E se...

di La ragazza invisibile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 10 prompt per iniziare ***
Capitolo 2: *** Gelosia ***
Capitolo 3: *** Incertezza ***
Capitolo 4: *** Incubi ***
Capitolo 5: *** Tradimento ***
Capitolo 6: *** Padre ***
Capitolo 7: *** Caffè ***
Capitolo 8: *** Delusione e Rabbia ***
Capitolo 9: *** Ricordi ***
Capitolo 10: *** Peluche ***
Capitolo 11: *** Fine ***



Capitolo 1
*** 10 prompt per iniziare ***



Idea trovata su Efp:
1. Stila una lista di dieci personaggi;
2. Scrivi una fic di quindici parole o meno per ogni prompt usando i personaggi determinati dai numeri. Non leggere i prompt prima di aver completato il passo 1!

 
1) Nico
2) Reyna
3) Leo
4) Annabeth
5) Chirone
6) Calipso
7) Octavian
8) Hazel
9) Percy
10) Crono
 
Preciso che non ci sono spoiler di “Il Sangue dell’Olimpo” visto che non l’ho ancora letto e che alcune delle situazioni descritte qui sotto potrebbero non avverarsi mai, poiché sono frutto della mia immaginazione.
 
 First Time (4/6) Annabeth/Calipso
Vedendo come rendeva allegro Leo, fu felice, ma anche gelosa del tempo passato con Percy.
 
Angst (7) Octavian
Vedendosi rivolgere l’ennesimo sguardo disgustato, si chiese se fossero davvero gli altri il suo problema.
 
AU (1/8) Nico/Hazel
Avere altre sorellastre non era un problema, soprattutto quando Hazel lo tirava su di morale.
 
Threesome (3/6/9) Leo/Calipso/ Percy
Erano stati i semidei più importanti per lei, e lei doveva ringraziarli in qualche modo.
 
Hurt/Comfort (5/10) Chirone/Crono
Che Crono si aspettasse di meglio da lui, voleva dire che in fondo ci teneva.
 
Crack (1) Nico
Non riusciva a capire perché Annabeth non lo notasse: era allegro, solare e la amava.
 
Horror (10) Crono
Neppure nei suoi incubi peggiori avrebbe immaginato di essere spezzettato non una, ma due volte.
 
Baby!fic (5/9)Chirone/Percy
Chirone era quello protettivo, ma, essendo solo un bimbo, difenderlo da sè stesso era dura.
 
Romance (4/7) Annabeth/Octavian
Se n’era inamorato subito, ma lei era figlia di Atena, cosa nemmeno contemplata dai romani.
 
Death!Fic (2/3) Reyna/Leo
Vedendo la disperazione sui volti della ciurma, non potè non piangere per il Comandante Supremo.
 
 
Angolo dell’autrice
Salve gente, come va? Di sicuro stavate meglio prima di leggere questa “cosa” frutto del mio sclero quotidiano. Volevo chiedervi se vi andrebbe di lasciare una recensione e se vi interesserebbe la mia idea di sviluppare ognuno di questi prompt in una piccola one-shot, principalmente missing moment, idea suggeritami da Marty060201 sul fandom di Shadowhunters, ma, conoscendo meglio Percy Jackson, preferisco iniziare con questo. Per adesso non è nulla di certo, solo un’idea, se farla o no dipenderà da molte cose, tra cui il vostro interessamento.
Ok, credo sia tutto, a presto,
La Ragazza Invisibile
 
P.S. nel caso non si capissero bene:
1) Leo e Calipso stanno insieme e si trovano in America, al Campo Mezzosangue.
2) Octavian ha sempre dato la colpa agli altri, ma adesso comincia a capire che forse deve rivalutare se stesso e gli altri.
3) Nico, Hazel e Bianca sono fratellastri e Nico è il più piccolo. Anche qui però è morta Bianca.
4) Lasciamo stare, diciamo solo che Calipso li sta ringraziando in un modo molto particolare.
5) È vero che Crono è crudele, ma per Chirone sarà sempre anche su padre, oltre che un Titano.
6) Abbiamo un Nico bello allegro e vitale innamorato di Annabeth (ma quando mai?)
7) Qui ci starebbe benissimo un enorme LOL. Dev’essere terribile e imbarazzantissimo essere ridotti in pezzettini più volte.
8) Anche da bambini mi sono immaginata Chirone abbastanza prudente e intelligente, mentre Percy resterà sempre e in ogni occasione la nostra Testa d’Alghe, pronto a buttarsi a capofitto nei pericoli.
9) Octavian, pur essendo odioso (chiunque ami Octavian mi scusi) e disprezzando i Greci e soprattutto Minerva, si ritrova innamorato di Annabeth
10) Ho ucciso Leo. Sì, lo so che sono crudele e dovrei smetterla di uccidere i personaggi, ma non so cosa farci, è più forte di me (odiami pure dontletmebreath_ )

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Capitolo 2
*** Gelosia ***



 
GELOSIA
 
First Time (4/6) Annabeth/Calipso
Vedendo come rendeva allegro Leo, fu felice, ma anche
 gelosa del tempo passato con Percy.
 
 
Ormai i due campi si erano riappacificati e i ragazzi potevano tranquillamente spostarsi da uno all’altro senza problemi, potendo così conoscere più persone e imparare nuove tecniche.
Anche Annabeth e Percy, essendo benvoluti in entrambi i posti, avrebbero potuto andare al Campo Giove, a trovare Piper, Jason, Hazel e Frank, che continuavano a invitarli da loro, però… però laggiù Atena era odiata, tutti avevano paura di Nettuno e i romani continuavano ad avere delle riserve sui greci e così loro continuavano a rimandare la partenza.
Era da mesi che stavano al Campo Mezzosangue e ad entrambi andava bene, lì c’erano molti dei loro amici, Chirone e tutti quei posti che per anni erano stati la loro vera casa. Ma c’era una cosa, o per meglio dire una persona, che Annabeth non riusciva proprio ad accettare: Calipso. Leo un mese prima era riuscito a tornare da lei e a portarla al Campo Mezzosangue, dove si era trasferita per poter continuare a vivere in tranquillità. Vedendoli attraccare con la loro piccola imbarcazione alla spiaggia, sul momento era stata felice e sollevata che fossero entrambi vivi, ma quando erano scesi e Calipso aveva salutato timidamente lei e abbracciato Percy, un nuovo sentimento si era insinuato dentro di lei, strisciante, stringendole il cuore in una morsa dolorosa.
“Era solo un abbraccio fraterno, da amici, niente di più” si era ripetuta per la mezz’ora seguente, senza ascoltare Percy, che cercava invano di parlarle. Gli aveva prestato ascolto solo al falò dopo cena, quando lui le tolse prontamente dalle mani, soffiandoci sopra, il legnetto sul quale aveva infilzato un marshmallow ormai nero che, senza che se ne accorgesse, stava per bruciare.
- Ehi, era mio! – aveva esclamato indispettita, senza rendersi conto di quello che stava accadendo.
- Annabeth, che ti succede? – solo lei riusciva a provocargli quel tono esasperato - È tutto il giorno che sei distratta. Sei preoccupata? –
- Scusa Percy, sono solo stanca – gli rispose con la prima scusa che le venne in mente.
- Va bene – aveva annuito lui, anche se appariva dubbioso – Ti accompagno a dormire –
Si erano allontanati nel buio sotto gli sguardi maliziosi degli altri semidei, che chiaramente pensavano stessero cercando un luogo un po’ più appartato, ma l’unica cosa che avevano fatto era stato baciarsi davanti alla porta della cabina di Atena, prima che lei entrasse e il suo ragazzo se ne andasse verso la spiaggia, com’era ormai sua abitudine. Era rimasta a fissare il soffitto pensando al suo rapporto con Percy finché non erano arrivati i suoi fratelli, stupiti di trovarla lì da sola. Era una stratega astuta e riusciva a mantenere la calma in ogni occasione, ma quando si trattava dei suoi sentimenti era tutta un’altra storia. Era stata abbandonata abbastanza volte per temere che anche Percy, nonostante il loro profondo amore, lo facesse. La mattina dopo si era concentrata completamente sugli allenamenti, sventrando manichini e facendo sempre centro a tiro con l’arco, spinta dalla sua mente, che le impediva di ragionare lucidamente se non per insultare Calipso per i suoi comportamenti ambigui ed escogitare mille modi diversi per vendicarsi. Era andata avanti così a lungo, alternando giornate in cui scattava per ogni cosa ad altre in cui semplicemente vagava come un fantasma per il campo, guardando malinconicamente le coppiette in riva al lago, apparentemente senza motivo, ed evitando Percy e le sue domande. E sebbene, con il passare dei giorni, si stesse abituando alla presenza dell’altra ragazza, ogni tanto si ritrovava a pensare senza accorgersene a come fosse bella e a come sembrasse a proprio agio con tutti i ragazzi, primo tra tutti Leo, col quale si era subito fidanzata. Ma neanche il pensiero che Calipso amasse Leo e che Percy da ormai un anno ormai fosse il suo ragazzo riusciva a rassicurarla e, anche dopo un mese, vedere i tre camminare insieme chiacchierando allegramente le procurava acute fitte di dolore e odio.
- Stai bene, Annabeth? – le chiese Percy, chino su di lei, negli occhi la preoccupazione.
- Uh, cosa? – era ferma a guardarli da un po’, persa un’altra volta nei suoi pensieri.
- Percy, Leo, andate avanti, io volevo parlare un po’ con Annabeth, sapete, discorsi tra ragazze – fu la grandiosa idea di Calipso, che sorrise radiosa ai ragazzi per rassicurarli. Splendido, così, senza nessuno a fermarla, Annabeth l’avrebbe sul serio uccisa.
- Cosa c’è? – aveva chiesto subito sulla difensiva la figlia di Atena non appena i maschi si erano allontanati, immaginando il reale motivo di quella chiacchierata– Tu non vuoi parlare di cose da ragazze, sei solo preoccupata per me, ma io sto bene –
- Annabeth, a chi vuoi darla a bere? – fece lei alzando gli occhi al cielo e l’unico pensiero che Annabeth ebbe fu: per gli dei, quanto può essere irritante una ragazza immortale – è vero che non so molto di questo mondo, ma riesco a riconoscere quando una persona è gelosa, e tu lo sei. Non provare a negare – la interruppe, vedendola aprire la bocca per ribattere – Voglio solo chiederti se c’è qualcosa che posso fare per dimostrati che non sono più interessata a Percy –
- No, non credo proprio – le aveva risposto, scuotendo piano la testa - mi abituerò ad averti qui. Comunque, è meglio che tu ci sia, finalmente Leo è felice. Ora scusa, ma ho tiro con l’arco – aveva concluso allontanandosi, prima di rischiare di scoppiare a piangere o di tirarle un pugno, o magari entrambe, per il modo diretto con cui le aveva sbattuto in faccia la verità. Com’era possibile che lei fosse così dipendente dall’amore di Percy, da temere persino che lui potesse allontanarsi?
Aveva cercato di comportarsi normalmente finchè non erano tutti andati a dormire. Allora lei era uscita dalla casa, diretta alla spiaggia, e lì era rimasta a guardare il mare finchè non aveva sentito dei passi dietro di lei.
- Percy - aveva esordito, sapendo benissimo chi fosse il ragazzo dietro di lei– cosa ti ha spinto ad abbandonare l’isola di Calipso quando ci sei finito? –
- Annabeth, che succede? Perché questa domanda? – le aveva chiesto stupito, senza capire, arrivando davanti a lei.
- Rispondimi – gli aveva intimato; aveva bisogno di saperlo, e subito.
- Sei strana, Annie, in questi giorni – l’aveva guardata attentamente, fissandola negli occhi.
- Non chiamarmi così, è brutto- l’aveva rimproverato lei, con uno sbuffo.
- Comunque – continuò lui, come se lei non avesse aperto bocca, sedendosi – sei stata tu a farmi tornare. –
- Ma se io non potevo neanche parlarti o vederti – aveva ribattuto.
- Per gli dei, e poi sono io la Testa d’Alghe – una risatina, subito fermata dalla sua occhiataccia – Ok, mi correggo, è – s’interruppe un attimo, imbarazzato – è stato il mio amore per te a riportarmi a questa spiaggia –
Annabeth cominciò a piangere e Percy subito la abbracciò.
- Mi prometti – gli chiese tra i singhiozzi – che non mi lascerai? Che resterai con me? –
- Ma certo – le aveva subito detto, rassicurandola – lo giuro sullo Stige. Non ti lascerò mai, resteremo insieme, per sempre. Ti ho seguito da Long Island a San Francisco, da Roma giù nel Tartaro, pensi che dopo quello che è successo durante la battaglia contro Gea ti lascerei solo perché Calipso è arrivata qui?–
Spesso Percy riteneva di essere come il mare, ma in quel momento, più che delle onde che la portavano alla deriva, gli sembrava un’ancora, un’ancora che la teneva ferma a se, pronto a lasciarla andare appena fosse riuscita a riprendersi, ma che per il momento la stringeva, rassicurandola, nella sua forte presa. Perché Annabeth, per quanto fosse considerata intelligente, determinata e forte, continuava a soffrire per l’abbandono di suo padre e di Luke, ma tutto quel dolore inutile che si era autoinflitta nell’ultimo mese l’aveva aiutata a capire quanto realmente Percy la amasse e viceversa e a comprendere che a volte era obbligatorio prendersi una pausa, sedersi su una spiaggia e restare semplicemente fermi ad abbracciarsi, al sicuro l’uno tra le braccia dell’altro.
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ehilà, c’è qualcuno che è riuscita a finirla prima di andare in bagno a vomitare? Allora, prima di tutto, ho paura di aver reso Annabeth OOC. Nel caso, me lo potreste dire, in modo da poter cambiare le caratteristiche della storia? Tolto questo, che era la cosa che mi ha terrorizzata di più, volevo ringraziare chi ha recensito e messo tra le seguite (evidentemente non sapevate a cosa andavate incontro) e vorrei rinnovare l’invito a recensire, o a dare un segno qualsiasi per poter capire come migliorare. Per chi si chiedesse ogni quanto aggiungerò un capitolo, conto di farlo una volta a settimana, tolto in casi di emergenza come catastrofi, quali troppe verifiche di greco in settimana, ma in quel caso vi avvertirò prima.  Uhm, credo di aver finito di rompere, quindi grazie ancora per aver letto.
A presto,
La Ragazza Invisibile

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Capitolo 3
*** Incertezza ***


Scusate l’intrusione, volevo solo avvisarvi che questa storia, che peraltro non ha molto senso, è ambientata prima che Percy arrivi al Campo Giove, ma dopo che Jason è sparito.
 

INCERTEZZA
 
Angst (7) Octavian
Vedendosi rivolgere l’ennesimo sguardo disgustato, si chiese
se fossero davvero gli altri il suo problema.
 
 
Non era raro che Octavian si chiedesse in cuor suo chi fosse veramente. Un ottimo attore, sicuramente, capace di mostrare agli altri una faccia che persino lui stentava a riconoscere, ma oltre a quello? Se passavi gran parte della tua vita a comportarti diversamente da chi sei, come riesci alla fine a distinguere il vero te?
Non era facile sopportare tutte quelle occhiatacce ogni giorno, cercando di non pensare che erano tutte causate del grandioso piano di suo zio: Octavian doveva diventare pretore per trovare e punire tutti i Greci, che avevano causato la morte di molti suoi parenti. Era piccolo quando i suoi genitori erano morti, così lui era stato cresciuto dallo zio, con l’odio nel cuore e il sarcasmo pronto per essere usato. Si era fatto odiare, solo per realizzare quel desiderio che non era neanche suo. Per anni si era accontentato di fare tutto ciò che gli diceva lo zio, senza fare domande, addirittura felice del suo compito, ma ora era cresciuto, e voleva sapere la verità. Era stanco di dover mentire per un morto, stanco di rovinarsi l’adolescenza per qualcosa che non desiderava e soprattutto stanco delle occhiatacce che chiunque nel Campo Giove gli rivolgeva.
Quando aveva scoperto che i suoi genitori erano stati uccisi da una creatura mitologica e non dai semidei greci, come gli avevano invece ripetuto fino all’esaurimento, si era subito detto che probabilmente l’avevano mandata loro per non sporcarsi le mani, ma poi, dopo aver passato anni senza sentir neanche lontanamente di attacchi o segni da parte di quest’ultimi, cominciava a chiedersi se esistessero davvero. Che cosa avrebbe detto Reyna scoprendo che l’unico motivo per cui voleva il potere era realizzare quel, ormai lo capiva, assurdo desiderio? Che cosa avrebbero pensato tutti i Romani una volta rivelato che li stava usando, muovendoli come burattini, solo per un morto?
Vedendo i bambini correre per le strade di Nuova Roma, Octavian non poteva fare a meno di ripensare alla sua infanzia, quando, a cinque anni, sua madre era entrata in fretta e furia nella sua stanza ordinandogli di nascondersi. Si ricordava perfettamente il rumore dello scontro tra i suoi genitori e quelli che, come scoprì in seguito, non erano Greci, ma mostri, poi il silenzio e l’attesa, scandita solo dall’orologio a pendolo del salotto che, in quella desolazione, rintoccava  come una campana a morte. Alla fine era uscito dal suo nascondiglio e si era aggirato per la casa chiamando i suoi genitori, invano. Li aveva trovati in giardino, stesi a terra, in una pozza di sangue. Il resto era solo un’ondata confusa di paura, disperazione, grida e pianti. Era finito da suo zio, che l’aveva cresciuto in modo che potesse prendere il potere, seppure fosse di costituzione debole:
- Diventerai augure – gli aveva detto con voce ferma, guardandolo negli occhi – e poi pretore. E allora dovrai conquistare il favore degli altri Romani, per poter scendere in guerra con i Greci e vendicare tutti quelli che hanno crudelmente ucciso. –
E lui aveva annuito, orgoglioso di aver un ruolo così importante, fiero di poter riscattare il nome della sua famiglia. Di sicuro non aveva immaginato la maschera che avrebbe dovuto indossare tutto il tempo: quel misto di arroganza, brama di potere e antipatia. Né l’isolamento che quell’atteggiamento gli aveva portato.
Era stanco di mentire, di nascondere il suo vero io, di far profezie di cui in realtà non gli importava nulla per muovere guerra contro qualcuno che nemmeno esisteva. Si, aveva deciso: avrebbe smesso di portare odio e rancore, anche solo per il fatto che non c’era nessuno a cui portarlo, e avrebbe detto la verità ai compagni, in fondo, a cosa gli serviva il potere, se non sapeva cosa farsene?
Era a questa conclusione che era arrivato quel giorno, mentre sventrava i soliti orsacchiotti, con la mente persa dietro a quelle idee, quando lesse le interiora di quel peluche. Credette di aver sbagliato, ma non era così.
Era incredibile con quale velocità si potesse cambiare idea, in fondo bastava una sola frase. S’irrigidì e il cuore cominciò a pulsare sempre più velocemente, facendogli scorrere più forte che mai l’odio nelle vene, mentre lui continuava a ripetersi nella mente quelle quattro, semplici parole lette nell’imbottitura candida:
il Greco è arrivato
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ciao, come va? Volevo solo scusarmi con tutte le fan di Octavian per il modo in cui ho distorto questo povero romano e chiedervi di recensire, anche solo per dirmi di smettere di pubblicare questo tentativo di scrittura. Ok, meglio che scappi prima che comincino a volare i pomodori, a presto (ma anche no NdLettori),
La Ragazza Invisibile

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Capitolo 4
*** Incubi ***


INCUBI
 
AU (1/8) Nico/Hazel
Avere altre sorellastre non era un problema, soprattutto
quando Hazel lo tirava su di morale.
 
 
La prima cosa che Nico sentì dopo il proprio grido fu il cigolio della porta che si apriva, mentre una lama di luce rompeva l’oscurità che fino a quel momento aveva regnato sovrana nella piccola stanza.
- Un altro incubo? – chiese piano Hazel, chiudendo la porta e andando a sedersi sul bordo del letto.
Il ragazzino annuì debolmente.
- Sempre il solito? – un altro cenno del capo
- Mi… mi manca così tanto –furono le sue uniche parole.
- Lo so, anche a me, ma lo sai che lei non avrebbe mai voluto vederti ridotto così solo per lei – lo rimproverò dolcemente, vedendo il volto pallido e tirato e le occhiaie del fratellastro che di giorno in giorno aumentavano.
Dopo qualche minuto di silenzio Nico cominciò a parlare- Hai ragione, ma…-
- Hazel, dove sei? Puoi venire un momento– lo interruppe la voce del loro padre. La ragazza alzò gli occhi al cielo, scrollando le spalle:
- E ora cosa vuole? Nico, devo andare, torno tra poco. Tu intanto cerca di dormire –
Ma la prima cosa che il ragazzino fece, una volta uscita, fu permettere alle lacrime salate, che già da un po’ spingevano per uscire, di rigargli le guance, silenziose e dolorose, in quanto ognuna di esse aveva un significato.
Prima lacrima, quanto gli mancava Bianca.
Seconda lacrima, l’ingiustizia di quel mondo che gliela aveva portata via.
Terza lacrima, l’odio per Percy, per non averla protetta come promesso.
Quarta lacrima, il rancore che provava verso le Cacciatrici, che, con i loro stupidi brividi ed emozioni, l’avevano trascinata nel mondo delle corse.
Quinta lacrima, il pensiero della parete nella stanza della sorella tappezzata si foto e ritagli di giornali. Lei sorridente, sul podio, circondata da amiche. Il primo articolo sulle Cacciatrici, quel piccolo team femminile che, a furia di vittorie, si era guadagnato il posto in mezzo a tutti quei maschi. E poi l’ultimo articolo uscito su di loro, quello che Bianca non aveva appeso perché, semplicemente, non aveva potuto “FATALE INCIDENTE IN PISTA – La giovane pilota Bianca Di Angelo ha avuto problemi con la vettura, che è slittata sull’asfalto bagnato, uscendo di pista”
Sesta lacrima, il ricordo di Percy che gli diceva: “ Certo che è al sicuro, sono il loro meccanico, non le farei mai correre rischi inutili”. Ed era così, solo che quel giorno lui si era ammalato, e Bianca era morta.
E poi, ripensando alla sua figura pallida, tenuta in vita solo dalle macchine, con il dottore che pronunciava quella sentenza di morte: coma, non potè trattenersi dal buttarsi sul cuscino, finche, dopo quelle che parvero ore, Hazel non tornò.
- Nico, sei ancora sveglio? – sussurrò piano, nel caso in cui il ragazzino si fosse addormentato.
- Sì – rispose, la faccia ancora affondata nel cuscino, senza muoversi, godendosi le carezze della sorellastra, che intanto si era avvicinata.
- Hazel – la chiamò dopo un po’ – tu resterai con me, vero? Non mi abbandonerai come Bianca, giusto?-
- Ma certo: se non me ne occupo io, chi si prenderebbe cura di una piccola peste come te? – cercò di tirarlo su di morale scherzando.
- Seriamente, voglio saperlo – le deciso, fissandola con quegli occhietti seri, troppo seri per la sua età, per quanto ne pensava Hazel. Lei comprendeva bene il dolore: dopo aver sofferto per l’assenza del padre sconosciuto e la morte della madre, avvenuta qualche anno prima, la ragazza aveva vagabondato per l’America per un po’, ritrovando a New York una famiglia che non immaginava di avere, una famiglia composta da un marito a cui era morta anche la seconda moglie e da due vivaci bambini, di sette e dodici anni, che cercavano di non pensare a ciò che avevano appena perso cercando continue distrazioni. E proprio nella sua continua ricerca di distrazioni, Bianca aveva conosciuto le Cacciatrici e ne era entrata a far parte, ritrovando sollievo nell’adrenalina delle corse. E ora, a ventidue anni, studentessa universitaria con lavoro part-time, Hazel si ritrovava a dover badare a un fratellino di tredici anni che soffriva di incubi e a occuparsi di una casa a cui il padre non badava. Lui, il loro papà, passava gran parte del suo tempo a lavoro, nell’agenzia funebre A.d.e., a fare il becchino, come ridevano sempre loro prima che, dopo le due mogli, avesse dovuto seppellire pure la propria figlia minore. E così ricadeva tutto sulle spalle di Hazel, ma per lei non era un problema, non quando aveva la possibilità di avere un fratellastro, oltre che a un padre.
- Nico – gli rispose, seria – siamo una famiglia. Certo, abbiamo perso le nostre madri e Bianca non è più qui, ma loro tre saranno sempre con noi, nel nostro cuore e nella nostra mente. E anche se rimaniamo solo noi tre, anzi, proprio perché siamo rimasti solo noi, dobbiamo fidarci l’uno dell’altro perché, per quanto siamo la famiglia più strana e particolare che ci possa essere, siamo comunque tre persone che si amano e dobbiamo aiutarci a vicenda. Se non lo facciamo tra di noi, chi ci darà una mano? Ti ricordi Lilo e Stitch? Ohana significa famiglia e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato. Noi siamo una famiglia: non ci dimenticheremo né delle mamme, né di Bianca, né ci abbandoneremo, è una promessa, ok?
- Ok – fu la risposta di un Nico un po’ più calmo e rincuorato
-Hazel- chiese dopo un po’ – potresti dormire con me stanotte?-
Lei sorrise – Ma certo, tutte le volte che vuoi.
E quella notte finalmente gli incubi non tornarono.
 
 
 
 
Angolo autrice
Innanzitutto, lo so che Bianca e Nico non hanno cinque anni di differenza, ma non riuscivo a immaginarmi un Nico sedicenne che piange e si fa consolare, né riuscivo ad ammazzare Bianca di nuovo così piccola. Non credo che ci sia altro da dire, quindi, vi prego, recensite.
A presto,
La Ragazza Invisibile

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Capitolo 5
*** Tradimento ***


Ehm, ragazzi, vorrei precisare che in questo capitolo è descritta una scena di sesso, perciò i più piccoli saltino a piè pari il capitolo e, per consolazione, a metà settimana cercherò di aggiungerne un altro più calmo e tranquillo. Per chi invece se la sente di leggerlo, vorrei avvertire che è la prima volta che scrivo qualcosa del genere, quindi ho preferito e cercato di tenermi sul vago e osservare tutto da un punto di vista più mentale che fisico. Nel caso fossi stata troppo volgare, non credo proprio, ma voglio esserne certa, per favore, ditemelo, in modo da o eliminare questo capitolo e, se vi  piaciuto, cosa alquanto improbabile, pubblicarlo a parte con il rating rosso, o cambiare/eliminare il capitolo. Se siete davvero decisi a leggere, allora buona fortuna.

 

TRADIMENTO

 

Threesome (3/6/9) Leo/Calipso/ Percy

Erano stati i semidei più importanti per lei, e lei

doveva ringraziarli in qualche modo.

 

 

I corpi accaldati si muovevano incessantemente, famelici, mai appagati, in un incastro perfetto dove i tre riuscivano a toccarsi a vicenda, senza togliere attenzioni a nessuno. Una parte del suo cervello gli continuava a ripetere che ciò che stava facendo era profondamente sbagliato, che tradire Annabeth con lei, soprattutto ora che era riuscita ad accettare la sua presenza, e in quel modo, era qualcosa che mai e poi mai gli sarebbe stato perdonato. Ma un’altra parte della sua mente, quella situata tra le sue gambe, gli impediva di fermarsi, anzi, lo spingeva a chiedere e dare sempre di più fino ad annullarsi nei loro corpi, talmente erano uniti. Non si capacitava di come, pur continuando ad amare la sua ragazza così profondamente, fosse stato così semplice tradirla, sostituendo tutte le sue fantasie erotiche su di lei con la bellissima immagine di Calipso nuda. E neanche Leo scherzava, così magro e basso, ma capace di cambiare così velocemente, adattandosi alla situazione e tirando fuori il meglio di sé, e non solo quello.

Era iniziato come un semplice gioco: Annabeth era sull’Olimpo, a parlare con gli dei, mentre Percy era rimasto al Campo, per evitare, con la sua sfacciataggine, di causare uno scontro con qualche dio, ma, lontano dalla sua Sapientona, il suo lato dolce era terrorizzato all’idea che una qualche dea, che, guardacaso, aveva il nome che iniziava con E e finiva con ra, la rapisse, come sembrava essere diventata sua abitudine. E così, vedendolo camminare con sguardo perso sulla spiaggia, Calipso aveva proposto a Leo di distrarlo.

Avevano cominciato a giocare a poker, prima con i soldi e poi, una volta finiti questi, pagando facendo delle azioni, come se stessero giocando a Obbligo e Verità. Le prime volte le richieste erano cose imbarazzanti o pericolose, come lanciare una lattina vuota per terra, o mandare Calipso a chiedere di farsi fare il trucco dai figli di Ares, ma poi, man mano che le stelle si alzavano in cielo, chissà come erano arrivati ai baci e alla fine Percy si era visto Calipso gemere tra le labbra di Leo, mentre questo le infilava, eseguendo l’ordine della ragazza, le dita sotto la gonna del suo vestito. Pochi secondi e anche lei cominciò a sbottonare i pantaloni del ragazzo, mentre Percy li fissava, prima basito e poi eccitato. E Calipso l’aveva guardato, con sguardo languido, osservando la sua espressione e il suo corpo, rassicurandolo:

- Tranquillo, ce n’è anche per te –

 Si era alzata lentamente dalle ginocchia di Leo, che l’aveva fissata con sguardo tradito, e gli si era avvicinata con movimenti sensuali, senza curarsi di coprire ciò che Leo aveva esposto nella foga. Gli aveva posato un veloce bacio sulle labbra, per poi prendere i due ragazzi per mano e trascinarli verso la Cabina 3, sicura che fosse vuota.

E poi tutto era diventata una macchia confusa di emozioni troppo forti per essere descritte con parole normali. E ora, lì, su quei due letti che avevano accostato, indeciso se abbandonarsi definitivamente al piacere o evitare almeno quell’ultimo, piccolo tradimento ad Annabeth, Percy sentiva che stava giungendo al limite e non avrebbe resistito ancora a lungo, ma anche gli altri due sembravano voler accelerare sempre di più, per concludere. Così, seguendo quel ritmo scatenato creato dai loro movimenti, in quel groviglio di capelli e pelle che erano, Calipso venne per prima abbandonandosi dolcemente tra i corpi accaldati e sudati di loro due, che la seguirono a ruota subito dopo.

- Sapete, dovremmo rifarlo qualche volta – aveva detto maliziosamente la ragazza, dopo qualche minuto, respirando pesantemente.

Percy si fece sfuggire una sola parola, densa di significati, liberando tutta la sua angoscia mentre cercava di riprendere fiato - Annabeth…

Leo l’aveva fissato sorridendo – Se vuoi può unirsi a noi, in tre o in quattro che differenza c’è? L’importante è che non diventi un’orgia, o rischiamo di attirare l’attenzione del signor D.. Ho già avuto a che fare con le sue fedeli, e non voglio ripetere l’esperienza.

- Idiota - gli aveva detto scosso dalle risate, scagliandogli un cuscino in faccia, ma in fondo, aveva pensato addormentandosi, poteva sempre provare a chiedere cosa ne pensava alla sua ragazza. D’altronde lo dicevano tutti: fare qualcosa che piace insieme al proprio partner migliorava il legame della coppia.

 

 

 

Angolo dell’essere miserabile che ha scritto questo obbrobrio

Ebbene sì, per vostra sfortuna è giunto il momento della threesome, il più temuto sia da voi che da me, immagino. Ho voluto provarci anche come sfida con me stessa e credo che, visto il completo disastro, non ci proverò più per molto tempo. Se posso dire non è quello che mi immaginavo di scrivere, né credo sia quello che vi aspettavate, ma è l’unica cosa che sono riuscita a mettere insieme tradendo tutte le mie coppie preferite in un unica volta (Percabeth, Percico e Valdangelo). Non mi convince affatto, quindi basterà che uno di voi mi dica di levare questo capitolo schifoso da un sito meraviglioso quale è Efp e io ubbidirò, perciò fatevi sentire: qualunque insulto nelle recensioni sarà giustificato, sentitevi liberi di criticare e dare consigli.

Meglio che sparisca prima che comincino a volare i pomodori.

A presto,

La Ragazza Invisibile

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Capitolo 6
*** Padre ***


PADRE
 
Hurt/Comfort (5/10) Chirone/Crono
Che Crono si aspettasse di meglio da lui,
voleva dire che in fondo ci teneva.
 
 
Lo fissi attentamente:  è così sicuro davanti a te, a capo del suo esercito, pronto a conquistare l’Olimpo. Sebbene in apparenza sia solo un ragazzo, scrutandolo più a fondo riconosci i suoi lineamenti, gli occhi decisi, la bocca piegata in un lieve sorriso che sa di vittoria. E ancora più a fondo vedi ciò che non è mai stato, col suo ignorarti o nominarti raramente e con disprezzo, col suo pensare sempre alla conquista e al raggiro dei mortali. Negli ultimi mesi hai dovuto aggiungere una nuova definizione alla lista che avevi fatto, creata per superare il tuo trauma infantile. Ti sembra quasi una matrioska: Luke, Crono e infine, sotto tutto il resto, ciò che non è: un padre. Sembra quasi uno scioglilingua. Il corpo di Luke è stato preso da Crono, il grande Titano, l’Iniquo, che per te non è mai stato una figura paterna. E in effetti continui a ripeterlo in testa, inceppandoti sempre su quella parola, come se fosse davvero uno scioglilingua molto difficile.
Quattromila anni e sei ancora lì a psicoanalizzarti, a cercare di capire perché è fatto così lui, perché sei fatto così tu, e via dicendo. La logica ti dice che dovresti odiarlo, e una parte di te lo fa, ma non per i giusti motivi. Odi quando ti chiama con quel tono di sufficienza << Figliolo>>, solo per dissuaderti dall’opporti a lui, perché è convinto che tu sia troppo debole per farlo. Odi la sua assenza, odi il fatto che per milioni di anni se ne sia stato in fondo al Tartaro, a pezzi, senza preoccuparsi delle necessità dei figli. Eppure non lo odi per aver ucciso degli innocenti, per star cercando di conquistare il mondo, no, lo odi per motivi egoistici. E poi, oltre a quello, provi ammirazione: per anni è stato il tuo punto di riferimento, forte e potente, pronto a distruggere il mondo solo per ricostruirlo a sua misura; rancore, insomma, come ha potuto  abbandonare te e i tuoi fratelli solo per conquistare il mondo? E infine, aggiunta da solo poco tempo, pena, per il tempo perso con voi quand’eravate piccoli che non riavrà mai indietro, pur essendo il Titano del Tempo, per il suo modo ossessivo con cui pensa alla conquista dell’Olimpo e, soprattutto, per la sua incapacità d’amare.
Come puoi definire padre qualcuno che non ha mai svolto il suo dovere di genitore? Come puoi perdonargli tutti i torti e le ingiustizie subite a causa sua? Eppure una parte di te continua a volergli bene, a cercare disperatamente la sua approvazione. E quella parte di te trasforma tutte le sue frasi da fredde e sarcastiche a amorevoli e deluse. In fondo, anche solo notando che non sei al livello che si aspettava da te vuol dire che ti sta osservando, o, se non proprio te, almeno i tuoi progressi. È comunque una piccola consolazione.
Dopo aver avuto a che fare con Tantalo, ti sei reso conto che, così come lui desidera ardentemente mangiare e bere qualcosa, tu, allo stesso modo, brami con tutto il tuo cuore un po’ di affetto paterno.
Forse è per questo che da milioni di anni addestri gli eroi, fungendo da istruttore, insegnante e padre per loro. Forse hai cercato di sopprimere quel dolore nel cuore con l‘affetto  che ti danno questi ragazzini, anch’essi spesso abbandonati dai genitori.
Alla fine Crono ti ha davvero guidato verso la tua strada, anche se non nel modo in cui speravi, così la lista di emozioni che provi davanti a lui può aumentare, aggiungendo anche la riconoscenza. E perché, no, anche un briciolo d’amore. Questo spiegherebbe perché vuoi lasciare che sia Percy a battersi con lui, perché lui in fondo è Crono.
Perché in fondo in fondo è pur sempre tuo padre.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ebbene, non ci sono scusanti per sta cosa, a mia discolpa posso solo dire che è colpa della mia prof di italiano e tutti i suoi discorsi su Saba e la psicoanalisi. Detto questo, volevo farvi  notare che, per la gioia di tutti voi, siamo già a metà di questa raccolta di os, quindi voglio cogliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che l’hanno inserita tra le seguite, tra le preferite o tra le ricordate, chi esaudisce le mie suppliche recensendo e anche chi legge senza dire nulla. Siete fantastici a sopportare me e le mie storie, quindi GRAZIE! E tranquilli, poco più di un mese e poi sparirò nel nulla, dando sollievo alle vostre povere menti.
Grazie ancora e a presto,
La Ragazza Invisibile

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Capitolo 7
*** Caffè ***


Attenzione: ho cambiato il finale di questo capitolo perchè non mi piaceva (in effetti non mi piace neanche questo, ma non sono riuscita a fare di meglio) e volevo avvisare chiunque legga questo avviso che non aggiornerò per un paio di giorni, a causa della scuola e della mancanza d'ispirazione: mi spiace. Cercherò comunque di tornare prima di Natale per rimediare.
CAFFÈ
 
Crack (1) Nico
Non riusciva a capire perché Annabeth non lo notasse:
era allegro, solare e la amava.
 
 
-E allora, ci vai alla festa? – chiese Percy, mischiando il suo frappè al mirtillo.
Nico sospirò, prima di distogliere lo sguardo dalla vetrina e tornare a guardare il suo migliore amico – Sì, perché? –
- Perché si dà il caso – fece lui, guardandolo malizioso – che bisogni avere una compagna, visto che ci sarà anche un ballo, alla fine. Hai già chiesto a qualcuna di accompagnarti?-
- No- rispose disinteressato, mettendosi a girare il suo cappuccino per la decima volta, ma senza berlo – e tu? Tu ce l’hai già un’accompagnatrice?
- Per la cronaca, sì, ce l’ho già, è Rachel, e comunque, hai intenzione di berlo, quel cappuccino, o vuoi continuare così finché non uscirà la tua bella, così potrai invitarla al ballo? – Percy era curioso, come sempre quando si trattava delle sue faccende personali, e il fatto che Nico fosse così restio a parlargliene non faceva altro che aumentare la sua curiosità.
- Forse, a te che importa? –
- Niente, lo sai che sono fatto così, però non è da te essere così giù – come se Percy sapesse come fosse davvero lui - Comunque lo sai che oggi Leo…- cominciò a raccontare, cercando di far ridere l’amico, riferendo una delle nuove avventure del suo compagno di classe, famoso in tutta la scuola per essere un buffone, così come Nico.
Nico fece un mezzo sorriso, ritornando a guardare oltre la vetrina, cercando la sua bella, pensando che, una volta partito, nessuno poteva fermare Percy.
- Ehi, Nico, mi stai ascoltando? – gli chiese questi dopo un po’, irritato, sventolandogli la mano davanti alla faccia.
Nico lo guardò giusto un attimo, prima di tornare a fissare l’entrata dalla scuola, dove in quel momento una massa di ragazzi urlanti usciva in fretta – Sì, sì-
- E cosa stavo dicendo? – allo sguardo perso del ragazzo, Percy roteò gli occhi verdi – Credo che la tua bella sia appena uscita, se t’interessa. -
Nico lo fissò, attentamente questa volta, il panico dipinto sul suo volto – E… e tu come fai a sapere chi è quella che mi piace? -
- È Annabeth, no? Si vede lontano un miglio, e aggiungerei anche che dovresti affrettarti, se vuoi avere una possibilità: lei se ne sta andando, e c’è Luke che la segue – fece lui, finendo con un rumoroso risucchio la sua bibita, fingendosi disinteressato.
- Tu… io… Annabeth… - Nico ormai tremava violentemente e sembrava di essere sul punto di una crisi asmatica.
- Forza, muoviti! Pago io, ma tu datti una mossa! - lo incitò, muovendo le mani come per volerlo scacciare e, quando finalmente Nico si alzò e si precipitò come un indemoniato fuori dalla porta, gli gridò dietro, ridendo sotto i baffi – Ricorda che lei è una ragazza seria. -
Nico annuì, correndo alla fermata dove sapeva che la ragazza aspettava sempre il pullman, pensando che, forse, il vero motivo per cui Annabeth non lo degnasse di uno sguardo era che lui fingeva di essere sempre allegro e spensierato, in fondo lei era quella che si era fatta fare dal preside un permesso per seguire più corsi extra-scolastici. Ed eccola lì, lo zaino in spalle, i capelli biondi legati in una coda disordinata e gli occhi, quegli occhi grigi che ogni volta facevano sciogliere Nico solo fissandoli, fissi su un libro, dimentica di tutto ciò che la circondava. Il ragazzo si avvicinò, timoroso:
- Annabeth? –
Lei alzò lo sguardo, scocciata, come se lui avesse già fatto qualcosa di sbagliato:
- Nico, che c’è?-
- Scusa Annabeth, mi chiedevo se tu andassi alla festa e, se ci andavi, se avevi già qualcuno che ti accompagnava? – mormorò lui, torcendosi le mani.
- No, Nico, non ci vado, il giorno dopo c’è la verifica di matematica, perché? –
- Ecco, mi chiedevo… potremmo studiare prima e poi andare alla festa, se ti va. Oppure possiamo anche solo studiare…-
- Nico - lo interruppe – stai bene? –
- Si, si, perché? – Si affrettò a rispondere, non capendo il senso della domanda.
- Bhe, scusa se te lo dico, ma tu non sei il classico ragazzo che studia, almeno a quanto ho visto finora, mi chiedevo solo se tu non avessi la febbre – fece lei, preoccupata, poggiandogli pure una mano sulla fronte, al che il ragazzo non poté che arrossire violentemente, maledendo la sua pelle così pallida.
- E che ho avuto parecchi problemi, e sembrare allegro e spensierato è molto più facile che affrontarli, se vuoi posso spiegarti, però… -
- Nico, non m’interessano i tuoi problemi, cercherò di fidarmi e, se vuoi, ti darò una mano. Sai - continuò, guardandolo dolcemente – credo di averti giudicato male, se stai dicendo davvero la verità, allora sarà per me un onore venire al ballo con te. -
- Cosa? – Nico non poteva credere alle proprie orecchie.
Annabeth lo fissò attentamente, come per rivalutare la sua decisione:
- Mi hai invitato a venire al ballo con te, e io ho accettato, ma solo a patto che tu cominci a studiare. Se hai dei problemi, puoi parlarmene, in fondo, a chi non è successo qualcosa? Non voglio più scuse, tutti possono fare qualcosa per cambiare la propria vita. -
Nico finalmente sorrise, seppur incerto, sollevato dalla risposta – Ehm, ti andrebbe di venire a prendere un caffè con me per conoscerci meglio, in modo da non sbagliare più giudizi?- tentò lui, sfidando la sorte.
Annabeth rimase in silenzio qualche istante, facendogli temere di aver sbagliato tutto, poi si risistemo una ciocca dietro l’orecchio e gli afferrò la mano:
- Va bene, ma solo se poi ripassiamo anche scienze.-
Mezz’ora dopo, seduti uno di fronte ad un tavolino, il ragazzo fece un mezzo sbuffo, esasperato.
- Sono un caso disperato, te ne rendi conto vero? –
La ragazza lo fissò seria:
- Abbiamo detto niente scuse-
- Ok, ma ci metterò tre secoli a studiare tutta questa roba: sono dislessico e iperattivo –le spiegò, a disagio.
La ragazza lo fissò stupita:
- Davvero? Anch’io, ma se ce l’ho fatta io, ce la puoi fare anche tu. Dai forza, ridillo bene: cosa sono i mitocondri e i cloroplasti? –
Il ragazzo si preparò all’inferno che stava per affrontare, ma, in fondo, per lui studiare non era mai stato così bello come quel pomeriggio.

 
Angolo autrice
Non c’è molto da dire, voglio solo precisare che si tratta di un AU con un Nico mooooolto OOC e che Percy, Annabeth e Nico sono compagni di classe, mentre Leo no, ma comunque vanno tutti nella stessa scuola. Se avete domande, chiedete pure e, se vi va, lasciate una recensione, visto che apprezzo un sacco le vostre opinioni. A presto,
La Ragazza Invisibile
 
P.S. Non fatevi strane idee, io non shippo la Perachel

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Capitolo 8
*** Delusione e Rabbia ***


Delusione e Rabbia

 

Horror (10) Crono

Neppure nei suoi incubi peggiori avrebbe immaginato

di essere spezzettato non una, ma due volte.

 

 

Dolore. E delusione. Sono le uniche cose che percepisce, mentre il suo corpo viene fatto a pezzi dal suo stesso figlio. Certo, ha commesso un parricidio e ha mangiato i propri figli, non è cosa da poco, ma l’ha fatto solo per salvaguardare il suo impero, non pensa di meritarsi questo trattamento. Cosa ne sarebbe stato di dei e Titani, senza qualcuno a guidarli? E come avrebbe mai potuto farlo, occupandosi pure dei suoi figli? Mangiarli era stata la scelta più ovvia: non sarebbero morti, ma non avrebbero nemmeno compiuto gesta scellerate. Se non fosse stato per Rea! Come si era permessa di tradirlo? Fu il suo ultimo pensiero coerente, prima che il dolore cocente del corpo smembrato che cadeva nelle profondità del Tartaro prendesse il sopravvento.

 

 

Sembrava uno scherzo del destino. Lui, che si vantava di essere un Titano tutto d’un pezzo, veniva affettato una seconda volta. Sembra un déjà-vu, ma questa volta non c’è delusione, solo dolore e rabbia, contro gli dei, contro i suoi figli e contro i semidei: sconfitto da un singolo attimo di debolezza. Era tornato per sconfiggerli tutti, per vendicarsi del torto subito, ma, a quanto pare, i legami famigliari sono molto più forti del desiderio di vendetta. Se se ne fosse reso conto, forse avrebbe vinto, ma lui ha si è fermato a quel giorno maledetto e il suo cuore gelido non comprenderà mai un concetto così semplice. Un nuovo scherzo per il Titano del tempo.

E la rabbia prende il sopravvento , mentre la sua cenere si disperde nel deserto del Tartaro.

Di nuovo.

 

 

 

 

Angolo autrice

Innanzitutto, Buon Natale!

Purtroppo per voi neanche le feste mi fermano e perciò, ecco a voi il frutto della mia pazzia. Mi spiace di avervi fatto aspettare, ma non riesco proprio a mettermi nei panni di Crono, quindi sì, questo capitolo fa schifo ed è corto, ma qua vicino c’è un carro pieno di pomodori, se volete.

Uhm, poco da dire, se non: qualcuno mi dica qualcosa, per favore, vedo che molta gente legge, ma quasi nessuno recensisce, non so cosa pensare, se non che sia meglio che mi dia all’ippica.

Comunque, scusate lo sclero ( dovuto alla casa di Ade ) e buone feste a tutti!

 

P.S. ho cambiato il finale del capitolo precedente, nel caso interessasse a qualcuno.

P.P.S. se qualcuno segue la raccolta Newmas, dovrei riuscire ad aggiornare stamattina.

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Capitolo 9
*** Ricordi ***


 
Buonsalve, cari lettori. Allora, è tipo un mese e mezzo che non aggiorno, quindi, per favore, scusatemi. Davvero, so che non ho avvertito nessuno che non avrei più aggiornato, ma è stato un periodo molto duro e, sinceramente, non avevo propria voglia di scrivere.
Ragion per cui questo capitolo fa schifo e probabilmente è pieno di errori. A proposito del capitolo, non c'entra molto con il prompt, ma è il massimo che son riuscita a tirare fuori. Per chiarire alcuni dubbi che potrebbero sorgere nel caso qualcuno si avventurasse nella lettura: ho immaginato che Chirone sia sempre figlio di Crono, ecc, ecc... ma che sia nato nello stesso anno di Percy, che Annabeth si sia imbattuta in loro casualmente scappando di casa e che abbiano creato insieme il Campo Mezzosangue. Ok, credo di aver finito, se avete altri dubbi chiedete pure. Ci vediamo la prossima settimana, spero, anche se non assicuro nulla.
Grazie ancora a tutti quelli che leggerano.

 
RICORDI
Baby!fic (5/9)Chirone/Percy
Chirone era quello protettivo, ma, essendo solo un bimbo,
difenderlo da sè stesso era dura.


É stanco Chirone. Stanco di vedere attorno a se soltanto morte e distruzione, stanco di non poter far altro che cercare di preparare alla battaglia i ragazzi, stanco di essere l'unico a sopravvivere. Soprattutto, é stanco di vedere dei ragazzi preparare quel rogo. É nervoso, quello stesso nervosismo che si ha prima di un interrogazione, quel desiderare contemporaneamente che il momento tanto atteso arrivi subito e mai. Solo che questa non é un interrogazione, é un funerale. E non è un funerale qualsiasi, ma il suo funerale.
Vede i ragazzi allontanarsi mesti dal rogo ormai pronto e il primo ricordo arriva all'improvviso, spaventandolo. Percy che lo saluta, prima di tornare in città, sicuro di rivederlo il week-end successivo per aiutarlo al campo. Un sorriso giocoso, i capelli neri spettinati dal vento e gli occhi così vivaci e vitali. Nessuno dei due sapeva che sarebbe stato rapito da una dea e che avrebbe dovuto affrontare due imprese difficili, forse troppo difficili anche per lui.
Vede Annabeth avvicinarsi lentamente, gli occhi lucidi, ma sa anche che lei cercherà di non piangere, non le é mai piaciuto sembrare debole. La piccola dolce Annie. Se la ricorda ancora quando erano tutti e tre piccoli, ma già così problematici. Si ricorda che lei era scappata di casa ed era venuta da loro, a cercare rifugio da qualcuno che la comprendesse. Avevano passato qualche tempo, poco a dire il vero, a Manhattan, a casa di Percy, poi erano andati in vacanza al Campo. All'epoca non era ancora il Campo, era semplicemente una casetta in mezzo al nulla, invisibile ai mortali, però era già casa. Lì, la prima sera, Percy aveva cercato un soprannome per Annabeth. Quando se n'era uscito con Annie, lei era balzata in piedi e l'aveva scaraventato a terra velocemente, poi si era seduto su di lui, bloccandolo. " Non chiamarmi mai più Annie" aveva sibilato. Lui aveva risposto tranquillamente, come se non avesse una bambina arrabbiata sullo stomaco, "Ok, Sapientona" e lei aveva riso, la prima risata sincera che aveva rivolto ai due. Quando le risa erano cessate, aveva scosso la testa, fingendosi sconsolata. Tutto ciò che aveva detto era:
"Sei una Testa d'Alghe".
Vede che la ragazza ha in mano un telo ripiegato e non ha bisogno di vederlo per sapere com'è fatto. Un grande rettangolo di stoffa blu con sopra ricamati un tridente e una civetta, simboli della discendenza divina di Percy e del grande amore che provava per Annabeth. Era sempre stato chiaro a tutti che si sarebbero messi insieme, tranne che a loro. Per questo Chirone aveva solamente sorriso senza dire nulla, quando il ragazzo era corso da lui, un sorriso idiota stampato in faccia, gli occhi che brillavano di gioia, dicendogli che Annabeth era ufficialmente la sua ragazza.
L'aveva scelto Percy stesso il lenzuolo funebre, scherzando come al suo solito, solo per tranquillizzare i suoi due amici. O forse, nonostante l'opinione comune lo ritenesse un'idiota, aveva capito che tutto quello era troppo per un semplice semidio. Aveva capito che qualcuno non sarebbe sopravvissuto alla guerra contro Gea e non aveva voluto rischiare che quel qualcuno fosse Annabeth. Non era così sciocco come tutti ritenevano, come pure loro due avevano creduto, ma chi non avrebbe pensato che un bimbo di dieci anni fosse un completo idiota quando non esita a buttarsi in situazioni pericolose solo per testardaggine o a saltare sorridendo giù dall'alta scogliera solo perché non ha voglia di scendere fino alla spiaggia per entrare in mare?
Annabeth si ferma vicino a Chirone, stringendo spasmodicamente il lenzuolo e anche lui vorrebbe avere qualcosa da stringere, perché le sue mani tremano violentemente. Gli torna in mente il piccolo Percy che corre a scuola sorridendo, in mano una scatola di dolci blu ancora chiusa, nonostante ce l'abbia già da giorni. Ma non voleva aprirla senza i suoi amici, aveva detto, gli sarebbe sembrato egoista e poi " gli eroi non devono mai essere egoisti" aveva esclamato, prima di scoppiare a ridere. Era solo l'ennesimo gesto che dimostrava quanto Percy fosse gentile e premuroso.
Annabeth prova a dire qualche parola, ma l'unica cosa che fuoriesce dalle sue labbra é un singhiozzo. Ora che la diga si é rotta niente potrà fermare quelle lacrime, che già scendono copiose lungo le guance. Annie si volta verso di te, una domanda negli occhi grigi: vuoi dire qualcosa? É vero, Chirone dovrebbe dire due parole, in fondo il funerale è del suo migliore amico. Ma ci riesce a dirle due parole? Deve farsi forza, almeno per Annabeth, la sua sorellina acquisita. Quello che segue é un discorso improvvisato, ma pieno di emozione, lo vede negli occhi di tutti i ragazzi radunati. Non sa esattamente cosa ha detto, forse che Percy era un bravo ragazzo, un semidio coi fiocchi, forse ha detto quanto fosse stato fortunato a conoscerlo così bene. Forse ha semplicemente detto loro la verità: il difetto fatale di Percy era la fedeltà e nessuno avrebbe potuto negarlo, ora.
Nessuno prende parola dopo di lui, così Annabeth si avvicina al rogo, ancora piangendo, e con un movimento elegante, dispiega il lenzuolo funebre sulla pira. Chirone si avvicina, in mano due torce accese. Ne passa una ad Annabeth, e poi, mentre la prima lacrima comincia a scendere, accendono insieme la pira. Non sa bene cosa stia succedendo, è tutto attutito, come se si trovasse dietro una finestra, osservando tutto, ma senza agire. Sente un mormorio, i ragazzi del campo che parlano tra di loro, mentre alcuni di loro, tra cui una Clarissa che cerca di nasconderlo, piangono, poi all’improvviso tutto tace, mentre il suono dei flauti dei satiri si alza in cielo e il fuoco si consuma velocemente. Non sa quanto tempo sia passato, sa solo che ad un certo punto ha abbracciato Annabeth, e ancora adesso si trovano lì, stretti l’uno all’altro, come hanno sempre fatto quando Percy era lontano. Che dovesse andare dalla madre o partire per un’impresa pericolosa, loro due erano sempre in ansia, temendo per lui. Si ritrovavano a fissare il vuoto con espressione assorta, mentre tutte le peggiori prospettive gli scorrevano davanti agli occhi. Poi Percy tornava, sempre sorridendo, spesso ferito, e bastava che i loro sguardi s’incrociassero per mettersi a ridere come bambini.
Erano sempre stati loro i più svegli, quelli che sapevano come fare per sopravvivere, ma a volte neanche l’intelligenza basta a salvare le persone care.
A volte gli eroi tornano, spesso vengono feriti e quasi sempre muoiono.
A volte un dio gli concede qualcosa, sul punto di morte, come il diventare una costellazione o una divinità.
A volte la perdita è grande, ma viene alleviata dall’idea che colui che non c’è più possa avere pace nell’oltretomba.
Ma Percy, per loro, si è fatto molti nemici. Per lui non ci saranno doni divini, ne giustizia al tribunale dei morti, ne tantomeno felicità nel veder scorrere le loro vite. Perché le loro vite, senza di lui, saranno tristi e vuote, come se qualcosa avesse tolto il colore da tutto ciò che lì circonda.
Sono questi i pensieri del centauro, mentre fissa la cenere, anch’essa grigia, essere spazzata via dal vento.
Non c’è pace nella vita degli eroi, perché non hanno pace neanche nella morte.

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Capitolo 10
*** Peluche ***


PELUCHE

Romance (4/7) Annabeth/Octavian
Se n’era inamorato subito, ma lei era figlia di Atena,
cosa nemmeno contemplata dai romani.


Octavian non era innamorato di nessuno, odiava i greci e provava repulsione verso la dea Minerva. O almeno questo era ciò di cui cercava di convincersi. Forse era stato vero, ma nell'esatto momento in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli grigi della ragazza, ogni sua convinzione si era infranta. Come la tempesta che sembrava avere nelle iridi, Annabeth aveva sconvolto ogni aspetto del ragazzo. Oh, chissà quante risate si sarebbe fatta Reyna, se solo avesse scoperto di chi era così follemente innamorato il suo augure.
Solo qualcuno che lo conosceva a fondo avrebbe capito cosa c'era nascosto dietro tutto quel sarcasmo e disgusto e, per sua fortuna e sfortuna, non c'era nessuno così.
Eppure, per una sola, maledettissima, volta, avrebbe tanto voluto che qualcuno si rendesse conto di ciò che avveniva nella sua testa e gli desse qualche consiglio, ma da tempo ormai non credeva più che uno dei suoi peluche potesse magicamente prendere vita.

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Capitolo 11
*** Fine ***


A Susanna, che mi ha sopportata senza mai lamentarsi.
Averti conosciuta è stata una grande fortuna,
averti come amica una meravigliosa esperienza,
il continuare ad esserlo una gigantesca speranza.


 
FINE

Death!Fic (2/3) Reyna/Leo
Vedendo la disperazione sui volti della ciurma,
non potè non piangere per il Comandante Supremo.


Non sai chi sia davvero, sai solo che si chiama Leo ed è figlio di Vulcano. Anzi, di Efesto.
Sai che una volta ha attaccato Nuova Roma.
Sai che hai tentato di toglierlo di mezzo più volte.
Sai che fa parte della profezia dei sette.
Sai che si è sacrificato per tutti loro, sia greci sia romani.
E questa minima consapevolezza ti fa piangere, di fronte a tanta abnegazione da parte sua e a tanto rimorso da parte tua.
Non sai chi sia davvero, ma ti piacerebbe conoscerlo.
Sai che l'unico modo per conoscerlo è finire ai campi Elisi.






Buonasera a tutti! Sì, finalmente mi son decisa e con questo capitolo, una semplice drabble, si conclude la mia prima raccolta. Ok, sto per mettermi a piangere, ma forse è colpa dell'aver riletto la cagata storia su Octavian, che ho deciso apposta di pubblicare insieme per evitare che qualcuno la legga e mi uccida.
Anyway, dopo questa lunga avventura durata mesi, mi sento davvero in debito con tutti quelli che mi hanno supportata e sopportata. Vorrei ringraziarvi tutti quanti, specie chi ha recensito, ma anche chi ha inserito questa raccolta, che doveva essere solo un modo per scacciare la noia ma che è diventata molto di più, tra le seguite, le ricordate e le preferite e a tutti quei lettori silenziosi che hanno letto e subito i miei scleri.
Non so se e quando tornerò a scrivere su questo fandom, perciò per il momento vi saluto.
(Sperando) a presto,
La Ragazza Invisibile

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