la vita.
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Ciao a tutti!
Questo è il primo capitolo di una FanFic a cui penso da un po' di tempo, è solo ora ho deciso di pubblicare.
Ho voluto dare una prima impressione generale sulla protagonista, che come avrete capito è Cara, e le sue migliori amiche Ashley e Autumn.
Il carattere di Cara è già piuttosto esplicito qui, ma con l'andare avanti sarà molto molto chiaro: lei è la ragazza perfetta, bella e intelligente, un genio a scuola. 
Sarà diciamo un elemento essenziale..ma a voi i commenti, spero di avervi incuriosito e spero ancora di più che qualcuno di voi mi lasci una recensione per sapere se vi è piaciuto questa prima parte oppure no, se ci dovrebbero essere più cose o meno, più dialoghi oppure no.
Grazie per aver letto,
Un bacio!
Kveykva.

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Capitolo 2
*** Work ***


Bussai delicatamente alla porta di legno scuro che avevo davanti.
"Mai bussare forte ad una porta, potrebbe dar fastidio a chi si trova dentro". Mi sembrava quasi di sentire la voce della mia matrigna nella testa.
Mi venne voglia di picchiare i pugni e prendere a testate quella maledetta porta del preside, soltanto per poter disubbidire una volta, una sola volta alle regole. 
Era normale riuscire a farsi i nervi da sola? Probabilmente no.
-Avanti.- 
Strinsi la maniglia ed entrai: l'ufficio era ampio e spazioso, illuminato dalla luce che filtrava da una finestra sulla parte in fondo.
La protagonista della stanza era l'enorme scrivania di legno, sulla quale erano riposte ordinatamente fogli e cartellette.
Volsi lo sguardo al preside: sembrava tranquillo, per quanto un uomo di quarant'anni possa essere trovandosi a dirigere una scuola così grande e difficoltosa. 
-Salve, Cara.- 
-Buongiorno Signor Murry.- risposi.
-Vieni, accomodati.- mi invitó con un sorriso stanco, facendo un gesto col braccio ad indicarmi la sedia dalla parte opposta della scrivania.
Presi posto, silenziosamente.
-So che probabilmente ora mi odierai, oppure no: di certo hai una bella responsabilità.- fece una pausa e mi guardó, in attesa di una qualche tipo di reazione. 
Rimasi impassibile.
-Non nego che è una situazione di massima importanza, visto che tutta la faccenda è nelle tue mani, ma sono convinto che tu lo sappia già.
Ti starai chiedendo perchè non me ne occupo io, o qualche insegnante.-
Neanche in quel momento tradii alcuna emozione.
Lui continuó: sembrava che ogni parola pronunciata lo prosciugasse di un altro briciolo di energia.
-Non ce la faccio. Non dovrei ammetterlo, e soprattutto davanti ad un mio studente, ma non ho tempo materiale per star dietro a tutto. E gli insegnanti, puoi immaginare...nessuno ha tempo e soprattutto voglia di farlo.-
-Puoi rifiutare, Cara. Qui non si obbliga niente e nessuno: se deciderai di non accettare andremo avanti a chiedere ad altri studenti se sono disponibili. Sappi che tu sei stata la nostra primissima scelta, a te poi tocca la decisione.- 
Rimasi un attimo interdetta: decisione? Pensavo fosse già tutto stabilito. Pensavo che io dovessi fare quello per forza, come un compito a casa: non si puó decidere di non farlo.
-Non te lo aspettavi, vero?- mi rivolse un sorriso tranquillo, ma capii.
-Pensavo fosse obbligatorio.- 
Lui scosse il capo.
-No, assolutamente. Non diamo ordini così ferrei e obbligatori.- 
-Ho ricevuto ordini per metà della mia vita, uno in più non cambia nulla, mi creda.- 
Appena dissi quelle parole avrei voluto rimangiarmele: era stato così, erano uscite senza volerlo. 
Lui non mi compatì, ne' fece nulla del genere e lo apprezzai.
-Accetto.- dissi infine.
Un minuscolo movimento delle spalle mi fece capire che era stato in tensione per tutto quel tempo.
-Grazie Cara, mi raccomando. Devi pensare a tutto. Si sposteranno in aereo il quale è già stato prenotato dal loro manager, ma appena mettono piede qui il trasporto, l'alloggio e tutto ció che gira attorno ad essi sarà compito tuo.
Ricorda che si fermeranno per un po', visto che il loro tour parte da qui.- 
-Ti posso dare solamente una scaletta guida delle cose che dovrai sbrigare ma potrebbe sempre accadere qualcosa per cui dovrai risolvere all'ultimo.- 
Forse non era sua intenzione caricarmi di responsabilità, ma era esattamente ció che stava facendo.
Mi porse un foglio stampato, estraendolo da una busta di plastica trasparente: 'Cara Wilson' era scritto in maiuscolo ad inizio testo.
Sorrisi amara.
-Sapevate già che non avrei rifiutato.- mormorai.
Lui questa volta non ribatté: era ovvio che avessero pensato così con una persona scontata come me.
-Arrivederci.- salutai, più fredda di prima ma comunque senza mancare di rispetto. 
-Grazie ancora.- mi salutó il preside.
Stavolta, uscii e basta.
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-OH MIO DIO. STAI SCHERZANDO?- 
-No, ma se continui ad urlare così giuro che vado dal preside e gli dico che puó farsela da solo, quella scaletta del cavolo.-
Quasi non mi avesse sentita, Amber cominció a saltare di qua e di la' nella mia stanza, mentre io e Autumn ci guardavamo del tipo 'Per Dio, è matta."
-Tu non ti rendi conto, Cara. Li conoscerai. Dal vivo. Gesù, ce li farai conoscere e magari diventeremo amici e poi faremo le uscite a..-
-Ehi, frena frena frena! Probabilmente non li conosceró neanche, io devo solo fare in modo che mettano piede in questa città.-
-E che abbiano un posto dove fare il concerto.- aggiunse Autumn.
-Esattamente.- confermai.
-Devi cercare di conoscerli Cara, ma non hai un po' di entusiasmo in quelle vene?- 
-Ehm...- 
-Ok, va bene, ho capito. Vorrà dire che ci andremo a parlare dopo il concerto; questo è possibile o no, uccellaccio del malaugurio?- chiese guardandomi storta.
-Suppongo di sì.- concessi con una risatina, mentre prendevo un cuscino e me lo poggiavo sotto il mento dalla parte opposta del letto.
Autumn che stava girando sulla sedia stava canticchiando una delle loro canzoni.
Amber, invece, si bloccó di colpo, con gli occhi sbarrati.
-Amber? Ehi? Stai bene?- le chiesi.
Lei non diede segno di muoversi.
Anche Autumn la guardó preoccupata.
-Amber?!- continuai.
Finalmente aprì bocca.
-Non so ancora cosa mettermi e mancano solo sette giorni!- squittì.
-Mi prendi in giro?- gridai e le tirai il cuscino che avevo in mano, in faccia.
-Vaffanculo ci hai fatto morire di spavento! Pensavo stessi avendo un qualche crollo isterico.- ridacchió Autumn, rimettendosi a roteare sulla sedia girevole.
-Oh ma io STO avendo un crollo isterico, e voi non aiutate.- continuó, passandosi una mano fra i capelli.
-Cielo, sei proprio bionda.- ridacchiai.
-E tu cosa sei allora?- replicó.
-Io non sono bionda.- dissi con fermezza.
-Tu SEI bionda, ma anche castana chiara. Sei un mix bella mia, quindi hai anche una percentuale bionda, che ti piaccia o no.- sentenzió.
Roteai gli occhi al cielo.
-Sei pazza.- 
-Che ore sono? Devo già cominciare a lavorare sul concerto.- dissi.
-Sono le cinque.- mi informó Autumn.
-Io resto qui con te!- esclamó contenta Amber.
-Oh no, ma proprio no: non voglio elementi biondi o zoccoleggianti vicino a me quando lavoro.- 
Autumn si mise a ridere.
-Sei proprio una stronza.- mi disse Amber.
-Sparisci, cafona, prima che rientri la strega.- 
-La tua matrigna intendi?- 
-Quella.- 
-Anche se è con voi da dieci anni non riesco ancora a definirla 'tua madre'.- mormoró Autumn.
-Figurati io.- risposi.
-Va ancora così male con lei?- mi chiese Amber, stavolta seria.
-Peggio.- risposi senza spendere molte parole.
-Guarda che puoi venire da me quando vuoi.- mi ricordó lei.
-Anche da me! Anche a dormire!-
-Sì, e anche a vivere!- risi non molto convinta, soltanto per non farmi trasportare giù ogni volta che nominavo Victoria.
-Magari.- rispose lei.
Passarono un paio di istanti di silenzio.
-Dai andiamo Amber, Cara deve lavorare.- riprese in mano il discorso Autumn, col suo tono adulto e serio.
-Mm, va bene.- acconsentì lei, come quando ad un bambino non viene data subito la caramella.
-Tanto lo sai che ritorneró all'agguato prima o poi.- mi avvertì minacciosamente mentre prendevano i cappotti e le accompagnavo alla porta.
-Motivo in più per non vederti.- scherzai dandole un bacio sulla guancia.
-Ci vediamo domani, facci sapere come procede il lavoro poi.- mi salutó Autumn.
-Certo: vi apro il cancello.- 
Un ultimo sorriso e chiusi la porta, mentre premevo un pulsante sul muro.
Ritornai in camera e mi buttai sul letto, mentre guardavo dall'enorme vetrata della mia stanza  le mie amiche uscire.
"Okay, pensai, mettiamoci sotto.-
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Capitolo 3
*** Concert ***


-Mi prendi in giro?- 
Amber si staccó dallo specchio verticale di camera mia, tenendo in mano lo scovolino del mascara.
-Cosa vuoi?- mi chiese.
-È un concerto, Amber, non uno strip club.- ridacchiai, mentre lei alzava gli occhi al cielo con aria seccata.
-Molto divertente.- rispose sistemandosi la gonna rosa confetto.
Presi una spazzola incominciando a pettinarmi i capelli, e dovetti interrompermi non so quante volte per domare i nodi. 
-Dici che dopo verrà freddo? Perchè io non ho intenzione di portarmi nessunissima giacca.-
-Portala, Amb: lo sai che diventa sempre gelida l'aria.- le risposi mentre mi infilavo le mie Vans nere, con la suola alta.
-Ma rovinerebbe l'effetto d'insieme!- brontoló.
-Fa come ti pare.- borbottai in risposa, cercando di far entrare quella maledetta scarpa che non ne voleva sapere.
Amber si giró sospettosa:
-D'accordo, sputa il rospo. Cos'hai?- 
-Cosa vuol dire, cos'ho?- 
-Esattamente quello che intendo.- replicó lei fissandomi.
Sentendomi troppo esposta sospirai.
-Sono..in ansia, Amb. Sto morendo: ho organizzato tutto in sette giorni, so che sono arrivati e che stanno andando là ma..-
Lei mi guardó con aria di comprensione e mi si avvicinó, sedendosi accanto a me sul letto.
-Hai fatto un lavoro magnifico, Cara: innanzitutto non si sono schiantati con l'aereo..-
Le lanciai un'occhiataccia.
-Okay, va bene, ma comunque sono arrivati qui sani e salvi e il preside, che li ha incontrati, ti ha detto che erano in albergo due ore fa. Di cosa ti preoccupi?- 
-Magari adesso non sono più lì sani e salvi in albergo!- 
Lei fece un'espressione di rimprovero.
-Cara non hanno dieci anni: sapranno badare a loro stessi e comunque non devi fargli da baby-sitter.-
Visto che non le rispondevo mi si paró davanti.
-Mi hai sentito?- 
-Sì.- risposi in un soffio.
-Bene.- le comparve un sorrisino sulla faccia.
-Ora alza quel culetto suscettibile e vai a farti una doccia, e a truccarti!- mi impose.
-Chiudi la bocca Cara, ti entrano le mosche.- disse quando la fissai con la bocca spalancata.
-Mi sono appena infilata le scarpe, secondo te mi faccio una doccia ora?
-Quand'è stata l'ultima doccia che hai fatto?- chiese con il suo sguardo da indagatrice.
-Ieri sera?- le risposi con un punto di domanda a fine frase.
-Appunto! Vacci subito, e lavati i capelli.- 
-Ma io non..- cercai di protestare mentre mi spingeva in bagno.
-Taci. E lavati.- disse chiudendo la porta.
-Amber!- strillai, ma aveva tolto la chiave.
-Ti odio!- le gridai ancora.
-Mi ringrazierai quando ti faranno i complimenti per il buon odore.-
-Buon odo..ma cosa? tu stai male Amber. Seriamente, fatti curare.- le risposi mentre mi toglievo sbuffando le scarpe.
-Mm mm.- la sentii rispondere da fuori. 
Mi passó per la mente di non farmi neanche quella dannata doccia perchè sarebbe servito solo a farci arrivare in ritardo ma magari mi avrebbe aiutato a rilassarmi.
Mi infilai sotto il getto d'acqua, scoprendo all'ultimo che era gelata visto che Amber l'aveva consumata tutta.
Cacciai un grido.
-Tutto bene lì dentro?- mi gridó lei dall'altra parte, e se non fossi stata in quello stato sarei uscita a strangolarla.
-È gelida!- squittii.
-Fa bene alla cellulite!- disse di rimando lei.
Gesù, dammi la forza, ti prego.
Finii la doccia più velocemente possibile, lavandomi i capelli a velocità ultrasonica e asciugandomeli nello stesso modo.
-Eccolaaa, che schianto!- fischió lei quando entrai.
Le lanciai la seconda occhiataccia dell'ora e lei sbuffó.
-Forza, ci aspetta Autumn. Andiamo.- 
Annuii, presi la borsa, il pass per il backstage e tutta la documentazione con la scaletta per la serata.
Il concerto sarebbe iniziato alle dieci, ma avrei dovuto essere lì un po' prima per accertarmi che tutto filasse liscio. 
Arrivai in cucina, con Amber al seguito, sperando ardentemente di non trovarci Victoria. Non avrei sopportato di vederla per la seconda volta in un giorno, e a colazione, prima di iniziare un'altra giornata di scuola, era già più che sufficiente.
Grazie a tutti i santi in paradiso, lei non c'era: mio padre era appoggiato con un gomito sul ripiano di marmo cercando di capire come aprire una scatola di tortellini.
-Papà?- lo chiamai.
Lui sembró riscuotersi da un sogno, e mi rispose facendo un piccolo balzo.
-Oh, ciao tesoro. Vai?- mi chiese.
-Devo aprirteli io?- chiesi prima di rispondergli.
Lui rise, un po' in imbarazzo.
-Avanti Cara, so come aprire una scatola di pasta.- 
Poi guardó la confezione come se fosse sigillata.
-Credo.- aggiunse, alzando un sopracciglio.
Risi leggermente, seguita da Amber.
-Non preoccuparti Jim, nemmeno mio padre riesce a farlo. Dice sempre che "le confezioni dei giorni d'oggi sembrano fatti per rimanere chiusi a vita".- disse Amber con un sorriso cordiale, cercando di toglierlo dall'imbarazzo.
-Già: dì a Taylor che lo saluto, va bene? Dovremmo vederci a cena uno di questi giorni.- le rispose lui.
-Certamente.-
Lo sguardo mi cadde sul l'orologio tondo della cucina.
-Siamo in super ritardo papà, scappiamo!- esclamai allungandomi per scoccargli un bacio sulla guancia.
-Va bene ragazze, divertitevi. Viene da te a dormire dopo, Amber?- le chiese.
Lei annuì contenta.
-Ci sarà anche Autumn.- confermó lei.
Lui sembró soddisfatto.
-Oh, bene, finalmente una con un po' di sale in zucca!- esclamó sorridendo.
-Ehi!- replicammo io e Amber allo stesso momento.
Jim scoppió a ridere.
-Forza andate, domani mi farai sapere come è andata. Ah, e Cara..non innervosirti inultilmente..hai lavorato tanto.- mi ricordó.
-Grazie papà.- risposi sinceramente.
-Forza andiamo, ciao Jim ci vediamo!- lo salutó Amber mentre mi strattonava fuori casa.
L'aria della sera, frizzante e leggermente fresca ci punse la pelle appena uscimmo.
-Ancora non capisco come un uomo come tuo padre abbia potuto sposare quella strega.- disse lei dopo qualche minuto che camminavamo.
-Non ricordarmelo stasera, Amb, va bene?- 
-Scusami, Cara. Solo..-
La guardai e annuii.
-Lo so.- risposi.
In fondo alla stradina vidi un'auto grigia familiare.
-Ehi, brutte zoccole potevate dirmi che avrete fatto tardi!- ci accolse Autumn mentre salivamo in macchina.
-Colpa sua!- gridammo io e Amber nello stesso momento.
Autumn ci guardó come fossimo pazze e poi fece partire il motore.
Dopo aver fatto retromarcia, partì piuttosto spedita verso l'Historic High School: il tragitto fu breve, parlammo molto e velocemente, agitatissime ed eccitate per quella notte, che avrebbe dovuto essere indimenticabile.
-O la va o la spacca.- mi ricordó Amber scendendo dall'auto quando arrivammo davanti ai cancelli della scuola.
-La va.- cercai di convincermi.
-Decisamente.- aggiunse Autumn prendendoci a braccetto.
I cancelli erano già aperti e, nonostante il parco fosse enorme, il palco che era stato montato nei giorni prima sembrava quasi occuparlo tutto.
C'erano elettricisti, fonici, responsabili di chissà quale parte dello spettacolo e tutto ció che contribuiva alla preparazione di un concerto.
-Speriamo non piova.- fece Autumn.
In effetti sarebbe stato un bel guaio visto che era tutto all'aperto, senza ne' tendoni ne' niente.
Erano già presenti alcuni gruppetti di ragazze, sedute sull'erba del prato, aspettando.
Non ci sarebbero state sedie su cui sedersi, ma non pensavo sarebbero servite: avrebbero ballato tutti! 
-Oh no.- sentii dire ad Amber.
-Eh?- fece Autumn. 
-Pericolo zoccola ad ore tre.- 
-Ma che cos..oh.- 
Quando la vidi mi venne voglia di prendere una delle gigantesche luci che stavano montando sul palco e sbattergliela in testa fino a farla sprofondare sotto terra. 
Quasi mi vergognai del pensiero.
Capelli corti e neri, nasino minuscolo e occhi allungati, leggermente orientali: su quel corpicino le tette di Sarah Stone sembravano quasi una presa in giro. 
E sicuramente il top di paillettes nere che indossava non le nascondeva.
-Ciao.- disse toccandosi una ciocca di capelli, masticando a bocca aperta un cicca, producendo un rumore fastidioso.
-Ciao.- risposi educatamente, ancora non avendo capito cosa volesse la Stone da me.
Le ragazze mi si fecero subito vicine.
-Cosa vuoi?- sputó la mia amica.
-Amber..- l'ammonì Autumn.
Sarah guardó con aria disgustata la mia amica bionda e poi si rigirò verso di me.
-Che belle compagnie frequenti, Wilson.- mi disse.
-Se sei qui per insultare me e le mie amiche puoi anche tornartene da dove sei venuta.- le risposi, cercando di mantenere la calma.
Se fossi stata Amber, probabilmente in quello momento la Stone sarebbe già stata polverizzata.
-Certo..- continuó lei squadrando Autumn.
-Comunque..volevo chiederti un favore.- 
-Un favore?- le rise in faccia Amber.
-Sì- continuó lei -un favore.- ripetè.
Lei ritornó a guardarmi ma io aspettai che andasse avanti: mi stava sottraendo tempo e non avevo nessuna voglia incasinare il lavoro a cui mi ero dedicata 24 ore al giorno per sette giorni.
-Ho saputo che hai organizzato tu il concerto e visto che ci conosciamo..-
-..e chi non ti conosce?- borbottó Amber a bassa voce, e seppi già a cosa stava pensando.
In effetti i 'lavoretti' di Sarah nei bagni della scuola non erano di sicuro un segreto fra gli studenti.
-..potresti farmi conoscere i 5 Seconds of Summer.- continuó lei, facendo finta che non esistesse.
Stavolta fui io a essermi rotta: da quando la scuola aveva saputo che avrei organizzato, erano venuti a chiedermi di tutto e le mie rispose erano sempre state, ovviamente, negative.
Mi aveva avvertito il preside che sarebbe successo, e mi aveva anche detto di rifiutare sempre.
Stavolta l'avrei fatto ancora.
-Mi dispiace Sarah, ma non è possibile: sono qui solo per fare il concerto e nulla di più. Se ne andranno appena finito, suppongo.-
Lei fece una smorfia scocciata.
-Ma tu hai organizzato, cioè..li conoscerai, cioè..hai capito?- 
Dovetti trattenermi dal ridere.
-No, non li conosco e non ho capito, ma se c'è una cosa che so è che sono in ritardo quindi devo andare. Buona serata.- conclusi, sorpassandola.
La sentii squittire qualcosa infuriata e la vidi con la coda dell'occhio tornare come una furia dalle sue amiche.
-Testa di merda.- 
-Amber!-
-È vero! Ma cosa crede? E poi ti ha detto che la conosci, ma è stupida?- 
-Direi di sì..- 
-Ahhh, lasciamo stare.- sbottó e io ed Autumn ridemmo.
Arrivammo dal preside che ci salutó velocemente e mi fece cenno di andare nel backstage.
-Sono già le nove passate Cara. Sei in ritardo.- 
-Lo so, mi scusi io..-
-Va be', intanto siete qui. Controlla tutto sulla scaletta, mentre io supervisiono gli arrivi del pubblico. Ci vediamo fra un'ora.- 
-Ehm.. va bene, ragazze io devo..-
-Certo, non preoccuparti.- cominció Autumn, conscia del fatto che non sarebbero potute entrare con me. 
-Ti aspetteremo lì.- indicó un punto imprecisato del prato.
-Va bene.- le salutai con un bacio volante ed camminai fino al dietro del palcoscenico, dove un brulicare di persone mi mise quasi mal di testa. 
Feci un controllo generale di tutto quello che c'era sulla lista, dalle luci all'impianto dei microfoni, alle spie per le chitarre e agli amplificatori. 
Crollai dopo mezz'ora sulla prima sedia che vidi, e mi passai una mano in viso, esausta.
Buttai un occhio sul foglio stropicciato da tutte le volte che lo avevo torturato per la tensione.
Avevo tirato una linea scura su ogni cosa accurata e controllata, ed erano tutte segnate. 
Tranne il piccolissimo fatto che la band non c'era. Dove, e ripeto, DOVE si erano cacciati quegli australiani?
Va bene, lo ammetto, nemmeno noi americani eravamo puntualissimi ma e che cavolo era il loro concerto! 
Sbirciai fuori da un angolo: oh cazzo.
Oddio avevo detto una parolaccia: va be', in quel momento me la perdonai.
Il giardino della scuola, che solitamente era sempre più o meno vuoto visto che non c'era mai una quantità di gente sufficiente per riempirlo, era completamente pieno.
Erano ragazzi e ragazze di tutta la nostra città, e stavamo parlando di Tallahassee, ovvero la capitale della Florida quindi non di una cittadina sconosciuta.
Mi rigirai, sentendo un rivolo di sudore scendermi lungo la tempia: controllai l'orologio.
Non era così tardi come avevo pensato: mancava ancora un quarto d'ora alle dieci.
Andai dall'uomo che, a quanto mi avevano detto, era il fonico principale.
In quel momento sembrava impegnato con non so quale cavo.
-Ehm..mi scusi mister...Lasty- dissi leggendo la targhetta che portava sulla maglietta.-
Lui si giró, mi guardó scettico dall'alto in basso, e si grattó la barba.
-Si?- chiese.
Mm, simpatia portami via.
-Salve, sono Cara Wilson. Mi stavo chiedendo se lei avesse visto la band oggi, magari per fare qualche prova o..-
-Si si, sono venuti per qualche mezz'ora oggi pomeriggio.-  rispose rigirandosi verso i cavi.
-Davvero?- chiesi squillante.
Visto che non si degnava di rispondermi continuai.
-Ne è sicuro?- 
Stavolta si mise una mano al fianco e mi fissó dritto negli occhi.
-Certo che ne sono sicuro, ragazzina, non sono mica stupido. Sono venuti a fare il soundcheck e poi non li ho più visti.- 
-Le han detto dove sono andati?- tentai.
-Ti sembro una balia?- 
-Ehm..no.- risposi francamente.
-Bene, allora ora puoi lasciarmi lavorare in pace.- 
Alzai gli occhi al cielo: e ritornai da dove ero venuta.
Salii le scale che portavano sul piano stesso del palcoscenico, dietro un  grande schermo digitale, probabilmente che avrebbe fatto da scenografia durante il concerto. 
Quando mi sporsi per guardare in giù, li vidi: erano in quattro (ovviamente) e dal vivo erano ancora più belli che nei video.
Ashton era il primo che arrivava: aveva una bandana rossa in testa e un sorriso sul volto che me lo fecero piacere subito.
Era seguito da Michael e Calum che chiacchieravano ridendo: il primo quel giorno aveva i capelli di un violetto accesso. Ma gli stavano bene comunque.
E per ultimo arrivava Luke: per Dio.
Aveva una camicia a scacchi rossa e nera, e i soliti pantaloni neri.
I soliti? Come se li conoscessi! 
Mi sorpresi di non essere agitata all'idea di incontrarli: non so se fosse perchè sembravano esattamente ragazzi uguali a quelli della mia scuola, ovviamente diecimila volte più belli, oppure perchè mi avevano tolto un peso dallo stomaco.
Cliccai il pulsante sul mio auricolare, che mi connetté immediatamente con il preside.
-Cara?- rispose con voce agitata, e sentii in sottofondo centinaia di grida.
-Sì, preside, sono arrivati.- lo informai.
-Oh, molto bene, contatteró io gli altri. Ben fatto.- e mi mise giù.
Quando alzai lo sguardo ce li avevo tutti davanti.
-Ciao.- dissi semplicemente, visto che non sapevo cos'altro dire.
Michael mise giù la custodia della chitarra.
-Ciao.- risposero in coro, quasi si fossero messi d'accordo.
Io ridacchiai, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio dove era posizionato l'auricolare.
Mi accorsi solo in quel momento che loro non avevano la più pallida idea di chi fossi e che si trovavano davanti una tipa con uno strano aggeggio sull'orecchio che li fissava.
-Io sono Cara, l'organizzatrice del concerto..-
-Se tutte le organizzatrici fossero così ne farei anche di più di concerti...- ridacchió Calum.
-Cara ha un cognome..?- mi guardó Luke.
Aveva gli occhi di un colore spaventoso: non erano azzurri, e non erano blu. Erano un mix dei due che era davvero impressionante.
-Wilson.- risposi.
-E perchè una dolce donzella come te ha faticato per prepararci tutto questo?- continuó Ashton.
-Vi ho dovuto organizzare il concerto perchè..-
-Hai dovuto?- chiese con aria divertita Michael .
-Sembra che ti abbiano obbligato a pulire cessi per una settimana!- ghignó Calum.
Sorrisi.
-È stato piuttosto stressante.- 
-Sistemate pure le cose lì in fondo, ci saranno dei camerini apposta.- li informai.
-Cavolo, siete moderni voi della Florida.- ridacchió Michael.
-Ehi, che ti aspettavi?- dissi io.
-In Australia siamo molto tecnologici.- alzó fiero il mento Michael.
-Ma se vivete coi canguri!- 
Oddio. L'avevo detto sul serio. Cavolo, cavolo, cavolo.
Loro si girarono a fissarmi: ad un certo punto scoppiarono tutti a ridere.
-Che caratterino, la cara Cara!- ridacchió Calum. 
-Già, sei proprio cara, Cara.-
Alzai gli occhi al cielo senza trattenermi.
-Andate, che fra poco incomincia!- li esortai ridacchiando.
-Tu starai qui dietro?- mi chiese Luke girandosi.
Ebbi un momento di esitazione: a me non capitavano mai. Mi stupii.
-Penso di sì.- risposi piano.
Lui sollevó un angolo della bocca, dove c'era il piercing.
-Bene.- disse e entró nei 'camerini improvvisati'.
Oh signore, non ce l'avrei fatta ad arrivare a fine serata.
ERANO LORO. PER LA MISERIA.
Okay, calmati Cara. Calma.
Va tutto be...ERANO SUL SERIO LORO, MI HANNO PARLATO ANCHE E..Cara! Contieniti.
Aspettate, stavo parlando da sola? 
Oddio. Stavo peggio di quanto pensassi.
Ad un certo punto tutte le luci si spensero, e dall'altra parte sentii levarsi le grida di tutte le persone presenti.
Sembravano milioni: mi chiesi se i ragazzi non avessero paura ad esibirsi di fronte a così tanta gente.
Scrissi il mio numero su una parte laterale del foglio, e lo staccai.
-Posso?- chiesi piano.
Che ne so magari entravi ed erano tutti in mutande. 
Da dentro sentii delle risate e poi silenzio.
-Solo se sei Cara.- rispose uno di loro.
Risi.
-Sì, sono io.-
-Ah be', allora puoi entrare dovunque.- 
Scostai la tenda: niente mutande in vista. Ottimo. Solo chitarre e accordatori.
-Vi lascio il mio numero se doveste avere bisogno di me per emergenze nel periodo in cui starete qui.- 
-Ehi, ci stai donando il tuo numero di tua spontanea volontà dolcezza?- chiese Ashton accettandolo.
-Solo per le emergenze.- ripetei.
Feci per uscire e loro mi imitarono, prendendo gli strumenti in mano.
Sentivo dall'altra parte che dalle enormi casse usciva una voce di presentazione della band.
Era giunta l'ora.
I quattro ragazzi si posizionarono appena dietro le quinte, facendosi mettere non so quanti microfoni e altre cose tecnologiche addosso.
-DIAMO IL BENVENUTO AI FIVE SECONDS OF SUMMER.- 
Delirio: mio Dio, quanto casino riuscivano a fare degli adolescenti messi insieme? 
Tanto. Credetemi. Tanto.
Loro si girarono a guardarmi un attimo prima di entrare.
Gli sorrisi incoraggianti e loro fecero i pollici in su.
Erano così spontanei e..semplici che mi riusciva davvero strano pensarli famosi mondialmente.
-Buona fortuna!- gridai mentre entravano.
Sorrisi senza tensione per la prima volta in tutta la serata, e mi rilassai cadendo su un gradino.
Mossi le spalle e feci scrocchiate il collo.
Va bene che avevo promesso di stare dietro le quinte peró..anche io volevo godermi il concerto.
E un po' di trasgressione ogni tanto non faceva mai male. Forse.
Corsi dall'altra parte del prato, dove la folla urlante mi destabilizzó per la seconda volta: ricordai dove le ragazze mi avevano detto che si sarebbero posizionate, ma c'era così tanta gente che era quasi impossibile individuarle.
Grazie a Dio scorsi i capelli lunghissimi di Autumn che si stava dimenando con Amber: corsi fino a raggiungerle, facendomi spazio fra quella massa di corpi urlanti.
-Cara!- gridarono all'unisono quando mi videro.
Le abbracciai, quasi non le vedessi da secoli.
Ci girammo verso il palco.
-Buonasera Tallahasseeeeee!- esclamó Michael in un microfono.
-Come andiamo stasera?- chiese Luke dall'altro.
Urlammo con tutto il fiato in gola.
-Bene, bene. Siamo contenti di essere qui, ed è stato possibile solo grazie alla cara Cara!- 
Restai pietrificata: o santo Cielo.
Autumn e Amber si girarono con la bocca che arrivava fino a terra.
-COSA CAZZO È APPENA SUCCESSO?- urló Amber per farsi sentire oltre al frastuono che si era ricreato ad un altra domanda di Calum.
-Non lo so!- esclamai io.
-Li hai conosciuti allora! o porca puttana, cazzo, merda!-
-Amber!- Risi io.
-Ci dovrai raccontare un bel po' di cose dopo!- mia avvisó Autumn.
-Abbiamo tutta la notte!- replicai.
-Pronti per ballare?- sentii gridare Ashton.
Altra ondata di grida. Dovevo ammetterlo: erano bravi a trattare il pubblico.
-E allora cominciamo!-
_________________________________
 
 
 
 
 
 
 
Angolo:
Okay, non sono riuscita a trattenermi.
Ho scritto questo capitolo in un giorno e sinceramente a scrivere questa nota finale sento tutte le dita chiedere pietà.
Stavolta il capitolo è moooolto più lungo dell'altro, e ho pensato che sarebbe stato più carino immettere subito la Band nella storia, quindi..ecco qua.
Spero che vi piaccia, aspetto di saperlo e di leggere le vostre recensioni.
Un bacio,
Kveykva.

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Capitolo 4
*** The call ***


Amber si rigiró in mano le chiavi di casa, cercando quella con una striscia fucsia applicata.
Le caddero per terra, producendo un tintinnio decisamente rumoroso.
-Shh..idiota!- le fece Autumn, ridacchiando.
-Eh che cazzo, non capisco a cosa servano tutte queste chiavi! I miei ne hanno una casa, mica venti!- 
Armeggió ancora qualche minuto e alla fine, sforzandosi di vederci nella luce buia delle due di notte, cacció un gridolino.
-Eccola!- 
La infiló ed aprì: dentro casa di Amber, che ormai conoscevamo come le nostre tasche sia io, sia Autumn, regnava il buio e il silenzio più assoluto.
-Salite in camera: intanto io rimetto l'antifurto.- 
Io e Autumn ci guardammo e, neanche ci fossimo messe d'accordo, cominciammo a fare le idiote: misi le mani a forma di pistola.
Salimmo le scale bianche e immacolate, aggrappandovi ad ogni gradino come fossimo Spiderman.
-Qui è l'agente AutumnSuperFiga. Mi trovo in compagnia di CaraRompiPalle, passo.- 
-Ma come ti permetti?- risi troppo forte.
-Coglione! Andate a letto!- ci arrivó la voce di Amber dal salotto.
-Va bene, va bene: non c'è bisogno di scaldarsi tanto.- feci io, facendole ridere entrambe.
Girammo a destra dopo il corridoio, entrando piano nella stanza di Amber: meno male che i suoi stavano nella stanza più lontana dalla sua, esattamente dall'altra parte della casa.
Mi buttai sul letto completamente vestita.
-Ora ci racconti TUTTO.- disse Amber, mentre chiudeva la porta e metteva giù la borsa.
-Mmmm..- mugolai io.
Loro cominciarono a farmi il solletico come due matte, così che per noi non cominciare a urlare dovetti arrendermi.
-Va bene, va bene!- esclamai.
Amber si esibì nel suo classico sorriso 'ho vinto io'.
-Racconta.-
Cominciai descrivendo il pomeriggio e poi il momento del loro arrivo, e come mi erano sembrati.
-Allora qual era il più carino?- chiese Amber mentre si toglieva il mascara con un dischetto di cotone.
-Ma che ne so, Amber.- 
-Aah, sei arrossita!- esclamó lei.
-Non è vero!- protestai.
-Invece sì: e comunque, se vuoi saperlo, secondo me il più carino è Ashton. Santo Signore.- 
-Avanti Cara, tu li hai conosciuti e di sicuro li hai visti molto più da vicino rispetto a noi.- continuó Autumn, spazzolandosi i chilometrici capelli neri e splendenti.
Incrociai le gambe sul letto, tirandomi giù le maniche del pigiama.
-Non lo so, penso...Luke?- azzardai.
Amber si giró.
-Tu e la tua fissa per i biondi, occhi azzurri!- 
-Ehi, ed è un rimprovero?- ridacchiai. 
-Se la tua fissa diventa Luke Hemmings no di certo.- commentó lei.
Io scossi la testa, sorridendo:
-Sei pazza. Non li vedremo neanche più.- 
-Domani è un altro giorno, Cara, domani è un altro giorno.- fece con aria di chi la sa lunga.
Mi raccolsi i capelli in uno chignon disordinato, e inforcai gli occhiali, lanciandomi sul letto a due piazze di Amber.
-Ho un sonno schifoso.- fece Autumn, passandosi con aria stanca una mano sul viso perfetto.
-Ma come? Dovevamo festeggiare!- si lamentó Amber, facendo il broncio.
-Domani mattina.- 
-Certo, facciamo proprio un bel party alle dieci di mattina.- ridacchiai.
-Alle dieci? No, tesoro, io mi sveglieró  verso le tre e mezza.- 
-Amber!- ridemmo io ed Autumn.
-Che c'è?- fece lei.
Alzai gli occhi al cielo.
-Niente, dormiamo.- risposi.
Lei borbottó contrariata ancora qualcosa ma dopo poco si sentì solo un silenzio dolce, pieno di sogni.
E ci addormentammo ancora prima di chiudere gli occhi.
_________________________________
 
-Ragazzeee, svegliatevi!- 
Aprii gli occhi come se pesassero dieci chili in più e la luce dalla finestra non contribuì a migliorare la situazione.
-C-cosa?- farfugliai cercando di vederci un po' di più.
-Forza ragazze, è domenica! C'è il brunch a quest'ora!-
-Eh?- feci io.
-Dai Cara, sveglia le tue amiche e dì loro di alzarsi.- 
Riuscii a mettere a fuoco chi avevo davanti.
-Laura?- 
-Certo tesoro, e chi pensavi che fossi?-
In quel momento vidi perfettamente la mamma di Amber, ora che i miei occhi si erano abituati alla luce: i soliti capelli castani, occhi scuri e sorriso solare. Laura sembrava non invecchiare mai.
-Ciao Lau.- mugugnai mentre mi stiracchiai.
Lei mi diede una carezza affettuosa sui capelli e uscì dalla stanza.
-Ehi, dormiglione!- esclamai buttando un cuscino in faccia ad Amber.
-Ma che fai?- brontolò lei.
-Forza, Autumn almeno tu!- la pregai.
Lei si stiracchiò come me, sbadigliando.
-Va bene, va bene.- disse con voce bassa mentre si alzava.
-Il mattino ha l'oro in bocca.- canzonai Amber, che si nascose il cuscino che le avevo tirato.
-Vai ad ammazzarti, Cara. Tu e il tuo oro.- 
Ridacchiai. Fra le tre, ero l'unica mattiniera. Amber era il peggio del peggio.
Alzai le spalle e mi alzai e feci velocemente il mio turno in bagno.
Le ragazze (stavolta anche Amber era riuscita ad alzarsi dal letto) mi raggiunsero mentre stavo per lavarmi i denti.
Tirai fuori il dentifricio e lo misi sullo spazzolino.
-Bleah.- fece Amber con una faccia disgustata.
-Cosa vuoi?- feci io, con voce quasi incomprensibile mentre cominciavo a lavarmi i denti.
-Usi ancora quel dentifricio?- mi chiese.
-Amber uso lo stesso tipo di dentifricio da quattro anni, e lo sai.- le risposi io.
-Non capisco come riesci a farlo.-
Quando la guardai interrogativa mi rispose:
-È al limone. Che schifo.- 
Mi girai scrollando le spalle.
-È buono.- borbottai mentre sputavo nel lavello.
Quella passione per il dentifricio al limone era nata qualche anno prima, quando per un problema al ginocchio avevo dovuto cominciare a prendere delle pastiglie a cui doveva essere associato quel dentifricio. Dal quel momento non ero più riuscita a usare quelli alla menta.
-Quanto vorrei fare una sauna in questo momento.- disse Autumn.
-Già: sei fortunatissima ad avercela in casa Amb.- dissi io.
Amber sorrise: la sua famiglia era molto ricca, visto che sua madre era un'architetto famoso, e poteva permettersi tutti i confort, tra cui la sauna nella doccia.
E, posso giurarlo, era magnifica: in estate, qualche volta, la facevamo nelle sere d'estate per poi fare un tuffo in piscina.
-Sarebbe bello, ma sai che ci vogliono venti minuti per prepararla!- mi ricordó lei.
Autumn annuì.
Finii di infilarmi i pantaloni che avevo scelto e misi su una felpa.
-Andiamo, sarà pronto il brunch.- dissi io.
-Ma ci sono anche i tuoi parenti?- chiese Autumn.
-No no.- rise lei. 
Autumn fece una smorfia.
-Grazie a Dio: senza offesa, Amb, ma tua zia Sam mi dava i brividi l'anno scorso.- 
Ridemmo tutte e andammo in sala: quel giorno faceva davvero caldo, eravamo ormai alla fine di aprile e maggio era alle porte.
-Autumn, Cara!- sentii squittire una vocina.
-Jack!- esclamammo in coro io e la mia amica prima che un esserino minuscolo ci balzasse addosso.
-Jack...- lo ammonì Laura con un sorriso.
Finalmente riuscii a guardare il fratellino di sei anni di Amber: sembrava un angioletto, occhi blu e capelli castani scuro.
-Ciao piccolo pirata.- lo salutai io mentre Autumn ci scompigliava i capelli.
Lui ci fece un sorriso sdentato.
-Argggg..- rispose facendo un uncino con la mano.
Lo presi per mano ed entrammo in cucina.
-Allora, come va la scuola?- gli chiesi.
-Maestre cattive.- rispose facendo il broncio.
-Come cattive?- feci io.
-Sempre sono in punizione!- 
Non potei fare a meno di ridere, seguita dalle altre.
Facemmo un bel brunch, buonissimo e veloce, e poi ritornammo in camera di Amber.
-Ragazze io devo scappare a casa: non voglio sapere in che condizioni è la casa con mio zio.- disse Autumn dopo qualche minuto di assoluto scazzo sul letto di Amb.
-Mi dai uno strappo?- le chiesi.
-Certo!- rispose alzandosi e infilandosi la giacca, mentre io facevo lo stesso.
Amber ci accompagnó alla porta.
-Ringrazia i tuoi, e salutaci Jack!- le dissi mentre la abbracciavo.
-Lo faró: ci vediamo domani a scuola.-
-All'inferno vorrai dire.- alzó gli occhi al cielo Autumn.
-Quello.- 
Ci salutammo e grazie ad Autumn fui a casa in dieci minuti.
-Sono a casa!- gridai mentre entravo e mollavo la borsa sulla panca in salotto.
Mi girai e mi trovai davanti il mio incubo.
Non avevo pensato che avrebbe potuto essere a casa, perchè ero una completa scema.
Ora avrei dovuto sorbirmi chissà quale rimprovero su chissà quale casino avevo combinato.
-Ti sembra il caso di gridare così?- 
La sua voce era puro metallo, lucido ma estremamente freddo. Gelato.
-No, Victoria. Scusami.- risposi.
La pelle attorno ai suoi occhi si tese: quarant'anni di vita sembravano averle scavato tutte quelle rughe.
Era sempre una bella donna ma dura come il ghiaccio.
-Tuo padre dorme. Io andrei in camera e ci resterei.- continuó.
Chinai il capo.
-Sì.- risposi.
Le passai davanti sempre a testa bassa, è appena riuscii ad infilando in camera mia mi buttai sul letto.
Quella donna era un inferno.
Penso che mi addormentai, visto l'ora che avevamo fatto la notte prima, e mi svegliai al suono e alla vibrazione del mio cellulare.
-Ma cos..?- farfugliai prima di premere il tasto e attaccarmi quell'aggeggio al telefono, senza nemmeno controllare da chi arrivasse.
-Pronto?- dissi con voce impastata, buttando la testa sul cuscino cercando di svegliarmi.
-Cara Wilson?- 
-Sì?- risposi. Chi cavolo era? Ma soprattutto, chi cavolo era che disturbava il mio sonnellino pomeridiano? 
-Vedo che il numero che hai lasciato ieri sera sul biglietto era giusto.- 
Oddio. Quella voce io l'avevo già sentita: cercai di fare mente locale finchè collegai. Quasi mi presi un infarto.
-Luke Hemmings?- chiesi con voce tremante.
-Esatto.- continuó Luke, e dal modo in cui parlava capii che stava sorridendo.
-Uomo di poca fede.- ribattei facendolo ridere.
-In verità ve l'avrei lasciato per le emergenze, e non per chiamare a caso...-
-Stavi dormendo?- 
-È così evidente?- chiesi.
-Un po'- rise.
Aveva una bella risata.
-In verità mi sto decisamente annoiando, leggendo articoli su quanto siamo stati magnifici e fantastici ieri..- andó avanti lui.
-Vedo che avete un'alta considerazione di voi stessi.- dissi mentre mi alzavo e riponevo un paio di jeans che erano rimasti per terra nel cassetto. Mi accorsi che stavo ancora sorridendo.
-Dubiti di noi?- 
-Mai, per chi mi prendi?- risposi ancora con una domanda.
-Be', un problema qui in albergo ce l'abbiamo.- continuó.
Mi bloccai nel mezzo della stanza con un reggiseno in mano: oddio, magari avevo trascurato qualcosa, che ne so mancava il water in bagno!
-Che problema c'è?- domandai con una voce così ansiosa che pure lui rise.
Inarcai un sopracciglio.
-Non c'è nulla da fare!- sentii un altra voce gridare per farsi sentire, probabilmente perchè era lontano dal telefono.
Il terrore mi scivoló addosso con una risata.
-E quello chi era?- domandai, riprendendomi dalla paralisi e aprendo il cassetto della biancheria.
-Il grande è magnifico Calum dolcezza, e grazie per il numero di telefono!- rispose sempre lui, e a quel punto mi feci proprio una risata.
-Ancora! Serviva solo per le emergenze!- 
-Be', questa è decisamente un'emergenza, non trovi Cal?- 
-Trovo, Luke.-
-Sentito?- continuó.
-Certo, certo.- borbottai.
-E cosa intendi fare al proposito?- domandó ridacchiando Calum, e capii che avevano impostato il vivavoce perchè li sentivo entrambi forte e chiaro. 
-Assolutamente nulla visto che il mio compito era di portarvi qui e fare in modo che ci rimaniate!- 
-Ah, l'hai sentita la ragazza?- si aggiunse un altro: Michael.
-Insolente, direi.- continuó Ashton.
-C'è qualcun altro che vuole aggiungersi alla chiamata? Non so, tipo zii o nonni già che ci siamo.- dissi.
-La bionda ha ragione, siamo in troppi.- rise Calum.
-Io toglierei Luke.-
-Ehi vaffanculo Ash!- 
-Scusa tesoro.- 
A quel punto scoppiai a ridere.
-Va beneee, io devo andare.- cominciai.
-Ma noo, proprio ora che cominciavo a divertirmi.- disse Calum.
-E non hai neanche risolto il nostro problema.- disse Luke.
-Compratevi un gelato, ingoiate tutte le schifezze che mangiate voi maschi, fate quel che volete!-
-Che schifezze mangeremmo noi maschi, scusa?-
-Quelle specie di olive in un vostro video su YouTube..-
Probabilmente ci misero qualche attimo a ricordarsi di quel video.
-Ehi, qualcuno qui si è documentato parecchio su di noi...- insinuó Calum.
-Non vorrei deluderti, ma era la mia migliore amica che mi ha obbligato a vederli.- 
-Potresti presentarcela..- disse qualcun altro.
-Gesù, poi sverrebbe, no grazie.- 
-Dai ti prego, non possiamo uscire perchè qui fuori c'è l'inferno..-
-L'inferno?- chiesi io stupita.
-Aspetta.- disse Ashton.
Sentii che si muoveva, le risate degli altri e un qualcosa che si apriva e subito dopo...bum! Un casino di urla e grida, mille 'Ashton ti amo' e altri 'Vuoi sposarmi?!'
Risi.
-Sono accampate lì sotto?- domandai riferendomi alle fan.
-Esatto. Quindi..-
-Non hai detto forse che avevi due migliori amiche, no? Portale e usciamo tutti da qui.
-Io ci sto!- urló Michael.
-Anche io!-
-Pure io.-
-Io no!- risi io. -Non posso uscire di casa.- continuai.
-Ma come?- sentii dall'altra parte.
-Avanti, Cara. Fallo per noi, dai.-
Questo era Luke: lo sentivo. Mi ritrovai quasi per magia i suoi occhi davanti alla faccia e barcollai.
Non potevo uscire: io ero una brava ragazza. Le brave ragazze non escono di nascosto.
-Non posso.- sussurrai.
Dall'altra parte ci fu silenzio.
-Solo per poco. Stasera.- 
Ci pensai: di sicuro era meglio che uscire nel pieno del pomeriggio peró...tutto questo andava contro le mie regole e i miei insegnamenti.
Io non potevo uscire. Eppure..
-Forse.- dissi con la voce come un sussurro, come se se lo avessi detto a bassa voce la regola infranta avrebbe fatto meno rumore.
-Yuhuuuu.- e altre grida mi arrivavano all'orecchio. Anche se ero un po' scombussolata sorrisi.
-Va bene, va bene, provo ad organizzare. Vi faccio sapere.- 
-Grazie bionda, sei la migliore.- disse Calum mandandomi un bacio.
Alzai gli occhi al cielo.
-Non sono bionda!- mi lamentai.
-Sì, come no..-
Lasciai correre.
-Okay, ci vediamo. Forse.- 
Dall'altra parte sentii un coro di saluti che mi fecero sorridere da un orecchio all'altro e riagganciai.
Non avrei mai pensato che potessero essere così simpatici e così idioti allo stesso tempo: mi ero aspettata un gruppo di menefreghisti ecc...
Bene ora dovevo solo chiamare le ragazze, evitare che Amber avesse un crollo nervoso, chiamare la sicurezza del gruppo, organizzare gli spostamenti...
Poca roba insomma. 
Cominciai con quella che speravo fosse la cosa più semplice: ripresi in mano il cellulare e feci i due numeri che conoscevo a memoria e scelsi la chiamata a tre.
-Ehm..ragazze?- cominciai quando risposero entrambe.
-Abbiamo un problema..-
_________________________________
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Ecco il quarto capitolo, spero che la storia non vi stia deludendo.
Come vedete, anche se Cara non se ne rende conto, si sta già slegando un poco dalla sua fama di 'brava ragazza'...ma questo è solo l'inizio.
Mi avete chiesto di postare le immagini dei protagonisti, come li vedo io ecc..ma voi potete sempre immaginarli come volete.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, a presto! 
 
p.s. (Nel prossimo magari metteró le immagini dei personaggi un po' più secondari, come i genitori ecc...)
 
p.p. (I 5 seconds li conoscete già, quindi è inutile che metta le foto..okay, giuro che ho finito. Un bacio!)
 
Cara: 
(Lily Collins)
 
Autumn:
(Victoria Justice)
 
Amber:
(Annasophia Robb)
 
Emma Stone:
(Immaginatela coi capelli più corti!) 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Escape ***


-Vuoi scherzare vero? VERO?- 
L'urlo di Amber quasi mi perforó un timpano, anzi tutto il cervello direttamente.
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo all'entusiasmo della mia migliore amica.
-Amber..- cercai di ammonirla o anche solo di calmarla ma come al solito avevo sottovalutato l'entusiasmo assolutamente incontenibile.
-Mi prendi in giro? Noi? E loro? ADESSO?-
Stavolta allontanai il cellulare dall'orecchio mentre lei continuava a sbraitare qualcosa che non avevo la minima intenzione, o meglio che le mie orecchie non avevano l'intenzione di sentire.
Tenni il telefono così, mentre Autumn se la rideva dall'altro capo del telefono, e proprio in quel momento entró mia padre.
Mi vide, così col telefono lontano un chilometro dal quale uscivano strani versi e mi guardó come si guarda un alieno.
-Amber.- mimai con le labbra e lui annuì, comparendomi probabilmente Perchè sapeva come era fatta Amber.
-Cosa c'è?- sussurrai per non far capire che non stavo ascoltando più il cellulare da mezz'ora.
-È pronta la cena: vieni di la'?- mi chiese mio papà, mentre si slacciava la cravatta.
-Va bene, un minuto.- lo pregai alzando un dito.
Lui annuì ed uscì dalla stanza, chiudendo piano la porta.
-Ragazze, vi devo lasciare.- comunicai.
-Cosa? No! Cara non provarci nemmeno ad attaccare..Dio Santo, dobbiamo vederli stasera!-
-Non vorrei dire, peró Amb ha ragione. Quando ci vediamo? Hai già contattato le guardie del corpo?- 
-E poi cosa li portiamo a fare? Cos'è, li dovremmo portare al parco giochi del centro?- 
-Sì, e magari anche spingerli sulle altalene.- 
-Be', Peró se spingessero loro noi non sarebbe esattamente un male..-
-Amb!- gridammo in coro io e Autumn.
-Eh va bene, basta che ci chiami appena hai finito. Lo sai che devo prepararmi.-
Alzai gli occhi al cielo.
-Va bene, a dopo.- e lanciai un bacio.
Loro mi salutarono e misi giù il telefono.
Scesi giù dal letto infilandomi delle pantofoline bianche: presi un respiro e uscii, andando in sala da pranzo.
-Eccomi.- mormorai.
-Siediti, cara.- disse lei con voce di ghiaccio, utilizzando 'cara' non come il mio nome, ma come vezzeggiativo.
Ovvio, c'era mio padre e quando lui era presente io diventavo la ragazza migliore del mondo per Victoria.
Mi venne da vomitare, ma mi sedetti ugualmente, rigida come una scopa sulla sedia.
Lei seguì ogni mio movimento, tenendo le posate in mano perfettamente mentre mio papà guardava semplicemente il suo piatto, senza curarsi degli occhi azzurri quasi bianchi di Victoria che sembravano mi volessero uccidere.
Lei era con noi solo qualche volta a settimana, perchè non avevano ancora deciso il suo trasferimento effettivo da noi, nonostante gli anni di matrimonio.
Lei aveva ancora qualche casino col suo ex marito e della casa che divideva prima con lui, Casini di cui io cercavo di sapere il meno possibile ma una cosa mi era spaventosamente ben chiara: prima o poi quella strega sarebbe venuta ad abitare da noi, e addio amici e felicità.
-Non hai fame?- chiese mio padre, guardandomi con curiosità.
Mi accorsi di essere rimata per due minuti ferma, le braccia penzoloni lungo i fianchi, fissando un punto immaginario sul tavolo.
Mi riscossi, scuotendo la testa e accennando ad un breve e fintissimo sorriso.
-Scusami.- 
Guardai la fetta di carne che mi aspettava contornata da patate e verdura e sentii per la seconda volta l'urgenza di scappare in bagno e far uscire tutto quello che avevo in corpo, e solo Perchè avevo pensato a lei.
Alla strega. 
Mandai giù tre o quattro bocconi a stento, e solo per non farli indispettire 
-Non hai fame tesoro?- 
Questa volta era mio padre a parlare: gli rivolsi un sorriso e scossi la testa.
-Non molta.- risposi educatamente.
Andammo avanti così, col silenzio che regnava ogni volta che era presente Victoria, senza fiatare.
Dopo cinque minuti stavo davvero per cominciare ad urlare o a prendere a calci il tavolo.
Mi alzai.
-Non è buona educazione non finire il cibo nel proprio piatto.- 
La guardai, la sua voce gelida mi percorse tutto io corpo fino a formare un peso nello stomaco. 
-Non ho fame.- risposi a denti stretti, cercando di dominare la rabbia che piano si stava impadronendo di me.
Quella donna non poteva farlo: non poteva pensare di comandarmi a bacchetta e farmi la ramanzina ogni volta che pareva a lei, perfino quando non finivo un piatto.
Lei sembró quasi scioccata dalla mia risposta: le leggere rughe intorno agli occhi si accentuarono.
-Cara...- mi avvertì mio padre. 
Ah, bella questa! Adesso anche mio padre ce l'aveva con me! 
Strinsi la mascella: un conto era comandare me, un altro era comandare mio padre. Lei non poteva. Non aveva questo potere e non ce l'avrebbe mai avuto. 
Volevo mia madre. Cavolo, sembravo una bambina che invocava con le lacrime agli occhi la propria madre.
Solo che io non ero più una bambina, ma le lacrime agli occhi restavano lo stesso.
-Vado in camera mia.- annunciai con voce rotta.
Lei probabilmente si stava trattenendo visto che era presente mio padre e non la sentii fiatare.
Quando giunsi in camera mia e chiusi la porta accuratamente presi un respiro. 
Bene, già che avevo litigato coi "miei" potevo direttamente andarmene da quella casa. 
No, non potevo io ero una brava ragazza. 
Ma chissene frega.
Cosa? Doveva restare a casa!
OMMIODDIO ero anche paranoica!
Decisi in fretta: non mi importava nulla di Victoria, sarei uscita, le avrei dato fastidio, e ne sarei stata felice.
Vecchia schif...
-Dieci minuti e sono da te.- sussurrai ad Amber al telefono quando la chiamai e le buttai subito giù il telefono.
Che simpatica che ero quel giorno. 
Attaccai un bigliettino alla porta, sperando che sarebbe bastato a Victoria e a mio padre per non indagare oltre.
"Scusate, sono stanca. Davvero non preoccupatevi sono solo nervosa e ho bisogno di dormire un po'.
Ci vediamo domani mattina'.
In qualunque caso la porta era chiusa a chiave, e anche se avessero bussato avrebbero potuto pensare che mi fossi addormentata.
Ora veniva la parte più difficile: mi assicurai che la porta fosse chiusa a chiave, e presi quelle di casa. 
'Ti prego fa che non mi scoprano'. 
Aprii la vetrata di camera mia che dava sul giardino. 
Piano, piano. 
Sbirciai fuori: okay, non c'era nessuno.
Sgattaiolai in giardino, ricordandomi di chiudere tutto e di tirare le tende in modo che anche se mio padre fosse andato a vedere fuori dal giardino non si sarebbe visto ne' svelato nulla.
Corsi piegandomi fino al cancello e lì feci il più velocemente possibile, e uscii di casa.
Oddio, ce l'avevo fatta, quasi non ci credevo.
Tirai fuori le chiavi dell'auto sperando che mio padre e l'altra strega non sentissero un sospetto rumore d'auto. 
Le possibilità che mi scoprissero erano probabilmente molto più della metà, ma quella sera non mi importava.
Diamine, non mi importava di niente.
Mentre guidavo stringevo forte il volante, sapendo di stare facendo una cosa completamente stupida è insensata ma nello stesso momento sentivo nelle vene una sorta di..eccitazione? Forse derivava dal fatto di trasgredire, il che era una cosa assolutamente nuova per me.
"Sono qui." mandai un messaggio ad Amber.
Dopo cinque minuti mi raggiunse in auto, salendo sul sedile.
-Cos'hai detto ai tuoi?- chiesi appena si fu sistemata.
-Buonasera anche te, Cara.- 
Alzai gli occhi al cielo e feci marcia indietro nervosamente.
Vedendo che non rispondevo, lei continuó:
-Ho detto che sono da te a dormire.- disse candidamente.
-Cosa?!- inchiodai quasi in mezzo alla strada deserta.
La fissai sgomenta.
-Ma che c'è?- chiese lei stupita.
-Che c'è? Ma sei scema Amber? C'è che chiameranno mio padre e per lui io sto già dormendo in camera mia!- quasi strillai.
-Stai tranquilla!- fece lei alzando le mani.
-Ho detto ai miei di non telefonarti Perchè tuo padre sarebbe stato via e ci sarebbe stata solo Victoria e lo sai che non sono esattamente affezionati a lei quindi non chiameranno. Dio, sei proprio matta stasera.- mi fece.
Presi un respiro, analizzando la sua frase, rendendomi conto che effettivamente, aveva pensato davvero a tutto Amber.
-Magari se ti muovessi dal mezzo ella strada sarebbe meglio..Autumn ci stà già aspettando.- 
Mi riscossi, scuotendo la testa, e ingranando la marcia.
-Ha detto la stessa cosa ai tuoi?- domandai.
Lei sbuffó, come faceva ogni volta che era infastidita.
-Sì.- 
-Scusami, Amb. Sono davvero nervosa.- cercai di scusarmi.
Le si addolcì lo sguardo.
-Va bene: solo..non rovinare la serata.- 
-Non lo faró! Ehi, stiamo per conoscere i..-
-Oddio sì lo so, è incredibile no? Giuro sono così emozionata!-
Eccola che partiva: era bastato anche solo ricordarle i 5 Seconds e lei stava dando di matto ma almeno era tornata la Amber di sempre.
Passamo a prendere anche Autumn e ci dirigemmo verso il loro hotel.
L'eccitazione era così palpabile che sembrava che avremmo davvero potuta toccarla.
-Hai chiamato le guardie del corpo?- 
-Cosa?- risposi distrattamente, svoltando per entrare nel parcheggio davanti.
-I body guard.- 
-Ehm no..- 
-Cara!! E adesso come facciamo?- strilló Autumn.
-Me ne sono dimenticata, okay? Non penso faranno storie insomma, loro sono maggiorenni e in teoria possono fare quel che vogliono..- 
-Già, in teoria.- bofonchió Autumn.
Mi fermai dopo aver parcheggiato.
-Vedrete che non ci saranno problemi: tutto liscio come l'olio.- 
Le altre presero un respiro ed uscimmo, con l'aria fredda che sferzava la pelle nuda di gambe e braccia.
-Oddio.- 
-Cazzo.- fece Amber.
Davanti all'hotel erano radunate almeno cinquanta ragazzine con non so quali cartelli, che gridavano non so che cosa.
-Okay, a questo non ci avevo proprio pensato.- ammisi.
-Neanche noi.- fece Amber, con espressione colpevole. 
-E ora?-
-Chiamali.- fece Autumn.
Fui indecisa un attimo, imbarazzandosi per qualche strano motivo alla richiesta di chiamarli ma poi annuii, poichè sapevo che sarebbe stata la cosa migliore da fare. 
Accostai il cellulare all'orecchio, quasi sperando che non rispondessero, e stavo per mettere giù quando sentii una voce rispondere.
-Sì?- 
Oddio era Luke. Oddio oddio Oddio.
-Ehm..sono Cara.- feci timidamente dandomi dell'idiota: "ehm sono Cara?" Era davvero una cosa molto sexy da dire.
-Cara!- esclamó, e mi sembrò quasi contento.
-Dove siete?- 
-Sotto l'albergo, ma la massa di ragazzine urlanti complica le cose.- risposi.
-Merda..ci credo. Ash, ci sono le fan che bloccano la strada.- sentii che diceva e poi altre voci in sottofondo. 
Mentre aspettavo osservai la faccia delle ragazze che era un misto tra lo stupore e il divertimento.
Che sceme!
-Va bene, salite voi.- disse infine, con una voce che mi fece venire i brividi.
-Cosa?- squittii.
Cos'aveva appena detto? Noi, salire? 
Mi sa che non collegavo già più.
-Sai fare le scale, Wilson?- 
Oddio si ricordava anche il mio cognome. 
-Certo.- risposi acida.
Lui rise leggermente.
-Allora entrare dalla porta di dietro, passando per il parco.- 
Feci mente locale ed effettivamente sì, c'era un parchetto dietro all'hotel anche se non sapevo dove potesse essere l'entrata di servizio.
-Ci sarà una guardia ma la avvisiamo noi che state per arrivare.- mi disse.
-Non so perché lo stiamo facendo.- dissi, più a me stessa che a lui.
-Perchè siamo irresistibili è incredibilmente belli.-
-Oh, questo è sicuro.- fece Amber a voce così alta che lui la sentii di sicuro.
La fissai con gli occhi sgranati, mentre Autumn se la rideva.
-Forza, vi aspettiamo.- e mi mise giù.
-Ti odio, sai?- guardai Amber.
Lei liquidó la faccenda con un gesto della mano, e io spiegai alle ragazze il piano. 
-Capito?- chiesi prima di incamminarci.
-Certo, mi succede tutti i giorni di salire nella stanza di una delle Band più famose del mondo, sono abituata alle porte nascoste.- rispose Amber.
Io risi e alzai gli occhi al cielo.
Dopo qualche minuto di camminata dove continuavamo a parlare ma puntualmente scoppiavamo a ridere perchè eravamo troppo agitate.
-Eccola!- esclamò Autumn indicando una porta blu e verde davanti alla quale era posizionato un body guard con una stazza che mi fece voglia di andare a nascondermi.
-Oh oh.- feci io.
-Oh oh, puoi dirlo fuori. Ma tanto ci aspettano.- rispose Autumn, ma era incerta.
-Vorrei anche vedere!- replicó Amber e si incamminò spedita.
-Salve.- esordì la mia amica bionda quando si trovó davanti all'immenso body guard.
Lui la guardó un momento alzando un sopracciglio. 
-No ragazze, non potete entrare per vedere la band, se volete gli autografi dovrete aspettare domani per le altre date del concerto. Grazie.- disse in tono monocorde, quasi fosse abituato a dover ripetere quella stessa frase milioni di volte ad altrettanti milioni di ragazzine, e sinceramente provavo una gran pena per lui.
-Ehm noi..- tentai la via diplomatica ma Amber partì a razzo.
-Senta io capisco che lei debba fare il suo lavoro, e non mi fraintenda lo fa bene, ma noi DOBBIAMO entrare. Ci hanno invitato loro.- 
La guardia rimase impassibile per un minuto e poi scoppió a ridere.
Noi eravamo ferme mute.
-Cavolo ragazzina, ne hai di fantasia. Questa è la migliore fra tutte davvero..-
Amber era così stupita che nemmeno la sua lingua tagliente la avrebbe aiutata. Era davvero sconvolta.
Probabilmente, pensai, c'era stato un disguido e i ragazzi non erano riusciti a dire alla guardia che dovevamo entrare: bel problema.
-Ma che ca..-
-Amber.- la ammonì Autumn in tono severo.
Aveva capito che insistere era inutile, sopratutto con centocinquanta chili di muscoli davanti.
-Grazie lo stesso, buona serata.- rimediai io col tono da brava ragazza che mi veniva tanto bene. Che novità.
Presi quasi di peso Amber per trascinarcela via mentre continuava ad inveire sulla guardia del corpo, quando proprio lui ci chiamó.
Ci voltammo velocemente.
-C'è una Cara Wilson per caso?- chiese.
Oddio. 
-Sì!- esclamai, mente ci avvicinavamo.
-Potete entrare: terzo piano a destra.- continuó lui, spostandosi.
Giuro che non capivo cosa fosse successo ma quando vidi che stava riponendo un walkie talkie mela tasca ci arrivai.
Amber aveva la bocca spalancata.
-Che gentilezza, cavolo, un record.- commentó passandogli davanti, irriverente come al solito quando qualcuno non le andava a genio.
Autumn la seguì, e io per ultima mimai un 'mi dispiace' alla guardia prima di passare oltre. 
Prendemmo l'ascensore e poi salimmo, seguendo le indicazioni. He ci aveva dato il body guard.
-Oh santo Signore.- esclamó Amber quando vide che l'unica porta del terzo piano era aperta.
Presi un respiro.
Quando fummo praticamente lì davanti bussai. Buona educazione, sempre e prima di tutto.
Amber sbuffó, e Autumn sorrise.
Tre secondi dopo sentii delle voci e poi ci fu davanti Luke: Dio Mio, quanto era bello. Quanto.
Ci guardó una ad una e poi il suo sguardo cadde su di me, e lì si fermò.
Sorrise, di quel sorriso smagliante che pensai facesse cadere ai suoi piedi tutte le ragazze del mondo.
-Ce l'avete fatta.- 
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