Overflow

di Marauder_
(/viewuser.php?uid=513941)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You are the Origin of Love ***
Capitolo 2: *** ANDY! Stavi origliando? ***
Capitolo 3: *** Chissenefrega! ***
Capitolo 4: *** Quando ti sei innamorato di me? ***
Capitolo 5: *** Thank God that you found me ***
Capitolo 6: *** Distant hearts, staring at the sun ***



Capitolo 1
*** You are the Origin of Love ***


You are the Origin of Love


Mika si svegliò di soprassalto: un brutto incubo lo aveva costretto ad interrompere il suo sonno.
Si passò una mano sulla fronte e fece un sospiro di sollievo, quando si rese conto di essere nel confortevole letto di casa sua, illuminato dai raggi del sole che era già alto nel cielo.
Si voltò dall'altro lato e, con grande delusione, trovò la metà destra del letto completamente vuota.
“Andy?” chiamò, guardando verso la porta chiusa della camera da letto.
Non ricevendo alcuna risposta, Mika si alzò e si infilò una maglietta e un paio di pantaloni, prima di raggiungere la cucina di casa sua.
Eccolo lì: Andy stava scaldando qualcosa sui fornelli, con un paio di cuffie nelle orecchie, mentre canticchiava Origin of Love.
Sentendo la sua canzone cantata proprio dall'uomo che gliel'aveva ispirata, Mika non poté fare a meno di sentire il suo cuore accelerare, e le sue labbra piegarsi in un dolce sorriso.
Attraversò la stanza con due rapide falcate e, mentre passava una mano attorno al corpo di Andy, con l'altra gli sfilò una cuffietta, per sussurrare nell'orecchio la stessa frase che stava per essere riprodotta dall'Ipod: ”The origin is you”
Andy non fece a tempo a voltarsi che un paio di delicatissime labbra sfiorarono le sue, quasi come per accarezzarle; automaticamente, entrambi chiusero gli occhi, desiderosi di assaporare quel bacio senza essere distratti da nient'altro intorno a loro.
Qualche secondo dopo, le loro bocche si separarono ed i loro sguardi caddero uno dentro l'altro: in quell'istante, Mika vide scorrere i loro 6 anni insieme e si stupì ancora una volta di come, dopo tutto quel tempo, quegli occhi potessero ancora dargli tutto ciò di cui aveva bisogno.
Si stava perdendo in un vortice di dolci pensieri, quando di nuovo le labbra di Andy si appoggiarono alle sue, per lasciare questa volta un bacio più profondo.
“Buongiorno” disse il biondo, sorridendo e senza riuscire a smettere di cadere negli occhi castani dell'altro “dormito bene?”
“Veramente.. no” rispose Mika, ripensando al suo spiacevole risveglio, mentre Andy appoggiava sul tavolo l'Ipod e le cuffie, dalle quali si sentivano uscire ancora le note di Origin of Love.
“Come mai?” chiese il biondo, facendo scorrere le sue mani lungo i fianchi e la schiena di Mika, fino a stringerlo in un abbraccio che aveva portato il suo viso a pochi centimetri da quello del riccio.
“Oh, non importa” rispose Mika, incapace di rovinare quel momento raccontando di uno stupido incubo: erano due settimane che non riusciva a vedersi con Andy e non voleva sprecare nemmeno un instante di quel tempo prezioso che erano riusciti a ritagliarsi.
“A me importa” disse Andy, prima di tuffarsi nuovamente sulle labbra di Mika con una decisione che lasciò entrambi senza fiato.
“No.. davvero.. lascia.. perdere” ansimò Mika tra un bacio e l'altro, mentre Andy lo spingeva delicatamente verso il divano del soggiorno.
Entrambi vi caddero sopra, intrecciando le loro gambe una all'altra.
“Che cosa.. ti prende sta mattina?” chiese Mika, trovando finalmente la forza di volontà di separarsi dai baci di Andy, che lo avevano fatto arrossire da tanto lo avevano emozionato.
“Perché, ti dispiace?” sussurrò Andy, accarezzandogli la guancia con le nocche della mano.
“Nemmeno per sogno” rispose Mika “ma dov'era tutta questa dolcezza, questa notte, quando ti sei addormentato prima ancora che io potessi raggiungere il letto?”
“Infatti sto cercando di recuperare” spiegò Andy, mentre seguiva il contorno delle labbra di Mika con il suo pollice.
“No, ormai è tardi” scherzò Mika, tentando di sollevarsi, nonostante il peso del corpo di Andy che premeva piacevolmente sopra di lui.
“Dove credi di andare?” chiese il biondo, spingendo di nuovo sul materasso del divano il compagno, iniziando improvvisamente a fargli il solletico lungo i fianchi.
Mika iniziò a ridere con quella risata da bambino che, Andy ne era piuttosto persuaso, era stata la cosa che aveva fatto scoccare la scintilla, ciò che gli aveva fatto capire, ben 6 anni prima, che non avrebbe mai potuto vivere senza di lui.
Risentire quella risata gli fece venire voglia di gridare al mondo che quello era l'uomo della sua vita, che la sua vita era quell'uomo, e che non poteva esistere nulla di meglio sulla terra di quella risata, di quegli occhi, di quella voce, di quell'uomo.
Improvvisamente, Andy ebbe un moto di ammirazione, con un pizzico di invidia, per Mika, che era così bravo a dare voce ai suoi pensieri, tanto che riusciva a trasformarli in canzoni meravigliose.
Andy invece avrebbe voluto dire così tante cose, ma in testa aveva solo un gran garbuglio di pensieri che non riusciva a districare.
Un altro bacio delicato interruppe le sue riflessioni: "Ti amo" gli disse Mika a fior di labbra, pronunciando quelle parole con una sincerità palpabile.
Eccole le parole giuste: come sempre Mika le aveva sapute trovare, come sempre Mika era in grado di dare un senso al caos nella testa di Andy.
Tutto si riassumeva così; mille sfumature che davano forma ad un solo colore: quello dell'amore.
Mille pensieri che presi da soli non avevano molto senso, ma, se guardati tutti insieme, ne avevano eccome.
"Ti amo anche io, Mika" rispose Andy, quando improvvisamente si rese conto di essere steso sopra alla sua origine dell'amore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ANDY! Stavi origliando? ***


ANDY! Stavi origliando?


Andy saltò a due a due i gradini che salivano su per la palazzina in cui si trovava l'appartamento di Mika, entusiasta di poterlo finalmente rivedere.
Raggiunse l'ingresso, estrasse la sua copia delle chiavi e varcò la soglia:”Mika?”
Si guardò intorno: ad accoglierlo era arrivata solo Mel, il fedele cane di Mika, che era desiderosa di ricevere qualche carezza.
“Allora Mel, dove si è cacciato Mika?” chiese Andy sorridendo, mentre faceva scorrere la sua mano sul pelo dell'animale.
Si guardò intorno per vedere se c'era qualche traccia del ragazzo, quando improvvisamente sentì un rumore provenire dal corridoio.
Si raddrizzò e camminò verso la stanza in cui Mika si rintanava di solito a suonare il piano: ma certo, dove vuoi che sia? si disse Andy scuotendo la testa, chiedendosi perché non avesse pensato subito a quel posto.
Stava per bussare, ma fermò la mano a pochi millimetri dalla porta: Mika stava cantando e la sua voce suonava troppo bella alle orecchie di Andy, per essere interrotta.

..They found their love in a tree
God didn't think they deserved it..

Andy riuscì a catturare qualche parola: di che canzone si trattava? Non gli sembrava di averla già sentita.
Mika si interruppe improvvisamente, come faceva di solito quando un pezzo non lo convinceva: Andy lo sentì di nuovo ripetere quelle due frasi, questa volta in un'ottava più alta.
Dopo un'altra interruzione, Mika iniziò a cantare un'altra strofa:

From the air I breathe
To the love I need
Only thing I know..

Andy fu percorso da dei brividi: era sicuramente una nuova canzone, una nuova bellissima canzone.
La voce di Mika, così accompagnata solamente dal pianoforte, suonava pura e delicata: era come una dolce carezza.
Eppure, come ogni volta che lo sentiva cantare, Andy percepì la sincerità e la convinzione con cui Mika stava pronunciando quelle parole.
La capacità di Mika di riversare la propria anima nelle sue canzoni aveva sempre enormemente stupito Andy, anche dopo tutti quegli anni che lo sentiva cantare: ogni volta che lo ascoltava, si sentiva invadere da mille emozioni diverse, alcune delle quali non riusciva nemmeno ad identificare.
Era un mistero, per Andy, l'effetto che aveva su di lui quando cantava: niente e nessun altro in tutta la sua vita era mai riuscito a fargli sentire niente di neanche lontanamente simile a ciò che gli faceva provare la voce di Mika.
Finché formulava questi pensieri, Andy si rese conto che Mika era ormai in silenzio da qualche secondo, e ne approfittò quindi per bussare ed entrare.
Il riccio era talmente preso da un pezzo di carta sulla tastiera, che non si accorse nemmeno che qualcuno aveva appena varcato l'entrata.
Il biondo rimase per qualche secondo in silenzio, ad osservarlo: i suoi ricci spettinati ricadevano morbidi sulla sua fronte, mentre la maglietta era sicuramente quella che di solito usava per dormire.
Probabilmente si trovava in quella stanza da tutto il giorno.
Andy pensò a quanto gli era mancato, lui insieme alla sua voce che riscaldava l'intera casa, e le sue giornate.
“Hem hem” fece quindi il biondo, incapace di resistere ancora senza poterlo abbracciare.
“Andy!” esclamò Mika, voltandosi all'improvviso: si alzò in fretta e si avvicinò a lui, per baciarlo dolcemente.
Il biondo venne attraversato da un'altra scossa di brividi: dopo quattro settimane, poter sentire di nuovo quelle famigliari labbra premersi sulle sue, lo fece sentire come se improvvisamente il mondo avesse finalmente riacquistato tutti i suoi colori.
“Che bello rivederti” sussurrò Andy, guardando quegli occhi castani che tante volte l'avevano divertito e consolato, che un giorno, molto tempo prima, l'avevano fatto innamorare.
“A chi lo dici” rispose Mika, ritornando a far combaciare le loro labbra.
I due rimasero per qualche minuto a baciarsi, nel tentativo di recuperare in parte tutto il tempo che non avevano potuto passare insieme.
“Cosa ci fai già qui? Non dovevi arrivare alle tre?” chiese dopo un po' Mika, senza sciogliere l'abbraccio che avevano stretto.
“E infatti sono le tre e mezza” rispose Andy ridendo, mostrando il display del suo cellulare.
“Ops, scusami. Ero un po' distratto” rispose Mika, lanciando uno sguardo fugace al pianoforte, prima di lasciare un altro bacio sulle labbra di Andy.
“Ho sentito! Hai qualcosa di nuovo, non è vero?” chiese il biondo, separandosi da Mika e avvicinandosi a dei fogli che erano sparpagliati per terra.
Il riccio percepì il rossore invadere le sue guance “Come sarebbe che hai sentito? Che hai sentito?” chiese, affrettandosi a raccogliere gli appunti che Andy stava sbirciando.
“Giusto un paio di frasi..”
“ANDY! Stavi origliando?” chiese Mika, diventando sempre più rosso.
“Ma no, stavo solo aspettando che finissi prima di entrare, non volevo disturbarti” spiegò Andy, divertito dal crescente imbarazzo di Mika.
“Non fare quella faccia, quello che ho sentito mi sembrava molto bello” aggiunse poi, vedendo che Mika sembrava essere un po' a disagio.
A quelle parole, il volto del riccio si rilassò: “Oh beh, grazie” borbottò.
“Perché non me la fai sentire?”
No” rispose perentorio Mika, spostando i fogli che aveva in mano dietro alla schiena.
“Come no? Perché?”
“Perché non è pronta”
Andy si tolse la giacca e la adagiò sulla sedia, per poi avvicinarsi di nuovo a Mika, premendo le labbra sulle sue.
Completamente soggiogato da quel bacio, Mika si lasciò spingere contro il muro, lasciando cadere tutti i suoi fogli a terra.
Andy passò una mano prima tra i suoi ricci, poi sulla sua guancia, mentre Mika infilava le mani sotto al suo maglione, facendole scorrere lungo alla sua schiena.
“Ti prego..” sussurrò il biondo, allontanandosi dalle labbra del compagno quel che bastava per far uscire quelle parole.
Come poteva dirgli di no? In fondo, quella canzone era merito suo.
“E va bene” disse quindi, dando un ultimo bacio ad Andy e sedendosi di fronte al suo pianoforte.
Il biondo, felice di averlo finalmente convinto, si posizionò di fianco a lui, in modo da riuscire a vedere le sue dita scorrere sulla tastiera.
Mika iniziò a muovere rapidamente le mani, dando vita ad una melodia semplice, ma che assieme alla sua voce diventava così intensa che Andy fu scosso da un tremito.

Love is a drug and you are my cigarette
Love is addiction and you are my Nicorette
Love is a drug, like chocolate, like cigarettes
I'm feeling sick, I've got to medicate myself

Andy faceva fatica a concentrarsi sul testo della canzone, da tanto era catturato dalla bellezza della voce di Mika, che nelle ultime settimane era riuscito a sentire solo attraverso a delle cuffie; quando però percepì quel you, pronunciato con una particolare dolcezza, si dovette trattenere da interrompere Mika per baciarlo.
Quella canzone parlava di amore, parlava di lui, parlava di loro.

I want your love, don't try and stop me
Can't get enough, still hanging on me
Your guilty heart, don't let it break you
And if you pray, well, no one's gonna save you

Like everyone that you fear
And everything you hold dear
Even the book in your pocket
You are the sun and the light
You are the freedom I fight
God will do nothing to stop it

L'incertezza iniziale di Mika aveva lasciato spazio ad una passione e una forza che avevano lasciato Andy letteralmente senza fiato: quelle parole erano così intense, così vere, e quindi allo stesso tempo così tristi.
Sentir parlare Mika della “libertà per cui combatte” gli fece tornare in mente tutti i sacrifici, tutte le lotte e tutti gli ostacoli che avevano faticosamente superato.
Gli fece pensare a quante volte aveva visto Mika in difficoltà, e a quanto era stato coraggioso a non arrendersi mai.
Pensò a quando Mika era entrato improvvisamente nella sua vita: da quel giorno era davvero diventato la sua luce, la sua unica certezza, a cui potersi sempre aggrappare.
Mika ormai era completamente trasportato dalla canzone: con gli occhi chiusi, suonava senza nemmeno bisogno di controllare di premere i tasti giusti.

The origin is you
You're the origin of love

Andy sentiva gli occhi bruciare, come se tutte le emozioni che provava premessero per uscire in qualche modo.
Mika parlava dell'origine dell'amore, e parlava di lui.
Lui, che in quel momento si sentiva la persona più fortunata della terra, che sentiva che, con Mika accanto, la sua vita non avrebbe potuto essere migliore.
Non aveva mai creduto nel vero amore, prima di incontrare Mika; eppure, in quel momento, il vero amore gli sembrava la cosa più ovvia della terra: aveva davanti agli occhi la più lampante prova della sua esistenza.
Un amore tanto vero quanto prezioso: sentiva che avrebbe attraversato qualsiasi oceano e qualsiasi continente, pur di tenerlo al sicuro, pur di non lasciarselo scappare.
Quell'uomo era la sua vita, era la sua felicità, era il senso di tutto ciò che faceva: mai prima di quel momento era riuscito a formulare tanto chiari quei pensieri.
Mika ripeté la strofa iniziale, per poi riprenderne un'altra:

Like stupid Adam and Eve
They found their love in a tree
God didn't think they deserved it
He taught them hate, taught them pride
Gave them a leaf, made them hide
Let's push their stories aside
You know the origin is you


Some love's a pill and some love is a candy cane
It tastes so sweet but leaves you feeling sick with pain
Your love is air, I breathe it in around me
Don't know it's there but without it I'm drowning

Andy ormai era certo che non sarebbe resistito ancora a lungo, senza baciare Mika e senza urlare al mondo che lo amava con tutto se stesso.
In più, era totalmente destabilizzato dal fatto che Mika fosse riuscito a formulare un testo così complesso, allo stesso tempo pieno di amore e dolore, e ad inserirlo in una melodia che comunicava contemporaneamente gioia e dolcezza.

From the air I breathe
To the love I need
Only thing I know
Is you're the origin of love
From the God above
To the one I love

Mika cantò quell'ultima strofa, abbassando la voce e rallentando il ritmo della melodia, fino a smettere completamente di suonare.
Pronunciò le ultime due frasi voltato verso Andy, guardandolo negli occhi:

Only thing that's true
The origin is you

Andy rimase immobilizzato per qualche secondo, a fissarlo, con addosso la stessa sensazione che aveva sentito anni prima, il giorno in cui Mika gli aveva detto per la prima volta che lo amava.
Avrebbe voluto dirgli così tante cose, avrebbe voluto piangere, ridere, saltare; eppure non riusciva davvero a ritrovare il controllo del suo corpo.
L'unica cosa che riuscì a fare, e che gli sembrava l'unica cosa giusta da fare, fu baciarlo.
Cercò di mettere in quel bacio tutte le parole che sapeva che non sarebbe mai riuscito a pronunciare, tutti i sentimenti che nemmeno lui sarebbe mai riuscito a spiegare.
E Mika percepì tutto questo: sapeva che Andy aveva perfettamente compreso il contenuto della canzone, e sapeva che lo condivideva.
Quel bacio gli fece provare proprio quello che aveva provato in quelle due ore incredibili di una settimana prima, in cui aveva scritto, tutto d'un fiato, quella canzone.
Quella era davvero la migliore canzone che avesse mai composto, perché era la più vera: parlava di Andy, che era il lato più importante della sua vita, il più emozionante.
Parlava di Andy, che era l'origine dell'amore.
“Grazie” fu l'unica parola che Andy riuscì a pronunciare, sussurrandola attraverso le labbra di Mika.
I due si abbracciarono e si baciarono di nuovo, semplicemente grati dell'esistenza dell'altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chissenefrega! ***


Chissenefrega!

 


Mika non riusciva a dormire: si era voltato prima su un fianco, poi sull'altro, poi si era rimesso di schiena, ma ogni posizione sembrava essere maledettamente scomoda.
Non riusciva a spegnere il cervello, non riusciva a smettere di pensare. L'album, le canzoni, la sua musica: sembrava tutto così sbagliato. Non riusciva più a fare nulla, senza avere addosso quell'insopportabile sensazione di inadeguatezza, di paura. Paura di deludere gli altri, paura di non essere abbastanza.
Sì passò una mano tra i riccioli, e allungò un braccio per raggiungere il suo cellulare: erano le due di notte, del 29 gennaio. 29 gennaio: questa data gli fece pensare al lontano 2007, in cui, quello stesso giorno, Grace Kelly era uscita come suo primo singolo.
Quanto significava per lui, quella canzone: era stata il suo trampolino di lancio, era stata il suo biglietto da visita per il mondo della musica. In quella canzone era rinchiuso un pezzo della sua anima: lui era così, e nessuno l'avrebbe mai fatto cambiare. Prendere o lasciare. E il pubblico l'aveva accolto, a braccia aperte. Non si era arreso, e alla fine aveva scoperto che c'era una marea di gente, disposto ad amarlo proprio così com'era.
Perché in quel momento invece, non riusciva ad accettarsi per quello che era? Perché continuava a preoccuparsi per ciò che la gente pensava di lui? Perché non riusciva più a tirare fuori tutto ciò che aveva dentro?
Il fatto era che stava pensando troppo. Se ne rese conto quando ripensò a se stesso molti anni prima: un giovane cantante che aveva solo deciso di buttarsi, senza preoccuparsi delle conseguenze, senza preoccuparsi proprio di nulla.
Mika si alzò dal letto, per iniziare a camminare avanti e indietro lungo la sua stanza.
Doveva andarsene. Quella era la soluzione. Se i suoi pensieri non volevano abbandonarlo, sarebbe stato lui a lasciarli, a Londra.
Chissenefrega degli impegni, chissenefrega degli appuntamenti: tanto ormai la sua nave stava affondando. Tanto valeva abbandonarla subito.
In tutti quei pensieri però, se ne insinuava uno che era più forte di tutti gli altri: Andy. Andy era l'unica cosa che gli permetteva di smettere di pensare, in quel periodo. Era ormai una settimana, però, che si trovava in Francia per lavoro, e aveva lasciato Mika annegare nelle sue tormentate riflessioni.
La sensazione di solitudine, il vuoto che Mika provava ogni volta che, alla sera, sapeva di tornare in una casa vuota, lo stava logorando.
Prese quindi di nuovo in mano il suo cellulare e, dimenticatosi dell'orario, compose il numero di Andy.
-Mika, che succede?- rispose subito il ragazzo, che immaginava dovesse essere successo qualcosa, se Mika aveva avuto bisogno di chiamarlo in piena notte.
-Andy io.. Io voglio andarmene. Non ce la faccio più a stare qui. Devo andarmene- spiegò Mika tutto d'un fiato.
-Che stai..-
-Però ho bisogno che tu venga con me. Non ce la posso fare da solo, questa volta. Scusami se ti ho chiamato in piena notte- continuò Mika, la cui voce era diventata incredibilmente incerta -Ma non ce la faccio più. So che stai lavorando ad una cosa importante-.
-Mika- tentò Andy.
-E so che chiederti di lasciare tutto proprio ora..-
-Mika!- insistette, ma il riccio proseguiva imperterrito.
-E' una cosa folle, solo che..-
-MIKA!- urlò Andy, questa volta riuscendo a far tacere il compagno -Okay-
-Okay?-
-Okay. Prendo il primo aereo che trovo. Ti raggiungo il prima possibile- disse Andy, che percepiva una grande paura nella voce del compagno.
Mika stava attraversando un bruttissimo periodo, eppure non si era mai lasciato davvero aiutare da nessuno. Cercava di non lasciarlo trasparire, però Andy lo conosceva abbastanza a fondo per notare che i suoi sorrisi non erano più gli stessi, che la sua musica non era più la stessa.
Finalmente però, Mika sembrava essersi deciso a reagire, e Andy avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di stargli vicino.
-Grazie- disse solo Mika, la cui voce sembrava essere un po' più rilassata -Allora.. Ci vediamo domani- aggiunse, prima di riattaccare.
Il riccio riappoggiò il cellulare sul comodino, mentre sentiva il suo cuore come svuotato di un peso: Andy aveva accettato di accompagnarlo, non l'aveva lasciato solo. Avrebbe tanto voluto dirgli, prima di chiudere la telefonata, quanto contasse per lui quel gesto; eppure, da un po' di tempo, non riusciva nemmeno più a tirare fuori i suoi sentimenti. Aveva paura di farlo, persino con Andy: qualche volta, era arrivato a chiedersi se ne fosse ancora innamorato.
Tutto ciò, era parte delle conseguenze del troppo pensare di Mika: porsi tutte quelle domande, l'aveva portato a dubitare anche di quelle che per anni erano state le sue più solide certezze.
In quel momento, già iniziava a chiedersi se non avesse appena fatto un'enorme sbaglio; però, si costrinse a rimettersi a letto e, dopo qualche minuto, riuscì finalmente ad addormentarsi.

Il giorno successivo, Mika si risvegliò con addosso il solito senso di pesantezza, con il solito desiderio di passare il resto della giornata chiuso nella sua stanza, a letto. Quando guardò il suo telefono, trovò un messaggio di Andy, che lo avvertiva che sarebbe arrivato presto in mattinata.
Di nuovo, Mika si chiese se quella fosse stata la scelta giusta: se non avesse fatto altro che peggiorare le cose? Se avesse trascinato anche Andy, nel suo oblio? Non se lo sarebbe mai perdonato. Ormai però, era troppo tardi per cambiare idea.
Mika si alzò quindi dal letto e spalancò le tende: il grigiore londinese circondava il suo appartamento.
Passò la mattinata a spostarsi dalla cucina al soggiorno, senza riuscire a fare niente altro che rimanere incastrato nelle sue stesse riflessioni.
Finalmente, verso le 11, il campanello suonò. Mika si affrettò ad aprire la porta e, in pochi istanti, Andy raggiunse il piano in cui si trovava, facendo gli scalini due a due. Solo la vista del suo sorriso e dei suoi occhi, fece sentire Mika molto meglio. Il lieve sollievo che provò, però, era decisamente imparagonabile a ciò che sentì quando Andy premette le labbra sulle sue.
Mika perse completamente il controllo: in un attimo, tutti i pensieri che erano svaniti nell'istante di quel contatto, riaffiorarono e lo travolsero come un uragano. Delle lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance: tutto ciò che aveva dentro stava cercando di uscire.
Andy non aveva mai visto Mika così: gli occhi spenti, la barba sfatta, l'aspetto abbattuto. Appoggiò una mano sulla sua guancia, e gli asciugò una lacrima: -Adesso sono qui- gli disse, lasciandogli un altro rapido bacio e stringendolo poi in un abbraccio.
-Scusami- singhiozzò Mika, affondando il volto nella spalla del compagno.
-Non devi scusarti. Anche i più forti a volte inciampano-
Mika rispose stringendo più forte Andy a sé, mentre delle altre lacrime silenziose bagnavano la sua pelle.
-Ti prometto che ne usciremo- sussurrò il biondo, accarezzando i riccioli del compagno -Non sei più solo adesso-
La sincerità con cui Andy pronunciò quelle parole, fece fare un balzo al cuore di Mika, cosa che non succedeva più da tempo. In quel momento, però, sentì come se qualcosa dentro di lui si fosse appena riacceso.
Non poteva fare a meno di sperarci, di crederci: Andy l'avrebbe davvero salvato, e Mika sapeva che doveva fidarsi di lui.
Improvvisamente, gli parse che decidere di chiamarlo in piena notte fosse stata la scelta migliore della sua vita.
Mika sciolse l'abbraccio, per asciugarsi le ultime lacrime con la manica del maglione. Annuì, guardandolo negli occhi: ogni secondo che passava, sentiva crescere dentro di lui una piccola bolla di serenità, che lentamente inghiottiva tutte le sue preoccupazioni.
-Ti amo- disse infine: quasi non si era reso conto di aver pronunciato quelle parole, non aveva dovuto pensarci nemmeno per un secondo. Erano salite alla sua bocca da sole, vere e sincere. Era innamorato di Andy, e quella era la cosa migliore della sua vita: quasi non riusciva a credere che avesse potuto dubitarne, in quei giorni.
La consapevolezza che finalmente c'era una certezza a cui potersi aggrappare, diede a Mika la forza di credere che tutto si sarebbe risolto.
-Anche io ti amo, Mika- rispose Andy, che con sua enorme gioia aveva visto di nuovo brillare un lieve sorriso sul volto del compagno.
Dopo essersi baciati a lungo, i due entrarono nell'appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.
-Allora, per dove vuoi partire?- chiese Andy.
-Oh, non lo so. Ma chissenefrega! Partiamo e basta- rispose Mika, felice di essere riuscito, dopo molto tempo, a pronunciare di nuovo quella parola.



Angolo autrice:
Ciao a tutti! E grazie di aver letto e recensito questi capitoli :) Scrivo perché tengo a precisare quale situazione mi ha ispirato questa one-shot: in una intervista recente (che ora non ricordo quale sia, perdonatemi!) Mika ha raccontato di aver attraversato un periodo di crisi, prima della scrittura del quarto album No Place In Heaven. Durante questo periodo, si è isolato, iniziandosi a preoccupare troppo di ciò che la gente e il suo pubblico potesse pensare di lui. Per uscirne, ha deciso di intraprendere un viaggio con Andy, durante il quale è stato poi raggiunto dal resto della sua famiglia.
Tutto questo per evitare che la situazione venga confusa con quella di recente descritta su Vanity Fair, che riguarda il periodo precedente il terzo album, e che ha portato alla fuga di Mika da solo, senza Andy!

Grazie dell'attenzione! Alla prossima :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quando ti sei innamorato di me? ***


Quando ti sei innamorato di me?

 

Era una caldissima serata di agosto, e Andy e Mika avevano deciso di rifugiarsi sul tetto della casa del riccio, per sfuggire all'afa pressante che invadeva la casa. Avevano posizionato un lenzuolo e un paio di cuscini per terra, sui quali si erano stesi, volgendo i loro sguardi al cielo stellato.
-'Sta sera, questo posto è molto meglio del tuo letto- commentò Andy, allungando un braccio attorno alle spalle di Mika e permettendogli di appoggiarsi sul suo petto.
-Più fresco, soprattutto- aggiunse Mika, che aveva finalmente smesso di sudare, grazie al piacevole venticello che c'era.
-Sì, ma io ho caldo comunque- rispose il biondo, sollevandosi un attimo per sfilarsi la maglietta; il fatto di essere così caloroso, non era un gran vantaggio nel corso dei mesi estivi.
Mika si voltò, e si appoggiò sui suoi gomiti, posizionando il viso poco sopra quello di Andy. Lo osservò per qualche secondo, sorridendo spensierato. -A cosa pensi?- chiese il biondo.
-A nulla-
-Non è vero. Lo vedo che stai pensando a qualcosa- spiegò Andy, avvicinando una mano al volto di Mika, per lasciargli una delicata carezza.
Mika rise, e si stese nuovamente accanto ad Andy, mettendosi le mani sotto alla testa e ritornando a rivolgere lo sguardo al cielo.
-Pensavo solo che sono felice, qui con te, adesso- spiegò quindi, continuando a mantenere gli occhi concentrati sulla volta notturna. Mika aveva sentito le sue guance scaldarsi leggermente, nel pronunciare quella frase.
Fu quindi Andy a sollevarsi sui gomiti, per raggiungere le labbra di Mika e lasciargli un tenero bacio: -Anche io sono felice- sussurrò, affondando lo sguardo negli occhi castani del compagno -E penso anche di essere molto fortunato- aggiunse.
Mika smise di sorridere, per catturare le labbra di Andy in un bacio più profondo, mentre spostava le sue mani sulla schiena del compagno.
-Sì, sei fortunato ad aver trovato qualcuno che ti sopporta- sussurrò poco dopo Mika, allontanandosi di qualche centimetro, e sogghignando.
-Cosa?- esclamò Andy, spalancando gli occhi -Ma se sono io qui che devo sopportare te-
-Se c'è qualcuno di insopportabile tra noi due, ti assicuro che sei tu-
-Dici?- chiese Andy, sollevando un sopracciglio.
-Assolutamente- rispose Mika, con finta serietà.
-Oh beh, in tal caso.. Ti lascio in pace- disse il biondo, alzandosi, per poi prendere un cuscino e spostarlo qualche metro lontano da Mika, dove si sedette di nuovo, dandogli le spalle.
-Dai Andy! Torna qui- esclamò il riccio, senza però ricevere alcuna risposta. Mika si prese qualche istante per osservarlo e poi, sospirando, si sollevò, per accomodarsi vicino a lui.
-Stavo scherzando- gli sussurrò all'orecchio, passandogli una mano sulla schiena e avvolgendolo per la vita. Andy, però, non si degnò nemmeno di rivolgergli uno sguardo. Mika, quindi, appoggiò le labbra sul suo collo, lasciando una dolce scia di baci, che arrivò fino alla sua guancia, vicinissima alla bocca di Andy.
Il biondo non oppose resistenza, tutt'altro: nonostante il caldo, rabbrividì in maniera evidente, tanto che gli fu necessario un notevole autocontrollo per non gettarsi immediatamente sulle labbra di Mika. La sua forza di volontà, però, durò ben poco: quando Mika si spostò davanti a lui, per sedersi sopra alle sue gambe, Andy non poté fare a meno di premere immediatamente le sue labbra su quelle del compagno, i cui occhi l'avevano fatto cedere all'irresistibile voglia di gustare il suo sapore.
-Lo ammetto, sei bravo a farti perdonare- bisbigliò Andy, avvolgendo a sua volta Mika tra le sue braccia.
-E tu forse non sei così insopportabile..-
-Per forza, altrimenti non staresti con me da..- Andy si interruppe all'improvviso: -Mika, da quanto tempo stiamo insieme?- chiese, fissandolo negli occhi.
Mika rise: -Non ne ho idea. Ci siamo mai messi insieme ufficialmente?-
Anche il biondo si aprì in un tenero sorriso: -Effettivamente, no-
-Beh, poco importa, visto che ora siamo qui, insieme- rispose il riccio, avvicinandosi di nuovo alle labbra del compagno, facendolo appoggiare con la schiena al pavimento.
Dopo qualche secondo in cui le loro labbra rimasero a contatto, Andy si allontanò di nuovo: -Posso farti una domanda?-
-Certo- asserì il riccio, curioso.
-Quando ti sei innamorato di me?-
Mika aprì la bocca un paio di volte, ma non emise alcun suono. Si stese quindi affianco ad Andy, per tornare a guardare il cielo, mentre rifletteva sulla domanda posta dal compagno: -Mmh, non saprei. Non è una cosa che succede così, in un momento preciso-
Andy annuì: capiva perfettamente cosa intendeva Mika.
-Però una cosa me la ricordo: ad un certo punto, nemmeno quando mi sedevo al pianoforte, riuscivo a smettere di pensarti. Quando ho iniziato a scrivere delle canzoni pensando a te, ero certo che mi stavo innamorando-
Andy si voltò verso di lui, lo fissò per un paio di secondi e poi gli lasciò un delicato bacio a fior di labbra. Avrebbe tanto voluto saper trovare le parole per descrivere ciò che quella frase gli aveva fatto sentire. Sapeva che in alcune canzoni Mika aveva parlato di loro, eppure sentirselo dire lo faceva sentire così orgoglioso, così amato, così fortunato.
-E tu invece, quando ti sei innamorato di me?- chiese Mika, stringendo il compagno, che si era disteso sopra di lui.
Andy sorrise, affettuoso: -Aspetta un secondo- disse, alzandosi in piedi e raggiungendo la scala che portava al piano di sotto, dentro casa. Tornò pochi istanti dopo, stringendo in mano un piccolo libricino rilegato in pelle nera.
Andy si ridistese accanto a Mika, porgendogli il libretto.
-Cos'è?- chiese il riccio.
-Aprilo-
Mika obbedì: si soffermò sulla prima pagina, sulla quale vide la calligrafia ordinata di Andy. Si trattava di un elenco di date e brevi frasi, dove venivano descritti luoghi, orari e a volte qualche dettaglio particolare:
20 agosto 2006: parco, ore 23.30.
25 agosto 2006: ponte Hungerford, ore 4.00.
1 settembre 2006: Big Ben, nuvoloso, ore 18.00.
Mika non capiva: guardò Andy, con sguardo interrogativo, senza andare oltre alla prima pagina.
-Me lo porto dietro da una vita: ci scrivo sopra tutte le cose che vedo, che penso che valga la pena filmare- spiegò il biondo. Mika però, continuava a non capire.
-Vai avanti- lo invitò Andy.
Il riccio proseguì a sfogliare il libretto, ma si interruppe dopo qualche secondo: al centro di una pagina, il suo nome scritto in stampatello, aveva attirato il suo sguardo.
23 settembre 2006: parco, MIKA recitava la calligrafia di Andy. Il riccio sollevò lo sguardo, per puntarlo, sorridendo, sul compagno. Andy gli fece un cenno, indicandogli di continuare a sfogliare.
Mika continuava a leggere il suo nome, che era sempre più frequente tra le parole del libretto:
1 ottobre 2006: pianoforte, MIKA
7 ottobre 2006: risata, MIKA
10 ottobre 2006: MIKA
11 ottobre 2006: MIKA
Mika lasciò vagare lo sguardo ancora per qualche secondo sulle scritte di Andy, che, ormai, riportavano quasi ed esclusivamente il suo nome. Sorrise, notando che, poco tempo dopo il loro primo incontro, Andy aveva smesso di specificare quale situazione l'avesse colpito, ma scriveva semplicemente il suo nome.
-Ecco, vedi, ad un certo punto c'eri solo tu nell'obbiettivo della mia telecamera, e.. Beh, anche nella mia testa- commentò Andy, senza riuscire a guardare Mika negli occhi. Sentiva che le sue guance stavano cambiando colore.
Mika sollevò lo sguardo, aprendosi in un largo sorriso. Si avvicinò a lui, per baciarlo intensamente.
-Grazie- sussurrò il riccio.
-E di cosa?-
-Di avermi mostrato tutto questo- spiegò, sollevando il libricino -Sai, avevo notato che ce l'hai sempre in tasca, e mi chiedevo che cosa fosse..-
-Perché non me l'hai mai chiesto?-
-Non lo so. Pensavo solo che se non me l'avevi mai detto, significava che non ti andava di raccontarmelo- rispose Mika.
-Non te l'ho mai detto solo perché mi pareva una cosa molto banale-
-Ti sbagliavi. E' qualcosa di incredibile invece- precisò Mika, guardando con affetto verso il libretto che ancora stringeva tra le mani.
-L'ho finito. E' tuo, se lo vuoi-
Mika spostò lo sguardo verso Andy, per osservarlo con gratitudine: -Grazie- disse di nuovo, infilando l'oggetto nella tasca dei pantaloni.
-Sono io che devo ringraziare te. Come hai visto, mi hai dato un gran lavoro da fare- rispose Andy, sorridendo, per poi lanciarsi di nuovo sulle labbra del compagno che, per quella sera, smise definitivamente di parlare, per dedicarsi solo ai lunghi baci che proseguirono per gran parte della notte.



 


Angolo autrice:
Grazie a chiunque stia leggendo questo, dato che forse significa che è arrivato alla fine della storia xD
Allora, ci tenevo a specificare che questa one-shot mi è stata ispirata dal testo di Origin of Love, quando dice:
I gave you all that you feel and everything you hold dear
Even the book in your pocket
Ecco, questa seconda frase mi ha sempre reso curiosa e quindi ho partorito questa spiegazione, che sperò vi piaccia e spero che risulti realistica!
Grazie di nuovo di essere arrivati fin qui! Alla prossima :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Thank God that you found me ***


Thank God that you found me


Era quasi la mezzanotte del 18 agosto, e Mika aveva ormai abbandonato le speranze: Andy non sarebbe tornato prima della fine del giorno del suo compleanno.
Era la prima volta che il cantante si ritrovava a passare il suo compleanno completamente solo: per una serie di sfortunate coincidenze infatti, la sera prima aveva dovuto prendere un aereo per la Repubblica Ceca, dove si era esibito per aiutare un'importante associazione a raccogliere dei fondi da devolvere in beneficenza. Naturalmente, aveva chiesto alla sua famiglia di non seguirlo: non voleva scomodare tutti. Avrebbero festeggiato il suo compleanno non appena fosse tornato a casa, a Londra.
Quella stessa mattina però, Andy, che aveva appena terminato di girare dei filmati in Grecia, lo aveva chiamato, per avvertirlo che era riuscito a prenotare un posto su un aereo diretto verso la città in cui si trovava Mika. Purtroppo però, una tempesta aveva ritardato tutti i voli e quindi del biondo non c'era ancora nessuna traccia: probabilmente sarebbe dovuto partire il giorno successivo.
Quella sera, Mika era nella sua camera d'albergo, all'ultimo piano, e osservava le luci delle automobili correre sulle strade, tracciando degli strani disegni nel buio della notte. Quando vide l'ennesimo taxi fermarsi di fronte al palazzo in cui si trovava, e lasciar scendere qualche sconosciuto, fece un sospiro, e chiuse le tende alle sue spalle. Si passò una mano sui capelli e spense la luce, intenzionato a mettersi a dormire: Andy non sarebbe arrivato.
Si distese quindi sul letto e si appoggiò su un fianco, per poi chiudere gli occhi e tentare di spegnere il cervello. Però, proprio quando il sonno stava per avere la meglio, qualcosa lo fece destare di nuovo: un debole picchiettare proveniva dalla porta della sua camera.
Dopo essersi assicurato che non fosse tutto frutto della sua immaginazione, Mika si alzò e si avviò verso l'entrata. Quando spalancò la porta, non fece nemmeno a tempo a distinguere la chioma bionda del suo compagno, che un paio di labbra si posarono sulle sue: -Buon compleanno- sussurrò, tra un bacio e l'altro.
-Andy!- esclamò Mika, dopo essersi chiuso la porta alle spalle ed aver trovato la forza di volontà di allontanare la sua bocca. -Ce l'hai fatta!-
-Avevi dubbi?- rispose il ragazzo, lasciando cadere la sua giacca e tutti i suoi bagagli a terra.
-Ma come hai fatto? La tempest...- stava cercando di dire Mika, prima che l'indice di Andy si posasse sulle sue labbra, facendolo zittire.
-Shh! Ne parliamo domani. Adesso dobbiamo festeggiare qualcosa, o sbaglio?- bisbigliò il biondo, prima di riprendere a baciarlo, spingendolo verso la camera da letto.
La stanza era completamente buia, e i due incespicarono sul tappeto, prima di lasciarsi cadere sopra al materasso. Mika aveva voglia di dire ad Andy un milione di cose, desiderava spiegargli quanto fosse felice che lui si trovasse lì. Tuttavia, era completamente assuefatto dal tocco delicato del compagno, che non riusciva a vedere, ma solamente a percepire.
Andy strinse in una dolce morsa il labbro superiore del riccio, assaporandone la morbidezza; fece poi scivolare la lingua contro la sua, facendo combaciare il contorno delle loro bocche. Nel frattempo, una sua mano si era infilata tra i riccioli del compagno, che lo solleticavano piacevolmente; le dita di Andy scesero lungo il collo, raggiungendo la spina dorsale e infilandosi nel colletto della maglietta di Mika.
Il biondo si affrettò a far sparire quel fastidioso indumento, per poi infilare il suo volto nell'incavo del collo di Mika, che, proprio come una specie di puzzle, accoglieva perfettamente i suoi lineamenti. Il riccio si sentì percorrere da delle scosse di brividi, che partivano dai punti in cui Andy posava delicatamente le sue labbra. Mika sfilò quindi a sua volte la camicia del ragazzo, e lo avvolse tra le sue braccia: sotto alle sue mani poteva sentire i suoi muscoli, ora tesi ora rilassati, che seguivano i movimenti del suo corpo.
Il biondo, nel frattempo, stava lasciando dei baci sul petto di Mika, che vibrava in balia del suo battito ormai fuori controllo. Quando Andy se ne accorse, si fermò, per appoggiare una mano in corrispondenza del suo cuore; sollevò lo sguardo, ma nel buio della camera non riuscì a vedere nient'altro se non un fievole luccichio che affiorava tra i dei riccioli disordinati. Andy chiuse quindi gli occhi, e accostò la sua fronte a quella del compagno: respirò il suo profumo e un istante dopo posò di nuovo la sua bocca su quella di Mika. Gli regalò un bacio dolce, il più delicato che fosse capace di dare: le loro labbra si sfioravano appena.
Stravolto da quel cambiamento di intensità, Mika rimase per qualche istante immobile, godendosi quel dolce tocco. Si stupì di come quella debole pressione fosse riuscita a colmare il vuoto che lo stava opprimendo prima che Andy arrivasse.
Il biondo si allontanò di nuovo, e passò una mano sulla guancia di Mika: gliela accarezzò, lasciandosi graffiare da un accenno di barba, arrivando a sfiorargli l'orecchio. Si appoggiò quindi di nuovo alle sue labbra, intenzionato questa volta a non allontanarsene più.
Mika posò la sua mano sopra a quella di Andy, infilando le sue dita tra quelle del compagno.
Le loro gambe si intrecciarono: i piedi del biondo premevano con forza contro il letto, mentre Mika tentava di far scomparire tutti i vestiti che ancora impedivano ai loro corpi di entrare in contatto.

Fecero l'amore, nel buio, ad occhi chiusi: ormai si conoscevano a memoria, ormai i loro corpi sapevano perfettamente come incastrarsi. Tuttavia, non si stufavano mai di quel contatto, non smettevano mai di averne bisogno.
Quella volta, Mika non avrebbe potuto desiderare regalo migliore, delle labbra di Andy premute contro le sue.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Distant hearts, staring at the sun ***


Distant hearts, staring at the sun


Mika si trovava in America da quasi tre settimane, e la voglia di ritornare a casa sua stava cominciando a tormentarlo. Sentiva il bisogno di riposarsi, di staccare la spina; ma soprattutto, desiderava rivedere la sua famiglia. Gli mancavano le urla di sua madre, le battute di suo fratello, persino le sciocche litigate delle sue sorelle. Più di tutto però, gli mancava Andy: non riusciva a fare ad altro che a pensare al momento in cui avrebbe potuto riabbracciarlo.
Anche Andy, dal canto suo, stava vivendo in maniera particolarmente pesante quel periodo di lontananza: per quanto succedesse spesso di stare anche diversi giorni senza potersi vedere, non era una cosa a cui ci si potesse abituare, il fatto di trovarsi a chilometri di distanza dall'uomo che si ama. E sia Mika che Andy, lo sapevano bene. Tuttavia, avevano imparato a farsi forza, a sostenersi a vicenda anche da lontano. Quindi, entrambi proseguivano imperterriti con i rispettivi impegni, accontentandosi di poter ascoltare la voce dell'altro, nelle ore in cui i diversi fusi orari lo permettevano.
La distanza che li separava però, non impediva loro di riuscire a cogliere i segnali, nascosti nei sospiri e nel tono di voce, che stavano ad indicare quando qualcosa non andava.
Quella mattina, al telefono, Andy sembra stranamente più silenzioso del solito: -Hey, va tutto bene?- chiese infatti Mika, quando si rese conto che il suo compagno non stava prestando affatto attenzione a ciò che gli stava raccontando.
-Certo, perché?-
-Sei sicuro? Ti sento un po' strano-
-Sono solo stanco- rispose Andy, con un tono di voce per nulla convincente: Mika sapeva che stava mentendo. Il riccio pensò a tutte le volte in cui, nonostante la spossatezza, Andy era stato capace di riservargli un sorriso, uno scherzo, una carezza. Quella voce non apparteneva affatto alla semplice stanchezza.
-Andy.. Sul serio, cosa succede?- insistette Mika, allarmato.
Si sentì un lungo sospiro: -Mi manchi. Molto-
Mika si sentì pervadere dalla malinconia, mentre Andy proseguiva a parlare: -Ma non preoccuparti, è solo una giornata no. Domani sicuramente mi sarà pass..-
-Anche tu mi manchi- lo interruppe il riccio. -Ma tra pochi giorni sarò di nuovo a Londra. Dobbiamo avere solo un altro po' di pazienza-
-Lo so, infatti mi sento un idiota a farti preoccupare solo per questo-
-Non sei un idiota! Beh, almeno non per questo motivo- esclamò Mika, sorridendo.
-Hey!- rispose Andy, cercando di mascherare la sua voce divertita dietro ad un fasullo tono offeso.
-No, sul serio. So come ti senti, e non è una cosa stupida. Vorrei poter fare qualcosa per starti più vicino- sospirò Mika, sincero: gli capitava spesso di fare quel genere di conversazioni con Andy, eppure ogni volta non riusciva mai a trovare nulla di meglio da dirgli se non “ci rivedremo presto”.
-Non ce n'è bisogno. Non pensare a me, pensa solo a dare il meglio nell'esibizione di questa sera- gli disse Andy, cercando di trasmettergli tutto l'affetto di cui fosse capace: non voleva in alcun modo distrarre Mika dal suo lavoro.
-D'accordo- rispose semplicemente il ragazzo, nonostante fosse consapevole di non essere affatto capace di smettere di pensarlo nemmeno per un istante; sapeva che iniziare una discussione a riguardo sarebbe stato perfettamente inutile, e quindi lasciò cadere il discorso.
Pochi minuti più tardi, Mika diede la buonanotte al compagno, il cui fuso orario segnava ormai l'ora di andare a dormire.
-Andy!- esclamò, qualche istante prima che il biondo premesse il dito sulla cornetta rossa, per riattaccare la telefonata.
-Sì?-
-Ti amo- aggiunse Mika, deciso, sperando che quelle due semplici parole riuscissero ad alleviare almeno un po' il peso del vuoto che premeva sui loro petti.
-Anche io- rispose Andy. E infatti, funzionò: il biondo si mise a letto, stranamente più leggero, e ancora prima di rendersene conto, stava già sognando il momento in cui Mika avrebbe varcato di nuovo la porta del loro appartamento.

La sera, l'esibizione di Mika andò al meglio: non si trattava di un vero e proprio concerto, doveva solo cantare qualche canzone nel corso di una cena a cui era stato invitato.
Quando uscì dall'edificio in cui si trovava, la sua mente corse inevitabilmente ad Andy, che a quell'ora probabilmente stava per iniziare a lavorare. Mika non riusciva a togliersi dalla testa la loro conversazione al telefono di quella mattina: desiderava con tutto se stesso trovare qualcosa per far sentire al suo compagno un po' meno la sua mancanza.
Spesso si sentiva in colpa: il suo lavoro li aveva messi in difficoltà diverse volte, ogni tanto arrivando addirittura a litigare. Ma d'altronde, entrambi sapevano che non esistevano alternative: una carriera come quella di Mika andava anteposta a tutto, così come Andy non poteva rinunciare ai suoi impegni di regista, che lo portavano, anche se meno spesso di Mika, a viaggiare in quasi tutto il mondo.
Nessuno dei due avrebbe mai avuto né il coraggio né il diritto di chiedere all'altro di rinunciare alla propria carriera, soprattutto visto che ormai sapevano di potercela fare, nonostante tutto. Tuttavia, questa certezza non riusciva mai a far scomparire completamente il senso di colpa di Mika, che affiorava quasi ogni volta che stava via per diversi giorni, dal momento in cui si rendeva conto che Andy iniziava a nascondergli le sue sofferenze.
Quella notte, Mika la passò sveglio a riflettere, alla ricerca di un modo per poter far sentire vicina la sua presenza ad Andy, nonostante le miglia che li separavano. Tuttavia, non arrivò ad alcuna soluzione.

Il giorno successivo, appena sveglio, il riccio ricevette una telefonata: -Ciao Andy-
-Ciao. Come stai? Come è andata ieri?- chiese il ragazzo, con un tono di voce di nuovo malinconicamente pesante.
-Tutto ok, ed è andata benone. Tu come stai?-
I due iniziarono a chiacchierare del più e del meno, senza mai parlare davvero di qualcosa: facevano sempre così, quando cercavano di far finta di non trovarsi nei due poli opposti del pianeta.
-Che tempo fa a Londra?- chiese ad un certo punto Mika.
-Oh, il sole sta per tramontare, è molto bello. E lì invece?-
-Qui è appena sorto- rispose sorridendo il riccio, per poi riservarsi qualche istante di silenzio, mentre Andy aveva iniziato a descrivergli il lavoro che aveva terminato proprio quel giorno.
-Hei? Ci sei ancora?- chiese il biondo, che dopo qualche frase aveva percepito di aver perso l'attenzione di Mika.
-Sì, scusa. Stavo solo pensando che per lui non siamo così lontani. Per il sole, intendo. Insomma, lui da lì ci riesce a vedere entrambi-
Anche Andy sorrise: in qualche modo, quell'osservazione l'aveva fatto sentire meglio.

Quel giorno, Mika aveva solo qualche intervista nel corso della mattinata, e quindi dedicò il resto del tempo a visitare il posto; non aveva trovato la possibilità di farlo in nessuna delle giornate precedenti. Così, si infilò il cappotto e iniziò a passeggiare, attraversando prati e boschi, fino a ritrovarsi su un'altura che dava sul mare. Il cantante rimase immobile per qualche minuto, a godersi quel panorama incontaminato.
Poco dopo, si spostò sopra ad una roccia, riportando per l'ennesima volta i suoi pensieri ad Andy.
Durante la conversazione di quella mattina, Mika era riuscito a trovare una frase giusta, qualcosa che, anche se solo per un istante, era riuscito ad alleggerirlo. Sollevò lo sguardo, e lo puntò verso il sole, che stava ormai per tramontare anche lì: “Here I stand, staring at the sun” pensò.
Immaginò Andy, quasi dall'altra parte del mondo, e si chiese se stesse osservando anche lui, in quel momento, quello stesso sole che, mentre per Mika stava segnando la fine della giornata, per lui stava dando il via ad una lunga lista di impegni quotidiani.
Immaginò di poter raggiungere il sole, e poi da lì poter vedere anche lui Andy, che probabilmente si stava sfregando gli occhi assonnati.
Sussurrò un “buongiorno”, e immaginò quella parola volare verso il cielo, seguendo i raggi della luce, e atterrare poi direttamente sulla finestra di Andy.
Mika si rese conto che pensare di poter sconfiggere quella distanza, anche se solo con una parola sussurrata al vento, lo faceva sentire molto meglio. Improvvisamente quindi, iniziò a frugare nelle sue tasche, in cerca del blocco note che si portava sempre appresso, nel caso in cui venisse colpito, come in quel caso, da un'improvvisa ispirazione.

Watch the sunset, hold it from afar
Close as I get, to being where you are

While there's light left
I sing this song for you
Don't know if you care but every day I do

Iniziò a scrivere, sollevando la testa alla fine di ogni frase, per controllare che il sole fosse ancora là, quasi spaventato all'idea di veder scomparire il ponte che in quel momento, in qualche modo, lo stava tenendo vicino ad Andy.

You're not there, but we share the same one
Miles apart, staring at the sun
Distant hearts, staring at the sun
One thing's true, just like you
There's only one

Ogni volta che riportava lo sguardo al foglio di carta, vedeva delle macchie nere, effetto della luce del sole che si era impressa sulla sua retina. Tuttavia, continuava a scrivere: sentiva che quelle parole stavano diventando una canzone preziosa, alla quale potersi affidare nei momenti più difficili. Mika pensò che sarebbe stato disposto a fissare il sole anche fino a diventare cieco, se questo gli avesse permesso di poter vedere anche solo per un istante il volto di Andy.

And I don't care if it burns my eyes
And I don't care cause my love is blind
From staring at the sun

Infine, il cantante pensò a quanto in quel momento sentisse bruciare dentro di sé il calore dell'amore che provava per Andy. Si stupì di quanto quel sentimento potesse essere forte: l'amore è come un filo, resistentissimo, che non si spezza nemmeno se fatto passare attraverso gli oceani, i continenti, tra le montagne. Non era il sole: era l'amore, la forza tanto misteriosa quanto potente che in quel momento lo faceva sentire così vicino ad Andy.
Mika immaginò di concentrare tutti quei pensieri in un suo respiro, che avrebbe raggiunto Andy dall'altra parte del mondo. Avrebbe voluto che anche lui riuscisse a sentire come quella distanza sembrasse fragile, rispetto alla forza dell'amore che provavano l'un l'altro.

Send my love down in those rays of light
Through your window on your tired eyes

Say good morning say it to the sun
Like you're talking, talking to someone

Man mano che scriveva, anche una melodia si era fatta spazio tra i pensieri di Mika: si trattava di un ritmo dolce, eppure intenso, proprio come era la loro storia d'amore.

Here I stand, staring at the sun
Distant land, staring at the sun

Appuntò infine queste ultime parole, mentre l'ultimo raggio di luce stava per scomparire dietro all'oceano, per andare a posarsi, dall'altro lato del mondo, sul cammino di Andy.
Ritornato nella sua stanza, Mika aprì il computer e, ormai a notte inoltrata, riportò il testo della canzone che, aveva deciso, si sarebbe chiamata Staring At The Sun.
Era talmente stanco che non trovò nemmeno la forza di rileggerla; tuttavia, come ultima cosa prima di infilarsi a letto, ricopiò quelle parole in una email, che inviò all'indirizzo del suo compagno.

La mattina successiva, sul display del cellulare di Mika, era apparsa la notifica di un nuovo messaggio: Grazie diceva. Assieme, era allegata una fotografia: un tramonto, che molte volte Mika aveva guardato assieme ad Andy, dalla finestra di casa loro.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3071465