Storie di fantasmi -Parte Prima-

di la luna nera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bianca e Uberto ***
Capitolo 2: *** Azzurrina ***
Capitolo 3: *** Paolo e Francesca ***
Capitolo 4: *** Pia de'Tolomei ***
Capitolo 5: *** Bianca Maria Aloisia ***
Capitolo 6: *** Morello e Soleste ***
Capitolo 7: *** Bianca, Tolberto e Chiara ***
Capitolo 8: *** Francesco ***
Capitolo 9: *** Isabella de'Medici ***
Capitolo 10: *** Laura Lanza di Carini ***



Capitolo 1
*** Bianca e Uberto ***


 
BIANCA E UBERTO
 
V’era un tempo in Vincigliata
la giovane Bianca bella e affascinante,
dal padre nel castello segregata
geloso di lei troppo ammaliante.
 
Il prode Uberto guidato dal cuore,
di famiglia nemica per tradizione,
a lei donò e ricevette amore,
triste la scoperta che uccise la relazione.
 
Ma il di lei padre partì per il fronte
e un cavaliere forte e misterioso
ne impedì la sanguinosa morte,
vegliando su di lui prode e valoroso.
 
Venuto a conoscenza che l’amato
della figlia dietro si celava,
fu il matrimonio alla fine autorizzato,
per una felice vita tanto bramata.
 
Il destino spesso non è riconoscente
e il candido abito si macchiò
del sangue d’Uberto morente
pugnalato da chi le nozze non accettò.
 
Vaga ancor’oggi Bianca nel castello,
distrutta e perita dal dolore
del giorno che credeva il più bello,
che il tempo non le ha cancellato dal cuore.
 
 



 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 

Il castello di Vincigliata si trova sulle colline attorno a Firenze ed è stato teatro dello sfortunato amore nato fra Bianca degli Usimbardi e Uberto del Mazzecca nel XIII secolo.. La ragazza, diciassettenne, era tenuta segregata dal padre che respingeva tutti i pretendenti, ma ciò non impedì ai due giovani di innamorarsi. Purtroppo il loro legame fu scoperto e, appartenendo a famiglie nemiche, furono costretti a troncare la storia.
Il padre di Bianca poco dopo partì per la guerra e ben presto si accorse che un cavaliere misterioso vegliava su di lui proteggendolo, giungendo addirittura a restare ferito salvandogli la vita. Scoprì allora che si trattava di Uberto e quindi acconsentì alle nozze come segno di gratitudine e riconoscenza. Il giorno del matrimonio, mentre il giovane stava per entrare nel castello, fu pugnalato a morte da alcuni parenti che non accettavano la cosa. Bianca corse per veder spirare l’amato fra le sue braccia. Anche lei morì poco dopo per il dolore e si dice che il suo fantasma vaghi sugli spalti del maniero con indosso l’abito nuziale macchiato del sangue di Uberto.

 

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Capitolo 2
*** Azzurrina ***


 
AZZURRINA
 

Finì la sua palla di pezza
in un luogo angusto e gelato
della paterna e austera fortezza
con un grido straziante e disperato.
 
L’oscura sorte nel dì del solstizio
coi lampi che squarciavano il cielo,
inghiottì la bimba e tutto ebbe inizio
coprendo ogni cosa col suo misterioso velo.
 
Di lei non vi fu più traccia alcuna,
solo singhiozzi simili a bambini
nelle notti buie e senza luna,
in cui la bimba dai capelli albini
vaga cercando la palla che fu sua sfortuna.
 

 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 

Questa è la storia della piccola Guendalina Malatesta, il cui spirito vagherebbe nella rocca di Montebello, nell’entroterra di Rimini. La bimba era nata albina nel 1370 circa e all’epoca questa caratteristica era vista come un segno demoniaco. I genitori tentavano di proteggerla e di tingerle i capelli con sostanze naturali con l’unico risultato di provocarle dei riflessi azzurrognoli. Da qui ebbe origine il soprannome Azzurrina. Durante un temporale nel giorno del solstizio d’estate del 1375 la bambina scomparve nella ghiacciaia della rocca rincorrendo la palla con cui stava giocando. Nonostante le ricerche, non fu trovato neanche il suo corpicino e il suo spirito si manifesterebbe negli anni lustri il 21 giugno.

 

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Capitolo 3
*** Paolo e Francesca ***


 
PAOLO E FRANCESCA
 

“Amor c’a nullo amato amar perdona”
Scriveva di loro il Sommo Poeta,
destino di un amor che non li abbandona
e che il tempo ancor non acquieta.
 
Fu all’altar Francesca presa con l’inganno,
poiché Paolo credeva fosse il suo destino,
accettò costretta in silenzio anno dopo anno
fino a che la sorte prese il triste cammino.
 
Forse l’amava, forse era pentito,
si recava spesso Paolo dalla cognata,
e vedendolo il fratello si scoprì tradito
come vide la consorte che dall’altro era baciata.
 
La spada tagliente tentò di cancellare il loro amore,
cantato in eterno come immortale poesia,
come il galeotto libro che sciolse il loro cuore,
come un legame che il tempo non porta via.
 
Ancor vaga Francesca sulla torre che il mare scorge,
vaga in cerca di quel che fu l’amore vero,
sotto la luna e le stelle, finché il dì non sorge,
finché l’azzurra notte non toglie via il suo velo.


 
 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
La storia di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta è una delle più conosciute. I versi che Dante ha dedicato loro nel V canto dell’Inferno sono famosissimi.
Secondo la tradizione la vicenda si è consumata nel castello di Gradara, non lontano da Pesaro (se passate da quelle parti, fermatevi a visitare la rocca, merita davvero!).
Francesca fu data in sposa dal padre a Giovanni Malatesta, detto Gianciotto a causa di una malformazione fisica. Fu mandato a conoscerla il fratello Paolo che la sposò per procura (cioè per conto di Giovanni) nel 1275. Lei invece credeva fosse lui il futuro marito e si accorse dell’inganno solo il giorno delle nozze, quando ormai era troppo tardi. Forse Paolo si sentiva in colpa o forse si era davvero innamorato di Francesca, fatto sta che si recava spesso a farle visita in segreto. Il fratello, venuto a conoscenza del fatto, tese loro una trappola e li colse in flagrante nel settembre del 1289, mentre si scambiavano un bacio leggendo dell’amore di Lancillotto e Ginevra. L’epilogo fu tragico: i due amanti vennero uccisi e i corpi sepolti in un luogo segreto per evitare scandali.
Si dice che Francesca vaghi ancora disperata in cerca dell’amato Paolo.

 

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Capitolo 4
*** Pia de'Tolomei ***


 
PIA  DE’ TOLOMEI
 
Anima triste ancor’oggi ricordata
dal salto della contessa dal balcone,
anima sola, presa e ripudiata
poiché divenne come una prigione.
 
Costretta fu la giovane Pia
alle nozze con l’assassino,
partita da Siena sulla triste via
che in Maremma incrociò il suo destino.
 
Bramava lui nuova consorte,
di lei volle disfarsi ad ogni costo,
la eliminò dunque e si compì la sorte
dell’innocente Pia nel sesto dì di agosto.
 
Il suo spirito dallo sguardo rassegnato
vaga presso il ponte che sul Rosia si bagna
e si aggira nel rudere abbandonato,
memore di un fato che per sempre l’accompagna.
 

 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Il personaggio di Pia de’Tolomei è avvolto dal mistero. Si hanno pochissimi notizie su di lei, molte delle quali sono giunte a noi grazie a Dante che la cita nel  V canto del Purgatorio. A lei, alcuni anni fa, ha dedicato una bella canzone Gianna Nannini.
Da quanto sappiamo la giovane Pia fu costretta a sposare nel 1290 Nello  di Inghiramo Pannocchieschi, signore di Castel di Pietra, nel grossetano. Pochi anni dopo le nozze questi la eliminò gettandola dal balcone, ricorrenza rievocata il 6 agosto durante la festa del “Salto della Contessa” a Gavorrano. Sui motivi dell’omicidio esistono varie opinioni che vanno dalla gelosia al fatto che Pia non poteva aver figli. Ma la versione più accreditata sostiene che Nello voleva contrarre matrimonio con un’altra donna appartenente ad una famiglia molto potente e per raggiungere il suo scopo doveva sbarazzarsi della moglie. E cosi fece.
Il suo triste spirito si aggira nell’antico Castel di Pietra, presso Gavorrano (Grosseto) e c’è chi lo ha scorto anche presso il ponte “Pia de’Tolomei” sul torrente Rosia lungo la SS73 che collega Siena alla Maremma, che la donna attraversò per raggiungere i luoghi che le furono fatali.

 

 

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Capitolo 5
*** Bianca Maria Aloisia ***



BIANCA MARIA ALOISIA
 

Mi chiamo Bianca
ed ero innamorata
di un giovane
che pur mi ricambiava.
 
Mi chiamo Bianca
del casato Malaspina,
nobile famiglia
che forse fu mia rovina.
 
Mi chiamo Bianca
e fui chiusa in un convento,
il mio amore fu cacciato
com’era d’uso nel mio tempo.
 
Mi chiamo Bianca
e non l’ho mai dimenticato,
persino sotto tortura
l’amor per lui mai ho rinnegato.
 
Mi chiamo Bianca,
 qui finisce la mia storia,
son morta nel muro
e vi prego di tramandar la mia memoria.

 
 
LA STORIA, LA LEGGENDA

Bianca Maria Aloisia era la giovane figlia quindicenne di Jacopo Malaspina, signore del castello di Fosdinovo (provincia di Massa Carrara) vissuta nel XIII secolo.
La ragazza si era perdutamente innamorata di uno stalliere che voleva sposare ad ogni costo. Naturalmente la famiglia fu contraria alle nozze, ritenute infamanti, perciò il ragazzo fu cacciato e lei rinchiusa in un convento. Si rifiutò di prendere i voti, quindi fu ricondotta a casa e torturata per farla desistere. Invano. Il padre decise alla fine di murarla viva nelle segrete con un cane, simbolo di fedeltà, ed un cinghiale, simbolo di ribellione.
Da allora il suo spirito vaga per le sale del castello in cerca del suo amore, vestito di bianco e con i capelli sciolti.
Il mistero è reso ancora più fitto dal ritrovamento in occasione di lavori di restauro alcuni anni fa, delle ossa appartenute ad una donna insieme a quelle di due animali....

 

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Capitolo 6
*** Morello e Soleste ***


 
MORELLO E SOLESTE
 
 
Dall’alto della torre del castello
guardava Soleste l’orizzonte,
in attesa del ritorno di Morello
partito con le truppe per il fronte.
 
Vide un dì spuntar le insegne del nemico
e credendo sconfitto il suo amore,
si lanciò nel vuoto dal muro antico,
distrutta e vinta dal gran dolore.
 
Era la realtà ben diversa,
poiché Morello era vincitore,
beffatosi della parte avversa
di cui aveva preso il colore.
 
Mai gesto fu più maledetto
e in preda alla nera disperazione,
poi che ne comprese il fatale effetto
preferì seguirla nell’altra dimensione.
 
Il suo spirito non s’è rassegnato
e vaga con una musica triste
lì dove tutto si è consumato
in quel gesto che fu fatale a Soleste.
 

 



 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Morello (secondo altre fonti Moroello) era il valoroso e temuto capitano delle guardie della famiglia dei Conti Landi, residenti nell’omonimo castello a Bardi, vicino Parma, la cui vicenda si svolse a cavallo fra il XV e XVI secolo. Questi si era innamorato della giovane Soleste che ricambiava il sentimento. Un giorno egli dovette partire per la guerra e la ragazza quotidianamente scrutava l’orizzonte in attesa del ritorno dell’amato. Il destino però giocò loro un brutto scherzo: essa vide avanzare delle truppe con i vessilli del nemico e, credendo che il suo amato fosse rimasto ucciso, si lanciò nel vuoto dal dolore. In realtà Morello e il suo esercito, usciti vincitori, avevano preso i colori dei nemici in segno di spregio. Quando si rese conto di quello che era accaduto in seguito al suo gesto, preda dei sensi di colpa, si gettò dalle mura.
Il suo spirito si manifesta spesso accompagnato da una musica triste, presso il luogo dove era morta Soleste. Sembra che dei ricercatori del settore siano riusciti a scattargli una fotografia.

 

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Capitolo 7
*** Bianca, Tolberto e Chiara ***


BIANCA, TOLBERTO E CHIARA
 
La gelosia che Chiara covava
esplose un giorno all'improvviso,
cancellando colei che si occupava
della sua persona e del suo bel viso.
 
Credeva infatti che il suo sposo Tolberto
con la giovane Bianca la tradisse,
fatto per altro mai scoperto
che lei gelosa riteneva avvenisse.
 
Come il conte andò un dì alla guerra
rivolse alla moglie e a Bianca un saluto veloce
che strappò alla giovane una lacrima che cadde a terra,
notata da Chiara che meditò vendetta atroce.
 
Quando fu Tolberto distante dalla residenza,
ordinò che fosse murata viva e lasciata perire,
sorda e insensibile alla sua innocenza
fino a che nulla più si udì dalla stanza provenire.
 
Al rientro di Tolberto grande fu l'irritazione
di non trovar più Bianca nel palazzo;
cacciò la moglie dopo dura confessione
del suo gesto degno solo di enorme ribrezzo.
 
E ancora oggi come il tempo passato
Bianca vive legata da grande affetto
ai Collalto nel castello semi crollato
apparendo spesso al loro cospetto.



 
 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Il castello di Collalto, frazione di Susegana (Treviso) era di proprietà dell'omonima potente famiglia che, da tempo immemore, combatteva contro i Caminesi di Ceneda per il possesso di quelle terre. Dopo lunghi anni di guerre decisero infine di stipulare una pace duratura, suggellandola con le nozze tra il conte Tolberto di Collalto e Chiara da Camino. La donna era di una gelosia asfissiante. A capo della sua servitù personale il conte aveva messo Bianca, figlia di un dipendente ma allevata con i suoi stessi figli, alla quale era molto legato. Accadde un giorno che questi, dovendo partire per la guerra, si recò dalla moglie per salutarla proprio nel momento in cui Bianca le stava spazzolando i capelli. Tolberto salutò con un piccolo cenno la ragazza e Chiara lesse in quel gesto, così come nelle lacrime di lei, la prova del tradimento, fatto per altro mai dimostrato. Attese che il marito fosse lontano e diede ordine di murare viva Bianca nella sua stanza dove morì di fame e di stenti. Al suo ritorno il conte si sentì raccontare un sacco di scuse. Messo in allarme da strani fenomeni notturni, costrinse Chiara a confessare tutto e la cacciò dal castello.
Bianca compare periodicamente ai membri della famiglia Collalto residenti nel vicino castello di San Salvatore, legata a loro da un profondo affetto in morte come in vita, annunciando buone notizie se si manifesta vestita di bianco o sventure se vestita di nero.
Dell?altro maniero non restano che il mastio e alcune parti delle mura.

 

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Capitolo 8
*** Francesco ***



FRANCESCO
 

Quando la notte scende
sull’inquietante fortezza
il materno lamento si espande
nelle stanze dense di amarezza.
 
Giace il piccolo Francesco
vittima dell’invidia
e dell’assurdo gesto
delle sorelle capaci d’ogni perfidia.
 
Vaga ogni notte la mamma
a visitar la sua creatura,
sussurrandogli la ninna nanna
con immutata premura.
 
 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
La vicenda del piccolo Francesco, erede della famiglia dei Marchesi Longhi De Paolis, si consumò nel castello di Fumone, non lontano da Frosinone nel XIX secolo.. Nacque dopo ben sette sorelle e grande fu la gioia della famiglia per l’arrivo finalmente del sospirato erede maschio. Ma non tutti esultavano: le perfide sorelle, secondo la leggenda, tramarono per eliminarlo in modo che l’ingente patrimonio spettasse a loro. Gli mescolarono quindi dei pezzettini di vetro nella minestra ed il piccolo marchese se ne andò prematuramente fra atroci sofferenze. La madre Emilia Caetani Longhi, impazzita dal dolore, lo fece imbalsamare e porre in una teca di cristallo, ancora oggi visibile. Francesco si manifesta nel castello facendo spesso degli scherzi, mentre la mamma vaga oggi come allora recandosi a fargli visita accompagnata da una mesta nenia.

 

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Capitolo 9
*** Isabella de'Medici ***



ISABELLA DE’MEDICI

 
Con un nastro di seta rossa
fu posta la parola fine
alla lussuriosa vita della duchessa
dalle nobili origini fiorentine.
 
Mai sazia di piaceri e di amanti,
in assenza del marito, si intratteneva
con giovani belli ed aitanti
che eliminava grazie alla botola segreta.
 
Il marito rapidamente si vendicò
bramando inoltre nuova consorte
e nell’elegante letto la strangolò
senza pietà per la sua sorte.
 
Passeggia ancor’oggi Isabella
nel suo castello di Bracciano,
sempre piacente e bella
col suo abito che sorregge con la mano.
 

 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 

Isabella de’Medici, appartenente alla nobile famiglia fiorentina, andò in sposa ancora adolescente al barone Napoleone Orsini nel 1558 che risedeva nell’omonimo castello a Bracciano, provincia di Roma. Si narra che la donna, lasciata spesso sola dal consorte, fosse crudele e focosa. Si intratteneva spesso con giovani che eliminava attraverso una trappola, ancora oggi visibile, una volta appagata dai malcapitati. Il marito scoprì tutto e, volendo inoltre contrarre nuove nozze, la strangolò nel suo letto con un nastro di seta rossa.
Il fantasma di Isabella si manifesterebbe nelle sale del castello e anche sulle sponde del Lago di Bracciano, dove è stato visto passeggiare con indosso un meraviglioso abito cinquecentesco dal lungo strascico che sorregge con la mano sinistra.

 

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Capitolo 10
*** Laura Lanza di Carini ***


 
LAURA LANZA DI CARINI
 
Laura si sentiva sola e trascurata,
andata in sposa ancora adolescente
al barone di Carini che l’abbandonava
per la caccia ritenuta più interessante.
 
Trovò un gran confidente in Ludovico,
ma resta il mistero sulla relazione,
forse era amante o forse solo amico,
non esiste prova che ne dia menzione.
 
Tutto quello che ci fu tramandato
è che la morte li colse in dicembre
in circostanze nascoste nel passato,
verità sospese fra luci e ombre.
 
Compare la mano insanguinata
nella triste ricorrenza
dell’innocente Laura eliminata
per salvare onore ed apparenza.
 

 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
La storia della Baronessa di Carini è uno dei gialli più misteriosi tutt’ora irrisolti d’Italia ed ha ispirato varie fiction televisive. Tutto si è svolto nel 1563 presso il castello’situato nell’omonima località poco lontano da Palermo. Laura era la figlia del barone Cesare Lanza e fu data in sposa all’età di 14 anni al barone di Carini Vincenzo La Grua Talamanca. Questi preferiva di gran lunga la cura del suo patrimonio e dei suoi interessi che la giovane consorte, la quale iniziò a frequentare la corte reale del capoluogo siciliano. Qui conobbe Ludovico Vernagallo, nobile appartenente ad una delle famiglie con cui i La Grua Talamanca intrattenevano rapporti economici. Non sappiamo con sicurezza se i due fossero semplici amici o amanti con figli al seguito, l’unica notizia  certa è il loro atto di morte redatto il 4 dicembre 1563. Pare che Laura sia stata uccisa direttamente dal padre, mentre Ludovico venne freddato da un sicario mandato dal marito della sfortunata ragazza. La loro morte fu occultata e il barone ne uscì pulito grazie alle sue molte influenze a corte. Questo narra la leggenda, ma ci sono altre due versioni dei fatti: una sostiene che i due erano amanti e  furono freddati dal padre di lei che li scoprì a letto dopo che un monaco aveva fatto la spia. L’altra li vede solo amici e vittime degli antichi rancori fra le famiglie coinvolte.
Comunque siano andate le cose si dice che nell’ala ovest del castello vaghi il fantasma di Laura e che nel giorno della ricorrenza della sua morte compaia una mano insanguinata nella sua stanza.

 

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