Voiceless Jody di Mama Holy (/viewuser.php?uid=763938)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jody ***
Capitolo 2: *** Breve pace ***
Capitolo 3: *** Lei non ha bisogno di maschere ***
Capitolo 4: *** Nuove emozioni ***
Capitolo 5: *** MOSTRO! ***
Capitolo 6: *** Voiceless Jody ***
Capitolo 7: *** BS- Posso esserti utile? ***
Capitolo 8: *** BS- 2 Amici... ***
Capitolo 1 *** Jody ***
Vj 1.Jody
Ciao!
Piacere io sono holy felice di conoscermi e, per
chi già mi conosce, primo, no non sono morta, secondo, sono felicissima di rivedervi!!!
Bando alle ciance vi auguro una
buona lettura e spero apprezziate la storia
Voiceless Jody
1.Jody
Jody era una
ragazza alta sul metro e cinquantacinque dal fisico magrolino che nascondeva sotto
felpe un po' troppo grandi
Aveva i capelli
corvini e liscissimi che le scendevano sulla schiena. La pelle era leggermente
bianca mentre gli occhi, color nocciola chiarissimi, quasi gialli, risaltavano
tra il nero dei capelli. Era inoltre il tipo di ragazza silenziosa, di quelle
che non si fanno notare, quel tipo di persona sempre giudicata e reputata, in
comune accordo da tutti, una specie di emo.
Persino ora che
aveva 18 anni le persone sembravano non essersi stancate dei pettegolezzi e
delle leggende che giravano sul suo conto.
Lei non le
aveva mai smentite, lasciandole crescere indisturbate.
Queste leggende
si basavano sul fatto che nessuno sapesse niente di lei e, ancora di più, sul
fatto che lei, invece, sembrava sapere tutto sugli altri.
Ad accrescerle
ancora c'era il fatto che avesse la qualità di poter essere pungente con poche
parole e ciò la rendeva alquanto spaventosa agli occhi degli altri.
A lei,
comunque, non dispiaceva del tutto questa situazione.
Infatti poteva
dedicarsi al suo "hobby" preferito: ascoltare i discorsi delle
persone, (questo era anche il perché riuscisse a conoscere così tante cose
degli altri).
Facendolo per
anni gli si era affinato l'udito e riusciva a sentire tutto ciò che si diceva
in classe senza problemi. Grazie a questo suo hobby però riusciva a vedere e
riconoscere facilmente tutte le persone false e, seriamente, non se ne
salvava una, erano tutti doppiogiochisti.
Col tempo aveva imparato che nessuno era vero e che tutti fossero così.
Tutti a parte
Abby, la sua migliore ed unica amica.
Lei era la
persona migliore che esistesse al mondo o almeno così pensava Jody.
Aveva i capelli
biondi riccissimi che le arrivavano alle spalle. Gli occhi verdi, lucenti
ed espressivi la rendevano bellissima, aveva un corpo con curve delicate ed era
alta circa venti centimetri in più dell'amica.
Un aspetto
quasi angelico.
Inoltre era
simpatica e sportiva, il tipo di persona che piace a tutti.
Quel giorno Abby passò proprio davanti a scuola sua con alcuni amici, una
"coincidenza" diceva.
«Jody ti presento Daisy, Carl e Mattew» disse dopo averla abbracciata.
Jody, come al
suo solito, si limitò a salutarli con un cenno per poi squadrarli da cima a
piedi, comunque poco interessata.
«Ah, visto che ci siamo volevo presentarti bene Carl, che è il mio fidanzato,
te ne avevo parlato ricordi?», sentendo queste parole Jody si avvicinò
velocemente al soggetto della discussione.
Lo guardò con
occhi sottili, spaventandolo non poco, per poi prenderlo per il colletto per
abbassarlo alla propria altezza lasciandolo poco dopo con uno dei suoi sospiri
d’indecifrabile significato.
Tornò, in
seguito, dall'amica con aria di disappunto come a dire "ti meriteresti di
più", per ricevere una piccola risata da lei.
Jody infatti era diventata in un qualche modo iperprotettiva verso l'amica.
La considerava
come un angelo sceso in terra, di cui lei si era presa la responsabilità di
proteggere dal resto di quello sporco mondo.
«Comunque Jody,
questa sera facciamo un pigiama party a casa mia, quando torniamo da questa
uscita, vuoi venire anche tu?» chiese Abby mentre le stringeva le mani fredde.
Jody la guardò
per un po' e stava per dire di no, quando il pensiero lampante della presenza
di quell'entità nominata da Abby "fidanzato" le fece cambiare idea;
«Ok» era pronta
a tutto pur di salvaguardare la purezza dell'amica, anche passare una serata
noiosa con persone noiose.
«Bene! Allora ci vediamo a casa mia sta sera verso le 21:00» disse in fine Abby
scompigliandole i capelli per salutarla e continuando la passeggiata con i suoi
amici mentre Jody si affrettava a tornare a casa.
Una volta lì buttò lo zaino vede scuro in un angolo della camera, per poi
buttare se stessa sul divano.
Accese la TV
come per farle compagnia; infatti la casa era completamente vuota.
Viveva da sola
da poco e non c'era ancora abituata.
Appena compiuti
18 anni aveva costretto i suoi genitori a farla vivere da sola.
Non per uno di
quei momenti in cui diventi adulta e credi di poter far tutto da sola, ma solo
per il fatto che non sopportava più i litigi silenti di sua madre e suo padre.
Si facevano
dispetti come i bambini piccoli, ma si sa che, se si fa qualcosa da bambino
quando si diventa grandi, la cosa è molto peggiore di come la fanno i
bambini.
Infatti i loro
"dispetti" erano quelli di tradirsi a vicenda, con qualsiasi altra
persona, senza un limite e, spesso, Jody cadeva in mezzo ai litigi, per vedere
chi avesse più cura della propria figlia, o quale dei due fosse il genitore
migliore, o tante altre cose che Jody aveva imparato ad ignorare.
«Altri assassini nella zona di **. Sembra si tratti della stessa persona che ha
ucciso la ragazza l'altro ieri sera...» la voce della persona del telegiornale,
come al solito, trasmetteva le notizie senza metterci alcuna emozione,
qualunque esse fossero.
Intanto però
Jody si era procurata un libro e non stava ascoltando.
Arrivata la
sera aveva infilato nella borsa un pigiama e un cambio per il giorno dopo: una
felpa a caso e un paio di jeans, qualunque essi fossero. Per poi uscire, a
malavoglia, fuori di casa chiudendo la porta a chiave.
«Jody ti
stavamo aspettando!» Abby la accolse con un solito enorme sorriso seguito
da un abbraccio che Jody non ricambiava mai.
Dentro il
salone sembravano già aver sistemato tutto: il pavimento era pieno di coperte
buttate su letti arrangiati, due a destra e tre a sinistra, con i cuscini
vicini in modo potessero parlare tutta la notte.
Una volta cambiata, Jody li aveva raggiunti e si era seduta sul letto in mezzo
preso per lei da Abby.
«Che facciamo?» chiese allora Daisy che sembrava felicissima e si dondolava
leggermente da seduta.
«Non so, che
vuoi fare Jody?» le domandò Abby.
«Scegliete voi»
non le importava molto aspettava solo che quel tempo passasse velocemente.
«E se ci
raccontassimo delle storie di paura?» disse allora il ragazzo, Mattew, dai
capelli e gli occhi nerissimi con un sorrisino maligno.
«Sarebbe una
buona idea!» aggiunse Carl con gli occhi azzurri illuminati di felicità mentre
i capelli biondi come l'oro si appoggiavano delicatamente sulla mano che teneva
alzata la testa dal cuscino.
«Ma-ma fanno
paura!» si lamentò spaventata Daisy mentre scuoteva la testa piena di riccioli
rossi che le continuavano fino alla fine della schiena.
«Tu che ne
pensi?» le disse in fine Abby guardandola come a dire che lei era felice
dell'idea.
«Per me va
bene»
«Siamo quattro
contro uno, Daisy, abbiamo vinto noi!» esultò allora con voce fastidiosa Mattew
preparandosi a raccontarne una davvero spaventosa.
«Allora in una
sera di luna piena....»
Continuò a
lungo ma Jody non ascoltò nulla di ciò che stava dicendo.
Si limitava a
mangiare i marshmallow che Abby, conoscendo il suo amore inspiegabile per quei
dolci, aveva portato poco prima dell'inizio della storia.
Osservava
divertita le espressioni e i comportamenti delle persone nella stanza.
Daisy era
rannicchiata nelle coperte lasciando intravedere solo gli occhi marroni scuro.
Mattew sembrava
divertirsi un sacco ad alterare la voce per spaventarli e sembrava al quanto
scocciato dal fatto che Jody non avesse alcuna paura.
Carl stava
fisso su Abby ascoltando comunque con attenzione la storia dell'amico.
Abby, invece,
se ne stava con i suoi occhi verde prato fissi su Mattew, attentissima a ogni
parola che usciva dalla sua bocca e spesso emetteva gridolini soffocati
abbracciando il cuscino bianco
Non era poi
così male, magari quelle persone non erano proprio così male..
«Waaa!!» aveva poi gridato improvvisamente Mattew cercando di spaventarla.
Ora era ad
alcuni centimetri dalla sua faccia e poteva vedere il suo sopracciglio alzato
come a dire 'che c'è?' senza alcun segno di paura nel suo viso. Capì di non
averla spaventata e tornò subito indietro sbuffando per l'ennesimo tentativo
fallito mentre gli altri soffocano le risate.
Si non era poi
così male...
«Però non è
giusto che tu non ti spaventi nemmeno un po', così è noioso!» disse, una volta
finita la storia, Mattew.
Una leggera
scrollata di spalle fu la risposta di Jody che intanto mostrava di avere più
interesse nei piccoli contenitori di zuccheri che nel discorso.
«Però potresti
anche rispondermi a parole!»
«Hahahah, Jody
è fatta così, non ti dà mai la soddisfazione di sentire la sua voce per più di
pochi secondi» disse scherzosa Abby scompigliandole i capelli.
«Ma è
questo che la rende così cari-mpf» un cuscino lanciatogli in faccia dal
soggetto del discorso non gli permise di finire la parola, che quest'ultima
riteneva tanto fastidiosa,
«Hahahah dai su
Jody non essere così cattiva con Abby» dopo la storia Horror, Daisy si era
ripresa ed ora era tornata dello stesso umore giocoso di prima.
«Be è ancora
presto che ne dite di un'altra storia Horror?» disse Mattew sfregandosi le mani.
«No! No! No!
Mattew non ci provare nemmeno e poi non è affatto presto!» infatti era circa
luna, così decisero di andare a dormire.
Spente le luci,
dopo pochi minuti erano già tutti mezzi addormentati.
Forse fu per
questo che non sentirono la silenziosa figura entrare dalla finestra dentro la
camera...
Comunque sia se non dovessimo
rivederci vi auguro un buon natale!!!!!!Ooooooook
lo so volete sapere cosa succede ma io sono crudele muhuhahaha ; e vi farò
aspettare per due settimane se non di più visto che il mio caro papà mi ha
tolto internet *si accovaccia in un angolo e piange disperata* perciò chiedo
scusa anche a quelli che vogliono vedere l'altro cap dell'altra storia sono
molto molto dispiaciuta
Comunque sia se non dovessimo
rivederci vi auguro un buon natale!!!!!!
Holy
^w^
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Capitolo 2 *** Breve pace ***
VJ 2.Breve pace
Buon
Nataleeee hohoho!Credo abbiate già scartato tutti i regali ma io
sono sempre ritardataria perciò vi faccio gli auguri a santo
stefano XD
Comunque sia vi lascio scartare questo mio regalo di natale ci vediamo dopooo>>>>>
Voiceless Jody
2. Breve pace
Si avvicinò piano piano ai ragazzi, con piccoli passi
e una volta vicino al primo fu sicuro che nessuno lo avesse sentito
arrivare, ma si sbagliava.
E proprio quando sembrava che sarebbe riuscito perfettamente nel suo
intento e aveva già alzato l'arma, le luci della stanza si
accessero accecandolo e facendogli cadere il coltello di mano e un
cuscino spinto da qualcuno sulla sua faccia lo fece cadere a terra
prendendolo alla sprovvista.
La luce e il fracasso fece svegliare tutti dal sonno leggero, mentre
la paura li prendeva,
«Andate a chiamare la polizia, io...io lo
tengo fermo» disse Jody agli altri guardandololi seria.
Abby, anche se non avrebbe voluto lasciarla lì, sentiva il
suo stesso corpo che le diceva di correre; così il suo
istinto e le parole dell'amica erano state come un comando che il suo
corpo e quello degli altri avevano eseguito senza pensare.
Una volta che gli altri furono usciti dalla stanza Jody poté
concentrarsi completamente sul cercare di mantenere la presa sul
cuscino, per quanto quello si agitasse, per quanti lividi il suo corpo
avrebbe riportato, doveva cercare di tenerlo occupato il tempo
necessario per lasciar scappare Abby il più lontano possibile;
ma la sua forza non era tanta e non ci volle molto che la presa sul
cuscino si fece più debole lasciando l'intruso libero di
muoversi e facendola cadere all'indietro.
I loro occhi si incrociano; i suoi, marroni chiarissimi quasi gialli,
in quelli celesti agghiaccianti della persona accanto a lei; questi
erano circondati da due cerchi neri che sembravano formare come
un piccolo oblio, in completo contrasto con la pelle bianca che
sembrava spessa e dura come fosse una maschera, ma la cosa più
orribile era la bocca, sembrava contorta in un enorme ed innaturale
sorriso che occupava tutto lo spazio delle guance come se fosse stato
tagliato direttamente nella carne, in fine gli scendevano sul viso i
capelli di un nero carbone
.
Ci fu un piccolo minuto di stallo.
Lui continuava a guardarla con quegli
occhi che le stavano facendo così tanta paura da farla tremare
tanto che se non fosse già a terra probabilmente ci sarebbe
caduta.
Avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma allo stesso tempo aveva una
paura enorme di perdere di vista, anche per poco, quell'essere.
Poi accadde tutto in pochi secondi.
Con uno scatto lui le si gettò addosso circondandole il collo
con le mani fredde lasciandola senza respiro; disperata inziò a
graffiare con le unghie le mani dell'uomo fino a rompersele, ma questo
sembrava non sentisse il minimo dolore e la sua disperazione lo
divertiva soltanto.
Sentiva ormai le forze mancare quando fece l'ultimo tentativo, con
tutto cio che gli rimaneva tirò su le braccia e lo colpi con i
palmi delle mani negli occhi.
Per un secondo le mani fredde dell'uomo si strinsero con ancora
più forza sulla sua gola procurandogli un dolore diverso da
prima, un dolore molto più forte, ma non sprecò un
secondo, prese un grande respiro e iniziò a correre.
Mentre correva la tosse irregolare le toglieva il respiro e spesso
cadde ma non si fermò.
Non aveva alcuna intenzione di morire.
Arrivò fino al punto di tossine sangue e solo lì si
arrese e cadde sonoramente e definitivamente per terra; non lo sentiva
più dietro di lei (o magari non c'era proprio mai stato), la
gola le faceva malissimo e sentiva il corpo dolorante mentre l'aria non
sembrava voler entrare nei polmoni se non a piccole quantità,
costringendola a respirare affannosamente, la vista in fine le si fece
sempre più annebbiata finché tutto non divenne nero.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in una piccola
stanza tanto piccola da risultare soffocante, aveva i muri bianchi o
almeno lo dovevano essere stati tanto tempo fa; ora tendevano al grigio, la
luce fioca che entrava da una finestra microscopica rendeva il tutto
infinitamente squallido, per non parlare del letto su cui era sdraiata.
Era in ospedale.
Ne era sicura, nessun'altro posto le avrebbe fatto così schifo.
Dalla porta aperta poteva vedere i suoi genitori che parlavano col
medico (di sicuro si stavano incolpando a vicenda di qualunque cosa le
fosse successo).
Fu Abby, seduta su una delle solite panchine da ospedale, ad
accorgersi che lei era sveglia e a corrergli incontro mentre Jody si
metteva a sedere su quel misero materasso.
«Jody!» disse in fine l'amica abbracciandola per poi
lasciarla subito dopo e continuare il discorso con voce più calma
«Come stai?» l'altra provò a rispondergli ma gli
uscì solo un suono mezzo strozzato che gli causò un
dolore terribile alla gola
«È meglio se per un po' non provi a parlare» la
voce fredda e atona del dottore attirò subito la loro attenzione
«Hai ricevuto una brutta lesione alle corde vocali»
continuò
«Tra qualche giorno potrai parlare, ma la tua
voce non sarà quella di prima, la lesione comporterà un
lieve abbassamento della voce che inoltre sarà più roca e
se fossi in te non alzerei troppo la voce per evitare ulteriori
danni»
«Quando potrà parlare di nuovo?» la voce di Abby
faceva capire la sua preoccupazione e si poteva facilmente intuire che
sarebbe presto scoppiata in lacrime.
«Entro una settimana la lesione dovrebbe rimarginarsi ma
dovrà rimanere qui ancora per un paio di giorni,
perché dobbiamo tenere d'occhio la ferita» Abby
annuì con le lacrime agli occhi e rimase un'altro po' con Jody
mentre i genitori le parlavano, o almeno cercavano di farlo visto che
lei non li ascoltava minimamente.
I giorni passarono così con varie visite, a volte era la
polizia, altre Abby e gli atri e, molto meno spesso, i suoi genitori
che venivano giusto per far vedere che erano dei "bravi genitori".
Quando fu dimessa tornò a casa sua, tornando anche alla più completa normalità.
Ma quella tranquillità era strana, lasciava come l'amaro in
bocca e per qualche ragione Jody aveva come il presentimento che
non sarebbe durata molto.
Quattro giorni dopo una telefonata di Carl confermò i suoi sospetti.
Deisy era stata trovata morta in camera sua quella mattina, così
raccontò la voce triste e bassa di Carl mentre in sottofondo si
potevano udire i singhiozzi di Abby.
Aveva concluso poi dicendole di venire subito alla centrale di polizia di quel lato della città, e così lei fece.
Arrivata lì Abby la abbracciò con gli occhi ancora pieni
di lacrime, ma quando alzato il volto incrociò quelli freddi di
Jody si staccò di colpo frastornata dalla reazione di lei o
meglio la sua non reazione, ma si costrinse in seguito a pensare che
Jody stesse cercando di nascondere la tristezza.
Più in là c'erano anche Carl e Mattew che guardavano
la scena con occhi spenti, vicino a loro un poliziotto che si
avvicinò a Jody con passo militare per farle varie domande su
Deisy.
«Cosa avete intenzione di fare?» chiese Mattew una volta
che il poliziotto si fu allontanato
«Insomma perché hai
chiamato qui anche noi Carl? Qualcosa mi dice che non ci
hai chiamato solo per parlare con la polizia, o sbaglio?»
«Si hai ragione.
Ho sentito due poliziotti dire che colui che ha ucciso Deisy era
probabilmente la stessa persona che ci ha attaccato qualche settimana
fa» la sua voce suonò molto scura e le sue parole
stupirono tutti tranne Jody, in un qualche modo ne era già
sicura.
«C-che cosa intendi?!» Mattew chiese con faccia seriamente
scioccata, ma forse sarebbe meglio dire che era solo spaventato a morte
da quella situazione.
«Sto dicendo che probabilmente qualcuno di noi sarà il
prossimo. Non ne possiamo essere sicuri ma è sempre meglio
prepararsi al peggio»
«E cosa dovremo fare? Chiedere alla polizia?» disse Carl
con tono sarcastico non poco nervoso
«Quelli sono dei buoni a
nulla! Sempre che accettino di aiutarci il risultato sarebbe lo
stesso»
«Lo so benissimo Mattew! Ma dovremo far pur qualcosa no?» anche Carl che a fino a quel
momento era rimasto calmo alzò la voce lasciando uscire tutto il
suo nervosismo.
«R-ragazzi calmi vi prego!» disse allora Abby cercando di calmare i due amici che avevano iniziato a litigare.
«Per cominciare potremo rimanere insieme» la voce calma e bassa di Jody attirò l'attenzione di tutti
«Meglio stare insieme che soli» continuò leggendo le facce perplesse degli altri.
«N-non ha tutti i torti, in fondo è già un passo
in avanti, non credete?» ammise Mattew dopo di lui ci furono un
paio di minuti di silenzio che Abby ruppe subito tornando a sorridere
«Io sto con Jody!»
>>> ed eccoci qua! Spero vi sia piaciuto il mio regalo anche se non succede molto ^^"
Come avete notato ho cercato di mettere più spazzi nella storia
perché, come mi è stato fatto notare così risulta
più facile da leggere, che ne pensate? Continuo a scriverlo
così?
Comunque per darvi una buona notizia mi è stato regalato il PC
*balla* perciò d'ora in poi non dovrei avere più problemi
nel pubblicare le storie ;)
Ci vediamo!
Holy ^w^
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Capitolo 3 *** Lei non ha bisogno di maschere ***
VJ 3.Le non ha bisogno di maschere
Ciao!
………………….^w^
Buona lettura! ❤
Voiceless Jody
3. Lei non ha bisogno delle maschere
La casa di Carl era proprio vicino alla sua scuola, era enorme anche
troppo grande per una persona sola, una casa semplice dai muri bianchi
con qualche quadro appeso ad essi, una cucina con tutto quello che
serve per cucinare qualunque cosa anche quello che un universitario non
cucinerebbe mai per via della mancanza di tempo e per la pigrizia
tipica di quell’età, includeva inoltre due bagni
accessibili dal salone che prendeva la maggior parte di quel posto e
per ultima la sua stanza, era normalissima un poco più piccola
del resto delle altre stanze con un letto perfettamente rifatto e una
scrivania con un computer e al lato una piccola libreria.
Si sistemarono nel salone improvvisando dei letti, ognuno convinse i
propri genitori in modi differenti; Abby, che non sapeva mentire, aveva
detto tutto ai genitori che avevano comunque deciso di mandarla lo
stesso, Mattew al contrario disse ai genitori che andava a casa
dell’amico per rilassarsi un poco e loro lo lasciarono andare
felici della cosa, per Jody fu più facile: un messaggio sul
telefono a tutti e due i suoi “genitori” senza doversi
nemmeno preoccupare della risposta che, come lei si aspettava, non
arrivò mai.
Saltarono la scuola con la scusa della morte di Deisy, nessuno di loro
aveva voglia di andarci dopo quello che era successo a parte Jody che
venne convinta solo dalle lacrime di Abby che era preoccupatissima
all’idea che lei uscisse anche solo di casa.
Passarono vari giorni abbastanza tranquilli ma l’aria che si
respirava era pesante; si poteva leggere nel silenzio costante della
casa la tristezza e la paura mischiate al nervosismo e all’ansia
e l’unica che sembrava estranea a tutto questo era Jody.
Sembrava che la sua vita non fosse cambiata affatto e ciò
spaventava gli altri che avevano iniziato a pensare che ciò
fosse davvero strano, troppo strano procurandogli domande stupide, o
almeno così le chiamavano loro…
Perché non provava nulla?
Forse perché era stata lei a fare tutto questo?
Aveva ucciso lei Deisy?
E ora avrebbe ucciso anche loro?
Ma queste venivano sempre spinte a forza nei meandri dei loro cervelli nella speranza di sbagliare…
E così continuarono a pensare fino all’arrivo di quel giorno.
Abby si svegliò per prima e quello che vide la scioccò.
Mattew era girato di lato con le palpebre alzate per poter mostrare due
occhi spenti e senza vita, che Abby poteva sentire fissi su di lei; le
guance, presentavano un’enorme taglio a forma di sorriso inciso
su di esse il sangue ormai quasi secco tingeva le coperte bianche del
letto tanto che in alcune parti le lenzuola sembravano essere state
originariamente di quel colore grottesco; sul suo collo, in oltre, si
poteva vedere un profondo taglio.
Un ultimo regalino dell’artefice di tutto era una scritta rossa sul muro che recitava “GO TO SLEEP”.
Appena la ragazza poté urlare la sua voce suonò spezzata dai singhiozzi e il suo volto era pieno di terrore.
Solo allora, distogliendo lo sguardo da quello spettacolo orribile, si
rese conto che non era la sola ad essere sveglia e anzi sembrava che
Jody fosse stata lì seduta sul suo letto da molto prima di lei;
le dava le spalle ferma e silenziosa come una statua.
Le si avvicinò per cercare aiuto, e strisciò nella sua
direzione evitando con lo sguardo il letto rosso; quando le fu
abbastanza vicina la strinse singhiozzando ma alzata la testa per
guardarla in volto vide che i suoi occhi erano puntati altrove,
più precisamente stava fissando il letto dove giaceva il corpo
di Mattew; sembrava come ipnotizzata da quello spettacolo ma nei suoi
occhi non si poteva leggere lo stesso shock di Abby, anzi sembrava come
affascinata e seguiva con lo sguardo alcune gocce cermesi che
scendevano ancora in tutta la loro bellezza e la loro sinistra eleganza
dal grande sorriso sulla faccia di Mattew.
Nel frattempo Carl si era svegliato e ripreso dallo shock aveva
digitato il numero della polizia, e insieme alla sua ragazza guardava
Jody inquietato;
<< J-Jody? >> Abby la scosse un poco e lei tranquilla si
girò, la guardò col suo solito sguardo come non fosse
successo nulla, ci fu qualche minuto di silenzio che venne spezzato da
Abby che, notando il suo ragazzo, si alzò barcollando verso di
lui per abbracciarlo,
<< P-prima di tutto usciamo; per favore >> e detto questo
si incamminò fuori dalla porta con le lacrime agli occhi mentre
Carl la seguiva sorreggendola ad ogni passo infermo che faceva, infine
Jody si incamminò piano verso di loro, girandosi un’ultima
volta verso quel lato della stanza per guardare la scritta lasciata sul
muro.
Fuori si potevano già sentire le sirene della polizia che si
facevano sempre più forti mentre Jody si avvicinava a Carl e
Abby che stavano seduti insieme sul marciapiede, lui cercava di
calmarla; appena gli occhi del ragazzo incontrarono quelli freddi e
dorati di Jody, però, da dolci i quali erano, si assottigliarono
rivelando la sua rabbia verso quella freddezza inumana lasciandola
uscire insieme al nervosismo.
<< Tu, tu ti rendi conto di quello che sta succedendo? >>
urlò Carl con voce rabbiosa alzandosi dal marciapiede ed
indicando la casa,
<< Daisy è mota!
Mattew è morto!
E probabilmente moriremo anche noi! Come puoi rimanere indifferente a
tutto ciò, come puoi non provare nulla?! >> urlò
così tanto che finito il discorso dovette riprendere fiato
mentre i suoi occhi dilatati guardavano Jody in modo ostile.
Lei di tutta risposta ricambiò con uno sguardo interrogativo,
che spostatosi in un punto indefinito nel vuoto si trasformò in
pensieroso
<< Non è che non provo nulla >> la sua voce era
bassissima, quasi un sussurro ed un poco roca molto meno femminile da
quando era successo quello
<< È solo…. Non credete anche voi che sia affascinante
>> quest’ultima parola suonò come se fosse scivolata
fuori dalla sua bocca, come un sibilo, ma fu sufficiente per
pietrificare gli altri due
<< C-cosa intendi? >> la voce di Carl risuonò
dapprima sorpresa e spaventata per poi tornare rabbiosa, ma a quella
domanda non ebbe alcuna risposta infatti furono fermati da due dei
poliziotti che erano appena arrivati sul posto.
Furono portati alla polizia e furono rilasciati solo la sera ognuno ad
ore diverse, Jody fu l’ultima ad uscire; era stato terribile le
faceva male tutta la gola o più precisamente le corde vocali,
infatti quando parlava troppo succedeva quello e loro l’avevano
obbligata a farlo.
“Idioti” pensò con un sospiro salendo
sull’autobus per andare a casa sua; quella sera sarebbero tutti
stati lì poiché casa di Carl sarebbe stata off limit per
un po’ finché non si fossero arresi o avessero trovato
l’assassino, ma la prima ipotesi era di sicuro la più
probabile non avrebbero mai trovato quella persona e in un qualche modo
Jody lo sperò anche senza accorgersene
Arrivata sonò per la prima volta a casa sua; aveva dato le
chiavi a loro, perciò lei non le aveva con se per aprire.
Quando salì ed entrò nel suo appartamento trovò
Abby già distesa e Carl che la guardava in cagnesco seduto
vicino alla bionda; lo ignorò avanzò dentro casa sua, e
fece per stendersi su uno dei tre letti messi nel piccolo salone del
suo appartamento, e appena si sedette Abby si alzò leggermente
sorridendogli ma quello era un sorriso forzato si poteva leggere
benissimo che intanto dentro i lei stava ancora piangendo.
<< Dobbiamo fare dei turni di notte così non è
sicuro >> disse dritto al punto Carl con voce piatta <<
Sarò il primo >> concluse alzandosi e appoggiandosi sul
suo letto senza sdegnare l’ennesima occhiataccia alla ragazza
dagli occhi gialli.
<< Allora noi andiamo a prepararci >> Abby si alzò
cercando di sorridere e sembrare la solita di sempre, ma fingere non
era proprio il suo forte; prese per mano Jody e la trascinò con
lei in bagno, << Andiamo! >>
Una volta entrate lei continuò la farsa per qualche
minuto, finché Jody sospirando non le accarezzò la testa
<< Non sei brava a fingere >> a quelle parole che erano
ridotte a poco più di un sussurro la maschera di Abby si ruppe
in mille pezzi rivelando la sua vera faccia, le labbra si incurvarono
in una smorfia e sedutasi iniziò a piangere; Jody le stava
accanto non riusciva a capire i suoi sentimenti ma riusciva a capire
che in quel momento lei aveva bisogno del suo supporto, lei
l’unica persona che aveva qualche valore nella sua vita; e ora
quella persona stava piangendo e il suo cuore era pieno di dolore.
<< Grazie Jody; è una fortuna poter contare su di te e su Carl, non dovete morire capito? >>
<< ….si >> si alzò e scompigliò come
al suo solito i capelli di Jody sorridendo con ancora le lacrime agli
occhi
<< Grazie >> quel sorriso era vero non nascondeva la
tristezza ne faceva finta che non fosse esistita la accettava per
superarla; sospirò quella era Abby, a lei non servivano le
maschere…
Ed anche Mattew è andato, yeee! E dire che lui mi stava simpatico ;-;
Jody: allora perché lo hai fatto morire?
Perché la storia è questa purtroppo
Jody: ma non l’hai scritta tu la storia?
…
Stavo dicendo vi piace come
è venuto il cap la prima parte non mi piace e devo ammettere che
ho fatto un bel po’ di confusione ma non mi dispiace come
è uscito
Jody: -.- non hai risposto alla domanda
Solo probabilmente finirà tra due massimo tre capitoli è un poco cortino
Jody: mi ignori?
Be aspetto i vostri commenti
Ci vediamo
Jody: *sigh*
Holy =w=
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Capitolo 4 *** Nuove emozioni ***
VJ 4.Nuove emozioni
Ciaao ragazzi ci
rivediamo, di questi tempi mi sento ispirata sto scrivendo alla
velocità della luce (ho scritto il cap in 3 giorni XD)
Anche se il casino che ho in testa non aiuta .-.
Vabbè buona lettura ^^”
Voiceless Jody
4. Nuove emozioni
Arrivato il momento di andare a letto ognuno aveva ricevuto un coltello
di quelli richiudibili con circa 6cm di lama con una manubrio di legno
scuro, -giusto per sicurezza- gli aveva detto Abby quando glieli aveva
dati.
Infilatosi nei letti partirono i turni, per primo Carl e poi Abby.
Ma arrivato questo ne Jody ne Carl dormirono troppo preoccupati per farlo, anche se Jody era già sveglia da tempo.
Non riusciva a dormire per qualche motivo, sentiva qualcosa, nel
profondo del suo cuore, cercava di uscire uno strano misto di
sentimenti tra cui riusciva a distinguere solo la rabbia, anche se non
era la prima volta che succedeva, questa volta era tutto più
forte.
Stette però zitta e si alzò solo quando l’amica
la svegliò, allora mettendosi a sedere sul letto disse lei di
andare a dormire. Quando sentì il suo respiro farsi più
regolare realizzò che stesse dormendo non come il ragazzo biondo
che, sicuro di non essere notato stava, osservando ogni suo movimento.
Guardò un’ultima volta al letto dell’amica per poi
alzarsi, sospirò come al suo solito e si avvicinò alla
finestra scoprendo il cielo blu scuro della notte senza nuvole ma anche
senza stelle.
Allora fece per aprire la finestra
< Che vuoi fare? > disse Carl con voce scura mentre si alzava a
sedere sul letto per poterle lanciare l’ennesimo sguardo cattivo.
Lei si limitò a sospirare ed aprire la finestra, ma lo
degnò di una risposta < Mi manca il respiro > disse e
questo fu tutto; già la gola le faceva male per colpa di quegli
idioti dei poliziotti e non aveva intenzione di sprecare altre parole
per un altro idiota.
Lo sentì alzarsi e prendere una sedia per poi sedervisi e assumere la faccia da –ti tengo d’occhio-
“Cretino” pensò Jody tra se e se respirando
l’aria inquinata ma fresca della città; poteva ancora
sentire qualche macchina che si muoveva e qualche ubriaco che parlava
per la strada.
Presa un’ultima boccata d’aria richiuse la finestra,
fece qualche passo verso il suo comodino per prendere, il suo telefono e le
cuffie, che erano nel cassetto, se le infilò nelle orecchie e
accese la musica a volume basso così che il rumore non si
sarebbe sentito fuori e non avrebbe potuto infastidire Abby che stava
dormendo tranquillamente.
Passò mezzora e nessuno dei due si era mosso di un millimetro
lei distesa sul letto a ascoltare la musica e lui seduto sulla sedia
nel disperato tentativo di rimanere sveglio, ma gli occhi gli si
chiudevano, così, anche se riluttante, si alzò dalla
sedia e si incamminò in cucina per prendere un po’ di
caffè
< T-tu non ti muovere > disse prima di uscire dalla camera
ricevendo una piccola scrollata di spalle dalla ragazza che intanto
ascoltava la musica e che ne abbassò il volume per sicurezza.
Dopo un po’ sentì un botto relativamente forte provenire dalla cucina.
Si alzò svogliatamente e si incamminò verso di essa,
“Speriamo che non abbia fatto un casino” si disse
infastidita, ma quando si affacciò alla porta aperta della
cucina non trovò solo una persona ma ne trovò nche
un’altra che lei ben ricordava.
Carl era disteso a terra aveva vari tagli in faccia e uno
particolarmente profondo sul braccio destro; era bloccato dalla
presa dell’uomo dai capelli nero carbone che non notò
subito la presenza silenziosa di Jody, anzi il primo a notarla fu Carl
e con gli occhi la pregò di aiutarlo ma lei non si mosse.
Rimase là a guardarlo, i suoi occhi gialli erano ancora
più freddi del solito e questa loro freddezza stupì Carl
e lo spaventò ancora di più di quanto non era già.
A quel punto il killer si girò e incrociò per la
seconda volta gli occhi della ragazza ma questa volta fu diverso, lei
non aveva paura.
All’inizio si preparò a difendersi da qualunque mossa lei
avrebbe potuto fare ma dopo poco si accorse che lei non si era mossa di
un millimetro e non aveva intenzione di farlo
< Non vuoi salare il tuo amico? > chiese allora lui un poco spiazzato dalla cosa
Lei non rispose subito, lo guardava con lo stesso sguardo per poi
aprire bocca parlando nel solito tono di voce basso ma questa volta
suonò un poco più scuro del solito
< Non siamo amici > disse, ma non era detto con tono cattivo, quella era la verità
Carl le lanciò un’occhiata preoccupata
< C-cosa dici Jody aiuta-m > tentò di dire ma il ragazzo
dal grande sorriso gli chiuse la bocca con una mano facendogli segno di
far silenzio, il che gli procurò vari brividi in tutto il corpo.
A questo punto Jody si avvicinò di un passo ma non fece comunque null’altro
< Cos’è hai pura? O non ti importa solo nulla di questo
tizio > continuò il ragazzo riportando la sua attenzione su
di lei.
< Nessuno dei due > disse facendo un altro passo.
Era vero non aveva paura, no, non aveva paura ma non poteva nemmeno non
importargli, infondo nella sua mente le rimaneva fisso il pensiero di
Abby; lei sarebbe di sicuro stata triste se quel tizio fosse morto, ma
c’era qualcos’altro che non le permetteva di andare ad
aiutarlo, non aveva alcuna voglia di farlo e non era
perché si fosse offesa o arrabbiata per quello che gli aveva
detto o come si fosse comportato con lei, anche se non ne era sicura.
In poche parole voleva solo… solo cosa?
Cosa voleva? Infondo non lo sapeva neanche lei, adesso stava facendo
quello che il suo istinto gli diceva, cosa rara, facendo crescere
dentro di lei il sentimento di prima.
Il Killer allora decise di continuare quel che era venuto a fare,
infondo era venuto lì a finire il lavoro che aveva iniziato, di
certo non aveva tempo per star ad ascoltare una ragazza strana.
Riportò la sua attenzione a Carl che intanto aveva perso
molto sangue e sentiva le energie abbandonare il suo corpo;
l’assassino ridacchiò assaporando il divertimento, pian
piano iniziò ad incidere le guance del biondo che mugugnava e si
contorceva per il dolore.
Gli occhi di quest’ultimo erano pieni di terrore e rabbia, ai
lati iniziavano a formarsi delle piccole lacrime dovute al dolore; fu
proprio con quegli occhi che incontrò quelli di Jody.
Questi
erano fissi su di lui spalancati e freddi, era più vicina e si
era piegata un poco per vedere meglio il tutto.
La sua assoluta freddezza era terrificante; sembrava una bambola, una
bambola di porcellana dagli occhi gialli e i capelli neri che le
coprivano gran parte del viso e per un minuto a Carl sembrò di
vedere un accenno di sorriso sulle labbra pallide dei quella.
Jody provò di nuovo la sensazione di quella mattina, quando
si sentì ipnotizzata alla vista del corpo di Mattew disteso sul
suo letto, ma ora era più inteso; ogni parte del suo corpo era
in estasi, i suoi occhi continuavano ad osservare felici
l’espressione fantastica sulla faccia di Carl, ogni suo lamento
soffocato era come musica e l’odore del sangue era delizioso.
Non si accorse nemmeno che l’assassino aveva finito il suo
lavoretto e si era girato verso di lei ghignando, se ne accorse solo
quando questo si alzò e spostatosi di lato al corpo morente di
Carl le porse il coltello rosso
< Sembri interessata o sbaglio, vuoi provare? > disse sorridendo
maligno, gli era sembrata un’idea allettante, giusto per cambiare
un po’ la sua solita rutine e rendere il tutto più
eccitante.
Lei lo guardò e prese il coltello con calma, il sangue caldo
le sporcò le mani il che le fece scendere un brivido di piacere
per la spina dorsale; piano si posizionò sopra Carl; lo
guardò e si leccò le labbra alzando il coltello
< J-Jody t-ti prego n-non... > con il poco fiato
che gli era rimasto chiese pietà, Jody si bloccò e
sentì qualcosa aprirsi dentro di lei; adesso aveva capito, quel
che voleva era solo la paura, il terrore, il dolore e tutto quello era
inciso nella faccia del suo amico.
Ora aveva quasi aperto quel cassetto dentro di lei che conteneva il
suo vero io, il quale era chiuso da vari lucchetti, ormai quasi tutti
aperti, questo però non era l’ultimo ne rimaneva uno che
le lasciava solo sbirciare quel che c’era all’interno, solo
uno per poter essere finalmente quel che era veramente, ma
cos’era quell’ultimo lucchetto?
Forse per aprirlo doveva solo uccidere, provare non costava nulla infondo.
Si riprese dai suoi pensieri e si preparò a conficcare il coltello nel petto del ragazzo…
< J-Jody? > …
Ed eccoci alla fine del 4 capitolo ne mancano solo tre!
E io si vi lascio così un po’ perché sono crudele e
un po’ perché sennò viene troppo lungo ^^”
(intendo per la regolare lunghezza dei cap di VJ)
Bè per l’ennesima volta non so che pensare del mio cap
è venuto il solito casino di idee messe a cacchio in un testo,
scusate :(
Spero non sia così male come lo vedo io *sigh*
Ci vediamo :)
Holy ^w^
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Capitolo 5 *** MOSTRO! ***
VJ 5. Mostro!
Voiceless Jody
5. Mostro!
Si girò verso di lei fermando la mano, il volto di Abby era
in lacrime
< P-perché J-Jody io non > si coprì il volto con le
mani singhiozzando
< Abby… > provò a biascicare l’altra ma non aveva più
voce, per la prima volta provò una tristezza infinta
< Io credevo che noi fossimo amiche, io credevo in te
Jody ma allora perché, perché > si levò le mani dalla faccia mostrando tutta
l’ira disegnata in essa, scolpita in ogni ruga d’espressione che copriva la sua
faccia,
< TI ODIO!!! > gridò lei e questo scioccò Jody
distruggendola, fece cadere il coltello per terra mentre mezza tremante provò
ad avvicinarsi a lei allungando una mano, non si era sentita mai così disperata
< NON TOCCARMI! > gridò l’altra colpendogli la mano
< MOSTRO! > detto questo corse via uscendo di casa
lasciando Jody tremante in mezzo alla stanza, sentiva ancora le sue parole
riecheggiargli nel cervello -Mostro! - guardò a terra sconvolta, per poi
correre via anche lei seguendo l’amica
Uscita di casa si volto e voltò per cercarla ma l’unica cosa
che vide fu un corpo gettato sull’asfalto, sperò con tutta se stessa che non
fosse lei e continuò a sperarlo mentre si avvicinava piano.
Ma purtroppo per lei i suoi desideri non si avverarono,
quella era la sua amica morta con una coltellata allo stomaco.
Pianse.
Jody pianse per la prima volta nella sua vita pianse non
riusciva nemmeno ad urlare poteva solo piangere, singhiozzava sembrava una
piccola bambina a cui era stato rotto il gioco preferito quello che amava i
più; stava soffrendo dentro e quella sofferenza era troppo per una persona che
non l’aveva mai provata, adesso era sola.
Faceva male, troppo male e lei non sapeva come fermare quel
dolore.
Cadde in ginocchio raggomitolandosi su se stessa con una
mano che le stringeva il petto, questo movimento fece uscire dalla tasca del
suo pigiama il piccolo coltello che aveva ricevuto quella sera; lo prese e lo
aprì iniziando a guardare la lama con grande interesse
“Forse… “
Se lo puntò contro posandolo un po’ più sotto dell’occhio,
poi spinse facendolo penetrare nella carne, infine con un gesto lo portò giù fino
al mento formando un taglio enorme sulla sua faccia,
Faceva male il sangue continuava ad uscire e la ferita
bruciava; aveva raggiunto il suo obbiettivo, adesso tutto il suo corpo era concentrato
su quel dolore e non sentiva più quello nel suo cuore…
Poi ci fu il caos.
Le macchine della polizia circondarono la
zona insieme all’ambulanza che la portò via dal posto, stendendola su uno dei
lettini su cui poi svenne.
Al risveglio era di nuovo nella camera d’ospedale ma questa
volta quasi non ci fece caso; aveva infatti smesso di interessarsi a qualunque
cosa la circondasse, non le importava dov’era ne cosa facesse, con la mente era
sempre immersa in altri pensieri che pian piano la stavano uccidendo dentro.
Era triste ma non piangeva il suo sguardo era vuoto e non mostrava
nessuna emozione, non riusciva più a provare nulla di nulla a parte la
tristezza che riempiva il suo cuore, ma a cui non dava mai sfogo…
Quando uscì dall’ospedale il medico consigliò ai suoi
genitori di mandarla a scola, pensava che magari incontrare persone l’avrebbe
aiutata; e si può dire che non sbagliò del tutto.
Così la mattina dopo si svegliò presto.
Per andarci si mise dei Jeans scuri scelti a caso
dal suo
armadio e la sua nuova felpa a collo alto di color rosso scuro; questa
le era stata regalata dai genitori di Abby, erano sempre state delle
bravissime
persone e si sentirono quasi colpevoli del suo stato d’animo
così glielo
avevano regalato per scusarsi.
Si vedeva bene che non lo avevano scelto a caso; avevano
seguito tutti i gusti di Jody, il suo colore preferito, che era appunto il
rosso, e il suo vestire sempre in modo molto semplice, in oltre il collo lungo
poteva aiutarla a nascondere la brutta cicatrice che gli era rimasta in faccia
e gliela solcava tutta in diagonale arrivando a tagliare quasi in de metà
precise le labbra.
Comunque sia entrò a scuola come se nulla fosse, ma non fu
lo stesso per i suoi compagni di classe.
Ovunque passasse c’era qualcuno che ne parlava ma lei non li
ascoltava nemmeno, non gli importava cosa stessero dicendo, e nessuno si
sarebbe mai sognato di andare là e parlarci.
Nessuno tranne i tre bulli che la tormentavano, o almeno
avevano sempre cercato di farlo fallendo miseramente ogni volta davanti alla
sua freddezza assoluta e il suo menefreghismo totale mettendosi in situazioni
imbarazzanti.
Ma questa volta pensarono ovviamente che era la giusta
occasione per vendicarsi e far vedere la loro supremazia su quel minuscolo
scarafaggio.
Così la raggiunsero all’uscita, avvicinandosi a lei con gli
occhi di chi è sicuro di essere superiore all’altro
< Ehi Jody vedo che sei tornata! > iniziò il più grande
mettendole una mano sulla spalla
< Sai volevamo chiederti su alcune voci che giravano…
> continuò un altro che invece stava appoggiato al muretto, il quale non
ricevette la minima attenzione dalla ragazza idem quello prima
< Sai alcuni dicono che sei stata tu ad uccidere Carl,
Mattew, Deisy e Abby lo sai? >
< Altri dicono perfino che lei e il killer fossero
alleati >
< Io invece ho sentito che… >
Continuarono così per un po’ mentre l’espressione di Jody
diventava sempre più cupa e la tristezza lasciava spazio alla rabbia.
Poi ci fu la goccia che fece traboccare il vaso
< Mi dispiace un po’ sai per Abby intendo era davvero una
bella gnocca magari avrei potuto f- > Un pugno non gli permise di continuare
il discorso, mentre si poteva ben vedere l’ira più pura negli occhi ambra di
Jody.
< Hoho! Hai reagi- > ma non ebbe il tempo di
continuare nemmeno questa che lei con un gesto netto e sicuro gli tagliò la gola
col coltello ripiegabile che portava ancora con lei.
Solo quando il sangue rosso sporcò l’asfalto tutti si
accorsero di cosa era realmente successo e con la consapevolezza arrivò il caos,
i ragazzi urlarono di paura tirandosi indietro, mentre alcuni scappavano e
altri chiamavano ambulanza e polizia.
< M-mostro! > urlò uno dei due
rimanenti buttandoglisi
addosso e iniziando a tirarli svariati pugni in faccia ma l’unica
reazione che
ottenne fu un gran sorriso un sorriso macabro e malato, poi
improvvisamente con un braccio gli circondò il collo
costringendolo ad abbassarsi
< Anche lei mi chiamò così > bisbigliò nel suo
orecchio prima di accoltellarlo al cuore sporcandosi ancora di più del sangue
che sulla felpa non si vedeva quasi.
Se lo tolse di dosso alzandosi con ancora il sorriso
stampato sulla sua faccia
< Ma non mi aveva capito, neppure io avevo capito >
biascicò mentre alzava pian piano il volume della voce facendola diventare
sempre più scura
< Questo non è un mostro… Questo… SONO SOLO IO! > la sua voce divenne scura sdoppiandosi,
sembrava quella di un demone e non più un umano, sembrava venire direttamente
dagl’inferi.
Tutti si bloccarono mentre lei con un piccolo rivolo rosso
alla bocca colpiva l’ultimo ragazzo alla testa tagliandogliela in due con
molteplici coltellate al cranio, mentre sempre più sangue usciva dalla sua
bocca.
< Sono solo io sì, ma io sono un mostro > bisbigliò in
fine ridacchiando per poi cadere priva di sensi sul corpo dell’altro ragazzo.
< Non pensavamo che avesse ricevuto dei danni così terribili,
ha un assoluto bisogno di cure mediche.
Ha molti problemi tra cui autolesionismo e violenza
incontrollata, dobbiamo tenerla sotto cure mediche finché non si riprenderà,
se si riprenderà >
Ciao!
Siamo arrivati al penultimo capitolo,
ma io non voglio finire la storia sono così triste anche se forse visto che ora
le storie sono diventate tre sarebbe meglio ^^”
Lo so che avevo detto che questo
sarebbe stato il terzultimo ma ho sbagliato scusate :’)
Il prossimo è l’ultimo e credo ci
metterò un po’ di più a pubblicarlo per il problema che ora le storie sono tre
e perché miro a renderlo memorabile XD infondo è l’ultimo cap no?
Be’ per ora vi saluto ci vediamo dopo
nei commenti sperando che il cap vi sia piaciuto anche se un poco cortino
Holy ^w^
|
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Capitolo 6 *** Voiceless Jody ***
VJ 6. Voiceless Jody
Ed eccovi il sesto ed ultimo cap di VJ....
Che tristezza Q^Q
Voiceless Jody
La serratura della porta scattò con un rumore secco che
risuonò nel vuoto della casa lasciando entrare la proprietaria;
questa era una donna sulla cinquantina dai lineamenti molto belli e i
capelli, originalmente neri e lisci, arricciati sulle punte di un
colore giallo oro.
Era ormai notte fonda e lei, stanca per la dura giornata di
lavoro, avrebbe voluto andare solo a dormire ma prima doveva
mangiare pur qualcosa o almeno doveva farsi una doccia.
Si stese sul divano per riposarsi un po' prima di prepararsi per andare a dormire.
La casa era vuota, da un paio di mesi era infatti completamente sola in
quella grande casa, non che se ne pentisse, aveva sempre voluto
separarsi da suo marito e se non lo aveva fatto fin ora era solo per
non perdere la reputazione; per quanto riguardava sua figlia, anzi,
quella cosa che per lo stato era sua figlia, ora era nel posto adatto a
lei.
Aveva sempre saputo che fosse pazza, si lo aveva sempre saputo ma con
gli altri doveva anche far finta di essere preoccupata e triste per
quel mostro, perché una mamma non può certo non amare i
propri figli, sarebbe strano se così non fosse stato per lei.
Ma infondo quel divorzio non era poi così tanto inutile, poteva
sempre dar la colpa a suo marito se la figlia era impazzita e lei
poteva rimanere la brava madre di famiglia.
L'unica cosa che non le piaceva del tutto in quella storia era che
doveva far visita a quel mostro ogni mese, la cosa le metteva sempre
una strana ansia, il modo in cui la guardava la faceva rabbrividire e
per rendere la cosa peggiore doveva anche incontrare suo marito, con
cui da tempo aveva tagliato definitivamente tutti i contatti.
Si alzò e fatta la doccia, mangiò una cosa veloce ma
prima di buttarsi sul letto per cadere finalmente addormentata
notò delle lettere sul tavolo; non ricordava quando le avesse messe
lì così iniziò a guardarle: tre erano dal lavoro
ed una una bolletta ma l'ultima era una lettera dall'ospedale
psichiatrico di sua figlia.
Sospirò non le andava di aprirla; era di sicuro la solita lettera
che diceva come stessero andando le cure mediche, per le peggiorate
condizioni delle sue corde vocali da quel giorno, e quelle
riservate alla sua strana situazione mentale, non le importava
sopratutto in quel momento.
Così lasciate le lettere sul tavolo si diresse in camera sua per andare a farsi una meritata dormita.
La stanza era buia e silenziosa si sentiva solo il respiro della donna
che dormiva nel letto matrimoniale, ma per la verità non era
proprio così; un'altra persona era entrata in quella casa e si
avvicinava senza fretta alla porta chiusa della stanza.
Una volta davanti ad essa si fermò e la guardò con uno
sguardo freddo, per poi raggiungere la maniglia abbassandola piano in
modo che cigolasse, sentì il respiro della donna fermarsi per
poi accelerare.
Era sveglia, si era sveglia ed aveva paura e ora il suo sguardo stava fisso sulla porta della sua camera.
Questa si schiuse piano cigolando leggermente, si aprì quanto
bastava per lasciar scorgere una siluet nera dall'altra parte, ma lo
sguardo della donna si fermò come bloccato sulla sola cosa che
si poteva vedere bene di quell'ombra nera: un occhio giallo e luminoso la
fissava; questo bastò a pietrificarla e spaventarla a morte; ma
non urlò, non si mosse, rimase solo a fissare quell'occhio con
paura.
Intanto la porta si continuava ad aprire piano ed
impercettibilmente lasciando vedere tutta quell'ombra scura; essa fece
un passo, poi due e così via fino ad arrivare davanti la letto
della donna ancora pietrificata dalla paura.
Si fermò e inclinò la testa di lato in modo sinistro
mentre continuava a guardarla con quel paio di occhi da pazza ma
allo stesso tempo inumanamente freddi.
Spostandosi la poca luce che penetrava dalla finestra l'aveva
illuminata permettendo alla donna di vederla; il collo di una felpa le
nascondeva parte del volto lasciando scoperti solo il naso e gli occhi,
i capelli nero scuro si fondevano con l'oscurità intorno
causando una sinistra illusione ottica.
< J-Jody? > disse la donna riconoscendo la figlia mentre sentiva la paura salire sempre di più
Lei, in risposta, la assalì accoltellandola allo stomaco
con un movimento fluido e deciso, anche se non agì per uccidere,
bensì per indebolire.
D'altra parte la donna colta alla sprovvista non urlò nemmeno,
spostò solo il braccio per portare la mano alla ferita in
riflesso.
Ma non ci riuscì.
Il coltello, che fino a poco fa era
nel suo stomaco, uscì da esso e si conficcò nel palmo
della mano costringendola a stenderla sul materasso orizzontalmente al
corpo e facendola urlare di dolore.
Ma non si fermò qui.
Senza perdere la sua compostezza e
freddezza, iniziò a girare piano piano il coltelletto nel palmo
della sua mano facendola contorcere ed urlare per il dolore.
< J-Jody p-per favore basta! > mugugnò la donna tra i denti strizzando gli occhi con la voce spezzata dal pianto.
Lei si fermò e tirò fuori il coltello dal suo palmo
alimentando per un secondo le speranze della madre, che però,
aperti gli occhi le si infransero: il collo della felpa si era
abbassato e sul suo viso neutro era nato un'enorme sorriso le cui labbra, e parte del viso, erano ancora attraversate
dalla vecchia cicatrice.
Le puntò il coltello alla gola continuando a sorridere in quel
modo orribile mentre gli occhi rimanevano freddi senza cambiare con
l'espressione.
La madre fu presa dalla paura più grande; non voleva morire non ne aveva
alcuna intenzione ma il braccio ferito non voleva muoversi mentre
l'altro era bloccato dalla presa della figlia.
Non poteva scappare; ne era consapevole e avrebbe dovuto arrendersi ma
non voleva; c'era una sola cosa che poteva fare in quella situazione,
non poteva muoversi ma poteva ancora parlare infondo
< Jody s-senti mi d-dispiace, so di non essere stata una brava madre
m-ma io t-ti voglio bene sai? S-sono sicura che s-se mi dai una
p-possibilità potrei riuscire a farmi perdonare, c-che ne dici?
> disse con un tono di supplica e un leggero e falsissimo sorriso
Quello della ragazza, invece, si spense e la sua faccia tornò
fredda anche se nei suoi occhi si poteva facilmente leggere una rabbia
immensa mentre le sue labbra si schiudevano per fare uscire le prime e
uniche parole che avrebbe rivolto alla madre quella sera e anche le
ultime che le orecchie di quella donna schifosa avrebbero potuto sentire
< Bugiarda > la voce suonò roca e doppia tanto che non sembrava
appartenergli, non sembrava appartenere affatto ad una ragazza
né ad un'essere umano.
Poi veloce e decisa la lama tagliò la gola della donna sporcando di
sangue le lenzuola bianche del letto e, anche se non si poteva notare
per il colore molto simile, la felpa di Jody
Questa allora si alzò tranquillamente dal letto chiudendo il coltello, fatto questo camminò
verso la porta e presa la tanica di benzina che aveva lasciato
lì; disparse di quel liquido anche quell'ultima stanza
lasciando asciutto solo lo spazio necessario intorno alla finestra per
evitare di venire bruciata dalle fiamme prima di poter scappare.
Prese queste precauzioni lanciò l'accendino e il fuoco si sparse
velocemente, intanto lei altrettanto velocemente scivolava fuori dalla
finestra per poi continuare la sua fuga salendo agilmente sui tetti
degli altri edifici. (PARCOUR!!!!!!! °0c0° *haem* scusate ^^")
Quando fu abbastanza lontana si girò indietro a godersi il
bellissimo spettacolo della casa che andava in fiamme, illuminando il
buio della notte insieme al sole che iniziava a salire e le luci blu e
bianche delle macchine della polizia che accompagnavano il tutto con la
loro "musica" ridondante
Un bell'addio doveva ammetterlo
Piango, tanto, tanto, TANTO! .>0<. non voglio smettere di scrivere su di lei ho troppe idee nella mente!
Ed è per questo che,
sempre se vi va *abbassa la voce calmandosi*, vorrei chiedervi se
volete vedere altro, cose tipo capitoli speciali(?) ^^"
Sarei felicissima perché
mi piacerebbe scrivere anche scene in cui interagisce con le altre
Creepy ^3^ (sarebbero puccissimi!)
O anche, non so, qualcosa che
nella storia non ho detto come il pezzo in cui è ricoverata per
il suo stato mentale o non so qualcosa sul povero padre che è
completamene uscito dalla storia o anche qualcosa che è successo prima, come l'inizio dell'amicizia con Abby o altro ^^
O potrei solo approfondire meglio il suo carattere, insomma non ho voglia di smettere di scrivere su di lei ; ^ ;
Bè scusate il mio sclero, sembra quasi che vi stia pregando di aver pietà di questa pazza ^^"
Comunque sia per ora vi saluto (spero solo per ora)
Holy-chan QwQ
PS: visto che la storia in se
si conclude qui vi ho fatto un regalino, o più precisamente mi
sono fatta fare un regalino per voi; in pratica ho supplicato una mia
amica (Ink) di farmi un disegno di Jodina *-*
Speriamo vi piaccia:
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Capitolo 7 *** BS- Posso esserti utile? ***
BS 1 posso esserti utile?
Ed eccoci qui al primo back stage ^^
Ho iniziato con la parte del padre per rimanere attaccato alla storia
perciò quello che succede qui succede prima di quello che
succede nel cap 6
buona lettura ci vediamo dopo ;)
Voiceless Jody
BS- Posso esserti utile?
Sono davanti al suo letto e la guardo dormire quello che sembra un
sonno tranquillo ma so benissimo che questo è dovuto solo ai
farmaci.
Mi chino a guardarla più da vicino, mi sorprendo per l'ennesima
volta di quanto assomigli alla madre se pure di carattere non si
assomiglino per nulla; mi rilasso di nuovo sulla mia sedia e le prendo
una delle mani fredde e inizio a riscaldarla, noto i soliti tagli
cicatrizzati sulle dita e sul palmo, alcuni sono stati fatti con le
unghie ed altri sembrano causati da denti.
Sospiro triste "Migliorerà mai?" mi chiedo tra me e me; sono
davvero un padre orribile non riesco a fare nulla per lei sebbene sia
in parte colpa mia se è finita in questo stato, se solo me ne
fossi accorto prima...
Si se solo l'avessi fatto, se solo mi fossi accorto quanto lei si
sentisse abbandonata, quanto tenesse a quella ragazza, quanto stesse
soffrendo; se solo me ne fossi accorto non sarebbe finita così
"Si forse se te ne fossi accorto, chissà come sarei stata" aveva
detto Jody quando gli avevo chiesto se sarebbe cambiato qualcosa, una
risposta fredda ma ormai le sue parole erano solo fredde come anche il
suo sguardo.
Ho cercato di rimediare, ho lasciato mia moglie, gli sono sempre stato
accanto ma non posso veramente far nulla e la cosa mi lascia l'amaro in
bocca, sono così inutile.
Sento la sua mano muoversi e alzati gli occhi incontro i suoi che mi
guardano con un pizzico di delusione "Dove aver sognato quella ragazza"
mi dico fra me e me
< Buongiorno > mi sforzo di sorridere mentre lei distoglie lo sguardo e mi fa un cenno con la testa
Inizio a parlare in automatico di qualunque cosa, sperando di riuscire
a distrarla anche solo un poco, ma so benissimo quanto io stia fallendo
nel mio intento, come sempre dal tronde
Non credo potrà mai essere felice, lo era stata e l'unica cosa
che gli aveva regalato la felicità era stata l'amica, Abby mi
ricordo a stento il suo nome ma ricordo bene quelle volte che la vedevo
insieme a Jody, questa era sempre diversa quando le stava vicino,
sembrava diventare subito di buon'umore anche se si notava davvero poco.
Mi zittisco per un po' mentre le accarezzo la mano ormai tiepida
"A cosa starà pensando?" mi chiedo guardando la sua espressione
indecifrabile; i suoi occhi si posano per un attimo su di me e io
la guardo con un piccolo sorriso
< Perché... > dice con la sua voce bassa e roca
< Perché sei qui? > finisce guardandomi fredda; la solita
domanda a cui la risposta sembra tanto ovvia ma allo stesso tempo
così difficile da rendere a parole.
Esito un attimo ma questa volta rispondo
< Voglio solo aiutarti, so di non poterlo fare e che forse sono
l'ultimo a doverlo dire ma io sono qui solo ad aspettare il momento in
cui avrai bisogno di me > gli dico sorridendogli e stringendogli la
mano
Lei fa un cenno col capo tornando tra i suoi pensieri.
Poco dopo me ne devo andare e la saluto promettendole, come la solito, di tornare il giorno dopo.
Mentre esco dalla camera mi giro un'ultima volta incontrando il suo
sguardo; non era mai successo di solito rimaneva sempre a testa bassa e
anche se può sembrare una cosa stupida mi fa davvero
felicissimo...
Esco dall'ospedale e decido di mangiare fuori così mi fermo in
un piccolo ristorante e mangio senza fretta; alla fine mi avvio
verso casa con l'aria fredda della sera che mi accarezza il viso.
Mi muovo sotto le luci dei lampioni, alcuni lampeggiano ed altri sono
definitivamente morti e mi lasciano a volte nel buio più totale
Cammino piano con le mani in tasca e il collo nascosto da una sciarpa,
passeggio tranquillo finché non sento una strana sensazione alle
spalle; accelero il passo ma la sensazione non se ne va anzi inizio
anche a sentire dei rumori dietro di me.
Alla fine mi costringo a girarmi, lo faccio piano accelerando quando
noto una siluet sotto la luce di un lampione ma quando mi giro
definitivamente il lampione si spegne lasciando intravedere solo
un'ombra
Spaventato inizio a correre e non mi fermo finché non mi manca il fiato.
Mi appoggio da un muro per riprendere, ma mi irrigidisco subito quando
sento un rumore sordo ed ovattato alle mie spalle simile al suono di
una persona che attutisce al suolo dopo aver saltato.
Mi guardo attorno ma mi accorgo che correndo sono finito in uno dei numerosi vicoli della zona.
Non posso chiedere aiuto.
Deglutisco e mi giro pronto ad affrontarlo.
Mi volto di scatto e, seppure mezzo nascosto nel buio, riconosco subito il mio inseguitore
< Jody? > la guardo sorpreso, non ha più i vestiti
dell'ospedale al contrario sembra aver recuperato i vestiti che aveva
l'ultima volta che era uscita
< Che ci fai qui? >
Mi guarda con uno sguardo freddo e indagatorio; fa un passo verso di me.
< Come hai fato ad uscire? >
Non mi risponde nemmeno ora e si limita a guardarmi con quegli occhi
che sembrano penetrare fino a leggere nei meandri della mia anima; fa
un altro passo.
< Non dovresti stare in ospedale perché sei venuta qui? >
Fa un altro passo e rimane in silenzio, poi ne fa un altro e un altro fino ad arrivarmi vicinissimo.
< Prima hai detto che vuoi solo aiutarmi giusto? > mi dice lei in un sussurro prendendomi alla sprovvista
< Certo! > gli rispondo deciso anche se ancora confuso
< Allora lasciati uccidere. >
queste parole fredde e sdoppiate mi congelano tanto che mi accorgo del
coltello che ha in mano solo quando me lo punta alla gola passando
sotto la sciarpa.
Faccio silenzio mentre svariati pensieri mi passano per la testa
"Uccidermi? Ma è pazza? Assolutamente no! Ma infondo..."
le gambe mi tremano tanto da cedermi e farmi cadere a terra in
ginocchio; la sciarpa si taglia cadendo per terra anche lei mentre
Jody, con ancora il coltello in mano, mi guarda dall'alto in basso con
uno sguardo..... uno sguardo deluso?
< V-va bene > mi sbrigo a dirgli mentre insieme alla mia voce anche il mio corpo trema.
Jody è sempre stata consapevole di quello che faceva e non ha
mai fatto nulla senza una buona ragione e poi non posso smentire quel
che ho detto né perlomeno tirarmi indietro
"Potrò essere utile..."
lei avvicina il coltello alla mia gola una seconda volta
inginocchiandosi vicino a me mentre mi guarda con i suoi freddi occhi
ambrati.
Le sorrido leggermente mentre sento il mio corpo tremare, sono pur sempre un uomo ho paura della morte.
< Grazie papà >
mi sussurra lei dopo un grande momento di silenzio con la voce
più dolce che le ho sentito fare in questi giorni mentre nei
suoi occhi posso leggere, anche se per poco, una piccolo punto di
tristezza nascosto dalla quasi assoluta apatia di essi.
Mi pigia il coltello sulla gola e con un gesto veloce la taglia uccidendomi
"Mi ha chiamato papà" sorrido.
Ed ecco uno dei miei ennesimi tagli di vene!!!!!
Mi dispiace che il padre sia moto ma
bè, Jody è una piccola stronza apatica perciò non
poteva finire diversamente...
Jody: avevo le mie ragioni...
NON INTERESSA A NESSUNO! POVER UOMO!
Jody: ti ricordo che sei tu quella che scrive -.-
.....................
non importa! *si gira veloce* (non mi uccidete)
Passando a cose più serie, quale cap volete vedere per la prossima volta?
Non saprei bene quale fare e sinceramene a me va di fare tutto X)
Ditemi voi =3
Per ora vi saluto e spero che il cap vi sia piaciuto
Holyland ^w^
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Capitolo 8 *** BS- 2 Amici... ***
BS 2. Amici
Ma ciao!!!!!
Si sono ancora viva non sono morta non ancora per lo meno XD
Mi dispiace davvero un sacco ma ho
avuto un po' di problemi con la scuola (latino e greco -.-")
perciò mio padre mi è stato col fiato sul collo per
settimane e non ho potuto scrivere ;^; sorry
Ma ora sono qua e anche se il cap non ha molto senso (già) spero vi piaccia
(si scusate ma la scuola mi ha ucciso il cervello devo riprendermi...)
Voiceless Jody
BS 2. Amici...
Era una bella giornata d'inverno per quanto il vento rimanesse freddo i raggi del sole scaldavano l'atmosfera.
< Dopo tutti questi giorni di pioggia ci voleva un po' di sole > disse Carl facendosi scudo con la mano dal sole
< Luce!! > esclamò dietro di lui Mattew scherzoso mentre
uscendo dalla porta principale della scuola si metteva le braccia
davanti alla faccia facendosi scudo dal sole
Carl ridacchiò guardando l'amico che come al solito faceva
l'idiota attirando gli sguardi perplessi di tutti gli altri alunni
della scuola
Andavano in una scuola privata che i loro genitori si potevano
facilmente permettere ma la cosa che importava di più ai due
amici era che fosse esclusivamente maschile.
< Dai su smetti di fare il cretino e iniziamo ad avviarci verso casa
> gli disse Carl con un leggero sbuffo mentre con le mani nelle
tasche del giaccone si avviava
< Io credo di sapere perché sei così impaziente
è Carl? > gli rispose l'altro con un sorrisetto mentre lo
raggiungeva a passo veloce
L'altro sorrise leggermente continuando a camminare
< È di strada infondo > rispose poi girando l'angolo ed
ora si poteva vedere da lontano l'entrata dell'università
lì vicino.
< Che lo stolking abbia inizio! > disse in modo teatrale Mattew
facendo un gesto con il braccio e facendo ridere l'amico mentre si
avvicinavano ad un muretto
< Fare una scuola tutta maschile rende proprio disperati è?
> continuò poi mettendosi le mani dietro la testa coperta dai
capelli corvini
< Non hai tutti i torti ma infondo è sempre meglio di
rimanere singol > gli rispose sogghignando l'altro appoggiandosi al
muretto.
Si sentì poi la campanella e poco dopo flotte di ragazze e
ragazzi vennero liberati formando una grande massa di gente e come
aveva detto Mattew "lo stolking ebbe inizio"
Loro erano lì in piena vista e le ragazze sapevano bene come mai
fossero lì perciò era una specie di accordo tra le due
scuole
Da parte loro alle ragazze dell'università non dispiaceva
affatto, nessuno avrebbe mai rifiutato un bel ragazzo intelligente e
per fino ricco e loro lo erano anche se non erano gli unici
Si erano tutti disperati ma era ormai quasi una tradizione delle due scuole avere quel rapporto.
< Hey Mattew che ne pensi di quella lì? > disse allora
Carl indicando con un poco di discrezione una ragazza dai capelli
biondi e riccioluti lunghi fino alle spalle con due grandi occhi verdi
che teneva d'occhio già da un po'
< Niente male > rispose l'altro osservandola sottecchi
< Certo non è il mio tipo ma è davvero carina e poi ha un bel corpo > continuò poi
< Tu hai gusti strani > gli fece l'altro sbuffando in modo scherzoso
< Io non ho gusti strani! > gli rispose prontamente Mattew
< Vogliamo parlare della tua ultima ragazza? > disse Carl spostando per un secondo lo sguardo dalla ragazza all'amico
< A me piacciono le ragazze serie! Quelle un po' silenziose che
hanno quella strana aura misteriosa solo questo.> puntualizzò
allora Mattew
< Il tuo contrario in pratica... > gli rispose riportando lo sguardo alla ragazza
< I contrari si attirano > Mattew scrollò le spalle con un
sorrisetto per poi portare lo sguardo sull'amico: sembrava come
bloccato sul posto e guardava con un'espressione strana verso la
ragazza che si era girata.
Ridacchiò.
< Allora Abby? Lo hai visto? > disse con voce curiosa Deisy dando
le spalle ai due ragazzi appena notati, Abby gli annuì
leggermente con la testa senza spostare lo sguardo
< Com'è? >
< Carino... > gli rispose a bassissima voce leggermente
rossa mentre agitava una mano in segno di saluto per ricambiare il
gesto impacciato dell'altro
Deisy sorrise ed iniziò a trascinare l'amica verso i due ragazzi di cui uno stava piegato in due a ridere
< D-Deisy! Che fai?! > disse all'amica a bassa voce opponendo resistenza ed arrossendo
< Dai Abby che problema c'è infondo ci sono pur sempre io con
te no?> le fece l'ok con la mano continuando poi a camminare
< Ma questo non vuol dire nul- >
< Ciao ragazzi! > disse Deisy bloccando l'altra mentre si rivolgeva ai due ragazzi.
Carl la guardò un secondo stupito
< Ho a em ciao... > rispose poi impacciato mentre l'amico provava a smettere di ridere asciugandosi le lacrime.
< Piacere di conoscervi > disse infine appoggiando una mano sulla spalla dell'altro con un sorrisetto
< Io sono Mattew e lui è Carl > continuò poi indicandosi ed indicando poi l'amico
< Em si piacere > cercò di dire Carl allungando una mano alla ragazza dai capelli biondi
< Piacere io sono Abby > disse dolce di rimando l'altra stringendogli la mano con un sorriso imbarazzato
Iniziarono a parlare tra di loro mentre Mattew e Deisy li guardavano
soddisfatti chi con un ghigno chi con un'enorme sorriso felice
< Siamo stati completamente buttati fuori dalla conversazione >
disse allora Mattew con un sorriso divertito in faccia girandosi ed
iniziando ad allontanarsi dai due piccioncini
< Sono così carini~ > disse invece Deisy a voce abbastanza alta sorridendo ed allontanandosi con lui
< Già sono sicuro che si metteranno insieme > continuò ridacchiando felice l'altro
< È ovvio! Abby è così carina e dolce sono
sicura che gli piacerà e poi il tuo amico e carino sembra un
tipo apposto >
< Di quello non devi preoccuparti Carl è un bravo ragazzo
> disse l'altro ridendo pronunciando le ultime parole in tono di
burla
< La volete smettere! > urlò quasi Carl dietro di loro
< Di fare cosa? Non capisco~ > gli rispose girandosi Mattew prendendolo ovviamente in giro
< Non si parla alle spalle sopratutto dei propri amici! > continuò Abby appoggiando il poi futuro fidanzato
< Sopratutto in modo così spudorato! > continuò Carl
I due amici scoppiarono a ridere guardandosi complici.
Passarono circa tre anni da quella volta e Abby e Carl stavano ancora
insieme Mattew e Deisy li appoggiavano felici ovviamente fedelissimi
amici tra di loro.
Poi sappiamo tutti ormai com'è finita....
E già...... Dio perché mi sadomizzo in questo modo? Perché? E perché lo faccio anche con voi?
Semplicemente amo far tagliare le vene alla gente a quanto pare XD ma vabbè lasciamo stare
la cosa che più importa è che questo cap non ha senso!!! :')
L'ho fatto solo perché mi sentivo un poco in colpa per loro dopo averli uccisi senza pietà
E di Carl e Abby non me n
fregava veramente nulla ma di Mattew e di Deisy (che ho scoperto si
scrive Daisy ma ormai l'ho chiamata così per tutta la storia
perciò lasciamo perdere ^^"") mi importava! Li adoravo!
*va in un angolo a piangere*
Oramai non posso più cambiare nulla *sigh*
Ci vediamo (questa volta cercherò di far prima)
Holyland ^w^"
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