Every time the sun comes up

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cinque cose su Michael Yew ***
Capitolo 2: *** Tre cose che Austin ama fare ***



Capitolo 1
*** Cinque cose su Michael Yew ***


Titolo: Cinque cose su Michael Yew
Personaggi: Michael Yew, Lee Fletcher, Will Solace, Austin
Rating: verde
Genere: missing moments, slice of life, commedia, triste, angst
Avvertimenti: flash fic, headcanons
Note: ebbene sì, in questo glorioso (?) giorno di marzo inizio un’altra raccolta sorry not sorry. Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa sui figli di Apollo ed eccoci finalmente. Non ho idea della frequenza con cui aggiornerò (sarò lenta come sempre, tranquilli), ma ogni capitolo riguarderà la Cabina Sette e la sua tragica storia piango.
  • Headcanons time: Michael viene da Manistique (Michigan), Will da San Diego, Lee da Miami (la key lime pie è un dolce tipo della Florida), la madre di Austin è australiana. Yoopers è il modo in cui gli americani chiamano gli abitanti della Penisola Superiore del Michigan. Qui il clima è notevolmente più freddo e, data la personalità di Michael, ce lo vedo molto a vantarsi di essere più resistente degli altri suoi fratelli cresciuti al sud, quando poi è il primo ad ammalarsi. Lui e Will sono coetanei e arrivano al Campo nel 2005, Austin l’anno successivo. Per avere una visione più chiara (?) del rapporto tra Michael, Will e Lee vi rimando al secondo paragrafo del capitolo sei di Out of the darkness, brighter than a tousand suns.
  • A proposito di personalità. Michael è talmente un personaggio secondario che magari non vi ricordate nemmeno di lui, per cui vi copio incollo ciò che dice la sua pagina: Michael is often bad-tempered, but is a good fighter, and quick on his feet and with his mind. He has a smart mouth, and gets into fights a lot because he always seems to have a chip on his shoulder. […] Michael stands at 4'6" but "with an extra 2 feet of attitude".
  • Come al solito non è betata, quindi fatemi notare qualsiasi errore/svista/incongruenza.
 
 
 
 
Cinque cose su Michael Yew
(tre che tutti sanno, due di cui solo i suoi fratelli erano a conoscenza)
 
 
1. Era il miglior arciere del Campo
Austin tende l’arco. È arrivato due giorni prima e ha un accento strano, è australiano. Scocca la freccia. Apollo lo ha riconosciuto quella mattina, a colazione. Centro perfetto, un altro. Attorno a loro si è riunito velocemente un capannello di gente: ci sono i suoi (i loro) fratelli e altri semidei curiosi, i fratelli Stoll stanno raccogliendo scommesse, Lee è a braccia conserte dietro di lui e gli fa cenno di procedere. Sorride, spavaldo, facendo scivolare le dita sulle piume che spuntano dalla sua faretra: è da quando ha sette anni e usava le cortecce degli alberi dietro casa sua che tira e non ha paura del confronto. Sa di essere bravo e la sua mira lo conferma, bersaglio dopo bersaglio. L’ultima freccia fende l’aria con un sibilo acuto e si conficca al centro del puntino rosso, spaccando a metà l’asta dell’altro dardo – è il migliore.
Austin gli tende la mano e mentre gliela stringe, Michael pensa che ha finalmente trovato qualcuno con cui esercitarsi.

2. E il peggior guaritore in circolazione
Non ha idea di come Mark sia riuscito a contrarre l’influenza di stagione dato che al Campo è sempre sereno e il clima resta mite per tutto l’anno, resta il fatto che nel giro di pochi giorni l’infermeria è piena di semidei raffreddati e Michael non è in grado di guarire nemmeno un graffio, figuriamoci un virus. Lee lo sa, per questo lo incarica di cambiare le lenzuola una volta che i letti si sono liberati. Dura tre ore (Austin e uno dei figli di Ermes le contano), poi anche lui si ritrova con la febbre a trentotto – cosa che lo rende più insopportabile del solito, tanto che tutti cercano gli stargli lontano.
«Cosa abbiamo qui, uno Yooper ammalato» esordisce Will a fine giornata, fresco come un fiore. Nonostante lo stato in cui si trova, Michael è certo di aver sentito Kayla ridacchiare e subito borbotta qualcosa di acido e profondamente offeso.

3. Bisticciava sempre con tutti e soprattutto con Will.
Sono tre le cose che non riesce a perdonare a suo fratello. L’essere più piccolo di lui (di soli tre mesi, ma più piccolo) e comunque più alto di dieci centimetri buoni. L’aria serena e sorridente che ha a tutte le ore del giorno, come se in vita sua non abbia mai sbattuto il mignolo contro lo spigolo del letto. Il fatto che al mattino, per quanto si sforzi di alzarsi prima, Will riesca sempre ad occupare il bagno per primo. Per il resto gli piace; i suoi otto bersagli su dieci sono un po’ penosi considerando di chi è figlio, ma d’altronde non è colpa sua se i geni migliori sono capitati a lui. È un buon amico e un buon fratello, soprattutto quando, come in quel momento, perde una delle loro sfide.
«Bacia la mia faretra!» esclama prima di scattare verso le Cabine, investendo due figlie di Demetra. Non si ferma nemmeno a scusarsi, sa che lo farà Will al posto suo.

4. Non aveva mai voluto diventare capo-cabina
Il vento si è portato via la cenere e le ultime note del canto: ora è il figlio di Apollo con più esperienza e più estati al Campo. I suoi fratelli lo guardano in silenzio, in attesa e Michael si sente improvvisamente stanco, solo e spaventato. L’arco pesa sulle sue spalle, gli occhi bruciano. Dove sei Lee? Non vuole tutto quello, la responsabilità e il comando, non vuole deluderli: è solo un arciere, il migliore, e non sa nulla di come essere un buon capo-cabina. È il tuo compito, non il mio. Will gli porge le bende, le stesse che Lee si avvolgeva attorno i polsi in occasione delle riunioni alla Casa Grande, e lo guarda dritto negli occhi. Non sei solo, gli dice. Ci sono anch’io, aggiunge lo sguardo di Austin.
Michael è terrorizzato e triste e non ha la minima idea di cosa fare, ma stringe i pugni e raddrizza le spalle. Proverà ad essere forte per i suoi fratelli.

5. Non era mai stato più a sud di Long Island
Mangiare la key lime pie a Miami Beach. Vedere le foche a San Diego. Visitare la Sydney Opera House. E ancora: prendere lezioni di surf, sfidare la migliore arciera delle Cacciatrici di Artemide e vincere, imparare a guarire il raffreddore, giocare a basket a Rhode Island, chiedere a Miranda di guardare i fuochi d’artificio insieme, preparare la Michigan pasty, presentare a sua madre i suoi fratelli, tornare a casa.
Mentre precipita, Michael realizza che non riuscirà a fare nulla di tutto quello. Non cavalcherà mai le onde del Pacifico, non salirà mai in cima al faro di Manistique, non prenderà mai la patente. Lo consola, però, sapere che presto rivedrà Lee.

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Capitolo 2
*** Tre cose che Austin ama fare ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Tre cose che Austin ama fare
Personaggi: Austin, Michael Yew, Lee Fletcher, Will Solace
Rating: verde
Genere: missing moments, slice of life, malinconico
Avvertimenti: flash fic (500 w), headcanons
Note: aggiorno prima del previsto (ma non prendeteci troppo l’abitudine).
  • Quelli che seguono tutti headcanons dato che di Austin si sa ancora meno.
  • Vi ricordate le volta in cui Will si è preso una lancia in testa perché guardava il sedere di Nico di Angelo? > capitolo 8 di Out of the darkness, brighter than a tousand suns.
  • La storia partecipa alla Writing Challenge dello Pseudopolis Yard (13. Una flashfic di esattamente 500 parole).
 
 
Tre cose che Austin ama fare
 
1. Fotografare
Era stata sua madre a mettergli in mano una macchina fotografica («È un modello vecchio, il primo che ho comprato con i miei soldi») e a portarlo allo zoo per fotografare gli ornitorinchi, i suoi animali preferiti. C’erano voluti due giorni solo per vedere il muso di un maschio, tre per immortalare l’intera famiglia. Erano stati degli appostamenti lunghi e spesso noiosi, a tratti irritanti, perché i mammiferi non ne volevano sapere di farsi vedere; in compenso aveva scattato foto ai lemuri e ai coccodrilli, decisamente meno timidi, e aveva scoperto che gli piaceva immortalare le cose – dal cartello dello zoo alle scarpe rosse di sua madre.
Ma guardare il mondo da dietro un obiettivo gli aveva anche insegnato un’importante virtù: la pazienza, che avrebbe poi scoperto gli sarebbe davvero tornata utile con i suoi fratelli, ma che non sarebbe mai stata troppa con Michael – un metro e quaranta scarso di arroganza e presunzione tutte prese da loro padre, come amava ricordare con orgoglio.
 
2. Giocare a basket
Quando era al Campo (cioè sempre; sua madre era una fotografa, viaggiava spesso e a lui piaceva restare a Long Island anche tutto l’anno) ogni occasione era buona per palleggiare davanti le Cabine e i suoi fratelli la pensavano allo stesso modo, perché non esitavano a dividersi in squadre e a rubarsi il pallone. Speso giocava con Will e Michael (che nonostante la sua bassa statura faceva un canestro dopo l’altro, vantandosi della sua mira infallibile), a volte sfidavano Lee e perdevano sempre, ogni tanto Kayla si univa a loro e sempre più spesso le figlie di Demetra si divertivano a far crescere l’erba attorno alle sue caviglie.
Giocare a basket con i suoi amici (insieme al tiro con l’arco, ai falò e ai pasti tutti insieme) era tra le cose che più gli piaceva del Campo; amava la sensazione della palla che rimbalzava sotto la sua mano e che poi centrava il canestro appeso a una delle statue. In quei momenti si dimenticava di ogni cosa ed era così leggero che gli sembrava quasi di poter prendere il volo.
 
3. Raccontare storie
Davanti ai falò alla sera, sotto le coperte con una torcia, al tavolo della colazione. Miti: la caduta di Troia e l’uccisione di Pitone. Leggende della sua terra lontana: il serpente arcobaleno o il ranocchio, il wallaby e il dugongo. Michael commentava sempre con un e ci risiamo, ma poi stava zitto e ascoltava; a volte Lee lo accompagnava con l’arpa. Aneddoti. Vi ricordate le volta in cui Will si è preso una lancia in testa perché guardava il sedere di Nico di Angelo?
Amava ricordare il passato o inventare storie nuove, mescolare fantasia e realtà (era così che erano nati i miti, no?), tenere in vita la memoria di chi non c’era più. E ai nuovi figli di Apollo, che arrivano anni dopo le due guerre, raccontava la storia del saggio capo-cabina che sapeva sempre cosa era meglio per i suoi fratelli e del coraggioso arciere di cui era rimasta solo la faretra.

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