Love in translation

di truppappa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tokyo ***
Capitolo 2: *** Insonnia ***
Capitolo 3: *** Carta straccia ***
Capitolo 4: *** L'ultima notte? ***
Capitolo 5: *** Partenze e... ***
Capitolo 6: *** ...arrivi ***
Capitolo 7: *** Tra muretti, cappuccini e pianoforti ***
Capitolo 8: *** Nodo allo stomaco ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** Rimettersi in gioco ***
Capitolo 11: *** Giraffe ***
Capitolo 12: *** Roma? ***
Capitolo 13: *** Sorrisi ***
Capitolo 14: *** Amarsi un po' ***



Capitolo 1
*** Tokyo ***


Buonasera gente!

Ebbene si, sono ancora qui a rompervi le scatole con una nuova storia!
*si nasconde dal lancio dei pomodori*

Ho giusto due cosette da dirvi prima di lasciarvi al primo capitolo:
1) Questa ff è nata un po' di tempo fa quando ho avuto il piacere di rivedere "Lost in Translation", un bellissimo film di Sofia Coppola. Quindi diciamo che la storia è liberamente ispirata da questo film.
2) Non mi sono dimenticata della mia altra storia, la porterò a termine!
3) Ho deciso di pubblicarla adesso perchè Glee sta per finire, io sono in crisi e ho bisogno di conforto. Perdonatemi.
4) Se vi dovesse fare schifo...beh, non ditemelo. Se invece dovesse piacervi...beh, mi piacerebbe sentirmelo dire! xD
5) Ho finito con queste stupide note iniziali. Buona lettura :)


 


TOKYO





Tokyo. 
Una parola.
Cinque lettere.
Cinque lettere non bastano per descrivere questa città.
Enorme, affollata, veloce.
Ci sarebbero tanti altri aggettivi che si potrebbero usare, ma Blaine Anderson non ha nemmeno la forza, nè tantomeno la voglia di cercarli.
Perchè sostanzialmente a Blaine non gliene frega un cazzo di Tokyo.
In realtà gli fa schifo.
Blaine Anderson, trentacinque anni, cantante americano già sulla via del tramonto nonostante la sua giovane età, è arrivato alla conclusione che odia la città di Tokyo, ma odia ancora di più i giapponesi.
Non è che sia razzista o qualcosa del genere, solo che...non li capisce quando parlano.
Odia trovarsi in un ascensore affollato, schiacciato contro una parete, pressato contro altri corpi caldi e non riuscire a capire nemmeno mezza parola.
Odia entrare nei ristoranti e non riuscire a decifrare il menù.
Odia camminare per le strade trafficate e sentirsi sperso.
Ma, forse, Blaine odia così tanto Tokyo perchè questa città rappresenta il suo fallimento come cantante. E come uomo.

«Stop! Stop! Per l'amor del cielo, che cos'è questo schifo?!» urla esasperata una voce, riportando alla realtà Blaine, che sbatte un paio di volte le palpebre, cercando di cacciare via i suoi pensieri su Tokyo.
«Scusami, Artie» dice grattandosi la nuca «mi sono distratto un attimo»
«Ti sei distratto un attimo?! Ci stiamo impiegando troppo tempo per girare questo maledetto spot. Devi dire solo mezza battuta, Blaine, e abbiamo cominciato a lavorare già una settimana fa!» gli urla contro Artie.
Blaine alza gli occhi al cielo mentre pensa che Artie sia davvero un rompipalle.
Inoltre il riccio si chiede perchè abbia accettato di girare uno spot per una nota marca di whiskey a Tokyo.
"Perchè sei un fallito e perchè hai bisogno di soldi" gli suggerisce una vocina nella sua testa.
«Ricominciamo!» sta dicendo nel frattempo Artie, battendo le mani per incitare tutta la troupe.
Blaine allora si schiarisce la voce e ripete per la milionesima volta la sua battuta.
«Stop! Stop! Stop! Accidenti! Accidenti! Non funziona ancora, Blaine!» grida a squarciagola il regista, alzandosi dalla sua seggiola e andando incontro al moro, che lo guarda con uno sguardo annoiato.
«Cosa non andava bene questa volta?» chiede noncurante.
«Tu! Tu, Blaine! Oggi non va, non va! Forse è meglio rimandare le prese a domani, ma mi aspetto che tu arrivi qui con un po' più di entusiasmo, altrimenti il lavoro lo darò a qualcun altro!»
Blaine annuisce silenziosamente, tanto sa che non è Artie quello che può licenziarlo, e si allontana dal set, senza salutare nessuno. 
Solo. Come al solito.


Nel giro di mezz'ora raggiunge l'hotel in cui alloggia. Un super hotel da ricconi, uno di quelli che fino a due anni fa poteva permettersi senza farsi troppi problemi.
Adesso non è più così, ma Wes, il suo manager, nonchè migliore amico, ha deciso di regalargli un soggiorno per due settimane in quell'albergo di lusso.
Blaine non ha voluto smorzare l'entusiasmo di Wes per questo lavoro a Tokyo, così ha accettato il suo regalo senza fare troppe storie.
E così ora Blaine si ritrova chiuso in una camera d'albergo troppo cara per il suo portafoglio.
Si fa una doccia frettolosa, poi, ancora nudo e bagnato, passa almeno mezz'ora a guardare il suo riflesso allo specchio che è posizionato sopra al lavandino del bagno. 
Nota con occhio critico le spesse borse che contornano i suoi occhi dorati e la barba spessa che sta ricominciando a crescere.
Forse dovrebbe prendere il rasoio e tagliarsela, ma perchè dovrebbe farlo?
Questa sera sarà l'ennesima serata passata al bancone del bar dell'hotel a scolarsi una bottiglia di whiskey Smythe. Lo stesso whiskey di cui lui stesso farà da testimonial nella prossima pubblicità... se non lo cacciano prima.
Blaine scuote la testa, lancia un'ultima occhiata al suo riflesso, si veste ed esce dalla camera sbattendosi la porta alle spalle con un sonoro tonfo.


Il fondoschiena di Blaine è poggiato sullo stesso identico sgabello su cui si è seduto per tutta la settimana ogni sera e fa un cenno al barman.
Il ragazzo si avvicina con uno stupido sorriso che Blaine vorrebbe cancellare dalla sua faccia con uno schiaffo.
Non si parlano, Blaine semplicemente gli indica la bottiglia di whiskey Smythe che sta alle spalle del barista e questo, senza bisogno di sentir alcuna parola, si gira e gli riempie un bicchiere con quel liquido ambrato.
Il ragazzo dagli occhi dorati è al suo quarto bicchiere, la testa affondata tra le mani, i capelli ricci stretti tra le sue dita, quando sente qualcuno sedersi al suo fianco.
Poco interessato dalla presenza che si è seduta accanto a lui, Blaine non alza il suo volto dai suoi palmi.


Barcolla. Barcolla pericolosamente, Blaine, mentre cerca di salire le scale dell'albergo e raggiungere la sua camera.
Ride da solo e schiocca la lingua mentre si chiede perchè non ha preso l'ascensore.
Riesce ad aprire la porta della sua stanza dopo aver passato almeno dieci minuti a cercare di infilare la tessera magnetica nell'apposito spazio.
Si butta nel letto, sulle lenzuola bianche e pulite, affonda la sua faccia nel cuscino e si addormenta così, completamente vestito e completamente sbronzo.


Il cellulare di Blaine continua a suonare e a vibrare ininterrottamente nella tasca posteriore dei jeans.
Il moro, con un grugnito degno di un cinghiale, lo tira fuori e «Chi cazzo è?» chiede con la voce roca per il sonno.
«Wes, l'unico amico che ti è rimasto, ma che perderai molto presto se non ti alzi immediatamente dal tuo letto» risponde la voce dall'altra parte del telefono.
«Vaffanculo, Wes» brontola Blaine mentre cerca di alzarsi dal letto. La testa gli gira e ha una nausea allucinante.
Forse ha esagerato con l'alcool ieri sera, tanto per cambiare.
«Cazzo, Blaine, muoviti! Io sto cercando di pararti il culo, ma quell'Artie Abrams sta già cominciando a cercare un sostituto e-»
«No, cazzo, no! Non posso perdere anche questo lavoro!» urla Blaine spalancando gli occhi e alzandosi dal materasso velocemente.
Fin troppo velocemente, infatti cade per terra subito dopo essersi alzato.
«Cazzo, cazzo, cazzo» mormora tra sè e sè il riccio mentre si rialza e si fionda in bagno dopo aver chiuso la chiamata in faccia a Wes.
Apre il rubinetto del lavandino e ficca tutta la sua testa sotto il getto gelato dell'acqua che scorre.
Blaine strizza gli occhi per il freddo e le sue gambe tremano leggermente, ma questo è un buon metodo per farsi passare il doposbronza. O almeno così gli aveva insegnato il suo amico di gioventù e di bevute, Sam.
Chissà che fine ha fatto il buon Sam.
Chissà se è riuscito a diventare un modello.
Blaine, mentre la sua testa è ancora piegata sul lavandino, ripensa a quando aveva meno di vent'anni, a quando le cose erano tutte molto più semplici.
Lui voleva diventare un cantante, Sam un modello e Wes voleva fare il contabile.
Si, il contabile. Ad ognuno i propri sogni, no?
E Blaine è riuscito a realizzare il proprio sogno, solo che poi l'ha distrutto con le sue stesse mani.
O meglio, l'ha distrutto per colpa della sua poca fantasia e poca ispirazione.
Quindi ora si trova così, piegato su un lavandino di un hotel a Tokyo a cercare di smaltire la sbronza.
Che vita di merda, pensa Blaine mentre si tira su con la schiena e afferra un asciugamano per asciugarsi la faccia e i suoi ricci.


«Alla buon'ora, Anderson!» esclama Artie, incazzato nero, mentre fissa la figura di Blaine che gli si avvicina.
«Non è così tardi» afferma sicuro Blaine.
Wes, al fianco del moro, si batte il palmo della mano destra contro la fronte e «Almeno chiedigli scusa» sussurra contro l'orecchio di Blaine.
Il riccio ovviamente non ascolta il suo consiglio e si avvia a grandi passi verso la truccatrice che lo sta aspettando. Da tre ore.
Il regista guarda Wes con uno sguardo carico d'odio.
«Se fosse per me l'avrei già licenziato» dice.
«Si, ma per fortuna quello che ha l'ultima parola su tutto è il signor Smythe» ribatte Wes.
«Il signor Smythe è frocio e ha voluto Blaine come testimonial del suo whiskey solo perchè vorrebbe scoparselo» dice senza mezzi termini Artie.
Non lascia nemmeno il tempo a Wes per rispondere che si gira e va ad urlare contro ad un povero cameraman.


«Non va! Non va!» grida Artie tirandosi i capelli e sbraitando a destra e a manca contro chiunque.
«Sta andando tutto a rotoli! Come faccio a lavorare con gente così incompetente?!» continua a urlare.
Blaine si passa una mano sui suoi occhi stanchi. Ha passato almeno tre ore a ripetere la stessa battuta e una volta non andava bene il make up, una volta non andava bene la sua espressione, un'altra volta non andavano bene i suoi capelli.
«Basta! Basta! Rimandiamo a domani!» urla ancora Artie, mentre tira un calcio ad una sedia e la fa cadere rumorosamente per terra.
Non appena Artie si allontana ed esce dalla stanza, Wes si avvicina a Blaine e «Secondo me si è incazzato perchè stai biascicando come un ubriacone» gli dice sinceramente.
«Beh. Sto facendo una pubblicità per una marca di whiskey...che male c'è a biascicare un po'?» domanda il riccio.
Wes scuote il capo con fare sconsolato e se ne va anche lui, lasciando Blaine solo.


Blaine Anderson passa il resto della giornata bighellonando per le strade affollate di Tokyo.
Compra anche una calamita per Cooper, suo fratello maggiore, e una cartolina per Sam, anche se non sa che fine abbia fatto.
Quando torna all'albergo, il ragazzo che sta alla reception lo saluta alzando la mano. Blaine gli passa davanti senza degnarlo di uno sguardo e si fionda dritto dritto verso la sala bar.
Dietro al bancone del bar c'è il solito barman che, non appena vede Blaine, si volta e riempie un bicchiere con il solito whiskey.
Il moro si siede sul solito sgabello e afferra immediatamente il bicchiere che il barista gli posiziona davanti.
L'alcool scende lentamente giù per la sua gola, bruciando.
Blaine chiude gli occhi e lo butta giù tutto d'un fiato. Quando riapre gli occhi, vede il barista che lo sta guardando come se fosse un caso pietoso.
E forse lo è veramente.


Al secondo bicchiere l'alcool scende molto più facilmente nella gola di Blaine.
A metà del terzo bicchiere il moro comincia a fischiettare la melodia della prima canzone che ha composto, quando aveva ancora tredici anni e tante aspettative per il suo futuro.
Non ha mai scritto delle parole per quella musica, in un certo senso si può dire che è rimasta incompiuta.
«Bella questa canzone» sussurra improvvisamente una voce acuta, ma non fastidiosa, alle spalle di Blaine.
Il moro non si volta per guardare chi gli ha rivolto la parola, semplicemente grugnisce un «Si, non era male» in risposta e poi finisce il suo terzo bicchiere di whiskey Smythe.
La figura alle spalle di Blaine non demorde, ma anzi, decide di sedersi sullo sgabello di fianco al moro.
«Puoi ordinarmi un gin lemon?» chiede e solo allora Blaine decide di guardare negli occhi chi diavolo ha deciso di rompergli le palle.
L'avesse mai fatto. La persona con la voce acuta che vorrebbe un gin lemon è il ragazzo più bello che Blaine abbia mai visto.
Ha i capelli corti e castani, acconciati perfettamente e leggermente più biondi sul ciuffo tirato in sù, le labbra sono sottili, di un rosa pallido e gli occhi...Dio, quegli occhi sono due fottute galassie, pensa Blaine.
Sono azzurri, con qualche sfumatura verde e dorata all'interno.
Blaine, trovandosi questa meraviglia davanti a sè, rimane per qualche secondo con la bocca spalancata e un'espressione da pesce lesso dipinta sul suo volto.
«Puoi ordinarmi un gin lemon?» chiede ancora quel ragazzo che più che un umano sembra un angelo...o una ninfa dei boschi.
«C-come?» domanda stupidamente Blaine tornando bruscamente alla realtà quando il suo sguardo cade sulle gambe del suo interlocutore, magre e fasciate da un paio di pantaloni troppo stretti.
Troppo stretti.
«Ti ho chiesto se puoi ordinarmi un gin lemon» ripete per l'ennesima volta il ragazzo dagli occhi azzurri mentre cerca di sopprimere una risata.
«Ma almeno li hai ventun'anni?» chiede Blaine scrutando l'altro ragazzo. Gli sembra fin troppo giovane.
«Certo! Ne ho addirittura venticinque» ribatte il ragazzo alzando leggermente il mento con fare altezzoso.
«Addirittura?» lo prende in giro Blaine e per la prima volta dopo una settimana sorride.
Blaine Anderson sta sorridendo. Al miracolo! Se Wes lo vedesse in questo momento probabilmente si metterebbe a piangere per la gioia.
«Addirittura» conferma il castano «...e ora puoi ordinarmi un gin lemon?»
«Hai addirittura venticinque anni, puoi ordinartelo da solo» dice Blaine, il sorriso che rimane stampato sul suo volto.
«Mh...è che non ho ancora imparato a parlare il giapponese»
«E quindi?» chiede confuso Blaine.
«E quindi non so come parlare con il barista»
«Sei serio?» chiede ancora Blaine scoppiando a ridere e facendo un cenno verso il barista, che si avvicina a loro.
«Serissimo. Tu come hai fatto a ordinare quel whiskey?» chiede il ragazzo castano adocchiando il bicchiere vuoto di Blaine.
«Così» dice il moro prima di indicare con il suo indice la solita bottiglia di whiskey che sta dietro alle spalle del barman.
«Oh, wow» sussurra l'altro ragazzo.
«Visto? Semplice! Basta indicare quello che vuoi e il barista te lo porta...sono intelligenti 'sti giapponesi» 
«E comunque sono quasi sicuro che questo barista sappia parlare anche l'americano, altrimenti non lavorerebbe in un hotel a cinque stelle» aggiunge poi abbassando il tono di voce e sporgendosi sullo sgabello per sussurrare queste parole direttamente contro l'orecchio dell'altro ragazzo.
Il castano allora sorride e inchioda i suoi occhi su quelli di Blaine. Si fissano per qualche secondo restando in silenzio.
«Un gin lemon, per favore!» esclama poi il ragazzo dagli occhi azzurri, interrompendo il contatto visivo con Blaine e ruotando la testa per guardare il barman, che annuisce piano e tira fuori un bicchiere pulito.
«Comunque mi chiamo Marcel» aggiunge il ragazzo, mentre il barista riempie il bicchiere con del gin di alta qualità.
«Marcel?» ripete Blaine. 
«Che c'è? Non ti piace il mio nome?» chiede l'altro quasi offeso.
«No...sinceramente no. E poi non hai la faccia da Marcel» risponde onestamente Blaine mentre pensa se sia il caso o meno di bersi anche quel quarto bicchiere.
«E che nome mi daresti tu?» 
«Ti chiamerei...ragazzino» dice Blaine sorridendo e decidendo che per stasera può anche smetterla di bere.
«Non sono un ragazzino!» esclama Marcel.
«Hai ragione...hai addirittura venticinque anni» lo sfotte Blaine.
«E tu probabilmente ne hai cinquantacinque» ribatte il castano «dovrei chiamarti nonno»
«Ne ho trentacinque...e comunque mi chiamo Blaine»
«Blaine?»
«Che c'è? Non ti piace il mio nome?» chiede Blaine, ripetendo le stesse identiche parole che gli aveva rivolto Marcel.
«In realtà...mi piace, è particolare...e poi...hai la faccia da Blaine, sì»
Poi il ragazzino afferra il bicchiere di gin lemon che il barista ha lasciato sul bancone e ci poggia le labbra sopra.
Sorseggia lentamente il suo drink in silenzio mentre Blaine si rigira il suo bicchiere vuoto tra le mani.
«Kurt» dice dopo qualche minuto il ragazzo.
Blaine inarca un sopracciglio e si volta per osservare meglio l'altro ragazzo.
«Come?» chiede.
«Il mio nome. Mi chiamo Kurt»
«Ah! Lo sapevo che non ti chiamavi Marcel!» esclama con tono vittorioso Blaine.
Kurt poggia il suo bicchiere sul bancone e scoppia a ridere.
Blaine è sicuro di non aver mai sentito una risata così bella, gli viene quasi voglia di scrivere una nuova canzone per poterla dedicare a quella risata.

 

 






 


 





 

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Capitolo 2
*** Insonnia ***


Hola gente!
Questa è la prima volta che pubblico da quando è finito Glee e mi sento un po' strana...cioè, è veramente finito?
Credo che il mio cervello si stia rifiutando di accettare questa fine :(
Cooomunque, voi come state? Vi sono piaciute queste ultime puntate? Lacrime a gogò?

Ora vi lascio al secondo capitolo di questa storiella, sperando che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate!

Alla prossima!
Truppappa
( su twitter: https://twitter.com/StevaBooya )
 


 
INSONNIA

 



Sono passate almeno tre ore da quando Kurt si è seduto sullo sgabello di fianco a quello di Blaine.
Il barista giapponese nasconde uno sbadiglio dietro alla sua mano mentre prepara l'ennesimo bicchiere per Kurt, che ora è decisamente brillo.
Blaine invece ha smesso di bere, troppo concentrato ad osservare i lineamenti del giovane ragazzo seduto al suo fianco.
Si sta ubriacando della sua presenza.
Kurt è così...vivo. Lui, invece, si sente morto dentro, ma la presenza di Kurt sembra far bene al suo animo ammaccato.

«...e quindi mi sono perso, capisci? Mi sono perso!! E c'era questo cinese che continuava a parlarmi, ma io non lo capivo cazzo!» 
Kurt blatera storie senza senso da almeno un'ora e Blaine non può far altro se non ridere e osservarlo.
«Probabilmente era un giapponese...» commenta poi il moro, riprendendo il discorso di Kurt.
«Chi?» farfuglia Kurt con uno sguardo perso e le palpebre calanti, chiaro segno della sua ubriachezza.
«Quello che continuava a parlarti, ma che tu non capivi» risponde Blaine sorridendo intenerito dalla faccia di Kurt.
«Mah...dici?» chiede il castano.
«Si, insomma...siamo a Tokyo, probabilmente era giapponese quell'uomo...»
«E tu come puoi esserne sicuro?» domanda Kurt sbilanciandosi pericolosamente verso Blaine, che lo afferra per una spalla per non farlo ruzzulare giù dallo sgabello.
«Non sono sicuro...era solo un mio parere» dice poi il moro.
«Boh...posso rivelarti un segreto?» chiede poi Kurt con fare cospiratorio.
Blaine annuisce.
«Non capisco che differenza ci sia tra i cinesi e i giapponesi...insomma, hanno gli occhi a mandorla, sono bassi, hanno i capelli scuri, sono gialli-»
«Non sono gialli...» cerca di interromperlo Blaine.
«-e poi» continua imperterrito Kurt, senza ascoltare Blaine «sai un'altra cosa?»
«Cosa?»
Kurt comincia a ridacchiare da solo, getta la testa all'indietro e chiude gli occhi.
«Dio, sono davvero ubriaco» annuncia poi con tono serio, riportando la testa al suo posto e riaprendo gli occhi.
Blaine fa scorrere il suo sguardo sul collo tirato e pallido di Kurt. Nota una vena un po' sporgente e pensa che vorrebbe davvero tanto poggiarci le sue labbra e vorrebbe anche chiedere qualcosa del tipo "Posso baciarti, Kurt?", ma invece si limita a dire «Si, sei ubriaco, ma cosa volevi dirmi prima?»
Il ragazzino comincia a ridere di nuovo e «Sia i giapponesi che i cinesi hanno il cazzo piccolo!» esclama.
Il barista, che ovviamente sente tutto, aggrotta le sopracciglia, forse leggermente offeso.
Blaine invece scoppia a ridere con Kurt.
«E tu come fai a saperlo?» chiede.
«Ho scopato con un cinese...o forse era un giapponese?» risponde tranquillamente Kurt.
«Ma lo sai che non puoi fare di tutta l'erba un fascio?»
«Beh...ma anche le statistiche lo dicono!» afferma con sicurezza il castano.
Blaine sorride perchè Kurt è veramente una persona strana e particolare. E poi ha appena scoperto che anche Kurt è gay quindi...
«Ti va di farti un giro?» chiede all'improvviso.
Kurt si volta completamente sullo sgabello per poter guardare attentamente Blaine.
Assottiglia lo sguardo e «Stai cercando di approfittartene di me?»
«C-come?» domanda Blaine balbettando.
«Si...mi stai chiedendo di farmi un giro. Con te. Dalle mie parti questo significa solo una cosa: vuoi scoparmi»
Il moro spalanca gli occhi e apre la bocca in cerca di qualcosa da dire...e di ossigeno.
«Cioè» continua Kurt biscicando le parole «nonostante tu sia un po' vecchiotto...beh, sei proprio un bell'uomo...solo che...capiscimi, sono ubriaco. Non mi piace scopare da ubriaco»
Detto questo il ragazzo si alza dallo sgabello, con le gambe che lo reggono malamente in piedi.
Con andatura traballante fa il giro della sedia e si posiziona alle spalle del moro.
«Comunque è stato un piacere conoscerti, Blaine...?»
«Anderson» sussurra Blaine.
«Blaine Anderson» ripete Kurt, sussurrando più volte quel nome e quel cognome contro l'orecchio di Blaine.
Una scarica di brividi percorre la schiena del riccioluto.
«E tu...tu...come fai di cognome?» chiede poi in un soffio, prima che Kurt si allontani definitivamente da lui.
«Hummel. Kurt Hummel» gli risponde il castano per poi allontanarsi da Blaine con passo incerto.
Blaine rimane lì, seduto su quello stupido sgabello, con il fiato corto e il cuore pesante.
«Un whiskey, per favore» sussurra poi al barista, che gli riempie il bicchiere immediatamente.


Blaine si gira e si rigira tra le lenzuola del letto dell'hotel.
Aveva pensato di prendersi una bella sbronza e invece ha conosciuto un ragazzo.
O meglio, ha conosciuto un ragazzino di dieci anni più piccolo di lui.
Un ragazzino di dieci anni più piccolo di lui bellissimo.
Bellissimo, ma non solo.
Bellissimo e simpatico.
Simpatico e acuto.
Acuto e pieno di vita.
Insomma, Blaine pensa che quel Kurt Hummel sia la perfezione fatta a persona.
Per questo ora Blaine continua a rigirarsi nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
Ogni volta che ha provato a chiudere gli occhi, si è trovato davanti due occhi azzurri come l'oceano.


L'orologio appeso alla parete segna le 4:45 del mattino e Blaine capisce che è inutile starsene sdraiato a letto.
Il sonno questa notte non arriverà, lo sa.
E sa anche che probabilmente domani mattina si presenterà da Artie Abrams con due occhiaie pazzesche e un mal di testa allucinante e che non riuscirà a concludere il suo lavoro.
Artie si incazzerà come una iena, tanto per cambiare.
Wes lo guarderà con quello sguardo della serie: "Blaine, che cazzo stai facendo della tua vita?".
E probabilmente lo licenzieranno.
Blaine si leva di dosso il lenzuolo e si alza dal materasso.
Si infila un paio di pantaloni, una maglietta pescata a caso dalla valigia ed esce dalla camera.
Cammina sulla punta dei piedi per i corridoi infiniti dell'hotel per una decina di minuti, poi, all'improvviso, sente un piccolo singhiozzo provenire da una porta chiusa nello stesso corridoio in cui si trova la sua stanza.
All'inzio non ci fa troppo caso, ma poi sente il volume dei singhiozzi aumentare.
Blaine appoggia il suo orecchio contro la porta dalla quale provengono i rumori, non sa nemmeno perchè stia lì ad origliare il pianto di uno sconosciuto.
Lo fa e basta.
Rimane con l'orecchio appiccicato a quella porta per un tempo indefinito e quasi cade per terra quando quella stessa porta si apre all'improvviso.
E lì, proprio davanti a lui, c'è Kurt.
Kurt con gli occhi gonfi e arrossati, le guance rigate dalle lacrime e il labbro inferiore stretto tra i denti.
Blaine rimane immobile davanti a lui, improvvisamente imbarazzato.
Kurt invece si irrigidisce leggermente e «Cosa ci fai qui?» chiede con voce incrinata, come se volesse ricominciare a piangere da un momento all'altro.
La gola di Blaine si fa secca e il suo cervello sembra non voler collaborare con lui.
«Mi hai seguito? Cosa vuoi?» continua Kurt, questa volta con un tono più duro, quasi arrabbiato.
«N-non...» cerca di giustificarsi Blaine, ma Kurt lo spintona all'indietro.
«Cosa vuoi?!» chiede nuovamente il castano, urlando.
«Niente...non...non volevo niente...solo...» comincia a balbettare a bassa voce il moro «solo che...ho sentito qualcuno piangere e...»
«E cosa ci fai a quest'ora per i corridoi dell'hotel?» domanda Kurt abbassando e addolcendo il suo tono di voce. 
«Insonnia?» propone Blaine come valida motivazione per i suoi giri senza meta per i corridoi dell'hotel.
Kurt tira su col naso e...sorride. Semplicemente sorride e Blaine sente chiaramente il suo cuore battere un po' più forte del solito.
Cosa gli sta facendo questo ragazzino?


Adesso sono in due a girare senza meta per i corridoi vuoti e silenziosi dell'albergo.
Kurt cammina scalzo al fianco del moro e quando Blaine gli ha chiesto se non avesse paura di prendersi le verruche, ha semplicemente alzato le spalle con noncuranza, dicendo che in un hotel a cinque stelle non si possono prendere le verruche.
Kurt Hummel è strano, continua a pensare Blaine.
Ogni tanto il riccio lancia un'occhiata di traverso al profilo di Kurt, che ora sembra più sereno mentre passeggia al suo fianco.
Blaine vorrebbe sapere perchè prima stesse piangendo così disperatamente, ma non vuole rovinare quel momento di silenzio pacifico.
Kurt è il primo a spezzare quel silenzio.
«Scusami per prima» mormora.
«Non devi scusarti per niente...» cerca di rassicurarlo Blaine.
«Si invece...ti ho urlato contro senza nemmeno lasciarti parlare»
«Non fa niente, Kurt»
«E poi dovrei scusarmi anche per prima, al bar...credo di aver alzato un po' il gomito» soffia Kurt, con le guance leggermente arrossate e Blaine riesce a notarle.
«Non devi scusarti nemmeno per quello...hai migliorato la mia serata, davvero» ammette Blaine.
«Davvero?» chiede Kurt, fermando i suoi piedi e afferrando un braccio di Blaine, di un passo avanti a lui, per farlo fermare.
«Si, davvero. Probabilmente mi sarei ubriacato da solo in quel bar, come tutte le sere di questa settimana» sussurra Blaine, quasi vergognandosi e cercando di scappare dallo sguardo di Kurt.
Non vuole leggere pietà anche nelle sue iridi.
«E invece ti sei ritrovato a fare da baby sitter a un ragazzino ubriaco» dice Kurt, cercando di far ridere Blaine. E ci riesce, perchè Blaine prima sorride e poi comincia a ridere.
«Mi hai offerto una serata alternativa» commenta poi, il sorriso che non abbandona le sue labbra.
I due ricominciano a camminare in silenzio e dopo aver fatto lo stesso giro per almeno dieci volte, Blaine guarda Kurt e «Che ne dici di farti un giro?»
«Non è un modo per chiederti di scopare» aggiunge poi, memore delle parole di Kurt.
Il castano ride e «Sono un ubriaco molto molesto» afferma.
«Allora? Che ne dici di farti un giro? Fuori dall'hotel, intendo...» chiede nuovamente Blaine.
«Blaine,» dice Kurt «è quasi mattina...»
«Oh...si, hai ragione...» commenta con un tono un po' abbattuto Blaine.
Che cosa si aspettava? Che Kurt gli dicesse di si? 
«Mi spiace» sussurra Kurt, ma Blaine si chiude a riccio e «Non fa niente. Anzi guarda, quella è la mia camera» dice indicando una porta chiusa «cerco di dormire un po'»
Ovviamente, dopo essersi chiuso la porta alle spalle ed essersi steso sul letto sfatto, Blaine non riesce a chiudere occhio.


«Ma porca miseria!» urla Artie Abrams, una vena sporgente sulla tempia che attira l'attenzione di Blaine «Cos'è sto schifo?!»
«Perchè? Perchè hanno scelto una testa di cazzo come te per fare da testimonial in questa pubblicità?» continua furibondo.
«Non lo so, chiedilo al mio agente, è lui che ha parlato con il signor Smythe» gli risponde Blaine.
Artie caccia un urlo spaventoso e poi si tira i capelli, disperato.
Wes lancia un'occhiata gelida a Blaine.
«Nemmeno oggi si conclude niente, andatevene tutti via! Uscite da qua prima che io ammazzi qualcuno» grida Artie, scacciando malamente tutta la troupe.
Blaine, però, rimane fermo sul posto e «Senti Artie, io non sono un attore, non capisco cosa tu voglia da me»
«Vorrei solo che tu dicessi quella cazzo di battuta con un po' più di convinzione!» esclama esasperato il regista.
«Ma cosa vuol dire "con un po' più di convinzione"?» chiede Blaine, mandando definitivamente fuori di testa Artie, che comincia a urlare come un pazzo e tira addosso a Blaine una sedia che era lì di fianco a lui.
Il moro riesce a scansarla per miracolo e «Ma sei impazzito?!» urla sconvolto.
«Si!!! Sono pazzo! E sai perchè?! Cazzo, sei tu che mi stai mandando fuori di testa, cazzo! Ora vattene, non voglio più vedere la tua faccia, cazzo!!! Io chiamo il signor Smythe e gli dico di venire ad assistere alla registrazione di domani, così capirà che cazzo di testimonial si è scelto!»
Blaine si allontana dal regista, preoccupato per la sua stessa vita e si fionda fuori dall'edificio.
Ovviamente, nonostante cerchi di scappare, Wes lo intercetta e «Dove pensi di andare?» gli chiede con tono arrabbiato.
«Via! Io me ne torno in America con il primo volo disponibile. Non voglio più fare questa maledetta pubblicità»
«Devi, Blaine. Hai firmato un contratto, hai preso un anticipo e soprattutto...hai bisogno di lavorare»
«Mi rimetterò a scrivere canzoni» si affretta a dire Blaine.
«Blaine, il tuo ultimo album è stato un flop» gli ricorda Wes con acidità.
«E allora scriverò per artisti più giovani» tenta ancora il moro.
«Blaine, lo sai che sono un tuo amico, ma fattelo dire: le tue ultime canzoni facevano cagare. Hai perso tutta la tua credibilità come artista, nessuno vorrà lavorare con te, nessuno vorrà cantare una canzone scritta da te»
Blaine abbassa lo sguardo, sconfitto. Il suo amico ha ragione, lo sa, anche se fa male ammetterlo ad alta voce. 
«Mi spiace di essere stato così duro, Blaine» riprende dopo un po' Wes, notando lo sguardo triste del suo amico.
«Non importa...in fondo hai ragione. Sono un cantante fallito, lo so»
Wes fa una piccola smorfia con la bocca, odia vedere il suo amico ridotto in quello stato.
Ricorda ancora i bei tempi, quando Blaine era giovanissimo e famoso e le sue canzoni erano amate da tutti.
Beh, non proprio tutti, ma comunque riscuotevano un certo successo.

«Cazzo, Blaine! Là fuori è pieno di gente!» esclamò un Wes decisamente su di giri.
Blaine sorrise come un bambino eccitato.
«Wes, oddio, mi stai dicendo che sono riuscito a riempire un intero stadio?» chiese con gli occhi liquidi e luminosi.
Wes annuì convinto.
«Blaine Anderson, 20 anni appena e uno stadio pieno di gente, tutta ai suoi piedi» confermò con un largo sorriso felice.


Wes fa un sorriso triste, ripensando a quella serata, a quello stadio brulicante di persone. Persone tutte per Blaine e per la sua musica.
Wes non lo può sapere, ma di fronte a lui, Blaine sta pensando alla stessa identica cosa.
Quand'è che è cominciato il suo declino?
Quando ha smesso di scrivere con il cuore, ma ha cominciato a farlo perchè doveva?
Quando il piacere si è trasformato in dovere?


Blaine è seduto sul solito sgabello anche quella sera.
Ogni volta che sente qualcuno entrare nel bar, si volta cercando con i suoi occhi la figura di Kurt, che però non entra mai.
«Non vuoi il solito whiskey stasera?» gli chiede improvvisamente il barista.
Blaine scuote leggermente la testa e poi, come colto da un'illuminazione divina «Ma tu non solo capisci l'inglese, ma lo parli anche?» chiede.
Il ragazzo dietro al bancone lo guarda male e «Ovvio» risponde acido.
Forse si è offeso, pensa Blaine.
E poi il pensiero torna a Kurt, che sicuramente avrebbe riso di questa piccola conversazione con il barista giapponese.
Blaine si beve un drink analcolico e poi se ne torna nella sua camera, chiudendosi dentro, con l'intenzione di non uscire più, infatti rimane in boxer e si spaparanza sul letto.
Accende la tv, dove ovviamente non trasmettono niente di interessante, così Blaine passa due ore della sua serata a guardare televendite in giapponese.
Sono appena le undici di sera quando Blaine decide che può anche mettersi a dormire.
Non appena chiude gli occhi, il moro si addormenta.
Il sonno però non dura molto, anzi, a dir la verità dura due orette scarse perchè sogna Artie Abrams che lo uccide con una motosega. Più che un sogno è un incubo.
Blaine spalanca gli occhi di colpo e si tira su, con il fiatone e con un po' di sudore sulle tempie.
Va in bagno per sciacquarsi la faccia e torna a letto, ma, proprio come la notte prima, si gira e si rigira senza riuscire più a dormire.
«Maledizione» borbotta tra sè e sè mentre si alza definitivamente e si infila una vestaglia.
Che poi, quella vestaglia viola da dove diavolo è uscita? E perchè se l'è portata in Giappone?
Blaine scuote la testa, rimane scalzo e apre la porta della sua camera, pronto per farsi un giro per i corridoi vuoti.
Ma quando apre la porta...beh, c'è Kurt.
C'è Kurt seduto per terra a gambe incrociate di fronte alla sua porta.
Il ragazzo alza i suoi occhi azzurri e li fissa in quelli di Blaine, che alza un sopracciglio perchè non capisce se Kurt è reale o se è solo una sua allucinazione.
«Hey» lo saluta Kurt dopo un minuto abbondante in cui Blaine capisce che Kurt è veramente seduto lì, che non è la sua testa a giocargli brutti scherzi.
«Cosa ci fai qui?» chiede Blaine, porgendo una mano a Kurt per aiutarlo ad alzarsi.
Il castano afferra la sua mano, si tira su e «Speravo che anche stanotte tu non riuscissi a dormire» pigola.
«Perchè?» chiede stupito Blaine.
«Perchè...mi chiedevo...è ancora valido quell'invito di ieri? Possiamo farci un giro fuori da qui?» sussurra Kurt con un tono a dir poco speranzoso.
«Dammi un minuto per vestirmi» si limita a dire Blaine ritornando nella sua stanza.
Quando esce nuovamente, Kurt è appoggiato al muro del corridoio, con gli occhi chiusi e canticchia una canzone.
Una canzone molto familiare alle orecchie di Blaine.
«Cosa stai cantando?» gli chiede affiancando il castano.
«Oh! Mi hai spaventato» esclama Kurt facendo un piccolo balzo sul posto.
Blaine sorride e «Scusa, non volevo...allora? Che stavi cantando?» chiede.
«Ehm...una canzone, ma non so nè il titolo nè l'autore» ammette Kurt.
L'autore ce l'hai proprio di fronte, pensa Blaine.
«C'è...uhm...una persona che è in fissa con questa canzone e...niente, piace anche a me, molto» continua Kurt.
Blaine preferisce lasciare cadere l'argomento, per il momento.


«Allora...che ci fai a Tokyo?» chiede Kurt mentre trascina lentamente i piedi sulle strade del quartiere di Shinjuku.
«Lavoro» si limita a rispondere Blaine, che segue il passo lento di Kurt.
«E che lavoro fai?» continua con curiosità il castano.
«Uhm...» borbotta Blaine insicuro su cosa rispondere «diciamo che...ero un cantante»
«Eri?»
«Diciamo che la mia carriera da cantante è finita...»
«E quindi cosa ci fai a Tokyo?»
«Una pubblicità»
«O...quindi sei uno di quei cantanti che stanno finendo i loro risparmi e quindi accettano di fare qualche pubblicità squallida per tirare su un po' di soldi» commenta Kurt e non lo fa con cattiveria, ma Blaine si sente ferito nell'orgoglio a sentire quelle parole.
«Tu non sai niente di me» ribatte il moro quindi.
Kurt smette di camminare e «Scusa» sussurra «non volevo offenderti»
Ma Blaine continua a camminare, con l'improvvisa voglia di tornare a rigirarsi nel suo letto.
Kurt rimane fermo sulle sue gambe e osserva la schiena di Blaine, che si allontana da lui.
Lo lascia andare avanti per un po', poi lo rincorre e, prendendolo alla sprovvista, gli salta in groppa.
«Sei pazzo?!» esclama Blaine cercando di rimanere in equilibrio, con Kurt abbarbicato alla sua schiena.
«Scusa, scusa, scusa» gli soffia Kurt direttamente nel suo orecchio e Blaine non può fare altro se non ridere.
Questo ragazzino lo manderà al manicomio probabilmente.


Blaine continua a portare a spasso Kurt sulla sua schiena, il ragazzo non pesa davvero niente, e si sente ringiovanito di almeno dieci anni.
Il castano ogni tre secondi gli indica un qualche edificio particolare e parla a macchinetta come un bambino eccitato.
«E tu cosa ci fai a Tokyo?» chiede dopo un po' Blaine, proprio mentre Kurt gli sta indicando una coppietta di ragazzi intenti a sbaciucchiarsi.
«Secondo te sono cinesi o giapponesi quei due?» gli risponde Kurt, sorvolando sulla sua domanda.
«Non lo so e sinceramente non me ne frega molto»
«Secondo me comunque quello ha il cazzo piccolo» commenta Kurt, continuando a guardare la coppia.
Blaine alza gli occhi al cielo e sbuffa divertito.
«Comunque...» riprende a parlare il castano dopo qualche secondo «ho accompagnato qui una persona»
«E come mai sei qui con me, nel pieno della notte, se sei venuto qui con un'altra persona?» chiede allora curioso il moro.
«Ecco...è un po' complicato» mormora Kurt, poi esclama allegro un «Guarda, c'è un karaoke aperto tutta la notte! Entriamo, dai!»


«La birra giapponese fa decisamente schifo» borbotta Blaine, seduto ad un tavolo del bar karaoke.
«Si, penso che andrò a vomitare tra circa...uhm...tre secondi» concorda Kurt.
«Senti, perchè non usciamo fuori e continuiamo la nostra passeggiata?» propone allora Blaine.
«Non se ne parla» afferma con sicurezza Kurt «siamo in un karaoke, dobbiamo cantare!»
Blaine poggia sul tavolo la pinta di quella birra-si può chiamare birra quell'intruglio?-e si passa una mano tra i capelli ricci.
Non ha assolutamente alcuna voglia di cantare. 
«Non penso sia una buona idea...» cerca allora di dire, ma Kurt lo interrompe bruscamente.
«Tu eri un cantante, canterai assolutamente bene. Sono io quello che ha la voce da donna, ma sai cosa? Non me ne vergogno affatto! Quindi ora ci alziamo, scegliamo una di quelle canzoni super sdolcinate e la cantiamo. Okay?»
Blaine non ha nemmeno la forza di ribattere, quindi si limita ad annuire con lo sguardo basso.
Kurt si alza dalla sedia, improvvisamente esaltato, si avvicina al piccolo palco dove dovranno esibirsi e chiede al barista se c'è una lista di canzoni tra le quali possono scegliere.
Torna al tavolo qualche minuto più tardi con un plico di fogli e un grosso sorriso stampato in faccia.
«Allora» dice dopo essersi riseduto «che ne dici di...uhm...baby it's cold outside? Un bel duetto, mh?»
Blaine scuote la testa e «Fa caldo fuori, non va bene»
«Mmh» mormora pensieroso Kurt mentre continua a leggere le canzoni.
«Trovato!» esclama dopo un paio di secondi «Total eclipse of the heart
«Ehm...non vorrei smorzare il tuo entusiasmo, ma-» comincia a dire Blaine.
«Ma cosa? Stai cercando di sabotarmi!» esclama Kurt, fintamente offeso. Poi gli lancia addosso i fogli e «Tiè! Scegli tu la canzone!»
Blaine sorride divertito e comincia a scorrere lo sguardo su tutta la lista.
Il sorriso divertito lascia spazio ad un sorriso amaro quando legge anche un paio di sue canzoni.
C'è anche quella che stava canticchiando Kurt in albergo e inspiegabilmente decide di cantare proprio quella canzone.
«Ho deciso» proclama alzandosi dalla sedia.
«Quale?» chiede Kurt battendo le mani felicemente.
«Alzati, è una sorpresa»


Il locale è praticamente vuoto quando Kurt e Blaine salgono sul piccolo palco del karaoke.
La base parte e Kurt riconosce subito la melodia.
«Wow...è la canzone che stavo canticchiando prima, quanto sei dolce, Blaine»
Blaine sorride e comincia a cantare. Si trova in uno stupido karaoke, senza nemmeno un pubblico, ma si emoziona mentre canta. Si emoziona come non gli succedeva da molto tempo.
La voce di Kurt si unisce alla sua e...funzionano. Le loro voci unite sono meravigliose, pensa Blaine mentre lancia un'occhiata a Kurt, che tiene gli occhi chiusi e ondeggia sul posto.


Sono di nuovo fuori, l'aria fresca della notte sbatte sui loro volti.
Kurt prende a braccetto Blaine e «Quella canzone...» comincia a dire.
«Si?» lo esorta a continuare il moro.
«Quella canzone è tua, non è vero?» chiede in un soffio.
Blaine annuisce.
«Ho riconosciuto la voce» continua Kurt «Hai una voce bellissima tra l'altro. Perchè hai smesso di cantare?»
«Ho perso l'ispirazione, credo» ammette Blaine.
Rimangono in silenzio per tutto il resto della nottata, camminando per le strade quasi deserte con le spalle a contatto.
Quando arrivano davanti all'hotel, Kurt si stacca dal braccio di Blaine e «Spero che tu possa ritrovare l'ispirazione» dice.
E Blaine, per una frazione di secondo, pensa di averla già ritrovata.


«Dove sei stato?» chiede una voce, con tono arrabbiato, non appena Kurt varca la soglia della sua stanza.
Il castano rotea gli occhi e «In giro» risponde con noncuranza.
«In giro? Fino alle cinque del mattino?» continua quell'altra voce.
«Si, Seb. Fino alle cinque del mattino. C'è qualche problema? Tu non ci sei mai! Anche io ho il diritto di farmi i cazzi miei!» esclama Kurt, cominciando ad incazzarsi.
«Hey, piccolo» cerca di tranquillizzarlo allora il ragazzo «lo sai che sono sempre fuori per lavoro»
Kurt si stropiccia gli occhi con le dita e «Si, lo so, lo so. Tu sei Sebastian Smythe, l'erede di Tom Smythe, fondatore di una delle aziende più importanti di whiskey. Si, lo so. Mi dispiace, non volevo alzare la voce»
Sebastian si avvicina lentamente a Kurt e gli afferra una mano.
«Domani potresti venire con me a lavoro» propone Sebastian abbracciando il suo ragazzo.
«A fare cosa? Ad aspettarti mentre tu sarai chiuso in qualche stanza a parlare d'affari con i tuoi soci?» risponde acido Kurt, cercando di allontanarsi da Sebastian che ora cerca di tenerlo stretto tra le braccia.
«No...» dice Sebastian afferrando i fianchi di Kurt e stringendoli tra le sue dita «domani niente riunioni noiose»
«Ah no?» domanda sarcastico il castano.
«No, domani mi hanno chiesto di andare a supervisionare i lavori che stanno facendo per il nuovo spot televisivo»
«E quindi?»
«Beh...potresti venire con me e potrei farti conoscere un cantante»
«Un cantante?» chiede Kurt, pensando che lui ha già conosciuto un cantante. Un cantante bellissimo, anche se con uno sguardo sempre un po' troppo malinconico.
«Si...hai presente quella canzone che ascolto sempre e che piace tanto anche a te?» chiede Sebastian, il suo fiato che si infrange contro un orecchio di Kurt.
Il castano si irrigidisce tra le braccia dell'altro ragazzo.
No, non può essere.
Non è Blaine, non può essere assolutamente Bl-
«Blaine Anderson è il testimonial della mia pubblicità, mi hanno anche detto che alloggia nel nostro stesso albergo» dice Sebastian.
Come non detto.
«Allora, che ne dici? Verrai con me domani?» chiede poi Sebastian.
Kurt è indeciso, ma poi pensa che in questo modo potrebbe rivedere Blaine e...
«Okay» risponde.


Blaine rientra nella sua camera come un tornado e tira fuori un piccolo bloc notes nascosto sul fondo della sua valigia.
L'ispirazione sembra essere tornata veramente questa volta.
















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Capitolo 3
*** Carta straccia ***


Hola gente!

Vi state chiedendo cosa ci faccio qui di domenica? Beh, forse no, ma io vi rispondo comunque.
A breve ci saranno le vacanze di Pasqua, io andrò in montagna (in luoghi sperduti dove non esiste wi-fi e connessione internet) e so già che non riuscirò ad aggiornare le mie storie. Quiiiindi, dato che sono una *ehm* "scrittrice" che ci tiene molto alle sue lettrici (e lettori forse?), ho deciso di aggiornare le mie due ff prima del dovuto.
Dunque, oggi aggiorno questa ed entro giovedì aggiornerò anche "The only heaven I'll be sent to is when I'm alone with you".
Spero che apprezziate i miei sforzi, anche perchè sono particolarmente impegnata in questo ultimo periodo!
Okay, credo di aver rotto le scatole abbastanza, vi lascio alla lettura del capitolo.

Un abbraccio
Truppappa

PS grazie a tutte le persone che sin dal primo capitolo hanno creduto in questa storia, spero di non deludere le vostre aspettative!

 



CARTA STRACCIA

 



Quando il sole comincia a sorgere e la stanza piano piano si illumina, Blaine sorride.
È stanco, ma ha ancora la forza per sorridere.
In mano tiene una serie di fogli pentagrammati riempiti da note e parole abbozzate e...wow, questa sarà sicuramente una bella canzone.
Blaine si gratta la testa con la matita che teneva nell'altra mano con fare pensieroso, deve trovare assolutamente un titolo adeguato.
Il moro legge le prime note, le canticchia sottovoce e «Not Alone» sussurra.
Si, "Not Alone" è il titolo perfetto.
Blaine scarabocchia queste due parole in cima al foglio, poi lo poggia sul comodino di fianco al letto e acciuffa il suo cellulare, digitando velocemente un messaggio.

A: Wes
Wes, credo di aver appena composto una nuova canzone.


Nemmeno due secondi dopo, il telefono vibra tra le mani di Blaine.

Da: Wes
Blaine, quanto hai bevuto? Sono le sei del mattino, molla la bottiglia di whiskey e vai a dormire che tra quattro ore devi cominciare a lavorare con Artie.


Blaine sbuffa e lancia il cellulare sul materasso, senza rispondere.
È comprensibile che Wes abbia perso fiducia in lui, però...


Però Kurt non capisce. Non capisce perchè si è ridotto così. Più che il fidanzato di Sebastian, gli sembra di essere il suo cagnolino, quello che lo segue in giro per il mondo.
Il castano non sa nemmeno se è ancora innamorato di Sebastian. 
"Probabilmente no" gli suggerisce una vocina maligna nella sua testa "altrimenti non avresti passato la notte fuori con Blaine Anderson".
Kurt cerca di scacciare questi pensieri dalla mente. 
«A che stai pensando?» borbotta improvvisamente una voce assonnata al suo fianco.
Kurt si gira su un fianco e fronteggia il suo ragazzo, che ha ancora gli occhi chiusi.
«A niente» sussurra Kurt accarezzandogli i capelli.
«Non mentire, Kurt. Sento le rotelle che girano...»
«Sono...sono solo un po' emozionato» dice allora Kurt.
«Emozionato?» chiede curioso Sebastian aprendo lentamente gli occhi e sbattendoli un paio di volte per cercare di focalizzare il viso di Kurt.
«Si...è la prima volta che mi porti con te a lavoro» mente Kurt, perchè è ovvio che non è emozionato per quello. E forse anche Sebastian lo capisce perchè lo guarda per qualche secondo con uno sguardo incerto.
«Kurt, siamo a posto noi due, vero?» chiede poi con un tono basso e incerto.
Il ragazzo dagli occhi azzurri trattiene un sospiro e «Certo» sussurra. Un pallido sorriso sulle sue labbra.
Meriterebbe un Oscar.


Non appena Blaine entra nella stanza per registrare la pubblicità, il regista gli si avvicina con occhi spalancati.
«Anderson! Sei davvero tu? In perfetto orario? Che è successo, avevi paura di perdere il lavoro?» lo sfotte Artie.
«'Fanculo» sibila Blaine prima di affidarsi alle mani esperte della truccatrice, pronta a cancellargli le profonde occhiaie causate da tutte queste notti insonni.


Sebastian Smythe è a dir poco eccitato.
Saltella come se si fosse calato qualche pasticca di ecstasy.
Kurt lo guarda, leggermente sconvolto, e «Seb, perchè sei così su di giri?» gli chiede.
Sebastian si sfrega i palmi sudati sui suoi pantaloni e «Sto per incontrare Blaine Anderson!» esclama.
Kurt sospira. L'ascensore si sta muovendo fin troppo velocemente. Sa che fra meno di due minuti entreranno nella stanza in cui stanno registrando la pubblicità e sa anche che vedrà Blaine.
E Blaine vedrà lui. Con Sebastian.
«Forse è meglio che io me ne torni in hotel» butta lì Kurt, cominciando a impanicarsi. Che cazzo gli è passato per il cervello quando ha deciso di accompagnare Sebastian lì?
«Ma cosa dici?!» esclama Sebastian «Devi conoscerlo anche tu!»
«Ma no, amore. Conosco solo una sua canzone, insomma...che figura ci faccio?» cerca di salvarsi Kurt.
«Ma chi se ne frega delle sue canzoni che conosci? Tu non capisci! Blaine Anderson è stata la mia prima cotta!»
«A maggior ragione non dovrei venire...» borbotta Kurt.
«Non essere geloso, Kurt! Tu avevi una cotta per Ricky Martin, io per Blaine Anderson. Sono sicuro che se vedessi Ricky, non gli salteresti addosso»
«Ma-» comincia a dire Kurt, pronto a cercare qualche altra scusa, però proprio in quel momento le porte dell'ascensore si aprono.
«Cazzo» sussurra Kurt mentre Sebastian si fionda fuori dall'ascensore alla velocità della luce.


«...whiskey Smythe e sai cos-» Blaine interrompe la sua battuta quando un ragazzo entra come un uragano nella stanza e urla qualcosa del tipo: "Il re del whiskey è qui!"
Il riccio aggrotta le sopracciglia mentre osserva lo sconosciuto che ora sta abbracciando Artie.
«Signor Smythe!» urla Artie e sembra quasi emozionato.
Blaine aggrotta ancora di più le sue sopracciglia perchè, insomma, pensava che il tanto temuto signor Smythe fosse un vecchio panzone, invece è un ragazzo, sicuramente più giovane di lui e sicuramente senza panza. 
Che poi, questo Smythe è pure un bel ragazzo. Bella presenza, molto curato, alto, capelli castani, occhi...verdi?
Certo, i suoi occhi non sono paragonabili a quelli di Kurt.
E proprio mentre Blaine comincia a chiedersi quando rivedrà Kurt, l'oggetto dei suoi pensieri entra nella stanza.
Il moro sbatte le palpebre e apre la bocca.
Cosa ci fa Kurt lì?
E perchè adesso si sta avvicinando al signor Smythe e ad Artie?
E perchè non alza lo sguardo? Perchè non lo guarda?


Kurt sente lo sguardo di Blaine bruciare sulla sua pelle mentre attraversa la stanza per raggiungere Sebastian, ma non ha il coraggio di incontrare i suoi occhi dorati.
Non ne ha davvero la forza. Cosa potrebbe dirgli?
"Hey ciao! Che bello rivederti! Hai visto? Sono il fidanzato del tuo capo e l'altra notte sono stato così bene con te in giro per le strade di Toky-"
«Questo è Kurt Hummel, il mio ragazzo» lo presenta nel frattempo Sebastian ad un uomo, interrompendo il monologo interiore di Kurt.
«Piacere, Artie Abrams» dice l'uomo stringendo la mano di Kurt.
«Sono proprio felice che sia riuscito a venire» continua poi il regista rivolgendosi a Sebastian.
«Mi è stato detto che ci sono stati dei problemi con Blaine Anderson» dice Sebastian, lanciando un'occhiata veloce a Blaine, che ora è impalato sul posto, lontano da loro, in attesa di nuove istruzioni.
«Eh...si, è stato davvero un disastro! Siamo qui da più di una settimana e non siamo riusciti a concludere nulla. Non vorrei sforare con i tempi e con il budget che abbiamo a disposizione!»
«Sono sicuro che oggi riusciremo a concludere qualcosa» dice allora Sebastian «e adesso, se posso, vorrei conoscere il grande Blaine Anderson! Vieni Kurt!»
La faccia di Artie assume un'espressione infastidita. Kurt, invece, quasi si soffoca con la sua stessa saliva.


Sebastian raggiunge con pochi balzi Blaine e «Buongiorno!» esclama con occhi scintillanti.
«Buongiorno?» lo saluta insicuro Blaine, porgendogli la mano.
Sebastian la afferra, la stringe, poi però mormora un "Al diavolo" e lo abbraccia.
Blaine si irrigidisce.
Sebastian se ne accorge, così scoppia a ridere e «Devi scusarmi, ma sei il mio cantante preferito!» dice allontanandosi da lui.
«Mi sa che non hai ascoltato bene i miei ultimi cd...» borbotta Blaine abbassando lo sguardo.
«Oh beh...non erano belli come quelli precedenti, ma...la tua voce è sempre super! Ti ho voluto come testimonial del mio spot proprio per quello» dice.
«E anche perchè sei proprio un figo» aggiunge poi.
Blaine ride imbarazzato.
«Kurt! Vieni qua!» urla poi Sebastian, facendo alzare lo sguardo a Blaine.
Le sue iridi si incontrano, finalmente, con quelle di Kurt.
Il ragazzo ha un'espressione decisamente sofferente, come se non volesse avvicinarsi a loro.
«Kurt è un po' timido» gli sussurra Sebastian all'orecchio e Blaine annuisce leggermente, anche se la notte precedente Kurt non gli è sembrato affatto timido.
Non mentre lo obbligava a cantare una canzone al karaoke, non mentre era abbarbicato alla sua schiena.


Kurt si avvicina con passi lenti, manco stesse andando al patibolo, e nota che Sebastian sta sussurrando qualcosa all'orecchio di Blaine.
Probabilmente gli starà dicendo che lo ama alla follia.
Ed eccolo lì, a meno di un metro di distanza da Blaine.
«Kurt, lui è Blaine» dice Sebastian «Blaine, lui è Kurt»
I due ragazzi si stringono la mano non senza un certo imbarazzo. I loro occhi rimangono incatenati, proprio come le loro mani.
«Anche Kurt ama la tua voce!» si intromette Sebastian con voce fin troppo allegra.
«Ah si?» domanda Blaine, più per gentilezza che per altro. Sa già che a Kurt piace la sua voce, gliel'ha detto lui stesso la notte prima, ma forse è meglio non pensarci troppo.
«Si, assolutamente! A dir la verità sono stato io a fargli sentire una tua canzone, ma...lui se ne è proprio innamorato»
Kurt arrossisce sotto allo sguardo insistente di Blaine su di sè.
«Fidati che c'è stato un periodo in cui ascoltava solo quella canzone, anche quando scopa-» continua Sebastian, ma fortunatamente viene interrotto da Artie che si avvicina e «Possiamo riprendere a girare?» chiede.
Tutti annuiscono. Sebastian felice perchè finalmente ha incontrato il suo idolo, Kurt imbarazzato per tutta la situazione, Blaine un po' abbattuto perchè ha decisamente capito cosa stava per dire Sebastian prima di essere interrotto dal regista.
Kurt e Sebastian stanno insieme.
Kurt è a Tokyo perchè ha seguito il suo fidanzato.
Blaine sospira e si riposiziona, pronto a dire per la milionesima volta la sua stupida battuta.


«Potrei essere un po' geloso» sussurra Sebastian contro l'orecchio di Kurt.
«Perchè?» domanda il castano mentre non stacca gli occhi da Blaine, che ora sta ripetendo per la settima volta la stessa battuta.
Sebastian stringe un fianco del suo ragazzo con una mano e «Blaine Anderson ti sta mangiando con gli occhi, sembra vedere solo te in questa stanza» dice.
Kurt agita il bacino per scostare la mano di Sebastian. 
«Ma che stai dicendo? Sei il solito paranoico» borbotta poi con poca convinzione.
«No, fidati! L'idolo della mia adolescenza vuole scoparsi il mio ragazzo, pazzesco!» mormora Sebastian, poi batte le mani per fermare la registrazione.
«Artie! Questa pubblicità fa schifo! Dobbiamo cambiare tutto!» esclama poi, prendendo in contropiede tutti i presenti.
«Ma...cosa vorresti fare?» chiede Artie, leggermente impanicato.
«Non lo so, ma...Blaine, tu cosa vorresti fare?» domanda Sebastian avvicinandosi al cantante.
Blaine si gratta il retro del collo e lancia l'ennesima occhiata a Kurt, che è fermo immobile dietro a Sebastian, a pochi passi da lui.
«Non so» ammette poi Blaine «vorrei uscire da qua»
Sebastian batte le mani, fa un saltello sul posto e «Cazzo, è perfetto! Siamo a Tokyo, perchè stiamo girando chiusi dentro ad una stanza? Facciamolo fuori!» urla.
Dopo le parole di Sebastian, tutti rimangono in silenzio per qualche secondo. Il primo a parlare, stranamente, è Kurt.
«Posso dire una cosa?» domanda a bassa voce.
«Ma certo, tesoro!» dice Sebastian e Blaine abbassa lo sguardo sentendo il nomignolo che il ragazzo ha usato per chiamare Kurt.
«Ehm...ecco, penso che...la battuta che dice Blaine è un po'...uhm...banale?» comincia a dire Kurt.
«Ma questo ragazzino chi si crede di essere?» sbotta allora Artie Abrams.
«Shhh! Lascialo parlare» lo riprende Sebastian, togliendo le parole di bocca a Blaine.
«Uhm...io penso che Blaine potrebbe cantare, no? In fondo ha una voce bellissima e...si, insomma...avete capito» finisce di dire Kurt, sentendosi veramente un cretino.
Non capisce nemmeno perchè ha aperto la bocca, poteva proprio starsene zitto.
Eppure la sua idea sembra piacere a tutti. Beh, quasi a tutti. Artie si lamenta come al solito, ma è l'unico a non essere soddisfatto della proposta. Infatti tutta la troupe comincia a battere le mani insieme a Sebastian, ma Kurt non guarda loro. Kurt posa il suo sguardo su Blaine, che gli rivolge un piccolo sorriso e mima con le labbra un "Grazie".
Kurt sorride di rimando e gli fa l'occhiolino.


Blaine si lascia cadere sulla panchina su cui è seduto Wes.
«Non sento più i piedi e credo di aver perso la voce» borbotta.
«Però le riprese sono venute bene. Sei stato bravo, Blaine» gli dice Wes guardando il suo amico.
Blaine chiude gli occhi, la stanchezza comincia a farsi sentire.
Alla fine l'idea di Kurt è stata davvero geniale. Blaine ha camminato avanti e indietro per le strade del centro di Tokyo canticchiando una stupida canzoncina inventata sul momento.
Artie era quasi commosso mentre registrava, perchè non aveva mai visto lavorare Blaine con così tanta voglia e passione.
Wes si è messo addirittura a piangere vedendo il suo amico così sorridente mentre cantava, era da un po' che non lo vedeva così.
Sebastian per tutta la durata delle riprese, ha mantenuto un sorrisino compiaciuto stampato sul volto.
E Kurt...Kurt avrebbe voluto seguire Blaine e cantare insieme a lui, ma si è limitato a mordicchiarsi il labbro inferiore e a sorridere ogni volta che Blaine lo guardava. E Blaine ha cercato di guardarlo ogni singolo secondo, tant'è che Artie ad un certo punto gli ha chiesto se fosse strabico e gli ha detto che doveva puntare lo sguardo sulla telecamera.


«Bene, bene, bene! Anzi, benissimo!» grida improvvisamente Artie, attirando l'attenzione di tutti «Finalmente abbiamo finito di lavorare! Grazie a tutti. Avete fatto un ottimo lavoro! Anche tu, Blaine Anderson!»
Blaine scoppia a ridere, seguito a ruota da Wes.
«Nonostante ciò, spero di non lavorare mai più con te!» aggiunge poi Artie.
«Io penso che lavorerete ancora insieme» si intromette Sebastian.
Sia Artie che Blaine gli rivolgono un'occhiata stranita.
«Stavo pensando che potremmo fare altre pubblicità come questa in altre città, che ne dite?»
«Io non rinuncio mai ad un lavoro» afferma con sicurezza il regista.
«Io...» comincia a dire Blaine «non so...insomma...»
«Hai bisogno di soldi, Blaine» gli sussurra Wes.
«Insomma?» chiede Sebastian, in attesa di una risposta.
«Insomma...si, direi che si può fare» dice poi Blaine dando retta a Wes.
«Ottimo! Allora adesso torniamocene tutti nelle nostre stanze, riposiamoci e poi vediamoci alle 20 in punto al ristorante dell'hotel in cui alloggio. Vi offro la cena, perchè dobbiamo festeggiare e parlare di affari!» dice Sebastian rivolgendosi solo ad Artie e a Blaine.
Il cantante e il regista annuiscono, ma Blaine non fa altro che pensare che preferirebbe passare la serata al bar dell'hotel, non al ristorante.
E questo pensiero si rafforza quando vede Sebastian avvicinarsi a Kurt e stringerlo tra le sue braccia.


«Mi spieghi perchè non vuoi venire a cena con me?» grida Sebastian incrociando le braccia al petto.
«Non è che non voglio venire a cena con te-» comincia a dire Kurt, ma Sebastian non lo lascia finire e ricomincia ad urlare.
«Certo che non vuoi venire a cena con me e non riesco a capirne il motivo!» grida ancora.
«Se mi lasciassi parlare, magari riuscirei a spiegartelo!» urla a sua volta Kurt, decisamente esasperato dalla situazione.
Non sa nemmeno come siano arrivati a questo punto! Stanno litigando veramente per una stupida cena?
«Okay!» esclama Sebastian «Allora parla! Su, parla!»
Kurt prende un respiro, cercando di calmarsi e «Stasera sarai con Blaine e Artie, giusto? E io già so che mi annoierò a morte perchè sarà una maledetta cena d'affari» dice cercando di abbassare il suo tono di voce.
«Ma, amore, potevi dirlo subito che era per quello...» mormora Sebastian lasciando cadere le sue braccia lungo i fianchi e avvicinandosi a Kurt.
«Se ti prometto che non parleremo d'affari in tua presenza, verrai con me?» aggiunge poi, strofinando il naso sul lungo collo del suo ragazzo.
Il ragazzo dagli occhi azzurri vorrebbe piangere e soprattutto vorrebbe dire di no.
Non vuole rivedere Blaine. Non con Sebastian perlomeno.
Non capisce nemmeno cosa diavolo gli stia succedendo.
Okay, era insoddisfatto della sua vita con Sebastian già da tempo, ma...Blaine? Cos'ha Blaine di tanto speciale?
Perchè quella sera al bar ha voluto sedersi accanto al riccio? Perchè ha voluto parlargli?
Kurt sa che non sarebbe difficile trovare delle risposte a queste domande, ma preferisce zittire la sua mente.
«Okay» risponde poi a Sebastian.


«Eccolo qui, il mio barista preferito!» trilla Blaine non appena entra nel bar dell'hotel.
Sono le sette e mezza di sera e il moro ha deciso che ha bisogno di qualcosa di forte da bere per poter affrontare la cena con Smythe e Abrams.
Così si siede sul solito sgabello e «Qualcosa di forte» ordina.
Il barista lancia un'occhiata all'orologio, poi a Blaine e poi si volta per acchiappare la bottiglia di whiskey Smyhte.
«No! No!» lo ferma Blaine «Qualcosa di forte, ma non quel whiskey»
Mezz'ora dopo Blaine si trova con un po' di vodka nello stomaco e una gran voglia di tornarsene in camera e non presentarsi all'appuntamento con gli altri.


«Quell'uomo è sempre in ritardo» sbuffa Artie mentre si accomoda al tavolo del ristorante.
«Gli artisti amano farsi aspettare» commenta Sebastian. Kurt, seduto accanto a lui, si sente a disagio.
Da una parte spera che Blaine non si presenti alla cena, dall'altra invece spera che arrivi e che continui a fissarlo come ha fatto per tutta la giornata.
«Beh, direi di cominciare ad ordinare il vino» propone Sebastian riportando Kurt alla realtà.
Dopo aver brindato e aver ordinato anche da mangiare, Blaine fa la sua comparsa nel ristorante, stupendo gli altri ragazzi che ormai erano convinti che non si sarebbe più presentato.
«Avevo detto alle otto» gli dice Sebastian con un sorriso amichevole.
«Oh...si, uhm...ero distratto e...non ho visto l'ora» balbetta Blaine mentre prende posto a tavola insieme agli altri.


Sebastian mantiene la promessa fatta a Kurt e non parla nemmeno per un secondo di affari.
Parla di Tokyo, di esperienze di vita vissuta, addirittura di suo padre, ma mai di lavoro.
Kurt dovrebbe esserne felice, invece quasi non si accorge di questa premura da parte del suo fidanzato perchè è troppo preso dall'osservare Blaine.
Il riccio è strano, ha qualcosa che non va.
I suoi occhi hanno perso quella sfumatura dorata che tanto piace a Kurt e sono tristi.
Ma soprattutto i suoi occhi non incrociano nemmeno una volta quelli di Kurt.


Blaine fa finta di ascoltare le parole di Sebastian e ringrazia che quel ragazzo sia un po' logorroico, così lui può starsene in silenzio a distribuire sorrisi falsi e tirati agli altri commensali.
Tranne a Kurt.
A Kurt non sorride mai. Anzi, ad essere sinceri Blaine tiene lo sguardo sul suo piatto per la maggior parte del tempo così da non dover incontrare gli occhi azzurri dell'altro ragazzo.
Solo quando arriva l'ora del dessert Blaine si azzarda a lanciare un'occhiata al castano.
Kurt intercetta subito il suo sguardo e lo fissa, un'espressione vuota sul suo viso.
Blaine deglutisce a fatica la sua crema catalana e nota che le mani di Kurt e Sebastian sono unite sopra alla tovaglia.
Il moro si alza di colpo dalla sedia e «Scusate, adesso devo davvero andare» dice velocemente.
Non lascia il tempo a nessuno di fiatare ed esce dal ristorante quasi correndo.
Raggiunge in fretta la sua camera e, non appena apre la porta, si fionda nel bagno per vomitare tutta la cena.
Rimane piegato sulle sue ginocchia, abbracciato al water, per un tempo indefinito.
Si fa schifo da solo perchè ha la faccia sporca di vomito e lacrime. Si sente un cretino.
Quando ormai le lacrime si sono asciugate sulle sue guance e i conati di vomito sono finiti, Blaine si alza da terra e raggiunge il letto con pochi passi.
Si stende sopra alle coperte, a pancia in giù, e soffoca un urlo contro il cuscino.
Quando riemerge dalla piuma del cuscino, Blaine nota subito gli spartiti abbandonati sul comodino.
Ripensa a Kurt, a quello che ha provato la notte prima restando semplicemente in silenzio con lui.
Ripensa ai suoi occhi azzurri, al suo sorriso, all'ispirazione che gli ha donato inconsapevolmente.
Allora afferra i fogli con rabbia e comincia a strapparli in piccoli pezzi.
Sono solo carta straccia.
Non valgono niente.
La sua musica non vale niente.
Lui non vale niente.
 

Blaine si rigira nel letto e maledice la sua insonnia.
Anche questa notte sembra che Morfeo non voglia cullarlo tra le sue braccia, così il riccio si mette a sedere sul materasso e si stropiccia gli occhi con le dita.
Pensa per circa due secondi prima di alzarsi dal letto e indossare un paio di jeans e una maglietta.
Apre la porta della stanza e...déjà vu.
Kurt è seduto sul pavimento del corridoio, proprio davanti alla sua porta.
«Cosa ci fai qui?» chiede Blaine dopo qualche secondo. Vorrebbe usare un tono duro e arrabbiato, ma gli occhi di Kurt non glielo permettono, sono troppo arrossati.
«Stai bene?» chiede ancora quando Kurt non lo degna di una risposta.
«Kurt?» lo richiama mentre chiude la porta alle sue spalle e si siede a gambe incrociate di fianco a lui.
Kurt cerca di trattenere un singhiozzo e «Se ti chiedessi di farci un giro fuori mi manderesti al diavolo?» chiede in un sussurro.


Blaine non avrebbe mai potuto mandarlo al diavolo, anche se avesse voluto, così ora i due si trovano a camminare fianco a fianco per le strade di Tokyo.
Proprio come la sera prima.
Solo che ora tutto è diverso.
Il silenzio regna sovrano tra di loro ed è un silenzio teso, pieno di parole non dette.
«Mi dispiace» sputa fuori Kurt quando passano davanti al Karaoke della sera prima. 
«Di cosa?» chiede Blaine fingendosi indifferente.
Kurt si morde l'interno della guancia destra e «Di tutto...avrei dovuto dirti che ero impegnato» sussurra.
«No, perchè avresti dovuto?»
«Perchè ho visto come mi guardi, non sono stupido...ti aspettavi qualcosa da me»
«Non è vero» ribatte Blaine con tono di voce infantile.
«Blaine...» lo richiama Kurt, con un tono fin troppo dolce che fa uscire fuori di testa il moro.
«Non so cosa pensi» sbotta infatti «e sinceramente non me ne frega niente»
Blaine ignora lo sguardo ferito di Kurt e continua.
«Non ti guardo in nessun modo strano, non mi aspettavo niente da te e soprattutto tra due giorni me ne torno in America e noi due non ci vedremo mai più!» conclude Blaine, fermandosi in mezzo alla strada.
Kurt si immobilizza di fianco a lui e «Due giorni?» chiede sgranando gli occhi.
Blaine stringe le mani a pugno perchè gli occhi di Kurt sono lucidi e lui non aveva alcuna intenzione di farlo piangere.
«Si, due giorni» sussurra per poi riprendere a camminare.


Hanno fatto il giro completo di tutto l'isolato e ora sono di nuovo davanti all'hotel, solo che Blaine non ha alcuna intenzione di tornare dentro.
«Io vado a farmi un altro giro» dice allora «suppongo che ci vedremo ancora in questi giorni, l'hotel in fondo non è poi così grande come sembra...»
Kurt si tortura le mani e annuisce piano.
«Senti...» dice poi «posso stare ancora con te? Non...non ho sonno»
«Non so se sia una buona idea» gli risponde Blaine.
«Giuro che starò zitto» ribatte prontamente Kurt con uno sguardo a dir poco speranzoso.
E Blaine si perde per l'ennesima volta in quei due oceani azzurri e «Okay» sospira.


«Quello ha sicuramente un cazzo piccolo» afferma Kurt guardando un ragazzo giapponese che cammina sul marciapiede opposto al loro.
«Non avevi detto che te ne saresti stato zitto?» gli chiede Blaine cercando di nascondere un sorriso.
«Si, ma almeno sono riuscito a farti sorridere» sussurra piano Kurt, le sue parole che si perdono nell'aria della città.
















 

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Capitolo 4
*** L'ultima notte? ***


Buongiorno carissimi/e!
Come state? Vi siete abbuffati come se non ci fosse un domani anche voi come me? AHAHA
Stupidaggini a parte, eccomi qui con il nuovo capitolo di questa storiella!
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando! (si, sto elemosinando recensioni perchè la mia autostima ne ha bisogno xD)

Grazie a tutti/e
Truppappa

PS: all'inizio del capitolo, i due protagonisti parleranno della "falsa Tour Eiffel" e vorrei precisare che in realtà si stanno riferendo alla Tokyo Tower (una torre altissima per le telecomunicazioni che assomiglia alla Tour Eiffel, solo che è colorata di rosso e bianco!)


 



L'ULTIMA NOTTE?

 




«Mi piacerebbe andare a vedere la falsa Tour Eiffel» dice Kurt di punto in bianco, il suo gomito che si scontra piano contro quello di Blaine mentre camminano.
«La falsa Tour Eiffel?» chiede Blaine alzando un sopracciglio.
«Si! Mi ci porti, Blaine?» chiede Kurt con un tono di voce che somiglia a quello di un bambino.
«Mamma, mamma! Mi porti allo zoo?» lo scimmiotta infatti Blaine.
«Ma quanti anni hai? Otto?» aggiunge poi.
Sul volto del castano compare un broncio, che Blaine trova a dir poco adorabile, infatti sorride leggermente.
Kurt nota l'ombra del sorriso di Blaine e «Sono riuscito di nuovo a farti sorridere» esulta alzando le braccia al cielo in segno di vittoria.
Il moro rotea gli occhi e «Vedi, sei un bambino» osserva.
«E quindi mi porti a vedere la Tour Eiffel giapponese?» domanda Kurt prima di scoppiare a ridere come un pazzo.


Alla fine i due non vanno a vedere la falsa Tour Eiffel. 
Quando Kurt insiste per andare, Blaine gli fa notare che sono quasi le sei del mattino e che quindi è meglio che tornino all'hotel.
«Perchè?» gli chiede il castano.
«Perchè...cosa dirai a Sebastian, mh?» butta lì Blaine, mettendo in difficoltà Kurt, che rimane in silenzio e abbassa lo sguardo sull'asfalto.
Il silenzio si protrae fino a che non arrivano davanti alla camera di Blaine.
«Ci vediamo domani?» sussurra Kurt rompendo quello strato di tensione che si è venuto a creare non appena Blaine ha nominato Sebastian.
«Non credo sia una buona idea» borbotta Blaine mentre si volta, dando le spalle a Kurt, per aprire la porta con la chiave magnetica.
Il castano si morde l'interno della sua guancia e «Per favore?» chiede con un tono supplichevole.
Blaine si volta e lo guarda per un secondo, con uno sguardo indecifrabile, poi entra nella camera e gli chiude la porta in faccia.
Kurt non è sicuro che una porta sbattuta in faccia equivalga ad una risposta positiva.


Quando si mette sotto le coperte, Sebastian si accuccia immediatamente contro il suo corpo.
«Mh, dove sei stato?» sbiascica il ragazzo mentre strofina il suo naso sul collo di Kurt.
«In giro. Non mi hai portato da nessuna parte da quando siamo arrivati qua a Tokyo»
«Potevi andare a visitare la città di giorno, mentre io lavoravo...»
«Di notte ha più fascino questa città...»
«Mh...magari domani sera possiamo andare a cena fuori...così mi faccio perdonare per averti trascurato» propone Sebastian.
«Vedremo...» sussurra Kurt, lo sguardo fisso sul soffitto e i pensieri fissi su Blaine.


Blaine ha la schiena appoggiata contro la porta, gli occhi chiusi e il respiro pesante.
Sono passati almeno dieci minuti da quando ha chiuso la porta in faccia a Kurt, solo che poi non è più riuscito a muoversi da lì.
Si morde il labbro inferiore fino a sentire il sapore ferroso del suo stesso sangue.
Cosa accidenti sta facendo?
Ma soprattutto, cosa accidenti gli sta facendo Kurt?
Perchè quel ragazzino lo scombussola tanto?
Blaine decide che è ora di riaprire gli occhi e di ficcarsi finalmente sotto le coperte, peccato che, non appena solleva le palpebre, vede tanti pezzettini di carta stracciata buttati ai piedi del letto.
Not Alone.
La sua canzone.
Blaine si passa una mano sui capelli, le dita che gli si incastrano tra i ricci scompigliati, e sospira.
Cinque minuti dopo si ritrova seduto a gambe incrociate sul pavimento a costruire un puzzle con i resti del suo partito distrutto.


Sono appena passate le quattro del pomeriggio quando Blaine si sveglia, la schiena incriccata perchè si è addormentato sul pavimento.
Il moro cerca di scrocchiare i suoi arti mentre pensa che ormai sta invecchiando e che ha bisogno di un letto, non di un pavimento, per dormire.
Dopo essersi alzato, non senza faticare, ed essersi fatto una doccia veloce, Blaine guarda il suo cellulare e si stupisce un po' quando nota che nessuno l'ha cercato.
Nemmeno Wes. L'unico che in realtà avrebbe mai potuto cercarlo.
Meglio così, pensa il moro prima di arraffare il suo portafoglio e uscire dalla camera, abbandonando lo spartito, ormai ricomposto e riassemblato con del nastro adesivo, sul materasso.


Il barista, il solito barista giapponese che parla anche l'inglese, punta il suo sguardo su Blaine non appena quest'ultimo varca la soglia del bar.
«Che hai da guardare?» gli domanda Blaine con tono scontroso. Il riccio cerca di autoconvincersi di essere così acido perchè la sua schiena è ancora troppo indolenzita e si sa che il dolore rende acidi, giusto? Di certo non usa quel tono di voce burbero perchè si sente giudicato, giusto? 
Fatto sta che il barista abbassa immediatamente lo sguardo e impreca sotto voce.
«Gurda che stasera ho un buon motivo per bere» aggiunge allora Blaine, cercando di ammorbidire la sua voce.
Il giapponese riporta i suoi occhi sulla figura di Blaine e alza un sopracciglio come a dire "Ma davvero? Peccato che siano solo le cinque del pomeriggio".
«Ebbene» dice allora Blaine «stasera è la mia ultima sera qua a Tokyo! Devo festeggiare!»
Il barista alza gli occhi al cielo e «Americani di merda» borbotta.
«Guarda che ti ho sentito!» esclama Blaine offeso.
«E noi saremo pure delle merde» dice poi «ma voi...voi avete il cazzo piccolo!»
Il barista non gli risponde nemmeno, si limita a mettergli davanti al naso un bicchiere ricolmo di uno strano liquido giallognolo.
«Che cos-» sta per chiedere Blaine, ma il ragazzo lo interrompe immediatamente con un gesto della mano.
«Tequila gialla, la più forte che abbiamo. Sta' zitto e ubriacati» dice.
Blaine, anche se volesse, non saprebbe proprio cosa ribattere, così si limita ad afferrare il bicchiere e a brindare da solo prima di ingurgitare tutto l'alcool in un solo sorso.



«Ti piace questo ristorante?» domanda Sebastian interrompendo quel silenzio teso che lo circonda.
Kurt non sente nemmeno la sua domanda. Sente solo questo silenzio, che lo intrappola, che lo soffoca, che lo sta uccidendo lentamente.
Questo silenzio non è come quello che si viene a creare con Blaine quando passeggiano per le strade di Tokyo, illuminate dai lampioni.
Questo silenzio è vuoto, è incolmabile.
«Ti piace questo ristorante, Kurt?» ripete Sebastian alzando un po' la voce e solo allora Kurt si risveglia dal suo stato di trance.
«C-come?» chiede, un sussurro appena udibile.
«Ti ho chiesto se ti piace questo ristorante...»
«Oh...si, molto. Molto elegante, si...» 
«Mi spiace se ti ho lasciato solo per tutto il giorno» dice poi Sebastian, stupendo Kurt, che infatti aggrotta la fronte.
Sebastian sembra notare il cipiglio confuso del suo ragazzo perchè «Avrei voluto portarti a visitare Tokyo» aggiunge.
Kurt poggia entrambi i gomiti sul tavolo anche se sa che è poco fine e «Non importa, tanto ho passato tutto il giorno a dormire» dice.
Sebastian si pulisce la bocca con il tovagliolo e lo fissa per qualche secondo prima di parlare.
«Possiamo farci una passeggiata adesso...dopo cena, intendo»
"No. Devo vedermi con Blaine" è ciò che vorrebbe dire Kurt, ma si limita ad un «Sono stanco, a dirla tutta».
«Hai detto che hai dormito tutto il giorno...» ribatte Sebastian, ma il suo tono non è arrabbiato, anzi, è fin troppo calmo.
«Si sa che a far niente ci si stanca ancora di più» butta lì Kurt, cercando di troncare il discorso. Non ha davvero alcuna voglia di discutere con Sebastian.
Il suo ragazzo sembra capirlo, infatti apre la bocca per un istante, pronto a dire qualcosa, ma poi la richiude immediatamente e se la riempie con un Onigiri.


«Quanto tempo dobbiamo stare ancora qua a Tokyo?» domanda Kurt di punto in bianco quando ormai anche il dolce è stato servito.
Sebastian affonda il cucchiaino nella sua torta gelato e «Due settimane» risponde tranquillamente.
«Due settimane?!» esclama Kurt. No, non può proprio stare due settimane in questo posto.
No signore. No, no.
Cosa accidenti farà? Il giorno dormirà, ma la notte? Cosa farà la notte senza Blaine a tenergli compagnia?
Kurt quasi si soffoca con il suo dolce mentre pensa che fino a pochi giorni fa la sua vita trascorreva monotona e piatta senza Blaine.
Blaine è una specie di uragano. Blaine ha stravolto la sua vita senza nemmeno rendersene conto.
Blaine è qualcosa che Kurt stava cercando senza nemmeno saperlo.
Kurt è convinto che Blaine potrebbe cambiargli la vita, se solo avesse un po' più di coraggio.
Il coraggio di abbandonare questa vita che non gli dice più niente.
Di lasciare Sebastian, che ormai considera un suo fratello, non un suo amante.
Lo stesso Sebastian che ora gli sta dicendo che due settimane non sono poi così tante.
«Due settimane sono tantissime!» ribatte Kurt, dopo aver ripreso fiato.
«Non essere melodrammatico, Kurt! Dovresti essere contento! Ti rendi almeno conto della fortuna che hai? Ti porto in giro per il mondo e tu non scuci nemmeno l'ombra di un dollaro!»
"Forse mi sono stancato di essere il tuo cagnolino da passeggio, mh?" vorrebbe rispondergli Kurt, ma si costringe a tenere le labbra sigillate tra loro.
«Tutti vorrebbero essere al posto tuo, Kurt. Viaggi tantissimo senza dover nemmeno lavorare. Cosa vuoi di più dalla vita? Non stiamo forse bene, noi due?» continua Sebastian.
Kurt continua a tenere la bocca chiusa. Gli occhi che fissano il suo dolce mangiato a metà. L'appetito scomparso del tutto.
«Solo due settimane, Kurt» sospira allora Sebastian, non ottenendo nessuna risposta da parte del suo ragazzo.


«E poi dove andremo? Australia? Messico? India?» è questo ciò che chiede Kurt non appena entrano nella loro stanza d'albergo.
Sebastian rilascia uno sbuffo frustrato e «Ti porto in Italia, cazzo!» urla.
Kurt vorrebbe essere felice. Vorrebbe davvero, perchè ha sempre sognato di andare in Italia e, strano a dirsi, ma Sebastian non l'ha mai portato lì.
«E...» sussurra dopo un paio di secondi «è lì che girerete la prossima pubblicità del whiskey?»
Sebastian annuisce mentre si sbottona la camicia con rabbia, le dita tremanti e una vena sporgente sulla tempia destra.
«Oggi ho avvertito sia il regista che l'agente di Blaine Anderson. Entrambi mi hanno detto che si può fare, quindi...si, gireremo in Italia la prossima pubblicità» aggiunge poi. 
Sulle labbra di Kurt spunta un sorriso. Quindi...Blaine sarà lì, in Italia.
Improvvisamente il pensiero delle due settimane da passare a Tokyo non gli sembra poi così orribile.
Con il sorriso ancora dipinto sulle labbra, Kurt si sveste e si butta sotto le lenzuola.
Sebastian non gli rivolge nemmeno uno sguardo, nè tantomeno la parola.
Kurt guarda per un momento le sue spalle tese e la sua schiena rigida.
Non dice niente e chiude gli occhi, ma sa già che non appena sentirà il respiro di Sebastian farsi pesante, lui sgattaiolerà fuori dal letto.



Blaine non sa come sia possibile, ma adesso si trova dall'altra parte del bancone, di fianco al barista.
«Eddai!» lo supplica «Voglio solo vedere se Kurt aveva ragione!»
Il barista indietreggia, spaventato da Blaine.
«C-chiamo la sicurezza se non ti allontani» mormora il barista.
«Mi allontanerò solo quando mi farai vedere quanto ce l'hai lungo!» farnetica Blaine.
L'altro ragazzo fa un ulteriore passo indietro, si guarda intorno in cerca d'aiuto, ma scopre, con crescente orrore, che non c'è più nessuno nel bar.
Ed è anche comprensibile dato che sono le due e mezza di notte ormai.
La gente normale a quest'ora dorme, non sta certo a ubriacarsi e a molestare un povero barista, che diamine!
«Daaaaiiii» continua Blaine, avvicinandosi ancora.
Il barista scavalca agilmente il bancone e si allontana.
«Hey! Dove vai?» biascica Blaine mentre adocchia una bottiglia di vodka e ne trangugia un sorso abbondante.
Poi cerca di scavalcare anche lui il bancone, ma, non riuscendoci, si accascia per terra ridacchiando da solo.
Il barista lo guarda da lontano e scuote la testa.
Chiama la sicurezza e li avverte che c'è un cliente ubriaco da riportare in camera.


Blaine continua a lanciare occhiate d'odio verso quell'uomo enorme che lo sta trascinando dentro l'ascensore dell'hotel.
«In che camera alloggi?» gli chiede il gigante prima che le porte dell'ascensore si chiudano.
«Nella suite imperiale» bofonchia Blaine.
«Sei così...alto» aggiunge poi alzando la testa e guardando l'uomo in faccia.
Questo scrolla le spalle e «Te lo sei voluto tu» dice prima di spiattellare Blaine contro la parete dell'ascensore e tastarlo ovunque alla ricerca della sua chiave magnetica.
Quando la trova, legge il numero e il piano della stanza e fa partire l'ascensore, ignorando le proteste di Blaine.
«Voglio la mia suite imperiale!» esclama Blaine mentre batte i pugni contro il suo stesso petto.
«La smetti di comportarti come Tarzan?» gli domanda allora l'omone della sicurezza.
Blaine gli fa una pernacchia mentre continua a battere sulla sua cassa toracica.
Nel giro di trenta secondi raggiungono il piano in cui si trova la camera di Blaine. L'uomo afferra il moro per le spalle da dietro e lo spinge fuori dall'ascensore.
«Devo accompagnarti fino alla stanza o riesci ad andarci da solo?» chiede poi.
Blaine sembra un cucciolo di giraffa, le gambe traballanti. Fa un passo incerto fuori dall'ascensore.
L'uomo della sicurezza gli lascia le spalle mentre Blaine si volta verso di lui e alza il pollice all'insù.
«Grazie, capo. Ti offrirò una birra la prossima volta che ci incontreremo!» dice poi.
L'uomo gli lancia un'ultima occhiata, poi preme un pulsante e le porte dell'ascensore si chiudono, lasciando Blaine da solo nel corridoio.
Beh, non proprio solo in realtà.
Perchè, seduto davanti alla porta della camera, a pochi passi da lui, c'è Kurt.
Tanto per cambiare.
Blaine ha la vista un po' sfocata e ci mette qualche secondo per riconoscere l'altro ragazzo.
Al contrario di lui, Kurt riconosce immediatamente Blaine e, non appena lo vede, si alza da terra.
Blaine arriccia il naso e fa qualche passo per raggiungerlo, ma inciampa nei suoi stessi piedi.
«Cazzo» borbotta quando il suo culo tocca terra con un tonfo.
Kurt si avvicina immediatamente e «Blaine, tutto bene?» gli chiede a bassa voce.
«Perchè parli a bassa voce?» domanda il moro a voce troppo alta, infatti Kurt si guarda intorno con sguardo preoccupato.
«Perchè sono le due e mezza passate, Blaine» sussurra Kurt, sedendosi di fronte a Blaine e fronteggiandolo.
Blaine lo guarda con uno sguardo a dir poco confuso e «Quindi?» chiede.
«Quindi...la gente dorme a quest'ora e sai, siamo nel mezzo di un corridoio» gli spiega pazientemente Kurt.
«Beh, allora andiamo in camera. Non voglio sussurrare...anzi...devo raccontarti...oddio...il barista...il cazzo...piccolo...ah!» balbetta Blaine cominciando a ridere come un pazzo.
Kurt si alza e trascina Blaine fino alla camera.
«Dov'è la tua chiave?» chiede poi quando raggiungono la porta.
«Me l'ha rubata l'uomo alto e...era enorme, Kurt, enorme!» 
Kurt si tira una mano sulla faccia e «Blaine, collabora, per favore...» mormora.
Blaine allora comincia a ravanare nelle tasche dei suoi pantaloni, tirando poi fuori la chiave magnetica, che ovviamente l'uomo della sicurezza non aveva rubato.
La lancia addosso a Kurt, che preso alla sprovvista, la lascia cadere a terra.
Allora Kurt si china per raccoglierla e sente chiaramente Blaine dire: "Hai pure un bel culo".
Il castano arrossisce, ma fa finta di niente e apre la porta, spingendo Blaine all'interno della camera.
Il moro si butta a peso morto sul materasso del letto non appena entra nella stanza.
Kurt chiude la porta e lo raggiunge, ma rimane in piedi di fianco al letto.
Blaine ride, guardandolo e «Stenditi con me» mormora toccando la parte vuota del materasso.
Kurt nota dei fogli poggiati lì, a due centimetri dalla mano di Blaine.
«Ci sono dei fogli lì...» sussurra.
Blaine sembra quasi riprendersi alle parole di Kurt e alza il busto, guardando i fogli incriminati.
«Potrei anche buttarli» bofonchia con un tono di voce triste poi cerca di prenderli, ma Kurt lo precede e comincia a leggerli.
Legge avidamente tutte le parole, ma le note non le capisce, quindi guarda Blaine e «Me la canteresti?» gli chiede.
Blaine si rotola nel letto e finisce a rannicchiarsi in posizione fetale, dando la schiena a Kurt.
«Blaine...» lo richiama Kurt.
«Quella...non è niente, Kurt. L'ho scritta così...ma...lascia perdere, posala sul comodino e vieni qui» dice allora Blaine voltandosi verso Kurt.
Il ragazzo segue il suo consiglio, posa lo spartito e si stende a pancia in su, di fianco a Blaine.
Trattiene il respiro quando sente la mano di Blaine accarezzargli i capelli dolcemente.
«Cosa ci fai qui?» gli chiede il moro dopo qualche secondo.
«Ti avevo detto che ci saremmo visti...» mormora Kurt socchiudendo gli occhi, troppo distratto dalla mano di Blaine che ora gli sta accarezzando una guancia.
«Sono quasi sicuro che ieri notte ti avessi detto che non sarebbe stata una buona idea...vederci, intendo...o forse sono troppo ubriaco»
«Beh, ma adesso sono qui...sei felice che io sia qui?» gli chiede Kurt.
Blaine pare pensarci un po', ma poi «Più o meno» risponde.
«Perchè?» domanda il castano, girandosi anche lui su un fianco e fronteggiando Blaine.
Blaine poggia una mano sotto il cuscino e l'altra la lascia vagare sul volto di Kurt.
Traccia le sue sopracciglia con i polpastrelli e sorride stancamente.
I suoi occhi sono lucidi per colpa dell'alcool, ma secondo Kurt sono ugualmente bellissimi.
«Perchè tra qualche ora prenderò un aereo» risponde Blaine allora.
«Ma io sono qua adesso» ribatte piano Kurt, le mani strette contro il suo stesso petto.
Il moro a questo punto passa le sue dita sulle labbra sottili di Kurt e «Cosa vuoi da me, Kurt?» chiede in un sussurro.
Kurt apre la bocca, in cerca delle parole giuste, che però non arrivano, così si rigira sulla schiena e osserva il soffitto della camera.
«Il primo giorno che sono arrivato qui in hotel ti ho visto seduto sullo sgabello del bar e ho pensato che fossi bellissimo» comincia a dire a bassa voce «La seconda volta che ti ho visto, sempre seduto su quello sgabello, ho pensato che avrei dovuto assolutamente parlarti...così mi sono seduto di fianco a te, ma tu forse eri troppo sbronzo per accorgerti di me e io mi vergognavo troppo ad attaccare bottone con uno sconosciuto»
Blaine schiude le labbra incredulo.
«E poi...beh, la sera dopo...lo sai anche tu, ho preso coraggio e mi sono seduto di nuovo di fianco a te e questa volta ho parlato» continua Kurt.
«Non lo so cosa sto facendo» aggiunge poi, dopo qualche secondo, incapace di fermare il flusso di parole «credo...che tu mi piaccia, ecco. E...se all'inizio sono stato attratto da te fisicamente, ora che ti conosco invece...credo solo che-»
«Prima ero un cantante famoso,sai?» lo interrompe Blaine, con un tono strascicato.
Kurt volta la testa per guardarlo e annuisce.
«Già...immagino tu avessi tutti i ragazzi del mondo ai tuoi piedi» sussurra il castano, leggermente amareggiato dall'interruzione di Blaine. Insomma, lui gli ha appena confessato la sua attrazione e l'altro che fa? Cambia argomento di punto in bianco?
Blaine, comunque, non dice più niente per minuti interi. La stanza è silenziosa e scura.

«Penso» dice il moro dopo un po' «che il vero problema sia...Sebastian?»
Questa volta è Kurt quello a rimanere senza parole.
«Insomma...» continua Blaine «da quanto tempo tu e lui...?»
Kurt si schiarisce la voce e «Nove anni» mormora.
Poi, improvvisamente, Blaine si alza dal letto e «Devo andare a vomitare» annuncia a gran voce, come se nella stanza ci fossero altre persone oltre a lui e Kurt.
Kurt si gira su se stesso e sprofonda il volto nel cuscino-che profuma di Blaine-e grida.
Fortunatamente Blaine è piegato sulla tavoletta del cesso a rimettere anche l'anima e non sente l'urlo smorzato che proviene dalla camera da letto.

Blaine torna a letto una ventina di minuti dopo.
Il suo volto è pallido, i suoi occhi arrossati e i capelli sparati in tutte le direzioni.
Kurt lo osserva mentre si sfila i pantaloni e la maglia e rimane in boxer.
Vorrebbe distogliere lo sguardo, Kurt, ma non ce la fa.
Blaine comunque sembra non accorgersi nemmeno della sua presenza.
«Stai meglio?» gli chiede Kurt quando Blaine si gratta il retro del collo e guarda il pavimento.
«Non proprio. Forse è meglio che tu vada» risponde il riccio.
«Non voglio andarmene» sussurra Kurt.
Blaine alza lo sguardo su di lui e scuote le spalle leggermente.
«Okay» dice arrendevole, poi si infila sotto le coperte e da nuovamente la schiena a Kurt.
Kurt rimane sopra alle coperte e guarda il corpo di Blaine rannicchiato su se stesso.
«Non ho voglia di tornare nella mia camera» sussurra Kurt, rompendo il silenzio.
Blaine borbotta qualcosa che Kurt non riesce a capire.
«Non amo più Sebastian» continua il castano voltandosi su un fianco per guardare meglio la schiena di Blaine, manco fosse un'opera d'arte.
«Dopo nove anni...non sai che l'amore ha una scadenza? Nove anni sono troppi» commenta Blaine.
«Non penso che l'amore abbia una scadenza, sai? E nove anni non sono troppi...solo che...stiamo insieme da quando ho sedici anni...sono cambiato tanto da allora e anche Sebastian è cambiato e forse il nuovo me non ama più il nuovo lui»
«Mi pare comprensibile» bofonchia Blaine.
«Siamo diventati come una vecchia coppia di sposati» continua Kurt «non c'è più stupore, nè emozione, nè passione. C'è solo un grande vuoto tra di noi e non capisco se anche Sebastian senta questa voragine o se sono solo io quello che...quello che si sente così, ecco»
Blaine sente il tono di Kurt incupirsi, così si volta e, senza nemmeno rendersene conto, si trova a pochi centimetri dal viso dell'altro ragazzo.
«Vorrei baciarti» si lascia sfuggire mentre guarda il profilo delle labbra di Kurt.
E non sa perchè l'ha detto, proprio non lo sa, ma ormai non può più tornare indietro, no? 
Il castano lo guarda con occhi leggermente spalancati e «Quanto sei ubriaco?» gli chiede.
«Abbastanza da non avere più alcun filtro bocca-cervello» gli risponde Blaine con un sorriso sbilenco.
«Abbastanza da non ricordarti di nulla domani mattina?» gli domanda ancora Kurt.
«Questa è una domanda a cui non posso proprio rispondere, Kurt» dice con sincerità il moro.
I suoi occhi sono incatenati a quelli di Kurt, che lentamente avvicina il suo viso a quello di Blaine.
«Io...» sussurra ad un millimetro di distanza dalle labbra di Blaine «forse è davvero meglio che me ne vada»
Il cuore batte forte, come impazzito, dentro al petto di Kurt, che si allontana bruscamente dal calore del corpo del moro.
Stava per fare una cazzata enorme. 
Lui è fidanzato.
Blaine è ubriaco.

Meglio uscire subito da questa stanza, pensa Kurt mentre con un balzo salta giù dal letto.
Peccato che Blaine si sporga e lo afferri per un polso, stringendolo forte.
«Domani mattina parto, torno in America. Non ci rivedremo mai più» gli dice.
E usa un tono che suona tanto come una supplica.
Una supplica del tipo: "Ti prego baciami adesso, perchè poi non potrai mai più farlo".
Kurt sorride leggermente e gli scosta un ricciolo ribelle che era finito sulla fronte di Blaine.
«Ci rivedremo, Blaine» sussurra.
Poi si scrolla dalla presa di Blaine ed esce velocemente dalla camera.


Kurt ha il respiro corto e affannato quando si stende sul suo materasso.
Sebastian dorme tranquillamente di fianco a lui, non si è nemmeno accorto che Kurt si è alzato alle due di notte, figuriamoci adesso.
Kurt chiude gli occhi e poggia una mano sul suo petto come a voler fermare la corsa impazzita del suo cuore.


Blaine si sveglia per colpa della suoneria del suo cellulare, lo afferra di malavoglia e «Pronto?» risponde sbadigliando.
«Blaine, dove cazzo sei? Devi fare il check in!» gracchia la voce di Wes dall'altra parte del telefono.
Blaine sgrana gli occhi e «O cazzo» mormora «Arrivo, arrivo!»
Dopodichè cerca di alzarsi dal letto, ma un mal di testa feroce e un ronzio fastidioso lo assalgono, facendolo ricadere sul materasso.
Con tutta la forza di volontà che possiede, Blaine riesce a raggiungere il bagno.
Piscia, senza nemmeno preoccuparsi di alzare la tavoletta, si sciacqua il viso e si lava i denti velocemente.
La puzza di alcool gli impregna comunque la bocca.
Dio, la sera prima ha davvero esagerato probabilmente. E Blaine si da del coglione, perchè si è bruciato così la sua ultima nottata a Tokyo. Si è bruciato così quella piccola possibilità che aveva con Kurt. Kurt che era ad un soffio dalle sue labbra. Kurt che però, alla fine, è scappato.
Blaine non ha dimenticato proprio niente. Si ricorda tutto ciò che è successo, anche l'ultima promessa mormorata dal ragazzino. Dal suo ragazzino.
"Ci rivedremo, Blaine".

Apre la porta della stanza, con la valigia in mano, e sta per richiudersela alle spalle quando...lo spartito.
Rientra velocemente nella camera e acciuffa i fogli abbandonati sul comodino.
Dopotutto, forse, non sono poi da buttare.











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Capitolo 5
*** Partenze e... ***



Buongiorno popolo di EFP!
Come state? Io sto passando la fase "continua a fissare la foto di Darren Criss nei panni di Hedwig".

Coooomunque, sorvolando sul mio lato da maniaca, volevo dirvi che questo capitolo è un po' di passaggio e che non ci sono interazioni tra Kurt e Blaine. Vi tocca aspettare ancora una settimana per leggere le "vacanze" italiane della Klaine xD
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate (anche se vi fa schifo, eh!).

Grazie
Truppappa 

 



 
PARTENZE E...






Blaine arriva all'aereoporto con la fronte bagnata di sudore e il fiato corto.
Ci mette due secondi esatti a trovare la figura di Wes che adesso sta battendo un piede per terra con fare nervoso e si sta guardando attorno in cerca del suo amico.
«Sono qui!» grida allora Blaine mentre corre in direzione di Wes.
«Cristo, Blaine!» impreca l'amico «Muoviti che fra meno di dieci minuti parte l'aereo!»


Il riccio guarda la città di Tokyo rimpicciolirsi sotto di lui e sospira leggermente.
«Che hai, Blaine?» gli chiede Wes, seduto al suo fianco.
«Credo di aver lasciato qualcosa lì, a Tokyo...» mormora pensieroso Blaine, lo sguardo perso fuori dal finestrino.
«Il rasoio? Lo spazzolino?» domanda Wes mentre rovista nel suo bagaglio a mano e tira fuori un giornale.
Blaine scuote leggermente la testa, anche se il suo amico non lo sta guardando, e «Ho scritto una canzone, Wes» sussurra.
Wes lascia cadere dalle sue mani il giornale e «Mi stai pigliano per il culo?» sbotta.
Blaine gira il collo e guarda Wes negli occhi. «Perchè mai dovrei pigliarti per il culo?» chiede.
«Che cazzo ne so, forse perchè non vuoi più fare quelle pubblicità e allora cerchi un modo per tirartene fuori!» osserva Wes.
«Ma che stai dicendo, Wes? Secondo me Sebastian non mi chiamerà più per fare le sue stupide pubblicità...l'altra sera, a cena con lui, me ne sono andato senza dire una parola! Avrà trovato sicuramente qualcuno migliore di me e-»
«Blaine...» cerca di interromperlo Wes.
«Insomma, avrà pensato che sono uno psicopatico e-»
«Blaine...»
«E poi, che cazzo, se mi avesse voluto parlare di lavoro mi avrebbe contattato ieri, no? Insomma, lo sapeva che me ne sarei tornato in Americ-»
«Blaine, cazzo!» urla allora Wes spazientito. 
Il moro nota che quasi tutti i passeggeri del volo li stanno guardando male.
Fantastico, davvero fantastico.
«Perchè hai urlato?» chiede allora Blaine abbassando drasticamente la voce.
Wes si tira una mano in faccia e «Perchè stavi continuando a dire un mucchio di stronzate» ribatte.
«Ho solo detto la verità» borbotta Blaine incrociando le braccia al petto.
«La verità? La verità è che ieri Sebastian Smythe mi ha chiamato e sai cosa? Ci siamo visti! E sai un'altra cosa?»
«Cosa?» domanda Blaine, aspettandosi già il peggio.
«Mi ha dato un contratto da farti firmare. Tra due settimane dobbiamo andare in Italia per girare la prossima pubblicità»
Blaine rimane con la bocca aperta, Wes ghigna compiaciuto.
«Stai scherzando?» sussurra Blaine dopo un minuto intero.
«No, assolutamente no» risponde Wes, poi assottiglia lo sguardo e «e tu? Mi stavi prendendo in giro prima quando mi hai detto che hai scritto una canzone?» gli chiede.
Blaine scuote la testa.
«Quindi...è una cosa buona?» chiede ancora Wes.
«Sicuramente è una cosa scritta con il cuore» mormora Blaine prima di tornare a guardare fuori dal finestrino.
Le palpebre sono pesanti e poco dopo Blaine si lascia cullare dalle braccia di Morfeo, ma prima di addormentarsi un pensiero lo sfiora: anche Kurt sarà in Italia, vero?

Wes se lo sente, mentre guarda il suo amico addormentato, se lo sente. Se lo sente che ciò che ha scritto Blaine sarà qualcosa di meraviglioso, come ai vecchi tempi.
Si chiede solo perchè proprio adesso? Che cosa ha smosso Blaine? O sarebbe meglio chiedersi chi ha smosso Blaine?



Kurt alza il capo verso il cielo e pensa che finalmente è di fronte alla falsa Tour Eiffel giapponese.
Il ragazzo ha gli angoli della bocca piegati all'ingiù mentre pensa che lui avrebbe voluto vederla con Blaine al suo fianco.
«Non ti piace, Kurt?» gli chiede Sebastian notando la sua espressione triste.
Il castano smette di fissare la torre e guarda Sebastian.
«Non è niente di che» mormora.
«Oh...ti ho portato qui perchè pensavo che la Tokyo Tower ti potesse piacere» borbotta Sebastian.
Kurt riporta lo sguardo alla torre e «La Tokyo Tower?» chiede stranito.
«Si, la Tokyo Tower...è così che si chiama questa torre» risponde Sebastian.
«Preferivo chiamarla "la falsa Tour Eiffel"»
«Non dire sciocchezze, Kurt» ridacchia Sebastian e Kurt sbotta. Sbotta perchè pensa che se Blaine fosse lì con lui, a quest'ora avrebbe detto qualcosa di molto stupido, ma...ma Blaine non c'è.
«Non è una sciocchezza, Seb. Non vedi che questa torre è identica a quella di Parigi? I giapponesi hanno copiato i francesi, quindi io la chiamo "la falsa Tour Eiffel"!» ribatte Kurt alzando la voce e portando su di sè l'attenzione di alcuni passanti.
«Non c'è bisogno che ti agiti tanto per una sciocchezza del genere» gli fa notare Sebastian.
«Non è una sciocchezza!» urla allora il castano.
«Kurt...»
«Non è una sciocchezza...» ripete Kurt, questa volta sussurrando mentre incrocia le braccia al petto e guarda l'asfalto sotto i suoi piedi.
«Forse è meglio tornare all'hotel» propone Sebastian, uno sguardo preoccupato rivolto al suo ragazzo.
Kurt fa finta di non notare le occhiate di Sebastian mentre camminano in direzione dell'albergo e cerca di non piangere.
Si sente così stupido.



«Blaine?!» urla Wes sbattendo il pugno contro la porta dell'alloggio di Blaine.
«Blaine, apri la porta! Non rispondi al cellulare da una settimana, sei vivo?» 
Wes continua a urlare e picchiettare contro il legno per altri dieci minuti, poi, finalmente, sente il rumore dello scatto della serratura e la porta si apre, rivelando la figura di un Blaine a dir poco distrutto.
La sua barba è lunga e incolta, i ricci crespi e indomabili-sembra quasi Medusa, santo cielo!-, gli occhi sono accerchiati da delle occhiaie violacee a dir poco spaventose e «Che cos'è 'sta puzza?» chiede Wes varcando la soglia dell'appartamento di Blaine tirandogli una piccola spallata per entrare.
Blaine alza un braccio e si annusa l'ascella.
«Mi sa che sono io» bofonchia con voce impastata.
Wes lo guarda allibito. E schifato.
«Che cazzo stai facendo, Blaine?» gli chiede allora. Nota che la casa del suo amico è un vero e proprio disastro. Ci sono bottiglie di birra e cartoni di pizza sparsi per tutto il pavimento.
«Che schifo» borbotta Wes mentre inciampa su un paio di boxer, sporchi ovviamente, e rischia di spezzarsi l'osso del collo cadendo a terra.
«Cosa vuoi?» chiede Blaine mentre guarda il suo amico, che adesso è seduto per terra che si massaggia un ginocchio dolorante.
«Cosa voglio?! Hai anche il coraggio di chiedermi cosa voglio?» domanda alterato Wes.
«Beh, sei piombato in casa mia...è legittimo che io chieda-»
«Legittimo un cazzo» sbotta Wes «sono il tuo cazzo di manager, oltre che il tuo migliore amico, quindi sono io quello che ha il dirotto di chiederti che cazzo stai facendo della tua vita!»
«Mi riposo?» butta lì Blaine mentre lascia il soggiorno per rifugiarsi nella cucina.
Wes grugnisce e si tira su da terra. Saltella su una sola gamba, perchè il ginocchio continua a fargli male, e raggiunge il riccio in cucina.
Blaine è piegato a novanta mentre guarda con occhio critico il suo frigo vuoto.
«Blaine?» lo richiama Wes.
«Mmh?» 
«Blaine, che cazzo ti succede? Pensavo ti fossi ripreso da questa apatia...e dall'alcool...» dice Wes mentre nota che la cucina è ridotta ancora peggio del salotto. Insomma, tutte quelle bottiglie di super alcolici non sono propriamente un buon segno.
«Sto alla grande, Wes» biascica Blaine mentre chiude il frigo e tira fuori una bottiglia di vodka da un'anta della cucina. 
«Si vede...» commenta ironicamente Wes quando vede che il suo amico trangugia una quantità esagerata di quel liquido trasparente.
Blaine si stacca dalla bottiglia e si lascia scappare un rutto.
«Ooops» ridacchia.
Wes scuote la testa amareggiato e si avvicina al riccio. 
«Senti Blaine...tra due giorni dobbiamo partire per l'Italia, lo sai vero?» dice poi.
Il moro lo guarda con i suoi occhi annebbiati dall'alcool.
«Blaine? Hai capito quello che ti ho detto?» gli chiede allora Wes.
Blaine continua a guardarlo per qualche secondo e poi scoppia in una sonora risata.
«Italia! Si, Italia! Senti come sono bravo a parlare in italiano» dice, poi si schiarisce la gola e «Ciao beli! Sono Blaine e sono qui per...»
«Per cosa andiamo in Italia?» chiede poi tornando a parlare in inglese.
«La pubblicità, Blaine, la pubblicità» gli ricorda Wes.
«Oh, si! Già, la pubblicità di merda di Sebastian!»
«Blaine!» esclama scandalizzato Wes.
«Cosa?»
«Non insultare Sebastian, guarda che è il tuo capo, è quello che ti paga!»
«Si, ma è quello che si scopa Kurt...» bofonchia Blaine.
Wes si immobilizza e «Kurt?» chiede «Chi è Kurt?»
Blaine si lascia cadere per terra e trangugia un altro sorso dalla bottiglia di vodka che tiene ancora in mano.
«Kurt è la mia musa, Wes» sussurra, la vodka che gli cola sul mento perchè non è riuscito a centrare esattamente la bocca.
Wes lo guarda dall'alto, un cipiglio confuso in volto.
«Quindi...è per questo Kurt che hai scritto una nuova canzone?» chiede piano.
Blaine piagnucola e si attacca nuovamente al collo della bottiglia.
«Fa schifo quella canzone...» sussurra poi.
Wes si siede per terra di fianco al suo amico.
«Sono sicuro che non faccia schifo, posso vederla?» chiede.
«No...» pigola Blaine.
«Okay...me la farai vedere prima o poi?»
«No...»
«Mh...e...Kurt sarà in Italia con Sebastian?»
«Credo...»
«E a lui la farai vedere?»
«L'ha già vista...» ammette Blaine.
Wes sgrana gli occhi. Lui è sempre stato il primo a vedere le canzoni scritte da Blaine. Sempre.
«E gli è piaciuta?» chiede dopo qualche minuto di silenzio.
«Non è capace a leggere la musica...però mi ha chiesto di cantargliela»
«E?»
«E io non l'ho fatto...»
«Dovresti cantargliela...»
«Ma tu che ne sai? Magari è una canzone da buttare, esattamente come le ultime che ho scritto» borbotta Blaine.
Wes si avvicina a lui e lo abbraccia.
«Blaine?»
«Mh?»
«Puzzi da morire»
E Blaine ride spintonando il suo amico lontano da lui e dalla sua puzza.



Kurt è seduto sul solito sgabello. Su quello sgabello su cui si sedeva sempre Blaine.
Il barista giapponese gli mette davanti un bicchiere di gin lemon.
Kurt se lo rigira tra le mani mentre pensa che mancano solo più due giorni. 
Due giorni e poi lui e Sebastian partiranno per l'Italia. 
Due giorni e poi lui vedrà di nuovo Blaine.
Il ragazzo non sta più nella pelle.
Ha passato gli ultimi dieci giorni chiuso in camera d'albergo da solo, ovviamente, perchè Sebastian doveva lavorare come al solito e poi di notte sgattaiolava fuori dal loro letto, cercando di non farsi sentire dal suo ragazzo, e andava a girovagare per strade sconosciute di Tokyo.
Non è stato bello passeggiare da solo. Proprio per niente. 
Una sensazione di solitudine e tristezza gli ha fatto compagnia durante tutte le nottate.



«Dentifricio?»
«Preso»
«Boxer»
«Presi»
«Collirio?»
«Cosa me ne faccio del collirio?»
«Non si sa mai nella vita!»
«Mah...se lo dici tu»
«Si, si, fidati di zio Wes»
«Da quando in qua ti autochiami "zio Wes"?»
«Da adesso»
«Okay, zio Wes»
«Bene...dove eravamo rimasti?»
«Collirio»
«Giusto...allora...uhm...asciugamani?»
«Ci sono negli hotel, Wes»
«Chiamami zio Wes»
«Ci sono negli hotel, zio Wes»
«Ne sei sicuro? Insomma, sei mai stato in un hotel italiano? Siamo sicuri che gli italiani usino gli asciugamani?»
«Wes?»
«Si?»
«Non sono mai stato in Italia, ma sono sicuro al cento per cento che anche gli italiani usino gli asciugamani»
«Mah...non lo so...l'Italia è conosciuta per la pizza, il mandolino e la mafia, non so se posso fidarmi dei loro hotel»
«Lasciatelo dire, sei un coglione»
«Blaine Anderson dice a me che sono un coglione? La fine del mondo è vicina uuuuh!»
«Wes?»
«Si?»
«Ho preso tutto, la valigia è pronta, domani mattina alle cinque dobbiamo svegliarci e andare in aereoporto, ma adesso...puoi stare zitto e lasciarmi dormire?»
Wes tira un lembo del lenzuolo con forza lasciando Blaine scoperto.
«Che stai facendo?» urla Blaine cominciando a tirare a sua volta il lenzuolo.
«Ti rubo le coperte»
«E perchè diavolo dovresti rubarmi le coperte?»
«Perchè sei stato molto scortese con me» sbuffa Wes.
«Io? Ma sei tu che-»
«Blaine» lo interrompe con voce grave Wes.
«Cosa c'è?» sbuffa Blaine.
«I preservativi» si limita a dire Wes.
«I preservativi cosa?» domanda il moro accigliandosi.
«Li hai presi?»
Blaine allora afferra il cuscino da sotto la sua testa e lo sbatte sulla faccia del suo amico.
«Ahia!» esclama Wes «Mi hai fatto male!»
«Te lo sei meritato» osserva Blaine mentre riposiziona il cuscino sotto al suo capo.
«Non è vero, ti ho solo fatto una domanda»
«Una domanda molto stupida» commenta il moro.
«Perchè? Sono tuo amico e mi preoccupo per la tua vita sessuale»
«Ma dimmi...perchè sei qui in questo momento? Non potevi andartene a dormire a casa tua?»
«Sei tu che mi hai invitato a dormire qui! Hai detto che casa tua è più vicina all'aereoporto e così facevamo prima e bla bla bla»
Blaine si gira su un lato, dando la schiena a Wes. Sbuffa e «Mannaggia a me» mormora.
«Lo so che mi vuoi bene» gli sussurra Wes avvicinandosi e stringendolo in un abbraccio da dietro.
Rimangono in silenzio per qualche minuto, ma nessuno dei due riesce ad addormentarsi.
Blaine sente il respiro di Wes sul suo collo e «Sai che questa posizione è molto gay?» domanda cercando di mantenere un tono serio.
Wes gli tira una manata in testa.
«Mi piace violento» dice allora Blaine, non riesce più a trattenersi e scoppia a ridere come un cretino.
«Sei un coglio-» comincia a dire Wes, ma «Lo so che mi vuoi bene anche tu» lo interrompe Blaine.



L'ultima notte è finalmente arrivata.
Kurt cammina. Cammina senza una meta, con lo sguardo vuoto e la mente persa in mille pensieri, ma quando si ritrova davanti proprio quel karaoke bar... beh, sorride e non ci pensa due volte prima di entrare.
Non consulta nemmeno i fogli con le canzoni che può cantare, semplicemente si avvicina al palchetto su cui i clienti si esibiscono e chiede se può cantare una canzone di Blaine Anderson.
Il locale è praticamente vuoto, c'è soltano una coppia seduta in un angolo che però non sembra minimamente interessata alla sua esibizione.
A Kurt però non interessa il pubblico, vuole solo cantare.
Dondola sul posto e, se chiude gli occhi, gli sembra quasi di sentire la presenza di Blaine al suo fianco, proprio come quella sera.
Quando Kurt torna nella camera dell'hotel sono passate da poco le sei e Sebastian è in piedi che guarda fuori dalla finestra.
«Dove sei stato?» gli chiede non appena il castano apre la porta. Il suo sguardo continua a guardare il paesaggio fuori.
Kurt non gli risponde nemmeno, semplicemente si butta a peso morto sul letto.
«Forse non dovresti venire in Italia» dice dopo un po' Sebastian.
Kurt, che aveva chiuso gli occhi, alza le palpebre di colpo.
«C-cosa?» pigola.
«Forse non dovresti venire in Italia, con me. Forse non dovresti stare più con me e basta» mormora Sebastian.
Kurt lo sa che dovrebbe dirgli che ha ragione, che non dovrebbe più stare con lui, ma se Sebastian lo lascia non potrà andare in Italia e...non potrà rivedere Blaine.
Per un secondo il castano pensa che vive nel ventunesimo secolo e che forse un modo per rintracciare Blaine ci sarebbe, una volta tornato in America, ma.
Ma Blaine sarà in Italia. E per quanto starà in Italia? E chi gli dice che riuscirà a contattarlo per vie traverse?
«Lo so che non mi ami più, Kurt» continua Sebastian e Kurt, al suono di quelle parole, sbatte velocemente le palpebre.
Ha sentito bene?
«Non-» sussurra Kurt, anche se non sa esattamente cosa voglia dire.
«Non c'è bisogno che tu menta, Kurt. Lo so io e lo sai anche tu...»
«Io non-»
«Io però ti amo ancora, Kurt, non credo di essere pronto a lasciarti andare» continua Sebastian.
Il castano si morde il labbro inferiore e vorrebbe scappare da quella stanza che comincia a soffocarlo.
«Hai detto che...prima...pensavo mi stessi lasciando» riesce a dire Kurt a questo punto.
«Credo che...vorrei fare un ultimo tentativo, se me lo permetterai»
«In che senso?»
«Andiamo in Italia, insieme. Poi...vedremo? Questo viaggio o sarà la fine di tutto o un nuovo inizio. Che ne dici?» propone Sebastian e finalmente si volta per guardare Kurt negli occhi.
Kurt annuisce piano e «Okay» sussurra, anche se in cuor suo sa che l'Italia sarà il capolinea della loro relazione.



Blaine ammira le nuvole fuori dal finestrino, Wes legge una rivista di gossip.
«Ma lo sapevi che Madonna farà un concerto in Italia proprio nella città in cui stiamo andando?» chiede Wes ad un certo punto, rompendo così il patto di silenzio che Blaine aveva proposto prima che l'aereo decollasse.
Il moro, infatti, rotea gli occhi.
«Avevamo fatto un patto, Wes...» gli fa notare.
Il suo amico sbuffa teatralmente e «Si, ma io non posso stare in silenzio per così tante ore!» esclama.
«Okay...però non me ne frega niente di Madonna»
«Ma sei gay!» ribatte Wes.
«Cosa stai insinuando?» chiede il moro guardando male il suo amico.
«Che Madonna è la paladina degli omosessuali! Che voi gay la idolatrate!»
«A me fa schifo» borbotta Blaine.
«Sei un gay difettoso, allora» osserva Wes e poi torna alla sua rivista di gossip.
Solo allora Blaine ripensa a ciò che ha detto l'altro ragazzo e «Wes?» lo richiama.
«Cosa c'è, falso gay?» risponde Wes, lo sguardo ancora incollato alla rivista.
«Non so perchè non te l'ho chiesto prima, ma...in che città stiamo andando esattamente?»
Wes chiude il giornale e lo guarda. 
«Ma sei scemo?» gli chiede.
«Ehm...no?» risponde incerto Blaine.
«Ehm...si!» lo contraddice Wes «Ma scusa, sei salito a bordo dell'aereo senza leggere nemmeno dove era diretto? Non hai guardato i biglietti?»
«Li hai tenuti tu i biglietti!»
«E quando siamo arrivati in aereoporto e abbiamo letto l'orario sul tabellone? Tu cosa stavi guardando?»
«L'ora!»
«E non la destinazione?!»
Blaine scuote la testa, i suoi occhioni sembrano quelli di un cucciolo di cane.
Wes grugnisce e «Torino» dice.
«Tomino? Che posto sarebbe?» chiede Blaine aggrottando le sopracciglia.
«Torino, Blaine, Torino» ripete l'amico.
«Ehm...scusa la mia ignoranza, ma...non ho mai sentito parlare di Torino. Pensavo andassimo a Roma...o a Firenze...o a Napoli!»
«Ti ricordi le Olimpiadi invernali del 2006?»
«Cosa c'entrano le Olimpiadi adesso?»
«Erano a Torino, Blaine»
«Ah...beh...e che altro c'è?»
«E io che ne so?! Mica ci sono mai stato!» esclama Wes.
«Ma perchè Torino?» domanda allora Blaine.
«Ma che ne so...Artie ha proposto di partire da Torino e poi spostarci in altre città per fare più riprese»
«Addirittura?» chiede Blaine, che è ben più che sorpreso perchè, insomma, deve solo fare una stupida pubblicità per un altrettanto stupido whiskey!
«Lui e Smythe hanno grandi progetti, a quanto pare» commenta Wes «E adesso stai zitto che voglio tornare a leggere quell'articolo su Madonna»
«Ma sei tu che hai rotto per primo il patto del silenzio» gli fa notare Blaine.
«Shhh! Zitto!» è la risposta di Wes.

 





 








 

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Capitolo 6
*** ...arrivi ***




SORPRESA!
Eccomi qua, ad aggiornare con un giorno di anticipo (e voi mi direte:" e chissene frega?" e fate bene a dirlo!)
Non ho nulla di particolare da dirvi se non ringraziare tutte le splendide persone che recensiscono e seguono/preferiscono/ricordano. GRAZIE :)

Ah no, scherzavo. In realtà ho una piccola cosa da dire.
Devo ringraziare la città di Torino, che con il suo grigiume ha ispirato questo capitolo.

Alla prossima
Truppappa

 




...ARRIVI






Torino.
Una parola.
Sei lettere.
Sei lettere sono fin troppe per descrivere questa città.
O almeno, questo è la prima impressione di Blaine.


Blaine cammina per le strade di Torino, lo sguardo fisso nel cielo grigio che ricopre la città.
Wes gli ha detto che Sebastian e Artie arriveranno lì il giorno seguente, così il riccio ha pensato bene di approfittarne per esplorare un po' questo nuovo posto mentre il suo amico è rimasto in albergo a sonnecchiare, stanco per il lungo viaggio.
E così Blaine cammina, cammina, cammina.
Cammina così tanto che ha paura di essersi perso, anche perchè si è accorto che Torino è una fottuta scacchiera, piena di incroci e di strade parallele e perpendicolari.
Insomma, Blaine è un uomo con uno scarso senso dell'orientamento, quindi... non è vero che ha paura di essersi perso, è sicuro di essersi perso!
Il riccio lancia un'occhiata al suo orologio da polso, notando che è già ora di cena e che dovrebbe tornare all'hotel.
Si, facile a dirsi. Il problema è che Blaine non si ricorda nemmeno il nome del posto in cui alloggia.
Allora decide che può concedersi ancora un po' di tempo per perdersi ulteriormente in mezzo a questa città.
Con passo strascicato percorre una via lunghissima, una certa via Po, che è contornata da portici enormi e okay, forse le sei lettere non bastano per descrivere Torino. Mai fidarsi delle prime impressioni.
E quando arriva al fondo di questa via, beh, Blaine non può fare altro se non spalancare la bocca come un cretino perchè si trova davanti una piazza enorme, sicuramente la più grande che lui abbia mai visto in Europa.
Si guarda intorno con lo sguardo perso. Un tram arancione gli sfreccia accanto e per poco Blaine non ci finisce sotto talmente è preso a contemplare il paesaggio che lo circonda.
Il moro attraversa la piazza, sotto i portici ci sono tantissimi locali affollati. Il ragazzo però non si sofferma su questo, no, lui continua a camminare per trovarsi davanti ad un fiume. E proprio lì, oltre il fiume e davanti a lui, c'è un edificio imponente e bellissimo.
Blaine non sa cosa sia quella costruzione...una chiesa, forse? Fatto sta che i suoi piedi, di loro iniziativa, attraversano il ponte che lo separano da essa.
Il riccio si ritrova così ad ammirarla da vicino e...più la guarda più gli vengono in mente le lezioni di storia dell'arte ai tempi del liceo, quelle lezioni in cui il professor Gallagher mostrava ai suoi alunni delle diapositive raffiguranti il Pantheon romano, con quella cupola che tanto affascinava l'allor giovane Blaine Anderson.
Gli occhi dorati di Blaine si muovono in fretta, cercando di cogliere più particolari dell'opera d'arte che si trova davanti a sè e vorrebbe salire quegli scalini ed entrare dentro l'edificio, ma c'è un cancello chiuso che glielo impedisce.
Proprio mentre il moro decide di sedersi ai piedi di una statua dedicata ad un certo Vittorio Emanuele I di Savoia, posta proprio di fronte a questo falso Pantheon, il suo cellulare comincia a suonare.
«Si?» risponde velocemente, le sue gambe gridano di sollievo quando finalmente poggia il suo sedere ai piedi della statua.
«Blaine, dove diavolo sei?» gli chiede la voce leggermente alterata di Wes.
«Sono davanti ad una chiesa...o almeno, credo sia una chiesa...» risponde tranquillamente Blaine.
«Beh, vedi di muovere le tue chiappe e di tornare in hotel. Subito» e così Wes riattacca la chiamata, senza dare il tempo a Blaine di rispondere.
Il riccio rimane ancora qualche minuto seduto lì, tanto Wes sarà arrabbiato con lui in qualsiasi caso, un minuto in più di ritardo non può certo fare la differenza.
Chiude gli occhi, ascolta il rumore della città. Il suono dei clacson delle auto, del fiume, della gente che passeggia davanti a lui chiacchierando e un «Hey, hai da accendere?».
Blaine alza solo una palpebra, giusto per capire se la voce che ha sentito si stava rivolgendo a lui.
Un ragazzo giovane con i capelli biondi, palesemente tinti, è seduto al suo fianco e lo sta guardando in attesa di una risposta.
Blaine si decide ad aprire anche l'altro occhio e «Non sono italiano» dice con una pronuncia italiana probabilmente pessima, perchè il ragazzo biondo scoppia a ridere.
Il moro non sa nemmeno se sentirsi offeso da questa risata così sguaiata.
«Scusa» dice poi lo sconosciuto cominciando a parlare in inglese. E il suo inglese è sicuramente migliore dell'italiano di Blaine.
«Cosa mi hai chiesto prima?» gli domanda Blaine.
«Se avevi da accendere» ripete il biondino e Blaine nega con il capo.
«Sei americano?» gli chiede poi il ragazzo.
Blaine annuisce.
«Sei uno di tante parole, eh?» osserva l'altro con sarcasmo e Blaine ridacchia prima di rispondere con una scrollata di spalle.
Il ragazzo scoppia a ridere e Blaine si chiede se è normale incontrare ragazzini che lo importunano in ogni città in cui va, anche se Kurt...beh, Kurt non lo può proprio paragonare a questo ragazzo ossigenato.
Proprio no.
«Io sono Jeff, comunque» dice dopo un po' il ragazzo che non assomiglia assolutamente a Kurt.
«Qualcuno te l'ha chiesto?» domanda Blaine con un tono di voce che risulta fin troppo acido anche alle sue orecchie.
«Simpatico...» mormora l'altro abbassando il capo e Blaine si sente in colpa, così «Scusa...è che credo di essermi perso» dice.


Blaine in questo momento ha solo due certezze nella vita:
1) Jeff è un angelo mandato dal Signore.
Perchè? Perchè ha deciso di accompagnare Blaine all'hotel. Ovviamente dopo che il moro ha chiamato Wes per chiedergli il nome e l'indirizzo. 
2) Jeff è un angelo mandato dal Signore, si, ma è anche logorroico.
«Non mi hai ancora detto come ti chiami» gli sta infatti dicendo proprio adesso il biondino e il moro non può far altro se non alzare gli occhi al cielo e sbuffare un «Blaine» con tono di voce poco convinto.
«Che nome strano!» esclama Jeff.
«Parla un italiano che si chiama Jeff...cosa si erano fumati i tuoi genitori?» ribatte Blaine.
«Uhm...veramente i miei genitori sono americani e...a dirla tutta ho vissuto a Chicago fino ai dieci anni, poi hanno dato una promozione a mio padre e così...eccoci in Italia» spiega Jeff.
«Oh...» sussurra Blaine mentre si sente un completo coglione.
«Però adesso capisco come mai il tuo inglese è così fluido» aggiunge poi.
Jeff gli risponde con un sorriso e «E tu che ci fai qua a Torino? Sei qui per la Sindone? Perchè in 'sti giorni la città è invasa di turisti che arrivano da tutto il mondo» aggiunge poi.
Blaine solleva un sopracciglio, confuso.
«La Sindone? Cos'è? Un piatto tipico del posto?» domanda e Jeff si tira una manata in faccia scuotendo la testa.



Kurt Hummel non ha molte certezze nella sua vita, anzi, ma sa con sicurezza una cosa: odia viaggiare in aereo.
Ha una paura fottuta di volare e tutte quelle ore per arrivare in Italia? Beh, Kurt le ha passate battendo i denti, torturandosi le mani e innervosendo Sebastian, seduto accanto a lui, con i suoi numerosi tic da viaggio.
«Oh! Senti un po' che buon odore d'Italia!» trilla Sebastian una volta scesi dall'aereo.
Il castano annusa l'aria e «C'è puzza di morte» osserva.
Sebastian fa finta di non averlo sentito e lo prende per mano.
«Dai, andiamo a prendere i nostri bagagli che se ci muoviamo riusciamo a cenare ad un orario decente» dice poi, prima di trascinare Kurt per andare alla ricerca delle loro valigie.


«Eccoci qua» esclama allegramente Sebastian mentre lui e Kurt scendono da un taxi «questo sarà il nostro hotel per...uhm...non so ancora esattamente per quanto»
Kurt non bada troppo all'hotel, sinceramente non gliene può fregare di meno, ma continua a chiedersi se lui e Blaine potranno esplorare anche questa città durante le loro notti insonni.
Quando entrano nella hall, una receptionist molto cortese da loro la chiave della stanza in cui alloggeranno e Kurt, mentre la ragazza da loro il benvenuto a Torino e consiglia qualche posto da visitare, si domanda se anche Blaine ha una camera nel suo stesso hotel.
E la risposta gli arriva esattamente quarantacinque secondi dopo, quando le porte dell'ascensore, situato di fianco al banco della reception, si aprono.
Un ragazzo esce fuori da lì e inizialmente Kurt non ci fa molto caso, solo che poi Sebastian lo saluta.
«Chi è?» sussurra allora al suo ragazzo.
«Wes, il manager di Blaine Anderson. Non te lo ricordi?» risponde Sebastian.
Kurt scuote il capo e «Wes!» esclama Sebastian rivolgendosi all'altro ragazzo che stava per uscire dall'hotel.
«Signor Smythe» lo saluta avvicinandosi a loro, ma soffermando il suo sguardo su Kurt, che si sente leggermente imbarazzato.
«Chiamami Sebastian» dice tranquillamente Sebastian, un sorriso enorme stampato in faccia.
«Siete appena arrivati?» chiede Wes, i suoi occhi ancora inchiodati su Kurt.
«Proprio adesso» risponde Sebastian.
«E Blaine dov'è?» chiede Kurt, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Sebastian guarda Kurt con uno sguardo confuso. Wes invece fa un piccolo sorriso, che inquieta un po' Kurt e «A "scoprire la città"» dice, mimando il segno delle virgolette.
«Beh» prende parola poi Sebastian «se non avete ancora cenato, potremmo mangiare tutti insieme»
Wes tira fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei suoi jean e «Fatemi chiamare Blaine. Gli dico di tornare qui» dice, dopodichè si scusa e si allontana da loro.
Kurt riesce a sentire solo un "Blaine, dove diavolo sei?", poi Sebastian gli prende una mano e «Andiamo a vedere la stanza?» gli chiede.


«Ma...Blaine, posso dire una cosa?» domanda Jeff, una smorfia strana sul viso e una birra-quella che hanno comprato da un kebabbaro sulla via del ritorno- in mano.
«Fino ad ora non mi hai mai chiesto il permesso prima di parlare» osserva Blaine.
«Beh...non capisco, tu sei un cantante»
«Ero» lo corregge Blaine, ma Jeff fa segno con le mani per farlo tacere.
«No, sei un cantante. Mi hai detto che hai appena finito di comporre una nuova canzone!» gli fa notare.
«Si e con questo? Magari rimarrà chiusa nella mia valigia per tutta la vita!» sbuffa Blaine.
«Mah...io non credo, comunque non era questo quello che volevo dire»
«E cosa allora?» domanda curioso Blaine.
«Volevo dire che...sei un cantante, no? E perchè quel ragazzo non molla il suo tipo per mettersi con te? Cioè io lo lascerei il mio fidanzato per te!»
Blaine scuote la testa con fare rassegnato e si chiede perchè diavolo ha raccontato a questo sconosciuto tutta la storia di Tokyo e di Kurt. Soprattutto di Kurt.
«Il suo ragazzo è...è tipo un super riccone che lo porta in giro per il mondo, già te l'ho detto» dice poi dopo qualche secondo.
Jeff si ferma, da un sorso alla birra e «Ma cazzo, lo sanno tutti che i soldi non fanno la felicità!» esclama.
Blaine continua a camminare, anche se non sa davvero dove andare, e «Guarda che stanno insieme da tipo...nove anni?» aggiunge poi.
Il biondino gli corre dietro e lo raggiunge.
«Comunque qui devi girare a destra» dice indicando una strada.
«Ah...okay»
«Poi alla seconda traversa giri a sinistra, superi il semaforo, giri di nuovo a sinistra e ti trovi davanti al tuo hotel» continua Jeff.
«Perchè me lo stai dicendo? Non mi accompagni?» chiede Blaine e deve ammettere che un po' gli dispiace dover lasciare questo ragazzetto strambo e logorroico.
«No, io abito qui» dice Jeff indicando un palazzo.
Blaine allora annuisce e «Beh, grazie di tutto Jeff» dice.
«Figurati, quando mai mi ricapita di farmi una passeggiata con un cantante famoso?» 
«Ma se fino a un'ora fa manco sapevi chi fossi!» 
«Shhhh. Questi sono stupidi dettagli» gli dice Jeff facendogli un occhiolino e avvicinandosi al portone del palazzo che prima gli aveva indicato.
«Ah» aggiunge poi, il mazzo di chiavi che tintinna nella sua mano destra «Posso aggiungerti su twitter?»
«Non ho twitter...»
«Come no? Ci credo che sei un cantante fallito!» 
«Ma...»
«Che vergogna! Almeno Facebook?»
«Ehm...si, ma la mia pagina la gestisce il mio manager»
«E se io volessi scriverti per chiederti come stai? O come sta il tuo bel Kurt?»
Blaine si avvicina e gli sporge il suo cellulare.
«Scrivi il tuo numero» gli dice.
«So già che me ne pentirò» aggiunge poi a bassa voce senza farsi sentire dal biondino.


Kurt posa la sua valigia ai piedi del letto e «Wow» mormora guardandosi attorno «questa stanza è enorme»
Sebastian ride al suo fianco e gli accarezza la schiena con una mano.
«Allora, ti piace?» gli chiede, soffiando le parole nell'orecchio di Kurt.
Il castano annuisce, ma si scosta un po' dal corpo di Sebastian.
«Allora» dice poi «torniamo giù da Wes? Mi è venuta una fame...»
Sebastian cerca di sorridere, ma le sue labbra assumono una piega storta, quasi triste.


Quando scendono, Kurt e Sebastian notano subito Wes, che è intento a sbraitare contro il suo cellulare.
«Ma come cazz-» sta dicendo «Spiegami come è possibile?! Come fai a non ricordarti il nome dell'hotel? E come hai fatto a perderti?! Dai, muoviti Blaine! Ho fame e poi sono anche arrivati S-»
Wes interrompe le sue parole e allontana bruscamente il telefono dal suo orecchio. Guarda lo schermo con una faccia stralunata e «Tutto bene?» gli chiede Kurt avvicinandosi insieme a Sebastian.
«No! Blaine mi ha chiuso il telefono in faccia!» esclama quello.
Sebastian ride di gusto e Wes lo fulmina con lo sguardo.
«Non c'è nulla da ridere» dice poi «guarda che Blaine è un bambinone di trentacinque anni e infatti si è perso per Torino»
«Sono sicuro che troverà la strada per tornare» osserva Sebastian.
«Mah...mi ha detto che ha trovato un ragazzo del posto, magari lui potrà aiutarlo»
Kurt, alle parole di Wes, sente una morsa stringergli lo stomaco e abbassa lo sguardo sul pavimento.
«Allora, dove vogliamo andare a mangiare?» chiede poi Sebastian, cambiando completamente discorso.
«Io direi che potremmo mangiare al ristorante dell'albergo, anche perchè dobbiamo aspettare Blaine» risponde prontamente Wes.
«Certo...beh, allora potremmo avviarci, no? Magari ordiniamo già da bere mentre lo aspettiamo» propone Sebastian.
«Mando un messaggio a Blaine per avvisarlo, allora» dice Wes, digitando subito qualcosa sul suo cellulare.
«Io...» sputa fuori allora Kurt e sia Wes che Sebastian portano i loro sguardi su di lui.
«Io...» ripete stupidamente «vado fuori a prendere una boccata d'aria»
Sebastian aggrotta la fronte e le sopracciglia, ma rimane in silenzio.
«Voi cominciate pure ad andare al ristorante, vi raggiungo subito» aggiunge poi il castano.
Wes fa vagare i suoi occhi da Kurt a Sebastian, da Sebastian a Kurt. C'è qualcosa che non va tra quei due, pure un cieco se ne accorgerebbe.


Seguendo i consigli del logorroico Jeff, Blaine si ritrova davanti al'hotel e...sbatte le palpebre un paio di volte perchè. Perchè è Kurt quel ragazzo seduto sul
marciapiede?
«Kurt?» lo chiama con voce incerta e il ragazzo alza lo sguardo su di lui e sì, è proprio Kurt. Kurt con i suoi occhioni azzurri, i suoi capelli color miele, la sua pelle bianca e candida e le sue labbra-
Okay, stop.
"Blaine, datti un contegno" si dice il moro mentre raggiunge Kurt.
«Blaine» mormora il castano alzandosi in piedi.
«Pensavo...mi avevano detto che Sebastian sarebbe arrivato domani» dice Blaine e si tira un ceffone mentale perchè, insomma, poteva trovare qualcosa di più intelligente da dire, no?
«Ti hanno detto male» sorride Kurt e Blaine non può fare altro se non sorridere a sua volta.
Il riccio stende le sue labbra in un piccolo sorriso e abbassa lo sguardo sulle sue scarpe. Le sue Converse nere sono particolarmente interessanti in questo momento, sono così interessanti che Blaine quasi salta in aria, spaventato, quando si sente circondare da due braccia.

Kurt osserva quel sorrisino sulle labbra piene di Blaine e pensa solo che vorrebbe coprire quelle due collinette rosee con la sua bocca. Ma non può farlo, così fa un piccolo passo verso Blaine e lo abbraccia.
Semplicemente.
Il castano sente il corpo di Blaine irrigidirsi tra le sue braccia in un primo momento, poi però sente tutti i suoi muscoli stendersi e rilassarsi.
Kurt chiude gli occhi, respira il profumo di Blaine. 
Il moro si lascia cullare e pensa che potrebbe morire stretto tra le braccia del ragazzo dagli occhi azzurri.

Blaine si è sempre sentito un nano, fin da piccolo i suoi compagni di scuola lo prendevano in giro per la sua statura.
Si è sentito dare dell'Hobbit, del nano, del bassotto e chi più ne ha più ne metta. Un critico musicale una volta aveva scritto addirittura un articolo in cui lo chiamava "L'Elton John dei nani" e Blaine se l'era presa a morte perchè...insomma! Elton John è alto un metro e settanta, lui invece arriva al metro e settantacinque!
Però, in questo momento, Blaine ama la sua bassezza perchè può appoggiare la sua fronte sul collo di Kurt e sentire il suo pomo d'Adamo andare su e giù, a ritmo irregolare.
«Mi sei mancato» sussurra piano, quasi come se non volesse farsi sentire, ma Kurt lo sente. Eccome se lo sente e il suo cuore inizia a battere così forte che ha paura che tutta Torino possa sentirlo.
Blaine strofina piano la sua fronte sulla pelle di Kurt e poi si stacca dall'abbraccio.
Kurt fa una piccola smorfia infastidita perchè sperava che quell'abbraccio così intimo non si sciogliesse mai.
Ha aspettato così tanto prima di poter rivedere Blaine e...
«Sebastian e Wes sono già al ristorante» dice schiarendosi la gola.
«Che la festa abbia inizio» commenta ironicamente Blaine prima di entrare nell'albergo insieme a Kurt.


Non appena i due varcano la soglia del ristorante, Wes comincia a sbracciarsi per farsi notare.
Kurt e Blaine raggiungono il tavolo, su cui c'è già una bella bottiglia di prosecco aperta e si siedono uno di fronte all'altro, Kurt di fianco a Sebastian, Blaine di fianco a Wes.
«Allora» comincia subito Wes, voltando il suo capo verso Blaine «dove sei stato?»
«Oh...beh, in centro. Non è male questa città...» risponde il moro versandosi da bere.
«Potremmo farci un giro anche noi domani, che ne dici Kurt?» chiede Sebastian rivolgendosi al suo ragazzo.
Kurt non risponde subito perchè troppo impegnato a notare l'espressione cupa che è nata sul viso di Blaine.
«Non dovete lavorare?» chiede poi. Blaine da un sorso al suo bicchiere di vino, lo sguardo fisso sulla tovaglia.
«Oh no. Artie arriverà solo domani pomeriggio, quindi...» risponde Sebastian.
«E quindi sapete già dove girerete esattamente questa pubblicità?» si intromette Wes, forse cercando di allentare la tensione.
Sebastian parte a parlare a macchinetta su tutti i progetti che ha in mente, ma l'unico che lo ascolta è Wes.
Kurt e Blaine sono troppo impegnati a guardarsi.


«Questa cena è stato un completo disastro!» esclama Wes mentre lui e Blaine sono dentro l'ascensore, diretti verso le loro stanze.
«Mah...neanche troppo» risponde Blaine facendo spallucce.
«Neanche troppo?!» ripete Wes «Ma se ha parlato solamente Sebastian! E ha parlato solo di lavoro...cioè, che palle!»
«E bisogna anche aggiungere che io sono stato l'unico ad ascoltarlo visto che tu e il suo fidanzatino stavate lì a mangiarvi con gli occhi a vicenda»
«Non ci stavamo mangiando con gli occhi» sbuffa Blaine.
«A no? E quando Kurt aveva un po' di sugo sulle labbra tu non volevi forse leccarglielo via? Perchè da come lo stavi guardando sembrava proprio di si!»
«Ma-» cerca di ribattere Blaine, inutilmente.
«Siate almeno un po' meno palesi! Dio santo, Sebastian era lì con voi, eh!»
«Guarda che-»
«E quel tuo "Vuoi assaggiare i miei al dente pasta?" rivolto a Kurt? Ne vogliamo parlare?»
«Non-»
«Che poi...che diavolo sono 'sti "al dente pasta"? Da quando sai l'italiano?»
«So solo qualche parola, We-»
«E quando è arrivato il dolce? Ci mancava solo che Kurt cominciasse a imboccarti!»
«Non mi ha mica imboc-»
«No, non l'ha fatto, ma ci mancava poco perchè lo facesse» lo interrompe, tanto per cambiare, Wes.
«Fidati di me, questa cena è stata veramente una merda!» e detto questo le porte dell'ascensore si aprono.


«Da quando in qua tu e Blaine Anderson siete tanto intimi?» chiede Sebastian non appena entrano nella loro camera dopo cena.
Kurt si mordicchia l'interno della sua guancia e «Non siamo intimi» risponde.
«Ah no?» domanda con un tono ironico Sebastian.
«No» ribatte Kurt.
«Strano, avrei detto il contrario...sai com'è...hai passato tutta la cena a fissarlo» gli fa notare con una punta di acidità nella voce.
«Non è vero» mente Kurt. E sa di mentire, perchè sa benissimo che ha passato tutta la serata a guardare Blaine, a perdersi dentro a quelle iride dorate.
«E allora che mi dici di quel "Vuoi assaggiare i miei al dente pasta?"» chiede sprezzante Sebastian cercando di imitare il tono civettuolo che effettivamente Blaine aveva usato.
«Non-»
«E poi non lo sa che si dice "pasta al dente"? Che coglione...» continua il ragazzo, interrompendo Kurt.
«Ma-»
«Provarci così spudoratamente con te, davanti a me! Coglione...coglione. E pensare che io lo veneravo come uomo e cantante...pff, invece è solo un vecchio marpione»
«Non è poi così tanto vecch-»
«E non capisco, perchè ha offerto solo a te la sua bella pasta? Mh? Mi sono perso qualcosa?» 
E questa volta Kurt non prova nemmeno a ribattere, le sue labbra rimangono sigillate.
«Cosa c'è? Mh?» continua però imperterrito l'altro ragazzo «Ti hanno fatto piacere tutte quelle occhiate languide da parte di Anderson?»
Kurt continua a non rispondere.
«Certo che ti hanno fatto piacere» incalza Sebastian con uno sguardo a dir poco inviperito «infatti a momenti ti mettevi pure ad imboccarlo con la crema catalana!»
«N-non-» cerca allora di parlare il castano, ma Sebastian, con le mani, gli fa segno di tacere.
«Non voglio nemmeno sentire la tua voce, adesso. Ne parliamo domani. Buonanotte» e con ciò Sebastian si rinchiude nel piccolo bagno adiacente alla loro camera.
Kurt si siede sul materasso, gli occhi chiusi e il respiro pesante. Si sta slacciando una scarpa quando sente la voce di Sebastian urlare un «Sai cosa potresti fare, Kurt? Andare a farti una di quelle belle passeggiate notturne, proprio come facevi a Tokyo!»
«Con piacere» borbotta a bassa voce il ragazzo dagli occhi azzurri mentre si riallaccia le scarpe.
Un minuto dopo esce dalla camera sbattendosi la porta dietro.


"Ci risiamo" pensa Blaine mentre si rigira tra le lenzuola bianche del letto.
Nuova città, nuova insonnia.
Il moro non ci pensa due volte prima di alzarsi dal letto e rivestirsi in fretta.
Esce fuori dalla camera, quasi aspettandosi di trovarsi davanti Kurt, seduto sul pavimento a gambe incrociate, ma ovviamente non c'è. Anche perchè non gli ha nemmeno detto il numero della sua stanza.
Così prende l'ascensore e si dirige al piano terra. Una passeggiata concilierà sicuramente il suo sonno.
Esce dall'hotel, chiude gli occhi e prende una boccata d'aria, respirando a pieni polmoni.
Quando riapre gli occhi...beh, c'è Kurt. C'è Kurt seduto a gambe incrociate sul marciapiede.
Blaine sorride mentre si avvicina a lui.
«Non riesci a dormire?» è la prima cosa che gli chiede, sedendosi di fianco a lui.
«Sebastian mi ha cacciato dalla camera» ammette Kurt mentre con le dita disegna ghirigori immaginari sull'asfalto.
Il riccio solleva un sopracciglio, confuso dalle parole del castano.
«Perchè?» gli chiede.
«Dice che sei un coglione» risponde Kurt e Blaine nota che con le sue mani sta tracciando la forma di un cuore.
«Oh...beh, non ha tutti i torti» dice tranquillamente Blaine, un mezzo sorriso compare sulle sue labbra.
Kurt smette di disegnare cuoricini immaginari e posa il suo sguardo sulla figura di Blaine.
«Non è vero, non sei un coglione» gli dice con un tono di voce fin troppo serio.
«Lui è...è solo geloso» aggiunge poi «ha fatto una scenata assurda dicendo che sei un vecchio marpione che ci prova con me e che io...che a me piacciono le tue occhiate languide e roba del genere»
Blaine rimane per qualche secondo in silenzio e poi «Ed è vero?» domanda.
«Cosa?»
«Che ti piacciono le mie occhiate? Che poi mica sono languide...credo»
Kurt scoppia a ridere, ma non risponde alla domanda di Blaine.
«Dai, portami a vedere questa città» gli dice alzandosi da terra.

















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Capitolo 7
*** Tra muretti, cappuccini e pianoforti ***



Hola gente!
Questo è il nuovo capitolo, super diabetico e giuro che io stessa sto vomitando arcobaleni xD
Non ho nulla da aggiungere se non ringraziare le meravigliose persone che seguono questa mia storia (soprattutto chi la recensisce costantemente!).

Un abbraccio
Truppappa (che nel frattempo continua a vomitare arcobaleni) :)

PS: le canzoni presenti nel capitolo sono:
1) Behind Blue Eyes - The Who
2) Not Alone - Darren Criss

 


 
 

 
 
TRA MURETTI, CAPPUCCINI E PIANOFORTI






Sono seduti su un muretto vicino al fiume, davanti a loro si erge quella chiesa che tanto piace a Blaine e adesso, nel cuore della notte, gli piace ancora di più, solo che i suoi occhi adesso non stanno guardando l'edificio.
Blaine sa che non dovrebbe fissare in questo modo il profilo di Kurt, però non riesce proprio a distogliere lo sguardo dai suoi occhi azzurri, illuminati dalle luci dei lampioni.
E Kurt lo sa, sa che dovrebbe dire a Blaine di smetterla di fissarlo in quel modo, eppure non lo fa.
«Questa vista è meravigliosa» sussurra Kurt, con gli occhi che vagano da una sponda all'altra del fiume.
«Meravigliosa» ripete Blaine mentre continua a guardare il ragazzo seduto di fianco a sè.
Kurt però con la coda dell'occhio vede che gli occhi dorati del moro sono puntati su di lui e sorride, due adorabili fossette che compaiono agli angoli della bocca.
Blaine vorrebbe baciarle, ma scuote la testa e, finalmente, riesce a spostare lo sguardo.


«Che ore sono?» domanda Kurt, la voce ridotta ad un sussurro e la testa appoggiata alla spalla di Blaine.
«Uhm...non lo so, ho lasciato il cellulare in camera e non ho l'orologio» risponde il moro.
«Sei stanco?» chiede poi.
Il castano cerca di soffocare uno sbadiglio che cerca di uscire prepotentemente dalla sua bocca e «Un po'» ammette.
«Hai fatto un lungo viaggio...è comprensibile che tu sia stanco» osserva Blaine.
«Forse sarebbe meglio tornare all'hotel» aggiunge poi, cercando di usare un tono di voce neutrale, quando in realtà vorrebbe solo supplicare Kurt di restare lì tutta la notte, fermi su quel muretto a guardare il paesaggio.
Vorrebbe vedere sorgere il sole, con Kurt al suo fianco.
E okay, questo è veramente un pensiero fin troppo sdolcinato per uno come Blaine Anderson, ma...ma Kurt gli fa questo strano effetto, gli provoca tutte queste emozioni che gli mandano il cervello completamente in pappa.
«Forse...» mormora Kurt dopo qualche istante, risvegliando Blaine dai suoi pensieri «ma non voglio»
Il moro nota che il ragazzo ha gli occhi chiusi e «Non riesci nemmeno a tenere le palpebre alzate» commenta, cercando di non ridere.
«Sto solo riposando gli occhi» si giustifica Kurt.
«Certo» commenta ironicamente Blaine.
«Dai, torniamo indietro» aggiunge subito dopo e Kurt riapre gli occhi e sposta la sua testa dalla spalla di Blaine.
«Non voglio» si lamenta facendo un piccolo broncio.
«Ma stai morendo di sonno» gli fa notare Blaine.
«Si, però sto troppo bene qui...» sussurra Kurt «con te»
E quel "con te" risuona all'infinito nella testa di Blaine come la più bella melodia che sia mai stata composta.
Inutile dire che rimangono su quel muretto e che il moro non proprone più di tornare all'hotel.


«Mi stavo chiedendo» comincia a dire Kurt, adesso è completamente sdraiato sul muretto e la sua testa è poggiata sulle cosce di Blaine, che invece è rimasto seduto.
«Si?» lo esorta Blaine mentre gli sposta dolcemente un ciuffo di capelli dalla fronte.
«Mi stavo chiedendo se...se, ecco...mi canteresti qualcosa?» domanda il più giovane, le gote arrossate e gli occhi fissi su Blaine.
«Cosa? Una ninna nanna?» lo prende in giro il moro.
Kurt rotea gli occhi sbuffando leggermente e «No, idiota» dice.
Blaine ridacchia per qualche secondo, poi improvvisamente si ammutolisce, mordendosi il labbro inferiore con i denti.
Kurt lo guarda dal basso con la fronte aggrottata.
«Bl-» comincia a dire, ma le sue parole vengono interrotte dalla voce del riccio.
«No one knows what it's like» comincia a cantare il moro, con la sua voce che...è semplicemente la voce di Blaine Anderson. Non ci sono aggettivi per descriverla. Kurt può solo dire che ogni volta che la sente, le sue ginocchia tremano e il suo cuore pompa giusto un po' più veloce del normale.
«To be the bad man, to be the sad man» continua a cantare il riccio, i suoi occhi fissi in quelli di Kurt.
«Behind blue eyes» 
Blaine continua a giocherellare con i capelli fini e sottili di Kurt mentre canta e se qualcuno gli chiedesse perchè ha deciso di cantare proprio quella canzone, Blaine è abbastanza certo che non saprebbe rispondere.
Solo che...Kurt gli ha chiesto di cantare e Blaine...Blaine semplicemente ha guardato i suoi occhi azzurri, che questa notte sembrano quasi blu oceano, e si è chiesto cosa si nasconde dietro a quelle due pozze d'acqua.
Il castano lo lascia cantare, non lo interrompe. Si lascia cullare dalla sua voce melodiosa e sorride. Sorride perchè non potrebbe fare nient'altro in questo momento.
O meglio, in realtà Kurt vorrebbe fare qualcosa...tipo afferrare la testa di Blaine con le sue mani e spingerlo in basso, verso la sua bocca, così da poterlo baciare.
Ma non lo fa. Ovvio che non lo fa. Non potrebbe farlo perchè sarebbe ingiusto.
Kurt deve risolvere prima le cose con Sebastian e poi...
«Allora? Andava bene come ninna nanna?» chiede Blaine, interrompendo i pensieri di Kurt.
«Posso affermare con sicurezza che questa sia la migliore ninna nanna che qualcuno mi abbia mai cantato» risponde il castano, il sorriso ancora stampato sulle sue labbra sottili.
«Addirittura?» domanda Blaine mentre smette di accarezzargli i capelli e sposta la sua mano su una guancia.
Kurt, sotto il tocco leggero dei polpastrelli di Blaine, chiude gli occhi e annuisce piano.
«Ti piacciono gli Who?» chiede poi e sa che è una domanda altamente idiota, però le dita di Blaine lo stanno distraendo davvero troppo.
«Diciamo che quando ero più giovane li veneravo» ammette Blaine mentre fa scendere la sua mano sulle bocca socchiusa di Kurt.
«Per "quando ero più giovane" intendi quando avevi la mia età?» lo sfotte Kurt, cercando di non tremare sotto il tocco delicato di Blaine.
Il moro passa le dita sul contorno delle sue labbra e poi pizzica piano il labbro inferiore con il pollice e l'indice.
«Mi stai dando del vecchio?» sussurra abbassando leggermente il volto e Kurt sgrana gli occhi perchè è quasi sicuro che Blaine lo voglia baciare.
E invece no. Il moro rialza la testa e punta lo sguardo sul fiume.
«Comunque li ascoltavo quando avevo tredici anni...sai...l'adolescenza» aggiunge poi tranquillamente, come se non si fosse accorto del mezzo infarto che ha fatto prendere a Kurt.
«Oh si...» borbotta Kurt «l'adolescenza. Quella brutta bestia che ti scombussola gli ormoni e ti rende brufoloso e perennemente eccitato»
«La fase dell'eccitazione non passa mai» dice Blaine con un sorriso malizioso.
«Vediamo se a ottant'anni dirai ancora una cosa del genere!» lo rimbecca Kurt scoppiando a ridere.
«Beh? A ottant'anni sarò ancora super eccitato» afferma Blaine.
«Solo che dovrò prendere il viagra» aggiunge poi a bassa voce e Kurt ride ancora più forte.


Kurt ha passato gran parte della sua vita a viaggiare con Sebastian e si ricorda perfettamente un giorno, in un hotel di Londra, in cui ha visto per la prima volta un film, Pulp Fiction.
Kurt Hummel non è un grande fan della violenza, nemmeno nei film, ma ha memorizzato una frase di quel film: "Non odi tutto questo? I silenzi che mettono a disagio... Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio? [...] È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace."
All'epoca, quando aveva sentito quella frase, non ci aveva fatto troppo caso, anzi, aveva addirittura pensato che fosse una cazzata, ma adesso...
Adesso, su questo stupido muretto, in una città sconosciuta, Kurt ripensa a quella frase e riesce a comprenderla perfettamente perchè lui e Blaine sono in silenzio già da parecchio tempo, ma il loro silenzio non è imbarazzante o forzato.
Solo...è solo silenzio. E Kurt non pensava fosse possibile condividere il silenzio con un'altra persona.

«Sai a cosa stavo pensando?» è Blaine il primo a interrompere quel silenzio.
«A cosa?» chiede Kurt con curiosità.
«Che potrei chiedere a Jeff di consigliarmi qualche bel posto da visitare»
«Jeff?» domanda il più giovane, la bocca dello stomaco improvvisamente chiusa.
«Si, è il ragazzo che mi ha aiutato a ritornare all'hotel quando mi sono perso per Torino» gli spiega Blaine.
«Ah...» mormora Kurt.
«Lui vive qui da tanti anni, sai?»
«No, sai com'è...non lo conosco questo Jeff» ribatte Kurt con una vena di acidità nella voce. Blaine si accorge subito del brusco cambiamento di Kurt e «Sei geloso?» chiede con un mezzo sorriso sul volto.
«No» risponde fin troppo velocemente Kurt e Blaine perde immediatamente il sorriso.
«Già...come non detto» sibila tra i denti il moro, poi muove le gambe sotto la testa di Kurt per fargli capire di alzarsi.
«Che stai facendo?» domanda il più giovane non spostando la testa.
«Non sento più le gambe» risponde Blaine con tono duro.
Kurt alza la schiena e torna a sedersi normalmente sul muretto.
«Ho fatto qualcosa di male?» chiede poi notando la linea dura delle labbra di Blaine e la sua mascella contratta.
«Se io andassi a letto con Jeff, o con chiunque altro, tu...tu...si, insomma...non ti darebbe fastidio?»
Kurt rimane per un secondo paralizzato perchè non si aspettava certo una domanda del genere.
Blaine comincia a girarsi i pollici con fare nervoso mentre aspetta che Kurt dica qualcosa.
Aspetta e aspetta, ma il castano non fiata, così «Perchè a me da fastidio pensare che tu...che tu vai a letto con Sebastian» butta fuori tutto d'un fiato.
E di nuovo cala il silenzio tra i due, solo che questa volta è uno di quelli imbarazzati.
Blaine si sente un idiota, così fa un saltello e scende giù dal muretto.
«Torno all'hotel. Scusa, non...non avrei dovuto dirti niente, scusa» pigola mentre fa un passo indietro, per allontanarsi da Kurt.
Kurt che adesso ha la bocca schiusa, come se volesse dire qualcosa.
E vorrebbe veramente dire qualcosa, ma le parole sembrano essersi bloccate in gola.
Blaine si gira e comincia a camminare lontano da lui e solo allora Kurt sembra risvegliarsi.
«Blaine!» urla per fermarlo.
E il moro effettivamente smette di camminare e si volta verso di lui con uno sguardo che assomiglia a quello di un cane abbandonato sul ciglio della strada.
Kurt scende dal muretto e lo raggiunge velocemente, gli afferra una mano e «Non vado a letto con Sebastian da quando ci siamo conosciuti» sussurra contro il suo orecchio.
«E...tu non sei andato a letto con quel Jeff, vero?» chiede poi allontanandosi un po'.
Blaine lo guarda come se fosse impazzito e «Ma che diavolo? Perchè dovrei andare a letto con Jeff?!» esclama.
«Non lo so! Magari è un bel ragazzo e sicuramente meno complessato di me, che passo le nottate insonni e che non mi decido a lasciare il mio fidanzato e-»
«Kurt?» lo interrompe Blaine.
«Mh?»
«Lo sai che sei adorabile quando cominci a straparlare?»
«Fanculo, Blaine»
«Hey! Era un complimento!»
«Dai, andiamo da qualche altra parte che ho le chiappe che ormai hanno preso la forma di quel muretto. Quante ore siamo rimasti seduti lì?» chiede Kurt, sorvolando sul complimento di Blaine.
«Boh...sinceramente? Quando sto con te non mi piace stare a controllare il tempo» ammette Blaine.
Kurt rotea gli occhi e «Dio, ma da dove sei uscito, Blaine Anderson?» chiede.


«Secondo te quella è una stazione?» domanda Kurt indicando un edificio.
«Potrebbe» risponde Blaine.
«Allora andiamo a vedere, così magari scopriamo che ore sono e ci prendiamo un caffè» propone Kurt.
Ed effettivamente quella è una stazione, così i due scoprono che sono quasi le cinque del mattino e che i caffè italiani sono decisamente migliori di quelli americani.
Sono seduti ad un tavolino, Kurt sta bevendo un cappuccino e ha due piccoli baffi di schiuma sopra le labbra e Blaine, con una tazzina di caffè in mano, decide di parlare a cuore aperto.
Posa la tazzina sul piattino e tiene un gomito sul tavolo per poter sorreggere la sua testa con la mano.
Prima di aprir bocca Blaine si accorge di avere la mano un po' sudata.
«Mi piaci, Kurt» dice poi, interrompendo Kurt che stava parlando di un suo viaggio in Irlanda.
Il ragazzo più giovane quasi si soffoca con il suo cappuccino e fissa Blaine, con gli occhi spalancati e luminosi.
Poi deglutisce e «Anche tu mi piaci» sussurra abbassando lo sguardo.
Il moro sorride e si sporge sul tavolino per poter cancellare quei baffi di latte dalla faccia di Kurt.
Il castano riporta lo sguardo su di lui e trattiene il fiato mentre il pollice di Blaine porta via le tracce del cappuccino.
Dopo aver ripulito il volto di Kurt e avergli accarezzato una guancia, Blaine si risiede composto sulla sua sedia.
Vorrebbe chiedere a Kurt se lascerà mai veramente Sebastian, se loro due hanno una vera possibilità, ma preferisce non rovinare il momento.
Non ora, perlomeno.


«Non c'è molta gente a quest'ora» nota Kurt girovagando dentro alla stazione semi vuota.
«Meglio così...non mi piace molto stare in mezzo alla folla» dice Blaine, facendo scontrare casualmente la sua mano con quella del castano.
«Ma se eri un cantante di successo! Non ti piaceva stare in mezzo alla folla?»
«Beh...durante i concerti sì, ma per il resto del tempo direi proprio di no» spiega Blaine.
Camminano per altri pochi minuti, poi Blaine si ferma in mezzo alla stazione e piega la testa di lato.
«Che c'è?» chiede subito Kurt, fermandosi al suo fianco.
Il riccio alza un braccio, indicando un pianoforte posizionato in mezzo alla stazione.
Kurt si gratta la testa, confuso, e «Cosa ci fa un pianoforte lì?» chiede.
Blaine non gli risponde, semplicemente lo prende per mano e se lo trascina dietro, fino a raggiungere il pianoforte.
«Oh...» soffia Kurt, quando capisce le intenzioni di Blaine.
Il moro nel frattempo si guarda intorno e quando si accorge che non c'è anima viva lì, si siede sullo sgabello posizionato davanti allo strumento musicale.
Kurt smette di respirare quando vede le dita di Blaine scivolare con agilità sul pianoforte.
Blaine è nato per suonare, pensa il ragazzo.


«Che cos'era?» chiede Kurt non appena Blaine finisce di suonare.
«Chopin, Notturno, opera nove, numero due» risponde il moro, ricominciando a far scorrere le sue dita sui tasti bianchi e neri.
Kurt sta per dire qualcosa del tipo: "Era meravigliosa, Blaine", ma per l'ennesima volta gli si mozza il fiato.
Perchè? Perchè adesso Blaine si è messo anche a cantare.
E la sua voce si armonizza così bene con il pianoforte, sembra una cosa così intima che Kurt si sente quasi onorato a poter assistere a questa scena così privata.


Il riccio canta con gli occhi chiusi e «Cause nothing, nothing, nothing can keep me from lovin' you and you know it's true...it don't matter what'll come to be, you know our love is all we need, our love is all we need to make it through» conclude.
Alza lentamente le palpebre e Kurt è lì, seduto di fianco a lui sullo sgabello - Blaine nemmeno se n'era accorto - che lo guarda con uno sguardo lucido e traballante.
«Questa è...la canzone. Quella che hai scritto a Tokyo, vero?» gli chiede il castano e Blaine non può far altro se non annuire.
«Blaine, è...è semplicemente bellissima» sussurra Kurt mentre gli accarezza lentamente un ginocchio.
«Pensavo a te mentre la scrivevo» sussura il moro mentre si avvicina pericolosamente al viso di Kurt, che però indietreggia leggermente.
Blaine lo guarda con uno sguardo confuso. Non può aver frainteso, no?
Ma il più giovane posa l'indice sulle labbra di Blaine, spingendolo un po' indietro e «Non ora. Non sarebbe giusto. Fammi sistemare le cose» spiega.


Quel "non ora" riecheggia nella mente di Blaine donandogli speranza per un futuro, perchè adesso Blaine è sicuro che arriverà il momento, deve solo avere pazienza e aspettare ancora un po'.
Quel "non ora" riecheggia nella mente di Blaine anche mentre lui e Kurt stanno camminando in direzione dell'hotel.
Quel "non ora" riecheggia nella mente di Blaine anche quando arrivano davanti alla porta della sua stanza chiusa.
Quel "non ora" riecheggia nella mente di Blaine anche quando chiede a Kurt se vuole dormire con lui.
Quel "non ora" riecheggia nella mente di Blaine anche quando Kurt lo guarda con uno sguardo insicuro e allora lui aggiunge un «Voglio solo dormire con te».


Kurt è accoccolato su un fianco, il petto di Blaine che preme contro la sua schiena.
Non sa quanto tempo sia passato e sinceramente non gliene frega niente.
Sa solo che sta bene. Sta veramente bene tra le braccia dell'altro ragazzo e capisce che deve fare qualcosa, perchè non può continuare a fare il vigliacco in questo modo con Sebastian, nè tantomeno lasciare aspettare Blaine come un cretino.
«Stai dormendo?» sussurra la voce roca di Blaine sul suo collo e Kurt rabbrividisce leggermente.
«No» risponde.
«Nemmeno io» continua il moro e «Non l'avrei mai detto» commenta ironicamente Kurt, trattenendo una risata sincera.
Blaine gli pizzica un fianco e gli lascia un bacio a stampo sul suo collo.
«Sto così bene» mormora poi, le labbra ancora attaccate alla sua pelle e il fiato caldo che solletica Kurt.
«Anche io, Blaine, anche io» ammette Kurt.
«Ho pensato che se ti avessi avuto tra le mie braccia sarei finalmente riuscito a dormire, a farmi passare l'insonnia» dice Blaine dopo qualche minuto di silenzio.
«E invece» continua «non riesco a dormire nemmeno adesso, perchè il mio cuore sta battendo troppo forte»
Kurt sorride e rimane in silenzio, solo per poter ascoltare il cuore di Blaine, che effettivamente batte fortissimo contro la sua schiena.
«Lo sento» dice infatti il ragazzo.
«Kurt?» lo richiama Blaine.
«Mh?»
«Vorrei davvero baciarti» sussurra il moro.
«Non ora» ripete Kurt, però, mentre lo dice, si gira su se stesso e adesso il suo viso si trova di fronte a quello di Blaine.
«Posso almeno abbracciarti?» domanda allora il riccio.
«Mi stai già abbracciando» gli fa notare Kurt ridacchiando.
«Oh...si, giusto...allora si, non mi resta altro da fare se non baciarti» osserva Blaine.
«Blaaaaaine» lo supplica Kurt abbassando la testa e infossandola tra il collo e la spalla dell'altro.
«Che c'è? Solo un bacio. Un bacetto a stampo e poi giuro che non ti disturbo più»
Kurt ride e rialza il capo.
Guarda gli occhi occhi di Blaine e si perde in quel mare caramellato.
«Solo un bacio» consente.
«A stampo» aggiunge subito dopo.
Blaine ha stampato in faccia uno di quei sorrisi per cui Kurt potrebbe morire.
«Davvero?» chiede il moro mentre appoggia la sua fronte calda contro quella di Kurt.
«Davvero, ma se non ti muovi potrei cambiare idea» risponde il più piccolo.
E Blaine allora si muove.
Si muove, ma lo fa con estrema calma in realtà.
I suoi occhioni dorati sono ancora aperti quando le sue labbra carnose si poggiano delicatamente sulle due collinette sottili di Kurt, che invece ha gli occhi serrati.
Blaine socchiude allora gli occhi e sfrega la sua bocca contro quella del castano.
Il tutto dura meno di due secondi e, quando Blaine sta per staccarsi, Kurt mugola e afferra la sua nuca, spingendoselo di nuovo addosso.
«Avevi detto solo un bacio» balbetta Blaine contro le sue labbra «a stampo»
Kurt non risponde, ma passa la sua lingua sul labbro inferiore di Blaine.
«I-io sono un uomo di p-parola» aggiunge il moro, incespicando sulle sue stesse parole.
Kurt allora si allontana di mezzo centimetro e «Blaine Anderson, stai zitto e baciami» gli ordina.
E Blaine è un uomo fatto di carne quindi...quindi sta zitto e lo bacia.









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Capitolo 8
*** Nodo allo stomaco ***



Buondì gente!
Oggi è mercoledì e, puntuale come un orologio svizzero, ecco il nuovo aggiornamento (che nessuno stava aspettando ahahah)!
Come al solito grazie a tutte le persone che mi seguono anche in questa avventura!
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo perchè sono un po' titubante (tanto per cambiare *coff coff*)

Alla prossima
Truppappa

 





 
NODO ALLO STOMACO






Blaine si allontana dalle labbra di Kurt con uno schiocco umido che fa arrossire leggermente il ragazzo più giovane.
«Ciao» è la prima cosa che dice il moro, a bassa voce e stupidamente.
«Ciao» mormora in risposta Kurt, il suo fiato che si scontra sulle labbra di Blaine.
«È...è tutto okay?» chiede poi Blaine dopo un intero minuto passato ad osservarsi reciprocamente.
Kurt posa il suo sguardo sulla bocca del più grande, poi con i polpastrelli delle sue dita traccia il profilo del labbro inferiore e «Vorrei baciarti di nuovo» soffia.
«Ma è meglio di no» conclude Blaine al posto suo.
«Ma è meglio di no» ripete Kurt, il suo indice che adesso contorna il labbro superiore del cantante.
Blaine afferra allora la mano del ragazzo, l'allontana dalla sua bocca e «Forse è meglio se torni nella tua camera» dice.
Il castano annuisce lentamente e non sa se essere dispiaciuto o sollevato dal gesto e dalle parole di Blaine.
Dispiaciuto perchè, beh, è ovvio che Kurt vorrebbe baciarlo ancora. Non è certo un segreto, anzi.
Sollevato perchè pensa che non sarebbe mai riuscito ad alzarsi da quel letto di sua iniziativa. Se Blaine fosse rimasto in silenzio probabilmente Kurt gli sarebbe saltato addosso nel giro di due minuti.
«Si, forse è meglio» dice allora rotolando di schiena sul materasso.
Il soffitto è fin troppo bianco e Kurt rimane qualche minuto a fissarlo.
«Uhm...Kurt?» lo richiama Blaine con la voce un po' incerta «Quando ti ho detto che di tornare nella tua camera intendevo adesso...»
«Si, lo so» dice Kurt, rigirandosi sul fianco e tornando a guardare Blaine.
«E...hai intenzione di alzarti da qui?» domanda il moro.
«Beh...l'intenzione non ce l'ho, ma devo farlo» risponde Kurt con sincerità.
Blaine alza un angolo della bocca e «Devi decisamente farlo» osserva.
Il castano sospira rumorosamente e poi si decide ad alzarsi.
«Allora» dice quando è in piedi davanti al letto «io vado»
Blaine si alza su un gomito e «Immagino ci vedremo presto» mormora.
«Immagino...» dice Kurt prima di avvicinarsi alla porta.
Quando la sua mano destra è già appoggiata alla maniglia, si volta un'ultima volta e guarda Blaine, steso sul letto.
«Io...» comincia «voglio lasciarlo»
«Non...ecco...uhm...fallo quando vuoi» mormora in risposta Blaine, incespicando sulle parole.
«Vorrei farlo in questo preciso istante» ci tiene a sottolineare Kurt.
Blaine alza le sopracciglia e lo guarda stupito come a chiedere "Davvero?".
«Se lo lascio potrò baciarti di nuovo, vero?» chiede poi il castano e «Risolvi le cose, Kurt...io sono qui» si limita a dire Blaine.


Quando la porta della sua camera si chiude, Blaine chiude gli occhi e si rotola sul letto fino a quando non finisce arrotolato come un salame tra le lenzuola.
«Sono nella merda» sussurra tra sè e sè.
La sua mente comincia a viaggiare, immaginandosi scenari apocalittici in cui Kurt lascia Sebastian, che, infuriato, decide di sgozzare/massacrare di botte/evirare Blaine. Ovviamente dopo averlo licenziato. Ovviamente.
Il cantante si massaggia le tempie, poi guarda l'orologio e nota con sommo orrore che sono già le sette e mezza del mattino e che fra un'ora e mezza inizieranno a girare la pubblicità.
«Sono nella merda» ripete Blaine, questa volta a voce alta.


Kurt fa scorrere la tessera magnetica nell'apposito spazio ed entra silenziosamente nella sua camera.
Sebastian è ancora a letto, rannicchiato su se stesso e nascosto dalle coperte.
Il castano è convinto che Sebastian stia ancora dormendo, ma «Dove sei stato?» chiede la sua voce. Kurt si immobilizza sul posto e «Sei tu che mi hai cacciato dalla stanza ieri sera...» gli fa notare.
«Rispondi!» urla con rabbia Sebastian facendo uscire la sua testa da sotto le coperte e guardando Kurt con gli occhi spalancati e arrossati.
«In giro» si limita a rispondere Kurt, abbassando però lo sguardo perchè non può vedere il suo (ancora per poco) ragazzo ridotto in questo stato e sapere di esserne il responsabile. Si sente un verme.
«In giro» lo scimmiotta Sebastian scostando le coperte e alzandosi dal letto per fronteggiare Kurt.
«Mi stai prendendo per il culo?» aggiunge poi, ormai ad un passo di distanza dall'altro ragazzo.
«N-no» balbetta Kurt mentre guarda il pavimento.
«Cazzo, guardami in faccia mentre parli!» urla Sebastian afferrandolo per le spalle e scuotendolo forte.
Kurt allora alza lo sguardo, gli occhi che cominciano a farsi lucidi.
«Allora? Mi stai prendendo per il culo?» incalza Sebastian ancora una volta e Kurt scuote la testa.
«E allora spiegami! Cristo, spiegami! Non capisco! A Tokyo avevamo deciso di venire qui per darci un'altra possibilità, giusto?»
Kurt non risponde, così Sebastian lo scuote ancora per le spalle e «Giusto?» ripete.
«S-si» dice allora il castano.
«Si? E allora perchè stai fuori tutta la notte? Perchè non mi parli mai? Perchè fai la puttanella eccitata con Blaine Anderson?» sbotta Sebastian.
«Sei tu che mi hai detto di andarmene ieri sera» Kurt risponde, sorvolando intenzionalmente sulle altre domande.
«Cazzate» sbuffa l'altro «lo sai benissimo che potevi tornare»
«Non-» comincia Kurt, cercando di difendersi, ma Sebastian lo interrompe 
«E invece sei tornato alle sette e mezza del mattino e ora, dimmi Kurt, che cazzo dovrei pensare io? Mh?» chiede con voce dura.
«Non dovresti pensare niente. Sono solo andato a fare una passeggiata per la città»
«Una passeggiata fino alle sette e mezza, Kurt? Ma ti diverti a prendermi in giro?!»
«Non ti sto prendendo in giro!» esclama allora il castano.
«Ah no?» chiede ironicamente Sebastian.
«No, Seb...senti...ho sbagliato-»
«E menomale che te ne rendi conto» lo interrompe il ragazzo.
Kurt si morde il labbro inferiore e «Ho sbagliato io» riprende «perchè avrei dovuto dire di no a Tokyo. Avrei dovuto dirti che non volevo riprovarci con te, non veramente»
Dopo queste parole, cala il silenzio tra i due ragazzi. Kurt sente che il groppo che sentiva all'altezza dello stomaco è meno pesante di prima, Sebastian invece tiene la bocca aperta, sconvolto dalla sincerità del suo ragazzo.
«Cazzo, Kurt, ma almeno tu mi ami ancora?» chiede non appena metabolizza completamente il significato della frase di Kurt.


«Ci risiamo...» mormora sconsolato Artie Abrams schiaffandosi una mano sulla fronte.
«Stooooop! Per carità di Dio! Stooooop!» urla poi fermando le riprese.
«Cosa c'era che non andava 'sta volta?» sibila Blaine rivolgendosi a Wes, che corre subito al suo fianco. 
«Hai cantato benissimo, Blaine...non so quale sia il problema» ammette il suo amico.
«Anderson!» grida a quel punto Artie «Come cazzo cammini?!»
«Normalmente?» risponde Blaine, incerto.
«Normalmente? Sembra che tu abbia un palo infilato su per il culo!» ribatte il regista.
Blaine incrocia le braccia al petto e «Ma come ti permetti?» chiede offeso.
Wes poggia una mano sulla sua spalla cercando di tranquillizzarlo.
«Mi permetto! Eccome se mi permetto! Sono il regista, io!» 
Blaine rotea gli occhi e «Si, un regista di pubblicità!» lo sfotte.
«Se fossi in te starei zitto...perchè io sarò pure il regista della pubblicità, ma pure tu lavori a questo progetto e lo fai per soldi dato che non hai più niente, Anderson! Sei un fallito!»
E dopo queste parole il cantante non ci vede più e aggredisce Artie, saltandogli addosso e tirandogli un pugno sul naso.
La troupe in un primo momento rimane gelata sul posto, poi qualcuno si avvicina ai due per separarli.
Ovviamente Wes arriva alle spalle di Blaine e lo trascina all'indietro, allontanandolo da Artie.
«Che cazzo fai?!» gli soffia in un orecchio.
«Picchio quel coglione!» urla Blaine.
«Dov'è Smythe?» grida nel frattempo Artie «Dov'è Smythe?!»
«Non è venuto, probabilmente è ancora nel suo hotel» risponde la truccatrice, quella santa donna che ha coperto con grande maestria le spesse occhiaie di Blaine.
«Chiamatelo! Chiamatelo! Fatelo venire qui!» sbotta il regista mentre sputa sangue per terra.
«Mi ha rotto il naso quel figlio di puttana!» aggiunge poi indicando Blaine, che nel frattempo si agita tra le braccia di Wes perchè vorrebbe assalire di nuovo Artie.
«Tanto eri brutto anche con il naso-» comincia a dire il cantante, ma Wes lo interrompe tirandogli un pizzicotto sul fianco.
«Hey!» urla Blaine allora «Cosa fai?!»
«Cerco di salvare il salvabile» risponde Wes e «'Sta zitto, ti prego. Rischi il lavoro» gli dice poi a bassa voce.


Kurt deglutisce, cerca il coraggio per mettere la parola fine a questa storia.
«No» dice poi e Sebastian si spezza davanti ai suoi occhi.
«N-non mi ami più?» chiede il ragazzo infatti, il labbro inferiore che trema.
«No, non ti amo più» chiarisce definitivamente Kurt.
«Allora...io...da quanto n-non...n-non-» balbetta Sebastian, senza riuscire nemmeno a completare la frase. Ha un nodo alla gola che lo sta facendo soffocare.
«Non lo so, Seb...non so dirti da quanto...è stata una cosa graduale, immagino» 
«Una cosa graduale? Ma cosa c'è che non va in noi?» 
«Cosa c'è che non va in noi?» ripete con amarezza Kurt «Ma non lo vedi? Non siamo più felici insieme»
Sebastian si porta una mano davanti alla bocca per cercare di cammuffare un singhiozzo e «Io sono felice con te» sussurra.
«Come puoi essere felice con me? Come? Non vedi come siamo ridotti?» chiede Kurt alzando un po' il tono di voce.
«Io n-non ho problemi c-con te, Kurt! Io ti amo! S-sei tu...c-che forse hai bisogno d-di tempo e...n-non so...s-sei strano da quando siamo stati a Tokyo, m-ma pensavo fosse u-una cosa passeggera, una f-fase e-» piagnucola con disperazione l'altro.
«F-forse v-vuoi, non so, avere i tuoi spazi...e-e...se vuoi una pausa» aggiunge poi «io posso aspettarti»
Kurt si stropiccia gli occhi con le mani. 
Che situazione di merda, pensa.
«Non voglio una pausa, Seb» dice allora «voglio finirla qui»
Sebastian apre la bocca, ma nessun suono esce fuori e il silenzio che è venuto a crearsi tra i due viene interrotto solo quando il cellulare di Sebastian comincia a squillare.
«Forse dovresti rispondere» mormora timidamente Kurt, distogliendo il suo sguardo da quello dell'altro. 
Sebastian non dice nulla, semplicemente prende il suo telefono e risponde.
«Pronto?» dice cercando di schiarirsi la voce.
«Cosa è successo?!» esclama poi, facendo spaventare Kurt.
«Si, arrivo subito» conclude interrompendo così la chiamata.
«Che succede?» gli chiede immediatamente Kurt.
«Mi devi una spiegazione, Kurt» dice Sebastian, non rispondendo alla domanda del castano, che infatti lo guarda stralunato.
«Voglio che tu mi dica perchè non vuoi stare più con me. Cosa è cambiato?» continua Sebastian.
«Siamo cambiati noi» mormora Kurt.
«C'è un altro? Ti sei innamorato di un altro?» continua Sebastian.
«N-no» mente il castano.
«Ne riparliamo dopo, adesso devo andare da Artie, è successo un casino sul set» spiega Sebastian.
Il castano annuisce e «Okay» pigola piano.


Non appena Sebastian arriva sul posto, viene investito da un Wes completamente su di giri.
«Mi dispiace così tanto, signor Smythe» comincia a blaterare l'uomo «Non so cosa sia preso a Blaine...cioè si, lo so...Abrams ha detto delle cose un po',uhm, spiacevoli sul suo conto e lui non ci ha più visto e l'ha aggredito»
«Sebastian!» urla la voce di Artie, interrompendo così il discorso di Wes.
«Abrams, che diavolo è successo?» chiede Sebastian non appena vede il naso sanguinante del regista.
«Quel coglione di Blaine Anderson, ecco che cosa è successo!» urla inviperito Artie.
«Okay, okay» cerca di tranquillizzarlo Sebastian «adesso tu ti fai accompagnare al pronto soccorso e io mi occupo personalmente di Blaine Anderson»
«Oh si. Ti prego, ammazzalo di botte da parte mia» dice Artie prima di allontanarsi e ordinare alla truccatrice di accompagnarlo in un ospedale.
«Ma io non so dove sia un ospedale» mormora la donna.
«Dio, cerca su internet, idiota!» grida esasperato il regista.
Sebastian lo guarda e scuote la testa sconvolto. Artie Abrams sarà pure un bravo regista, ma è una pessima persona.
«Dov'è Blaine?» chiede poi il ragazzo rivolgendosi a Wes, che è ancora di fianco a lui.
«Lì» dice Wes indicando un uomo seduto su un marciapiede con la testa tra le mani.
Sebastian si avvicina a Blaine e «Anderson» lo richiama.
Il cantante alza la testa e lo guarda con un'espressione indecifrabile.
«Perchè hai tirato un cazzotto in faccia ad Artie?» gli chiede subito Sebastian, lasciando perdere i convenevoli.
«Perchè è un coglione» sbotta Blaine «e mi sono pure fatto male ad una mano»
«Si, immagino...però lui ha il naso rotto ora»
«Gli sta bene» borbotta tra sè e sè il riccio.
«Blaine, capisci che non posso sorvolare su questa cosa?» chiede allora Sebastian.
«Se vuoi licenziarmi fallo subito» dice Blaine, sorprendendo Sebastian che «No! Non voglio licenziarti» chiarisce subito.
«E cosa vorresti fare?»
«Non lo so...niente, per ora. Però tu devi promettermi di mantere la calma e fare tutto ciò che ti ordina Artie. Da domani io sarò sempre presente sul set, okay? Per favore, non sgarrare più o sarò costretto a licenziarti»
Blaine si mordicchia il labbro inferiore e annuisce.
«Bene. Siamo a posto?» si assicura Sebastian.
E il riccio vorrebbe dirgli qualcosa del tipo: "In realtà ieri sera ho baciato il tuo ragazzo e mi sono innamorato di lui. Adesso vuoi licenziarmi?", ma si limita ad annuire di nuovo.
«Ottimo» conclude l'altro «allora per oggi sei libero. Ci vediamo domani e...mi raccomando, Anderson»


Blaine schiva Wes che «Blaine! Blaine! Che ti ha detto Sebastian?» gli chiede.
Non ha voglia di parlare. Non ora. 
E, non sa come, ma una mezz'oretta dopo si ritrova seduto sul muretto dove la sera prima era stato con Kurt.
Il fiume riflette la luce del sole sotto lo sguardo affascinato di Blaine, che dondola i piedi come un bambino.
«Ma guarda un po' chi si rivede!» esclama una voce divertita alle sue spalle.
Blaine volta la testa e si ritrova davanti una chioma bionda e «Jeff?» domanda stupito.
«Non sei felice di rivedermi?» ghigna il biondino.
Il riccio sorride leggermente.
«Come mai hai quella faccia da funerale?» gli chiede poi Jeff.
«Mah...ho fatto una stronzata...»
Jeff si gratta il mento con fare pensieroso e «Aspettami qua! Torno subito!» dice, poi corre via.
Blaine rimane spiazzato, ma poi torna a fissare il fiume, riperdendosi nei suoi pensieri.
Il ragazzo biondo torna qualche minuto dopo e in mano ha due bottiglie di birra.
«Bene» dice sedendosi anche lui sul muretto «adesso puoi raccontarmi la tua stronzata»


«Sei tornato presto» nota Kurt quando Sebastian rientra nella camera d'albergo.
«Già. Non era una cosa poi così grave...» spiega il ragazzo.
«Che è successo?»
«Mah...niente...solo che Anderson ha pensato bene di spaccare il naso al regista»
Kurt spalanca gli occhi e «Oddio, davvero?» chiede stupito e anche stranito perchè Blaine non sembra un tipo violento.
«Giuro. Il manager di Blaine, Wes, mi ha detto che Artie lo ha provocato in qualche modo, ma sinceramente non me ne frega molto al momento»
«Come no? Lavorano per te, sei tu che li paghi e-»
«Kurt, io sto pensando a noi adesso, non me ne importa dei battibecchi tra un regista che si crede il nuovo Kubrick e un cantante ormai fallito»
«Non è un cantante fallito» borbotta Kurt a bassa voce e Sebastian inarca un sopracciglio.
«Seriamente, Kurt? Vuoi parlare della carriera di Blaine Anderson adesso?» chiede.
«N-no...» sussurra il castano.
«Allora...cosa? Vuoi lasciarmi?» domanda senza mezzi termini Sebastian.
«Io...penso di si. Non sto più bene, Seb. E non è colpa tua eh-» comincia il castano.
«No. Risparmiami la solita scusa del "non è colpa tua, sono io che bla bla bla"» lo interrompe.
«Ma...okay» sospira Kurt «comunque è vero, cioè sono io quello che non è in pace con se stesso. Non sto più bene con te, mi sento insoddisfatto»
«Per questo non fai più l'amore con me?»
«Si...io...n-non so cosa sia successo...solo che...siamo cresciuti tutti e due e siamo cambiati»
«Ed è cambiato anche ciò che provi per me, giusto?»
«Già» mormora Kurt.
«Per me non è cambiato niente, Kurt, io ti amo ancora e lo sai. Io ho sempre immaginato un futuro con te, ma...non posso obbligarti a stare con me, non potrei mai farlo»
«Cosa vuoi fare allora?»
«Penso che...che forse tu hai voglia di farti altre esperienze? Magari quando le avrai fatte vorrai tornare con me? Forse solo c'è troppa monotonia nel nostro rapporto?» tenta Sebastian.
«Io penso invece che sia una cosa definitiva...» pigola Kurt.
«Definitiva?» chiede Sebastian.
«Si, Sebastian» ammette il castano.
«Non so bene cosa dire adesso, Kurt» sussurra Sebastian.
«Forse dovresti semplicemente lasciarmi andare» azzarda il ragazzo dagli occhi azzurri.


Sebastian si era accorto che c'era qualcosa che non andava con Kurt, lo sapeva, solo che ha fatto finta di niente.
Pensava fosse una cosa passeggera, ha preferito chiudere gli occhi e nascondere l'evidenza.
Ma adesso...la fine è arrivata veramente.
Così fa l'unica cosa che potrebbe fare. Decide di lasciare andare via l'amore della sua vita.
«Non me la sento di lasciarti tornare in America da solo» dice però.
«Non posso rimanere qui con te, però, non sarebbe giusto»
«Ma non puoi nemmeno andartene, non hai nulla, Kurt» gli fa notare Sebastian.
«Non posso vivere ancora sulle tue spalle...»
«Facciamo così allora...ti assumo come aiutante per la pubblicità del whiskey. Ti pago!»
«Non scherzare, Seb! Tu sei pazzo»
«Senti, non posso lasciarti così...senza un soldo e senza un futuro. Ti amo troppo, non potrei mai fare una cosa del genere» mormora Sebastian e Kurt si sente morire sotto il peso di questa confessione.
«Seb» dice con tono lamentoso «ti prego...non posso accettare»
«Devi, Kurt. E adesso vado a prenderti una stanza per te, perchè immagino che tu non voglia più stare qui con me» osserva il ragazzo con un sorriso triste dipinto sulle labbra.
«Vorrei potermi innamorare di nuovo di te, Seb» sussurra allora Kurt «sei un ragazzo perfetto»
«Però a quanto pare non sono perfetto per te» conclude Sebastian cercando di nascondere il suo tono amareggiato.


Kurt si lascia cadere a peso morto sul letto della sua nuova stanza, che tra l'altro è di fianco a quella di Sebastian, e sospira.
Non si aspettava tutta questa comprensione da parte del suo ragazzo, anzi, ormai ex ragazzo.
Pensava che sarebbero volati insulti e magari pure qualche schiaffo, invece Sebastian sembra aver accettato la situazione.
Il ragazzo sospira nuovamente, poi si alza dal letto perchè si sente soffocare chiuso in queste quattro mura.
Decide di uscire, una boccata d'aria non può che fargli bene.

Le sue gambe vanno avanti di loro iniziativa, Kurt nemmeno si rende conto di dove sta andando fino a che non si ritrova davanti al muretto della sera precendente.
Il castano sorride, ripensando a Blaine, ma il sorriso gli muore sulle labbra non appena vede che su quel muretto ci sono seduti due ragazzi.
Uno è un ragazzo biondissimo e mingherlino, l'altro è...Blaine. Blaine che ha il capo appoggiato sulla spalla del biondino e sta parlando con gli occhi chiusi.
Entrambi hanno una bottiglia di birra in mano e Kurt...Kurt si sente semplicemente morire davanti a quella vista.
Kurt sente qualcosa di strano premere all'altezza dello stomaco, ma non riesce a smettere di fissare i due ragazzi.











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Capitolo 9
*** Gelosia ***


WOOOOOAAAH! 
Buonasera/Buonanotte gente, non mi aspettavate e invece...eccomi qui! (Per vostra sfortuna)
La prossima settimana sarà un vero inferno e non ero sicura di riuscire a postare il capitolo in tempo, quindi, dato che ho appena finito di scriverlo, ho deciso di postarlo subito. Spero vi piaccia! Fatemi sapere :)

Come al solito ringrazio tutte le meravigliose persone che seguono/preferiscono/ricordano questa ff. E ringrazio ancora di più chi recensisce!

Truppappa

 




 
GELOSIA






«E quindi vi siete baciati...» ripete pensieroso Jeff.
Blaine annuisce, da un sorso alla sua birra e appoggia la sua testa sulla spalla del biondino.
«Beh, ammetto che quando mi hai detto che avevi fatto una stronzata pensavo che te lo fossi scopato! E che magari il suo fidanzato vi avesse beccati!» ammette Jeff.
«No, oddio no!» esclama Blaine cominciando a ridere.
«Mi stai dicendo che non vorresti scoparti Kurt?» chiede Jeff alzando un sopracciglio e ammiccando.
«Cos- no!» si affretta a rispondere Blaine.
«No? Non vorresti fartelo?»
«No!» gracchia con voce strozzata il moro e «Cioè...s-si! Vorrei, ma...ma non adesso. Voglio solo che risolva le cose con Sebastian...c-che lo lasci, ecco» aggiunge poi.
«Sai che sei adorabile quando balbetti?» gli dice allora Jeff, beccandosi una gomitata sul fianco da parte di Blaine.
«Coglione» borbotta Blaine.
«Sai» continua dopo qualche secondo «vorrei solo vederlo felice...felice per davvero»
«E magari lo vorresti vedere felice con te, mh?» lo punzecchia il biondo.
«Beh, possibilmente si» ridacchia divertito Blaine.
«Questo Kurt è un ragazzo molto fortunato» osserva Jeff «perchè tu sei una persona davvero speciale e spero che lui se ne sia reso conto»
«No, ti sbagli...è lui quello speciale tra i due» sussurra Blaine, la testa ancora appoggiata sulla spalla di Jeff e lo sguardo perso nel vuoto.
«Aahhhh...quanto sei sdolcinato, i miei denti si stanno cariando!» lo prende in giro il biondino.
«Oh! Ma sta' un po' zitto!» ride Blaine.  
Jeff accarezza i ricci del cantante e «Penso che dovremmo fare un'uscita a quattro» propone.
«Un'uscita a quattro? Non ne faccio una da quando avevo...uhm...diciotto anni?» grugnisce Blaine.
«Ehm...guarda che io ho diciannove anni» dice allora Jeff e Blaine, che aveva appena preso un sorso dalla sua birra, la sputa dalla bocca e fuoriesce pure dal naso e «Cosa?!» gracchia.
«Si, ho diciannove anni!» conferma Jeff con un sorriso.
«Oddio, oddio. Mi sono fatto offrire una birra da un adolescente!» esclama.
«Secondo me hai un fetish per i ragazzi più piccoli...insomma, Kurt ha dieci anni meno di te e-»
«Ma non è più un adolescente!» lo interrompe Blaine alzando la testa dalla spalla del biondo «E soprattutto, io mica ci sto provando con te!»
«Nemmeno io se è per questo!» si difende Jeff, sgranando gli occhi.
«E poi sono già fidanzato» aggiunge poi.
Blaine lo guarda per qualche secondo e «Hai drogato le birre per caso?» chiede prima di scoppiare a ridere e riappoggiare comodamente la sua testa sulla spalla di Jeff.
«No! Guarda che io ho solo proposto un'uscita a quattro, sei tu che poi hai cominciato a delirare!» dice Jeff, cercando di trattenersi dal ridere.
«Non stavo delirando...» borbotta Blaine, chiudendo gli occhi.
«Si, come no» lo sfotte Jeff «e comunque se una di queste sere tu e il tuo Kurtuccio non avete niente di meglio da fare, potreste uscire con noi»
«Come si chiama il tuo ragazzo?»
«Nick»
«Nick? Ma è italiano?»
«Uhm...no. In realtà no...» dice Jeff.
«Vivi in Italia e sei riuscito a trovarti un ragazzo non italiano? Wow, è una cosa abbastanza incredibile» osserva Blaine.
«Beh, in realtà non l'ho conosciuto qui a Torino...la nostra è, uhm, una storia un po'...mh...particolare?»
«E cosa aspetti a raccontarmela?» lo esorta Blaine sorridendo «Io ti ho fatto una testa tanta con Kurt...»
Jeff, un po' imbarazzato, comincia allora a raccontare la sua storia con Nick.
«Non so se ricordi» inizia «ma già ti avevo detto che fino ai dieci anni ho vissuto a Chicago»
«Mhmh» mormora in assenso Blaine, ricordandosi effettivamente quel particolare.
«Beh...diciamo che vivevo in un condominio nel centro della città e che i nostri vicini di casa del piano superiore avevano un figlio che aveva due anni più di me. E io e questo bambino eravamo molto amici...cioè, in realtà io, la notte, programmavo il nostro matrimonio. A sua insaputa, ovviamente»
«Adorabile» sussurra Blaine.
«Uhm...si, forse...cioè non so, quando ci ripenso mi sento un po' stupido perchè ho passato veramente un sacco di nottate in bianco per decidere i fiori e i menù e...si, ero pazzo già a otto anni»
«Ancora più adorabile» ripete Blaine sorridendo.
Jeff si schiarisce la gola e «Il giorno del mio nono compleanno mia madre ha organizzato una festa» continua «e il mio vicino di casa non venne, perchè si era preso la febbre...solo che io non lo sapevo, così mi arrabbiai così tanto che non gli rivolsi la parola per almeno un mese. Il mese più brutto della mia vita, giusto per dire. A scuola poi c'erano dei ragazzini più grandi che mi prendevano sempre in giro e diciamo che ho "perdonato" il mio vicino solo quando mi ha difeso da questi bulli»
«E immagino che questo vicino di casa fosse Nick?» chiede allora Blaine.
Il biondino gli risponde con un sorriso luminoso e «Si» sussurra.
«E poi? Che è successo?» chiede curioso Blaine.
«Beh...ho passato un anno appiccicato a Nick, poi i miei genitori mi hanno detto che ci dovevamo trasferire e quando me lo hanno detto sono corso subito a casa di Nick e, tra le lacrime, gli ho detto che volevo sposarlo e ho tirato fuori uno stupido anello fatto con la carta stagnola»
Il ragazzo ferma le sue parole, sorridendo dei suoi ricordi.
«Lui accettò quell'anello, ma non disse niente, mi abbracciò solo forte forte» continua poi «e poi niente, ci trasferimmo poco dopo qui a Torino e io persi i contatti con lui, come puoi ben immaginare»
«Ti prego, va' avanti» quasi lo supplica il moro.
«Quindi, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti qui e ho passato più o meno un intero anno a piagnucolare perchè volevo tornare a Chicago, ma...beh, poi mi sono abituato alla vita qui, mi sono fatto degli amici, insomma, le solite cose... e due anni fa una mia amica ha voluto trascinarmi ad una serata gay in una discoteca e...» lascia in sospeso Jeff.
«Eeeee?» chiede Blaine.
«E ho visto questo ragazzo super carino che ballava in mezzo alla pista. La mia amica si è accorta del mezzo litro di bava che ho perso, così si è avvicinata a lui, l'ha preso per un gomito e gli ha detto: "C'è una ragazza che mi piace e vorrei provarci con lei, solo che sono qui con un mio amico che è peggio di una sanguisuga. Non è che puoi distrarlo? Giuro che ti pago poi!"»
«No!» esclama il moro «Ha detto veramente così?»
«Giuro!» ride Jeff «E ha funzionato, davvero! Perchè il ragazzo è venuto da me e...beh, appena ha aperto bocca l'ho riconosciuto subito. Era Nick»
«E cosa ci faceva qui?»
«Aveva vinto una borsa di studio per studiare ingegneria al Politecnico di Torino»
«E lui ti ha riconosciuto?»
«Si! Giuro che è stata una cosa pazzesca, meglio che in un film! Comunque un mese dopo ci siamo messi insieme e pensa che lui aveva ancora quell'anello di carta stagnola! L'ha sempre conservato!»
«Una storia d'amore pazzesca...e così giovani...» medita Blaine e non può fare a meno di pensare a Kurt e Sebastian.
«So a cosa stai pensando» dice Jeff, come se potesse realmente leggere nel pensiero di Blaine.
«Come?» chiede spaesato il cantante.
«Stai pensando a Kurt e al suo fidanzato riccone, giusto? Pensi che anche loro erano giovani quando si sono fidanzati e che sono stati nove anni insieme e balle varie, ma, vuoi sapere una cosa? Io e Nick siamo diversi da loro due e sai come faccio a saperlo?»
Blaine scuote piano la testa, che è ancora appoggiata alla spalla di Jeff.
«Perchè io e Nick stiamo insieme, ma abbiamo due vite separate in un certo senso. Invece, Kurt è...come dire...il prolungamento di Sebastian? Lo segue ovunque, non fa nulla di concreto nella sua vita. Questo lo ha annientato con il tempo e capisco che il suo amore per Sebastian si sia affievolito»
Blaine rimane in silenzio per un minuto intero e poi «Sotto quei capelli ossigenati si nasconde un cervello allora!» dice.
«Comunque non volevo paragonare la tua storia con quella di Kurt...lo so che siete diversi...anche perchè tu e Nick non state insieme da nove anni» aggiunge poi ridendo sul finale.
«No, arriveremo ai cento anni insieme!» lo corregge Jeff scherzosamente.
«Dovremmo davvero farla quell'uscita a quattro, sai?» dice subito dopo Blaine.
«Si...penso sia una buona idea...e penso che sia una buona idea anche toglierci da questo muretto» dice Jeff.
«Perchè?»
«Perchè c'è un ragazzo che sta continuando a fissarci da un po' e mi fa un po' paura» sussurra allora il biondo avvicinandosi ancora un po' a Blaine.


Kurt stringe le mani a pugni, le braccia e le gambe che tremano.
Non riesce a muoversi da lì, sembra che ci sia una calamita sotto alle suole delle sue scarpe che lo tiene incollato all'asfalto.
I suoi occhi sono lucidi e le sue pupille continuano a seguire incessantemente i movimenti dei due ragazzi seduti sul muretto: la testa di Blaine appoggiata sulla spalla dell'altro, i suoi occhi chiusi, i sorrisi, le risate, il biondino che nota Kurt e si avvicina ancora di più a Blaine, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
Due secondi dopo Kurt si perde negli occhi di Blaine, che lo fissa a bocca spalancata.
«Kurt!» urla mentre balza giù dal muretto e gli corre incontro con un sorriso, felice e sorpreso di vederlo lì.
Il castano fa un passo indietro senza nemmeno rendersene conto, ma Blaine lo nota. Eccome se lo nota.
Infatti si ferma a pochi passi da Kurt e «Perchè stai piangendo?» chiede.
Il più giovane arretra ancora di un passo e «N-non...s-stammi lontano» pigola.
Blaine inarca le sopracciglia e lo guarda con uno sguardo confuso e allo stesso tempo ferito.
«Cosa è successo? Qualcosa con Sebastian?» prova a chiedere allora il cantante.
Kurt scuote la testa, una lacrima che solca il suo viso, e ride amareggiato.
«Sei tu il problema!» grida e poi si volta, correndo via e inciampando sui suoi stessi piedi.
Blaine si avvicina immediatamente per aiutarlo, ma «Stammi lontano» ripete Kurt vede una mano di Blaine troppo vicina per i suoi gusti.
«N-non capisco...» mormora il moro allora, allontanando di scatto quella stessa mano, come se si fosse appena scottato.
Kurt si rialza in piedi nel frattempo e «Sei un coglione e i-io...i-io ho anche lasciato Sebastian per te! Sono più coglione di te!» sbotta, poi si gira di nuovo e comincia a incamminarsi il più lontano possibile da Blaine.
Da Blaine che rimane paralizzato sul posto perchè il ragazzo per cui ha perso la testa gli ha appena detto di essere libero, però poi è scappato.
E stava anche piangendo. Blaine non se ne capacita, non riesce proprio a capire cosa sia appena successo.
Jeff lo raggiunge qualche istante dopo, dandogli qualche pacca amichevole sulla schiena.
«Immagino che quello fosse Kurt» dice per spezzare il silenzio.
«Immagini bene» si limita a rispondere il riccio.
«Penso che dovresti rincorrerlo, sai?» 
«Ma...è scappato senza un motivo!» esclama Blaine.
«Blaine, non hai visto come ci stava guardando prima? Si è ingelosito! Vagli a dire che ha frainteso tutto, spiegagli la situazione!»
«I-ingelosito?» ripete stupidamente il moro.
«Dio, dovresti essere tu quello adulto tra noi...» mormora Jeff alzando gli occhi al cielo.
«Ma non stavamo mica facendo niente di male!» esclama allora Blaine.
«Senti, io non conosco Kurt, ma magari è un po' insicuro e...che ne so! Avrà frainteso sicuramente» spiega il biondo.
«Cristo santo, quel ragazzo mi manderà al manicomio» dice Blaine, poi saluta Jeff, con la promessa di vedersi presto, e si incammina verso l'hotel. 



«Dove cazzo sei stato?!»
Blaine viene accolto dal dolce suono della voce di Wes non appena entra nella sua stanza.
«E tu come sei entrato qui dentro?» chiede Blaine evitando di rispondere alla domanda del suo amico.
«Ho pagato la receptionist» risponde con tranquillità e sincerità Wes.
«Dio, non posso nemmeno stare in santa pace nella mia camera quindi?» domanda il cantante.
«Dimmi dove sei stato e forse ti lascio in pace»
«In giro, come al solito» bofonchia Blaine.
«Hai visto Sebastian?» chiede poi, memore delle parole di Kurt.
«Si, si aggira nel bar dell'hotel come un fantasma. Penso abbia litigato con il suo fidanzato perchè l'ho visto chiedere un'altra camera singola» spiega Wes.
«Sai il numero della camera?»
«Che cazzo di domande fai, Blaine?»
«Ma no, niente...curiosità...» cerca di dire con nonchalance Blaine, con scarsi -per non dire scarsissimi- risultati.
«Blaine? C'entri qualcosa con questo litigio tra Sebastian e Kurt?» chiede allora Wes, facendo due più due solo in quel momento.
«Forse...» pigola Blaine.
«Forse?» ripete Wes esortandolo a continuare.
«Ci siamo baciati. Io e Kurt, intendo» sputa fuori Blaine.
«No guarda, pensavo tu e Sebastian» commenta ironico Wes.
«Non c'è bisogno di scherzarci su...è una situazione di merda» commenta il moro.
«Perchè scusa? Se si sono lasciati vuol dire che tu hai campo libero, no?»
«Si, peccato che Kurt oggi mi abbia visto parlare con un ragazzo e si sia ingelosito, o almeno credo...» 
Wes si gratta il retro del collo e «Beh, allora cercalo, sistema le cose e scopate come conigli. Però non fatevi vedere da Sebastian, mi raccomando» dice poi.
«Wes? Ti facevo un uomo con un po' più di morale!» scherza Blaine.
«Si, si, certo. Adesso però io devo andare a prepararmi per un appuntamento»
«Appuntamento?»
«Secondo te come ho corrotto la receptionist?» chiede Wes facendogli un occhiolino e uscendo dalla camera.


Il buio è calato in fretta e l'ora di cena è passata già da un pezzo, Blaine è sceso al ristorante per cercare Kurt, ma non c'era.
Gli si è formato un groppo alla gola, così è tornato nella sua stanza, deluso e amareggiato.
E adesso sono le undici di sera, Blaine è steso sul letto che scrive una nuova canzone.
Posa la matita e i fogli sul materasso e si scrocchia le dita. Decide di scendere al bar per prendersi qualcosa da bere.


Kurt fa avanti e indietro per tutto il perimetro della sua camera.
Dopo un tempo indefinito, si decide a lasciare la stanza e ad uscire. Segretamente spera di incontrare Blaine, ma non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura.


Blaine si lascia cadere su uno degli sgabelli vuoti davanti al bancone del bar.
Sospira pesantemente e chiede un bicchiere di whiskey.
«Sai che produco whiskey?» biascica una voce al suo fianco.
Blaine si volta e si trova davanti Sebastian Smythe. Sebastian Smythe decisamente ubriaco, i capelli disordinati, la bocca impastata dall'alcool e lo sguardo allampanato.
«Oh si, lo so. Sono Blaine Anderson, lavoro per te» gli fa notare il moro.
Sebastian sbatte un paio di volte le palpebre e «Ma non dire stronzate» borbotta.
«Non dico stronzate!» esclama Blaine «Non mi riconosci?»
«Blaine Anderson vuole fare assaggiare il suo maccherone al mio Kurt» borbotta Sebastian a voce bassa.
«Lo so che mi ha lasciato per lui, eh! Mica sono scemo, io! Kurt...dice che...troppi anni insieme, che siamo cambiati, ma...ma io ho visto come lo guarda a quell'Anderson» continua poi.
«Uhm» mormora imbarazzato Blaine «quanto hai bevuto, Sebastian?»
«Non abbastanza» dice «Vuoi scopare con me?»
Il moro spalanca gli occhi e «Come, scusa?» chiede, convinto di aver sentito male. Invece Sebastian ripete esattamente la stessa domanda.
«Ecco, uhm, non...non mi sembra il caso» dice allora Blaine.
«Perchè no? Kurt non me lo da più, io devo scopare. Adesso. Proprio adesso»
«Che ne dici se ti accompagno in camera e dormi?» propone come alternativa Blaine.
«Che ne dici se mi accompagni e mi fai un pompino?» chiede allora Sebastian.
Blaine rotea gli occhi e «Accompagno il ragazzo nella sua stanza, poi torno qui a finire quel bicchiere di whiskey» dice alla barista, che annuisce.


«Kurt dice che non mi ama più» brontola Sebastian una volta giunti davanti alla porta della sua camera.
«Capita, Sebastian. L'amore non dura per sempre» osserva Blaine.
«No, ma...io avevo già pensato ai nomi per i nostri bambini e...e lui viene a dirmi che si sente insoddisfatto con me, capisci?! Dopo nove anni, capisci?!»
«Si, capisco, però adesso tira fuori la chiave e mettiti a letto» lo istruisce Blaine.
«Io lo amo così tanto che...rispetto la sua decisione, ma...ci sto male. Malissimo...»
«Si vede che non era quello giusto. Sono sicuro che troverai qualcun altro» cerca di rassicurarlo il moro e mentre parla nota Kurt uscire dalla porta della camera posizionata di fianco a quella di Sebastian.
«Kurt» dicono in contemporanea sia lui che Sebastian.
«Oddio» geme quello vedendoli insieme e scappando lungo il corridoio. Questa volta Blaine non se lo lascia scappare e abbandona Sebastian per rincorrerlo.
Sebastian li segue con lo sguardo finchè non scompaiono dalla sua vista e poi entra, con qualche difficoltà, nella stanza.


Kurt corre al piano di sotto, usando le scale, e si fionda dentro al bar. Spera che nessuno l'abbia seguito.
Ovviamente però le sue speranze vanno in fumo quando vede Blaine entrare tutto trafelato all'interno del bar.
«Il suo whiskey!» esclama la barista alzando il bicchiere pieno in direzione del riccio.
Blaine intercetta subito Kurt, fermo nel mezzo del bar e «Kurt, non scappare ti prego» dice. Poi si avvicina al bancone e butta giù in un solo sorso il liquido ambrato.
Kurt non scappa, ma incrocia le braccia al petto e fulmina Blaine con lo sguardo quando questo lo raggiunge in mezzo al locale.
«Cosa c'è?» inizia a dire il castano «Adesso vuoi anche portarti a letto Sebastian?»
Blaine scoppia a ridere, non potrebbe fare davvero altro.
«E tu quanto sei geloso da uno a dieci?» chiede.
«Non sono geloso» 
«No, figuriamoci» commenta ironico il riccio.
«Sono arrabbiato, è diverso» specifica allora Kurt.
«Arrabbiato?» chiede allora Blaine.
Il castano non risponde, semplicemente afferra l'avambraccio destro di Blaine e lo trascina fuori da quel bar e anche fuori dall'hotel.
L'aria fresca investe il volto di Blaine e «Che diavolo stai facendo?» chiede.
«Mi hai preso per il culo» dice Kurt, con tono arrabbiato «io mi son fidato di te e tu? Tu fai il marpione con altri mille ragazzi!»
«Altri mille ragazzi? Ma cosa dici?!» esclama Blaine.
«Il biondino, Sebastian...chi altro c'è?»
«Kurt, ci sei solo tu per me» risponde sinceramente il moro, ma Kurt sembra non credere alle sue parole perchè tira su col naso e «Ho lasciato Sebastian e volevo venire da te e baciarti e...e tu eri con un altro» dice.
«Ma è Jeff! Il ragazzo che ho conosciuto qui a Torino! Non...Dio, non ci stavo provando con lui! Come puoi essere così cieco? Non vedi che ho perso la testa per te?»
«Tu eri con lui sul nostro muretto...» bisbiglia Kurt, così piano che Blaine quasi non lo sente. Quasi.
«Il nostro muretto?» ripete con un sorriso che spunta sulle sue labbra.
Le gote di Kurt si tingono di rosa e il ragazzo abbassa immediatamente lo sguardo per terra.
«Che ne dici di andare adesso al nostro muretto?» chiede allora Blaine.
Kurt rimane in silenzio, ma comincia ad incamminarsi davanti al moro, che lo segue a ruota.


«Mi dispiace» dice Blaine, le sue parole che si disperdono nell'aria della città.
Kurt si mordicchia il labbro inferiore e appoggia il mento sulle sue ginocchia.
Blaine si mette a cavalcioni sul muretto per poter osservare meglio l'altro ragazzo e «Mi dispiace» ripete.
«Mi dispiace che tu abbia frainteso» aggiunge dopo.
Kurt ruota di poco la testa per far scontrare i suoi occhi azzurri con quelli di Blaine.
«Hai lasciato veramente Sebastian?» chiede poi il moro.
Kurt si limita ad annuire con la testa.
«L'ho accompagnato in camera perchè l'ho trovato ubriaco marcio al bancone del bar» spiega allora il cantante «e pensa che io voglia darti il mio maccherone»
«Il tuo maccherone?» parla finalmente Kurt.
«Già...io in realtà adesso vorrei solo baciarti, sai?» sussurra Blaine.
«Scusa» dice allora il castano posizionandosi anche lui a cavalcioni sul muretto, a specchio rispetto a Blaine.
«Sono geloso, è vero. Non so cosa mi sia preso, ma...ti ho visto qui con quel biondino e sembravate così intimi che-»
«Stavamo parlando di te e del suo fidanzato. Solo cose belle, ovviamente» lo interrompe Blaine.
«Ah si? Cose belle, tipo?» chiede Kurt e finalmente sorride. Blaine sente il cuore pompare ad una velocità assurda all'interno del suo petto.
«Tipo che vorrei vederti sempre felice» dice Blaine «vorrei vederti sempre sorridente. E vorrei vederti sorridere grazie a me, proprio come in questo momento»
Il sorriso di Kurt si amplia ancora di più e risplende sotto la luce dei lampioni e della luna.
«Penso che adesso dovresti baciarmi» sussurra poi strisciando sul muretto e avvicinandosi alla bocca di Blaine.









 

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Capitolo 10
*** Rimettersi in gioco ***


Buondì bella gente!
Ecco il nuovo capitolo che nessuno stava aspettando!
Non so bene da dove mi sia uscito, giuro, spero solo di non aver scritto una porcata senza senso.
Aspetto vostri pareri!

Ringrazio come sempre tutte le bellissime persone che mi seguono in questa avventura :)
Alla prossima
Truppappa





Rimettersi in gioco



 
 

I palmi di Blaine sono caldi sulle sue guance e Kurt sorride nel bacio perchè adesso non si sente in colpa a ricambiare i baci del riccio.
«Se continui a sorridere i nostri denti continueranno a scontrarsi» soffia Blaine, sorridendo anche lui.
«Scusa» sussurra Kurt allontanandosi di poco dalle labbra del moro.
«Non devi scusarti» dice Blaine «sei bellissimo quando sorridi»
Kurt allora sorride ancora di più, con i suoi piccoli denti e le sue adorabili fossette e Blaine, proprio in quel momento, realizza di essersi innamorato completamente di Kurt.


«Dove stiamo andando?» chiede Kurt mentre si fa trascinare per le strade di Torino da Blaine, che stringe forte la sua mano.
«Non lo so!» esclama Blaine che si sente tremendamente felice e stupido allo stesso tempo.
«Mi piaceva stare sul nostro muretto» borbotta teneramente Kurt.
«Ami il nostro muretto» osserva Blaine e il castano sta per dirgli qualcosa di molto inappropriato come "Amo te", ma riesce ad ingoiare quelle parole giusto un attimo prima di farle fuoriuscire dalle sue labbra.
Il riccio continua a sorridere mentre corre sotto a dei grossi portici e «Dai, dai, Kurt! Muoviti» lo esorta mentre stringe con più forza la sua mano.
Ma Kurt sente le gambe molli e se non ci fosse Blaine a sorreggerlo, probabilmente a quest'ora sarebbe già caduto a terra.
Realizza che sì, forse ama Blaine e si chiede se è possibile una cosa del genere. Così veloce e...semplice, ecco.
Tutto con Blaine è semplice. I loro tocchi, i loro sguardi. Anche i loro baci.
E okay, c'è ancora l'ombra di Sebastian che troneggia sopra di loro, ma...ma non è più il fidanzato di Kurt, quindi non è nemmeno una figura così ingombrante.
Così Kurt si ferma improvvisamente, annegato nei suoi stessi pensieri, e la sua mano scivola via da quella di Blaine, che arresta i suoi passi e si gira per guardare Kurt con un sopracciglio alzato.
«T-tutto bene?» chiede improvvisamente insicuro.
Kurt alza lo sguardo, si perde nei suoi occhi dorati e «Non ti sembra che sia tutto troppo semplice?» sussurra.
Blaine aggrotta la fronte e si gratta la radice del naso.
«Uhm» comincia a dire «cosa?»
«Noi» si limita a rispondere Kurt indicando i loro corpi con le mani.
«Beh...in realtà...non mi sembra così semplice» dice allora il riccio.
«Cioè, quando sto con te, tipo adesso, sì...ma...domani? Al lavoro come sarà? Con Sebastian?» aggiunge poi.
Il castano scrolla le spalle e «Intendevo solo noi, non quello che ci circonda...solo, solo noi...è così semplice stare con te e non mi era mai successo, ecco» ammette.
Blaine fa un passo in avanti per accorciare la distanza tra di loro e «Nemmeno con Sebastian?» mormora.
«Nemmeno con Sebastian» lo rassicura Kurt, ripensando ai primi tempi quando stava con l'altro ragazzo. Erano belli, sì, e stavano bene, ma non avevano niente a che fare con questo.
I ricordi del castano vengono interrotti quando le labbra di Blaine si premono con decisione contro le sue.


Sono le tre e mezza di notte e Kurt e Blaine fissano un monumento altissimo e bellissimo.
«Che cos'è secondo te?» chiede il più giovane con gli occhi che brillano sotto il cielo notturno.
«Una cupola enorme con un tempietto sopra» risponde Blaine immediatamente, guadagnandosi un pizzicotto da parte dell'altro ragazzo e un «Idiota» sussurrato.
Blaine allora lo prende di nuovo per mano e si avvicinano all'edificio imponente.
Ci sono delle stampe attaccate ai cancelli raffiguranti immagini di film e «Museo del Cinema di Torino» legge il riccio con un pessimo accento italiano.
«Che?» chiede Kurt non capendo niente di italiano, tanto per cambiare.
«Museo del cinema» gli spiega allora Blaine.
Gli occhi di Kurt si illuminano ancora di più se possibile e «Dobbiamo entrare!» esclama.
«Kurt, non credi sia un po' tardi?» chiede sbuffando una risata.
«E quindi? Ci entriamo comunque!»
«E come, di grazia?»
«E che ne so! Siamo giovani, possiamo conquistare il mondo!»
«Tu sei giovane» osserva Blaine «io tra qualche anno avrò già i capelli bianchi»
«Non essere melodrammatico, Blaine! Hai solo trentacinque anni»
«Solo» ripete Blaine sospirando.
«Si, solo. E quando avrai i capelli bianchi io li avrò ancora castani, ma sarò ancora con te. E quando tu comincerai a pisciarti addosso, io ti cambierò il pannolone.E quando non ti verrà più duro, io andrò in farmacia a comprarti il viagra»
«Davvero?» chiede Blaine emozionato perchè, insomma, questo vuol dire che staranno sempre insieme. Vuol dire che Kurt ha intenzione di stare con lui ancora per molto. E anche se non è una dichiarazione smielata a Blaine va benissimo, perchè è comunque romantica e perfetta.
Perfetta per loro.
«Davvero» mormora Kurt imbarazzato, realizzando solo in quel momento ciò che ha effettivamente detto. 
«Adesso però troviamo un modo per entrare» aggiunge schiarendosi la gola con un piccolo colpo di tosse.


«Ancora non ci credo» dice Blaine guardandosi intorno con occhi pieni di meraviglia.
«Cosa? Che ho corrotto il guardiano notturno per farci entrare?» ribatte divertito Kurt.
«Si! Tu sei pazzo...»
«Beh, è peggio il pazzo o chi segue il pazzo?» domanda allora il castano. Blaine sbuffa e se lo tira addosso. I loro petti collidono e «Chi segue il pazzo, decisamente» risponde il riccio prima di baciare dolcemente Kurt.
Il castano respira forte con il naso e schiude le sue labbra per poter sentire la lingua dell'altro ragazzo contro la sua.


«Oddio!» esclama Blaine eccitato indicando una statua a Kurt «Quella è la statua del dio Moloch!»
«Il dio che?» chiede l'altro ragazzo.
«Il dio Moloch! Non hai mai visto il film Cabiria?» domanda sconvolto Blaine.
«Uhm...no?»
«Oddio, devi assolutamente vederlo, Kurt...è un colossal del 1914!»
«Ah...ecco perchè lo conosci! Tu eri già nato nel 1914» lo sfotte il castano e Blaine in risposta gli fa la linguaccia e incrocia le braccia al petto.
Kurt sorride e si avvicina per schioccargli un bacio sulla guancia.
«Sei tenero quando fai il finto offeso» sussurra poi allontanandosi. Blaine allora alza il mento e «E chi ti dice che sto fingendo?» chiede.
«Stai sorridendo, Blaine» gli fa notare allora Kurt.
«Oops» mormora allora il riccio, ampliando il suo sorriso.
«Dai» dice allora il più giovane afferrando una mano di Blaine «andiamo a farci una foto insieme al dio Mordor»
Blaine scoppia a ridere e «Sei un caso perso, Kurt Hummel» sospira.


Nel giro di un'ora il telefono di Blaine si riempie di foto di lui e Kurt.
In una Blaine è seduto sulle ginocchia del dio Moloch con i pollici all'insù e un sorriso brillante.
In un'altra anche Kurt è seduto sulle ginocchia della statua, però lui la guarda come a voler dire: "E tu chi diavolo sei?".
In un'altra ancora sia Kurt che Blaine sono seduti lì, le guance premute assieme e arrossate.
Nella foto successiva Kurt bacia la guancia di Blaine.
E in quella ancora dopo Blaine ha voltato la testa e le loro bocche sono appiccicate.
E poi ci sono altre mille foto: Blaine seduto su un finto gabinetto; Kurt seduto in grembo a Blaine-sempre su quel gabinetto- in cui si vede solo metà della faccia di Kurt perchè quando ha scattato la foto stava ridendo troppo; Blaine che addenta un pollo finto posizionato in un frigo altrettanto finto; Kurt steso su una poltrona con gli occhi chiusi; Kurt sempre steso sulla poltrona con gli occhi chiusi, ma con la mano di Blaine che gli arruffa i capelli; le loro mani intrecciate sopra ad un tavolino.
Insomma, la galleria delle immagini del cellulare di Blaine è piena.
«Dovresti pubblicare una foto su twitter» dice ad un certo punto il più giovane mentre sono stesi sopra ad un letto a forma di cuore e hanno gli occhi fissi sullo schermo attaccato al soffitto.
«Non ho twitter» ammette Blaine.
«Come no?!» esclama esterefatto Kurt.
«No, non lo userei tanto...»
«Ma sei un cantante!» dice allora Kurt come se quello fosse un motivo più che valido per avere twitter.
«Sono un cantante fallito» gli ricorda Blaine abbassando la voce.
«No, sei un cantante che presto tornerà a sfornare successi...ti ricordo che hai da poco scritto una canzone meravigliosa» osserva il castano con sicurezza.
«Quella...è stata un'eccezione. Ero solo molto ispirato grazie a te»
«Potrei ispirarti ancora...» sussurra Kurt girandosi sul fianco e perdendosi ad osservare il profilo di Blaine.
«Potresti» ammette Blaine dopo qualche secondo di silenzio, i suoi occhi ancora fissi sullo schermo sopra di lui.
«Allora fatti twitter» dice Kurt «comincia a far vedere che sei ancora vivo in qualche modo»
«Dici?» chiede Blaine, insicuro.
«Dico» afferma Kurt «e poi parli con il tuo manager e gli fai sentire quel pezzo meraviglioso»
«Vorrei tenerlo per me quel pezzo...per noi. Ecco, è...è una cosa solo nostra. Non voglio che il mondo si metta tra di noi» dice Blaine girandosi anche lui su un fianco e fronteggiando l'altro ragazzo.
Il castano arriccia il naso e le labbra e «Sono sicuro che potresti scrivere altri cento pezzi altrettanto belli» dice.
Blaine osserva le labbra sottili di Kurt e «Vorrei scrivere una canzone sulle tue labbra» mormora.
Kurt arrossisce vistosamente e «Dio, quanto sei smielato» borbotta.
Blaine si mordicchia il labbro inferiore cercando di non sorridere. Dopodichè si mette a rovistare nelle sue tasche dei jeans e tira fuori il suo cellulare.
«Dai, iscrivimi su Twitter. Così faccio felice sia te che Jeff» dice.
«Jeff?» chiede Kurt sollevando un sopracciglio con fare confuso.
«Si, quello che odi perchè sei super geloso» ridacchia Blaine.
«Sta' zitto che è meglio» risponde Kurt tirandogli un pugnetto sulla spalla.


«Allora, tu puoi seguire gente e la gente può seguire te» gli spiega con fare pratico Kurt qualche minuto dopo, il telefono di Blaine nella sua mano.
«Quindi posso seguire Beyoncè?» chiede immediatamente Blaine.
«Si, Blaine»
«Oddio, allora seguila subito!» urla Blaine e Kurt scoppia a ridere.
«E poi voglio seguire te» aggiunge subito dopo il riccio.
«Okay» dice Kurt mentre comincia a schiacciare le sue dita sul touch screen.
«Guarda, qualcuno già ti segue!» esclama poi qualche secondo dopo.
«E un certo "IloveBlaineAnderson" ti ha anche scritto:"Ommioddio sei su twitter aspettavo questo giorno da tutta la vita ti amo aiuto", non c'è nemmeno la punteggiatura...wow» aggiunge poi.
Blaine comincia a ridere istericamente perchè non pensava certo che qualcuno lo seguisse ancora! Insomma, è stato famoso, ma l'ultimo disco è stato veramente un flop, non si è mai più fatto vedere...nessuna trasmissione tv o radiofonica, niente di niente. Ha accettato la pubblicità di Smyhte solo perchè aveva bisogno di soldi.
«Gli rispondo?» chiede Kurt riportando Blaine alla realtà.
«Uhm...si, direi di si. Scrivigli:"Ciao, bel nickname!" e poi aggiungici una faccina che fa l'occhiolino» risponde.
«Lo sai che stai per provocare un infarto a chiunque si nasconda dietro a quel nickname?»
«Lo so» sorride Blaine.


Nel giro di un'ora il nuovo account twitter di Blaine è invaso da fan, ma anche da gente che scrive cose del tipo: "Ma ritirati!" e insulti più o meno vari.
Blaine finge indifferenza, ma in realtà ogni volta che legge parole offensive rivolte a lui sente il cuore un po' più pesante.
«Sono solo degli idioti» dice ogni volta Kurt per tirarlo su di morale e se Blaine rimane imbronciato, il castano gli da un bacio per cancellare quell'espressione dal suo viso.


Il cantante alla fine si decide a pubblicare una foto. Sceglie quella delle loro mani intrecciate sopra al tavolino e scrive "Credo di avere ritrovato l'ispirazione".
Inutile dire che si ritrova sommerso da notifiche.


Sebastian è seduto al bancone del bar dell'hotel, un bicchiere di vodka liscia stretto in una mano e il cellulare nell'altra.
Spera ancora che Kurt si faccia sentire, che magari gli mandi un messaggio.
Illuso, si ripete Sebastian.
La barista ad un certo punto sospira e «Fra poco chiudiamo» gli dice posizionandosi di fronte a lui.
«O si, scusa...adesso me ne vado»
«Con calma, tanto devo ancora ripulire tutto» sorride cordialmente lei e «Ti dispiace se accendo la radio?» chiede poi.
Sebastian scuote la testa e sorride. Forse la musica lo distrarrà un po' dai suoi pensieri.
«Ma porca-» esclama quando sente la voce di Blaine Anderson alla radio.
La barista lo guarda con sguardo confuso.
«Odio Blaine Anderson» si giustifica allora il ragazzo.
«Oh...beh, io conosco poche canzoni perchè qui in Italia non è molto conosciuto, ma ha una voce meravigliosa»
«Si, solo quello ha di meraviglioso» bofonchia Sebastian.
Quando la canzone finisce, Sebastian sente che il conduttore radiofonico parla di qualcosa e sente nominare più volte il nome di Blaine.
«Che sta dicendo?» chiede allora alla barista «Non capisco l'italiano così bene e parlano troppo veloce!»
«Dicono che hanno passato questa canzone perchè una certa Sara l'ha richiesta e poi hanno detto che i social network stanno impazzendo proprio in questo momento perchè Blaine Anderson si è appena iscritto su twitter» spiega la ragazza.
Sebastian sbuffa e «Montato del cazzo» commenta a bassa voce cercando di non pensare al fatto che fino a poco prima anche lui era un fan sfegatato di Anderson.
Così, giusto per curiosità, apre l'applicazione di twitter dal suo cellulare e cerca Blaine Anderson.
Rotea gli occhi quando legge tutti i commenti carini che gli stanno postando e che lui ritweetta o a cui risponde.
Scorre il pollice in giù sullo schermo finchè non vede una foto.
Due mani intrecciate e una scritta.
"Credo di aver ritrovato l'ispirazione".
«Coglione, avrà conquistato qualche italiano parlando del suo maccherone» sbotta, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della barista.


Kurt e Blaine sono ancora stesi su quel letto e si sorridono a vicenda. Il silenzio regna sovrano tra di loro, ma entrambi stanno bene in quella bolla di felicità che li avvolge, fino a che il cellulare di Blaine comincia a suonare.
«Pronto?» risponde il riccio.
«Blaine! Cazzo finalmente ti sei deciso a rimetterti in gioco?» grida Wes dall'altra parte del telefono.
«Credo di si» dice Blaine allontanando leggermente il cellulare dall'orecchio.
«Merda! Ho ricevuto un sacco di mail e chiamate. Ti vogliono tutti nei loro programmi!»
«Non ci voglio andare. Devo prima scrivere le canzoni»
«Ma loro ti vogliono subito! Non sai quanta gente sta aspettando il tuo ritorno!»
«Si, le casalinghe che amano il mio faccino» ribatte Blaine.
«Non dire stronzate, Blaine. Lo sai che può capitare a tutti di fallire, l'importante è non mollare e avevo paura che tu...che tu volessi veramente ritirarti del tutto e invece...dio! Sei su twitter e pubblichi quella foto e...di chi è quella mano? Di Kurt, vero?»
«Si» borbotta imbarazzato il cantante.
«Bene! Cazzo, bene! Dai, Blaine. Vieni in camera mia che ne parliamo subito, tanto ormai sono sveglio! In America è ancora giorno e nessuno si è fatto problemi a chiamarmi!»
«Non sono nell'hotel» mormora allora il riccio.
«E dove sei?»
«In giro?» si scusa Blaine.
«Vabbè, non voglio sapere. Ne parliamo domani mattina allora. E vedi di non fare più a cazzotti con Artie!» 
Blaine ride e chiude la chiamata.
«Kurt Hummel sarai la mia rovina» dice poi.
«O la tua rinascita» ribatte il ragazzo sorridendo.


Alle sei meno un quarto del mattino, la guardia del museo li esorta ad uscire.
Blaine lo ringrazia così tanto che l'uomo lo prende per la spalla e «Almeno autografami qualcosa» dice.
«Vedi? Ti conoscono pure qui a Torino!» esulta Kurt battendo le mani.
«In realtà non lo conoscevo fino a mezz'ora fa quando sulla mia bacheca di twitter sono comparsi tweet riguardanti un certo Blaine Anderson. Così ho cercato delle sue foto e l'ho riconosciuto» lo corregge la guardia.
Blaine ride di gusto e «Dai, dammi una penna e un foglio di carta» dice tra le risate.


Blaine, appollaiato sul pavimento, scrive velocemente una melodia che gli si è formata nella testa qualche ora prima mentre era steso su quel letto a forma di cuore in quel museo.
Kurt lo guarda, seduto a gambe incrociate sul letto della stanza del riccio, e rimane in silenzio a contemplarlo.
Ogni tanto il moro alza lo sguardo e lascia un sorriso a Kurt, che ricambia e sente il suo cuore pompare sempre più veloce.


Alle dieci del mattino, quando la sveglia di Blaine suona, Kurt è rintanato sotto le coperte in posizione fetale e dorme. Blaine, sdraiato di fianco a lui, continua a scrivere, la schiena appoggiata alla testata del letto e gli occhi stanchi.
Il cantante, lanciando un'occhiata al corpo dormiente del castano, pensa che non è mai stato così felice in vita sua.












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Capitolo 11
*** Giraffe ***


*toc toc*
C'è nessuno?

Meglio se vi scrivo delle note finali, va xD
Buona lettura!

 





 
Giraffe
 





Sebastian, con un bicchiere d'asporto stracolmo di caffè in una mano e gli occhiali da sole calati sul viso, osserva Blaine Anderson.
E più lo osserva e più lo odia.
Odia tutto di lui: i suoi riccetti scuri, i suoi occhioni da cerbiatto, le sue ciglia troppo lunghe, le sue sopracciglia troppo spesse, i suoi denti dritti e perfetti, le sue labbra carnose e rosee, il suo fondoschiena pieno, il modo in cui cammina, le sue gambe toniche, quel leggero accenno di pancia che risulta adorabile e...
«Stoooooooop!» grida con tutto il fiato che ha in corpo.
Artie, con la telecamera in mano, si gira a guardarlo con un'espressione confusa dipinta sul viso.
«Che succede?» chiede infatti «Stranamente Anderson stava andando bene»
«No, stava facendo schifo» dice Sebastian lanciando un'occhiata di fuoco a Blaine, che però non la nota troppo preso a sorridere come un ebete.
Che poi, perchè diavolo sta sorridendo? Perchè è così felice? Perchè è convinto di aver ritrovato l'ispirazione perduta grazie ad una scopata con un ragazzo italiano trovato chissà dove?
Sebastian stringe le mani a pugno e «Anderson!» urla richiamando la sua attenzione.
Il cantante sembra riscuotersi dai suoi pensieri e si avvicina a Sebastian trotterellando.
Troppo allegro per i gusti di Sebastian.
«Non andava bene?» chiede poi tranquillamente il cantante. E sta ancora sorridendo. Sebastian lo odia sempre di più.
«No. Non andava affatto bene» sbotta allora il castano «sinceramente hai una faccia da cazzo»
Queste parole riescono a far morire il sorriso di Blaine, che aggrotta le sopracciglia e «Non capisco» sussurra.
«Cosa non capisci? Ho solo detto che hai una faccia da cazzo, cosa c'è da capire?!»
«Sei tu che mi hai voluto come testimonial» gli ricorda allora Blaine grattandosi il retro del collo con fare nervoso.
«Si e a Tokyo andavi benissimo perchè non sorridevi come un coglione» abbaia Sebastian.
«Quindi il problema è il mio sorriso? Non posso essere felice...è questo il problema?»
«Si, cazzo! Ora fatti sistemare il trucco e ricominciamo dal principio»
Blaine non dice nulla e, a dirla tutta, non lo guarda nemmeno perchè i suoi occhi oltrepassano la figura di Sebastian e guardano qualcuno che sta alle sue spalle.
Sebastian allora si gira per seguire la traiettoria del suo sguardo e vede Kurt.
Kurt che sembra preoccupato e che si mordicchia il labbro inferiore mentre fissa di rimando Blaine Anderson.
Sebastian aggrotta le sopracciglia, si sente improvvisamente nervoso, e «Muoviti, Anderson. Non abbiamo tutto il giorno!» urla arrabbiato.


Per tutta la durata delle riprese, Sebastian non fa altro che guardare Kurt e Blaine.
Blaine guarda continuamente Kurt, che ogni volta abbassa lo sguardo sorridendo.
E Sebastian...beh, Sebastian si sente preso in giro da quei due e di punto in bianco si ricorda di quella foto su twitter pubblicata dall'account di Blaine Anderson.
Si siede su un marciapiede all'ombra, allontanandosi leggermente dal set, e tira fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
Entra su twitter, cerca quella foto e quando la rivede si sente morire.
Come ha fatto a non riconoscere quella mano? Quella mano pallida e affusolata. Quella mano che può essere solo di Kurt. 
"Eri troppo ubriaco" gli suggerisce una vocina interna.
Sebastian scaccia quella voce e abbassa la testa, affondandola tra le sue ginocchia.
«Hey» lo richiama qualche minuto dopo la voce acuta di Kurt.
Sebastian risponde con un grugnito.
«Tutto bene? Ti ho visto qui tutto solo, così ho pensato di-» comincia a dire il ragazzo, ma «Kurt» lo interrompe Sebastian alzando la testa «ti prego, stai zitto».
Kurt si ammutolisce e stringe le labbra mentre Sebastian riabbassa il capo.


«Che ha Sebastian?» chiede Blaine a Kurt dopo che Artie ha concluso, stranamente soddisfatto, l'ultima ripresa della giornata.
Kurt lancia un'occhiata verso Sebastian, che è rimasto seduto sullo stesso marciapiede per più di due ore senza muoversi e senza nemmeno alzare la testa dalle sue gambe.
«Sembra uno struzzo con la testa nascosta sotto la sabbia» continua Blaine guardando anche lui nella stessa direzione.
«Già...non capisco cosa gli sia preso...» commenta Kurt.
«Non è che...sai...uhm...magari gli fa male vederti qui e sapere che non sei più il suo ragazzo» tenta Blaine.
«Ma ne abbiamo parlato e...insomma, era abbattuto, ma...oggi è diverso» mormora Kurt mordicchiandosi il labbro inferiore.
Blaine si perde a fissare le labbra sottili dell'altro ragazzo e si impone di stare fermo. Non può proprio annullare la distanza che li separa e baciarlo.
Non davanti a Sebastian.
«Uhm» dice schiarendosi la gola con un piccolo colpo di tosse «magari allora è solo una giornata no per lui...»
«Forse» sospira Kurt. Il ragazzo scrolla le spalle e «Che ne dici di andare a prenderci un gelato, tanto per oggi abbiamo fini-» comincia a dire, ma un ragazzo spunta improvvisamente alle spalle di Blaine e lo stringe da dietro.
«Ma che cazz...?» esclama Blaine.
«Non sono uno stupratore seriale, sono semplicemente Jeff!» dice tranquillamente il ragazzo alle sue spalle.
Kurt arriccia il naso e fa un passo indietro, guardando male Jeff.
Blaine invece si gira, abbraccia di slancio il biondino e «Ma tu da dove sei uscito?» chiede.
«Passavo da queste parti e ho visto un casino di telecamere e...niente! Ti ho visto e ho pensato di venire a salutarti»
«Ho pensato di venire a salutarti» lo scimmiotta a bassa voce Kurt roteando gli occhi.
Blaine, notando la reazione di Kurt, scoppia a ridere e «Non fare il geloso, Kurt!» lo riprende.
Jeff allora si allontana immediatamente dal cantante, alza le braccia e comincia a gesticolare freneticamente.
Una ciocca di capelli gli finisce davanti agli occhi e «No! Per carità! Non voglio farvi litigare di nuovo!» esclama «E comunque qui con me c'è il mio ragazzo! Solo che si vergogna ad avvicinarsi!»
Kurt si rilassa immediatamente sentendo l'ultima frase di Jeff e sorride. O almeno, si sforza di sorridere.
Inutile dire che Blaine ride sempre più forte.
Kurt allora si avvicina e gli tira un pugnetto sulla spalla.
«Ouch!» si lamenta Blaine massaggiandosi il punto colpito.
«Te la sei cercata» dice Kurt alzando il mento con fare altezzoso.
«Siete adorabili» si intromette Jeff «continuate pure a fare la coppietta felice, io vado a raccattare il mio Nick»


E così, una mezz'oretta più tardi, Kurt e Blaine sono seduti ad un tavolino di un bar insieme a Jeff e Nick.
«E allora voi due state insieme?» chiede Nick mentre affonda il cucchiaino di plastica nella sua coppetta di gelato.
Blaine si gratta il retro del collo, imbarazzato, perchè sinceramente non lo sa. Non sa cosa voglia esattamente Kurt. Non ne hanno ancora parlato seriamente e poi...e poi il castano ha concluso una relazione durata ben nove anni da così poche ore che-
«Mi piacerebbe...» sputa fuori Kurt, interrompendo tutti i pensieri nella mente galoppante di Blaine.
«C-cosa?» chiede intontito il riccio.
«Mi piacerebbe...stare con te, intendo» chiarisce Kurt, le gote arrossate e la voce leggermente più bassa.
In tutto questo, Nick continua a giocherellare con il suo gelato mentre Jeff gli stringe una coscia e guarda emozionato gli altri due ragazzi.
«Oddio» gli sussurra poi all'orecchio «stiamo assistendo ala formazione ufficiale di una nuova coppia»
Nick scoppia a ridere e questo richiama l'attenzione di Blaine, che distoglie lo sguardo da Kurt.
«No, no! Nick non stava ridendo per voi...continuate pure!» esclama Jeff pizzicando l'interno coscia di Nick che mugola per il dolore.
Blaine allora aggrotta leggermente le sopracciglia e «Vi dispiace se io e Kurt ci facciamo una passeggiata? Torniamo presto» chiede.
Ovviamente nessuno ha da obiettare.


Blaine cammina piano e la sua spalla si scontra contro quella di Kurt ad ogni passo.
La sua mano formicola perchè vorrebbe afferrare quella del castano e stringerla tra le sue dita.
«Quello che hai detto prima...» inizia a dire dopo essersi allontanati abbastanza dal bar «era vero?»
«Che vorrei stare con te?» chiede Kurt.
Blaine annuisce.
«Si, è vero...lo vorrei» dice allora il più giovane «e magari ti può sembrare affrettato, ma...tu mi fai stare bene, tu mi emozioni. Mi sento me stesso...mi sento libero quando sono con te»
«E tu mi fai sentire migliore» dice Blaine con un piccolo sorriso dipinto sulle sue labbra.
«Solo che...tu non lo ami più Sebastian, vero? Ho paura che un giorno capirai che io non sono abbastanza per te e che lui invece era...meglio, ecco» aggiunge abbassando lo sguardo sull'asfalto.
Kurt smette di camminare e gli afferra un polso, facendo fermare anche lui. 
«Non lo amo più e probabilmente lo avrei lasciato anche se non ti avessi mai incontrato...tu sei stato quel qualcosa in più che mi ha dato il coraggio di farlo prima di quanto pensassi» ammette.
Il riccio alza leggermente lo sguardo e incontra gli occhi azzurri e luminosi di Kurt, che attende una sua risposta.
«Blaine?» lo richiama quando il moro continua a rimanere in silenzio.
«Posso baciarti?» pigola allora il riccio.
Kurt si guarda intorno e «Beh...se ne senti proprio il bisogn-» comincia a dire, ma la bocca di Blaine preme sulla sua bloccando le sue parole.
Il castano, preso alla sprovvista, rimane per un secondo immobile, ma poi ricambia il bacio e sorride sulle labbra di Blaine.
«Quindi» sussurra staccandosi leggermente, con un piccolo schiocco «stiamo insieme?»
«Stiamo insieme» soffia Blaine prima di riappropriarsi delle sue labbra.


«Secondo te posso fare una foto a quei due?» chiede Jeff mentre guarda Blaine e Kurt baciarsi in mezzo alla strada,  alla fine non si sono allontanati così tanto da quel bar e, ovviamente, Jeff ha deciso di pedinarli trascinandosi dietro il suo ragazzo.
«Ma farti gli affari tuoi?» chiede con tono annoiato Nick.
Il biondo sbuffa e «Eddai! Guarda quanto sono teneri!» continua imperterrito. 
«Sono fin troppo teneri. Sto per vomitare arcobaleni» dice Nick mentre Jeff tira fuori il suo cellulare e scatta una foto agli altri due.
«Fidati, mi ringrazieranno quando la vedranno» dice compiaciuto Jeff mentre guarda la foto che ha appena scattato.
Nick allora gli circonda le spalle con un braccio e «Noi due siamo comunque più belli di loro due» mormora lasciando un bacio sulla tempia di Jeff.


Sebastian non sente più le sue gambe perchè è rimasto seduto, fermo nella stessa posizione, per troppo tempo.
Così traballa leggermente e si sente una piccola giraffa, una di quelle che non riescono a reggersi sulle loro zampe, mentre cammina per le strade sconosciute di Torino.
Ridacchia da solo quando si rende conto di essersi paragonato ad una giraffa perchè gli viene in mente che una sera aveva guardato un documentario proprio su quegli animali con Kurt.
«Se fossi un animale vorrei essere una giraffa» aveva detto mentre Kurt sbadigliava contro la sua spalla.
«Perchè?» gli aveva poi chiesto cercando di soffocare l'ennesimo sbadiglio.
«Perchè? Ma hai visto quanto sono belle?»
«Cosa? Le loro lingue nere?» aveva detto Kurt soffocando una risata nella maglia di Sebastian, che gli aveva fatto la linguaccia e gli aveva detto che era interessante tutta la questione del "Necking" (*).
Kurt l'aveva zittito mettendogli una mano nei pantaloni e lui era stato ben felice di concludere così il discorso.
Ma adesso...adesso Sebastian si ritrova a camminare da solo, senza Kurt, e a pensare alle giraffe.
Una lacrima solitaria scivola sulla sua guancia, ma il ragazzo non si premura di asciugarla perchè tanto sa che a breve ne usciranno anche altre.


Blaine decide di invitare Jeff e Nick a cena con loro, così i quattro ragazzi si ritrovano in una pizzeria che secondo Jeff è la fine del mondo.
Kurt, mentre mastica il primo morso, pensa che Jeff non ha esagerato con le parole.
«Quindi adesso state insieme?» chiede nuovamente Nick con un sorriso sornione e un filo di mozzarella che pende all'angolo della bocca.
«Si» rispondono in coro Kurt e Blaine mentre si guardano con occhi sognanti.
«Posso fargli un'altra foto?» sussurra Jeff rivolgendosi al suo ragazzo, che borbotta un "idiota" in risposta.
«L'idiota sei tu» dice il biondino «che te ne stai qui tutto tranquillo con un filo di mozzarella che ti esce dalle labbra», poi prende il tovagliolo e gli pulisce la bocca.
Nick gli sorride grato e «Ti amo» mormora prima di schioccargli un piccolo bacio a fior di labbra.
Kurt quasi saltella sulla sedia mentre comincia a gridare una serie di: "Ommioddio! Siete così teneri! Siete l'amore!"
Blaine invece si sbatte un palmo della mano sulla fronte e «Un bambino. Mi sono messo insieme ad un bambino» dice tra sè e sè.
«Si, un bambino» lo riprende Jeff «però ti piace tanto quel bambino dato che mi hai fatto una testa tanta su di lui quando ci siamo conosciuti!»
«Davvero?» chiede stupito Kurt.
Blaine abbassa lo sguardo, in imbarazzo, e balbetta qualche parola senza senso.
«Kurt» dice allora Jeff «devi sapere che Blaine mi ha parlato solo di te...e beh, del tuo ex fidanzato...dovevi vederlo, sembrava un cucciolo triste e disperato»
«Credo che adesso il cucciolo triste e disperato sia Sebastian» confessa Blaine ripensando allo strano comportamento del ragazzo durante le riprese.
«Mi sento un po' in colpa» dice allora Kurt «perchè l'ho lasciato e io sono felice, adesso, ma...lui non è felice e...»
«Troverà qualcun altro, Kurt» lo interrompe Nick «qualcuno che stia bene con lui. Che stia davvero bene con lui»
«Lo spero» mormora il castano mordendosi l'interno della guancia «Sebastian è un bravo ragazzo. E non voglio dirgli ancora niente su me e Blaine»
Blaine annuisce, d'accordo con Kurt, e «Si, meglio evitare per il momento...anche perchè penso avesse già qualche sospetto»
«In che senso?» chiede ancora Nick.
«Nel senso che una sera l'ho incontrato- lui era veramente ubriaco - e mi ha detto una cosa del tipo: "Blaine Anderson vuole inzuppare il suo maccherone nel mio Kurt"»
Nick rimane ammutolito giusto due secondi, poi scoppia a ridere come un pazzo.
Ride così forte che le persone sedute ai tavoli di fianco al loro si voltano per guardarli male.
«Non ci credo» dice tra le risate.
«Giuro!» esclama Blaine, incurante dell'occhiataccia che gli rivolge una signora poco distante da loro.
«E quindi...» dice poi con tono serio Jeff mentre addenta una fetta di pizza.
«Quindi?» lo esorta a continuare il riccio, ma Jeff alza una mano come a voler dire "aspetta un secondo" e continua a masticare.
«Quindi» riprende dopo aver ingoiato il cibo «l'hai inzuppato il maccherone nel tuo Kurt?»
Kurt, che stava bevendo un sorso della sua birra, la sputa sulla tovaglia e quasi si soffoca.


«Allora? Ti sei divertito?» chiede Blaine mentre rientrano in hotel, le loro mani intrecciate.
«Si» risponde Kurt «e sono arrivato alla conclusione che Jeff è pazzo»
«Completamente pazzo» gli da ragione il riccio.
«Comunque» aggiunge poi con la voce che traballa leggermente «stavo pensando che, uhm, potresti dormire nella mia camera?»
«Io-» comincia a rispondere Kurt, con il cuore che scalpita nel petto, ma scorge la figura di Artie Abrams nella hall dell'albergo e allora fa un passo indietro e lascia andare la mano di Blaine.
Il cantante lo guarda con occhi feriti e «Lasciamo perdere» sussurra.
Kurt allora scuote la testa e «No! No! Voglio dormire con te, ma...ecco, c'è Artie a...uhm...dieci passi da noi? Proprio dietro di te» gli dice.
Così Blaine si volta e vede Artie, che effettivamente si sta incamminando nella loro direzione.
«Proprio te stavo cercando» dice il regista rivolgendosi a Blaine, che lo guarda confuso.
«Che succede?» si intromette Kurt.
«Non riguarda te» risponde acidamente Artie, senza degnarlo manco di uno sguardo.
«Sono l'aiutante di Sebastian» dice piccato Kurt.
«Sei diventato il suo aiutante solo perchè fino a due giorni fa gli succhiavi il cazzo e adesso lui non vuole lasciarti morire di fame in mezzo ad una strada»
«Hey!» urla allora Blaine spintonando Artie per una spalla «Come ti permetti?!»
«Uuuuh! Cos'è? Adesso questo ragazzino succhia il cazzo a te?» continua il regista e Blaine è sul punto di spaccargli di nuovo la faccia, ma Kurt si mette in mezzo e li separa.
«Basta!» grida «Artie, dicci quello che volevi dire e poi sparisci»
Artie ghigna divertito da tutta questa scenetta e «Blaine» dice «abbiamo un volo prenotato per Roma»
«R-Roma?» chiede Blaine sgranando gli occhi.
«Si, Roma. Fatti trovare all'aereoporto alle 15.30 domani, insieme al tuo agente che, tra l'altro, dov'era oggi?»
«Voleva visitare Torino e non è che ho bisogno di un baby sitter ventiquattro ore su ventiquattro» risponde Blaine.
Il regista alza un sopracciglio come a voler dire "ma davvero?" e Blaine sbuffa annoiato.
«Perchè partiamo già domani?» chiede a quel punto Kurt perchè sembra che al moro non interessi più di tanto cambiare città con così poco preavviso.
«Perchè qui a Torino abbiamo finito di girare, quindi...e comunque tu non verrai con noi domani» dice Artie guardando il castano.
«Come no?!» esclama Blaine, senza riuscire a trattenersi.
«No, lui torna in America con Sebastian» spiega Artie «e ora, se volete scusarmi, vado a farmi un giro e a cercare qualche bella fanciulla»
«No, aspetta!» lo richiama Blaine «Quando hai sentito Sebastian?»
«Durante l'ora di cena...mi ha chiamato e mi ha detto esattamente quello che ho detto a voi»
«E dov'è adesso?»
«E che ne so io? Magari è già tornato in hotel...»
«Ma-» 
«Nessun ma. Buonaserata, ragazzi» conclude Artie girando i tacchi, uscendo dall'edificio e lasciando da soli Kurt e Blaine.
Il riccio posa il suo sguardo su Kurt e «Che facciamo adesso?» chiede stupidamente.
«Non ne ho la più pallida idea» sospira Kurt.
                

Sebastian infila l'ultima camicia nella sua valigia e pensa che sì, sta facendo la cosa giusta.
Mentre camminava per le vie della città, con le lacrime ad offuscare la sua vista, Sebastian ha pensato a come risolvere la situazione ed è arrivato ad un'unica soluzione: deve lottare per riprendersi Kurt, non può lasciarlo andare senza fare niente.
Quando lui e Kurt saranno di nuovo a casa, in America, torneranno ad essere felici.
Felici. Senza nessun Blaine Anderson tra i piedi.


 




Allora, volevo spiegarvi una cosetta...forse il comportamento di Sebastian vi sembrerà irrazionale, perchè aveva deciso di lasciare libero Kurt, invece adesso...ADESSO...mettetevi nei suoi panni. Si sente ancora più ferito (e soprattutto si sente  preso in giro) quando capisce che Kurt e Blaine hanno una tresca (?) e decide di fare la cosa più stupida che potesse fare, ovvero cercare di "imprigionare" di nuovo Kurt.


E in realtà non è Sebastian che ama le giraffe, ma io *.* (e si, mi guardo documentari sulle giraffe XD)

Il necking, secondo Wikipedia, è: 

"Quando i maschi del gruppo si prendono a colpi sul collo piuttosto bruschi; tale comportamento, noto come "necking", ha fra le sue varie funzioni quella di definire la gerarchia sociale dei maschi del branco e l'accesso alle femmine in estro. Tali scontri assumono un carattere il più delle volte innocuo, sebbene talvolta il necking possa risultare fatale. La lunghezza del collo e il peso del capo sono fondamentali per avere la meglio durante il necking, tanto che è stato ipotizzato che la lunghezza del collo sia alla base della selezione sessuale fra le giraffe. Il necking ha anche un carattere sessuale: può infatti accadere che i maschi coinvolti nello scontro si corteggino, arrivando ad avere un rapporto omosessale. Tale genere di rapporti fra individui di sesso maschile è più frequente rispetto ai rapporti eterosessuali."



Cooooooomunque grazie a tutte le persone che continuano a seguirmi, nonostante i miei aggiornamenti siano così poco frequenti ultimamente.

Un abbraccio
Ale :)



 


 





                     

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Capitolo 12
*** Roma? ***


Buonasera popolo di EFP!
Ebbene si, sono ancora qui a rompervi le palle :D
Non mi dilungo in queste note iniziali perchè non ho molto da dire, se non tre/quattro piccoli punti:

1) Mi dispiace tantissimo non essere costante con gli aggiornamenti, però ringrazio quelle bellissime persone che, nonostante tutto, hanno pazienza e seguono ancora le mie storie.
2) NON ODIO SEBASTIAN, LO GIURO
3) Sono particolarmente soddisfatta di questo capitolo magari a voi farà schifo, ma shhhh
4) Vi amo e vi adoro come la pasta al pomodoro che tra cinque minuti andrò a prepararmi. Buon appetito!
E se non avete di meglio da fare, io e la bravissima AmonAmarth abbiamo creato una pagina su FB: https://www.facebook.com/pages/TruppappaAmonAmarth/1583456885252296


Ale


 





Roma?




 

Fuori è tardi ed è già buio, dalla finestra della camera di Blaine si vede la luna, che brilla e spicca nell'oscurità del cielo.
«La luna è bellissima stanotte» dice Kurt, steso su un fianco sul letto e con la faccia rivolta verso la finestra.
Blaine, alle sue spalle, con un braccio mollemente poggiato sul suo fianco, sorride e «Tu sei più bello» sussurra.
Kurt rabbrividisce leggermente quando sente il fiato caldo del riccio sul retro del suo collo.
Rimangono il silenzio per un po' poi, perchè non c'è nulla da dire, perchè è tutto perfetto così com'è.
Passano minuti, o forse ore, ma Kurt e Blaine non si rendono conto del tempo che passa. In realtà non si rendono conto di niente a parte loro due.
«Domani mattina voglio parlare con Sebastian, voglio sapere che diavolo ha intenzione di fare» mormora ad un certo punto Kurt, interrompendo quel dolce silenzio che impregnava la stanza.
«Mmh» bofonchia il riccio girandosi sul letto, a pancia in sù e con le braccia incrociate dietro alla nuca.
«Non voglio che tu vada a Roma senza di me» continua il più piccolo mentre anche lui si gira e poggia la sua testa sul petto di Blaine.
«Nemmeno io voglio andare a Roma senza di te» dice Blaine.
«Voglio passeggiare per le strade di quella città con te nelle nostre notti insonni...e voglio trovare un muretto anche lì. Un muretto tutto nostro» sussurra il castano alzando leggermente la testa e lasciando un piccolo bacio sopra la maglia di Blaine, proprio all'altezza del suo cuore.
Il riccio comincia allora ad accarezzare i capelli di Kurt e «Voglio trovare un nostro muretto in ogni città che visiteremo, Kurt» ammette.
«Blaine?» dice Kurt dopo qualche secondo.
«Si?»
«Vorrei...ecco...uhm-pensavo che...mi piacerebbe...t-tu...» comincia a balbettare Kurt e Blaine smette di giocherellare con i suoi capelli e aggrotta le sopracciglia, leggermente confuso.
«Kurt?» lo richiama quindi.
«E-Ecco...io...non lo so cosa succederà domani, cosa mi dirà Sebastian...insomma, se dovremo separarci o...non lo so, ma- ma vorrei...stanotte-» mormora allora Kurt arrossendo furiosamente e Blaine non ha bisogno di altre parole per capire ciò che vuole il ragazzo.
Blaine sorride leggermente mentre Kurt va avanti nel suo discorso sconclusionato e balbetta parole del tipo: "Almeno stanotte", "Io e te", "Mi piacerebbe se...", "Ma non devi, se non vuoi" o "Solo che vorrei-".
E mentre Kurt continua a delirare, soffocandosi con le sue stesse parole, Blaine prende un respiro e «Kurt?» lo interrompe.
Il castano ferma il fiume in piena che stava uscendo dalla sua bocca e «S-si?» sussurra.
«Anche io voglio fare l'amore con te»

Mentre bacia il collo del castano e si spinge dentro di lui, Blaine pensa che fare l'amore con Kurt è come suonare un pianoforte.
E Blaine ama suonare il pianoforte. Ama far scorrere le sue dita lungo quei tasti neri e bianchi, così come ama far scivolare le sue mani lungo la schiena e le cosce pallide di Kurt.
Ama chiudere gli occhi e perdersi in una melodia che le sue stesse mani stanno componendo, così come ama sentire i gemiti di Kurt e sapere di essere lui stesso l'artefice di quei suoni meravigliosi.
Solo che con Kurt gli occhi li tiene aperti, perchè non vuole perdersi nemmeno una delle sue espressioni facciali.
E infatti gli occhi dorati di Blaine, resi liquidi e scuriti dal piacere, rimangono fissi sul volto del più giovane durante tutto l'atto: lo guardano quando strizza con forza gli occhi o quando si morde il labbro inferiore o quando apre le labbra senza fiato.
Solo quando Kurt viene tra i loro corpi, solo grazie alle sue spinte, Blaine si concede di chiudere gli occhi e di riversare il suo piacere dentro quell'antro caldo che lo ha accolto fino ad allora.
E mentre il castano si accoccola al suo fianco nudo e sospira un "Sono felice, Blaine", il riccio arriva alla conclusione che fare l'amore con Kurt non è come suonare un pianoforte. No, è molto meglio.
  

La mattina dopo, Kurt sbatte un paio di volte le palpebre prima di mettere a fuoco ciò che lo circonda.
Blaine è letteralmente abbarbicato al suo petto e i suoi ricci scuri gli solleticano piacevolmente il mento.
Il castano infila una mano in quei capelli e giocherella con un riccio mentre richiude gli occhi.
Respira piano, cercando di non fare troppo rumore e pensa che ha passato la notte più bella di tutta la sua vita. 
Non vuole che tutto questo finisca. Non vuole andare via. Non vuole lasciare solo Blaine. 
Vuole solamente passare altre mille e mila notti esattamente come quella appena trascorsa.
Proprio mentre pensa a questo, Blaine comincia a muoversi leggermente e a bofonchiare qualcosa.
«Buongiorno» dice allora Kurt, un piccolo sorriso che nasce spontaneo sulle sue labbra.
«'Ngiorno» sbadiglia Blaine, ancora con gli occhi chiusi, mentre strofina dolcemente il suo naso contro il collo del più piccolo.
«Sai di buono» aggiunge poi stringendo un fianco di Kurt con una mano.
«Dici così solo perchè non hai ancora sentito il mio alito mattutino» scherza il castano accarezzando pigramente la schiena di Blaine con la mano che non è impegnata a giocherellare con i suoi capelli.
Blaine apre lentamente gli occhi, ancora annebbiati dal sonno, e alza leggermente la testa per poter fissare Kurt negli occhi.
«Sarebbe un privilegio sentire l'odore del tuo alito mattutino» dice poi con tono serio. Kurt, però, scoppia a ridere e gli tira leggermente i capelli.
«Ahia!» esclama Blaine «Che ho detto di male?»
«Smettila di dire idiozie e spostati un po' che voglio andare a lavarmi i denti» dice Kurt ridacchiando, ma Blaine non accenna a muoversi, anzi.
Alza ancora un po' la sua testa, così che le sue labbra siano ad un soffio da quelle di Kurt, e «Non stavo scherzando. Voglio tutto da te, anche il tuo alito mattutino» sussurra.
«E se io non volessi sentire il tuo, di alito mattutino?» chiede il più giovane cercando di deglutire e perdendosi negli occhi di Blaine, che lo fissano con una tale intensità da fargli tremare leggermente le ginocchia.
«Beh, in quel caso...diciamo ch-» comincia a dire Blaine, ma Kurt manda al diavolo tutto e tutti e annulla la minima distanza che lo separava dalla bocca di Blaine.
«Mi aspettavo di peggio» mormora Blaine quando Kurt si allontana dalle sue labbra «tipo...odore di cipolla andata a male o di toma stagionata»
«Idiota» lo apostrofa Kurt prima di rifiondarsi sulla sua bocca e Blaine ride e sorride nel bacio.


Kurt si alza dal letto e mentre si infila un paio di boxer guarda la figura dormiente di Blaine, arrotolata nelle lenzuola.
Il ragazzo si porta una mano al petto e sente il suono del battito del suo cuore impazzito.
Impazzito perchè ha paura di andare a parlare con Sebastian.
Impazzito perchè è sicuro che ciò che ha detto Artie corrisponda alla verità.
Impazzito perchè Blaine è troppo bello, anche mentre ha la faccia spiaccicata contro il cuscino, le labbra socchiuse e i capelli che hanno la forma di un nido di passerotti.


Blaine infila gli spartiti nella tasca interna della valigia, si guarda intorno per essere certo di non essersi dimenticato niente e solo quando è certo di aver preso tutto, si lascia andare sospirando pesantemente.
Abbassa le palpebre e si massaggia le tempie.
Fra meno di mezz'ora dovrà lasciare l'hotel e avviarsi verso l'aereoporto con Wes e...
e senza Kurt, forse.
Un leggero bussare alla porta gli fa riaprire gli occhi.
«Si?» chiede.
«Sono io» risponde la voce di Kurt.
Il riccio allora si affretta ad andare ad aprire la porta.
«Hey» dice non appena lo vede sulla soglia.
«Hey» sussurra Kurt, senza guardarlo negli occhi.
«Ho parlato con Sebastian e-» continua poi, ma «E tornerai in America con lui, vero?» conclude Blaine al suo posto.
Kurt stringe le labbra tra loro e annuisce lentamente.
«Per quanto?» chiede allora il cantante.
«N-non lo so...ha detto che non c'è bisogno della sua presenza qui. I lavori procedono bene e lui può tornare a casa ai suoi affari...» risponde il castano.
«Lui può tornare a casa, ma tu-» comincia a dire Blaine.
«Ma io sono costretto ad andare con lui» sussurra Kurt.
«Costretto?»
«Glielo devo, Blaine...mi ha anche offerto un lavoro, non posso rifiutare»
«Non puoi o non vuoi?» chiede allora il riccio mentre sente formarsi un groppo alla gola.
Kurt rimane zitto e, per la prima volta da quando si conoscono, Blaine odia questo silenzio.
Perchè non è uno dei loro soliti silenzi.
«Ho capito...» mormora allora Blaine dopo un po'.
«Tornerai a vivere con lui, vero?» chiede subito dopo, giusto perchè è un masochista e vuole sentire la lama del coltello premere fino in fondo al suo cuore.
«Blaine...» lo supplica a quel punto Kurt cercando di prendergli una mano.
Il riccio però fa un passo indietro e «Blaine cosa?» chiede e una risata amara gli scappa dal profondo della gola.
«Non dire così, ti prego...lo sai che non provo più niente per lui» pigola il più piccolo.
«Ma lui ancora ti ama e...e ti porta via con sè e...e sono sicuro che cercherà di riconquistarti e...e io sarò troppo lontano per impedirglielo» mormora sconfitto Blaine.
Kurt scuote la testa, qualche lacrima comincia a rigargli il volto, e «Voglio solo te, Blaine» dice.
«E allora non partire! Rimani con me!» grida allora Blaine accasciandosi per terra e coprendosi il volto con le mani. Dio, si sente così fragile e...stupido.
«Blaine...non posso, ti prego...» mormora Kurt. Poi si inginocchia e abbraccia il corpo tremante di Blaine.
«Allora vattene» piange il moro cercando di divincolarsi dalla presa di Kurt, che però insiste e con forza lo tiene stretto a sè.
«Vattene!» urla tra i singhiozzi, ma Kurt non se ne va. Rimane fermo lì in quella posizione per un tempo infinito. Si stacca solamente quando Wes compare davanti alla porta, ancora aperta, della camera di Blaine e «Dobbiamo andare, Blaine» dice schiarendosi la voce con un colpo di tosse.
Solo allora Kurt lo lascia andare. Solo allora si rialza da terra. E solo allora se ne va veramente, senza dire una parola.


«Non era così che dovevano andare le cose» si lamenta Blaine mentre sorseggia un bicchiere di whiskey al bar dell'aereoporto di Caselle esattamente un'ora prima della partenza del loro volo per Roma.
Wes, seduto al suo fianco, gli lancia una brevissima occhiata e sospira.
Gran bella fregatura l'amore, pensa.


Jeff guarda l'ora sul cellulare, poi punta lo sguardo sull'entrata del Politecnico, poi torna a guardare l'ora sul cellulare.
«Cazzo, Nick, ma quanto ci metti?» sussurra tra sè e sè. Dopodichè apre lo zaino che portava sulle sue spalle e tira fuori una bottiglia di vino.
La sta stappando con i denti - o meglio, sta provando a stapparla con i denti - quando una voce divertita giunge alle sue orecchie.
«Devo preoccuparmi? Sono appena le due del pomeriggio e tu stai già bevendo» dice Nick affiancandosi a Jeff, che sorride e «Dobbiamo brindare al tuo esame!» esclama.
«Non sai nemmeno se l'ho passato!» si lamenta Nick.
«Pfh! Sei una secchia, ovvio che l'hai passato!» dice mentre passa la bottiglia ancora chiusa al suo ragazzo e «Aprila tu, che io non ci riesco» aggiunge.
Nick rotea gli occhi e tira fuori un accendino dalla sua tracolla.
«Sei un caso perso» mormora mentre stappa la bottiglia.
«Ma mi ami comunque» osserva Jeff afferrandolo per un fianco e baciandogli una guancia.
«Effettivamente...»
Il biondo ride e nel frattempo gli frega il vino dalle mani.
«Vedi che sei un alcolizzato?» gli dice Nick cercando di usare un tono di voce serio, ma finendo a ridere come un imbecille.
Jeff non gli risponde, troppo impegnato a bere direttamente dalla bottiglia.
«Senti, ma...andiamo a pranzare da qualche parte o vuoi rimanere a fare il barbone qui davanti?» chiede allora Nick.
«Andiamo a prenderci un pezzo di pizza, va!» propone Jeff.
Poco dopo, quando sono seduti su una panchina con un trancio di pizza in mano, Jeff assottiglia lo sguardo oltre le spalle di Nick e «Quello non ti sembra Kurt?» chiede con la bocca ancora piena.
Nick si volta immediatamente e vede un ragazzo che ciondola come uno zombie poco distante da loro.
«Effettivamente sembra lui» dice.
«Kuuuuurt!» urla allora Jeff alzandosi in piedi per farsi notare dall'altro ragazzo, che effettivamente alza lo sguardo e li saluta con la mano, ma non si avvicina e continua per la sua strada.
«Kuuuuuuuuuuurt!» lo richiama allora il biondino e Nick si tappa le orecchie per precauzione. Non ci tiene a diventare sordo così giovane.
«Vieni qui!» urla ancora Jeff agitando un braccio come un pazzo.
Kurt si guarda intorno spaesato e si incammina nella loro direzione.
«Sembra un morto vivente» sussurra Jeff all'orecchio del suo ragazzo.
«Hey» li saluta Kurt due secondi dopo. Il ragazzo ha un sorriso pallido e sbiadito dipinto in volto.
«Tutto bene?» chiede educatamente Nick e «Dov'è Blaine?» chiede contemporaneamente Jeff, meno educatamente.
«Blaine è partito» si limita a rispondere Kurt.
«Cosa vuol dire che è partito?!» gracchia Jeff.
«Vuol dire che è partito, Jeff...vuol dire che in questo momento è all'aeroporto» sussurra Kurt giocherellando con i lembi della sua maglietta.
«E quando aveva intenzione di dirmelo?!» esclama offeso il ragazzo «Pensavo fossimo amici!»
«L'ha scoperto solo ieri sera e...insomma, non è che-» prova a dire Kurt, ma «E perchè tu non sei con lui?» lo interrompe Nick.
«Perchè io torno in America con Sebastian, per lavoro e Blaine invece continua a girare la pubblicità a Roma» risponde Kurt con gli angoli della bocca piegati in giù.
«Cristo!» esclama Jeff, senza riuscire a contenersi.
«Ho fatto un casino, ragazzi» sussurra a quel punto Kurt passandosi una mano tra i capelli e sospirando.
«Lui mi ha chiesto di rimanere e io...io gli ho detto che non potevo» aggiunge poi.
«E non puoi veramente?» chiede Nick.
«Si, che posso! Diamine se posso! Anzi, voglio rimanere! Voglio stare con lui, ma non volevo far stare male ancora Sebastian...lui mi ha offerto un lavoro e-»
«E lo sai che puoi trovare anche altri lavori, vero?» chiede a quel punto Jeff.
«Si, ma...non so fare nulla! Non ho mai fatto nulla...sono sempre stato con Sebastian e non ho mai pensato realmente al mio futuro» dice Kurt sull'orlo delle lacrime.
«Posso essere sincero, Kurt?» domanda Nick posandogli una mano sulla spalla per cercare di tranquillizzarlo.
Il castano annuisce e «Devi seguire il tuo cuore, Kurt. Non tornare in America con Sebastian. Lo sai anche tu che non vuoi lavorare per lui, ti stai solo accontentando. Stai vivendo passivamente la tua vita, come hai fatto per tutti questi anni...ma ora, ora è il tuo momento. Tira fuori le palle, ti prego, tira fuori le palle» dice Nick.
Kurt scoppia a piangere dopo aver sentito le parole del ragazzo perchè sa che ha ragione. 
«M-mi accompagnate all'aeroporto?» chiede tra un singhiozzo e un altro.
Nick e Jeff si sorridono complici e cinque minuti dopo sono tutti e tre infilati dentro ad un taxi.


«Ultima chiamata per il volo...» annuncia la voce metallica all'interno dell'aereoporto e Wes scuote la spalla di Blaine.
«Dobbiamo andare, Blaine» dice.


«Che ore sono?» chiede Jeff al tassista.
Kurt si morde il labbro inferiore mentre le sue gambe tremano. Sinceramente non ha capito una parola di ciò che ha detto Jeff, dato che ha parlato in italiano, ma non gliene può fregare di meno perchè ha una paura fottuta di non riuscire ad arrivare in tempo.
«Le 15:15» risponde annoiato l'uomo.
«E allora prema quel maledetto pedale che abbiamo fretta!» esclama il biondino.
«Jeff...» lo riprende dolcemente Nick.
«Guarda che siamo quasi arrivati, ragazzino» bofonchia intanto il tassista guardando male Jeff dallo specchietto.


Kurt si catapulta fuori dal taxi non appena l'auto si ferma e comincia a correre.
Sente in lontananza le voci di Nick e Jeff che lo esortano a correre ancora più in fretta.


«Mi dispiace, il volo sta per decollare» gli dice una ragazza quando Kurt si presenta davanti al gate.
Kurt, ancora con il fiatone, si gratta il retro del collo e «La prego, mi faccia passare» la prega.
«Signore, lei non ha nemmeno il biglietto» gli fa notare la ragazza.
«Ma non voglio salire su quell'aereo! Voglio solo far scendere una persona»
«Mi dispiace, non posso proprio fare nulla» lo liquida lei.
Kurt impreca mentalmente e si allontana.
Tira fuori il cellulare e compone il numero di Blaine. Ovviamente ha il telefono spento, esattamente come un'ora, mezz'ora e quindici minuti prima.


Nick e Jeff sorridono tristemente quando vedono tornare indietro Kurt.
Speravano che ce l'avesse fatta e invece...
«Ci dispiace» dice Jeff prima di coinvolgere il castano in un abbraccio.
«Jeff?» chiede Kurt con il viso affondato nel suo collo.
«Si?»
«Non vorrei passare per una pessima persona, ma...non ho con me molti soldi e...mi faresti un prestito?» chiede a bassa voce, vergognandosi da morire per quella richiesta.
Jeff si allontana leggermente e «Se mi stai chiedendo un prestito per andare ad ubriacarti ti dico di no, ma se me lo stai chiedendo per comprare un biglietto aereo per Roma...beh, cazzo si!» dice.
Kurt scoppia a ridere e «Non so nemmeno come ringraziarti» mormora.
«Non voglio niente in cambio, Kurt...voglio solo che tu e Blaine vi facciate sentire ogni tanto, okay? Tanto Blaine ha il mio numero di telefono» lo tranquillizza Jeff.
Il castano gli rivolge un sorriso e annuisce.
«Bene!» dice allora il biondo prendendo a braccetto sia Kurt che Nick «Andiamo a comprare sto biglietto!»
«Ma la mia valigia è ancora in hotel»
«E che problema c'è? Adesso mandiamo Nick a prenderla!» dice Jeff e «Heyyy! Perchè io?» esclama il diretto interessato.
«Daiiii, io non ci salgo più su quel taxi! L'autista mi odia» mormora il ragazzo sbattendo le ciglia come un cerbiatto.
«Okay, okay. Voi andate a comprare sto biglietto, io vado all'hotel, prendo la valigia e torno qui» 
«Si lascia convincere facilmente il tuo ragazzo» mormora divertito Kurt.
«Fin troppo!» ridacchia Jeff mentre Kurt tira fuori la chiave della sua camera e la consegna a Nick.
«La stanza l'ha già pagata Sebastian, quindi...» dice poi.
«Quindi vado e torno. A dopo!» dice lasciando un bacio sulla guancia a Jeff e correndo verso il taxi ancora parcheggiato lì davanti.  


«Kurt?» chiama Sebastian mentre bussa contro il legno della porta della camera di Kurt.
«Kurt? Dobbiamo andare...l'aereo non aspetta noi, eh!» aggiunge poi «Eddai...lo so che ci sei, aprimi la port-» e la porta si apre, ma...
Ma non è Kurt quello che Sebastian si trova davanti.
«E tu chi diavolo sei?!» esclama.
«Nick!» risponde il ragazzo.
«Nick? E chi diavolo sei?!» chiede ancora Sebastian alzando il tono di voce.
«E perchè tieni in mano la valigia di Kurt?» aggiunge poi quando nota il borsone del suo ex ragazzo nelle mani dello sconosciuto.
«Perchè...uhm...sono...il fattorino?» 
«Se non mi dici chi sei veramente, giuro che chiamo la polizia» lo minaccia allora Sebastian.
«SonounamicodiKurttipregononchiamarelapoliziaperchèhounpoderbanelmiozainoenonvogliofinireingalera» dice tutto d'un fiato il ragazzo e Sebastian aggrotta le sopracciglia.
«Cosa cazzo hai detto?» chiede.
«Che...s-sono un amico di Kurt e di non chiamare la polizia» dice allora Nick, evitando di menzionare l'erba nascosta nel taschino del suo zaino.
«Dove devi portare la sua valigia? Kurt deve prendere un aereo con me fra esattamente tre ore»
«Ehm...ecco...penso che lui non verrà» mormora Nick abbassando lo sguardo.
«Cosa vuol dire "penso che lui non verrà", mh?»
«Significa che non verrà con te»
«Dov'è adesso Kurt?» chiede allora Sebastian, decisamente spazientito.
«All'aeroporto...»
«Dimmi che non sta andando a Roma, ti prego» chiede a quel punto Sebastian crollando davanti agli occhi di Nick.
«S-si, sta andando lì» conferma Nick.
«Cazzo!» sbotta allora l'altro tirando un pugno contro il muro «Cazzo, cazzo, cazzo!»
«Ehm, se-» comincia a dire Nick, ma Sebastian alza una mano per farlo tacere e «Sparisci immediatamente, tu e quella stupida valigia» sibila.
Nick annuisce velocemente e altrettanto velocemente scappa fuori da quell'hotel.


Sebastian torna nella sua stanza e prende a calci la sua valigia.
«Fanculo!» urla «Fanculo a Kurt e fanculo a Blaine. Andatevene a fanculo insieme!»
Lacrime di rabbia escono dai suoi occhi e Sebastian se le asciuga con le mani mentre si dà dell'idiota da solo e capisce di aver perso veramente quello che credeva
essere l'amore della sua vita.


Una volta atterrato alla stazione di Fiumicino, Kurt viene spintonato da almeno tre persone nell'arco di mezzo minuto.
Sbuffa leggermente mentre accende il suo cellulare e compone immediatamente il numero di Blaine.
Il telefono squilla a vuoto per un po', poi, quando ormai Kurt sta perdendo tutte le speranze, Blaine risponde.
«Cosa vuoi?» dice con tono duro.
«Dove sei?» chiede Kurt mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Secondo te?» chiede ironicamente il moro.
«Cosa vedi davanti a te?» chiede allora Kurt.
«Perchè lo vuoi sapere?» domanda Blaine.
«Perchè vorrei essere con te»
«Potevi venire con me, ma hai preferito Sebastian, o sbaglio?»
«Blaine...»
«Sono nella mia camera d'albergo» continua Blaine con un tono un po' meno duro di voce.
«E cosa vedi dalla finestra della tua camera?»
«Il Colosseo...il sole sta tramontando e mi piacerebbe che tu fossi qui con me in questo momento» si lascia finalmente andare Blaine.
«Mi dispiace, Blaine»
«Dispiace anche a me...mi sono comportato e sto continuando a comportarmi come un idiota»
«Avevi tutto il diritto di prendertela con me» ammette Kurt.
«No...non ne avevo il diritto» ribatte il riccio.
«Blaine?»
«Mh?»
«Possiamo non parlarne più?»
«Okay»
«Blaine?»
«Mh?»
«Stiamo ancora insieme»
«Anche se io sono a Roma e tu presto sarai in America? Si, Kurt»
«Blaine?»
«Mh?»
«Potresti fare una cosa per me?»
«Cosa?»
«Fra mezz'ora vai davanti al Colosseo e chiamami, così guarderemo il tramonto insieme...in un certo senso»
«Kurt?»
«Si?»
«Suono troppo sdolcinato se ti dico che mi manchi da morire nonostante siano passate poche ore?»
Kurt sorride, anche se Blaine non può vederlo, e «No, Blaine perchè anche tu mi manchi da morire» sussurra.
«Avrei voluto baciarti un ultima volta prima di partire e invece...»
«Non importa, Blaine...adesso devo staccare. Chiamami tra mezz'ora, okay?»
«Okay»
Kurt chiude la chiamata e si avvicina ad un taxi parcheggiato di fronte all'aereoporto.
«Quanto ci si mette ad arrivare davanti al Colosseo?» chiede al tassista non appena appoggia il fondoschiena sul sedile dell'auto.




 






 

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Capitolo 13
*** Sorrisi ***



Uhm...okay....Ciao?
Per farmi del male ho guardato quando ho aggiornato l'ultima volta questa storia e quando ho letto quel "24/06/2015" mi è preso male perchè...insomma, vi ho fatto aspettare veramente tantissimo per questo nuovo capitolo e mi sento in colpa.
Questi quasi due mesi sono stati abbastanza pesanti per me, a parte qualche piacevole pausa (tipo: il Giffoni, aver finalmente visto quel cucciolo di Darren Criss, aver FINALMENTE visto AmonAmarth) e non sono riuscita a scrivere molto. Tutto ciò che scrivevo lo cancellavo perchè non ero per niente soddisfatta e sinceramente non sono nemmeno troppo convinta di questo capitolo, ma hey!  è venuto fuori così quindi...niente, spero di leggere qualche vostra recensione :)

Grazie 
Ale

 




 
Sorrisi





Blaine cammina con lo sguardo rivolto verso il cielo e le mani infossate nelle tasche posteriori dei jeans, il Colosseo si erge davanti a lui e sono passati ventisette minuti da quando Kurt l'ha chiamato. 


Secondo l'orologio digitale posizionato sul taxi, sono passati esattamente ventisette minuti e quarantotto secondi da quando Kurt ha chiamato Blaine.
Il castano picchietta nervosamente i piedi sul tappetino dell'auto e «Manca ancora tanto?» chiede all'autista, che lo guarda dallo specchietto e «Non vedi che siamo bloccati nel traffico di Roma?» risponde in un inglese maccheronico.
Kurt rotea gli occhi e incrocia le braccia al petto.
Sta anche per mettersi a sbuffare, ma improvvisamente il suo cellulare comincia a squillare.
«Blaine!» esclama rispondendo al telefono senza guardare nemmeno chi è il mittente.
«Kurt» sussurra il moro «è passata mezz'ora e io...beh, io sono qui davanti al Colosseo e faccio finta di guardare il tramonto»
«Perchè stai facendo finta? Il cielo è bellissimo, ha delle striature rosa fantastiche» dice Kurt guardando fuori dal finestrino.
«Sinceramente non mi importa molto del tramonto...preferirei guardare te, ad essere sincero»
«Blaine...lo sai che-» comincia a dire Kurt, ma «Aspetta...come fai a sapere che il cielo è rosa qui a Roma?» lo interrompe il riccio.
«Cosa? No...cioè...guarda che non so come sia il cielo lì...ho solo descritto un tipico tramonto» mente Kurt.
«Oh...» mormora Blaine e il suo tono di voce giunge deluso all'orecchio di Kurt.
«Sai, per un momento ho pensato che...no vabbè, lascia perdere. Sono un idiota» continua poi il moro concludendo il tutto con una piccola risata amara.
«Cosa?» chiede Kurt, anche se ha capito perfettamente ciò che voleva dire Blaine.
Il riccio rimane in silenzio per qualche istante e Kurt riesce a sentire il suo respiro irregolare attraverso il telefono.
«Pensavo mi avessi seguito a Roma, ecco...» sussurra poco dopo Blaine con voce tremante.
«Blaine?» lo chiama allora il castano «Non stai piangendo, vero?»
«No» sussurra il moro, ma Kurt riesce a sentire un piccolo singhiozzo dall'altro capo del telefono.
«E...tu? Quando partirai con Sebastian?» continua poi il riccio.
«Siamo quasi arrivati!» esclama a quel punto il tassista a gran voce, sempre con quell'accento che fa rabbrividire Kurt.
«Sei...sei già con lui?» chiede allora Blaine dopo aver sentito una voce esterna. Una morsa gli stringe dolorosamente il petto.
Kurt nel frattempo guarda con occhi sgranati il Colosseo dai finestrini dell'auto e apre la bocca come un pesce in cerca d'ossigeno.
«Oddio» sussurra, estasiato dall'imponenza del monumento.
«Ehm...è un "Oddio si, sono con Sebastian" o un "Oddio no, non sono con Sebastian"?» chiede Blaine, riportando Kurt alla realtà.
«No!» esclama Kurt allora «Cioè...non sono con lui»
«E chi era quello che ha parlato prima?» domanda con curiosità Blaine.
«Il tassista che mi sta accompagnando all'aeroporto» risponde immediatamente Kurt e proprio in quel momento il taxi si ferma.
Kurt ringrazia velocemente il tassista e lo paga, poi riporta la sua concentrazione alla chiamata con Blaine.
Il Colosseo è enorme ed è pieno di gente davanti...non sarà facile trovare Blaine, pensa il castano mentre si mordicchia il labbro inferiore.
«E quindi...sono in aeroporto» dice mentre guarda a destra e a sinistra alla ricerca di una zazzera di capelli scuri e ricci.
«E io sono davanti al Colosseo» ribatte Blaine.
«Descrivimi tutto ciò che vedi» tenta allora il più giovane.

«Vedo una strada trafficata e tanti motorini. Vedo un ragazzo con una camicia gialla che sta abbracciando una ragazza con i capelli blu»
Blaine arriccia il naso e sospira al telefono e fa un passo in avanti.
«Vedo questo edificio imponente, che mi fa sentire così piccolo...e poi sono circondato da persone, persone che arrivano da tutto il mondo. In questo momento di fianco a me c'è una comitiva di giapponesi» ridacchia Blaine «e sto pensando a quando eravamo a Tokyo»
«A cosa pensi esattamente?» chiede in un soffio Kurt.
«Penso a quando dicevi che i giapponesi hanno il pene piccolo» risponde Blaine sorridendo e la risata di Kurt giunge cristallina alle orecchie di Blaine, quasi come se non ci fosse un cellulare a separarli.
«Forse avevi ragione comunque» aggiunge poi «perchè questi giapponesi non mi sembrano molto dotati...e poi uno di loro ha questi pantaloncini rosso fuoco che-»
«Che gli stringono il culo in una maniera orribile» conclude Kurt.
Blaine aggrotta le sopracciglia e «Kurt?» lo richiama.
«Blaine» dice il castano e proprio in quel momento una mano si appoggia sulla spalla di Blaine, che si volta e quasi urla quando si trova davanti proprio Kurt.
Kurt che lo sta guardando con quei suoi occhi che lo faranno impazzire per tutta la vita probabilmente.
«Dimmi che non sei un'allucinazione» bisbiglia Blaine accarezzando una guancia di Kurt, che sorride e scuote la testa.
L'attimo dopo le loro labbra sono premute assieme in un bacio veloce e disordinato.
«Mi dispiace» mormora Kurt quando Blaine si allontana leggermente per riprendere fiato.
«Sei qui, l'importante è questo» sussurra il riccio prima di riappropriarsi delle labbra di Kurt.


Kurt appoggia il mento sul petto nudo di Blaine e accarezza la sua leggera peluria con la punta delle dita.
«Stavo pensando che è strano» dice poi di punto in bianco.
Blaine alza leggermente la testa dal cuscino per poter guardare negli occhi Kurt e «Cosa?» chiede.
«Che siamo qui. Insieme...nella stessa camera d'albergo...e...forse è una cosa stupida, ma stavo pensando che non potrò aspettarti nel cuore della notte fuori dal corridoio perchè...si, insomma...siamo già insieme» risponde Kurt in un sussurro.
«Non è una cosa stupida» lo rassicura Blaine passando una mano sui suoi capelli lisci. Kurt socchiude gli occhi beandosi di quel contatto.
«Sono così felice. Dannatamente felice» dice allora Kurt.
«Anche io, Kurt, anche io. E adesso raccontami un po' perchè hai cambiato idea e soprattutto come hai fatto con Sebastian»
«Ehm...ecco...io...» balbetta Kurt.
«Kurt, ti prego, dimmi che non sei scappato da Torino senza avvertire Sebastian»
«Io...uhm...diciamo che...è stata una cosa improvvisa, una decisione dell'ultimo momento e...»
«E?»
«E...no, non l'ho avvertito...non io perlomeno»
«Non tu? E chi altro?»
«N-nick» sussurra Kurt affondando la testa nel petto di Blaine e vergognandosi come un ladro.
«Scusa» mormora poi «in quel momento Sebastian era l'ultimo dei miei pensieri»
Blaine, a questa piccola confessione, non può far altro se non gioire internamente.
«Immagino che sia la volta buona che mi licenzi» dice poi con un piccolo sorriso.
«Blaine» dice con tono serio il castano alzando la testa «credo che a breve vivremo sotto i ponti. Io girerò con i capelli lunghi e sporchi e tu avrai una barba piena di pulci e ti darai all'alcool e poi-»
Il riccio zittisce Kurt spingendolo con la schiena sul materasso e baciandolo.
Il più piccolo ride nel bacio e «Tu non ne hai idea, vero?» chiede Blaine, senza fiato, quando i loro denti si scontrano.
«Non ho idea di cosa?» chiede confuso Kurt stringendo i ricci del moro tra le mani.
«Di come mi fai sentire...mi fai sentire così vivo e...il mio cuore non ha mai battuto così forte in vita mia» sussurra il moro, il suo fiato caldo che si infrange sulle labbra socchiuse di Kurt.
«Credo di saperlo, sai?» risponde il più piccolo prendendo una mano di Blaine e poggiandosela sul petto, proprio all'altezza del cuore.
Blaine riesce a sentire i battiti impazziti del cuore di Kurt e chiude gli occhi, assaporando quel momento di felicità.


«Insomma...dovrei ringraziare per tutta la vita Jeff e Nick, mh?» domanda Blaine dopo che Kurt finisce di raccontargli dettagliatamente tutto ciò che è successo a Torino subito dopo la sua partenza.
Kurt, seduto a cavalcioni sul grembo del più grande, si abbassa e gli bacia la mascella.
«Dovremmo ringraziarli per tutta la vita» lo corregge poi mentre Blaine chiude gli occhi godendosi i tocchi leggeri delle labbra di Kurt sulla sua pelle.
Una melodia comincia a farsi spazio nella sua testa riccia quando la bocca del castano si posa delicatamente sulle sue labbra.
Una melodia lenta e dolce come le labbra che si muovono su di lui.



Sebastian si porta una mano al petto mentre cerca di respirare normalmente.
«Tutto bene, signore?» chiede gentilmente una hostess notando la sua fronte sudata e i suoi occhi serrati.
Il ragazzo si aggrappa con la mano libera al bracciolo e «Ho bisogno d'aria» sussurra a denti stretti.
«Ma siamo appena decollati, signore» gli fa presente la ragazza guardandola accigliata.
«E io ho bisogno d'aria» ripete Sebastian cercando di scandire per bene le parole.
«Ma-»
«Ma un cazzo» sbotta Sebastian.
«Si calmi, signore. Non c'è alcun bisogno di essere così sgarbati» interviene una voce maschile all'improvviso.
Sebastian guarda dall'alto al basso lo sconosciuto con un'occhiata veloce e «Non pensavo esistessero hostess maschi» dice.
Il ragazzo alza un sopracciglio, incrocia le braccia al petto e «E io non pensavo esistessero persone così maleducate» ribatte prima di girare le spalle a Sebastian e allontanarsi.
«Coglione» borbotta il castano, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'hostess ancora al suo fianco.


«Blaine?» risponde Wes acciuffando il cellulare che stava sul comodino di fianco al letto.
«Wes?» bisbiglia Blaine.
Wes accende l'abat-jour, strizza gli occhi quando legge l'ora segnata sulla sveglia digitale e «Blaine? Perchè mi stai chiamando alle due di notte?» chiede mentre cerca di soffocare uno sbadiglio con la mano.
«Wes, tu sei il mio manager, ma sei anche il mio migliore amico, giusto?» gli domanda il riccio.
«Certo» risponde prontamente lui.
«Allora...ti farò una domanda e tu dovrai rispondere come se tu fossi solo il mio manager, okay?» sussurra Blaine.
«Perchè stai parlando a voce così bassa?» gli chiede allora Wes.
«Perchè sono chiuso nel bagno e cerco di non svegliare Kurt»
«Kurt?!» esclama confuso Wes spalancando gli occhi «Quel Kurt?»
«Quel Kurt, proprio quel Kurt» conferma Blaine e Wes se lo immagina mentre sorride da solo chiuso nelle quattro mura del bagno.
«Ma non doveva tornare in America con Sebastian?»
«Teoricamente...»
«Vabbè...ho capito, mi racconterai tutto poi. Fammi questa domanda, dai, che poi me ne torno a dormire»
«Okay...ehm» si schiarisce la voce Blaine «Kurt si è addormentato un'oretta fa e io...io semplicemente mi sono messo a scrivere una canzone-»
«Questa è una cosa positiva, Blaine» lo interrompe Wes.
«Si, ma non è questo il punto...»
«E quale sarebbe il punto?»
«Il punto è: voglio fare un nuovo cd, voglio lavorarci per bene...non voglio fare una porcata. Ma...ho firmato un contratto con l'azienda Smythe per girare un tot. di pubblicità, giusto?»
«Giusto»
«Si potrebbe annullare questo contratto in qualche modo? Non sono sicuro di voler continuare a fare questa cosa...voglio solo pensare alla mia musica. E adesso tu devi dirmi cosa ne pensi, come manager» dice Blaine.
«Io...» mormora Wes, leggermente spiazzato perchè proprio non si aspettava una domanda del genere.
«Wes...dimmi qualcosa, qualsiasi cosa» lo prega Blaine.
«Penso che...queste pubblicità ti portano un sacco di soldi, Blaine» risponde sinceramente allora.
«Lo so...altro da aggiungere?» soffia Blaine.
«Non direi...»
«E...cosa ne pensa invece Wes, il mio migliore amico?» chiede allora il riccio.
«Lo vuoi fare per Kurt? Vuoi lasciar perdere la pubblicità per allontanarlo da Sebastian?»
«No...sinceramente sono abbastanza sicuro di fare un favore a Sebastian licenziandomi. Penso che mi odi parecchio in questo momento»
«Quindi lo fai per allontanare te stesso dall'ira di Sebastian?» chiede ridendo Wes.
«No» ridacchia Blaine «lo faccio solo per me stesso. Perchè non voglio continuare a fare una cosa che non mi piace. Perchè mi sembra di aver ritrovato la mia passione. Perchè sono certo di poter fare un buon lavoro questa volta. Perchè era da anni che non ero più così ispirato. Perchè mi sono innamorato così tanto che non riesco a pensare a nient'altro che non sia Kurt e la musica che lui mi ispira»
Rimangono entrambi in silenzio dopo questa confessione di Blaine.
Blaine perchè aspetta un cenno da parte del suo amico, Wes perchè è a corto di parole.
«Hai veramente perso la testa per Kurt, vero?» gli chiede dopo qualche minuto.
«Si» soffia il riccio.
«E allora, dato che sono anche il tuo migliore amico, ti dico una cosa: segui il tuo cuore, fai quello che vuoi, ma...stai attento, ti prego. Kurt è giovane, molto più giovane di te...magari non vuole le stesse cose che vuoi tu»
«Lo so...»
«Okay...allora...devo chiamare Smythe e dirgli di sciogliere il contratto?»
«Si»
«Sei sicuro?»
«Sicuro»
«Okay. Sappi che non sarà così semplice. Buonanotte, Blaine»
«Lo so. Buonanotte, Wes. Grazie»
Wes chiude la chiamata e riappoggia il cellulare sul comodino.
"Domani sarà una lunga giornata" pensa mentre si gira su un fianco e cerca di riaddormentarsi.


Kurt sente una leggera pressione sulla sua schiena e nasconde la testa sotto al cuscino, mugolando qualche parola senza senso.
«Kurt» sussurra la voce calda e roca di Blaine al suo orecchio.
«Mmpfh» borbotta il ragazzo mentre Blaine comincia a lasciargli piccoli baci umidi sul retro del collo e sulle spalle.
«Kurt?» lo chiama ancora il riccio cercando di alzare il cuscino da sopra la sua testa.
«Blaine...» mormora il ragazzo, che sorride sulla sua pelle.
«Ti va di esplorare la città?» chiede Blaine a quel punto.
Kurt alza le palpebre con una certa fatica e tira fuori la testa da sotto il cuscino.
«Adesso?» chiede mentre si gira per poter guardare Blaine negli occhi.
«Adesso» conferma il più grande e Kurt pensa che gli occhi di Blaine splendono così tanto che potrebbero fare invidia al sole.


«Lo sai che sono solo le quattro del mattino, vero?» chiede Kurt dopo aver sbadigliato sonoramente senza nemmeno coprirsi la bocca con la mano.
Blaine stringe la presa sul fianco dell'altro ragazzo e «Certo!» trilla allegro.
«E...dove stiamo andando esattamente?»
«Non lo so?» offre come risposta Blaine «Mi era sembrato di capire che ti sarebbe piaciuto continuare con le nostre passeggiate notturne...ma forse ho frainteso tutto»
«No! No!» si affretta a dire Kurt fermandosi in mezzo alla strada «Amo questa nostra...uhm...tradizione?»
«Io amo tutto con te» sussurra Blaine prima di accarezzargli una guancia con la punta delle dita.
Il più giovane, sentendo le parole di Blaine, sorride. Sorride con uno di quei sorrisi piccoli e imbarazzati, dove i denti non si vedono, ma che fanno impazzire il moro.


Sebastian ha capito una cosa: non deve chiudere gli occhi per nessuna ragione al mondo.
Perchè? Semplice, perchè se chiude gli occhi, riaffiorano solo immagini di lui e Kurt.
«Quanto sono idiota» sussurra tra sè e sè, muovendosi a disagio sulla poltroncina e guardando fuori dal finestrino.
Dopo una manciata di minuti, stanco di guardare il cielo blu e le spesse nuvole, tira fuori il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni.
Si guarda intorno per controllare che nessuno lo stia guardando, e accende il telefono.
Si morde con forza il labbro inferiore mentre digita nervosamente un nuovo messaggio.

A: Kurt 
Kurt, sei un pezzo di merda. Vaffanculo. Hai voluto rovinarmi la vita? Bene, adesso io rovinerò la tua. 


Sebastian guarda il tasto d'invio, ma alla fine non lo preme e cancella tutto.

A: Kurt
Kurt, perchè mi hai fatto questo? Io ti amo. Ti amo ancora e ti amerò per sempre. Torna da me, ti prego.


«Patetico» borbotta cancellando anche questo messaggio «sei davvero patetico»
«Non è consentito l'uso del cellulare in volo» dice con tono duro lo stesso hostess di prima, comparendo all'improvviso al fianco di Sebastian.
«Ancora tu?» chiede acidamente Sebastian mentre continua a tenere in mano il cellulare e pensa a cosa scrivere in un nuovo messaggio.

A: Kurt
Kurt, sto tornando in America, a casa. A casa nostra. Non è ancora troppo tardi per-


«Ho detto che non è consentito l'uso del cellulare!» esclama indignato l'hostess afferrando il telefono dalle mani di Sebastian.
«Hey!» si lamenta il ragazzo cercando di riprendersi ciò che gli appartiene «Ridammi il mio cellulare!»
«No» lo liquida l'altro ragazzo allontanandosi. Il petto di Sebastian si gonfia, carico di odio, e si alza dal suo posto inseguendo l'hostess.
«Idiota!» urla facendo girare tutti i passeggeri che lo guardano con sguardi a dir poco confusi.
Si girano tutti si, tranne il diretto interessato, che continua ad andare avanti senza fermarsi.
«Idiota, parlo con te!» urla ancora Sebastian «Non siamo mica a scuola dove i professori sequestrano i cellulari ai loro alunni! Tu non puoi! Ridammi il mio telefono!»
«No!» gracchia l'altro ragazzo fermandosi e affrontando Sebastian, che lo raggiunge con gli occhi leggermente iniettati di sangue.
«No? Sei uno psicopatico! Dov'è un superiore, qui? Io ti denuncio! Io ti faccio perdere il lavoro!» gesticola Sebastian avvicinandosi pericolosamente.
L'hostess rimane immobile, il pomo d'adamo è l'unica cosa che si muove in lui.
«E adesso ridammi il cellulare» sussurra Sebastian a due centimetri dalle sue labbra.
Il ragazzo, senza fiatare, glielo ridà e Sebastian lo guarda un'ultima volta con uno sguardo d'odio, poi torna a sedersi.


«Thad, stai bene?»
Thad alza lo sguardo notando la sua collega che lo guarda con una smorfia preoccupata dipinta sul suo volto.
«S-si» sussurra distogliendo lo sguardo.
«Hai fatto solo il tuo lavoro» continua la ragazza sedendosi di fianco a lui «lo sanno tutti che non si possono usare i cellulari in volo»
«Si, ma forse avrei semplicemente dovuto ripeterglielo una terza volta e non sequestrargli il suo maledetto telefonino...» borbotta il ragazzo.
«Thad, quello lì è un pazzo, okay? Non farti troppe paranoie come fai di solito...» conclude la ragazza dandogli una pacca su un ginocchio prima di lasciarlo nuovamente solo.


«Blaine?»
«Mh?»
«Ti suda la mano» ridacchia Kurt stringendo un po' più forte la mano del riccio nella sua.
Blaine arrossisce sotto la luce artificiale dei lampioni e «Scusa» sussurra «è che sono emozionato a dir la verità»
«Emozionato? Perchè ci siamo persi o...» chiede il più giovane guardando le strade deserte intorno a loro.
«No, perchè ho deciso di smetterla con le pubblicità di Sebastian» dice Blaine.
«Stai scherzando?» domanda Kurt mentre Blaine smette di camminare e si posiziona di fronte a lui.
«No, non sto scherzando» dice il riccio poggiando le mani sulle spalle di Kurt.
«Ma-»
«Vuoi venire a vivere sotto ai ponti con me?» chiede Blaine interrompendo il castano e guardandolo con occhi divertiti.
«Sei un cretino» lo riprende Kurt prima di scoppiare a ridere.
Il moro sorride e «E tu sei il cretino che verrà a vivere sotto i ponti con me» gli dice.
«E comunque ho pensato di ricominciare a suonare seriamente» aggiunge poi.
Kurt si sporge e fa incontrare brevemente le loro labbra.
«Perchè lo fai?» chiede il castano subito dopo essersi allontanato con la bocca.
«Perchè voglio farlo» risponde sinceramente il riccio.
«Non lo stai facendo per me, vero?»
«No, lo sto facendo perchè voglio tornare a fare quello che amo fare e...devo ringraziare solo te se ho ritrovato la cosiddetta ispirazione»
Kurt non aggiunge niente, si limita a guardare Blaine con uno sguardo che il riccio non riesce a decifrare.
«Tutto bene?» chiede allora Blaine.
«Sei felice, Blaine?» chiede a sua volta Kurt con un tono di voce serio e basso.
«Credo di non essere mai stato così felice in vita mia, nemmeno quando ho suonato per la prima volta in uno stadio» sussurra Blaine, che rimane piacevolmente travolto dalla lingua di Kurt che entra prepotentemente nella sua bocca.
«Mai stato più felice» ansima poi in mezzo al bacio cercando aria.
E Blaine potrebbe aver cominciato ad amare i denti di Kurt.
Potrebbe aver cominciato ad amarli soprattutto quando li sente scontrarsi contro i suoi quando sorridono entrambi mentre si baciano.
Potrebbe amarli davvero tanto questi denti. E questi baci. E Kurt.


Sebastian legge il giornale, o meglio, finge di leggere il giornale mentre lancia qualche occhiata all'hostess che adesso sembra essersi trasformato in un morto vivente mentre serve bibite agli altri passeggeri.
Dio, Sebastian vorrebbe tirarsi uno schiaffo da solo perchè si sente veramente un idiota. Ha urlato come uno psicopatico contro un ragazzo che in realtà non aveva fatto niente di male, se non il suo lavoro.
"Tutta colpa di Kurt" pensa amaramente.
«Gradisce qualcosa da bere?» gli chiede proprio in quel momento l'hostess, interrompendo i suoi pensieri.
Sebastian storce il naso mentre guarda quel caffè che sembra una poltiglia acquosa e «No, grazie» risponde.
«Da mangiare?» chiede ancora l'hostess.
«Vorrei...» comincia a dire Sebastian guardandolo negli occhi «Vorrei sapere il tuo nome»
«P-perchè? Per lamentarsi d-del mio lavoro?» chiede immediatamente il ragazzo balbettando e sbiancando in faccia.
 «No, voglio solo sapere il tuo nome per scusarmi» ammette Sebastian.
«Cos-»
«Sono stato davvero maleducato e io di solito non sono così, davvero...solo che...mi hai preso in un momento un po' particolare della mia vita e-»
«Thad» lo interrompe il ragazzo con un accenno di sorriso sulle labbra.
«Thad» ripete piano Sebastian pensando che il sorriso di Thad è veramente tenero.




 












  

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Capitolo 14
*** Amarsi un po' ***


Buonasera popolo di EFP, 
spero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere questa storia. So che vi ho fatto aspettare TANTISSIMO, ma...
Ma niente. L'importante è che io sia qui, giusto?
Le mie storie non le abbandono... magari rallento la pubblicazione, ma verranno finite. Sia questa che The Luck You Got.
Detto ciò, dove eravamo rimasti?
A Kurt e Blaine a Roma che fanno i piccioncini. A Sebastian che torna in America e conosce un hostess con un bel sorriso.
A Wes che...che si ritrova a dover gestire i casini provocati dalla scelta di Blaine  (che ha deciso di mollare la pubblicità del whiskey e dedicarsi alla sua carriera da musicista).

Bene, non mi resta che augurarvi una buona lettura! 
Alla prossima
Ale 


PS: Il titolo del capitolo è brutalmente copiato dal titolo di una canzone di Lucio Battisti. 
Quindi ringraziate la sua musica e quella dei Pink Floyd che mi hanno accompagnata nella stesura di questo capitolo (che probabilmente farà schifo, ma shhh. Questi sono solo stupidi dettagli insignificanti)

Pagina Autore: https://www.facebook.com/TruppappaAmonAmarth-1583456885252296/timeline/?ref=hl


 




AMARSI UN PO'


 
Waiting for someone or something to show you the way
Time - Pink Floyd




Sebastian è abbastanza certo di aver fatto una cazzata colossale quando ha tirato quel pugno contro il muro della sua camera da letto.
Anzi, della camera che fino a poco fa era sua e di Kurt.
Ma comunque, tralasciando il suo cuore infranto, Sebastian è sicuro di essere uscito fuori di testa proprio per colpa di Kurt. E di Blaine.
Forse più per colpa di Blaine, a ben vedere.
Quel nano da giardino con gli occhi dorati ha pensato bene di voler sciogliere il suo contratto per la campagna pubblicitaria.
Robe da pazzi.
Wes, il manager di Blaine, l'ha chiamato personalmente per scusarsi e bla bla bla. 
Sebastian gli ha chiuso il telefono in faccia e gli ha detto di andarsene a fanculo, lui e il suo cliente di merda.
E okay, è stato poco professionale e lui non è mai poco professionale, ma -che diamine!- il suo comportamento si può giustificare, no?
Il fatto è che, dopo aver chiuso la chiamata, Sebastian si è scolato una bottiglia di champagne, anche se non c'era assolutamente niente da festeggiare, e poi ha pensato bene di cominciare a prendere a pugni qualsiasi cosa capitasse sotto tiro.
All'inizio è partito con uno dei cuscini del letto, poi con il materasso e alla fine si è buttato contro il muro.
Risultato?
Ora è seduto nella sala d'attesa del pronto soccorso, con la mano dolorante e le nocche insanguinate.
Bella merda. Già.
E pensare che Blaine Anderson era uno dei suoi cantanti preferiti. Era.
Sebastian tira fuori il cellulare dalla tasca dei suoi jeans e, incazzato, comincia a digitare un messaggio per il suo avvocato.
Blaine la pagherà cara -letteralmente- per averlo piantato in asso e per avergli fregato il fidanzato.


Il sole è sorto già da un pezzo e «Credo di avere le vesciche ai piedi» si lamenta Kurt, trascinando i piedi sul marciapiede.
«Davvero?» chiede Blaine ghignando «O vuoi solo farti portare in braccio?»
«Beh...se tu volessi portarmi in braccio io non mi opporrei» risponde il castano scherzando. Peccato che Blaine non lo prenda come uno scherzo e nel giro di due secondi Kurt si ritrova issato sulle spalle del maggiore come un sacco di patate.
«Oddio!» esclama Kurt con la testa all'ingiù e scoppiando a ridere «Tu sei pazzo!»
Blaine ride a sua volta e tira una pacca sul sedere di Kurt, che squittisce.
«Però ammetto che da quaggiù la vista non è niente male» mormora poi il castano che ha la faccia praticamente attaccata al culo di Blaine, che nel frattempo continua a camminare e a reggerlo.
Sentendo le parole di Kurt, Blaine sculetta sfacciatamente sorridendo come un idiota.
«Però pensavo che mi avresti portato in braccio in una maniera un po' differente...» continua a parlottare Kurt, sballonzolando con la testa.
«Volevi essere trattato come una sposa che varca per la prima volta la soglia di casa sua?»
«Eh, magari...invece mi sembra che tu sia Babbo Natale e io il sacco pieno di regali per i bambini»
Blaine ridacchia e sta per mettere giù Kurt, ma nota un'insegna luminosa in lontananza che lo attira. Così si mette a correre -o meglio, corricchiare- e «Te l'ho già detto che sei pazzo?» gli chiede Kurt «Perchè ti sei messo a correre adesso? Dove mi stai portando?»
«Ho visto una cosa interessante» è la risposta sibillina che gli da Blaine.
Kurt sente il sangue che comincia ad andargli al cervello, ma non potrebbe essere più felice.
Anche se non ha la più pallida idea di dove Blaine lo stia portando.
Nulla è importante quando è con lui.


Wes si stropiccia gli occhi con una mano e dalla sua bocca fuoriesce un sospiro stanco.
Il suo cellulare giace sul comodino accanto al letto, l'ha spento subito dopo aver chiamato Smythe per dargli la "bella notizia".
Si è preso un po' di insulti, ma non tanti quanto si aspettava e soprattutto sembra che Sebastian si sia dimenticato di quella clausola sul contratto che ha fatto firmare a Blaine. Quella in cui si diceva che Blaine avrebbe dovuto pagare una somma di denaro -una bella somma di denaro- nel caso si fosse sottratto ai suoi doveri lavorativi senza una buona giustificazione e senza alcun tipo di preavviso.
Wes sospira nuovamente e pensa che probabilmente il ragazzo era troppo incazzato per pensarci, ma che non dovrà attendere molto per ricevere una chiamata dalla schiera degli avvocati della famiglia Smythe.
Forse sarebbe meglio riaccendere il cellulare. O forse no. 
«Meglio godersi questi ultimi attimi di pace» sussurra Wes nel silenzio della sua stanza.


Sebastian occhieggia con aria disgustata un bambino, seduto di fianco a lui, che gioca con le sue stesse caccole.
«Tua madre non ti ha insegnato che scaccolarsi non è una cosa molto carina da fare?» sbotta dopo un po' contro quel bambino, che lo guarda con i suoi occhioni scuri e sembra non capire ciò che Sebastian gli ha appena detto.
«A proposito, dov'è la tua mamma?» chiede allora Sebastian, addolcendo il tono di voce e stendendo le labbra in un sorriso fintissimo.
«La mamma è quella che guarisce le persone» risponde il bimbo prima di infilarsi nuovamente l'indice in una delle sue narici.
Il castano arriccia il naso, schifato, e pensa che potrebbe pure tornarsene a casa. Tanto non ha nulla di grave alla mano, probabilmente.
Solo che...
Da una parte vorrebbe tornare davvero a casa, ma dall'altra non vuole rientrare in quelle mura che gli ricordano così tanto Kurt e ciò che ha perso.
«Zio!» urla a quel punto il bambino facendo prendere un mezzo infarto a Sebastian a causa della sua voce stridula e alta.
Sebastian segue lo sguardo del bambino, che fissa un punto oltre le sue spalle, e «Tu?!» esclama quando incrocia un paio di occhi conosciuti.
Gli occhi di quel Thad, l'hostess che gli ha "requisito" il cellulare. 
L'hostess con il bel sorriso.
Il bel sorriso che sta sfoggiando anche in questo momento, mentre il bambino si alza velocemente dalla seggiola e corre verso di lui.
Thad lo afferra da sotto le ascelle e lo alza per aria, facendolo trillare per la gioia.
«Come sta il mio ometto?» chiede poi Thad prendendolo in braccio per bene e lasciandogli un bacio tra i capelli.
In tutto questo Sebastian si sente fuoriluogo, gli sembra di star assistendo ad una scena fin troppo intima e familiare.
Qualcosa a cui lui non è abituato.
E non è nemmeno abituato a non essere considerato, a dirla tutta. Thad continua a riempire il bambino di dolci baci e sembra non notare nemmeno la presenza di Sebastian.
Così il castano si schiarisce la voce con un colpetto di tosse e fissa insistentemente l'altro ragazzo che, finalmente, lo guarda. 
Thad sorride per un breve istante, poi il sorriso gli muore sulle labbra quando si accorge che il ragazzo nella sala d'attesa del pronto soccorso è quel passeggero tanto bello quanto stronzo.
«Merda» borbotta tra i denti.
«Non si dicono le parolacce» lo riprende immediatamente suo nipote, pizzicandogli una guancia con una manina.
«Oops» sussurra Thad imbarazzato e Sebastian non può fare altro se non ridacchiare di fronte a quella scena.
«Il mondo è piccolo, eh?» chiede poi.
Thad annuisce lentamente e si guarda intorno.
«Io» comincia a dire «uhm...mia sorella lavora qui e dato che non sono spesso a casa, ecco...beh, sono venuta a trovarla. Tu cosa ci fai qui invece?»
Sebastian alza la mano insanguinata in risposta.
«Oddio! Che ti sei fatto?» chiede preoccupato l'altro ragazzo poggiando a terra il bambino e avvicinandosi a Sebastian.
«Una lotta contro il muro» risponde Sebastian guadagnandosi uno sguardo confuso da parte di Thad.
«Sono stato brutalmente scaricato dal mio ragazzo, dopo anni. Tanti anni» spiega allora.
«Oh» mormora Thad «mi dispiace»
«Come fa a dispiacerti se nemmeno mi conosci?» chiede acidamente Sebastian e non appena le parole escono fuori dalla sua bocca si da del coglione da solo perchè, dai, che problemi ha?
Thad è stato solo gentile e lui come lo ripaga? Con una dose massiccia di acidità? Buttandogli addosso tutta la sua merda?
«Mi dispiace, non volevo attaccarti» dice allora cercando di rimediare a ciò che ha detto.
Thad ha lo sguardo puntato sulla punta delle sue scarpe e rimane in silenzio con la bocca serrata.
«Sono un coglione, davvero...penso che tu te ne sia accorto già in aereo» continua allora Sebastian perchè gli da fastidio non poter vedere il sorriso sul volto di Thad.
E non ne capisce il motivo.
Sa solo che Thad alza lo sguardo su di lui e sorride di nuovo.
 

L'aria fresca si infrange sul volto di Kurt, che stringe la sua presa sui fianchi di Blaine, appoggia il suo petto contro la schiena del moro e chiude gli occhi.
«Tutto bene lì dietro?» urla Blaine e Kurt lo sente a fatica. Più che altro sente le vibrazioni sulla schiena di Blaine.
«Cosa?» chiede allora il castano.
«Ti ho chiesto se stai bene lì dietro!» ripete con ancora più forza il maggiore.
«Benissimo» risponde Kurt.
Blaine sorride stringendo con le dita il manubrio della Vespa rossa che hanno noleggiato pochi minuti fa.
«Ammettilo che stai cercando di fare un remake di Vacanze Romane» dice Kurt sporgendosi un po' in avanti, facendo combaciare la sua bocca vicino all'apertura del piccolo casco che indossa Blaine.
«Forse» ridacchia divertito il riccio accellerando giusto un po'.
Il motorino sfreccia tra le strade romane completamente sconosciute agli occhi dei due ragazzi.


«Ti piace questa città?» chiede Blaine mentre sono seduti ad un tavolino di un piccolo bar proprio nel centro della città.
Kurt finisce di masticare il pezzo di pane che aveva in bocca e «Non lo so» comincia a dire «è bellissima, su questo non si discute-»
«Però?» lo esorta a continuare Blaine.
«Credo di essermi affezionato troppo a Torino, sai?» 
Blaine sorride leggermente e stringe una mano di Kurt da sopra il tavolo.
«Lo so» si limita a dire in un sussurro.
Non c'è bisogno di dire ad alta voce che i loro cuori rimarranno per sempre in quella città in cui tutto è iniziato sul serio.


Blaine è sicuro di vedere la morte in faccia almeno un paio di volte - o forse una decina di volte - mentre Kurt guida la vespa.
«Ma almeno ce l'hai la patente?» gli chiede dopo che il giovane riesce a schivare per un pelo un camion dei rifiuti parcheggiato al lato di una stradina.
«Non vuoi sapere la risposta, vero?» risponde Kurt scoppiando a ridere.
«Dio, perchè ti ho lasciato il posto alla guida?»
«Perchè non riesci a resistermi»
Blaine appoggia la fronte sulla schiena del ragazzo e stringe le braccia attorno al suo busto.
Blaine sente il battito del cuore di Kurt che è irregolare, quasi impazzito, e si chiede se è a causa della sua vicinanza o se è per l'adrenalina che scorre nel suo corpo.
«Dio, quanto ti amo» sussurra il moro, la fronte ancora appoggiata alla schiena di Kurt e la bocca leggermente premuta sulla stoffa della sua maglia.
Kurt sente solo una pressione sulla sua schiena, ma non riesce a cogliere le parole di Blaine.
La sua confessione si perde nel vento romano.


La tanto temuta e attesa chiamata arriva.
Wes, quando sente il suo cellulare suonare, sa già chi ci sarà dall'altra parte del telefono.
«Pronto?» risponde, sospirando internamente e chiudendo gli occhi.
«Parlo con l'agente di Blaine Anderson?» chiede una voce ruvida e professionale.
«Si, sono-»
«Bene. Sono Hunter Clarington, l'avvocato della famiglia Smythe. Immagino che lei sappia il motivo di questa chiamata...»
Wes si passa una mano sulla fronte e «Certo, signor Clarington» mormora.
«Ottimo. Non mi piace discutere di certe faccende via telefono, possiamo incontrarci e sistemare la questione?»
«Ovviamente»
«So che lei si trova a Roma, giusto?»
«Giusto»
«Allora fra tre giorni io sarò lì. Mi farò sentire io, arrivederci»
Wes non ha nemmeno il tempo di salutare che Hunter Clarington gli sbatte il telefono in faccia.
«Coglione montato» borbotta Wes guardando lo schermo del suo cellulare, poi digita il numero del suo migliore amico.
 

Blaine non sa dire con certezza come o perchè lui e Kurt siano arrivati alla stazione Roma Termini. 
Però sa che Kurt l'ha baciato -uno di quei baci che ti lasciano senza fiato e con il cervello in corto circuito- quando sono scesi dalla Vespa.
Sa anche che il tizio che gli ha noleggiato il motorino li ha guardati con un sopracciglio alzato.
Sa anche che Kurt ha preso la sua mano e, avvicinandosi all'orecchio, gli ha sussurrato qualcosa.
Qualcosa di molto sconcio.
Sa che sono tornati in hotel e che sono rimasti a rotolarsi tra le lenzuola per almeno due ore.
Inoltre sa anche che il suo cellulare ha continuato a vibrare per tutto il giorno, ma Blaine non gli ha prestato minimamente attenzione.
E adesso che il sole è meno alto nel cielo, Kurt stringe una sua mano mentre guarda il tabellone degli orari di partenza dei treni.
«Dove vorresti andare?» chiede il più giovane, senza distogliere lo sguardo da tutti quei numeri che continuano a comparire sul monitor.
«A cena, magari» propone Blaine.
Kurt arriccia il naso e la bocca adorabilmente mentre scruta con attenzione gli orari, poi, dopo qualche minuto, guarda Blaine e «Napoli! Andiamo a mangiarci una pizza a Napoli!» esclama.
E Blaine lo sa che ci vogliono più di tre ore ad arrivare a Napoli, sa anche che arriveranno lì verso le nove o dieci di sera, ma.
Ma sorride.
Sorride e «Okay» dice.
Gli sembra di essere tornato un ventenne, quando i problemi sembravano essere sempre troppo distanti da lui. Quando si godeva la vita, anche nelle più piccole cose.


Thad non lo sa proprio come ci è finito a casa di quel Sebastian Smythe. Proprio non lo sa.
Un minuto prima era seduto di fianco a lui nella sala d'aspetto del pronto soccorso e ora è steso su un tappeto ai piedi di un divano in pelle nera nell'appartamento di Sebastian.
O meglio, in un loft. In un mega appartamento. In un attico.
Insomma, in un posto enorme.
"Ricco" pensa Thad mentre una mano di Sebastian si infila nelle sue mutande "questo ragazzo deve essere molto ricco. Oltre che bello. E affascinante".
Sebastian, invece, mentre la sua mano si muove su e giù -con fretta e violenza- sul membro di Thad, si sente spaccato a metà.
Da una parte sta amando avere il controllo su Thad, sentirlo gemere, vederlo eccitato e voglioso solo per lui, ma dall'altra pensa a Kurt.
Si sente un traditore, anche se a conti fatti è Kurt quello che l'ha tradito. 
Pensa che il ragazzo che giace nudo sul suo tappeto -sul tappeto che lui aveva regalato a Kurt un Natale di cinque anni prima- è il primo ragazzo che tocca dopo Kurt.
E questo pensiero lo fa stare bene e lo uccide allo stesso tempo.


«Woah» è l'unica cosa che riesce a dire Thad, sudato e ansimante.
«Cazzo, non scopavo da un secolo» grugnisce Sebastian sfilandosi il preservativo usato e lanciandolo alla cieca sul pavimento.
Thad stringe le labbra.
Una scopata, è stata solo una scopata. Ovvio, mica si aspettava altro, però Sebastian poteva essere un po' più fine nel dirlo.
«Non scopavi con il tuo ragazzo?» chiede allora con un tono un po' troppo acido anche per le sue orecchie.
«Era da un po' che non facevamo niente» ammette tristemente Sebastian.
«Beh» dice allora Thad alzandosi dal tappeto e cercando i suoi vestiti mischiati a quelli dell'altro ragazzo «io devo andarmene»
«Devi andartene? Di già?» chiede Sebastian e si sente un po' disperato nel chiederlo.
Il fatto è che non vuole rimanere solo in quella casa e Thad...Thad è una piacevole distrazione.
«Fra due ore devo essere su un aereo» spiega Thad, anche se non è la verità. Vuole semplicemente uscire da quella casa e magari dimenticarsi di Sebastian perchè ha già capito che non gli porterà niente di buono, anche se non lo conosce.
Però conosce se stesso e sa con quanta facilità si prende stupide cotte da quattordicenne.
Quindi si, meglio andarsene subito.


Kurt accarezza i morbidi ricci di Blaine e ci giocherella.
Sono in viaggio da più di un'ora e mezza e il moro si è addormentato sulla spalla di Kurt, che guarda fuori dal finestrino senza prestare veramente attenzione al paesaggio.
Continua a passare la sua mano sui capelli del moro e «Sai che ti amo?» sussurra portando lo sguardo sulla sua figura dormiente.
Ovviamente Blaine continua a dormire.


Kurt sente il naso di Blaine strofinarsi contro il suo collo e sorride.
«'Ngiorno» biascica il maggiore continuando a strusciare il naso sulla pelle dell'altro ragazzo.
«Sai di buono» aggiunge poi.
Kurt ridacchia e «Buonasera semmai» lo corregge.
Blaine allora raddrizza la testa e la schiena e allunga le gambe cercando di sgranchirle.
«Quanto manca?» chiede qualche secondo dopo guardando Kurt con uno sguardo assonnato e terribilmente dolce.
«Avrei voluto conoscerti prima» se ne esce fuori il castano, senza rispondere alla domanda.
Blaine aggrotta leggermente la fronte, senza capire.
«Avrei voluto conoscerti al liceo» spiega allora.
Blaine lo guarda attentamente, poi si avvicina appoggiando la fronte contro quella di Kurt.
«Quando tu andavi al liceo io ero in giro a fare concerti, sai? Sono un vecchio, ricordi?» dice Blaine con un sorriso che mozza il fiato a Kurt.
«Lo so, ma...immagina-immagina un universo parallelo dove noi due siamo coetanei»
«Compagni di scuola?» chiede Blaine.
«Compagni di scuola, si» conferma Kurt.
Il moro allarga il suo sorriso e «Brufoli e ormoni impazziti...una bella coppia, che però si sarebbe lasciata alla fine del liceo probabilmente» mormora.
«Dici?» chiede Kurt intristendosi.
«Dico. E sai cos'altro dico?» chiede il moro avvicinandosi con la bocca e soffiando le parole direttamente sulle labbra socchiuse di Kurt.
«C-cosa?» balbetta il più piccolo perdendosi a fissare le labbra di Blaine.
«Che sono felice di averti conosciuto adesso. Sei arrivato in un momento buio e sei un po'...uhm...la mia luce? Se mi avessi conosciuto prima non sarebbe stata la stessa cosa» tenta di spiegare Blaine.
«La tua luce...mi piace» mormora Kurt azzerando la ridicola distanza che li divideva.
Il bacio che si scambiano è lento e bagnato.
Così intimo che fa arricciare le dita dei piedi a Kurt e fa gemere sonoramente Blaine.
«Kurt...» sussurra proprio quest'ultimo mentre cerca di allontanarsi.
«Mmh?» chiede Kurt attaccandosi di nuovo alle labbra del riccio con foga e Blaine si dimentica di ciò che voleva dire.
Quel ti amo rimane incastrato tra le loro lingue.










 





 

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