La stirpe

di Rox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** capitolo sesto ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


La città era immersa nel sole più completo

La città era immersa nel sole più completo.

Era strano per quel periodo che Tokyo vivesse una giornata così bella ma Aries ne era felice.

Si era appena trasferita dall'Irlanda per un contratto di lavoro molto importante nella ditta farmaceutica nella quale lavorava.

Aveva 25 anni e si era appena laureata con il massimo dei voti come ricercatrice ed aveva trovato subito questo nuovo lavoro che però l'aveva spedita nel paese del Sol Levante.

Non che a lei dispiacesse, visto che era orfana, ma arrivare nel periodo peggiore dell'anno dove pioveva sempre e c'era sempre la possibilità di qualche uragano, non è che la mettessi di così buon umore... Ma grazie a Dio per la prima volta da quando era arrivata, il tempo si era aperto in una bellissima giornata di sole e lei lo prese con un buon auspicio per il suo colloquio che si sarebbe svolto quella mattina stessa.

D'altronde era irlandese: era normale che fosse un po' superstiziosa!

 

La sede centrale della Ryuzaki Pharmaceutical si trovava proprio a pochi passi da quella che era diventata il simbolo della città: la Torre di Tokyo.

Aries era affascinata da quella città dove tutto si sviluppava in altezza e dove il verde era limitato a qualche parco, di solito, a più piano anch'essi.

Lisciandosi il completo di seta che quella mattina indossava, si diresse verso la centralinista alla reception che dopo  una sola telefonata l'accompagnò all'ultimo piano dell'edificio lasciandola davanti a una porta di noce massiccio, con la promessa che il "capo" sarebbe giunto di li a breve.

Lasciata sola a guardarsi in giro, la giovane notò dei quadri dipinti esposti alle pareti.

Erano strani ma al contempo completamente famigliari: rappresentavano posti che era sicura non essere di questo mondo, ma che erano immersi nel verde più assoluto.

Una montagna galleggiava nell'aria, un tempio affogato nel mare, un vulcano in attività, un castello di cristallo...

Erano quadri assolutamente fuori da qualsiasi logica.

"Ti piacciono?"

Come se fosse una bambina colta nel rubare la marmellata, Aries si girò di scatto trovandosi davanti una giovane donna che doveva avere più o meno la sua stessa età.

Era alta quasi quanto lei e i lunghi capelli lisci e azzurri erano sciolti sulle spalle, lasciando che una frangetta sbarazzina le coprisse leggermente gli occhi azzurri, divertiti dal suo spavento.

"Non volevo spaventarti, ma eri così assorta guardando i mie quadri che ero curiosa di sapere se ti piacevano o no!"

Aries sorrise e annuì:

"Sono... strani, ma bellissimi. Complimenti, hai una bellissima mano!"

"Ti ringrazio!" le sorrise l'altra donna, ma prima che potesse anche solo continuare la conversazione, una voce maschile le interruppe e mentre la giovane dai lunghi capelli azzurri si distendeva in un sorriso, Aries si irrigidì notando l'arrivo del Presidente.

"Aries Mc'Mahon giusto?" le porse una mano mentre il signor Ryuzaki in persona si presentava e apriva lo studio con una mano.

"Vedo che ha già conosciuto mia figlia Marina, ma prego non stiamo sulla porta entri e si accomodi"

La giovane le strinse la mano e le sorrise, presentandosi velocemente e seguendo il padre nella stanza.

"Sai, papà, le piacciono i miei disegni" gli riferì come se la cosa fosse veramente importante, ma l'uomo le sorrise con sufficienza facendole segno di accomodarsi sul divanetto.

"Sua figlia ha un'ottima mano per il disegno!" gli disse sorridendo e accomodandosi, mentre una segretaria le portava una tazza di caffè.

"Si, mia figlia, oltre ad occuparsi del settore amministrativo assieme a me, si occupa della parte pubblicitaria e del design" ed un sorriso orgoglioso gli comparve sul volto

"Ma torniamo a lei. Sarà impaziente di conoscere i termini del suo contratto, non è vero signorina Mc'Mahon?"

E così, dimenticandosi dei disegni, ebbe inizio la riunione.

 

Quando Aries uscì era a pezzi, ma soddisfatta. Sentì la tensione che le lasciava le spalle e un sorriso le si allargò sul volto mentre realizzava che aveva finalmente concluso il contratto della sua vita per poter continuare la sua ricerca su u farmaco di nuova generazione contro le malattie degenerative.

"Scommetto che festeggerai stasera!"

Voltandosi si ritrovò davanti Marina che le sorrideva. E riuscì a guardarla per la prima volta, con vero interesse.

Era molto bella e il castigato tailleur non riusciva a mascherare le forme del suo corpo, armonico e aggraziato.

"Beh penso che mi concederò una cenetta in grande stile, anche se da sola!"

"Ma non conosci nessuno qui?" Sembrava sconvolta e Aries scoppiò a ridere.

"Sono arrivata solamente tre giorni fa e tu sei la prima persona che mi abbia rivolto la parola!"

Marina annuì e sorrise:

"Ti piacerebbe conoscere qualcun'altro allora?"

 

La torre di Tokyo era immensa, proprio come aveva immaginato, ma quello che l'aveva stupita era stato il sapere che era diventato il luogo di ritrovo di moti giovani e a quanto apre era anche il posto preferito di Marina e le sue due amiche che ora le sedevano davanti con sorridi incoraggianti.

E lei non si era mai sentita così fuori luogo come in quel momento.

"Allora lei è Anemone! E' il nostro piccolo genio. Si occupa di ricerca, un po' come te, ma le sue ricerche sono fisiche e non farmaceutiche.

E' interessata alla scoperta di dimensioni parallele" E Aries rimase a bocca aperta guardando la giovane ragazza con i dolci boccoli biondi che le arrivavano appena alle spalle e le incorniciavano un dolce sorriso e due grandi occhi verdi nascosti dietro due grandi occhiali.

"Mentre lei è Luce ed è la nostra sognatrice! E' un'atleta di livello internazionale nella ginnastica artistica e da lei il Giappone si aspetta una o più medaglia d'oro alle prossime olimpiadi." E guardando quella ragazza piccola dai capelli rossi che le circondavano un volto sempre allegro, ma pieno di determinazione, non ebbe dubbi che ce l'avrebbe fatta.

"Piacere io sono Aries Mc'Mahon e sono una ricercatrice farmaceutica!"

Le due ragazze la fecero sentire subito come a casa sua e ben presto si scoprì a rilassarsi e a divertirsi, mentre un sorriso dopo l'altro si aprivano sul suo volto.

Dopo una battuta particolarmente riuscita da parte di Luce, la conversazione tornò su di lei e si ritrovò al centro della curiosità più o meno velata da parte delle tre amiche:

"Allora ti sei trasferita qui dall'Irlanda. Chissà i tuoi genitori e amici! Ne sentirai molto la mancanza!" Anemone la guardò con gentilezza e Aries non se la sentì di mentire a loro che si erano dimostrate così gentili

"Io non ho famiglia. Sono orfana da sempre e tutti i miei amici o sono stati adottati molto tempo fa, oppure sono andati tutti per la loro strada una volta finiti gli studi. Quindi non è stato così difficile lasciare tutto per venire qui."

Luce rimase a bocca aperta mentre scuoteva la testa:

"Quindi non sai minimamente chi siano i tuoi genitori?"

E Aries sospirò, girando il suo te:

"Non so se sia un ricordo, o solamente un sogno, ma di loro ho delle piccole reminiscenze come se... non so come spiegarlo, anzi non l'ho mai detto a nessuno, ma di loro ricordo qualcosa. Sono solo sprazzi, qualcosa che ogni tanto torna nei miei sogni, ma mi vengono in mente lunghi capelli biondi e scuri occhi neri, ma pieni d'amore...

E un regno lontano... come se non fosse di questo mondo"

Le tre amiche sobbalzarono e impallidirono.

"Non so spiegarvelo, ragazze, ma nei mie sogni vedo sempre montagne infuocate, foreste, mare e montagne sospese in aria..." e sgranando gli occhi guardò Marina.

"E' come nei tuoi quadri! Ecco dove li ho visti! Che posto è?"

Le tre sospirarono e Aries scosse la testa.

"Voi sapete qualcosa! Voi dovete dirmelo!"

E Luce sospirò.

"I quadri di Marina risalgono a molti anni fa. A dieci anni fa... Quando siamo state trasportate in un mondo diverso da questo. Fatto da foreste, vulcani, mare e montagne sospese in aria."

Aries scosse la testa e rovesciò la tazza vuota di te.

"Ma che state dicendo?  Ma che posto dite?"

Anemone la guardò seriamente e sospirò:

"E' un posto chiamato Sephiro"

E una luce immensa le investì.

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Appena scomparsa la luce

Appena scomparsa la luce, Aries si ritrovò letteralmente, in caduta libera verso il basso.

La paura le aveva paralizzato le membra e non riusciva nemmeno ad urlare. Vide con la coda dell'occhio una montagna sospesa e un vulcano, mentre aspettava con terrore l'impatto con il mare.

Ma questo non arrivò e con sua grande sorpresa, scoprì di essere finita sul dorso di un pesce gigante volante.

"Ma che diavolo..." e fece per rivolgere la stessa domanda alle altre ragazze, ma le vide con le lacrime agli occhi.

Luce si alzò in piedi sul dorso dell'animale e si guardò in torno mentre le lacrime le cascavano dagli occhi:

"Sephiro!" e con un singhiozzo si accasciò sulle amiche stringendole in un abbraccio convulso.

"Oh Marina! Anemone! siamo tornate! Ed è tutto come una volta, come se nulla fosse cambiato. Tra poco rivedremo tutti... Oh ragazze, rivedrò... Lantis..."

Ma da quanto vedeva Aries sembrava che tutte e tre le ragazze avessero qualcuno che non vedevano l'ora di rivedere.

 

In breve il grosso pesce le lasciò all'entrata di quello che le altre tre ragazze riconobbero come il palazzo di cristallo e che ad Aries dava sensazioni di angoscia e oppressione, ma vedendo le altre ragazza così a loro agio, fece finta di niente e, per la paura di essere lasciata sola, le seguì veloce mentre le tre sapevano perfettamente dove stavano andando.

"Ehi, ma dove stiamo andando?" chiese con titubanza e Marina le sorrise:

"Scusaci , Aries, non ti abbiamo quasi considerata, ma vedi sono passarti così tanti anni, dieci per l'esattezza, da quando siamo venute qui l'ultima volta, che non vediamo l'ora di ritrovare i nostri amici e... forse qualcosa di più. Comunque stiamo andando da Guru Clef, il mago più importante e potente di tutto il pianeta. Sai il pesce che ci ha condotto qui era suo..."

Aries annuì e sospirò:

"Quindi è questo il paese dei tuoi dipinti? Il luogo dove siete state trasportate qui molto tempo fa?"

"Si, è questo e tornare per noi è motivo di grande gioia , ma anche di grande apprensione. Sai qui noi siamo i Cavalieri Magici e di solito siamo chiamate solamente in caso di estrema necessità. La prima volta... beh non è bello da ricordare, ma ci chiamò la Principessa, Colonna Portate di questo mondo, per portare a termine una missione. La seconda volta, il paese era senza Colonna Portante e abbiamo lottato finchè Luce non è diventata lei la principessa di questo regno che però ha restituito al popolo... beh è un po' complicato, ma avremo tempo di spiegarti bene tutto.

Ora però dobbiamo vedere Clef"

Appena il pesce atterrò su una sporgenza del castello che sembrava essere fatta appositamente per quei generi di sbarchi, un essere strano, molto simile a un coniglio venne loro incontro e con fare amichevole saltò in braccio a Luce mente tutte e tre gli regalavano un sacco di coccole.

Aries era spazientita. Che decidessero in fretta di portarla da questo mago e che lui le riportasse indietro. Non aveva mica tutto questo tempo da perdere...

Quando arrivarono nella sala del trono, Aries venne colpita da una sensazione di deja-vu. Era come se riconoscesse quel posto, ma scotendo la testa penso che doveva averlo visto nei quadri di Marina.

Guardandosi attorno, un uomo alto stava dando loro le spalle.

Le vesti bianche e lunghe e il bastone che portava in mano, ma anche l'atteggiamento regale, le suggerirono che doveva essere lui la persona che dovevano incontrare e lanciando uno sguardo alle altre tre, quando l'uomo si voltò, riconobbe gioia nel vederlo, ma anche stupore.

A quanto pareva, doveva essere cambiato molto dall'ultima volta che l'avevano visto.

Lasciando alle nuove amiche il tempo di salutare l'uomo, si sedette su una sedia in un angolo e appoggiandosi al tavolino con un braccio accavallò le gambe, sbadigliando.

"Tu devi essere nuova, di qui!"

Sobbalzando per lo spavento, Aries voltò il viso e si ritrovò a pochi centimetri da un viso completamente sconosciuto che l'osservava con attenzione.

"Si, sono sicuro di non averti visto l'altra volta!"

"Ma che è sto posto? Un luogo di villeggiatura? Sembra che qui tutti vengano e poi se ne vadano via come se niente fosse e ogni tanto ricompaiono!"

L'uomo scoppiò a ridere e questo permise ad Aries di guardarlo meglio. Era molto alto, doveva superare senza problemi il metro e novantacinque e il suo peso doveva aggirarsi più o meno intorno ai novanta chilogrammi. Era moro e gli occhi erano dello stesso colore e la bocca era di un uomo abituato a ridere, ma anche a comandare.

"Finito l'esame? Comunque il mio nome è Geo" e le porse una grande mano sorridendole.

"Aries" rispose a mezza bocca la donna stringendogli la mano, mentre un sospiro le sfuggiva dalle labbra,.

"Sei anche tu di... Sephiro?"

"Oh no, io sono di Autozam! Un pianeta vicino a Sephiro, comunque!"

Aries annuì e voltandosi si rese conto di essere rimasta da sola nella sala:

"Ehi un momento, dove diavolo sono finite quelle tre?!" 

"Probabilmente a cercare tutti gli altri."

E Aries voltandosi verso la nuova voce guardò il mago: era sicuramente un bell'uomo. E gli occhi esprimevano una grande forza di volontà e di potere. Potere testimoniato anche dai suoi indumenti e dal diadema che portava in fronte.

"Permettimi di presentarmi. Io sono Guru Clef e come avrai notato sono un mago."

Aries annuì e lo guardò intensamente negli occhi, ma non ebbe il tempo di rispondere alcunché.

Improvvisamente sentì la sua testa scoppiarle dal dolore e, lasciando i due uomini completamente stupefatti, si accasciò a terra urlando dal dolore.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Anemone era agitata

Anemone era agitata. Come forse non lo era stata mai.

Beh, oddio c'erano stati gli esami di maturità e quella volta si era preoccupata di non riuscire a passarli con il massimo dei voti, oppure quando era entrata all'università E la tesi sui mondo paralleli e il relativo colloquio presso il centro internazionale di fisica.

Ma stavolta non erano cose controllabili. Se gli esami dipendevano dallo studiare e la tesi pure, così come il colloquio dipendeva dalle sue argomentazioni, stavolta qualcun altro poteva rifiutarsi di vederla e di parlarle.

Ferio...

Beh l'ultima volta non si erano lasciati male... certo che lei da ragazzina qual'era gli aveva solamente detto che lui sarebbe stato il suo migliore amico...

Dio, che idiota!

Amico... Aveva veramente 14 anni per pensare una cosa del genere... Ma adesso ne aveva 24 e sulla terra anche qualcun'altro aveva cercato di approcciarla.

Ma lei aveva sempre in testa lui. 

Che forse non avrebbe mai neppure rivisto.

Ma stavolta era intenzionata a trovar una soluzione a questo spinoso problema di dover sempre abbandonare tutto e tutti.

Era per quello che aveva iniziato ad approfondire la teoria sui mondi paralleli. per riuscire a trovare un modo per poter tornare a suo piacimento.

- Veramente una motivazione molto scientifica - pensò amaramente, ma era la pura e semplice verità...

Non la voglia di scoprire nuove frontiere della scienza, non la possibilità di scoprire se erano veramente soli al mondo, non per avere la certezza matematica che esistevano altre dimensioni temporali. Lei d'altronde queste cose le sapeva già.

Era già stata due volte su Sephiro.

La sola cosa che l'aveva spinta era la voglia di tornare indietro. Da loro.

Da lui.

E sapeva che era così anche per Luce. Sopratutto Luce.

Anche lei aveva lasciato che le avventure e i sentimenti lasciati su Sephiro, le condizionassero la vita.

Anche lei aveva spezzato molti cuori, molti più che Anemone, ed era rimasta sempre fedele al suo Lantis.

L'unica che era andata avanti era stata Marina.

Soffriva. Aveva sempre sofferto per Guru Clef. d'altronde innamorarsi di lui non era proprio la cosa più semplice.

E quando avevano lasciato Sephiro, era stata l'unica a tornare sulla terra senza sapere veramente se il mago l'amava oppure no.

E, pessimista o realista com'era, aveva preferito aggrapparsi ad altre persone, spezzando inesorabilmente il cuore di chi aveva la sventura di innamorarsi di lei.

In fondo anche lei non aveva mai dimenticato il suo vero amore.

Immersa nelle sue riflessioni si ritrovò all'esterno del castello, circondata dal verde più puro e assoluto che aveva mai visto.

Nemmeno la prima volta che era arrivata su Sephiro l'aveva visto così bello e ricco di colori.

Ora era veramente un paese in pace e molto prospero.

Lasciandosi cullare dal richiamo del suo elemento protettore, si diresse nel centro del giardino annusando qui e là fiori multicolore e frutti saporiti.

Il pianeta era rinato e attorno a lei vedeva volare dolci fate dei boschi e piccoli folletti ad inseguirle.

Era la pace e lei non poteva non chiedersi il perché del loro ritorno li.

Tutte le volte che tornavano c'era qualcosa per cui combattere e per cui lottare.

Ma stavolta avrebbe avuto il coraggio di andarsene e di lasciarsi tutto questo alle spalle?

Eppure se avesse deciso di fermarsi, avrebbe dovuto lasciare tutto ciò che aveva sulla Terra.

La sua famiglia, sua sorella incinta del suo primo figlio.

E se le sue amiche avessero deciso di tornare, anche loro...

Ma qui avrebbe lasciato la sua vera felicità. Il suo vero amore. Un amore sopravvissuto al tempo e alla lontananza.

Perseverato e custodito all'interno del suo cuore per dieci lunghi anni...

Sospirò e si voltò intenzionata a tornare al castello.

E solo allora lo vide.

Era più alto, fu il suo primo pensiero.

Nella fioca luce del tramonto, il sole gli conferiva un'aria austera e regale: d'altronde era comunque un principe, fratello di Emeraude.

Gli abiti bianchi e verdi, il lungo mantello e il codino erano rimasti gli stessi.

E anche da lontano sapeva che il sorriso che gli aleggiava sulle labbra era uguale a quello di dieci anni fa.

Un sorriso da bambino sul volto di un uomo.

Lentamente anche lui si voltò e la vide.

E il tempo parve fermarsi per un istante.

 

Occhi scuri immersi in occhi verdi.

Un sospiro di incredulità.

Non poteva essere lei.

La sua Anemone.

Quella bellissima donna dai capelli color dell'oro, vestita con un semplice abitino nero, non poteva essere lei.

No. La sua Anemone era piccola e delicata come una rosa, un piccolo bocciolo di rosa. 

Gli occhi perennemente sgranati nella sorpresa.

Occhi dolci che rivelavano il suo animo gentile ogni qualvolta qualcuno le parlava.

Quella donna era diversa.

Ma gli occhi. Quegli occhi dolci...

Erano sempre gli stessi.

"Anemone..." 

Un sussurro.

Un sussurro portato dal vento.

E come se il vento l'avesse trascinata fino a lui, se la ritrovò tra le braccia singhiozzante di felicità.

 

"Anemone..."

Un unico sussurro incredulo e le sue gambe persero ogni remora.

Dimenticò le sue ansie, le sue paure e le sue incertezze.

Ferio era lì davanti a lei e l'unica cosa che voleva era abbracciarlo stretto e sentire le sue braccia intorno a lei.

Come l'altra volta, dieci lunghi anni fa...

Gli si fiondò tra le braccia, piangendo.

E mentre lui gliele richiuse attorno affondando il suo viso tra i capelli, capì di aver finalmente trovato il suo unico destino.

Quello di amarlo.

 

 

Luce camminò per molto tempo, immersa nei suoi pensieri.

Dieci anni per lei erano stati lunghi e interminabili.

Qualche volta aveva perso la speranza di tornare, ma sapeva perfettamente che perdere la speranza a Sephiro, era come morire.

Per dieci anni non si era mai tolta il medaglione.

Il medaglione della madre di Lantis.

Gliel'aveva dato nel periodo peggiore della sua vita.

Quando pensava che tutto ciò che era accaduto a Sephiro e alla Principessa fosse colpa sua.

E quando la battaglia era finita ed Eagle era morto... La Colonna Portante.

Non pensava di poterlo diventare. 

Lei la principessa di questo paese fantastico.

E gli occhi di Lantis che la guardavano dal castello di cristallo e quel debole sfiorarsi di mani.

Oh cosa avrebbe dato per poterlo baciare, stringere a se, semplicemente amarlo...

Ma non era stato possibile.

Ma lei lo aveva amato sempre, comunque, decisa a non voler nessun altro che lui.

Lui a riempirle la testa di ricordi.

Lui a riempirle il cuore di malinconia e amore.

E infine la sua vista si aprì in un giardino.

Conosceva quel posto. L'aveva visto in una visione.

Una visione di Emeraude disperata che guardava Zagato con occhi amorevoli e due fratelli che si dicevano addio.

Il laghetto dove Lantis aveva ammirato un fiore. E la in fondo, l'albero su cui amava sedersi.

Le sembrava quasi di vederlo in quel crepuscolo di fine primavera.

Con le sue vesti nere e le sue emozioni perennemente celate dietro un'espressione impassibile.

Chiuse gli occhi e li riaprì e scosse la testa.

Non sarebbe stato di sicuro li.

Egli era comunque lo spadaccino magico più forte di tutta Sephiro e sicuramente sarebbe stato impegnato in una qualche missione.

"Finalmente sei arrivata"

E, come se quella voce le avesse trafitto il cuore con una spada, si voltò di colpo.

 

Lantis le sorrise.

"Ti aspettavo. Oggi non ti eri ancora fatta vedere"

Le passò accanto dirigendosi verso l'albero e vi appoggiò il braccio.

"Sai non so quanto sia un bene che questo mondo si basi sui desideri delle persone.

Questa regola mi sta lentamente distruggendo.

Quanti anni sono, ormai che ti vedo, così, ad occhi aperti?

Cinque?

Si, penso sia così.

Prima mi limitavo a sognarti di notte, ma poi non mi bastava più.

E poi un giorno, solo in questo giardino, sei apparsa.

Pensavo fossi veramente tornata.

Che potessi tornare anche senza bisogno di una qualche guerra o missione.

Ma poi mi sono reso conto che non parlavi...

E che non esistevi se non come proiezione della mia mente...

Cinque anni.

E' stata come una tortura. Un dolce tortura.

Anche se non parli, se non esisti se non come proiezione di lei, almeno io ti posso vedere e continuare a sperare.

E lei... Oh Dio... Chissà se lei..."

Scosse la testa e la affondò tra le braccia, contro quell'albero che così tanto aveva da raccontare.

"Dieci anni.

Avrà trovato qualcun'altro che potrà accarezzarle i capelli.

Che potrà baciarle quelle labbra che io non ho avuto il coraggio di assaggiare.

Che la vorrà come sua sposa e la porterà nel suo letto ogni notte.

Oh Dio, dimmi se non è una tortura sapere che è possibile e sperare che non lo sia..."

Si voltò di scatto e la fissò con gli occhi brucianti di gelosia e desiderio.

"E' stata l'unica.

L'unica a riuscire a penetrarmi nel cuore.

Ho avuto altre donne prima di conoscere lei, non sono un santo.

Ma lei...

Forse dovrei andarmene via da qui.

Trasferirmi su un altro pianeta.

Ma se me ne andassi... anche solo la sua ombra scomparirebbe dai miei occhi e io non lo potrei sopportare."

E con un sospiro di sconforto appoggiò la schiena al tronco.

E la guardò rimanendone impietrito

 

Luce non si era mossa.

Aveva semplicemente ascoltato quello che lui diceva.

Non lo aveva mai visto così e dovette rendersi subito conto che nessun altro doveva averlo mai visto così sconvolto.

Era solo nella solitudine di un'ombra che lui riusciva a trovare il coraggio di scaricarsi l'animo da quel dolore che Luce conosceva bene.

Una lacrima le scese sul viso e un'altra la seguì.

Finché si ritrovò a piangere in silenzio, immobile.

 

"Tu piangi..."

Scosse la testa, sconvolto.

"Non ti ho mai visto piangere, Ombra..."

Lentamente le si avvicinò e sospirò.

Le sembrava diversa questa sera.

Più alta.

Più donna...

"Mi spiace Ombra, non sapevo potessi piangere. In cinque anni è la prima volta che ti vedo farlo...

Oh se potessi confortarti in una qualche maniera!"

E senza nemmeno rendersene contò alzò la mano per sfiorarle la guancia.

E appena le sue dita incontrarono la dolce morbidezza della pelle di lei mista al bagnato delle sue lacrime, si ritrasse come se si fosse scottato.

"No.... non è possibile....."

 

Le sue dita sulla sua pelle.

Come se l'avesse colpita un fulmine, una scossa le risuonò i tutto l'organismo mentre lentamente ritornava in sé e con esso recuperava anche la voce.

"Lantis..."

 

"Lantis..."

Un unico sussurro...

Il rendersi conto di aver davanti lei, in carne ed ossa.

Non più un'ombra...

Lei.

"Luce..." la voce gli uscì cigolante e non troppo ferma.

La guardò negli occhi e la vide sorridere.

Aprirsi in un sorriso grande come il cielo e luminoso come il sole.

"Lantis... Oh, Lantis!"

E con passo incerto la vide dirigersi verso di lui.

Lantis la guardò scotendo la testa e allungò una mano che lentamente su posò sulla sua guancia.

Stupidamente pensò che non era più la bambina di un tempo. Ora gli arrivava quasi alla spalla...

Ma questi pensieri furono cancellati quando lei appoggiò meglio la sua guancia contro la sua mano e gliela circondò anche con la propria.

Come erano piccole le sue mani contro le sue!

"Oh Lantis... Non c'è stato mai nessun'altro sulla terra in questi dieci anni!

Nessuno mi ha mai baciato.

Nessuno mi ha mai avuto.

Perché io pensavo solo a te, a cosa avrei potuto dirti una volta tornata!

Pensavo solo al tuo viso, ai tuoi rari sorrisi, ai tuoi occhi...

Oh, Dio... Come avrei voluto poter tornare rima... Ogni istante, ogni secondo di questi dieci anni, sono stati infiniti senza te...

Oh Lantis...

Io...

Oh...

Ti amo, Lantis....

Nulla è cambiato per me da quando quel giorno mi sfiorasti la mano...

Io..."

Ma non poté continuare perché leggero come il vento, ma potente come il fuoco, le labbra dell'uomo si posarono sulle sue strappandole il suo primo vero bacio.

Appena scostò le sue labbra da quelle di lei, Lantis la guardò negli occhi e le strinse la vita in un possessivo abbraccio sollevandola da terra.

Sbilanciata da quella mossa, Luce dovette attorcigliare le sue braccia al collo dell'uomo trovandosi a pochissima distanza dal viso di lui e alla sua stessa altezza.

"Non dire più nulla, amore mio...Finalmente ci siamo ritrovati.."

E stavolta con più dolcezza e delicatezza, lasciò che le loro labbra si rincontrassero per assaporare ancora il sapore l'uno dell'altra.

E una leggera brezza di petali di ciliegio, sancì quell'abbraccio e quel bacio lunghi dieci anni.

 

 

 

 

Per Sephirah: ti ringrazio per il tuo commento, non sai quanto piacere mia abbia fatto vedere che ti sono piaciuti i primi due capitoli.

stasera posto il terzo e spero lo apprezzerai.

Per quanto riguarda la questione di aver portato la prima che capitava a Sephiro, in realtà nessuno delle tre ha deciso di tornare...

Sono state catapultate ancora senza nemmeno chieder loro il permesso e a quanto pare Aries doveva essere con loro per forza...

Dici di aver capito chi siano i genitori della nostra nuova eroina?

Può darsi, può darsi... ma non si sa mai!

Comunque spero che continuerai a recensire!

Un grosso abbraccio

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Rayearth 4 Quando Aries si svegliò non riconobbe per niente la stanza in cui si trovava.
Sulle prime pensò che doveva trattarsi della stanza dell'hotel, ma anche quello le risultò difficile da credere in quanto non ricordava nessun letto così grande e morbido, nè tanto meno una cassettiera dall'aria molto antica sormontata da un enorme specchio.
La stanza era avvolta in un luce debole e fioca che rischiarava dolcemente la stanza e, con un sussulto, ricordò di quello strano mondo popolato da creature impossibili e altrettanto impossibili maghi.
Sospirando si alzò dal letto e appoggiò i piedi per terra.
I suoi vestiti erano scomparsi lasciando il posto a una lunga camicia da notte, con strane decorazioni dorate.
Scosse la testa e tentò di riprendere i controllo delle sue azioni: era stata male, questo se lo ricordava molto bene.
Ed era successo quando aveva fissato negli occhi quel mago.
Si alzò dal letto e respirando molto profondamente uscì dalla sua stanza alla ricerca di qualcuno che potesse dirle almeno qualcosa su questo strano posto.

Luce sospirò di beatitudine stringendosi ancora di più all'uomo che, teneramente, l'aveva presa tra le braccia dopo quell'intenso scambio di baci.
Un brivido le percorse la schiena e sentì la pelle d'oca rizzarsi su tutto il suo corpo.
"Hai freddo"
Una constatazione, non una domanda, era uscita da quelle labbra che Luce aveva finito pochissimi minuti prima di baciare.
"Se vuoi possiamo rientrare..." Ma la donna scosse la testa appoggiando la testa nell'incavo tra la spalla e il collo di Lantis, aspirando il profumo della sua pelle.
"Non mi importa del freddo. Voglio stare qui ancora un po' con te. Lo sognavo da dieci anni e ora che è successo me lo voglio godere fino in fondo"
Lantis ridacchiò mentre con un mossa abile la avvolgeva tra le sue braccia e il suo mantello.
"Ti prenderai un raffreddore se non impari a prenderti cura di te.." ma nemmeno lui mosse un solo muscolo per accompagnare quelle parole a dei fatti concreti.
"Ho una tempra forte. Non mi spezzo così facilmente!" gli rispose sullo stesso tono lei e lui, sorprendendola, le posò un delicato bacio sulla testa.
"Lo so"
Passarono così, semplicemente in silenzio, altri minuti, finché il sole non tramontò alle loro spalle e si ritrovarono immerse nell'oscurità.
"Forse ora sarebbe il caso di rientrare sul serio. Il mio mantello non potrà difenderci ancora a lungo dal freddo della sera"
E Luce, seppur a malincuore, annuì e lentamente si staccò da lui guardandolo negli occhi.
Ed arrossì.
Lantis la guardò stupito e scosse la testa:
"Non dirmi che ti vergogni a guardarmi negli occhi dopo tutto quello che ci siamo detti questa sera!"
E Luce arrossì ancora di più.
"Sai... io non so nemmeno il perché del nostro ritorno qui. Non mi fraintendere, mi raccomando, ma ho desiderato con tutta me stessa, negli anni passati di poter tornare e solo ora, quando stavo perdendo la speranza di poterti rivedere, eccomi di nuovo qui.
E per di più con noi c'è pure una amica di Marina"
Lantis si raddrizzò di colpo e la fissò negli occhi:
"Vuoi dire che non siete tornate solo voi tre? Che c'è qualcun'altra?"
E Luce annuì e vide passare un'ombra negli occhi blu dell'amato.
"Che succede Lantis?" gli chiese con apprensione, ma l'uomo scosse la testa.
"Nulla, non ti preoccupare" e con una mossa abile la fece scendere dal ramo sul quale era solito sedersi.
"Forza, rientriamo!"
E dopo essere sceso anche lui, le si avvicinò accompagnandola all'entrata.

Aries stava camminando da un bel po' quando si rese conto di essersi persa.
Il castello era enorme e tutti i corridoi si assomigliavano e senza nemmeno rendersene conto si ritrovò in un'ala del castello completamente diversa dal solito.
I corridoi erano più scuri e tutte le pareti erano tappezzati di immagini di uomini e donne e ben presto si rese conto che su alcuni ritratti c'erano anche Luce, Marina e Anemone, ma in vesti completamente diverse da come era abituata a vederle.
In alcune indossavano quella che sembrava una divisa scolastica, mentre in altre armature sempre diverse e accompagnate da immensi robot.
In una si vedeva un uomo che assomigliava in una maniera impressionante a Lantis combattere contro le tre ragazze mentre una giovane donna dai lunghi capelli biondi con due occhi preoccupati, li osservava a mani giunte.
Poi c'era un'immagine di un uomo alto vestito con vesti mai viste su Sephiro, ma molto simili a quelle indossate da Geo quella mattina.
I suoi occhi erano dolci, ma velati da una profonda sofferenza. Il sorriso era simpatico, ma celava una grande astuzia e furbizia, come se sapesse già cosa sarebbe successo nel suo futuro.
Ma la sua attenzione fu attratta da un altro ritratto dove la donna dai lunghi capelli biondi era abbracciata a quell'uomo dai capelli neri che la stringeva con un trasporto troppo simile all'amore...
Ne era attratta, non capiva chi fossero nè perché si guardasse così.... ma...
"Ah, finalmente ti ho trovato! Guru Clef era preoccupato che ti potessi perdere e non riuscissi più a trovare la via per la tua stanza!"
Voltandosi Aries si ritrovò davanti Geo che la guardava sorridendo e, mentre lo sguardo gli cadeva sul ritratto dell'uomo dai capelli bianchi e gli occhi dolci, il suo viso si rabbuiò.
"Lo conoscevi?" gli chiese guardandolo con curiosità e lo vide annuire.
"Oh si, lo conoscevo bene. Talmente bene da averlo assecondato in tutto ciò che voleva fare, andando contro a tutti gli ordini che ci erano stati impartiti e a subire un esilio a vita.
Era il comandante in capo della NSX, la nave da guerra del mio pianeta ed era anche il mio migliore amico"
Aries annuì e lo guardò negli occhi e il dolore che ci vide, la lasciò senza fiato:
"Era?"
"E' morto durante la Grande Guerra dei Pianeti."
La donna non sapeva cosa fosse la Grande Guerra dei Pianeti, né tanto meno perché ci fosse stata una guerra, ma quello che capiva bene era il dolore e la perdita e sapeva anche che in quei casi le parole non sarebbero servite a niente.
Semplicemente gli appoggiò una mano sul possente bicipite e lo guardò con un sorriso triste stampato sul volto.
Lui la guardò, stupito forse, ma le sorrise. Di sicuro non si aspettava un gesto così comprensivo da pare di un'estranea.
In tanti gli avevano fatto le condoglianze per la perdita per l'amico, ma mai si era sentito veramente capito.
Solo ora, guardando una ragazzina sconosciuta, che tanto ragazzina poi non era, vedeva nei suoi occhi lo stesso dolore e finalmente si sentì in pace.
Aveva trentacinque anni e dieci ne erano passati da quel giorno maledetto in cui aveva perso il suo migliore amico e la sua patria e si era portato addosso una carica di rabbia assoluta.
Quando Lantis gli aveva proposto di rifugiarsi su Sephiro, avrebbe preferito morire piuttosto che rintanarsi in quel pianeta, ma poi si era ricordato del sogno di Aquila ed aveva acconsentito a scontare il suo esilio, solo a patto di poter studiare non più il sistema delle Colonne, ma il nuovo sistema della Volontà, così soprannominato dagli abitanti del pianeta.
E ora una ragazzina che doveva avere non più di vent'anni riusciva a fargli ripensare a tutto quel dolore con calma e tranquillità, semplicemente appoggiandogli una mano sul braccio.
La guardò veramente per la prima volta: era alta, doveva superare senza problemi il metro e settantacinque.
I capelli mossi, erano lunghi fin oltre la metà schiena ed erano scuri, ma non erano neri, erano di un castano lucido e profondo.
Gli occhi, di un blu spettacolare gli ricordavano gli occhi di qualcuno già conosciuto ed assumevano nuove sfumature a seconda dell'umore.
"Quanti anni hai?" si sorprese a chiederle e la vide sgranare quei suoi occhioni profondi.
"Anni? Ah, oh beh... ne ho venticinque!"
E Geo sobbalzò:
"Venticinque? Non te ne davo più di venti!" e la ragazza ridacchiò scostando finalmente la mano dal suo braccio e incrociando le braccia sul seno.
"Ma davvero?! Io invece sono sicura che tu ne devi avere almeno trentatré, se non qualcuno in più.
Devi pesare su novanta chili e devi essere alto sul metro e novantacinque.
O sbaglio?!"
E Geo si sorprese a ridere.
Si, quella ragazza gli piaceva.
Pochi peli sulla lingua e un carattere deciso.
Sarebbe piaciuta anche ad Aquila e sospirando alzò gli occhi guardando il ritratto dell'amico, sorridendo.,
"Sai, gli saresti piaciuta!" e senza aspettare risposta uscì dal corridoio mentre Aries, dimenticandosi dei quadri, lo raggiungeva quasi correndo.

Marina stava guardando il tramonto dalla sala del trono.
Ci era tornata dopo aver salutato tutti gli altri, o almeno i presenti.
Aveva saputo che Caldina e Rafaga si erano sposati e dopo due bellissimi bambini, la donna era incinta del terzo figlio.
Ascot se ne era andato, a quanto pareva si era sposato con Tatra di Cizeta...
Com'era strana la vita...
Alla fine lei, quella che in generale era considerata la più femminile e sensuale delle tre amiche, era stata l'unica a ritrovarsi con un pugno di mosche...
Amava un uomo che non poteva avere e aveva nascosto questo sentimento passando da una storia all'altra sulla Terra che sistematicamente finivano con una rottura.
Amava definirsi psicologicamente incapace di mantenere delle relazioni.
In realtà era solo arrabbiata.
In un angolo del suo cuore invidiava profondamente Luce e Anemone che avevano avuto la forza di aspettare di tornare per stare con le persone che amavano profondamente.
Ma c'era anche che una piccola differenza: loro sapevano che qualcuno le aspettava qui.
Lei in cosa avrebbe dovuto confidare? In una vana illusione?
Sospirò scuotendo la testa e si appoggiò con una spalla alla finestra incrociando le braccia al petto.
Perché erano tornate?
Se lo chiedeva da quando aveva visto quella luce accecante e sopratutto si era chiesta perché anche Aries fosse venuta con loro.
Da quello che sapeva lei, i cavalieri magici erano solamente tre e non ne esisteva un quarto.
E allora perché lei era qui?
Diceva di fare strani sogni su Sephiro, di aver già visto quei posti, ma nient'altro.
Scosse la testa  e sospirò: era ora di piantarla di farsi assillare da questi pensieri. Erano tornate e tanto bastava a renderla felice.
D'altronde la vita che aveva a Tokyo non la soddisfaceva per niente ed, egoisticamente, sarebbe potuta restare su questi pianeta per sempre anche se sapeva che avrebbe spezzato il cuore ai suoi genitori.
Ma almeno qui era qualcuno perché aveva dimostrato di saper combattere, di essere qualcuno. Qui aveva un posto ben definito e chiaro.
Era Marina, Cavaliere Magico dell'Acqua. Aveva lottato, sofferto, pianto e sorriso assieme a tutti gli altri abitanti di questo pianeta.
A casa era solamente la figlia del magnate dell'industria farmaceutica.
Inspirò profondamente e appoggiò la fronte alla finestra.
"C'è qualcosa che non va?"
Spaventata da quella voce conosciuta, ma non attesa, Marina si voltò di scatto sentendo il suo cuore battere fortissimo.
- sei solamente una stupida!- pensò, ma voltandosi sorrise a Guru Clef, rimanendo comunque sconvolta dalla bellezza e maturità aggiuntiva che aveva acquisito semplicemente essendo più alto: ora la superava di almeno una ventina di centimetri.
"Sai non mi sono ancora abituata alla tua altezza!"
E il mago le sorrise:
"Nemmeno io... sai non è stata una cosa voluta consciamente. Forse mi sentivo un po' in imbarazzo nel parlare con Lantis e Rafaga che sono così alti e così una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto che stavo crescendo in altezza... Strano paese Sephiro, non è vero?
Pure i desideri inespressi possono realizzarsi. Basta volerlo"
Ma Marina a queste parole scoppiò a ridere.
"Come la fate facile voi di Sephiro! La volontà. Alcuni desideri non si possono realizzare solamente volendo. Nemmeno qui a Sephiro!"
E Guru Clef la fissò negli occhi e lei si sentì indagata profondamente da quegli occhi.
"Sei cambiata, Marina. Molto più delle tue amiche"
E l'altra annuì:
"Certo che sono cambiata, sono passati dieci anni dall'ultima volta che ci siamo visti. Pensavi che sarei rimasta sempre quella ragazzina che pendeva dalle tue labbra e che sperava segretamente ogni volta che tu la notassi?"
Guru Clef storse la bocca e fece per allontanarsi, ma Marina lo bloccò per un braccio, fermandolo.
"Cosa c'è, Clef? Hai paura di affrontare la verità? Hai paura di sentirmi dire che ero innamorata di te?"
E con una risata cinica gli lasciò il braccio.
"Sai ero appena tornata sulla terra e guardando Anemone e Luce, le invidiai profondamente.
Erano tonate, era vero, ma nei loro cuori serbavano un amore puro e incondizionato che sapevano avrebbero ritrovato se e quando fossimo tornate.
Ma a me cosa restava? I tuoi incoraggiamenti durante le battaglie? Una pozione per dormire, quando nel pieno della notte ti venivo a trovare solamente per stare con te e tu mi davi qualcosa per mandarmi a letto?
A me non restava nemmeno la speranza che un giorno sarei potuta essere felice con te e allora ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle, almeno la parte che riguardava i miei sentimenti per te.
Sono cresciuta dici? Non sai nemmeno quanto. Ho ventiquattro anni, sono una donna che sa cosa voglia dire dormire accanto a un uomo la notte e scappare la mattina. Oppure sforzarsi di restare accanto a lui anche se non provi niente.
So cosa vuol dire lasciare qualcuno senza provar rimorso né rimpianto.
E so cosa voglia dire andare a letto la sera sentendoti ogni volta più vuota.
Ecco cosa ho guadagnato da Sephiro.
La solitudine."
E, lasciandolo stupito e amareggiato, si allontanò da lui arrivando alle porte della sala.
"Che cosa avrei dovuto fare, Marina?" la fermò lui prima che scomparisse dalla sua vista.
"Dirti che tutte le volte che ti vedevo dovevo sopprimere quello che sentivo? Dirti che tutte le notti in cui tu venivi a trovarmi, rendevi meno pesante la mia solitudine?
Dici che da Sephiro hai guadagnato la solitudine.
Io convivo con essa da quando ho memoria ed essa sa essere una compagna fedele alla quale ci si abitua facilmente.
Avevi quattordici anni, per la Colonna!"
La ragazza si voltò e lo guardò da lontano e sorrise tristemente:
"Avevi quattordici anni e io.. Non mi ricordo quasi di quando sono venuto al mondo."
E. provato, si sedette su una poltrona fatta apparire apposta.
"Cosa avrei potuto offrirti? Nemmeno il corpo di una persona normale. Tu così bella e io così sgraziato.
E io mi sono illuso che lasciandoti andare, avresti trovato la tua strada, nel tuo mondo avresti trovato una persona che ti amasse meglio di come potessi fare io e della quale non avresti dovuto vergognarti nel farti vedere assieme."
Scosse la testa e appoggiò la propria fronte sul palmo della propria mano:
"Che cosa vuoi sentirti dire, Marina? Che ero talmente innamorato di te da pensare che... Non so nemmeno io cosa pensassi, anzi ogni volta che mi eri vicina io smettevo di ragionare razionalmente, tutti i miei sensi offuscati dalla tua presenza e in quel momento tutti avevano bisogno della mia razionalità!"
La guardò disperato, con una brama mai sopita in fondo agli occhi:
"Vuoi sentirti dire che, ancora oggi, dopo dieci anni, provo le stesse identiche cose?
Che dopo dieci anni, con tu che non sei più una ragazzina, sento le stesse cose ma centuplicate?"
Scosse nuovamente la testa e con uno scatto la raggiunse, stringendole convulsamente le spalle, mentre la donna lo guardava con un sorriso spento sul volto:
"Eppure guardandoti negli occhi vedo che non mi credi più..."
Marina scosse la testa e gli allontanò le braccia dal corpo:
"Che cosa speravi? Che dopo questa tua dichiarazione io ti cadessi ai piedi e ti supplicassi di amarmi?
Forse quella ragazzina l'avrebbe fatto, ma non questa donna.
Questa volta sono io che ti volto le spalle per la mia sopravvivenza"
E senza nulla aggiungere, se ne andò.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


rayearth 4 Quando Lantis sentì pronunciare da Luce l'arrivo di una nuova ragazza proveniente dalla Terra, il sangue gli si gelò nelle vene.
Certo poteva essere chiunque, ma il dubbio che gli era balzato subito in mente era troppo forte per poter essere cancellato senza nemmeno prenderlo in considerazione.
Da moltlo tempo temeva il ritorno di quella bambina che secondo i suoi calcoli, oramai doveva avere attorno ai venticinque anni e che avrebbe potuto portare allo scompiglio tutta Sephiro che tanto aveva penato per trovare un minimo di equilibrio dopo che Luce aveva realizzato il suo sogno: dare ai citadini di tutto il pianeta la possibilità di costruirsi da soli un proprio futuro.
Se invece quella bambina fosse tornata, tutti gli equilibri creatisi si sarebbero potuti rompere portando di nuovo il caos nel regno.
Ecco quindi spiegato il perchè del ritorno dei tre cavalieri magici e dell'ultima colonna portante.
E quindi la permanenza sul pianeta di Luce sarebbe stata di nuovo solamente temporanea...
Scosse la testa e serrò la mascella guardando di sottecchi la donna che camminava di fianco a lui: non la stava toccando, nè abbracciando, eppure sentiva perfettamente il legame che li univa e le labbra rosse di baci e gli occhi luminosi di lei, erano una testimonianza abbastanza chiara, a chi sapesse leggere i segni, che tra loro le cose erano profondamente cambiate dall'ultima volta che si erano visti.
Aquila avrebbe di sicuro colto e apprezzato.
E cogliendo di sprovvista sia Luce che se stesso, si vide bloccare la camminata di Luce per trascinarla in un nuovo, profondo bacio dato per suggellare ciò che sentiva e per scacciare le oscure premonizioni che gli affollavano l'animo.

Aries inseguiva Geo nei tortuosi corridoi del palazzo e il fatto di indossare un'ingombrante camicia da notte, di certo non la aiutava a tenere il passo del'uomo che non sembrava minimaente interessato ad aspettarla.
"Ehi! Io non ho le gambe lunghe come le tue e questa cosa mi impaccia! Aspettami" si ritrovò infine a dire sacrificando il proprio orgoglio.
Geo la guardò di sottecchi e le sorrise e anche se il suo passo rimase uguale a prima, Aries dovette per forza notare che in realtà lui non era intenzionato a correre, nè tantomeno distanziarla, ma semplicemente quella era la sua camminata naturale e andare più lentamente gli sarebbe risultato molto difficile.
"Perdonami" le confermò lui poco dopo " ma non riesco proprio ad andare più lento di così. Deformazione professionale, credo. Nell'esercito non si aveva molto tempo per andare con calma e tranquillità!"
"Sei stato nell'esercito?" gli chiese lei interessata e fregandosene della creanza, si raccolse la lunga e ingombrante gonna tra  le mani, lasciando scoperti i piccoli piedi nudi.
Lui notò subito questo suo nuovo atteggiamento e il fatto che lei fosse scalza, lo fece sorridere.
"Si certo. Sono entrato in accademia che ero ancora un ragazzetto un po' stupido anche, ma la disciplina l'ho dovuta imparare in fretta se non volevo restare tutto il giorno in punizione nelle cucine a pelar patate! Poi dopo un paio di mesi passati a pulire tuberi, ho conosciuto Aquila che mi ha dimostrato che potevo impiegare le mie energie in qualcosa di molto più costruttivo e dal li, alla fine, mi sono diplomato con il massimo dei voti e sono diventato vice comandate della NSX. E dopo la morte di Aquila l'ho comandata ancora per un po', poi mi sono dimesso dai gradi e sono venuto qui su Sephiro per intraprendere un nuovo tipo di missione."
Le sorrise mentre Aries annuiva e rifletteva su quello che lui le aveva appena detto.
"Mentre tu? Che fai sul tuo pianeta?"
La donna gli sorrise e alzò le spalle:
"Sono una ricercatrice farmaceutica. Molto meno eccitante che essere un comandante di una nave da guerra spaziale, ma nel mio piccolo contribuisco anche io alla salvezza di molte vite umane.
La mia ricerca si concentra su una malattia degenerativa molto famosa sul mio pianeta che colpisce sopratutto le persone più anziane con effetti devastanti. La mia ricerca consiste nel trovare una cura veramente valida contro ciò, anche se la cosa è molto difficile e ci vogliono moltissimi soldi.
E' per questo motivo che ho conosciuto Marina: lei è la figlia del mio capo ed ero appena arrivata a Tokyo quando siamo poi state trasportate qui..."
Geo annuì e si mise le mani in tasca mentre rifletteva:
"Sai quello che faui è molto più importante che qualsiasi altra cosa io possa fare. Tu lotti per salvare gente che nemmeno conosci da qualcosa di molto più subdolo e letale di un nemico di guerra.
Il tuo nemico è qualcosa contro il quale non potrai mai mettere una vera e propria parola fine e nonostante tutto, tu continui nella tua ricerca.
Devi avere un grande carattere per poter sopportare la quantità di delusioni e fallimenti senza però smettere di provare."
Aries lo guardò e per la seconda volta nella gionata, gli posò una mano sul braccio ringraziandolo silenziosamente per le parole di comprensione che le aveva appena rivolto.
I due si guardarono negli occhi ed entrambi sentirono tra loro scorrere qualcosa di indefinito, ma di molto forte che li lasciò quasi enza fiato.
Aries scostò subito la mano dal braccio muscoloso dell'uomo e in un istinto di pudore lasciò che la lunga gonna della camicia da notte, le ricadesse lungo le gambe, coprendole completamente.
Geo tossicchiò, mentre si passava nervoso una mano tra i capelli guardandosi intorno.
L'imbarazzo calò tra i due, mentre i secondi passavano inesorabilmente attorno a loro pesanti come macigni.

Luce socchiuse leggermente gli occhi dopo il bacio imprevisto e impetuoso di Lantis: a dispetto da quello che poteva sembrare, doveva essere un uomo molto passionale che si lasciava trasportare dalle emozioni anche se di solito tendeva a reprimerle... e non è che la cosa le dispiacesse troppo... Anzi....
Sensuale come una gatta, gli accarezzò dolcemente la guancia mentre un sorriso languido le si dipingeva in volto che si allargò quando notò lo sconcerto negli occhi dell'amato: anche lui non doveva aver previsto la cosa e il fatto di riuscire a fargli perdere la testa e la sua proverbiale calma, era qualcosa di molto soddisfacente per Luce.
I due nemmeno si resero conto che, trovandosi proprio al centro del castello dove tutti i corridoi convergevano, si stavano avvicinando a loro molte persone.
Anemone e Ferio comparivano dai giardini, Marina dalla Sala Grande e Geo con Aries dal Corridoio della Stirpe.
In breve tutti si ritrovarono al centro e iniziarono gli scanbi di saluti tra tutte le persone presenti.
Solamente Aries rimase in disparte non conoscendo nessuno, ma ben presto si rese conto che due occhi la stavano fissando con intensità e, voltandosi, si ritrovò a fissare due occhi molto simili a quelli dell'uomo dalle vesti nere dipinto nei quadri con quella donna bionda.
Il suo sguardo però era molto più penetrante e profondo e sembrava che la stesse analizzando con precisione in ogni sua minima espressione e fisionomia.
Alzando un sopracciglio, gli ricambiò la medesima occhiata lasciando intendere all'uomo che non aveva nessuna intenzione di lasciarsi studiare così.
L'uomo le si avvicinò e notò che la sua mole era davvero imponente, così come la spada che gli pendeva dal fianco.
"E così tu devi essere l'amica di Luce, Marina e Anemone. Io sono Lantis"
Aries lo guardò e annuì, mentre con un impeto di orgoglio alzava il mento e lo fissava con sfida.
"Aries Mc'Mahon"
E proprio in quel momento l'elastico che le teneva legati i capelli, decise di spezzarsi lasciando che i suoi lunghissimi capelli neri, le ricadessero sulle spalle.
E vide l'uomo davanti a lei sbiancare sentendolo pronunciare una sola parola, un solo nome:
"Saphire..."

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Capitolo 6
*** capitolo sesto ***


rayearth6 Aries lo guardò sobbalzando. involontariamente la sua mano andò a toccare i suoi lunghissimi capelli mossi, scostandosi una ciocca dal viso.
"Come mi hai chiamato?" gli chiese con voce tremula.
Non sapeva perchè ma quel nome le suscitva impressioni e sensazioni molto forti: affetto, amore, ma anche disperazione e dolore.
Lantis scosse la testa e un triste sorrise gli comparve sul viso.
"Saphire... Non pensavo che avrei potuto rivederti mai su questo pianeta. Non era previsto"
Aris scosse la testa e sentì la teata girare e proprio mentre si sentiva svenire, un paio di braccia muscolose, la sostennero per la vita e alzando gli occhi, incontrò il volto preoccupato di Geo.
"Geo... ma che significa... Io non mi chiamo Saphire! Io sono Aries! Aries Mc'Mahon! Non ho mai messo piede su questo pianeta! Sono una ricercatrice farmaceutica! Non sapevo nemmeno che esistessero altri mondi e pianeti. Perchè mi state appioppando nomi che non sono miei?"
In un impeto di stizza, si discostò dalle braccia che ancora la trattenevano e guardò Lantis:
"Sei un bugiardo! Noi non ci siamo mai visti! Non so nemmeno chi diavolo sia tu!"
Lantis scosse la testa e sospirò.
"Ti prego di credermi, Saphire, non ti sto raccontando nessuna bugia... Tu sei una persona, diciamo, molto particolare. Saphire tu...."
"BASTA!"
L'urlo che le usci dalla bocca sorprese pure lei, ma ciò che stava provando, ciò che sentiva ogni qualvolta veniva pronunciato quel nome, le anebbiava completamente il cervello e richiamava in lei sensazioni troppo forti e sconvolgenti perchè potessero passare inosservate.
"Io non mi chiamo Saphire! IO sono ARIES! E nulla di ciò che potresti dirmi, mi farà cambiare idea!"
Lantis scosse la testa e sospirò e i suoi occhi incontrarono quelli di Luce che lo guardavano con un'espressione di completa incredulità dipinta in volto.
"Sap.... Aries, ti prego di starmi a sentire. C'è qualcosa che devi assolutamente sapere, sopratutto ora che ti trovi su Sephiro, perchè dalle tue scelte e dal semplice fatto che ti trovi di nuovo qui, potresti compromettere la pace che, faticosamente e sopratutto grazie ai sacrifici dele tue amiche, questo pianeta ha finalmente raggiunto."
Lantis la guardò direttamente negli occhi e per la prima volte, le sorrise:
"Ti prego, Aries, devi ascoltarmi"
E, sorprenderdo anche se stessa, Aries annuì.

Ripercorrere quegli stessi corridoi che prima aveva percorso da sola, le dava la sensazione di uno strano deja-vù che la lasciava decisamente infastidita.
Anche la sua reazione di prima, quello scatto di isteria che l'aveva colpita, non era per niente da lei.
L'occhio però le scappò su Luce che ora camminava di fianco a Lantis, sfiorandogli in un modo abbastanza casuale, ma non troppo, la mano con la sua, come per volergli infondere un po' della sua forza e, sopratutto, fargli capire che lei era li.
Anche Anemone sembrava accompagnata da uno strano ragazzo dai capelli verdi e i suoi occhi riplendevano di luce propria.
Mentre Marina era sola e non sembrava nemmeno troppo gradire la presenza di Geo, come le confermavano le occhiatacce che gli rivolgeva ogni qual volta lui provava ad instaurare una conversazione con lei.
Ben presto si ritrovarono nei Corridoi della Stirpe, la galleria piena di quandri che prima l'aveva così tanto affascinata.
E proprio davanti alla rappresentazione della donna dai lunghi capelli biodi, Lantis si fermò:
"Qui inizia la tua storia, Aries.
Ed è la storia che riguarda chiunque si trovi qui in questo momento.
La donna che vendi in questo quadro è la Principessa Emeraude.
La prima cosa che devi capire di questo pianeta è che tutto è governato dalla volontà di chi lo abita, nel senso che solamente volendo con tutte le proprie forze che il pianeta sopravviva, esso prospererà e continuerà ad esistere e questo, grazie a Luce, ora è un compito che spetta a tutti i cittadini di Sephiro.
Ma una volta le cose non funzionavano così: una volta il compito di pregare per Sephiro e per la sua vita, spettava solamente a una persona sola, a una Colonna Portante che doveva avere in mente solamente il bene del proprio paese, sacrificando i suoi desideri per poter pregare.
Questo era il compito di Emeraude.
Era affiancata in questo suo compito da varie persone: io ero il capo delle guardie, Guru Clef era il più potente stregone di Sephiro e infine c'era lui, Zagato, mio fratello, come sacerdote personale della principessa" e le indicò il quadro seguente dove un uomo dai lunghi capelli neri e occhi penetranti la fissava con intensità.
"Quello che non doveva succedere, però, accadde ed Emeraude si innamorò di Zagato e per il paese iniziò la rovina.
Mostri iniziarono a infestare ogni luogo di questa terra e l'equilibrio fu compromesso: la principessa non pensava più solamente al suo pianeta, ma al suo amore contrastato per Zagato.
Si rendeva però, perfettamente conto che con l'andare avanti del tempo, le cose sarebbero solamente peggiorate finchè lei, corrosa dall'odio per il suo ruolo, avrebbe infine pregato per la distruzione dell'intero pianeta"
Aries a queste parole sobbalzò e di un passo si avvicinò all'uomo guardandolo negli occhi per esortarlo ad andare avanti.
"Per questo motivo, la sua ultima preghiera, fu rivolta ai Cavalieri Magici: esseri provenienti da un'altro pianeta che avrebbero governato i tre elementi magici più potenti, Acqua, Aria e Fuoco, e che sarebbero riusciti a salvare il pianeta. Questi tre Cavalieri furono e sono Marina, Anemone e Luce.
Il loro compito fu molto arduo, Aries, perchè oltre al fatto di essere state trasportate su un pianeta diverso dal loro, il compito che era stato assegnato loro, era quello di uccidere prima Zagato e infine la principessa Emeraude per poter salvaguardare il pianeta e riuscire a trovare una nuova Colonna Portante.
Ma ritornate sulla Terra, dopo aver adempiuto all'ultima volontà della Principessa, i Cavalieri magici tornarono una seconda volta su Sephiro perchè, mancando la colonna portante, pianeti del nostro sistema tentarono di impadronirsi di Sephiro.
Riuscimmo infine a individuare due possibili contendenti al ruolo di Colonna: Aquila e Luce" e indicò i rispettivi quadri.
"Ma Aquila si sacrificò in combattimento e infine Luce venne insignita del ruolo di Colonna Portante e restituì agli abitanti di Sephiro, la responsabilità di collaborare tutti affinchè Sephiro potese continuare a vivere senza che qualcuno si sacrificasse"
Aries annuì, ma alzò le spalle.
"Mi spiace per tuo fratello, per la principessa e sono felice che tutto si sia sistemato, ma non vedo cosa io possa centrare con questa storia"
Lantis annuì e sospirò, voltandosi a guardare il ritratto di Emeraude e ZAgato.
"Quello che ti ho raccontato, è la versione ufficiale della storia, ma c'è una parte che nessuno conosce se non io e Guru Clef.
A causa di quello che ti sto per raccontare, io mi autoesiliai da Sephiro per poter riuscire a sopportare, almeno in parte, una specie di purificazine dagli atti che avevo compiuto in passato e per i quali mi odiavo profondamente,
Emeraude e Zagato non ebbero mai solamente un amore platonico, ma riuscirono ad incontrarsi moltissime volte nelle quali consumavano il loro impossibile amore.
Ma questi incontri generarono una nuova vita che cresceva sempre più nel ventre di Emeraude finchè sia io che Guru Clef ce ne accorgemmo.
Andammo su tutte le furie, io litigai furiosamente con mio fratello e Guru Clef tentò di far rinsavire la principessa che aveva intenzione di crescere il figlio suo e di Zagato come un bambino qualsiasi.
Non riuscimmo a far cambiare loro idea e giuro che ci provammo in tutte le maniere.
Finchè arrivò il giorno del parto.
Quel giorno Zagato non era presente nel castello perchè dovette occuparsi di faccende esterne ad esso.
Quindi la prima persona che Emeraude chiamò quando iniziarono le doglie, fu Guru Clef, il quale mi chiamò esponendomi il suo piano.
Il bambino dopo molte ore di travaglio nacque e si scoprì che era stata partorita una bambina.
Era il 31 marzo.
Approfittando del fatto che la principessa sarebbe stata troppo stanca per poter usare i suoi poteri, Guru Clef mi aiutò a vestirmi come Zagato e nelle vesti di mio fratello mi presentai a Emeraude e le portai via la bambina con l'inganno.
Venne aperto un varco infraplanetario e quella bambina venne deposta davanti alla porta di un orfanotrofio terrestre.
La città in cui venne abbandonata era Dublino e quella bambina sei tu Aries.
L'unica testimonianza di quella nascita, fu un unico monile incantanto con su inciso il nome della bambina: Saphire.
Nessuno è mai riuscito ad aprire quelo ciondolo e nessuno sa cosa contenga, ma sappiamo che solamente quella bambina riuscirà ad aprirlo.
Dopo che ebbi ingannato mo fratello, la mia principessa e abbandonato mia nipote in un mondo completamente sconosciuto, lasciai il mio ruolo di capo delle guardie di palazzo e vagai, ramingo, di mondo in mondo, tentando di scontare la mia colpa con l'esilio."
Una lunga pausa cadde su tutta la sala e infine Lantis si voltò e guardò la giovane donna che lo fissava con occhi terribilmente tristi e pieni di lacrime.
"Se ti stessi chiendendo come sia possibile che tu sia quella bambina data la tua età, ti voglio avvisare che il tempo della terra e quello di Sephiro,non coincidono. Può andare più lento o più veloce, fermarsi o accellerare. Non ha regole. E noi avevamo stimato che la piccola Saphire, dovesse avere sui venticinque anni. "

Aries ascoltò tutta la storia in silenzio.
Ogni parola, ogni avvenimento le riportavano alla mente solamente una cosa: lei aveva vissuto completamente sola per tutta la vita, solamente per un inganno.
Un inganno.
Il pensarlo e il trovarsi a schiaffeggiare quello che realizzò essere suo zio, furono due azioni complementari e consecutive.
L'uomo accettò lo schiaffo senza scomporsi e lentamente la fissò negli occhi:
"Se mai vorrai vendetta per quello che ti ho tolto, se mai vorrai giustizia per la tua infanzia di solitudine o se mai riuscirai a perdonarmi, io sarò li, Aries, per qualsiasi cosa tu decida."
E, lasciandola davanti a dei freddi ritratti, scomparve nel corridoio tentando di scappare da ciò che pensava di aver espiato, ma che in realtà era ancora li a consumargli l'anima

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