Un appuntamento per Ian e Mickey.

di BlackMoon_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ian. Do you love Him? ***
Capitolo 2: *** Il coraggio che non avrebbe mai avuto. ***
Capitolo 3: *** Quel bacio dolce al sapore di nicotina, birra e menta ***
Capitolo 4: *** Un uomo che sapeva amare. ***



Capitolo 1
*** Ian. Do you love Him? ***




 


  «Non capisco per quale assurdo motivo tu stia ancora dietro a quella puttana. Adesso sta con Jody, se l’è sposato fattene una ragione.» urlò forte Ian al fratello.
«Parli di me vero? E tu che continui a scoparti Mickey sperando che possa nascere qualcosa? Quanto saranno ormai? Tre anni?» rispose fuori di sé Lip, avvicinandosi e puntandogli il dito contro. «Quindi non farmi la predica Ian, siamo nella stessa barca.» terminò con ancora la sua mano in prossimità del petto dell’altro. Nascosta dal corpo di  Ian, Mandy  osservava la scena con fare sbalordito. Era suo fratello Mickey di cui parlavano? E cosa c’entrava lui con Ian?
Ian rivolse uno sguardo preoccupato alla sua amica, per poi riversare la sua rabbia verso il fratello, il quale aveva spifferato così liberamente il suo segreto. Avrebbe perso Mickey ora che qualcuno sapeva di loro.  Gli diede uno spintone, accompagnato da un sonoro “vaffanculo”. Lip si rese conto di quanto commesso, solo quando Ian gli voltò le spalle e iniziò a camminare spedito, dando così una perfetta visuale del viso scosso di Mandy.
«Ian, aspetta» gli disse, pentendosi del suo errore, ma il fratello sembrò non dargli retta e aumentò il passo già ormai spedito. «Non volevo Ian, scusa» tentò di nuovo.
Quando Mandy si riprese dallo shock iniziale iniziò a correre dietro al suo miglior amico pel di carota.
«Ian» lo chiamò correndo. «Ian, cazzo fermati». Aumentando di velocità riuscì a raggiungerlo e a bloccargli il braccio. «Cazzo Ian, se non ti fermi giuro che ti castro» lo intimorì la ragazza, la quale fece scendere la sua mano in quella del giovane Gallagher e se lo tirò dietro. Arrivarono nel luogo più tranquillo che conoscevano, sotto i binari della metropolitana e finalmente si fermarono. Mandy era seduta con gambe incrociate e stringeva tra le dita una birra fredda che portava a volte alle labbra, bevendone pochi sorsi; Ian era seduto poco distante da lei con le gambe piegate contro il petto e una sigaretta tra l’indice e il medio.
«Allora?» iniziò Mandy, bevendo un sorso dalla sua birra «Cos’è questa storia con Mickey?»
«Non ha alcun senso ormai. Non vorrà più vedermi.» rispose Ian non staccando lo sguardo da quella Malboro che intanto veniva fumata dal vento.
«Convincimi a non spifferare niente a mio fratello. Su parla» gli lanciò un sassolino che lo colpì sulla mano destra, facendogli così cadere la sigaretta, ormai consumata, dalle dita.
«Cosa vuoi sapere?» le chiese Ian, dandogliela vinta.
Mandy sembrò sorpresa da quella domanda.  «Come cosa vuoi sapere? Voglio sapere tutto ovviamente. Come è iniziata, come continua e cosa provi per lui.»
Ian sbuffò e si gettò all’indietro, poggiandosi su quel poco di erba un po’ secca che era rimasta; si portò una mano al viso e iniziò a parlare.
«Mickey rubava al negozio dove lavoro. Per intimorirlo, Kash gli ha puntato una pistola, ma a quanto pare non è andata a buon fine. Mickey si è preso la pistola e ha fatto un occhio nero a Kash. Ero fuori di me dalla rabbia, mi aveva stancato e poi se l’era presa con lui, così un giorno sono entrato in casa vostra e ci siamo picchiati, poi non so come, una scintilla, qualcosa è scattato e senza nemmeno che me ne accorgessi ci stavamo già spogliando.» terminò mostrando un piccolo sorriso. Mandy sembrò compiaciuta da quanto sentito, si stese accanto a lui e gli diede un pugno al braccio. «Cazzo Ian, sono tua cognata e nemmeno me lo dici» rise. Poi si sollevò spinta da un dubbio. «Non è che sei diventato mio amico per stare vicino a lui, vero?»
Ian si sollevò a sua volta e guardò Mandy dritta negli occhi, poi rise «Certo, sono diventato il tuo migliore amico gay per far colpo su tuo fratello che voleva uccidermi, perché pensava ti avessi stuprata.». Anche Mandy rise.
«A proposito, scusa ancora. Non è stata una delle mie mosse migliori.» si scusò lei, ridendo sotto i baffi. Il ragazzo le accarezzò i capelli e lei poggiò la testa sulla sua spalla. Avrebbe voluto che quel momento fosse durato all’infinito, non era mai stata così sé stessa , per lei Ian non era un potenziale ragazzo da portarsi a letto, o meglio prima lo era, ma dopo averlo conosciuto, tutto ciò che desiderava era che restasse suo amico per sempre. Era il primo vero amico che lei avesse avuto e le faceva male scoprire solo adesso una parte della sua vita che le teneva nascosta, ne capiva bene i motivi, ma in fondo si trattava del suo migliore amico e di suo fratello, non li avrebbe mai potuti giudicare. Nonostante ritenesse Mickey una testa di cazzo, teneva al suo bene e sapeva che con Ian non avrebbe potuto fare altro che migliorare, essere felice e magari andarsene da quella merda di quartiere.
«Era di lui che parlavi quando mi hai detto che eri andato a letto con uno che non era Kash?» domandò lei senza staccare la testa dalla sua spalla e lo sguardo fisso verso il nulla. Sentì annuire piano Ian, gli si strinse ancor di più. «E quando mi hai chiesto come capire se a un ragazzo sia interessato o no, alludevi sempre a lui?» continuò con le domande.
Ian stette in silenzio per qualche istante. «Mi dispiace Mandy. Mi dispiace non avertelo detto prima.». Mandy rispose dandogli un bacio sulla guancia.
«Lo ami?» gli chiese all’improvviso, guardandolo dritto negli occhi. Inizialmente Ian sembrò essere in difficoltà, poi si lasciò andare e affondò la testa tra le gambe e con un sorriso complice tornò a guardare Mandy. «Ho paura di si»
Ci furono attimi di silenzio, poi il collo di Ian fu circondato dalle braccia della ragazza.
Alcuni passi sulle foglie secche e scricchiolanti fece da sottofondo a quel momento.
«Per l’amor del cielo, Gallagher. Prendetevi una camera.» fece all’improvviso Mickey.

 

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Capitolo 2
*** Il coraggio che non avrebbe mai avuto. ***




«Mickey» sussultò Ian, staccandosi dall’abbraccio di Mandy  «Cosa ci fai qui?»
«Sono venuto a raccogliere margherite» rispose sarcastico Mickey mostrando la pistola che stringeva nella mano destra «Tu che dici Gallagher?» lo provocò. Spesso quando era nervoso, era solito scaricare la tensione sparando a delle lattine immaginando che si trattassero della faccia e di altri parti del corpo dello stronzo che meritava le sue pallottole.
Subito si intromise Mandy  sollevandosi da terra e trascinandosi dietro il suo migliore amico/fidanzato gay.
«Vieni Ian andiamo» gli disse rivolgendogli un’espressione provocante.
«Dove andate?» domandò subito l’altro Milkovich, allarmato dalla reazione provocante di Mandy. La sorella finse una risata. «A scopare! Che domande Mickey» fece lei dandogli le spalle. «A proposito, vedi di non tornare a casa per almeno qualche ora, non  vorremo essere disturbati» riprese per poi incamminarsi con la presa ben salda nella mano di Ian. Quando i due ragazzi si affiancarono, Mickey si avvicinò ulteriormente al giovane Gallagher e gli posò una mano sul braccio destro.
«Porta a casa Mandy e poi raggiungimi tra venti minuti al negozio» gli sussurò piano. Quel suo sguardo lo faceva impazzire, il suo fiato sul collo era così caldo e confortante che gli fece tornare in mente tutte le volte che l’aveva percepito sulla sua pelle nuda, i suoi occhi azzurri ricchi di malizia erano talmente travolgenti, che, se non fosse stato per Mandy che lo stava strattonando, avrebbe lasciato perdere il mondo intero per stare con lui. Fortunatamente riemerse da quelle sue fantasie e si ricompose assumendo un’aria sicura.
«Mh Mickey. Venti minuti non sono abbastanza, sai com’è» rispose divertito lasciandolo indietro.
«Ti ammazzo Gallagher» urlò contro Mickey, mentre vedeva il suo pseudo ragazzo andare via con sua sorella. L’unica risposta che ebbe fu un’alzata del dito medio da parte di Ian, poi le sue dita si strinsero attorno al fianco di Mandy.
«Puttana» sibilò piano. Come poteva Ian andare a letto con sua sorella, era palesemente gay, quindi, perché andare con le femmine? Anche lui a volte andava con qualche ragazza, ma era per nascondere la sua vera natura o per dimostrare che Ian non era altro che una bocca calda. Ma per lui Ian non era solo questo, ogni volta che pensava ai suoi capelli, alle sue lentiggini rosse che gli decoravano le guance, ai suoi occhi che lo fissavano intensamente, alle sue mani che avvolgevano le proprie, al suo corpo contro il suo, il suo respiro sul collo, sentiva stringergli lo stomaco e cedergli le gambe. Il solo pensiero di loro due insieme, lo faceva sorridere. No, Ian non era assolutamente solo una bocca calda, era più di quel che lui stesso pensasse. E se Ian fosse andato davvero più volte a letto con Mandy? Se facesse tutto questo per le stesse ragioni per le quali lui lo faceva lui? Se nessuno dei due accettava ciò che erano, la loro storia non risultava più reale, solo finzione, frutto di una perversione temporanea. Aveva bisogno che Ian credesse in loro, aveva bisogno che esistesse un loro personale “noi”, necessitava della forza di Ian per non rinnegare tutto ciò che provava, perché Ian aveva la forza e il coraggio che lui non avrebbe mai avuto.




«Allora, cosa hai intenzione di fare con Mickey?» chiese Mandy a Ian, mentre passava una pennellata di smalto nero sulle unghia. Alzò lo sguardo verso l’amico, il quale era  chiaramente imbarazzato da quel discorso.
«Dai Ian. Sono la tua migliore amica»  cercò di convincerlo ad affrontare l’argomento.
«Si, ma sei anche la mia ragazza, ricordi?» le diede un bacio sulla fronte, ma lei non smise di guardarlo con aria impaziente.
«Scusa Mandy, ma mai mi sarei immaginato di dire alla mia ragazza che sono innamorato di suo fratello, con il quale scopo a sua insaputa.» fece Ian seccato, alzandosi dal divano.
«Bè, io non sono gelosa» riprese Mandy, sollevandosi dalla posizione semi supina in cui si trovava prima, per scattare in avanti con tutto il peso del corpo poggiato sulle nocche delle dita. I suoi grandi occhi verdi sembravano scrutare attentamente ogni movimento del suo amichetto pel di carota. Ian cercò di sostenere con fermezza il suo sguardo, fallendo miseramente.
«Vorrei uscire con lui, sai a mangiare una pizza o cose del genere. Fare qualcosa che non sia solo sesso, sai … sarebbe carino.» disse rassegnatosi il ragazzo.
Mandy si avvicinò ancora di più all’amico «E allora fallo! Invitalo!» esclamò, credendo ingenuamente di aver risolto quell’immenso taboo.
«Ma parliamo dello stesso Mickey? Sai quello con la scritta “FUCK-UP” sulle dita, quello che ti pesta se non gli vai a genio? Non accetterebbe mai un invito del genere da me.» spiegò, apprezzando però, il tentativo della ragazzina che intanto si sentiva tanto stupida per aver proposto una cosa del genere. Ma era decisa; li avrebbe aiutati ad avere il loro appuntamento, ad ogni costo.
La loro attenzione fu subito attirata dal rumore cigolante della porta che sbattè forte contro il muro.
«Spero fermamente che abbiate finito voi due». Era la voce di Mickey.
Mandy subito afferrò il braccio di Ian e lo fece cadere sul divano, gli salì a cavalcioni sulle gambe e iniziò a sbottonarsi la camicetta,  arruffò i capelli rossi dell’amico e gli fece cenno di sfilarsi la maglietta, mentre lei armeggiava con i bottoni del suo jeans.
«Per l’amor del cielo, la finite di accoppiarvi come ricci?» si lamentò Mickey entrando nel salone e assistendo a quella scena a dir poco deplorevole. Mandy sembrò non dargli conto e iniziò a baciare Ian, facendo andare così, il fratello su tutte le furie. Spinse via Mandy dalle gambe di Ian e la attirò verso di sé,  lasciando pienamente esposto Ian, dai capelli arruffati, il petto nudo, il pantalone aperto e un rigonfiamento nelle mutande. Mickey sembrò notare subito quel piccolo dettaglio e rimase inorridito da quanto aveva appena visto.
«E’ meglio che vai Gallagher» gli disse Mickey con in viso un’espressione delusa. Ian inizialmente sembrò non capire, poi Mandy prese parola : « Ian, tesoro, vai a casa, ci vediamo qui alle 8.30 e poi usciamo»
Subito si intromise Mickey. «Dove andate?» domandò spontaneamente ai due.
Fu di nuovo Mandy a prendere in mano le redini della situazione. «Ian mi porta fuori a mangiare una pizza stasera. Sai è un appuntamento. » lo informò con un pizzico di veleno nella voce.
Ian si rivestì e si diresse verso la porta, ma non prima di aver salutato Mandy con un dolce bacio sulla guancia e Mickey con un cenno della mano.
Non sapeva cosa avesse in mente Mandy, ma aveva la sensazione che quella ragazza era un fottutissimo genio.


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Capitolo 3
*** Quel bacio dolce al sapore di nicotina, birra e menta ***



Ian tornò di corsa a casa. Spalancò la porta e subito salì le scale che conducevano alla propria camera. Steso sul letto di sopra c’era Lip che fumava una sigaretta; quando si accorse della presenza del fratello, si alzò e scattò giù dal letto.
«Senti Ian» si rivolse al fratello «Mi dispiace per quanto detto prima, non volevo davvero.». Ian che intanto lo guardava con un sorriso stampato in viso, iniziò a frugare nei cassetti in cerca di qualcosa di carino da indossare. «Tranquillo» gli rispose dandogli poca attenzione. Lip sembrò quasi offeso dalla poca considerazione nei suoi confronti, ma in fondo pensava che se la meritasse. Aveva infranto una promessa e i sensi di colpa lo stavano divorando. «Ian, davvero. Farò di tutto per farmi perdonare» gli mise una mano sul braccio, facendolo così voltare.
«Va bene. Ti perdono ad una condizione» riferì al fratello, incrociando le braccia e assumendo un’espressione da duro. Lip annuì.
«Prestami qualcosa di carino da mettere, non trovo niente di decente qui dentro» continuò, guardando verso il cassetto pieno di vestiti sparsi disordinatamente. Lip lo guardò sorpreso dalla sua richiesta e dalla sua spontanea allegria.
«Tutto qui?» chiese il fratello «cosa ti ha reso così felice?»
Ian gli sorrise e iniziò a frugare nei cassetti di Lip, poi si girò verso di lui e lo guardò «Mandy è un genio, cazzo» lo informò tutto pimpante, poi si rimise alla ricerca della maglietta perfetta.
«Ah» fece Lip, rimanendo di stucco «quindi tutto è andato bene.» si fermò per qualche secondo «quindi ho reso tutto questo possibile. Non sono anche io un genio?» chiese.
Ian finalmente trovò quel che cercava, afferrò una maglietta nera, sfilò la sua e indossò quella del fratello, poi gli si avvicinò.
«No. Tu sei uno stronzo.» gli disse seriamente, poi gli regalò un piccolo sorriso.
«Hey» lo riprese Lip «quella è la mia maglietta preferita» tentò di fermarlo mentre usciva dalla camera.
Ian non si voltò e continuò per la sua strada «Dovevi pensarci prima di infrangere la promessa» gli urlò dalle scale. Infondo quello era il minimo che dovesse sopportare. Però davvero, in cuor suo, sperava che se avesse fatto qualcosa con Mickey si sarebbe tolto prima la sua maglietta da dosso, l’ultima cosa che voleva era trovarsi il testosterone di un Milkovich sui suoi vestiti.
Ian si sedette sull’ultimo gradino della rampa di scale e iniziò a digitare il numero di Mandy. La chiamò, il telefono squillò tre volte prima che la ragazza rispondesse.
«Ian sei tu?» si affrettò a chiedere lei.
«Si sono io» rispose Ian.
«Per fortuna!» esclamò Mandy, sospirando con forza. «Prima avevo scambiato uno di quelle puttane russe de centro massaggi per te. Cercavano Terry in realtà, deve smettere di dare il mio numero alle persone, manco fossi una di loro.» si lamentò lei.
Ian rimase in silenzio qualche istante per assimilare interamente quando detto dall’amica, per poi rendersi conto che l’aveva davvero scambiato per una donna, e per giunta russa.
«Ah… bè grazie» non potè che dire. «Comunque qual è il tuo piano?» continuò, impaziente di conoscere le intenzioni dell’amica.
«Andare a mangiare fuori con il mio ragazzo» rispose lei con naturalezza . «Non ho ancora un piano, ma fidati di me Ian».
L’ansia lo stava letteralmente divorando e il non sapere cosa Mandy avesse in testa non alleviava le sue preoccupazioni, anzi lo mandavano ancor di più al manicomio.
«Comunque ottimo lavoro con l’erezione prima. Non è che forse un pochino ti piaccio?» riprese a parlare per colmare quel vuoto di silenzio che si era creato a causa sua.
Ian trattenne una risata «Mi dispiace Mandy, ma sono ancora gay. Semplicemente ho pensato che sarebbe stato eccitante e divertente vedere Mickey mangiarsi le mani perché  ho scopato con la sorella nel posto esatto in cui lo abbiamo fatto qualche giorno fa»
«Per l’amor di Dio, Ian. Che schifo!»  esclamò lei disgustata.
«Giuro che abbiamo pulito» si giustificò lui, non riuscendo a trattenere una risata.
«Non è per questo. Mi hai fatto immaginare mio fratello nudo.» rispose lei, prendendo poi parte alla sua risata.
«Bè, tu cerca di fare in modo che stasera io lo possa rivedere così» scherzò lui, dopodiché si salutarono e terminarono la telefonata.
Si issò in piedi e si diresse verso il salone. Erano ancora le 6.30 e l’appuntamento sarebbe stato dopo due ore. Scavò nei cuscini del divano per cercare, magari, qualche spicciolo per offrire da mangiare a chiunque fosse andato a cena con lui. Riuscì a racimolare 20 dollari e 50 centesimi, abbastanza per due pizze. Una volta rimesso a posto il divano, ci si sedette sopra, iniziò a guardarsi intorno nervosamente, poi scattò in piedi e iniziò a camminare per il salone; avanti e indietro, avanti e indietro. Poi guardò nuovamente l’orologio, erano passati solo pochi minuti. L’ansia lo stava divorando, non riusciva a stare fermo per qualche minuto. Si diede un’annusata e decise di fare una doccia. Iniziò a sfilarsi i vestiti mentre saliva le scale, e quando arrivò davanti la porta del bagno, aveva indosso solo un paio di boxer blu a quadri. La doccia fu rapida, come il suo rivestirsi. Scese di nuovo di sotto per controllare l’ora: erano le 7.15. I capelli rossastri erano ancora bagnati, subito si precipitò fuori dalla porta e iniziò a camminare senza una meta. Andò alla porta di Kev e Vi e bussò forte. Dopo qualche colpo, si presentò sulla soglia Kevin con in dosso solo un paio di boxer neri attillati, e lo fece entrare.
«Non è che per caso avresti dell’acqua di colonia?» chiese Ian adrenalinico.
Kev annuì e fece cenno di seguirlo nel bagno. «Hai un appuntamento?» chiese l’uomo.
Questa volta fu Ian ad annuire. «Con un  Milkovich?» chiese nuovamente.
«Già» rispose il ragazzino, annusando le varie flagranze che il suo vicino di casa gli passava.
«Mandy è proprio una bella ragazza. Però attento, il padre non è esattamente un bel tipo» lo mise in guardia Kev. «Hai trovato quel che cercavi?» si rivolse di nuovo a Ian,
«Penso che userò questa, sembra più da uomo.» annunciò lui, poi rovesciò la boccetta sulle sue mani e iniziò a spalmarsela addosso. Di una cosa era certo sul conto di Kevin, il suo testosterone funzionava una meraviglia. Chissà se usare la sua colonia sarebbe servito a qualcosa, intanto però odorava come un vero uomo. Pensò che a Mickey sarebbe piaciuta, gli dava un’aria da maschio e non dal solito frocetto che gli diceva di sembrare.
Uscì da quella casa e subito si riversò in strada, accese una sigaretta, rubata poco prima al fratello, e iniziò a riempire i polmoni di nicotina. Fumare gli calmava i nervi e lo faceva sentire più leggero. Aspettò fuori casa Milkovich per mezz’ora, dopodiché, arrivato l’orario prefissato, bussò alla porta.
Aprì Mickey con un’espressione colpita in viso «Ti sei tirato a lucido, eh Gallagher?» fece poggiandosi con il corpo contro lo stipite della porta a braccia incrociate. Dopo aver sostenuto il suo sguardo per qualche istante, si voltò e lanciò un urlo alla sorella «Mandy, il tuo frocetto è qui». Ian gli diede una spallata ed entro in casa, poi gli si avvicinò. «Pensavo fossi il TUO di frocetto» gli sussurrò lentamente, scandendo parola per parola. Mickey perse la pazienza, lo afferrò e lo fece sbattere contro il muro, facendo vibrare le pareti.
«Sentimi bene. Tu non andrai a letto con Mandy, è chiaro?» gli intimidò quasi ringhiando.
Ian alzò gli occhi al cielo, poi lo guardò intensamente. «Geloso Milkovich? Siamo pari, tu vai a letto con Angie ed io con Mandy. Penso sia equo non trovi?»
«Stai zitto, cazzo!» gli urlò contro, avvicinandosi al suo corpo. «Stai zitto una volta per tutte» disse più piano, non staccando lo sguardo ammaliato dalle labbra di Ian, continuamente inumidite dalla sua lingua. Si avvicinò lentamente e premette le sue labbra contro quelle morbide e calde di Ian e si abbandonò a quel bacio dolce al sapore di nicotina, birra e menta.




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Capitolo 4
*** Un uomo che sapeva amare. ***


I loro volti erano ad un palmo di naso l’uno dall’altro, respiravano piano  all’unisono. La mano di Mickey era immobile sul petto di Ian e il suo sguardo fisso sugli occhi dell’altro, mandò giù quel groppo che aveva in gola e con le dita strinse la maglietta nera sotto la sua mano, quasi tentasse di controllare un impulso infrenabile. Stava combattendo con il suo stesso desiderio di possedere interamente quel ragazzo. Fremeva dalla voglia di ribaciarlo, ancora e ancora. Sollevò il viso per ricongiungersi con la sua bocca, ma fu interrotto da alcuni tacchettii che si facevano sempre più rapidi e vicini. Mandy li raggiunse in salone, catturando l’attenzione dei due ragazzi.
«Embè? Come sto» chiese lei, volteggiando su sé stessa. Indossava un vestito grigio, corto e attillato, con in vita una cintura nera, ai piedi portava un paio di sandali con il tacco, abbastanza alti per raggiungere il viso di Ian, ma non eguagliarlo in altezza. Ian rimase senza parole, ma si limitò a sorriderle. Non aveva mai visto la sua amica così bella, e anche se non fosse esattamente il suo tipo, osservarla era una delizia per gli occhi.
«Vai a battere stasera, stronzetta?» le si rivolse Mickey, che al suo arrivo si era staccato dal corpo di Ian con fare felino.
Ian lo riprese e lui tacque. Mandy sembrò farsi scivolare addosso quel commento, raggiunse Ian e si aggrappò al suo braccio. Fecero per aprire la porta, ma Mickey ebbe la meglio e ci si parò davanti, impedendo così ad entrambi l’uscita.
«Tu non andrai vestita così, con lui. Verrò anche io.» annunciò in modo autoritario, incrociando le braccia sul petto. Ian era palesemente sorpreso da quell’atteggiamento, ma tutto sommato non gli dispiaceva. «Va bene» fece infine Mandy con fare teatrale. Spostò con forza il fratello dalla porta e la aprì.
I tre camminarono insieme per le buie strade del South Side. Appoggiati a un muro c’erano una fila di barboni con in mano una birra, e Ian avrebbe giurato di aver visto suo padre. Proseguirono parlando delle stronzate più insulse, come loro solito e dopo pochi minuti di cammino, arrivarono alla pizzeria. Il cameriere li fece accomodare a un tavolo all’estremità della sala, abbastanza nascosto e intimo. Il ragazzo della pizzeria, cosa che non potè non notare Mickey, non toglieva gli occhi dal culo della sorella, l’avrebbe fulminato se avesse potuto, ma infondo Mandy se l’era cercato vestendosi in quel modo. Si sedettero, pochi minuti e la ragazza si allontanò con la scusa di dover andare al bagno. Attraversando la sala, passò affianco al cameriere che poco prima non le staccava gli occhi di dosso, lo sfiorò e fece cenno di seguirla. Intanto al tavolo erano rimasti solo Ian e Mickey, seduti uno di fronte all’altro. Una vecchia signora, dall’aria da ricca, li guardava incuriosita, cosa che infastidì parecchio il giovane Milkovich che la minacciò di prendere provvedimenti seri se non avesse smesso con quelle occhiatine, non erano da soli, sua sorella era andata al cesso. Ian non riuscì a trattenere una risata, alimentando così, inizialmente, l’ira di Mickey; ma poi, vedendolo sorridere con tanta naturalezza, si rallegrò di averlo vicino e sorrise anche lui. I minuti passarono e di Mandy nemmeno l’ombra, più volte era passato qualcuno a prendere le ordinazioni, ma era sempre stato mandato indietro. Notando bene, neanche il cameriere che li aveva accompagnati al tavolo non era presente in sala. Bastò collegare le due cose per capire che fine avessero fatto e perché Mandy non usciva da quel cazzo di cesso. Erano rimasti da soli, insieme, come se fossero ad un vero appuntamento. Mickey sembrava agitato, non era quello che aveva previsto, ma ormai erano lì, tanto valeva approfittare e mangiare quella dannata pizza, tanto avrebbe pagato Ian. Proseguirono con le ordinazioni e dopo qualche chiacchiera del tutto insignificante, due pizze calde e fumanti vennero portate al loro tavolo. Iniziarono a mangiare rapidamente, quasi sembrasse che non mangiassero da anni, era davvero buona quella pizza. Il proprietari erano italiani, napoletani per l’appunto e ogni tanto si intrattenevano all’Alibi a parlare della loro terra e dei loro compaesani. A Mickey era capitato di averci a che fare, ma mai più di tanto.
«Sai vero che sei ad un appuntamento?» fece timidamente Ian. Mickey alzò gli occhi al cielo « si solo perché quella troietta di mia sorella ti sta tradendo nel cesso con un cameriere da quattro soldi» replicò Mickey, ma le sue parole non sembrarono toccare minimante Ian che continuava a guardarlo con estrema dolcezza.
«Potremmo andare a fare un giro dopo, nel caso» ritentò il giovane Gallagher, tentando di ammaliarlo con il suo sguardo malizioso e la voce suadente, ma  Mickey non diede cenno di resa, anzi sembrò annoiato « Oh risparmiami Gallagher. Stiamo mangiando una pizza, non è un vero appuntamento.» disse infine.
Ian allungò una mano verso la sua, l’altro la guardò spaventato, quasi si trattasse di  un serpente che strisciava nella sua direzione. « Potrei infilzarti una forchetta nella mano e vederti sanguinare» lo avvisò tra i denti. Ritrasse la mano. Ci furono attimi di silenzio durante i quali Mickey sorseggiava la sua birra.
«Mi hai baciato prima» disse all’improvviso, così improvvisamente da prendere alla sprovvista l’altro e farlo affogare. Si ricompose  «Se è per questo altre volte ti ho pure scopato, ma questo non fa di noi una coppia.»
A sentire quelle parole, un velo di tristezza annebbiò il viso del ragazzo dai capelli rossi e non riuscì a non mostrarlo. Mick posò la sua birra e gli rivolse uno sguardo misto tra il preoccupato e il dispiaciuto. «Cosa c’è adesso?» gli chiese mantenendo quell’aria da duro.
«Niente, penso solo che si sia fatto tardi» rispose l’altro lentamente con una voce roca, stroncata ogni tanto dal groppo di lacrime che portava in gola. Mickey si limitò ad annuire e chiamarono il conto. Una cameriera si avvicinò loro e li informò che il conto era già stato pagato da una gentile signorina seduta qualche tavolo più infondo. Entrambi si girarono nella direzione indicata dalla cameriera e trovarono seduta Mandy, con una birra in mano che li salutava con aria compiaciuta. Quella ragazza era un genio. Il problema era il fratello che era un tale cretino. Uscirono entrambi di fretta, Ian un po’ di più che quasi iniziò a correre. Mickey riuscì a raggiungerlo e lo fermò per un braccio. «Mi dici cosa cazzo ti prende?» gli urlò contro.
«Mi prende che ho fatto di tutto Mickey, di tutto per avere ad un appuntamento con te, ho dovuto ricorrere anche a questi stupidi sotterfugi» gli urlò in faccia Ian a sua volta.  Mickey sembrava non capire «Cosa è che vuoi?» domandò innervosendosi dalla scenata che stava facendo l’altro. Iniziò a mordersi il labbro e si mise un braccio dietro la testa.
«Cazzo Mickey, voglio te. Voglio disperatamente te. Ti voglio di più di quanto immagini. Non voglio solo sesso. Voglio te. E solo te.» scoppiò Ian, iniziando a gesticolare come un pazzo. Iniziò a tremare, fece per andarsene ma fu trattenuto dalle braccia forti di Mickey che gli circondavano il petto. Un senso di sollievo lo pervase, tramutandosi poi in calore che gli attraversò tutto il corpo.  Sentì il respiro caldo di Mick  sul collo e le sue labbra che lentamente si avvicinavano al suo orecchio.
«Ti amo» gli sussurrò piano, scandendo bene ogni lettera.
«Sarà il nostro piccolo segreto. Sono tuo.» concluse. Lo fece voltare, gli mise una mano dietro la testa e premette delicatamente le sue labbra contro quelle di Ian. La sua lingua esplorò ogni angolo della sua bocca, poi si staccò dalle labbra che tanto adorava e iniziò a baciargli dolcemente il collo, scendendo sempre più giù, fino alla giuntura delle spalle, mentre Ian gemeva piano sotto il suo tocco delicato.
In quella strada desolata, lontano dagli sguardi indiscreti, illuminati solo dalla luce artificiale del lampione, per la prima volta, Mickey Milkovich, si accettò per quello che realmente era. Un uomo che sapeva amare.





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