Talia Grace non aveva bisogno del sole. di JeyCholties (/viewuser.php?uid=218066)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** La voce di Talia. ***
Capitolo 3: *** Lampadina pt. 1 ***
Capitolo 4: *** Lampadina pt. 2 ***
Capitolo 5: *** L'alba dei divieti ***
Capitolo 6: *** Piove da una settimana. ***
Capitolo 7: *** Carenze di affetto e cambiamenti d'umore ***
Capitolo 8: *** Piccoli grandi inconvenienti. ***
Capitolo 9: *** Sensazioni sotto la pelle. ***
Capitolo 10: *** Spericolati. ***
Capitolo 11: *** Rabbia e dolore. ***
Capitolo 12: *** Il sacrificio. ***
Capitolo 13: *** Ti ha fatto così male che pensavi fosse la fine? ***
Capitolo 14: *** L'eclissi. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Talia
non aveva bisogno del sole.
Fragili fiori
che spuntano dal cuore
donne che amano.
Talia Grace fissava con rabbia
il dio.
«Io avrei del lavoro
da fare» sbottò imbronciata.
Apollo rise.
«Anche io, ma guarda
un po', io trovo sempre il tempo per la mia cacciatrice
preferita.» sogghignò il dio del sole.
Talia lo fulminò.
«Devi smetterla di
venire a cercarmi. Ogni volta piombi qui con la tua auto svalvolata,
interrompi una mia caccia, mi prendi in giro e tutto per farmi sentire
qualche tuo stupido haiku.» strepitò la
cacciatrice.
«Rilassati... sei
sempre così tesa» la mano di Apollo
salì a sfiorarle lo zigomo.
SLAP!
Cinque dita furono assestate
con violenza sulla guancia di Apollo.
«Ho fatto un
giuramento con tua sorella, non ho intenzione di spezzarlo nemmeno per
un dio.» sibilò Talia girandosi e andandosene.
Apollo si portò le
dita sulla guancia arrossata, un sorriso divertito increspò
le sue labbra.
Presentimento
tra noi poche parole
inacidite.
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Salve semidei!
Sono Jey e ho delle idee folli e
bizzarre.
Questa storia, per esempio,
è la prova di quanto io possa essere fusa.
Piccolo
chiarimento: Talia non sopporta Apollo da quella volta che lui le ha
fatto guidare la sua auto del sole fino al campo. (Percy Jackson e la
maledizione del Titano.)
Ovviamente Apollo è
molto attratto da lei, e le dedica tutti i suoi haiku. (btw non li ho
scritti io, li ho presi dal sito 'pensieri e parole')
Alla prossima mezzosangue!
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Capitolo 2 *** La voce di Talia. ***
La voce di Talia
La luna nel blu
argento sulla terra
eternamente.
Apollo fissava il campo delle
cacciatrici con interesse, era seduto su una collinetta che dava una
visuale perfetta sul fuoco che avevano acceso e
intorno al quale ballavano e ridevano le ragazze.
«Quando lascerai in pace le mie
cacciatrici?» Artemide comparve in un lampo di luce accanto a
lui.
«Mi piace darti fastidio,
sorellina.» la voce di Apollo non era ironica, come al
solito, ma triste e stanca.
«Cosa è successo?»
chiese la dea guardandolo.
«Niente,
è solo la primavera, c'è sempre più
lavoro.» mentì il dio, passandosi una mano fra i
capelli.
«Perché
sei venuto qui?» domandò di nuovo la dea.
«Le
tue cacciatrici mi rilassano.» borbottò Apollo.
Il fatto era che
aveva avuto davvero una brutta giornata, dopo lo schiaffo di Talia era
tornato sull'Olimpo piuttosto allegro, perchénella sua testa Talia gli aveva
accarezzato la
guancia, con molto forza, certo, ma era
sempre la sua mano che si appoggiava sulla sua pelle calda.
Ma non aveva fatto in tempo a
varcare le porte dell'Olimpo quando un satiro era accorso urlando che
una delle sue Muse aveva perso la ragione, Calliope per l'esattezza, colei che aveva una
bella voce.
Apollo era corso subito verso il
suo tempio, dove risiedevano le Muse, e aveva assistito con orrore a
Calliope che tossiva indicandosi la gola.
La Musa infatti si era
rifiutata di cantare per Dioniso, il quale l'aveva punita con un
terribile mal di gola.
E le cose non erano finite
lì, Zeus l'aveva richiamato per chiedergli il motivo della
sua assenza nel momento del bisogno, secondo il Padre, infatti, Apollo
avrebbe potuto evitare la punizione di Calliope con un discorso
diplomatico rivolto a Dioniso.
Si era anche beccato una
punizione per l'assenza di Calliope al festival della musica, quella
sera stessa.
Per non parlare della reazione
isterica che aveva avuto Calliope, aveva cercato di colpirlo con forza, ma lei non era Talia. Non era nemmeno riuscita a
ferirlo.
C'era solo una Talia al mondo,
quella che non lo voleva.
Sparsa tra i sensi
è fiamma d'un fremito
la voglia di te.
Artemide guardò in silenzio le sue
cacciatrici che avevano intonato un canto, la voce che più
si distingueva era quella di Talia, una delle nuove arrivate.
Apollo si drizzò appena e
puntò il suo sguardo sulla figura minuta di Talia, la cui
voce esile si differenziava dalle altre.
Altro che Calliope, Apollo avrebbe potuto ascoltare
la voce di Talia per sempre, senza stancarsi mai.
«È
brava, vero?» chiese Artemide facendo un cenno verso Talia.
Apollo
annuì.
E mi ritrovo
il cuore innamorato
al tuo sentire.
Talia era la sua Musa personale per gli haiku.
«Mi
unisco a loro.» disse Artemide, lanciandosi giù
dalla collinetta per raggiungere le sue protette.
Talia ballava
cantando intorno al fuoco, si sentiva potente.
La testa le
girava un poco, le stelle danzavano sopra di lei, si sedette su un
tronco lì vicino, cercando di riprendersi un poco.
Non si era mai
sentita tanto viva in tutta la sua vita, ogni fibra del suo corpo
urlava 'Ancora, ancora!'
Sentì
un colpo secco alle sue spalle e balzò subito in piedi.
Apollo era
comodamente seduto sul ramo di un albero lì vicino.
«Soltanto con te
spariscono le
stelle
ed è alba.»
citò Apollo con voce armoniosa.
«L'ultimo
verso ha quattro sillabe.» protestò Talia
incrociando le braccia.
«Mi
piacciono le ragazze che sanno contare.» con un
saltò Apollo scese dall'albero.
«Io
non dovrei piacerti.» si infiammò Talia.
«E
invece... » la voce di Apollo aveva una nota malinconica.
Talia distolse
lo sguardo.
«Hai
una bella voce.» aggiunse subito dopo Apollo per alleviare la
tensione.
Talia
avvampò.
«Mi
hai sentita cantare?» si avvicinò al dio cercando
di sembrare infuriata, la verità era che si sentiva
imbarazzata e a disagio di fronte al dio della musica e della poesia.
«Sei
brava.» sussurrò il dio appoggiandosi a un albero.
Talia
arrossì e spostò il peso da una gamba all'altra.
«Vuoi
qualcosa da mangiare?» chiese all' improvviso Talia, cercando
di essere gentile.
Apollo
aggrottò la fronte sorpreso.
«Le
tue labbra.» gli sfuggì prima che potesse fermarsi.
Talia rimase
interdetta per un secondo prima di infuriarsi.
Poi con tutta la
calma che era riuscita a racimolare, cercando di non attirare una
tempesta di fulmini, girò i tacchi e se ne andò.
«Aspetta!
Io non intendevo.. Per Zeus.» imprecò Apollo
dandosi una testata sull'albero.
In lontananza
risuonò un tuono.
«Ah
ecco, ci mancava solo questa.» borbottò Apollo
alzando gli occhi al cielo.
«Ci
stavi provando con mia figlia? E soprattutto con una cacciatrice
d'Artemide?» farfugliò Zeus furioso mentre i suoi
occhi lampeggiavano letteralmente.
«Certo
che no, chi la vuole quella rompiscatole?! Era soltanto per
provocarla.» cercò di giustificarsi Apollo.
Zeus si
raddrizzò sul trono con uno sguardo sospettoso.
«Da
oggi in poi ti terrò d'occhio, mi hai capito?! Ora vai a
consolare Calliope, Tersicore l'ha sostituita al festival e a quanto
pare è stata più acclamata.» gli
ordinò il padre.
Apollo
uscì dal tempio sbuffando.
L'unica cosa che
riuscì a farlo sorridere, mentre dava delle pacche
consolatorie a Calliope, fu che per un momento Talia lo aveva trattato
con gentilezza.
Nuove
tempeste
increspano il mio cuor
che tu, poi, plachi.
-----------------------
Salve
mezzosangue!
Jey
è tornata con un altro strambo capitolo.
Non penso ci
sia molto da dire se non che mi diverto parecchio a scrivere di questi
due.
Ah si, per chi
non lo sapesse, Tersicore è la musa della danza e della lira.
Vi prego
lasciate una piccola recensione e fatemi sapere cosa ne pensate di
questa stramba storia.
Un bacio,
alla prossima
-Jey.
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Capitolo 3 *** Lampadina pt. 1 ***
Lampadina
pt. 1
Le
Cacciatrici stavano cucinando il cervo che avevano appena
ucciso.
Artemide
era in mezzo a loro e raccontava tutta emozionata una vecchia
caccia finita col botto.
«E
così mentre Natasha cercava di trattenerlo io l'avevo
aggirato e
...»
«Divina
Artemide! Sta arrivando qualcuno...» Haether si
alzò e indicò il
cielo.
Talia
sollevò lo sguardo, se era di nuovo Apollo avrebbe chiesto
un'ordinanza restrittiva alla sorella.
Non
era Apollo, un'altro dio stava scendendo con grazia dal
cielo.
«Hermes!»
salutò la dea alzandosi.
«Buongiorno
splendore!» salutò lui, era di buon
umore.
Talia
affilò lo sguardo; Luke, il suo vecchio amico, non aveva mai
avuto
un buon rapporto col padre, ciò l'aveva portato a compiere
delle
orribili scelte.
«Come
stanno le mie Cacciatrici preferite?» chiese il dio
adagiandosi a
terra.
«Ora
non molto bene.» borbottò Talia, scettica.
Hermes
la guardò a lungo, ma non disse nulla.
«Sono
venuto a portarvi un invito.» disse il dio tirando fuori un
cartoncino d'oro.
«Per
noi?» chiese una Cacciatrice sospettosa.
«Per
tutti gli immortali e i mezzosangue che sono degni di essere
invitati.» rispose Hermes con tono solenne, mentre Artemide
apriva
il cartoncino.
«Alla
Divina Artemide, siete invitata a partecipare a un ballo di
beneficenza sull'Olimpo, domani sera. (Si prega di venire vestiti
completamente, al fine di evitare disagi.) Invito esteso anche alle
sue Cacciatrici.» sotto c'era la firma di Zeus e di
Era.
Un
brusio si diffuse fra le Cacciatrici, alcune sembravano interessate
altre soltanto scettiche.
«Chi
parteciperà?» chiese Artemide guardando Hermes.
«Tutti
gli dei greci e i loro figli più famosi, ad esempio
Poseidone sta
cercando di convincere il suo Percy Jackson a partecipare, ma il
marmocchio viene solo se viene la sua ragazza marmocchia Annabeth,
non è un ballo di beneficenza, gli dei vogliono solo
mostrare la
loro prole più famosa per poi insultarsi durante il
brindisi.»
disse distrattamente Hermes.
Talia
si irrigidì, se Artemide avesse accettato l'invito lei
avrebbe
rivisto i suoi vecchi compagni, da un parte ne era contenta, aveva
voglia di rivedere Annabeth, dall'altra sarebbe stata circondata da
maschi, storse il naso.
Artemide
si girò verso di loro.
«Ragazze,
voi siete il mio orgoglio, non ho bisogno di vantarmi di voi o di
difendervi, molte di voi non sono mai state sull'Olimpo, credo
sarebbe una bella occasione, ma non voglio forzarvi, la scelta
è
vostra.» la voce di Artemide era rilassata.
Le
Cacciatrici cominciarono a parlare fra di loro, la maggior parte era
curiosa, alcune sostenevano che i balli fossero per femminucce, altre
ancora ne erano del tutto indifferenti.
«Mettiamola
ai voti!» propose una.
Artemide
annuì.
«Alzino
la mano quelle che vorrebbero andare al ballo.» una
quindicina di
ragazze alzarono la mano, sussurrando eccitate, tra queste c'era
anche Talia, che si era arresa al fatto che le mancavano i suoi
amici.
«Alzino
la mano quelle che non sono interessate.» sette mani si
alzarono.
«Direi
che è ora di tirare fuori i nostri abiti
'civili'.» rise
Artemide.
Hermes
prese nota e senza aggiungere altro sparì in un lampo di
luce.
Sull'Olimpo,
Apollo era comodamente steso sull'erba mentre intorno a lui le nove
Muse organuzzavano la serata.
A
Calliope era ritornata la voce e aveva fatto pace con
Tersicore.
«Pensi
di potertene star lì senza far nulla?» chiese una
delle sue Muse
arrabbiata, rivolgendosi al dio.
«È
quello che sto facendo.» sorrise Apollo, sistemandosi gli
occhiali
da sole.
«Dovresti
aiutarci!» protestò un'altra.
«Io
vi sto aiutando, vi sto ispirando con la mia bellezza.» disse
Apollo
sorridendo divertito.
«Ecco
perché oggi non riesco a comporre nulla!»
commentò sarcastica
una.
«Ehi!
Era un insulto quello?» si lamentò Apollo.
«Leggi
fra le righe.» replicò un'altra.
«Siete
delle lagne.» le accusò Apollo.
«Almeno
vai a prepararti, il ballo comincerà fra due ore e
conoscendoti non
è abbastanza tempo per i tuoi capelli.» lo
esortò una.
Apollo
sbuffò, ma sapeva che la Musa aveva ragione, si
incamminò verso il
suo tempio chiedendosi chi avrebbe partecipato al ballo.
Il
ballo si teneva in un grande tempio, decorato e allestito a
festa.
La
maggior parte degli invitati era arrivata.
Poseidone
se la rideva a un tavolo insieme a Percy e a Tyson, Annabeth stava
parlando con sua madre dell'architettura del tempio, Afrodite stava
presentando una delle sue figlie ad Era, Ares stava dando dei
pizzicotti a sua figlia Clarisse, mentre Apollo si aggirava lungo il
tempio senza prestare attenzione ai suoi figli, che aveva invitato
solo per obbligo morale.
Poi
Artemide fece la sua entrata seguita dalle sue Cacciatrici, Apollo
allungò il collo per vedere se c'era Talia.
Infatti
eccola lì, con i capelli più sbarazzini del
solito, indossava un
paio di jeans e una maglia nera.
Apollo
sorrise e si sistemò la giacca elegante prima di dirigersi
verso la
sorella.
«Sorellina!
Radiosa come sempre...» si complimentò Apollo
baciandole la
guancia.
Talia
si accorse solo in quel momento di Apollo, con quel completo sembrava
addirittura meno arrogante.
Il
suo sguardo si addolcì quando Apollo baciò la
sorella.
Artemide
sorrise e si diresse verso il buffet dove avevano messo una testa
di
cervo
in suo onore.
Talia
incrociò lo sguardo di Apollo e lui le fece l'occhiolino.
«Talia!»
ruggì Zeus avvicinandosi.
Tutti
gli ospiti si voltarono per guardare la figlia del Pezzo Più
Grosso.
«Padre!»
rispose lei senza scomporsi.
Zeus
le porse una domanda che non Apollo colse, perché il quel
momento
una mano lo afferrò da dietro.
Lo
sguardo di Talia si affilò quando vide Apollo sparire con
una
ninfa.
Ma
in fondo cosa gliene importava a lei?
La
ninfa Melissa guardò il dio sorridendo: «Come sta
la luce dei miei
occhi?»
«Alla
grande ora che ti ho visto.» rispose sarcastico
Apollo.
Lei
non colse l'ironia e ridacchiò maliziosa.
Apollo
alzò gli occhi al cielo.
«Perché
non mi porti a fare un giro sulla tua auto?» chiese Melissa
sfiorandogli lo zigomo.
«Forse
perché adesso in America è notte?»
risposi prendendo un bicchiere
di ambrosia.
«Oh
giusto, allora ti accompagno all'alba.»
Ma
anche no.
«Vedremo
raggio di sole.» la congedò e andò a
cercare Talia, ma lei e tutte
le Cacciatrici erano sparite.
«Dove
sono le tue Cacciatrici?» chiese Apollo alla sorella,
cercando di
mostrarsi disinteressato.
«Avanti,
chi è?» chiese spazientita Artemide.
«Chi
è chi?» chiese Apollo, bevendo un sorso di
ambrosia.
«So
che ti piace una delle mie Cacciatrici, ma non ti permetterò
di
prenderla in giro!» lo minacciò Artemide,
voltandogli le spalle e
andandosene.
Apollo
sbuffò e uscì dal tempio.
A
volte non sopportava sua sorella e le sue manie
discriminatorie.
Poi
sentì delle risa, provenienti dal giardino dietro al tempio.
Le
cacciatrici stavano lanciando frecce d'argento contro dei bersagli
mobili, situati lì probabilmente come distrazione per
loro.
Sul
prato dei satiri sonnecchiavano crogiolandosi al sole.
Apollo
individuò Talia, era veloce e aggraziata, colpiva tutti i
bersagli
che volavano per aria.
Le
frecce che non andavano a segno venivano recuperate subito.
Apollo
ebbe una delle sue solite idee idiote.
Puntò
un raggio di sole contro il viso di Talia, all'inizio la ragazza non
se ne rese nemmeno conto, poi sbagliò mira.
Gli
occhi mi bruciavano leggermente.
Da
dove veniva tutto quel sole? Pensò Talia guardando
il
cielo.
Incoccò
la freccia e mirò uno dei dischi volanti.
Non
lo colpì e sbuffò contrariata andando a
recuperare la freccia nel
boschetto in cui era finita.
«Peccato!
Stavi andando così bene...» una voce divertita la
fece
voltare.
Apollo
rideva tenendo la sua freccia in mano.
«Sei
stato tu! Smetterai mai di tormentarmi?» chiese Talia
strappandogli
la freccia di mano.
«No...»
Talia
alzò gli occhi al cielo.
«Cosa
vuoi da me?» inveì Talia contro di lui.
«Rilassati,
non voglio niente da te.»
«Allora
lasciami in pace!» fece per andarsene quando lui le
afferrò il
polso.
Talia
sentì un brivido piacere attraversarle la schiena, le mani
di Apollo
erano sempre così calde e quelle di Talia erano sempre
così
fredde.
«Verresti
con me all'alba?» chiese Apollo, supplicandola con lo sguardo.
«Con
la tua auto? Neanche per sogno!!» esclamò Talia
sgranando gli
occhi.
Aveva
una paura assurda delle altezze e la macchina di Apollo di certo non
la faceva sentire più sicura.
Lui
le lasciò il braccio, con un'espressione delusa.
«Vorrà
dire che dovrò portarci quell'oca di Melissa.»
borbottò
contrariato.
Talia
sorrise divertita.
«Povero
piccolo dio del sole.» lo prese in giro.
Lui
tornò a guardarla allietato da quella presa in giro.
«Avanti
di cosa hai paura? Inventerò una scusa per Artemide e ti
nasconderò
dagli occhi di mio padre. Nessuno dovrà saperlo.»
Talia
lo fissò per un secondo.
«Piuttosto
mi fulmino con una saetta.»
Apollo
alzò gli occhi al
cielo.
«Fifona.»
«Rompiscatole.»
«Ammazza-conigli.»
«Acceca-oche.»
«Raggio
di sole.»
«Idiota.»
«Luce
del mio mattino.»
«Sbruffone.»
«Alba
della mia vita.»
«Pallone
gonfiato.»
«Aurora
del mio ...»
«TALIA!»
«ANNABETH!»
La
Cacciatrice si voltò e se ne andò, lasciando
Apollo da solo.
Il
dio la osservò mentre abbracciava Annabeth e salutava Percy
con una
stretta di mano.
Distolse
lo sguardo e con un lampo di luce si dissolse.
Talia
si voltò per un secondo per controllare se Apollo fosse
ancora
lì.
Aveva
tanto voluto urlargli: 'Lampadina' ma il dio era sparito.
Con
un sorriso divertito, Talia tornò a festeggiare i suoi
amici.
------------------------
Salve
mezzosangue!
premettendo
che l'idea del ballo era carina finchè non ho cominciato a
scriverla.
Non
mi piace niente questo capitolo a parte Lampadina.
Tengo
a precisare che:
1.
Talia non è ancora luogotenente di Artemide.
2.
Melissa era davvero una delle ninfe di Apollo, e lui era
profondamente innamorato di lei.
3.
Nella mia storia Melissa è un' oca.
lasciate
una recensione, vi prego, insultatemi per questo capitolo del
cavolo!
ps.
il ballo continuerà anche nel prossimo capitolo
(ehehe)
Un
raggio di sole,
alla
prossima. -Jey.
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Capitolo 4 *** Lampadina pt. 2 ***
Lampadina
pt. 2
Ad
aprire le danze furono Zeus ed Era, seguiti subito da Afrodite
accompagnata da un figlio di Ares, ben presto l'area di ballo fu
riempita da mezzosangue e da dei.
Mentre Annabeth raccontava
a Talia le sue ultime avventure insieme a Percy, quest'ultimo
sgranocchiava un crostino al pesce.
Talia ascoltava attentamente
Annabeth, annuendo e commentando ogni tanto.
«Siete stati
parecchio fortunati... a non essere morti» disse Talia, Percy
annuì
energicamente.
«Oh! Percy... Questa è la mia canzone
preferita!» Annabeth afferrò la mano del ragazzo e
lo trascinò
verso la pista.
Talia li guardò sorridendo, prese un pasticcino e
si riempì il bicchiere di succo d'uva.
«Mi concedi l'onore di un
ballo?»
Talia non si girò nemmeno, ormai conosceva ogni
sfumatura di quella voce perennemente divertita.
«Io non
ballo con i maschi, acceca-oche» Talia si voltò e
si cacciò in
bocca il pasticcino accennando alla pista da ballo.
Le
cacciatrici, infatti, stavano ballando fra di loro.
Apollo
sorrise al nomignolo e seguì lo sguardo di Talia.
«Voi
cacciatrici siete così noiose...»
sbuffò.
Talia inarcò un
sopracciglio.
«Senti chi parla... è finita la tua fissazione per
gli haiku?» chiese incrociando le braccia.
«Catena d'
attimi
colma lo spazio vuoto
con suoni e luci.» recitò
Apollo, facendole l'occhiolino.
«Complimenti... Questo era
quasi dignitoso» rise Talia.
Lui la guardò accennando un sorriso
divertito.
«Non voglio ballare con te, e anche se per qualche
stupido motivo lo volessi, non potrei.» disse Talia,
sorseggiando il
suo succo.
Il sorriso di Apollo si spense,
letteralmente.
«Perché?» chiese, quasi stralunato.
«Ma sei
stupido o cosa? Andare lì e ballare davanti a tutti quando
io dovrei
attenermi a un voto e quando tu dovresti rispettare le regole di tua
sorella...» sbottò Talia infiammandosi.
«Io non ho detto che
dobbiamo ballare lì.» Apollo la afferrò
per un braccio e la
trascinò fuori, assicurandosi che nessuno li stesse
guardando.
Prima
che lei potesse opporsi, o peggio colpirlo, la afferrò e la
tirò su
senza sforzo.
Talia lanciò uno strillo e cerco di cavargli un
occhio.
«Lasciami, immediatamente!» disse, cercando di
suonare
minacciosa.
Apollo rise e si diresse in una piccola radura accanto
al tempio.
La lasciò andare e prima che potesse spostarsi, Talia
gli mollò uno schiaffo.
Lui le afferrò il polso e la trasse a
sé.
«Se ci tieni alle tue palle divine, ti consiglio
vivamente di lasciarmi andare, ora!» il viso di Talia era a
un
soffio dal suo.
I suoi occhi azzurri erano accesi di
rabbia.
Apollo rise e appoggiò la mano libera sulla sua
schiena.
Le sue dita scivolarono sotto la maglia nera.
Talia
percepì il calore sprigionato sulla sua pelle e
trasalì.
«La
senti la musica, dolcezza?»
La voce di Apollo era un
sussurro caldo, che le scivolò sulla guancia, facendola
rabbrividire.
«Sento solo le tue stronzate, idiota» Talia si
riprese velocemente, cercando invano una via d'uscita.
«Lo
rifaresti?» chiese Apollo, colpito da un dubbio improvviso.
«Rifare
cosa?»
«Sacrificarti per i tuoi amici, perdere metà della
tua vita facendo il vegetale»
Talia si ritrasse di colpo,
cogliendo di sorpresa il dio.
«Che razza di domande fai? Io
ero pronta a morire. Io sono pronta a morire per colore che
amo.» la
voce di Talia era un sussurro carico di rabbia e tristezza.
«Ma a
quanto pare tu non lo capisci! L'ultima cosa che hai fatto per gli
altri probabilmente risale ai tempi della guerra di Troia.»
ringhiò
Talia, allontanandosi di un passo.
«Talia...» Apollo cercò di
guardarla.
«Non intendevo offenderti o ferirti... La mia era solo
una domanda...»
«Vado a fare il vegetale altrove» con uno
strattone, Talia si liberò dalla presa di Apollo e si
allontanò a
grandi passi.
«Talia!...» la voce di Apollo si perse nel
vento.
Idiota, idiota, idiota, sbruffone, pallone gonfiato di
un dio.
Le mani di Talia tremavano violentemente, e lei non
riusciva a spiegarsi la sua reazione. Avrebbe dovuto aspettarselo,
insomma, lui era Apollo.
Apollo con la sua macchina super figa,
con il suo tono arrogante, con le sue domande stupide, con le sue
supposizioni sbagliate.
Talia si ricordava ancora la sua
prima visita al campo.
Subito dopo la morte di Zoe, Apollo era
venuto a trovare la sorella per porgerle le sue condoglianze.
«Zoe
era una tipa in gamba, non se lo meritava» la voce di Apollo
era
sinceramente dispiaciuta.
Artemide annuì fissando il fuoco, senza
dire nulla.
Talia seduta lì accanto non poté trattenersi.
«Non
se lo merita nessuno... di fare una fine del genere»
sbottò
corrucciata, fissando il dio.
Apollo alzò lo sguardo e la fissò
inclinando la testa.
«Alcuni se lo meritano, credimi.» il suo
sguardo vagò su di lei, cogliendo ogni piccola sfumatura dei
suoi
occhi.
«Ho saputo del tuo duello contro Luke. Sei stata
incredibilmente brava...» continuò Apollo,
cambiando
argomento.
Talia distolse lo sguardo, sentiva gli occhi pizzicare,
aveva solo voglia di piangere.
«Non voglio nessun complimento,
non l'ho fatto con orgoglio...» la sua voce si
incrinò.
Apollo
parve notarlo e spostò il suo sguardo sul fuoco.
La rabbia di
Talia non fece che aumentare a quel ricordo.
Marciò dentro
il tempio e si avvicinò al banco del rinfresco.
Ripensò a
Luke, ai suoi capelli biondi, ai suoi occhi azzurri scintillanti di
ribellione, alla sua cicatrice sulla guancia.
Talia strinse le
dita intorno al calice e cercò di riprendere fiato.
Spostò i
suoi pensieri su Apollo, ma il senso di colpa misto a rabbia non si
alleviò. Apollo assomigliava troppo a Luke, stessi capelli
biondi,
stessa corporatura atletica, ma Apollo era più alto e il suo
sorriso
era più ampio e divertito.
Luke sorrideva molto
raramente.
Apollo era dannatamente bello, Talia arrossì
appena a quel pensiero.
Poi scosse la testa e si
insultò.
Ma che diamine le prendeva?
Mandò giù
l'ultimo sorso di succo e si lanciò verso la folla che
ballava, alla
ricerca di una delle sue compagne, per ballare.
Individuò Natasha
e la chiamò.
La ragazza scosse la testa atterrita, Talia sbuffò,
la prese per mano e la trascinò sulla pista saltellando e
ballando a
ritmo di musica.
Dopo un po' anche Natasha parve
sciogliersi.
Talia cercava di svuotare la mente da ogni pensiero,
e di mandare a quel paese i ragazzi, com'era giusto che fosse.
Ma
come riuscirci quando l'oggetto dei tuoi pensieri parlava con una
ninfa a pochi metri da te?
Apollo era appoggiato a una colonna,
aveva riacquistato la sua aria spavalda e chiacchierava animatamente
con una ninfa dai capelli biondi.
Talia affilò lo sguardo e si
diresse verso i due.
A metà strada si fermò e si chiese ma che
diavolo stava facendo?
Era troppo tardi per girarsi e tornare
indietro, l'avevano vista, così Talia, maledicendosi in
tutte le
lingue che conosceva si avvicinò ai due, sotto lo sguardo
stupito di
Apollo.
«Divino idiot.. Apollo!» cinguettò
Talia, in un
falsetto che non le si addiceva per nulla.
La ninfa si girò
verso di lei, fulminandola.
«Ti presento Melissa» la voce di
Apollo era tornata ad avere la solita nota divertita.
«Piacere,
Talia!» disse porgendole la mano e stritolandogliela.
Apollo
coprì un risolino con un colpo di tosse.
«Possiamo
aiutarti?» chiese Melissa, con fare possessivo.
«Certo! Non tu,
Apollo...» disse Talia, prendendo il braccio di Apollo e
affondandogli le unghie nella pelle.
«Dimmi, teso... Talia» si
corresse subito, cercando di non ridere in faccia a Melissa.
«Mi
chiedevo a che ora saresti passato a prendermi per portarmi
all'alba...» disse Talia a denti stretti.
Apollo si illuminò,
letteralmente.
Melissa spalancò la bocca incredula.
«Porti
lei?!?» strillò, guardando Apollo con uno sguardo
carico
d'accusa.
«Mi dispiace, Melissa. Sono in debito con
Talia...» esclamò Apollo, fingendosi
afflitto.
«Ma … Ma
io.. C'ero prima io!» strepitò Melissa, sbattendo
un piede per
terra.
«Non fare l'oca dai... La prossima volta forse ti
andrà
meglio» abbaiò Talia, riacquistando la sua
espressione
sprezzante.
Senza aggiungere altro, la cacciatrice trascinò il
dio del sole fuori dal tempio, sotto lo sguardo stupito di alcuni
satiri.
«Sono veramente in debito con te...»
ghignò
Apollo.
«Non cantare vittoria, lampadina, l'ho fatto solo
perché
lei mi dà sui nervi» sbottò Talia
incrociando le
braccia.
«Ceeerto» la canzonò il dio.
Lei sbuffò alzando lo
sguardo al cielo, fece per girarsi quando Apollo la chiamò.
«Mi
dispiace davvero, per prima, non intendevo mancarti di
rispetto» la
sua voce era stranamente seria.
«Risparmiati le scuse per
il viaggio in auto, lampadina» disse Talia, indifferente.
Apollo
sgranò gli occhi.
«Verrai con me?»
«Assicurati che la
tua auto svalvolata non ci faccia schiantare a terra»
Apollo
rise.
«Talia...?»
«Mh?»
«Mi piace lampadina»
«Anche
a me.»
____________________
Salve mezzosangue!
Mi sono
riletta il terzo libro di PJ e ho scritto questo capitolo
strampalato!
Spero vi piaccia! (a me stranamente piace)
Spero
di non aver deluso nessuna aspettativa.
Grazie mille ai 16
followers e alle nove recensioni!
Mi rendete veramente felice!
Un
bacio,
-Jey.
|
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Capitolo 5 *** L'alba dei divieti ***
L'alba dei
divieti
La
festa stava proseguendo con molta tranquillità per gli
standard
divini, c'era stata una lite fra Afrodite ed Efesto per un ballo, ma
la cosa si era calmata subito con l'arrivo di Ares, che aveva
allontanato Afrodite dal marito con una scusa campata in aria.
Talia
sorseggiava nervosamente l'acqua frizzante dal calice bronzeo, aveva
ballato, riso e chiacchierato con le altre cacciatrici fino a quel
momento, fingendo che andasse tutto bene.
Ma
non andava tutto bene, mancavano pochi minuti al giro in auto con
Apollo, e non riusciva a stare tranquilla, si torceva le mani, le
dita, i capelli.
Si
era maledetta in tutte le lingue che conosceva, aveva provato a
cercare una scusa per aggirare la situazione, aveva architettato i
piani più folli per scappare, ma non riusciva a metterne in
atto
nemmeno uno perché sapeva che non avrebbe
funzionato
non voleva.
Una
forza estranea, a cui non riusciva a dare un nome, la spingeva fra le
braccia di Apollo e non le piaceva per niente. Odiava quella
sensazione.
Era
attrazione.
Non
era proprio un bel niente.
Ma
allora come spiegarsi il suo sussulto non appena le dita calde di
Apollo si chiusero intorno al suo braccio?
Come
spiegarsi il brivido che l'aveva attraversata?
Come
spiegarsi il sorriso che era riuscita a trattenere per non dare
soddisfazione all'idiota divino?
«Ti
ho spaventata?» sogghignò Apollo.
Talia
lo ignorò.
«Si
accorgeranno della mia assenza» sussurrò,
scostandosi una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
«Non
ti preoccupare di questo, ho parlato con dei satiri, ci
copriranno...» borbottò Apollo distrattamente.
«Allora
muoviamoci, prima che cambi idea» sbottò Talia,
uscendo a grandi
passi dal tempio.
Si
fermò davanti al boschetto dov'era parcheggiata la Maserati
Spyder
fiammante di Apollo, la macchina aveva creato un cerchio perfetto di
erba bruciacchiata.
Il
dio la raggiunse gongolando.
Le
aprì la portiera e la fece sedere.
Si
mise al posto di guida e accese il motore.
Le
unghie di Talia affondarono nel sedile, dopo essersi allacciata le
cintura.
«Sei
pronta?» trillò Apollo.
Con
un violento strattone balzarono in aria, ci volle tutto
l'autocontrollo di Talia per impedirle di lanciare uno strillo.
«Mi
ricordo ancora di quando hai guidato questo gioiellino, hai fatto
fuoco e fiamme...» ridacchiò Apollo, cercando di
alleggerire la
tensione.
Talia
sbiancò e la sua fronte si imperlò di sudore.
«P-potresti
rallentare?» chiese Talia, la voce ridotta a un sussurro
flebile.
«Questa
è la velocità minima, tesoro» disse
Apollo, schiacciando un
bottone.
Il
respiro di Talia aumentò notevolmente.
Gli
occhi della cacciatrice cominciarono a vagare alla ricerca di un
punto fisso, le dita le tremavano violentemente e un peso sembrava
schiacciarle il petto.
«Talia...»
Apollo inclinò la testa, guardandola.
Lei
non rispose, sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, ma non voleva
piangere.
Non a
diecimila metri d' altezza, non in una Spyder nuova di zecca e
sopratutto non davanti a lui.
«Talia...
Soffri di vertigini?» la voce di Apollo era cauta, Talia non
aveva
mai sentito quel tono guardingo e attento.
Scosse
la testa con forza.
Apollo
storse la bocca.
«Ora
capisco...» azionò il pilota automatico e si
protese verso di lei,
le sganciò la cintura di sicurezza.
La
afferrò saldamente e la richiamò verso il suo
corpo con
naturalezza.
Talia
smise di respirare.
Apollo
le aveva appena circondato la vita con le mani, la aveva attirata a
sé e ora lei era rannicchiata contro di lui, la testa sul
suo petto.
Il
suo cuore cominciò a battere come un forsennato,
probabilmente
cercava di farsi sentire da Apollo stesso.
Talia
non osava muoversi, le dita del dio tracciavano tocchi gentili sui
suoi capelli, e Talia avrebbe giurato sullo Stige di aver percepito
le sue labbra calde sulla sua pelle gelida.
«Va
meglio, vero?» la voce di Apollo era un sussurro sottile,
aveva
paura di spezzare il legame di quel momento.
Talia
si accorse che non tremava più, il respiro era rallentato e
le sue
dita si erano aggrappate con forza alla camicia di Apollo,
sgualcendola un po'.
Con
uno scatto, ritirò subito le dita, ma una mano di Apollo
gliele
afferrò e le rimise sulla camicia.
Talia
avvampò violentemente.
Cosa
diamine stava facendo?
Prima
che potesse fare qualsiasi cosa tra cui colpirlo violentemente,
saltare fuori dalla macchina o invocare un fulmine che gli investisse
entrambi, Apollo parlò.
«La
parte più bella del mio lavoro è
questa...» disse accennando al
panorama fuori.
Talia
si girò lentamente.
Stavano
sorvolando il mare, davanti a loro si innalzava la Grande Mela, Talia
spalancò la bocca quando si rese conto di quello che stava
guardando.
I
raggi di luci provenienti dalla macchina si estendevano maestosi,
squarciando le ultime nuvole notturne rimaste, i colori riempivano
l'aria.
Il
mare sottostante si agitò assorbendo tutti colori tenui e
trattenendoli fra gli spruzzi di acqua salata.
La
città si incendiò di rosa-arancio, i pigmenti
colorate venivano
riflessi su ogni superficie iridescente.
Un
lieve giallo illuminò il viso di Apollo rendendolo, se
possibile,
ancora più perfetto.
C'era
un momento
in
ciascuna alba
in
cui la luce era
come sospesa; un istante
magico
dove tutto poteva
succedere.
La creazione
tratteneva
il suo respiro.
«È...»
Talia
cercò un aggettivo per descriverlo, non riusciva ad
esprimere lo
stupore e la meraviglia che stava provando.
Alzò
lo sguardo sul dio, mentre i raggi scivolavano fra le sue ciocche
dorate.
«Lo
so...»
disse Apollo, annuendo.
Talia
si lasciò scappare un sorriso timido, mentre una lacrima le
scivolava veloce sulla guancia.
Apollo
aggrottò le sopracciglia, spezzando la perfezione statuaria
che
circondava il suo viso.
«Talia...?
Cos-..» non finì la frase, le sue dita non fecero
in tempo a
catturare quella lacrima di paura, stupore, ammirazione, confusione.
Un
lampo squarciò l'aria caricandola di elettricità.
L'auto
fu sbalzata con violenza indietro.
Le
mani di Talia, si aggrapparono con urgenza ad Apollo, che stava
tirando delle leve cercando di equilibrare l'auto.
Le
nuvole gonfie di pioggia, tuoni e agitazione li raggiunsero.
«Papà...»
la voce di Talia era un sussurro, mentre sul petto tornava a premere
quel peso fastidioso.
«Dannazione...»
ringhiò Apollo, tirando il cambio e facendo una manovra
piuttosto
complicata.
Si
udì un brontolio minaccioso e subito dopo un fulmine
s'infranse
contro le onde.
Lo
sguardo affannato di Apollo incontrò quello di Talia.
«Il
divino Zeus ha un paio di cosette da rammentarci...»
borbottò
Apollo, stringendo il braccio di Talia e sparendo in un lampo di
luce.
«Non
so nemmeno da dove cominciare!» ringhiò Zeus
furioso, tormentandosi
la barba grigia.
Talia
distolse lo sguardo e Apollo si allontanò da lei, stringendo
i denti
per non rispondere scortesemente.
Si
trovavano nel tempio dedicato al padre degli dei, lontani dal vociare
allegro della festa.
«Tu!
Ti avevo avvertito! Sei un cavolo di irresponsabile, come ti
è
saltato in testa? È mia figlia! E per di più
è una cacciatrice di
tua sorella! Ringraziami
in ginocchio che io non glie
l'abbia
detto, sarebbe andata fuori di testa!!»
sbraitò Zeus, puntando il dito contro Apollo.
Lui
non si scompose minimamente.
Zeus
passò all'attacco su Talia.
«E
da te signorina, non me lo sarei mai aspettato! Cosa ti salta in
mente di andare in giro con questo soggetto? Tu hai fatto un
giuramento! Artemide deve revocartelo? Io non vi capisco! Cosa vi
è
saltato in testa a tutti e due?» berciò Zeus,
gesticolando furente.
«Talia
ha un problema» cominciò Apollo.
«Certo
che ha un problema! Sei tu il suo problema» lo interruppe
Zeus.
«Papà!»
esclamò Talia.
«Talia
ha un problema con l'altezza» disse Apollo, a denti stretti.
Zeus
scoppiò a ridere come se fosse stata una barzelletta.
Lei
si voltò verso il
dio del sole,
sconvolta.
«Non
vorrai dirglielo...» disse incredula.
«Ha
il diritto di saperlo, è tuo padre!»
esclamò Apollo.
Talia
incrociò le braccia e guardò il pavimento.
«Stai
dicendo che la figlia del Signore del cielo ha paura
dell'altezza?»
ridacchiò Zeus.
«Sono
stata un albero per sette anni!» protestò Talia,
con gli occhi
lucidi.
«Sciocchezze»
Zeus sventolò la mano come per scacciare una mosca.
Talia
scosse la testa, offesa.
«Io
provavo solo ad aiutarla, niente di più, ci siamo ritrovati
a
parlare alla festa del mio lavoro ed è saltata fuori la
questione,
cercavo di essere d'aiuto» mentì Apollo, Talia lo
fulminò, non era
d'accordo con la bugia ma poteva funzionare.
«Allora
come mai le giri sempre intorno? Ultimamente passi molto tempo al
loro campo... Cosa dovrei pensare?» chiese Zeus, cercando di
calmarsi.
«Sono
cavolate, vado lì per mia sorella, non per lei» disse
Apollo, con distacco.
«E
io dovrei crederti?» chiese Zeus, incredulo.
«Si,
dovresti» intervenne Talia.
«Allora
facciamo così, a te -indicò Apollo-
sarà vietato andare al loro
campo, dovrai parlare con tua sorella in privato e lontano dalle
cacciatrici e da Talia -Apollo rimase impassibile- e a te -Zeus si
rivolse a Talia- sarà vietato vederlo, parlarci, o
contattarlo in
qualsiasi modo -Talia si fissò i piedi mentre una strana
sensazione
si impossessava di lei- spero di essere stato chiaro»
concluse Zeus.
Apollo
rimase fermo e impassibile, ma quando Talia gli passò
accanto, il
suo sguardo la accarezzò per l'ultima volta, mentre sentiva
il fiato
mancargli.
Talia
alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri di
Apollo, cercò di
ringraziarlo, con lo sguardo, per quanto era successo in auto.
Si
girò e si diresse alla festa, cercando di sembrare fiera e
altezzosa
come sempre.
«Talia!
Dove sei stata?» Natasha la raggiunse, preoccupata.
«Un
satiro ci ha detto che ti sei avventurata nei boschi cacciando una
preda» aggiunse Lizzie.
Talia
annuì.
«Non..
Non avevo mai visto niente del genere, sembrava... un cavallo d'oro..
una cosa strana.. ho pensato di andare a vedere..»
mentì, cercando
di sembrare rilassata.
Le
due cacciatrici annuirono e la accompagnarono dentro.
Apollo
rimase a fissare un punto indistinto sul pavimento.
«Non
disobbedirmi» disse Zeus, prima di sparire in un lampo di
luce.
Apollo
alzò lo sguardo, nuovamente lucido, e con una calma
esasperante si
avvicinò a una statua nel tempio.
La
afferrò e la frantumò a terra.
Si
ricompose e si diresse verso i suoi alloggi.
Se
avesse aperto la bocca, probabilmente avrebbe urlato per giorni.
Se
avesse pensato a lei, probabilmente sarebbe impazzito.
Weilà
mezzosangue,
questo
capitolo è orribile, l'idea
è buona, ma l'ho scritto da schifo.
Voglio
dire credo di aver stravolto completamente i personaggi, oppure no?
Talia,
in questo capitolo, comincia a vedere Apollo in modo diverso, ma
credo sia perché Apollo la trova in un momento di debolezza
e la
aiuta, senza chiedere nulla.
Apollo,
in questo capitolo, è al settimo cielo (tranne nel ultimo
pezzo,
lol) perché riesce finalmente a stabilire un contatto con la
cacciatrice, subito interrotto da Zeus, che li separa,
perché il
grande pezzo grosso ha capito che qualcosa sta bollendo...
Se
ci sono domande, se volete insultarmi o in qualche caso miracoloso
complimentarvi con me.... Lasciate una recensione!
Grazie
mille a tutti i lettori,
vi
adoro anche se non mi adoro... (?) LOL (perdonate eventuali errori)
-Jey.
ps.
Il prossimo capitolo sarà deprimente.
|
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Capitolo 6 *** Piove da una settimana. ***
Piove da una settimana.
«Divino Apollo, dovete svegliarvi! In America piove da una settimana e il divino Zeus non è contento...» esclamò una ninfa, scuotendo delicatamente Apollo.
Quest'ultimo bofonchiò un commento, non molto gentile verso il padre degli dei, ancora mezzo addormentato.
«Avanti! Non farmi usare le maniere forti...» lo implorò la ninfa.
Apollo borbottò e spalancò gli occhi.
Una luce tenue lo investì.
Isabella era di fronte a lui, le braccia incrociate.
«Me ne fotto della pioggia, Bells» borbottò il dio, stiracchiandosi nel letto.
Isabella sospirò.
«In questo caso...»
Tirò fuori dalla tasca un piccolo aggeggio cilindrico, lo puntò contro Apollo e un fulmine partì da una fessura nel cilindro.
Apollo con uno scatto fece in tempo a sparire in un lampo di luce.
Riapparve ai piedi del letto con le mani alzate.
«Ho recepito il messaggio» disse seccato.
«Molto bene» sorrise la ninfa.
«Quando mio fratello serve non c'è mai!» Artemide si passò una mano sugli occhi umidi.
La pioggia aveva reso fangoso il sentiero verso il bosco e impediva qualsiasi avvistamento della creatura che stavano cacciando.
«La visibilità è uno schifo» borbottò Natasha, superando un cespuglio.
Talia, accanto a lei, storse la bocca e alzò lo sguardo verso il cielo nuvoloso.
«Dopo la festa sull'Olimpo, si è chiuso in camera e da quanto ne so ha dormito per tre giorni, un giorno si è alzato ed è andato a lucidare la macchina, tutti pensavamo che il suo malumore fosse passato... E invece si è rimesso a dormire!» protestò Artemide, superando una pozzanghera.
Talia abbassò lo sguardo, rallentò il passo e rimase indietro.
Sospettava fosse lei la causa del malumore di Apollo.
Anche se non capiva perché, forse Zeus lo aveva punito duramente.
All'improvviso si sentì terribilmente in colpa.
Poi il senso di colpa svanì accecato dalla rabbia.
Era solo colpa di Apollo!
Lui si era messo in testa strane idee, non lei.
Tutto d'un tratto smise di piovere.
Come d'incanto una luce mite si addentrò fra le foglie.
Talia schiuse le labbra.
Apollo si era svegliato.
La nebbia si diradò, i fiori assorbirono la rugiada.
Le mani di Talia si scaldarono.
Apollo sembrava tutto intorno a lei.
Buongiorno.
Talia sussultò e si guardò intorno.
Una risata sussurrata.
Non puoi vedermi.
«Apollo?» chiese Talia.
Chi altri se no?
«Non dovresti parlarmi... Mio padre ha detto ..»
Me ne fotto di quello che ha detto tuo padre e comunque non ti sto veramente parlando.
Talia strinse le labbra.
«Sei un irresponsabile! Ha piovuto per una settimana» si lamentò Talia.
Ti sono mancato eh'...
«Ma per favore...» commentò sarcastica Talia.
All'improvviso intorno a lei si formò una strana aura calda.
Talia rabbrividì, sentendo un raggio di sole accarezzarle la guancia.
«Che diamine stai facendo?»
Sei pallida.
«Sei sparito per una settimana!»
Un'altra risata sussurrata.
Tu mi sei mancata.
«Tu invece no!» ribatté Talia.
Bugia, da quando le era stato vietato di vedere il dio, la ragazza si portava uno strano peso nel petto, di cui non era riuscita a liberarsi.
A un certo punto sentì un calore pervaderle le labbra.
Si portò le dita alla bocca.
«Mi hai baciato!»
Ti piacerebbe...
Talia avvampò.
«Sei un idiota»
Silenzio.
Talia si guardò intorno smarrita.
«Apollo?»
Mh? Mi cercavi bellezza?
«Idiota di un acceca-oche» sbottò Talia.
Si girò e individuò le cacciatrici che si erano mosse più velocemente con la ricomparsa del sole.
Si incamminò verso di loro.
Una strana aura luminosa la seguiva, aderiva al suo corpo, riscaldava la sua pelle.
Quando raggiunse Natasha, l'aura si indebolì e se ne andò.
Talia si accorse che il peso sul petto era svanito.
«Carina...»
Apollo sussultò e si girò verso il sedile accanto.
Afrodite in persona si sistemava le pieghe del vestito con gesti pigri.
«Afrodite! Che vuoi?» esclamò il dio del sole, aggrottando la fronte.
«Oh... Volevo godermi il panorama» ridacchiò lei.
«Ah si?»
«No, sono qui per la tua amichetta Talia» replicò lei secca.
Apollo si irrigidì sul sedile.
«Oh tranquillo» cinguettò Afrodite sventolando una mano «il tuo piccolo segreto è al sicuro con me, in fondo non si può nascondere niente alla dea dell'amore»
Apollo rimase in silenzio.
«Oh... Apollo caro, sei così teso! Rilassati sono qui per aiutarti...»
«Che vuoi?»
«Aiutarti, mio caro!»
Apollo si spazientì e fulminò la dea.
«Non ho bisogno del tuo aiuto...»
«Oh, io credo di si!» sorrise annuendo Afrodite «a meno che tu non voglia guardarla da lontano per il resto dell'eternità»
Apollo strinse i denti.
«Non ho bisogno del tuo aiuto...» ripeté stringendo le dita intorno al volante.
«Una freccia! Una freccia, solo tre giorni e lei avrà bisogno di te per l'eternità» propose la dea facendogli l'occhiolino.
«Non voglio nessun giochetto Afrodite» borbottò Apollo.
Lei agitò una mano e fece comparire una freccia.
«L'effetto della freccia dura tre giorni, alla scadenza dei giorni l'effetto svanirà, lasciando la tua piccola Talia con dei sentimenti che non sapeva di provare...» spiegò Afrodite, ignorandolo.
«Non voglio ingannarla...»
«Oh ma non si tratta di un inganno! La freccia esternerà solamente i suoi veri sentimenti... E nel caso lei ti odiasse come dice allora lo saprai... Ma sospetto che la piccola Talia abbia una piccola cotta per te»
Apollo alzò lo sguardo.
«Dici sul serio?»
Afrodite annuì ammiccante.
«Ma... Zeus ci ha vietato di vederci, non...»
«Oh so anche quello! Non preoccuparti, ci penso io a distrarre Zeus, ultimamente è sempre meno felice con Era!» ridacchiò Afrodite.
«Non c'è nessuna fregatura?»
«Ma no! Lo sai quanto mi piace vedere nascere nuove coppiette felici!» ridacchiò Afrodite.
Apollo ci pensò a lungo.
«Fallo...» disse.
Non fece in tempo a girarsi verso la dea che lei era già sparita in una nuvola di profumo.
Solo più tardi, Apollo si rese conto della cazzata che aveva combinato.
Saaalve mezzosangue!
Questo capitolo è abbastanza corto... Nel prossimo non vi deluderò promesso!
Allora che ne pensate della proposta di Afrodite?
Da notare che Apollo era abbastanza indeciso... Non accusatelo ç.ç
Spero che la storia vi stia piacendo!
Un bacio,
-Jey.
ps. Perdonate eventuali errori.
Pss. Lasciate una piccola recensione e insultate Afrodite se dovete ;)
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Capitolo 7 *** Carenze di affetto e cambiamenti d'umore ***
Carenze di affetto e cambiamenti d'umore.
Talia si sentì mancare il fiato.
Automaticamente, con la mano cercò l'appoggio di un albero lì accanto.
Le cacciatrici si erano disperse alla ricerca di tracce, si sarebbero riunite intorno a una grande quercia al calar del sole.
Talia si portò una mano al petto, annaspò alla ricerca d'aria.
Un lampo, la ragazza serrò gli occhi.
Un forte dolore sotto le costole.
Talia si accasciò a terra.
Le girava la testa e un forte calore si espanse al centro del petto.
Sto morendo?
Poi cessò tutto d'un colpo, l'aria la investì con la forza di un tuono, la ragazza si premette le dita sulle tempie.
Ma che diavolo?
Poi lo vide.
Smise di respirare, questa volta per scelta.
Non voleva respirare più, non dopo averlo visto.
Apollo corse verso di lei.
«Talia! Cazzo, mi dispiace così tanto» le mani di Apollo le sfiorarono la guancia.
Cosa?
«Deve averlo fatto veramente, dannazione! Stai bene?» imprecò lui, gli occhi chiari cercarono i suoi.
Da quando era così bello?
Talia sapeva che il dio aveva un certo fascino, ma quello...
Quello doveva essere illegale.
Apollo aveva i capelli bagnati, i raggi solari giocavano con le sue ciocche irradiandole di mille colori.
Perché aveva i capelli bagnati?
I suoi occhi chiari brillavano e la sua pelle era calda.
Talia allungò la mano verso la sua guancia.
Apollo si irrigidì di colpo.
Le dita della ragazza tracciarono un tocco delicato sulla pelle del dio.
«Apollo, me lo daresti un bacio?» sfuggì dalle labbra della ragazza.
Il dio spalancò la bocca.
Le dita di Talia scesero sulle sue labbra.
Apollo arrossì leggermente.
La freccia esternerà solamente i suoi veri sentimenti...
Da quando Talia desiderava baciarlo?
«Mi sa che hai battuto la testa, dolcezza» si ricompose velocemente il dio del sole.
Talia strinse le labbra in una smorfia.
Apollo sorrise.
«Ma come potrei negare un bacio alla mia cacciatrice preferita?»
Apollo si chinò verso la ragazza, la guardò per un secondo negli occhi prima di poggiare le labbra sulle sue.
Un bacio casto, veloce.
«Pensavo che il dio del sole baciasse meglio» rise Talia, alzandosi.
Apollo le lanciò un'occhiata maliziosa.
«Che ti è preso dolcezza...?! Carenze d'affetto?» la prese in giro, un luccichio furbo negli occhi.
Talia si fermò di colpo, si portò le dita alla bocca e sbarrò gli occhi.
«Cosa...?»
Si voltò di scatto verso Apollo.
«Mi hai baciata!»
«Me l'hai chiesto...» si difese subito Apollo, aggrottando la fronte.
La ragazza fissò il dio per parecchi secondi.
«Al diavolo le cacciatrici» Talia si lanciò verso il dio.
Le mani di Apollo si aggrapparono alla sua vita.
Le loro labbra si fusero, Talia affondò le mani nei capelli di Apollo e si avvicinò fino a sfiorargli il petto.
Le sue dita scivolarono sulla maglietta del dio.
Il cuore di Apollo batteva all'impazzata.
I suoi denti affondarono nelle labbra di Talia, provocandole un gemito.
Il tempo sembrava essersi fermato, Apollo finalmente capì.
Aveva aspettato quel momento da quando la cacciatrice era salita sulla sua auto.
Poi si interruppe tutto, esattamente com'era iniziato.
La mano di Talia si infranse sulla guancia di Apollo.
La ragazza si portò una mano alle labbra.
«Devo essere completamente impazzita» sussurrò, affondandosi le dita fra i capelli.
«Devi proprio» mugugnò Apollo, massaggiandosi la guancia.
Talia puntò lo sguardo sul dio.
«Che cosa mi hai fatto?» esplose, dando una spinta ad Apollo.
«Io? Niente» biascicò il dio, controllando che la mascella fosse ancora al suo posto.
«Sei tu che mi hai baciato!» aggiunse con tono accusatorio.
«Sono completamente uscita di testa» constatò Talia, a voce alta.
«E perché mio padre non ci ha fulminati entrambi?!» chiese, alzando gli occhi al cielo.
Apollo strinse le labbra.
«Mah... Sai com'è Zeus... Avrà da fare o si sarà dimenticato di noi» il dio scrollò le spalle.
«Bene... Ora che so che morirò comunque...» Talia si protese verso Apollo, quest'ultimo si ritrasse istintivamente.
«Tranquillo Lampadina, voglio solo baciarti» sbottò Talia, inchiodandolo contro un albero.
Le labbra di Apollo tracciarono una scia infuocata sul collo della ragazza, mentre lui invertiva le posizioni.
«Un momento...» Talia appoggiò un palmo aperto sul petto del ragazzo.
«Perché tua sorella non mi ha ancora incenerito?» chiese mordendosi un labbro.
Apollo rise.
«Deve prima scoprirlo» rispose ghignando.
«Non avrebbe dovuto percepirlo di già?» chiese dubbiosa Talia.
«Mia sorella non ha mica il wifi» ribatté Apollo.
«Il che?»
«Lasciamo stare, perché ti preoccupi tanto? Ti copro io»
«Perché mi preoccupo chiedi?! Sto infrangendo un cavolo di giuramento per le tue stupide labbra» si infiammò Talia, spostandosi.
«Le mie stupide labbra?» sorrise incredulo Apollo.
Talia affondò la testa fra le mani.
«Sono completamente impazzita, ma non me ne frega niente» borbottò, rialzando il viso.
Apollo inarcò il sopracciglio.
Afrodite avrebbe dovuto avvertirlo di questi cambiamenti d'umore improvvisi.
«Quanto tempo pensi che abbiamo prima che ci scoprano?» chiese Talia, incrociando le braccia.
«Tre giorni?!» azzardò Apollo.
«Perfetto, portami via di qui» disse Talia.
«Ma le tue sorelle si chiederanno che fine hai fatto» rifletté Apollo.
«Sinceramente? È l'ultima delle mie preoccupazioni» dichiarò Talia.
«Qual è la prima?»
«Sei tu»
***
L'aria ad Atlanta era calda e afosa.
Davanti a loro si erigeva un bar: 'Southern Art' citava un cartello consumato.
Talia si parò gli occhi dal sole.
«Potresti ridurre il caldo?» biascicò sventolando una mano per farsi aria.
Apollo sorrise.
Una brezza fresca accarezzò la sua pelle, dandole sollievo.
«Grazie... Perché mi hai portata qui?» chiese Talia, entrando nel bar.
«Perché mi sembrava un posto carino» replicò Apollo seguendola.
Apollo aveva ragione.
Il locale era rustico, in ogni angolo c'erano dei fiori, i tavoli erano in ferro battuto e un lungo bancone di legno rendeva l'aria quasi country.
Presero posto accanto a un'ampia vetrata che dava su una fontanella.
Mentre aspettavano la cameriera Apollo si finse innocente.
«Sei cambiata tutta d'un tratto» disse.
Talia si rabbuiò.
«Credo di essere stanca di sentirmi sola» borbottò giocherellando con un tovagliolo.
«Ma tu non sei sola, ci sono le altre cacciatrici con te» fece notare il dio.
Talia scrollò le spalle.
«Non è la stessa cosa... Quando ho fatto quel giuramento avevo appena buttato giù da un dirupo Luke» la voce di Talia si spezzò.
Apollo strinse involontariamente i pugni.
«Pensavo di aver trovato una casa, per un po' è stato così, ma ogni giorno sentivo la mancanza di qualcosa... Finché non sei arrivato tu» Talia alzò lo sguardo.
Apollo rimase in silenzio, il corpo teso.
«Talia, io...»
«Buongiorno! Cosa vi porto?» cinguettò una voce.
Una cameriera mora rivolse un gran sorriso ai due.
Mi correggo, rivolse un gran sorriso ad Apollo.
Aveva delle lunghe ciglia, occhi smeraldo e i capelli raccolti in una treccia spettinata, sembrava uscita da Cosmopolitan.
Talia le lanciò un'occhiata fredda.
«Uhm... Io prendo un'aranciata e un hamburger» Apollo le sorrise ampiamente.
La cameriera si illuminò, letteralmente.
«Ottima scelta, se vuoi ti aggiungo anche il dessert...» sussurrò facendogli l'occhiolino.
Apollo fece per parlare quando Talia gli mollò un calcio sugli stinchi, sotto il tavolo.
«Per me acqua frizzante e un toast» si intromise Talia, a denti stretti.
La cameriera annotò tutto su un taccuino e se ne andò, lanciando un'ultima occhiata ad Apollo.
Talia sbuffò e percorse con un dito il ricamo della tovaglia.
«Stavamo parlando di...?» riprese Apollo, con aria rilassata.
«Di come tu stessi usando il tuo fascino autoabbronzante sulla cameriera!» sbottò Talia.
«Il mio fascino autoabbronzante?» chiese Apollo confuso.
«Abbronzante sarà il tuo nuovo sopranome» disse Talia, incrociando le braccia.
«Peccato mi piaceva Lampadina» ribatté lui.
«Ripensandoci il vecchio 'acceca-oche' ti calza a pennello»
«Ma che diamine ho fatto?» chiese Apollo, spalancando le braccia in modo teatrale.
Talia rimase in silenzio.
Apollo sbuffò.
«Io non ti capisco... Un minuto prima sei in confidenza con me e il minuto dopo mi insulti!»
«Lascia stare, acceca-oche. Non ci arriveresti neanche se ci provassi» sbottò Talia.
Apollo scosse la testa serrando la mascella.
Passarono un paio di minuti in silenzio, finché non arrivò la cameriera.
Servì prima Apollo, per poi chinarsi verso Talia, mostrando strategicamente i regali di madre natura al dio, che non fece una piega, e che anzi fissava Talia con rabbia.
La cameriera si ricompose, leggermente delusa.
«Allora per il dessert?» chiese sorridente.
«Portacelo, magari qui qualcuno si addolcisce un po'» rispose Apollo, lanciando un'occhiata a Talia.
La cameriera sprizzò gioia da tutti i pori.
Quando se ne fu andata Apollo si allungò verso Talia.
«Andiamo dolcezza... Non sarai gelosa di quella?» sussurrò Apollo, rubandole un pezzo di toast.
Talia gli lanciò un'occhiata di sufficienza.
«Perché no? Sembrava il tuo tipo...» replicò scontrosa.
«Beh in effetti è ben messa, alta, snella, e scommetto che ha anche delle belle tet-»
Talia afferrò il suo bicchiere d'acqua e lo svuotò in faccia ad Apollo.
Quest'ultimo rimase immobile, mentre lei si alzava e marciava fuori dal bar.
Si asciugò con un tovagliolo e inspirò profondamente.
Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire.
La cameriera miracolosamente apparve con un asciugamano.
Li stava spiando?
«Ti aiuto io» si propose.
«No, grazie» Apollo la superò e uscì dal bar.
Talia era ferma davanti a un auto.
La posizione rigida, le braccia incrociate.
«Dolcezza...» azzardò Apollo.
«Non chiamarmi così!» ringhiò Talia, voltandosi.
«Io non sono la tua 'dolcezza', non sono la tua ninfa sdolcinata e di certo non sono una stupida cameriera 'ben messa'!» gridò Talia, puntandogli un dito contro.
Apollo arretrò di un passo.
«No, tu sei Talia... La mia bellissima, testarda e scontrosa Talia» sussurrò.
Ma le sue parole furono coperte da un enorme fragore alle loro spalle.
La bellissima cameriera marciava verso di loro, uno sguardo folle e assassino.
Ad ogni passo il suo aspetto cambiava e si trasformava sempre di più in una Furia.
Apollo si mise davanti a Talia, protettivo.
«Oh.. ma guarda guarda... il divino Apollo e la sua ragazzina da quattro soldi» lo schernì la Furia.
La sua voce era gracchiante e sembrava giungere da molto lontano.
«Corinne? Che diavolo vuoi?» ringhiò Apollo.
«Vendetta ovviamente» rispose quella, con un gesto quasi annoiato scaraventò un auto contro i due.
Apollo si voltò per afferrare Talia, ma la ragazza era sparita.
La individuò a qualche metro di distanza, l'arco in mano e una freccia incoccata.
«Mi sembra proprio il tuo tipo, Lampadina» gli urlò, un sorriso minaccioso appena accennato.
«Taci che piuttosto ci vedevo te come Furia!» rispose Apollo, comparendo alle spalle della ragazza e respingendo l'auto.
«Si prospetta un appuntamento interessante» aggiunse Apollo colpendo la Furia con un lampo di luce.
«Questo lo chiami appuntamento acceca-furie?»
Eccomi qua!
Con il mio capitolo sdolcinato!
Spero vi piaccia, perché io non l'ho nemmeno riletto e penso faccia un po' schifo.
Insomma, Afrodite lancia questa benedetta freccia e colpisce Talia!
La poveretta è un po' confusa e sembra sotto sindrome pre-mestruale... ma ahimè! Che ci devo fare?
L'ho immaginata così, confusa e con le emozioni sballottate.
Apollo è un po' meno stronzo in questo capitolo perché non sa come comportarsi...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Io vi ringrazio per tutte le recensioni e le belle parole che mi avete regalato!
Un bacio, -Jey.
ps. perdonate eventuali errori, (come al solito.)
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Capitolo 8 *** Piccoli grandi inconvenienti. ***
Piccoli grandi inconvenienti.
Corinne, la Furia, li squadrò impertinente.
«Vedo che hai già trovato una sostituta a Dafne, meglio per lei, peggio per te» ringhiò la Furia scagliandosi in avanti.
Apollo cercò di bloccarla con un raggio di luce incandescente, la Furia si difese con uno strano rametto d'argento.
Talia scoccò due frecce, ma solo una colpì il braccio della Furia senza fermarla.
«Dannazione!» ringhiò frustrato. «Dafne è una stronza!»
«Ma chi è diamine è Dafne?» chiese Talia, riparandosi dietro un auto per ricaricare l'arco.
«La mia quasi ex ragazza» urlò Apollo, bombardando la Furia di sfere incandescenti.
«Ma non è quella che scappava da te?» chiese Talia, riportando alla memoria il mito.
«Eros mi ha colpito con una freccia per farmi innamorare di Dafne, mentre lei l'ha colpita con una freccia per respingere il mio amore» tentò di spiegare Apollo, mentre fondeva l'asfalto sotto i piedi della Furia.
Talia si dietro il cofano dell'auto e scagliò una freccia contro la Furia, colpendola in pieno petto.
«Ora io non la amo più, ma lei continua ad odiarmi e da un po' di tempo mi invia queste Furie vendicatrici, oltretutto da quando Gea si è svegliata, Dafne ha molto più potere... Perché per sfuggire da me Madre Terra l'ha trasformata in una pianta» continuò Apollo, sferrando un colpo rovente sul braccio della Furia, facendole cadere il rametto argentato.
«A volte vorrei trasformarmi anche io in una pianta» borbottò Talia, con voce piatta, mentre colpiva la Furia in pieno petto.
«Scusami?» trillò Apollo, con tono accusatorio.
Talia alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.
«Questa... non è... la fine» gracchiò la Furia, sprofondando nuovamente negli Inferi.
«Purtroppo no» commentò sarcastico, Apollo.
Talia si avvicinò ad Apollo e lo prese per mano.
Apollo si voltò e le sfiorò il viso.
«Ci restano solo due giorni» sussurrò, storcendo la bocca tristemente.
«E poi?» chiese Talia, abbassando lo sguardo.
«Ci penseremo allora» disse Apollo, prima di baciarla.
***
Le loro mani intrecciate si incastravano alla perfezione.
L'aria marina li abbracciava e li spettinava, Talia e Apollo erano seduti su una piattaforma rocciosa, di fronte al mare.
Entrambi erano in silenzio da parecchio tempo, non sembrava necessario riempire l'aria di chiacchiere inutili e frivole.
Ad Apollo bastava sentire il cuore di Talia battere.
A Talia bastava appoggiare la testa sulla spalla di Apollo per sentirsi in pace con sè stessa.
«Cos'è cambiato? Tu lo sai...?» ruppe il silenzio, Talia.
Apollo strinse impercettibilmente la mascella.
«No, non lo so» mentì, mantenendo lo sguardo fisso sul mare. «Dovresti saperlo tu» aggiunse, girandosi nella sua direzione, tuttavia senza guardarla.
Talia non ci fece caso.
«Mi sento strana da ieri, è come se non me ne importasse più, come se non avessi più paura» sussurrò lei, squadrando le loro mani intrecciate.
Quelle di Apollo erano grandi, le dita lunghe e sottili.
«Avevi paura di stare con me?» chiese Apollo, guardandola e cercando il suo sguardo.
«No, avevo paura di finire come Dafne» disse lei, con sincerità.
Apollo aggrottò la fronte, confuso.
«Sei un dio, puoi fare qualsiasi cosa, ti saresti stufato di me e mi avresti lasciata» Talia snocciolò quei semplici motivi, con una tristezza tangibile.
Apollo serrò le labbra.
«Talia... sei una delle cose più incredibili che mi sia capitata in tutta la mia dannata eternità» le sfiorò uno zigomo, con il dorso della mano.
Talia lo fissò, senza dire nulla.
Dentro di lei si agitava una tempesta di emozioni contrastanti, non riusciva a pensare lucidamente.
Da un lato voleva disperatamente credere alle parole di Apollo, lasciarsi tutto alle spalle, e ricominciare daccapo.
Voleva respirare di nuovo, sorridere, andare a caccia con lui, tenergli la mano, guardare l'alba con lui per il resto della sua miserabile vita.
Dall'altro lato regnava lo scetticismo e la paura, l'avrebbe lasciata, lei avrebbe sicuramente perso il suo posto fra le cacciatrici, se non era già successo, e avrebbe vagato a zonzo per l'America senza una meta precisa.
Ma lei provava qualcosa di forte per Apollo.
Lui era riuscito a insinuarsi fin sotto la sua pelle.
Non riusciva a capacitarsi della sua vita senza il dio del sole.
Apollo, invece, rifletteva su altro.
Quando Talia avrebbe scoperto della freccia e dell'inganno di Afrodite, lo avrebbe scorticato vivo.
Lo avrebbe immerso nell'acido e avrebbe riso di fronte alla poltiglia che sarebbe rimasta di lui.
Apollo allontanò quei pensieri.
Afrodite aveva detto che la freccia avrebbe esternato i veri sentimenti di Talia.
Ed eccolo lì, a stringerle la mano e a baciarle i capelli.
Il cuore di Apollo batteva così velocemente che era diventato un continuo sottofondo da due giorni.
Talia provava qualcosa per lui.
Sorrise spontaneamente a quel pensiero.
La piccola cacciatrice che aveva finto di detestarlo fino alla fine, in realtà covava una forte attrazione nei suoi confronti.
Apollo gongolò soddisfatto.
«A che pensi?» la voce di Talia, lo riscosse dai suoi pensieri.
«Quando finiranno questi tre giorni, e Artemide ci troverà... cosa succederà?» le chiese Apollo, sinceramente curioso della risposta che avrebbe dato la ragazza.
«Beh, io perderò il mio posto fra le cacciatrici, tornerò mortale, tu perderai interesse per me e io morirò zitella, uccisa da un mostro mentre mangio un muffin allo Starbucks più vicino» rispose Talia, con una finta allegria.
Apollo gettò la testa all'indietro e rise.
«Non morirai, io ti salverò»
«Nonostante tu avessi perso interesse per me?»
Apollo annuì, guardandola divertito.
«Non è possibile perdere interesse per te, Talia. Tu mi sorprendi anche respirando» disse Apollo.
Talia lo squadrò, una smorfia divertita sul viso.
Ad un tratto, inspirò ed espirò sonoramente, strappando una risata sguaiata ad Apollo.
***
Mentre Talia accendeva un fuoco sulla spiaggia, Apollo seduto comodamente su un tronco cavo aveva tirato fuori una piccola cetra e strimpellava qualche nota.
Quando il fuoco divampò scoppiettante, Talia si abbandonò sulla sabbia e osservò Apollo.
Lui, accorgendosi di essere osservato, cominciò a suonare una melodia soave.
Le note si inseguivano, ma non si intralciavano fra esse, avevano un ritmo incalzante ma triste.
Sembrava provenire da secoli nascosti, pieni di segreti celati.
Quando Apollo cominciò a cantare, Talia riconobbe la canzone.
«The sound of silence! Di Simon e Garfunkel!» esclamò indicandolo, entusiasta.
Apollo annuì, continuando a suonare e a cantare.
Talia lo fissava meravigliata, le scintille del fuoco sembravano danzare intorno a lui e gli conferivano un'aria incantata.
Hello darkenss, my old friend...
Talia cominciò a canticchiare a bassa voce.
And the vision that was planted in my brain
still remains, within the sounds of silence...
La melodia assunse un ritmo più incalzante, Talia alzò la voce, chiudendo gli occhi.
Apollo la fissò, un luccichio ammirato nei suoi occhi.
people talking without speaking
people hearing without listening
people writing songs that voices never share
noone dare, disturb the sound of silence...
Talia cominciò a tenere il ritmo, battendo il palmo della mano su una gamba.
Le loro voci si unirono, in perfetta sincronia, rallegrando il cielo stellato sopra le loro teste.
Quando Apollo concluse la canzone stiracchiando le ultime note, Talia scoppiò a ridere, deliziando la notte di un'altra melodia.
Apollo si unì alla sua risata.
«Sei brava» esclamò, sinceramente colpito.
«Lo hai già detto...» gli ricordò Talia, accennando al falò a cui Apollo aveva assistito settimane fa.
Ripensando a quel periodo, Talia non avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovata in una situazione del genere.
Sembrava lontano anni luce dalle sue intenzioni iniziali.
Apollo si avvicinò a lei, inclinando la testa divertito.
Sfoggiò un sorriso terribilmente sexy e si chinò per baciare la ragazza.
Il viso di Apollo era caldo, Talia fece scorrere le mani sul suo torace inspirando forte il suo profumo.
Le labbra di Apollo scivolarono con più passione su quelle di lei.
Crollarono sulla sabbia, Apollo avvolse un braccio intorno alla vita di Talia e cominciò a baciarle il collo facendola ridere.
«Ehi Lampadina» lo chiamò Talia, e lui si protese di nuovo all'altezza del suo viso.
«Dimmi Alba della mia vita» rispose sarcastico, beccandosi un'occhiataccia.
«Parlami dei tuoi figli mezzosangue» disse Talia, mentre lui rotolava di fianco accanto a lei.
Apollo tacque per un momento, poi cominciò a parlare.
«William Shakespeare e i Beatles sono tuttora il mio più grande orgoglio» disse sorridente, ma Talia colse una nota triste nella sua voce.
«E... le donne con cui li hai avuti...» azzardò Talia, la sua voce si incrinò per l'imbarazzo.
Apollo non parve notarlo, i suoi occhi si incupirono di fronte a quella richiesta.
«Non mi va di parlarne»
«Perché no?» insistette Talia.
«Perché le ho amate con tutto me stesso» sussurrò Apollo, tracciando una linea immaginaria sul braccio di Talia.
«La madre di William si chiamava Mary Arden, era una donna estremamente graziosa e talentuosa, abbiamo passato insieme solo un paio di giorni, ma credo mi rimarrà impressa nella memoria per sempre» continuò Apollo, perso nei ricordi «mentre la madre di John Lennon si chiamava Julia, era una donna con atteggiamenti di ragazzina, era irresponsabile, un po' folle... la facevo ridere solo per poter ascoltare la sua risata...» la voce di Apollo si spense lentamente.
«Io non assomiglio a nessuna di loro...» osservò Talia.
«No» confermò il dio «ed è per questo che mi piaci... sei una scoperta continua»
«E quando finirai di scoprirmi?»
«Non si finisce di scoprire una persona, si finisce di tenerci» citò Apollo, con un gran sorriso.
Talia scoppiò a ridere.
«Questa era bella!»
«Lo so, sono il dio della poesia» ribatté Apollo, compiaciuto.
«Tu ci tieni a me?»
«Si, anche quando sei alla ricerca di conferme che non ti servono» rispose con sincerità.
«Perfetto» Talia si accoccolò sul suo petto e si addormentò, guardando la costellazione delle cacciatrici.
***
Quando Talia si svegliò notò subito che qualcosa non andava.
Accanto a lei non c'era nessuno e qualche metro più in là, si sentivano delle urla.
Talia si alzò di scatto, puntando lo sguardo su una figura che danzava nell'acqua con un surf.
Apollo cercava di domare le onde e ad ogni salto lanciava un grido di gioia.
Un sorriso increspò le labbra di Talia.
Si alzò, spazzolandosi via la sabbia di dosso e si stiracchiò intorpidita.
Accanto ai carboni del fuoco dell'altra sera c'era un pacchetto color rosa con sopra scarabocchiato il suo nome.
Talia lo prese e lo aprì, curiosa.
Un costume da bagno scivolò fra le sue dita.
«Non ci credo» borbottò Talia avvampando e osservando l'indumento con aria critica.
Era blu notte decorato con qualche stellina argentata.
Talia strinse le labbra.
Non si aspetterà che io lo indossi, pensò interdetta.
Riportò lo sguardo su Apollo, che cavalcava le onde spassandosela alla grande e scosse la testa.
Lasciò cadere il bikini e si sedette per riaccendere un altro fuoco.
Passò un po' di tempo prima che Apollo tornasse sulla spiaggia, con la tavola da surf sotto il braccio.
Talia lo osservò, il dio aveva i capelli bagnati e indossava un paio di bermuda con sopra disegnati dei piccoli soli sorridenti.
Aveva il torace scolpito e delle braccia forti e muscolose.
E per caso stava camminando a rallentatore per fare il figo...? Si, lo stava facendo.
«Hai finito di pavoneggiarti, acceca-oche?» chiese Talia, scoccandogli un'occhiata divertita.
«Ehi! Perché non sei venuta in acqua? Si sta da dio...» chiese Apollo, fissando il bikini sulla sabbia.
«Perché io non me la metto quella roba» disse Talia, afferrando il suo arco per controllare la bilanciatura.
Apollo la fissò contrariato.
«Ho speso soldi per quel affare» ribatté, rabbuiandosi.
Talia alzò lo sguardo al cielo.
«Sono sicura che hai sedotto la commessa con uno dei tuoi sorrisi luminosi» lo zittì, secca.
Apollo parve pensarci, e alla fine annuì dandole ragione.
«Dai non puoi fare così, questo è l'ultimo giorno che ci resta prima della grande guerra!» la incitò, lasciando cadere la tavola sulla sabbia.
«Volevo andare a caccia, per procurarmi qualche preda» disse Talia, ignorandolo.
«Oh andiamo... Ti porto a mangiare fuori!» insisté Apollo.
Talia lo guardò.
«Come l'ultima volta?» chiese sarcastica.
«Eh no...» Apollo marciò deciso verso di lei «non ti lascerò rovinare questo giorno»
Le sfilò l'arco dalle dita e quando la ragazza provò a controbattere lui la issò senza fatica sulle spalle, e cominciò a correre verso il mare.
«Che... Apollo! NO. Non ti azzardare... Brutto figlio di un … acceca-oche!» urlò Talia, dimenandosi e cercando di alzare il ginocchio per colpire Apollo in faccia.
Apollo sembrava immune alle sue proteste.
Quando il livello dell'acqua raggiunse le sue cosce, lasciò andare la ragazza di colpo, che cadde in acqua con un sonoro tonfo.
Talia riemerse, annaspando, completamente fradicia.
L'acqua era piacevolmente calda, me lei non ci badò.
Si diresse verso il dio, cercando di farsi forza sulle braccia.
Lui la squadrava divertito.
Talia sferzò l'acqua con una manata, colpendo il dio.
Apollo rise e rispose all'attacco.
Continuarono così per un po', e quando Talia tentò di mettersi in salvo sulla riva, Apollo la afferrò e la rigettò in acqua.
«Idiota! Non ci vedo più niente!» urlò Talia, toccandosi gli occhi, che bruciavano a causa del contatto con l'acqua.
«Ferma, faccio io» Apollo le abbassò i polsi e le accarezzò i zigomi, baciandola.
«Mmh, davvero di grande aiuto... » commentò Talia, biascicando.
Apollo sorrise sulle sue labbra.
Ricominciarono a punzecchiarsi, poi entrambi, stanchi, si diressero verso la spiaggia.
Talia si fermò di colpo, una figura era in piedi, davanti al loro fuoco.
Per poco non cadde, riconobbe la figura esile di Artemide.
Colpita da un'ondata di emozioni che aveva tentato di sopprimere cercò la mano di Apollo, ma lui aveva già cominciato a correre verso la dea.
«Sorellina!» urlò gioviale, cercando di nascondere il nervosismo.
Artemide lo incendiò con uno sguardo.
«Ancora una volta, tu sorpassi i miei comandamenti e mi offendi davanti a tutti» la sua voce era fredda e controllata.
Quando il suo sguardo si poggiò su Talia, non lasciò trapelare nient'altro che disgusto.
«Tu, mi hai deluso profondamente, il tuo ruolo da cacciatrice ti è stato revocato, goditi la tua vita mortale» sussurrò glaciale.
Talia si lasciò sfuggire un gemito, mentre un formicolio la paralizzava.
Apollo protese un braccio di fronte a Talia, come per difenderla.
«Lei non c'entra niente, sono stato io» la difese, con sicurezza.
«Oh lo vedo... Gran codardo, mio fratello eh'» commentò amaramente, la dea.
«Chiedere l'aiuto di Afrodite... Questa mi è nuova» commentò Artemide, facendo una smorfia disgustata.
Talia si voltò verso Apollo, confusa.
«Di che sta parlando?»
«Artemide... Non è come pensi» ringhiò Apollo, a denti stretti.
«Lascia che ti mostri, Talia. Che gran bastardo sa essere mio fratello...» Artemide le porse la mano.
E Talia la prese, con una certa riluttanza.
Apollo imprecò a bassa voce.
Fu come una fitta che si espanse nel petto della ragazza, riprese a girarle la testa e quando riportò lo sguardo su Apollo capì tutto.
Rimase immobile, occhi fissi nei suoi.
Poi con la forza di un uragano, annullò la distanza che li separava e stampò un sonoro schiaffo sulla guancia di Apollo.
Ma quello non sembrò bastarle, cominciò a battere dei pugni contro il suo petto.
Gli occhi offuscati dalle lacrime.
«Come... hai... potuto?» annaspò, alla ricerca di aria.
Un fastidioso groppo in gola le impediva di urlare come avrebbe voluto.
«Sei un maledetto bastardo» gridò, fra le lacrime, tirandogli di nuovo uno schiaffo.
Apollo non batté ciglio, rimase immobile a fissarla cercando di memorizzare il suo viso.
Sapeva che non l'avrebbe rivista mai più.
«Lascia almeno che ti spieghi...» tentò, cercando di prenderle il braccio.
Le si scostò, addolorata.
«Non c'è niente da spiegare... Ti sei preso gioco di me, mi hai manipolato come hai voluto» ringhiò, colpita da una nuova ondata di rabbia.
«No... Ascolta...» sussurrò Apollo.
«Questi due giorni, sono stati i peggiori della mia vita e tutto quello che abbiamo passato è stata solo una grande menzogna...» disse, a denti stretti, accecata dalle lacrime.
Apollo serrò la mascella.
«Mi dispiace»
«Vattene a fanculo! Tu, razza di idiota! Tu e la tua stupida auto, tu e la tua Melissa del cavolo, tu e la tua ex psicopatica, tu e i tuoi figli del cazzo, vattene e non tornare mai più nella mia vita!» urlò Talia, sputando sulla sabbia davanti al dio.
Il labbro di Apollo tremava leggermente, Artemide era sparita.
Talia lo sorpassò con una spallata e marciò decisa verso un punto indefinito.
Apollo si passò una mano fra i capelli e sospirò stancamente.
Salve mezzosangue!
No, tranquilli, non è l'ultimo capitolo. ;) Ma manca poco alla fine :)
Avrete sicuramente notato che questo capitolo è più lungo degli altri per il semplice motivo che volevo approfondire un po' la relazione fra Talia e Apollo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima,
-Jey.
ps. Una recensione di voi che sclerate con i feelings a pezzi sarebbe un regalo strepitoso! :33
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Capitolo 9 *** Sensazioni sotto la pelle. ***
Sensazioni sotto la pelle.
Il campo Mezzosangue era immerso in una leggera nebbiolina, l'aria frizzante della mattina sferzava il viso di Talia.
Il sole era nascosto da una coltre di nubi.
Apollo era nei guai.
Talia scacciò quel pensiero dalla sua testa, non voleva pensare a lui, non in quel momento.
Voleva trovare Annabeth e sfogarsi, raccontarle tutto e aspettare il suo giudizio.
Aveva una cieca fiducia nell'amica, sapeva di potersi fidare e sapeva che il suo consiglio sarebbe giunto saggio e lampante, carico di una verità nascosta.
Talia superò i confini magici del campo, lanciò un'occhiata distratta all'albero che una volta l'aveva accolta fra le sue radici.
Il campo era immerso nel silenzio, spezzato di tanto in tanto da alcuni satiri che raccoglievano delle fragole.
Superò due Naiadi che si spruzzavano dell'acqua addosso e si diresse verso le dodici case.
Si fermò davanti alla casa dei figli di Atena, aprì leggermente la porta e sbirciò dentro.
Riconobbe subito Annabeth, che dormiva beatamente, in fondo alla stanza.
Talia si diresse silenziosamente verso di lei, e la svegliò scrollandola leggermente per le spalle.
Annabeth spalancò i suoi occhi grigi e la squadrò sorpresa.
Talia si premette un dito sulla bocca, intimandole di stare in silenzio, poi entrambe le ragazze uscirono dalla casa, chiudendo delicatamente la porta alle loro spalle.
Annabeth sbadigliò e si stropicciò gli occhi.
« Che ci fai qui, Talia? È successo qualcosa di grave? Dove sono le altre cacciatrici? » chiese, cominciando a camminare verso i tavoli colmi di cibo.
Talia giocherellò con i lembi della sua giacca di pelle.
« Artemide mi ha esiliata dalle cacciatrici » rispose, la voce leggermente incrinata.
Annabeth spalancò gli occhi e mandò giù il pezzo di mela, che aveva appena cominciato.
« Cosa? Ma... Una settimana fa ho parlato con mia madre! Ha detto che Artemide ti avrebbe resa luogotenente! » esclamò Annabeth, gesticolando.
Gli occhi di Talia si colmarono di lacrime.
« Ho fatto un terribile sbaglio, o perlomeno... sono stata una stupida » sussurrò, distogliendo lo sguardo da Annabeth.
« Talia, che diavolo hai combinato? » sussurrò Annabeth, poggiandole una mano sulla spalla.
« Mi sono innamorata di un dio ».
***
«... Ed è così che ho rimosso Talia dal suo incarico da cacciatrice » concluse Artemide, guardando Zeus.
Il padre degli dei faticava a contenere la sua ira.
Era seduto sul suo trono, e intorno a lui gli altri dei conversavano fra di loro, scioccati.
Artemide era in piedi in mezzo alla stanza e si mordicchiava il labbro, con la strana sensazione di aver sbagliato a rivelare quella storia a tutti gli dei.
Apollo dietro di lei sorrideva, senza motivo.
Sua sorella aveva appena finito di spiattellare la sua storia con Talia, agli altri dei, non aveva nessuna ragione per sorridere, ma lo faceva comunque, per irritare ulteriormente suo padre.
« Io ti avevo PROIBITO DI VEDERLA! » tuonò all'improvviso Zeus.
Apollo trasalì, e smise di sorridere.
« Ti avevo proibito di avere qualsiasi contatto con lei! » sbraitò Zeus, sotto gli occhi increduli di Era.
Il dio del sole fece un passo avanti.
« Mi sono innamorato, padre. Le regole hanno poco peso per me » disse, scrollando le spalle.
Afrodite che si era affondata il viso fra le mani, lo alzò di scatto sorridendo.
« Dannazione, Apollo! Siete anche fratellastri! » urlò Zeus.
Apollo inarcò un sopracciglio.
« Tu vieni a parlarmi di legami consanguinei? » rise il dio del sole.
Zeus impallidì, ma non replicò.
A prendere parola fu Era: « Zeus caro, hai proibito ai quei due di vedersi... Eppure loro hanno cominciato una relazione clandestina sotto il suo naso e tu non l'hai nemmeno notato... Come è potuto accadere? »
La voce di Era era carica di sottintesi.
Zeus arrossì un poco, e Afrodite tossicchiò nervosamente.
« Ecco, sono stato molto impegnato ultimamente... » si difese il padre degli dei.
Era lanciò uno sguardo sprezzante ad Afrodite e replicò: « Ma certo ».
« Nooooon divaghiamo... Io voglio sapere dell'adorabile coppietta » sorrise Poseidone, facendo un gesto incoraggiante ad Apollo.
« Talia ti odiava, cavolo! Com'è possibile che si sia innamorata di te? » esclamò Ares.
« Ah, le ragazze sono fatte così » sospirò Dioniso.
« No, no, Talia lo odia ancora! Afrodite l'ha confusa con quella freccia! » s'intromise Demetra.
« Io trovo che sia una relazione immorale, senza considerare il fatto che Talia ora è tornata umana, e i pericoli nei suoi confronti sono aumentati » disse Atena.
« Talia è innamorata di lui! » esclamò Afrodite « Lo ama davvero ».
Apollo incontrò lo sguardo della dea, ma lo distolse subito, facendo una smorfia.
Ermes si grattò il mento.
« Pensavo che Talia fosse ancora innamorata di Luke » disse, sovrappensiero.
« L'ha buttato giù da un dirupo... se questo non è amore » ridacchiò Dioniso, beccandosi un'occhiataccia.
Efesto tossì per attirare l'attenzione e dichiarò: « Vorrei conoscere la versione di Apollo, prima di decidere la punizione ».
Apollo strinse le labbra e grugnì.
« Non ho intenzione di parlare di lei » disse.
Nel tempio calò il silenzio.
« Non vuoi parlare di lei, perché per te era solo una caccia » esclamò all'improvviso Artemide, voltandosi verso il fratello.
« Scusami? » replicò Apollo, la voce leggermente acuta.
« A te lei piace perché ti rifiuta, lei è una preda che non si è lasciata catturare da te, e che aveva degli obblighi e dei doveri da rispettare » ringhiò Artemide.
« Tu non sai di cosa stai parlando » la interruppe Apollo.
« So che è da anni che ci provi con tutte le mie cacciatrici! Talia doveva avere qualcosa di speciale, perché sei diventato ostinato con lei! La tormentavi e quando hai capito che non avrebbe ceduto hai chiesto aiuto a LEI! » urlò la dea, indicando Afrodite.
« È il mio lavoro! Che avrei dovuto fare? Non intervenire? » strillò Afrodite, cercando di difendersi.
« Avresti dovuto starne fuori! » la accusò Artemide, incendiandola con lo sguardo.
Afrodite sbuffò e scrollò le spalle.
« Cercavo di movimentare un po' le cose, siete diventati tutti noiosi, sopratutto tu Artemide! Che non hai mai toccato un uomo nemmeno con un dito! » strillò Afrodite.
La dea della caccia impallidì un poco, ma non replicò.
« Io aspetto di conoscere la mia punizione » esclamò Apollo, esasperato, rivolto a Zeus.
« Non osare aprire bocca! Riceverai la tua punizione quando mi verrà in mente qualcosa di talmente atroce e crudele da farti piangere come un bambino...! » ringhiò Zeus, sbattendo un pugno sul suo trono.
« Io propongo di togliergli il carro del sole! » intervenne Dioniso.
Apollo sospirò e si passò una mano fra i capelli.
« A parer mio oltre a non vedere più Talia dovrebbe fare un po' di … volontariato ecco... » disse Ermes, sfoggiando un ghigno malevolo.
« Io trovo che lasciargli vivere la sua storia con Talia sarebbe la punizione più adeguata » la voce di Atena sovrastò quella degli altri dei.
« Ma cosa stai dicendo? Lasciarli felici e innamorati? » strillò Demetra, gesticolando.
« Credimi... Quando si lasceranno, dopo aver vissuto una bella storia d'amore, Apollo riceverà la peggior punizione esistente al mondo... Un cuore spezzato » spiegò Atena, squadrando il dio del sole.
Apollo sorrise divertito.
« Non ti credevo così sadica, Atena mia... ».
« NON SE NE PARLA! NON LO LASCERO' AVVICINARSI A TALIA NEMMENO PER SBAGLIO... » tuonò Zeus, sbattendo di nuovo il pugno sul bracciolo del trono.
« Ci sono! » strillò Afrodite, alzandosi.
Una luce furba e maliziosa brillava nei suoi occhi.
« La faremo innamorare di un altro... ! ».
La stanza calò nel silenzio.
Apollo affondò le unghie nel palmo della mano.
« Perfetto! Grande idea Afrodite! Così poi mi toccherà sbarazzarmi di un altro idiota senza cervello! » sbraitò Zeus, sputacchiando ovunque.
« Io la trovo un'idea strepitosa... » sussurrò Poseidone, gli occhi colmi di lacrime.
« Poseidone caro! Pensa a quanti intrecci! » strillò Afrodite, raggiungendo il dio del mare.
Quest'ultimo aveva tirato fuori, da una tasca dei bermuda, un fazzoletto, e si soffiava il naso sussurrando: « Oh, l'amore è così bello e così contorto... ».
« Non azzardatevi! NON AZZARDATEVI A TOCCARE TALIA » ruggì Apollo, sbattendo il piede a terra e creando alcune scintille.
« Guardatelo è così geloso... » singhiozzò Poseidone, portandosi una mano al cuore.
« Poseidone smettila di fare la ragazzina e concentrati! » abbaiò Efesto, mollandogli una pacca sul braccio.
« Ma l'amore è così bello » piagnucolò il dio del mare.
« Lasciatelo stare » disse Atena, rivolgendo un'occhiata severa a Poseidone « Da quando Percy e Annabeth si sono messi insieme, Poseidone non riesce a trattenere la sua vena romantica... ».
Ermes scoppiò a ridere.
« Oh, sta zitta donna! » si ricompose il dio del mare, rivolto ad Atena.
« I nostri figli sono la prova che anche fra noi avrebbe potuto nascere qualcosa! » aggiunse, puntandole contro un dito.
« Okay, tutto questo è molto divertente... » sibilò Atena, sarcastica « Ora però salti fuori chi ha fatto ubriacare Poseidone... ».
« Ah, io non centro! » Dioniso alzò le mani e rivolse un sorriso divertito alla dea.
« ORA BASTA! » berciò Zeus « LA FACCENDA è SERIA! ».
« Cosa suggerisci di fare, marito mio? » chiese Era, avvicinandosi un po' a Zeus.
« Ripensandoci, l'idea di Afrodite non è male... » borbottò il dio, torcendosi la barba.
« Faremo conoscere a mia figlia un bel giovanotto umano, finché questa faccenda non sarà dimenticata ... » concluse il padre degli dei, auto convincendosi della sua riflessione.
« NO » urlò Apollo, spingendo Artemide di lato.
Si fiondò verso il trono del padre degli dei e gridò: « NON PUOI FARLO... NON PUOI! ».
Zeus, con un pigro gesto del polso, lo fece volare dall'altra parte del tempio.
Apollo si accasciò sulla parete, inerme.
« Portatelo via... » ordinò Zeus, rivolgendosi a due satiri.
« Tutto questo è ridicolo » borbottò Ares, scuotendo la testa.
« Afrodite! Prepara una lista di candidati da mostrarmi, domani mattina faremo conoscere a mia figlia il ragazzo giusto per lei... » disse Zeus, con tono solenne.
Afrodite annuì ed uscì dalla stanza.
« Ermes! Rintraccia Talia e controlla i suoi spostamenti... » concluse il padre degli dei, uscendo dal tempio a passo spedito.
***
« … Voglio dire quella freccia era una burla bella e buona, ma mi ha aperto gli occhi... E quindi non credo di potercela avere a lungo con lui... » Talia concluse il suo racconto, affondandosi le dita fra i capelli.
Annabeth annuì, lentamente.
Aveva ascoltato tutto il racconto di Talia senza battere ciglio, in silenzio.
Non aveva intenzione di giudicarla, né tanto meno di sgridarla.
« Riassumendo le cose: tu provi qualcosa per lui e lui prova qualcosa per te, tuttavia questo rapporto si è sviluppato in diverse situazioni controproducenti... » rifletté Annabeth, grattandosi la tempia.
« Cosa dovrei fare? Artemide lo avrà raccontato a Zeus, e probabilmente Apollo verrà punito... Non potremo più vederci... » sussurrò Talia, fissandosi le scarpe.
« Penso che dovresti prenderti un po' di tempo per te stessa... » disse Annabeth, mordicchiandosi il labbro.
« Insomma, dovresti lasciare passare un po' di tempo, schiarirti le idee... Non fai più parte delle cacciatrici perciò sei tornata umana... E corri molti pericoli ora... ».
Talia annuì, piano.
« Potresti restare qui al campo, con me e con Percy... Oppure potresti viaggiare un po'... Girare per le città, ovviamente stando attenta ai mostri... Anche se credo che tuo padre ti proteggerà per un bel po' dopo questa faccenda... » concluse Annabeth, storcendo la bocca, pensierosa.
« Quindi suggerisci che dovrei distrarmi un po' e aspettare di vedere cosa succede... »
« Esatto! » esclamò Annabeth, sorridendo « Non dico di toglierti dalla testa Apollo, anche perché da quello che ho capito non ci riusciresti... ».
Talia la guardò, profondamente grata per quel consiglio.
Ripensandoci aveva capito che le cacciatrici non facevano per lei, avrebbe potuto frequentare qualche ragazzo e avrebbe potuto visitare luoghi e posti che non aveva mai visto.
Forse una pausa da tutto quel movimento continuo le sarebbe stata utile.
« So cosa fare » disse Talia, sorridendo e alzandosi.
« E scommetto che non riguarda rimanere al campo » sorrise Annabeth, imitandola.
« Sono addestrata e come hai detto tu... mio padre mi terrà d'occhio dopo quest'ultima bravata » Talia l'abbracciò e affondò il naso nei suoi capelli.
« Fai attenzione ».
« Come al solito » Talia sciolse l'abbraccio, rivolse l'ultima occhiata grata ad Annabeth e si diresse verso i confini del campo, progettando la sua futura meta.
***
L'aria calda di Los Angeles accarezzò il viso di Talia.
L' ex-cacciatrice inforcò la bici e si sistemò gli occhiali.
Erano passati due giorni dalla sua visita al campo mezzosangue e la ragazza si era data parecchio da fare, aveva raccolto tutti i suoi soldi e aveva affittato una camera in una comoda pensione.
Si era comprata una bicicletta, che usava per muoversi all'interno della città.
Aveva scoperto un locale rustico all'angolo di una stradina poco visitata, che le ricordava di Apollo, e aveva deciso di frequentarlo giornalmente.
Parcheggiò la bici e la assicurò alla rastrelliera.
Entrò nel locale, piacevolmente arieggiato e prese posto vicino a una vetrata.
Non si era ancora abituata al ritmo estenuante della città, ma voleva farlo.
Aveva passato metà della sua vita a fare il vegetale e l'altra metà a combattere mostri, si meritava un po' di relax e riposo.
Tuttavia le mancava Apollo.
A distrarla dai suoi pensieri, che stavano assumendo una piega malinconica, fu il barista.
« Vuole ordinare, signorina? » chiese, con tono educato.
« Oh, sì... Un cappuccino e una brioche alla crema » rispose Talia, estraendo il portafoglio.
« Perfetto, le faccio portare tutto dal nuovo cameriere... DANIEL! DAAAANIEL! ».
Un ragazzo alto e moro, si affacciò dalla porta delle cucine.
« Si? » annaspò, massaggiandosi il petto.
« Porta alla signorina una brioche, una di quelle appena sfornate... ! » gli ordinò il barista, per poi girarsi verso Talia e dire: « Abbi pazienza, si è appena trasferito ed è nuovo … » .
Talia annuì e si appropriò di un giornale, sul tavolino lì vicino.
Alzò lo sguardo dall'articolo che stava leggendo solamente quando sentì Daniel avvicinarsi.
Era carino come ragazzo, aveva un viso chiaro e dei bei lineamenti.
Talia gli sorrise, gentile, non fece in tempo a ringraziarlo che Daniel perse l'equilibrio e inciampò rovesciandole il cappuccino addosso.
Ci volle tutto l'autocontrollo di Talia per non farla strillare come una femminuccia, si limitò a scostarsi mordendosi il labbro e tamponandosi con un tovagliolo.
« Per Zeus! Daniel sei un completo idiota! » imprecò il barista, Talia spalancò gli occhi fissandolo, ma non disse niente.
Daniel si rimise in piedi, con fatica.
« Sono mortificato... Davvero... Un totale disastro » balbettò, cercando di asciugarle la maglietta.
« Lascia stare faccio io » disse Talia, improvvisamente divertita dalla situazione.
« Nelle cucine ho una maglia in più... Se vuoi te la presto » disse Daniel, indicando la porta alle sue spalle.
Talia fece per rifiutare quando un familiare senso di calore la pervase.
« Va bene, mi farebbe molto piacere » sussurrò, seguendolo verso il retro.
La ragazza tuttavia non riuscì a spiegarsi l'improvviso senso di colpa che l'avvolse, mentre indossava la maglia di Daniel.
Si guardò intorno, sentendosi osservata, e quando un raggio di sole fece capolino da una finestrella capì che per quanti Daniel ci fossero al mondo, lei non si sarebbe mai dimenticata di Apollo.
Ma questo non significava che non avrebbe rivolto un sorriso di gratitudine al cameriere e che non avrebbe accettato un invito a cena carico di scuse e di porcherie romantiche.
_____________________
Saaalve mezzosangue,
lo so è da un SECOLO che non aggiorno.
Perdonatemi, ma arriviamo al punto: CHE DIAVOLO HA COMBINATO LA MIA MENTE MALATA?
Lo so che probabilmente sarete stufi dei miei tira e molla, ma sono necessari.
La storia non è ancora finita e ne vedremo delle belle.
Delucidazioni: Daniel è il giovanotto mandato da Zeus.
Apollo ha visto la scena fra Talia e Daniel.
Talia aveva bisogno di una pausa (non voglio sentire ' eh ma lei è una cacciatrice, mezzosangue blablabla non può avere una vacanza a Los Angeles).
Il consiglio di Annabeth è puramente personale, voglio dire io a una mia amica avrei consigliato questo. 'prenditi del tempo, fatti un giro e respira un po'' lol.
Non so che altro dirvi, torno a guardarmi Grey's Anatomy.
-JeyCholties.
ps. GRAZIE MILLE A TUTTI PER LE RECENSIONI. MI AVETE FATTA PIANGERE. Çwç
pss. Ho scritto questo capitolo proprio alla cavolo, perciò perdonate forma ed errori.
Ma la mia pigrizia regna sovrana, perciò non l'ho nemmeno rivisto.
Pssss. L'immagine ad inizio capitolo l'ho fatta io.
Psssssss. Pretendo una recensione con tutti i vostri pareri e insulti velati. Love u all. <3
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Capitolo 10 *** Spericolati. ***
Spericolati.
Talia lanciò un'occhiata di soppiatto a Daniel.
Quest'ultimo se ne accorse e scoppiò a ridere, facendole fare una giravolta.
« Grazie per la serata, Dan » sussurrò Talia, gli occhi le brillavano di gioia.
« Non c'è di che, mia cacciatrice » Daniel le afferrò la mano e gliela baciò, con dolcezza.
Talia sorrise, sinceramente affezionata al ragazzo.
Gli aveva raccontato di aver avuto una famiglia di cacciatori, e che non considerava la caccia una cosa orrenda, anzi che la sosteneva e la appoggiava.
Daniel, allora, colta la passione della ragazza, aveva cominciato a chiamarla 'cacciatrice'.
A Talia faceva piacere, ed era grata al ragazzo per la distrazione che le offriva.
***
« Allora... Che ne pensi? » grugnì Zeus, fissando Talia che rincasava nella pensione, che aveva affittato.
Afrodite accanto a lui, storse la bocca.
« Mh, abbiamo trovato un ottimo ragazzo, lui è già pazzo di lei, ma Talia è ancora restia a lasciarsi andare... Devo intervenire? » chiese la dea, alzando lo sguardo verso Zeus.
Il padre degli dei parve pensarci su per un po'.
« No, per ora voglio che sia un inizio reale... In fondo lei e Apollo hanno cominciato litigando e piano piano si sono avvicinati sempre di più... » rifletté il dio, torcendosi la barba.
« A proposito di Apollo... » cominciò Afrodite « Come sta? »
« Li ha visti e non ne sembrava contento... » rispose Zeus, la voce roca « Lo tengo d'occhio e ho notato che non la cerca mai... é completamente assorto dal lavoro con Efesto e da quando gli ho dimezzato i turni con il carro del sole, lui si è immerso nuovamente nella poesia... ».
« Non l'ha presa bene » sussurrò Afrodite, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito « Forse siamo stati troppo affrettati con la decisione per la punizione...».
« No » disse Zeus, risoluto.
« No, è quello che si meritano... Tieni d'occhio Talia, se rimane ancora restia a frequentare Daniel … dalle una piccola spinta ».
***
Apollo strinse le labbra e strappò un altro ciuffo d'erba.
La sua punizione si stava rivelando insopportabile.
E non si riferiva solo al fatto che Talia avesse conosciuto un ragazzo, ma anche al resto della sua punizione: doveva aiutare Efesto nelle fucine, fin qui nulla di chè, era abituato al caldo soffocante, il problema stava nella compagnia.
I ciclopi di Efesto erano rozzi e barbari, l'avevano sbattuto a fondere bronzo celeste e si rifiutavano di trattarlo con rispetto.
Apollo non si era mai sentito così solo e umiliato.
Gli avevano persino dimezzato i turni per il carro del sole, Estia era stava convocata per guidare il carro durante la sua assenza.
Apollo non si lamentava di Estia, la trovava piacevole e garbata.
Ma gli mancava la sua routine e gli mancava Talia.
Aveva perso il controllo quando l'aveva vista con Daniel.
Non riusciva a pensare a nient'altro che al suo sguardo su di lei.
Sapeva che era tutta una montatura e che faceva parte della sua punizione.
Ma faceva male, ugualmente.
« Mi sono innamorato » borbottò a nessuno in particolare, lasciandosi sfuggire una mezza risata, priva di gioia.
Si affondò le dita nei capelli e sospirò profondamente.
« Mi sono innamorato » ripeté, a voce alta.
Ascoltò quelle parole fluttuare nell'aria, e scoppiò a ridere.
Era spacciato.
La sua macchina atterrò con un rombo di fronte a lui, Estia scese leggiadra e gli rivolse un sorriso, prima di dirigersi verso un tempio.
Adorava Estia, per la semplice ragione che non ti scartavetrava i gioielli con i suoi pensieri o le sue supposizioni.
Apollo giocherellò con le chiavi della macchina e con un sospiro si decise a cominciare il proprio turno pomeridiano.
Salì in macchina e ripartì con una sgommata.
Quando raggiunse la propria traiettoria, si materializzò sul tetto dell'auto e si concesse la visione del panorama.
Poi, inaspettatamente, cominciò a ridere.
Il suo petto si muoveva, sussultando, e dalle sue labbra sfuggiva una risata incontrollata.
Era spacciato.
Perciò si concesse uno sguardo, verso Talia.
In fondo doveva scontare una punizione, e gli veniva difficile respirare se non la teneva d'occhio a intervalli irregolari.
La rintracciò, che passeggiava lungo le vie della strada.
Indossava una gonna nera e degli occhiali da sole.
Apollo sorrise e inclinò leggermente la testa.
Poi lo notò.
Accanto alla ragazza, ciondolava allegro, Daniel.
Apollo trattenette un basso ringhio di frustrazione.
Stavano ridendo, e lui non voleva sapere per cosa.
Era insopportabile guardarli, perciò distolse lo sguardo.
Lo puntò verso l'orizzonte e fece un respiro profondo.
Aveva bisogno di una distrazione.
Di una bella distrazione bionda, con un bel paio di gambe lunghe.
Fissò l'auto sul pilota automatico, e si materializzò di fronte ad un bar.
Quando, venti minuti dopo, uscì dal bar, circondava la vita di due bellissime ragazze.
Potete immaginare quello che successe nei quaranta minuti successivi.
***
Talia aveva, sinceramente, creduto che avrebbe potuto trascorrere una bellissima giornata con Daniel.
No, non ci aveva creduto. Ci aveva ardentemente sperato.
Ma in fondo era stata sua la stupida idea di infilarsi in quella stretta viuzza, ignorando il vago presentimento di pericolo.
Erano una decina, mal vestiti, e decisamente maleodoranti.
Talia capì che erano meno umani, di quello che sembrassero.
La Foschia aveva reso i loro contorni indefiniti e sfocati.
Daniel si era piazzato protettivo, di fronte a lei.
Idiota, pensò Talia, scuotendo la testa.
« Non abbiamo soldi da darvi, siamo venuti qui solo per fare un giro » dichiarò il ragazzo a voce alta.
Uno dei mostri scoppiò a ridere, e Talia riuscì per un secondo a intravedere la sua forma reale.
« Abbiamo sentito il tuo odore, mezzosangue » ringhiò uno, dietro di lei.
Talia si voltò e gli rivolse un'occhiata sprezzante.
« Ci siamo riuniti tutti per accoglierti nel miglior modo » gracchiò un altro, facendo un passo avanti e restringendo il cerchio che si era formato.
« Di che stanno parlando? » farfugliò Daniel, rivolgendole un'occhiata di soppiatto.
« Spero che mi perdonerai per questo... » sussurrò Talia.
« Cos... » Daniel spalancò gli occhi e si voltò verso di lei.
Talia gli girò il braccio, costringendolo a terra.
Daniel lanciò un grido, ma prima che potesse tentare di liberarsi, Talia gli premette la base del collo, facendolo svenire.
Intorno a lei i mostri si erano agitati, famelici.
Talia corse verso uno di essi, e con un calcio riuscì a sorpassarlo, sfortunatamente un altro le afferrò la caviglia e la trascinò indietro.
Ma Talia aveva preso quello che le serviva.
Fece ruotare la spranga di ferro in aria e mozzò la testa a due mostri.
« Venite a prendermi, stronzi » sussurrò, passandosi la lingua su un labbro rotto.
Si rialzò, evitò un pugno e trafisse un mostro al centro del petto.
Sentì degli artigli tirarle i capelli, con un calcio circolare si liberò dalla presa e strinse la barra di ferro, concentrandosi e invocando un fulmine.
Quello non si fece attendere.
Piombò sulla terra disintegrando tre mostri e caricando l'aria di elettricità.
Talia fece ruotare la spranga e si guardò intorno.
Uno si stava rialzando e un altro strisciava verso di lei.
Talia corse verso di loro, diede una mazzata al primo e sfondò il cranio del secondo.
Il sanguo denso e scuro schizzò sulle sue braccia, Talia drizzò la schiena e si strusciò la manica della giacca contro la guancia.
Era certa che ne fosse rimasto uno.
Infatti, qualche istante dopo si sentì stringere la gola da dietro.
Si divincolò furiosamente, e la presa sulla spranga diminuì.
Il mostro la schiacciò a terra, premendole gli artigli sulla testa.
La vista di Talia si annebbiò, poi accadde qualcosa di straordinario.
Un altro fulmine, che non aveva invocato lei, si infranse sulla schiena del mostro, disintegrandolo in mille pezzi.
Nel vicolo calò il silenzio.
Talia tossì e si rialzò, tenendosi il braccio.
Intorno a lei regnava il caos, piccole spirali di fumo si alzavano da vecchi giornali buttati a terra.
I mostri erano spariti, un cassonetto era stato rovesciato e la scala antincendio di un palazzo era stata sradicata.
Talia corse verso Daniel, ancora privo di sensi.
Non aveva subito ferite, a parte un bernoccolo e un taglio sottile sulla guancia.
Talia lo liberò dalle macerie e lo issò sulle spalle, senza fatica.
Si infilò lungo una via laterale, evitando la strada e il marciapiede pubblico, e corse a perdifiato verso il retro di un ospedale.
Salì due rampe di scale antincendio e raggiunse una porta laterale, notando con piacere che era aperta.
Entrò in una stanzetta riservata ai pazienti chirurgici, e abbandonò Daniel su un letto vuoto, prima di andarsene scarabocchiò un biglietto di scuse e di rassicurazioni che gli infilò nella tasca della giacca.
Talia aveva capito che era ora di cambiare città, Los Angeles era diventata troppo caotica per i suoi gusti.
Ritornò sui propri passi e uscì da una finestra del primo piano.
Non fece tempo a girare l'angolo che venne scaraventata con forza contro il muro.
Le tempie le pulsavano dolorosamente, e quando Talia mise a fuoco l'aggressore lanciò un urlo, carico di paura.
***
Apollo si allontanò di scatto dalle labbra della mora.
Sentiva un fastidioso ronzio nelle orecchie, che non sapeva spiegarsi.
« Va tutto bene? » chiese la ragazza, drizzandosi sui gomiti.
Apollo fece un cenno, e le diede le spalle.
Poi lo vide.
Un flash.
Durò una manciata di secondi, ma lo vide chiaramente.
Un ciclope inchiodava al muro una ragazza, stranamente familiare.
Per poco le ginocchia non gli cedettero.
Talia era coperta di sangue, incatenata al muro di una caverna sotterranea.
Apollo si portò le mani alle orecchie, sentendola urlare.
Sai dove trovarmi.
Sai chi sono.
Sai cosa voglio.
E sai dove trovarmi.
Apollo si lanciò fuori dalla porta, con un solo pensiero in testa.
***
Talia spalancò gli occhi di scatto.
Riusciva a vedere solo strane macchie di un rosa-violetto.
Sbatté più volte le palpebre e mise a fuoco l'ambiente.
Era circondata da fiori violetti.
Un aroma dolciastro riempiva la piccola caverna sotterranea, un grande foro faceva entrare la luce e riusciva a sentire il rumore dell'acqua, poco lontano.
Tentò di muoversi, ma i suoi polsi erano incatenati alla roccia, dietro di lei.
Perfetto, sono finita nelle mani di uno psicopatico ciclope.
A quel pensiero il suo corpo venne scosso da un brivido.
L'ultima volta che aveva avuto a che fare con un ciclope era morta.
Trattenette un ringhio di frustrazione e cercò di ragionare.
Cos'erano quei fiori?
Perché riuscivano a crescere anche nella mezza oscurità di quella caverna sperduta?
Dov'era Apollo quando serviva?
Talia alzò gli occhi al cielo e pregò intensamente suo padre e Apollo.
Poi riportò lo sguardo sui fiori.
Una risposta le balenò nella testa.
Dafne.
Quella era Dafne.
« O dei miei » sussurrò, gli occhi colmi di lacrime.
Era stata rapita dall'ex psicopatica di Apollo.
Quasi a voler confermare quel pensiero una splendida creatura uscì dalla penombra.
A Talia, per poco non cascò la mascella.
Era una delle ninfe più aggraziate e leggiadre che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare.
Aveva lunghi capelli castani, due occhi verde mare e un sorriso appena accennato.
Il corpo era dannatamente perfetto, indossava solo un velo leggero perciò le sue rotondità erano perfettamente in mostra.
Non era magra, anzi vantava un seno e dei fianchi prosperosi.
Quando Talia udì la sua voce, si chiese quanta eterosessualità le fosse rimasta.
« Talia » sussurrò Dafne, chinandosi verso di lei.
« Non ti preoccupare... Apollo sarà qui a momenti ».
Talia trasalì al sentire il nome del dio del sole.
Si riscosse da quella strana nuvola di pensieri e recuperò le sue facoltà mentali.
Si divincolò furiosamente e urlò: « Liberami immediatamente ».
Dafne sorrise, angelicamente.
« No ».
Talia non seppe perché lo fece, ma le sputò in faccia.
La ninfa si pulì la guancia con il dorso della mano, ma non smise di sorridere.
« Vedo che sono come una droga per te » sussurrò, indicando i fiori tutt'intorno a lei.
Talia scosse la testa, aveva completamente perso il controllo del proprio corpo.
Non riusciva a pensare lucidamente e le sue reazioni diventavano sempre più istintive.
I muscoli del suo braccio avevano degli spasmi involontari.
E quando dall'ombra fuoriuscì un ciclope Talia non riuscì nemmeno a urlare.
I palmi le grondavano di sudore e i suoi occhi cercavano un appiglio inesistente.
Veleno.
Dafne era puro veleno.
Talia si domandò se stesse morendo.
Voleva pensare e dedicare i suoi ultimi momenti a una persona.
Ma a chi?
Con uno sforzo immane si obbligò a racimolare la sua coscienza
Apollo.
Talia riuscì a produrre un verso strozzato.
Cercò di sorridere, ma la bocca era come paralizzata.
Avrebbe voluto tanto sorridere, pensando a quel nome.
Apollo...
Weeilà mezzosangue!
Come va la vita?
Io sto alla grande, mi sto veramente godendo questi giorni di vacanza.
Parliamo del capitolo: Talia frequenta Dan, la cosa le piace.
Le piace avere a che fare con un ragazzo normale e gradevole.
È stata un albero per 34983696 anni.
Perciò i suoi comportamenti sono leciti.
Poi vediamo Zeus e Afrodite sulla loro 'nuvoletta' a parlare dei due, ancora non sono intervenuti con la freccia. Zeus vuole che sia tutto abbastanza reale, e dato che i due sembrano piuttosto affiatati anche senza il loro aiuto... perché intervenire?
Apollo è depresso.
Viene trattato male da tutti e la sua punizione è abbastanza impegnativa, anche se credo che la parte psicologica sia la peggiore.
Voglio dire: ha corteggiato Talia per un secolo, arrivando a provare qualcosa di serio per lei, poi puff... tutto sparito. Litiga con lei e lei comincia a frequentare un altro.
È già tanto che Apollo non si sia fatto Tumblr e non abbia cominciato a tagliarsi... xDD *inserire ironia qui*
Poi vediamo Talia in versione 'bad ass' spacca un po' di culi, salva il sedere di Dan e poi un ciclope le tira un calcio nel culo e la fa a pezzi... (ma che cazzo mi fumo?)
Insomma: mentre Apollo si fa una tizia, perché lui ha bisogno di sfogare il suo istinto omicida facendo sesso (come tutta la popolazione maschile), avverte che Talia è in pericolo (merito un oscar, un nobel o quello che è... voglio una statua per aver pensato a una scena del genere AHAHAHAH ).
Infine capiamo che Talia è stata rapita da una delle ex psicopatiche di Apollo: Dafne, che produce tutti questi fiorellini violetti che avvelenano lo spirito e il corpo (cazzata inventata all'ultimo momento).
Ho reso Dafne una gran figa. (ahahahah)
Btw Dafne vuole vendicarsi perché: Eros ha colpito Apollo con una freccia per farlo innamorare di Dafne, mentre lei l'ha colpita con una freccia per respingerlo (cap. 8), insomma la bella ninfa si è un po' scazzata per il disagio e vuole vendetta, anche perché ha dovuto trasformarsi in una pianta per sfuggire al belloccio.
Spero di aver spiegato tuttooo.
Attendo una vostra recensione, sul serio. Voglio il vostro parere.
Sto migliorando?
Peggiorando?
Ho reso Talia troppo OOC?
Apollo è un cazzone? (si lo è.)
Un bacio,
-JeyCholties.
ps. peeerdonate eventuali errori.
Pss. Vado ad scrivere il capitolo sui malandrini.
Pss. Mancano tipo tre/quattro capitoli alla fine. (eheheh)
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Capitolo 11 *** Rabbia e dolore. ***
Rabbia e dolore.
« Talia! » urlò Apollo, lanciandosi verso di lei.
Era riuscito finalmente a capire dove si trovasse Talia, aveva abbandonato il suo turno ed era sceso con il suo carro del sole proprio sopra alla grotta.
Si aspettava di trovare Dafne, perciò non aveva fatto una piega di fronte ai fiorellini, tuttavia quando il suo sguardo si era soffermato sulla figura di Talia, le sue difese erano cedute.
Non fece in tempo a sfiorarla che una mano lo afferrò da dietro e lo scaraventò contro una parete.
Il ciclope grugnì soddisfatto e ritornò nell'ombra.
« Apollo... Ti ricordi di me? » Dafne si avvicinò lentamente, ancheggiando.
« Dafne » boccheggiò Apollo, rialzandosi e pulendosi la camicia che indossava.
« Questo aspetto ti sta divinamente... » sorrise Dafne, sfiorando la guancia di Apollo.
Fu allora che Talia cominciò a urlare.
« DANIEL! No! » la ragazza cercò di divincolarsi, i suoi occhi colmi di lacrime erano puntati su Dafne e Apollo.
Quest'ultimo la guardò confuso.
« Che significa...? Talia... Sono io, Apollo! » disse il dio, voltandosi verso di lei.
« Uhm... Ops... Credo che sia colpa mia... Diciamo che nella sua testa ti ho trasfigurato nel suo amore più recente... Daniel » ridacchiò la ninfa, facendo una smorfia compiaciuta.
« Cosa hai fatto? No... Talia, guardami... Sono io Apollo... » Apollo tentò di avvicinarsi a lei, ma Dafne gli afferrò il polso e lo trasse a sé.
« Non toccarlo... Non lui... No! » pianse Talia, il suo petto sussultava di singhiozzi e il suo viso era in fiamme.
Apollo socchiuse le labbra, fissandola sperduto.
E così Talia avrebbe reagito in quel modo se Daniel fosse stato in pericolo...
« Falla tornare normale! » ringhiò Apollo, riscuotendosi dai suoi pensieri e spingendo Dafne contro la parete.
Il ciclope si agitò nell'ombra.
« Oh, ma lei è normale... Solo che vede il suo unico vero amore in pericolo... » sussurrò Dafne, avvicinandosi e sfiorando le labbra di Apollo con un dito.
« Tu sei malata! » Apollo tentò di muoversi, ma era bloccato.
Si guardò i piedi, piccoli fiori violetti crescevano intorno alle scarpe sportive che indossava.
« Ma che diavolo... » Apollo tentò di incendiarli, ma i suoi poteri sembravano svaniti nel nulla.
« Ho perso il mio unico vero amore a causa tua... » il viso di Dafne si era trasformato in una maschera di pura rabbia.
« Cosa? Di che stai parlando... » Apollo la guardò confuso.
« Quando Eros ci ha lanciato quelle frecce io ero già innamorata di un uomo... Un uomo che ho perso a causa tua... » Dafne affondò una mano nei capelli biondi di Apollo e lo trasse verso il suo viso.
« Ti ho già detto che non è stata colpa mia! » ringhiò Apollo, cercando di liberarsi.
« Oh invece sì... Io ci sono finita semplicemente in mezzo... » annuì Dafne, gli occhi lucidi.
« E' quello che dovrebbe imparare la tua stupida ex ragazza » aggiunse, indicando Talia che si dimenava e piangeva.
« Non ci si dovrebbe mai mettere in mezzo alle questioni degli dei... » concluse la ninfa, lasciando il viso di Apollo.
« Come hai fatto a racimolare così tanto potere... ? » chiese Apollo, tossendo.
« Quando Gea è stata sconfitta io già bramavo la mia vendetta contro di te, quindi sono andata a raccogliere quello che rimaneva dei suoi poteri... Ho viaggiato e visto posti incredibili e sono diventata forte quasi quanto un dio... » spiegò Dafne, una luce di orgoglio brillava nei suoi occhi verdi.
« Quasi... » sottolineò Apollo alzando un braccio e schiantandola tramite un raggio luminoso.
Dafne scivolò sulla parete, e il ciclope uscì dall'ombra e si lanciò verso Apollo.
« Fermo! » urlò la ninfa, ma era troppo tardi.
Apollo aveva raccolto le sue ultime energie e aveva steso il ciclope.
Talia aveva smesso di piangere e fissava il corpo del mostro crollare a terra.
« So quanto poco ti piacciano i ciclopi... » sussurrò Apollo, rivolto più a sé stesso che a Talia.
Dafne scoppiò a ridere.
« Hai steso me e il mio ciclope... e allora? Le tue forze stanno svanendo e la mia vendetta non si riduce solo a te e alla tua stupida ragazza... I miei fiorellini adorati stanno invadendo l'intero Olimpo... » disse Dafne, rialzandosi e fronteggiando il dio del sole.
« Perché mai dovresti farlo? Punire tutti quanti per un cuore spezzato... » disse Apollo, scuotendo la testa.
« L'uomo di cui mi ero innamorata si è tolto la vita quando ha scoperto che di me si era innamorato un dio... Si è tolto la vita... E quando l'effetto delle frecce è finito sono stata da Zeus a chiedergli di riportarlo in vita... In qualsiasi forma avesse scelto... » disse Dafne, gli occhi colmi di lacrime.
« Ma... tu ti eri trasformata in una pianta! » obbiettò confuso Apollo.
« Sai cosa mi ha risposto Zeus? Mi ha detto che non valeva più la pena tirarlo fuori dagli inferi, sopratutto perché lui aveva dei brutti trascorsi con Ade... » continuò Dafne, ignorando l'osservazione di Apollo.
« E ora tu vuoi punire tutti per questa stronzata? » gridò Apollo, sempre più confuso e sconvolto.
« All'inizio pensavo di uccidere solo la tua ragazza... Sai la figlia di Zeusa bla bla bla, avrei preso due piccioni con una fava... Ma poi … Io ho così tanto potere perché non usarlo per far girare la testa anche all'Olimpo? Adesso infatti i miei fiori stanno invadendo i templi regalando qualche piccola allucinazione a tutti... » sorrise Dafne, sistemandosi il vestito.
Apollo chiuse gli occhi, stremato.
Non si sentiva così stanco dai tempi di Tifone.
Si sentiva in dovere di fare qualcosa, ma non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
Crollò in ginocchio, lo sguardo fisso su Talia.
« Talia io... Non sono Daniel, sono Apollo... Ti prego... » sussurrò il dio.
Dafne scosse la testa, ridendo.
Talia aveva lo sguardo puntato a terra, la testa china.
« Sta morendo... » sussurrò Apollo « La stai uccidendo, ti prego fermati! Lei non centra nulla... Ti prego... ».
« Oh, lei invece è il centro di tutto... » rise Dafne, chinandosi verso i suoi fiori e accarezzandoli lentamente.
Apollo strinse le labbra e chiuse gli occhi.
Cercò di concentrarsi, aveva parcheggiato il carro del sole nel boschetto sopra di loro.
Riusciva chiaramente a percepire il motore pulsante del carro, ma non riusciva a stabilire un contatto.
Il ciclope cominciò a muoversi, si stava risvegliando.
Talia alzò la testa e cominciò a fremere di paura.
Apollo serrò i denti con rabbia.
« Che stai facendo? » Dafne si drizzò in piedi e guardò il dio.
« Sto consumando il sole per salvarla... » disse Apollo, prima di cominciare a illuminarsi.
Dafne cercò di fermarlo, incitando le piante a serrarlo in una morsa soffocante, ma era troppo tardi.
Un'ondata di luce ed energia si riversò nella caverna sotterranea, distruggendo ogni pianta di Dafne, mandando in polvere il ciclope e liberando Talia.
La ninfa si contorse.
« No! Non è ancora finita... » urlò, divincolandosi mentre sprofondava nelle viscere della terra.
« Talia! » urlò Apollo, lanciandosi verso la ragazza e afferrandola.
Scomparvero in un lampo, materializzandosi accanto al carro del sole.
Apollo barcollò e cadde per terra, mentre Talia rotolava sull'erba, svenuta.
Passò parecchio tempo prima che uno dei due si svegliasse.
Quando Talia spalancò gli occhi e si drizzò a sedere, vide il corpo di Apollo giacere a pochi metri da lei.
Strisciò verso di lui, fissandolo confusa.
Quando era arrivato?
Dov'era Daniel?
Un dolore acuto alla testa la fece emettere un gemito.
Quelle domande trovarono subito risposta, la sua mente si rischiarò e lei capì che Daniel non era mai stato nella caverna.
E capì anche che Apollo aveva rischiato la vita per salvarla.
Talia si asciugò le lacrime e sfiorò il petto di Apollo, era bollente.
« Avanti... Svegliati, non lasciarmi qui... » gridò Talia, scuotendolo.
Apollo non si mosse, sembrava...
« No, tu non sei morto... Tu non sei morto acceca-oche... Tu non sei morto » pianse Talia, chinandosi verso il suo viso.
« Avanti Lampadina... Avanti apri gli occhi... » disse Talia, premendo le labbra contro le sue.
Un boato e un' energia si espansero dalle loro labbra, creando un vento che agitò tutti gli alberi intorno a loro.
In quel momento Apollo aprì gli occhi e grugnì.
« Apollo... Grazie agli dei... Sei vivo... » esclamò Talia, appoggiando il viso sul suo petto bollente.
« Talia » le dita di Apollo salirono a sfiorare i capelli di Talia.
« Come ti senti... Stai bene? » chiese Talia, alzando la testa.
« Sono solo un po' scombussolato » disse Apollo, cercando di muoversi.
Talia si alzò e lo aiutò a fare altrettanto.
« Dobbiamo andare sull'Olimpo... I fiori saranno già dappertutto... » disse la ragazza, avvolgendosi il braccio del dio intorno alle spalle.
« Vuoi salvare quegli stronzi? » grugnì Apollo, arrancando verso l'auto.
« Dobbiamo pur tirarci fuori dalla nostra stupida punizione » disse Talia, aprendo la portiera.
« Talia io non credo di riuscire a guidare... » sussurrò Apollo, tossendo.
La ragazza lo fissò per un momento.
« Allora guido io... » disse Talia, risoluta.
***
Il carro del sole atterrò sul prato accanto al tempio di Zeus, sgommando e rischiando di investire un satiro.
Talia uscì dall'auto con le gambe tremanti, e si diresse verso Apollo, cercando di aiutarlo.
« Ricordami di non farti più guidare la mia auto... » sussurrò il dio, con il volto pallido.
« Taci Lampadina, o ti vomito sulle scarpe » disse Talia, cercando di riprendersi.
Intorno a loro piccoli fiori violetti erano già cresciuti, diffondendo nell'aria il loro profumo inibitore.
Talia fece per tapparsi il naso, ma Apollo la fermò.
« Ormai noi siamo immuni... Con i miei poteri sono riuscito a cancellare ogni loro influenza... » spiegò il dio, guardandosi intorno.
« Allora fallo di nuovo! » esclamò Talia.
« Alba della mia vita, io ho rischiato di consumare l'unico sole esistente nell'universo per salvare le tue inutili chiappette, non posso di certo rifarlo, condannerei l'umanità a un'eternità buia » ringhiò Apollo, fulminando Talia.
Quest'ultima lo guardo, le labbra leggermente schiuse.
« Sei un idiota, Lampadina... » disse, i suoi occhi si soffermarono un secondo sulle sue labbra, ma Talia non lo baciò. Non era il momento giusto.
« Dillo di nuovo... Chiamami di nuovo Lampadina... » sussurrò Apollo, chiudendo gli occhi per un momento.
« Ti pare il momento di perdersi in chiacchiere? L'Olimpo sta crollando sommerso da stupidi fiori viola e tu vuoi che io ti chiami Lampadina! » esclamò Talia, scuotendo la testa.
« Grazie... » disse Apollo, riaprendo gli occhi e trascinandola verso il tempio.
Intorno a loro, sparsi nell'erba e fra i fiori violetti, i satiri si crogiolavano al sole borbottando qualche parola di tanto in tanto.
« Su di loro l'effetto è minimo in quanto metà animali... » osservò Apollo, entrando nel tempio.
La scena che si presentò di fronte a loro non fu una delle migliori.
Avvinghiati alle colonne c'erano centinaia di fiorellini viola, e gli dei sparsi un po' a caso nel salone erano impegnati in parecchie strane attività.
Afrodite era avvinghiata ad Efesto, e lo baciava appassionatamente.
Ares era accucciato in un angolo e piangeva come un bambino, Ermes stava leggendo una lettera ad alta voce e piangeva anche lui.
Dioniso conversava amabilmente da solo, Poseidone e Atena litigavano lanciandosi statue, Demetra rideva indicando la parete e Artemide parlava con una testa di cervo impagliata.
Talia si lanciò verso Artemide, scuotendola per le spalle.
« Artemide... » la chiamò più volte, ma la dea non sembrava notarla.
Apollo strinse le labbra, guardandosi intorno.
« Dobbiamo escogitare un modo per estirpare queste piante dall'Olimpo » disse grattandosi la nuca.
« Come possiamo fare? » gridò Talia, raggiungendolo.
« Ci sono! Ogni dio è provvisto di una particolare forza, se loro riuscissero a liberarla tutti insieme, l'intero Olimpo sarebbe salvo... » disse Apollo, annuendo.
Talia lo fissò confusa.
« Sono nel bel mezzo di allucinazioni... Come dovrebbero liberarla questa forza? » chiese la ragazza.
Apollo sfoderò un ghigno strafottente.
« Facendoli litigare... »
__________________
Saalve mezzosangue!
Lo so, è da un po' che non aggiorno... Chiedo venia.
Per quanto riguarda il capitolo: è ricco d'azione non trovate?
Apollo riesce a salvare Talia, tuttavia non può impedire il diffondersi dei fiori di Dafne e quindi è costretto a tornare sull'Olimpo per manipolare gli dei a combattere.
Ps. Non ho citato Ade perché lui è troppo drama queen per presentarsi sull'Olimpo (ahahaha)
Insomma per sterminare i fiorellini gli dei dovranno litigare e incazzarsi di brutto!
Sarà interessante? Sì. Sarà divertente? Assolutamente.
Quindi non perdetevi il prossimo capitolo, mezzosangue!
-JeyCholties.
Btw: nel prossimo capitolo ci sarà una dose spropositata di fluff, quindi preparate il gelato e i fazzoletti. :D
|
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Capitolo 12 *** Il sacrificio. ***
Nei
capitoli precedenti: Dafne invade l'Olimpo con fiorellini
velenosi, in grado di produrre allucinazioni.
Talia
e Apollo dopo essersi liberati devono liberare l'Olimpo da quelle
piantine così decidono di far litigare gli dei, per creare
abbastanza energia da distruggere ogni piantina velenosa.
Il
sacrificio
Apollo
cominciò con Ares.
Si
avvicinò lui e gli diede un calcio non molto amichevole, il
dio alzò
la testa, il viso era rigato di lacrime.
«
Efesto mi ha picchiato e si è ripreso Afroooditeeee
» ululò,
indicando i due che si baciavano qualche metro più in
là.
Apollo
scosse la testa e lo fece alzare.
Ares
si appoggiò a lui, singhiozzando.
«
Ascoltami bene! Afrodite ha scelto Efesto perché tu sei una
mammoletta... Hai capito bene? Una mammoletta bella e buona »
ringhiò Apollo, indicando Efesto.
Il
viso di Ares si indurì per un secondo.
«
Sì
e poi sai cosa va dicendo Efesto in giro? Che riuscirebbe a batterti
a occhi bendati... » continuò il dio del sole,
sperando che
l'orgoglio di Ares fosse ancora lì, da qualche parte.
«
Davvero? E che altro dice quello storpio?! »
borbottò Ares, tirando
su con il naso e raddrizzando le spalle.
«
Beh... Ha detto... che … la tua moto è orrenda! E
che ti puzzano i
piedi! » farfugliò Apollo, cercando di sembrare
convincente.
Ares
gli diede una spallata, si soffiò il naso e si diresse verso
i due,
afferrò Efesto per il colletto e lo scaraventò
dall'altra parte del
tempio.
Efesto
estrasse un martello dalla tasca e lo sbatté sul pavimento,
creando
un'onda di energia.
I
primi fiorellini scomparvero, ma altri presero subito il loro posto.
Apollo
si girò per vedere come se la cavasse Talia: l'ex
cacciatrice era
inseguita da un Dioniso molto infuriato.
A un
certo punto si lanciò sotto un altare di pietra, facendo
scontrare
Ermes e Dioniso.
I due
cominciarono a spintonarsi, finché la lettera che stava
leggendo
Ermes si strappò causando l'ira di quest'ultimo.
Dioniso
sbatté indignato il piede per terra e subito una vigna
crebbe ,
annientando un cespuglio di Dafne.
Apollo
si guardò intorno: Poseidone e Atena stavano già
litigando,
lanciandosi statue.
Ma
come persuaderli a usare la propria forza?
Apollo
sorrise, schioccando le dita.
Le
statue sparirono, ed entrambi, Poseidone e Atena, si ritrovarono
senza niente in mano.
Poseidone
fece innalzare l'acqua dentro una bacinella di pietra e
schizzò
Atena sulla faccia, la dea infuriata fece apparire la lancia e con un
abile mossa schiantò Poseidone su un trono di pietra.
In
quel momento parve ridestarsi perché si guardò
intorno confusa,
Apollo cercò di attirare la sua attenzione per chiederle
aiuto, ma
andò a sbattere contro Demetra, che era in preda a un
attacco di
risa isteriche.
«
Ehi contadina! » urlò Apollo.
«
Il
tuo mais fa così schifo che preferisco quello geneticamente
modificato! » continuò, prima di rendersi conto
che l'aveva fatta
grossa.
Demetra
si voltò, furente.
«
COOOSA? » strillò, facendo comparire un mazzo di
orzo e cercando di
schiaffeggiarlo sul viso.
Talia
si voltò, stava evitando le frecce scoccate da Artemide,
usando un
pezzo di marmo come scudo.
«
NON TI AZZARDARE A TOCCARE IL MIO RAGAZZO! » urlò,
invocando un
fulmine.
L'energia
elettrica si propagò lungo il tempio arrostendo il mazzo di
orzo e
attirando l'attenzione di tutti.
Zeus
che stava rotolando per terra, alzò la testa, spalancando la
bocca.
Apollo
fissò Talia, con un luccichio fiero negli occhi.
«
Hai sentito la mia ragazza? Metti giù quell'orzo affumicato
! »
ordinò poi, tornando a guardare Demetra.
Artemide
si voltò verso il fratello.
«
VOI DUE NON POTETE STARE INSIEME! » urlò,
spalancando le braccia.
Un'ondata
bianca di energia, fresca e pungente attraversò il tempio, i
fiorellini smisero di crescere.
«
Eccome se possiamo stare insieme! » replicò Talia,
scavalcando una
sedia e correndo verso Apollo.
Tutti
gli dei si voltarono verso i due.
«
Siete degli ingrati! » esclamò Era, alzandosi e
intimando al marito
di fare lo stesso.
Talia
e Apollo si strinsero uno contro l'altro, mentre gli dei camminavano
in cerchio, intorno a loro.
«
Voi avete due ruoli ben distinti, non potete stare insieme! »
tuonò
Atena, nonostante si fosse risvegliata dall'effetto dei fiori era
dalla parte degli dei.
«
Si
mette male... » sussurrò Apollo, facendo una
smorfia.
Sembrava
che il veleno avesse alterato ancora di più gli animi degli
dei, le
allucinazioni erano più smorzate, ma le emozioni sembravano
essersi
amplificate.
Era
come se tutti fossero stati colpiti da una freccia di Afrodite, una
di quelle frecce da sindrome premestruale.
«
Ho
un'idea... Dobbiamo fare da bersaglio... »
sussurrò Talia,
stringendo il pezzo di marmo con forza.
«
In
che senso? » chiese Apollo.
«
Dobbiamo farli concentrare tutta l'energia su di noi, all'ultimo ci
abbassiamo così la potenza si concentra tutta in un punto,
così si
scatenerà un'ondata di energia di proporzioni bibliche...
»
sussurrò frettolosa Talia.
«
Sembra un pessimo piano » borbottò Apollo.
«
Fidati di me, Lampadina » disse Talia, prendendogli la mano.
Apollo
gliela strinse.
«
Allora uccideteci! » urlò Talia. « Io
non rinunciò a lui ».
«
Mandateci nel Tartaro piuttosto... Distruggeteci! Io non voglio
vivere senza lei » ringhiò Apollo, con enfasi.
«
Forse è quello che farò, canaglia! »
urlò Zeus, mentre le sue
dita formicolavano cariche di fulmini.
«
Che vadano a trovare Ade! Io sono stufa di questi seccatori!
» gridò
Demetra.
«
Questa storia d'amore sta diventando oscena! Qualcuno deve morire per
mantenere vivo l'interesse » concordò Afrodite,
alzando una mano
contro di loro.
«
Preferisco i miei Percy e Annabeth » dichiarò
Poseidone, munendosi
di scettro.
«
Talia, piccola ingrata! Tu eri innamorata di Luke »
gridò Ermes,
alzando lo scettro con i due serpenti parlanti.
«
Andate a ubriacare Ade negli inferi » urlò
Dioniso, agitando un
grappolo d'uva con fare minaccioso.
«
CHE ASPETTATE ALLORA? » gridò Apollo, lasciando la
mano di Talia e
spalancando le braccia, spavaldo.
Dieci
lampi di luce partirono da ogni dio nel cerchio, concentrandosi verso
Talia e Apollo.
«
Giù! » gridò Talia, schiacciandosi a
terra e tappandosi le
orecchie.
Apollo
si accucciò sopra di lei, proteggendola con tutto il potere
che
riuscì ad accumulare.
Un
boato e un'onda di energia si espansero sopra le loro teste, il
pavimento tremò e qualche colonna si incrinò
pericolosamente.
«
Non ci credo! L'avrebbero fatto davvero! » strillò
Apollo accanto a
lei, offeso.
I
fiorellini viola scomparvero da tutto l'Olimpo senza lasciare
traccia.
«
Il
veleno deve averli proprio resi pazzi! » commentò
Talia, alzandosi
a fatica.
La
testa le martellava e le dita le tremavano violentemente.
Intorno
a lei gli dei erano stati sbalzati tutti per terra, e si stavano
rialzando tossendo.
Talia
non fece in tempo a girarsi verso Apollo per abbracciarlo che venne
lanciata all'indietro.
Dal
pavimento di marmo stava emergendo una figura.
Dafne
si materializzò al centro del tempio, e gli dei borbottarono
qualcosa che Apollo non colse.
«
Io
non permetterò che finisca così.. NO. IL MIO
LAVORO NON ANDRA' IN
POLVERE... I MIEI SACRIFICI NON SARANNO VANI! »
gridò spalancando
le braccia.
«
Pazzoide di una! Lasciaci in pace e tornatene da dove sei venuta!
»
urlò Apollo, rosso di rabbia.
Ne
aveva abbastanza, lui e Talia ne avevano passate così tante
e ora
era stufo di tutto e di tutti.
«
No, caro Apollo... Ho deciso di compiere un ultimo sacrificio, di
condannare te e lei a una maledizione senza fine... ! »
rispose
Dafne, con un luccichio malevolo negli occhi.
«
Dafne! Ora basta... Tutto questo è ridicolo »
intervenne Zeus, con
tono burbero.
«
NO! TU MI HAI NEGATO OGNI AIUTO! ORA GUARDA LA TUA AMATA FIGLIA
SOFFRIRE PER UN AMORE CHE NON POTRA' MAI AVERE! »
urlò Dafne, con
gli occhi fuori dalle orbite.
«
Questa è matta da legare » sussurrò
Ares, scuotendo la testa.
Dafne
spalancò le braccia, una mano verso Talia e l'altra verso
Apollo.
«
Qui io mi sacrifico... e maledico Talia legandola alla luna... e
maledico Apollo vietandogli l'essenza della notte... »
sussurrò,
con le lacrime agli occhi.
«
No, basta! » urlò Artemide, recuperando l'arco e
puntando una
freccia contro Dafne.
Ma
venne distratta dall'urlo agghiacciante di Talia, che si contorceva
in aria dal dolore.
Apollo
dall'altra parte era stato sollevato e aveva la bocca aperta, gli
occhi pieni di lacrime.
Dafne
perse consistenza, ogni fibra del suo essere venne incanalata verso i
due amanti.
Quando
della ninfa non rimase nemmeno l'ombra i due caddero a terra,
agonizzanti.
Gli
dei si fiondarono prima su Apollo, poi sulla semidea.
Erano
entrambi vivi, i loro occhi erano fissi sul soffitto e dentro loro
avanzava verso il petto un dolore inspiegabile, che andava
attenuandosi.
Zeus
poggiò la mano sulla fronte di Talia.
«
Avverto la sua maledizione... » decretò con voce
triste.
«
Possiamo rimuoverla! » disse Afrodite, rimboccandosi le
maniche
della veste e cercando di concentrarsi.
«
Temo di no... » sussurrò Efesto, con gli occhi
lucidi.
«
La
maledizione è legata da un sacrificio... » la voce
di Poseidone
sovrastò le altre.
«
Non può essere spezzata... » replicò
Demetra, asciugandosi gli
occhi e guardando Apollo.
In
quel momento Talia riemerse dalla trance tossendo e piangendo, gli
dei l'aiutarono ad alzarsi e le diedero un pezzetto di ambrosia.
Talia
si sentiva come se avesse un grosso macigno sul petto, aveva voglia
di piangere e urlare, ma prima doveva trovare Apollo.
Si
diresse verso di lui, con passi malfermi.
Gli
dei si spostarono per farla passare.
Apollo
si era raddrizzato e bevendo un po' di nettare degli dei.
Quando
vide Talia, allontanò il calice con una mano.
«
Lo
senti anche tu? » singhiozzo Talia, indicandosi il petto.
Apollo
annuì, stava stringendo i denti nel tentativo di non
crollare
davanti a tutti.
Talia
si lasciò cadere in ginocchio e quando la sua pelle
sfiorò quella
di Apollo avvertì le budella torcersi per il dolore.
Intorno
a loro si creò una nube bianca, Apollo urlò di
dolore mentre veniva
schiantato verso una parete.
Talia
si accasciò a terra inerme, mentre sulla sua pelle
comparivano
cicatrici bianche a forma di mezzaluna.
«
Per tutti gli dei! » sussurrò Atena, portandosi
una mano alla
bocca.
«
Sono segnati... Non possono più toccarsi... »
pianse Afrodite,
contro il petto di Ares.
Dioniso
abbassò la testa e bevette un sorso di vino.
«
Esistono poche maledizioni come questa » Efesto, si
lasciò cadere
sul suo trono, triste e amareggiato.
«
Non avrei mai dovuto punirli... Ora guardali... » Zeus si
coprì gli
occhi con una mano.
«
Dobbiamo trovare una scorciatoia... Una soluzione... Altrimenti
Apollo né rimarrà distrutto... » disse
Artemide, lasciandosi
cadere a terra, sfinita.
La
vicinanza a suo fratello le causava forti nausee, come se la
maledizione avesse influenza anche su di lei.
«
Ma
come? » esclamò Demetra, scuotendo la testa.
«
Forse mi è venuta un'idea... Anche se non sarà
per niente facile »
disse Era, alzandosi e pulendosi la tunica.
Tutti
gli dei la guardarono, in attesa.
_ _ _
_ _ _
Salve
mezzosangue!
Lo so
che non aggiorno da 39583406503 anni, ma spero di essermi fatta
perdonare con questo capitolo!
Vi
ringrazio tutti per le bellissime recensioni che mi avete lasciato
negli scorsi capitoli. Vi adoro!
Ma
ora passiamo a qualche chiarimento sul capitolo:
1. Il
veleno di Dafne ha sconvolto un po' gli animi degli dei, li ha fatti
agire un po' alla cavolo, come Talia qualche capitolo fa avevano le
emozioni sballottate perciò le loro azioni vengono di
conseguenza.
La
loro tristezza per la sorte di Talia e Apollo è reale: loro
non
avevano mai avuto intenzione di maledirli, volevano punirli e
mantenere l'ordine. Perciò sono molto tristi per i due
amanti.
2. La
maledizione è legata al sacrificio di Dafne, che si
è uccisa per
maledire Talia e Apollo.
I due
non si potranno più toccare.
Lui
è
il sole e lei è stata legata alla luna, sono diventati come
acqua e
fuoco.
Ciò
avrà delle conseguenze anche fra Apollo e Artemide, infatti
la
maledizione allontanerà sempre un po' Apollo dalla sorella,
sarà
come una specie di ombrello tra i due. Ma nel prossimo capitolo
vedremo se fra i due fratelli l'ombrello si potrà chiudere,
nonostante la maledizione.
Per
quanto riguarda Talia e Apollo vedrete nel prossimo capitolo come si
svolgeranno le cose ora che la maledizione impedirà loro di
toccarsi.
Se
avete domande o se volete dirmi che ne pensate, lasciatemi una
recensione!
Vi
mando un grosso bacio!
Il
prossimo aggiornamento potrebbe essere fra i primi giorni di Gennaio!
Detto
questo: Buone feste e felice anno nuovo!
Un
bacio,
-JC.
ps.
che badass non è Dafne? Haahahah
|
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Capitolo 13 *** Ti ha fatto così male che pensavi fosse la fine? ***
Cap. 13: '' Ti ha fatto così male che pensavi fosse la fine? ''
Talia fece ciondolare le gambe avanti e indietro, Apollo la fissava steso sul letto.
Lei era seduta sul tavolo dove lui di solito componeva le poesie.
Lui si alzò e si diresse verso la finestra.
Era passato un giorno da quando Dafne li aveva maledetti, quando si erano risvegliati avevano parlato a lungo finché non era calato il silenzio assoluto e ognuno si era immerso nei propri pensieri.
« Forse dovrei andarmene » disse Talia, spezzando il silenzio.
Apollo si voltò verso di lei.
« No, ti prego resta... » disse, guardandola.
« Non capisci? Non c'è niente per cui restare... » sussurrò lei, con occhi lucidi.
« Come sarebbe a dire? » Apollo la fissò confuso.
« Non troveranno una soluzione, quindi è meglio che me ne vada... » disse Talia.
« Non dire così, dopo tutto quello che abbiamo... »
Talia scosse la testa e lo interruppe.
« Io non voglio amarti, Apollo »
Quella frase spezzò l'atmosfera malinconica e la trasformò in qualcosa di molto peggio.
« Tu non vuoi amarmi? » chiese Apollo, sgranando appena gli occhi.
« Dopo tutto quello che abbiamo passato, io non capisco... »
Talia si passò una mano sugli occhi.
« Appunto, dopo tutto quello che abbiamo passato... Io non ce la faccio più... » sussurrò lei.
Apollo la guardò, serrando le labbra.
« Ti stai pentendo? Dopo tutto quello che ho fatto per te? » il tono del dio stava assumendo una sfumatura irritata.
« Quello che hai fatto per me? Tu non hai fatto altro che riempirmi di queste emozioni... » Talia si portò una mano al petto, mentre una lacrima le solcava la guancia.
Apollo la fissava, incredulo e deluso.
« Non hai fatto altro che trascinarmi qua e là, mostrandomi cose che non volevo vedere... » continuò Talia.
« STAI DICENDO CHE è COLPA MIA? » gridò Apollo, con rabbia.
« Tu non hai voluto lasciarmi stare e ora io sono innamorata di te... » Talia singhiozzò rumorosamente.
« Ma io... non... voglio... amarti... » disse, cercando di riprendere fiato.
Apollo schiuse le labbra, mentre una lacrima scendeva lungo la sua guancia.
« Beh, Talia guarda caso è andata così... Io ti ho guardata e ho visto qualcosa in te, tu avevi bisogno di reagire, sei diventata una cacciatrice per sfuggire ai tuoi sensi di colpa... » ringhiò Apollo, indicandola furioso.
« Quali sensi di colpa? » Talia scosse la testa, cercando di negare l'evidenza.
« Quelli per la morte di Luke, perché tu non fai altro che scappare dai tuoi sentimenti... »
« Non osare nominare Luke... » sussurrò Talia, guardandolo e scuotendo la testa.
« Così ti ho fatto reagire, TI HO TOLTA DALLE BUGIE CHE RACCONTAVI A TE STESSA E TI HO REGALATO QUALCOSA PER LA QUALE VALEVA PENA VIVERE! » ruggì Apollo, schiantando un vaso per terra.
« Con quali conseguenze? » chiese Talia « Non capisci? È quello che continui a fare... TU GIOCHI CON LE PERSONE E CON I LORO SENTIMENTI... Tu sei venuto da me e mi hai tormentata, hai portato alla pazzia Dafne e l'unico che riesce a convivere in questa situazione sei TU » gridò Talia, avvicinandosi pericolosamente.
« Ma ti stai ascoltando? Incolpi me per quello che hai voluto tu... » Apollo scosse la testa ferito.
« Quello che ho voluto io? IO VOLEVO VIVERE PER SEMPRE! Avevo uno scopo con le Cacciatrici.. con te non ho niente! » gridò Talia.
« Io non sono abbastanza per te vero? Magari vuoi qualcuno come Daniel... Magari è proprio lui che vuoi... »
« Non cambiare argomento! Daniel è comparso nella mia vita a causa tua, quindi incolpa te stesso... » Talia mi indicò, e con la manica si asciugò le lacrime.
Apollo la fissò, incredulo nel sentire le sue parole.
« Dimmi che non ne è valsa la pena, e sarà tutto finito... Non ci sarà più più nessun sole nella tua vita. Sparirò e farò in modo che tu riabbia il tuo vecchio incarico... »
Talia esitò, guardandolo.
« Dimmi che la prima volta che hai guidato la mia auto avresti preferito non farlo, dimmi che la prima volta che mi hai tirato quel schiaffo non avevi capito che sarebbe stato solo l'inizio,
dimmi che quando ti ho fatto i complimenti per la tua voce tu non ti sei sentita compiaciuta, dimmi che quando sei venuta al ballo non ti sei divertita a chiamarmi Lampadina, dimmi che quando Zeus ci ha puniti non ti sei sentita morire dentro... Dimmi che quando la freccia di Afrodite ti ha colpito non ti sei sentita finalmente libera... DILLO TALIA, e la chiudiamo qui... Menti a te stessa ancora una volta... »
Apollo non si rese conto subito del suo fastidioso groppo in gola, ma man mano che quello avanzava lui si sentiva sempre più frustrato.
Lei scosse la testa, fra le lacrime.
« Io non... Apollo... » tese una mano verso di lui, senza toccarlo.
« Dimmi che tutto quello che abbiamo fatto, quello che abbiamo sofferto, quello per cui abbiamo lottato è stato inutile. Guardami negli occhi, Talia... »
Talia alzò lo sguardo, mentre il suo petto sussultava per i singhiozzi.
« Ti ricordi la prima cosa che ti ho detto al campo di mia sorella? Mh?... Io sì... Mi sono avvicinato a te e ho detto: - Vediamo... Talia, giusto? So tutto di te - ».
Talia chiuse gli occhi, riportando alla memoria quel momento, al campo delle Cacciatrici, quando Bianca era ancora viva.
« Ed è vero, io so tutto di te, perché ti amo... E non sono in grado di mentire a me stesso, quindi io non ti lascerò andare, ma tu puoi scegliere di lasciare andare me » concluse Apollo.
Talia fece per rispondere quando la porta si aprì, ed entrarono Era e Artemide.
In mano avevano due boccette
Apollo si voltò verso di loro, mentre Talia si asciugava le lacrime.
« Non abbiamo trovato una soluzione efficace, ma qualche scappatoia sì... » disse Era, mentre Artemide porgeva una boccetta ad Apollo.
Il dio del sole squadrò il liquido ambrato con occhio critico.
« Questo è per noi » disse Artemide « Ti sarai accorto che quando ci tocchiamo c'è una strana elettricità, quella pozione dovrebbe annullarla... ».
Talia seguì attentamente Apollo che stappava la boccetta e la svuotava con una smorfia.
« Lasciamo che faccia effetto e poi vediamo se funziona... » disse Artemide, facendo un passo indietro.
« Questa invece è per te Talia, Dafne vi ha legati rispettivamente alla luna e al sole e quindi abbiamo pensato che c'è solo un momento in cui la luna e il sole si incontrano... Durante un eclissi...» disse Era, mentre Talia prendeva la boccetta.
Apollo aggrottò la fronte, confuso, ma poi capì.
« Questo significa che avrete modo di toccarvi solamente durante le eclissi, e non per molto tempo, per qualche ora al massimo... » continuò Era, amareggiata.
Talia sbatté più volte gli occhi, perplessa.
« Ma quindi... passeranno... »
« Anni o forse decenni fra un' eclissi e l'altra.. » concluse Apollo, al posto suo.
Talia lo fissò, mentre il suo labbro cominciava a tremare.
« Potete lasciarci soli? » chiese il dio, le due dee se ne andarono dispiaciute di non aver potuto fare di più.
Quando Talia e Apollo rimasero soli, quest'ultimo parlò.
« Non sei obbligata a prendere la pozione »
Talia alzò la testa.
« Ne vale la pena... » sussurrò « Avevi ragione, tu ne vali la pena... Tutto ciò che abbiamo dovuto fare ne vale la pena »
Apollo la guardò, mentre lei svuotava con un sorso la boccetta.
« Vorrei baciarti in questo momento » sussurrò, avvicinandosi.
Lei scosse piano la testa.
« Ma io non posso restarti accanto sapendo di non poterti toccare, non ci riesco... » disse Talia, passandosi una mano nei capelli.
Apollo sospirò, conoscendo l'esito di quel discorso.
« Dobbiamo andare avanti con le nostre vite, anche se io non avrò tutte le eclissi a disposizione, non sono più immortale, arriverà un'eclissi e sarà l'ultima per noi » continuò Talia, ponderando la voce e facendo un sospiro profondo.
« Io potrei... » Apollo intervenne, cercando di farsi venire un'idea.
« No, va bene così... Io andrò al campo mezzosangue, vivrò lì... e quando ci sarà un'eclissi io e te ci ritroveremo sulla spiaggia dove abbiamo cantato insieme... »
Apollo socchiuse le labbra.
« Stai dicendo che non potrò venire a trovarti di tanto in tanto...? » chiese, la voce carica di tristezza.
« Io mi rifarò una vita, ed entrambi potremo frequentare altre persone, andremo avanti, per noi rimarranno solo le eclissi... Non potrai venire a trovarmi... » scandì Talia, cercando di riordinare i pensieri.
« Ma... » provò a protestare Apollo.
« Io ho bisogno di sapere che non piomberai lì all'improvviso ricordandomi quello che non posso avere... » Talia si asciugò le lacrime, e si chiese per diavolo stesse piangendo così tanto.
Apollo tacque e capì, capì che la loro storia finiva lì, nonostante le eclissi, nonostante la possibilità di toccarsi. La loro storia finiva lì.
I loro futuri incontri sarebbero stati solo echi del passato, troppo testardi e innamorati per arrendersi e svanire.
« Talia... Un'ultima cosa... » disse Apollo, avvicinandosi a lei, che si stava dirigendo verso la porta.
Le prese il viso e la baciò, ignorando il dolore che gli torceva le budella.
La tenne stretta e assaporò le sue labbra salate come le sue lacrime, Talia ricambiò il bacio rimanendo senza fiato dal dolore.
Apollo strinse le dita intorno alla sua felpa cercando di attirarla il più possibile a se, ma il dolore era insopportabile, più la stringeva più sentiva il suo respiro consumarsi in uno strazio continuo.
Si staccarono con impeto, rimanendo senza fiato e con le lacrime agli occhi.
Sulla mano di Talia era comparsa qualche cicatrice a forma di mezzaluna.
Apollo barcollò all'indietro, guardandola con sofferenza.
Talia ricambiò lo sguardo, poi si girò e uscì dalla stanza.
_ _ _ _
Ed eccomi qua con il penultimo capitolo.
Ammetto di avere varie versioni per poter continuare la storia, ma credo le trasformerò in one-shot,(quindi passate nel mio profilo di tanto in tanto) perché non avrebbe senso continuare una storia che percepisco già finita da un pezzo.
I ringraziamenti passano al prossimo capitolo, che sarà l'epilogo.
Qui voglio solamente dirvi che è stato un enorme piacere costruire e crescere con voi, Apollo e Talia.
Sono felice di aver approfondito due personaggi che zio Rick non ha mai pienamente sviluppato.
Sono felice di aver potuto interagire con voi, attraverso la storia.
Chiedo scusa per tutti gli errori (quest'estate farò una revisione completa, lo giuro) e chiedo scusa per la vostra ship spezzata, che rimarrà tale.
Vi mando un grosso bacio e attendo i vostri commenti, anche magari da qualche lettore silenzioso che ha seguito la storia dai primi capitoli.
-JC lascia questo capitolo con il cuore in frantumi.
ps. Il titolo del capitolo non è una provocazione [HAHAHHAHA] , ma è una frase della canzone dei The script – Flares. ( La potete ascoltare qui: https://www.youtube.com/watch?v=2WHb4Hf7fbE )
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Capitolo 14 *** L'eclissi. ***
Epilogo: '' L'eclissi ''
Talia alzò lo sguardo verso il sole.
Stava per accadere.
La loro seconda eclissi insieme.
Giocherellò nervosamente con i capelli, molto più lunghi di qualche anno fa.
Avevano deciso di incontrarsi mezz'ora prima dell'eclissi, avrebbero chiacchierato del più e del meno e poi durante l'eclissi non si sarebbero staccati un momento.
Talia guardò l'orologio.
Apollo sarebbe stato lì da un minuto all'altro...
« Buongiorno splendore! » cinguettò infatti una voce, rilassata e vivace.
Talia alzò lo sguardo.
Non lo vedeva da cinque anni.
A volte mentre lavorava al Campo Mezzosangue ne avvertiva la presenza, come se lui fosse dietro di lei, il respiro caldo sul suo collo... Ma poi lei si girava di scatto e non c'era nessuno.
A volte lei chiudeva gli occhi e lasciava che i raggi solari le accarezzassero la pelle, facendole venire uno strano formicolio alle mani.
Talia lottò contro l'impulso di saltargli addosso e abbracciarlo.
Era il solito vecchio Apollo, i capelli biondi, la pelle chiara.
Persino da quel metro di distanza Talia percepiva il suo calore.
Si alzò lentamente, scrollandosi la sabbia di dosso.
« Buongiorno, Lampadina » disse sorridendo, la voce le tremò per l'emozione.
Apollo la guardò, ricambiando il sorriso.
« Mi piacciono i tuoi capelli » sussurrò, accarezzando con lo sguardo i tratti eleganti del viso di Talia.
Era più alta e dalle braccia allenate pareva averci dato dentro con le lezioni di spada.
Apollo lo sapeva, l'aveva sempre tenuta d'occhio.
« I tuoi invece sono la solita balla di fieno » rispose Talia, sarcastica.
Apollo rise.
« Mi sei mancata » sbuffò, lasciandosi cadere sulla sabbia.
« Tu per niente » mentì Talia, sedendosi accanto a lui.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
« Qualche novità? » chiese Apollo, il tono disinteressato.
« Frequento un ragazzo » disse Talia « Ma probabilmente lo sai già dato che non ho fatto altro che morire di caldo per due settimane » aggiunse sbottando.
Apollo sorrise.
« Non è colpa mia se quello suda come un maiale » commentò, leggermente soddisfatto.
Talia avrebbe voluto colpirlo, ma si limitò a grugnire rumorosamente, facendogli intendere chiaramente la sua disapprovazione.
« Seriamente Talia?! Dopo aver avuto me... Ti riduci a un sgorbio come quello? Come si dice? Dalle stelle alle stalle?! » ridacchiò Apollo.
« Non sei divertente... Brian mi piace davvero » borbottò Talia.
« Allora perché sei qui? » Apollo si voltò verso di lei.
Talia non rispose.
/\/\/\
Mancavano pochi secondi all'eclissi totale.
La spiaggia era immersa in un penombra fredda.
In lontananza si sentiva il brusio eccitato dei turisti accorsi per vedere lo spettacolo.
« Ci siamo... » sussurrò Apollo, tendendo le mani verso Talia.
Talia rimase ferma, mentre nel suo corpo si faceva strada una strana sensazione.
Le sembrava di vedere meglio, di respirare più a fondo.
Le sembrava di essere appena rinata.
« Talia... » sussurrò Apollo, la sua voce era preoccupata.
Tese una mano verso di lei.
Le sue dita le solleticarono la guancia.
Nessun dolore.
Talia chiuse gli occhi e attirò Apollo a sé, in un abbraccio mozzafiato.
« Talia? Va tutto bene? » chiese Apollo, la voce soffocata dall'emozione.
« Zitto e baciami, idiota » ordinò Talia, cercando le sue labbra e baciandolo con passione.
Apollo sorrise e ricambiò il bacio.
« Dai andiamo... Ho prenotato la stessa stanza dell'altra volta... » sussurrò, staccandosi da lei e sfiorandole i capelli.
Scomparvero in un lampo di luce.
Talia aprì gli occhi, si trovava nella stessa suite che Apollo aveva prenotato per la prima eclissi.
La ragazza si voltò verso il dio.
Apollo la guardava, gli occhi colmi d'amore.
Quando le loro labbra si incontrarono il resto del mondo sparì.
Il loro profumo, le loro mani, la loro brillante consapevolezza inebriava lo spazio e il tempo.
Talia si sfilò la maglia e cercò le sue labbra, di nuovo.
Le sue dita armeggiavano con i bottoni della camicia di Apollo.
Quest'ultimo era rimasto quasi immobile, non riusciva ancora a credere di poter sfiorare la pelle di Talia, senza provare dolore.
Le labbra di Talia scivolarono sul suo collo, per poi soffermarsi su una spalla.
Apollo si ridestò, sentendosi mordicchiare lievemente.
Affondò la mano nei capelli di Talia e la spinse contro la parete più vicina.
Le sue labbra tracciarono scie bollenti sul collo di Talia, all'improvviso scesero verso il seno, provocando a Talia piccoli brividi di piacere.
« Apollo » sussurrò lei, un mezzo sorriso sognante stampato sulle labbra esili « Sei bollente ».
Apollo si staccò da lei, per poter incontrare il suo sguardo.
Si lasciò sfuggire una risata divertita e sussurrò al suo orecchio: « Come se la cosa non ti piacesse ».
Talia sorrise, e chiuse gli occhi, abbandonandosi a quelle sensazioni.
Apollo le tolse i pantaloncini, e le sue mani scivolarono sulle sue natiche, stringendole appena.
Talia gli cinse il collo e si fece sollevare, continuando a baciarlo.
Crollarono sul letto, Apollo baciava e saggiava ogni centimetro di pelle, mentre Talia sospirava appena, gli occhi aperti e fissi nel nulla.
Eliminata ogni barriera rimasta, Apollo si allontanò un poco da lei, per osservare il suo corpo snello e la sua pelle chiara, quasi pallida.
Quando i loro corpi si fusero, la realtà perse i propri contorni definiti, le ombre sul soffitto sfumarono in un vortice, mentre i loro sguardi si perdevano e si ritrovavano.
Si chiamarono a vicenda, senza mai udirsi.
Apollo non aveva mai sperimentato nulla del genere, abbandonare tutto il proprio essere fra le mani di quella ragazza gli sembrava impossibile da concepire.
Eppure lo aveva fatto.
Era lì fra le braccia della ragazza con cui avrebbe voluto passare il resto dell'eternità, nonostante quel privilegio gli fosse stato negato.
Talia lo stringeva forte, desiderando di rimanere aggrappata a lui per sempre.
Quando entrambi raggiunsero il culmine del piacere, Apollo si abbandonò sul suo petto, mentre lei gli accarezzava i capelli, con il fiato corto.
Mano a mano che i secondi passavano le sue carezze si fecero sempre più leggere, fino a quando si fermarono.
« Apollo » rispose lei, chinandosi verso di lui.
« Va tutto bene? » la voce del dio si fece preoccupata.
« Si » disse Talia.
« Allora, cos... »
« Facciamolo di nuovo » la voce di Talia era un sussurro divertito, carico di una passione a cui non riusciva nemmeno a dare un nome.
Riuscì a percepire il sorriso di Apollo anche nel buio più assoluto.
« Ai suoi comandi, signorina Talia » disse, la voce sfumata in una risata sussurrata.
« Lampadina » disse lei, quando le labbra calde di Apollo baciarono la sua pelle.
« Mh? »
« Non potresti … ecco... usare le tue super doti da dio del sole e illuminare un po' questa stanza? » sussurrò Talia, sfiorando con il pollice lo zigomo di Apollo.
Lui rise e disse: « Pensavo che Talia Grace non avesse bisogno del sole ».
« Talia Grace non aveva bisogno del sole, ... finché non lo ha incontrato ».
Apollo si lasciò sfuggire una risata, carica di gioia e la stanza si illuminò fiocamente.
Talia riuscì finalmente a vedere i suoi capelli d'oro spettinati e i suoi occhi azzurro-verdi più brillanti del solito.
Quando le loro labbra si incontrarono con passione, Talia capì che lei aveva sempre avuto bisogno del sole.
Fu diverso dalla prima volta, fecero l'amore con più urgenza.
Il tempo scadeva, i secondi correvano e non sarebbe stato mai abbastanza.
In ogni loro bacio c'era l'ombra di un addio, che prima o poi sarebbe arrivato.
Ma non in quel momento, non in quel momento perché la luna e il sole dopo anni di lontananza potevano finalmente combaciare.
Come Talia e Apollo.
/\/\/\/\
Salve mezzosangue,
questo è l'ultimo capitolo: avete capito bene.
Questa storia si conclude oggi: il 20 marzo, durante un' eclissi qui in Italia.
Ho pensato non ci fosse momento più adatto, ecco.
Che dire? Questa storia strampalata è finita, ma non temete: vi bombarderò con one-shot sui due piccioncini... E chissà magari un giorno tornerò con una ff super long, ma per ora questa avventura è finita.
Vi ringrazio immensamente.
Le vostre recensioni, tutte quante mi hanno rallegrato le giornate.
Avete saputo farmi sorridere con i vostri scleri su Apollo e i vostri commenti su Talia.
Grazie grazie grazie.
Ringrazio anche i lettori silenziosi, quelli che magari hanno sempre seguito la storia senza intervenire e magari chissà mi lasceranno un piccolo commento qui sotto, cosicché io possa ringraziarli dal profondo del mio cuore.
Ringrazio Piz che, anche se odia Apollo, mi ha sempre supportato con le sue mini recensioni private.
Ringrazio Zio Rick, per aver creato una saga così bella.
E torno a ringraziare tutti voi.
-JeyCholties.
PS. Talia e Apollo non avranno avuto l'eternità insieme, ma hanno avuto secondi, minuti, ore, lacrime, baci, risate, litigi, insulti... E penso che queste cose valgano più di tutta l'eternità messa insieme.
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