American Horror Story

di Panda_Azzurra94
(/viewuser.php?uid=828238)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- American Horror Story ***
Capitolo 2: *** Indifferenza ***
Capitolo 3: *** Realtà ***
Capitolo 4: *** I nuovi proprietari ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- American Horror Story ***


Era ormai da più di un mese che Violet aveva urlato a Tate quelle parole che lui non si sarebbe mai aspettato da lei.
VAI VIA! VAI VIA TATE!
Ancora gli rimbombava nella testa la sua voce che gli aveva spezzato il cuore, o almeno, non sapeva se i fantasmi possedessero ancora un cuore, qualsiasi cosa però gliela aveva fatta a brandelli. Aveva cacciato via l'unica persona al mondo che l'amava veramente, l'unica persona che si era presa cura di lei fin da subito da quando si era trasferita in quella casa dalla qualche ora non poteva più scappare.
Aveva fatto davvero qualsiasi cosa per lei, quando le aveva regalato quella rosa dipinta di nero perchè sapeva ormai benissimo che le cose normali la annoiavano, quando la notte di Halloween ovvero l'unica notte in cui avrebbe potuto lasciare la casa l'aveva portata in spiaggia, quando le aveva salvato la vita dagli assassini che la volevano uccidere, quando aveva tentato di farle sputare le pillole che aveva ingoiato portandola nella vasca da bagno ma riuscendo a fargliene sputare solo alcune, aveva pianto tantissimo alla sua morte perchè non voleva impedirle di vivere una vita al di fuori di quella casa piena di orrori.
E' vero, aveva commesso un errore immenso quella sera quando violentò Vivien, la madre di Violet, ma lui non voleva disobbedire all'unica donna che lo aveva aiutato da piccolo quando la madre Constance non si prendeva cura di lui.
Nora Montgomery, la prima proprietaria della casa, desiderava un secondo figlio da quando il primo gli era stato rapito e fatto a pezzi. Il marito lo aveva "riportato in vita" ma trasformandolo in un orribile mostro, così Nora aveva chiesto a Tate di mettere incinta Vivien e successivamente rubarle il bambino dandolo a lei.
Oltre a questo aveva ammesso a Violet di essere stato lui anni prima ad uccidere dei poveri studenti della sua scuola togliendogli la vita senza una ragione.
Ora lei lo aveva perdonato ma da quel giorno non gli aveva più proferito parola; lui rimaneva tutto il giorno rinchiuso nell'angolo più buio della cantina allontanando chiunque provasse ad avvicinarsi.
Amava davvero quella ragazza e si sentiva tradito ed abbandonato dopo quello che avevano passato insieme e cadde di nuovo in depressione.
Non pensava che anche i fantasmi potessero provare così tanto dolore anche dopo la morte, sia fisico che emotivo, dato che ne avevano già passato fin troppo quando erano in vita, eppure era così; ogni giorno a quel punto, si rinchiudeva nel bagno della casa e riprendeva il rituale che lui stesso aveva smesso di fare una volta conosciuta Violet.
Tirava fuori la lametta che custodiva sempre con cura nella tasca della giacca e iniziava a premere il metallo freddo sulla sua pelle ripetutamente, il più delle volte sulle braccia, ma molte volte era anche passato a procurarsi tagli profondi anche sulle gambe e sulle caviglie.
Gli indiani pensavano che questo fosse un rituale da ripetere almeno una volta al mese in quanto gli spiriti maligni si insediavano sotto la loro pelle e così si procuravano ferite dal qualche farli uscire.
Ed era un po' così anche per Tate, lasciava scorrere il sangue scuro nel lavandino e sul pavimento bianco in cui ci si poteva specchiare, e lasciava scorrere via assieme ad esso tutto il suo malessere; dopo averlo fatto si sentiva meglio come ad essersi tolto un enorme peso da se stesso.
Anche quel giorno si ritrovava in bagno con la sua amata lama ricoperta da sangue rosso, mentre dalle braccia quel liquido scorreva di un rosso vivido fino a ricadere a terra, formando un enorme pozzanghera ai suoi piedi scura, quasi nera. Le lacrime scorrevano sul suo volto ripensando alla bellezza di Violet, a quanto amasse le sue morbide labbra, a quando ogni volta si perdeva nei suoi occhi e sorrideva pensando che una creatura così bella non poteva esistere realmente.
Invece esisteva ed era lì in quel momento ad osservarlo dalla serratura del bagno piangere mentre cadeva lentamente in ginocchio distrutto dai ricordi.
Violet lo osservava spesso di nascosto e sapeva del male che si infieriva da solo ripetutamente ogni giorno e si ripeteva mentalmente che faceva bene, se lo meritava ma una vocina nella sua testa le ripeteva che non era affatto così. Sarebbe voluta correre dentro in quell'istante, strappargli la lametta ed abbracciarlo per dirgli che lei lo amava ancora e non passava un singolo istante in cui non pensava a lui.
Ma non poteva, il suo orgoglio glielo impediva e avrebbe solo ferito di più i sentimenti dei suoi genitori se sarebbe tornata a frequentare il ragazzo che aveva fatto passare a loro un inferno.
Si limitava ad osservarlo di nascosto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Indifferenza ***


Tate una volta terminato il suo rituale, pulì il bagno da tutto quel sangue e con non curanza tirò giù la manica della felpa nonostante ancora un po' di quel liquido rosso stesse uscendo dalle ferite profonde, ma poco gli importava dato che non poteva morire una seconda volta.
Violet come sempre si nascose nella stanza alle sue spalle e si accasciò al muro sentendo la porta del bagno aprirsi e sbattere con forza: segno che ora il ragazzo era passato dalla fase "tristezza" dovuta ai ricordi, a quella "rabbia" dovuta ai rimorsi. Senza nemmeno rendersene conto, la piccola ragazzina stava piangendo anche lei, si sentiva tanto male perchè gli mancavano i suoi abbracci che la proteggevano da tutto, gli mancavano le sue carezze e quegli occhioni color nocciola che lasciavano trasparire tutto l'amore che provavano per lei.
Ora era una fontana e nessuno poteva fermarla, nessuno tranne lui. 
Tate entrò improvvisamente nella stanza e Violet tirò su a testa dalle gambe dove l'aveva appoggiata per non vedere le pareti bianche attorno a lei che le facevano girare la testa, troppo vuote come erano; subito smise di piangere e singhiozzare e fece finta di nulla, così anche il ragazzo.
Lei rimase lì dov'era con le gambe tirate su fino al petto, lui invece si girò di schiena e si tirò via la felpa sporca di sangue buttandola a terra e rimanendo a torso nudo; Tate teneva le braccia rigide lungo i fianchi per non fare vedere alla ragazza i numerosi tagli e si diresse all'armadio in fondo alla stanza dove tirò fuori una maglia nera e infine dopo averla indossata, uscì dalla stanza.
Violet era rimasta immobile a fissarlo e lui era come se non la vedesse nonostante lei si era resa visibile, l'aveva ignorata e questo le faceva ancora più male di ciò che aveva visto poco prima nell'enorme bagno ricoperto di sangue. Era rimasto indifferente alla sua presenza e sperava che non lo facesse perchè era arrabiato con lei, magari lo faceva solo per coprire il suo lato debole e non perchè non gliene importasse di lei.
Tate si appoggiò al muro della stanza dalla quale era appena uscito e si sentiva ancora peggio. Davvero Violet non aveva fatto nulla se non fissarlo male per quei due minuti in cui si era cambiato la maglia? A lei di lui non importava davvero più nulla? Tate stava riflettendo su queste cose e sperava davvero che lei in fondo da qualche parte del suo cuore da fantasma, lo amasse ancora...l'aveva vista piangere no? Magari piangeva per lui, forse perchè gli mancava, forse per tutti gli errori che aveva commesso rovinandole la vita....
L'indifferenza gli faceva più male che quelle parole pronunciate da lei più di un mese fa.
Violet dall'altra parte del muro si disse che avrebbe fatto anche lei come Tate, sarebbe rimasta indifferente ogni volta che lo avrebbe incontrato in quella casa, così se lui la odiava perchè non erano tornati insieme, gli avrebbe fatto credere che era un odio reciproco.
La ragazzina uscì dalla camera appena in tempo per vedere il fantasma, alzarsi di scatto da terra; lui le si avvicinò per dirle qualcosa, ma lei prontamente guardò avanti e camminò decisa giù per le scale. Si sentiva gli occhi pieni di lacrime che stavano per scenderle giù dalle guance per farla ricadere in quella terribile agonia in cui sembrava che mille lame le attraversassero la pancia più e più volte, ma si trattenne quando vide al piano inferiore suo padre e sua madre che sorridevano felici come un tempo, parlavano sul divano e ridevano.
Se li ricordava come erano felici prima che suo papà tradisse la mamma con quella sua studentessa, ogni tanto si divertivano tutti e tre sul divano, organizzavano le varie serate in modo da non annoiarsi mai, una sera si mettevano a raccontare barzellette, quella dopo guardavano film comici, poi si raccontavano storie di paura. Insomma erano una famiglia davvero felice prima del tradimento di Ben.
Rimpianse quei vecchi tempi, ma ora i suoi genitori erano lì felici che si divertivano e non potè fare a meno di sorridere.
Tate rimase a bocca spalancata quando Violet lo sorpassò senza nemmeno guardarlo, avrebbe voluto dirle solo che le mancava tanto e se era ancora arrabbiata con lui di dirglielo e basta, senza far finta di nulla, ma effettivamente lo stava davvero evitando come credeva.
Subito si rattristò, ma poi ci pensò bene :
"Cazzo ho fatto di tutto per farla star bene, ho tentato anche di salvarla e lei mi ripaga così! Con indifferenza verso i miei confronti! Tate ti rendi conto di come ti stai facendo trattare?! Ne vale la pena farsi male per lei? Dovrei reagire invece di cadere in depressione. Appena la troverò sola le parlerò, anche se non mi vorrà ascoltare."
Ora il ragazzo era davvero deciso a combattere contro l'indifferenza di Violet che nel frattempo si era messa a parlare con la sua famiglia dimenticandosi del tutto di Tate che li osservava dalla cima delle scale. Stava pensando a come incastrare la ragazza per costringerla a parlare con lui; appena lei sarebbe scesa da sola nel seminterrato, lui l'avrebbe seguita di nascosto spegnendo la luce una volta che si sarebbe trovata nell'angolo più buio della cantina, poi mentre lei cercava di tornare indietro, l'avrebbe spinta contro il muro e le avrebbe parlato.
Certo il rischio che si arrabbiasse ancora di più era molto alto, ma le avrebbe spiegato con calma perchè avrebbe fatto quel gesto.
Presto le avrebbe parlato una volta per tutte.
Erano passati omai due giorni da quell'indifferenza che aveva distrutto ancora una volta le anime fragili dei due ragazzi, quando Tate finalmente sentì Violet dire a sua mamma che sarebbe andata nello scantinato a vedere una cosa e di lasciarla un po' in pace.
Capì che quello allora sarebbe stato l'attimo perfetto in cui tentare di parlarle; la tenne d'occhio fino a quando non aprì la porta che dava sulle scale pericolanti del seminterrato e quando la ragazza si chiuse la porta alle spalle, Tate aspettò qualche momento e la aprì, scese i gradini cercando di non farli scricchiolare e infine giunse vicino all'interruttore.
Lo spense e il buio si impossessò della cantina seguito dalle urla di Violet 
"Non è divertente dai, accendete la luce, chiunque sia."
Il ragazzo non riuscì bene a capire da dove provenisse la voce, ma poi sentì un rumore poco più avanti di lui e senza pensarci due volte saltò nel punto in cui doveva esserci il fantasma, ma con sua sorpresa capì ben presto che la cosa che aveva procurato quel rumore non era nient altro che una pallina, mentre Violet lo immobilizzava praticamente sdraiata su di lui.
"Non sono stupida sai Tate? Ho visto che mi seguivi e ho capito subito che volevi farmi qualche scherzo di cattivo gusto!"
Il ragazzo cercò di voltarsi per guardarla negli occhi nonostante la sua mano gli tenesse il viso contro il suolo.
"No Violet per favore lasciami spiegare! Io volevo solo parlarti, l'altro giorno non mi hai nemmeno dato la possibilità di aprire bocca che te ne sei andata!"
La ragazza sembrò un po' rilassarsi, ma non intendeva mollare la presa e il suo tono restava comunque duro e freddo.
"Beh non c'era bisogno di aspettare di venire qui per saltarmi addosso, e se non ti voglio parlare ne ho tutte le ragioni dopo ciò che hai fatto."
"Beh si ma intanto sei stata tu a saltarmi addosso! Non è che mi lasceresti per favore?"
Disse il ragazzo spazientito e con la schiena dolorante, Violet non era affatto una ragazza grassa, eppure pesava parecchio.
"Okok come vuoi! Vieni qui dai, parliamo.."
Lei sbuffò un po' insicura e andò ad appoggiare la schiena contro un muro a pochi metri da lei.
Tate si alzò da terra, si pulì e la seguì con un briciolo di speranza che gli illuminava gli occhi scuri e spenti ormai da tanto.
Si sistemò al suo fianco e appoggiò la mano sulla sua come per farle capire che ci teneva ancora a lei, ma subito Violet ritrasse la mano spaventata come se quel tocco le avesse causato una ferita dolorosa.
"Beh allora Violet...volevo dirti che so di aver fatto tante cazzate, so che non mi potrai mai davvero perdonare per tutto quello che ho fatto, ma ci tengo davvero a te."
Tate fece una piccola pausa mentre guardava lei, il suo sguardo perso nel vuoto, l'espressione vagamente confusa e la tristezza negli occhi, era davvero bellissima nonostante non sorridesse.
"Poi l'altro giorno hai iniziato ad ignorarmi e..."
A quelle parole Violet si girò di scatto con un espressione alquanto arrabbiata
"Allora, numero uno credevo di essere stata chiara quando ti avevo detto di averti già perdonato, poi sei tu quello che entra nelle stanze e nemmeno mi rivolge uno sguardo, non mi saluta e non fa nulla! E sarei io quella che fa l'indifferente?"
"Beh certo, una persona prova a parlarti e tu fai finta di non vederla e te ne vai a parlare con i tuoi genitori lasciandomi lì come un cretino a bocca aperta!"
Ora entrambi si stavano rendendo conto dei propri errori, ma il loro orgoglio non gli permetteva di chiedere scusa all'altro, così continuarono a litigare come bambini dell'asilo su chi fosse stato l'indifferente tra loro.
"Oh eddai lo sappiamo bennissimo entrambi che sei stato tu a fare l'indifferrente Tate! Entri ti cambi ed esci!"
"E allora perchè non mi hai voluto parlare quando sei uscita dalla stanza?"
"Non l'ho fatto perchè....mi ero promessa di fare come avevi fatto tu."
"Quindi se io sono indifferente, lo sei anche tu perchè mi stavi imitando."
"Ehi io non ho detto questo. Ma poco importa ora, finiamola qui, abbiamo parlato adesso basta."
Violet si alzò da terra ancora arrabbiata ma Tate le afferrò un braccio e la tirò giù a sedere
"Ah no sta volta non ti lascio andare!"
Violet stava per urlare di nuovo le parole che aveva usato per cacciarlo via più di un mese fa, ma Tate la bloccò con un bacio che stranamente ricambiò anche lei. Passarono cinque minuti a baciarsi mentre le lacrime scendevano sui loro visi e il ragazzo teneva stretto tra le sue braccia il corpo esile di lei che gli accarezzava le guance.
Quando finalmente si staccarono, Tate potè giurare di rivedere negli occhi della ragazza la stessa luce che aveva quando lei dopo un abbraccio o un bacio le diceva di amarlo, ma ben presto quella luce scomparve e lei cadde in un pianto sfrenato mentre cercava di dire qualcosa a Tate che spaventato la abbracciava dicendole di calmarsi
"Io...scusami Tate scusami, avrei dovuto fermarti..."
"Ehi Violet ma che stai dicendo, amor.....ehm... "
"Non intendo... il bacio...intendo il bagno..."
Tate non capiva cosa stava cercando di dirle, poi lei gli appoggiò una mano sulla manica della felpa e gliela tirò su lentamente.
"Sapevo ciò....che facevi...e non ti ho fermato..."
Tate aprì la bocca stupito, ma subito la richiuse e si allontanò da lei.
"Io ho tentato di salvarti la vita, ti ho portato in riva al mare dove ci andavo solo quando stavo male da solo, ti ho intimato di smettere di farti male da sola, ti ho donato il mio cuore nonostante fosse tutto spezzato e ricucito milioni di volte, ti ho proposto di stare con me per l'eternità e tu sai che mi faccio del male pensando a te, a quanto ti amo ancora e mi lasci lì ad affogare nel mio dolore?"
"Io ci voglio stare con te, è solo per i miei genitori che non lo faccio, io ti amo ma mia mamma soffrirebbe solo di più nel sapere ciò che ti sto dicendo ora!"
Violet stava urlando in preda alla paura di poterlo perdere per sempre e per cercare di sovrastare le sue parole, ma questa volta una voce più flebile alle sue spalle la distrusse ancora di più di quella di Tate
"Mi spiace Violet allora fartelo sapere così, ma ho appena sentito tutto..."
Sua madre era dietro di lei con le lacrime agli occhi ma il viso ancora trattenuto in un espressione seria.
Violet iniziando a credere che il vero scopo di Tate fosse questo, iniziò ad urlargli contro
"Tu lo sapevi che era li! Sapevi che stava ascoltando tutto, lo sapevi e lo hai fatto apposta sei un mostro, dovresti burciare all'inferno, anzi no è meglio se vivi ancora intrappolato qui sai? Così potrai ancora provare dolore fisico e tagliarti ogni lembo di pelle che ti rimane a disposizione, facci un fiume con tutto quel sangue mi raccomando. Ti meriti tutto il male del mondo!"
Dopo che gli disse tutte quelle parole delle quali non ne pensava nemmeno una, scappò via piangendo seguita dalla madre mentre Tate stava ancora lì seduto e scioccato dall'accaduto, era un mare di lacrime ora, non poteva crederci, lui non sapeva che Vivien era lì dietro ma come sempre la colpa era sua e così fece come Violet gli aveva detto.
Tirò fuori la lametta ed iniziò a procurarsi di nuovo dolore.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Realtà ***


Violet era corsa via dallo scantinato con la madre che la seguiva a ruota cercando di bloccarla senza alcun risultato positivo.
Una volta essere giunta nel salotto,si sedette sul divano e scoppiò in lacrime ancora più di prima; Vivien la raggiunse e le accarezzò la testa

"Amore io lo so che forse ho sbagliato a dirti che avevo sentito tutto, ma mi ha fatto male sentirti parlare così della persona che mi ha violentata, il suo bambino mi ha anche tolto la vita durante il parto...io vorrei davvero lasciarti frequentare la persona che ami, ma mi ha davvero distrutto."

La ragazza abbracciò a madre affettuosamente riempiendole la maglia di lacrime

"Lo so mamma, scusami davvero, so ciò che ti ha fatto ma certe volte ritrono a prima di tutto questo, a quando io ero viva e stavo con lui, era diverso da ora o almeno si mostrava in un altro modo ai miei occhi. Non avrei mai dovuto proferirgli parola, scusami."

La donna strinse la figlia forte lasciandole u candido bacio sulla fronte poi provò a calmarla

"Amore tranquilla, ora è tutto ok non piangere...poi a dire la verità non credo che Tate sapesse che fossi lì dietro le tue spalle, lui non ha mai alzato lo sgardo da te e io sono uscita dall'oscurità solo quando ho iniziato a parlare...."

Violet sgranò gli occhi e imprecò a bassa voce con un espressione di terrore in viso, ora il ragazzo probabilmente aveva davvero preso in mano quella lametta procurandosi nuove cicatrici da aggiungere alla sua collezione di dolore.

"Mamma dobbiamo fermare Tate! Si farà del male, so che non potrà morire una seconda volta, ma ora probabilmente si starà infliggendo dolore fisico spontaneamente, ti prego vieni con me nel seminterrato ad aiutarlo!"

Senza farselo ripetere una seconda volta Vivien si alzò dal divano e seguì la ragazzina fino alla porta che dava alla stanza oscura, ora riempita dai singhiozzi di Tate che giaceva nello stesso punto in cui lo avevano lasciato cinque minuti prima.
Accesero la luce e corsero subito verso il ragazzo che non si fermava più, continuava a premere sulla pelle profondamente, sulle braccia e sulla pancia; tutti i tagli sul polso erano fatti verticalmente proprio sopra la vena e Violet in quel momento non potè che ricordarsi le sue parole il primo giorno in cui lo aveva visto.

*Violet era nel bagno di casa di fronte al lavandino, si era dimenticata di chiudere la porta a chiave, così quando prese in mano la sua amata la metta ed iniziò a fare il primo taglio facendo scorrere una goccia di sangue lungo la mano, Tate si ritrovò inspiegabilmente sull'uscio di essa che le diceva con voce seria "Se vuoi ucciderti davvero la prossima volta taglia in verticale e soprattutto chiudi la porta a chiave"*

Subito la ragazza si piegò su di lui e gli tolse l'arma dalle sue mani lanciandola in punto buoi e lontano della stanza. Vivien come vide quella scena, raggiunse il ragazzo e lo tirò su da terra aiutata dalla figlia e assieme lo portarono al piano superiore; una volta entrati nel bagno, gli tolsero la maglietta e gli disinfettarono tutte le ferite per poi fasciargliele.
Ora Tate stava seduto su di uno sgabello di fronte al suo riflesso nello specchio con tutti gli occhi rossi, i capelli arruffati, due grandi occhiaie ed il cuore spezzato. Violet di fronte a lui gli ripeteva scusa di continuo cercando di abbracciarlo senza fargli del male, ma il ragazzo nonostante lei fosse lì in ginocchio a implorarlo di perdonarla, rimaneva ormai imapssibile a tutto.
Vivien era uscita prendere dei vestiti puliti per Tate, così la ragazza ne approfittò per baciarlo e solo qui lui sembrò risvegliarsi un po', ricambiando quel gesto accarezzandole i capelli.
Dopo che si fu cambiato,se ne andò via da quella stanza senza dire una parola con gli occhi che sembravano fatti di ghiaccio che non lasciavano trasparire nulla ma che solo Violet poteva sciogliere nonostante gli avesse procurato tanto dolore.

"Tesoro, forse ho sbagliato a impedirvi di frequentarvi anche se mi ha fatto davvero del male, l'ho visto come ti guardava, aveva gli stessi occhi di tuo padre al giorno del nostro matrimonio. Lui è davvero innamorato di te, non ti diceva stronzate quando ti diceva di essere pentito e di rivolerti con lui."

Queste erano le parole di Vivien sussurrate a Violet quella sera quando il padre si era alzato un secondo dal tavolo per prendere un bicciere d'acqua. Ben non doveva sapere nulla sull'accaduto di quel pomeriggio o si sarebbe davvero infuriato.
La ragazza non fece in tempo a dire qualcosa perchè il papà era già tornato a sedersi appena aveva visto la moglie sussurrare qualcosa di misterioso alle sue orecchie.

"Io...non ho più tanta fame, posso andare nella mia camera?"

La madre le sorrise e le annuì acconsentendo, lasciandola quindi andare prima di poter esere invasa dalle domande di suo padre su cosa Vivien le avesse confessato.
Giunse nella stanza stanca morta e si lasciò cadere sul letto a peso morto, prese il suo Ipod e mise una delle sue canzoni preferite, The A team, di Ed Sheeran e si lasciò cullare dalle sue dolci note mentre la luce della luna entrava dalla finestra ed illuminava debolmente la stanza.
Dopo diversi minuti in cui si era persa ad ascoltare le sue canzoni senza interessarsi nemmeno un secondo al mondo attorno a lei al di fuori di quelle cuffiette, un rumore attirò la sua attenzione; fermò la musica senza farsi notare da chiunque fosse entrato nella stanza, poi sentì un corpo dietro di lei sdraiarsi al suo fianco.
Delle mani le circondarono la vita e un sospiro debole le giunse all'orecchio. Lei si tolse le cuffiette dalle orecchie e appoggiò l'Ipod con cura sul comodino, poi strinse le mani di Tate e si fece cullare dalle sue carezze fino a quando non si addormentò.
Il giorno seguente loro due erano ancora lì abbracciati quando la luce del sole svegliò entrambi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I nuovi proprietari ***


Violet si svegliò un po'spaventata perché Tate la stava stringendo e non ricordava la sera precedente, poi però cercò fi fare mente locale e infine decise di rilassarsi ancora un po'fra le sue braccia.

Ma Tate non desiderava la stessa cosa, così il ragazzo si alzò dal materasso e senza nemmeno guardare Violet, uscì dalla camera; Tate corse veloce fuori nel giardino della casa e si appoggiò al muro a piangere.

Che cosa avrebbe fatto? Sarebbe tornato tutto come una volta, quando erano felici, oppure sarebbe crollato tutto e lui sarebbe stato destinato a stare per l'eternità vicino a lei ma senza nemmeno poterle proferire parola?

Le domande lo tormentavano e lui non sapeva darle una risposta.

Nel frattempo anche Violet piangeva, non capiva perché il ragazzo prima volesse dormire con lei e poi andarsene senza dirle nulla, certo quello che gli aveva detto lo aveva ferito profondamente e se ne pentiva amaramente, ma credeva che si fosse risolto tutto ormai....ma effettivamente non era così.

Tate smise di piangere quando sentì delle voci a lui estranee provenire dall' entrata della casa e con suo stupore si accorse che una coppia sulla quarantina con due figli, un maschio e una femmina, avevano comprato la casa e ora la stessa vecchietta di sempre mostrava l'enorme villetta parlando della coppia gay che aveva ristrutturato tutto, i lampadari di Tiffany originali e tutto il resto saltando il fatto che li dentro ci erano morte tantissime persone, tralasciando anche il soprannome "la casa degli omicidi."

Vide la figlia di quella coppia e non poté fare a meno di notare la sua bellezza, forse perché somigliava davvero troppo a Violet, decise così che non appena si sarebbe trovata sola ci avrebbe parlato e gli Harmon questa volta non avrebbero fatto scappare anche questa famiglia.

Violet sentì degli strani rumori e rendendosi invisibile andò in soggiorno a controllare cosa fosse successo;  una nuova famiglia, che rottura si sarebbe dovuta dare da fare anche questa volta per farla scappare. Stava già per tornare in camera, quando ad un tratto si accorse che oltre ad una ragazza, dietro di lei c'era anche un ragazzino.

Poteva giurare che fossero fratelli gemelli,  erano identici, ma guardando meglio il ragazzo notò che era perfettamente uguale a Tate, solo era diverso nel modo di vestirsi ed era molto più alto.

Non aspettò un secondo in più, si posizionò in cima alle scale aspettando che salisse, così poi lo avrebbe seguito per poterci parlare.

Tate entrò invisibile e seguì la ragazza passo dopo passo rimanendo sempre più incantato dalla sua bellezza. Il suo nome era Sabrina, lo aveva sentito pronunciare dai genitori, ma Tate continuava a chiamarla Violet mentalmente.

Sabrina salì le scale assieme al fratello,  guardarono assieme le varie stanze del piano superiore e alla fine ognuno decise quale sarebbe stata la propria camera; Tate entrò furtivo prima di Sabrina nella stanza e si rese visibile appena si fu seduto sul letto.

Violet fece lo stesso con il gemello misterioso e questo si spaventò parecchio appena la vide, ma subito lei lo calmò

"Ehi che c'è? Sembra che tu abbia visto un fantasma! Sono la vicina, piacere Violet"

Gli porse la mano sorridendogli e lui la strinse un po'più rilassato

"Kit. Ma cosa ci fai in casa nostra, o meglio, nella mia nuova camera?"

Violet disse che di solito nessuno abitava in quella casa e ci veniva spesso, non poteva certo immaginare che ci fosse gente nuova.

Così iniziarono a conoscersi.

"Mi chiamo Kit Marshall, ho 16 anni proprio come la mia sorella gemella, mi sono trasferito con la mia famiglia per alcuni problemi sia famigliari che scolastici...anche tu ti sei trasferita oppure sei proprio di queste parti?"

Violet sorrise veramente questa volta perché trovava bello parlare con lui.

"Io mi chiamo Violet Harmon,  devo fare 17 anni e mi sono trasferita qui circa un anno fa per alcuni problemi tra i miei genitori...ti va di parlare dei tuoi problemi?"

Il ragazzo era un po'insicuro in fondo la conosceva solo da cinque minuti, era ancora una sconosciuta per lei, ma non le sembrò cattiva, così provò a raccontarle qualcosa.

"Beh vedi, i miei di fronte alle persone sono una coppietta allegra e felice, ma quando sono soli iniziano a litigare per le varie compagnie che frequentava mio padre, per il fatto che per colpa del lavoro di mamma lei non è mai con noi e cazzate simili, così ci siamo trasferiti più vicino al lavoro di mamma e lontano dagli amici di papá. Per la scuola nulla di che..."

La ragazza vide gli occhi di Kit farsi lucidi e istintivamente lo abbracciò sussurrandogli che poteva fidarsi.

"Mi picchiavano e nessuno a casa se ne accorgeva...io avevo paura a parlarne, poi un giorno mia sorella ha visto i soliti cinque bulli che mi tiravano calci e pugni e ne parlò coi miei..."

Violet ora gli accarezzava i capelli stringendolo sempre più a se

"Piangi Kit, sfogati, lascia uscire il tuo malessere."

Ed eccolo lì in un mare di lacrime.

Nel frattempo Tate aveva usato più o meno la stessa scusa di Violet per dare una spiegazione a Sabrina che al contrario di Kit era anche indifferente alla presenza di uno sconosciuto in camera, lo aveva guardato e senza preoccuparsi troppo gli aveva chiesto chi fosse mentre tranquillamente ritirava i suoi vestiti nell'armadio.

Iniziarono a conoscersi, lei disse da dove veniva, la sua età e che tra una settimana avrebbe iniziato una nuova scuola a quanto si diceva piena di "strafighi".

Tate non la ascoltava nemmeno troppo, la guardava semplicemente sorridendo come uno scemo, rispondeva solo alle sue domande, per il resto annuiva senza aggiungere nulla.

"Allora Tate, che musica ascolti?"

Il ragazzo senza dare retta alla sua espressione disgustata iniziò ad elencare nomi di cantanti che gli piacevano prima della sua morte, e Sabrina conoscendo neanche la metà di quegli artisti, lo interruppe bruscamente con un

"Che noia! Dai su ascolta qui!"

La ragazza prese il telefono dalla tasca e dopo essere andata sul lettore musicale premette su di un brano.

La canzone iniziò subito con rumori assordanti per Tate, mentre Sabrina li riteneva rilassanti.

Subito dopo una voce maschile roca iniziò a cantare, anche se a Tate sembrava più un urlo straziante.

"Can you hear the silence? Can you see the dark? Can you fix a broken? Can you feel, can you feel my heart?"

Così recitava la prima strofa della canzone. A Tate sembrava tutto quanto solo rumore mentre Sabrina di fianco a lui si stava rilassando tantissimo e non ne capiva il motivo.

A fine canzone lei annunciò

"Questi erano i Bring me the horizon con Can you feel my heart, ti piacciono? Io li amo"

Il ragazzo si mise a ridere

"Scusami, ma come si fa ad amare il rumore? Sinceramente non mi piacciono proprio, ma ognuno ha i suoi gusti alla fine"

La ragazza sorrise e disse che le dicevano in molti la stessa cosa.

"Forse è per questo che mio fratello Kit mi odia, metto sempre le loro canzoni al massimo con lo stereo"

Subito dopo rise senza sapere che agli occhi di Tate lei era la persona più bella assieme a Violet in quell'universo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3069875