Due mondi uniti

di KaterinaHxH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** GuaixRagazzaxCampo ***
Capitolo 2: *** Casa Grande x Mellie x Party Pony ***
Capitolo 3: *** Regole x Scherzo x Occhi Rossi ***
Capitolo 4: *** Segreto x Riflessione x Robert ***



Capitolo 1
*** GuaixRagazzaxCampo ***


Una mattina Kurapika si svegliò in un letto che non era il suo, in una casa che non aveva mai visto in un mondo che non gli apparteneva. Non aveva nessuna idea di dove si trovasse ma una cosa era certa: non avrebbe più visto la sua casa e tantomeno i suoi amici per un bel po’ di tempo.
“Finalmente sei sveglio!”
Kurapika fece un piccolo sussulto. Era così avvolto nei suoi pensieri da non accorgersi che accanto a lui era seduta una ragazza mora con gli occhi azzurri.
“Dov…dove mi trovo?” chiese lui infine.
“In questo momento ti trovi a New York, e più precisamente a casa mia” rispose lei in tono gentile “Ti abbiamo trovato nel bosco tre giorni fa. Devi aver battuto la testa, e anche abbastanza forte. Comunque sei rimasto svenuto da allora…”.
“Vivi qui da sola?”
“No, vivo con mio padre. Era con me quando ti ho trovato. Ora però riposati, mi sembri molto affaticato.”.
“Ah, che dolore, la testa… Va bene, hai ragione. Ma prima posso sapere chi sei?”.
“Io sono Aya. E tu sei…?”.
“Kurapika, il mio nome è Kurapika. Il tuo invece è davvero molto bello…Aya.”.
La ragazza gli sorrise. Anche il ragazzo si sforzò di sorridere ma non ci riuscì un granché. Si sentiva le palpebre pesanti. L’ultima cosa che vide fu l’immagine sfocata della ragazza che si allontanava da lui e usciva dalla porta. Per un attimo si sentì meglio, per un eterno istante si dimenticò dei suoi dolori e provò un grande sollievo, ma non sapeva cosa lo stesse aspettando.
Dopo essersi rimesso in sesto, Kurapika lasciò la casa di Aya. Per fortuna sapeva da dove partire. Aya gli aveva dato un indizio dal quale partire. Gli aveva dato un indirizzo. Insieme all’indirizzo, la ragazza gli aveva fatto anche un avvertimento. Probabilmente nel luogo in questione avrebbe trovato aiuto e un posto dove stare. Però c’era il rischio che non riuscisse a raggiungerlo, perché era un luogo difficilmente localizzabile. Ma Kurapika doveva tentare. Guardò il fogliettino con l’indirizzo –Collina Mezzosangue, Farm Road 3141, Long Island, New York 11954 – e trasse un respiro profondo. La sua avventura stava cominciando.
Per fortuna i taxi c’erano ovunque. Kurapika ne chiamò uno. Purtroppo però l’autista gli disse che un indirizzo così non esisteva. Quindi il ragazzo doveva cercare quel posto da solo, senza nessun aiuto. Comprò una cartina della città. Aya aveva detto che era un luogo situato vicino al mare, e fu proprio da lì che lui avviò le sue ricerche. Nei successivi due giorni si trovò a combattere mostri che non aveva mai visto nel suo mondo. Pensò che quei mostri sarebbero sicuramente stati ottimi bottini per degli Hunter di creature magiche. Il punto era che quegli esseri non venivano uccisi dall’arma di Kurapika, che semplicemente li attraversava. Quindi in molti casi fu costretto alla fuga. Dopo molta fatica giunse vicino a una collina, QUELLA collina, lui se lo sentiva, riusciva a percepirlo. In cima c’era un pino di un bel colore verde. Il sole splendeva alto nel cielo e si respirava un’aria diversa, più pulita. O forse era Kurapika, che si sentiva finalmente libero e lo attraversò una sensazione piacevole. Iniziò a salire. Sentiva la presenza di altre persone lì vicino e c’era qualcosa di insolito nell’aria, non che le cose che gli erano capitate fossero molto normali, ma dopo l’esame Hunter poco ormai lo spaventava. Finalmente raggiunse la cima. Quello che vide lo lasciò incredulo. C’erano dodici case disposte a forma di semicerchio. Ognuna aveva le sue caratteristiche: una assomigliava a una casa per le bambole, un’altra assomigliava più a un tempio e un’altra ancora era decorata con motivi marini. Poi c’era un enorme spazio che sembrava una gigantesca mensa all’aperto. Poi cos’era quello…un anfiteatro? Ma la cosa che tentò di più Kurapika fu un buonissimo profumino che proveniva da una casa a tre piani, con le pareti dipinte di blu. “Molto insolita come cosa” pensò lui. Per non parlare di tutte quelle persone che gironzolavano avanti e indietro, e tutti indossavano la stessa maglia arancione, forse una divisa. E poi c’era il mare: una bellissima distesa di acqua limpidissima, nella quale gli venne voglia di tuffarsi. Lui fece un passo avanti.
“Cerchi qualcosa?”.
Per poco non gli venne un colpo. Da dietro al pino spuntò una ragazza.
“Sei nuovo di qui vero?” gli sorrise. Kurapika la osservò attentamente. Era alta come lui. I suoi capelli erano ricci e biondi, un po’ spettinati. I suoi occhi erano grigi, proprio come quelli del ragazzo. Portava un paio di orecchini a forma d gufo. Indossava, come tutti gli altri, una maglia arancione. Ora che la vedeva da vicino, sulla magia erano stampate tre lettere in maiuscolo –C, H, B –delle quali lui non conosceva il significato. Aveva poi una corta gonna a pieghe e un paio di scarpette di colore rosa scuro. La cosa che incuriosì di più il ragazzo era una collanina di cuoio con due perline di terracotta colorate. A prima vista sembrava una ragazzina ingenua e con un bel sorriso ma un po’ stupido. Sembrava una che agiva d’impulso, senza pensare. Anche il suo modo di parlare la faceva sembrare sbadata.
“Allora, non mi rispondi?” lo incalzò lei.
“Beh, io veramente…”.
“Non dire nient’altro! Sembri piuttosto confuso. Se hai qualche dubbio rivolgiti pure a me!”.
In effetti lui era confuso, ma quella ragazza lo confondeva ancora di più… “Io sono Kurapika, piacere di conoscerti. Tu sei…?”.
“Oh sì, piacere mio!” e gli strinse forte la mano, lasciandola poco dopo “Allora da dove vieni? Ti vedo molto stanco e affaticato, perciò ti andrebbe di pranzare con noi? Ah no, aspetta. Devi prima chiederlo a Chirone! Ma… dove ero rimasta, mi sono persa”. A questo punto sembrò avere letteralmente la testa fra le nuvole. In quel momento aveva una mano stretta in un pugno poggiata sulla guancia e stava fissando un punto distante.
Era una conversazione davvero molto insolita. Kurapika sapeva che molte volte le apparenze ingannavano, ma quella ragazza sembrava davvero la tipica biondina che agiva d’impulso, senza pensare.
“Oh, beh, io non so chi è questo Chirone, ma se…” osò obiettare, ma fu interrotto.
“Quindi tu sei…Kurapika?”
“Sì, sono io.”
“Beh, io sono Mellie. Davvero molto piacere. Adoro il tuo nome. K-U-R-A-P-I-K-A.” lo scandì per bene e sfoggiò di nuovo il suo largo sorriso ingenuo, che stranamente il ragazzo trovò contagioso “Vieni, ti accompagno al campo.” E lei gli tese la mano. Sembrava avere una quindicina d’anni, ma era più alta per una della sua età.
“Mi accompagnerai dove, scusa?”
“Beh” indicò in direzione di quello strano posto “Benvenuto al Campo Mezzosangue; Kurapika!”.

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Capitolo 2
*** Casa Grande x Mellie x Party Pony ***


“Eccoci qua” Mellie indicò il grande edificio blu che era risaltato agli occhi del ragazzo fin dal principio. “Questa è la Casa Grande, è qui chi vive il nostro sorvegliante e anche il nostro direttore.”. Indicò un uomo anziano con una camicia hawaiana che beveva una strana bibita da una lattina. “Quello è il Signor D, il nostro direttore” e si lasciò scappare una risatina, sfoggiando il suo smagliante sorriso “Beh, sarà meglio entrare”.
Kurapika non obiettò. Quel buon profumo proveniva dall’interno. Da lì dentro provenivano anche delle strane voci e anche qualche grido, ma lui sembrava l’unico a farci caso.
“Ehm, Signor D…” la ragazza iniziò il dialogo con quel vecchio.
“Hm…” lui abbassò i suoi occhiali da sole per inquadrare meglio i due ragazzi “Cosa c’è adesso Melisse?”
“Beh, ecco io veramente mi chiamo Mellie!” sbuffò lei.
“Mellie, Melisse, mi sono sbagliato solo di una lettera, è uguale. Piuttosto, chi è questo ragazzo?”.
“Oh, lui è Kurapika. È appena arrivato. Per essere giunto fino a qui deve essere un semidio no?” le tornò il largo sorriso stampato sulla faccia.
“Un semi-cosa?” chiese incredulo il ragazzo, ma Mellie lo guardò e mimò con le labbra “Te lo spiego dopo”.
“Mpf, se lo dici tu…ma non ne ha l’aria a mio parere. E poi guarda com’è vestito, davvero ridicolo!”.
Kurapika gli voleva rispondere in tono secco –Ma senti da che pulpito viene la predica- ma non ebbe il tempo di farlo. Per fortuna la sua rabbia fu alleviata dall’intervento di Mellie nella conversazione “Allora lo posso accompagnare da Chirone, Signor D?” e la ragazza indicò l’entrata della Casa Grande.
“Ah, fa come vuoi biondina” mormorò il vecchio bevendo un altro sorso dalla sua lattina.
I due ragazzi si avvicinarono alla porta, ma vennero fermati.
“Ah, a proposito” bofonchiò il Signor D “Quegli stupidi Party Pony sono di nuovo venuti per trovare Chirone.”
Kurapika pensava di aver capito male. Cosa erano i Party Pony? Lui non lo sapeva ma aveva la vaga sensazione che lo avrebbe presto scoperto.
“Grazie dell’avvertimento” gli sorrise Mellie.
I due entrarono. Quello che videro segnò profondamente Kurapika. Degli starni esseri, per metà uomini e per metà cavalli, stavano ridendo, bevendo, facendo dei barbecue al chiuso –ecco spiegato il profumino – e ciliegina sulla torta, si bersagliavano con pistole caricate a vernice colorata. Alcuni avevano una scritta sulla maglietta simile a “I PARTY PONY SPACCANO” o anche “BEST PARTY PONY”. Uno addirittura aveva una tiara e delle ali da fatina… ma una cosa il era sicura: nessuno voleva sapere il perché.
Il ragazzo era rimasto così scioccato che si riprese un po’ solo dopo essere stato colpito dalla vernice di due fucili, verde e rossa.
“Ehi, ma…” riuscì a mormorare lui. A differenza sua Mellie se la cavava alla grande. Attraversava quel branco di ehm… Party Pony, senza nessuno che le tirava addosso delle braciole, pezzi di carne, frutta o vernice variopinta. Anzi cercavano di evitarla. Kurapika non ne capiva il motivo. Addirittura quello che stava cucinando al barbecue nascose la bistecca appena pronta nella maglietta del suo compagno non appena incrociò il suo sguardo, sfoggiando un sorriso stupido anche lui in stile Mellie. Inoltre cercò di nascondere la griglia mettendosi davanti, e funzionò, solo che il suo grembiule con su scritto “KISS THE COOK” risaltava agli occhi.
Dietro a tutti quegli animali/uomini ne spuntò uno che non aveva l’aria da festaiolo.
“Ora basta” disse quest’ultimo “La festa è finita, ora andate a farvi un giro per il campo. Ci vediamo stasera per cena. Ora fuori!”.
Tra mormorii e sbuffi i Party Pony uscirono tutti dalla stanza. L’uomo (se si può dire così) che rimase poté tirare un sospiro di sollievo. “Oh, finalmente!” sbuffò “Ora dimmi, chi è questo giovanotto?” e sorrise.
“Salve , lui è Kurapika” poi rivolse uno sguardo al ragazzo “Kurapika, lui è Chirone, è lui che ci addestra. È davvero bravo nel tiro con l’arco!”
“Grazie per questo riconoscimento cara” appoggiò la mano sulle sue spalle “Mellie, quindi lui è Kurapika eh? Sembra un bravo ragazzo”
“Grazie. Quindi lei è Chirone? È diverso da come la immaginavo”
“Eh, pazienza.” Fece una piccola risata divertita “ Allora, per qualunque dubbio tu abbia chiedi a Mellie, saprà cosa risponderti, fidati.”
Kurapika la guardò, ma lei gli mostrò i denti super bianchi in un ampio sorriso “Vieni Kurapika. Ti accompagno a fare un giro al campo.” e gli fece cenno di seguirla “Arrivederci Signor D!” lo salutò e i due ragazzi andarono in direzione delle case.
“Mellie…senti” mille domande gli frullavano nella testa e non sapeva da dove cominciare.
“Dimmi Kurapika”.
“Io non ci capisco niente di tutte queste storie, i semidei, quegli uomini cavallo e tutto il resto!”
“Si, lo so. È una luuunga faccenda e anche molto complicata… Però devi sapere che qui i semidei sono figli delle divinità greche. Oggi i mortali pensano che non esistano, ma si sbagliano. Tutto ciò che ha a che vedere con queste cose…ehm…soprannaturali viene mascherato da una barriera magica che noi chiamiamo Foschia. C’è qualcosa che non ti è chiaro per ora?” gli spiegò Mellie in tono gentile.
“Sì… penso di aver capito” Kurapika trovava un po’ strano farsi spiegare le cose da una come Mellie “ASPETTA!”
“Hu? Cosa c’è? Ho detto qualcosa che non va?”
“Quindi tu NON SEI UMANA?”.
“Hi hi hi” ridacchiò lei “Nessuno qui lo è. Neanche tu. Siamo tutti semidei!”.
Ora la faccenda stava davvero facendo girare la testa a Kurapika.
“Kurapika, andiamo. Ci sono ancora tante cose che ti devo spiegare” disse Mellie. Così i due si incamminarono verso il padiglione centrale, con il sole che ormai stava calando.
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*ANGOLO DELL'AUTORE*
Sciao a tutti. Ci ho messo un po' per pubblicare il secondo capitolo perché non ho potuto farlo prima. Avrei dovuto pubblicarlo già ieri. Io non so però se continuare o meno, anche se ormai mi sono appassionata a scrivere questa cross over.Spero che vi faccia piacere leggerla almeno quanto a me è piaciuto scriverla. Ditemi cosa ne pensate. Aspetto le prossime recensioni (cercherò di aggiornare il prima possibile). Ciao (per ora)!!!

Kate

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Capitolo 3
*** Regole x Scherzo x Occhi Rossi ***


Lungo la via per arrivare alle case, Kurapika e Mellie stavano parlando, o meglio, era Mellie che spiegava le regole del campo mentre Kurapika si limitava ad annuire con la testa.
“Allooora… Cos’altro vuoi che ti spieghi?” chiese lei.
“Beh, diciamo…un po’ tutto. Ad esempio a cosa servono quelle case?” e indicò il semicerchio di casette variopinte.
“Oh! Quelle sono le case in cui noi dormiamo. Questa è una specie di campo estivo per semidei, ma ci sono ragazzi che restano qui tutto l’anno. È lì che noi ci fermiamo a dormire. Ogni casa corrisponde a un dio o una dea.”
“Scusa ma continuo a non capire”
“Hm… come te lo posso spiegare…I semidei sono figli di un dio e di un mortale. Ogni dio corrisponde a una casa. Ovviamente qui non sono rappresentati tutti. Qui ci sono solo gli dei dell’Olimpo…principale, per così dire. Sono dodici in tutto. Poi ci sono altre divinità minori, e sono taaante. Impararle tutte non è facile.” si picchiettò leggermente sulla testa. Kurapika pensò al tempo che ci aveva impiegato lei per imparare tutte quelle cose, non sembrava per niente una tipa molto studiosa. Però i suoi pensieri furono interrotti dal resto della spiegazione.
“Poi l’Olimpo è la casa degli dei…possiamo dire così. Un tempo si trovava in Grecia. Lo so che è strano, ma ora l’Olimpo si trova qui in America, al seicentesimo piano dell’Empire State Building! Io lo so perché l’anno scorso ci hanno portato a visitarlo.”
Il ragazzo continuava a fare sì con la testa, anche se non capiva quasi nulla. Non aveva idea di dove si trovasse la Grecia, e in più aveva appena scoperto di trovarsi in America.
“Mellie, grazie per la spiegazione ma… non riesco a ancora a capire, almeno non tutto. E io di chi sarei figlio? Dove dovrei andare a dormire?”
“Hm, ecco… tu per ora dovresti sistemarti lì, nella casa 12.” E la indicò “È la casa di Ermes, il dio dei viandanti e dei ladri. È lì che dormono i semidei che non sono ancora stati riconosciuti. In genere le divinità li riconoscono dopo un paio di giorni, ma può succedere anche subito. Ma io sono sicura che ti riconosceranno presto!”
A Kurapika non dispiaceva l’entusiasmo di Mellie.
“Allora Mellie, come funzionano le cose qui? Ci sono delle regole?”
“Uff! Quelle non mancano mai! Se vuoi te le elenco…almeno la maggior parte.”
“ehm, va bene”
“Regola 1, bisogna rispettare gli orari del coprifuoco, le infrazione vengono punite dalle Arpie di guardia al campo. Regola 2, presentarsi puntuali agli  orari di colazione, pranzo e cena. Regola 3, non sedersi al tavolo di un’altra casa. Regola 4, tenere sempre pulita la propria casa soprattutto per le ispezioni. Regola 5…” poi si bloccò “Uffaaa! Non mi viene in mente qual era la regola 5. Vabbè, quando me la ricorderò te la dirò, promesso!”
Kurapika se lo aspettava da Mellie, dopo due ore passate con lei, ci aveva fatto l’abitudine.
“Ah, e poi Kurapika, un’ultima cosetta…MAI litigare o fare scherzi alla casa di Ares, te ne pentiresti. Sai oggi è il primo di Aprile, quindi alcuni di noi hanno l’usanza di fare stupidi scherzi agli altri, soprattutto ai novellini.”
“Chi sarebbe Ares?”
“Il dio della guerra…E i suoi figli sono anche peggio” anche se non sembrava spaventata parlando di loro. D’un tratto però si bloccò.
“Cosa c’è Mellie?” chiese lui, scrollandole leggermente la spalla. La ragazza però si limitò ad indicare atterrita un ragno grande come una noce che si trovava vicino alle sue gambe. Emise un verso scherno e si tuffò dietro ad un albero per nascondersi “Aiuto! Vi prego, fatelo sparire!”
Kurapika odiava i ragni e la sola vista lo fece rabbrividire. Prese la sua spada e lo tagliò in due. Però poi si rese conto che ne stavano uscendo sempre di più, anche dall’albero che la ragazza usava come nascondiglio. Mentre lui stava affettando uno a uno quelle bestiole, Mellie stava strillando e correndo da tutte le parti. Evidentemente un ragno era rimasto impigliato tra i ricci.
“Aaaah! Aiuto! Toglietemelo di dosso, TOGLETEMELO VI PREGOO!”
Quando la maggior parte degli animaletti venne sterminata, Kurapika si accorse che erano degli automi. Anche Mellie, una volta staccato il ragno meccanico dai capelli e averlo spiaccicato con un bastone trovata lì vicino, si avvicinò per esaminarli meglio.
“Sono degli automi, Mellie”.
Intanto due ragazzi in lontananza stavano sogghignando tra di loro.
“…” Mellie mormorò qualcosa he il ragazzo non capì. Disse in tono molto arrabbiato “Robert, Ector, so che c’è il vostro zampino!” poi si voltò verso i due ragazzi e urlò con tutta la voce che aveva in gola “ROBERT! ECTOR! SE VI PRENDO VI SPEDISCO AL TARTARO!”.
Immediatamente i due se la diedero a gambe. Anche Kurapika era piuttosto spaventato…e anche un po’ sordo da un orecchio. Poi Mellie si voltò verso di lui e fece una smorfia di sorpresa.
“Cosa c’è…?”
“Kurapika… I tuoi occhi sono rossi!”
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*ANGOLO D'AUTORE*
Hey gente. Ecco il mio capitolo, dedicato al 1° Aprile. Spero di non aver deluso nessuno e di aver fatto ridere (specialmente con la parte dello scherzo).
Grazie a tutti quelli he hanno messo tra i preferiti/da ricordare/seguite le mie ff. Mi accontentate anche solo con una recensione o anche per la sola lettura (sapete com'è, per soddisfazione *faccina che ride*). Alla prossima. Sciao a tutti.
_vostra Kate

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Capitolo 4
*** Segreto x Riflessione x Robert ***


“Kurapika! I tuoi occhi sono rossi!” esclamò Mellie. Sembrava esterrefatta, tanto da lasciar scappare i due ragazzi e da lasciar cadere il bastone che qualche minuto prima aveva utilizzato per schiacciare un ragno robotico. Il ragazzo rimase in silenzio. Non sapeva cosa dire. Il suo segreto era ormai stato scoperto. E ora quale scusa poteva inventare come spiegazione? Poi guardò Mellie. La conosceva da poco e non sapeva se fidarsi o meno, ma si sarebbe sentito in colpa mentendole.
“Mellie, ti prego non dirlo a nessuno.” Mormorò lui. La faccia della ragazza era ancora incredula.
“Mellie! Ti prego. È una cosa davvero importante. Se qualcuno lo dovesse scoprire, io non saprei come spiegarlo… Io non…”
“Va bene” stavolta la ragazza si limitò ad annuire. Ma cos’era quella? Un’espressione seria forse… Ma era la prima volta che Kurapika vedeva quella faccia. Poi dopo qualche secondo tornò a sorridere “Non lo dirò a nessuno, acqua in bocca, croce sul cuore! Anzi no, lo giuro sullo Stige!”.
In qualche modo Kurapika riuscì a capire che avrebbe mantenuto la parola… I due si fissarono per qualche secondo. Per rompere il silenzio “hai la fobia dei ragni?” disse indicando gli automi affettati.
“Ehm…sì” si picchiettò di nuovo sulla testa “S’, purtroppo mi fanno molta paura…” e tirò fuori un sorrisetto furbo “E tu? Neanche tu sei stato molto amichevole con loro!”.
Lui abbassò la testa. “Sì, ma non mi fanno paura… è una lunga storia.”
“Di tempo ne abbiamo, almeno fino a stasera. Il sole sta calando ma abbiamo ancora qualche ora”
“Sì, ma…”
“E poi mi devi delle spiegazioni” lei sembrò specchiarsi negli occhi ancora rossi di lui.
“Ah, va bene. Reggiti forte”
Kurapika passò una buona mezzora a spiegarle che veniva da un altro mondo dove veniva utilizzato il nen, in cui le divinità e i semidei non esistevano, ma solo gli Hunter. E lui era un Blacklist Hunter. Le raccontò dei Kuruta, sterminati per i loro occhi scarlatti dalla Brigata Fantasma.
“Oh, mi dispiace” disse lei dondolandosi avanti e indietro, però lo sembrava davvero, non sembrava pe niente stupita dal suo racconto. “Mi dispiace davvero tanto per i tuoi amici, la tua famiglia, il tuo mondo. Ma anche qui puoi trovare una casa no? Proprio come ho fatto io!” esclamò all’improvviso, facendo sussultare anche Kurapika. Trovarsi una nuova famiglia…una nuova casa… ben presto avrebbe scoperto di avere tanti fratellastri o sorellastre. Lui non ci aveva mai pensato. E se fossero stati tutti cattivi o prepotenti con lui? Certo, se la sarebbe cavata, ma non voleva passare l’estate a combattere contro dei quindicenni prepotenti. L’unica cosa che lo faceva ricredere era Mellie. Non aveva per niente l’aria da bulla, anzi ,forse era la più debole della sua cabina, qualunque essa sia. A questo punto a Kurapika venne da pensare.
“Mellie!”
“Dimmi”
“Qual è la tua cabina? Sì insomma, qual è il tuo genitore divino?” per un eterno secondo, lui dubitò di voler sapere la risposta.
“Ecco, è quella” Mellie ne indicò una. Fuori c’era lo stemma di una civetta. Non era molto decorata e aveva un aspetto così pulito, sembrava in perfetto ordine “Ecco quella è la casa di Atena, dea della saggezza, della guerra tattica e… di molte altre cose”
“Ah…”poi si girò di colpo verso di lei “Cosa? La dea della saggezza?=” Kurapika non riusciva a crederci. Mellie non sembrava per niente una tipa -senza offesa-  molto intelligente, per non dire agguerrita. Era gentile, questo sì, ma non sembrava una grande stratega. Per sicurezza non disse nulla. Dopo la vicenda dei ragni robotici, gli rimaneva un solo orecchio sano.
Ad un tratto Mellie si fermò davanti a una cabina un po’ malridotta. Aveva l’intonaco rovinato e il legno della porta era consumato.
“Per ora dovresti sistemarti qui. Quando sarai riconosciuto… Vedremo”
-Se sarò riconosciuto- pensò Kurapika. Per quanto ne sapeva lui i suoi genitori erano morti. E lui li aveva visti morire. Era impossibile che uno di loro fosse un dio o una dea. Allora era quel nuovo mondo? Forse aveva un genitore divino solo lì, e non nel suo? Non c’erano altre spiegazioni. Avvolto nei suoi pensieri, Kurapika non si era neanche reso conto che Mellie se ne stava andando e che si era fermato sulla soglia della porta. Ebbe il tempo di guardarsi nel vetro di una finestre, talmente sporca da non riuscirci a vedere attraverso, e di rendersi conto che per sua fortuna gli occhi rossi non c’erano più, erano tornati del colore normale.
Aprì la porta. Quello che vide era il caos. C’erano così tanti ragazzi da non entrare tutti nei letti. Anche il pavimento era stracolmo di coperte, semidei sdraiati un po’ ovunque. Tra di loro si fece largo qualcuno e si avvicinò a Kurapika. Lo salutò amichevolmente fortunatamente.
“Hey, ciao. Un altro ospite eh? Beh, scusa il disordine. Qui è sempre così!” e gli tese la mano. Kurapika rispose con lo stesso gesto. Ora che lo guardava meglio, era un ragazzo dai capelli castano chiaro davvero molto arruffati. I suoi occhi verdi erano pieni di energia. In effetti lui sembrava un po’ iperattivo.
“Comunque piacere. io sono Kurapika”
“Oh, piacere mio… Io sono Robert!” e gli sorrise, facendogli cenno di entrare. Ma quel nome Kurapika era sicuro di averlo sentito da qualche parte… ma scacciò quel pensiero e seguì Robert all’interno della cabina…


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*ANGOLO DELL'AUTORE*
Ciao a tutti e scusate la mia assenza. Durante le festività pasquali, con tutto il viavai non ho avuto il tempo di pubblicare. ecco il quarto caoitolo della mia crossover. Grazie se avete recensito/letto. Anche le critiche sono ben accette! Pubblicherò al più presto il capitolo successivo (stavolta per davver pero ^_+). Bye. Al prossimo capitolo.
Vi saluto e grazie ancora.
Kate <3





 

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