Tendernesses

di Serenity Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Biscuits ***
Capitolo 2: *** Sei di mattina ***
Capitolo 3: *** English lesson number door ***
Capitolo 4: *** Filo ***
Capitolo 5: *** Say Meow! ***
Capitolo 6: *** Giulietto e Romeaw ***



Capitolo 1
*** Biscuits ***


Biscuits

 

 

 

«Ichigo, che stai facendo?».

La ragazza dai capelli rossi alzò lo sguardo colpevole, sentendosi ancora una volta rimproverata da quello scorbutico del suo capo. Ryou Shirogane non la lasciava in pace un solo secondo. A volte finiva per sentirsi esasperata, sempre con quei meravigliosi occhi azzurri puntati addosso, pronti a giudicarla e riprenderla.

Lasciò andare il pacco di biscotti che teneva fra le mani e si pulì la bocca dalle briciole. Erano buoni, tanto buoni.

«Stavo mangiando solo quelli rotti» provò a giustificarsi.

Ryou inarcò un sopracciglio nella classica espressione che assumeva ogni volta che Ichigo ne combinava una delle sue. Ci pensò un attimo: dopotutto era da lei fare una cosa del genere.

«Pensi che essendo rotti gli altri li snobberebbero e ti dispiace per loro?».

«Beh, in realtà sono più piccoli e quindi posso mangiarne di più senza ingrassare» confessò la ragazza. Le guance, come al solito, avevano assunto lo stesso colore dei suoi capelli e teneva gli occhi bassi per paura di incontrare lo sguardo arrabbiato di Ryou. Per l'ennesima volta si chiese perché lui ce l'avesse tanto con lei.

«L'unico modo che hai per non ingrassare è non mangiarne proprio. Andiamo, ti accompagno a casa» le disse dopo aver tirato un gran sospiro. Si era ormai rassegnato da tempo con lei. Ichigo era fatta così. Sicuramente non sarebbe stato lui a cambiarla e a dirla tutta, non gli interessava poi più di tanto.

 

Tornato al Caffè, dopo essersi assicurato che Ichigo fosse in camera sua sana e salva, Ryou si diresse verso la cucina. Il pacco di biscotti era ancora sul tavolo, aperto come lei lo aveva lasciato. Ci sbirciò dentro e vide che le ciambelline rimaste erano tutte intere.

Ne prese solo una ed arrotolò le estremità della confezione per richiuderla.

Nell'aprire l'anta del mobile dove riporli, vide un altro pacco ancora chiuso.

Lo prese e dopo essersi assicurato con aria furtiva di essere da solo, lo tirò a terra. Quando lo raccolse, lo guardò compiaciuto prima di posarlo e chiudersi in camera.

La sua buona azione del giorno era stata compiuta. Ichigo avrebbe avuto la sua merenda anche l'indomani.

 

 

 

Olé!

Come promesso, esame superato e alla grande e fan fiction pubblicata. Ne approfitto per comunicarvi che il pc mi sta abbandonando, quindi corro a salvare tutto il mio arduo lavoro su un qualsiasi supporto esterno. La fan fiction di San Valentino prima o poi arriverà. Abbiate fiducia.

Un abbraccio e tanti bacini dalla vostra Serenity (sempre più vicina alla laurea).

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Capitolo 2
*** Sei di mattina ***


Sei di mattina

 

Ichigo ieri sera si è addormentata qui.

Abbiamo cominciato a parlare e nessuno dei due voleva più farla finita, così si è fatto tardi. Molto tardi.

Ci siamo detti tanto e niente allo stesso tempo. Ci sono state risate appena sussurrate per non fare rumore. 'Cosa?' detti a voce troppo bassa, da lei perché non sentiva davvero, io in realtà volevo solo sentirla una volta in più.

Mi ha raccontato della scuola, di quei problemi che io non ho mai avuto, ma in cui sono riuscito ad immedesimarmi e pure bene, sarà perché lei li raccontava così dettagliatamente o semplicemente perché fanno parte della sua vita e per me qualunque cosa la riguardi è importante. Ogni piccolezza è degna di attenzione. Ogni scheggia mi apre un universo su di lei ed io sono troppo affamato di conoscenza, troppo desideroso di scoprire ogni suo aspetto, per rifiutarmi di entrare ed esplorare.

Alla fine lei si è addormentata. Ha chiuso gli occhi e le sue ciglia lunghe hanno sfiorato gli zigomi. Il respiro si è fatto regolare e le sue labbra si sono schiuse quel tanto che basta per far fuoriuscire delicatamente l'aria.

In un attimo è tornata bambina.

Ed io sono l'uomo più felice del mondo. Ichigo si è addormentata qui.

Ma non solo.

Ichigo si è addormentata con la testa poggiata sul mio petto. La sua mano stringe la mia camicia.

Io posso baciarle i buffi capelli rossi tutte le volte che voglio. Posso accarezzarle le dita e sfiorarle la guancia. Farmi avvolgere da quella beatitudine che lei ha portato quando ha varcato la soglia della mia stanza per salutarmi prima di andare a casa. Prima che cominciassimo a parlare. Prima che ci mettessimo comodi, perché la discussione si stava facendo lunga ed entrambi capissimo che era quello il posto giusto in cui restare.

Ora sono le sei di mattina.

Un timido raggio di sole entra dalla finestra e si fionda sulle palpebre di Ichigo. Lei strizza gli occhi infastidita. In realtà quella luce sul viso la rende di una bellezza sconcertante. Mi toglie il fiato ma non posso permettere a niente e a nessuno di procurarle fastidio.

Sposto la mano in modo da bloccare il flusso e cancello la rughetta appena accennata che si era formata tra gli occhi.

Ecco, si è rasserenata nuovamente. Le bacio ancora il capo.

Sarà un'occasione. Forse un giorno diventerà la regola. Per il momento Ichigo è fra le mie braccia ed io sono felice.

 

Dormi che sono pazzo di te

e non mi posso più fermare

un limite non c'è.

 

Briga – Sei di mattina

 

 

 

Non chiedetemi come, è nata e basta. Amo questa canzone come la persona che me l'ha dedicata la sera del mio compleanno, quando a separarci c'erano solo 2310 km, ma eravamo insieme lo stesso. Ascoltatela, fatela un po' vostra, ve lo concedo, anche se io ne sono gelosissima.

E dormite con la persona che amate.

Dormite con la persona che vi ama.

Nessun sesso, nessuna esperienza, nessuna condivisione sarà mai bella quanto vedere i suoi occhi chiudersi, le sue mani stringersi attorno a voi e il suo respiro coordinarsi al vostro.

Dormite con chi vi ama e amatelo più che potete e tutto quello che è stato sarà valso la pena di quel momento.

Serenity W. Manna

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Capitolo 3
*** English lesson number door ***


English lesson number: door

 

Ichigo si guardava intorno annoiata. La stanza che le era stata assegnata all'interno del residence era spaziosa ma spoglia, spersonalizzata e dopotutto non poteva essere altrimenti. Il residence serviva da appoggio per le migliaia di studenti che ogni anno vi trascorrevano da pochi giorni a periodi più lunghi, era impossibile che qualcuno lasciasse un segno permanente o che alla direzione interessasse decorare le stanze.

La ragazza sbuffò. L'idea del corso d'inglese non si stava rivelando così felice. Erano trascorsi solo tre giorni da quando aveva salutato i suoi amici e già sentiva nostalgia di casa, della sua cameretta e perfino del suo lavoro al Caffè.

Rotolò sul letto, lo sguardo rivolto al soffitto prima di chiudere gli occhi e concentrarsi sull'immagine che l'aveva accompagnata per tutto il viaggio: Ryou che la fissava sorpreso e dispiaciuto mentre lei gli comunicava l'imminente partenza.

Resterò fuori per poco, solo due settimane” aveva provato a giustificarsi lei, ma non era servito a spegnere la scintilla di malinconia nei meravigliosi occhi azzurri dell'americano.

Ichigo si era chiesta perché. Possibile che gli sarebbe mancata?

In realtà era quello che sperava perché a lei, Ryou mancava tutte le sere non appena varcata la soglia del locale per tornare a casa. Cosa le aveva fatto quel bellissimo ragazzo per lei restava un mistero. Quel che sapeva era che avrebbe dato qualsiasi cosa per suscitare in lui anche solo un millesimo dell'attrazione che lei provava ogni volta che si ritrovava anche solo a pensarlo.

Il cellulare vibrò accanto alla testa di Ichigo e la ragazza lo prese, impaziente di leggere il messaggio appena arrivato.

'Oberato dal lavoro, tu?'.

La risposta ovviamente non poteva che essere sintetica. Ryou non era mai stato di molte parole. A sorprenderla, anzi, era addirittura il fatto che le avesse risposto e a sua volta chiesto come stesse. Pensava che l'avrebbe liquidata in quattro e quattr'otto.

'Sommersa dai libri. L'inglese sembra così facile quando lo parli tu...'.

Un sospiro precedette di poco l'ennesima vibrazione.

'Vedi di studiare per bene. Quando torni, se non passi il test che ti ho preparato, saranno guai'.

Ichigo guardò perplessa lo schermo del cellulare. Test. Tipico di Shirogane. Eppure avrebbe affrontato qualunque prova se ciò significava ritrovarselo vicino.

Era indecisa su cosa digitare, se essere la solita scorbutica o cominciare a svelare una minima parte dell'interesse che le si agitava dentro. Non fece in tempo a pensarci che un altro messaggio comparve sulla schermata.

'Adesso dove sei?'.

Era sempre Shirogane a scrivere ma c'entrava poco col discorso che stavano affrontando. Che avesse sbagliato?

'Ichigo, dico a te. Where are you?'.

Ichigo strabuzzò gli occhi e per poco non si soffocò con la sua stessa saliva. Cosa passava per la testa di Ryou?

'In camera' rispose e le parve di avvertire un trillo poco lontano.

'Bene. Open the door'.

Tre semplicissime paroline, alcune delle prime che aveva imparato della temutissima lingua straniera che da sempre la perseguitava, e il cuore le si fiondò in gola, impedendole di respirare. Si alzò di scatto e si catapultò verso la porta. Se era uno scherzo non glielo avrebbe mai perdonato, ma quando aprì l'uscio si trovò davvero Ryou davanti, in tutta la sua bellezza.

Lui la guardava come se non la vedesse da secoli, un sorriso nuovo, ben diverso dal solito ghigno divertito, stampato in viso.

«Cosa? Che ci fai qui?». Ichigo si mise pure a balbettare per l'emozione.

«Mi mancavi».

Le guance le si tinsero di rosa come le succedeva ogni volta che il cuore accelerava un po' il battito, le labbra si aprirono in uno dei suoi straordinari sorrisi che il biondo adorava.

«Anche tu».

Il resto della discussione lo fecero in silenzio, l'uno nelle braccia dell'altra.

 

 

 

 

 

Molto sintetica, quasi una bozza, ma ho voluto lasciare a voi il piacere di immaginare i fronzoli di questa storia. A me piacciono tantissimo questo tipo di sorprese e mi piace tantissimo anche l'espressione che assume Bash quando mi vede spuntare dal nulla in camera sua.

Bien, vi saluto e torno allo studio. Ricominciano gli esami. Pregate per me. Prima li passo, prima torno a scrivere, vedete voi.

La prossima OS è già pronta, scritta e corretta.

Baci, bacini, bacetti,

Serenity W. Manna

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Capitolo 4
*** Filo ***


Al mio filo

fonte, motivo e ragione

di ogni mio sorriso

 

 

 

 

Filo

 

Era da un giorno intero che Ichigo mi lanciava occhiate strane, accompagnate dal sorrisetto divertito di chi la sa lunga. Volevo proprio capire cosa passasse per quella buffa testolina di capelli rossi.

I suoi occhi belli, pieni di luce seppure scuri e le sue labbra carnose i cui angoli si piegavano spesso verso le guance mettendole in mostra più del dovuto, perennemente colorate di un delicato porpora, mi facevano uscir fuori di senno. Bastava solo guardarli. Per questo motivo evitavo il più possibile, con mio grande sforzo e rammarico, di farmi cogliere impreparato dalla sua presenza. Ero un piccolo Hulk, sempre attento a non perdere l'autocontrollo. Mi ero creato un personaggio i cui panni, benché a volte difficili da indossare, mi andavano a pennello e la mia coerenza mi obbligava a portarli sempre, in ogni occasione.

Ichigo era il pericolo più imponente.

Lei rappresentava tutto e il contrario di tutto.

Quando lei si trovava nei paraggi, io non ero più padrone di me stesso. Cercavo allora di indurire la maschera per non far trasparire all'esterno quel tumulto che mi creava dentro: il sangue mi ribolliva nelle vene per la voglia di tirarla accanto a me e stringerla.

Di tutto questo, Ichigo non aveva la minima idea. Fino a quella mattina, perlomeno. Le ripetute occhiate della giornata mi avevano messo qualche dubbio.

«Ichigo, hai bisogno di qualcosa?». Decisi di rompere così il ghiaccio, magari mi avrebbe detto senza tanti giri di parole cosa le frullava per la testa e fine dei giochi. Invece no.

«No, per ora no, grazie».

Ecco, figurarsi se poteva mai mostrarsi collaborativa.

Me ne andai con un'alzata di spalle per poi fermarmi quattro passi dopo.

«Che vuol dire: per ora?».

Ichigo mi fece la linguaccia senza degnarmi di una vera risposta.

A volte pensavo che avesse quattro anni anziché quattordici.

Decisi di tornare in camera mia. Magari non vedendola mi sarei dimenticato del suo strano comportamento. Invece la mia testa si focalizzò soltanto su di lei e sui suoi codini che ballavano allegri mentre si allontanava da me.

Dieci minuti dopo la fine del turno, sentii qualcuno bussare alla porta e un istante dopo il mio “avanti”, la buffa testolina di Ichigo fece capolino dalla fessura appena aperta.

«Ichigo, che succede?» balzai in piedi in un istante, inspiegabilmente preoccupato.

Lei si fece avanti, le mani nascoste dietro la schiena e il solito sorriso sornione da gatta ben stampato in viso.

«Ho una cosa per te» esordì tutta contenta.

«Cosa?».

Mise in mostra le mani strette attorno al peluche di un gattino tutto nero dagli occhioni rosa, al collo e all'estremità della coda due grandi fiocchi, anch'essi rosa e due campanellini. Era uno dei gadget creati dopo la vittoria delle Mew Mew contro gli alieni per festeggiare le nuove eroine dell'universo. Me lo porse e mentre lo prendevo, la domanda comparì così chiaramente sulla mia faccia che lei non tardò a spiegarsi.

«Ti ho visto ieri in sala giochi. Hai tentato quasi un'ora di prenderlo, alla fine ti sei arreso e sei andato via. Sembravi così divertito però che ho corrotto il responsabile per averlo. Devi tenerci tanto».

Mi fece sorridere.

Era vero. Ci avevo provato per un bel po' solo perché quel pupazzetto mi ricordava lei. Non glielo dissi ma stavolta in faccia si leggeva tutta la mia gratitudine per quel gesto così carino.

«Ti ho fatto ridere, allora?» le chiesi.

«In realtà sì. Anche se a volte me ne dimentico, sei proprio un gatto Shirogane. Puoi fare il serio e altezzoso tutto il tempo che vuoi, ma appena vedi un filo perdi il controllo e diventi un gran giocherellone. Vorrei avessi più spesso un filo».

Disse quell'ultima frase con un tono che mi scombussolò. C'era qualcosa nella sua voce che non riuscivo a decifrare. Sembrava speranza mista ad affetto e altro, ma proprio non capivo.

La guardai, forse un po' troppo intensamente perché arrossì in quel modo che adoravo con tutto me stesso. Ancora una volta non aveva capito un bel niente, ma stavolta decisi di spiegarle tutto io.

«Sei tu il mio filo, Ichigo».

Le presi il viso fra le mani e la baciai, lasciandola di stucco.

Non avrei mai immaginato che le nostre labbra potessero combaciare così bene.

Ma a sorprendermi più di tutto fu che Ichigo si lasciò baciare come se anche lei non aspettasse altro da sempre.

Forse anche io potevo essere il suo filo.

 

 

 

Quanto mi piace questa storiella!

Di conseguenza non se la filerà nessuno, perché è sempre così, ma sinceramente non mi importa. Mi piace tantissimo.

Comunque, oggi mi sento felice, decisa, combattiva e più innamorata che mai., quindi vi regalo la quarta OS di questa raccolta.

Forse adesso sparirò un po', non lo so. So che ho voglia di studiare e tutto ciò mi preoccupa non posso spiegarvi quanto.

Tifate per me.

Baci, bacini, bacetti,

sempre vostra

Serenity W. Manna (Finalmente ho un nome figo nel caso un giorno mi decida a pubblicare uno dei miei libri). (Un giorno vi spiegherò anche da dove viene). (Secondo me ve lo immaginate, ma va bene lo stesso). (Sì,la finisco con le parentesi).

Baci!

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Capitolo 5
*** Say Meow! ***


Say meow!

 

«Buonanotte!».

La mamma, come ogni sera, venne a salutarmi prima di andare a letto. Il suo sorriso prima di dormire era diventata ormai un’abitudine. Avevo difficoltà ad addormentarmi se non lo vedevo. Lei sembrava saperlo e me lo regalava senza che io le chiedessi niente.

Ultimamente si soffermava un istante di più, un po’ titubante.

«Ichigo, tesoro, perché non compri una cuccia a quel gatto?» domandò posando lo sguardo sul tenero cucciolo addormentato ai piedi del letto. Il pelo grigio argenteo sembrava brillare sotto la luce del neon e la bandana verde che gli faceva da collare gli dava l’aria del trovatello misterioso. A Sakura piaceva quel micio, era solo un po’ restia a tenerlo sul letto quando lo sapeva tutto il giorno in giro per la città. Non lo vedeva mai in casa durante il giorno, non c’erano dubbi che fosse un randagio.

«Vedremo». Ichigo le fece l’occhiolino e attese che la madre chiudesse la porta. Altra abitudine che la donna aveva preso da quando il micio frequentava casa Momomiya, un modo per impedirgli di scendere al piano di sotto e rovinarle i mobili.

La ragazza si fece scappare un risolino divertito. Si sdraiò e prese il gatto, facendo attenzione a non fargli del male. Se lo poggiò sul petto e cominciò ad accarezzarlo. Le sue dita si muovevano tra le orecchie tese per poi scendere sulla schiena e risalire. Quei gesti le trasmettevano un’immensa beatitudine, una sensazione di tranquillità e pace che in pochi altri modi riusciva a provare.

Un ultimo grattino sopra la testa e una luce abbagliante avvolse il gattino e in pochi secondi Ryou le fu accanto, o meglio, addosso.

Ichigo gli allacciò le braccia al collo e lo baciò con trasporto.

«Ciao» lo salutò soffocando le risa. Qualcosa in quella situazione la divertiva a dismisura.

«Prima o poi ci scoprirà».

«Nah!». La rossina si accoccolò meglio fra le braccia del ragazzo. L’incavo della spalla di lui sembrava fatto apposta per accogliere la sua testa. Per lei era quello il paradiso.

«Visto che alla fine iniettarti il DNA del red data animal non è stata poi una scelta così cattiva?».

Bisbigliavano a voce bassissima per non farsi sentire dai genitori di Ichigo che si sperava già dormissero nella stanza accanto e dovettero entrambi soffocare la risata provocata dalla frase della rossina.

«Sai sempre trovare il lato positivo tu, vero?».

«E’ per questo che mi ami». Ichigo gli sorrise in quel modo che gli toglieva il fiato e lo rintronava fino a farlo diventare un imbecille.

«Anche» si limitò a risponderle e la strinse più forte per la felicità di lei che cominciò a canticchiare:

«If you’re happy and you know it, say: meow! Meow!
If you’re happy and you know it, say meow! Meow!
If you’re happy and you know it and then you really wanna show it, if you’re happy and you know say: meow!».

«Meow».


 

Salve Lunette! Beh, la canzoncina la conoscete tutti. Vorrei ringraziare chi ha montato e pubblicato il video 16 Dudes who love cats. Lo trovate in pagina e guardandolo capirete a che livelli è il mio disagio.

Come avete visto "Pieces" ha cambiato nome in "Tendernesses" che mi piace molto di più. Alla fine è una raccolta di momenti teneri, quindi direi che gli calza a pennello.

Vi informo che sto continuando a studiare anche se la voglia è passata. È stato solo un attimo di smarrimento quello dell’ultima volta, giuro, infatti non credo si ripeterà più. La laurea si allontana ogni giorno di più, mentre la mia disperazione aumenta.

Good new: ho il PC nuovo! Dite grazie a papino *_*

Vado a scrivere l’altra OS. Stanotte sono particolarmente ispirata. Vi dico che c’entrano di nuovo i gatti, ma è un po’ più triste.

Baci, bacini, bacetti,

S.W. Manna (mi sa che presto cambierò nick)

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Capitolo 6
*** Giulietto e Romeaw ***


Giulietto e Romeaw
 
«Meow! Miaooo! Mammaaaaoooo!! Meow! Meow! Rrrromeeeoww!».
«Oh Romeaw Romeaw, perché sei tu Romeaw?! Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più uno Shirogane!».
Ryou se ne stava affacciato al piccolo balcone della sua stanza a godersi la scena.
Sotto di lui, una micetta tutta nera con le orecchie e un gran fiocco rosa annodato alla coda guardava in alto, proprio verso la sua porta e si sgolava nell’intento di attirare l’attenzione del biondo. Il bell’americano aveva appoggiato i gomiti sulla ringhiera e ora si teneva la testa fra i palmi, mentre cercava di soffocare le risate.
«Meow! Meow! Rrrrmeow!».
«Mmm, non saprei, Ichigo, alla fine, il mio è un cognome davvero importante. Devo pensarci bene…».
«MEOW!!».
«Sì, sì, okay, scendo. Che modi».
Ryou si staccò dal balcone e tornò in camera sua. Poco dopo, le finestre esterne del Caffè Mew Mew vennero illuminate dal lieve bagliore delle lampadine fredde. Ancora un istante e la porta sul retro si aprì. Ryou si era infilato il giubbotto per proteggersi dal freddo invernale. La temperatura aveva quasi raggiunto lo zero e tutti si aspettavano una nevicata di lì a poco.
La micia gli corse subito incontro, ma prima che potesse strusciarsi contro i pantaloni del biondo, sentì la terra mancarle sotto i piedi e si ritrovò a pochi centimetri dai suoi sfavillanti occhi azzurri. Ryou la teneva stretta. In quelle sembianze, riusciva quasi a nasconderla fra le sue mani per quanto era piccola.
«Mao» ripeté la gattina.
«Ichigo, non ti capisco quando sei umana, figuriamoci quando le tue corde vocali si fermano a dei miagolii».
La micia allora sporse il musetto verso il naso del ragazzo e chiuse gli occhi, in attesa. Le sembrò, però, di vederlo sorridere prima di sentire una sensazione ormai familiare: le labbra di Ryou si erano poggiate sulle sue.
Un fascio di luce rosa la avvolse. Sentì le gambe e le braccia allungarsi e tornare in posizione eretta, le orecchie e la coda scomparvero e il fiocco si trasformò nella divisa scolastica che indossava ancora da quella mattina. Il pelo nero divenne rosso e si assestò sulla sua testa.
Toccò terra solo con le punte delle scarpe. Ryou era molto più alto di lei e per baciarlo era costretta a sporgersi in alto.
Ancora ad occhi chiusi, Ichigo sentì una delle mani di Ryou posata sul suo fianco. Con l’altra, il ragazzo le teneva la testa, le labbra ancora poggiate sulle sue. Nessuno dei due aveva la minima intenzione di mettere fine a quel bacio.
Solo quando le gambe di Ichigo cedettero e lei dovette per forza piantare i piedi bene a terra l’incanto fu rotto.
«Grazie» mormorò Ichigo, le guance rosse un po’ per il freddo, un po’ per l’imbarazzo.
«La cosa ti sta un tantino sfuggendo di mano».
«Hai detto tu che se avessi avuto bisogno di tornare umana sarei potuta venire da te».
«Era prima di scoprire che ti trasformi anche tre volte al giorno e nel cuore della notte».
«Non è colpa mia».
«Cercheremo una soluzione» concluse Ryou.
«Per forza?».
Ryou sbuffò a ridere. Solo in presenza di Ichigo si concedeva quel lusso perché solo Ichigo era capace di farlo ridere a quel modo.
«Vieni dentro, dai» si arrese spalancando la porta del locale per permetterle di entrare. Doveva sentire freddo. D’istinto, le passò un braccio attorno al collo per guidarla e ne approfittò per scompigliarle i capelli. «Ti accompagno con la macchina».
«Ma sai, c’è un film così carino in TV stasera… Cioccolata calda?» gli disse prima di scappare verso la cucina, senza nemmeno lasciargli il tempo di replicare.
Ryou alzò le spalle rassegnato. «Cioccolata calda…» bofonchiò. Poi anche lui partì per la cucina.
«Ichigo, non toccare niente o finirai per dar fuoco al locale! La preparo io!».
Si annunciava una nottata movimentata.
 


Ve la spiego super velocemente. Ryou ha trovato un modo per baciare Ichigo quando vuole senza destare sospetti e ad Ichigo piace (molto) baciare Ryou. In sintesi: sono due lòlleri (termine che ho appena coniato e che quindi nessuno di voi capirà, ma che sta in questo caso ad indicare due scemi innamorati. Gli altri significati sono vari e numerosi).
Sì, lo so, vi aspettavate quella super triste.
Sì, so anche che ormai scrivo solo di gatti.
So pure che manco da troppo tempo, capitemi, non fare niente è troppo bello!
Buon Natale ormai passato e buone feste a tutti! Vi auguro un favoloso anno nuovo, nel quale spero di poter essere più presente.
Vi adoro tutti!
Baci, bacini, bacetti, con tanto affetto,
sempre vostra,
Serenity W. M.

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