No Filters

di njaalls
(/viewuser.php?uid=159057)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - New entry ***
Capitolo 2: *** Party and kindness ***
Capitolo 3: *** Attempt ***
Capitolo 4: *** Liked ***
Capitolo 5: *** Breathless ***
Capitolo 6: *** Missing ***
Capitolo 7: *** Kiss Me ***
Capitolo 8: *** Regret ***
Capitolo 9: *** Closed ***
Capitolo 10: *** Over ***



Capitolo 1
*** Prologo - New entry ***



Prologo — New entry
 
Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si può dicere né tenere a mente.
 
C'è la risata scomposta e esagerata di Nina che è sovrastata dai mormorii della mensa e forse è meglio così, sennò tutti la starebbero guardando. Ci sono le sue mani che giocano con le posate, le sue labbra piene che sorridono e io suoi occhi che si spalancano e poi si assottigliano per lasciarla abbandonare ad una risata fragorosa.
Ci sono Em e Ron che la guardano divertite perché è il vero animo del trio, quella che ha sempre la battuta pronta e che non smette mai di scherzare e non si sarebbero nemmeno conosciute, se non fosse stato per quella mora tutta ossa che sorride con le labbra che si aprono, gli occhi che brillano e con le spalle che si abbassano e si alzano frenetiche, e riesce a non essere mai volgare.
La mensa è affollata, il loro tavolo è uno di quelli più lontani dall'ingresso e vicino alle finestre e uno spiraglio soffia contro i capelli di Nina, mentre ora Emma racconta del ragazzo con il quale il giorno prima si è andata a scontrare, senza sembrare nemmeno lontanamente contenta o provata dall'accaduto. Si stringe nelle spalle e batte le ciglia, quasi indifferente.
«Lo stai raccontato come se fosse la cosa più eccitante del mondo, complimenti» commenta sarcastica Nina, sorride e mette in mostra i denti perfettamente dritti e bianchi, in direzione della sua migliore amica.
«Lo avrei ucciso» risponde l'altra e allora beve un sorso dalla sua bottiglietta e per lei è stato solo un incontro come un altro, nulla di così eclatante e le sue compagne ingigantiscono sempre tutto. I suoi occhi sono glaciali e Nina ha sempre pensato che, in un certo senso, sia inquietante con quelle iridi azzurre, la pelle di porcellana e i capelli di un biondo chiarissimo e, francamente, glielo ha anche detto.
«Chi non uccideresti?» e Ron abbandona l'ultimo boccone di riso, rivolgendo lo sguardo alla sua amica e introducendosi ancora nella conversazione.
Se Nina parla troppo ed Emma troppo poco, Ron è la mente sana e pacata della cricca, è quella sempre con il complimento giusto e i capelli perfettamente ordinati, dei sorrisi caldi, ma non esagerati e Ron è semplicemente Ron e senza lei probabilmente Nina ed Emma non avrebbero resistito un giorno insieme.
«Voi» esala la bionda, ma poi lancia uno sguardo a Nina e cominciano a sorgere i primi dubbi, perché non potrebbero essere più diverse e lei ha bisogno di pace e tranquillità, mentre quella mora che le sta di fronte è un vulcano in eruzione. A volte le piacerebbe semplicemente stare in silenzio e stringersi in questo: Ron è l'unica ad accettarlo, ma poi arriva Nina e scoppia quella bolla in cui si è rifugiata, circondandole di risate e schiamazzi. E si vogliono bene lo stesso e chi se ne frega, andrebbe in capo al mondo per loro.
Ora parlano di Ron e delle sue insicurezze, del suo arrossire davanti ad un ragazzo e Nina ci scherza su, la prende in giro, ma sa anche che lei è spigliata, solare e schietta, ma quando entrano in gioco i sentimenti e le farfalle nello stomaco, non è da meno e le piace, sapere di dipendere senza volontà per qualcuno.
Sono così assorte nella conversazione, discutendo riguardo ultimo ammiratore di Ron, che sono completamente assorbite dalle risate e dagli occhi dolci, dalle guance rosse e dalle prese in giro, che non si accorgono del mondo che scorre, degli studenti che passano loro al fianco e accidentalmente le urtano con gli zaini pesanti. E va bene così, perché ci sono loro e tutto può aspettare.
Poi al tavolo due sedie si scostano e il primo a prendere posto è Liam che le saluta con un sorriso storto e gli occhi schiusi. Ron arrossisce e preferisce rivolgere l'attenzione a Zayn che, invece, di sorrisi non ne accenna e i saluti non sono nemmeno tenuti in conto.
Nina li guarda di sbieco, mentre l'atteggiamento distaccato  di Zayn è per Emma quasi fonte di ammirazione e sono troppo simili, troppo uguali. Infatti vanno d'accordo come cane e gatto.
Liam lo conoscono da una vita: è l'amico di infanzia, quello che le ha viste crescere, smaltare le unghie per la prima volta e imbottire i reggiseni troppo vuoti, è quello che c'è sempre e non riesce a litigare con loro per più di qualche giorno, odia portarle al centro commerciale, ma da quando è arrivato Zayn, l'anno prima, le cose sono leggermente cambiate.
Zayn è nel suo mondo fatto di fumetti e graffiti, ha un numero non bene identificato di tatuaggi sparsi per il corpo e le ragazze non hanno mai capito che significati abbiano. Zayn è apatico e, a detta di Nina, un asociale con seri problemi nel fare amicizia e a fidarsi degli altri anche quando questi gli aprono tutto il loro cuore. Forse lei ha davvero ragione, perché se non fosse stato per Liam, sarebbe ancora solo, alle prese con il doversi ambientare e certe cose non le manda proprio giù, nemmeno dopo così tanto tempo.
A Zayn le ragazze piacciono, a volte sanno essere un po' invadenti e fastidiose, specialmente Nina, ma lo hanno accolto con le braccia aperte e dei sorrisi più o meno caldi, perciò le porta al centro commerciale e trascina con loro anche Liam, perché deve trovare un modo per sdebitarsi e va tutto bene.
«Che è successo?» domanda allora Ron e Emma ascolta la conversazione in silenzio e tutt'insieme interessata.
«Niente» e Liam alza le spalle, la voce che va a tre mila e cerca di deviare il discorso, osservando la pietanza sul vassoio. Ma Zayn è nervoso e incazzato e nessuna delle tre se la beve, quindi lo fissano e lui è costretto ad alzare lo sguardo dal piatto, quando si trova al centro dell'attenzione, fa spallucce e non fiata lo stesso.
Continua a non rispondere semplicemente perché è Zayn e non è un tipo granché loquace, ma si guarda le spalle, la mascella contratta e gli occhi ridotti a due fessure, e Liam risponde per lui, subito dopo un sospiro. «Qualche problema con il nuovo, nulla di che. Smettetela di fissarci così»
E in mensa c'è una tale confusione, che nessuno bada che a quel tavolo tutti abbiano le bocche stranamente serrate e Nina è la prima, inevitabilmente, a rompere il silenzio. Prende un sorso d'acqua dalla bottiglietta e «Il biondino con la faccia da schiaffi? L'ho detto che avrebbe portato guai, da quando ha messo piede in questa scuola»
«Ma se hai detto che è il secondo in cima alla lista degli studenti più attraenti» le fa notare Ron con una smorfia, voltandosi verso l'altra, quasi sconcertata. I capelli castani le si poggiano su una spalla e le ciglia lunghe sbattono più volte. «Ed è una lista che, bhe, aggiorni quasi tutte le settimane durate le nostre conversazioni» mormora. «Per quanto valga, a me non piace granché: troppo magro e troppo biondo»
Nina fa spallucce a sua volta e si domanda come faccia la sua migliore amica a ricordarsi sempre così tante cose, quando lei a malapena ricorda che numero di scarpe porta. «Più hai una faccia da schiaffi, più hai possibilità di salire sul podio. Lui è la faccia da schiaffi più attraente che sia mai passata di qui, a parte Malik. Non è stato difficile dargli il secondo posto, glielo ho assegnato non appena è entrato nella mia classe di storia. Abbiamo lezione insieme tre volte a settimana, ve l'ho detto? Ma non sa nemmeno della mia esistenza» e Zayn la guarda impassibile, affatto colpito dal complimento schietto e diretto della compagna e ignora il resto della risposta, tanto ormai è abituato alla sua parlantina veloce e alle sue frasi sconnesse, a cui dopo un po' non bada nemmeno più. Ed è davvero incazzato e, okay, è uno i cui spiriti si scaldano abbastanza in fretta, ma è anche vero che questa volta lui non ha acceso la fiammella.
E «Quindi ci rendete partecipi del perché di questi musi?» domanda ancora Ron ed Emma alza gli occhi al cielo e si chiede perché non si debba fare gli affari suoi. Lei semplicemente si sarebbe accontenta di quel «Niente», perché è di Liam Payne che si parla e se fosse stata una cosa seria, sarebbe arrivato trafelato e avrebbe vuotato il sacco in un batter d'occhio. Storce il naso e guarda Nina e avrebbe giurato che sarebbe stata lei quella ad insistere, ma sembra impegnata a cercare qualcosa con lo sguardo, ispezionando tutta la mensa.
qualcuno, si corregge.
«Problemi da ragazzi negli spogliatoi, Ron» dice pratico Liam e agitata una mano, facendo intendere che non è nulla di preoccupante e rilevante. Poi si fionda sulla sua porzione di riso e sembra più affamato del solito, o è solo un modo per scappare dall'interrogatorio, conoscendolo.
«Ha lasciato le sue mutande per terra?» interviene divertita Nina, tornado al tavolo e alla conversazione e se è delusa, non lo da a vedere. Intanto Ron ridacchia ed Emma fissa le sue unghie curate, come se fossero la cosa più interessante del mondo, mentre in mensa la vita prosegue e mancano solo dieci minuti alla fine della pausa.
Zayn rimane in silenzio, ancora, e la guarda. Guarda Nina e la sua pelle olivastra, i capelli lunghi e le labbra piene, guarda il modo in cui non smette di sorridere e il modo non convenzionale di essere bella, anche con le sopracciglia spesse e gli occhi incavati. Poi osserva Emma e dimentica l'ultimo arrivato, l'arroganza che si porta dietro e perfino la sua fetta di pollo troppo bruciata. I loro occhi si incontrano ed entrambi spostano subito lo sguardo, apparentemente indifferenti, ma tremendamente imbarazzati.
«No» spiega Liam e tira una gomitata all'amica, allargando poi le braccia. Ride fintamente, per prenderla in giro. «Si crede troppo bravo per il mondo intero, dovrebbe scendere dal piedistallo. Non si chiama Cristiano Ronaldo»
«A me Ronaldo non piace, comunque»
«Era un modo per dire che se la tira troppo in campo e poi vuole gli elogi negli spogliatoi»
«E la mia era solo una constatazione»
«Ma-»
«Chiudete quelle bocche?» e Zayn forse non parla dalla sera prima quando è andato a letto, Nina potrebbe anche giurare -conoscendolo- che non abbia nemmeno salutato sua madre prima di uscire e ora li guarda entrambi stufo e nero. Chiude gli occhi e «Vi prego-» ma viene inevitabilmente interrotto, quindi si accascia sul tavolo, bisognoso soltanto di tranquillità e silenzio che le sue amiche sembrano sconoscere.
«Oh, guardate. Si parla del diavolo-» e Emma si stringe nelle spalle, indicando con un cenno del capo due figure appena entrate dalla porta principale della mensa, le mani nelle tasche dei jeans e le felpe aperte. Emma alza un sopracciglio, osservando i loro movimenti e le loro labbra che si muovono, mentre le altre rimangono in silenzio, con gli occhi puntati sui soggetti della loro conversazione. Ron storce il naso, Nina abbozza un sorrisetto sbilenco, mentre Liam e Zayn nemmeno gli danno più attenzioni del dovuto. E non se le merita neanche e forse un po' gli brucia, perché in campo il nuovo è davvero bravo, anche se dovrebbe proprio scendere dal piedistallo e smetterla di pendere tutto così sul personale.
Harry Styles è il primo a comparire nella loro visuale. È il ragazzo più strambo che la scuola abbia mai visto in tutti gli anni di servizio: prova davvero a risultare duro e arrogante, mette anelli freddi e aggressivi sulle dita sfilate e lisce, ma fallisce miseramente, stretto in quei jeans aderenti e gli stivaletti in camoscio. E lo sanno tutti che è solo una facciata, la sua. Nina poi lo sa meglio di chiunque, perché quel ragazzo lo ha toccato e l'ha baciato, ha lasciato che incastrasse le labbra tra le sue e non si pente di nulla, nemmeno di aver rotto con lui ed Harry le sorride ancora, perché in realtà ha un cuore enorme. E quel sorriso vale più di tutto, pure dei battibecchi fuori scuola e dei rimproveri dei genitori, quando tornava oltre il coprifuoco.
I capelli ricci e gli occhi verdi sono rimpiazzati presto dalla nuova spalla, comparsa solo il mese prima, con l'inizio della scuola.
Capelli biondi, occhio azzurri e fisico non male sono bastati a far circolare il suo nome come il vento già il primo giorno di scuola, facendolo passare da bocca a bocca e Hai visto il nuovo arrivato?.
Nina li -lo- osserva, sorride e non li -lo- perde di vista, intanto che Zayn chiude la finestra accanto a loro con un tonfo e non soffia più un alito di vento a scombinarle i capelli.
Niall Horan non è uno che passa inosservato in un posto piccolo come Holmes Chapel, perché è troppo convinto delle proprie capacità per rimanere nell'ombra e a Nina piace, Niall. Non come una ragazzina con gli ormoni in subbuglio, ma le piace come si atteggia a fare il gradasso, come porta le cattive maniere quasi in modo infantile e lui non ha davvero niente di affascinate, perché siede scomposto ed è appena passato prima di una ragazza dalla porta senza tenergliela, è indifferente e annoiato da ciò che lo circonda. Annuisce ad Harry, ma non gli presta nemmeno attenzione e Nina si sente attratta dal sicuro e rude Niall Horan.
Perché in due parole è davvero sicuro e rude, ma lei è una brava osservatrice e sul rude ci mette la mano sul fuoco, mentre sul sicuro probabilmente ci ripenserebbe. E la vede, la maschera, è ha bisogno solo di essere scoperto.
Niall si sente inevitabilmente osservato e percepisce degli occhi addosso che non lo lasciano un secondo, sa che in molti lo stanno guardando, perché anche dopo un mese è ancora il nuovo, ma scorre i volti e sono tutti così anonimi ed indifferenti che nemmeno si sofferma sulle loro caratteristiche. Poi i suoi occhi arrivano fino al tavolo in fondo, quello accanto alla finestra, dove tre ragazze lo studiano e solo una gli sorride. Sono semplicemente pochi i secondi in cui i loro occhi non si affrontano, quelli giusti per riconoscere le due figure maschili che siedono allo stesso tavolo.
E quindi Niall torna ad ignorali, lasciando scivolare il suo sguardo su quelle labbra sollevate che gli rivolgono un sorriso, non divertito, ma caldo, e quegli occhi chiari —ma che fa lontano sono scuri— che si assottigliano nel guardarlo. Le altre due ragazze tornano ai loro amici e Niall ancora sostiene la pesantezza di quelle iridi profonde che sorridono già da sole.
Aggrotta le sopracciglia senza nemmeno rendersene conto e distoglie la sua attenzione da quella mora, seguendo Harry che ora lo chiama e «Amico, mi stai ascoltando?», ma lei ancora lo guarda e improvvisamente sente caldo.
«Ho bisogno di una sigaretta, devo uscire»



 


Eccomi! Ciao a tutte :)
E' la mia quarta long, ma solo la seconda nel fandom dei one direction e preferirei fosse appena la prima, perchè la precedente la riscriverei da zero, se ne avessi il tempo.
Oltre questa inutile introduzione, pubblicando il prologo, volevo si fornissero delle descrizioni/impressioni generali sui personaggi e sul contesto che circonderà la storia e i ragazzi. Sebbene sia narrata in terza persona, le scene seguiranno solo la protagonista Nina e mai succederà (almeno credo) che l'attenzione venga focalizzata in un momento in cui la protagonista è completamete assente, anche se si dovesse trattare dello stesso Niall, protagonista maschile, e del resto della cricca -Liam, Zayn, Emma e Ron-, che avrà un ruolo a modo suo notevole.
Ho plottato fino ad una quindicina di capitoli, perciò spero di avere una illuminazione per continuare tutto ciò e non abbandonarla: ho iniziato tre storie e non le ho mai concluse, quindi quello che sto facendo ora -il pubblicare il prologo- è un gran passo avanti.
So che potrebbero esserci errori, ma, giuro, ho riletto e spero di aver fatto del mio meglio.
Ringrazio Elvira che ha già letto questo scempio e si è rivelata entusista quando ho detto di voler pubblicare questa settimana!
Oh, dimeticavo, c'è una os che ho già pubblicato su Nina e Niall, ambientata però due anni dopo circa: 
Se. Non è fondamentale ai fini della storia, ma se aveste tempo da perdere, potreste passare (potrebbe essere uno spoiler? Sì!)
Ora scappo che letteratura italiana mi aspetta :)
Njaalls

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Party and kindness ***



Capitolo 1 — Party and kindness
 
Perché loro vedono le cose sotto un'altra luce.
 
La festa di quella sera è decisamente un extra che ha già fatto scocciare, e non poco, i genitori di Nina e che le farà guadagnere un coprifuoco ancora più ristretto, se possibile.
Ha usato la carta dell'amicizia, delle pressioni da parte dei ragazzi e ha dovuto accettare che sua sorella andasse con lei, perché «Posso venire con te?» e Nina non mi ha disdegnato l'idea, sia perché portarsi sua sorella non sarebbe stato un problema, sia perché le avrebbe dato una chance in più. E non si è affatto sbagliata, come sempre.
Suo padre è stato quello più restio, ma alla fine Laila Evans è intervenuta, si è seduta sul bracciolo della poltrona su cui il marito guardava il telegiornale e ha lavorato per le figlie, riuscendo a cavarne un «Sì, ma non dopo l'una» e sta bene ad entrambe.
A Nina non danno fastidio quei coprifuochi. I suoi amici spesso si scocciano perché «Facciamolo ora, poi devo andare» o «Sbrighiamoci», ma stanno insieme gran parte delle giornate e possono anche sacrificare qualche ora insieme.
Adesso Nina è davanti l'armadio, le ante spalancate e non sa che indossare perché, fosse per lei, andrebbe in giro in jeans e vestiti comodi, mentre Emma è così impeccabile che spesso si ritrova a pensare di essere in qualche modo invidiosa dei suoi modi di fare.
A lei non importa in che maniera esce, cosa indossa, o cosa dice ed è un libro aperto per tutti, tiene un blog strappalacrime su Tumblr —che non aggiorna da anni— e i suoi sentimenti sono in bella mostra, il più delle volte. Poi arrivano le sue amiche e i suoi capelli sono davvero troppo disordinati, i suoi vestiti troppo casual rispetto a quelli femminili di Ron e quelli alla moda di Emma, e la sua parlantina non è affascinate, perché affascinanti sono le sue amiche, pacata una e misteriosa l'altra. Sospira e afferra un jeans nero, messo solo un paio di volte.
Cecilia arriva alle sue spalle e si siede sul letto, già vestita. Ha solo sedici anni e porta un vestitino di raso meglio di come lo porterebbe lei, che invece è più grande, ma ha meno tette, meno fianchi e una corporatura fin troppo gracile. Le sorride e le mostra un maglione rosso fuoco e una camicia verde, mentre la più piccola opta per la seconda con allegata una smorfia e dei fiorellini stampati sul tessuto.
Quando Ron bussa alla porta, sono le otto e mezza e fuori il tempo sta dando una tregua alla pioggia incessante. Sente già la voce educata della sua migliore amica che prima saluta i due adulti e poi chiede dove sia Nina, due secondi dopo è già davanti alla porta aperta della camera da letto e le nocche bianche che battono sul legno.
«Posso?» e non aspetta nemmeno una risposta, perché in quella casa ci è cresciuta e in quella camera hanno fatto i pigiama party più sfrenati. Quando si accorge della seconda Evans stesa sul letto, intenta a mandare un messaggio, sorride e guarda il suo abbigliamento decisamente poco consono all'andare a dormire. Non ci mette molto a fare due più due. «Ciao, vieni anche tu?»
«Hey» e la sorella di Nina non è molto loquace nemmeno con chi vive con lei o con chi l'ha praticamente vista nascere. Cecilia è sempre stata l'ombra di Nina, da piccola voleva fare tutto quello che faceva la maggiore, poi il tempo ci ha messo del suo ed è cresciuta, come normale che fosse, ed è diventata una ragazzina piuttosto spigliata, ma mai chiacchierona. Le piacciono le feste e porterebbe sua sorella a fare shopping un giorno sì e l'altro pure, se questa non fosse così annoiata dall'andare sempre negli stessi negozi ad Holmes Chapel. Alza lo sguardo dallo schermo, mentre questo le illumina il viso nella penombra. «Sì, è un problema? O non avete spazio in macchina?»
«Oh, no, ci stringeremo» le sorride e Cecilia ricambia, perché Ron le piace, come le piacciono Emma e i ragazzi. Sopratutto*** i ragazzi e, non lo ha mai detto a sua sorella, ma ogni volta che Liam è nei paraggi lei non può far meno che aggiustarsi i capelli e controllare che i vestiti siano al loro posto. Sorride.
«Perfetto» dice Nina, mentre saltella sul posto per infilare uno stivaletto che fa i capricci, poi cerca la borsa ed è quasi pronta. Le due la osservano, in silenzio e Ron si poggia allo stipite, le mani dietro la schiena e il busto avvolto da un vestito di lana spessa, mentre il pensiero di Liam che la aspetta già alla festa, le procura un groviglio incontrollabile allo stomaco. Si scosta una ciocca di capelli dalla guancia e Nina è finalmente pronta, questa volta per davvero, e tutte scendono al piano terra. Il signor Evans è abbastanza accigliato, controlla l'abbigliamento delle figlie e appura che il vestito di Cecilia non sia troppo corto o scollato, poi le lascia andare e non dopo aver ricordato una serie di responsabilità che entrambe hanno sulle spalle e il coprifuoco da rispettare. Se si aspetta che nessuna delle due ordini almeno un drink, è fuori strada.
«Non dopo l'una! Mi fido di voi»
«Ciao, papà» risponde Nina, alzando gli occhi al cielo. Poi salutano la madre, un bacio e volano via, lasciando i coniugi in una casa vuota e troppo grande per due persone. Si sorridono e hanno fiducia nelle loro figlie.
Quando arrivano in strada, Emma sta fumando una sigaretta, ormai quasi consumata e Louis Tomlinson le fa compagnia, tenendone una altrettanto finita tra l'indice e il pollice. Quando le vede comparire, questo sorride smagliante, si sofferma su Cecilia e «Non sapevo fosse la serata dei fratelli!» ed entrambe le Evans lo abbracciano contemporaneamente e non si vedono da un po', poi gli lasciano un bacio sulla guancia.
«Nemmeno noi, in realtà» risponde comunque Nina, accarezzandogli la schiena con una mano calda, mentre lui le passa una mano tra i capelli lunghi. Si sorridono.
«Era il nostro unico passaggio» spiega Ron e fa spallucce, salendo sull'auto del fratello.
«Oh, grazie tante» commenta sarcastico Louis, ma ride e non si arrabbia mai per nulla, ama sua sorella e per lei farebbe i salti mortali, se fosse necessario.
«I ragazzi?» domanda allora Cecilia, cercando di trattenere l'agitazione e la curiosità una volta in auto, si sporge un po' avanti, rivolgendosi a Louis e Ron seduti suoi sedili anteriori. Emma, Nina e la piccola Evans, si stringono in quelli posteriori e tappano i finestrini, perché c'è un freddo boia e stanno tremando come foglie.
«Io non sono una ragazza» fa comunque presente il maggiore dei Tomlinson e guarda la mora dallo specchietto retrovisore con una smorfia, continuando a non rispondere. Nina ride.
Conoscono Louis da quando sono nate, inizialmente è sempre stato con loro, le faceva giocare quando erano piccole e si ritrovavano tutti insieme in un'unica casa; poi è cresciuto e ha trovato amici maschi con cui passare il tempo, lasciando le ragazze sole perché erano ancoratroppo bambine. Però nessuna -né Nina, né Ron, né Emma- dimenticherà mai Louis Tomlinson costretto a giocare con le Barbie, quando le lamentele erano troppe e i «Dai, falle contente» dei genitori asfissianti. Ne ridono ancora e in un certo senso sono state manifestazioni d'affetto che oggi scaldano loro i cuori, mentre sorridono a quello che a tutti gli effetti un fratello è.
Louis però ha avuta la sua piccola vendetta e, non mente, gli è piaciuto: ha impiccato la bambola di Nina e l'ha vista crollare a terra, in lacrime per la disperazione, ha distrutto l'osceno servizio di porcellana di sua sorella e ha fatto cadere Emma dallo scivolo quando lei aveva espressamente chiesto di aspettare il via, prima di farla andare giù. E nessuna delle tre dimentica nulla, adesso, perché anche i più piccoli particolari sono importanti e preziosi e Cecilia ha sempre avuto un posto riservato rispetto alle altre, essendo ancora più piccola. Quando Louis la teneva in braccio, non piangeva e sorrideva, è stata l'unica ad avere il privilegio di essere abbracciata da lui anche davanti a degli estranei, l'unica con cui si sacrificasse davvero e senza ripicche per farla giocare, quando le altre tre le spiegavano che loro erano più grandi e non potevano fare gli stessi giochi. Cecilia piangeva e quindi Louis abbandonava il game boy, o al massimo lasciava che lo condividessero, anche a costo di perdere il punteggio salvato dell'ultima partita ai Pokémon.
«Sono già lì» risponde Ron e dà un colpetto al braccio del fratello, ridacchiando. «Ho sentito Liam poco fa»
«E quando mai» mormora Emma, che per tutto il tempo è rimasta in silenzio, ma con le orecchie pronte a captare qualsiasi rumore, voce o parola. Ha guardato il paesaggio inglese scivolarle al fianco, bagnato e umido come il finestrino leggermente appannato e non ha partecipato a nessuna conversazione. Al suo fianco, Cecilia ha sentito la sua battuta appena sussurrata, si è agitata un po' e non ha fatto più domande, perché non vuole davvero sapere altro, tipo cosa ci sia tra Ron e Liam, anche se alla fine lo sanno tutti. Cala il silenzio e Louis accende la radio, quando arrivano sono passati altri dieci minuti.
Le ragazze scendono lentamente dall'auto posteggiata diversi metri lontana dal locale e si stiracchiano come se fossero state sedute per ore, ferme sempre nella stessa posizione. Ma in realtà è solo il freddo che intorpidisce le loro gambe calde e non riescono quasi a muoversi.
Louis è l'ultimo ad uscire dall'auto, chiude la portiera con il telecomando e le raggiunge, sorridendo.
«Dimmi che stai congelando e starò meglio» brontola Emma nella sua direzione, perché ha solo un maglione leggero sopra una maglia di cotone, i jeans arrotolati e un beanie in testa che forse è l'unico indumento adatto alla stagione.
«So che mi vorresti agonizzante sul ciglio della strada, ragazzina» risponde lui serio e le dà una spallata delicata. «Ma sto alla grande, mi basta il tuo sorriso a riscaldare ogni centimetro del mio corpo»
A quel punto Emma accenna una risata sarcastica e Louis un sorriso altrettanto ironico, mentre le altre ridono e quella di Nina, risata, è forse udibile anche da dentro il locale, dal quale proviene un rumore assordante di musica che batte contro le pareti, insistentemente.
Zayn e Liam sono a diversi metri da loro, stretti nei loro blue jeans e in due parka pesanti. Il primo si è fatto la barba e pare abbia guadagnato almeno cinque anni in meno, il secondo sta buttando la cicca delle sigarette dentro un tombino, prima di sorridere alla combriccola. Li raggiungono e Cecila si sente già fuori posto, Zayn non le va molto a genio e Liam fin troppo, ma questi la salutano con normalità, uno troppo espansivo l'altro con un sorriso timido e sono troppo occupati a far festa a Louis per badare realmente a lei.
«Quanto tempo, Tomlinson» e Liam è stato quello che con l'inizio delle elementari ha rimpiazzato Louis nei giochi per ragazze, ha portato sua sorella e le sue amiche a vedere film idioti e noiosi, ma non ha mai disdegnato la compagnia. Sono diventati grandi amici e poi Zayn si è unito ai due, ma Louis ha iniziato a lavorare subito dopo il liceo e vederlo in giro, ora, è quasi un miraggio. Partecipano alle stesse feste raramente e quando succede, come quella sera, passa sempre diverso tempo prima che si possano rivedere  di nuovo per bere qualcosa insieme. Zayn allunga la mano verso il maggiore e poi si abbracciano, una pacca sulla schiena e dei sorrisi caldi di due persone che sono davvero contente di essere insieme.
Nina avanza a sua volta verso Zayn con un passo mascolino, le gambe molle e leggermente aperte e prova a scambiare con lui un cinque e un saluto uguale a quello che si è dato con Louis, ma Zayn si morde prima il labbro confuso e poi la accontenta, ridendo piano. Emma distoglie lo sguardo e ha già detto «Hey» quando li ha visti, può bastare.
Zayn non è bravo nel manifestare affetto, lo fa con Liam a mo' di scherzo, ma con le ragazze è proprio una frana e vorrebbe abbracciarle, ogni tanto, perche se lo meritano.
Vorrebbe stringere sopratutto Emma, che è sempre così fredda e dovrebbe lasciarsi un po' andare, ma poi rimane in silenzio, sorride e sta con loro -con lei- e questo sembra bastare a tutti. Perché Nina lo cerca quando ha bisogno di compagnia per fumarsi una sigaretta ed è il primo a cui si rivolge, Ron si preoccupa ogni giorno che abbia studiato matematica perché non è un granché bravo e spesso acconsente a dargli qualche ripetizione ed Emma, invece, lo guarda ed è quasi la ricompensa migliore. Sa che i suoi occhi lo studiano quando crede di non accorgersene, che gli chiede una sigaretta quando sa che ha l'ultima e faranno allora un tiro l'uno e che lo vorrebbe prendere per mano quando è arrabbiato, per tranquillizzarlo, ma non è affatto brava a consolare, quindi muove impercettibilmente le dita e poi ci ripensa. Ma Zayn vorrebbe dirle che può farlo, può unire le loro mani, ma sono più simili di quel che vogliono ammette e sono loro e finisce che hanno paura anche solo di sfiorarsi per sbaglio.
Nina allora spinge un po' avanti Emma con nonchalance, facendola finire contro il braccio di Zayn. Quando lei si volta, uno sguardo che se potesse la ucciderebbe all'istante,  l'amica è già impegnata a conversare con Louis, lo prende sottobraccio e fa finta di nulla, convincendolo a fumare un'ultima sigaretta prima di entrare. Zayn, Emma, Nina e il maggiore dei Tomlinson si fermano quindi all'esterno, stretti nei giubbotti, si poggiano al muro ed escono gli accendini, ridendo e scherzando, intanto che Liam convince Ron ad andare con lui per salutare degli amici. Spariscono oltre la porta del locale e il resto del gruppo sa già che una volta dentro, sarà difficile rimanere insieme.
Cecilia è in silenzio, le mani nelle tasche del cappotto e si guarda intorno. A Nina non piace che fumi ed è sicurissima che sua sorella non lo faccia, infatti, le sorride e indica con un cenno del capo l'intero del pub, facendole intendere che non rimarrà lì a respirare fumo passivo.
«Credo ci siano le mie amiche dentro, con qualche compagno di scuola. Vado» dice e inizia a camminare, senza nemmeno attendere una risposta e aggiustandosi i capelli lisci.
«Okay, ma tieni il cellulare con te» urla sua sorella, scostandosi dal muro e sporgendosi oltre Louis, per riuscire ad intravederla nell'ombra della sera. L'unico segno di assenso è il pollice in su che Cecilia le rivolge prima di sparire, oltre un muro di gente e musica assordante, verso i propri conoscenti.
 
 
 

Sono le undici e mezza passate da un po' e sono tutti lì da tre ore abbondanti, stipati nella folla di corpi umani accaldati e inebriati, più o meno, da drink comprati alla zona bar.
Nina si guarda intorno e sorride, mentre Louis, che fino a poco prima le stava raccontando del suo nuovo lavoro in un locale poco lontano da Holmes Chapel, ora è occupato a chiacchierare, sorridere e sorridere ancora, ad una rossa piuttosto bassa e provocante, la quale sembra molto interessata ai denti bianchi e il mostra del suo amico, che invece non guarda altro se non cosa c'è oltre la scollatura.
Nina ha decisamente bisogno di una sigaretta e di un pretesto per uscire da quella situazione imbarazzante, in cui lei è stata messa da parte e ora è costretta a guardarsi intorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Quella prima di entrare è stata l'ultima e Nina sente il desiderio impellente di acquisire nicotina e portarne una alle labbra, come se fosse il suo ultimo e più grande desiderio.
La sua è ormai un'abitudine della mente e del corpo, più che una necessità, perché sa di fumare troppo, o di puzzare come una ciminiera ogni volta che esce da scuola, ma continua a farlo, danneggiandosi. Ed è convinta che i suoi genitori ne siano già venuti a conoscenza, perché –diciamocelo- il deodorante che si porta in borsa non è abbastanza forte e non riesce a coprire gli odori, ma loro non dicono nulla al riguardo e lei tace allo stesso modo.
Ora sospira e scende dallo sgabello, decisamente fuori posto. Senza avvertire Louis, che probabilmente non le rivolgerebbe nemmeno sufficiente attenzione per capire cosa voglia da lui: si guarda intorno alla ricerca di qualche altro suo amico, o magari potrebbe solo trovare Emma e Ron e già sarebbe un successo. La prima è sparita con Liam, quando loro erano ancora fuori, l'ha intravista mentre chiacchierava con una ragazza e poi ha perso le sue tracce, nello stesso modo nel quale ha perso quelle di Emma che si è allontanata senza dire una parola e poi Zayn la è andata a cercare e «Magari le offro qualcosa» ha ammesso e Nina gli ha sorriso.
Ora però è rimasta sola, Louis troppo occupato, le sue amiche dissolte nel nulla e i suoi amici con loro, mente Cecilia è a diversi metri da lei, seduta su un divanetto con un combriccola abbastanza appariscente e confusionaria. Aggrotta le sopracciglia e non conosce nessuno di quei ragazzi e probabilmente appartengono all’altro liceo, quello che frequenta sua sorella e di cui lei ignora per lo più l'esistenza. 
Decide quindi, che è meglio fumarsela da sola, la sigaretta, il pacchetto è quasi vuoto e quando spinge la porta d'ingresso c'è troppo freddo per stare in strada, per giunta sola, senza nessuno che le tenga compagnia, così rientra.
Nina ed Emma durante le lezioni scappano in bagno e si lanciano l'accendino, mentre dalle maniche lunghe dei vestiti escono le sigarette attentamente nascoste, si intrufolano in due cabine diverse e se le accendono. Nina ed Emma fumano un po' troppo e forse dovrebbero andare meno spesso in bagno e stare più in classe, dovrebbero ascoltare i consigli saccenti di Ron e farne buon uso. Ma se lo ripetono sempre e poi non lo fanno mai, nemmeno Nina, per quanto ami le sue amiche e la sua vita, per quanto i suoi voti siano buoni e i suoi genitori orgogliosi della figlia amabile e allegra che hanno cresciuto.
I suoi stivali sono sicuri, ora, come sicura di sé è Nina, che cammina a testa alta, i capelli sciolti sulle spalle e la camicia sbottonata fino alla seconda asola. Ha la borsa in mano, la cerniera già aperta e le mani che, con un pacchetto di carta un po' consumato sui lati e sugli angoli, spingono la porta del bagno.
Questo ha una sola stanza principale —stessi specchi, stessi lavandini e stesso pavimento lurido— e poi le due cabine si dividono in donne e uomini: c'è un ragazzo che esce dalla porta dell'altro sesso come se nulla fosse, sudato e accaldato, gli occhi lucidi ridotti a due fessure. Le sorride.
«Ciao» dice, la voce impastata per il troppo alcol, vorrebbe risultare suadente, ma sta fallendo miseramente. Nina lo fissa con una smorfia e lui fa un passo avanti sorridendo ancora, ma lei è più piccola e veloce, quindi ne fa uno di lato e lo supera senza troppe difficoltà, perché non si regge quasi in piedi. Si chiude dentro il gabinetto con un sospiro e il tonfo delle porta che si incastra allo stipite, abbassa poi le palpebre e si abbandona con la testa contro il muro freddo.
Passano due, quattro, cinque minuti e Nina ha aperto gli occhi, ma non ha preso ancora a fumare, vorrebbe qualcuno che le facesse compagnia, ma è sola, chiusa dentro un bagno fetido e si accontenta.
Porta la sigaretta incastrata tra l'indice e il medio alla bocca, gira la rondella dell'accendino e una fiammella le bruciacchia l'estremità, intanto che lei si aiuta aspirando. La prima boccata è il paradiso e, nel bagno accanto, qualcuno sta facendo la stessa cosa e lo intuisce dalla nuvola di fumo che si scontra con la sua e che proviene dalla cabina di destra.
Controlla che ci siano messaggi sul cellulare, ma la casella è vuota, sua sorella è ancora di là è i suoi amici lo stesso, ma è quasi mezzanotte e per Cenerentola tra poco arriverà il coprifuoco.
Quando la sigaretta si è consumata, rimanendo nulla tra le mani di Nina, questa butta il mozzicone nella tazza e tira l'acqua, riacquistando l'equilibrio e staccandosi finalmente dalla parete di calcestruzzo, che una volta era stata bianca e che ora è ricoperta di scritte colorate e disegni volgari. Cammina piano, fa qualche passo e afferra la maniglia, spalancando la porta.
Nina sa che di fronte ha degli specchi, che potrebbe alzare lo sguardo e ammirare la sua figura, con tutti quei difetti che lei si trova, ma non lo fa semplicemente perché non è vanitosa e non sente la necessità di guardarsi.
Almeno non fino a quando qualcuno tra lei e il suo riflesso non sbuffa e poi mormora qualcosa, Nina quella voce la riconosce. É inevitabile per lei alzare lo sguardo e scontrarsi con quella persona imbronciata che studia la propria maglietta bianca, macchiata di rosa sulla pancia, sente una strana sensazione e non se lo aspettava.
Non pensava di vederlo lì e, sinceramente, non trova un motivo valido per dare forza a questa sua idea, ma comunque ora è davanti a lei e lui ha alzato lo sguardo, sentendosi osservato. Nina non può scappare e non lo farebbe mai, perché, anche se imprevisto, lo guarderebbe per ore, mentre sbuffa, sospira, si scombina i capelli biondi, alza le sopracciglia o le aggrotta a tal punto da procurarsi una ruga marcata poco sopra gli occhi. Ogni tanto sorride, ad Harry magari, fuori dalla scuola e Nina sorride a sua volta.
Questi occhi ora la studiano, la osservano e ammirano ogni mossa e passo, quasi indagatori e il suo sguardo è per un momento perplesso. Nina crede, che nemmeno lui pensava di trovarla lì e allora si rallegra, perché vuol dire che ha notato la sua presenza a scuola, durante l'ora di storia, per i corridoi o a mensa e, per un secondo, il pensiero di tutto ciò la fa sentire meglio.
Sorride a Niall e lui sposta lo sguardo, senza ricambiare, poi la mora fa un altro passo e guarda la maglia macchiata.
«Un po' d'acqua frizzante. Se fai tempo, riesci a non lasciare la macchia» gli consiglia con una voce squillante, che quasi investe Niall, che non se l'aspettava. Si stringe nelle spalle.
«Uhm, non fa nulla» ma la sua risposta bassa e indifferente, non ha nulla di gentile e anzi sembra quasi indeciso se mettersi un guardia o meno, perché lei lo sta studiando e gli sta rivolgendo uno dei suoi solito sorrisi: con fastidio, si domanda perché quella ragazza debba sempre sorridere.
Niall sa che si chiama Nina, frequentano storia insieme e la guarda sempre ridere a mensa, ma solo da lontano, perché Harry non fa altro che lanciare occhiate verso il loro tavolo e Niall non riesce mai a capire chi osservi esattamente tra le tre ragazze. Non glielo ha mai chiesto e, probabilmente, mai lo farà.
«Potrei aiutarti» dice lei e si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuando a guardare un po' Niall, un po' la macchia.
«Non ce n'è bisogno»
«A me piacerebbe, invece» e la sua voce è decisa, graffiante e il biondo alza di scatto il capo perché le sta tenendo testa e lui ha solo voglia di lasciarla fare. «Siamo insieme durante le ore di storia. Sei Niall»
«Sì, ma-» inizia, bloccandosi subito dopo. Lei lo guarda e lui rimane in silenzio, chiudendo i pugni e intanto la ragazzina gli sorride. Un sorriso a metà tra il compressivo e il vittorioso.
«Vado a prendere l'acqua, non ti muovere» e scompare oltre la porta, senza preoccuparsi che lui possa risponderle o possa semplicemente seguire le sue orme, lasciare il bagno e sparire tra la folla del locale.
È confuso, sente lo sguardo di Nina ancora addosso e quella ragazza è un uragano, la voce squillante e gli occhi incavati che brillano. Si poggia al marmo del lavandino, dà la schiena allo specchio e si chiede cosa ci faccia ancora lì, perché della sua maglietta non gliene frega proprio nulla ed è più irritato dal dover essere andato lì per forza —perché Harry lo ha letteralmente supplicato, e per cosa poi?, vederlo ficcare la lingua dentro la bocca di una biondina tutta tette?— da quel deficiente che gli si è fiondato contro con il drink perché non si reggeva in piedi e, sì, da quel sorriso sghembo che non fa altro che mostrarsi a lui e a sottometterlo quasi prepotentemente. Perché si incontrano a mensa e gli sorride, e lo è stesso per i corridoi, o durante l'ora di storia, e Niall si chiede che abbia sempre da sorridere. Poi si sente quasi costretto a distogliere lo sguardo e allora si domanda, invece, perché cerca di fuggire da tutta quella gentilezza, quasi esagerata.
Si scosta alla svelta dal lavandino e le sue Vans consumate lo conducono veloce verso la porta, la apre con una spalla, ma prima che possa uscire, la ragazzina approfitta del suo gesto per entrare e Niall sospira pesantemente. Adesso deve rimanere.
Lei cammina lentamente verso il piano di marmo e fa attenzione che l'acqua non esca fuori dal bicchiere e Niall non avrebbe mai fatto nulla di tutto ciò per qualcuno, mentre lei si sta dando da fare per una persona che a malapena conosce.
Niall è egoista, Niall è stanco e ha una padre che fa i salti mortali per pagare l'affitto, senza ricevere grandi ricompense da un figlio che vorrebbe solo tornare indietro nel tempo, se fosse possibile, ed avere la sua famiglia.
Si sente in dovere di rimanere e lascia andare la porta, fa una smorfia e lei si è munita anche di un tovagliolo, strappato dal rotolo per asciugarsi le mani. Lo intinge nell'acqua, si lecca le labbra e aggrotta le sopracciglia, intanto che lo estrae dalla bocca troppa stretta del bicchiere, facendone rovesciare metà. Niall sente quasi le sue labbra voler abbozzare un sorriso, ma si è già voltata e quindi evita. Le sue ciglia lunghe svolazzano e sorride.
«Toglitela»
«Scusa?»
«La maglietta» spiega, indicandogli il capo macchiato. «Toglila. Non posso aiutarti, sennò. Farei un pessimo lavoro e ti bagnerei soltanto la pancia»
Niall vorrebbe riderle in faccia e si chiede se non sia solo un pretesto per provarci con lui. No, perché non ne sarebbe in vena e non è davvero interessato. Ma poi lo sguardo serio di Nina, gli fa cambiare idea, perché dice davvero e le sue mani strette intorno al tovagliolo non scherzano affatto, quindi sospira. E quella ragazza riesce a sottometterlo.
«Okay» esala soltanto e a quel punto Nina sorride amabilmente, perché c'è riuscita.
Niall ha la mascella contratta, mentre si leva la felpa aperta e velocemente si sbriga a sfilarsi la maglia, come se si dovesse quasi togliere un pensiero e alza gli occhi sul viso di lei, allegro, felice e gentile. Tiene l'indumento in mano, ma non glielo tende, sia perché Niall aspetta che lei compia il passo falso, abbassando gli occhi sul suo petto nudo, sia perchè non vuole risultare troppo accondiscendente a quel carattere euforico ed esuberante, quindi è lei a prenderla con le mani sfilate. Si guardano negli occhi e nessuno ha paura dell'altro: lei ha incatenato i suoi verdi in quelli più chiari del biondo, così Nina percepisce che la sta studiando, come si studia una radiografia, o una persona nuova; a sua volta Niall si convince che non ci stia provando e che la sua sia reale gentilezza d'animo. Si arrende, quasi sconfitto, con un sapore amaro in bocca e indossa di nuovo la felpa.
Nina lascia la maglia attentamente sul marmo, mentre lui poggia la schiena a questo, freddo e duro, e la guarda. 
La guarda di sottecchi mentre esce la lingua e aggrotta le sopracciglia, osserva le sue mani che sfregano concentrate il tovagliolo sulla macchia rosa e la chiazza d'acqua che si allarga, fino a mischiarsi con il drink. Pian piano si sbiadisce e lei continua, imperterrita, non con tanta forza, ma con concentrazione, intanto che Niall ha distolto lo sguardo e ha assottigliato gli occhi, stancamente.
«Mi chiamo Nina, comunque» si presenta, come se ce ne fosse bisogno.
«Uhm» brontola annuendo appena, perché lo sa già. Lei non accenna a continuare e allora Niall rimane in silenzio, a chiedersi cosa abbia di strano, perché nessuno aiuta così degli estranei, perché alla fine non si conoscono davvero. Però gli sorride.
Gli sorride quando si incontrano e qualche giorno prima in mensa lo guardava. Niall a quel punto si era sentito soffocare e il suo sguardo, lo sa ma non lo ammetterà, lo rende quasi frustrato. Percepisce sicurezza il lei, euforia e gioia e probabilmente è tutto ciò di cui lui ha bisogno, perciò si sente in qualche strano modo intimidito dai suoi modi, dalle spalle piccole e dei suoi occhi profondi, ma non glielo dirà.
Come non la ringrazierà quando le ridarà la maglietta, che ora ha una grande chiazza grigiastra e bagnata sull'addome, e non ha nemmeno guardato il suo petto nudo quando se la è tolta. Ed una persona seria, a modo suo, Nina.
Gliela tende e gli sorride, come sempre, senza smettere di fronteggiarlo. Per quanto Niall sia spavaldo, cammini con le spalle dritte e la testa alta, non dice nulla, limitandosi a togliergliela dalle mani e rimetterla in fretta. La macchia si appende alla sua pancia, ma, per lo meno, una volta asciutta non sarà rosa.
«Rimarrà l'alone, dovrai lavarla»
«Lo avrei fatto comunque»
«Okay» risponde Nina. Non la sta nemmeno ringraziando, ma non le interessa, perché ha una ruga proprio in mezzo alle sopracciglia aggrottate da quando si sono incontrati. Già a quel punto, aveva compreso che non lo avrebbe fatto e aveva deciso di aiutarlo lo stesso.
C'è un momento di silenzio imbarazzate per Niall, mentre Nina sorride e lui non sa che fare, che viene interrotto dalla porta del bagno che si apre e la musica assordate del locale che entra con una ragazza trafelata e affannata, i capelli lunghi e gli occhi chiari. Il suo sguardo si poggia su Nina e a quel punto fa una smorfia, prima di sorriderle.
«Ti cercavo» esclama Ron rivolta all'amica, poi si accorge di Niall che le sta accanto e si incupisce. «Ho interrotto qualcosa?»
La sua voce si fa un pizzico curiosa e -lo notano sia Nina che Niall- alza un sopracciglio quasi scettica. Nina ride e scuote la testa, mentre Niall affila lo sguardo.
«No» sbotta, abbassa gli occhi e volta la testa verso il lavandino. Trattiene uno sbuffo e vuole solo tornare a casa.
«Okay» dice l'ultima arrivata stranamente schietta, aggiustandosi i capelli e rivolgendosi poi a Nina. Niall non le piace e lo si vede da lontano un miglio, perché c'è quel modo in cui sta stringendo la maniglia della porta e la mascella che serra con forza, che fa prevedere solo una ramanzina inutile per l'amica. «È ora di andare»
Nina annuisce, sorride e deve solo buttare il bicchiere e recuperare sua sorella, mentre si aggira per il bagno e si tira con nonchalance su i pantaloni che le cadono.
Niall è rimasto impalato, ma ha ficcato le mani nelle tasche dei jeans e lo sguardo basso. Osserva le gambe lunghe di lei che si muovono frenetiche nel suo campo visivo e studia il modo sciolto in cui i suoi stivaletti camminano su quel pavimento lurido, poi lei afferra la borsa abbandonata sul marmo del lavandino e gli sfiora un braccio involontariamente. Lui alza la testa di scatto, ma Nina pare non abbia nemmeno prestato attenzione a quel gesto, gli sorride mettendo in mostra i denti bianchi e gli si avvicina.
La sua amica è ancora alla porta, batte irritata un piede per terra e distoglie lo sguardo con una smorfia, quando Nina si allunga verso il biondo, lasciando così la sua bocca a pochi centimetri dall'orecchio di Niall. Fa attenzione a non sfiorarlo, ma qualche capello solletica le guance di entrambi.
«Sei carino quando sorridi» sussurra così piano che, se non fossero a un centimetro di distanza, probabilmente avrebbe difficoltà a sentirle, quelle parole. E Nina si allontana, sorride ancora e la sua frase rimbomba come la musica assordante nelle orecchie di Niall. Sei carino quando sorridi e lui non ha sorriso per tutta la serata e lei si è fidata di lui con tutto il cuore.
Fissa il suo riflesse nello specchio e la mora sparisce oltre la porta, in quella confusione fatta di corpi caldi e mani curiose. Nina sorride e Ron la trascina via, prendendola per un gomito e strattonandola.
«Che diavolo ci facevi con il nuovo?» domanda, spalanca gli occhi e la lascia andare per agitare le mani.
«L'ho solo aiutato»
«Non mi piace» sbotta, urlando sopra la confusione. Nina alza gli occhi al cielo, ma non ribatte, perché non ne ha le forze e perché è ora di andare.
«Dov'eri?» domanda qualcuno ed è la voce di Louis ad arrivare alle orecchie della mora, quando si volta, gli è praticamente al fianco. Cecilia gli tiene una mano, le dita intrecciate e il pollice di lui che le accarezza il dorso, mentre rimane un passo indietro e cerca di non essere divisa da quello che considera suo fratello. «Ti abbiamo cercata per tutto il locale»
«Mi avete mollata da sola!» esclama a quel punto Nina e ride irritata da quelle domande insistenti ed inutili. L'hanno trovata, basta così. «Dove sono gli altri?»
«Fuori, andiamo»
In quattro si fanno spazio tra la folla e chiedono vani «Permesso», ma nessuno li sente e non è di certo un posto dove bisogna essere gentili per arrivare all'uscita. Nina segue Ron e sua sorella è con Louis, proprio alle sue spalle, quindi non si volta e cerca di sfuggire alla morsa delle persone che la circondano. Ha bisogno di un po' d'aria, decisamente, e Niall l'ha lasciata fare. Sorride al pensiero e spingono la porta, trovando ossigeno sufficiente per tutti.
Ha un sorriso meraviglioso ed è più o meno lo stesso che ha stampato ora Nina sulle labbra, lo ha sentito quando la guardava, cercava di essere indifferente, ma ha percepito i suoi occhi su ogni centimetro del suo corpo. E a Nina piace anche la ruga tra le sopracciglia aggrottate e la linea della mascella serrata, perché le piace tutto di Niall, pure quell'odoraccio di sigaretta che ha addosso e che è lo stesso che si porta dietro Nina.
«Dov'eri?» chiede Liam, sul ciglio della strada, le mani nei jeans a vita bassa e un solo sopracciglio alzato. Emma e Zayn gli sono accanto.
Nina vorrebbe rispondere, apre la bocca, ma qualcuno la precede: con fastidio pensa che ha la bocca per parlare anche da sola.
«In bagno» risponde Ron, con il suo solito tono saccente, ma questa volta è più graffiante e sicuro. Nina si chiede se abbia bevuto, perché regge male già un bicchiere. «Con il nuovo»
«Il nuovo?» chiede Zayn, ma non sembra né arrabbiato, né irritato. Solo curioso. Nina annuisce e non vuole più parlare, ora. Cala un attimo di silenzio, in cui nessuno proferisce una sillaba e il solo suono è la musica attutita che proviene dall'interno.
«Bene» interviene Louis, incamminandosi verso il lato nel quale hanno posteggiato l'auto. «Abbiamo due ragazze da portare a casa. E mi sta gelando il culo»
«Noi andiamo di lì» gli ricorda intanto Liam assottigliando lo sguardo in modo buffo. Quando Louis si ferma e si volta per guardarlo, l'amico gli indica l'altro lato della strada con fare ovvio. Il maggiore annuisce.
«Hai ragione, amico» e si stringono in un abbraccio, si danno qualche pacca e poi è il turno di Zayn. Sorridono e i ragazzi salutano le tre amiche con dei baci e dei sorrisi caldi, si vedranno solo il giorno dopo.
«Buona notte»
«Notte»
E, stretta nei sedili posteriori dell'auto di Louis, Emma si abbandona contro il finestrino, gli occhi aperti e i capelli biondi che le solleticano le guancia. Cecilia le sta accanto, gamba contro gamba, la testa sulla spalla di sua sorella e le palpebre abbassate.
Davanti, i due Tomlinson borbottano qualcosa, ma Nina non gli presta nemmeno attenzione un po' perché è stanca, un po' perché sente la ancora il suo braccio sfiorare accidentalmente quello di Niall e aspetta solo la lezione di storia del giorno dopo. Chiude gli occhi anche lei e attende che il tragitto termini in fretta, come attende che sparisca quella sensazione che ancora le scotta sulla pelle.
Quando Louis spegne il motore, c'è il viale di casa Evans illuminato e ci sono sbadigli trattenuti dentro il vano dell'auto, mentre quel formicolio insistente è ancora lì, più presente di prima e chissà per quanto ne avrà.
 
 
 
 
Salve!
Sono tornata con il primo capitolo: ci sono i ragazzi e ci sono le ragazze che avete già conosciuto, ma ci sono due nuove new entry (oltre i coniugi Evans), che sono Cecilia (si legge Sesilia!) e Louis, nonché fratelli di Nina e Ron.
Sinceramente, non ho la benché minima idea di che ruolo avranno. Ho riplottato la storia e Louis farà (per il momento?) qualche comparsa, mentre Cecila non so bene come inserirla, anche perché ho avanzato questa “cotta” (spero si sia capito) per Liam e quindi dovrò lavorarci.
Ho in mente diverse cose sebbene abbia iniziato un capitolo da diversi giorni e non sia ancora riuscito a finirlo, ma spero che liberandomi di interrogazioni/compiti e finendo American Horror Story possa riuscire a concludere o almeno a portarmi avanti.
Per quanto riguarda Niall non definitelo come ‘bad boy’, perché non lo è e non è mia intenzione renderlo tale. Penso che essere solo un po’ chiusi e incazzati, non significhi essere un cattivo ragazzo. Con il passare dei capitoli cambierà, comunque, si apprezzerà anche con l’arroganza e le imprecazioni e, niente, tutto qui.
Spero che vi piacciano i personaggi e la storia.
Un bacio,
Njaalls.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Attempt ***



Capitolo 2 — Attempt
 
Posso aiutarti a cambiare.
Posso mostrarti come fare questa cosa.
 
Nina ha delle gambe lunghe e che la fanno correre veloce quando è in tremendo ritardo, ha le labbra carnose che vogliono essere baciate e vogliono sorridere al mondo, ha un neo sulla guancia destra e le piace, le si addice.
Nina è bella a modo suo, maniaca dell'ordine e parla troppo, lo sa e glielo dicono tutti.
Ha degli amici per i quali farebbe i salti mortali e per loro probabilmente si farebbe amputare un braccio, o una gamba, o qualsiasi altra parte del corpo pur di vederli felici e odia litigare con loro. Ha una famiglia ordinaria, con due genitori che ancora le impongono il coprifuoco e le mandano messaggi durante il giorno per accertarsi che sia viva e una sorella che, quando arriva a casa, si chiude in camera e sparisce fino ad ora di cena.
E nonostante tutto, nonostante i voti scarsi in matematica, la sua incapacità in qualsiasi attività implichi il sudare -nessuno le tocchi la danza!- e i litigi più o meno costanti con Emma, le piace la vita e le piace la sua, di vita, perché tutti coloro che la circondano hanno qualcosa di buono che la fanno sorridere e non si perderebbe per nulla al mondo la possibilità di allargare quelle labbra che tanto cura e che tutti ammirano.
Quel giorno Nina è in abbondante ritardo, i jeans nuovi troppo stretti e i capelli tenuti su po' per miracolo e corre. Corre come mai in quasi diciotto anni di vita.
Ha appena varcato il portone dell'atrio esterno, quando il suono della campanella scandisce l'imminente inizio delle lezioni e ha cinque minuti -solo cinque- per prendere i libri dall'armadietto e dirigersi verso l'aula di storia. Sorride, qualcuno la saluta e ricambia, ma non smette di correre, così afferra i libri malamente e riprendere a correre su per le scale e poi fino alla fine del corridoio del secondo piano e non è una che solitamente ritarda, perché la infastidisce e vuole almeno arrivare a lezione non iniziata.
La coda ondeggia sulle sue spalle, le scarpa da ginnastica battono a ritmo sul marmo procurando un fastidioso rumore di gomma che si piega e poi ritorna alla forma naturale, ma quando arriva, la porta è ancora aperta e tira un sospiro di sollievo perché l'insegnate è già lì, ma ancora in piedi.
«Buongiorno» ansima e prova ad aggiustarsi i capelli perché alcuni le solleticano le guance, sorride e va a prendere posto. «Scusi il ritardo»
Il suo banco è il terzo nella fila laterale, vicino alla finestra perché i luoghi chiusi la infastidiscono e ha sempre bisogno di uno spiraglio aperto.
Quando sfila nella sua corporatura esile e alta fino alla propria sedia, si guarda intorno e sa che la sta fissando e Nina si domanda come mai sia in orario, quando è sempre in  perenne in ritardo di almeno dieci buoni minuti. Poi decide che è abbastanza, che lei è Nina Evans, cammina a testa alta e può reggere il peso dei suoi occhi chiari che la scrutano e la studiano come se non avessero mai visto nulla di simile in vita loro. Sono pochi secondi, si guardano, quasi a volersi sfidare e poi Nina gli sorride, mettendo in mostra i denti bianchi e lui, se possibile, stringe di più la mascella, accentuando automaticamente la ruga tra le sopracciglia aggrottate. È carino, ma se sorridesse, lo sarebbe il triplo e Nina deve prendere posto, quindi si siede e ci sono quattro banchi e una manciata di metri a dividerli.
Nina è studiosa, ha qualche difficoltà con le materie scientifiche, ma nulla di irrecuperabile e i suoi genitori sono fieri di lei. Ha la testa sulle spalle, nonostante qualche bicchiere in più il sabato, la musica a tutto volume quando è sola in casa e la matita fin troppo pronunciata quando Emma le dice «Ti trucco io!», perciò è normale per lei ritrovarsi con tre pagine e mezzo di appunti a fine lezione e la scrittura ordinata che riempie tutte le righe, fitte fitte. La fa sentire meglio.
Sospira.
Lo ha guardato solo due volte di sfuggita durante la lezione, lo deve ammettere, tra un pausa e un'altra per far prendere fiato alla professoressa.
Quando ha lasciato che lo sguardo vagasse per la prima volta in cerca di occhi azzurri e capelli tinti per l'aula, non ha trovato nessuno a sostenerla fiero e scocciato, perché era troppo occupato a giocare con una sigaretta nascosta sotto il banco e poi a rispondere frettolosamente a qualche messaggio, cercando di non essere beccato. Subito dopo ha scribacchiato qualche parola su un foglio e ha prestato attenzione all'insegnate.
La seconda volta è stata quasi involontaria, invece, perché la penna le è caduta per terra e quando l'ha raccolta, lui era lì, due dita a sostenersi il mento e gli occhi fissi sul suo profilo. È rimasto impassibile e ha continuato a guardarla e, per quando ci abbia provato, Nina non è riuscita a trattenere un sorrisino, mentre cercava di in tutti i modi di prestare attenzione alle parole della professoressa.
Ora la campanella suona e tutti si alzano, Nina compresa, ma si guarda intorno e chiude meccanicamente la bocca mentre lo scruta.
Niall è veloce, raccoglie la sua roba e non fiata, non accenna a prestarle più attenzione del dovuto e quegli skinny jeans gli fasciano le gambe magre, risaltando le spalle appena più larghe. Si scopre a studiare ogni suo movimento, anche il più piccolo e insignificante, come il camminare con le gambe leggermente divaricate e il mangiucchiarsi l'unghia del pollice intanto che si guarda intorno, ma evita lei. Poi sparisce e Nina ha ancora quattro ore da affrontare prima della pausa pranzo e vorrebbe soltanto tornare a casa e abbandonarsi sul letto, mentre è costretta a sentire gente parlare e altra sbuffare. Segue il resto della classe e scompare verso l'aula di biologia.
 
 
 
 
 
La terza ora è terminata e i corridoi sono zeppi di ragazzi che cercano in ogni modo uno scusa per entrare in classe il più in ritardo possibile. Nina è semplicemente di fretta a causa di qualcun altro, poiché il professore di scienze ha blaterato oltre il suono della campana riguardo i buoni e i cattivi comportamenti da adottare in una scuola, alludendo alla maleducazione di una sua compagna di corso nel rispondere al docente.
Perciò ora i suoi passi sono veloci, ma non corre, non le va.
«Hey» e Ron sbuca dal nulla, proprio dietro le sue spalle, dei libri ancorati al petto e il passo lungo che la raggiunge. Le sorride, ma ha un'espressione languida che le dipinge le labbra e lo sguardo basso, tipico di quando si deve fare perdonare. Nina non è arrabbiata e non lo era nemmeno la sera prima quando si è allungata per salutare la sua migliore amica e questa ha risposto con uno «Buona notte» secco e freddo, che le ha fatto alzare gli occhi. Ed è proprio questo il punto: ora Ron si sente in dovere di scusarsi per essere stata sgarbata e aver lasciato che Nina si sentisse in colpa per qualcosa che non aveva realmente fatto. Si sorridono in due modi diversi, ma sono pur sempre sorrisi.
«Ciao» dice la mora e le mostra i denti bianchi perfettamente dritti.
«Mi dispiace» farfuglia l'altra, battendo i piedi per terra ritmicamente, nel tentativo di rimanere al fianco dell'amica già qualche centimetro più alta di lei.
«Non ti devi scusare» dice prontamente Nina e non lo deve fare davvero. Lei aveva già dimenticato tutto pochi secondi dopo la ramanzina fin troppo isterica.
«Ti ho trattata come una bambina»
«Liam ti aveva fatta bere troppo»
«Sapere che non sei arrabbiata mi fa stare peggio!» esclama allora e Nina la guarda per un momento, poi scoppia a riderle in faccia. Le cinge le spalle con un braccio e la stringe a sé. «Davvero, è snervante. Mi fa sentita ancora più stupida per essermela presa con una persona che non ribatte e mi vuole ancora bene»
«Tu sei stupida» la tranquillizza Nina con un'espressione di finta comprensione. «Ma ieri eri anche un po' ubriaca. Sappiamo entrambe che già con un bicchiere sei fuori combattimento, Veronica. Se fossi stata in te, avrei fatto lo stesso»
«Non mi avresti rimproverata, né avresti ucciso con lo sguardo la mia compagnia» esaspera e chiude gli occhi in un gesto teatrale, è davvero dispiaciuta, ma ormai Nina l'ha perdonata e ci può anche scherzare su. «Ah, a proposito, mi devi dire che stava succedendo in quel bagno. Con il nuovo»
«Si chiama Niall» le ricorda la sua migliore amica, lasciandola andare, per non perdere l'equilibrio sulle scale. Un passo dopo l'altro e sono già a metà rampa. «E non è successo niente»
«Nina»
«Ron» ribatte, agita le mani freneticamente e poi ride. «Davvero. L'ho solo aiutato, aveva una grande e imbarazzante macchia rosa sulla maglietta»
«E tu ti sei amabilmente immolata per la patria» la prende in giro Ron, perché realmente Nina è la persona più gentile, altruista e attenta a quello che la circonda, tranne per sé stessa, ogni tanto. Ron apprezza il suo essere vegetariana e salvaguardare la natura, ma crede che dovrebbe decisamente fumare meno e glielo dice, ma lei ha questo brutto vizio ormai sotto la pelle e farle mettere la testa a posto è più difficile del previsto.
«Puoi vederla in questo modo, se vuoi» risponde annuendo, si ferma e l'aula di inglese è ormai dietro l'angolo. «Era parecchio irritato»
«Non sorride mai» e la voce di Ron si incrina, pensierosa, come portata lontano da quei corridoi e Nina sa che la sua mica non è poi così diversa da lei, forse meno altruista, ma con un cuore grande e paure costanti per sé e per gli altri.
«Oh, lo fa, invece» afferma comunque, fa un passo indietro e deve proprio andare a lezione. «Dovresti vederlo quando è con Harry, sorride! E dovresti sentirlo ridere, ha una risata contagiosa»
«E tu che ne sai?»
E Nina scoppia a ridere e ha detto anche troppo, ha ammesso di averlo osservato in quel mese più di quanto le sue amiche si siano mai accorte e non gliene fa una colpa, perché non tutti notano i dettagli. Fa un passo indietro e poi un altro, ha una lezione e quel giorno è in ritardo praticamente in tutte le ore, alza una mano e la saluta. «Ci vediamo in mensa!»
Poi la chioma di Nina scompare e Ron rimante interdetta, i libri ancora ancorati al petto e un sopracciglio alzato perché la sua migliore amica è assorbita completamente da qualcun altro e lei non si è accorta di nulla.
Si ridesta solo quando il suo cellulare vibra nella tasca degli skinny jeans e sorride nel leggere il mittente, inconsapevole delle guance tinte di rosso.
 
Da: Liam
Che fine hai fatto?
Emily Chase mi sta già accanto, non posso reggerla. Sbrigati.
 
 
 
 
 
Quando Nina fa il suo ingresso nella mensa affollata, vede Ron, Liam e Zayn già seduti, le loro pietanze sul tavolo e degli sguardi allegri che si cercano e chiacchierano con tranquillità.
Accelera il passo e non ha per niente fame, ha buttato giù una barretta al cioccolato per i corridoi e ora non ha voglio di mangiare nient'altro, quindi lo raggiunge a mani vuote e si guarda intorno. Si siede solo quando ha appurato che nessuna testa bionda sia presente in sala. Saluta tutti e aggiunge un sorriso caldo, stringendosi nelle spalle.
«Di che parlavate?» chiede con nonchalance, aggiustando poi l'elastico blu a fiori che le tiene su la coda di cavallo. Il suo sguardo passa da Ron e Liam a Zayn -sorride!- che si stringe nelle spalle.
«Emily Chase» spiega semplicemente il più grande, passandosi una mano tra i capelli corti e scuri e se ne esce con un sorrisino. «Liam è esasperato»
«Ed è davvero carina e simpatica, ma non è il mio tipo» dice il diretto interessato, assottiglia lo sguardo e gioca con le posate. Nina ride e probabilmente sono anni che Emily va dietro al suo migliore amico senza speranze. Perché, lo sanno tutti, Liam e Ron sono sempre ad un passo dal dichiararsi apertamente l'uno all'altra e pochi hanno mai provato a fare avances, semplicemente perché potrebbero essere una coppia e Ron è chiaramente di Liam e Liam è chiaramente Ron. Nessun altro potrebbe farla sorridere e arrossire in quel modo tanto ridicolo e nemmeno Emily Chase, un metro e settanta di pura e fine bellezza meridionale, potrebbe distogliere Liam dal consumare Ron con un solo sguardo.
Nina ride ed è quando questa prova a rispondere —e magari a prendere in giro lo sfortunato Liam Payne— che una delle sedie vuote al loro tavolo si scosta, grattando il pavimento.
I capelli biondo platino di Em svolazzano sulle sue spalle e l'amica si siede con disinvoltura, irrigidendo appena la schiena, stretta in un vestito di lana spessa.
«Hey» li saluta, loro rispondono con dei gesti quasi automatici della mano e del capo, mentre continuano a consumare il loro pranzo. «Che succede?»
«Oggi ti sei svegliata con il piede giusto?» la stuzzica Liam, prima che possa farlo Nina, la quale allunga un braccio verso l'amico e gli batte il cinque. Zayn ridacchia e si stringe nella felpa Vans, quando Emma lo fulmina con lo sguardo.
«Stupidi» commenta questa e non esclude nessuno, nemmeno Ron, anche se è molto più un modo affettuoso di dire che ha apprezzato il sarcasmo, nonostante tutto. Poi guarda oltre il loro tavolo, verso l'entrata della mensa, e rivolgendosi a Nina l'istante dopo sorride in maniera quasi furba e maliziosa. «Il tuo nuovo amico si è beccato una nota disciplinare per aver risposto al professore di matematica in maniera discutibile. Mi piace»
Nina alza gli occhi al cielo e fa spallucce, ma non riesce a non abbozzare un sorrisino storto che le illumina il viso, perché ha capito perfettamente chi sia il suo nuovo amico. «Si chiama Niall, non siamo amici e non capisco il perché tu me lo stia dicendo»
«Non credo sia così male, comunque» se ne esce Zayn con una smorfia. «È figo parlare con lui, sa un sacco di roba di meccanica. Eravamo insieme, oggi, durante tecnologia. Non sono stato molto loquace e lui nemmeno, ma è andata benino alla fine»
Nina sembra quasi ferita da quelle osservazioni -anche se non lo è davvero- e si agita sulla sedia, battendo teatralmente un dito sul tavolo. «Ho sentito dire le peggiori cose su quel ragazzo da voi, razza di idioti. E ora ve ne uscite con queste considerazioni!» e poi scoppia a ridere.
Zayn ridacchia insieme a lei, ma molto meno forte, e si stringe nelle spalle. «Meglio tardi che mai, no? E poi anche tu dicevi avesse... Cosa?»
«Una faccia da schiaffi» gli ricorda Emma, beccandosi un assenso dal moro.
«Il mio era un complimento, Malik»
«A me, comunque, continua a non piacere. Spero che in qualche modo possa tranquillizzati» si intromette Liam, ma non cerca lo sguardo dell'amica, che sennò proverebbe a convincerlo del contrario.
Ron ne ha uno invece un po' indeciso, ma quando incontra quello di Nina rimanere in silenzio.
«Comunque, si è seduto proprio ora ad un tavolo» la informa Em, iniziando a mangiare dal suo vassoio. Quando si accorge che la sua migliore amica non ha nulla davanti, si acciglia. «Non hai fame?»
Ma Nina si è già voltata e non risponde, le spalle un po' inclinate e gli occhi scuri a perquisire la mensa.
Lo trova subito. Capelli scombinati a metà tra il biondo e il castano, gambe incrociate sotto la sedia e un sorriso sulle labbra, mentre parla al telefono. Ogni tanto prende qualcosa dal piatto e ricambia il saluto di qualcuno che gli sfila accanto e quel giorno è solo. Harry sembra non esserci per qualche ignoto motivo, intanto che al tavolo di Nina le chiacchiere si mischiano ai silenzi e mentre l'amica è evidentemente impegnata in tutt'altro.
Quando Niall Horan abbandona il cellulare sul tavolo, allora torna ai suoi amici con un sorriso e uno sguardo che non promette nulla di buono.
«Potrei chiedergli di sedersi con noi» se ne esce pratica e tutti la fissano.
«Come?» domanda Zayn, alzando un sopracciglio.
«È solo»
«È grande e vaccinato, non lo mangia nessuno»
«Liam!» lo rimprovera allora Ron e, per qualche strana ragione, appoggia la scelta di Nina. Di certo non perché Niall gli ispiri grande simpatia, ma più che altro non regge l'affermazione scontrosa dell'amico. «Quando Zayn è arrivato non abbiamo detto che era abbastanza grande per stare da solo»
«Ha ragione» conferma l'interessato e fa spallucce, perché a lui non importa mai nulla di quello che succede intorno, l'acqua lo bagna e il vento lo asciuga. Ha già dimenticato le discussioni precedentemente avute con Niall Horan e Liam è suo amico e gli vuole bene, ma dovrebbe fare lo stesso.
Emma si stringe nelle spalle e Nina si alza, senza aspettare altre risposte, perché non ci metterebbero molto a cambiare idea.
Il suo passo è deciso, sicuro e per niente incerto, qualcuno alza lo sguardo su di lei mentre di dirige verso il tavolo del biondo, ma tutti tornano con gli occhi fissi al loro, di tavolo. Si ferma solo quando è ormai giunta con le gambe contro una sedia vuota e poggia le mani sullo schienale. Lui alza la testa e Nina osserva lo sfondo del suo cellulare sbloccato, con un bambino biondo e dagli occhi azzurri che sorride in primo piano, mentre dietro, nell'angolo più alto, sbuca il viso sorridente di Niall. Poi non vuole risultare troppo curiosa e cerca il suo sguardo chiaro, scosta la sedia che tiene sotto le dita e si siede senza chiedere il permesso. «Harry non c'è?»
«Ottima osservazione» esala lui e sebbene non si sbilanci troppo con le parole, non guarda altro se non lei, i suoi occhi chiari e le sue labbra, i cui angoli sono rivolti verso l'alto. L'evento del giorno prima preferirebbe dimenticarlo, ma proprio non ci riesce e se pensa a Nina accaldata in quel bagno, la lingua di fuori mentre sfrega il tovagliolo sulla maglietta macchiata e il braccio di lei che sfiora il suo, è costretto a chiudere gli occhi e cercare concentrazione. Quella mattina, la lezione di storia è stata la peggiore di sempre.
«Potresti sederti con noi, allora»
«Come?»
«Potresti venire al nostro tavolo. Ti potrei presentare i miei amici come si deve» spiega, stringendosi nelle spalle con una finta ingenuità. E Niall non la conosce, ma di certo sa che non è ingenua e ne ha avute di conferme, perché di ragazzine ingenue ne ha trovate durante gli anni ed erano tutte così inesperte e insicure che spesso risultavano fastidiose. Ora, non considera Nina una grande conquista, ma perlomeno cammina con la schiena dritta e gli tiene testa e sente ancora le loro braccia sfiorarsi.
Si volta appena, cercando con lo sguardo il tavolo dove è solita guardarla con Harry e si irrigidisce subito appena degli occhi di finta indifferenza lo inchiodano. Le due ragazze -una è sicuro di averla vista in classe duramente matematica e l’altra è quella della sera precedente-, Zayn Malik e Liam Payne tornano a parlare tra loro e, non lo ammetterà, quasi apprezza lo sforzo di Nina, ma non è il genere di compagnia che gli piacerebbe stare a sentire. Ed è piuttosto sicuro che sia un sentimento reciproco.
Anche la mora seduta accanto a lui, guarda i suoi amici da lontano e poi torna a Niall.
«Sto bene da solo» dice questo con tranquillità. «E penso farei solo un favore ai tuoi amici»
«Ne abbiamo già parlato, per loro non sarebbe un problema» insiste Nina, semplicemente perché forse è un po' logorroica, ma lo vuole fare davvero altruisticamente e Niall è solo e le piace.
Le piacciono i suoi capelli bicolore, i suoi occhi chiari in netto contrasto con i propri e le piace l'accenno di barba sotto il mento. Le piace l'Irlanda e le piace il suono della voce di Niall, marcata dall'accento straniero.
«Sono piuttosto certo che Payne mi voglia fare fuori il più in fretta possibile, che alla tua amica con i capelli castani non faccia molta simpatica e che gli altri due li lasci quasi indifferenti» e allora le sorride, ma in maniera quasi furba e arrogante e Nina sperava andasse diversamente. «Ripeto, sto meglio solo»
C'è un momento in cui la sicurezza della ragazza vacilla appena. Trasborda come acqua fuori da un vaso, ma si affretta subito a tornare dentro, quindi alza le mani in segno di resa e gli sorride amabilmente, poi si mette in piedi e tornerà al suo tavolo.
«D'accordo» si arrende, con un sorrisino poco convinto che fa capolino sulle sue labbra. «Ci vediamo, allora»
Il biondo annuisce e Nina sperava andasse diversamente, sì.
Quando ritorna al proprio tavolo, non sta nemmeno a sentire i suoi amici che la canzonano, un po' affranta e un po' delusa, battuta da un orgoglioso e testardo ragazzino. Ma si volta solo pochi secondi e forse non è andata così male: Niall non le ha tolto gli occhi di dosso, le sorride con sincerità e la prossima volta forse andrà meglio.
 
 
 
Buondì! :)
Vorrei, intanto, dire che mi dispiace per il tremendo ritardo nell’aggiornare, ma a scuola non abbiamo un secondo libero e a casa ci sono troppi compiti.
Passando al capitolo, so che è molto breve e non succede praticamente nulla, ma ho buttato giù una scaletta (momentaneamente fino al quindicesimo) e mi attengo a quella, se non c’è proprio qualcosa che desidero cambiare più o meno drasticamente.
Spero che la storia non risulti scontata e banale, o il personaggio di Niall, che ancora nella mia mente si deve effettivamente delineare. Sono invece contenta che molte di voi abbiano apprezzato Nina con la sua solarità, il suo essere schietta (a volte eccessivamente) e il saper comunque fare un passo indietro, perché è una di quelle persone che parla spesso senza riflettere e senza cattive intenzioni. Alla fine vuole bene a tutti.
Ringrazio chiunque legge in silenzio, inserisce la storia da qualche parte e chi –grazie!!– recensisce.
Un grazie abnorme per le Elvira, sempre entusiasta per questa storia haha spero di non deludere nessuno, più avanti.
Proverò ad aggiornare con costanza e farò davvero del mio meglio per mantenere questa parola.
Ricordo che questa storia é nata dall’os 
Se.
Se mi cercate:
 facebook - twitter - tumblr. Ho anche un blog tumblr per i banner, se ve ne servono, chiedete!!:) Scaappoo!
Njaalls


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Liked ***



Capitolo 3 — Liked
 
Guarda dove calpesto, prima che io cada.
 
C'è odore di corpi accaldati e body troppo stretti, c'è odore di lacca per capelli e il rumore delle punte che picchiettano sul parquet della sala.
Nina sente l'adrenalina perdere il sopravvento mista alla stanchezza, perché vorrebbe smettere lì e sperare che quella serie sia l'ultima, come vorrebbe continuare a muoversi, perché sa di essere nata per questo e le piace.
Le piace anche lo chignon alto che le raccogli i capelli, il profilo della mascella lasciata scoperta e in bella vista, le piace l'eleganza dei vestiti e dei movimenti ed è distrutta e deve solo arrivare a fine lezione, non è poi così grave.
Ha i piedi doloranti con le punte che le comprimono le dita e quelle delle mani che devo invece rimanere aperte in modo naturale, ma in realtà abbondantemente studiato.
Nina e le sue compagne sono dentro quella sala circondata da specchi da più di tre ore e tutte sanno che, tornate a casa, avranno solo compiti lasciati in sospeso e scarpette appese ai chiodi, per ricordargli i sacrifici.
Ora tocca a Nina, che in un primo momento batte il piede ritmicamente e poggia le mani sui fianchi magri, poi è il suo turno e rinviene. Qualche passo, le gambe fasciate dai collant che un po' le prudono e gli occhi vivaci che si guardano allo specchio. Gira su se stessa e, per quanto si trovi troppo magra, le piace la sua figura sfilata che volteggia, sfiorando appena il pavimento in legno. Le braccia, le mani, le gambe e il suo stomaco sono un ammasso di muscoli mai stati così uniti, sorride e si spinge fino all'estremo, sfidando la sua resistenza fisica in un renversé. Poi decelera ed è soddisfatta di se stessa, perché lo chignon perfettamente tirato e il profilo della mascella in mostra che le piacciono tanto, non sono altro che sudore e sacrificio e lei ci mette anima. Le piace guardarsi allo specchio e apprezzare qualcosa di se stessa. Sorride.
Passa un'altra mezz'ora e lei è ancora lì, in una sala che ha visto rimproveri e sorrisi costanti, che ha sentito ticchettii frequenti e sudore. Lo spogliatoio è quasi il paradiso, anche con il casino delle loro borse e dei loro vestiti gettati sulle panche e abbandonati a loro stessi.
Nina è ordinata e i suoi, di vestiti, sono almeno impilati sotto lo zaino appeso al gancio dell'attaccapanni. Quando li raggiunge, afferra prima un'asciugamani e sorridendo alle sue compagne raggiunge il bagno ed evitando così che una di loro possa rubargli l'ultimo lavandino libero. Sente qualche protesta oltre la porta, ma ride e non le ascolta nemmeno, perché con quella tattica le hanno fatto fare i peggiori ritardi negli anni e al ritorno a casa suo padre la faceva a lei la ramanzina.
Si rinfresca il viso e le braccia con l'acqua gelata e appena arriverà a casa un bel bagno nella vasca non glielo negherà nessuno. Lentamente torna nello spogliatoio e si veste, ascoltando chiacchiericcio delle sue compagne e intervenendo di tanto in tanto.
La scuola di danza è nella periferia più lontana da dove Nina abita, ma non essendo Holmes Chapel un granché grande, prendendosela comoda, impiega circa un quarto d'ora all'andata e un quarto d'ora al ritorno, quindi stare ad ascoltare musica dall'iPod non le dispiace. Le dà, in qualche modo, tranquillità.
Uscendo dell'edificio, Nina si stringe nel giubbotto percorsa da un brivido di freddo e si incammina verso la parte nord del paese passando obbligatoriamente dalla piazza principale.
Il sole è già tramontato, ma il cielo è ancora piuttosto chiaro, mentre un blu tendente al viola si fonde con un arancio fin troppo caldo. E quei colori sono insoliti in Inghilterra, sopratutto in un periodo con delle temperature così basse, quindi guarda sopra la propria testa con il naso all'insù e un sorriso curioso ad avvolgere le labbra.
Cammina spedita e le vie che imbocca sono tutte piuttosto frequentate, si scontra con qualche conoscente, saluta e prosegue dritto, le mani nelle tasche del cappotto e un beanie a coprirle lo chignon, fino a metà fronte.
È circondata da un velo di allegria e spensieratezza, mentre procede con passo sicuro e la testa alta e non bada nemmeno alle gambe pesanti che, se fosse per loro, la farebbero crollare sulla prima panchina libera di Holmes Chapel. Ma Nina è semplicemente Nina e, anche con la stanchezza a volerla schiacciare dalle spalle, non si perde d'animo e sa che arrivata a casa avrà tutto il tempo per riposarsi.
A spezzare e interrompere il flusso di pensieri arriva presto la suoneria del suo telefono, che insiste con un motivetto allegro per avvertila che sua madre la sta cercando. Impiega diversi secondi, prima di sfilarsi gli auricolari e trovare il cellulare seppellito dentro la tasca interna del giubbotto. Lo porta all'orecchio ed è pronta ad ascoltarla.
«Mamma» la saluta fermandosi di botto.
«Nina» dice dall'altro del telefono la donna, la voce un po' lontana e metallica, ma che poi si fa più vicina, dopo un gracchiare insistente. «Mi servirebbe che prendessi del pane per stasera, papà è già tornato e lo ha dimenticato. È un problema o ti viene scomodo?»
Nina è esattamente qualche traversa prima della piazza, i lampioni già accesi e dal forno ci passerà comunque, quindi annuisce seria e poi ricorda che sua madre non la può vedere. «No. Devo ancora superare il panificio, mi fermerò prima di arrivare a casa»
Dal lato opposto, sua madre sorride al vuoto e poi ricorda che figlia disponibile abbia messo al mondo. Si affanna in cucina e «Grazie, Nina» risponde.
«Nessun problema» la tranquillizza con voce calda, intanto che riprende a camminare verso la piazza. «Ci vediamo tra un po'» e mette giù la telefonata, riponendo il cellulare nella tasca del giubbotto.
Il forno ha un ingresso in legno scuro e delle vetrine dello stesso materiale. Delle luci gialle illuminano il nome del negozio, mettendolo in evidenza e facendolo risaltare sulla struttura scura, anche da lontano. Nina conosce quel negozio meglio di qualsiasi altro panificio di Holmes Chapel, un po' perché le vetrine colorate ed invitanti l'hanno sempre ed inevitabilmente attratta, un po' perché su quegli scalini, dove ora vi è seduta una figura incappucciata e con testa bassa, ha consumato il suo primo bacio al sapore di muffin e biscotti al cioccolato. Se ci pensa, non smette di sorridere, mentre un brivido di nostalgia la abbraccia, fino a non lasciarle respiro.
Nina avanza, le scarpe da tennis che battono sul cemento consumato del marciapiede e attraversa in direzione della porta d'ingresso, mentre il suo sguardo si è già posato su un sorriso caldo e affettuoso che la persona oltre le vetrine e il banco da lavoro le ha rivolto, vedendola arrivare dalla strada.
Harry è stretto in un grembiule bordeaux che gli si stringe proprio sopra i fianchi e la guarda contento mentre si avvicina.
Il lampione sopra il locale illumina dall'alto la figura seduta sulla breve rampa ed è solo quando questa alza lo sguardo che Nina si blocca istintivamente, con una mano già sulla maniglia fredda della porta d'ingresso.
«Niall?» sussurra. Per un momento rimane spiazzata dalle spalle curve e il sorriso scaltro che dipinge le labbra del biondo poggiato per terra, poi sorride anche lei, ma non può evitare di alzare un sopracciglio.
«Hey» risponde quello e il ragazzo continua a sorridere e sembra lontano anni luce, sia nello spazio che nel tempo, mentre le sue guance sono così rosse che sembrano poter prendere fuoco in un baleno. Poi la mora rinuncia ad entrare e lo affianca, abbassandosi appena per guardarlo negli occhi, ma mantenendo comunque una certa distanza.
«Gesù» esclama con una smorfia, non di disgusto, ma più di preoccupazione. Osserva il suo sorriso storto e sembra che in realtà sia accanto a lei solo fisicamente, mentre i suoi occhi azzurri sono distanti e anche tremendamente arrossati. «Sei strafatto»
«Ti spaventa?» domanda con voce impastata e uno sguardo vacuo. Quando Nina gli aveva implicitamente detto di sorridere in quel locale, sperava lo facesse da cosciente e con tutti i neuroni al loro posto, mentre ora non sembra nemmeno lui, perché lo ha davvero visto sorridere e quando lo fa, mette in mostra i denti, il cuore e una risata contagiosa. Prova a rispondere alla sua domanda, ma Niall la interrompe subito. «Sto cominciando a credere, che tu mi segua»
C'è un attimo di silenzio e poi le mani di Nina si aggrovigliano, un po' come le sue budella.
«No, non mi spaventi» ribatte soltanto, riferendosi alla prima domanda. Poi prende una boccata d'aria e sente la stanchezza scuoterle tutte le ossa. Niall la guarda, ma Nina non giurerebbe la stia effettivamente sentendo lì, vicina a lui. «E non ti seguo. Per quanto possa essere psicologicamente pesante e logorroica, no, non ti sto seguendo. Giuro»
Niall si districa quasi subito dagli occhio di Nina, fissa un punto vago davanti a sé e alza entrambe le sopracciglia in una pura smorfia ironica. Non crede che lei lo stia davvero seguendo, ma è un dato di fatto che ormai se la ritrovi praticamente ovunque e, non glielo dirà, gli piace vedersela comparire dal nulla con quel alone di genuinità che la circonda e che avvolge gli altri in una bolla quasi felice, tranquilla. A Niall piace il modo in cui sorride, i suoi gesti veloci ed euforici, l'odore di sigaretta misto al deodorante che ha addosso e l’anello che porta sull’indice sinistro. Si stringe le braccia intorno alle ginocchia e chiude gli occhi rossi, perché terrà la bocca chiusa e non lo ammetterà mai.
Nina è indecisa per una volta, mentre le ciglia lunghe sbattono più volte: potrebbe sedersi sui gradini e scegliere se rimanere in silenzio con lui o chiedergli che succede -oltre quei vistosi occhi rossi, le cui cause sono già note-, oppure salutarlo e dirigersi all'interno del negozio e comprare ciò che sua madre le ha gentilmente chiesto.
I suoi occhi saettano stanchi da Niall ad Harry, che ora sta amabilmente discutendo con una cliente anziana e non impiega molto tempo a prendere una decisione. Quindi sospira e si abbandona al suo solito carattere altruista, sedendosi accanto ad un Niall stanco e sfinito, la cui nuca è coperta da un cappuccio e la testa affondata tra le gambe e le braccia. Non da segno di averla sentita prendere posto accanto a lui e tutto tace.
Nina ci prova davvero a rimanere in silenzio e ci riesce per i primi due minuti, o forse meno, poi si stringe nel giubbotto e si agita appena sui gradini freddi del forno. Si guarda le punte delle scarpe da tennis.
«Aspetti Harry?» chiede per iniziare una civile conversazione, anche solo per sciogliere un po' il ghiaccio che si è interposto tra loro, ma Niall non sembra dello stesso avviso e si stringe nelle spalle curve.
«Ah, ah» grugnisce e il suono esce attutito dalla sua bocca stretta dentro quella bolla che si sta creando da solo. Come fosse uno scudo, circonda di più le braccia intorno alle ginocchia e poi alza appena il capo, toccandosi le tempie con le due dita e una smorfia di fastidio sulle labbra.
«Mal di testa?»
«Se smettessi di parlare, mi faresti un favore» e non può vederlo, ma sta sorridendo, ancora, inebriato.
«Se smettessi di farti le canne, te ne faresti uno da solo» e Nina si pente subito della sua risposta, fin troppo schietta anche per una come lei. Non le piacciono quel genere di cose, ma è una a cui non piace giudicare e, per quanto sbagliato il gesto di fumare erba illegalmente, non se la sente di criticare nessuno. Sopratutto se lei è la prima a dipendere dalla nicotina. Soprattutto se non conosce la sua vita e la situazione che potrebbe avere sulle spalle. Per quanto ne sa, Niall potrebbe essere un ragazzo con una vita tranquilla che ama sballarsi o uno con una famiglia devastata, che sente il bisogno di cercare una fuga. E chi è lei per scegliere al posto degli altri? Così sussurra un «Non volevo» e la sua voce lascia trapelare tutto il pentimento e il dispiacere.
«È okay» la tranquillizza, volge il capo verso la mora e le sorride appena. A Nina piace il suo sorriso in quel momento, perché oltre gli occhi rossi e il mal di testa che lo sta palesemente divorando, pare regga piuttosto bene e che abbia qualche istante di lucidità. Poi torna a fissare vacuo davanti a sé e a Nina non rimane altro che pensare al suo accento e al suo tono mai graffiante, anzi, sempre piuttosto leggero. Rimangono in silenzio, attenti a non sfiorarsi e può sentire l'odore di erba che emana, ma non dice nulla e guardarlo di sottecchi le piace. Le piace il suo naso schiacciato e la forma della sue labbra sottili, la sua fronte un po' sporgente e sorride.
«Non hai risposto alla mia domanda, comunque» e proprio non ci riesce a stare con la bocca chiusa e nemmeno la smorfia esasperata di Niall quasi non la convince ad alzarsi, scusarsi e andare via.
«Sì, ho un mal di testa atroce» borbotta comunque con voce impastata.
«Potresti bere dell'acqua, sono sicura che Barbara o Harry ti darebbero un bicchiere per farti sentire meglio»
«Sto bene così. E sto già aspettando Harry, ci siamo-» ma la sua voce si ferma all'istante, smette di uscire dalle sue labbra, perché il nome di Harry gli rimbomba in testa, accanto a quello di Nina. La guarda e lei alza le sopracciglia, a metà tra l'innocente e il confuso. «Tu ed Harry» inizia, assottigliando gli occhi arrossati. Fa fatica a parlare. «Cosa... Voi due vi conoscente bene?»
«Ci conosciamo bene?» domanda retoricamente e lui annuisce piano, facendo attenzione che la testa non si muova troppo in fretta e il cervello non venga trafitto da un dolore lanciante. Vorrebbe chiudere gli occhi, solo un istante, ma prima dovrà farsi un giro con Harry e lasciare che il colore degli occhi, come la puzza che si sente addosso, si attutisca quanto basta per tornare a casa. «Bhe, sì. Siamo stati insieme»
«Oh» ed è l'unica cosa che riesce ad esalare, perché bella merda suonerebbe troppo maleducato. Vede le mani di Nina immobili sulle gambe, mentre si sarebbe aspettato una reazione più nervosa. Si acciglia e poggia la testa contro l'asse di legno posto sotto lo specchio della vetrina.
La porta si apre e se ne accorgono solo quando la vecchietta che prima era all'interno, la lascia sbattere sbadatamente, provocando un tonfo.
«Stupito?» domanda lei.
Si stringe nelle spalle e non lo sa. Non lo sa, perché Harry guarda tutti i giorni il loro tavolo, ma Niall ha sempre pensato che fosse interessato ad una delle altre due ragazze, si conoscono da poco e il biondo ha attentamente tenuto lontana l'idea che potesse mangiare con un solo sguardo, invece, quella mora tutto pepe. Semplicemente perché Harry gli sembra un tipo da ragazza silenziosa e mansueta, una da far sciogliere con un sorriso e che non prenda spesso la situazione in mano, una a cui dire cose smielate e sapere di ricevere una risposta, mentre Nina non le pare quel genere di persona.
Perché, Dio, Nina è un vulcano in eruzione che travolge senza guardare in chi si imbatte. E Niall lo ha preso in pieno, sommergendolo e lasciando che si bruciasse sotto la lava bollente. Si stringe nelle spalle e non vuole rispondere alla sua domanda, ma dopo una manciata di secondi mormora un «Non me lo aspettavo» che proprio non riesce a trattenere.
«Non se lo aspetta nessuno» ammette lei, incassando il colpo. Il viso contrariato del biondo e la sua vaga attenzione rivolta ai braccialetti che ha al polso, sono come una risposta aperta: chiaramente non se lo immaginava -è davvero così strano?- e non può scordare le occhiate dell'intera scuola, i primi tempi, quando lei ed Harry si frequentavano. «È bizzarro, lo so. Harry è quello equilibrato, sa sempre quando ridere o quando fare il serio, sa come comportarsi in ogni situazione e ha un cuore enorme. Io sono solo un'esuberante ragazzina che riusciva a sopraffarlo e fargli perdere le staffe. Chiunque avrebbe immaginato con lui una persona più-»
«Tranquilla?»
«Sì, ma-» inizia Nina socchiudendo gli occhi, poi si ferma immediatamente, lasciando la bocca schiusa e la frase a metà. La voce è troppo roca per essere quella di Niall e quando lo guarda, questo sta strizzando gli occhi, cercando di focalizzare ogni caratteristica di una persona oltre le spalle della ragazza. Quando si volta, Harry tiene la porta semi aperta con una spalla, un sorriso indeciso sulle labbra e le braccia incrociate al petto.
«Harry» dice, si alza e gli sorrise, prima di andarlo a salutare con un bacio veloce sulla guancia. Non c'è rancore da parte del riccio, semplicemente perché ai tempi sapeva che sarebbe potuto andare tutto a rotoli e mettere la parola fine ad una storiella tra ragazzini. C'era rimasto male quando Nina lo aveva lascito seduti su quegli stessi gradini del forno, ma aveva sorriso e aveva accettato la decisone, nonostante lui sentisse ancora lo stomaco in subbuglio al solo guardarla e le mani sudargli prima di un'uscita.
«Hey» la saluta. Poi il suo sguardo passa da Niall a Nina e viceversa ed è chiaro che si stia facendo qualche domanda in proposito alla loro discussione. Indica prima l’uno e poi l’altra. «Vi conoscete?»
«Sì»
«No»
Nina alza gli occhi al cielo e trattiene una risata ironica. «Sì»
«Di vista» precisa Niall ed Harry li continua a guardare, prima di scoppiare a ridere e volgendo poi la propria attenzione completamente a Nina. «Come mai sei qui?»
La ragazza si aggiusta il beanie sulla testa, prima di ricordarsi che c'è sua madre a casa che aspetta il suo pane e lo aveva completamente scordato.
«Mamma» dice soltanto con un sorriso. «Mi ha chiesto di passare a prendere del pane dopo la lezione»
«Danza, certo» riflette ed Harry annuisce più tra sé, che rivolta a Nina. «Laila Evans. Come sta?»
«Bene, grazie» risponde e, sì, Harry è fin troppo gentile e quel grembiule bordeaux gli mette il risalto gli occhi e si accosta perfettamente al castano scuro dei suoi capelli mossi. Lui si fa da parte, tenendole la porta dall'interno e lasciandola passare, mentre Niall rimane fuori ed evita lo sguardo perplesso di Harry che sembra voglia minacciando con un noi due dopo parliamo.
Segue Nina dentro e le passa accanto, per arrivare oltre il bancone.
«Allora» esordisce il ragazzo, mettendo un guanto e sfoggiando un sorriso sbilenco. A Nina sembra voglia domandarle cosa desidera, ma prima che possa indicargli la pagnotta, lui stronca ogni sua intenzione sul nascere. «Come vi conoscete?»
La mora batte le ciglia lunghe più volte, poi comprende e indica con un pollice la strada. «Con Niall? Frequentiamo storia insieme»
«Non me lo ha detto»
«No può farti l'elenco di tutte le sue compagne di corso»
«Di quelle carine, sì» ribatte lui con tono scherzoso e nonostante tutta l'ironia che cerca di caricare nella sua risposta, Nina conosce quel tono e sa che sta provando a mascherare i suoi pensieri, per evitare di risultare ridicolo. Come se avesse paura all'ultimo minuto, troppo tardi.
«Harry» lo canzona Nina e il suo sorriso si allarga, mentre scuote la testa divertita.
«Scusa, mi dispiace» risponde il ragazzo abbassando lo sguardo e sorridendo al pavimento, quasi ferito. E in realtà dispiace più a Nina, ma non lo dice, perché non riuscirebbe ad essere credibile: a lui è stato spezzato il cuore e lei vuole toccarlo con tutto il tatto possibile, perché Harry semplicemente non si merita nessun male dal mondo intero.
«Dovremmo vederci, uno di questi giorni. Potreste uscire tu e Niall con me e i ragazzi» dice con tono calmo, mentre un uragano si sta scatenando in lei. «Anche se a Niall non vanno molto a genio i miei amici»
«Neanche a me andavano a genio e io a loro. Poi ci siamo conosciuti» le ricorda Harry, stringendosi pratico nelle spalle.
«Proprio per questo te lo sto proponendo. Potremmo tornare a fare parte della stessa compagnia. E magari trascinare Niall con noi»
«Sarà difficile da convincere»
«Lo so»
«Ci proverò, Nina» la rassicura, dopo il sospiro della ragazza e una sua rapida occhiata a Niall fuori dalla vetrina. Le labbra di Harry si alzano in un sorriso pieno e sincero, mentre due fossette compaiono agli angoli di queste e lei è sempre così premurosa. «Sei preoccupata?»
«Mi sembra un po' perso qui, in realtà» esordisce e allarga le braccia, agitando poi la testa sconsolata. «Ho provato ad aiutarlo, ma è un po' scontroso»
«Gli piaci» dice Harry.
«Cosa?» e le sopracciglia di Nina si alzano confuse, poi ride.
«Gli piaci, come persona» ripete, sorridendo per la sua spontaneità. «Aveva finito di urlare contro un uomo, proprio cinque minuti prima che arrivassi. Se non gli fossi piaciuta, ti avrebbe allontanata in fretta e senza molto garbo fin dal principio. Sono uscito per accertarmi che non stese facendo lo stronzo, non volevo origliare»
Nina scoppia in un sorriso pieno di gioia e, nonostante il tepore della panetteria, sente un brivido accarezzarle tutta la schiena ed è felice. Felice un po' per tutto. Per Harry che ha occhi ancora e solo per lei, facendola sentire lusingata, per Niall e i suoi musi lunghi, per i suoi amici che la amano e per la sua vita, per i cambiamenti drastici che è brava a prendere e per i voti che porta a casa, per lo smalto rosso che ha comprato qualche giorno prima in una boutique in centro e per la sensazione di gioia e frenesia che prova semplicemente vivendo.
Ed è Harry, confuso, a riportarla nel mondo reale, mentre la sua mente galoppa anche troppo veloce. «Allora, cosa vuoi portare a Laila Evans?»
 
 
 
 
Eccomi qui, con due giorni di ritardo!
Come si legge, viene introdotta una lezione di danza (passione alla quale devo decidere che importanza e peso dare all’interno della storia) e si introduce anche una chiacchierata tra Nina e Niall, troncata poi dall’arrivo di Harry.
Sono già avanti con i capitoli e mi piace la piega che sta prendendo il rapporto tra Niall e Nina, anche se penso di dover cambiare un po’ di roba nella mia scaletta. 
Questo è forse il più corto capitolo che io abbia scritto per questa fan fiction e, anticipo, che già dal prossimo ci sarà qualche scena Nina/Niall in più.
Ringrazio sempre le mie ragazzuole che mi sostengono recensendo o inserendo questa storia da qualche parte qui su efp e chiunque legge in silenzio.
Se vi piace o no, per favore, lasciate un parere.
Grazie :)
- Njaalls

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Breathless ***


Capitolo 4 — Breathless
 
E io sarò lì
tenendo le mie braccia semplicemente aperte al vento
 
È quasi la fine di ottobre, Holmes Chapel è un un grande pozzanghera d'acqua, mentre il tempo non pare voglia migliorare. Piove e non da tregua, ma è l'Inghilterra ed è imprevedibile e ci sono abituati.
Nina guarda il suo riflesso sul vetro appannato della porta d'ingresso del centro commerciale e sente, sotto quella tettoia, il freddo abbattersi contro il suo corpo magro. È poggiata ad un pilastro e le sue amiche le stanno intorno, mentre i ragazzi chiacchierano poco distanti, perché con quella pioggia non possono allontanarsi un granché e aspettano gli ultimi ritardatari per entrare. Tranne Ron, hanno tutti delle sigarette tra le dita e Nina aspira a pieni polmoni, uccidendosi lentamente, stretta in un maglione nero e in dei jeans che le fasciano le gambe. Emma porta l'arma alla bocca e socchiude gli occhi, mentre una boccata di fumo le entra nei polmoni e le esce dalle labbra sottili, ma grandi. Ron e Nina parlano e lei ascolta le chiacchierare e non ne può più di aspettare, mentre incrocia le braccia sotto il seno e uno -quella con la sigaretta- lo tende verso l'esterno per evitare di bruciarsi. Nina e Ron ridono, parlano della professoressa di inglese che è rimasta incinta e commentano l'ultimo libro che hanno comprato insieme e divorato in pochi giorni.
«Mi sto annoiando a morte» annuncia Emma con un tono scocciato e facendo una smorfia di fastidio. Sbuffa e volta la testa in direzione della strada, così i suoi capelli biondi le svolazzando sulle spalle in modo elegante e quasi studiato. «Se non arrivano tra meno di due minuti, io entro»
Nina sorride appena e le chiede di aver pazienza, mentre Liam e Zayn hanno consumato le loro sigarette e hanno smesso di parlare di moto, ora si avvicinano alle ragazze e il primo lascia scivolare con nonchalance il braccio intorno alle spalle di Ron. La reazione di questa è istantanea e visibile anche a diversi metri di distanza, perché il suo viso pallido diventa scarlatto e le sue mani non riescono a rimanere ferme, si accarezza i capelli e si tortura il labbro.
Superano i due minuti e passano anche i cinque e loro sono ancora lì a stringersi tra maglioni e giacche a vento, mentre Emma protesta e minacciai ancora di entrare. Ma Zayn la ferma e Nina pure, solo in due modi differenti.
«Stanno arrivando, ragazzi» dice questa, portando le mani giunte davanti al petto. Sorride incerta e sa che quello sarà un lungo ed intenso sabato. «Vi prego, dategli una possibilità»
«Ricordami perché lo facciamo» risponde Liam e nel suo tono c'è tutto la sua contrarietà a quell'unione inaspettata e non tanto gradita della propria cricca ad altre due figure. Una ormai non gli rappresenta più nulla e l'altra lo lascia sempre con l'amaro istinto di spaccargli il naso. È più forte di lui e non cambierà idea facilmente.
«Perché sei mio amico?» tenta Nina, abbozzando un sorriso. Poi gli da una pacca amichevole sull'addome e spera solo che mantenga la sua promessa di riuscire a risultare garbato, anche se la compagnia non è tra le sue preferite. Lui grugnisce infastidito e l'amica è un po' rassegnata.
«Ha ragione Nina» interviene allora Ron, alzando finalmente gli occhi verso Liam che ancora la stringe come se nulla fosse. Lui la lascia andare, prima di alzare un sopracciglio. «Una seconda possibilità non si nega a nessuno»
Il loro amico socchiude gli occhi e dà un pugnetto al pilastro al quale Nina è poggiata. Sospira pesantemente e una nuvola di condensa di forma davanti alle sue labbra. «Mi dovete un favore»
«Grazie, Liam»
«E a me due» si intrufola la voce fredda di Emma, che butta la cicca e rivolge uno sguardo infastidito alla strada. «Oh, eccoli»
Zayn, che per tutto quel tempo è rimasto un po' in disparte, si avvicina ai suoi amici quasi senza pensarci, mentre Nina scatta, scostandosi dal muro e guardandosi intorno. Sente un fremito lungo la schiena e improvvisamente il colletto della camicia che indossa sotto il maglione è troppo stretto, sorride e solo una delle due persone, che le stanno andando incontro, ricambia.
Harry è alto, ha i capelli scombinati e un beanie arancione a coprirgli metà fronte, indossa un paio di skinny jeans e una felpa grigia, i suoi occhi verdi sono fissi su Nina che sostiene lo sguardo senza pensarci, anche se solo in un primo momento. L'andatura tranquilla del moro, infatti, è surclassata presto da quella svogliata e abbastanza infastidita del biondo che lo affianca, le mani nelle tasche dei jeans a vita bassa e una felpa grigia scura e bordeaux con un grande occhio disegnato che gli fascia il busto. Guarda le proprie Nike camminare sul marciapiede bagnato, passo dopo passo, ed è solo quando il suo compagno parla, sottraendolo dai propri pensieri, che si degna di sollevare la testa.
«Ragazzi!» esclama Harry sorridendo e, sebbene non ci sia attrito con il riccio, gli amici di Nina rimangono sulle loro, indecisi se salutare con altrettanto calore o no. Infondo, non si sono trattati più per molto tempo.
Intanto gli occhi azzurri di Niall si scontrano con quelli della mora e, dopo un primo momento di durezza, le labbra del biondo si stendono in un sorriso storto e po' di sfida. Nina capisce che il suo essere lì è già un gran passo avanti e che non si deve nemmeno lontanamente immaginare che possa cercare di essere innocuo e troppo disponibile con i suoi amici, così si ferma davanti alla ragazza e aspetta che o lei o Harry facciano le presentazioni. Il riccio da un bacio a Nina e poi fa lo stesso con le altre, prima di stringere una mano ai ragazzi.
«Come state?» domanda ed è davvero felice di vederli perché, per quanto possano non aver avuto una grande e duratura conoscenza alle spalle, gli piaceva passare il tempo con loro. Poi lui e Nina si sono lasciati e con gli amici di lei a stento si salutavano per i corridoi. Un po' gli dispiaceva, ma non lo aveva mai ammesso e probabilmente non lo avrebbe mai fatto.
«Bene, tu?» è la risposta di Ron che ora gli sorride e si mostra più comprensiva degli altri, può percepire l'imbarazzo del ragazzo e le piacerebbe saperlo mettere a suoi agio. Un po' come fa Nina.
«Bene» Harry si passa una mano tra i capelli spettinati e abbassa solo pochi secondi lo sguardo sulle sue scarpe, prima di voltarsi e indicare Niall con un dito. Vorrebbe presentarlo, introdurlo a quella compagnia poco gradita, ma è Nina che vuole dire il suo nome ai propria amici, anche se già lo sanno e lo conoscono, ma è così che si fa e sente che deve essere lei a parlare prima di Harry. Sono faccia a faccia, Nina e Niall, un metro stentato a dividerli e gli sorride, mentre lui non guarda altro se non gli occhi profondi di lei, forse perché sono belli, o forse perché non gli va di scontrarsi con i suoi amici, anche se sa di doverlo fare.
Harry lo ha supplicato, letteralmente, di vedersi con lui e gli altri: ha provato a resistere, ha ignorato le chiamate e i messaggi, ma poi è passato da casa sua, un sospiro profondo e si è ritrovato costretto a vestirsi per uscire. Niall non è infastidito da quel impegno all'ultimo minuto -tanto lui è uno di quelli che non si prepara mai in anticipo e fa le cose sempre in ritardo- ma lo è dal dover passare il proprio pomeriggio con della gente che non lo sopporta e che lo vorrebbe vedere con il naso rotto. Forse esagera, o forse no, ma sa che la cosa è reciproca, quindi tace e continua a guardare due grandi occhi verdi che, lucidi per il freddo, gli sorridono ancora.
«Lui è Niall» lo presenta Nina, scivolando via da quel contatto visivo con il biondo e posizionandosi tra Harry e lo stesso Niall. «Loro sono Emma, Ron, Liam e Zayn. E sono molto felici di conoscerti» commenta con un tono scherzoso e sarcastico, che prova a diventare più serio possibile.
Niall ridacchia più che altro per prendere in giro quei ragazzi i cui sentimenti sono assai lontani dalla felicità, che per l'affermazione in sé di Nina. Alza appena lo sguardo ed Emma lo ignora, Zayn alza una mano con un sorriso gentile, Liam fa una smorfia di fastidio e Ron arrossisce mormorando un «Hey».
«La ragazzina dell'altra sera» si limita a risponde, fissando la migliore amica di Nina con un ghigno divertito. La ricorda entrare nel bagno del locale, sorridere alla mora e guardarlo poi male. Vede ancora il suo piede battere frenetico sul pavimento lurido e i suoi occhi cercare di guardare tutto, ma non loro. E Niall sembra che viva per sé, ma ricorda quasi ogni cosa e ora nota Liam avvicinarsi di un passo a Ron con le sopracciglia aggrottate e gli occhi fissi su di lui, mentre Nina al suo fianco tossisce fintamente. Harry avanza appena, guardandosi intorno.
«Non dovremmo entrare?» chiede solo, per sviare attenzioni e parole di troppo.
«Mi dispiace per l'altra sera» si scusa invece Ron, ignorandolo quasi involontariamente: rivolge la sua attenzione a Niall e sorride timidamente. «Sono stata scortese»
«Sopravvivrò, dolcezza» e Niall carica fin troppo questa risposta, trasformandola subito in una sfida divertente nei confronti di Liam. Lui ride, ma l'altro ragazzo no. Ron sorride invece piano e timidamente e poi abbassa lo sguardo lusingata, non di certo dal biondo.
Emma che è rimasta in silenzio, come accade spesso, da le spalle alla comitiva con espressione indifferente alle loro chiacchiere e ai loro attriti, si incammina e «Sto entrando» annuncia ed è già oltre la porta, i capelli biondi che le svolazzano sulle spalle e le gambe lunghe che aggirano qualche persona sulla propria strada.
Zayn ride e si stringe nelle spalle, prima di mettere insieme qualche passo. «La seguo»
Nina abbozza un sorriso a sua volta, Harry anche, mentre Ron trascina dentro Liam, afferrandolo per un braccio e facendogli un sorriso d’incoraggiamento. Gli dice qualcosa, avvicinando le sue labbra all'orecchio, e una nuvola di condensa si contrappone tra i due, prima che si disperda nell'aria fredda. Lui cerca di trattenere una risata, ma non ci riesce e poi scoppia a ridere, improvvisamente meno nervoso e più leggero.
Nina li guarda da lontano, mentre si incamminano e si ritroveranno dentro, lo sa già. Harry fa qualche passo per seguire gli altri, ma va lento, quasi facendolo apposta, si guarda intorno e si rivolge a Nina con un sorriso, le fossette agli angoli della bocca.
«Entriamo?» chiede con attenzione.
La mora si volta verso Niall, invece, facendosi un passo più vicino e sorridendogli senza mai smettere.
«Entriamo?» ripete al biondo. Questo fa spallucce e con aria sconfitta segue Harry e Nina che parlano tra loro, lei si agita e lui ride di rimando. Niall nota le mani di Harry nervose, che giocano con la cerniera del giubbotto, il suo sorriso fin troppo pronunciato, anche se sincero, e i suoi occhi che saettano un po' dappertutto e poi su Nina. Specialmente su Nina.
Niall li segue. Segue il gruppo un po' sparso, ma comunque vicino, e non li guarda. Lascia scivolare il suo sguardo sui volti delle persone, si focalizza su qualche caratteristica particolarmente visibile o divertente, prima di scordarsi completamente ciò che ha appena visto. Capita che si soffermi sul profilo di Nina, la osservi parlare ad alta voce a lui e ad Harry, anche se è quasi voltata solo verso il riccio perché è l'unico che effettivamente gli dia corda, mentre lui è decisamente troppo impegnato e troppo distratto. Urta accidentalmente qualcuno, lancia uno sguardo a mo' di scusa e si sente studiato, ogni tanto, quindi Nina gli sorride e lui abbasso lo sguardo sulle sue scarpe da ginnastica.
«Oh, guarda» capta solo sopra i mormorii della folla, che sta provando a tenere fuori dalla sua mente con quasi grande successo, ed Harry indica un punto poco più avanti ridendo appena. Entrambi seguono il suo dito puntato verso una cabina per fotografie, il tempo necessario di veder un Liam divertito tirare oltre la tenda rossa una Ron del medesimo colore. Poi spariscono e Nina scoppia a ridere.
Apre le braccia, stringendosi nelle spalle. «E chi li stacca»
«Si vanno ancora dietro?» domanda Harry, ricordando i tempi in cui loro stavano insieme e quei due erano uno il fiato dell'altra. Nessuno aveva mai pensato ci avrebbero messo così tanto, probabilmente solo i diretti interessati che si conoscevano  bene e non avevano mai avuto tanta fretta e determinazione.
«Sempre» risponde Nina, mettendo le mani in tasca e ridacchiando. Si fa da parte per lasciar passare senza difficoltà una signora con un passeggino e poi sorride, sfiorando per sbaglio il braccio di Niall coperto dalla felpa. I loro occhi si incontrato un istante e va meglio, poi torna a rivolgersi a Harry. «Forse più di prima, se possibile»
Niall li ascolta in silenzio con la mascella serrata, poi aggrotta le sopracciglia e ha uno strano istinto ed è quasi incerto se abbandonarsi un po' alla curiosità, oppure se rimante ancora con la bocca chiusa e la tacita consapevolezza di sentire qualcosa stringergli lo stomaco.
È Harry a parlare per lui, un po' lo ringrazia. «E tu?»
«Io cosa?» domanda lei, confusa. Le sua sopracciglia si alzano in maniera divertente e si indica da sola, lanciando un'occhiata al suo amico.
«Tu» ripete lui e Niall, se da un lato sta soddisfacendo la sua curiosità, si sente anche più fuori luogo e decisamente di troppo rispetto a pochi minuti prima. Si gratta il collo e cerca qualcosa su cui concentrare la propria attenzione. «Hai... Uhm-»
«Mi stai chiedendo se frequento qualcuno, Harry?» domanda lei seria in un primo momento, ma scoppiando poi a ridere.
«Forse?» tenta lui e a Niall piacerebbe tornare indietro e chiudersi di nuovo a casa, davvero, ma la schiettezza di Nina è sorprendete e sbalorditiva perfino per lui, che se trova una persona irritante e sgradita lo fa notare, ma non lo dice come farebbe invece lei, senza peli sulla lingua è un sorriso sempre pronto.
«No, non vedo nessuno» afferma alla fine con un sorriso, ma il suo sguardo scivola per qualche secondo verso Niall, i loro occhi si toccano, si studiano e si sentono da lontano, prima che lei li distolga per concentrarsi ancora su Harry e prima che le guance dello stesso Niall diventino un color porpora. «Almeno per ora»
Cala uno strano silenzio e nessuno dei i tre vuole spezzare quella sorta di magia, nella quale solo i mormorii della folla sono i diversivi e i passi dei clienti che riecheggiano per il corridoio affollato. Nina osserva Zayn ed Emma confabulare accigliati e a braccia incrociate davanti la macchinetta per le foto, in attesa di Liam e Ron ancora stipati il quello spazio piccolo e soffocante. Vedono solo le loro gambe vicine sotto la tenda rossa tropo corta: quelle dell'amica si muovo di pochi centimetri ogni secondo, ma Nina sa che quel suo agitarsi è sinonimo di nervosismo e vorrebbe ridere piano, ma non lo fa.
Non lo fa perché il tempo di avvicinarsi e i due escono, trafelati e le guance di Ron che sono due fuochi, si aggiusta i capelli e si guardo intorno mordendosi il labbro. È solo quando Emma fa per allungare la mano e afferrare la fila di foto, che Ron scatta, battendola per pochi secondi. Ha uno sguardo imbarazzato e le trattiene, le foto, tra le mani piccole come se fossero la cosa più preziosa del mondo, fissa prima un'indispettita Emma e poi un'accigliata Nina, ma non vuole cedere ciò che tiene gelosamente e potrebbero anche capirlo, se non fossero migliori amiche. Che ci sarà mai in quelle foto? Smorfie riuscite peggio di quel che si desiderava o capelli fuori posto?
Emma allunga una mano e poi scuote la testa. «Fa' vedere, Ron»
L'amica temporeggia e lancia uno sguardo prima ad Harry e Niall completamente muti, poi a Liam e Zayn che invece confabulano tra loro e ridacchiano. Il primo gli sta raccontanti qualcosa e Zayn ora gli da un pacca, mentre lo sguardo che Ron rivolge a Liam è di incredulità.
Nina non vuole invadere i suoi spazi e se non si sente di mostrarle cosa c'è in quelle foto di tanto terribile è okay, ma Emma ha così poco tatto che gliele toglie di mano senza darle il tempo di reagire. Due secondi dopo spalanca la bocca e scoppia a ridere.
Ron avvampa, le sue guancia sono di un rosso accesso ed è impossibile non notare tra le mani di Em l'ultima foto della fila, dove la stessa Ron si scambia un bacio casto con Liam. Nina è quasi incredula per le dita dell'amica che tengono il mento del ragazzo, ma poi la guarda e scoppia a ridere dietro Emma, dandole un pugnetto sulla spalle.
La tensione e l'imbarazzo si scioglie, mentre tutti sorridono tranne Niall che rimane sulle sue. Nessuno prende in giro Ron o Liam semplicemente perché non c'è nulla da deridere, quindi Emma ritorna le foto alla legittima proprietaria e scuote solo la testa con un sorrisino.
Nina vede Liam cingere le spalle della sua migliore amica e cosa sono insieme lo sanno solo loro e ognuno ama a modo proprio.
 
 
 
 
Nina chiacchiera allegramente e sorride allo stesso modo, ogni tanto balla e si spinge un po' oltre, anche se la testa gira. E forse è proprio per quello.
Quando Louis Tomlinson organizza una delle sue feste, nessuno è escluso e chiunque è invitato. C'è alcol, fumo e musica a più non posso. Non era previsto quel party ed è già il secondo in una settimana, ma è sabato e i signori Evans sono stati piuttosto comprensivi, tanto avrebbe dormito lo stesso da Ron, quindi «Okay, ma Nina... Sii responsabile» hanno detto e lei ha sorriso, anche se non potevano vederla.
Tutti sanno quando ad Holmes Chapel si da una festa e più o meno tutti sanno cosa succede, quanti aliti si mischino e quante gambe cedono davanti al gabinetto.
I signori Tomlinson sono via per lavoro da una settimana intera e casa loro, ora, è un bordello aperto a chiunque, con un padrone che anziché imporre delle regole, le distrugge e le sbriciola senza pietà. Ma si parla di Louis e cosa si può pretendere?
Nina è seduta vicino ad Emma ed entrambe hanno in mano del liquido rosa che non sanno né identificare, né risalire a chi glielo ha offerto.
Hanno bevuto diversi bicchieri, uno dopo l'altro e la mente di Nina comincia ad annebbiarsi e non ha idea di dove siano gli altri suoi amici, tranne Zayn che poco più in là parla con una ragazza e sorride allegramente, ma un po' timido.
Erano ancora al centro commerciale quando il maggiore dei Tomlinson aveva mandato un messaggio alla sorella, avvertendola di tornare a casa per un imminente party, si erano recati fuori dell'edificio e avanti imboccato la via del ritorno, seguiti da un Harry sorridere e un Niall più tranquillo che, appena aveva sentito la parola festa, aveva tirato un sospiro di sollievo.
Si sono persi tutti di vista e non hanno mai visto quella casa così affollata e, di feste, ne hanno date lì dentro, eccome. Nina è rimasta un po' da sola, anche se circondata da gente e dalla sua migliorie amica, che però è troppo impegnata e non toglie gli occhi di dosso al loro amico, Zayn, nonostante il via vai continuo di corpi e la presenza fastidiosa di una ragazzina formosa che gli pende dalle labbra, quasi stupidamente.
Nina storce il naso e ora cerca gli occhi glaciali di Em che sorride fintamente guardandosi in giro e bevendo un sorso dal bicchiere, che la mora ha invece attentamente poggiato su un tavolino. Le si avvicina all'orecchio e ride contro la sua guancia, quando per poco non le tremano le ginocchia e sta per cadere giù, travolgendola.
«Ho bisogno di aria!» urla per farsi sentire e sovrastare il rumore della musica, le poggia le mani sulle spalle  e Emma annuisce frenetica. E «Vattelo a prendere, Em!» è l'unico commento allusivo di Nina, prima di darsi una spinta e mettersi in piedi.
Ammette di impiegare non poca fatica a trascinarsi fuori, dove altra gente partecipa alla festa, ma solo in maniera differente. Trova un bicchiere di birra intatto e lo prende, quasi avendo visto il paradiso dopo quei drink disgustosamente dolci. Beve tutto d'un sorso, sicura e convinta di sè, ma sa di pipì e chissà da quanto è stato a marcire su quel tavolino, quindi si sporge oltre il parapetto del portico e sputa quel poco che le è rimasto in bocca.
«Schifo?» domanda una voce nota alle sue spalle, sente una presenza proprio dietro il suo corpo e annuisce, pulendosi le labbra con il dorso della mano. Fa qualche passo incerto, fino a voltarsi e ritrovarsi faccia a faccia con Niall, che la scruta con i suoi occhi imperturbabili e bellissimi, se non fossero maltrattai e arrossati. Sorride e puzza, Dio, se puzza. «Mi piace il padrone di casa»
«Te l'ha data lui l'erba?» domanda Nina, ma senza provare a risultare accusatoria perché non lo vuole esserlo. Louis è un mago in tutto quello che sia dannoso per sé e per gli altri, il suo nome va a braccetto con l'aggettivo illegalità e non ha bisogno della conferma di Niall per averne la certezza. Lui annuisce comunque e lei fa diversi passi avanti, stentati e confusi come la sua vista. Le fa male la pancia.
«Puzzi» le fa notare con un ghigno. Nina vorrebbe ribatte, dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma i suoi piedi intercedono per lei e sta per cadere sulle ginocchia, intanto che la musica assordante dall'interno rimbomba nelle sue orecchie. Una mano la prende dal gomito tirandola su all'ultimo secondo. Ridono appena e qualche ragazzo li guarda.
«Sto soffocando, Niall» mormora poi Nina, mentre lui continua a tenere la presa salda sul braccio. Sono faccia a faccia e sono alti quasi uguali, possono sentire i loro aliti puzzare per davvero e il freddo di Holmes Chapel penetrargli nelle ossa. Qualcosa si avvinghia alle loro pance, dall'interno, senza dargli tregua.
«Spostiamoci» risponde lui, spingendola gentilmente verso la strada. Ogni due passi Nina è vicina al cadere e Niall continua a reggerla, un po' perché glielo deve e un po' perché vuole farlo. Stanno per arrivare sul marciapiede, quando la mano di lei afferra prepotentemente quella del biondo, prima di precipitare giù per davvero, con le gambe che tremano, e trascinandolo inevitabilmente con sé.
Ridono.
Ridono per l'alcool e la droga in circolo, ridono per il freddo che li sta lasciando senza respiro e l'umidità ad intorpidirgli le gambe. Ridono anche per quel filo sottile che li unisce e per quella lama che porterebbe dividerli in qualsiasi momento, senza lasciar vie di fuga, con il vento a spazzare quella che hanno invece travato nel momento in cui si sono guardati in mensa.
Niall si mette a sedere sul ciglio della strada, le gambe lunghe sul cemento sporco, e Nina lo segue, sedendosi fin troppo vicina. Scoppia a ridere e, dopo un primo momento di serietà, il ragazzo la segue a ruota, voltandosi e fronteggiando il viso allegro di lei.
«Sei ubriaca» le fa notare con tono saccente.
«Sei strafatto» risponde allo stesso modo e gli da una spallata.
«Il tuo alito puzza»
«Quindi non mi bacerai?»
«No» Niall prende un respiro profondo e fa una smorfia. Ed è bello, bello da star male e bello da avere la pelle d'oca perché è così surreale e quella maglietta che si intravede da sotto la felpa fa schifo. «Decisamente no»
«Io lo farei, anche se sai di erba e alcool» fa notare Nina, stringendo le braccia intorno alle gambe e ridacchiando. Nonostante il freddo, si sente accaldata dai drink e dalla folla appena lasciata dentro la casa, ma anche dal corpo di Niall che si stringe ad un fianco e lo guarda mentre le luci provenienti dalla casa lo illuminano da dietro. «Ti bacerei, Niall»
C'è un momento di silenzio, ci sono due bocche cucite e dei brividi lungo le schiene. Le scarpe di Niall dondolano sulla suola contro il cemento nero e le sue mani si poggiano al marciapiede per mantenere l'equilibrio, le sorride e i suoi occhi stanno a stento aperti. Nina rivede quell'espressione presente e viva a momenti, a volte sembra che la guardi per davvero, altre che sia troppo lontano e sospira. Sospira perché lei ha difficoltà a camminare e le fa male la pancia, ma lo sente seduto al suo fianco, percepisce i suoi respiri regolari e sente le sue dita che ora scrocchia con nonchalance. Le gira la testa e se la conseguenza è averlo accanto, seduto così vicino da poter studiare ogni suo dettaglio, allora vorrebbe girasse per sempre, come se fosse su una giostra senza freni e lei fosse una bambina pronta a captare qualsiasi meraviglia da lassù.
«Non voglio baciarti, se poi domani avrai dimenticato tutto» risponde Niall e c'è la sua mano che con non poche difficoltà arriva alla sua nuca, per accarezzarle i capelli e non se ne rende nemmeno conto. Niall, lo fa e basta e gli occhi appena sgranati di Nina, per quel gesto inaspettato, sono la causa di un sorriso spontaneo.
«Allora non mi sbagliavo» risponde semplicemente, bramando ardentemente che non smetta, che la sua mano continui a toccarla in quel modo tanto intimo per due persone che si sono parlate poche volte e guardate anche troppe. Le dita di Niall si incastrano tra i suoi capelli lunghi e vi rimangono. «C'è qualcosa sotto quelle sopracciglia perennemente aggrottate e i modi sgarbati. In realtà mi piaci di più quando sorridi, ma anche quando metti il muso e ti comporti da maleducato non smetterei di guardarti. Mi togli il fiato e io non so nemmeno perché»
«Hai decisamente bevuto troppo» mormora con un sorrisino che cela più di quel che Nina vede. Niall smette di toccarle la nuca e lascia cadere il braccio lungo il fianco, stanco e distrutto.
«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i nasi un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
«Non so assolutamente nulla di te»
«Potremmo provare a conoscerci. Potremmo iniziare con il dire qualcosa di noi» sussurra allora Nina come se fosse un'idea brillante, piegandosi appena in avanti. Le loro labbra sono così vicine, che se li vedesse qualcuno in quel momento trarrebbe conclusioni affrettate. Ma Nina non lo bacerà e lo stesso Niall, perché non vogliono ora e il momento giusto arriverà, forse. Così si stringe nelle spalle e lei assottiglia gli occhi, poggiando la testa sulla spalla del biondo, come se fossero sempre stati abituati a comportarsi in quel modo. Lui si irrigidisce un po' e dato che non pare sia intenzionato a parlare, lei lo precede. «Inizio io, ho capito. Lasciami pensare... Oh, sì... Allora, ho avuto due pesci rossi che mia madre ha ucciso per sbaglio lasciandoli cadere nel tubo del lavandino, sono vegetariana, ma ho una paura matta degli insetti, non ho una canzone preferita, perché non so proprio scegliere, e lo stesso vale per i libri. Per i miei amici mi amputerei un braccio, una gamba o qualsiasi altra parte del corpo e li vorrei solo vedere felici, anche se litigo con Emma un giorno sì e l'altro pure e con Zayn è stato tutto piuttosto difficile a causa della sua timidezza. Mi piacerebbe fare un tatuaggio, piccolo e che parli di qualcosa che mi appartiene, che sento, e lo vorrei sul bacino perché la mia insegnate di danza mi ucciderebbe se lo facessi in qualsiasi altra parte del corpo. Harry è stato il mio primo ragazzo e con lui è stato tutto perfetto, fin troppo, e quando l'ho lasciato ho pianto. Quando oggi mi ha chiesto se frequentassi qualcuno e ho risposto di no, ho detto la verità, ma ho omesso di essermi persa negli occhi azzurri di un ragazzo a cui ho teso una mano che non tirerò più indietro. Vorrei avere le lentiggini e i capelli rossi, vorrei poter dire che non hai una faccia da schiaffi, ma mentirei e per questo sei schizzato fino al secondo posto della lista dei ragazzi che mi piacciono di più in tutta la contea. Non mi sento affatto stupida a raccontarti queste cose, tanto tu farai lo stesso, sennò insisterò. E, oh, certo, poi vorrei baciarti, Niall. Sì, lo vorrei davvero» fa una pausa, come in trance e tira di naso. «Ora non mi viene in mente altro, mi dispiace»
Nina tace e sorride al vuoto, mentre la sua testa è ancora poggiata alla spalla del ragazzo che, non lo vede, ma ha abbozzato un sorrisetto e le sue parole lo stanno investendo come il vento di quella sera. Vorrebbe gustarle, assaporarle piano piano, ma gli frullano in mente così velocemente che non ha né il tempo, né il modo, così gioca con i bracciali che ha al polso. «Se io sono al secondo posto, chi c'è al primo?»
Nina alza appena la testa, guardandolo di sbieco con un sorriso sbilenco sulle labbra, perché ha detto cose davvero più significative e a lui interessa davvero chi stia più su in una stupida lista? Ride e scuote il capo fintamente affranta, poggiandosi poi di nuovo alla sua spalla. «Non mi dirai nulla di te, stasera. Vero?»
Annuisce. «Vero» sussurra, stringendosi appena al suo corpo. «Non mi piace parlare di me»
«Aspetterò»
«Lo so» mormora, poi cala in silenzio e davvero ripensa alle parole che gli ha rivolto con una sincerità che non ha nulla vedere con l'alcol. Nina è schietta e basta, Nina è senza filtri e le provoca un brivido lungo il collo. Rimane in silenzio e poi non ce la fa più, così ripete: «Quindi? Chi è al primo posto?»
«Davvero ti interessa?»
«Sì»
«Zayn» sussurra allora Nina. «Ma è tutta una questione di apparenze, quella lista. L'ho fatta molto tempo fa con le mie amiche» spiega e si tocca i capelli, lisciandoli, e poi chiude gli occhi. Le fa male la pancia. «Lui non mi fa trattenere il respiro, come fai tu»
Cinque, dieci, quindici minuti di bassi che riecheggiano nelle loro menti, insieme ai loro cuori e anche Nina, oltre Niall, sembra a corto di parole. I loro bracci si toccano, si sfiorano e le loro teste si scontrano, poi Nina si addormenta seduta sul marciapiede e non sa delle braccia che la stringono prima e poi la sollevano.
E a Niall piacerebbe farla respirare, magari destabilizzarla quanto basta per farle cambiare idea sul suo volerlo aiutare, ma proprio non crede di riuscirci, così spera solo che lei sia abbastanza resistente da rimante in apnea il più a lungo possibile.
 
 
 
 
 
 
 
Salve : )
Come state? Spero bene!!
Passando al capitolo, perché devo riprendere a studiare, la prima parte non è il massimo, ma avevo bisogno di portare avanti la situazione sentimentale tra Ron e Liam e gettare qualcosa tra Niall, Nina e, perché no, Harry.
La seconda, invece, mi piace decisamente di più. Mi sono divertita da morire a pensare cosa potesse piacere a Nina, anche perché non è proprio ubriaca marcia, ma abbastanza sbronza da avere questa idea un po’ stupida che in altri casi non avrebbe nemmeno pensato: non si può pretendere di conoscere una persona facendogli una lista (della spesa) del genere!!
Detto ciò, spero che anche il mancato bacio sia piaciuto perché quelle storie dove già al secondo capitolo sono innamorati non le sopporto, anche se, sì, potreste dire la stessa cosa della mia, dato che comunque si sono gia messi (abbastanza) gli occhi addosso hahah
Ora scappo e grazie di tutto, anche se non recensite. È okay, alla fine : )
lascio una gif dei Narry e una foto di Nina, Emma e una terza ragazza (cappotto arancio) che non è Ron, ma pazienza. Se riuscirò a portare questa storia avanti, ci sarà un giorno in cui posterò anche delle sue immagini!!
Njaalls
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Missing ***


Capitols 5 — Missing
 
Che cosa succede se non c'è il per sempre?
Vuoi baciarmi per la buonanotte?
 
Niall sparisce per tutta la settimana successiva e nessuno sa che fine abbia fatto. Nessuno, tranne Harry.
Nina è attraversata da un insieme di emozioni che le attanagliano lo stomaco, è delusa e poi preoccupata, ad un certo punto riesce a celarsi addirittura dietro una maschera di apparente indifferenza, ma poi esplode e allora Harry è la sua vittima e potrebbe semplicemente stare male, avere l'influenza, ma almeno si metterebbe il cuore in pace.
Lo raggiunge al forno il mercoledì dopo la lezione di danza, sudata e accaldata, il body ancora addosso perché hanno fatto più tardi del previsto e allora si è tirata su i jeans ha iniziato a correre, sennò la panetteria avrebbe chiuso ed è arrivata appena in tempo. Si è fermata davanti agli scalini trafelata e il sorriso di Harry non è riuscita a riscaldarla abbastanza, semplicemente perché non era quello di cui aveva bisogno, quindi si è fermata di colpo, con le mani sulla tracolla, e «Dov'è?!» ha chiesto.
«Scusa?» e le labbra del riccio sono diventate un'unica linea sottile e seccata, che si è poi mischiata al nervosismo delle sue mani. E Nina ha ripetuto la sua domanda ed Harry è stato titubante, insicuro e un po' spiazzato da quella continua richiesta, ma alla fine lei ha insistito così tanto -Nina sa essere abbastanza fastidiosa, quando vuole- che non ha avuto altra scelta. Ha sospirato prima di parlare, perché ha troppi motivi per farlo e troppi pochi per passare sopra quelle strane attenzioni della sua amica per il nuovo arrivato.
«È in Irlanda» ha esalato e si è seduto su un gradino, mentre la proprietaria, Barbara, ha chiuso a chiave l'ultima serratura e ha salutato entrambi.
«Cosa?»
«Solo per qualche giorno, poi torna» l'ha rassicurata e Nina non ha proprio notato il dispiacere della sua voce, non ha sentito l'ultima parola che si è incrinata fino ad affievolirsi. Poi torna e vuole di nuovo il suo amico ad Holmes Chapel, sì, ma ora sembra turbato dal suo soggiorno e Nina è sempre più bella, ma anche più lontana.
«Sta bene?»
«Ti sei affezionata a lui»
«Può darsi» tenta lei, scivolando al suo fianco e sì, Harry lo ha capito che gli si è affezionata, ma ammetterlo sarebbe come darsi uno schiaffo, quindi le offre una sigaretta, prima di servirsi da solo. Se le accendono.
«Sta bene, comunque» ed è l'ultima volta che parla in quel tardo pomeriggio e non le ha nemmeno risposto quando lei gli ha augurato una buona serata, prima di scappare via.
Adesso è domenica e Nina ha passato il fine settimana in casa a studiare per il test di matematica e con lei anche Ron ed Emma.
La finestra della camera è chiusa ermeticamente, sigillata, mentre si torturano le mani e mordicchiano le gomme sulla punta delle matite. Ron è solo spazientita perché lei va forte in matematica, ma le sue amiche no, quindi Nina è frustata ed Em un po' pure e vorrebbe solo mettere quel DVD e prendersi una meritata pausa. Questa chiude di scatto il libro e raccatta una sigaretta da un pacchetto che non le appartiene.
«Non ho intenzione di ripeterete più cosa è una funzione iniettiva, biettiva e tutto quello che me deriva» annuncia a braccia aperte, avvicinandosi alla finestra e aprendola, porta l'accendino vicino al tabacco e la fiammella lo bruciacchia. «La scuola mi ha già rotto il cazzo»
«Em!» la richiama Ron, alzando gli occhi al cielo. Nina ride perché nemmeno a lei piacciono poi così tanto le parolacce e le dice di rado, ma non si scompone più di tanto e poi sono abituate alle lagne di Emma ed è fatta così. Hanno accettato molto tempo prima la sua pelle pallida con le sue labbra grandi e brave a rimanere chiuse anche per ore, prima di imprecare. Nina chiude il libro e segue a ruota la sua migliore amica, sfilandole la sigaretta dalla bocca. Aspira e si stringe nella felpa larga. «Nina!»
«Che c'è, Ron» esaspera lei, sedendosi sulla scrivania e allungando le gambe davanti a sé. Non è stanca, è solo stufa e come Emma vorrebbe solo fiondarsi sotto le coperte per guarda un film e mangiarsi una pizza. Sorride. «Non voglio fare più nulla, sono due giorni che studiamo»
«Domani c'è il test» le fa presente Ron, però chiude i libri anche lei e sì che è stanca, anche se non lo ammetterà mai.
«Ce la caveremo» risponde con una scrollata alle spalle l'altra e lo chignon scuro e un po' lento le scivola sulla nuca. «Le cose le sappiamo»
Cala il silenzio, Nina passa poi la sigaretta di nuovo ad Emma e spera solo che nessuno dei suoi genitori le faccia troppe domande su quella persistente puzza di fumo, anche se al massimo addosserà la colpa alla bionda.
«Ho fame» si lamenta allora Emma, poggiandosi al muro, prima di inalare altra nicotina e sbattere più volte le palpebre pesanti. Si stropiccia un occhio con il dorso della mano libera e Nina si poggia stancamente a lei.
«Tra poco dovrebbe arrivare il ragazzo delle pizze» le risponde questa, che ha acceso la musica a volume basso e ora si muove leggera sul parquet della sua camera. C’è Sam Smith che le riempie la mente e ama la voce di quel ragazzo, le note leggere ma sicure sono uniche e la fanno sorridere involontariamente, e poi c’è Emma che smonta sempre il suo amore per quell’album, dicendo che dovrebbe rivedere le sue priorità perché è troppo depresso. E forse ha ragione, ma Nina ride ugualmente, tanto le ha già chiesto di prestarglielo.
Chiude gli occhi, lascia scivolare i piedi scalzi sulla superficie liscia e poi li riapre di colpo, fermandosi all'istante, dopo una manciata di minuti.
«E Niall?»
Le sue braccia cadono sui fianchi e se in un primo momento Ron è spaventata da quello sguardo un po' duro dell'amica per la domanda che le ha posto, poi si rilassa, quando Nina fa spallucce e si siede sul letto.
«Te l'ho detto» risponde solo, si abbandona sul materasso coperto da un piumone bianco a fiori e guarda il soffitto. Sam continua a cantare e a vibrare dentro di lei. «Torna»
«Se non dovesse farlo?» tenta Emma.
«Torna» ribatte l'altra, mentre l'amica ascolta in silenzio e butta la cicca nel portacenere. Poi lo nasconde sotto il letto, tanto Nina lo vuoterà.
Le raggiunge e ora si stendono tutte e tre e guardano le stelline che si illuminano di notte e che hanno appiccicato insieme sul tetto, quando avevano dieci anni e con il prezioso aiuto del signor Evans. «Sarebbe un pensiero in meno per voi, se non lo facesse. Vero?»
«Non dire sciocchezze, Nina» dice Ron, accarezzandole un braccio e poi mettendosi su un fianco: la abbraccia e sprofonda con la testa nell'incavo del collo dell'amica.
«In realtà sì» ammette Emma e la mora non ribatte, perché ci pensa Ron a farlo, alzando la testa e lanciandole un'occhiataccia. Ma ad Emma non importa: non interessa che Niall faccia tremare le gambe della schietta Nina o che lasci senza fiato anche se si conoscono appena, perché crede che la sincerità venga prima di tutto e sa che l'amica la capisce. Nina la conosce e per lei Emma va bene così, con i difetti e i pregi, tanto rispetterà sempre le sue decisioni. «Non mi guardare così» si lamenta, rivolta a Ron con una smorfia. «A te non piace lui e a me non piace sentire i tuoi continui sospiri ogni volta che ne parliamo»
«Non è vero che non mi piace»
«Ron»
«Non è il mio tipo, ma se a Nina piace—» spiega la diretta interessata mettendosi a sedere. Le altre si tirano su allo stesso modo ed incrociano le gambe sul materasso, guardandosi in faccia e sorridendo appena.
«A me non piace in quel senso» si intromette la mora, aggiustandosi lo chignon morbido e muovendo un po' le dita sfilate a ritmo della musica che inonda la stanza.
«Nina» la canzona Ron. Scoppia a ridere, guardandola negli occhi ridotti a due fessure e i denti in bella mostra.
«Mi piace il modo in cui cammina o quello in cui si scrocchia le dita, i suoi occhi quando non sono arrossati e le sopracciglia che alza quando è sorpreso. Mi piace la ruga tra le sopracciglia e la sua espressione il più delle volte furba, o il suo accento fastidioso» risponde con un sorriso pieno sulle labbra grandi. Si tocca il collo e piega leggermente il capo, prima di scoppiare a ridere perché «Ma non mi piace in quel modo», ma tanto non ci crede nemmeno lei.
L'ultima volta che Nina ha visto Niall, è stato alla festa a casa di Louis e Ron, mentre erano seduti sul marciapiede e ridevano anche per la più piccola stronzata. Nina aveva in circolo troppo alcol e Niall aveva fumato erba, la prima non si reggeva nemmeno in piedi, mentre il secondo alternava momenti di lucidità, un po' perché c'erano davvero istanti in cui la vista era meno confusa e un po' perché senza lui la ragazza sarebbe caduta a terra e non si sarebbe più rialzata. Nina ricorda i discorsi, le gambe che tremavano e la sua testa appoggiata alla spalla di Niall. Ricorda poi di essersi addormentata e di essersi risvegliata alle cinque del mattino con la testa che pulsava e la necessità impellente di buttare fuori dal suo corpo i drink della sera prima. Quindi era corsa verso il gabinetto e Ron l'aveva seguita in silenzio, prima di tenerle i capelli e vederla vomitare.
Nina si era alzata altre quattro volte quella mattina per fare una puntatina in bagno, poi si era addormentata -dopo un breve messaggio ai suoi, nel quale si scusava per aver ignorato i loro messaggi e li tranquillizzava, assicurando di essere ancora viva- e quando aveva fatto colazione era l'una passata.
Le sue amiche non avevano detto nulla di Niall, quindi lei era rimasta in silenzio finché non ne aveva potuto più e allora Ron le aveva raccontato di esserselo visto comparire alle due passate all'ingresso, mentre lei gli si aggrappava inconsapevolmente al collo della felpa e alle spalle, intanto la reggeva un po' precariamente petto contro petto e con le braccia avvolte intorno alle gambe della mora. Nina era scoppiata a ridere e, anche se non aveva sentito le guance prendere fuoco, aveva provato qualcosa ed era stato sufficiente per capire che aspettava solo il giorno successivo per vederlo.
Ma ora Niall è sparito e Nina sa solo che è in Irlanda e torna, forse.
Ci sono minuti di silenzio perché Nina pensa e le sue amiche pure, quindi tutto tace e questi discorsi sull'ultimo arrivato non stanno un granché in piedi.
«Liam?» chiede allora, tanto se non lo avesse domandato lei, lo avrebbe fatto Emma con molto meno tatto, quindi l'ha preceduta e la ragazza si è stretta nelle spalle.
«Non abbiamo parlato molto in questa settimana tra interrogazioni e test» mormora seccata e passa il dito sulle cuciture del piumone, nei suoi occhi si legge dell'imbarazzo e della tristezza, ma sorride comunque e prova a non arrossire. «Quando abbiamo qualche minuto, non siamo mai soli e lui non vuole prendere l'argomento bacio. Anche se sembrava così intraprendente all'inizio»
«Posso minacciarlo» propone allora Emma sorridendole e dandole una leggera spallata. «Con Zayn funziona»
«Zayn accetterebbe qualsiasi cosa se fossi tu a chiedergliela» le fa presente Nina, scivolando dal materasso e iniziando a posare i libri sulla scrivania. Poi si toglie la maglietta e rimane in reggiseno, mentre cerca sotto i cuscini e poi nell'armadio il suo pigiama.
«Anche Harry»
«Che c'entra Harry ora?» domanda Nina scuotendo il capo, prima di infilare, quasi letteralmente, la testa nella cassettiera. «Perché devi tirarlo nella discussione?»
«Si amputerebbe un braccio per te» le fa notare Emma con un sorriso malizioso, quello delle giornate  e delle serate è stata un giorno passabile, non rompete il cazzo.
«Lo so» risponde l'altra semplicemente e tira fuori la sua maglietta del pigiama, quindi la indossa e sorride senza un preciso motivo.
«E ignori le sue attenzioni così?»
«Emma, tu il momento prima tratti Zayn come se avesse la lebbra e quello dopo come fosse una sorta di divinità dell'apatia. Non sei nella posizione adatta per fare del sarcasmo su come mi comporto con Harry, Niall o chiunque altro»
«Nessuno ha parlato di Niall ora» le fa notare con una risatina fastidiosa Ron, intervenendo e facendosi largo nel battibecco. Accendono la tv e spengono la musica, intanto che le loro pance brontolano e quando arriva il ragazzo con le pizze? «Hai fatto tutto da sola»
«Oh, chiudete il becco!» esclama allora Nina scoppiando a ridere così forte che le altre la seguono a ruota. Non saranno le ragazze più sentimentalmente stabili, ma gli amori vanno e vengono, mentre loro rimangono e sono bellissime anche con quelle sigarette e le chiacchiere perenni.
 
 
 
 
 
 
Nina batte le palpebre e A piedi nudi nel parco è un bel film, ma è più il genere di Ron, mentre lei ed Emma avrebbero puntato sicuramente più sulla fantascienza e non su una commedia anni '60. L'amica si è così impuntata però, che l'hanno lasciata vincere alla fine, anche se a malincuore e con gli occhi al cielo, perché «Guardo sempre quello che volete voi!» e forse è vero.
Nina si gira su un fianco, mentre fa attenzione a non ammaccare nessun arto o organo vitale di Emma che le sta accanto e ora sono tutte e tre stese sotto il piumone e fanno attenzione a non uccidersi con qualche ginocchiata, intanto che si stringono nel tepore del letto e a Nina sta congelando un fianco scoperto.
Sono a metà film e hanno già cenato con una pizza di sotto -insieme ai signori Evans e Cecilie-, preparato le borse con i vestiti sporchi del fine settimana e poi quelle con i libri per la scuola del giorno dopo. Ora dividono una coperta troppo corta e un materasso che non le fa stare più così comode. Ma la verità è che sono cresciute e non sono più minute come lo erano una volta, ma ogni volta ci provano e si accontentano anche di non respirare, pur di condividere lo stesso letto, che poi le vedrà spingersi giù durante la notte. Si sveglieranno con qualche livido, ma non frega a nessuna di loro.
La stanza è buia, le serrande abbassate senza lasciar trapelare nulla e probabilmente se dovesse entrare sua madre dal corridoio direbbe loro di aprire perché «Non si respira in questa stanza!» e spalancherebbe tutto senza pietà, lasciandole lamentare.
È un secondo poi in cui Nina scorge un bagliore provenire dal suo cellulare poggiato per terra e semi nascosto dalla struttura del letto, aggrotta le sopracciglia e si sporge. Lo raccoglie, rimanendo in bilico con metà busto oltre il materasso, sul vuoto, perché il caricabatterie è troppo corto e lei arriva a stento ad afferrarlo. Il numero è sconosciuto e non vede l'anteprima, quindi sblocca il suo iPhone mettendo frettolosamente il codice e si morde un labbro mentre apre il messaggio. Quando legge, sorride senza riflettere, con i denti in mostra e le rughe d'espressione pronunciate sotto gli occhi.
 
Mi hai detto che dovremmo uscire insieme.
 
Nina sorride perché c'è sempre qualcosa e sente che è un sentimento che le vibra sulla pelle fino alle viscere, lasciandola senza fiato, e sorride perché non può essere vero e se l'ha fatto, forse, anche lui sente qualcosa stringerlo dallo stomaco quando sono insieme e la sopporta un po' traballante. Memorizza il numero perché non impiega molto a capire chi sia, anche se non si è firmato e non ha la minima idea di come abbia fatto a rintracciarla. Si lecca le labbra e non si accorge nemmeno degli sguardi delle sue amiche, che ora le lanciano occhiate confuse e a volte curiose.
 
A: Niall
Chi ti ha dato il mio numero?
 
Da: Niall
Se è un problema lo cancello.
 
A: Niall
No, ma quando torni?
 
Da: Niall
Domani.
E il numero l'ho chiesto ad Harry. È stata una cosa stupida?
 
A: Niall
Abbastanza. Stai bene?
 
Da: Niall
Hai detto dovremmo uscire insieme, ma decisamente corri troppo.
 
È la voce di Ron a ridestarla dalla convenzione, mentre si morde il labbro e pensa a cosa rispondere. Fa per scrivere e «Con chi parli?» e probabilmente se fosse qualcun altro direbbe che sono affari suoi con un sorrisone, ma è sua migliore amica e non può nasconderglielo, nemmeno se lo volesse. Sorride lo stesso.
«Niall» risponde sincera, facendo scatenare l'ilarità della sua compagnia, solo dopo un momento di muta sorpresa.
Nina lancia loro un'occhiata e poi ritorna alla sua conversazione, anche se i messaggi non le piacciono e preferisce al massimo le telefonate. Rilegge l'ultimo, di messaggio, e assimila le parole. Corri troppo e sì, lo sa che corre troppo e che è un brutto vizio, ma ha anche un grande pregio che è quello di saper rispettare le scelte altrui, quindi si morde la lingua e metterà un freno, perché può farlo e poi perché era ubriaca e non vuole un appuntamento ora. Non almeno uno serio, anche se è di Niall Horan che si parla.
 
A: Niall
Lo so, Niall. 
 
Lei lascia il telefono acceso, perché potrebbe rispondere anche se sa che non lo farà, perché rileggerà la breve conversazione prima di andare a letto e perché sì, senza un altro motivo. Non bisogna trovarne per forza uno se ci sono già gambe che tremano e uno stomaco in subbuglio, quindi il film finisce tre quarti d'ora dopo e Nina ha già riletto i messaggi due volte, Emma e Ron si mettono su un fianco e lei fa lo stesso dopo aver spento la luce sul comodino. Cala il silenzio e la matematica le ha sul serio sfinite in quel fine settimana, perché nessuna fiata.
«Credo mi piaccia» sussurra però dieci minuti dopo Nina, dal respiro capisce che sono sveglie e non sono ancora riuscite ad addormentarsi.
«Uhm?»
«Niall» spiega sorridendo al buio e a due persone che non la possono vedere, ma la conoscono e sa per certo che se la immaginano già. «Credo mi piaccia»
«Non ce ne eravamo accorte» esala Emma sarcastica, prima di girarsi bruscamente sull'altro fianco e farle intendere che non è in vena di chiacchiere, dandole le spalle. È al centro del letto ad una piazza e mezzo e si tira il piumone fino alla testa. «Buonanotte»
Quando sente la risatina sommessa di Ron, allora Nina abbraccia la brontolona del gruppo e cerca le mani dell'altra amica, trovandole insieme ad un sorriso ancora più largo e un respiro stentato. Poi si addormentano e ci sono solo corpi intrecciati e battiti regolari nel silenzio della notte.
 
 
 
 
 
 
 
 
Oggi non mi dilungherò molto, perché ho Leopardi da finire di studiare e sono entrata solo per pubblicare regolarmente.
So che il capitolo non è un granché qualitativamente e quantitativamente parlando, ma è un modo per allacciare i rapporti con gli altri personaggi ‘secondari’ (anche se poi secondari relativamente) e mi parò comunque perdonare nel capitolo successivo hahah sì, decisamente.
Vorrei ringraziare chiunque legge e non espone le proprie idee sulla storia, chi la inserisce da qualche (qualsiasi) parte e chi invece c’è sempre con costanza.
Ora devo scappare sul serio e scusate!
Vi lascio con una foto di Ron e Nina!!
Njaalls
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Kiss Me ***


Capitolo 6 —  Kiss me

Se gli esseri umani fossero precipitazioni atmosferiche, io sarei stato una pioggerellina, lei un ciclone.

Niall non torna nemmeno il giorno dopo e Nina dopo un po' ignora quell'assenza e va bene.
Niall non è un'abitudine per lei. Si conoscono si e no da due mesi, se si contano anche i giorni in cui nemmeno si guardavano e quelli in cui lui la ignorava, quindi non è difficile superare la mancanza, il posto vuoto, perché Nina ne ha altre, di abitudini.
Ha la sigaretta prima di entrare e si sta mettendo in testa di smettere, ha il tavolo in fondo alla mensa con i suoi amici che parlano del più e del meno, ha l'anello che le ha regalato sua madre e che era stato prima di sua nonna, ha troppe scarpe da tennis e Niall non è qualcosa che le appartiene, come un'abitudine. Quindi fa spallucce, sorride alle sue amiche all'entrata e ride immensamente quando Liam cade dalle scale alla fine delle lezioni. Poi corre ad aiutarlo, ma prima ride e non lo nasconde.
Ora è pomeriggio inoltrato e le fanno male i piedi e probabilmente quando toglierà le scarpette, sanguineranno un po' i graffi, ma ha ancora gli ultimi dieci minuti di lezione e non si sforza troppo per rimanere in piedi. L'insegnate le sta correggendo perché mancano di grazia a detta sua, ma Nina è consapevole della sua delicatezza nel portamento, dei suoi passi quasi inconsistenti e del suo corpo leggero, poi apre la bocca e rovina quel quadro, ma pazienza.
Si riscalda appena, muove il collo e allunga le gambe sulla sbarra e la danza è solo un hobby, ma ha sempre creduto che sarebbe diventata adulta tra pece e nastri per capelli, solo che ora non ne è più così sicura.
Si guarda allo specchio e si lecca le labbra, prima di distogliere lo sguardo e abbassarlo sulla piega che il body le fa sulla pancia fasciata, poi mette una punta e osserva il collo lungo del piede.
«Nina?» ed è chiamata da qualcuno con tono squillante, ma non aggressivo. Alza gli occhi e sorride, facendosi avanti verso Teresa, l'insegnante, che le incita a eseguire i passi che studiano ormai senza sosta da mesi. La musica parte, aspetta fino a dieci e poi fa il suo Basque in tre tempi. E Nina è delicata quando vuole e non ha pensieri mentre fa quello che le piace e la danza è un'abitudine. Non Niall, lui non lo è, anche se le fa trattenere il respiro e le gambe le tremano quando gli sta troppo vicino, anche se quello verso il suo corpo potrebbe essere il passo più leggero che abbia mai fatto. Chiude gli occhi ad intervalli e le piace sia la linea stesa della caviglia, che le punte delle mani eleganti ed appoggiate al nulla. La musica cessa e Teresa le fa un occhiolino, quindi Nina scoppia inevitabilmente a ridere e la sua serietà crolla senza preavviso.
Perché lei vuole che Niall Horan diventi un'abitudine, quindi ride.




Quando mezz'ora dopo esce dalla scuola di danza, trattiene il respiro e si blocca con un nodo allo stomaco. Poi ha la pelle d'oca sulle braccia scoperte e vorrebbe dare la colpa al freddo matto che le sta attaccando tutte le ossa, ma non le piace mentire e sa perfettamente che non è quello il motivo.
Con delle case basse alle spalle, Niall è seduto sul muretto fuori l'ingresso del centro sportivo, la testa china e le mani nelle tasche della felpa scura, i capelli sono incastrati in un cappello da baseball dei New York Yankees e indossa dei pantaloncini che lo staranno facendo morire congelato.
Il cielo è scuro, senza nessun accenno di chiarezza se non per un celeste poco vivace che si sta mischiando al blu della sera. I lampioni sono già accessi e il vento è abbastanza forte da scompigliare le fronde degli alberi insieme ai capelli di Nina. Questa lascia che la porta alle sue spalle sbatta ed è a quel punto che la testa del ragazzo si alza colto in un momento di distrazione e permettendo che la luce soffusa sopra la sua figura lo illumini, rivelando un viso riposato e un paio di occhiali da vista con la montatura spessa. Nina scoppia a ridere senza un perché e si guarda intorno un po' nervosa, mentre la ghiaia sotto le suole delle sue Nike emette dei rumori strozzati che riecheggiano nell'atrio della scuola di danza. Gli sorride e Niall si limita a guardarla, mentre avanza verso di lui e lancia il borsone al suo fianco, sul muretto sopra il quale è seduto senza che lei lo sappia da una buona mezz'ora.
«Pensavo saresti venuto a scuola» ammette la mora senza smettere di mostrargli un sorriso e lasciando scivolare le braccia dentro il giubbotto pesante, che aveva dimenticato di indossare prima di uscire. Chiude la cerniera e libera i capelli lunghi dal colletto.
«Ho detto solo che sarei tornato oggi» risponde allora Niall facendo un sorrisino e affilando lo sguardo. Rimangono in silenzio per qualche secondo e l'unico rumore è quello del vento che soffia, poi Nina si poggia al muretto e Niall tira fuori un pacchetto di Chesterfield. Gliene offre una e lei è quasi tentata —solo una— ma ha promesso che avrebbe iniziato a smettere e in quel momento non è né troppo nervosa, né troppo stanca, quindi può anche evitare. Scuote la testa.
«No, grazie» dice, declinando l'offerta e giocando con dei sassolini sotto la suola delle scarpe. «Sto provando a darci un taglio con quelle» e sorride con i denti in mostra e le rughe d'espressione accentuare sotto gli occhi.
«Bene» constatata lui, piegando il capo e rivolgendole un sorriso storto.
Nina ride e allora si scosta dal muro, giocando con la tracolla del borsone, prima di metterselo in spalla e piazzarsi davanti alla figura di Niall, intenta a riparare la fiamma del proprio accendino dal vento e accendersi così una sigaretta. «Come stai?»
Si stringe nelle spalle.
«Sei sparito nel nulla per una settimana» lo accusa, ma senza perdere il divertimento tipico di Nina. E poi non è né offesa, né arrabbiata, non ha motivo per esserlo e Niall non è un'abitudine, può anche stringere i denti e mettere un freno un po' a tutto quello che le si smuove dentro.
«Se ti dicessi che è successo all'improvviso mentirei, mi dispiace» e le rivolge uno sguardo divertito, mentre alza il cappello da baseball e si aggiusta i capelli con una mano. Lei si sente al posto giusto al momento giusto, ripensa a Niall e il suo davvero non essere un'abitudine, alle sue mani e al reticolo di vene sulla parte superiore di queste e ripensa ai suoi occhi. Gli sorride, ma in realtà ha la testa altrove e dentro di sé è tutto un groviglio difficile da slegare e pieno di nodi. È brava a mostrare sicurezza, ma non può ignorare il desiderio di essere sempre in ordine e il fare attenzione ad ogni suo gesto, il prestare attenzione a dove mette i piedi e quindi a non cadere. A sua volta, Niall appare distaccato, rude e sfacciato, spesso senza accorgersene, ma lei lo ha anche visto arrossire e ha un mondo un po' tutto suo, quindi lo potrebbe anche aspettare, se fosse necessario, perché non è normale il casino che ha portato con sé, sopraffacendola.
«Sono tornato in Irlanda, comunque» le spiega e non sa nemmeno lui perché glielo stia dicendo e non abbia semplicemente aspettato una sua domanda. Ma poi scuote la testa e sa perché non ha semplicemente aspettato che lei gli cavasse le parole dalla bocca —certo che lo sa— solo che è troppo orgoglioso per ammerlo e quindi prosegue. «Una sorta di riunione di famiglia in occasione del compleanno di mia madre»
«Ti manca?» domanda lei leccandosi le labbra e ciondolando davanti alle gambe del ragazzo, mentre una brezza leggera prova a spingerla invano.
«Chi? Mia madre?» si stringe nelle spalle e affonda di più le mani nelle tasche della felpa. La guarda e i suoi occhi sono come delle calamite e potrebbe esserne attratto per sempre senza mai essere respinto. «Sono sempre stato un ragazzo indipendente. Ma, sì, alla fine mi manca»
«Io intendevo casa. La tua famiglia. Non solo tua madre» spiega Nina abbozzando un sorriso e, sentendo quell'argomento bruciare un po' la pelle del ragazzo, si fa incerta. «L'Irlanda, l'aria di lì e tutto il resto»
Niall le rivolge un sorriso un po' amaro e forzato, poi scende dal muretto e fa spallucce. «Non sono un tipo malinconico o troppo nostalgico. Posso sempre tornarci» e poi scuote la testa, ridendo, ma è una risata un po' dura e ruvida e Nina per una volta crede che stare zitta potrebbe solo giovare. «Ti riaccompagno a casa?»
«Non ce n'è bisogno»
«Ho tempo da perdere»
«Grazie per la sincerità»
A quel punto Niall inclina la testa e non si muove. Nina fa lo stesso e non si muove.
Lei lo fa per prenderlo un po' in giro e lui si acciglia, quando poi gli sorride, sa che non si abituerà mai alle sue smorfie di allegria e che gli piacciono, decisamente. Scuote la testa e si incammina, apparentemente incurante che lei lo segua o no, ma sente le sue scarpe pestare la ghiaia ed emettere dei continui scricchiolii, quindi procede fino ad arrivare in strada.
Quando iniziano a camminare sul marciapiede, Nina non permette che il silenzio sia il soggetto delle loro discussioni, quindi inizia a parlare a raffica e Niall le è un po' riconoscente perché a lui il silenzio non piace poi granché, anche se spesso ha solo bisogno dei suoi spazi. Come tutti del resto.
Nina è un fiume in piena, un vulcano, è senza filtri e mentre cammina zampetta un po' a destra e un po' a sinistra, facendolo ridere appena con quella parlantina genuina e quasi mai volgare. Lui la ascolta, risponde alle sue domande e cerca in tutti i modi di non risultare troppo arrogante e si sta impegnando. Nina è sfacciata come lui, non ha problemi a dire ciò che crede sia corretto anche se poi se ne esce con un «Ma ognuno pensa quello che vuole, eh!» che lo fa trattenere dal scuotere la testa più volte.
Sentono il vento andare a loro sfavore, ma si stringono nei vestiti e fanno attenzione a non sfiorarsi nemmeno con i gomiti, perché le parole sono abbastanza anche per Nina e nessuno vuole forzare la situazione. Niall è catturato poi in un momento di distrazione, quando gli occhi di lei lo richiamano alla sua compagnia e allora gli sorride, facendolo accigliare, perché ha detto qualcosa ma non l'ha sentita.
«Come?»
«Dico» risponde lei allargando appena le braccia. «Perché mi aspettavi fuori dalla scuola di danza?»
«Perché avrei dovuto per forza aspettare te?» chiede a sua volta, cercando un timbro tale che la sua voce risulti una sfida. Ci riesce, ma ha comunque perso. «Potresti avermi trovato lì perché aspettavo qualcun altro»
«Però ora sei qui con me, non con qualcun altro» gli fa notare retoricamente lei con un tono a metà tra il divertito e il canzonatorio. Niall risponde con un smorfia e ha ragione e non ribatte, perché non ha una risposta concreta che spieghi perché è andato lì. Sa che lo ha fatto però e che aspettare anche al gelo insistente, lo ha fatto sentire forse meglio. «E sono anche piuttosto sicura di averti detto che prendo lezioni di danza»
«Sì, lo hai fatto» conferma agitando la testa bionda su e giù, ricordando la festa a casa dell'amica di Nina. Proseguono poi in un sinistro silenzio che coglie Niall contropiede e allora lei cuce la bocca e non fiata se non per scusarsi quando gli taglia involontariamente la strada, ma è stata obbligata dalla panchina sul marciapiede.
Non voleva. Lui annuisce appena.
Durante il tragitto Nina da la precedenza in una strettoia a due anziani e accarezza la testa di una bambina quando questa gli si schianta quasi contro con un lecca lecca grondante di saliva tre le mani. Si trova a riflettere sui loro caratteri così simili, ma anche così diversi, perché lui avrebbe semplicemente accelerato il passo per evitare di scontrarsi con la coppia anziana e avrebbe aggirato la più piccola, continuando per la sua strada.
Sono quasi arrivati alla piazza in centro e, stando  alle indicazioni di Nina, casa sua è all'esatto opposto rispetto a quella del biondo e alla stessa scuola di danza. Si stringe nella felpa perché, Gesù, fa un freddo cane e aspettano così che il semaforo diventi verde.
«Com'è l'Irlanda?» domanda ad un certo punto la ragazza e lui si poggia con una spalla ad un palo, accendendosi un'altra sigaretta.
«Il miglior posto al mondo. Ma te l'ho detto, sono uno che si adatta» ammette con una scrollata di spalle, aspirando il fumo e facendolo uscire poi dalle labbra appena schiuse.
«Mi piacerebbe visitarla» risponde a sua volta Nina, guardando il cielo con il naso all'insù e gli occhi sgranati di una persona ingenua e un po' sognatrice. Si volta verso Niall e sorride amabilmente. «Mi ha sempre dato l'impressione di essere allegra. Forse perché è così green. Di dove sei?»
«Mullingar, Irlanda del sud» scatta il verde e Niall prende una pausa, seguendola quando riprende a camminare. Attraversano la strada e Nina gli rivolge uno sguardo contento, sorride ancora e il ragazzo non si è ancora rassegnato all'idea di vederla sempre sotto quella luce di spontaneità e leggerezza. «È una piccola città e, sì, è molto green. l'Irlanda è bella. Il migliore posto al mondo»
«Ti è dispiaciuto lasciarla» afferma allora lei, mentre Niall si stringe nelle spalle e consuma lentamente la sigaretta tra le dita. «Si vede»
«Ogni famiglia ha i propri alti e bassi» spiega pratico, guardandosi intorno. Il suo passo è sicuro, ma si mantiene comunque a distanza di sicurezza dal corpo di lei che sfiora soltanto l'asfalto in una camminata allegra e frizzante, ma anche elegante, a modo proprio. «Mio padre e mia madre hanno ripreso a parlarsi con frequenza solo negli ultimi tempi. Quando lui è stato licenziato, ha colto la palla al balzo e ha deciso di cambiare aria. L'ho seguito e basta, poi siamo arrivati qui. Il prossimo anno avrò passato già gli esami e, non so, mi arrangerò da solo»
«Hai comunque degli amici qui, non ti è andata male» gli fa notare Nina, prima di rivolgere lo sguardo alla piazza che li circonda ed osserva il panificio lì di fronte dove un ragazzo alto e ben piazzato serve un cliente distrattamente. Poi gli occhi di lei scivolano automaticamente su Niall e sorride, mentre lui fissa la punta delle proprie scarpe e poi si ferma, buttando la cicca per terra.
«Ho solo Harry» constata scuotendo la testa e ridendo poi quasi nervosamente. «E mi odierà»
«Ci sono anche io ed Harry non è una persona rancorosa. Affatto» dice Nina alzando le spalle e facendo qualche passo avanti. Si ferma quando nota che il biondo non la sta seguendo.
«È innamorato di te»
«Lo so, ma ci siamo lasciati» spiega la mora ovvia, gesticolando un po' frenetica con le mani e ridacchiando senza motivo. «Gli voglio bene, ma deve andare avanti, Niall. Gli hai solo chiesto il mio numero»
«Non credo che mi odierà per questo» ribatte lui e mette in mostra un sorriso furbo, quasi un ghigno sicuro e spavaldo. Avanza verso Nina e le sue braccia lungo i fianchi magri e occupa tutto quello spazio che durante il tragitto ha cercato di non invadere. Si sente forte e, Cristo, non gliene frega proprio nulla di Harry e sarà anche insensibile, ma Niall sa quello che vuole e ora sente un terribile impulso. «Siamo davanti alla panetteria e ci sta guardando»
Le parole del ragazzo la invadono e cercano di essere capite, studiate e verificate, ma Nina non ha il coraggio di guardare verso il locale illuminato, perché sperava avrebbe impiegato di più a servire il cliente e perché stanno in piedi dall'altro lato della piazza e magari potrebbe anche semplicemente non essersi accorto di loro.
«E allora?» chiede comunque Nina, aggrottando le sopracciglia, un po' spaesata.
Niall la afferra dai lembi del giubbotto e, dando le spalle al soggetto lontano della loro conversazione, la nasconde dietro la sua figura. Poi si china appena sulle sue labbra che sorridono e la bacia con sicurezza. Nina si sente piccola a confronto, mentre lui è così forte e grande. In altri casi saprebbe fronteggiarlo, tenergli testa e mettere a tacere il mare che ha dentro, ma l'impeto che ci sta mettendo è troppo grande anche per una come Nina e il desiderio è troppo per non farla tremare.
Si aggrappa quasi disperata alla felpa di Niall e si trattiene al suo petto, mentre un braccio di lui la regge dalla vita e forse ha capito che è tutta un po' traballante. Quando lascia che Nina torni a prendere una boccata d'aria, le dà poi un bacio umido all'angolo della bocca all'ultimo secondo, facendola boccheggiare per la sorpresa. Scoppia a ridere e la sua fronte si scontra contro il petto del ragazzo, prima di cercare il suo sguardo.
«E sono io quella che corre troppo?» sussurra e non lo lascia, perché le toglie il respiro e ha deciso che proverà a rimanere in apnea. E potrebbe anche diventare un'abitudine, Niall, quindi chiude gli occhi e «Baciami, per favore», lasciandosi spingere poi verso un muro nella penombra.

 



 
Sono scomparsa appena le vacanze natalizie sono iniziate. Mi sono detta di pubblicare almeno con la ripresa delle attività scolastiche, ma alla fine ho avuto altro da fare, quindi mi sono allontanata un po' dal fake e da qui. Mi spiace.
Qualche giorno fa sono entrata di nuovo sul mio profilo Njaalls e ho espresso la possibilità (e il dovere?) di tornare ad aggiornare e sono rimasta contenta di leggere che la mia storia sarebbe dovuta continuare perchè "merita". Vi ringrazio davvero di cuore (anche se siete molto pigre con le recensioni haha)!!!
Proverò a farmi vedere, almeno qui, spero. Non garantisco regolarità e puntualità tra scuola, corso per la patente, corso d'arte, disegno a casa e (sebbene insoddisfacente) vita sociale.
Vi voglio un mondo di bene e, oh, ho pubblicato Towers prima delle vacanze di Natale, una os su Niall senza grandi pretese. Magari non ne eravate al corrente (visto il poco spam) e vi piacerebbe dare una sbirciata. :)
Ora scappo... Ah, la citazione sotto il banner è di Cercando Alaska di Green che, sebbene non lo reputi un grande scrittore (almeno non così grande come molte lo vogliono far comparire), calzava a pennello per i miei ragazzi.
Njaalls 


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Regret ***



Capitolo 7 — Regret
E se la vita che fugge, io non fuggirò
 
È martedì, fa un freddo della madonna e Nina ha deciso di mettere comunque la gonna a scacchi che le ha regalato sua madre l'inverno precedente.
Ha le calze pesanti che le avvolgono i polpacci e pizzicano un po' tra le cosce, ha il maglione verde intrecciato sul davanti troppo lungo e gli stivaletti impermeabili che zampettano tra le pozzanghere sulla strada per arrivare a scuola.
Muove la testa a ritmo della musica che l'iPod ha scelto per lei, i capelli che svolazzano sulle spalle e le mani gelate nel giubbotto scuro che ha addosso. Il cielo è plumbeo e il naso di Nina all'insù perché, ci mette la mano sul fuoco, un bel temporale non lo scampano e a lei piace, alla fine. Le piacciono le gocce d'acqua che battono incessanti sull'asfalto consumato, le foglie che cadono con il vento e si appiccicano sui marciapiedi e le piace l'odore di terra bagnata.
Iggy Azalea le risuona nella testa e ogni volta che rappa non le riesce a stare dietro più a lungo di una manciata di secondi, sorride quando svolta l'angolo ed entra nell'atrio della scuola con la classica disinvoltura degna di Nina Evans.
Non ha detto ancora nulla né a Ron né ad Emma di Niall e del bacio, se l'è tenuto per sé e probabilmente avrebbe semplicemente potuto prendere il telefono e chiamarle, come sempre, ma ha sentito per una volta il desiderio di godersi un po' i suoi segreti e quindi non ha nemmeno cercato i loro numeri tra i preferiti. Ora è leggermente in ritardo e quando le scorge poggiate al muretto, con Zayn che rolla una sigaretta e Liam che gli regge il pacco di tabacco, accelera appena il passo e sorride, mentre armeggia con le cuffie. La sua figura alta, anche se esile, non passa inosservata e tutti i suoi amici alzano la testa o si voltano per salutarla, iniziando poi a osservarle le gambe lunghe.
«Che fine ha fatto Nina Evans?» domanda ridendo Liam, assottiglia gli occhi e ruba la sigaretta appena chiusa a Zayn che impreca perché se l'era fatta per sé. Nina non risponde e al posto suo Ron dà un colpetto scherzoso al braccio dell'amico e poi torna a rivolgersi ad Emma che invece osserva Nina con un misto tra lo stupito e l'indifferente.
«Hai delle gambe anche tu» commenta sarcastica e poi porta la sua, di sigaretta, alle labbra. La diretta interessata, se può, sorride anche di più. Non si offende tanto lo sa e le sue amiche possono dire questo ed altro, a lei sta bene e fa lo stesso con loro. Sta per avvicinarsi al muretto e sedersi, quando la campanella suona e Ron è la prima a saltare giù, precedendola.
«Abbiamo i test di fisica avanzata» spiega, quando le sopracciglia di Nina si aggrottano e se la ritrova davanti palesemente confusa dal suo comportamento frettoloso. Senza badare alla sigaretta nemmeno consumata, afferra Liam per un braccio e prova a tirarlo via con i capelli lunghi che le contornano il viso e gli occhi azzurri socchiusi. «Oh, andiamo, Liam!»
«Un secondo!» impreca questo, aspirando più volte nel tentativo di arrivare almeno a metà e prima di passare a malincuore la cartina rollata a Zayn. Questo scuote la testa. «Me ne devi ancora una, avrò fatto sì e no due tiri»
«Certo, come no» ride l'altro e i loro amici spariscono verso la folla che si appropinqua verso l'ingresso del liceo. Nina rimane quindi sola con Emma e Zayn e quando fa per sedersi sul muretto l'altra ragazza scivola giù.
«Ho biologia e non voglio sentirla urlare di prima mattina» annuncia, si sistema i capelli biondi dietro le orecchie e con un cenno del capo si trascina anche lei verso l'interno dell'edificio con una borsa capiente Marc Jacobs in spalla.
«Siamo rimasti noi» commenta il moro guardandola e rivolgendole uno sguardo affettuoso. Nina annuisce e comincia a tastarsi un po' nervosa le tasche del giubbotto alla ricerca dell'accendino azzurro che ha comprato solo una settimana prima, mentre tra le labbra tiene una sigaretta un po' in bilico. Una mano tatuata compare nel suo campo visivo e le va incontro, le dita di Zayn fanno girare la rondella e una piccola fiamma bruciacchia il tabacco all'estremità, mentre la ragazza aspira a pieni polmoni. È l'ultima —spera— della giornata e proverà a resistere perché ha fatto una promessa a se stessa, quindi la stringe tra le dita e se la assapora.
«Che è successo?» domanda Zayn un minuto più tardi, dopo un silenzio piacevole anche se rumoroso. I loro gomiti si sfiorano e Nina lo guarda e, nonostante il sorriso sulle labbra, aggrotta sopracciglia.
«Uhm?»
«È successo qualcosa» afferma divertito, buttando la cicca ormai consumata per terra, si scosta dal muretto e la pesta. «Tu non metti mai la gonna, tranne se non succede qualcosa»
Quell'affermazione colpisce Nina più di quanto si sarebbe mai potuta aspettare. Sente il vento leggero che le scombina i capelli e poi acquisisce quella frase come dell'acqua gelida, perché Zayn se n'è accorto e le sue amiche sono semplicemente sparite, senza sospettare nulla e senza chiedere esplicitamente. Lo osserva e poi si apre in un sorriso sincero, mentre lui ricambia un po' confuso e allora non sa se aprirsi o se tenersi per sé ciò che la rende un po' nervosa e che però le piace. Sente poi una sensazione quasi soffocante che riconosce come l'impellente necessità di raccontare, parlare e sfogarsi, quindi prende fiato.
Non è mai successo che quel genere di notizie le avesse date prima a qualcuno che non fosse né Ron, né Em, ma Zayn ha il suo rilievo e gli vuole bene come se lo conoscesse da una vita anche se un giorno di questi dovrà chiedergli il perché dei tatuaggi, o perché non è ancora andato da Emma e le ha urlato contro che è innamorato di lei, perché, sì, l'amore di Zayn per la loro amica è come una bruciatura sulla pelle: vivido e presente. Però Emma è testarda ed egoista e anche Zayn è testardo, ma non egoista, per questo le lascia il suo spazio e la timidezza fa sì che gli si nasconda dietro. Nina gioca con l'anello che porta sempre al dito e scoppia a ridere.
«Niall mi ha baciata» esala come se fosse un macigno tra un sorriso ed un altro e, dopo averlo ammesso, si sente quasi più leggera.
La smorfia di Zayn è divertente e lui stesso è divertito, da un pugnetto al muro sul quale l'amica è poggiato e poi scuote la testa. «Questo è esilarante»
«Smettila»
«Lo immaginavo, comunque»
«Cosa?» chiede allora Nina spalancando un po' gli occhi. Getta il mozzicone per terra e sente freddo. «Che mi avrebbe baciata?»
«No, che lo avresti rincoglionito più di quanto non fosse già»
 
 
 
 
Nina non è mai veramente preoccupata. Sì, a volte è ansiosa, com'è giusto che sia, ma continua sempre a sorridere un po' nervosamente e poi passa tutto, quindi lei si tranquillizza.
Lo è, ansiosa, quando i suoi litigano a voce troppo alta, prende un votaccio in matematica o guarda American Horror Story che di horror non ha niente ed è più splat che altro.
Quando esce dall'aula di letteratura inglese è il perfettamente rilassata, i capelli sciolti che le svolazzano intorno al viso e quell'aura fatta di allegria e spensieratezza che la caratterizza e la rende un po' unica. I suoi piedi e le sue gambe lunghe percorrono veloci il corridoio deserto e manca poco meno di un'ora alla pausa, ma Emma le ha mandato un messaggio chiedendole di raggiungerla in bagno per una sigaretta e, anche se lei sta cercando di smettere, ha semplicemente alzato la mano e poi è sgattaiolata via dopo aver ricevuto il consenso dalla professoressa.
Non ha avuto il tempo materiale per parlare con le sue amiche, quindi una volta fuori dalla classe ha digitato per sicurezza un messaggio a Ron, anche se era più che certa che l'invito di Emma di ritrovarsi in bagno fosse stato inoltrato ad entrambe. Svolta l'angolo e passa con discrezione davanti alla presidenza, la testa comunque alta, ma lo sguardo innocente di una studentessa modello. Quando scivola accanto all'ultima fila di armadietti, apre lentamente la porta e sorride alle sue amiche, già dentro che parlano piano e fitte fitte, Emma con una sigaretta accesa tra le dita.
«Hey» le saluta, ma prima che possa semplicemente chiudersi dentro, le porte della palestra di fronte a lei si aprono senza esitazione e con irruenza. Si volta.
C'è il coach e poi c'è Niall che lo segue a ruota, un labbro gonfio e un po' spaccato.
Nina e il biondo non si erano ancora incontrati quella mattina e ora lei lo osserva camminare con le mani nelle tasche dei pantaloni di tuta grigi, mentre lui si accorge appena della sua presenza e comunque distoglie subito lo sguardo un po' colpevole e poi scrolla le spalle, perché non voleva. O forse sì, è solo che ora è un tantino pentito e se le è meritate.
Nina si poggia allo stipite della porta e li guarda passarle davanti e Niall, con un pizzico di ripensamento, semplicemente si limita a tornare su di lei e scuotere la testa, vietandole qualcosa che non comprende. È quando Harry compare dietro di loro, la testa china e il palmo della mano ad otturare una narice, che diventa ansiosa, perché poi le rivolge un'occhiata che le basta a sentirsi anche lei in colpa nei suoi confronti. I tre spariscono oltre il corridoio e Nina si sente osservata, si volta verso la palestra le cui porte sono ora spalancate e scruta due occhi scuri che cercano di dirle qualcosa, poi Zayn annuisce e lei capisce. Arriccia le labbra e si è pure messa la gonna, perché è iniziata come una bella giornata, anche se —quasi— nessuno si è accorto del suo ancora più eccessivo sorriso.
«Quei due non sono amici?» è l'unico commento di una Ron troppo vicina. Così Nina se la ritrova praticamente addosso sulla soglia del bagno, dopo qualche secondo entrano definitivamente. La finestra sull'altra parete è aperta ed Emma fuma con le spalle contro il davanzale.
«Ieri io e Niall ci siamo baciati» ammette e allora cerca il pacchetto di sigarette che Em tiene sempre nella tasca dei jeans e gliene ruba una, accendendola nervosa. Poi le restituisce l'accendino dentro alla scatolina rossa piena di tabacco. «Quindi erano amici è l'esatta definizione»
«Tu e Niall vi siete baciati?» domanda di slancio Ron, scostandosi dal muro di mattoni freddi e consumanti dal tempo. Assottiglia lo sguardo e quella smorfia che ha sulle labbra non promette nulla di buono, ma tenta di mascherarlo perché Niall non le fa fare i salti di gioia, ma va be’. «Perché non ce l'hai detto prima?» chiede solo.
Nina scuote la testa e allarga le braccia, un po' risentita per quella domanda. «Ci ho provato, ma stamattina appena sono arrivata siete scappate»
«Ci avresti potute chiamare» ribatte l'altra che sembra, se possibile, offesa. «Ieri sera, come sempre. Avresti potuto prendere il telefono e raccontarcelo»
«Stai sul serio facendo un discorso del genere, Ron?» chiede allora scioccata, perché stenta a credere che la stia effettivamente accusando. Non è scritto da nessuna parte che lei debba per forza chiamarle. Certo, la loro è un'abitudine, ma anche queste ogni tanto si interrompono, cambiano, vengono —più o meno temporaneamente— sostituite e Nina si è semplicemente sentita in dovere di tenersi il piacere per sé, per una volta, perché l'ha appagata in un modo strano e stupefacente.
«Sì» risponde l'amica. «Certo che lo faccio, perché io ti racconto tutto!»
«Volevo solo tenerlo un po' per me» esaspera la mora. «Per una volta»
«Sembra che tu non ti fidi di me» rincara Ron a sua volta. «Di noi. Come se Niall sia diventato tutt'insieme troppo importante. Lo conosci da un paio di mesi e ti ha davvero così sconvolta? Io e Liam per esempio. Noi sì che ci consociamo da una vita. Niall non può essere come Liam, stai andando fuori strada Nina, completamente. Cosa ti dice che non ti spezzerà il cuore? Sappiamo tutti che sei forte ed intraprendente, ma poi per questo genere di cose sei sempre impreparata»
«Ron-»
«Mi sto preoccupando per te» la interrompe e la diretta interessata ora comprende un po' di più il motivo e la reazione esagerata ma, alla fine, tipica di Ron. A lei non importa davvero se le ha chiamate o no, a lei interessa solo che non faccia il passo più lungo della gamba perché l'ultima volta non è andata bene. Ma è anche vero che Ron ed Emma non hanno mai concluso granché con i ragazzi, una troppo timida e l'altra probabilmente pure. Ora Liam e Ron stanno cercando un equilibrio e forse lo hanno trovato, ma Zayn ha perso quasi le speranze e si accontenta delle sigarette condivise e degli sguardi fugaci, perché anche abbracciarsi per Emma è un passo troppo grande. Nervosa, Nina spegne la sigaretta nemmeno finita sotto il getto dell'acqua e poi la cestina. Si sente da un lato colpevole, dall'altro solo maledettamente incompresa.
«Ha ragione» interviene la terza voce, rimasta in silenzio per tutto quel tempo. E non sembra né offesa, né troppo convola dalla discussione, solo critica, come sua abitudine. «Corri troppo, Nina. E lo fai sempre, ma questa volta ti stai facendo prendere la mano più del solito»
«Emma-»
«È la verità»
«Scusate se sono in grado di provare affetto e dimostrarlo, allora» dice solo alzando la voce di poco, perché non è una che grida per farsi sentire, ma semplicemente cambia il proprio tono di voce, pur provando a rimanere nei limiti della sua solita schietta gentilezza.
«È un'accusa?» chiede Emma è il suo sguardo glaciale si affila, spegne la cicca sotto il rubinetto anche lei e la butta nel cestino sporco e malconcio.
«Anche la vostra»
«No, non lo era» interviene Ron, ponendosi tra le due, una troppo impetuosa, l'altra troppo sincera. «Era solo che volevamo ce lo dicessi, ecco, perché ti lasci prendere la mano e poi alla fine rimarremo solo noi, come sempre. E forse ho anche un po' esagerato nei modi, mi dispiace»
«Invece no, Ron!» esaspera Emma, scuotendo il capo in un chiaro e netto dissenso. «Non hai esagerato. È lei quella che va sempre troppo veloce e poi viene a dare a noi delle disadattate, solo perché abbiamo i nostri tempi. Non siamo tutti uguali, non abbiamo tutte le spalle dritte e la lingua lunga come lei»
«Non sono io la stupida che evita Zayn, quando questo sarebbe anche disposto a mettere da parte la timidezza» Nina agita la testa ancora più ansiosa e nervosa. Litigare con le sue amiche brucia, scotta, sulla pelle e odia quella sensazione di impotenza, perché ormai ha parlato ed è con le spalle al muro. «Tu non vedi nemmeno gli sforzi che fa da mesi e per nulla, alla fine»
«Io non sono stupida e non evito proprio Zayn!»
«Ragazze—»
«Non posso credere che tu mi abbia dato della stupida, davvero!» esclama Emma ora accecata dalla rabbia poiché non crede di esserlo se si parla di Zayn, semplicemente perché ognuno ha i propri tempi e lei non sa nemmeno cosa provi in realtà per lui, figuriamoci se sia in grado di ostentare un amore che ancora non ha trovato e né capito. «Per Zayn poi!»
La verità è anche che Emma è critica, ma non sopporta che qualcuno lo faccia apertamente con lei e Nina lo sa, quindi non crede possa essere stata così superficiale da giudicarla su un argomento che tutte sanno essere off-limits. Quando Zayn era arrivato l'anno precedente, Emma aveva appena chiuso con un ragazzo più grande che l'aveva fatta stare bene sul serio, l'aveva portata a sorridere e ad aprirsi un po' di più, poi l'aveva lasciata cadere giù senza preavviso e, se possibile, lei si era chiusa ancora di più sé. Nina ricorda la diffidenza dell'amica per Zayn all'arrivo di questo, che già era timido e fin troppo introverso e che si era dovuto sforzare per accettare la loro compagnia. Sono decisamente partiti entrambi con il piede sbagliato e ora che si sono conosciuti e studiati, non si dispiacciono —tutt'altro— solo che ognuno ha una carattere proprio e a volte simile ed Emma non ci può fare nulla se le è toccato essere quella perennemente diffidente.
«Non volevo darti della stupida» si scusa Nina, facendo un passo indietro, anche se non lo pensa davvero perché Emma è così stupida a volte che si sbalordisce della sua cecità per determinati argomenti, alza un muro impenetrabile e non vuole sentire ragioni per abbatterlo. «Mi dispiace»
«Dovresti chiudere quella boccaccia larga ogni tanto» sbotta l'amica con gli occhi ridotti a due fessure e si sta trattenendo per non scoppiare il lacrime. A quel punto Nina capisce di non essersi sentita mai più in colpa, forse nemmeno per Harry cinque minuti prima. «Sai perfettamente che sono fatta così, che l'unica volta che ho deciso di lasciarmi andare, tutto è andato a rotoli! Voglio solo i miei tempi, chiedo troppo? Solo non essere giudicata da quella che credevo la mia migliore amica»
La velocità con cui Emma sparisce investe Nina violentemente, facendole abbassare la testa e scoppiare in lacrime.
Si poggia al muro e nasconde il viso tra le mani, perché Emma ha ragione e non ha ancora imparato a tenersi certe idee per sé. Ron le poggia una mano sulla schiena e le accarezza le spalle con fare rassicurante, ma quel gesto le mette più ansia perché significa che l'ha combinata grossa.
«Le parlo io» dice e quando la lascia andare per seguire Emma, si sente abbandonata a sé stessa.
Non rimane molto in bagno, perché una ragazzina entra subito dopo la scomparsa delle sue migliori amiche oltre la porta e le lancia uno sguardo preoccupato, prima che lei si alzi e cerchi di asciugare le lacrime.
Cammina dritta per i corridoi e non ha  né la voglia di tornare a lezione, né le condizioni fisiche e psicologiche per farlo, quindi guarda i suoi stivaletti e ogni tanto alza lo sguardo per capire da che parte andare.
Quando passa davanti alla presidenza lo fa istintivamente e osserva cosa succede oltre la finestra che dà sul corridoio e se ne pente subito, perché quattro paia di occhi la osservano. Due indugiano più a lungo, ma lei lascia che i suoi non si soffermino né su Harry, né su Niall che stanno avendo la loro più lunga ed interessante conversazione con il preside e il coach. Prosegue e la voce di Emma delusa e offesa non le dà pace.
Quando arriva all'uscita di sicurezza del piano, guarda che non ci sia nessuno per i corridoi e poi spinge con un fianco la grande maniglia verde, aprendo la porta.
Il vento la investe delicatamente, ma se non avesse le guance umide sarebbe più piacevole, perché ora le pizzicano la pelle, fino a farla gelare. Si siede sul primo gradino della scala antincendio e si stringe semplicemente nelle spalle, cercando di combattere il freddo che le sta penetrando nelle ossa. Poggia la fronte contro la ringhiera e guarda il retro della scuola, dove sono stati lasciati dei vecchi banchi rotti e malandati, poi chiude gli occhi.
Sente un'improvvisa stanchezza, il fiato che le viene a mancare ed è solo una spiacevole illusione che le sta capovolgendo lo stomaco mentre non fa altro che girare l'anello che le ha regalato suo padre e che porta sempre sull'indice sinistro.
Non ha idea di quanto tempo esattamente passi, ma rimane lì, immobile, mentre il vento la culla un po' maldestramente: alla professoressa inventerà un improvviso malore e le crederà perché è troppo buona.
Perde così la cognizione del tempo e sul suo cellulare non viene indicato nessuno messaggio, nessuna chiamata, nessuna Ron che abbia aggiustato la situazione e che la inviti quindi a fare un passo avanti e chiedere ancora scusa. Ci sta peggio. Peggio perché non dovrebbe essere lei a ricucire sempre i loro corpi dopo un litigio, ma è anche vero che Emma è caparbia e testarda e lei avrebbe semplicemente già perso in partenza. Sospira e il vento soffia ancora di più.
Non lo sente arrivare, ha un passo leggerissimo e magari era il suo intento non farsi notare, quindi le si siede accanto e semplicemente rimane in silenzio anche lui, poi Nina lo guarda con la coda dell'occhio, mentre si tampona il labbro con un pacco di ghiaccio di quelli usa e getta e non fiata.
Passano una decina di minuti, di più o meno non importa. Ci sono i loro buoni quindici centimetri a dividerli, ci sono ancora le bocche cucite e una un po' malconcia e ci sono due teste un po' fuori controllo che non sanno più che fare, ora.
«Che succederà?» domanda ad un certo punto Nina, prendendo il coraggio, perché non sa più se con Emma che non le rivolge nemmeno la parola le cose andranno come prima. E Niall è più o meno nella stessa situazione.
Per tutta risposta, si stringe nelle spalle e poi continua, incerto in un primo momento. «Perché piangi?»
«Perché hai dato un pugno ad Harry?»
Niall ridacchia e lascia poi andare per terra la confezione quasi sciolta di ghiaccio. Le si rivolge con lo sguardo e Nina è obbligata a fare altrettanto, mentre delle rughe d'espressione si formano sulla sua fronte nel modo di alzare le sopracciglia. L'intento è quello di risultare innocente. «Cosa ti dice che abbia iniziato io?»
«Forse perché pensavo che Harry non sarebbe stato in grado di far del male ad una mosca» sospira e Niall cerca qualcosa nelle tasche della felpa e poi si rigira tra le dita il pacco di sigarette semi vuoto. Ne prende una e fa per rimetterlo in tasca, ma Nina gliela ruba e allora aggrotta le sopracciglia. Non protesta, estraendone un'altra.
«Pensavo volessi smettere» le fa presente soltanto con finta apprensione, poi si accende la propria e senza esitazione allunga l'accendino verso il tabacco di Nina, che lo ringrazia con un sorriso.
«Lo pensavo anche io» risponde poi, distogliendo lo sguardo da quello del ragazzo. «Ma credevo anche che Harry non fosse in grado di fare del male a qualcuno, che mia mamma mi portasse al Luna Park per mio decimo compleanno, che Cecilia sarebbe stata socievole come me o che non avrei mai perso la mia bambola preferita quando avevo sette anni, poi l'ho dimenticata sulla metro. Sto provando a non dare troppe cose per certe»
«Io però non ho comunque confermato chi abbia iniziato tra me ed Harry»
«Quello l'ho capito semplicemente dalla tua risposta» spiega allora Nina, stringendosi nelle spalle. «Se fossi stato davvero tu ad aver iniziato, saresti rimasto in silenzio e basta»
Lo sente scuotere la testa e poi la sua risata le pervade leggera e delicata tutto il corpo, Niall ride piano però e si agita. Si agita semplicemente perché è iperattivo e non lascia in pace nulla, dai capelli corti sulla fronte agli squarci sui jeans all'altezza del ginocchio, poi si mordicchia le unghia e Nina studia la cicatrice che fa capolino sulla gamba.
Entrambi rimangono in silenzio e ci ritornano quasi spontaneamente, perché il rumore del vento è piacevole e il cielo è così scuro da minacciare pioggia e ad entrambi piace l'odore di terra bagnata. Consumano le loro sigarette con una lentezza esasperante per qualcuno che li scrutasse da fuori, poi l'attenzione di Nina è catturata dalle gambe di Niall che si allungano oltre i primi gradini e si volta quasi involontariamente abbandonando la visuale un po' noiosa che dà sul retro del liceo. Spengono entrambi le cicche e le buttano lontane.
«Tu perché piangevi?» le domanda, cogliendolo alla sprovvista: le aveva già posto quella domanda, ma aveva sviato. Si stringe nelle spalle e non vuole la compassione di nessuno, ma è un po' come se tutte le parti del proprio corpo le dicessero di aprirsi agli altri, ogni volta, quindi si mette più comoda e inchioda lo sguardo sulle Vans logore del ragazzo.
«Ho litigato con Emma»
«Una delle tue amiche, immagino. Non le distinguo mai, però»
«Quella bionda e alta da far paura, con lo sguardo glaciale e un senso dell'umorismo sarcasticamente invidiabile. Dovrò lasciarle spazio»
«Non sei tanto brava in questo» la avverte Niall, però con un tono quasi divertito. «Sai essere fastidiosa»
«Lo so»
«Irritante»
«So anche questo»
«E soffocante»
«Niall—»
«Ma hai due gambe chilometriche che —grazie al cielo— hai messo in mostra con una gonna, un cuore enorme —esageratamente a volte— e sei senza filtri di alcun tipo. Se sei fastidiosa, non lo fai per cattiveria. Capirà»
«Le ho dato della stupida»
«Avrai avuto i tuoi buoni motivi»
«E le ho detto che deve smettere di essere sempre diffidente nei confronti anche di chi le vuole bene»
«Un carattere è plasmabile, non mutabile radicalmente»
«Mi ha accusato di correre troppo» Nina si fa pensosa e torna a giocare con l'anello che porta al dito, come sempre. E se Niall ha le sue smanie —giocare con gli strappi dei pantaloni, toccarsi i capelli o mangiucchiarsi le unghie— lei non può certo negare di non avere a sua volta le proprie fissazioni. «Corro troppo, vero?»
«Abbastanza» e la conferma del ragazzo sicura e limpida del ragazzo era prevedibile, quindi Nina alza gli occhi al cielo e fa una smorfia che risulta essere divertente, più che infastidita.
«Però mi hai baciata tu» lo accusa e percepisce la risata di Niall come un invito al potersi lasciare andare, pur mantenendosi dentro dei limiti invisibili ed impenetrabile. Lui si alza e pulisce i pantaloni, mentre piega e ripiega il foglietto delle punizioni e calcia piano il pacco ormai sciolto di di ghiaccio.
«Non riuscirai a diventare la vittima, se è questo che stai provando a fare»
e ci stava provando con tutto il cuore, perché sarebbe stato come lasciare che la pesantezza delle sue azioni e del proprio carattere le scivolassero addosso, senza graffiarla troppo in profondità.
«Filtri» mormora allora Niall, piegandosi davanti al viso spigoloso della mora. «Sei senza filtri, Nina» e il suo alito da di tabacco e nient'altro, solo di una sigaretta consumata in silenzio su delle scale rovinate dall'usura degli anni. E l'ha chiamata per nome, quindi sorride e poi assottiglia lo sguardo.
«Comunque non mi hai detto che è successo» commenta con un tono appena udibile Nina, incastrando per troppo poco i suoi occhi in quelli di lui. Infatti Niall si schiarisce la gola e si allontana, iniziando a camminare su e giù per i primi tre gradini davanti alle gambe lunghe e fasciate dai collant di Nina. «Con Harry»
Si stringe nelle spalle. «Ha solo avuto un valido motivo, per spaccare la faccia ad uno stronzo che gli ha soffiato via la ragazza di cui è innamorato. Avrei fatto lo stesso, al suo posto»
«Mi dispiace»
«Per cosa di preciso?»
«Per tutto» ammette, stringendosi nelle spalle. Quando si alza, la gonna le svolazza sulle gambe e sta due gradini sopra il biondo, quindi lo guarda dall'alto e inclina la testa. Le labbra di Niall sono sottili e sono vicine, non troppo, ma comunque vicine. Potrebbe slanciarsi, coglierlo di sorpresa e rubarglielo, un bacio, ma fa un passo indietro volontariamente, perché gli dispiace. «Mi dispiace per Harry, per il tuo labbro rotto e per il mio carattere fastidioso, per quella volta in quel locale in cui ti ho costretto ad accettare il mio aiuto, per essermi addormentata sulla tua spalla alla festa dei Tomlinson e per averti quindi costretto a portarmi in braccio da Ron. Mi dispiace anche per Emma, perché abbiamo iniziato da una stronzata e poi la parola sbagliata ha fatto traboccare il vaso, o per te che non piaci un granché ai miei amici. Semplicemente mi dispiace, Niall»
Quando allarga le braccia, fa un altro passo indietro e poi si sente sola, anche se effettivamente ha una persona in carne ed ossa di fronte. Indietreggia ancora e abbozzata un sorriso, torna a piangere e Niall semplicemente la fissa confuso, prima che si volti e sparisca.
Non le importa che la scambi per una piagnona senza spina dorsale, perché Nina sa di essere una forza della natura e ha mille e più modi per dimostrarlo, ma ha anche un cuore e litigare con i suoi amici è come una pugnalata che affonda piano nella carne. Quando torna in classe ha le guance umide e gli occhi arrossati, ma costruisce una buona scusa e ammette di non sentirsi bene.
Se glielo avessero detto, non ci avrebbe mai creduto, perché lei non è una da litigi furiosi e pianti continui, lei ha la sua cricca e non ha mai passato una pausa da sola, ma poi si ritrova seduta per i corridoi con soltanto il suo zaino a stampa azteca a tenerle compagnia e allora è costretta a crederci.
Non vede né Emma, né Ron, né nessun altro dei suoi amici fino alla fine delle lezioni, quando sulla scalinata principale li intravede da lontano, ma in silenzio tra loro. Poi il suo telefono vibra e allora si distrae, sbloccando l'iPhone con fin troppo furore. Prende un respiro profondo e il petto le si gonfia tanto ma mai abbastanza. Forse non lo sa, se riesce a rimanere in apnea.
 
Da: Niall
Sorridi
 
Nina semplicemente richiude la schermata senza rispondere, ma quando alza di nuovo la testa lo nota e —potrebbe giurarlo— sta ora in piedi in tra due macchine posteggiate, dove prima non c'era nessuno.
Ha gli occhi socchiusi, i capelli scombinati e una ruga proprio tra le sopracciglia che la fanno involontariamente e per davvero sorridere. Quando le indica con il capo un'auto verde bottiglia alle sue spalle, Nina si domanda solo se dica sul serio, se la stia davvero invitando a salire sulla sua Mini. 
Nemmeno questo se lo aspettava e le cose capitano e basta.
 
 
 
 
Perdonate il tremendo ritado, che cattiva che sono!
Ringrazio chi è passato a leggere e chi mi ha anche lasciato una recensione, siete le migliori.
Sto scrivendo l'unidicesimo capitolo perchè ho stimato che saranno sedici/diciassette e mi dispiacerebbe lasciare la storia inconclusa anche se dovessi impiegarci un'eternità, quindi penso avrete modo di leggere tutta questa storia. O almeno si spera.
Vi dò il permesso di odiare Emma, anche se -povera!- non è cattiva. Personalmente, AMO il prossimo capitolo e spero lo leggiate.
Oh... prima che lo scordi, la frase all'inizio è di una vecchia canzone di Nesli, che amo alla follia:)
Njaalls

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Closed ***


 
Capitolo 8 — Closed
 
Tra le mani
, sotto gli occhi
, dentro il cuore.
 
Nina smette semplicemente di parlare con i suoi amici da un giorno all'altro.
Emma non le rivolge uno sguardo nemmeno per sbaglio, mentre Ron abbozza dei sorrisi un po' storti che pian piano e volta per volta vanno scemando e quindi, di conseguenza, Liam non sa come comportarsi e stenta già dei saluti impacciati. Zayn è l'unico che non abbia idea di cosa accada e pensi solo che adesso Nina stia scegliendo nuove compagnie: quando la vede la saluta con diffidenza, ma lei non gli spiega cosa in realtà succeda, perché conosce Emma e sa che non vorrebbe che proprio lui venisse a sapere dei loro screzi. Soprattutto del perché.
Per Niall è poi lo stesso, perché sia lui che Harry hanno scontato i loro giorni di sospensione, ma non trattano e se si incrociano per i corridoi il riccio cambia strada.
Nina e Niall non sanno cosa sono, anche se ora stanno sempre insieme e lui è obbligato ad ascoltarla mentre ripassa per i test o le interrogazioni, la riaccompagna a casa quando non deve andare nel primo pomeriggio a scuola di danza —«Tanto è di strada» le ha detto la prima volta— e la manda a quel paese quando si arrabbia e lei rimane semplicemente in silenzio. Adesso Niall ha sempre fame e sorride di più anche se quando è una cattiva giornata è anche più intrattabile del solito. La bacia, di tanto in tanto, ma non eccede e prova a non farsi prendere la mano: non perché non gli piaccia sentire Nina sulle sue labbra, ma proprio perché le scatena qualcosa che non sa ancora provare e lo fa sentire così piccolo a confronto, che è meglio non abbandonarsi a quello che un piacere ormai è diventato. Quando inizia a parlare invece, chi lo ferma più. Niall si scopre essere tutto una chiacchiera e Nina potrebbe anche ascoltarlo per giorni interi senza mai chiedere silenzio. Quindi è più loquace e fiducioso, perché le ha raccontato di sé e dalla sua famiglia, dei litigi del padre con il fratello maggiore prima che mettesse la testa a posto e si costruisse una famiglia, del nuovo marito di sua madre che «È simpatico, ma i rapporti tra i miei non sono un granché, quindi ci teniamo a distanza» e anche di suo nipote, il bambino che ha come sfondo sul proprio cellulare. Le ha detto poi dell'Irlanda e che non si farà mai un tatuaggio, delle esibizioni nei pub con solo la sua chitarra prima di trasferirsi in Inghilterra e delle conoscenze che ha fatto ad Holmes Chapel fuori dalla scuola e che un po' deve lasciare perdere.
Nina semplicemente lo lascia parlare e sfogare, mentre magari si mette in punta di piedi e prende coraggio per baciarlo sul collo, o gli si siede così vicino da riuscire a strofinare il viso contro la sua guancia, poi lui si infastidisce, ma non la caccia.
Con i giorni e poi le settimane hanno messo da parte il non corre troppo e si sono catapultati in una trama fitta di emozioni e discorsi senza senso, di gambe intrecciate sotto il tavolo della mensa e di sguardi a volte rigidi e un po' aggressivi, ma che riescono a capirsi come se fossero abituati a guardarsi da una vita.
Se da un lato Nina è stanca e i problemi con i suoi amici si sono riversati anche sui rapporti con la propria famiglia facendola diventare un poco più taciturna e schiva, dall'altro sente che non tutto è perso e allora si stringe nei suoi maglioni larghi e comodi e appena arriva a scuola la prima persona che cerca con lo sguardo è Niall.
Il loro rapporto è più semplice di quanto si sarebbe mai aspettata, perché ormai hanno imparato a conoscersi e a capirsi e quindi evitano di aggredirsi con le parole e Niall è più rispettoso e accondiscendente di quanto realmente dia a vedere, oltre quegli sbalzi di umori improvvisi che a volte costringono persino Nina e fermarsi e a capire cosa stia realmente succedendo. Capita spesso la prenda in giro in maniera quasi affettuosa, o che la baci mentre credono che nessuno li veda, e altre volte semplicemente la scruta da lontano durante i cambi dell'ora e allora prosegue per la sua strada, limitandosi ad un gesto frettoloso del capo e lasciandola a bocca asciutta.
Quel giorno non si sono ancora incontrati e Nina ha smesso di fumare da un po', quindi durante la pausa si dirige con le mani —e le tasche— vuote, verso l'uscita d'emergenza.
Il corridoio è desolato e i suoi passi riecheggiano leggeri nell'ambiente, mentre si stringe nelle spalle e poi si mette in punta di piedi per vedere se sia lì fuori, seduto sul primo gradino, come al solito. Non impiega molto ad accertarsene, quando nota una chioma bionda e prima ancora una nuvola di fumo, quindi sorride e spinge la porta con sicurezza, dopo essersi assicurata che nessuno sia comparso in corridoio e la possa vedere. Si morde un labbro e prosegue, tanto sono tutti a mensa.
La chiude con delicatezza, la porta, e sorride ancora avvicinandosi al ragazzo senza farsi sentire, ma lui si è già voltato e allora gli scivola semplicemente accanto.
Ora non ci sono più i loro quindici centimetri a dividerli e —anzi— le misure sono state nettamente dimezzate, se non totalmente abolite. Adesso i loro gomiti non si sfiorano, perché sono praticamente incastrati, mentre i loro fiati si mischiano quando Nina si allunga verso la guancia del biondo per lasciargli un bacio a cui lui nemmeno bada. Strizza gli occhi e fissa il mozzicone di sigaretta che tiene tra le dita. Ha uno sguardo vacuo e la bocca contratta in una smorfia che Nina non riesce ad interpretare, quindi poggia semplicemente la testa sulla sua spalla e resiste.
Niall ogni tanto le pizzica i fianchi quando nei paraggi non c'è nessuno e lei non si accorge del suo arrivo, ma tanto ormai tutti sanno che qualcosa c'è e loro rimangono semplicemente in silenzio, mentre ognuno pensa quello che meglio soddisfa la propria curiosità.
In quel momento nessuno dei due parla e Nina non è brava a mantenere il silenzio, ma l'espressione afflitta che ora riconosce sul viso del ragazzo è un tormento, quindi decide che è abbastanza e spegne per lui quello che rimane della sigaretta ormai consumata tra le dita e di cui si è completamente dimenticato.
Nina è schietta e non sempre intraprendete, ma non ci pensa due volte a prendergli il mento e voltargli la testa per poter poggiare le proprie labbra spesse in quelle sottili di Niall, che non rivendicano più la scazzotta avuta con Harry da un buon mese pieno. Sente un principio di sorpresa investirla e allora comprende proprio che aveva la testa altrove e che l'aveva solo notata di sfuggita, anche se era proprio al suo fianco. Dovrebbe sentirsi un po' offesa, forse, ma non riesce ad arrabbiarsi e quindi semplicemente aspetta che lui le lasci campo o approfondisca il contatto, come fa sempre quando è lei a prendere l'iniziativa. Le sue labbra non impiegano molto e assecondano i suoi movimenti in maniera delicata.
Niall sembra riprendersi lentamente dallo stato comatoso in cui si trovava e non sa bene dove mettere le mani quando lei gli si avvicina ancora di più, se possibile, e si aggrappa alla sua felpa. Automaticamente una mano prende il viso di Nina, accarezzandole la guancia con il pollice e insinuandosi tra i capelli con il resto delle dita, mentre l'altra scivola sulla sua gamba, accarezzandogliela.
Niall non sa esattamente come siano arrivati a quel punto e non si riferisce al bacio che si stanno scambiano, ma per lo più alle attenzioni improvvise che si sono trovati a mostrare l'uno per l'altra, con un preavviso minimo di chi si è trovato davvero solo, senza più amici su cui contare. Quindi Nina è stata gentile con lui da sempre e Niall l'ha semplicemente lasciata fare perché, alla alla fine, gli piace sapere che in qualche strano e contorno modo abbia la presa salda su di lui.
Pochi secondi e sente una gamba magra scivolare sulle sue, così lentamente da farlo impazzire, la aiuta e allora se la ritrova seduta a cavalcioni sulle sue ginocchia. Non gli dispiace e anzi la invita a mettersi più comoda, mentre le fa intendere che ora la tiene saldamente dalle cosce con entrambe le mani.
Le labbra di Nina sono avide, così come le dita di Niall che non stanno mai ferme un minuto, figurarsi mentre la ragazza che gli fa perdere le staffe, sta seduta su di lui in un modo poco appropriato al luogo in cui si trovano. Così Nina ha appena messo da parte tutta la compostezza un po' vivace che sembra sempre starle al passo, come un'ombra, e si è quasi trasformata in una persona che stenta a riconoscere.
«Nina» la chiama ad un certo punto, come se fosse un rimprovero. E lo è per davvero, ma lei non ci sente o fa finta di non sentire e allora lo sopraffà, iniziando a mordicchiargli piano il collo. Niall dal canto suo, ci prova a dirle di no, ma è testarda e quindi va sempre troppo veloce e lui non è abbastanza bravo a stare dietro  a quelle gambe chilometriche che adesso lo stringono dai fianchi. Crede che non siano mai stati così vicini perché, sì, spesso lui l'ha spinta al muro tra gli armadietti e il bagno delle ragazze facendo aderire i loro corpi, ma ora lei lo sovrasta standogli letteralmente addosso e non ha modo di fuggire. I capelli troppo lunghi della ragazza gli solleticano la guancia destra e poi lei lo lascia andare, baciandolo sotto l'orecchio e solo dopo averlo sentito trattenere un sospiro di piacere.
«Dimmi» mormora, accarezzandogli le spalle con le braccia che gli ha buttato al collo nella foga del momento. Lui gioca con i passanti dei jeans neri di Nina e allora lei si scosta un po'.
«Niente»
«Vuoi che continuo?» lo stuzzica con con un tono fintamente sensuale, ride e sente finalmente l'attenzione di Niall presente, anche se ha quella ruga tra le sopracciglia pure quando abbozza un sorriso.
«Direi che sarebbe meglio fermarsi» risponde soltanto, allacciando le proprie mani dietro la schiena di Nina e tenendola saldamente come farebbe con una bambina. «Per il momento» si affretta aggiungere, con una ridicola malizia che non è bravo ad utilizzare.
Nina ride di più, se può, e allora si domanda come siano arrivati agli scambi di baci, quando Niall solo un mese fa la teneva a distanza di sicurezza, nemmeno fosse una mina vagante. Una risposta non l'ha e allora affila lo sguardo, rivolgendosi completamente al ragazzo.
«Che succede?» domanda, piegando appena la testa e aggrottando le sopracciglia. Senza riflettere sposta una mano verso la tempia di Niall e gli scosta un ciuffo biondo e troppo lungo, portandolo poi dietro l'orecchio. Lui si irrigidisce un po' e anche i gesti più piccoli ed insignificanti lo mettono in agitazione, perché prima di baciarla si guarda attorno o stringe i pugni e Nina ha capito che non è uno che ostenta emozioni, quindi lei è molto meno intraprendente, ma più sciolta sicuramente nei movimenti e nell'ammettere il proprio interesse.
Niall abbassa lo sguardo e si mordicchia l'interno del labbro, poi alza impercettibilmente le spalle. «Niente»
«Non me la bevo»
«Lo so» e allora ridacchia, ma c'è un nervosismo palpabile e si sente davvero stanco. Accarezza le gambe di Nina più volte, dalle ginocchia fino ad arrivare ai fianchi magri, poi quando alza gli occhi, lei gli sorride come si farebbe con un bambino: non con compassione, ma solo con una sincero affetto. «Mi sono cacciato in un guaio»
Le sopracciglia di Nina si aggrottano e poi si lascia sfuggire un sospiro, che non riesce a trattenere. La sua mascella si indurisce ed è tutt'ad un tratto più seria. «Che è successo?»
Niall forza un sorriso e mette in mostra anche i denti, ma sta socchiudendo gli occhi per troppo tempo e le sue mani stanno cominciando a perdere la presa costante sulle gambe di Nina, quindi è solo una facciata. «Ne parliamo fuori di qui, non mi va di farlo adesso»
«Okay» risponde solo e il volerle comunque raccontare cosa che lo affligga è un gran passo. Niall ha la battuta pronta e una faccia tosta disarmante, ma ha anche le spalle curve e le ossa fragili.
Annuisce appena ed istintivamente Nina lo abbraccia, sentendo poi il viso di lui sprofondare contro la sua spalla che, magra com'è, deve sostenerlo come se non potesse riuscirci da solo. Nina resiste in tutti i modi in cui può farlo, ignora il peso fisico e quello psicologico, perché Niall non è in grado di autosostenersi e quindi ci pensa lei a reggerlo, sperando solo di non cadere giù. Quando alza la testa, maschera o no, sembra più forte e determinato, prende un respiro profondo e poi scuote la testa come per risvegliarsi.
«Arrivi a fine giornata?» chiede la ragazza, facendo una smorfia.
«Penso di sì» è la risposta che riceve in cambio, incerta esattamente come chi gli si rivolge. Non la ringrazia per l'interesse, o per il peso che sostiene o per tutto quello che involontariamente Nina fa nei suoi confronti e comunque lei non si aspetta un riconoscimento diretto, perché le basta vederlo affondare il viso contro la sua spalla per essere in qualche modo soddisfatta.
Rimangono immobili ancora per diversi minuti, finché la mora non decide di scivolare dalle gambe del ragazzo e sederglisi accanto, sempre con i loro pochi millimetri a dividerli. Nina gioca con il suo anello in silenzio, è un po' ansiosa ma non troppo, quindi fa girare quel sottile filo d'argento più e più volte intorno all'indice, fino a che Niall non la blocca infastidito.
«Scusa» dice. Lui allontana la mano e poggia i gomiti sulle ginocchia, spostando il peso del proprio corpo in avanti. Torna il silenzio e l'ansia li marca ancora più stretti, anche se Nina non comprende davvero nulla di quello che succede o succederà. Poi un rumore e sobbalzano involontariamente.
Emma non è mai stata delicata: taciturna sì, ma delicata decisamente no, quindi apre la porta alle loro spalle con forza ed entrambi si voltano, pronti ad essere beccati da qualche bidello in un posto dove non potrebbero stare. Quando la vedono fermarsi di botto sulla soglia, comunque, per Nina è anche peggio. Niall si limita ad alzare un sopracciglio e a misurare le distanze tra se stesso e Nina: se fossero stati lontani le si sarebbe avvicinato di più, ma sono praticamente appiccicati, quindi fissa Emma. Non è una sfida quella di Niall, semplicemente un voler mettere in chiaro un paio di cose, tipo qualche colpa e qualche merito che si vuole anche prendere, perché è egoista e ha preso ad alzare la voce anche con Nina che è troppo buona, ma comunque gli è stato accanto quando i suoi amici l'hanno lasciata semplicemente andare. Quindi un po' di merito lo ha e lo vuole, anche se è soltanto rimasto in silenzio a fumare, mentre lei parlava e continuava a farlo anche per mezz'ore abbondanti, su quanto gli mancassero e quanto si sentisse ferita perché «Ho sbagliato, ma non credevo sarebbe finita così» e poi «Ci conosciamo da una vita e guardaci ora, Niall».
Nina scatta in piedi facendo leva sul suo braccio e lui solo si gratta la nuca, mentre una strana sensazione gli entra dentro, fin sotto la pelle. Che direzione prenderanno?
«Pensavo non ci fosse nessuno» e la voce di Emma è gelida, glaciale.
Niall si domanda come una ragazza così bella possa provare tanto rancore per quella che diceva essere la sua migliore amica. Anche lui ha litigato con Harry, ma è decisamente diverso: si conoscevano da appena pochi mesi, non erano quasi nulla e allora può anche starci che ora non si guardino nemmeno, pensa, con le sopracciglia aggrottate.
La bionda fa marcia dietro e sparisce con la stessa velocità con cui è comparsa, lasciando un forte odore di profumi costosi e muto rancore. Nina è ancora in piedi, interdetta e indecisa. La guarda, ha la bocca schiusa e un'espressione colpevole dipinta in volto, anche se è convinto che lei non abbia colpa, perché è semplicemente troppo sbadata e chiacchierona per pensare a cosa esca dalla sua bocca, quindi parla e poi gli altri la condannano.
«Non la segui?» domanda, osservandola dal basso dei gradini.
Fa spallucce, ma se vuole ostentare sicurezza sta fallendo. «Dovrei?»
«Vorresti?»
«Non saprei cosa dirle» ammette allora Nina, come un fiume pronto a straripare. Smette di inchiodare la porta con lo sguardo e si rivolge al ragazzo impassibile ed imperturbabile.
Ha cominciato a capire che a Niall questa storia non piace, che prova a distrarla a mensa quando i suoi amici le passano accanto e che il più delle volte inizia a raccontarle stronzate per attirare la sua attenzione se compaiono Ron ed Emma a braccetto, ma sanno entrambi che non potrà attutire sempre i colpi. «Mi sarò scusata qualcosa tipo cento volte in un paio di settimane e lei non mi degna di uno sguardo»
Niall non risponde e alza solo le spalle, perché non è bravo a consolare e Nina sa perfettamente di che idea sia. Lei si morde un labbro e poi si avvia verso la porta spaventata e un po' colpevole.
«Ci vediamo all'uscita» dice con tono squillante. È già in corridoio, quando «Grazie!» sbotta, perché anche se non apertamente, Niall sta cercando di cautelarla. Ha un modo tutto suo di dimostrare lealtà e affetto, ma le sue gomitate o i sorrisi forzati a Nina bastano, quindi lo ringrazia per tutto e pazienza se poi si arrabbia, o diventai irascibile per poco. Crede, che se bisogna cercare ogni dettaglio, nulla è più perfetto.
Le gambe lunghe calcano il marmo del corridoio, mentre i capelli biondi di Emma spariscono proprio dietro l'angolo del corridoio che porta solo al piano superiore o ai bagni. Affretta il passo, Nina, e si ripete che sarà l'ultima volta, perché le sue migliori amiche le mancano e non avrebbe mai voluto che i loro rapporti mutassero o prendessero quella piega gravosa, ma non ha nemmeno intenzione di sgretolarsi per una persona che non apprezza i suoi sforzi e forse non l'ha mai fatto.
Nina sa che Emma è testarda e sa anche che non allontanerà Niall perché a lei non piace o soltanto perché è stato la goccia a far traboccare il vaso. Non lo farà semplicemente perché ha quasi diciotto anni ed Harry è stato il suo primo ed unico ragazzo e perché lei e Niall non stanno insieme, ma la bacia, le dà spallate leggere quando scherzano e, anche se con la ruga tra le sopracciglia, le sorride e la protegge da tutti quegli spigoli appuntiti contro cui va a sbattere.
Nina odia quando Niall impreca malamente, quando mangia caramelle e le lascia la carta tra le mani o gliele infila nelle tasche del cappotto, quando sbatte troppo forte l'anta dell'armadietto e magari lei semplicemente non si è accorta del suo arrivo, quando la chiama mentre fa un esercizio di matematica e non è in grado di ignoralo per poi richiamarlo, anche se poi le deve dire solo che piove e lei può perfettamente vederlo dalla propria finestra. Nina odia trovarselo ogni tanto dopo la lezione di danza ad aspettarla al gelo della sera perché poi lei è un po' accaldata e ha le guance troppo rosse, mentre lui è gelato. A Nina Niall piace con tutto il proprio cuore e allora sorride quando la prende in giro se gli racconta che a causa della sua telefonata ha dovuto fare lo stesso esercizio per tre volte di seguito, o se salta in aria quando sbatte l'anta metallica in corridoio, o le poggia le mani fredde sulle guance porpora e la usa come fosse una fonte di calore indispensabile. Nina raccoglie tutti questi gesti e li tiene stretti a sé, non li racconta a nessuno e sono solo loro.
«Emma» chiama aprendo la porta del bagno e facendo la propria entrata. Ci sono un paio di ragazze che fumano appollaiate alla finestra, una di sta sciacquando le mani sotto l'acqua gelida e alla fine il via vai si smorza, quindi rimangono solo loro e poche altre. «Emma»
La sua migliore amica semplicemente la ignora in un primo momento e poi alza gli occhi al cielo, quando Nina insiste e avanza. Le si piazza di fronte, le spalle dritte e un'espressione determinata, Emma allora la degna di uno sguardo dopo troppo tempo. Ha qualcosa che a Nina ricorda già la rassegnazione, forse la linea delle labbra rivolte verso il basso che sostituisce la sua solita aria dura. Non sa esattamente come e perché Nina decide di prendere un immenso coraggio, allontanando per un istante l'idea di essere osservata da estranee e la consapevolezza di essere arrivata al capolinea anche per una persona come lei, sempre troppo permissiva è troppo incline a chiedere scusa e a mettere da parte le propria persona. Quindi stringe i pugni e prova ad addolcire lo sguardo, mentre riempie i polmoni di un'aria viziata, ma che è l'unica di cui dispone.
«Mi dispiace, okay?» e lo avrà ripetuto un numero infinito di volte ed è un po' stufa di sentire quelle parole uscire sempre e solo dalle sue labbra.  «Mi dispiace per tutto. Per la nostra discussione, per te che non riesci mai a fare un passo indietro, per Ron, Liam e Zayn che adesso non mi salutano nemmeno. E anche per la mia bocca larga, troppo a volte, per tutte le volte che abbiamo litigato e quelle in cui mi hai ignorata. Per i cd che non ti ho mai più restituito, così come la giacca a vento ancora attaccata all'appendiabiti all'ingresso. Per Niall, sì, anche per lui, che tu ora vedi come un ostacolo e mi dispiace davvero che sia così, perché a me piace e avrei solo voluto comprensione. Credo tu sia davvero stupida e cieca, e non mi rimangio nulla di quello che ti ho detto, ma ti voglio bene con tutto il cuore. E semplicemente mi dispiace, Em. Per tutto» conclude. E le sue mani sono un groviglio di tensione, ma ciò che la rende più nervosa sono probabilmente gli occhi indagatori della bionda, che lo stesso sfogo definitivo che ha appena lasciato andare. La campanella scandisce la fine della pausa, quindi Nina si lecca le labbra, mentre le ragazze alla finestra si disperdono con dei mormorii. «Ora devo andare. Grazie per avermi fatta parlare» e grazie per essere stata mia amica, vorrebbe aggiungere, ma semplicemente varca la porta del bagno e si confonde tra la folla.
 
 
 
 
Niall ha una vecchia Mini verde bottiglia. È una macchina che Nina descrive come essenziale, nel senso che ha il riscaldamento e la radio, anche se ha l'apertura a mano del finestrino e nessuna chicca tecnologica.
La macchina di Niall a Nina piace. Le piace perché sa di pino, è piccola e allora loro stanno vicini, e poi le piace perché quando piove pensa che loro sono al coperto insieme, che guardano le gocce scendere sui vetri mentre stanno seduti uno a fianco all'altro, quasi come se fosse una normalità. E Niall, più o meno, sta diventando per la felicità di Nina quasi un'abitudine, quella costante che aveva desiderato ardentemente quando Niall era ancora il nuovo con la faccia da schiaffi.
Adesso Nina scende la rampa di scale all'ingesso per raggiungerlo, non si sofferma troppo a guardasi attorno, ma non può fare a meno di notare i suoi amici a diversi metri di distanza che stanno parlando fitto fitto, quasi in modo impenetrabile. Manca Zayn e le manca anche l'ultimo gradino, prima di essere urtata da qualcuno e andare inevitabilmente avanti. Sta per cadere, ma una mano la afferra e allora si scusa.
«È okay. Non fa niente» solo che tra i mormorii e gli schiamazzi non lo ha riconosciuto, quindi si sorprende quando uno dei suoi più stretti amici le sorride come se stesse avendo a che fare quasi con un'estranea. È distante, distaccato e il senso di colpa le attanaglia lo stomaco, ma se è colpa sua non lo sa. Di certo non tutta, perché Emma è brava ad allontanare le persone e Liam e Ron anche, solo meno sicuri.
«Mi spiace» le dice e non è un tipo loquace, ma l'imbarazzo è decisamente fuori luogo, quando la lascia andare e stringe le cinghie che ha sulle spalle. «Ti ho spinta con lo zaino, non volevo»
«Va tutto bene, Zayn» lo rassicura Nina e sorride con gli occhi che si assottigliano e le guance che si riempiono di mancanza. «Come stai?»
«Bene, grazie» e stringe la mascella, tendendo la vena sul collo. «Tu?»
«Mi dispiace» ripete la mora e non sa neanche più che numero sia, perché quel giorno l'ha detto troppe volte e adesso quelle parole cominciano a starle scomode addosso. Come un maglione che punge o un jeans troppo stretto, quindi rimane semplicemente in silenzio.
«Anche a me» risponde Zayn e le accarezza un braccio facendole intendere che va tutto bene, ma non è affatto vero. Poi si allontana e allora non può non notare che saluta il resto dei suoi amici con un gesto frettoloso prima di superarli. Liam lo ferma, aggrotta le sopracciglia e gesticola, ma Zayn svia e allora forse i cocci sono davvero troppi per essere raccolti.
«Come è andata?» Niall la aspetta come sempre appoggiato alla macchina, le chiavi in mano e lo zaino già sul sedile posteriore. Le sorride in maniera un po' forzata e indica un punto alle sue spalle, Nina non si volta solo perché sa già a chi alluda.
Fa spallucce. «Con Emma bene, considerando i suoi standard. Mi sarei aspettata una testa dentro il gabinetto o qualcosa del genere. Invece è rimasta in silenzio, una cosa strana visto che le ho dato addosso, no? Poi me ne sono andata»
«Con Zayn?»
«Con Zayn?» ripete e fa una smorfia che sembrerebbe divertente se solo non fosse un groviglio di nervi. «Bene anche con lui. Mi ha parlato, il che è già un gran passo, dato che solitamente per cavargli una parola ci vogliono dieci minuti buoni e altrettante sigarette»
A quel punto Niall sospira e scuote la testa, aggrottando automaticamente le sopracciglia. «Ci dobbiamo lavorare»
«Lavorare?» domanda Nina, accigliandosi di rimando. «A cosa esattamente?»
«Al sarcasmo e ai freni che non hai» spiega trattenendo uno smorfia, prima di ricevere un pugnetto fiacco sulla spalla, poi apre lo sportello della sua auto e si volta a guardarla. «Andiamo?»
Nina fa il giro e raggiunge il lato passeggero, guardandosi intorno e salendo alla fine in macchina. Cerca nella borsa il suo cellulare e quando lo trova, butta la sua tracolla H&M sul sedile posteriore accanto allo zaino di Niall. Si sofferma un secondo perché l'ha fatto con disinvoltura e non ci ha nemmeno pensato troppo, ha semplicemente allungato la mano e lasciato andare il peso.
Ora guarda i due oggetti abbandonati uno sopra l'altro e allora si concentra su Niall e il suo profilo, sorridendo di conseguenza. Lo vede mordere l'interno della propria guancia e poi le lancia uno sguardo di sbieco, lei si allunga e allora lo bacia vicino alle labbra, iniziando a sentire un fremito. Lui chiude gli occhi e sospira. «Nina—»
«Uh?»
«Metti la cintura» le dice e non ammette né repliche né ripensamenti, nonostante il suo tono sia stato a volte più duro. Non suona come un ordine o un comando, più come una semplice affermazione data ad un bambino capriccioso. Le labbra di Nina si staccano dalla sua pelle e poi retrocede sul suo sedile, sprofondandoci e facendo ciò che le è stato detto. Niall fa lo stesso e poi esce in retromarcia dal parcheggio, stritolando quasi il volante. La ragazza avverte sua madre che passerà a casa di Amelia, una sua compagna del corso di fisica con cui spesso si vede per studiare, e che poi andrà a scuola di danza. Ringrazia il non poterle telefonare a causa del lavoro e doversi accontentare dei messaggi, perché sennò la voce la tradirebbe e non è molto brava a raccontar bugie e menzogne ben costruite. Poggia il telefono tra le gambe e inizia a giocare con il tessuto dei jeans, mentre Niall continua a guidare.
Nina ha scoperto che si distrae facilmente, che se gli arriva un messaggio mentre guida è tentato di guardarlo e le ha raccontato che ha preso due multe per aver parcheggiato in una zona non consentita, perché -a detta sua- non si era accorto dei divieti, ma ora fissa la strada concentrato e le nocche stanno diventando bianche.
Nina si sente a suo agio in quella macchina, con Niall a guidarla chissà dove e ha piena fiducia in lui perché comunque non corre, lascia passare i pedoni e rispetta i semafori; lei guarda fuori dal finestrino e non si accorge di star torturando le proprie unghie con la trama ruvida dei jeans.
Non si sente agitata, si sta solo perdendo nel casino più assoluto che è ormai la sua vita e crede che nulla sia più al proprio posto da un paio di settimane, se non la sua famiglia a cui ha cominciato a raccontare amaramente qualche bugia. Non si accorge della radio che viene accesa, fino a quando una mano non si poggia sulla sua che ancora ininterrottamente liscia i pantaloni, provocandole un formicolio fastidioso. Gira la testa e i capelli ondeggiano contro le sue tempie: guarda la mano di Niall sulla sua e allora sorride.
Non è uno da dita intrecciate e adesso le sta solo bloccando un brutto tic, ma non sposta la mano calda, quindi Nina volta la propria e lascia combaciare i loro palmi. Aspetta qualche istante e poi la chiude, quando lui non le nega il gesto troppo intimo anche per loro che, sì, si baciano, ma che solitamente sono più spinti da un impulso irrefrenabile che li possa distrarre dal resto del mondo.
Nina e Niall non hanno mai parlato di sentimenti o di loro, semplicemente è arrivata l'occasione e allora un loro è nato un po' forzatamente, anche se come un concetto astratto, che non ha dei limiti ben definiti e che probabilmente non si definiranno velocemente. Ci sono, si cercano, si baciano e poi? Poi sono Nina e Niall e insieme non sono nulla, perché vacillano contemporaneamente tra relazioni diversi che insieme non possono sempre coesistere.
Niall non ricambia la stretta, ma il suo muto consenso da un lato tranquillizza Nina perché significa che va bene tenersi per mano, ma dall'altro la spaventa perché ha paura che possa essere altrove con la testa e allora inspira. Inspira perché è tutta una questione di equilibri e passi falsi, di apnee costanti e poi respiri profondi. Rimangono una manciata ancora di secondi in silenzio, sentendo il vento tirare contro l'auto.
«Dove andiamo?» domanda poi timorosa, come se anche solo far sentire che lei è comunque lì, in quell'auto con lui, possa mettere a rischio la loro momentanea vicinanza. Niall non le risponde e continua semplicemente a guidare, intanto che Nina osserva il paesaggio che conosce bene scivolarle accanto, ma senza comprendere quale sia la loro effettiva meta. Niall le accarezza il dorso della mano con il pollice, ma è così assente che Nina non giurerebbe l'abbia fatto apposta, quindi socchiude gli occhi e rabbrividisce a quella strana carezza a cui non era pronta.
Trascorrono cinque minuti dell'orologio digitale sul cruscotto e riconosce le strade del quartiere nord di Holmes Chapel, superano il centro sportivo e Niall le ha detto di abitare lì vicino, ma poi ad un certo punto accosta è ferma l'auto a ridosso di un marciapiede. Nina guarda dove sono e riconosce il parco in periferia, dove la sera è sconsigliato andare, mentre di giorno è sempre pieno di mamme e bambini.
Si volta verso Niall aggrottando le sopracciglia e lui la guarda già con le sopracciglia alzate, poi ritira la mano, lasciando quella di Nina.
«Che facciamo qui?» domanda la ragazza un po' confusa, lui scende dall'auto senza risponderle e allora segue il suo esempio, afferrando la tracolla dai sedili posteriori.
«Ti devo parlare, te l'ho detto» aggiunge poi prendendo sicurezza e incamminandosi verso l'entrata del parco. Nina rimane immobile qualche secondo ad osservare il suo passo un po' molleggiante, le gambe leggermente divaricate e le spalle larghe fasciate da una giacca a vento nera, poi lui si ferma ad aspettarla e quindi lo raggiunge quasi correndo —e Nina è una che corre per poche cose e altrettante persone— e lo affianca quasi inciampandogli sopra. Si ferma in tempo e lui rimane comunque con le mani nelle tasche dei jeans, l'espressione nervosa che prova a celare dietro uno sguardo rassegnato per l'incontrollabile eccesso che la ragazza mette in tutto quello che fa.
Nina in quel parco ci veniva da bambina, con sua madre e a volte solo con le madri delle sue amiche, poi le bambine di rifugiavano nella zona dei giochi e tornavano a casa sfinite.
Emma è sempre stata una che perdere non l'ha mai preso in considerazione e quando succedeva, poi si offendeva per l'intero giorno successivo. Ai tempi erano piccole, ma ora con Nina sta anche esagerando e proprio non riescono a trovare quel punto di ritrovo per fare un passo indietro e chiedersi scusa reciprocamente. Invece, Ron che è sempre stata lo stato neutrale, adesso sembra aver trovato uno schieramento.
«Ci vieni spesso qui?» domanda la mora ad un tratto, camminando al fianco di Niall, lui si stringe nelle spalle e si lecca le labbra sottili.
«Hai fame?» chiede di rimando e lei risponde che un po' di fame l'ha, ma preferisce sapere cosa deve dirle.
Nina si accontenta delle scrollate di spalle e degli sguardi nervosi, delle pellicine tirate e delle unghie mangiucchiate perché poi Niall prende un profondo respiro e le racconta tutto con il suo tempo, perché è lunatico ed è un'accozzaglia di roba che la sorprende sempre.
Due minuti dopo, sono al centro del parco, dove c'è una fontana e il chiostro, e le offre anche se in ritardo il pranzo che hanno saltato ore fa. Quindi, sì, Niall la sorprende considerando che lo ha osservato così tante volte da notare che spesso non tiene la porta alle ragazze, gioca con il cellulare mentre qualcuno gli parla e lascia trasparire tutta la stronzaggine quando chi non gli garba lo infastidisce con chiacchiere inutili.
Niall è uno da cambi di personalità repentini, prese in giro e musi lunghi in pochi secondi e Nina non si sta nemmeno sforzando di stargli al passo perché Niall è come la calma dopo la tempesta: bisogna solo aspettare e poi la bufera che è in grado di scatenare si placa radicalmente. Nina ormai ci ha fatto quasi l'abitudine e se lo sta imprimendo bene in mente, in modo da non entrare nel panico quando è così arrabbiato da non volerla nemmeno vedere e lei, sì, che ci sta un po' male, ma poi passa e allora va bene tutto.
«Grazie» dice agitando appena la fetta di pizza che le ha comprato, perché «Nulla che abbia qualcosa di animale!» ha urlato quando si è offerto di prendere il cibo anche per lei.
«Lo so» ha risposto lui quasi offeso, perché ormai la conosce abbastanza da sapere che la carne è bandita, così come le caramelle gommose, che la sua canzone preferita al momento è Be My Forever, mentre la settimana prima non faceva che selezionare Goodnight sull'iPod e quella prima ancora non ne aveva nemmeno una, canzone, e che potrebbe invece ascoltare la voce di Sam Smith cantare per tutta la vita. Sa che usa lo shampoo alla vaniglia e la mattina mette solo il mascara, che se la cava piuttosto bene in arte e che le piacerebbe fare volontariato e non smettere di ballare. Quando lei ha sottolineato il suo non ingerire animali per motivi etici, si è sentito davvero un po' offeso perché vorrebbe lasciar trapelare che le interessa allo stesso modo in cui lui interessa a lei, ma poi capisce che in realtà Nina non dubita di lui e dell'affetto che ha imparato attentamente a nutrire per i suoi capelli lunghi, per le sue incontrollabili  chiacchiere e per la sua naturale gentilezza verso il prossimo.
Niall scrolla le spalle e prova a farle un sorriso in risposta, prima di prendere posto al suo fianco su una panchina. Hanno in mano una pizza ed un hot dog, rimangono in silenzio e finiscono così i loro pasti.
Poi Nina accavalla le gambe e attende che il ragazzo finisca di pulirsi i polpastrelli sporchi di salsa barbecue vicino al cestino dell'immondizia.
«Ho rubato dei soldi» è la prima cosa che le dice quando la raggiunge e abbassando appena la voce. Schietto, conciso e mirato. Nina si volta repentinamente verso il viso tondo di Niall e aggrotta le sopracciglia confusa.
«Che significa?» domanda, mentre lui si accende una sigaretta.
«Che ho rubato dei soldi» ripete quasi con stizza. Ruota però leggermente il busto verso la ragazza, come se volesse che lo veda per come è davvero, che lo studi dentro. «È il casino più grande in cui mi sia mai andato a cacciare. Avevo bisogno di dirlo a qualcuno»
«Certo che lo è!» esclama ed è riuscita a prenderla in contro piede, mentre non sa che sentimento provare prima nei confronti di quella scoperta. Vince allora un'alternanza di distacco e poi compassione, che prova comunque a nascondere dietro ad un tono di muta neutralità.
«È la cosa di cui più mi pento» afferma dispiaciuto e facendo un tiro. «Non volevo, davvero. Non so che mi sia preso» tenta di giustificarsi.
«Sì, io-» lo sa? Nina, lo sa? Sa che è mortificato e che ora che ne parla con qualcuno sente il senso di colpa riaffiorare più di quando ci ha rimuginato sopra da solo? Per un momento non sa che pensare riguardo i sentimenti di Niall, ma poi gli occhi verdi di Nina si scontrano con quelli azzurri del suo interlocutore e allora la propria risposta è sicura e molto più chiara in mente. Distoglie lo sguardo. «Ci credo. Lo so»
«Ho bisogno del tuo aiuto—»
«Prima mi dici come li hai rubati» lo interrompe pestando i piedi sulla ghiaia che ricopre gran parte del suolo, poi guarda le altalene distanti qualche metro dove non c'è nessuna presenza umana ad animarle e sospira.
«Non cambierebbe nulla» si oppone Niall, masticando le parole quasi con difficoltà. «Non mi va nemmeno di metterti così tanto in mezzo»
«Non muoverò un dito, se non mi dirai come e dove li hai presi» si impunta Nina, perché va bene dividere i problemi, ma deve sapere tutto ciò che la possa in qualche modo coinvolgere o aiutarli. Sarebbe ingiusto se non la mettesse al corrente di tutto, perché è quello che ormai fanno, no? «Non ti aiuterò, se non parlerai. Adesso»
«Lo farai lo stesso» afferma certo Niall. «Sei fatta così, vuoi o non vuoi»
«Quindi mi vedi come facilmente influenzabile» afferma Nina quasi offesa, si lecca le lebbra e alza un sopracciglio. «Una senza spina dorsale»
«Non dire stronzate»
«Allora dimmi cosa è successo, perché sennò non muoverò sul serio un dito» volge lo sguardo al cielo e scuote la testa. «Hai rubato dei soldi, non puoi sperare che non pretenda spiegazioni»
Niall si alza e inizia a passeggiare nervoso davanti ad una Nina sconvolta e tutt'assieme stanca. «Sei così insistente» sbotta. «Sai perfettamente cosa penso di te, non uscirtene con tesi infondate. Hai la mia completa fiducia e lo sai, cazzo, se lo sai»
«No, in realtà non lo so» Nina salta sulle proprie gambe e spera solo che non sia un litigio, anche se la piega che sta prendendo non sembra andare per il verso giusto. Lei non si mette sulla difensiva, né tanto meno utilizza un tono arrabbiato. Espone semplicemente i suoi pensieri senza filtro e anche se ci devono lavorare, insieme al sarcasmo, la sua schiettezza è naturale. «Non parliamo mai di cosa ci sia tra... Noi? O di cosa stia succedendo, come siamo arrivati a baciarci per i corridoi della scuola o sulle scale antincendio. Non so perché sei gentile con me, perché mi offri il pranzo o mi accompagni ogni giorno a casa senza che io te lo chieda, perché con gli altri sei sempre così schivo che non so da che lato prendere queste attenzioni. Magari hai la risposta a queste domande e vorrei davvero che le condividessi con me, perché voglio far parte dalla tua vita —non so fino a quando, né come— ma ormai ci sono dentro e se posso ci resto anche a costo di diventare tua complice per un furto. Non mi interessa, capisci? Perché tu mi piaci e non posso sceglierlo, ma posso cambiare qualcosa in quella tua maledetta testa. E tu mi devi venire in aiuto, Niall»
Nina gli ruba la sigaretta dalla labbra, mentre lui la guarda impassibile e stanno di fronte, in silenzio. La porta alle labbra e aspira a pieni polmoni e in queste settimane le è venuto piuttosto facile dimezzare le quantità di tabacco, ma ora è un po' nervosa e sa che non può sfuggire ai vizi. Quando termina, la sigaretta ormai è solo un mozzicone, la getta per terra e la pesta con la suola degli stivaletti. Alza lo sguardo e lascia cadere le braccia lungo i fianchi, mentre le mani di Niall sono affondate nelle tasche dei jeans.
«Mio padre è stato male una settimana e si è dovuto assentare dal lavoro» comincia senza battere ciglio e sostenendo la pesantezza degli occhi di Nina indugiare sui suoi. Lei rimane in silenzio. «Due giorni fa sono andato a prendere lo stipendio al posto suo, c'era il suo capo e mi ha chiesto di aspettare che terminasse una telefonata, si è allontanato e lo sai come sono fatto. Sono iperattivo e mi muovo in continuazione e passeggiando per la sala del locale mi sono accorto che c'era una busta aperta vicino alla cassa—»
«E l'hai rubata» termina per lui Nina. «Quanti?»
Niall annuisce. «Duemila. È quasi il triplo di quanto prende mio padre al mese»
«Ma perché?» domanda allora, confusa. Può anche essere che non se la cavino economicamente bene, non percepiscano stipendi abbondanti, ma da quello che ha potuto capire il padre di Niall lavora giorno e notte e dà al proprio figlio tutto quello di cui ha bisogno. «Non mi sembra ti faccia mancare nulla, Niall»
Si stringe nelle spalle, mortificato e colpevole. «Non so cosa mi sia passato per la mente, mi sta soffocando questa situazione. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno»
«Devi restituirli» afferma Nina, poi abbozza un sorriso stanco. «Hai fatto bene a raccontarmelo»
«Non posso darli indietro»
«Perché no?» chiede di rimando, lo afferra dalla felpa e gli va contro spingendosi verso il corpo immobile del ragazzo.
«Perché mio padre finirebbe nei guai per colpa mia, io sarei sbattuto dentro. Lui non avrebbe più un lavoro e io soltanto un padre incazzato» le spiega, abbassando la testa per guardarla negli occhi verdi. La distanza che li divide è minima, ma Niall non accenna a superare i centimetri che riempiono lo spazio tra i loro visi.
«Li potresti ridare anonimamente»
«Sarei un codardo»
«Metti da parte l'orgoglio ogni tanto. Devi farlo» insiste. Nina non sa più che dire perché le sembra chiaro: se fosse al contrario la situazione, lei ridarebbe i soldi indietro e non ci penserebbe due volte perché semplicemente non è corretto nei confronti di nessuno e perché il senso di colpa la ridurrebbe ad un ammasso  di ossa in difetto con il mondo.
Niall si allontana bruscamente, lasciandola barcollante, si siede sulla panchina ormai vuota e poggia i gomiti sulle ginocchia. Si stropiccia gli occhi e allora Nina indugia, ma poi lo raggiunge e si abbassa, mettendosi all'altezza del ragazzo.
«Hey» sussurra, alzandogli poi il viso con un dito. La guarda e Nina preferirebbe scappare, ma il suo viso è devastato e stanco e allora gli prende una mano per incoraggiarlo. «Hey» ripete.
«Okay» mormora Niall, abbassando le palpebre. «Li darò indietro» Nina sorride quasi più leggera, ma prima che possa appoggiare la sua scelta, la interrompe. «Ma ho bisogno di un favore»
«Che genere di favore?»
«Li dovrai tenere tu» dice con tono sommesso. «Solo per qualche giorno»
 
 
 
 
Casa di Niall è minuscola nel vero senso della parola e Nina la guarda con occhi sgranati, cercando di notare anche il più piccolo particolare.
L'ingresso dà sul soggiorno-cucina dove si intravede un balcone striminzito, poi c'è un breve corridoio lungo forse due metri sul quale si affacciano tre porte chiuse e spoglie, che lei deduce siano il bagno e le camere da letto.
Quando Niall aveva parcheggiato e aveva tolto le chiavi dal quadro dell'auto, Nina non aveva la benché minima idea del perché si fossero fermati lì, alle spalle una vecchia chiesa cattolica e davanti un'anonima palazzina a due piani. Il ragazzo era rimasto in silenzio, giocando con il portachiavi a forma di pinta, poi aveva detto che sarebbe arrivato in qualche secondo e allora Nina aveva compreso che era casa sua, ma alla fine «Potresti venire con me sennò» aveva proposto.
Nina lo aveva seguito fino al secondo piano, aveva aspettato che aprisse la porta d'ingresso ed era entrata in silenzio, seguendolo.
Nina sa quanto la propria casa per una persona possa essere un territorio neutrale, quello dove spogliarsi di ogni maschera e ogni armatura, ma Niall l'ha fatta avvicinare a quella zona senza rimuginarci troppo sopra e questo l'ha un po' tranquillizzata. D'altro canto, però, l'idea di essere lì recuperare dei soldi rubati la sta lentamente sconvolgendo e adesso non è proprio il ritratto ritratto della calma.
Si guarda intorno e la casa è essenziale, un po' come la vecchia Mini verde, poi davanti agli occhi le si presenta un bambino biondo con due grandi occhi azzurri e sorride istintivamente, intanto che Niall gli fa festa. Tutt'insieme si sente leggermente fuori posto ed è una sensazione che non ha mai realmente provato, perché è sempre stata spigliata, mentre ora le sembra di essere quasi diversa con Theo stuzzica le gambe dello zio per cercare ancora più attenzioni. 
Sorride ancora, Nina, ma comunque non si sforza, nonostante voglia prendere Niall e scappare via.
Per essere una casa abitata da un adolescente e un uomo occupato gran parte del tempo si presenta bene e in maniera semplice, arredata con pochi mobili di stili completamente diversi: ci sono delle riviste sul tavolino davanti alla TV e due divani coperti da plaid e cuscini con ricami e disegni differenti tra loro. Ci sono anche delle foto, ma Nina è troppo lontana quindi osserva il tavolo pieno di giochi e ciucci per bambini, prima di notare delle scarpe da tennis abbandonate vicino alla porta d'ingresso.
Il ragazzo che l'ha portata lì avanza, lasciandola indietro e allora Nina sente delle voci arrivare dal corridoio alla propria destra da dove compare una donna sulla trentina, bionda e con un sorriso un po' storto. Indossa un paio di jeans e una camicia logora, si rivolge direttamente a Niall e non la nota.
«Pensavo tornassi prima» dice ad alta voce, raggiungendolo. Niall si volta subito verso Nina, troncando quella che la ragazza deduce essere sua la cognata, nonché madre del bambino che ora gioca con le orecchie del biondo, mentre questo lo tiene in braccio con noncuranza. L'ultima arrivata si zittisce e sorride a Nina, cogliendo l'occhiata palese di Niall che le vuole fare intendere che c'è un ospite.
«Ciao» la saluta calorosamente e poi ride, allungandole la mano cordialmente. «Denise, sua cognata» e indica Niall con un cenno del capo.
Nina stringe con una presa salda le dita della ragazza, provando a risultare più garbata possibile nel modo di presentarsi, ma Niall la precede. «Lei è Nina e stiamo per andarcene»
La diretta interessata si morde l'interno guancia, cercando di non prendersela con Niall, perché ormai un po' conosce e «Mi chiamo Nina» ripete con un smorfia. Si avvicina al ragazzo quasi con slancio e continua a sperare di andarsene più in fretta possibile.
«Di già?» chiede Denise a Niall, dopo avere sorriso a Nina ancora una volta ed essersi ripresa suo figlio. Il bambino fissa Nina e lei le accarezza il naso con delicatezza, ridono e allora Niall distoglie lo sguardo da entrambi, annuendo.
«Pensavo tornassi prima» un quarta voce sopraggiunge all'improvviso e allora tutti si voltavo, osservando l'ultimo arrivato. Nina lo riconosce come il fratello maggiore di Niall anche se esteticamente non si somigliano poi molto, avanza verso il soggiorno e si accorge subito dell'estranea.
Denise la presenta con enfasi mentre tiene le mani del figlio per farlo camminare sul pavimento freddo e non farlo cadere giù. «Greg, lei è Nina. È una—»
«Una compagna di Niall» conclude per lei la mora, stringendo la mano del fratello maggiore. Gli sorride e lui ricambia, ma Nina si sente scombussolata e lancia un'occhiata eloquente a Niall che invece rimante in silenzio e osserva la scena quasi frastornato. I suoi occhi si scontrano con quelli di Nina e allora annuisce.
«Vi avrei dovuti avvertire, scusate» dice solo in risposta all'affermazione di Denise e Greg. Si incammina e sparisce oltre la porta, che si intravede appena da dove Nina sta in piedi. La prima sulla sinistra.
«C'è casino in camera» urla il fratello di Niall per farsi sentire dal minore degli Horan, poi torna all'ospite e le sorride in maniera garbata. «Compagna? Sono contento che abbia conosciuto qualcuno... Nina. Scusa il disordine, ma stiamo qui solo per qualche giorno. Questa casa non è sempre così messa male»
«Oh, non è un problema» Nina sorride, ficcando le mani nelle tasche del maglione ocra. «È poi mi piace, è bella» afferma con gentilezza, guardandosi intorno.
«Niall non è stato per niente contento di cederci la sua camera» scherza Denise con una smorfia. «Ah, scusa la nostra pessime maniere: possiamo offrirti qualcosa?» le chiede cordialmente, ma non la guarda nemmeno troppo impegnata a seguire il figlio passo dopo passo.
«No, grazie» mormora.
«Tanto stiamo andando via» li informa Niall, sbucando all'improvviso e raggiungendola con in mano un libro di storia. Glielo porge e le fa segno di infilarlo in borsa, quando Nina lo prende, lo tratta come se scottasse e rischiasse di finire ustionata in un batter d'occhio. «Non so quando torno»
«Andiamo a cena fuori» lo avverte Greg, impilando su una sedia delle magliettine da bambino sparse un po' su tutta la spalliera del divano.
«Ah sì?» chiede Niall. Si è diretto veloce verso la porta, ma ora si volta e alza un sopracciglio. «Ma papà lavora»
«Si è preso una serata libera» spiega Denise intervenendo, il cognato annuisce e poi spinge con delicatezza Nina verso l'ingresso.
Questa lancia un «Arrivederci» ai coniugi per non sembrare sgarbata, prima di essere coperta dalla presenza agitata di Niall.
Scendono le scale velocemente e percorrono gradino per gradino fino ad arrivare in strada completamente muti. Si fermano davanti alla Mini e il ragazzo non accenna ad aprire l'auto, ma guarda Nina e prende un respiro profondo.
«Non credo più sia una buona idea» ammette.
«Rilassati» suggerisce lei avvicinandosi al suo corpo e cingendolo con entrambe le braccia. Poggia il mento contro il suo petto e lo guarda dal basso con un sorriso gentile, ma stanco: spera di risultare determinata ma ha paura di tradire i suoi veri sentimenti. «Li terrò pochi giorni, il tempo di far tornare tuo fratello in Irlanda e non farglieli trovare. Poi li restituiremo. Okay?»
Annuisce, ma è terrorizzato, quindi le cinge le spalle e si regge al corpo di lei, sperando solo che non si accorga del peso eccessivo di cui la sta caricando. La abbraccia con vergogna e «Mi piaci anche tu, comunque»
 
 
 
 
 
 
Eccomi:)
Allora, la prima cosa che devo fare è sicuramente ringraziare Melville perchè ha recensito lo scorso capitolo e mi ha spronata ad andare avanti con le sue parole, ma è stata davvero così carina da dirmi che avrebbe comunque capito la mia decisione di sospendere/eliminare la storia. Sinceramente, ci ho già ripensato perchè questi due ragazzi mi piacciono troppo e mi sono affezionata tanto a loro per lasciarli andare. Vi chiedo però di farmi sapere che ne pensate, non sempre, ma ogni tanto e anche per poche righe.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, per mettere in chiaro alcune cose, Nina e Niall NON stanno insieme. Hanno sviluppato un rapporto strano di due che si piacciono, ma non vogliono impegnarsi troppo seriamente, si baciano e iniziano a sentire l'importanza dell'altro, ma non vogliono accellerare troppo la situazione, anche se due del genere sono il pericolo.
Il prossimo capitolo sarà la continuazione di questo e si comprenderà di più l'idea di Nina riguardo alla loro situazione (si riprenderà anche più avanti), diversa da quella che viene spiegata in questo ottavo e diversa da quella di Niall.
Njaalls

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Over ***


Capitolo 9 — Over
 
Non vedi che sono tuo?
Quindi sarai il mio sostegno vitale?
 
La casa tipicamente inglese di Nina è l'esatto opposto rispetto a quella di Niall. Non è una castello, ma è abbastanza grande da avere due bagni e tre camere compresa quella per gli ospiti, ci sono due giardini che la circondano e hanno il camino in soggiorno.
Il padre di Nina è un banchiere, mentre la madre fa l'insegnate d'arte alle secondarie e il pomeriggio tiene dei corsi di disegno e pittura con un'associazione situata in un appartamentino del centro. Economicamente gli Evans stanno bene e Nina non può proprio lamentarsi. Le vogliono bene, suo padre è quello con cui va più d'accordo, ma forse anche quello con cui litiga di più, mentre sua madre è una di quelle belle donne un po' svitate che vestono con abiti etnici e se ne infischiano della moda e degli ultimi trend.
Quando ancora le cose con Emma andavano bene e Nina attraversava uno di quei momenti in cui era invidiosa dell'eleganza e del modo di apparire perfetto dell'amica, l'unica via che aveva per tirarsi su era andare da sua madre e guardala.
Sono semplicemente identiche, non esteticamente, ma molto di più nel carattere, nel sorriso allegro e nel modo di presentarsi. Perché entrambe amano una vecchia gonna colorata e lunga fino ai piedi o una mini di jeans —molto anni 90— ad degli shorts praticamente inguinali, o dei pendenti fatti con i turchesi, anziché un ciondolo Tiffany. Che poi si è sempre domandata, Nina, cosa ci sia di bello in un banalissimo e frivolo cuore d'argento.
Quando apre la porta d'ingresso si mette da parte in un gesto cortese nei confronti di Niall che entra un po' titubante, le mani in tasca e le sopracciglia aggrottate.
Nina accende la luce e si muove per casa, iniziando ad aprire le finestre in modo da far entrare più luce, poi torna al ragazzo a cui ha detto di tranquillizzarsi, perché non lo mangerà nessuno, e gli sorride incoraggiante.
«Hai una bella casa» afferma, mentre lei gli fa cenno di seguirla al piano di sopra.
«Grazie. Anche la tua lo è» risponde di rimando la ragazza con sincerità. Camminano lentamente sui gradini come se fosse un po' spaventi, ma lo sguardo che Nina sente sul proprio fondoschiena smorza un poco la tensione. Sorride al vuoto e «Alza quegli occhi».
Lo sente ridere e allora ride anche lei, quando la afferra per i fianchi che si muovono ad ogni scalino. Percorrono il corridoio scuro e Nina al primo interruttore accende la luce, intanto che Niall la segue e studia le tele appese sui muri.
«Li ha fatti tua madre?» chiede il biondo, perdendo qualche secondo davanti a quelli che lo catturano di più. «Merda, ma questa sei tu!» afferma ad un certo punto ridendo, ma se il dipinto ritrae alla perfezione i lineamenti spigolosi di Nina con armonia, quello sulla porta della camera —nel senso letterale del termine— è cento volte più impressionante.
«Dove li mettiamo?» domanda la ragazza distraendolo, apre la borsa e ne estrae il libro che le ha passato davanti a suo fratello. Niall si volta alzando le sopracciglia e, quando nota che aspetta solo lui, la raggiunge con un po' di coraggio e smettendo di sorridere.
«Ne sei sicura?» chiede, Nina si siede sul letto e la segue. Il materasso è morbido e il piumone con una fantastica floreale stappata su uno sfondo blu scuro copre il mobile, Niall si guarda intorno e c'è un arazzo appeso come testata, ci sono delle mensole piene di libri e cd al fianco di una libreria in legno e poi c'è un armadio, accostato alla scrivania sotto la finestra, con le ante leggermente aperte.
«No-» risponde Nina, ma poi si allunga verso il suo viso e allora gli lascia un bacio sulla guancia che tronca i pensieri e le parole con cui il ragazzo vorrebbe ribattere. Non è necessario, crede, e non sa nemmeno lui perché le ha chiesto quel favore, ma lei lo interrompe delicatamente e allora chiude la bocca. «Ma lo farò. Perché mi piaci davvero»
Niall indugia e abbassa lo sguardo colpito. «Non voglio metterti nei guai»
«Non succederà» afferma Nina, mentre fa scivolare una mano in quella di Niall e l'altra è chiusa saldamente intorno alla busta bianca. Si toccano per poco, qualche secondo, poi la mora si alza lentamente e si ferma davanti all'armadio in legno che occupa metà parete. Sulle ante ci sono delle foto appiccicate con dello scotch, biglietti di treni e aerei, post-it e adesivi, c'è una fotografia scattata per il diciassettesimo compleanno di Nina, dove si regge in piedi a due sorridenti Ron ed Emma. Stavano per cadere giù e Laila Evans aveva immortalato la scena prima che precipitassero, che Liam smettesse di mettersi in pose discutibili alle loro spalle e Zayn decidesse appena scostato dalle tre, che il momento delle smorfie fosse giunto al termine. Nina ha più copie di quella foto: una è sull'anta dell'armadio, una in mezzo al diario che ha sempre in borsa e l'ultima incorniciata vicino al camino e alle foto di famiglia.
Si abbassa sulle ginocchia e allunga la mano verso il muro coperto da una carta da parati beige, tra questa e il piede del mobile incastra la busta con i soldi, cercando di non farla notare troppo.
«Si vede?» domanda a Niall, mentre rimane per terra pronta ad aggiustare il proprio operato. Lo sente alzarsi e camminare avanti e indietro per la camera.
«Spingila un po' verso l'interno» suggerisce poi, fermando il rumore di passi sul parquet. Nina fa come consigliato finché tutti gli angoli della carta non spariscono dietro il legno scuro dell'armadio. «Sicura che non li troverà nessuno lì?»
«Certo che no» risponde allora, alzandosi. «Sono io che mi occupo della mia camera»
Quando cerca lo sguardo di Niall, Nina lo trova rivolto a tutt'altro. Non ha bisogno di alzare troppo la testa per leggere i titoli degli album poggiati sulle mensole, fa scorrere il proprio sguardo sulle custodie in ordine d'artista, ma non tocca attentamente nulla.
«C'è di tutto» commenta ad un certo punto. Nina, che è rimasta immobile a studiare il modo indifferente in cui osserva ciò che lo circonda, le mani nelle tasche dei jeans e i capelli scombinati, lo raggiunge e si poggia al muro con un sorriso.
«Mi piace tutto» si giustifica facendo spallucce. Lui la guarda e poi, senza preavviso, la bacia.
Le labbra tremano e allora hanno bisogno di tempo per metabolizzare il gesto, le dita del ragazzo stringono ora il maglione di Nina, finché le loro bocche sono ancora una sopra l'altra e non si capisce bene chi conduca cosa. Nina è spigliata con le parole, ma a volte meno con i gesti, mentre Niall è il contrario e anche nei gesti forse è carente.
Le sua mani indugiano sui fianchi della ragazza che invece preme le proprie sulle spalle di un Niall sicuro e  poi prende fiato, tornando a baciarlo subito dopo.
Nina e Niall non parlano di cosa sono, di cosa fanno e in che direzione vanno, ma ora il petto di Niall spinge quello di Nina, mettendola spalle al muro, quindi rimangono in silenzio e possono anche non pensarci per un po'. Niall inverte la situazione e la spinge verso il centro della camera, fino al letto, lei lo asseconda e non ha nemmeno la testa e la mente per riflettere, se c'è il cuore che pensa un po' a tutto.
Niall si siede sul letto, Nina lo spinge indietro e punta le ginocchia sul materasso. Affonda il viso contro il collo caldo di Niall che le pizzica le guance per quel principio di barbetta che le fa perdere la ragione. Anche se forse, la ragione, non l'ha e basta quando si tratta di Niall, perché tutto la affascina, dai sorrisi storti alle parolacce masticate, fino alle imprecazioni costanti.
«Nina» ansima tra un bacio ed un morso sulla pelle bianca, si impunta sui gomiti e resiste all'abbandonarsi completamente sul materasso perché a quel punto, la conosce, lo prenderebbe come un invito e prima devono capire dove vogliono arrivare. «Nina» la richiama.
Lei allontanata il viso spigoloso dal collo del ragazzo e sgrana gli occhi con un'innocenza che un po' cozza con i capelli scombinati e il sopracciglio alzato, le gambe accanto ai fianchi di Niall. Lascia cadere il bacino e gli si siede sopra, piegando poi leggermente il capo. «Mi piaci» afferma.
«Potresti ripensarci»
«No»
«No?»
Annuisce per confermare la propria risposta e incastra lo sguardo in quello di un Niall un po' confuso. Nina capisce che sono arrivati insieme allo stesso punto, che sono lì e devono solo trovarsi nel buio, accertarsi entrambi della presenza dell'altro. «Voglio dire... No, non ci ripenserò» e allora lo bacia di nuovo e, staccandosi, poi aggiunge come illuminata all'ultimo secondo «Potrai essere il più lunatico del mondo, avrai sempre quella ruga tra le sopracciglia e guidi con una sicurezza arrogante, ma mi piace arrivare a scuola e scoprire di chi umore sei, se ti vedrò ridere o aggrottare la fronte e in auto, con te, mi sento comunque sicura perché anche se ti distrai facilmente provi lo stesso a concentrarti sulla strada. Sei Niall Horan, Gesù, imprechi dalla mattina alla sera e mi hai un po' contaggiata, certo che non ci ripenserò! Tu ci ripenserai?»
Nina sorride e Niall scoppia a ridere: si chiede come ci sia finito lì in mezzo, tra le braccia e le gambe di una ragazza del genere. Troppo allegra, troppo bella e troppo tutto.
Niall è un gran casino e lo è, un casino, anche Nina che ora preme le sue labbra su quelle sottili del biondo. D'altro canto, Niall non ha intenzioni di metterle i bastoni tra le ruote, non vuole e non può, quindi chiude gli occhi mentre i denti di lei affondano pian piano nel suo collo e poi gli si stringe contro con le gambe, le braccia e il viso preme sulla sua guancia.
Entrambe le mani di Niall premono sulle cosce di Nina, la solleva e la fa stendere sul materasso che si abbassa sotto il loro peso. La tocca in posti dove Nina non può dire che non l'abbia mai toccata nessuno, perché sarebbe una bugia, ma che la fanno sentire come se fosse la prima, di volta. Chiude gli occhi e allora la bacia ancora.
La forza di Niall è delicata, in qualche modo e Nina non se lo ricordava così bello, né Niall stesso, né il sentirsi impotente sotto mani esperte e ruvide di qualcuno.
Le sfila il maglione giallo e poi tira lo scollo della maglietta più in basso sfiorandole più volte il petto con le labbra sottili e facendola sospirare, Niall ridacchia ogni volta e allora Nina scoppia a ridere accarezzandogli la nuca bionda. Nina divarica le gambe e lascia che Niall si accomodi tra queste afferrandola dai fianchi.
La presa è salda e sta lì, su di lei, come se la stesse quasi proteggendo un po' da tutti e da tutto, perché le sue ossa sono fragili, quindi lui para i colpi e la bacia ancora. Gli sfila la maglietta poi, perché hanno abbastanza tempo, ma hanno comunque fretta. I gesti sono disperati e a volto lenti, quasi incerti, quindi Niall l'aiuta a togliere anche la sua, di maglietta, interrompendo il contatto.
Gioca con il reggiseno di Nina, abbassa prima una e poi l'altra spallina e allora lei ride ancora quando le fa il solletico e Niall potrebbe anche rimanere digiuno tutta la vita e sentirla semplicemente ridere e guardarla abbandonata sul letto con gli occhi chiusi e le mani tra i suoi capelli. Poi giura che i jeans sono mai stati così stretti e allora Nina incrina la schiena e strizza gli occhi, mentre le parte un brivido anormale alla pancia, fino a quando Niall la lascia respirare di nuovo, allontanando il capo tra le sue gambe e leccandosi le labbra. Si allunga sul corpo di lei che lo abbraccia di slancio, per afferrare il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni che ha gettato via chissà dove. Quando trova ciò che cerca, Nina gli stritola una mano e allora lui gliele prende entrambe. Prova ad infonderle coraggio baciandogliele.
«Hey» Nina annuisce automaticamente. Fa piano, Niall, la guarda completamente nuda piegare la schiena e poi la bacia con le fronti imperlate di sudore. Si piega su di lei e la abbraccia, provando a farle meno male possibile. Gioca con i suoi seni e poi le bacia i polpastrelli.
«Mi piaci anche tu» sussurra alla fine, quando hanno raggiunto il culmine si sono trovati nel buio. Si abbandona sfinito al suo fianco e le dà un bacio sulla tempia.
 
 
 
 
Nina non avrebbe mai pensato di poter sentire il fiato di Niall Horan soffiare contro il proprio orecchio, o poter stringersi a lui con le coperte incastrate tra le gambe e il viso sul suo braccio teso. Con la mano libera le accarezza i capelli castani, cullandola quasi come una ninna nanna interminabile e piacevole, mentre le sue dita entrano ed escono da quella criniera scura che gli solletica il petto.
Il respiro di Nina colpisce l'avambraccio di Niall che usa come un cuscino, gli procura un solletico costante ormai da un po', ma non la fa spostare e prova a non muoversi perché sennò lei farebbe altrettanto è l'ultima cosa che vuole è vederla distante.
Nina ogni tanto abbassa le palpebre, prima di riaprirle, vorrebbe dire qualcosa, ma rimane in silenzio e sorride. Sorride per i loro corpi accaldati e per le mani di Niall su di lei, per gli abbracci e i baci costanti ma non sottovalutati, per i respiri pesanti e poi gli occhi stanchi. Sorride anche per i mi piaci che si sono reciprocamente detti e per la voglia di sentirsi vicini, insieme e pronti a tutto.
Si gira su un fianco all'improvviso e Niall smette di accarezzarle i capelli, guardandola con le sopracciglia aggrottate. Lei abbozza un sorrisetto storto, prima di abbracciarlo e sentire un po' di confusione da parte sua, che la stringe solo dopo qualche breve istante di esitazione.
«Potrei anche abituarmici» afferma Nina di slancio, ma Niall non risponde, non fiata, perché si arriva alla fine della rampa un passo alla volta o si rischia di cadere. Semplicemente rimane in silenzio e non vuole che ci si abitui perché significherebbe corre più veloce e hanno già fatto abbastanza, si sono catapultati senza pensarci due volte una situazione strana, un po' border line in cui devono ancora scegliere da che parte stare. Quando Nina si scosta un po' dal suo corpo caldo, lo scruta prima di sorridere un po' nervosa. «Ma non sei della stessa idea, lo so. Scherzavo, comunque»
Trattiene un sospiro e sa che Nina non scherzava davvero, che era seria e che non vuole nessuna storia pretenziosa, ma qualcuno che le voglia bene sì, quindi semplicemente la abbraccia ed evita di rispondere perché non la vuole ferire. Non sa cosa provi, perché Nina le piace e si è affezionato, inutile negarlo, ma ora è presto per vedersi insieme come un'abitudine. Significherebbe essere associati uno al nome dell'altro, rendere conto di sentimenti sconosciuti e Niall proprio non ce la può fare. Non ora almeno.
La bacia sulla fronte e Nina chiude gli occhi. «Devo andare» la informa con un'espressione stralunata in volto, si mette a sedere e si gratta la nuca. «Ti aiuto a sistemare qui-»
Ma Nina lo interrompe e «Di già?» chiede seguendo il suo esempio e scostando la schiena nuda dal materasso caldo e impregnato dei loro corpi.
«Sì» risponde Niall secco, poi la guarda e il suo sguardo si addolcisce, trasformandosi quasi in un sorriso. «Devo andare in un posto»
«Okay—» ma la bacia di nuovo e un po' lei si tranquillizza, mentre la attira al proprio corpo e poi Niall le afferra le cosce. Il seno nudo di Nina si poggia al suo petto e allora gli cinge le spalle con entrambe le braccia. Quando le loro labbra non si toccano più, lo abbraccia e Niall ha capito quanto il contatto per Nina sia fondamentale, quando abbia sempre bisogno di sentire sotto le proprie mani ciò di cui necessita. Il modo migliore con cui manifesta questa necessità impellente sono gli abbracci e Niall ne è spesso lusingato, quindi la regge e non gli dispiace.
«Devi andare» ripete la mora, sentendosi quasi in difetto per l'affermazione che si è fatta precedentemente scappare e prova ad imprimente bene in mente che lei è Nina e Niall è solo Niall, insieme sono due persone con due vite diverse e parallele. Ancora non si sono realmente incontrati e non sono un'abitudine. Nina chiude gli occhi, poggiata alla sua spalla e quando li riapre, lo lascia andare, mettendosi in piedi.
Prende a camminare, tira sul materasso il piumone un po' penzoloni e cerca gli slip, poi apre l'armadio, cercando nella cassettiera interna qualcosa da mettere. Si infila una canottiera nera di fretta, quasi come se andasse davvero di corsa, quando in realtà ha tutto il tempo che vuole per ordinare la camera e riprendersi dalle attenzioni più che sentite da parte di Niall. O lo spera, almeno questo.
«Nina» la chiama, ancora seduto sul bordo del letto. La mora sembra non potersi fermare più, i piedi scalzi che camminano veloci sul parquet e i capelli scombinati che le ondeggiano sulle spalle, apre le tende e spalanca la finestra permettendo all'aria di cambiare, anche se lì dentro si sentono ancora i loro corpi e i loro sospiri e non vorrebbe proprio lasciarli andare. Quando si volta a guardarlo, sembra voglia dire qualcosa, ma lei lo precede sorridendo quasi esageratamente e «Posso fumare qui?» chiede solo Niall.
Nina annuisce. «Vicino alla finestra»
Mentre lui si alza e cerca il pacchetto di sigarette nelle tasche del giubbotto, lei tira il piumone, cercando di rifare il letto come meglio può. Liscia nervosamente la federa e spera di sentirci l'odore di Niall, così potrà chiudere gli occhi e avere la certezza che è stato lì con lei.
«Nina» la richiama e allora sospira e lei lascia le coperte piegate e stese più o me e bene sul materasso, cercando di placare la voglia di muoversi, camminare e fare qualcosa —qualsiasi cosa— dirigendosi piano verso chi la chiama. È poggiato alla scrivania, la mano con la sigaretta sul davanzale della finestra e il petto nudo. Lo affianca e gli sorride. «Mi dispiace»
Nina annuisce e lo sa, lo sa che gli dispiace. «Non avrei dovuto dirlo» si giustifica però la mora. «Scusami tu»
«Perché ti dai la colpa per tutto?» domanda allora Niall e in circostanza diverse aspirerebbe dalla sigaretta, ma ora è troppo concentrato su Nina per occuparsi della cenere che cade e dei proprio polmoni già bellamente danneggiati. Le porta i capelli dietro l'orecchio e poi le accarezza la guancia.
«Io—» Nina osserva il ragazzo e nota dalla riga tra le sopracciglia che è quasi arrabbiato, più che dispiaciuto per l'addossarsi sempre tutte le colpe, crede. «Lo faccio senza pensarci»
«Non mi piace» risponde e le sfiora appena un braccio quando lei si stringe nelle spalle, silenziosa.
«Hai presente quando vieni rimproverato dai tuoi genitori, o da un insegnate, e devi per forza chiedere scusa o abbassare la testa, perché hanno quell'autorità che ti fa sentire un gradino più in basso?» chiede retoricamente Nina, piegando la testa per guardarlo.
Niall ride e scuote la testa. «Domanda sbagliata alla persona sbagliata» poi si fa più serio e «Scusami, non volevo», ma Nina ridacchia già a sua volta e gli da un leggero colpo alla spalla.
«Era per rendere l'idea» dice. «È come se gli altri fossero un gradino più in su, ecco, quindi chiedo scusa per principio» spiega, ammutolendosi subito dopo.
Restano in silenzio e poi Niall porta la sigaretta alle labbra, aspirando il fumo e le guance verso l'interno. Ci sono i loro gomiti che si toccano, la finestra aperta e due corpi seminudi che si stanno riempiendo di pelle d'oca. Le gambe scoperte di Nina sono ruvide, così come le braccia e anche quelle di Niall.
«Mi fai fare un tiro?»
«Certo» Nina prende le sigaretta che le dita del ragazzo le offrono e smettere definitivamente di fumare è più complicato del previsto, si porta i capelli, che le sono scivolati di nuovo in avanti, dietro le orecchie e i polmoni le bruciano un po'. «Non sei in basso rispetto a nessuno, comunque» precisa Niall.
Nina rimane in silenzio e serra le labbra, mentre gli occhi chiari del ragazzo si piantano sui suoi lineamenti e non le danno via di fuga. Rimangono in silenzio fino a sigaretta finita.
 
 
 
 
Quando scendono le scale, sono completamente vestiti anche se le labbra di Nina sono gonfie e i capelli un po' scombinati, Niall l'ha baciata di nuovo e non ha resistito
La casa al piano terra è semi illuminata, con le serrande alzate e le tende che lasciano trapelare una luce stupida e fioca. Si muovono senza far rumore, come se potessero disturbare solo respirando, quindi provano ad essere più innocui possibili e a compiere solo i movimenti strettamente necessari senza un reale motivo, perché tanto in casa ci sono solo loro.
Quando scendono l'ultimo gradino, Niall fissa prima le proprie consumate e sporche Vans nere, che seguono i piedi di Nina coperti da un paio di calze rosse e spesse, poi il corpo della ragazza.
Si è messa un maglione dello stesso colore, un po' largo, ma non troppo lungo, e un pantalone di tuta nero che le fascia le cosce e il fondoschiena in maniera quasi esagerata.
Quando in camera le ha detto che era troppo stretto e che si vedeva tutto —e con tutto Niall intendeva letteralmente ogni cosa, della forma degli slip ad ogni curva del suo corpo— lei ha fatto spallucce e «È allora?» ha chiesto, mettendosi a ridere.
Non c'è più niente che ormai Niall non abbia visto o toccato, dal seno alle gambe nude, ogni centimetro di pelle scoperta e l'interno delle cosce, ma ora semplicemente afferra i lembi del maglione e lo tira più giù, coprendole il sedere. Quando Nina lo sente dietro di sé intento a mantenere il tessuto rosso al posto giusto, lo allontana con un sorriso facendo tornare automaticamente il capo al proprio posto e vedendolo ridere, lei si abbandona ad una risata fragorosa.
La affianca, Niall, ormai all'ingresso.
«Ci vediamo domani?» domanda Nina, tornando più seria, lui in risposta la bacia per un lungo istante contro il muro del corridoio e sorride sulle sue labbra.
Quando finalmente la fronte di Niall si scosta da quella di Nina, lei afferra la maniglia e i suoi occhi nella penombra si scontrano con gli altri muti e sorridenti.
Non se ne accorgono nemmeno della terza presenza, finché la porta non è completamente aperta e le labbra di Niall si abbassano all'istante in una linea infastidita. Piega la testa di lato e Nina segue il suo sguardo verso l'esterno: quando si accorge di Emma aggrotta le sopracciglia e irrigidisce la mascella.
«Ciao» sussurra solo, confusa. Niall al suo fianco non si muove di un millimetro, se non per ficcare le mani nelle tasche dei jeans.
«Hey—» risponde l'altra imbarazzata, abbassando lo sguardo e stringendosi nel giubbotto. Si sente fuori posto perché è a casa di Nina dopo averla ricoperta di insulti, ma la sensazione peggiore è quella che le scaturisce Niall. La fa sentire stupida e orribile, le fa provare vergogna e non merita Nina e forse non l'ha mai meritata perché schietta e sfacciata, c'è sempre stata e lei le ha voltato le spalle per un ragazzo. «Stavo per bussare... Non volevo disturbare» dice poi frettolosamente.
Emma non ammette le proprie debolezze e per questo non dirà mai che le dispiace, che la sua migliore amica aveva ragione riguardo tante e troppe cose e che ha passato le settimane peggiori a voltarle le spalle continuamente e a piangere quando nessuno la vedeva. Cuce le labbra e dopo un istante, alza la testa per guardare prima Nina e subito dopo la sua compagnia.
«Ti devo parlare» aggiunge prima che uno dei due posso anticiparla e usa tutta l'urgenza che è in grado di trasmettere, voltandosi verso la mora senza più distogliere lo sguardo. «È importante»
Nina potrebbe rifiutarsi, chiudere la porta e cacciarla, invece le sorride e annuisce una volta. «Certo»
Si volta verso Niall e rimane in silenzio, mentre con uno sguardo gli dice qualcosa e lui fa una smorfia.
«Sicura?» domanda con un sussurro, piegandosi appena verso Nina. Questa fa sì con un cenno del capo e allora lui la saluta con un gesto che obbliga Emma a spostare i propri occhi su altro che non siano loro, intanto che si sente sempre più stanca e insolitamente insicura.
Non si scambiano un bacio sulla guancia, né sulle labbra, semplicemente Niall alza una mano e accarezza con delicatezza la nuca spettinata di Nina, prima di sfiorarle con il pollice una guancia fino all'angolo del labbro inferiore. Le sorride e quando lei ricambia, Niall si imbatte in un'Emma che prova a fare l'indiscreta: è involontario per lei sostenere lo sguardo carico di diffidenza che le rivolge. Un cenno del capo e la supera senza fiatare.
Aspettano che i passi di Niall scompaiano tra i rumori udibili, che salga in auto e sparisca un po' titubante, ma non c'è un istante in cui Nina si perda a guardarlo perché i suoi occhi sorridono all'ultima arrivata e non indugiano affatto sulla figura bionda che è appena uscita di scena.
Emma è spaventata, ma non lo dà a vedere. Sente l'agitazione crescerle dentro e la sensazione di essere fuori posto che la stringe, come se la collanina con il ciondolo a forma di sole che le ha regalato Nina diversi anni prima la stesse soffocando.
«Entra» si fa da parte ed Emma gioca nervosa con gli anelli che porta alle dita, poi scuote la testa e non accenna ad entrare. Quando incastra i suoi occhi in quelli di Nina capisce che deve prendere coraggio e farsi avanti.
«Domani parto» sbotta, poi prende un respiro profondo mentre quello di Nina viene a mancare. «A mio padre è stato offerto un posto per la stessa società, ma a Londra. Ci trasferiamo. E mi dispiace, Nina, per tutto» ha gli occhi lucidi e la palle pallida gelata, si trattiene dal non scoppiare in un pianto senza precedenti e lei ed è Emma e non piange davanti a nessuno. «Mi spiace per tutte le stronzate che ho fatto, per queste scuse come i codardi all'ultimo minuto. Ma lo sono. Esattamente come lo sono stata per tutti questi anni con te, Ron, o Zayn»
Nina non fiata e rimane poggiata alla porta, le labbra gonfie e ora un poco rovinate. Abbassa lo sguardo e «Glielo hai detto?» chiede solo. «A Zayn»
Emma scuote la testa. «No, lo scoprirà domani. Parto stasera»
Nina non versa nemmeno una lacrima.
 
 
 
 
Deheheeheh.
Questo capitolo è un po' la continuazione di quello precedente (si ringrazia chi ha recensito, tanto amore <3): stesso giorno, stessi protagonisti e qualche novità in più.
Per le scene di "sesso" (se così lo possiamo chiamare, perchè probabilmente è troppo per ciò che ho scritto lol), ho provato ad usare tutto il tatto e l'eleganza possibile, anche perchè non mi piacciono molto quelle storie dove tutto è raccontato senza filtri.
Nina e Niall, è chiaro, si piacciono e si vogliono, ma nessuno dei due (più o meno) va per una storia impegnativa al momento, quindi godono l'uno dell'altra e ogni tanto -Nina!- si lasciano illudere da qualcosa che è ancora presto per ottenere. Infatti, spero si sia capito, Nina non vuole una storia impegnativa, ma qualche attenzione in più ed intima non le dispiacerebbe.
Anyway, si scoprirà nei prossimi capitoli l'evolversi della storia, della coppia, dei pensieri di Nina e dei casini di cui si circonda.
Andiamo ad Emma. Per quanto ho potuto capire, è il personaggio che piace meno, ma non per questo ho deciso di farla andare via: avevo già scelto, prima ancora di leggere i vostri commenti qui, su fb o per messaggi privati. E' un tipo, uno di quelli che bisogna prendere sempre dal lato giusto, o potresti ritrovarti con un braccio mozzato o un orecchio in meno. E' stata la fredda e la diffidente per tutti i capitoli in cui è comparsa, qui esce allo scoperto anche come codarda e, sì, alla fine lo è. Ma non perchè abbia deciso di fare armi e bagagli, ma più che altro per il modo in cui sparisce.
Non ho idea se ritornerà. Anzi, se dovessi attenermi alla trama iniziale allora saprei che fine farebbe, ma siccome spesso cambio qualcosa, delle scene, dei dialoghi e dei dettagli, non voglio pronunciarmi.
Adesso stacco, che sono entrata solo per voi e perchè sono troppo pigra e devo vincere io, e ringrazio chiunque abbia recensito (pochi) durante la pubblicazione di questi capitoli (tanti).
Oh, la citazione all'inizio è tratta da Life Support di Sam Smith.
Njaalls

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2861327