Helastic Heart

di __Talia__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Under Control ***
Capitolo 2: *** Mad World ***
Capitolo 3: *** Assasins ***
Capitolo 4: *** Four Souls ***
Capitolo 5: *** Take a chance ***
Capitolo 6: *** Party - One month later ***
Capitolo 7: *** I see fire ***
Capitolo 8: *** Spectrum ***
Capitolo 9: *** Crush Crush ***
Capitolo 10: *** Memories ***
Capitolo 11: *** Drug ***



Capitolo 1
*** Under Control ***


Ero al cimitero davanti alla tomba di mia madre e di mio padre. 
Era incredibile come tutto era cambiato in pochi anni, come io ero cambiato. 
Mio padre era morto assegnandomi un compito che avrebbe poi ucciso 500 persone e distrutto un quartiere di Starling City; mia madre era morta a causa dei miei errori e dei miei segreti, era morta per proteggere l'unica persona ancora in vita della mia famiglia, Thea, che adesso si era presa del tempo per dimenticare tutto, abbandonando Starling. Come potevo biasimarla? Qui avrebbe trovato solo bugie e segreti. 
Nella tasca della giacca sentii qualcosa vibrare e subito presi il telefono, rivelando il viso di Felicity sullo schermo. Sapevo già cosa voleva dire.
-Dimmi Felicity -
mormorai a bassa voce cercando di cancellare dalla memoria l'immagine della spada di Slade Wilson che trafigge il corpo di mia madre
-Abbiamo un problema -
si limitò a dire lei, la voce cristallina e preoccupata
-Arrivo subito -
risposi mettendo giù la chiamata, guardando per un'ultima volta le lapidi. 
Chissà se erano fieri di me. 

Ci misi poco ad arrivare nella vecchia discoteca nel Glades dove si nascondeva il mio rifugio. Entrai e una strana sensazione di tristezza mi attanagliò lo stomaco quando vidi tutto sporco e distrutto. Non era più il Verdant che Thea aveva fatto crescere con impegno, era solo uno scheletro. Cercai di non pensarci troppo e scesi velocemente le scale per arrivate nel sotterraneo. C'erano tutti, Felicity come al solito era davanti al computer, mentre Diggle e Roy stavano parlando sottovoce di qualcosa. 
-Cosa succede? -
chiesi guardando tutti. Subito Felicity si girò e vidi quello che stava guardando sul computer. Dovevano essere le telecamere di sorveglianza di un market e stavano mostrando una figura abbastanza minuta che rubava qualche vivere, ma non era quella la cosa che più mi preoccupava. Quella ragazza faceva parte della Lega degli Assassini.
-Perchè qualcuno della Lega dovrebbe rubare in un market? -
chiese Felicity tornando a guardare il monitor. Non c'era motivo, non aveva nessun senso, la Lega non si abbassava a rubare, loro uccidevano. 
-Non lo so, ma andrò in fondo a questa situazione. Roy vestiti -

Lungo tutto il tragitto per arrivare al market non feci altro che pensare cosa la Lega stia cercando in quel posto. Non ci potevano essere altre spiegazioni, dovevano cercare qualcosa, magari un contratto o un nome, ma un motivo doveva esserci. Arrivammo davanti all'insegna anonima del market e cominciammo a circondare l'edificio, trovando la porta dell'uscita posteriore forzata. 
-Roy sta attento...non sappiamo cosa stia cercando qua dentro e potrebbero arrivare rinforzi da un momento all'altro -
mormorai al giovane con la tuta rossa che subito annuì. Era migliorato molto, era diventato più calmo e riflessivo e aveva imparato a pensare prima di agire, inoltre si stava rivelando un ottimo partner. Con un calcio aprii la porta ed entrai dentro il market. La figura che mi trovai davanti non era minuta come appariva nel video, era alta e slanciata, il viso era celato dal cappuccio, ma le forme del corpo erano tipicamente femminili.
-Cosa stai cercando qui? Voi della Lega dovete stare lontani dalla mia città -
minacciai la figura alterando la voce in modo da rimanere irriconoscibile. La figura davanti a me non parlò, scartò di lato alla ricerca di una vita di fuga, ma subito Roy le bloccò la via di uscita, costringendola a fermarsi. C'era qualcosa che non andava, la Lega non agiva mai in questo modo e c'era qualcosa in quella figura che mi sembrava stranamente familiare. 
-Dove pensi di andare? -
chiese Roy, la voce beffarda di chi sapeva di aver vinto. Eravamo due contro uno e lei non sembrava aver particolare intenzione di attaccare. La figura lentamente cominciò ad indietreggiare mentre Roy avanzava. Sembrava aver paura, cercava disperatamente una via di fuga perchè sapeva che doveva affrontarci entrambe per poter arrivare alla porta di servizio. 
-Lasciatemi andare … -
sussurrò la giovane, la voce era bassa e quasi gracchiante, tipica di chi non parla da molto tempo. Mi fermai e abbassai l'arco studiandola. L'abbigliamento era quello da Assassini, il mantello rosso e nero, i pantaloni e il corpetto di pelle, tutto riportava a loro, ma c'era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato in quella figura.
-Cosa stavi cercando qua dentro? Cosa vuole la Lega da Starling City? -
chiese Roy avvicinandosi ancora alla ragazza che smise di indietreggiare. Vidi due labbra carnose aprirsi leggermente e una lacrime scivolare lungo il viso della giovane. Poi Roy volò via andando a schiantarsi contro una parete del market. La figura corse in avanti verso la porta, ma riuscii a mettermi davanti a lei e farla fermare. 
-Chi sei? -
domandai cercando di memorizzare più dettagli possibili su quella giovane, ma non aveva niente di diverso dagli altri della Lega, tutto era perfettamente nella norma eppure, adesso che era più vicina, potevo vedere come gli abiti fossero sporchi di terra, il mantello era logoro, sbiadito e bagnato e sul corpetto aveva diversi tagli che lasciavano intravedere la pelle nuda e rossa della giovane che usò quell'attimo di distrazione per tornare alla sua corsa. Si buttò sul mio lato sinistro, dove tenevo l'arco e lo fece cadere, ma facendo così riuscii a prenderla per un polso e farla girare, ma subito partì all'attacco sferrando un calcio dietro il ginocchio che mi fece piegare in due. Era incredibilmente forte e i suoi colpi erano precisi, studiati nei minimi dettagli. Riuscii a controbattere, ma il mio attacco andò ad infrangersi contro il suo avambraccio e la mia mano scivolò lungo il suo fianco, riuscendo a colpirla. Non riuscii neanche a gioire che mi ritrovai a terra, la testa che doleva come tutto il resto del corpo, ormai coperto di lividi. Da dietro di me partì una freccia che però sfiorò solamente il bersaglio, andando poi a conficcarsi nel muro davanti a noi. 
-Oliver...chi era? -
chiese Roy, guardando davanti a se. Dalla sua voce si poteva chiaramente intuire che era preoccupato e affascinato da quello che quella ragazza era riuscita a fare. Ci aveva messi entrambe al tappeto.
-Non ne ho idea Roy... -
risposi guardando ancora davanti a me. C'era qualcosa di strano in tutto quello che era successo, c'era qualcosa di strano in quella ragazza e avrei scoperto cosa a tutti i costi.

-Vi ha stesi per bene -
commentò Diggle quando entrammo nel sotterraneo sorridendo appena. Sia io che Roy lo fulminammo con lo sguardo, ma lui aveva ragione. Roy aveva un livido sotto la guancia mentre io non ero di certo conciato meglio visto che tutto il corpo era rigido.
-Sappiamo chi è? -
chiesi guardando Felicity che stava trafficando col computer.
-No, aveva sempre il volto coperto e non c'è stato nessun altro attacco della Lega...inoltre sembra non aver preso niente dal market se non un pacco di biscotti...c'è qualcosa che non quadra, ci deve essere qualcosa di sbagliato, magari quel pacco di biscotti nascondeva un messaggio segreto oppure … -
-Felicity! -
dissero in coro Diggle e Roy, facendola zittire. Eppure aveva ragione, qualcosa di sbagliato c'era. Mi avvicinai ai monitor e guardai ancora una volta la figura incappucciata. 
Roy l'ha colpita, ma abbiamo solamente un brandello del suo mantello e questo ci può dire ben poco su di lei. Andate ora, domani penseremo a cosa fare -
mormorai rimanendo a guardare gli schermi. Doveva esserci una spiegazione. 
Mi cambiai solamente quando tutti furono andati. Sul petto e sulle braccia dove lei aveva colpito stavano spuntando i primi lividi violacei. La sua forza era qualcosa di...incredibile e sapeva anche bene dove colpire e come. Era stata allenata sicuramente dalla Lega degli Assassini, ma i suoi abiti così logori facevano quasi intendere che tra lei e la Lega qualcosa fosse andato storto. Continuai a guardare i monitor, troppo preoccupato per riuscire a dormire. Doveva pur nascondersi in qualche parte della città e, vedendo i suoi vestiti, certamente non si nascondeva in un hotel di lusso.
Non seppi per quanto tempo rimasi davanti al monitor alla ricerca di un movimento, forse per ore cercai quello che avevo davanti agli occhi da tempo. 
Non era niente di più un fagotto nero che provocava movimenti quasi impercettibili alla telecamera. Si era nascosta sotto una telecamera in modo che nessuno potesse vederla e, avvolta nel mantello, sembrava tutto tranne che una persona. Presi l'arco e uscii dai sotterranei. Sapevo che avrei dovuto come minimo avvisare Roy o Diggle, ma così facendo avrei solo perso tempo e non volevo che si facessero del male. 
Non ci misi molto a trovarla, era sdraiata per terra ed era completamente avvolta dal mantello. Sopra di lei una grondaia continuava a perdere acqua andando così a bagnarla lentamente. Un membro della Lega mai sarebbe stato in queste condizioni, senza nemmeno un tetto sopra la testa. Mi avvicinai lentamente a lei, notando come il corpo tremava. Era pieno inverno a Starling City, le notti erano fredde e le piogge fin troppo frequenti. 
Non sapevo cosa fare, poteva essere solamente una trappola oppure no. Mi avvicinai ancora un po, cercando di vederla in volto, ma non riuscii a scorgere neanche un particolare a causa del cappuccio. 
Rimasi a guardarla, immobile. Le gocce d'acqua continuavano a rimbalzare contro il suo corpo e lei tramava e basta, non si muoveva, non parlava e a malapena le spalle si alzavano quando respirava. Sapevo che quello che stavo per fare era una pazzia, eppure presi il suo corpo freddo e avvolto ancora nel mantello e, lentamente, la portai verso il Verdant, verso il sotterraneo. La ragazza non si mosse, rimase col volto coperto e le immobile per tutto il tragitto. Ogni tanto cercavo di allungare il collo per riuscire a vedere il suo viso, ma il cappuccio sembrava non volersi spostare dal suo viso, quasi a proteggerla. 
Arrivammo al Verdant in pochi minuti e mi fermai davanti alla sua entrata. Ero veramente sicuro di fidarmi di quella donna di cui non conoscevo nemmeno il volto? Potevo fidarmi e farla entrare nel mio covo? Una volta li avrebbe presto scoperto chi io fossi in realtà e quello che facevo la notte. Ero pronto a proteggere il mio segreto a tutti i costi? Anche a quello di toglierle la vita nel caso si fosse rivelata un nemico? Mi guardai attorno, quasi alla ricerca di sagome scure che mi scrutavano nella notte.
Lentamente, passo dopo passo, portai la giovane assassina dentro i sotterranei. Il suo corpo era ancora immobile, pesante e rigido. Con delicatezza la posa su un tavolo d'acciaio per poi allontanarmi di qualche passo. Mi aspettavo un attacco a sorpresa, un “grazie”, o anche una risata, ma invece non successe niente, il corpo rimase immobile lì dove l'avevo adagiato. 
Con sospetto tornai vicino al tavolo e guardai la figura ammantata. Ora riuscivo ad intravedere metà viso, una pelle chiarissima e delle labbra carnose e appena dischiuse, un collo esile e segnato da graffi rossi, e poi un corpo allenato, tonico e scattante. Dovevo scoprire chi era, solo la sua identità mi avrebbe reso felice e così con un gesto veloce e quasi stizzito le abbassai il cappuccio dal volto rivelando capelli neri corvini e un viso perfetto segnato da ematomi e sangue. Quello era un viso conosciuto. Cosa ci faceva Talia Al Ghul, l'erede del Demone, in un vicolo di Starling City con il volto pieno di ematomi e i vestiti strappati e sudici? Il volto della giovane si contrasse per qualche secondo e il suo corpo fu percosso da diversi fremiti
-No...no ti prego no! No! -
urlò la giovane cominciando ad agitarsi sempre di più finchè non mi costrinse a tenerle fermi i polsi. La sua voce non era così bassa e gracchiante perchè parlava poco...era così perchè aveva urlato troppo a lungo. 
La giovane si calmò poco dopo e subito andai a prendere ago e filo, qualche benda e delle coperte. L'erede del Demone stava bruciando e avevo notato alcune brutte ferite sul suo corpo che si erano infettate che cercai di disinfettare e cucii anche quelle più slabbrate per poi applicarci sopra delle garze. Subito notai come le mani fossero scorticate, sopratutto a livello delle nocche e delle dita e sembrava quasi che avesse scavato a lungo...La giovane continuò a non muoversi per tutto il tempo, solamente ogni tanto sussurrava qualcosa, ma non aveva senso ciò che diceva. 
Rimasi tutta la notte a vegliarla, a controllare che non scappasse o che non cadesse da quel tavolo decisamente poco comodo.
-Sempre meglio del terreno... -
dissi tra me e me mentre la guardavo. Aveva un livido sullo zigomo destro e un brutto taglio sulla nuca, eppure continuava a rimanere bellissima. 
Avevo visto Talia Al Ghul solamente una volta. Era insieme a sua sorella Nyssa e ci avevano offerto aiuto per sconfiggere gli uomini di Wilson che erano sotto l'effetto del mirakuru e già durante quella battaglia avevo visto quanto poteva essere forte quella donna, più forte anche della stessa Nyssa. Ci avevo scambiato poche parole, eppure quell'incontro mi aveva fatto capire tante cose su di lei, sopratutto la sua diversità rispetto alla sorella e il padre. 

Il mattino arrivò presto, potevo quasi intravedere il sole da una minuscola finestra. Ero stanco, il corpo era rigido e potevo vedere come i lividi lasciati da Talia virare sul blu. Le erano bastati cinque colpi per mettermi a terra e io a malapena l'avevo sfiorata una volta. Chissà quanto a lungo e quanto duramente si era dovuta allenare e chissà se il suo stesso padre fosse a conoscenza delle capacità della figlia. La porta del sotterraneo si aprì e delle voci acute preannunciarono l'arrivo di Roy e Felicity che si bloccarono subito non appena videro il corpo sul tavolo.
-è lei? -
chiese Roy scendendo i rimanenti gradini, venendomi vicino. Felicity sembrava decisamente meno entusiasta e scese lentamente le scale, andando poi ad avvicinarsi al corpo della ragazza.
-Come hai fatto a trovarla? -
domandò, studiando il corpo di Talia, preoccupata. Anche Roy presto si avvicinò al corpo immobile e adesso non aveva più la sua solita aria beffarda, sembrava anche lui preoccupato oppure turbato in quanto ci eravamo fatti battere da una ragazza perdipiù ferita e febbricitante. 
-Lei...stava dormendo sotto una telecamera. Me ne sono accorto grazie ad un movimento e così sono andato a prenderla e l'ho portata qua. Ha la febbre molto alta e sono riuscito a disinfettarle alcune ferite ma...non ho idea di cosa abbia passato -
mormorai guardandola. Sembrava così innocua adesso che a malapena riuscivo ad identificarla con la ragazza che ci aveva battuto clamorosamente. 
-Lei...dormiva per strada? -
chiese Felicity guardandomi negli occhi. Ci volle un bel po' di forza per annuire e vedere gli occhi chiari di Felicity inumidirsi. Stavo per abbracciarla quando sentii un rumore metallico e Roy quasi urlare. Talia si era svegliata, aveva buttato giù il tavolo e si era nascosta dietro di esso. Subito feci cenno a Felicity di andare in un posto sicuro e poi guardai Roy. Neanche lui riusciva a capire cosa fosse accaduto a quella ragazza e perchè si stava comportando in questa maniera a dir poco assurda. 
-Hey...non vogliamo farti del male, vogliamo aiutarti -
dissi camminando lentamente verso il tavolo. Lei era disarmata, ma nonostante questo sapevo che poteva fare molto male, ma decisi di avvicinarmi comunque. Avevo sentito le sue urla durante la serata e quei segno sul suo corpo facevano intendere che stava scappando da qualcosa di molto pericoloso.
-Chi siete? E cosa volete? -
domandò lei, la voce era bassa e a malapena sembrava riuscire a parlare. Quanto aveva urlato per perdere la voce in quella maniera? 
-Mi chiamo Oliver e vogliamo...vogliamo solo aiutarti -
sussurrai cercando di assumere la mia voce più rassicurante possibile. Non ero bravo in questo cose, none ero abbastanza paziente, calmo e riflessivo per tutto ciò, eppure non riuscivo a non pensare ai graffi sul suo collo e alle mani praticamente scorticate. Con titubanza una testa scura cominciò a spuntare dal tavolo, seguita da un paio di occhi incredibilmente verdi
-Perchè mi hai portato qui? -
chiese la giovane continuando a guardarmi da dietro il tavolo. Nient'altro si riusciva ad intravedere di lei se non le mani scorticate appoggiate al tavolo. Non avevo idea del perchè l'avessi portata lì e questo lei sembrava averlo capito molto bene. 
-Sei ferita e malata...stavi dormendo per strada e non potevo....permetterti di rimanere la -
mormorai distogliendo lo sguardo da lei che sembrò cominciare a fidarsi. La vidi alzarsi lentamente e rivelare la sua figura. Gli abiti da Assassina, anche se logori, sembravano fatti apposta per lei.
-Non...non volevo... -
sussurrò Talia guardandosi intorno
-Io mi...mi chiamo Talia... -
continuò lei guardandosi le mani e poi guardando noi. Il suo sguardo non risparmiava nessuno, passava a guardare me, poi Roy e riusciva a scorgere anche Felicity, nonostante si fosse nascosta.
-Ma so solo questo, non ricordo più niente -
disse abbassando lo sguardo, quasi fosse colpevole. Era incredibile come uno degli Assassini più forti e temuti adesso si trovasse davanti a noi sperduta e fragile. Quella donna, quella ragazza, aveva ucciso diverse persone senza neanche battere ciglio, ma adesso si ricordava a malapena del suo nome. 
-Tranquilla noi vogliamo solo aiutarti. Piacere, sono Felicity -
mormorò la giovane informatica sorridendo ed avvicinandosi a Talia. La giovane assassina sembrava quasi tranquilla ora e accettò di uscire dal suo nascondiglio improvvisato. Subito si portò una mano ai capelli neri, tirandoseli indietro mentre le sue gote diventarono leggermente più colorite donandole un aspetto quasi sano.
-Abbiamo una nuova Biancaneve -
scherzò Felicity guardando la giovane che però non capì quello che la bionda stava cercando di dirle. Talia seguì Felicity e io rimasi solo con Roy che altro non faceva che guardare la nuova arrivata. 
-Non assomiglia a Nyssa -
fu l'unica cosa che riuscì a mormore. 
-Non sono sorelle in verità...hanno lo stesso padre, ma la madre è diversa per questo sono così diverse -
risposi al giovane che stava cercando di non concentrarti sulla ragazza che ora era sotto le cure amorevoli di Felicity. La differenza tra Nyssa e Talia sembrava andare oltre l'aspetto fisico, ma quella che vedevamo davanti a noi era una Talia senza memoria che poteva avere un carattere nuovo e completamente diverso rispetto a quello della figlia di Ra's Al Ghul. 
-Ha bisogno di abiti nuovi, un posto dove stare e una doccia -
disse Felicity tornando da noi e lasciando indietro Talia che stava guardando tutte le armi che erano presenti nella stanza. Non sembrava preoccupata della loro presenza, anzi sembrava quasi affascinata e attratta. Sembrava quasi che il sangue andasse oltre tutto. 
-Può trovare qualche abito di là e può restare qui fichè non troviamo un posto per lei -
mormorai continuando a tenere sotto d'occhio la ragazza che aveva preso un pugnale che aveva nascosto negli stivali. Lo stava accarezzando quasi amorevolmente e il suo viso si era fatto triste improvvisamente
-Io dormirò qui mentre lei occupa la stanza -
sussurrai prima di avvicinarmi a Talia, notando solo ora la lacrima che scendeva lungo la sua guancia. Quando era fragile questa ragazza? E quanto poteva diventare forte se solo si fosse ricordata?



Note
Ciao!!! prima cosa le presentazioni; mi chiamo Giulia ed è la prima FF che scrivo e sono decisalemente emozionata! Tanto che penso mi sia intoppata un paio di volte mentre scrivevo!! Però spero di migliorare capitolo per capitolo :)
La storia...siamo nella terza stagione, ma diciamo che sarà molto diversa dalla terza stagione che va in onda, proprio grazie all'introduzione di Talia Al Ghul, la figlia di Ra's che...non anticipo niente ;) Visto l'introduzione di questo personaggio molte cose cambieranno e spero solo che cio vi piacerà!!!
Detto questo...niente, vi lascio e spero che continuiate a leggere anche i prossmi capitoli!! :) 
Un bacio!!!
Giulia

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Capitolo 2
*** Mad World ***


I miei sensi erano incredibilmente acuti, così acuti che riuscii a sentire la discussione che Felicity, la gentile ragazza bionda, stava avendo con il giovane alto e dai capelli corti e l'altro giovane. Potevo fidarmi? Potevo credere a quelle persone di cui a malapena avevo sentito il nome? E sopratutto perchè mi stavano aiutando? Ero qualcuno di importante per loro? Oppure avevano solamente un alto senso civico?
Non ricordare niente, non avere memoria del proprio passato, trovare il proprio nome su un pugnale...era una così cattiva persona per meritarmi un trattamento del genere?
-è proprio una bella arma -
mormorò Oliver arrivando silenziosamente. Strinsi con un po' più di forza il pugnale che avevo in mano. Era abbastanza semplice in verità; la lama era di lucido metallo mentre l'elsa era di legno rosso e su di essa c'era inciso il mio nome, un po' rovinato probabilmente a causa dell'usura, ma ancora leggibile.
-è grazie ad esso che ho trovato il mio nome... -
sussurrai continuando a guardare l'elsa, quelle cinque semplici lettere mi avevano permesso di avere un nome, di essere qualcuno. Era triste, incredibilmente triste e sentivo il peso di ciò che non ricordavo schiacciarmi.
-Non so niente, non so chi io sia, cosa facessi, non so se ho un padre o magari un marito o un figlio, non so niente...se non che mi chiamo Talia -
continuai lottando contro le lacrime. Quello che sapevo era che mi dava fastidio piangere in pubblico e sapevo di essere forte, molto. La notte scorsa avevo incontrato due uomini incappucciati, uno era vestito di verde e uno di rosso, ed ero riuscita a metterli al tappeto. Non avevo idea di quello che facevo, il mio corpo si era mosso da solo ed era sinuoso, elegante e mortale.
-Voi...voi mi conoscete? Sapete chi sono? -
domandai guardando speranzosa gli occhi chiari di Oliver. Era stato un gesto gentile il suo, un gesto inusuale da parte di uno sconosciuto. Avevo vagato tre giorni per quella che avevo imparato essere Starling City e nessuno mi aveva aiutato, tutti mi guardavano con semplice disgusto dipinto sul volto. Eppure il viso di Oliver si contrasse e la sua bocca si aprì leggermente e sembrò dover dire qualcosa per poi ripensarci. I suoi occhi sembravano volermi sfuggire ed erano scuri, tenebrosi.
-No, mi dispiace. Ti ho vista dormire per terra, eri ferita e tremavi così ho pensato di portarti qui -
rispose lui allungato un braccio per riuscire a raggiungere un arco nero. Lo riconoscevo, l'avevo visto la sera prima ed era in mano all'uomo vestito di verde. Istintivamente feci un passo indietro
-Tu sei quello che ieri sera ha cercato di fermarmi...chi sei? -
chiesi preoccupata, ma il velo di curiosità non sfuggì al ragazzo che sorrise, teso
-Io e Roy vigiliamo su questa città. Fermiamo i criminali, cerchiamo di portare pace e giustizia a Starling City -
disse in tono solenne abbassando lo sguardo. Sembrava che un peso fosse calato sulle sue spalla e sulla sua testa e apparve subito cupo e ricurvo.
-Io quindi sono un criminale -
mormorai quasi tra me e me, lo sguardo basso e le mani improvvisamente pesanti. Sentii il fiato cominciare a mancare, mi sembrava quasi di soffocare al pensiero di avere le mani e la coscienza sporche di sangue altrui. Come potevo aver fatto una cosa del genere? Come potevo uccidere una persona? Spezzarla, toglierle la vita?
-No, no... ma rubare è comunque un crimine -
si affrettò a dire Oliver, lo sguardo preoccupato e una sua mano corse verso la mia spalla, sfiorandola solamente con le dita. Sentii delle strane scosse lungo tutta la schiena, era una sensazione strana, probabilmente non ero abituata al contatto con altra gente. Bene, quello poteva aiutarmi nel trovare me stessa.
-Talia vieni, andiamo a trovare qualcosa da metterti e ti faccio vedere un po' l'appartamento -
disse Felicity venendo verso di noi. Sembrava strana e quando si avvicinò anche lo sguardo di Oliver cambiò. Sembrava quasi che tra i due ci fosse imbarazzo, incomprensione.
-Eccomi... -
mormorai alla ragazza bionda posando il pugnale su un tavolo dietro di lei. Per tutti i tre giorni precedenti non mi ero mai separata da lui, quel pugnale era l'unica cosa che apparteneva al mio passato, era l'unico ricordo, e non potevo permettermi di perderlo.
-Ci sono alcuni vestiti di Thea...alcuni ti andranno corti, ma meglio di niente -
sussurrò Oliver, ma noi eravamo già avanti.
 
Felicity sembrava una ragazza solare e aveva sempre un sorriso sulle labbra. I capelli erano legati in una coda ed erano molto chiari e sul naso indossava un paio di occhiali che la facevano sembrare più intelligente e non oscuravano la sua bellezza.
-Tra te e Oliver è successo qualcosa? Sembravate strani prima -
dissi con semplicità, ma notai subito come la pelle della giovane diventò rossa. Probabilmente era un argomento di cui non le piaceva parlare, oppure era qualcosa che la imbarazzava
-No...abbiamo solo idee diverse -
rispose Felicity, chiudendo così l'argomento. Certamente non volevo sembrare impicciona o altro e quelle persone erano le prima che erano state gentili con me, non volevo allontanarle. La giovane camminò fino a che non trovammo una scala e cominciò a salirla poco agilmente, forse a causa della gonna che indossava oppure delle scarpe scomode, ma quando arrivammo sul piano rialzato non potei trattenere un sorriso. Davanti a me si presentò un mobilio spartano, povero, composto da armadio, cassapanca e un letto basso e disfatto. Quel posto sapeva di casa.
-Qui ci sono i vecchi vestiti di Thea...tu sei più alta, ma forse riesci a trovare qualcosa che ti può andare bene -
disse Felicity andando verso l'armadio, aprendolo e scoprendo una marea di vestiti ammassati. Cominciò a guardare dentro, ma la maggior parte delle cose che tirava fuori erano troppo corte o erano gonne che decisamente non facevano per me
-Queste le terremo nel caso di occasioni speciali -
diceva lei, mettendole da una parte. Io la guardavo non capendo a cosa potesse alludere, ma sembrava così impegnata e contenta che mi avrebbe dispiaciuto dirle che quei vestiti non li avrei mai messi.
-Chi è Thea? -
chiesi prendendo in mano una maglia che mi aveva lanciato sul letto Felicity.
-é la sorella di Oliver, ma a lui non piace parlarne -
mormorò Felicity tornando fuori con un paio di jeans chiari. Non sembravano comodi come quello che avevo indosso, ma dovevo ammettere che quel vestito era sporco e fin troppo rotto per poter essere indossato ancora a lungo.
-Direi che dopo la doccia usciamo e andiamo a farci un giro a prendere qualcosa, non puoi vivere con una maglia e un paio di jeans -
disse la bionda scuotendo la testa, quasi fosse una cosa inconcepibile. Sorrisi nel guardarla e poi la seguii verso quello che era il bagno. Felicity mi aiutò a spogliarmi, aiutandomi con i numerosi lacci del vestito che indossavo e mi spiegò dove potevo trovare tutto il necessario per lavarmi
-A tra poco -
mormorò uscendo dal bagno, un sorriso compiaciuto sul volto
-A tra poco... -
sussurrai guardandomi attorno. Non c'era molta luce naturale e il luogo era piccolo, accogliente e con poche cose. Mi sentivo bene e capii che anche casa mia doveva essere simile.
Mi infilai sotto la doccia e notai quanto il mio corpo fosse muscoloso, diverso da quello di Felicity. Le ferite al fianco e alla spalla erano state medicate, ma erano ancora rosse. La sensazione dell'acqua calda sulla testa e sulle spalle era rilassante e non persi presto la cognizione del tempo.
 
Quando fui pronta presi i miei vecchi vestiti e feci tutta la strada a ritroso. L'unica cosa che si poteva salvare del mio vecchio abbigliamento erano gli stivali e il mantello rosso e nero; sapevo che non potevo separarmene.
-Questo dove lo metto? -
chiesi, arrivando di soppiatto senza neanche volerlo. Sia Felicity sia il ragazzo piccolino, Roy, saltarono, spaventati, mentre Oliver sorrideva. Felicity si sporse in avanti e prese il fagotto malconcio
-Lo teniamo, potremmo fare delle analisi per capire dove sei stata -
rispose lei guardando prima la stoffa scura e poi le mie mani. Avevo notato di come fossero conciate; i polpastrelli erano completamente graffiati e quasi consumati, le unghie erano completamente rotte e graffiate e anche le nocche erano screpolate, rosse.
-Cosa hai fatto alle mani? -
chiese posando il fagotto sul tavolo dietro di me prima di prendermi le mani, studiarle. Nonostante passasse il polpastrello sopra le ferite, ciò non mi provocava il minimo dolore. Guardai la ragazza e aprii un paio di volte le labbra, indecisa sul cosa dire, sapevo il perchè di quei segni, eppure facevo fatica a ricordarmelo
-Hai scavato vero? -
si fece avanti Oliver, la voce sicura e le braccia incrociate. Subito nella mia testa apparve nitida un'immagine: ero sdraiata su qualcosa di duro, era tutto buio ed ero al chiuso, le mie mani graffiavano del legno, tiravo pugni e cercavo di liberarmi, di trovare una vita di uscita e alla fine riuscii a fare un buco, ma subito della terra mi cadde addosso e io dovevo continuare a scavare, c'era terra su terra su terra....
-Sì... -
mormorai guardando le mani. Mi avevano seppellita viva. Qualcuno mi voleva uccidere, mi volevano morta. Cosa avevo fatto per meritarmi questo?
-Felicity non dovevate andare a prendere qualcosa? -
chiese Oliver avvicinandosi alla bionda, parlandole sotto voce. Ancora non riuscivo a crederci, mi avevano seppellito viva, mi volevano lasciare morire in quel modo atroce...
-Talia, andiamo -
 
Era la prima volta che la gente non mi guardava con disgusto. Felicity mi stava mostrando la città, ma io guardavo tutto tranne che i monumenti. Guardavo la gente che correva, la gente che portava a spasso i propri cani e guardavo la gente che mi guardava. Era tutto così affascinante, ed erano tutti così diversi! Non c'era nessuno uguale all'altro, era tutto colorato ed enorme...era tutto diverso rispetto al vicolo dove mi ero rifugiata per i tre giorni prima.
-La gente mi guarda -
confessai dopo un po' a Felicity che non riuscì a trattenersi dal ridere. Mi fermai e la guardai. Era più bella quando sorrideva, eppure a me veniva difficile, mi facevano male le labbra come se non fossi abituata.
-é normale Talia...alla gente piace guardare, è curiosa e tu potresti sembrare quasi una straniera -
mi disse lei continuando a camminare provocando un leggero rumore con le sue scarpe alte. La seguii non capendo fino in fondo. Capivo la curiosità perchè anche io lo ero molto, ma alcuni sguardi erano insistenti e alcuni erano particolari, molto profondi.
-Perchè sono una Biancaneve? -
chiesi continuando a guardarla e provocando altro ilarità della bionda. A quanto pare ero brava a far ridere le persone e Felicity sembrava decisamente di un umore più buono rispetto a sta mattina.
-No...Biancaneve è un cartone animato e raccontava di una ragazza dai capelli neri come le ali di corvo, le labbra rosse come una rosa e la pelle bianca come la neve. È una favola che i genitori raccontano di solito alle bambine prima di dormire e, appena ti ho visto, ho notato la somiglianza tra te e Biancaneve -
rispose lei fermandosi a guardare una vetrina. C'erano vestiti lunghi ed eleganti e decisamente adatti a lei.
-Ti piacciono vero? -
chiesi sorridendo un poco, continuando a guardare i vestiti. Erano belli, ma sembravano scomodi e non potevo immaginarmi occasione per metterli. Su uno schermo dietro un vestito c'era un video di una grande sala e la gente danzava ed erano tutti eleganti, molti indossavano questi vestiti lunghi ed eleganti e sembravano così felici
-Veramente succedono cose come quelle? -
domandai rimanendo quasi ipnotizzata. Non avevo idea di quanto io sapessi ballare, ma qualcosa mi diceva che non ero molto portata, anche perchè mai sarei riuscita a indossare scarpe come quelle di Felicity!
-Sì, a Starling City a volte ci sono balli e feste eleganti come quella del video...anzi, tra un mese ce ne sarà una -
rispose, emozionata. Sembrava quasi stesse sognando ad occhi aperti.
-Sarai bellissima -
sussurrai sorridendo appena e guardando per terra. Avevo mai partecipato a balli come quello o indossato vestiti di quel genere? Tutti quei ricordi mi erano stati portati via.
-Ho già rimediato ad Oliver, Roy e a Diggle dei pass per entrare...chiederò anche per te se vuoi -
disse lei, quasi avesse capito il mio stato d'animo. Per un secondo mi immaginai a volteggiare nella sala, ballare con leggerezza come facevano quelle persone la, mi sarebbe piaciuto, ma scossi comunque la testa
-So che non è un posto per me...io non sono così.... -
mi sforzai a dire. Faceva male dirlo ad alta voce, ma era la verità io non appartenevo a balli, grandi sale e bei vestiti, io appartenevo ad una via lurida e umida, ero rifiuto, nient'altro.
 
-Tornate -
annunciò Felicity scendendo le scale che portavano al sotterraneo. Non avevamo preso niente di che, qualche pantalone in più, un paio di felpe e dell'intimo. Io seguivo la bionda tenendo in mano la borsa con i miei pochi acquisti e notai come il sotterraneo fosse più affollato. Si erano infatti aggiunti una ragazza dai capelli chiari e il viso affilato e un uomo massiccio dalla pelle scura.
-Talia loro sono Lauren e Diggle... -
disse Oliver rimanendo comunque dietro il gruppo, in mano il mio pugnale. Mi sforzai di sorridere ai due nuovi arrivati, volevo sembrare cordiale e gentile, ma c'era qualcosa che mi disturbava nel vedere Oliver con in mano quell'arma.
-Ricordi qualcosa di nuovo? -
chiese Oliver sollevando lo sguardo. Tutti rimanevano in silenzio a guardarci, quasi ci fosse qualcosa che non andava
-No... -
risposi e cercai di tornare calma, di non sentire le mani che formicolavano. C'era tensione nell'aria e tutti sembravano aspettarsi qualcosa. Lasciai il sacchetto per terra e andai verso Oliver cercando di prendere il pugnale che lui aveva lasciato un attimo, ma non appena capì le mie intenzioni la sua mano fu veloce a recuperare ciò che era mio
-Lascialo, perfavore -
sussurrai guardandolo negli occhi, allungando il braccio e tenendo la mano aperta, ma lui non mi degnò neanche di uno sguardo e fece per girarsi e andarsene, ma lo afferrai subito per la spalla e ciò fece iniziare tutto. Il suo pugnò destro andò a schiantarsi contro il mio avambraccio e la mia tibia andò contro la sua schiena, facendolo barcollare in avanti. Non aveva idea di come avevo fatto e rimasi basita per pochi secondi perchè Oliver tornò all'attacco. Parai e schivai tutti i colpi finchè non andai a sbattere contro una teca, con le mani cercai qualsiasi tipo di arma, ma non trovai niente che potesse aiutarmi.
-Oliver! -
urlò la ragazza che doveva chiamarsi Laurel, ma lui non si fermò. Il suo braccio mi colpì in pieno stomaco e poi con un calcio dietro al ginocchio mi fece quasi inginocchiare, ma riuscii a reagire con uno sgambetto, facendolo cadere. Subito mi misi a cavalcioni su di lui e parai i primi pugni che tentò di sferrare, ma ormai era a terra, prevedibile.
-Tutto qua? -
chiese Oliver sorridendo e subito dopo sentii un forte colpo alla testa e mi accasciai di lato. Per qualche secondo sentii delle voci sussurrate, lontane. Sembrava che stessero complottando contro qualcuno, ma non riuscivo a capire il senso di quelle parole dette con fretta ed eccitazione e poi un urlo, lungo e straziante seguito da rantoli di dolore...la testa sembrò scoppiare e per qualche istante mi sembrava di essere tornata sotto terra, il fiato che mancava e la cassa di legno chiusa sopra di me, l'ossigeno che cominciava a diventare insufficiente...
-Talia...Talia... -
qualcuno mi stava chiamando, ma non capivo cosa poteva volere, non sentivo...Finchè non aprii gli occhi. Davanti a me trovai un paio di occhi azzurri e un paio di occhi verdi che mi stavano scrutando in maniera preoccupata
-Stai bene? -
chiese Laurel, le labbra sottili sembravano formare una smorfia. Non riuscii a fare altro se non annuire, sentendo così un dolore alla testa.
-Cosa è successo? -
domandai guardando Felicity che mi stava aiutando a mettermi seduta. Mi avevano adagiata sul tavolo di alluminio di quella mattina e sentivo bruciare il collo. Nei sotterranei non c'era nessuno, i costumi e le armi di Oliver e Roy erano spariti
-Te ed Oliver avete cominciato a picchiarvi e poi sei svenuta -
mi ricordò la bionda, spaventata. Era diversa dal pomeriggio, era più cupa, preoccupata, come se avesse paura di me e quello mi faceva contorcere lo stomaco. Felicity era stata gentilissima fin dall'inizio e sapere che adesso aveva paura di me mi rattristava. Forse veramente mi meritavo di rimanere sola, mi meritavo di morire
-Adesso è tutto passato. Roy, Oliver e Diggle sono andati in missione, io devo tornare a casa, ti lascio qui con Laurel finchè gli altri non saranno tornati a casa -
continuò la bionda andando a prendere la sua borsa e un cappotto lungo e pesante. Era chiaro quello che voleva dire; non si fidavano di lasciarmi da sola quindi mi aveva assegnato una balia. Mi sembrò di ricevere un pugno in pieno stomaco, sapevo che non lo stavano facendo con cattiveria o con cattive intenzioni, eppure mi faceva comunque male. Salutammo la ragazza e poi io e Laurel cominciammo a fissarci. Nessuna delle due diceva niente, nessuna delle due aveva niente da dire all'altra
-Dove hai imparato a batterti così? -
chiese infine lei guardandomi. Sentivo il suo sguardo e addosso e non potei fare a meno di alzare un poco le spalle e fissare un punto indefinito sul pavimento
-Non ricordo...io non so cosa faccio, il mio corpo si muove da solo. Non volevo colpire Oliver, eppure l'ho fatto, sembra quasi che mi voglia difendere a tutti i costi -
risposi guardando le mani. Erano così forti che a malapena riuscivo a credere che fossero le mie mani a provocare i lividi che avevo visto sul corpo dell'arciere.
-Oliver è...una persona molto particolare. Non ha avuto un passato semplice ed è segnato dalle perdite. Non voleva farti del male, solo metterti alla prova -
sussurrò la giovane accennando un sorriso, ma nonostante quello non riuscii a sentirmi meno inquieta. Avevo bisogno di spazio, avevo bisogno di stare da sola e pensare a tutto quello che mi era successo in quella giornata.
- Io...mi serve un po' d'aria -
mormorai scendendo dal tavolo con un balzo agile, imboccando subito le scale. Non volevo che mi seguisse, non volevo sentire altre parole o altre scusanti e...forse era stato uno sbaglio rimanere in quel posto.
 
 
 

 

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Capitolo 3
*** Assasins ***


Non c'era stato combattimento, i ladri si arresero facilmente e i spacciatori corsero via non appena videro di non poterci battere. Starling City sembrava una città tranquilla ora. Dopotutto gli abitanti se lo meritavano, si era sofferto molto pochi mesi prima e molti erano morti durante l'attacco dei soldati di Slade Wilson. Sembrava tutto sotto controllo e c'erano solo piccoli delinquenti in giro, eppure qualcosa sembrava muoversi, avevo la sensazione che la pace sarebbe durata ancora poco.
-Roy puoi andare...penso che per sta sera abbiamo finito -
mormorai raccogliendo una pistola da terra
-C'è qualcosa che ti turba Oliver, non sei tranquillo. Si tratta dell'Assassina? -
chiese Roy avvicinandosi, il cappuccio ancora alzato a coprire il volto. A volte mi chiedevo perchè Roy lo facesse; nessuno ci avrebbe mai ringraziato e molti ci odiavano, i criminali cercavano il nostro punto debole per poterci colpire e renderci deboli. Slade Wilson c'era riuscito, conosceva la mia identità e aveva ucciso mia madre e preso in ostaggio mia sorella solo per rendermi inoffensivo, solo per distruggermi.
-Lei è una mina Roy...non puoi mai sapere cosa potrebbe fare e se Ra's venisse a sapere che è qui manderà i suoi Assassini a prenderla e potrebbe decidere di vendicarsi e non solo...non so cosa fare con lei -
risposi guardando in lontananza l'ex edificio della Queen Consolidated. Oltre a tutto quello c'era anche l'incognita del perchè non aveva più memoria. Era stato uno shock emotivo, una semplice botta in testa o c'era dietro qualcosa di molto più grosso? C'era la possibilità che lei tornasse a ricordare oppure no? E perchè era stata seppellita viva? Voleva ucciderla oppure solamente punirla per qualcosa che aveva fatto? La Lega degli Assassini aveva molti nemici, ma erano pochi quelli che potevano anche solo pensare di fronteggiarli, erano allenati, spietati e forti, macchine da guerra perfette. Chi poteva mettersi contro Talia Al Ghul rischiando così di avere addosso l'ira del padre?
-Hai ragione, la sua presenza, la sua memoria...è tutto strano, ma non sa dove andare Oliver, non ha una casa, non ha una famiglia e non ricorda niente del suo passato, cosa dovremmo fare? Lasciarla per strada? -
chiese Roy venendomi davanti e guardandomi dritto negli occhi. Non sapevo cosa fare, ero combattuto. Da un lato sapevo di dover prendere le distanze da Talia, dall'altro sentivo di non poterla abbandonare nuovamente per strada. Non aveva nessuno, come me.
-Non lo so Roy, sta mettendo tutti noi in pericolo -
dissi guardando il giovane. Da quando Talia era arrivata sembrava diverso, più deciso, più riflessivo e avevo notato come guardava ammirato la giovane. Dopotutto era l'impersonificazione di una forza elegante e distruttiva, era sensuale e velenosa e non si accorgeva neanche di esserlo. Roy abbassò lo sguardo e cominciò a camminare verso la sua moto, lasciandomi solo e combattuto.
 
-Laurel! -
chiamai scendendo nel sotterraneo, ma nessuno mi rispose. Per un istante il mio cuore perse un battito e la mia mente creò l'idea che Talia avesse potuto ucciderla. Scesi le scale più velocemente, tranquillizzandomi solo quando vidi il procuratore dormire sulla poltrona. Posai l'arco e la faretra sul tavolo davanti a me, guardandomi intorno alla ricerca di Talia, senza però vederla e notando che anche il suo pugnale era scomparso. Senza svegliare Laurel andai fino al piccolo appartamento in fondo al magazzino e notai che era vuoto, dell'Assassina non c'era traccia e la cosa mi preoccupava. Era una spia di Ra's ed era tutta una finzione?
-Laurel..Laurel...dov'è Talia? -
chiesi scuotendo appena la ragazza che mi guardò con occhi assonnati prima di guardarsi intorno, gli occhi verdi ormai spalancati.
-Era uscita a prendere un po' d'aria e...mi sono addormentata, pensavo fosse tornata... -
rispose lei alzandosi in piedi, ancora stordita dalla sveglia brusca. Involontariamente tirai un pugno sul tavolo e portai una mano ai capelli. Poteva essere ovunque, potevano averla rapita oppure la Lega poteva averla trovata e questo sarebbe stato un guaio
-Oliver io... -
cercò di dire Laurel, ma la fermai subito
-Vado a cercarla -
mormorai imboccando le scale e cominciando a salirle due a due. Dovevo trovarla al più presto, dovevo impedirle di fare sciocchezze oppure impedire alla Lega di trovarla...avrebbe potuto metterci in grossi guai e non potevo permettermelo. Uscii dal Verdant e andai verso la moto. Potevo fare più in fretta così e non avevo idea di dove si fosse cacciata. Cominciai la ronda partendo dal vicolo dove l'avevo trovata, ma una volta arrivato la non trovai nessuno, così ricominciai il giro. Guardai ovunque, cercai in ogni posto, ma non si trovava e non aveva lasciato neanche una traccia. In lontananza potevo notare l'alba e il cielo cominciare a prendere sfumature aranciate. Non avevo molto tempo, dovevo trovarla. Sgasai con la moto e ripartii. Dove sarei andato se fossi stata in lei? Il primo posto sarebbe stato il vicolo, ma avevo già controllato e lei non c'era...dove allora? Avevo controllato anche la via dei negozi dove era stata con Felicity, ma anche quella era deserta. Inchiodai quando vidi una figura scura in lontananza in mezzo ad un parco appena fuori città. Era in piedi, in mezzo al verde. Scesi dalla moto e la raggiunsi, scocciato e decisamente impaziente. Cosa stava facendo in mezzo a quel prato? Voleva scappare? Oppure voleva solo dimostrare di essere un'adolescente ribelle? Più mi avvicinavo più la sua figura diventava nitida. Addosso aveva il mantello da Assassina, il cappuccio era calato sul viso, ma i vestiti che aveva indosso erano quelli di Thea. Mi avvicinavo a passi lunghi, pestando sul terreno
-Cosa credevi di fare? Cosa pensavi di fare? -
urlai quando le fui abbastanza vicino. Nonostante la mia voce ben poco gentile, Talia non si girò, rimaneva immobile, tanto che pensai fosse morta.
-Scappi come se avessi qualcosa da nascondere, allora cosa... -
continuai a parlare, ma dovetti interrompermi poco dopo. Per la prima volta abbassai lo sguardo e guardai quello che la giovane aveva davanti; un mucchio di terriccio fresco. Sentii il fiato mancarmi per qualche secondo. Talia era davanti a quella che doveva essere la sua tomba.
-Che persona dovevo essere per meritarmi una punizione del genere... -
sussurrò l'Assassina, la voce roca e talmente bassa da essere malapena udibile
-Cosa ho fatto? Chi sono? Perchè volevano uccidermi e perchè non sono come tutte le altre ragazze? -
continuò senza distogliere lo sguardo dal mucchio di terra smussata. Potevo vedere il suo corpo rigido, le mani chiuse a pugno e dalle nocche scorticate cominciavano ad uscire rivoli di sangue scuro
-Non capisco... -
mormorò girandosi verso di me rivelando occhi gonfi e pieni di lacrime, occhiaie scure e carnagione pallida, cinerea. Aprì le labbra per qualche secondo, per poi tornare a chiuderle e scuotere appena la testa.
-Non capisco perchè...io forse dovevo rimanere la, sotto terra...dovevo essere cattiva, dovevo aver fatto qualcosa di sbagliato, per forza...per forza... -
singhiozzò portandosi le mani al viso. Non seppi cosa mi spinse verso di lei, ma mi ritrovai ad abbracciarla. Sentivo il suo cuore battere all'impazzata e le sue lacrime cominciarono a bagnare il colletto della giacca. Ero stato duro con lei e avevo subito pensato al peggio, al fatto che ci avesse traditi e che avesse giocato con noi, invece non era così.
-Perchè Oliver? Perchè non sono come Felicity o come Laurel? Perchè sento tutte queste voci nella mia testa? … Perchè mi hanno fatto questo? -
chiese guardandomi negli occhi allungando una mano fino a raggiungere uno zigomo, sfiorandolo quasi con dolcezza e poi il suo corpo divenne sempre più pesante finchè Talia non perse i sensi. Guardai il volto ancora corrucciato, le labbra arricciate e ancora mi diedi dello stupido per averla attaccata in quel modo. Da quando ero diventato così scettico e meschino? Da quando avevo cominciato ad essere così sospettoso?
Ancora una volta guardai la terra vicino ai miei piedi e potevo anche intravedere la bara grazie al buco da dove era uscita la giovane. Era tutto vero, Talia aveva scavato per uscire da una tomba...
Presi la ragazza in braccio e cominciai a tornare verso la moto, maledicendomi per la sua scomodità. Con difficoltà riuscii a metterla davanti a me e subito partii arrivando al capannone quando ormai era mattina. Era la seconda nottata che passavo in bianco. Misi la moto nel piccolo garage insieme a quella di Roy e poi presi nuovamente in braccio Talia, che sembrava non essersi ancora ripresa, e tornai nei sotterranei dove mi stavano aspettando tutti.
-Oliver...Oliver mi dispiace, non dovevo lasciarla andare... -
Laurel fu la prima a parlare, mi venne vicino e guardò la ragazza che avevo tra le braccia probabilmente aspettandosi di vedere una ferita o qualcosa del genere.
-Cosa le è successo? -
chiese Felicity venendomi vicino guardando Talia, posando una mano sulla sua fronte e poi sulla guancia.
-è...crollata -
mormorai guardando per qualche secondo la bionda che sembrava preoccupata per la sorte dell'Assassina. Da quando era arrivata si era presa cura di lei e sembrava subito averla presa in simpatia e la sua preoccupazione sembrava vera
-Un po' di riposo vero le farà bene -
dissi facendomi largo tra tutti andando verso il piccolo appartamento. Salii le scale con difficoltà e poi l'adagiai dolcemente nel letto, tirando su le coperte e subito lei fece una smorfia, agitandosi un poco. Per qualche secondo mi sembrò di vederla aprire gli occhi, ma doveva essere una mia immaginazione. Stavo per tornare indietro quando notai un foglio per terra. Lo raccolsi e cominciai a leggerlo mentre tornavo dagli altri che stavano parlando in maniera abbastanza animata.
-Non sappiamo niente di lei! É piombata qui, sa tutto di noi e sta sera era introvabile...io dico che non c'è da fidarsi di una Assassina, sopratutto se è la figlia di Ra's Al Ghul! -
urlò Diggle avvicinandosi a Felicity che sembrava supportata da Roy
-è una ragazza Diggle...spaventata! A malapena sa il suo nome! -
rispose Felicity tenendogli testa. Sembravamo spaccati; c'era Roy e Felicity da una parte e Diggle e Laurel dall'altra.
-Una ragazza spaventata che potrebbe romperti il collo da un momento all'altro...hai visto come si batte, ha messo al tappeto sia Roy che Oliver due sere fa e ieri pomeriggio è scattata senza motivo...Non possiamo fidarci di lei -
continuò l'uomo appoggiandosi al tavolo guardando in cagnesco l'informatica che non sapeva cosa ribattere. Felicity sapeva che Talia poteva essere pericolosa, l'aveva visto con i suoi occhi, eppure riusciva a fidarsi, le credeva.
-Oliver falli ragionare ti prego...non ci si può fidare, è un'Assassina! Suo padre è Ra's Al Ghul...lo stesso che voleva ucciderti perchè hai protetto Malcolm Merlyn... -
disse Diggle con un moto di stizza della mano e adesso tutta la loro attenzione era su di me. Roy e Felicity mi guardavano speranzosi mentre Diggle e Laurel erano tranquilli, dopotutto io ero il primo a voler tenere al sicuro la mia identità e tutti gli altri.
-Diggle ha ragione...Talia è instabile. Ora che non ha memoria possiamo tenerla sotto controllo, ma potrebbe tornare a ricordare da un momento all'altro e allora sarebbero guai eppure...tutto quello che ci ha detto fino ad ora corrisponde alla verità -
mormorai stringendo con forza il bigliettino che avevo in mano. Potevo ancora sentire i brividi salire lungo la schiena e una strana sensazione mi aveva attanagliato lo stomaco.
-Sta mattina l'ho trovata davanti ad una bara...la sua. È veramente stata seppellita viva e ha veramente scavato per uscire...l'ho trovata che era in uno stato confusionario, non ricorda quello che è successo ne quello chi ha tentato di ucciderla e ho trovato questo nella sua mano, penso l'abbia letto... -
continuai porgendo il foglio ad un'incredula Felicity che allungò la mano titubante
-Qui giace Talia Head, spezzatrice di vite e portatrice di dolore e morte. Che il tuo trapasso sia il più doloroso possibile -
lesse la bionda prima di portarsi una mano alle labbra. Lo sguardo si Roy era fisso sul foglio e sembrava continuare a leggere quelle poche frasi come se non volesse crederci, Laurel aveva la bocca aperta mentre Diggle non sembrava colpito più di tanto
-Dobbiamo ricordarci chi è veramente...non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo cercare di trattarla come...se fosse una ragazza normale -
mormorai guardando l'intero gruppo. Diggle sembrava incredulo a quelle parole
-Oliver è un'assassina dannazione! Ha ucciso tante persone... -
urlò venendomi a qualche centimetro dal viso
-Anche io -
sussurrai guardandolo dritto negli occhi prima di girarmi e andare verso l'appartamento lasciandoli discutere. Avevo preso la mia decisione e quella sarebbe stata. Salii le scale e trovai Talia ancora profondamente addormentata così decisi di sdraiarmi su una poltrona e osservarla. Le parole scritte in quel biglietto continuavano ad aleggiarmi nella testa. Sapevo di cosa era capace la Lega, ma mai avrei pensato che lei avesse tolto così tante vite. Sicuramente lei e Nyssa erano seconde solo a Ra's, ma cosa lo spingeva a mandare le sue figlie invece che dei semplici soldati? Non mi accorsi nemmeno di essermi addormentato, ma quando riaprii gli occhi erano le nove di sera. Mi sembrava di aver riposato solamente un secondo, di aver chiuso gli occhi e basta, invece ero caduto nel sonno più profondo. Mi guardai attorno e notai che Talia aveva gli occhi aperti.
-Ti sei svegliata -
mormorai alzandomi per stirare gli arti indolenziti. Subito Talia girò la testa e i suoi occhi incontrarono i miei. Non c'era più traccia di felicità nel suo volto, c'era il vuoto. Trasalii a quello sguardo e il mio cuore si fermò per un attimo. Avevo già visto quello sguardo, tante volte.
-Sì...ma di la stanno litigando quindi ho pensato sarebbe stato meglio rimanere qua -
sussurrò lei tornando a guardare il soffitto. Alle mie orecchie arrivava poco più di un brusio ed era incredibile come lei invece sembrava sentire perfettamente ciò che stavano dicendo e maledissi gli altri per parlare sempre a voce troppo alta.
-Sta sera ti libero il letto...grazie per tutto ciò che avete fatto per me, ma non penso di poter restare -
continuò Talia alzandosi dal letto. Solo adesso che la vedevo bene notavo quanto allenato fosse il suo fisico; le spalle erano larghe e le braccia muscolose, la vita era stretta e il ventre piatto, le gambe lunghe, affusolate e certamente muscolose. Doveva essersi allenata fin dalla tenera età per avere dei muscoli così definiti e tonici. Il suo destino è sempre stato segnato, non ha mai avuto la possibilità di scegliere una vita diversa e questo rendeva la sua esistenza ulteriormente triste.
-Non ascoltare Diggle...lui ha paura -
dissi avvicinandomi a lei che stava piegando il mantello della Lega. Non potevo non guardare le sue mani, sembrava che i miei occhi finissero sempre la.
-No, lui ha ragione, sono un'assassina, nient'altro -
sussurrò Talia alzandosi e guardandomi negli occhi. C'era comprensione nei suoi occhi e tristezza. Aveva perso tutto.
-Non ha ragione, puoi cambiare Talia, eri un'assassina, prima che tutto ciò accadesse lo eri, ma adesso puoi iniziare una nuova vita, puoi decidere di essere qualcos'altro -
le dissi avvicinandomi a lei che sembrava combattuta. Avevo pensato a lungo a quelle parole perchè era la stessa cosa che ripetevo a me più e più volte durante la ronda e quando consegnavo i criminali a Lance. Non ero più un assassino, avevo scelto di cambiare ed ora ero diventato molto di più, ero cambiato
-Cosa posso fare Oliver? Non ho un lavoro, occupo il tuo letto e non so fare niente se non fare del male -
rispose lei con la tristezza nella voce. Sembrava che niente potesse sollevarla di morale, sembrava che il mondo le fosse caduto addosso, sembrava spezzata.
-Farò un altro letto e Felicity potrebbe aiutarti a trovare un lavoro mentre di notte puoi aiutare noi con la ronda a proteggere la città...puoi cambiare Talia, ma devi volerlo -
mormorai guardandola negli occhi e finalmente vidi indecisione. Sembrava voler accettare, era titubante, ma l'idea sembrava piacerle. Averla in squadra sicuramente mi avrebbe permesso di tenerla sotto d'occhio e la sua forza sarebbe stata utile in diversi casi.
-Si può..provare -
sussurrò alla fine accennando un sorriso timido. Non sembrava abituata a sorridere, ma dopotutto la sua vita non sembrava essere felice. Alzai appena un angolo della bocca e le feci cenno di prendere il mantello, lei subito colse e poi mi seguì rimanendo qualche passo indietro. Man mano che ci avvicinavamo alla stanza sentivo le voci farsi sempre più forti e la parole “assassina” essere ripetuta più e più volte tanto che dovetti girarmi per controllare se Talia mi stesse seguendo. La vidi a testa bassa, trascinava quasi i piedi e stringeva al petto il fagotto nero e rosso. Non appena entrammo tutti si zittirono e solo Felicity e Roy sorrisero nel vedere Talia che ricambiò in maniera quasi dolce
-Ho...proposto a di aiutarci con il nostro lavoro, per cercare di cambiare...vedremo come va -
annunciai guardando dritto negli occhi Diggle che subito contrasse la mascella e i pugni e Talia se ne accorse. Aveva una buona vista e sapeva interpretare bene i segnali del corpo
-Io voglio veramente cambiare...non so cosa facevo prima e neanche perchè, voglio solamente un'occasione -
sussurrò la giovane guardando sopratutto Diggle e Laurel. Neanche lei sembrava entusiasta dell'idea, ma almeno non si dimostrava ostile come l'uomo che non aveva minimamente cambiato espressione facciale
-Bene, vedremo chi ha ragione alla fine...se oggi non vi servo vado da Sara -
disse con cattiveria procurando un brivido lungo le schiene di tutti e subito guardai Laurel che sembrò ancora più turbata. Sara, sua sorella, faceva parte della Lega degli Assassini e l'anno prima aveva cercato di uscirne, ma Nyssa era venuta a riprendersela e alla fine Sara aveva ceduto era tornata con lei a Nanda Parbat..
-Felicity...sta sera abbiamo qualcosa? -
chiesi guardando la bionda che ora aveva gli occhi umidi. Incredibile come un solo nome potesse procurare tutta quella sofferenza. Felicity andò al computer mentre Laurel se ne stava andando senza salutare nessuno
-Niente per adesso...sembra tutto tranquillo -
rispose la bionda ruotando sulla sedia sorridendo a Talia che aveva posato il mantello su un tavolo. Non aveva un'arma con se, ma già sapevo che era un ottimo arciere quindi le avrei prestato uno dei miei archi.
-Allora sei dei nostri -
sentii dire Roy a Talia che aveva sorriso in maniera gentile
-Così sembra -
rispose appoggiandosi al bordo di un tavolo. Era più tranquilla adesso, ma il suo corpo sembrava perennemente all'erta, i muscoli erano tesi e i sensi all'erta.
-Ti va se...ci alleniamo insieme? Mi serve un po' di stimolo per migliorare -
aveva detto il ragazzo quasi in imbarazzo. Difficilmente si vedeva Roy imbarazzato, neanche davanti a mia madre era stato così titubante, forse era dovuto al fatto che Talia non fosse poi così più grande di lui oppure era dovuto al fatto che la rispettava o che aveva timore, non riuscivo a capire
-Perfetto, io devo imparare -
rispose Talia con genuinità. Sembrava talmente disponibile e calma che non riuscivo a vederla come Assassina. Era veramente cambiata solo perchè non aveva più la memoria? O forse l'Assassina era stata solamente forgiata dal padre ed era una facciata che nascondeva una ragazza semplice e gentile? Ancora non lo sapevo, ma ero curioso di scoprirlo
-C'è un inseguimento...un furgone blindato è inseguito da delle auto, ha appena mandato il segnale alla polizia -
disse improvvisamente Felicity, le mani che premevano contro i tasti del computer con velocità
-Cambiatevi -

Note
Buongiorno! Eccomi di nuovo :) 
Volevo ringraziare sia tutte le persone che hanno letto e stanno leggendo, sia quelle che hanno recensito i miei primi due capitoli, rendendomi veramente una persona moooolto felice!! è ancora molto presto per capire come sono andate le cose, ma penso che questo capitolo sia importante per il rapporto Talia/Oliver, qui si vede la somiglianza tra i due e si vede un Oliver differente e molto riflessivo. Spero che vi sia piaciuto! 
Volevo inoltre prendere l'occasione per augurarvi buona Pasqua e buone vacanze!!! (e avviso già che fino al 7 non riuscirò a postare niente causa assenza di internet)
Ancora buone vacanze! un bacio!!

 

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Capitolo 4
*** Four Souls ***


Sentivo il vento contro il viso, freddo, spietato e tagliente, eppure era una sensazione incredibilmente piacevole. Strinsi le braccia intorno alla vita di Oliver e mi nascosi dietro la sua schiena per evitare di essere spazzata via. Sembrava quasi un gioco, ma sapevo che tra poco le cose si sarebbe solamente complicate maggiormente. Il furgone blindato stava ancora cercando di sfuggire e la sua corsa sembrava impazzita e dietro di lui c'erano due macchine che lo inseguivano aspettando il momento opportuno per attaccare. Oliver e Roy stavano guidando le moto quindi sarebbe toccato a me cercare di colpire le gomme delle macchine per fermarle e permettere così al furgone di scappare indisturbato. Sulla mia schiena avevo un arco e delle frecce e Oliver mi aveva detto che, nel momento giusto, avrei saputo cosa fare e avevo imparato a fidarmi di lui. Dopotutto mi aveva difeso davanti ai suoi amici. Oliver sgasò un po' con la moto e cominciai a vedere, in lontananza, due macchine scure
-Pronta? Cerca di mirare le due ruote posteriori -
urlò Oliver che doveva farsi sentire da sotto il casco. Annuii semplicemente e strinsi le gambe intorno alla moto staccando lentamente le braccia dal busto di Oliver. Sapevo che dovevo trovare la stabilità prima di prendere la mira. Dietro di noi c'era Roy, pronto in caso avessi bisogno di aiuto e supporto. Ci stavamo avvicinando sempre di più, potevo distinguere in maniera decisamente più netta la sagoma della macchina e riuscivo già a vedere le ruote. Strinsi ancora di più le gambe intorno alla moto e presi arco e freccia. Oliver stava cercando di essere il più stabile possibile, ma oscillava comunque e questo rendeva un po' più difficoltoso prendere la mira. Il mio corpo sapeva già cosa fare. Incoccai la freccia e portai il pollice all'altezza dello zigomo, feci un respiro e poi lasciai. Subito la macchina cominciò a sbandare e Oliver dovette schivarla in maniera brusca, rischiando di farmi cadere
-La seconda -
urlò lui lasciando Roy ad occuparsi della macchina ormai ferma in mezzo alla strada. Presi la seconda freccia dalla faretra e Oliver cercò di avvicinarsi ancora un po' alla macchina. Avevo preso la mira e stavo quasi per scoccare quando una testa uscì dal finestrino. Il volto dell'uomo era coperto da un passamontagna scuro. Sentii uno sparo e poi un secondo e la moto di Oliver cominciò ad andare a zig zag per cercare di evitare i proiettili. Senza neanche volerlo alzai l'arco e lo puntai contro la persona che ci stava sparando addosso.
-Talia! -
urlò Oliver risvegliandomi da una specie di torpore e abbassai la traiettoria e scoccai. Subito la macchina cominciò a sbandare mentre Oliver frenò bruscamente costringendomi ad aggrapparmi a lui. Guardammo la macchina fare un testa coda. Oliver spense la moto e si tolse il casco guardando la macchina.
-Sono armati, stai attenta -
mi disse prima di scendere dalla moto e prendere il suo arco. Era decisamente diverso dal mio, molto più tecnologico e sicuramente doveva aiutarlo anche nell'essere più preciso. Quello che mi aveva prestato era semplice, non era fatto in legno, ma non era certamente sofisticato come quello che usava lui.
Vidi Oliver andare andare verso il lato sinistro dell'autovettura così decisi di aggirarla andando sul lato destro. Dietro di noi Roy aveva già messo al tappeto il suo obbiettivo e ci stava raggiungendo correndo.
Era incredibile come il cuore stava battendo all'impazzata, sembrava quasi felice, contento di tutta quell'azione e stava pompando adrenalina per tutto il corpo. Riuscii a fare ancora qualche passo prima di trovarmi una pistola puntata contro il petto. I due uomini avevano aspettato l'ultimo momento per uscire così da avere più possibilità di contrattacco. Dall'altro lato della macchina riuscivo a sentire Oliver e l'altro uomo combattere uno contro l'altro.
-Tu... -
mormorò l'uomo davanti a me, la mano che teneva la pistola tremava. Sembrava impaurito, i suoi occhi erano sbarrati e la bocca leggermente aperta.
-...dovevi essere morta! -
urlò prima di sparare. Rimasi immobile, le sue parole mi colpirono come un macigno allo stomaco e neanche sentii il proiettile che mangiò un lembo di pelle. Subito gli fui addosso e lo atterrai e disarmai per poi togliergli il passamontagna. Davanti a me trovai un uomo dai tratti asiatici e una lunga cicatrice sul lato destro del viso. Sentii la testa girarmi un attimo e sembrò quasi di essere trasportata in un'altra dimensione dove mi sentivo pesante, debilitata e debole, dove ero appesa al soffitto tramite delle catene legate ai polsi e quell'uomo arrivava lentamente, sul viso un sorriso soddisfatto e in mano una spada che sapevo avrebbe poi usato sul mio corpo
-Ricordo di te... -
sussurrai sentendo terrore e dolore che esplodevano nella mia testa. Con un colpo di reni l'uomo mi fece cadere e mi sentii come svuotata. Lo vidi correre, ma non avevo la forza di rincorrerlo, nella mia testa sentivo ancora la lama fredda mangiare la pelle e arrivare fino alla carne e la sua risata diventava sempre più forte nella mia testa. Rimasi stesa a terra, davanti a me si alternavano immagini del cielo scuro e immagini di una caverna buia e umida. Stava rischiando di farmi impazzire.
-Uno è scappato, ma sono riuscito a lanciargli un localizzatore, gli altri li portiamo da Lance -
disse Oliver mentre veniva verso di me guardandomi stranito quando mi vide a terra
-Sei ferita? -
chiese Roy allungando una mano per far si che io la prendessi per aiutarmi ad alzarmi. Mi alzai e guardai i due ragazzi prima di scuotere la testa. Il cappuccio sulla testa sembrava pesarmi improvvisamente e tutte le vecchie ferite sembravano essere tornate a sanguinare
-Mi ricordavo di lui...mi torturava...Lui sa qualcosa su di me -
dissi guardandoli in maniera vaga, concentrandomi il più possibile sul ricordo del volto dell'uomo e su quegli sprazzi di memoria ritrovata. Mi stavo avvicinando ad una risposta, stavo ritrovando brandelli di memoria che però ancora non mi portavano da nessuna parte anzi, mi rendevano ancora più confusa
-Domani sera andremo a fargli una visita, ma adesso dobbiamo tornare alla base -
ordinò Oliver girandosi prima che potessi dire qualsiasi altra cosa. Rimasi ferma per ancora qualche secondo e anche Roy si voltò per raggiungere la sua moto.
Ero vicina a scoprire qualcosa sul mio passato, ma avevo paura, se quello che ero non mi sarebbe piaciuto? Se avessi scoperto di essere una persona ancora peggiore? Mi risvegliai da quella specie di torpore solo quando la moto di Oliver si fermò a qualche metro da me, il rombo mi riempì le orecchie. Misi nuovamente via arco e faretra e poi salii sulla moto, stringendomi a lui
-Sei stata brava oggi...non hai ascoltato il tuo istinto, sei già cambiata -
mi disse, il volto coperto dal casco. Non potei trattenermi dal sorridere. Ero cambiata.
 
Alla fine io e Oliver avevamo trovato una soluzione per riuscire a dividerci il suo piccolo appartamento: io avrei dormito nel letto improvvisato che si trovava in un angolo del piano rialzato, mentre lui era tornato a dormire nel suo letto, nonostante ogni sera mi chiedesse di fare a cambio, probabilmente solamente per galanteria. Quello che sembrava non capire era che quel letto improvvisato era la cosa più comoda che mi era capitata, si adattava perfettamente al mio corpo e mi permetteva di scendere dalle scale senza doverlo disturbare. Purtroppo la notte era segnata da incubi, urla e voci che non volevano lasciare la mia testa ed era abbastanza normale che mi svegliassi e andassi a fare un giro per il vecchio magazzino per schiarirmi le idee.
Avevamo sistemato la situazione letto, ma la convivenza non era facile, nessuno dei due era abituato e più volte uno ero entrato nel bagno mentre l'altro era sotto la doccia o si stava cambiando e questo a volte creava un leggero imbarazzo che svaniva nell'arco di qualche minuto.
-Buongiorno -
mormorai guardando Oliver arrivare allungandogli una grossa tazza di caffè. Visto che ero mattiniera avevo imparato a fare il caffè per tutti, così trovavo un modo per impiegare il tempo.
-Buongiorno anche a te -
disse lui sovrappensiero. La sera prima avevamo seguito la pista dell'asiatico, l'avevamo trovato nel suo nascondiglio, morto. Qualcuno ci aveva preceduto e non voleva che lui parlasse. Dovevo ammettere che in quel caso il mio morale era sceso. Avevo visto un'occasione per tornare a riappropriarmi di pezzi di passato, ma questa occasione mi era stata subito tolta.
-Oggi ti alleni ancora con Roy? -
chiese Oliver alzando gli occhi dal giornale che stava leggendo. Sulla prima pagina c'erano le sue ultime imprese; si parlava di due vigilanti mascherati, di me ancora nessuno si era accorto, ma secondo tutti era meglio così.
-No, Felicity mi ha chiesto di andare alle Palmer, forse ha trovato un lavoro semplice che possa svolgere -
risposi entusiasta. Era ormai una settimana che ero a casa di Oliver e volevo cominciare a contribuire nelle spese inizialmente e poi, magari, trovare un appartamento mio. Non mi piaceva tanto la solitudine, però capivo che non potevo rimanere li per sempre.
Per il colloquio mi ero vestita in maniera inusuale per me; avevo addosso una camicetta bianca un poco larga e una gonna nera attillata che arrivava appena sopra al ginocchio e ai piedi avevo un paio di decoltè decisamente molto da Felicity e poco da me.
-Stai bene vestita in questo modo -
disse Oliver dando una sbirciata al mio abbigliamento e subito ad entrambe scoppiò una risata spontanea. Entrambe sapevamo alla perfezione che non ero una ragazza che indossava gonne e tacchi, entrambe sapevamo che stavo mascherando me stessa per piacere agli altri, ma alcune volte era necessario e trovare un lavoro in questo momento era una delle mie priorità.
-Dovresti mentire meglio Oliver -
scherzai barcollando fino ad un appendino dove trovai un cappotto lungo e una borsetta. Felicity aveva appositamente scelto il mio abbigliamento la sera prima e si era raccomandata di non indossare jeans e giacca di pelle, anzi mi aveva minacciata.
-Ci vediamo per pranzo? -
chiesi guardando Oliver, un piede sul gradino. Vidi un angolo della sua bocca sollevarsi e annuì un poco
-Ci vediamo all'uscita -
confermò lui prima di girarsi e andare verso i monitor. Accennai un sorriso e tornai a fare le scale rimanendo stupita da quanto fossero facili farle anche con addosso i tacchi.
 
-Meno male! Avevo paura venissi comunque vestita da...da te -
scherzò Felicity venendomi incontro abbracciandomi in maniera calorosa. Lei indossava uno dei suoi soliti vestiti color pastello che le stavano da incanto, i capelli li teneva raccolti in una coda non troppo severa e gli occhi erano nascosti dai grandi occhiali che però non offuscavano la sua bellezza.
-Dopotutto mi hai minacciata -
le risposi io sorridendole prima di seguirla per il corridoio fino all'ascensore. Nonostante le mie preoccupazioni non mi veniva difficile camminare sui tacchi, forse ero abituata.
-Per cosa dovrei fare il colloquio? -
chiesi curiosa guardando la giovane informatica che si morse il labbro inferiore, come se fosse imbarazzata.
-Segretaria della segretaria...in poche parole la mia segretaria -
ammise lei preoccupata per non so quale motivo. Dal mio canto mi sembrava una buona cosa essere la sua segretaria, lei avrebbe avuto probabilmente più pazienza di molti altri e, nel caso Oliver e roy avessero avuto problemi, sarei potuta scappare senza dover dare troppe spiegazioni.
-Perciò sei già assunta...il lavoro da fare è veramente semplice, devi passarmi le chiamate, mettere in coda le persone nel caso sia già occupata, mandare mail e fax...niente di che -
continuò Felicity provocando il mio terrore. Non avevo idea di cose si mandasse un fax o di cosa fossero le mail e speravo di imparare velocemente a fare il mio lavoro. Non mi piaceva essere un peso, non volevo che Felicity si pentisse o che andasse nei guai a causa mia.
-Perfetto -
risposi guardando le porte dell'ascensore aprirsi. Davanti a me si apriva la città. Guardai stupita fuori e mi avvicinai al vetro fino a sfiorarlo col naso; era stupendo. Vedevo le case, il nostro magazzino, il parco dove mi avevano seppellito e potevo anche individuare il vicolo dove avevo dormito per tre giorni e il market dove avevo cercato di rubare
-Questo sarà il tuo ufficio... -
disse Felicity con uno sguardo soddisfatto dipinto sul volto. Era bellissimo, non avevo neanche le parole per riuscire a spiegarmi, per riuscire a far capire quanto fossi felice
-Fel...avrei bisogno di una mano -
una voce maschile interruppe il filo dei miei pensieri. Mi girai per vedere chi aveva parlato e trovai Diggle, il volto che si trasformò completamente diventando una maschera di cera. Felicity andò da lui e dalla bambina che portava dentro una specie di zaino.
-Ah c'è anche lei... -
continuò con disprezzo palpabile. Subito abbassai lo sguardo e sentii una strana sensazione stringermi lo stomaco e repressi un conato. Non capivo perchè mi odiasse così tanto, era per quello che c'era scritto nella pergamena che avevo trovato quella sera? Non capivo tutta quella cattiveria nei miei confronti.
-Cosa c'è Diggle? Di cosa avevi bisogno? -
chiese Felicity sorridendo alla bambina. Nonostante lei cercò di distrarlo lo sguardo dell'uomo non si spostò da me facendomi sentire a disagio.
-Volevo chiederti se potevi badare a Sara per qualche ora, ma non lascio mia figlia con un'assassina -
spuntò lui e quelle parole non furono che un altro duro colpo allo stomaco. Diggle non fece altro che girare i tacchi e tornare nell'ascensore. Guardai la sua figura sparire sentendomi in colpa, una nullità. Felicity mi venne vicino e posò una mano sulla mia spalla, sfiorando la ferita che mi ero procurata due sere prima.
-Diggle ha bisogno di tempo -
mormorò accennando un sorriso tirato e spento a cui risposi debolmente. Era incredibile come ci volesse ben poco per rovinare una giornata iniziata bene.
 
Scesi le scale lentamente, avevo bisogno di moto per riuscire a scaricare un poco dell'adrenalina che sentivo in corpo. Nella mia testa le parole di Diggle continuavano a rimbalzare provocandomi mal di testa e un leggero senso di nausea. Arrivai al piano terra e trovai Oliver intento a guardarsi intorno, lo sguardo nostalgico e vacuo, perso.
Ieri sera aveva insistito molto per far si che pranzassimo insieme e cominciamo a pensare che non volevano lasciarmi sola, quasi a controllarmi, però non mi dispiaceva e mi piaceva avere un po' di compagnia.
-Eccomi -
mormorai sorridendo e avvicinandomi a lui, un poco imbarazzata visto che avevo lo sguardo di due segretarie addosso.
-Ti prego usciamo da qui -
bisbigliai al suo orecchio prima di incamminarmi decisa verso l'uscita, stando attenta a non sbattere contro le porte girevoli che, già all'andata, mi avevano ingannato.
Non appena uscii dall'edificio tirai una boccata di aria fresca che mi invase dolcemente i polmoni, schiarendomi appena le idee. Mi girai e vidi Oliver dentro le porte girevoli, un sorriso appena accennato sulle labbra e la muscolatura rigida e pronta a scattare. Avevo notato che non si rilassava mai, non abbassava mai la guardia.
-Io ho ben due buoni pasto, non so cosa siano, ma possiamo dividerli -
dissi guardando l'uomo e tenendo ben salda la borsetta che aveva già iniziato a darmi noia. Non capivo come le donne potessero indossare abiti scomodi come quelli che avevo indosso tutti i giorni; la gonna non permetteva molti movimenti e dovevi stare costantemente attenta alle gambe e due bottoni della camicetta continuavano a slacciarsi, lasciando una piacevole vista del seno, per non parlare poi dei tacchi da cui rischiavi di cadere ad ogni passo e alla borsetta che altro non era che un peso ulteriore.
-Perfetto, ti va un trancio di pizza? -
chiese l'arciere cominciando ad incamminarsi verso la via principale di Starling City. Annuii e lo seguii, notando che tanti gli lasciavano occhiate fugaci e molte donne, sopratutto, lo guardavano ammiccando inumidendosi il labbro inferiore con la lingua in pose poco naturali e molto sexy.
-Devi essere abito a Starling, non c'è donna che non ti guarda ammiccando -
mormorai guardandolo negli occhi. Per me tutto era nuovo, tutto era una scoperta e questo sembrava stupire Oliver.
-Qualche anno fa...molti anni fa a dir la verità, amavo le feste, le donne e il bere. Non c'era notte che io passavo a casa sobrio e solo e tutto ciò mi ha creato una certa reputazione decisamente non molto buona. Ovviamente le ragazze venivano da me sopratutto per i soldi, ma non mi interessava prima dell'Isola. Dopo di lei tutto è cambiato e ho capito che le feste, il bere e il sesso occasionale non è niente nella vita -
rispose, gli occhi fissi sulla strada e il corpo che faceva a zig zag tra la gente, ma mai mi lasciava troppo distante e mai mi lasciava indietro, il suo sguardo era sempre fisso su di me, ma la cosa non mi infastidiva più di tanto. Dopo quello che c'era scritto nel biglietto neanche io mi sarei lasciata da sola.
-Eccoci -
mormorò posando una mano sulla mia spalla per indirizzarmi verso l'entrata del piccolo ristorante. Da fuori non gli avresti dato neanche mezza speranza, ma una volta entrati dentro non potevi non rimanere a bocca aperta; il locale era rustico, le pareti in pietra e ai due angoli c'era un camino e la cucina con un grande forno a legna.
-Un tavolo per due -
la voce di Oliver arrivava debole alle mie orecchie talmente ero rimasta incantata da tutto ciò che mi circondava. Mi sembrava tutto familiare, sopratutto il camino, il calore che sembrava bruciarmi la pelle e il vago odore di legna bruciata...Oliver non volle disturbare i miei sogni e mi prese solamente per mano, portandomi lentamente verso un tavolo posto vicino ad una finestra da cui si vedevano tutti i passanti.
-è un posto bellissimo -
sussurrai continuando a guardarmi intorno quasi fossi una bambina. Era così familiare e rustico che mi dava l'impressione di essere a casa. L'arciere ordinò per entrambe e poco dopo davanti a me trovai un bicchiere alto e stretto con dentro un liquido giallo. Lo guardai e alzai appena un sopracciglio, ma poi seguii il suo esempio e portai il boccale alla bocca, bevendo quella strana bevanda dal retrogusto amaro
-è strana -
dissi studiando il contenuto dentro il bicchiere facendo ridere l'uomo davanti a me.
Era incredibile come mi sentissi bene solamente perchè Oliver mi stava trattando come se fossi una ragazza normale.
 
-Grazie per il pranzo, è stato divertente -
dissi ad Oliver fermandomi in mezzo al marciapiede e lui non fece altro che sorridere a alzare le spalle, quasi come se quel pranzo fosse la cosa più semplice del mondo. Sembrava che lui fosse l'unico che capisse veramente quello che mi stava succedendo. Certo anche Roy e Felicity erano stati sempre gentili e mi avevano più volte aiutato, ma a volte mi sembrava che non comprendessero veramente ciò che stava succedendo dentro di me, quel senso di vuoto che sentivo. Oliver invece sì.
-Io mi devo fermare qui...Felicity mi ha detto di aprire un conto in banca dove poi depositeranno il mio stipendio -
mormorai guardando l'edificio alla mia destra, grande ed elegante.
-Perfetto, ci vediamo sta sera a casa allora -
aveva risposto lui guardando in maniera sospettosa la banca, aggrottando le sopracciglia
-A sta sera -
confermai sorridendo cominciando ad incamminarmi verso la banca. Più mi avvicinavo più mi chiedevo cosa c'era la dentro. Era un edificio non troppo alto, ma sembrava molto profondo e riuscivo ad intravedere solo gente vestita bene dietro bianche scrivanie. Felicity mi aveva spiegato cosa dire, ma sicuramente avrei fatto qualche strafalcione e avrei fatto casino.
 
Entrai dentro l'edificio e sentii l'aria mancarmi talmente faceva caldo. Davanti a me si presentavano cinque casse, tutte seguite da una lunga fila di persone più o meno nervose. Fortunatamente non era la che dovevo andare. Mi spostai sulla destra e presi un numerino per poi cercare un posto dove sedermi. La mia fila era decisamente più sparpagliata e tutti quelli che desideravano una consulenza bancaria erano seduti su poltrone di plastica. Molti stavano leggendo, altri usavano il cellulare, ma tutti avevano l'aria affranta
-Pure qui ti trovo... -
bisbigliò una voce alla mia sinistra, una voce familiare e ostile: Diggle. Lo vidi in piedi, in braccio con la bambina che continuava ad agitarsi.
-Mi stai seguendo per caso? -
domandò scocciato, cullando la bambina in maniera nervosa e fin troppo velocemente. Scossi la testa, trovandomi alcune ciocche di capelli in viso che prontamente spostai portandomi all'indietro in modo che poi cadessero dolcemente ai lati del viso. Continuai a guardarlo, il viso tondo e l'espressione severa
-Perchè mi fissi? -
chiese scocciato alzando gli occhi al cielo prima di spostare la bambina sull'altro braccio, ma lei sembrò non gradire e così cominciò a piangere ancora più forte agitando le braccia tozze verso l'aria. Subito Diggle riprese a cullarla con più veemenza facendola piangere ancora di più.
-Posso? Non le farò niente, vorrei solamente riuscire a calmarla... -
domandai guardando la bambina, il volto paonazzo e le braccia e le gambe che continuavano ad agitarsi. L'uomo alzò un sopracciglio scuro squadrandomi dall'alto in basso, la bocca si era trasformata in una specie di smorfia, ma all'ennesimo strillo della figlia cedette
-Prova a farle del male e giuro che ti uccido seduta stante -
minacciò con voce scura e profonda. Non stava scherzando, lo sapevo, eppure non avevo paura di lui, non mi sentivo terrorizzata o spaventata da quelle parole dette con estrema e gratuita durezza. Diggle aspettò ancora qualche secondo prima di prendere Sara in braccio e darmela, gli occhi fissi su di me quasi ad aspettarsi un qualsiasi movimento nocivo per la piccola. Eppure così non fu; presi la bambina e la cullai dolcemente, baciandole la testa che presentava solo qualche accenno di capelli. Ci volle qualche minuto, ma poi Sara si calmò e chiuse gli occhi rossi e si addormentò grazie anche all'aiuto del ciuccio. Il padre mi guardò sorpreso, la bocca un poco aperta.
-Ti...ti assomiglia tanto -
mormorai poggiando la bimba addormentata nella sua carrozzina prima di sentire un rumore forte di schianto provenire da dietro di noi. Non riuscii neanche a girarmi, il volto di Diggle si fece contratto e la sua mano andò alla carrozzina dove prese Sara mentre l'altra si allungò verso la mia. Sentii delle grida forti arrivarmi alle orecchie e poi pianti e spari. Con difficoltà seguii la mano di Diggle che mi portò al riparo dietro a delle sedie, ma qualcosa non andava, mi sentivo affaticata e stanca, muovermi era stato fin troppo dispendioso.

-Oliver...abbiamo bisogno di aiuto... -
mormorò Diggle al cellulare, ma avrebbe potuto urlare che nessuno l'avrebbe sentito. Tutti erano in preda al panico, vedevo la gente piangere e ripararsi dove potevano e nell'atrio c'erano quattro corpi immobili.
-Tieni Sara -
sussurrò Diggle passandomi la bambina che aveva ripreso a piangere. Subito cercai di tranquillizzarla, ma lei continuava a piangere e contorcersi, spaventata da tutti quei rumori forti. Guardai l'uomo prendere una pistola dai pantaloni e caricarla
-No Diggle... -
bisbigliai facendo di no con la testa, sentendola stranamente vuota, leggera. Non poteva rischiare di farlo, poteva rimanere ferito se non peggio e aveva una bambina e una donna che contavano sul suo aiuto
-Lo faccio io...tu hai troppo da perdere -
gli dissi posando una mano sulla canna nera della pistola, distogliendo un attimo la sua attenzione. Gli occhi scuri dell'uomo andarono a incontrare il viso paonazzo di Sara e la sua mano tremò un secondo
-Ho una buona mira...li distraggo e voi uscite, dietro di noi dovrebbe esserci una via di fuga -
continuai girandomi per vedere l'uscita completamente non sorvegliata che si trovava dietro di noi. Con delicatezza gli sfilai la pistola dalla mano e gli diedi Sara che subito strinse il ditone di suo padre. Diggle non fece altro che annuire e cercare gli occhi di tutti quelli vicini a noi che annuirono spaventati. Molti volti erano indecisi...rischiavano a cercare di scappare, ma erano convinti a farlo perchè non volevano diventare corpi immobili come quelli dell'atrio.
-Oliver dovrebbe arrivare a breve....Grazie Talia -
mormorò l'uomo posando una mano sulla mia spalla prima di fare un cenno agli altri. Non appena lui mosse un passo io cominciai a sparare verso gli aggressori. Erano tanti, cinque per la precisione e due erano dentro il bunker della banca, quindi dovevo tenere abbastanza colpi per loro due. Il primo sparo andò a segnò centrando la gamba sinistra di un'aggressore e il secondo fu ferito di striscio mentre il terzo cominciò a spararmi addosso. Subito mi nascosi dietro la poltrone che però mi riparò per poco tempo e fui così costretta a cambiare posto. Ogni passo sembrava però sempre più pesante e anche alzare la pistola cominciava a diventare difficoltoso. Nella banca c'era ancora qualche ostaggio, forse poco più di una decina e da fuori cominciavano a sentirsi sirene. Sentivo un rumore di passi scricchiolare verso di me e così decisi di usare l'ultimo colpo: aspettai che la persona fu abbastanza vicina per sparare a occhi chiusi. Ci fu un rantolo appena accennato e poi un corpo cadde a terra, ma i passi non si fermarono. Avevo finito tutti i colpi e davanti a me ora c'era una persona armata e dal volto coperto. Aveva indosso una tuta nera leggermente strappata sul fianco la dove un mio colpo l'aveva appena colpito. La pistola mi cadde dalla mano e cominciai a strisciare per allontanarmi lasciando a terra una scia di sangue.
-Quanto durerai ancora? -
chiese l'uomo avvicinandosi lentamente, la pistola sempre puntata verso la mia testa. Mi guardai attorno cercando qualsiasi cosa potessi usare per proteggermi o attaccare, ma non c'era niente se non sedie che erano però troppo pesanti da sollevare.
-Roger abbiamo preso tutto! Andiamo! -
urlò una donna proveniente dall'atrio della banca. Era incredibile come non sentissi dolore, ma solo indolenzimento e stanchezza. Posai una mano sullo stomaco e sentii il sangue bagnare la mano, renderla viscosa e calda. La camicia si era già attaccata alla pelle ed era diventata ormai rossa la dove il proiettile si era conficcato nel mio stomaco.
-Voglio vedere prima questa puttanella morire... -
mormorò l'uomo abbassandosi sulle ginocchia e posare una mano sul polpaccio, stringendolo con forza. Volevo fare qualcosa, volevo allontanare quella mano e puntare una lama sul collo di quell'uomo e poi sentire la mia mano sporca del suo sangue. Quei pensieri mi spaventarono, eppure non riuscivo a pensare ad altro, non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine della lama che affondava nella pelle sottile della sua gola. Stavo quasi per buttarmi sul suo corpo nel disperato tentativo di afferrare la sua arma quando sentii un rumore familiare; il sibilo di una freccia. Sorrisi appena quando vidi l'uomo guardarsi intorno e poi cadere a terra dopo che una freccia si era illuminata sulla sua gamba.
-Uscite! Tutti! -
urlò una voce meccanica e in quel momento sentii un rumore assordante si scarpe, tutti correvano velocemente e immaginavo che quasi si calpestassero gli uni gli altri per riuscire ad uscire per primi e allora chiesi l'ultimo sforzo al mio corpo. Mi alzai aiutandomi con le sedie e guardai Oliver abbassarsi sui corpi immobili delle quattro persone stese nell'atrio. Erano morte. Non ero riuscita a salvarle.
Fu allora che il mio corpo cedette e caddi a terra, la vista si offuscò per qualche secondo e poi due braccia mi sollevarono ancora una volta e i miei occhi incrociarono quelli di Oliver
-Andrò tutto bene... -
mormorò lui camminando velocemente verso un'uscita secondaria della banca. Quattro persone erano morte, quattro anime non ero riuscita a salvare, non ero riuscita ad impedirlo...non ero stata abbastanza forte.


Note:
Buongiorno! Eccomi, un pò più riposata e ingrassata di pima! :) Spero che anche per voi la Pasqua sia andata bene! Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito questi pochi capitoli e spero che quest'ultimo non vi deluda!
Che dire, non sono brava in queste cose....Spero che vi piaccia! Un bacione!!!
 

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Capitolo 5
*** Take a chance ***


Avevo ricevuto la telefonata prima di Diggle e poi di Felicity, la voce preoccupata e acuta che mi diceva che c'era una rapina in una banca e i rapinatori non erano altro che folli a cui piaceva sparare e a terra c'erano già quattro persone. Avevo lasciato Talia dentro quella banca solamente cinque minuti prima e l'idea che sia lei che Diggle fossero la dentro non mi piaceva per niente; entrambe erano fin troppo impulsivi e Diggle aveva con se anche Sara, poteva benissimo smettere di pensare lucidamente e cercare di proteggere solo la piccola.
Cercai un posto tranquillo dove potermi cambiare e poi tornai indietro nascondendomi grazie all'ombra dei palazzi. Ero abbastanza vicino quando sentii degli spari. Cosa era successo? Avevano deciso di far fuori qualche ostaggio oppure era solamente partito un colpo ad uno dei rapinatori? O era successo qualcosa di peggio tipo che qualcuno aveva risposto al fuoco? Corsi ancora più velocemente e rimasi stupito nel vedere della gente uscire dal retro della banca. Guardai la folla, erano forse una quindicina di persone o poco più e tra esse vidi anche Diggle con Sara tra le braccia
-Diggle! -
chiamai e subito l'uomo corse verso di me, la piccola Sara strillava e si agitava tra le braccia muscolose del padre.
-Cosa è successo? -
domandai guardando l'uomo che aveva il fiato corto. Diggle era stato in guerra e il più delle volte mi aveva seguito in missione, anche in quelle più pericolose, ed era sempre stato fermo e deciso eppure questa volta sembrava provato, turbato
-Sono entrati e hanno sparato dentro la banca...sono già morti in quattro Oliver. Talia adesso è riuscita a farci uscire distraendoli, ma non ricordi quanti colpi ci fossero nella pistola -
mormorò Diggle, le braccia che serravano sua figlia sembravano ermetiche. In lontananza cominciavo a sentire le sirene della polizia e dell'ambulanza diventare sempre più vicine. Avevo poco tempo, non potevo rischiare che la polizia complicasse tutto. Talia era ancora dentro. Quella era l'unica informazione che riuscii ad assimilare. Cosa le era passato per la testa? Sarebbe potuta uscire anche lei insieme agli altri ostaggi, invece aveva deciso di rimanere in quel posto decisamente poco sicuro.
-Oliver portala a casa...Lei ci ha salvato -
sussurrò Diggle guardando la bimba che aveva tra le braccia. Non potei far altro che annuire ed entrare dentro l'edificio.
 
-Andrà tutto bene... -
continuavo a ripetere a Talia, il corpo tra le mie braccia era rigido, il petto della giovane si alzava e si abbassava lentamente e la camicetta che aveva indosso ormai era diventata rossa per via del sangue perso.
Ero entrato dentro l'edificio e subito avevo notato i cinque corpi a terra; uno rapinatore aveva una pallottola nella gamba mentre gli altri quattro innocenti erano morti sul colpo. Riuscii a neutralizzare tre uomini e con lo sguardo cercavo la donna che però non riuscivo a vedere. Perchè non era uscita dal suo nascondiglio? Un rumore e un corpo che si accasciava dietro delle sedie ormai ridotte a brandelli. Mi sembrava di avere il cuore il gola, ogni passo sembrava più pesante finchè non la vidi. Era appoggiata ad una colonna quasi incosciente, la camicia macchiata di rosso. Era per questo che non era uscita con gli altri, sapeva che non ce l'avrebbe fatta e sarebbe stata solamente un peso per gli ostaggi quindi era rimasta dentro e aveva creduto in me, aveva aspettato il mio arrivo...
-Manca poco... -
sussurrai guardando la chiazza di sangue allargarsi ulteriormente. Doveva essere stata colpita diversi minuti fa eppure era riuscita a colpire due dei rapinatori. La sentii sussurrare qualcosa e poi spalancò gli occhi che andarono a conficcarsi nei miei, ma erano vuoti e spenti, niente a che vedere con quelli gioiosi e curiosi di stamattina. Non appena arrivai nel vicolo del Verdant arrivò Roy, in mano una pezzuola e subito andò a tamponare la ferita.
-Felicity è giù che ci aspetta...ha già pronta una flebo e una sacca di sangue -
disse il ragazzo che continuò a tener premuto il pezzo di stoffa contro la ferita della giovane che continuava a tenere gli occhi aperti. Non avevo idea se vedesse qualcosa, ma quegli occhi cominciavano a mettermi un po' di terrore, sembrava così morti...Scendemmo velocemente le scale che portavano al sotterraneo e Felicity ci indicò subito il tavolo dove potevamo adagiarla. Talia sospirò nel sentire il freddo non appena la posammo sul tavolo e subito cercò di dibattersi, cercando di allontanare tutti da lei, ma Felicity le iniettò un sedativo che nell'arco di pochi minuti la fece calmare.
-Oliver sei capace? -
chiese la bionda slacciando la camicia di Talia ormai zuppa di sangue. Guardai la ferita e notai che il proiettile si trovava ancora dentro la ferita. Doveva essere sicuramente un colpo sparato a caso perchè non aveva intoccato nessun organo vitale, anche se per poco. Talia si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato ed era stata una fortuna che fossimo riusciti a portarla fin qui. Aveva perso molto sangue, eppure sembrava quasi cosciente, sembrava in grado di capire quello che dicevamo e aveva avuto la lucidità per sparare e poi cercare di proteggersi. Che allenamenti aveva subito per riuscire a sopportare cosi tanto il dolore?
-No...cominciamo con la trasfusione... -
mormorai prendendo la sacca di sangue e mettendole il laccio emostatico, perforando poi il sottile strato di pelle per raggiungere la vena.
-Posso farlo io... -
una voce appena sussurrata che proveniva dalle scale. Diggle. Lo guardai e non potei far altro se non annuire e allontanarmi dal corpo di Talia, ora immobile.
 
Diggle ci mise un po' di tempo per riuscire ad estrarre il proiettile e le schegge che esso aveva lasciato dietro. Aveva pulito la ferita e l'aveva saturata e fasciata infine. Noi avevamo dovuto cambiare due sacche di sangue e Fel aveva iniziato a pulire il pavimento del sotterraneo e poi quello del Verdant e della strada mentre io avevo cominciato a pulire il postumo, un poco imbrattato.
-Grazie per quello che hai fatto...so cosa voglia dire per te -
dissi a Diggle, fisso a guardare gli schermi dove c'era il video della sparatoria. Talia era stata ferita da un proiettile vagante sparato all'inizio della rapina e aveva comunque deciso di rimanere dentro per salvare la vita degli altri.
-Lei ha salvato me e mia figlia...se fossi rimasto dentro probabilmente non riuscire a vedere questo... -
mormorò l'uomo guardando Sara dormire beatamente nella sua culla, il ciuccio in bocca e le mani strette a pugno. Sorrisi nel vederla chiedendomi se mai avrei avuto la stessa opportunità; quella di vedere mia figlia dormire, o sorridere, o chiamarmi “papà”. Sarei riuscito a farmi una vita al di fuori della maschera? Un sospiro ci fece giare e vedemmo Talia mezza seduta che si guardava intorno, lo sguardo perso. Subito le fui incontro e presi ad accarezzare i capelli per tranquillizzarla
-Sei qui...va tutto bene ora -
la tranquillizzai e quasi persi un battito quando lei mi guardò con occhi sgranati e spaventati per poi abbracciarmi con forza. Sorrisi e la lasciai fare, notando come non aveva perso la sua forza neanche da ferita. Non appena Felicity e Roy si accorsero che Talia era sveglia le andarono incontro. Fel aveva gli occhi leggermente lucidi e la baciò sulle guance tenendola stretta a se mentre Roy si lasciò andare solamente ad un sorriso rassicurante e le sfiorò i capelli.
Sembrava felice, sorrideva e aveva gli occhi leggermente lucidi. Nonostante cercassi di trattenermi non riuscii a non abbassare lo sguardo fino a scorgere due seni alti, sodi e piccoli. Diventai rosso in viso e spostai lo sguardo appena mi resi conto di quello che stavo osservando
-Talia... -
chiamò Diggle avvicinandosi fino al tavolo. Il volto della giovane divenne cupo, quasi si aspettasse un rimprovero. Tutto il suo corpo sembrò farsi piccolo e lei si spostò sul lato del tavolo quasi rischiando di cadere
-Grazie per quello che hai fatto...Sara sta bene e io ho capito di aver sbagliato ad avere quei pregiudizi verso di te... ora so che posso fidarti e lascerei volentieri Sara nelle tue mani perchè so che è uno dei posti più sicuri che conosca -
mormorò l'uomo e le parole non sembravano sputate, no, sembrava quasi lo dicesse con estrema sincerità e di questo la giovane se ne accorse e si aprì in un sorriso dolce e gentile che ormai le avevo associato. Ci fu un trambusto e Laurel scese le scale velocemente, sorridendo solo quando vide Talia sveglia.
-Sono arrivata appena ho potuto...c'è un gran trambusto al commissariato e molta gente ha parlato di una giovane donna che li ha salvati... -
disse la giovane sorridendo a Talia che però sembrava ancora intimidita da Laurel, anche se non conoscevo il motivo per cui doveva esserlo. Guardai Talia aprire e chiudere le labbra più volte, quasi a dire qualcosa, ma tutto il trambusto che c'era intorno a noi non le permetteva di dire niente.
-Cosa c'è? -
domandai alla giovane e tornò a fissarmi con quegli occhi penetranti. Anche Nyssa aveva uno sguardo simile, sembrava poterti vedere dentro l'anima e scovare i tuoi peggiori incubi.
-Vorrei solamente...andare a letto -
dichiarò la giovane accennando un sorriso stanco a cui non potei far altro se non sorridere di rimando per poi prenderla in braccio e cominciare a portarla verso l'appartamento. Talia posò la testa sul mio petto e portò le braccia intorno al collo, stringendomi appena. Era strano, quel contatto sembrava stranamente intimo eppure non mi disturbava, anzi, mi piaceva sentire il peso della sua testa sul mio petto. Ogni tanto vedevo qualche smorfia di dolore, ma nessun gemito e nessun rumore, l'unica cosa che disse è che non voleva rubarmi il letto un'altra volta.
-Ci mancherebbe che dormi sul pavimento..per sta notte andrà bene così, tu devi riposarti e metterti in senso presto -
risposi a lei che subito andò a coprirsi con le coperte. Tornai subito al covo e notai l'assenza di Diggle e della carrozzina di Sara e inoltre una voce lontana cominciava ad arrivarmi alle orecchie. Era un telegiornale e una donna stava raccontando di quello che era successo nel primo pomeriggio, stava dicendo l'identità dei tre criminali presi e dei quattro morti e poi qualche testimone stava raccontando di una ragazza misteriosa che li aveva salvati
-Sarebbe meglio che nessuno sapesse di Talia, la Lega è sempre in ascolto -
disse Roy guadando gli schermi del computer. Aveva ragione, se la sua identità veniva svelata potevamo ritrovarci con la Lega addosso, ma fortunatamente i testimoni parlavano solo di una giovane dai capelli neri e molto bella e a Starling City c'erano molte ragazze che corrispondevano a quella descrizione fisica.
-Io devo tornare al lavoro -
disse all'improvviso Felicity alzandosi di fretta, salutandoci con un cenno della mano e poi sparire dal sotterraneo. Sia io che Roy sospirammo un poco e poi cominciammo a lucidare e a fare punte di frecce. Quella giornata era già stata stressante e non eravamo neanche arrivati alla sera.
 
Quella notte non c'era nessun pericolo, nessuna rapina e neanche spacciatori per le strade. La polizia faceva ronde di continuo per riuscire a trovare i due criminali fuggiti e nessuno osava addentrarsi per le strade.
-Vado a fare una ronda...almeno faccio qualcosa -
mormorò Roy prendendo le chiavi della moto per poi uscire con decisione dai sotterranei. Era incredibile come a volte il sotterraneo fosse silenzioso. Felicity era uscita col suo nuovo fidanzato Ray Palmer, Diggle era a casa con Sara e Lyla.
-Siamo rimasti soli? -
chiese Talia camminando lentamente verso di me. Non indossava ancora la maglia, aveva solo un reggiseno sportivo e tutta la pancia era fasciata. Camminava ancora lentamente e ogni tanto accennava una smorfia di dolore, ma sembrava stare decisamente meglio rispetto a qualche ora fa e, quando le avevo guardato la ferita per disinfettarla, avevo notato che per tre quarti era già rimarginata, una cosa a dir poco incredibile e molto strana.
-Sì, tutti avevano qualcosa da fare -
dissi guardando la sua schiena muscolosa e il tatuaggio che spuntava dalle sue spalle. Non riuscivo a capire bene cosa fosse, ma era sicuramente molto grosso. Talia camminò fino alla teca dove c'erano delle armi e cominciò a guardarle, sfiorandole con decisione e nostalgia. Non riuscivo mai a capire cosa le passava per la mente e questa cosa mi affascinava, mi intrigava la continua scoperta.
-Il tatuaggio...cos'è? -
chiesi guardandola sedersi su una sedia e cominciare a giocarci girando intorno
-Sono due ali...ma non ricordo perchè me le sono fatte tatuare -
rispose lei con sincerità sfiorando una piccola cicatrice che aveva sul braccio. Sorrisi nel guardarla e notai che lei cercava di sfuggire al mio sguardo
-é successo qualcosa? -
domandai guardandola e notando solo ora la presenza di un braccialetto in stoffa molto semplice e di tutti i colori. Era pensierosa e continuava a giocare con quel pezzo di stoffa facendolo ruotare nel suo polso.
-Solo pensieri...Stavo pensando a come mi era venuto semplice tenere Sara tra le braccia, sapevo esattamente cosa fare, sapevo come comportarmi e questo mi fa pensare che forse potrei avere un figlio che sta pensando che l'ho abbandonato o peggio -
mormorò Talia, la voce che esprimeva tutto il dolore che provava. Non doveva essere facile non avere memoria di se e Talia stava comunque dimostrando molta forza e stava cercando di ricostruirsi una vita, anche se vedevo che a volte si tratteneva e si sforzava di fermare la mano armata.
-Non penso Talia...sembri veramente tanto giovane per avere un figlio. Magari hai un nipote o qualche coppia che tu conosci ha un bambino...ci sono tante possibilità -
le dissi sorridendole, ma neanche le mie parole riuscirono a farla calmare e sembrava che ci fosse qualcos'altro che la turbasse.
-Ho sognato un...bambino, cinque o sei anni. I capelli sono neri e lo vedo scappare, correre via da me terrorizzato. Intorno a me ci sono mantelli che volano e gente che urla, una donna sopratutto...sento le sue urla che mi perforano la testa e poi c'è tanto sangue...E poi vedo di nuovo il bambino, degli uomini lo stanno tenendo e lo stanno trascinando verso di me, si aspettano che io faccia qualcosa che non voglio, si aspettano che io lo uccida... -
la voce di Talia era poco più di un sussurro, lo sguardo era perso davanti a se e potevo immaginare che stava rivivendo ancora una volta tutta la scena che mi stava raccontando
-Mi rifiuto e urlo di liberarlo, ma non mi ascoltano e poi lo vedo cadere a terra, morto. Non sono riuscita a impedire agli uomini di ucciderlo, non sono riuscita a salvare lui come non sono riuscita a salvare le quattro persone che sono morte in quella banca -
continuò la giovane, il viso pallido e gli occhi rossi per il pianto, eppure la sua espressione era arrabbiata e tesa, la mascella era contratta e le mani erano chiuse a pugno tanto che le nocche si erano sbiancate e riuscivo addirittura a vedere le cicatrici dovuto allo scavare per uscire dalla bara dove l'avevano rinchiuso. Lei aveva disubbidito agli ordini di Ra's, aveva cercato di salvare quel bambino. Forse era stato il suo stesso padre a rinchiuderla dentro una bara. Mi avvicinai a lei e mi piegai sulle ginocchia prendendole le mani
-Hai fatto tutto ciò che potevi per salvarlo... -
le dissi guardandola negli occhi e stringendo le sue mani con forza. Non volevo che lei si sentisse in questo modo, non era colpa sua, era colpa di Ra's e della Lega, loro le avevano insegnato a vivere in quel modo e lei aveva conosciuto solo quella maniera di vivere, aveva conosciuto solo sangue e odio, le avevano avvelenato l'anima e questo mi faceva salire una strana rabbia in corpo, una rabbia difficile da reprimere.
-Ma non l'ho salvato...è questo quello che conta -
mormorò Talia guardandomi dritto negli occhi. La consapevolezza che provava sembrava schiacciarmi. Se avesse scoperto la sua vera identità cosa sarebbe successo? Se già solo questo sembrava tormentarla, scoprire che era una delle eredi della Lega degli Assassini cosa avrebbe significato?
-Io non sono riuscito a salvare tante vite; non sono riuscito a salvare quella di mia madre e di mio padre, non sono riuscito a salvare i morti del terremoto, non sono riuscito a salvare neanche la donna che amavo...per molto tempo mi sono portato addosso questo peso. Non è facile e porterò per sempre con me la loro memoria, ma ho capito che devo lasciarli andare...non posso rimanere ancorato al passato altrimenti non andrò mai più avanti e lo capirai anche te -
le dissi guardandola negli occhi vedendo forse un po' di pace nel suo sguardo. Talia accennò un sorriso, ma sapevo che la strada sarebbe stata ancora lunga
-é bello avere qualcuno...come me, è bello avere qualcuno che mi capisce -
mormorò alla fine attirando la mia attenzione. Più di una volta mi era passato in mente che eravamo simili, che avevamo provato le stesse cose e che entrambe eravamo combattuti, che entrambe eravamo dannati e questi pensieri si erano fatti sempre più vividi, si erano fatti sempre più forti fino a che pensai che forse Talia sarebbe stata l'unica donna che mi avrebbe capito, l'unica donna che mi avrebbe supportato. Fu spinto da un pensiero del genere che mi avventai sulle sue labbra in maniera quasi famelica e lei ricambiò il bacio con dolcezza. Portai una mano alla sua nuca e intrecciai le dita nei suoi capelli avvicinandola ancora di più a me. Sembrava tutto un incantesimo perfetto che però si spezzò presto. Talia si alzò in piedi di fretta, sembrava sconvolta e solo in quel momento capii cosa avevo fatto. Cosa mi stava succedendo? Non ero mai stato così precipitoso con una donna da quando ero tornato dall'isola, non ero mai stato così stupido...
-Scusami... -
sussurrai guardandola. Talia sembrava turbata e continuava a guardarmi in maniera quasi enigmatica. Tornai a guardarla e l'impulso di tornare da lei e baciarla nuovamente era incredibilmente forte, ma dovevo trattenermi, non era me fare queste cose perchè io ero calmo, riflessivo e poi la conoscevo da due settimane a malapena, non potevo lasciarmi trascinare così dagli eventi, non potevo lasciare che i sentimenti che a lungo avevo represso ora tornassero a controllarmi. Eppure mi sentivo attratto da una forza inspiegabile, mi sembrava che fosse una calamita, ma cosa mi attirava di lei ancora non riuscivo a riconoscerlo...forse quella forza nel cambiare e andare avanti, oppure la dolcezza e l'ingenuità che sembravano contraddistinguerla oppure la consapevolezza che lei era come me, lei aveva ucciso, lei era ormai corrotta...come me
-Io...vado -
disse Talia camminando verso l'appartamento, le labbra e le gote rosse e un'espressione strana in viso. Sembrava stordita e sbalordita, ma allo stesso tempo quasi compiaciuta. Guardai la sua figura allontanarsi e mi diedi dello stupido più volte. Cosa diavolo mi era passato per la testa? Cosa stavo pensando in quel momento? Conoscevo Talia da due settimane e di lei sapevo solo che era la figlia di Ra's Al Ghul e che, nella sua breve vita, aveva ucciso così tante persone da perderne il conto. Cosa mi aveva spinto da baciarla? La mancanza di una figura femminile al fianco? Oppure il fatto che lei fosse simile a me? Che lei potesse capirmi?
Guardai la figura ancora lontana di Talia e scossi la testa, dovevo essere impazzito oppure...oppure stava iniziando un problema.


Note:
Buongiorno! Ecco qui un nuovo capitolo :) Spero che anche questo vi piaccia! é stato un pò complicato da scrivere, non sapevo se fosse giusto metterlo adesso, ma ho deciso di rischiare e mi scuso già se lo troverete troppo affrettato!
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la storia e tutti coloro che la mettono tra preferite/seguite/ricordate e anche chi perde qualche minuto a recensirla dandomi congili o scrivendo semplici apprezzamenti, grazie veramente di cuore!
Il prossimo capitolo penso di pubblicarlo lunedì :) Faccio un pò di pausa così da non arrivare più avanti con l'acqua alla gola xD
Ci si legge!!!
Un bacione!

 

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Capitolo 6
*** Party - One month later ***


Guardai Roy e Oliver prepararsi per il grande party con un pizzico di invidia. Ero seduta su un tavolo con le gambe penzolanti e i vestiti che indossavo non erano neanche minimamente eleganti come quelli che stavano indossando i due uomini. Era arrivato il giorno del party che Ray Palmer, il fidanzato di Felicity, aveva indetto per beneficenza e non era un party normale. Ci sarebbe stata un'asta molto particolare; uomini e donne avrebbero prima fatto una concorso e i dieci vincitori totali si sarebbero poi messi a disposizione del pubblico che avrebbe indetto un'asta e il vincitore avrebbe vinto un bacio e una cena. Era sicuramente un modo carino e originale per tirare su qualche soldo, ma dubitavo che i più anziani e puritani l'avrebbero visto di buon occhio.
-Entrambe farete una figura impeccabile -
dissi saltando giù agilmente dal tavolo per andare a sistemare la cravatta di Oliver che era leggermente storta. Dopo il bacio di un mese prima non c'era più stata nessuna pazzia, l'imbarazzo era scemato velocemente e avevamo ricominciato a trattarci come se niente fosse mai accaduto
-Grazie -
mormorò lui infilando la giacca nera. Era nervoso, non gli piacevano queste cose, ma sembrava comunque contento di partecipare ad un evento di beneficenza. Roy era ancora più nervoso di lui, mi aveva raccontato che lui arrivava dal quartiere più povero di Starling City e quindi non era abituato a tutto lo sfarzo e al parlare elegante e ancora non ci aveva fatto l'abitudine.
-Mi raccomando tirate su un po' di soldi -
scherzai guardandoli pronti ad andarsene. Felicity mi aveva chiesto se volevo andare con loro, ma avevo rifiutato perchè sapevo di stonare, di non essere adatta a feste e vestiti eleganti.
-Sicura che possiamo lasciarti qui da sola e che non vuoi compagnia? -
chiese Roy, talmente teso da continuare a muovere e aggiustarsi la cravatta che sembrava stringergli il collo. Non feci altro che annuire a tutte le loro raccomandazioni e poi intimargli di andare perchè altrimenti avrebbero fatto tardi e, in cinque minuti, rimasi completamente sola.
Raramente mi lasciavano sola dentro il sotterraneo e adesso potevo vedere quanto fosse triste stare in quel posto senza nessuno del gruppo. Avevo chiesto a Diggle se potevo fare da baby sitter a Sara, ma lui mi aveva detto che avevano deciso di portare anche lei al party così da farla vedere anche a Ray che più e più volte chiedeva di lei e anche Laurel era stata invitata come procuratore delegato quindi ero rimasta completamente sola.
Mi avvicinai alla salmon ladder e la guardai. A volte io e Oliver ci sfidavamo e vinceva puntualmente lui quindi mi sarei allenata un poco. Posai la mano sulla pancia e sentii la nuova cicatrice che mi ero procurata; era stata una guarigione lunga, ma ormai non era rimasto niente se non il segno bianco e tondo del proiettile. Feci un salto e arrivai alla sbarra e stavo quasi per salire di un gradino quando qualcuno aprì la porta velocemente. Subito tornai a terra e presi una freccia al volo pronta a scagliarla, ma davanti a me trovai solamente Felicity, i capelli le cadevano dolci sulle spalle, aveva lasciato gli occhiali a casa e truccato più pesantemente gli occhi che sembravano zaffiri preziosi e le labbra erano verniciate di rosso.
-Sei bellissima Fel! -
dissi andandole incontro abbracciandola delicatamente per non sgualcire il vestito blu che aveva indosso. Era semplice, lungo, morbido e sulla schiena aveva una scollatura geometria molto elegante
-Cosa ci fai qui? Dovresti essere già alla festa -
le chiesi guardandola nuovamente e notando che era un po' traballante a causa di tacchi fin troppo alti, ma neanche con l'aiuto di quelli riusciva a superarmi in altezza. Era proprio il suo essere minuta che le conferiva tutta la grazia.
-Non potevo andare senza la mia segretaria -
obbiettò lei cominciando a camminare barcollando fino all'appartamento. Davanti alle scale si tolse le scarpe e cominciò a salire le scale in maniera frettolosa trascinandosi una borsetta fin troppo piena.
-Fel...sai che non posso venire, non ho l'invito, il vestito...sto a casa a controllare la città -
replicai seguendola su per le scale. Non appena arrivai al pianerottolo vidi che aveva messo una trousse di trucchi sul comodino e aveva la testa dentro all'armadio alla ricerca di qualcosa da mettermi.
-Non è vero...Thea ha buon gusto perciò sicuramente troveremo qualcosa dentro questo armadio e l'invito è proprio sopra il tuo letto -
continuò la bionda prendendo in mano un vestito rosso rivolgendomi un sorriso compiaciuto. Alzai appena un sopracciglio guardandolo, mai avrei pensato di riuscire a mettere una cosa del genere e, sopratutto, camminare senza sembrare troppo volgare o camionista.
-Non ti perdonerò mai se non vieni quindi adesso infili questo vestito, sciogli i capelli e, da brava bambina, ti farai truccare -
minacciò la bionda buttandomi addosso il vestito strappandomi un sorriso.
-Solo perchè sei tu Fel -
 
Mi sentivo strana. Mi sentivo diversa. Il vestito che mi aveva dato Felicity era bellissimo, molto raffinato e dovevo ammettere a malincuore che ci stavo anche bene, i capelli erano lucidi e cadevano in lunghe onde morbide fin sotto il seno e Felicity non aveva fatto altro che disegnare una riga nera sopra gli occhi per renderli penetranti, eppure...mi sentivo strana.
-Sei sempre vestita con jeans e magliette, è normale che ti senta strana...l'unica cosa che ti devi ricordare e ti tenere chiuse le caviglie -
aveva detto ammiccando Felicity prima di scendere dalla macchina. Probabilmente quella fu la cosa più difficile a causa dello spacco vertiginoso che rischiava di lasciarmi mezza nuda davanti a una decina di fotografi
-Sorridi -
bisbigliò Felicity non appena fui fuori dalla macchina. Sembrava facile, lei era così sicura e sembrava stare a suo agio con flash e persone che le andavano incontro, mentre per me tutto ciò era assolutamente nuovo. Camminai di fianco a Fel accennando sorrisi timidi e camminando velocemente per riuscire ad entrare dentro l'edificio più in fretta possibile così da lasciarmi indietro fotografi e flash abbaglianti.
Non appena entrai feci vedere il mio invito ad un signore e poi rimasi ad occhi aperti quando lui scostò la tenda rossa per farmi entrare nel salone. La sala era piena di gente vestita in maniera elegante e poi c'erano decine di persone vestite di nero che portavano su una mano vassoi con cibo o calici di champagne o spumante mentre in fondo alla sala c'era un palco ancora vuoto. Era tutto esagerato, luccicante e dorato.
-Vieni, ti faccio conoscere il tuo vero datore di lavoro e poi magari troviamo qualche maschione con cui lasciarti -
disse Fel tutta eccitata provocandomi rossore alle gote. Non riuscii a controbattere e dovetti impegnarmi per non cadere dai trampoli che mi aveva fatto mettere mentre cercavo di rimanere al suo passo. Mi sentivo in soggezione perchè mi sembrava di svettare su troppe persone. Non appena fummo vicini ad un uomo alto e dalle spalle larghe Felicity mi lasciò e corse verso di lui gettandosi tra le sue braccia andando ad incontrare le sue labbra in un bacio dolce. Mi sentivo di troppo, quei gesti, quelle occhiate, erano così intime da farmi sentire un'estranea.
-Ray...lei è Talia, la mia segretaria -
mi presentò la bionda sorridendo felice come una bimba. Mi avvicinai titubante e strinsi la mano che mi aveva offerto
-Ha una presa forte, mi piace! -
disse lui sorridendo in maniera aperta. Era un bell'uomo, il viso marcato, occhi e capelli scuri e poi spalle larghe e fisico imponente. Lui e Felicity stavano benissimo insieme e si vedeva che anche lui voleva molto bene alla mia amica.
-Direi che lei è un'altra candidata per l'asta, dopotutto è beneficenza e una cena non fa mai male -
mormorò Ray scrivendo qualcosa su un taccuino che poi mise nei pantaloni. Non riuscii a capire bene tutto quello che disse poi, stava parlando con Felicity di tecnologie e nanotecnologie, tutte cose di cui non stavo capendo assolutamente niente così cominciai a guardarmi intorno. C'erano anziani e persone della mia età, tutti avevano in mano un bicchiere ed erano pochi quelli isolati
-Scusaci Ray, ora andiamo a fare un giro -
disse Fel al suo uomo prima di baciarlo dolcemente sulle labbra facendomi sentire, ancora una volta, un'intrusa. Sorrisi all'uomo che riprese a parlare di nuove tecnologie con i suoi colleghi e seguii la mano di Felicity. Potevo vedere il suo sguardo indagare tra la folla per cercare un “maschione” come aveva detto lei. Me ne aveva indicati alcuni, ma riuscii a trovare ad ognuno un difetto. Sembravano tutti fin troppo perfetti, troppo comodi nei loro vestiti firmati.
-Oh Talia! Quante pretese! -
si spazientì Felicity dopo il quindicesimo “no” e riuscì a farmi sentire, solo per un attimo, in colpa.
-Sapevo che dovevo rimanere a casa -
mormorai girandomi e andando quasi a sbattere contro una persona e rischiando poi di cadere, ma fortunatamente l'uomo (a giudicare dalla forza della sua presa) mi tirò su senza troppi problemi
-Grazie, scusate, sono un po' sbadata -
dissi alzando lo sguardo e trovando gli occhi verdi di Oliver. Sembrava stupito, le labbra erano leggermente dischiuse e la presa sulla mia vita forte, quasi non voler lasciarmi andare.
-Pensavo...pensavo fossi al sotterraneo -
mormorò lui continuando a tenermi salda tra le sue braccia, il viso a pochi centimetri di distanza e i suoi occhi che a volte scrutavano i miei e a volte scrutavano le mie labbra.
-Colpa mia...l'ho rapita -
scherzò Felicity avvicinandosi appena, un sorriso compiaciuto stampato sul viso
-Bene...la ricerca è finita quindi direi che posso tornare da Ray -
mormorò la bionda svignandosela in pochi secondi. Sentivo il cuore battere all'impazzata, il fiato mancare e il suo profumo mi invase per qualche secondo, ma poi, ancora una volta, tutto si spezzò e la presa di Oliver si fece più debole fino a diventare nulla
-Stai veramente benissimo, sei bellissima -
sussurrò l'uomo guardandomi lentamente, studiando ogni centimetro della stoffa che mi stava ricoprendo. Non riuscii a trattenere il flusso di sangue che presto arrivò alle gote e dovetti nascondere il viso nei capelli per qualche secondo prima di riuscire a tornare del mio normale colorito.
-Andiamo da Roy? L'ho lasciato solo per prendere...ma non è importante -
disse Oliver tendendomi un braccio e accettai con imbarazzo. Entrambe cercavamo di passare inosservati, ma sembrava impossibile e riuscivo a sentire gli sguardi maliziosi degli uomini e invidiosi delle donne addosso. I primi sembravano miele mentre i secondi coltellate alla schiena. Finalmente raggiungemmo Roy che se ne stava appoggiato in una colonna con lo sguardo perso finchè non ci vide tornare e subito si apri in un sorriso
-Sono felice di vedere qualcun altro che odia queste feste quanto me -
rivelò guardandomi e facendo roteare gli occhi chiari verso il soffitto. Nessuno sembrava divertirsi in questa festa, tutti sembravano parlare solamente di affari e cose che non capivo e non mi interessavano. Qualcosa cominciò ad animarsi quando una musica leggera e da sala cominciò a diffondersi per la sala. Subito vidi Felicity e Ray aprire le danze ed entrambe sembrava così leggeri e innamorati che sentivo lo stomaco contorcersi. Dopo di loro li seguirono diverse coppie che cominciarono a volteggiare per la sala. Poteva quasi sembrare una scena comica; c'eravamo io, Oliver e Roy in fila a guardare la gente davanti a noi che ballava e tutti e tre avevamo o le labbra distorte in una smorfia oppure un sopracciglio alzato. Non mi stavo divertendo, ma mi piaceva guardare la gente; c'erano Fel e Ray che sembravano incarnare l'amore, c'era un'altra coppia che sembrava a malapena sopportarsi e poi notai una coppia di anziani che sorridevano e si divertivano come se fossero bambini, tutto era così affascinante...
-Vuoi ballare? -
chiese improvvisamente un ragazzo spuntato fuori dal nulla interrompendo il filo dei miei pensieri. Non aspettò neanche la mia risposta che mi prese la mano e cominciò a trascinarmi verso la sala da ballo. Non seppi come, ma sapevo come muovermi, sapevo dove mettere le mani e quando muovere i piedi e la cosa mi stupì e non poco. Non pensavo di essere in grado di ballare, non pensavo di essere in grado di essere leggiadra ed elegante come le ragazze che si trovavano in quella sala. La musica durò a lungo e più di una volta dovetti alzare la mano del ragazzo che sembrava scivolare accidentalmente verso il mio fondoschiena e alla fine del ballo dovetti contorcermi per riuscire a sfuggire alle sue labbra decisamente fin troppo invadenti.
-Posso rubarvi la dama? -
Oliver entrò nel mio campo visivo e il ragazzino dovette, a malincuore, allontanarsi. Sorrisi all'arcere che cominciò a ballare in maniera un po' impacciata, facendomi sorridere.
-Grazie, mi hai salvata...per la terza volta -
bisbigliai guardandolo negli occhi e dandogli il ritmo dei passi rendendo il ballo più fluido. Oliver sorrise e mi strinse ancora più forte a se. Non ci perdemmo di vista neanche un secondo, i nostri sguardi sembravano concatenati e sembrava essere sparito tutto all'infuori di noi due, sembrava quasi che il tempo si fosse fermato. Il mio cuore sembrava ballare con noi e mi sentivo tremendamente in pace, tremendamente a casa. Non avevo idea del perchè mi sentissi in questo modo ora che Oliver mi aveva tra le sue braccia: passavamo molto tempo insieme sia per lavoro che per piacere e avevo imparato a notare come diventassi più euforica ogni volta che lui mi faceva una sorpresa sul lavoro oppure semplicemente quando annullava un allenamento per andare a fare una passeggiata in centro o al parco. Ogni volta che passavo del tempo con lui ero felice, ogni volta che lui mi guardava mi sorprendevo a sorridere. Cosa significava tutto questo? Cosa significavano quegli sguardi e queste braccia così chiuse a proteggermi? Non conoscevo molto dell'amore e sapevo ben poco dei sentimenti eppure il mio corpo sembrava attratto da quello dell'Arciere e ogni volta che in allenamento mi toccava la pelle sembrava bruciare...ma non era solo fisico; tutto di lui mi piace, capivo i suoi difetti e molti li comprendevo.
Cosa provavo per Oliver Queen? Era una cotta, un'infatuazione o forse qualcosa di più? E perchè avevo questo terrore nel scoprirlo?
-Ti devo ringraziare io Talia -
mormorò un secondo prima di avvicinarsi ulteriormente tanto da riuscire a sentire il suo fiato suo collo. Socchiusi gli occhi per un secondo per poi fermarmi con l'ultimo passo e le sue labbra che sfioravano le mie....la musica finì e tutto sembrò tornare normale, tornammo nella sala piena di gente, tornammo alla festa e alla realtà. Guardai Oliver e nessuno dei due voleva cedere, nessuno dei due sembrava voler fare un passo in avanti o fare un passo indietro. Avevamo imparato a conoscerci, avevamo imparato a vivere insieme e sapevamo tutte le cose l'uno dell'altro, scherzavamo e litigavamo, lavoravamo e ci allenavamo insieme; in un mese avevamo imparato tutto ciò che bisognava conoscere dell'altro e conoscevamo i pregi e i difetti di ognuno e sapevamo che nessuno dei due era bravo nei sentimenti.
-é ora di iniziare l'asta! -
la voce di Ray Palmer ci fece entrambe girare verso il palco. Nella lista degli uomini c'era anche Oliver. Per qualche istante la cosa mi diede fastidio, non ne conoscevo il motivo.
-Ti stanno...aspettando -
mormorai allontanandomi da lui andando verso Roy che era rimasto in disparte per tutto il tempo. Gli sorrisi e mi appoggiai alla stessa colonna su cui era appoggiato lui.
-Oliver non è un genio nel capire quando ha qualcosa di prezioso tra le mani...Lui dice di non potersi permettere una vita a causa del suo lavoro “notturno”, non si è mai lasciato andare con nessuna e adesso, per la prima volta, sembra che abbia deciso di scongelare il cuore. Il modo in cui vi guardate, il vostro modo di scherzare e persino quando litigate sembrate attratti come calamite...Quello che avete fatto ora, quel ballo era...dovevi vedere i vostri sguardi Talia, dovevi vedere come vi guardavate, sprigionavate passione... -
disse Roy cercando di guardarmi anche se io distoglievo lo sguardo. Potevo ancora sentire la sua presa salta dietro la schiena, il suo respiro sul collo e poi le labbra che sfioravano solo le mie, facendosi desiderare in maniera ardente. Cercai di distogliermi da quei pensieri e guardai Oliver che si faceva largo tra la folla per raggiungere il suo posto sul palco, trovandosi presto di fianco ad altri quattro uomini di bell'aspetto. Eppure lui usciva fuori dal mucchio, lui si faceva notare per qualche motivo che non era chiaro nemmeno a me
-Roy... -
mormorai guardandolo sentendo lo stomaco contorcersi e il fiato quasi mancare. Era una sensazione simile ad un incrocio tra il morso della fame e un pugno nello stomaco, era qualcosa di potente che ti spezzava in due e ti lasciava scombussolato, distrutto.
-è così che ci si sente quando si sa che non si potrà ottenere qualcuno a cui si tiene? Il contorcersi dello stomaco, sentirsi vuota ed essere felice solo quando c'è lui? Arrossire e sentirsi in imbarazzo quando ti guarda? Se è questo allora preferisco non avere speranze, preferisco non sperare in qualcosa che mi farà solo soffrire... -
continuai trovando lo sguardo comprensivo del giovane che mi abbracciò con difficoltà a causa della sua statura. Sembrava che anche lui mi capisse e, a quanto sapevo, era innamorato di Thea, la sorella ritrovata di Oliver che adesso aveva rimesso il Verdant, ma che però non aveva ancora deciso di perdonarlo per averle mentito.
Sentivo tutte queste nuove sensazioni ed erano forti,sembravano quasi spezzarmi.
-Non essere così pessimista...vedrai che tutto andrà bene. Adesso goditi la festa, prova a conoscere qualcuno di nuovo, qualcuno che non usi perennemente arco e frecce, distraiti e vedrai che non sentirai più tutto quel dolore -
cercò di tirarmi su di morale. Non potei far altro che annuire e vedere il continuo dell'asta. Ogni volta che un uomo veniva assegnato e il turno di Oliver si avvicinava io mi sentivo sempre più senza respiro, ma decisi di sembrare forte.
-Il nostro ultimo uomo! Si tratta di Oliver Queen, prima di rimanere disperso per cinque anni su un'isola era lo scapolo d'oro di Staling City! Direi che con l'età sia solo migliorato! Allora chi vuole un bacio e una cena da questo favoloso uomo? -
chiese Ray ammiccando appena con le labbra e subito una folla di donne cominciò a sparare numeri spropositati. Oliver era sopra il palco e sorrideva, sembrava quasi a suo agio a vedere le donne che litigavano per lui.
Alla fine vinse una giovane ereditaria dalla lunga chioma bionda e un vestito verde dalla scollatura decisamente profonda. Mi sforzai di non distogliere lo sguardo quando lei si avventò sulle labbra di Oliver che ricambiò il bacio che sembrò eterno. Guardai le mani smaltate di lei scendere e stringere il sedere di Oliver e tutta la gente rise. Dovette intervenire Ray per riuscire a staccarli e non appena ci riuscì la giovane fece un gesto di vittoria col braccio mentre Oliver sembrava stralunato, le labbra rosse a causa del bacio fin troppo poco casto.
-Non penso che si accorga di me...penso che tutto ciò che tu abbia visto sia stato solo frutto dell'immaginazione -
mormorai a Roy mentre vedevo Oliver e la bionda scendere dal palco e scambiarsi un ultimo bacio deciso. Cosa mi stava succedendo? Non volevo sentirmi in questo modo, non volevo assolutamente sentire tutta quella confusione nella mia testa e così decisi di conoscere l'acool, ma capii presto che la bevanda che si trovava dentro quegli eleganti bicchieri affusolati non era abbastanza forte per ubriacarsi.
-E ora tocca alle donzelle... -
riprese Ray cominciando a chiamare qualche ragazza e infine disse il mio nome. Notai come tutti si guardavano intorno alla ricerca di questa misteriosa ragazza di cui nessuno aveva mai sentito e anche le donne erano curiose di sapere chi ero. Aspettai qualche secondo prima di incominciare ad incamminarmi e presto sentii tutti gli occhi addosso. Man mano che mi dirigevo verso il palco la gente si spostava per farmi passare creando un corridoio di figure umane. Ero quasi arrivata al palco quando mi sentii afferrare per il polso. Mi fermai e capii subito a chi apparteneva la mano
-Cosa vuoi Oliver? -
chiesi guardandolo dritto negli occhi cercando di sembrare il più fredda possibile, ma era difficile esserlo davanti a quegli occhi. L'arciere non rispose neanche, lasciò lentamente la presa e mi lasciò andare verso il palco dove andai ad aggiungere a Felicity e altre tre donne.  


Note:
Buongiorno! Volevo inanzitutto scusarmi per non aver postato ieri come detto; mi hanno chiamato per un lavoro e per di più internet aveva deciso di non collaborare quindi ho dovuto rimandare ad oggi e poi volevo ringraziare di cuore le persone che leggono e recensiscono la storia facendomi sorridere ogni volta, grazie grazie grazie grazie!
Spero che questo capitolo vi piaccia!
ci si legge presto,
un bacio

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Capitolo 7
*** I see fire ***


Lo sguardo di Talia mi aveva congelato il sangue nelle vene. Era freddo, distaccato, assolutamente inespressivo ed era la prima volta che lo vedevo nei suoi occhi. Non riuscii a dirle niente di quello che avevo pensato, l'unica cosa che feci fu lasciarle il polso e tornare vicino a Roy che mi guardò con aria sconsolata.
-Ogni tanto mi chiedo come fai ad essere così cieco -
bisbigliò lui facendomi alzare appena un sopracciglio. Non capivo, o forse non volevo capire quello che mi aveva appena detto.
Mentre quella ragazza mi stava baciando la mia mente era volata ad un mese prima, al bacio che avevo dato a Talia in maniera impulsiva. Era stato così diverso...le labbra dell'assassina era state delicate e dolci e il suo corpo sembrava seguire il mio come se fosse una cosa normale mentre le labbra dell'ereditiera erano avide e voraci e le sue mani sembravano un serpente pronto a soffocarti.
Guardai Talia e, nonostante l'espressione vuota sul suo volto, dovevo ammettere che era semplicemente fantastica. Il vestito rosso sembrava fatto apposta per lei e le carezzava le deboli curve del suo corpo mentre il vertiginoso spacco lasciava scoperta tre quarti della coscia destra. Non appena l'avevo vista avevo perso il fiato, mai avrei pensato che potesse stare così bene con un vestito, mai avrei pensato che sarebbe riuscita a togliermi il fiato.
-La quarta candidata...Felicity Smoak, it girl dall'intelligenza fuori dal comune, ovviamente bellissima... -
la voce di Ray Palmer mi arrivava ovattata alle orecchie. Mi sembrava di stare ancora ballando, sentire i muscoli di Talia muoversi sotto il mio braccio...
-Parto io con un'offerta di cinquantamila dollari -
continuò Ray e tutti si misero a ridere compreso Roy. Alzai lo sguardo solo per vedere Felicity e Ray scambiarsi un bacio dolce e pieno di un sentimento che non provavo da troppo tempo o che, forse, non avevo mai provato. Non avevo mai pensato alla mia vita al di fuori della maschera, era sempre stata secondaria e meno importante, ma ora cominciavo a sentire il peso di quella decisione. Ero solo, incompleto. Avevo quasi trent'anni e non avevo nessuno che mi sosteneva nei momenti difficili, non avevo nessuno che mi aspettava sveglio la notte, non avevo nessuno che mi amava e me ne accorgevo ora che avevo davanti a me la personificazione di quel sentimento che continuavo a reprimere nei più profondi meandri del mio essere.
-Ora passiamo alla prossima ragazza...Di lei sappiamo solo che si chiama Talia, ha ventitré anni, è la nuova segretaria della mia donna ed è di una bellezza mozzafiato...chi vuole un bacio da questa bellissima ragazza? -
chiese Palmer sorridendo tranquillo. Guardai Talia che sembrava messa quasi al patibolo, continuava a giocare con il braccialetto di stoffa che aveva intorno al polso e si mordeva il labbro inferiore per il nervoso mentre la platea sotto di lei sparava cifre che diventavano sempre più alte.
-Venticinquemila dollari -
urlai alzando la mano. Tutti si girarono e persino Talia alzò il viso andando ad incontrare il mio e, per solo un secondo, vidi il suo viso illuminarsi
-Oliver...è tutto ciò che abbiamo -
mormorò Roy posando una mano sulla mia spalla, ma ormai era fatto, non mi sarei tirato indietro avevo giocato tutto ciò che avevo e anche quello che non avevo. Bastò un'altra mano per spezzare le mie speranze
-Cinquantamila dollari -
sibilò un uomo sulla quarantina, capelli leggermente brizzolati e Rolex al polso. Vidi il suo sorriso sornione, sicuro di aver già vinto, ma qualcuno ebbe il coraggio di alzare nuovamente l'offerta di cinquemila dollari, eppure lui continuò ad alzare finchè non si arrivò a settantacinquemila dollari. Strinsi i pugni con rabbia e guardai l'uomo avvicinarsi al palco lentamente bagnandosi le labbra più volte. Dovetti concentrarmi per riuscire a non partire e prenderlo per il colletto.
-Wow...da vicino è ancora più bella -
disse sorridendo sornione avvicinandosi lentamente a Talia che si sforzava di sollevare gli angoli della bocca in un sorriso stiracchiato. Aveva cominciato a giocare con i capelli continuando a tirarseli indietro, altro gesto che faceva quando era nervosa.
-Oliver non potevi fare niente...non abbiamo tutti quei soldi -
sussurrò Roy avvicinandosi a me in maniera cauta. Avevo il corpo completamente rigido e sembravo pronto a scattare nel caso qualsiasi cosa fosse successa ed era assurdo...eravamo ad un evento di beneficenza, tutti dentro quella sala era ricchi e la maggior parte anche vecchi quindi non c'erano pericoli eppure...non ero tranquillo e ogni passo che quell'uomo muoveva verso Talia mi rendeva più nervoso. L'uomo la prese per i fianchi e la portò a se per poi baciarla con fin troppa enfasi, sembrava quasi le volesse mangiare la faccia. Talia non sembrava rispondere più di tanto al bacio anzi, cercò di allontanare la mano dell'uomo che era sceso a stringerle la coscia nuda lasciandole un segno rosso.
-Oliver...Oliver mi stai facendo male -
brontolò Roy cercando di staccare la sua mano che era serrata sulla sua spalla. Subito lasciai la presa mi scusai con lui. Era strano, vedere quella scena mi stava dando non poco fastidio e mi sarebbe piaciuto portarla via da quella persona viscida e opportunista. Perche vederla baciare un altro mi stava dando cosi fastidio? Perchè i miei occhi si soffermavano sempre sul segno rosso sulla coscia di Talia o sulla sue labbra che quell'uomo stava deturpando? Roy mi aveva detto che ero cieco...ero cieco in cosa? Cosa mi stavo rifiutando di vedere? Abbassai lo sguardo e mi girai, non potevo vedere quella scena ancora a lungo, non potevo rischiare di colpire quell'uomo davanti a tutti senza un motivo
Ci fu un mormorio comune e subito mi girai
-Faccio spesso questo effetto alle donne -
scherzò l'uomo che adesso sorreggeva una svenuta Talia. Non ci pensai neanche un secondo e cominciai a farmi largo tra la folla andando verso il palco. L'uomo stava parlando con Ray Palmer, non avevo idea di quello che gli stava dicendo, ma riuscì ad avere accesso ad un'uscita secondaria. Roy aveva cominciato a seguirmi, c'era qualcosa che non andava, l'uomo aveva cominciato a camminare in maniera spedita tenendo Talia in braccio. Continuai a seguirlo cominciando a correre per non perderlo di vista e cominciai a preoccuparmi sempre di più.
-Fermati! Dove la stai portando? -
urlai rivolto verso l'uomo che si guardò indietro per un secondo prima di tornare a correre. C'era qualcosa di strano, c'era qualcosa che non andava in quell'uomo. Presto Roy mi superò e si gettò sull'uomo che cadde portando a terra anche Talia che rotolò in avanti. Raggiunsi l'uomo, era anonimo, non aveva nessun segno particolare e poteva essere scambiato per qualsiasi quarantenne di Starling.
-Cosa volevi da lei? -
sibilai mettendogli un piede sulla gola e premendo, ma l'uomo non sembrava preoccupato, rideva e questo non era mai un buon segno. Poteva essere un caso isolato, un pazzo, oppure poteva far parte di un'organizzazione più grande che gli aveva inculcato nella testa che era solo una pedina.
-L'erede del Demone deve morire, deve pagare per tutto il male e la morte che ha provocato...potete anche uccidermi, ma ce ne saranno altri che tenteranno finchè lei non sarà finita sotto terra... -
disse ridendo facendomi raggelare il sangue. Guardai il corpo di Talia ancora disteso a terra, il vestito e il viso sporco.
-Puoi staccare una testa, ma tante altre ne spunteranno... -
mormorò l'uomo poco prima che la sua bocca si riempisse di schiuma bianca. Subito io e Roy ci allontanammo per vedere il corpo contorcersi e sussultare fino all'ultimo spasmo. Si era ucciso con una capsula di veleno infilata nel dente da rompere in casi di necessità. Ispezionammo il corpo e non trovammo niente di particolare; il numero del guardaroba e una chiave che poteva aprire qualsiasi casa o cassaforte. Era tutto nella norma se non per un tatuaggio sul polso: una specie di serpente a due teste, lo stesso tatuaggio che aveva l'uomo asiatico.
-Non è stata la Lega a punirla...sono loro. Questa...associazione ha come simbolo questo serpente, anche l'uomo asiatico ce l'aveva. Sappiamo ancora poco su di loro, ma loro sembrano sapere tanto su di lei -
mormorai guardando Talia ancora immobile a terra. Perchè avevano preso di mira lei e non Nyssa? Entrambe erano figlie di Ra's, entrambe uccidevano, entrambe erano spietate eppure sembravano essersi concentrati su di lei. In questo momento avevo bisogno di Nyssa, avevo bisogno di sapere qualcosa in più su Talia, avevo bisogno dei suoi ricordi.
-Sonnifero...un minuscolo ago con del sonnifero nell'anello...geniale -
disse Roy esaminando l'anello del cadavere davanti a lui. Erano furbi e pronti a tutti pur di prenderla ed ucciderla.
-Andiamocene Roy... -
sussurrai prima di prendere Talia in braccia. La guardai attentamente in viso e sorrisi nel vedere che non aveva neanche un graffio. Forse veramente volevo essere cieco...
 
-Sono stanca di essere sempre svenuta, ferita o in pericolo dannazione! -
quelle furono le prime, dolci, parole di Talia non appena si fu svegliata e non potei trattenere un sorriso al sentire quelle parole dette quasi con frustrazione.
-Sei una pulzella da salvare Talia -
scherzò Roy provocando le risate di tutto il gruppo, compresa quella della giovane.
-Non vedo l'ora di salvarti il culo Roy -
rispose Talia con la solita finezza provocando ulteriori risate.
Pensai a quanto eravamo stati fortunati ad essere tutti qui a ridere perchè c'era mancato veramente poco che quell'uomo portasse via Talia. Il piano era stato ben congegnato; lui avrebbe vinto l'asta, le avrebbe somministrato del sonnifero e, dopo aver tranquillizzato tutti dicendo che l'avrebbe portata su un divanetto nella hall, si sarebbe invece diretto verso un'uscita secondaria poco controllata dove c'era un furgone nero ad aspettarlo. Li avrebbero caricato Talia e nessuno sapeva la fine che le avrebbero fatto fare. Ci era mancato poco, troppo poco, ma sopratutto come faceva a sapere che Talia sarebbe stata alla festa? Avevano tirato ad indovinare, avevano una spia dentro la Palmer dove lei lavorava oppure la pedinavano? C'erano fin troppi interrogativi senza risposta. Quando le avevamo detto del tatuaggio lei disse che si trattava di Idra. Non ricordava neanche lei perchè se lo ricordava, ma era sicura che il nome dell'organizzazione che voleva farla fuori era quello.
-Mi ricordo il tatuaggio...tutti ce l'avevano ed era anche dipinto su alcune pareti -
aveva detto lei, la fronte corrugata nel tentativo di ricordarsi qualcosa in più. Questo nuovo attacco non l'aveva spaventata, l'aveva resa solo più furiosa. Potevo già immaginare la rabbia che avrebbe riversato nei suoi colpi e il mio corpo avrebbe continuato ad essere pieno di lividi, nonostante fosse più di un mese che ci allenavamo insieme non avevo ancora scoperto tutti i suoi colpi e Talia sembrava essere anche piena di fantasia rendendomi impossibile prevederli tutti. A volte mi sbeffeggiava anche dicendo che non mi impegnavo abbastanza, ma la verità era che mi era impossibile colpirla per due ragioni; la prima era che era veramente difficile trovare una breccia nella sua difesa e la seconda era che non volevo assolutamente farle del male.
-Fortunatamente non è successo niente di grave -
sussurrò Layla baciando le guance della giovane assassina per poi lasciarle Sara che subito sorrise felice agitando le manine paffute. Ormai tutti avevamo capito che Talia era molto brava con i bambini e appena ne avevano occasione i due genitori le lasciavano la bambina così da poter passare del tempo insieme. Sorrisi nel vedere Talia ballare con Sara, farle le pernacchie provocando la risata acuta della bimba.
-Dovrei cominciare a pagarla...Non c'è giorno che non tiene Sara almeno per tre ore -
mormorò Diggle venendomi incontro posando un braccio intorno alla mia spalla. Era cambiato molto da quel giorno in banca, adesso si fidava di lei e non era raro vederli scherzare insieme o andare a fare spesa per la piccola.
-è cambiato molto da quando hai Sara? -
chiesi guardando Talia, il suo sorriso e i suoi occhi pieni di speranza e di vita. Solo una volta si era rabbuiati... durante la festa di beneficenza e, da quella volta, mi ero promesso di non vederla mai più così triste
-è cambiato tutto...prima c'eravamo io e Lyla, adesso c'è solo lei...è una cosa strana, ma dal momento in cui hai un figlio tutto passa in secondo piano, non c'è niente di più importante di lei e tutto ciò che fai lo fai per lei -
spiegò Diggle senza perdere d'occhio la piccola che non la smetteva di ridere davanti alle facce buffe di Talia
-è dura Oliver, ti tiene sveglio la notte, non hai più un minuto per te...solamente avendo la giusta persona accanto puoi farcela -
disse l'uomo accennando un sorriso mentre il suo sguardo si spostava su Lyla. La donna giusta, una famiglia, erano tutti concetti a cui non avevo mai pensato.
-Pensi che io sia cieco? -
domandai all'uomo che subito scoppiò a ridere. Alzai appena un sopracciglio e incrociai le braccia cercando di capire tutta l'ilarità di quello che avevo detto
-Penso che i criminali che hai catturato rendono te dotato di una vista più acuta del normale...eppure in certo senso lo sei Oliver, non vedi quello che hai davanti a te, ti lasci sfuggire occasioni che mai ricapiteranno... -
rispose Diggle questa volta guardando me, lo sguardo caldo e comprensivo di chi sembrava capire, ma non comprendeva.
-Come posso non essere altrimenti? Non posso...essere normale, non posso concedermi la vita che tutti vorrebbero -
​-Questo lo stai dicendo tu Oliver, questo è quello che pensi tu...non è facile certo, ma non è vero che non puoi permetterti una vita normale, tu non vuoi quella vita Oliver -
ribattè subito Diggle prima di allontanarsi e dirigersi verso Talia e Sara. La piccola non appena vide il padre allungò le manine e Talia fu felice di riconsegnarla alle sue mani. Mi ritrovavo spesso a guardarla, studiare il suo viso e i suoi comportamenti cercando di capirla, ma si rivelava sempre un enigma.
-Andiamo che è ora di mettere il terremoto a nanna...ci vediamo domani -
disse Diggle salutando tutti. Lui fu il primo ad andare, ma presto tutti lo seguirono e io e Talia ci trovammo nuovamente soli. Lei stava giocando ancora una volta con il bracciale di stoffa. L'aveva preso come vizio e ci giocava sopratutto quando pensava a qualcosa.
-Talia io... -
sussurrai attirando la sua attenzione. Subito mi ritrovai due smeraldi che mi fissavano e mi ci persi per dentro per qualche secondo. Vedevo quanto fosse bella, ma continuavo ad essere cieco perchè non riuscivo a vedere quanto fosse perfetta, ma non per tutti, non per gli altri, ma per me.
-Volevo scusarmi per quello che è successo al ballo, per il bacio e...tutto il resto -
mormorai provocando un po' di tristezza nei suoi occhi. Era incredibile come ci volesse poco per rendere il verde dei suoi occhi più cupo e tenebroso, ma ugualmente stupendo. Quello che avevo detto mi era costato veramente tanto, non ero tipo da scusarmi, ma volevo uscire dalla cecità che sembrava perseguitarmi. Sapevo che non avrei trovato nessun'altra più giusta di lei; era forte e dolce allo stesso tempo e capiva quello che provavo, eppure qualcosa mi frenava, forse la paura di perderla o la paura di non conoscerla veramente. Il suo passato era oscuro anche a me e avevo paura che quello che vedevo era solo una facciata di Talia e che lei nascondesse ben altro...eppure quella che avevo davanti doveva essere la “vera” Talia, quella che non era stata influenzata dal padre o dagli insegnamenti della Lega.
-Oliver noi...non stiamo insieme quindi tu puoi fare tutto ciò che vuoi con la tua bocca -
rispose lei con un filo di durezza nella voce facendomi salire una strana tensione all'altezza dello stomaco. Mi ero sforzato tanto a dirle quelle parole che lei sembrò snobbare con fin troppa facilità. Non so cosa mi mosse, ma la mia mano andò ad afferrare la sua spalla e poi la tirai verso di me e la bloccai dentro la stretta delle mie braccia
-Lasciami Oliver -
ringhiò Talia guardandomi dritto negli occhi, lo sguardo duro
-Non finchè non lo ammetterai -
risposi testardo stringendo ancora di più la presa intorno alla sua vita esile.
-Cosa devo ammettere? -
domandò la giovane alzando un sopracciglio. Sapevo che aveva capito, aveva capito perfettamente quello che volevo da lei
-Che ti ha dato fastidio che ho baciato un'altra -
risposi io ad un soffio dalle sue labbra notando come il suo sguardo subito andò a posarsi su di esse.
-Mai -
sibilò riuscendo a liberarsi dalla presa allontanandosi un poco da me, il fiato corto e gli occhi che sembravano lampeggiare. Quando lottava si illuminava. La vidi girarsi per andare via, ma non glielo permisi e andai nuovamente a bloccarla, ma questa volta lei contrattaccò. Riuscii a parare il suo colpo solo a pochi centimetri dal mio viso
-Ammettilo Talia... -
sussurrai sorridendo colpendola sul braccio. Sapevo che stavo tirando la corda, sapevo che mi avrebbe riempito di colpi finchè non fossi stato zitto, ma sembrava cedere, le sue labbra si aprivano e chiudevano ripetutamente e i suoi colpi non erano precisi come al solito, ma miravano solamente a fare male, molto male.
-Non c'è niente da ammettere -
ribattè la ragazza qualche secondo prima di tirarmi un calcio appena dietro il ginocchio che mi fece cadere a terra. Feci una smorfia di dolore e poi lo sgambetto facendola cadere a terra. Riuscivo a vedere il suo viso stupito, lo sguardo aperto e potevo sentire il rumore del suo respiro irregolare.
-Ammettilo che ti ha dato fastidio...ammetti che hai sentito un crampo allo stomaco, che avresti voluto essere al suo posto, ammettilo che eri gelosa -
continuai aumentando la rabbia della ragazza che mi fu addosso in un secondo; mi prese i polsi e li portò sopra la mia testa e poi si sedette sul mio stomaco con tutto il suo dolce peso facendomi uscire tutta l'aria che avevo in pancia.
-Cosa ti fa dire queste cose? -
chiese lei, il fiato irregolare, i capelli che solleticavano il mio viso e il corpo e il suo viso a non più di cinque centimetri dal mio. Per me aveva già confessato e non riuscii a trattenere un sorriso spontaneo. Riuscii a capovolgere la situazione e mi trovai sopra di lei, i suoi polsi serrati nei miei
-Perchè è la stessa cosa che ho provato io quando quell'uomo ti ha toccata...Io sento qualcosa per te... -
ammisi guardandola negli occhi. Lessi stupore, incredulità e gioia in quegli occhi verdi, ma anche rabbia. Sentii i muscoli di lei reagire sotto il mio corpo e in un secondo mi ritrovai nuovamente sotto il suo corpo, la mascella di Talia era contratta e gli occhi leggermente lucidi. Cercai di divincolarmi, ma non riuscii a muovermi nemmeno di un millimetro.
-Non dirlo mai più... -
mormorò la giovane, il viso contratto dalla rabbia e le sue mani sembravano artigliare i miei polsi sempre di più stringendomi con forza fino a bloccare la circolazione
-Non...Dovevi pensarci prima Oliver...sarei solamente un passatempo, qualcosa che ti distrae dalla tua missione e non voglio esserlo, voglio essere di più e so che tu non riuscirai a darmi quello che vorrei. Fai chiarezza nella tua testa prima, pensa a quello che vuoi e poi, solo dopo, potremmo provare -
continuò la giovane lasciando lentamente la presa sul mio corpo per poi alzarsi e andare verso le scale uscendo nel retro del Verdant. Rimasi sdraiato a terra per ancora molto tempo, le sue parole continuavano a frullarmi nella testa, la sua calma apparente e poi mi venne in mente il viso triste di quando mi aveva visto baciare quella donna alla fiera di beneficenza. Vedevo chiaramente il suo viso rabbuiarsi e lo sguardo abbassarsi. Sapevo che anche lei si era sentita tradita come lo ero stata io, anche lei doveva aver sentito quella strana sensazione allo stomaco quando mi aveva visto baciare un'altra donna, doveva essere così eppure...eppure non l'aveva ammesso e mi aveva messo davanti alla realtà. Dovevo capire cosa volevo, dovevo capire che sarebbe potuto essere pericoloso per entrambe e dovevo mettere in conto l'eventuale dolore che entrambe avremmo provato.
Mi alzai e guardai la porta del nascondiglio. Perchè tutto doveva essere così complicato? Perchè non potevo avere una vita normale? Sentii una strana morsa allo stomaco e rimasi ad aspettare Talia per due ore prima di andare a dormire, nella testa le sue parole e le sue labbra così vicine alle mie, ma mai abbastanza. Eppure...quelle parole dette probabilmente anche per paura avevano acceso una speranza, aveva detto che potevamo provare, dovevo solo fare chiarezza nella mia testa e nella mia vita...una delle cose più difficili che avrei dovuto fare.

 

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Capitolo 8
*** Spectrum ***


Il cuore mi batteva all'impazzata, le gambe continuavano a mangiare terreno e l'arco aveva cominciato a diventare pesante. Di fianco a me Roy, il suo respiro pesante e la tuta in pelle che produceva rumore ad ogni passo. Eravamo caduti in una trappola e quello che doveva essere una semplice ricognizione era diventato un inseguimento ai nostri danni.
-Quando arriva Oliver? -
domandò Roy correndo verso una porta grigia e spessa all'apparenza. Riuscimmo ad aprirla e ci infilammo dentro prima di sentire cinque spari.
-Non lo so... -
risposi col fiatone, inginocchiandomi a terra per vedere da più vicino delle strane macchie. Toccai appena il terreno secco ed ebbi un flash...era sangue quello a terra. Dietro di noi altri spari e qualche uomo si era persino buttato contro la porta nel tentativo di sfondarla.
-Non possiamo rimanere qua -
dissi cominciando a camminare. Che ci fosse qualche ostaggio la dentro? Roy mi seguì senza dire una parola. Intorno a noi non c'era altro che cemento e corridoi, sopra c'erano delle tubature che sembravano popolate da topi e da fuori continuavano ad arrivare solo spari e grida. Ci eravamo fatti ingannare come stupidi e adesso stavamo rischiando di non uscire più da quel labirinto.
-Cosa stai seguendo? -
chiese Roy improvvisamente quando mi vide girare in maniera brusca. Mi destai un attimo e mi guardai intorno...mi sembrava di esserci già stata in quel posto, mi sembrava di aver già percorso quel corridoio più e più volte tanto che il mio inconscio mi stava guidando.
-Sono già stata qua e questo corridoio dovrebbe portare ud una specie di caverna... -
mormorai continuando a seguire i miei flebili ricordi. Mi sembrava quasi di dover rincorrere me stessa, rincorrevo quello che ero anche se sapevo che il mio passato non era decisamente quello di una brava ragazza. Alla fine la trovai; una massiccia porta in legno con raffigurante il serpente dell'Idra. Persi un battito e posai le dita contro quel legno scuro e dai riflessi sanguigni. Ero veramente pronta a varcare la soglia? Ero pronta ad affrontare tutto ciò che c'era dietro?
-Potrebbe essere una trappola -
disse Roy, ma anche lui sembrava curioso. Non diedi neanche una risposta e spinsi le pesanti ante fino a rivelare una caverna ormai spoglia ed abbandonata. Rimasi delusa nel vedere solo un tavolo di legno e delle catene che pendevano dal soffitto, quasi speravo di trovare coloro che mi cercavano oppure cercavo una pista, un qualcosa che mi aiutasse a scoprire qualcosa in più su di loro. Mi addentrai dentro la caverna rimanendo frastornata a causa dell'odore di chiuso e di muffa e dal leggero tintinnio delle catene. Le avevano messe appositamente per me dopo che ero riuscita a spezzare la gabbia in legno che mi avevano fatto, me lo ricordavo.
-Eccovi qua...abbiamo finito con la caccia -
mormorò una voce alla porta. Si trattava di un uomo all'apparenza pazzo dai capelli grigi e degli occhiali grandi e scuri. In mano non aveva armi, ma delle siringhe contenete liquido dorato. Dietro di lui presto si radunò una folla di ex carcerieri, ladri ed assassini dagli sguardi soddisfatti e i sorrisi maliziosi.
-Siete durati a lungo...avevo pensato di avervi perso in questo labirinto, ma fortuna vuole che ci siamo riuniti tutti in questa bellissima stanza... -
continuò l'uomo avvicinandosi un poco seguito da quattro dei suoi scagnozzi più grossi e imponenti. Sembravano quattro fratelli, tutti avevano il naso schiacciato e la testa calva. Sia io che Roy cominciammo ad indietreggiare, le armi in pugno e pronti a scoccare, eppure non potevamo lottare contro più di venti uomini da soli. Mi sentivo come un topo in trappola; eravamo circondati e non c'erano finestre o porte e persino il condotto di aerazione era assente in quella stanza.
-Pronti a giocare? -
chiese l'uomo prima di scagliarci addosso i quattro energumeni. Uno riuscii a colpirlo alla spalla, ma prima che potessi prendere una seconda freccia il secondo mi fu addosso e con un pugno mi fece volare fino alla parete di roccia. Alzai lo sguardo e vidi Roy preso per la gola e sollevato di una decina di centimetri da terra. Presi il pugnale e riuscii a lanciarlo sul braccio del gigante che subito mollò la presa urlando. Riuscii ad alzarmi e puntai l'arco verso l'entrata della caverna, ma il tizio con gli occhiali e le siringhe non c'era più. Dovevo colpire lui per riuscire ad avere anche solo una possibilità
-Oh Talia Talia...queste cose non si fanno...dopotutto sei una signorina, dovresti comportarti a modo -
disse con voce viscida facendomi venire i brividi lungo la schiena. Mi girai lentamente, l'arco sempre alzato e pronta a scoccare, ma l'uomo era adesso dietro Roy e lo stava minacciando con il mio pugnale e con una siringa. Potevo vedere lo sguardo di Roy disperato, ma non poteva fare niente senza rischiare di venire ucciso
-Lascialo... -
mormorai tendendo ancora di più la corda dell'arco. L'uomo si faceva beffe di me e continuava a sorridere tranquillo mentre tre dei suoi quattro uomini stavano tornando verso il corridoio per leccarsi le ferite. Non capivo cosa voleva da noi e avevo paura del contenuto della siringa.
-Se proverai a colpirmi io lo ucciderò...se non ci proverai entro i prossimo dieci secondi gli inietterò la nuova versione della Vertigo e non voglio rovinarti la sorpresa rivelandoti i suoi effetti... -
disse eccitato l'uomo, le sue mani quasi tremavano e vedevo il mio pugnale sfiorare la gola del giovane. Non avevo idea di cosa fare, potevo provare a colpire l'uomo dietro di lui, ma sarebbe bastato un sussulto per fargli tagliare la gola a Roy e non potevo permettermelo.
-Ops...tempo scaduto -
mormorò l'uomo spingendo l'ago nella pelle del ragazzo e subito notai gli occhi di Roy quasi velarsi e il ragazzo non ci mise molto a partire all'attacco. Non potevo far altro che cercare di schivarlo e cercare di farlo ragionare, avevo provato anche a dargli qualche colpo deciso lungo tutto il corpo, ma niente sembrava farlo rinsavire
-Questa nuova Vertigo, oltre a creare una leggera dipendenza, fa si che si vede il proprio nemico più grande davanti a se...Ti rende completamente succube e solo quando il corpo ha smaltito completamente la droga l'ospite torna in se -
spiegava l'uomo continuando a girarci intorno battendo le mani contento dello spettacolo che stavamo facendo. Riuscii a mettermi a distanza di sicurezza e guardai Roy, gli occhi indemoniati e il corpo continuamente in movimento. Presi una freccia dalla faretra e puntai verso Roy, forse il terrore avrebbe fatto risvegliare il cervello intorpidito e si sarebbe fermato. Andando avanti a scappare sarei finita male, dovevo trovare un modo per fermarlo e così, quando lui partì all'attacco, io lo fermai ferendolo ad una gamba. Lo sentii urlare, la freccia che gli trapassava la coscia da parte a parte. Lo vidi cadere a terra e mi sentii colpevole.
-Wow! Non avrei mai immaginato che l'avresti colpito! Hai fegato ragazzina...dopotutto da una Assassina della Lega non c'è da stupirsi, siete tutti uguali, uomini o donne, spietati e sanguinari -
mormorò l'uomo continuando a girarmi intorno come se mi stesse studiando. Mi sentivo un animale in gabbia.
-Cos'è la Lega? -
chiesi senza perderlo di vista neanche un secondo, il cappuccio ancora calato sul viso e una strana morsa sembrava stringermi lo stomaco, torturandomi. L'uomo si fermò e mi guardò stupito per qualche secondo prima di riprendere la camminata, lenta e pesata. Mi stava facendo venire i nervi quella sua flemma e quella sua tranquillità, ma lui sembrava non aspettare altro che uno scontro e dovevo essere abbastanza furba da evitarlo
-La Lega degli Assassini! L'organizzazione di cui fai parte capitanata da Ra's Al Ghul...uno spietato figlio di puttana che uccide tutti coloro che vogliono e voi siete le sue pedine, andate e uccidete, rischiate la vita per farlo felice...Sono convinto che usi qualcosa per tenervi soggiogati in quella maniera, nessuno può essere così folle da seguire quell'uomo -
rispose il pazzo giocando con le due siringhe che gli erano rimaste in mano. Ra's Al Ghul...non mi diceva assolutamente niente e neanche la Lega degli Assassini
-Come fai a sapere tutte queste cose su di me? -
domandai continuando a seguire i suoi passi e le sue mosse. Non mi fidavo di quell'uomo, avrebbe potuto dirmi tutto ciò che voleva e io dovevo prenderlo per verità, eppure capivo che non mentiva. Tutte le volte che Diggle mi aveva chiamato Assassina, tutte quelle volte che mi avevano chiesto se ricordavo qualche viso, qualche nome e tutte le volte che Oliver mi doveva rimproverare perchè colpivo sempre parti vitali del manichino...Qualcosa mi diceva che quell'uomo stava dicendo la verità.
-Oh tesoro...porti il mantello della Lega, il pugnale e anche il tuo modo di combattere riportano alla Lega -
rispose con tranquillità fermandosi a qualche passo da me. Mi sentivo quasi svuotata; avevo trovato un nuovo pezzo, avevo aggiunto un tassello al mio passato, ma quello che avevo trovato mi turbava. Dalla lettera che era stata seppellita con me avevo capito di aver fatto qualcosa di male nel mio passato, ma mai avrei pensato di essere un sicario di professione.
-Non è vero... -
mormorai abbassando sia lo sguardo che l'arma, il peso di ciò che mi aveva detto sembrava schiacciarmi sulla schiena e lo stomaco, impedendomi di respirare bene
-Oh si invece...potrai chiederlo ai tuoi amici vestiti di pelle, l'hanno scorso ci hanno collaborato -
sussurrò a pochi centimetri dai mio viso. Sentii il suo fiato caldo sul collo e, con la coda dell'occhio, lo vidi alzare qualcosa. Subito bloccai la mano contente le due siringhe e portai il suo braccio dietro la schiena facendolo urlare un poco. Le siringhe caddero a terra e tutti gli scagnozzi dell'uomo fecero un passo avanti e alcuni alzarono anche la pistola.
-Lasciateci andare e non torceremo più un capello a nessuno -
dissi torcendo ancora di più il polso all'uomo che sussultò, ma nessuno si mosse, tutti sembravano aspettare qualche ordine che però non arrivava e così decisi di dare un ulteriore incentivo. Con un movimento rapido andai a spezzare il polso all'uomo che urlò in maniera atroce e, stranamente, le sue urla mi erano familiari e andarono a sovrapporsi presto a molte altre urla che mi fecero girare la testa.
-Lasciateli! -
urlò alla fine l'uomo dopo che ebbi cominciato a fare pressione anche sull'avambraccio. Subito lo lasciai e andai da Roy che era svenuto e aveva perso anche sangue. Lo sollevai e, con difficoltà, passai attraverso gli scagnozzi del pazzo che altro non facevano che guardarmi in maniera truce.
-Ricordati Talia! Non è finita qui! Ti ricorderai di Vincent! -
urlò nuovamente l'uomo, la voce spezzata a causa del dolore al polso. Continuai a camminare cominciando a sentire la rabbia montare per tutto quello che era successo, per tutte le bugie dette dalle persone di cui mi fidavo...
 
Avevo lasciato Roy alle cure di Thea e poi mi ero diretta al sotterraneo. Non tolsi nemmeno il mantello e non abbassai il cappuccio, scesi le scale con rabbia trovando subito Oliver che si stava togliendo la parte sopra del costume e poi c'era Diggle che stava smembrando la sua pistola.
-Ci avete messo tanto... -
mormorò Oliver senza nemmeno girarsi. Sentii la rabbia salirmi alla testa, presi il pugnale che avevo nella cintola e andai verso di lui, lo presi per la spalla e lo girai puntandogli subito la lama contro il petto bucando appena la pelle facendo fuoriuscire una bolla di sangue scuro.
-Ehy ehy, cosa sta succedendo? -
chiese Diggle, l'espressione stupita e stralunata, in mano solo il caricatore della sua pistola e non sapeva cosa fare, non sapeva se cercare di rimetterla apposto e puntarmela addosso o se lasciare correre
-Perchè non me l'hai detto...Perchè non mi hai detto che faccio parte della Lega degli Assassini! -
dissi sporgendomi ancora di più verso di lui facendo affondare un poco la punta della lama. L'espressione di Oliver fu impagabile. I suoi occhi si aprirono e le labbra si dischiusero un poco mentre le sue braccia rimanevano inermi lungo il corpo. Non capivo, non capivo perchè aveva dovuto mentirmi su una cosa simile, perchè aveva omesso quel particolare, perchè non mi aveva detto la verità
-Non mentirmi Oliver...sapevi cosa fosse la Lega e sapevi come riconoscerla...perchè mi hai mentito? -
mormorai sentendo la rabbia scemare lentamente e quello che rimase faceva solamente più male. Non riuscivo a capire neanche che sentimento fosse, forse era delusione oppure la sensazione di essere tradita, non lo sapevo, ma quello che sentivo faceva male. Il corpo sembrava svuotato e tutta l'adrenalina aveva lasciato spazio al completo nulla.
-Volevo solo proteggerti -
rispose Oliver guardandomi dritto negli occhi, gli occhi rabbuiati e l'espressione sconfitta e anche severa.
-Da chi Oliver? Proteggermi da chi? -
urlai allentando la presa sul pugnale che poco dopo cadde a terra provocando un tintinnio dolce e melodioso. Oliver era riuscito a mentirmi senza problemi per due mesi e poco più, mi aveva guardato negli occhi per tutto il tempo senza neanche risentirsi. Mi sentivo male. Non c'erano altre parole per descrivere quella sensazione che sembrava mangiarti dall'interno
-Da te stessa -
mormorò abbassando la testa e andando a posare le mani sulle mie braccia. Rabbrividii a quel contatto e scrollai le spalle fino a far scivolare le sue mani via. Avevo bisogno di tempo, avevo bisogno di capire quanto quella informazione era importante per me, dovevo capire quanto la menzogna pesava su di me.
-é per questo che ti ho detto che devi fare chiarezza nella tua vita, è per questo che devi capire cosa vuoi veramente e io non potrò aspettarti per sempre o essere in balia delle tue emozioni. Mi hai mentito, hai continuato a mentirmi e avresti continuato a mentirmi se io non l'avessi scoperto...devi capire cosa vuoi Oliver. Se veramente vuoi...costruire qualcosa devi imparare a fidarti di me -
sussurrai guardandolo con tristezza prima di dirigermi verso un lato del sotterraneo che avrebbe portato ad un piccolo balconcino. Avevo bisogno di aria, avevo bisogno di pensare e riflettere. Non ci poteva essere solo attrazione tra noi, quella ci avrebbe fatto solo bruciare, bisognava costruire qualcosa in più, bisognava fidarsi l'uno dell'altro e Oliver non si fidava affatto di me.
 
-Talia! -
disse Felicity sbattendo una pila di documenti sulla scrivania. Mi destai e sbattei le palpebre più volte. Mi ero incantata a guardare il nulla ed era la quarta volta che succedeva in mattinata, ma ero riuscita a non rimanere troppo indietro col lavoro.
-Cosa ti succede oggi? -
chiese la bionda guardandomi dritta negli occhi. Non era spazientita o arrabbiata, solamente curiosa. Era quello che mi piaceva di Felicity, non giudicava mai, parlava tanto, ma sapeva anche ascoltare.
-Sono solo...pensieri che mi stanno facendo impazzire -
mormorai tornando ad aprire i documenti che mi aveva portato, studiandoli. In verità continuavo a sentire tante urla che mi riempivano la testa e ricordavo ancora la sensazione di potere che avevo provato quando avevo spezzato il polso al criminale che aveva drogato Roy. Era stata una sensazione familiare e piacevole e questo ovviamente mi spaventava.
-Fai solo la mattina, nel pomeriggio c'è un'assemblea e quindi sarò impegnata la -
disse la bionda prima di allontanarsi e tornare nel suo ufficio , dove stava discutendo con Roy di qualcosa che sembrava dover rimanere segreto.
Mi sarei allentata, avrei distrutto qualche manichino visto che Roy doveva decisamente riprendersi dall'attacco di ieri; l'avevo chiamato e mi ero scusata per quello che avevo fatto, ma lui non sembrava turbato più di tanto, l'unica cosa che gli dispiaceva era lasciarci soli per un po'.
Continuai a controllare i documenti, fotocopiarli e scannerizzare quelli che servivano a Fel, ma il tempo sembrava non passare mai, continuavo a guardare le lancette dell'orologio che sembravano immobili.
Sentii il campanello dell'ascensore e uscì Oliver Queen, il viso scuro e la camminata lenta
-Chiamo Felicity -
mormorai prendendo la cornetta in mano, ma lui posò la mano sopra la mia e fece forza finchè non ricomposi il telefono. Mi lasciai andare sulla sedia e lo guardai sedersi e torturarsi le mani per l'agitazione
-Perchè sei qui? -
chiesi leggermente scocciata per quella situazione. Non avevo ancora sbollito tutto dalla sera precedente e il fatto che non fosse neanche venuto in nostro soccorso mi aveva fatto girare nel letto per più e più volte. Aveva risposto alla chiamata, eppure ci aveva lasciati soli, magari se fosse arrivato io non sarei stata costretta a colpire Roy
-Volevo spiegarti -
rispose lui allungandosi sulla scrivania. Sembrava indeciso, sembrava anche non sapere cosa dire. Era incredibile come fosse in difficoltà con tutte le relazioni umane, aveva difficoltà ad esprimersi e spesso sbagliava proprio modo di rapportarsi
-Oliver io... -
​-Non ti ho detto che sei un'Assassina della Lega perchè avevo paura che questa informazione ti turbasse e ti rendesse imprevedibile oppure che ti buttasse giù in un baratro. Essere Assassini vuol dire uccidere delle persone, vuol dire ammazzarle a sangue freddo e non si fa distinzione da uomo, donna o bambino, ricco o povero...Eri confusa, ti ho trovata per strada e poco dopo hai scoperto che qualcuno voleva ucciderti e ci ha provato seppellendoti viva, un'informazione come quella poteva annientarti quindi ho preferito aspettare il momento giusto per dirtelo, ma tu l'hai scoperto prima -
le sue parole sembravano sincere, la maggior parte almeno. Nei mille scenari che mi ero fatta quello era stato uno plausibile e forse il meno brutto.
-Oliver mi hai tolto la possibilità di scelta....dovevo essere io a scegliere se sapere o no, dovevo essere io a scegliere se sopportare questo peso...magari avrei scelto di non voler neanche sapere quello che sapevi su di me, magari sì, non lo sapremmo mai, ma so per certo che era meglio una verità detta da te, piuttosto che venirlo a scoprire in quel modo -
mormorai sentendo ancora le parole dell'uomo in testa e poi il crack del suo polso e l'urlo che esplose, seguito da altri cento, mille, che sembravano riempirmi la testa. Mi portai una mano alla tempia, massaggiandola dolcemente, mentre le urla sembravano scemare lentamente.
-Ho sbagliato, ma ho mentito per le migliori intenzioni -
continuò lui, il viso sempre più tirato e una sua mano era stretta a pugno. Mi sembrava una tortura quella che gli stavo infliggendo, eppure mi era difficile perdonarlo o passare sopra a questo fatto.
-Cerchiamo di...non pensarci più, ok? L'unica cosa che ti chiedo è di essere sincero... -
mormorai guardandolo e aprendomi in un sorriso stiracchiato e per niente convincente, eppure sembrava che ad Oliver quello bastasse infatti subito il suo viso divenne più solare e aperto e il suo corpo si rilassò. In quel momento l'orologio suonò e vidi Felicity uscire dal suo ufficio per dirigersi verso di noi
-Oliver! Sei venuto per pranzo? -
chiese la bionda abbracciandolo e dandogli baci sulla guancia. Adesso passava meno tempo nei sotterranei e vedeva di meno i ragazzi, perciò appena poteva li abbracciava e si faceva raccontare le ultime novità.
-Più o meno -
rispose l'uomo abbracciandola di rimando prima di sorriderle. Sapevo che tra i due era nato qualcosa tempo fa, ma all'ultimatum di Felicity lui non era riuscito a scegliere e quindi lei si era guardata intorno fino a trovare Ray e adesso erano ufficialmente fidanzati e, voci, dicevano che erano prossimi al matrimonio. Ogni volta che li vedevo insieme li invidiavo, l'uno si perdeva nell'altro e si vedeva che si amavano tanto e avrebbero fatto di tutto pur di stare insieme.
Mi vestii lentamente, salutai la bionda e poi seguii Oliver fino all'ascensore
-Non ti da fastidio averceli ogni giorno in giro? Sono sempre vicini, sempre così...innamorati -
chiese Oliver non appena entrammo nell'ascensore. Stare vicino a lui in uno spazio chiuso e così stretto mi metteva quasi a disagio. Si sentiva che c'era tensione tra noi, si sentiva che c'era anche qualcosa di più ed era quel più che mi faceva paura
-No loro sono bellissimi insieme, sì a volte fanno venire il diabete, ma mi fanno vedere ciò che, forse, non avrò mai e perciò mi fa piacere che altri possono goderselo -
risposi accennando un sorriso mentre guardavo di soppiatto lo specchio davanti a me. Riuscivo a vedere le nostre due figure vicine, forse anche troppo, quasi si sfioravano.
-Perchè dici così? Sei una bella ragazza e sei anche dolce... -
- e sono un'assassina senza ricordi -
conclusi alzando un lato della bocca in un sorriso amaro. Sentii la mano di Oliver sfiorarmi la spalla, la presa era salda e il suo corpo si stava avvicinando in maniera quasi impercettibile
-Oliver...no... -
mormorai, ma non riuscivo ad allontanarmi da lui o da allontanarlo da me, non riuscivo a dirgli altri, non riuscivo a convincere il mio corpo di seguire la mia testa e di allontanami da lui
-Perchè non si può provare...perchè non vuoi lanciarti? -
chiese Oliver avvicinandosi ancora un po'. Sembrava di essere tornati alla sera del party, prima dell'asta, quando lui mi aveva preso per la vita e mi aveva accompagnato nel ballo. Sentivo nuovamente il suo respiro sul collo che mi procurava i brividi, sentivo il suo sguardo sulle mie labbra e le sue mani stringere la mia pelle.
-Non voglio soffrire -
mormorai guardandolo negli occhi e poi guardandogli le labbra. C'era un'incredibile attrazione fisica tra noi due, non si poteva negare. Oliver spalancò gli occhi per qualche secondo prima di spingermi verso una parete dell'ascensore e poi incollare le sue labbra alle mie. Subito andai ad abbracciarlo e stringerlo più forte a me mentre le sue labbra giocavano con le mie e...sembrava tutto perfetto.
 
<> un brusio lontano, due occhi che si abbassavano e la mano che prima era sulla mia spalla stava scivolando lentamente verso il gomito per poi interrompere quel contatto. Sentii una fitta allo stomaco e gli occhi mi si erano riempiti di lacrime. Continuavo a guardare la figura scura davanti a me, il corpo bloccato e rigido, le labbra leggermente aperte e una sensazione di freddo e vuoto che sembrava invadermi
<< Avevi detto di amarmi... >> ricordavo di aver sussurrato, le lacrime che scivolavano lungo le guance finendo poi a terra. Avrei voluto andargli vicino e schiaffeggiarlo o farlo rinsavire in qualche modo, ma il mio corpo si rifiutava di muoveri
<< Ho mentito >> aveva detto lui, sul suo viso si era dipinto un sorriso che ora sarebbe rimasto impresso nella mia testa per l'eternità.
<> continuò l'uomo prima di ridere ed andarsene, lasciandomi completamente sola in quella stanza vuota.
 
-Fermati! -
una voce che sembrava avvicinarsi lentamente, il corpo tornava a muoversi e davanti a me non avevo più una figura scusa, ma Oliver. Mi guardai intorno e notai che eravamo ancora nell'ascensore, in mano avevo il pugnale e le guance erano bagnate. Oliver era a distanza di sicurezza, la camicia leggermente strappata e il viso contratto e concentrato.
-Cosa è successo? -
chiesi, la voce roca e il pensiero di quell'uomo ancora nella mia testa, la sua risata che sembrava sbeffeggiarmi, la sua facilità con cui aveva detto che non aveva fatto altro che mentirmi
-Hai incominciato a parlare e poi mi hai attaccato... -
rispose Oliver continuando a rimanere a distanza. Il suo sguardo era accusatorio, duro e inflessibile e mi sembrò di sentire ancora una volta lo stomaco chiudersi e le gambe farsi molli.
Fu solamente il rumore dell'ascensore a risvegliarmi
-Scusami...io... -
non finii neanche la frase e scappai via, nella testa le urla e le parole di quell'uomo, l'immagine del bambino morto davanti a me, la freccia che trapassava la carne di Roy e poi il rumore di ossa spezzate...
Continuai a correre fino a che non mi trovai fuori dal centro città, fuori dal caos e dal rumore assordante dei passi della gente e delle macchine. Avevo già provato qualcosa per qualcuno, avevo già provato ad amare una persona e il risultato era stato che ero rimasta sola, mi aveva tradita e aveva giocato con me. Forse era per questo che non riuscivo a lasciarmi andare con Oliver? Era per questo che stavo aspettando che lui facesse chiarezza e si fidasse di me? Alla fine i miei piedi mi portarono nuovamente in quel prato, la dove c'era la mia tomba. Raggiunsi il luogo e notai come la terra si era assestata e stava cominciando a crescere qualche filo d'erba. Se fossi rimasta la dentro non avrei imparato a vivere e non avrei sofferto.  


Note:
Buongiorno! Eccomi con un nuovo capitolo! Si è fatto un ulteriore salto temporale (molto piccolo, una settimana massimo) e abbiamo un "nuovo" nemico e nuovi problemi!
Spero che questo capitolo di piacce e come al solito voglio ringraziare le ragazze che leggono questa storia e la recensiscono! Veramente grazie!!!
Spero di sentirvi presto!
Un bacio!!

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Capitolo 9
*** Crush Crush ***


Per un secondo mi sentii un ragazzo normale; baciavo la donna per cui provavo qualcosa e avevo messo da parte arco, frecce e cappuccio. Ero solo Oliver Queen, ero un ex milionario, ero normale. Mai avevo permesso alle mie emozioni di prendere il sopravvento in quel modo, mai avrei pensato di provare quell'attrazione fisica così potente, mai avrei pensato di lasciarmi andare e non pensare lucidamente. Per anni avevo tenuto a bada le mie emozioni, per anni avevo pensato di non potermi permettere distrazioni; cosa c'era di diverso ora? Forse era la mancanza di qualcosa, la mancanza di una figura al mio fianco che mi sorreggeva oppure il pensiero che Talia sapeva difendersi più che bene quindi non l'avrei messa in pericolo col mio lavoro notturno. C'erano tante ipotesi, ma non sapevo quale era vera, cosa era più giusto fare e cosa invece non lo era....ero combattuto, non sapevo cosa fare e l'idea di dover far chiarezza nella mia vita mi faceva paura. Non volevo e non potevo scegliere tra una vita normale e Arrow, ma potevo scegliere se rimanere da solo o no. Tutto si era infranto con Talia che aveva cercato di attaccarmi, dai suoi occhi scendevano lacrime che correvano lungo le guance per finire a terra e il suo sguardo sembrava vacuo. Non capii tutto quello che disse, ma capii che aveva avuto una storia in precedenza e non era finita molto bene, anzi era finita decisamente male se ero riuscito ad interpretare le sue parole. Quando fu sveglia non mi spiegò, se ne andò via correndo senza neanche lasciarmi il tempo di capire. Questa era lei, un'altalena di emozioni e di ricordi che la rendeva affascinante, imprevedibile ed oscura. Questa era lei, continuamente indecisa e fin troppo ingenua per capire cosa le stava succedendo.
 
-Roy come stai? -
chiesi avvicinandomi a lui che camminava lentamente sorretto da due stampelle ed era seguito da Thea, lo sguardo ansioso e preoccupato. Era tornata da due settimane o poco più, il rapporto tra lei e Roy non era quello di prima, ma era comunque forte e si vedeva che si volevano ancora molto bene, ma entrambe erano troppo orgogliosi per ammetterlo.
-Un po meglio -
mormorò il giovane saltellando fino ad una sedia non posta nel centro del sotterraneo. Non era decisamente ok, non poggiava la gamba e ogni volta che faceva un movimento il suo viso si apriva in una smorfia anche se aveva l'aiuto delle stampelle.
-Fortunatamente non ti ha colpito il muscolo in pieno, ma solo di striscio -
dissi sovrappensiero guardando Thea che roteava gli occhi in alto. A quanto avevo capito non le piaceva che Talia andasse così d'accordo con Roy, non le piaceva che si allenassero insieme o che andavano spesso in missione completamente soli. Anche lei sapeva che Talia non provava niente per Roy e che era solo amicizia quella che c'era tra i due, eppure sembrava gelosa.
-Sì, ma non è comunque un gioco -
mormorò Roy alzando appena gli angoli della bocca. Portava una tuta larga grigia che nascondeva la fasciatura alla coscia e poi la sua solita felpa rossa. Thea andò a parlare con Felicity che rise e cominciò a parlarle in maniera agitata.
-Talia dov'è? -
chiese Roy massaggiandosi la gamba e facendo vagare lo sguardo verso mia sorella che però stava ancora discutendo con la bionda gesticolando in maniera abbastanza agitata.
-Ha avuto un piccolo...problema con i suoi ricordi, penso, e non è ancora tornata -
risposi guardando la porta del sotterraneo aspettandomi quasi che entrasse da un momento all'altro. Felicity aveva in mano il telefono e aveva provato a chiamarla un paio di volte, ma il telefono squillava a vuoto
-Dovevi vederla ieri sera Oliver...quando gli ha rotto il polso, il suo viso, il suo sguardo sembrava così contento...sembrava soddisfatta e mi ha fatto paura, non sembrava più lei -
mormorò il giovane e potevo vedere il suo sguardo veramente preoccupato, come poche volte l'avevo visto. Roy sapeva essere spericolato e pensava poco a ciò che le sue azioni potevano causare e quella insana paura mi preoccupava. Era come quella mattina, quando sembrava essersi estraniata da tutto e aveva attaccato senza preavviso. Potevo immaginare che lei era stata quella che aveva sofferto che a lei avessero detto che non potevano amarla e questo doveva essere stato un gran brutto colpo per lei, sopratutto se questo era accaduto tanto tempo fa, quando ancora era una ragazzina ancora più giovane di adesso.
-Sembra che stia cominciando a ricordare qualcosa... -
dissi al ragazzo prima di venire distratto dalla porta che si apriva ed entrò Talia, i capelli bagnati e appiccicati al volto, la camicia bagnata si era attaccata al corpo lasciando intravedere il reggiseno color carne e i pantaloni erano sporchi di erba e fango. Scese le scale lentamente, in mano aveva la borsetta e le scarpe e non appena vide Roy il suo sguardo si rabbuiò un secondo e si fermò, fissandoci con lo sguardo vago e perso. Rimase così per qualche secondo prima di scendere e avvicinarsi a noi, le braccia conserte, il viso pallido e potevo anche solo vedere quanto freddo avesse.
-Roy mi dispiace, non volevo farlo...ma non sapevo che altro fare -
sussurrò la giovane stringendosi ancora di più nelle spalle. Sembrava veramente dispiaciuta per ciò che era successo, ma Roy non fece altro che sorriderle e alzare le spalle
-Non potevi far altro Talia... -
disse il giovane sorridendo per riuscire a tranquillizzarla, ma non ci riuscì molto e così Talia si girò e andò a salutare le donne che stavano confabulando più discretamente. La vidi abbracciare Fel con enfasi e sussurrarle qualcosa all'orecchio e poi sorrise per salutare Thea che però rispose al suo sorriso in maniera fredda e distaccata. Probabilmente mio sorella aveva frainteso ciò che c'era tra Roy e Talia e la sua gelosia la portava a non vedere di buon'occhio l'assassina.
-Vado ad asciugarmi i capelli e cambiarmi e sono pronta -
disse Talia camminando verso l'appartamento. Subito mi diressi verso Fel che mi guardò arricciando appena le sopracciglia bionde
-Cosa ti ha detto? -
chiesi, curioso e preoccupato. Che le avesse spifferato qualcosa sul bacio di oggi? No, Felicity si sarebbe comportata in maniera diversa.
-Cose tra donne -
mi sussurrò lei sorridendo come una bambina aggrappandosi per qualche secondo al mio braccio prima di scoppiare a ridere con Thea. Mi imbronciai appena e tornai da Roy che sembrava non smettere di ridere. Era incredibile come ci voleva poco per rallegrare l'intera atmosfera. Diggle era con Sara che aveva cominciato ad avere le prime coliche e aveva cominciato a mancarci. Sentimmo un rumore lontano, cocci rotti e una specie di tonfo. Tutti ci girammo e rimanemmo per qualche secondo immobili, ma poi cominciai a correre. Arrivai davanti alle scale e le salii in fretta e furia, ma Talia non c'era e allora la cercai nel minuscolo bagno e fu lì che la trovai. Era seduta a terra in mezzo ai vetri rotti dello specchio, la testa tra le mani.
-Cosa è successo? -
chiesi prendendole le mani cercando di spostarle dal viso con la forza.
-C'era il bambino...dietro di me, era morto e mi puntava il dito contro, diceva che l'avevo ucciso, diceva che l'avevo tradito, lui si era fidato di me e io l'ho ucciso...Mirho, il suo nome era Mirho -
mormorò la giovane, lo sguardo perso e vago alla ricerca di non so che cosa. Mi guardai intorno, ma non c'era nessuno, la finestra era chiusa e nessuno sospettava che qualcuno abitasse lì.
-Era un incubo, solo un incubo -
sussurrai accennando un sorriso e mi stupii nel vederla saltarmi al collo per abbracciarmi forte quasi fino a stritolarmi. Sentii il suo profumo arrivare alle narici con chiarezza, un profumo fiorito dolce e forte allo stesso tempo e poi sentivo la morbidezza della sua pelle, del suo seno premuto contro il mio petto e arrossii. Ci misi un poco per rispondere al suo abbraccio e mi sentii...incredibilmente bene. Abbracciare una persona che sembrava aggrapparsi a te per riuscire a superare una difficoltà era una sensazione nuova, solitamente tra noi non c'era bisogno di questo contatto fisico e averlo con lei mi faceva sentire completo, quasi.
Lentamente Talia sciolse l'abbraccio e cominciò a fissarmi e potevo vedere quanto fosse scossa quanto quella visione l'aveva disturbata e resa incredibilmente fragile. Guardai il suo volto e non riuscii a pensare a quello che Ra's le aveva fatto, a come l'avesse traviata rendendola sempre più uno spettro di se stessa. Col pollice andai a carezzare la guancia della giovane con dolcezza e poi lei si avvicinò e posò le labbra sulle mie dischiudendole appena. Fu un contatto veloce, forse il tempo di un battito di ciglia che però a me era sembrato infinito. Tutte e due le volte precedenti ero stato io a forzare la situazione mentre questa volta Talia aveva fatto il primo passo e questa era un'ulteriore conferma del fatto che anche lei provava qualcosa per me. Dolcemente la sollevai e la portai fuori dal bagno
-Te la senti di uscire sta sera? -
domandai un po' preoccupato vedendola ancora un po' scossa. Continuava a toccarsi i capelli e a guardarsi intorno
-Sì, anzi, mi serve aria -
rispose Talia alzandosi barcollando. Sulle nocche aveva qualche taglio che le aveva procurato una piccola fuoriuscita di sangue, ma non sembrava neanche essersene accorta così evitai di ricordarle ancora l'accaduto. Presi per mano la ragazza e l'aiutai ad arrivare fino alle scale e poi ad arrivare fino al sotterraneo dove tutti la guardarono preoccupata
-Non è successo niente... -
mormorò Talia sorridendo appena cominciando a camminare da sola, le gambe leggermente tremolanti, ma sembrava tutto passato, sembrava quasi che cercava di mostrarsi forte davanti agli altri mentre a me aveva mostrato anche quel lato fragile che la caratterizzava. Talia si unì alle due donne che si erano tranquillizzate e cominciarono a parlare tra loro. Sembrava tutto apposto, eppure Talia non partecipava attivamente alla discussione, lei stava ad ascoltare e ogni tanto sorrideva quasi a far vedere che era presente. Uno squillo ci fece voltare tutti e subito sullo schermo si accese un bollino rosso.
-é lui...è quello della Vertigo -
disse Talia guardando il bollino rosso per qualche secondo prima di prendere il suo mantello e le sue armi. Non avevo idea di come avesse fatto a saperlo, ma la sua voce era sicura e avevo cominciato a fidarmi del suo sesto senso e il mio diceva che ci sarebbero stati guai.
 
Eravamo arrivati lì dove ci doveva essere il criminale, ma il magazzino era completamente vuoto. Ci guardammo intorno più e più volte, ma non trovammo nessuno.
-è strano... -
mormorò Talia, guardandosi intorno. Sembrava turbata e preoccupata e riuscivo a intravedere i suoi occhi saettare da una parte all'altra. Continuai a guardarmi intorno finchè improvvisamente tutto divenne buio
-Non vedo niente...non vedo assolutamente niente -
disse Talia preoccupata, la voce piena di ansia. Sembrava avere paura del buio e la cosa mi sorprendeva, ma dopotutto dopo assere stata rinchiusa in una tomba a lungo non potevo certo biasimarla. Continuavo a guardarmi intorno alla ricerca di qualcosa, sperando di trovare una luce o qualsiasi aggancio che mi facesse capire dove fossi e poi un pugno; forte, preciso e che mi fece cadere a terra. Sentii delle voci, delle risa e poi un calcio in pieno stomaco che mi spezzò il fiato. Le orecchie fischiavano, non riuscivo neanche a sentire quello che mi stava accadendo intorno finchè la luce non mi investì. Per un attimo rimasi accecato, davanti a me vedevo solamente figure nere sfocate e prive di contorno.
-Sei tornata! -
disse una voce e una figura si mosse lentamente dandomi le spalle fino ad arrivare ad una sagoma sdraiata a terra e che tentava disperatamente di rialzarsi. Tentai di fare lo stesso e puntai le mani a terra per rialzarmi, ma un piede mi rigettò giu.
-Rotto in più punti e per poco l'osso non è uscito dalla pelle...ci vorrà un bel po' prima di tornare a usarlo -
mormorò l'uomo che adesso riuscivo ad individuare. Non aveva niente di eccezionale, era piccolino, magro e con un grande tutore sul un polso mentre nell'altra mano aveva una pistola nera e lucida. Intorno a noi c'erano uomini vestiti di nero e alcuni avevano maschere in volto, probabilmente erano servite per vederci al buio.
-Ancora non ho deciso se ucciderti o se farti soffrire colpendo coloro che ami di più... -
continuò l'uomo dandole un calcio in pieno stomaco. Sentii Talia rantolare e la vidi portarsi la mano al fianco mentre un uomo la sollevava per cappuccio e capelli.
-Voglio vedere il tuo volto... -
mormorò l'uomo dal polso immobilizzato allungando una mano che per poco non arrivò al cappuccio, ma Talia con una grande forza fisica riuscì a tirargli un calcio che lo fece cadere a terra per poi arrampicarsi sul collo dell'energumeno che l'aveva sollevata e lo colpì in pieno volto, ma presto fu tirata giù e sentii la botta che prese alla testa e, quando non la vidi più muovere, pensai al peggio, ma poi un leggero movimento delle dita e gli occhi che si aprirono ancora una volta mi fecero tornare a respirare.
-Una ragazza...una bella ragazza -
sussurrò l'uomo Vertigo abbassandosi su Talia, le labbra arricciate in una smorfia e il corpo pressochè immobile. In quel momento era come se tutti si fossero distratti, se tutti stessero aspettando qualche colpo di scena e così agii. Mi alzai in un secondo, gomitata sul naso all'uomo dietro di me mandandogli il naso in frantumi e poi corsi fino all'uomo e presi la sua pistola, puntandogliela alla nuca. Subito tutti fecero un passo avanti, ma poi, con un solo gesto della mano il dottor Vertigo li fermò.
-Lasciami -
ringhiò l'uomo continuando a guardare Talia, la mano fasciata che sfiorava la sua guancia. La ragazza aveva tutti i capelli sparpagliati in terra, un livido stava cominciando a formarsi appena sotto la mascella dove probabilmente l'avevano colpita per metterla al tappeto. Mi spaventava il fatto che fosse completamente immobile
-Nyssa... -
un sussurro appena percettibile che però arrivò forte alle mie orecchie facendomi irrigidire. Sua sorella. Ebbi un fremito e la mano che teneva la pistola tremò appena facendo ridere l'uomo che stavo minacciando
-Non mi ucciderai mai...le voci corrono Arrow e tutti sanno che ormai tu non uccidi più nessuno e uccidi me e ucciderai anche lei -
disse l'uomo sorridendo e il luccichio del coltello mi fece tremare. Dottor Vertigo aveva puntato il coltello appena sotto le coste di Talia e potevo già vedere che la punta aveva bucato il corpetto e probabilmente stava già segnando la sua pelle
-Potrei fare un'eccezione per te -
ringhiai spingendo più forte la pistola contro la cute dell'uomo che si irrigidì un secondo prima di tornare rilassato. Non aveva paura. Non gli procuravo il benchè minimo dubbio. L'uomo spinse ancora di più la lama affondo e Talia spalancò gli occhi.
-Una lama piena di Vertigo che la farà impazzire...allontana quella pistola Arciere -
minacciò l'uomo spingendo ancora di più la lama in fondo e potevo vederlo dall'espressione non più contenuta di Talia. Con uno scatto tolsi la pistola dalla testa dell'uomo e mi alzai. Eravamo soli. Sentii l'uomo ridere e lo vidi estrarre lentamente la lama dal corpo di Talia e vidi la lama rossa. Non riuscii a pensare a nessun'altra mossa da fare; una pioggia di proiettili e una improvvisa nebbia avvolse il magazzino. Non volevo neanche sapere se era con noi o contro, tirai un pugno sul polso rotto del dottor Vertigo e poi mi abbassai e presi Talia in braccio, gli occhi ancora chiusi e la voce flebile ogni tanto chiamava il nome di Nyssa. Camminavo velocemente sostenendo il peso della giovane e alla fine arrivai fuori, l'aria fresca sembrò tagliarmi il viso e anche Talia sospirò un secondo. Un furgone nero arrivò facendo stridere le gomme e al volante c'era Dig, il volto concentrato e corrugato. Aprii il portello e mi buttai dentro, non volevo perdere tempo, volevo allontanarmi da li il prima possibile
-Vai vai vai! -
urlai a Diggle che pigiò il piede sull'acceleratore per portarci via di la. Guardai Talia, il volto pallido e la disperazione nella sua voce nel chiamare una sorella che neanche si ricordava di avere. I capelli erano sporchi di sangue, probabilmente si era ferita alla nuca a causa di quella botta contro il terreno. Mi ero spaventato, avevo sentito il cuore perdere un battito quando avevo sentito il rumore del cranio contro il pavimento. La tenni stretta a me coprendola col suo stesso mantello per tenerla al caldo sperando che aprisse gli occhi presto, sperando che si ricordasse di me, sperando che si ricordasse di quello che era successo.
 
Arrivammo nel sotterraneo che Talia stava cominciando a riprendere conoscenza. Sul viso aveva un grosso ematoma violaceo che si espandeva per gran parte del lato destro della mandibola. La aiutai a scendere dal furgone, ma poi rifiutò il mio aiuto e camminò da sola verso il sotterraneo. Sembrava pensierosa, camminava lentamente e aveva lo sguardo basso. Sapevo che era meglio non interrompere la sua riflessione e così io e Diggle la superammo ed entrammo nel sotterraneo dove ad aspettarci c'era solo Fel.
-Laurel è andata a fare un giro di ronda... -
disse la bionda senza neanche guardarci continuando a scrivere al computer qualcosa per noi incomprensibile.
-Voi vi avevo persi, cellulari, telecamere..non andava più niente per questo ho chiamato Diggle -
continuò la giovane. Quando cominciava a parlare era difficile farla smettere, ma in questo momento avevo bisogno di sentire una voce spensierata, una voce amica. Mi voltai un secondo per vedere se Talia era arrivata e la vidi seduta sulle scale del Verdant, il cappuccio ancora calato sulla testa: era completamente immobile.
-Grazie Diggle, ci hai salvato la vita -
mormorai guardando l'uomo dalla pelle scura. Era sorridente e rilassato e sapeva di bambino, una cosa che mi fece sorridere. Ci era mancato Diggle, il suo appoggio durante le missioni, il suo apporto strategico e la sua risata.
-Di niente, dovevo saldare un debito -
rispose sorridendo posando una mano sulla mia spalla. Accennai un sorriso che però si rabbuiò presto. Talia cominciava a preoccuparmi, o meglio, mi preoccupava quello che stava cominciando a ricordare. Quanto tempo ci voleva a ricordarsi il nome di suo padre? E quanto tempo per ricordarsi che i rapporti tra noi e la Lega non erano proprio rose e fiori? Poco, troppo poco e lei sembrava avida di conoscere tutto ciò che riguardava il suo passato.
-Vado da Lyla e dalla piccola, ci sentiamo domani Oliver -
salutò Diggle andando a dare un bacio sulla guancia a Felicity che ora sembrava essersi presa una pausa. Da quando lavorava alle Palmer passava meno tempo nel sotterraneo, ma potevamo comunque contare sempre su di lei.
-Tra poco andrò anche io...Laurel non ha trovato niente ed è già diretta a casa -
sussurrò la bionda alzandosi dalla sedia cominciando a raccattare le sue poche cose. Sembrava provata, il viso era stanco e sotto gli occhi aveva scure occhiaie marcate. Chiederle come andava con Ray mi sembrava indelicato, sopratutto da parte mia, ma d'altra parte non volevo pensasse che non me importava niente.
-Notte Ollie -
mormorò la bionda lasciando un delicato bacio sulla guancia ispida.
-Notte Fel -
risposi accennando un sorriso. Felicity l'avevo persa, l'avevo persa perchè volevo proteggerla e non metterla nei guai...avrei fatto lo stesso errore con Talia? Guardai la giovane che era ancora seduta, tutto il corpo era immobile ad eccezione fatta per le spalle che si alzavano e si abbassavano lentamente. Un enigma. Non c'erano altre parole per descriverla.  



Note:
Buongiorno! 
Mi scuso per la lentezza con cui ho postato, ma purtroppo sono in periodo esami e quindi riuscirò a postare solo una volta a settimana (circa).
Tralasciando le comunicazioni di rito...spero che il capitolo vi piaccia! Si rincontra un vecchio nemico che ci accompagnerà per ancora qualche capitolo. La storia tra Talia e Oliver arriverà presto ad una svolta e si scopriranno molte cose su Talia nel prossimo capitolo (sì, sto cercando di mettervi il tarlo/ingraziarvi xD).
Vorrei ancora ringraziare tutti coloro che leggono la storia e coloro che perdono qualche minuto del loro tempo per recensirla facendomi sorridere ogni volta di gioia!!!
Grazie ancora!
Spero di leggervi presto,
Giulia

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Capitolo 10
*** Memories ***


-Non va bene! Ti stai trattenendo Talia! -
urlò una voce lontana con rabbia. Potevo sentire il peso della spada farmi dolere il braccio, la testa girava. Ero dentro un'arena illuminata da poche torce e davanti a me avevo un ragazzino, doveva avere al massimo diciassette anni ed era magro ed emaciato.
-Non combatto contro un morto! -
urlai di rimando guardando davanti a me uno scranno all'apparenza vuoto. Quel ragazzino non aveva neanche finito l'addestramento, era arrivato a Nanda Parbat dopo che aveva perso tutto in un incendio appiccato da degli ubriaconi; aveva perso tutta la sua famiglia e ora voleva diventare forte per potersi vendicare.
-Attaccala -
mormorò l'uomo e subito il ragazzino si avventò contro di me. Non ci fu nemmeno bisogno della spada, mi bastava spostarmi per schivare i colpi stanchi ed imprecisi. Perchè mio padre lo faceva? Non capivo se era una punizione o se stava cercando di fare uscire qualcosa...Sentii dei passi e poi vidi una spada spuntare dallo stomaco del giovane che rantolò prima di finire a terra agonizzante, davanti a me un uomo dagli occhi color del ghiaccio e il sorriso compiaciuto.
-Io sono Ra's Al Ghul...io sono ancora il tuo capo, io sono tuo padre....quando sarò morto potrai prendere il mio posto Talia, ma finchè respiro tu devi sottostare ai miei ordini... -
ringhiò avvicinandosi. Non mi mossi, rimasi immobile, continuavo a guardarlo e pensavo che fosse solamente una bestia.
-Io ti ho messa alla vita perchè volevo un guerriero spietato che portasse solamente morte e sofferenza, volevo un guerriero che obbedisse ai miei ordini ed invece ho avuto soltanto una femminuccia -
sputò facendomi salire la rabbia. In un attimo gli fui addosso, miravo alla gola, al cuore, ma Ra's continuava a parare e la mia lama non si avvicinava neanche di un centimetro alla sua pelle.
-Così ti voglio...rabbiosa, furiosa... -
continuava lui e volevo fermarmi, volevo farlo, ma continuavo ad attaccarlo e a parare i suoi colpi, continuavo a volerlo uccidere finchè lui non disegnò un arco sulla mia schiena. Sentii il dolore esplodere, ma non dissi niente. Lo guardai col fiatone, la schiena che bruciava e potevo già sentire dei rivoli di sangue scendere lungo il taglio.
-Se vuoi uccidermi devi migliorare figlia mia... -
mormorò lui soddisfatto, un sorriso largo stampato sul volto. Ero arrabbiata, ero furiosa per essere stata al suo gioco, per aver giocato con le sue regole e aver perso.
-Ora puoi scegliere...far soffrire questo giovane ragazzo per ore o non farlo sofffrire... -
sussurrò prima di andarsene e tornare nell'oscurità, lasciandomi sola. Caddi a terra in ginocchio di fianco al giovane che continuava a respirare in maniera faticosa, gli occhi erano quasi vitrei, ma dalla ferita usciva sangue lentamente, poche gocce alla volta.
-Mi dispiace... -
mormorai prima di prendere la lama e avvicinarmi ancora a lui. Potei vedere il suo sguardo diventare vigile e, se avesse potuto, sarebbe scappato, ma stava immobile, le lacrime che scendevano lungo le guance e le labbra che continuavano ad aprirsi e chiudersi a scatti
-Mi dispiace... -
ripetei un secondo prima di affondare la lama sul collo del ragazzo. Sentii il sangue imbrattarmi le mani e non potei trattenere l'urlo di rabbia.
 
Era la settima persona che mio padre mi aveva mandato contro. Avevo il viso, le mani e le braccia sporche di sangue ed ero stanca. La vista cominciava ad annebbiarsi a causa delle ferite che Ra's aveva prontamente ricoperto di sale per far si che soffrissi di più, per far sì che restassero le cicatrici sul corpo.
-Vediamo se hai imparato... -
disse Ra's guardandomi con occhi folli. Scossi la testa e sentii i capelli spazzolarmi la schiena. Avevo provato più volte a spiegargli che ero diversa, non ero come Nyssa, non ero come i suoi amati Assassini, io avevo una coscienza e sentivo il senso di colpa ogni volta che dovevo uccidere una persona.
Il mio avversario era grosso e muscoloso e non aspettò nessun via, andò subito all'attacco e io mi limitai a parare e segnare le sue braccia di graffi superficiali.
-Su forza! Uno dei due morirà, combattete solo per la vostra vita -
incitò Ra's. Lui sapeva già come sarebbe andata a finire, sapeva benissimo che avrei vinto, eppure continuava a mettermi davanti persone che speravano in una vittoria.
Il mio avversario riuscì a ferirmi ad una spalla e, in quel momento, qualcosa scattò. Il mio corpo sembrò non rispondermi più, attaccai velocemente e cominciai a vedere il panico negli occhi dell'uomo che riusciva a parare i colpi a stendo. Bastarono altri due colpi per far volare via la sua lama, ma questo non si arrese e mi corse incontro. Lo scartai e, senza neanche accorgermene gli passai il filo della lama sulla gola. Sentii il corpo dell'uomo diventare sempre più pesante e il suo sangue andò a sporcare la mia mano. Tornai subito in me e lasciai la spada e il corpo dell'uomo che cadde a terra immediatamente e lo guardai. A malapena sentii gli applausi di mio padre. Avevo ucciso un uomo.
-Brava Talia...brava...finalmente, mia figlia... -
mormorò Ra's e sembrava emozionato. Lentamente venne ad abbracciarmi, ma neanche lo calcolai, neanche sentii le sue parole, il mio sguardo era ancora fisso sull'uomo, gli occhi vitrei e il profondo taglia lungo la gola...
 
-Talia non puoi farlo! Nostro padre si arrabbierà e sai che odia questi tuoi colpi di testa -
Era stata una ragazza mora e dai lineamenti quasi asiatici a parlare. Sapevo che si trattava di Nyssa, mia sorella o sorellastra. Subito avevo notato la non somiglianza; i suoi tratti del viso, la carnagione olivastra e gli occhi scuri come la pece mi avevano fatto capire che dovevamo avere diverse parentele.
-Non possiamo lasciarli soli Nyssa! Ci hanno aiutato a ritrovare Sara...dovremmo farlo per lei, è la sua città, ci sono i suoi parenti! Vuoi che anche lei non sia in prima fila a combattere? Perchè dobbiamo tirarci indietro di fronte ad una richiesta di aiuto? -
domandai prendendo le mani della giovane tra le mie, stringendole appena. Ero più giovane di Nyssa, in qualche modo lo sapevo, ma sapevo anche che sarei riuscita a metterla al tappeto in meno di cinque minuti. Vidi lo sguardo duro della donna corrucciarsi appena e ci fu indecisione sul suo volto.
-Se veramente Wilson ha creato un'arma così potente quanto tempo ci metterà a sguinzagliarcela contro? E neanche nostro padre può sconfiggere un esercito da solo -
mormorai a bassa voce, quasi con timore. Nyssa mi guardò negli occhi, ritirò le mani e cominciò a camminare avanti e indietro per la piccola stanza spartana dalle pareti in roccia.
-Va bene ma...comando io l'attacco e tutto il resto, tu mi aiuterai a pianificare, ma se qualcosa va storto, se vedi che non c'è speranza, devi promettermi che scapperai via Talia.... -
disse Nyssa avvicinandosi per abbracciarmi. Sorrisi a quel contatto e strinsi l'abbraccio posando la guancia sulla sua nuca
-Non mi perdonerei mai se qualcuno ti facesse del male -
continuò la giovane donna guardandomi dritta negli occhi. Non dissi niente ma annuii. Sapevo che lei mi voleva bene, forse anche troppo.
-Saresti un perfetto comandante Talia, sei forte e astuta, eppure ti lasci condizionare dai tuoi sentimenti e questo ti porterà alla tomba prima o poi -
mormorò Nyssa con gli occhi leggermente lucidi. Scossi il capo e le asciugai una lacrima che stava lentamente scendendo lungo la guancia
-No sorella...sono loro a tenermi in vita...se solo nostro padre capisse... -
sussurrai sorridendo dolcemente a quel viso corrucciato.
 
Mi sentivo sporca. Continuavo a guardarmi le mani perchè aspettavo che, da un momento all'altro, diventassero rosso sangue. Sentivo la gola in fiamme e gli occhi lucidi, ma non volevo sprecare neanche una lacrima. Come avevo potuto fare quella cosa? Come avevo potuto ucciderlo in quella maniera, a sangue freddo, senza neanche un motivo valido? In cosa mi aveva trasformata quell'uomo che io avrei dovuto chiamare padre?
-Talia...tutto bene? -
domandò Oliver avvicinandosi lentamente. Si era cambiato, ora indosso aveva una tuta e una canotta che lasciava vedere muscoli e lividi. Da quando ero arrivata io non potevo far altro che notare i segni sul suo corpo aumentare di giorno in giorno.
-Sì...ho solo dei pensieri per la testa -
risposi abbassando infine il cappuccio che avevo ancora in testa. Mi ero dimenticata di averlo talmente mi ero chiusa a riccio in me stessa. Non volevo ancora credere a quello che avevo visto, a quello che avevo ricordato. Se tutto era vero mi meritavo la morte che l'Idra aveva scelto per me.
-Sicura? Sembri turbata -
continuò lui continuando a guardarmi. Dovevo rivelargli quello che avevo visto? Dovevo dirgli che conoscevo il nome di mio padre, che conoscevo quello di mia sorella e che avevo ucciso un ragazzo a sangue freddo? Dovevo dirgli che adesso sapevo di essere la figlia di Ra's? Era forse il mistero che mi aleggiava intorno che piaceva ad Oliver Queen? Era forse per quello che c'era quella strana attrazione tra noi?
-Non so cosa fare Oliver...a volte mi verrebbe voglia di prendere ed andarmene lontano, non avete realmente bisogno di me e sto portando solo guai...ma altre volte penso di poter ricominciare la mia vita qua, penso di poter essere come una comune ragazza e di poter vivere una comune vita...Il più delle volte mi sembra di non poter fare niente se non lasciarmi investire da tutto ciò che accade -
mormorai continuando a guardare le mie mani, muovendo lentamente le dita lunghe ed affusolate. Mi stavo bruciando da sola. Mi stavo auto-distruggendo e non sapevo che altro fare. Secondo Nyssa i miei sentimenti, le mie emozioni mi avrebbero portato nella tomba e Ra's aveva fatto di tutto per togliermele e sembrava anche esserci riuscito.
-Non sei una comune ragazza Talia, sei molto di più e sei importante per noi; sei importante per Roy che ti vede come un modello, sei importante per Felicity perchè sei un'amica, sei importante per Diggle e sei importante anche per me.... -
sussurrò il giovane prendendomi le mani, serrandole tra le sue. Alzai lo sguardo fino a trovare il suo sguardo e rimasi colpita. I suoi occhi era fermi e decisi, la sua presa salda quasi a rafforzare quello che diceva.
-Non so cosa sta succedendo, ma sento che di te mi posso fidare, sento che posso permettermi di distrarmi...vorrei tornare qua e trovare qualcuno preoccupato per me, vorrei tornare a casa e trovare qualcuno che mi consoli nel caso non fossi riuscito a portare a termine la missione e vorrei qualcuno che abbia il coraggio di dirmi che sto sbagliando e tu hai tutte queste qualità...non so se è solamente un'infatuazione, non capisco niente di queste cose, ma so che sei tu la persona che vorrei avere la mio fianco -
continuò Oliver, lo sguardo sempre deciso e posato sul mio, la fronte si era imperlata di un leggero sudore e le sue mani continuavano a carezzare in maniera nervosa le mie. Non riuscii a trattenere un sorriso e ricambiai la stretta delle mani con vigore
-Sì Oliver...ero gelosa quella sera, odiavo vedere le tue labbra su quelle di quella donna e avrei voluto esserci io al suo posto...e non so cosa.. -
non riuscii neanche a finire la frase che trovai le sue labbra sulle mie e subito risposi. Portai le braccia intorno al suo collo e poi intrecciai le gambe sulla sua vita quando sentii che si voleva alzare. Lasciai che mi prendesse in braccio e sorrisi sulle sue labbra toccandogli i capelli e il viso continuamente. Quello voleva dire lasciarsi andare? Quelle scosse lungo la schiena e il collo, sentire le gambe molli, lo stomaco contorto e non riuscire a smettere di sorridere e di baciarlo...Le mani di Oliver stringevano dolcemente i glutei finchè non mi lasciò scivolare dolcemente a terra. Scappai sulla scala velocemente, ridendo come se fossi una bambina e sentii Oliver ridere di rimando e seguirmi e non appena fu salito tornai a baciarlo, impaziente di sentire le sue labbra sulle mie e le sue mani vagare e scaldare il mio corpo ghiacciato. Sembrava tutto giusto, sembrava che tutto combaciasse. Oliver era delicato e mi sfiorava lasciandomi brividi e sensazione strane che non riuscivo neanche a catalogare. Potevo sentire le sue dita sfiorare ogni cicatrice, percorrerla dolcemente e, quando erano vicine al viso, andava a posarci un bacio appena percettibile per poi tornare sulle labbra diventando sempre più passionale.
Forse Roy aveva ragione, forse c'era veramente qualcosa tra noi.
 
Mi svegliai lentamente e sorridendo. Mi girai lentamente e vidi Oliver dormire ancora, il respiro leggero e lento. Era a petto nudo e potevo vedere tutte le cicatrici e le bruciature che costellavano il suo corpo. Allungai lentamente una mano e sfiorai un corpo, ma subito la sua mano mi afferrò il polso e tremai appena. La sua presa era folte e salda e avrebbe potuto provocare dolore su un polso meno abituato, ma non appena aprì un occhio la presa divenne meno salda e le sue labbra si allungarono in un sorriso.
-Buongiorno -
mormorò stringendomi a se tornando a chiudere gli occhi.
-Buongiorno -
risposi andando a posare le labbra sulla punta del suo naso provocando un ulteriore suo sorriso. Era strano dormire con una persona, rimanere abbracciata ad essa, era una sensazione nuova che mi dava calore e tranquillità. Non avevo avuto incubi quella notte, tutto era stato calmo. Avevo passato buona parte della notte a guardare Oliver, studiare i lineamenti del suo viso e il suo corpo marmoreo.
-Sono già arrivati? -
domandò Oliver rimanendo ad occhi chiusi e continuando ad avvicinarsi a me, abbracciandomi dolcemente.
-No, ma devo andare a lavoro a breve -
risposi continuando a baciargli le guance in modo da svegliarlo. Lui sorrise e cominciò ad agitarsi un poco e alla fine si svegliò e mi immobilizzò a terra tenendomi per i polsi. Sorrisi e lo guardai negli occhi. Adoravo guardarlo, adoravo sentire il suo respiro sul collo o la sua pelle a contatto con la mia; sembrava così intimo...
-Non puoi rimanere qua? -
chiese Oliver scendendo a baciarmi dolcemente. Sapeva che in questa maniera avrebbe potuto anche farmi cambiare idea, ma Felicity aveva già fatto tanto per me e non volevo deluderla.
-Ti accompagno allora -
mormorò Oliver alzandosi faticosamente, rubandomi il bagno. Rimasi sdraiata ancora per qualche minuto pensando a tutto quello che era, e non era, accaduto quella notte. C'erano stati baci e carezze, nessuna parola e nessuna aspettativa. Ricordavo ancora le sue dita che sfioravano solamente la curva dei seni facendomi rabbrividire. Ci eravamo solo sfiorati, non volevamo correre troppo e rovinare tutto.
Oliver uscì dal bagno vestito e col viso più disteso e così corsi a prendere il mio posto. Ero già in ritardo e non volevo che Felicity passasse dei guai per colpa mia. Mi lavai e vestii di tutta fredda indossando una camicia rossa e un pantalone elegante nero.
-Pronta, andiamo -
dissi prendendo la borsa e cominciando a camminare verso l'uscita. Oliver mi seguì e quando fummo fuori dal sotterraneo mi colse di sorpresa sfiorandomi la mano e prendendola dolcemente. Sorrisi e le mie guance si tinsero di rosso e cominciai a camminare quasi più velocemente. Non sapevo se era imbarazzo o altro, forse era solo strano.
Camminavamo per strada a testa alta, ma senza nemmeno rivolgerci la parola. Erano in tanti a guardarci, sia uomini che donne e in pochi sorridevano amichevoli
-Mi sa che non sto simpatica a molte... -
mormorai guardando Oliver che non fece altro che sorridere e fermarsi, tirandomi a se. Subito mi ritrovai tra le sue braccia ermetiche, i muscoli gonfi.
-Non devi pensare sempre agli altri -
disse lui guardandomi di sottecchi, un sorriso appena accennato sulle labbra. Lo guardai per qualche secondo e poi mi fermai senza apparente motivo, lo sguardo per un secondo perso nel vuoto e, nella mia testa potevo ancora sentire le parole di quello sconosciuto. Non poteva amarmi.
-Promettimi che non mi userai e che continuerai a pensare a quello che vuoi veramente...accetterò anche la decisione più drastica, anche se vorrà dire stare male ma...non mentirmi Oliver -
sussurrai guardandolo negli occhi. Oliver rimase fermo immobile per qualche secondo, le labbra leggermente dischiuse e i suoi occhi che continuavano a guardare i miei, quasi a soppesare e riflettere su quello che avevo detto. Era una sensazione, un brivido di paura che saliva lungo la schiena impedendomi di stare tranquilla. Vidi l'arciere avvicinarsi leggermente finchè non fu a pochi centimetri dal mio viso
-Non lo farò mai... -
mormorò il giovane andando poi a posare delicatamente le sue labbra sulle mie, un semplice contatto che però riuscì a darmi sicurezza e nuova speranza. Non appena fece per scostarsi lo abbracciai con impeto stringendolo forte a me e affondando il viso sulla sua spalla. Forse tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Il corpo di Oliver divenne improvvisamente rigido. Alzai lo sguardo e vidi un uomo dietro di Oliver, lo riconobbi subito, era uno degli uomini del dottor Vertigo. La notte prima mi avevano visto in volto e c'era voluto poco per riconoscermi in mezzo a tutta la gente di Starling.
-Capo l'abbiamo trovata insieme ad un suo...amante -
mormorò un ulteriore uomo dietro di me per poi far sfrecciare la sua mano verso un mio braccio. Non seppi il motivo, ma reagii e gli tirai una gomitata sullo stomaco e gli torsi il polso proprio come avevo fatto con il suo capo. Subito mi girai quando sentii il rumore di una pistola carica.
-Seguici o lui morirà -
minacciò il più grosso mettendo via il telefonino. Guardai Oliver, era incredibilmente calmo e riuscì a farmi un cenno con la testa. Non dovevo reagire. In effetti eravamo in mezzo alla gente e una sparatoria lungo quella via avrebbe causato morti o feriti e Oliver non poteva permettersi di sbilanciarsi più di tanto davanti a quella gente e sarei stata sola.
-Ti seguo... -
dissi lasciando lentamente il polso dell'uomo che subito ribaltò la situazione e mi afferrò per il braccio in maniera decisamente brusca. I due scagnozzi si fecero un cenno con la testa e cominciammo a camminare. Non avevo idea di dove ci stavano portando, ma camminammo per almeno dieci minuti prima di arrivare in un semplice vicolo. Guardai Oliver che però continuava a rimanere remissivo e pacato. Non aveva neanche provato a combattere e non sapevo che cosa stesse aspettando. Se il dottor Vertigo riusciva a iniettare la droga su uno di noi due la faccenda si sarebbe complicata e non di poco. Stavamo giocando col fuoco...
Gli energumeni aprirono una porta arrugginita e ci spinsero dentro con un sorriso soddisfatto. L'ambiente era abbastanza piccolo, umido e completamente privo di mobili. Da un lato c'eravamo noi, dall'altro Vincent e cinque dei suoi scagnozzi più grossi. Potei vedere il suo sorriso espandersi sul suo viso e non potei che provare disgusto.
-Mi sono stancato di vederti Talia...quindi questa sarà il nostro ultimo incontro -
mormorò l'uomo cominciando a camminarci incontro, lentamente e senza nessuna fretta, nelle mani non aveva niente e questo mi sembrò incredibilmente strano.
-Hai portato anche un amico! Come sei premurosa... -
continuò l'uomo avvicinandosi sempre di più, il sorriso sul suo volto non faceva altro che allargarsi e sembrava soddisfatto ed eccitato per quello che sarebbe successo a breve, ma non riuscivo a capire cosa sarebbe potuto succedere: non aveva Vertigo in mano e si era portato ben poche persone a proteggerlo.
-Lui non c'entra niente -
ringhiai seguendolo con lo sguardo. Non volevo che Oliver si facesse male o rischiasse di farsi scoprire. Un sibilo mi distrasse dai miei pensieri, ma non riuscii a fermare la freccia che andò a conficcarsi nel collo. Una puntura. Strappai subito la freccia e la gettai a terra sentendo le gambe molli e la testa girare. Non potevo essere stata così ingenua, non potevo essere stata così sprovveduta. Guardai Oliver, il suo sguardo era diventato concentrato e preoccupato, le braccia erano rigide e tese. Per qualche secondo non vidi più lui, ma davanti a me c'era Ra's, lo sguardo beffardo, gli occhi di ghiaccio e la lama sporca di sangue. Sentii il sangue ribollire e la rabbia cominciare ad invadermi, ma poi la figura tornò quella di Oliver, le labbra che si muovevano lentamente.
-Non puoi sconfiggere la Vertigo...ritarderai i suoi effetti, ma alla fine ti lascerai andare a lei prenderà il sopravvento...ti farò uccidere la persona che più ami, voglio che tu abbia poi la lucidità di capirlo e poi, solo dopo che avrai sofferto, ti ucciderò -

 

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Capitolo 11
*** Drug ***


Lo sguardo di Talia era perso nel vuoto. L'avevo vista barcollare fino ad una parete e poi guardarmi, il suo sguardo andava e veniva, sembrava assente e presente e sembrava che lottasse. Si era portata le mani alla testa e cercava di mantenere lo sguardo fisso a terra mentre le sue labbra si muovevano velocemente. Mi avvicinai un poco a lei, lentamente. Rannicchiata così a terra sembrava semplicemente disperata.
-Talia...sono io... -
mormorai facendo ancora qualche passo. Non volevo avvicinarmi in maniera brusca, non sapevo che cosa avrebbe potuto fare e se era sotto l'effetto della Vertigo quindi era meglio rimanere vigili e attenti. Talia scattò quando fui a pochi centimetri da lei. Non aveva armi, ma le bastò assestarmi un pugno in piene costole per farmi indietreggiare fino al muro senza fiato. Guardai la giovane, il volto era contorto, gli occhi saettavano da una parte all'altra
-Non voglio ucciderlo...non lo farò padre -
disse la giovane guardandosi intorno. Il sangue mi si raggelò nelle vene. Se veramente vedeva suo padre voleva dire che aveva capito tutto. Potevo ancora sperare che lo vedesse solo perchè sotto effetto di Vertigo e che poi si dimenticasse il volto, ma era una speranza abbastanza vana. Rimasi immobile nella speranza che lei non si accorgesse di me, ma fu tutto inutile. In pochi secondi mi fu addosso, i suoi colpi erano rapidi, precisi e puntavano a provocare solamente dolore. Riuscii a parare qualche colpo, ma più mi concentravo nel parare più lei era veloce a trovare il buco nella mia difesa, colpendomi. Provai a capire lo schema dei suoi colpi, ma non appena Talia vedeva che non riusciva a colpirmi cambiava ritmo rendendomi sempre più inoffensivo. Riuscii a colpirla anche io, due o tre colpi le arrivarono in pieno stomaco e le assestai qualche colpo alle costole, ma sembrava non sentire neanche il dolore. Ero senza fiato, mi stava colpendo sempre più forte e sempre più spesso, ma poi si fermò improvvisamente, i suoi occhi si riempirono di lacrime
-Non sono come te...non sono come te... -
cominciò a dire allontanandosi da me quasi avesse visto un fantasma. Presi fiato a pieni polmoni e ciò mi procurò una stilettata nelle costole. Quando ci allenavamo si tratteneva, solo ora l'avevo capito. Se Talia era così forte, se lei riusciva ad essere una macchina da guerra....come poteva essere Ra's? Quanto forte doveva essere per essere primo a lei? Cominciava a farmi paura, cominciavo a capire che non sarei mai riuscito a fermarlo. Vidi il dottor Vertigo alzare gli occhi al cielo, probabilmente non era contento di quello che stava succedendo, si immaginava probabilmente che Talia mi uccidesse subito, ma lei sembrava solamente confusa. Il suo peggio nemico era Ra's e lo vedeva in me, ma comunque aveva deciso di non uccidermi per mostrargli che lei era diversa...erano cose successe veramente? Veramente Talia aveva disubbidito a Ra's più volte rifiutandosi di uccidere?
Ancora una volta decisi di avvicinarmi a Talia e aveva ricominciato a parlare da sola, gli occhi completamente vitrei e la sua espressione era vacua, persa nel vuoto.
-Talia... -
chiamai e la ragazza tremò appena mentre cominciò a incrociare le braccia in modo da abbracciarsi da sola
-Ascolta la mia voce...sono Oliver...ascolta solo la mia voce -
continuai a dire avvicinandomi lentamente, un passo alla volta, lento e misurato. La ragazza si girò e cominciò a guardarmi, le sopracciglia crucciate e le labbra leggermente dischiuse. La raggiunsi con gli ultimi passi lunghi e allungai una mano a carezzarle i lunghi capelli neri. Lei scattò, ma non tolsi la mano e continuai ad accarezzarle lentamente i capelli. Volevo calmarla, volevo farla tornare lentamente alla realtà, farle capire che è tutto un incubo.
-Sono io Talia... -
mormorai ancora una volta toccandole una mano. Lei non si ritrasse al tocco, il suo respiro cominciò a tornare regolare e sembrò cominciare a tornare in sé. Nella sua testa doveva esserci una guerra.
-Oliver... -
sussurrò la giovane, lo sguardo ancora perso nel vuoto, ma lentamente sembrava cominciare a tornare in se. Mi sentii prendere per la spalla e tirare via da Talia. Con la schiena andai a sbattere contro il muro e presto trovai dottor Vertigo davanti a me, lo sguardo pieno di rabbia. Sembrava quasi che schiumasse da quanto era arrabbiato e in mano aveva una siringa piena di liquido dorato.
-Hai rovinato i miei piano stupido! -
urlò furioso. Uno dei suoi uomini mi tenevano per il colletto contro il muro. C'erano troppi testimoni, non potevo rischiare di farmi scoprire e non potevo rischiare che qualcuno scappasse e andasse in giro a dire che Oliver Queen in verità nascondeva una identità segreta. Vidi la siringa avvicinarsi lentamente. Ero già stato drogato con la Vertigo e tutte le volte avevo perso. Mi divincolai un poco, ma la presa dell'uomo era salda e non sembrava avere l'intenzione di lasciarmi. Mi sembrò quasi di sentire l'ago entrare nella pelle quando l'uomo si fermò, lo sguardo perso. Subito indietreggiò e notai come Talia gli aveva conficcato una freccia con la droga nella nuca. Subito l'uomo si divincolò, lasciò cadere la siringa a terra e cominciò ad urlare mentre due dei suoi sottotenenti cercava di recuperarlo. Guardai la ragazza, il viso imperlato di sudore e un lungo taglio sull'avambraccio, lo sguardo non del tutto presente. Come una furia andò contro l'uomo che mi teneva contro il muro, lo colpì alla gola e poi allo stomaco, l'uomo traballò un poco e cominciò a diventare paonazzo mentre Talia lo finiva con una botta sulla nuca che lo fece cadere a terra. Solo ora che ero libero potevo vedere come due degli scagnozzi fossero già a terra, uno aveva provato a difendersi con un coltellino, ma adesso aveva l'arma conficcata nella spalla. Guardai Talia e sembrava voler esplodere, i muscoli erano gonfi sotto lo strato sottile di pelle e lo sguardo perso non faceva che aumentare la sensazione di pericolo che emanava. Una macchina, tutto ciò che faceva era calibrato alla perfezione, colpi che aveva ripetuto per anni fino a che il suo corpo non li aveva completamente assimilati.
Presi velocemente in mano il telefono e scrissi a Felicity di contattare subito il Capitano Lance, avrebbero trovato alcuni criminali in quella via, ma ancora non sapevo in che condizioni. Talia aveva già messo al tappeto entrambe gli scagnozzi del dottore e ora stava puntando a lui che non faceva altro che rannicchiarsi in un angolo, tremante. Mi avvicinai a Talia mettendomi davanti a lei, potevo vedere quegli occhi verdi, felini, guardare la sua preda.
-Talia...Talia ti prego ascoltami... -
mormorai posando le mani sulle sue spalle per fermare la sua camminata. I suoi occhi si fermarono su di me per qualche secondo per poi tornare all'uomo rannicchiato a terra. Le guardai le mani e notai come le sue nocche fossero leggermente scorticate e il taglio sull'avambraccio, solo superficiale, continuava a sanguinare lentamente, ma lei non sembrava neanche essersene accorta, troppo occupata ad eliminare tutto coloro che sembravano suo padre.
-No Oliver...deve pagare, deve capire quello che ho provato, deve vedere -
disse con una freddezza che sembrò congelarmi. Era lucida, forse non del tutto, ma lei stava facendo tutto consapevolmente. Sentii i muscoli irrigidirsi e vidi il suo sguardo tornare sull'uomo: non c'era pietà, non c'era indecisione, non c'era ripensamento...se solo avesse potuto l'avrebbe ucciso. Era quella la vera Talia? Spietata e fredda? Sembrava quasi di scontrarsi contro un blocco di ghiaccio...era così diversa da quella che avevo conosciuto in questi mesi.
-Talia sei meglio di lui, lascia che venga ucciso dalle sue paure, lascia che se ne occupi la polizia e andiamo via -
sussurrai guardandola negli occhi. Per un secondo la vidi traballare e la sorressi per qualche secondo prima che lei si riprendesse del tutto. Il viso era contratto, le mani ancora serrate e le nocche bianche, ma adesso il suo sguardo sembrava più presente e saettava da una parte all'altra del garage. Non disse niente, annuì e basta e poi si lasciò condurre verso la porta. Prima di uscire lanciò un'ultima occhiata all'uomo ed ebbi paura che tornasse indietro a finirlo. Rimase a guardarlo per diversi secondi prima di allontanarsi con decisione. Non guardò più indietro e si lasciò guidare fino ai garage della Palmer dove ci aspettava Felicity. Per tutto il tragitto la tenni d'occhio, camminava a testa bassa e cercava di nascondere il braccio insanguinato come se fosse un segno, una prova, di quello che aveva appena fatto. Quando cominciavo a pensare di conoscerla Talia usciva con qualche sfaccettatura nuova, confondendomi e attraendomi ancora di più a lei. Mi aveva stregato, ma stavo cominciando a capire che stare con lei non sarebbe stato facile; tante cose sul suo conto erano oscure ad entrambe e poi c'era il fantasma di Ra's che continuava ad aleggiare eppure volevo rischiare, per una volta, volevo lanciarmi.
 
-Fortunatamente questo pazzo è stato preso e ora tutti i cittadini saranno più sicuri. Certo è che la Vertigo va ancora di moda tra i giovani e questo incoraggia i criminali a produrla e modificarla. Per la cattura dobbiamo ringraziare Arrow, i cittadini e la polizia finalmente hanno un alleato -
disse il Capitano Lance alla televisione, il viso disteso e sorridente. Con la coda dell'occhio guardai Talia. Era stata assente per tutto il resto della giornata; stava seduta a rigirarsi il bracciale di stoffa e ogni tanto sfiorava il grosso cerotto che avevamo messo sul taglio. Non aveva detto niente, non si era neanche mossa per mangiare, niente, non c'era riscontro alcuno. Felicity provò a scuoterla, ma dopo un po' che parlava da sola decise di lasciar perdere e concentrarsi sul suo lavoro e anche Diggle non ebbe esito migliore e la piccola Sara riuscì a strapparle un sorriso forzato. Non avevo idea di cosa fare, dovevo lasciarla la a crogiolare nei suoi pensieri o dovevo cercare di smuoverla? Non ne avevo idea, non mi ero mai trovato in questa condizione. Sbattei il pugno sul tavolo e subito Fel e Roy si girarono, preoccupati
-Vuoi fare qualcosa?! Parla, allenati, dormi piuttosto, ma non puoi stare tutta la giornata in quella condizione -
urlai guardando Talia che però non sembrò scomporsi neanche di un millimetro. Come poteva rimanere così indifferente? Cosa aveva visto per cambiare così tanto in così poco tempo? Mi misi davanti alla sua sedia e mi piegai sulle ginocchia. Lo sguardo di Talia era perso nei suoi ricordi e faceva quasi paura. Era completamente assente. Posai una mano sulla sua gamba e lei sembrò tornare in se.
-Quello che hai visto è passato, quello che è successo sta mattina non è causa tua, devi lottare adesso per riuscire a riprenderti -
dissi più calmo guardandola negli occhi. La sua mano prese la mia e la strinse, forte, quasi avesse bisogno di un aggancio nella realtà per sconfiggere i demoni che la stava rincorrendo
-Sapevo quello che stavo facendo...sapevo che stavo facendo del male e volevo farlo Oliver, avrei voluto ucciderli tutti... -
bisbigliò Talia guardando qualcosa dietro di me, probabilmente stava rivivendo tutto quello che era successo, dall'inizio alla fine e questo non le faceva di certo bene
-Non mi interessa, eri sotto una droga Talia, eri sotto una droga e l'hai sconfitta...ti sei fermata, hai vinto tu -
mormorai avvicinandomi al suo viso per guardarla meglio. Sembrava distrutta. Non l'avevo ancora mai vista in queste condizioni; solitamente il suo spirito era forte, solitamente non si arrendeva mai, ma questa volta sembrava sull'orlo della disperazione.
-Ho visto mio padre...Ra's Al Ghul e lui mi incitava ad uccidere, mi rimproverava perchè mostravo pietà ai soldati che sconfiggevo e, ogni volta, lui li feriva mortalmente e mi metteva davanti ad una scelta...farli morire soffrendo o dargli il colpo finale. C'erano uomini, donne, ragazzini e tutti erano davanti a me e perdevano tanto sangue...mi avvicinavo a loro e mi scusavo prima di tagliare le loro gole. Li uccidevo Oliver, li ho uccisi io, tutti -
sussurrò Talia, la mano che stringeva forte la mia e i suoi occhi non si staccavano dai miei. Mi sembrava quasi di vedere la scena, potevo vedere la mano ferma di Talia passare la lama sulle gole di quelle persone dopo che aveva sussurrato loro “scusa”. Ma non era quella la visione che più mi disturbava, era l'idea di Ra's che vedeva la disperazione della figlia da dietro le quinte sorridendo beffardo. Mi stavo convincendo sempre di più che lui l'avesse plagiata, forgiata e cambiata.
-Ne ho uccisi centinaia..fino a quando, un giorno, la mia mano andò alla gola senza neanche pensarci. Uccisi un uomo senza neanche accorgermene e adesso ricordo perfettamente il sorriso compiaciuto di mio padre, il suo abbraccio...era fiero di me -
continuò la giovane e solo allora l'abbracciai. Sentivo la disperazione nella sua voce e sembravano stilettate nel cuore. Ci credevo che quella ragazza fosse così distrutta. Ra's l'aveva spezzata nell'animo, rendendola uno spettro di se stessa. Quando l'avevo vista con Nyssa non avevo notato niente di tutto ciò; Talia si era limitata a sottostare agli ordini della sorella più grande, avevo certo notato quanto forte e preparata fosse e avevo notato anche la sua bellezza, ma mai avrei pensato fosse così piena di sfaccettature. Fino ad ora avevo pensato che tutti nella Lega fossero senza sentimenti, senza pietà e volontà, ma Talia mi stava dimostrando il contrario. Ricordavo ancora il debole sorriso che ci rivolse una volta finita la battaglia.
-La stessa sensazione che avevo oggi, la stessa sensazione di onnipotenza, sentivo una forza incredibile scorrere lungo le vene e mi sembrava di poter fare di tutto...Se ciò accadesse nel momento sbagliato? -
chiese Talia, la voce che gracchiava appena e le unghie erano andate a conficcarsi nei palmi delle mie mani. Le sorrisi dolcemente e le carezzai dolcemente il volto nella speranza di tranquillizzarla un poco.
-Talia è tutto passato...quello fa parte del passato, tutte le cose che hai fatto era per il volere di Ra's, lui ti ha messo davanti a quelle difficoltà e a quelle scelte e hai lottato tante volte, non puoi biasimarti per aver ceduto alla fine, siamo umani, ma l'importante è che adesso tu ti sappia trattenere, che adesso tu capisca cosa sia giusto fare e, nel caso, trattenerti... -
risposi stringendo a mia volta la sua mano. Talia continuava a guardarmi e poi, lentamente, annuì saltandomi praticamente addosso. Sorrisi e la abbracciai. A volte sembrava una bambina, indifesa contro tutti e tutto, incapace anche di riuscire a capire le proprie emozioni. Le baciai la guancia e continuai a stringerla aspettando che si calmasse.
 
Two Month Later
 
Stavamo camminando lentamente a poca distanza l'uno dall'altra tanto che le nostre spalle si sfioravano continuamente. Erano passati due mesi dalla cattura del dottor Vertigo e Talia si era ripresa alla grande. Non aveva avuto più cadute e sembrava aver perso interesse verso il suo passato, forse aveva capito che era meglio non guardarsi troppo indietro, dopotutto aveva ammesso che suo padre l'aveva fatta solo soffrire.
-Sembra una nottata tranquilla -
sussurrò Talia avvicinandosi ancora di più a me. Sorrisi e le sfiorai il braccio dolcemente. Stavamo vivendo insieme eppure ci vedevamo poco; Talia si svegliava presto per andare a lavorare mentre io preferivo riposarmi ancora un poco, ci vedevamo per un'oretta a pranzo e poi lei tornava a lavorare fino a sera, tornava a casa, mangiava un boccone, si preparava e andavamo di ronda. A volte mi sentivo in colpa per il fatto che io stavo a casa a girarmi i pollici mentre lei correva da una parte all'altra, ma stavo cercando lavoro anche se nessuno mi voleva, tutti pensavano che fossi ancora uno sfaticato e quindi preferivano lasciarmi a casa. Il rapporto tra noi andava a gonfie vele, a volte litigavamo, ma l'incazzatura non durava più di qualche ora. Eravamo entrambe testardi, ma lei quando sapeva di aver ragione diventava peggio di un mulo e, alla fine, vinceva sempre lei.
-Un'ora e andiamo a casa -
mormorai prendendole la mano e trascinandola fino a me. Sentii Talia sorridere e posò delicatamente le mani sul mio petto. Vidi le sue sopracciglia arricciarsi appena e le sue labbra s dischiusero un poco
-Cosa vuoi fare? -
chiese lei sorridendo sfiorandomi il labbro inferiore con l'indice. Sentii brividi lungo la schiena scuotermi e sospirai appena prima di posare le labbra sulle sue con convinzione andando a baciarla con passione e foga. Non avevamo mai un attimo di intimità; durante la giornata non ci vedevamo e quando tornavamo dalla ronda eravamo entrambe stanchissimi.
-Siamo fuori... -
mormorò la ragazza ritraendosi un poco sorridendo. Il cappuccio celava la sua identità e lo strato di grasso intorno agli occhi serviva nel caso qualcuno fosse riuscito ad avvicinarsi abbastanza da abbassarglielo.
Alzai le spalle sorridendo e le rubai un ultimo bacio prima di tornare a vigilare nella notte.   

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