Gadriel - L'angelo caduto

di ciparampa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Morte ***
Capitolo 2: *** Resurrezione ***
Capitolo 3: *** Vita ***



Capitolo 1
*** Morte ***


Gadriel non era affatto entusiasta di andare a scuola quel giorno, a dire il vero era da una settimana circa che non ne poteva più di alzarsi la mattina presto, prendere il bus, ascoltare per sei ore un’insegnante che parlava di cose incomprensibili, tornare a casa, studiare, andare a letto e ricominciare il giorno dopo per l’ennesima volta.
Come il solito aveva preso il pullman per attraversare quel tragitto lungo cinquanta minuti che separava la sua casa da scuola. A metà strada, guardando fuori dal finestrino la campagna annebbiata che lo circondava, si mise a ripensare all’anno scolastico appena iniziato e all’esame di maturità che lo attendeva.
Gadriel infatti frequentava il quinto anno di liceo classico. La scuola non era molto grande, ma gli insegnanti erano competenti e i compagni simpatici e cortesi. Forse non proprio tutti; tra loro c’era un certo Daniel che continuava ad infastidirlo ed insultarlo. Per Daniel Gadriel si era macchiato del “peccato” di essere gay e di non incarnare lo stereotipo di virilità e questo per lui era sufficiente per considerarlo un abominio. Per fortuna che Gadriel aveva Adele al suo fianco.
Adele era la sua migliore amica dall’inizio del liceo, si capivano al volo e condividevano ogni cosa; con lei andava a fare shopping, faceva un giro in città, studiava, condivideva gioie e dolori di un normale adolescente, ma ciò che li aveva uniti era la loro passione per il telefilm Paranormal.
Gadriel fu interrotto dai suoi pensieri dal rumore delle porte del pullman che si aprivano, quella era la sua fermata ed era ora di scendere per compiere l’ultimo tratto di strada che lo separava dalla scuola.
“Hey ciao Gad, come stai?” disse Adele con la sua solita voce di un’ottava più alta del dovuto
“Insomma, anche stanotte ho fatto un sogno strano”
“Dai…racconta!”
“Un angelo è sceso dal cielo in una colonna di fuoco dicendomi che  mi ha cercato ovunque prima di trovarmi, mi ha abbracciato e mi ha sussurrato all’orecchio che dovevo dischiudere le ali e volare in Paradiso perché quella è casa mia”
“Eʽ da un bel pezzo che sei fissato con gli angeli: prima li vedi ovunque, poi senti i cori angelici durante le lezioni ed ora questo” disse Adele preoccupata.
“Sono solo stressato, tutto qui.” Rispose Gadriel abbassando gli occhi.
“So io cosa ti serve: maratona di Paranormal! Finita la scuola ti fermi a pranzare da me, studiamo qualcosa e poi via con la maratona!”
Quando Gadriel tornò a casa era ora di cena; dopo un veloce pasto Gad si fiondò subito a letto e si addormentò appena appoggiò la testa sul cuscino.
Gadriel si trovò improvvisamente nella radura di un bosco, gli alberi erano fitti e la notte avvolgeva con il suo oscuro manto ogni cosa. L’unica fonte di luce erano le miriadi di stelle che si potevano vedere nel cielo totalmente libero dalle nuvole. Improvvisamente una colonna di fuoco scese dal cielo a due metri da Gadriel, quando il fuoco si fu dissolto apparve il serafino della notte prima. Le sue ali erano bianchissime e sembravano splendere di luce propria, il suo corpo era asciutto con muscoli ben definiti, la pelle non era candida come solitamente viene rappresentata nelle iconografie, ma abbronzata, i capelli erano corti e neri, come i suoi gradi occhi ammalianti e penetranti. Gadriel si sentiva in imbarazzo eppure attratto da quella affascinante creatura alta poco più di lui.
“Gadriel, sono così contento di rivederti, ma non abbiamo tempo per i convenevoli, Essi mi hanno concesso poco tempo per parlarti” disse l’angelo con la sua voce così cristallina e melodica che trasmetteva pace all’udirla
“Chi sei tu? Cosa vuoi da me?” rispose Gadriel spaventato. Quel sogno era molto particolare poichè sembrava così reale, Gadriel era consapevole di ciò che diceva e l’atmosfera non era circondata dal velo di confusione proprio dei sogni. Sembrava che Gadriel fosse realmente in quella radura nel bosco di chissà quale parte del globo, e questo lo spaventava parecchio.
“Io sono Eliel, un angelo, come te”
“Cosa stai farneticando?” rispose Gadriel sempre più impaurito “io sono umano e questo è solo un sogno, il mio sogno, quindi vattene”
“No Gadriel, questo non è un sogno e tu lo sai. Come sai che la vita che stai conducendo non è la tua”
“Non è la mia? Tu sei un folle, vattene!”
“Hai sempre saputo che questo non è il tuo mondo. Non è da poco che senti delle presenze accanto a te, come hai detto ad Adele, ma da quando sei nato; hai sempre amato il soprannaturale e la magia perché in cuor tuo sentivi che ti appartengono, sei stato preso in giro, considerato strano e sfigato per questo,ma tu sai che non sei malato come ti dicono, nel tuo cuore sai ciò che sei”
Gadriel non potè non pensare alla sua infanzia, quando diceva di vedere gli spiriti e per questo fu mandato da uno psicologo, non potè non pensare al periodo delle medie quando veniva emarginato perché strano, gli altri non potevano capirlo, non potevano percepire ciò che percepiva lui, non accettavano il diverso. Lui stesso si chiudeva nel suo mondo di magia e soprannaturale per trovare conforto, credendo però di sbagliare. Gadriel sentiva che l’angelo non stava mentendo, lui era veramente diverso.
“Cosa vuoi?” chiese a bassa voce
“Voglio che torni alla tua vera vita. Devi solo sdraiarti a letto, invocarmi, tutto finirà e tornerai da noi”
“In che senso tutto finirà?”
“In Paradiso non si entra con quel corpo, dovrai mutare e tornare te stesso, in altre parole morire”
“Cosa? Io non voglio morire!!”
“Tutto ha un prezzo, ma la morte è solo un passaggio da una vita ad un’altra, non devi temere, non sentirai dolore, ti sentirai vivo ed in pace”
“Io…”
 
Gadriel si svegliò sudato nel suo letto, l’orologio segnava la mezzanotte. Aveva dormito solo tre ore, ma Gadriel sapeva che quello non era un sogno.
 
La mattina seguente Adele non era a scuola. L’insegnate della prima ora disse che era caduta dalle scale il giorno prima, poco dopo che Gadriel se ne era andato da casa sua, che era in coma e che per lei non c’era più nulla da fare.
Quando tornò a casa Gadriel, senza mangiare e salutare alcuno, si precipitò in camera sul suo letto a piangere come non pianse mai in vita sua. La sua migliore amica, colei che lo aveva aiutato nei momenti di difficoltà, colei con la quale trascorreva i più bei momenti, colei che era sempre pronta a dargli una mano in caso di bisogno, la sua ancora di salvezza, la persona più cara della sua vita, l’unica persona della quale si fidava realmente era in coma, per sempre.
La più profonda disperazione invase il ragazzo. Un senso di amaro e dolore cominciò a salirgli dallo stomaco fino alla testa che ora sentiva scoppiare, per diffondersi in tutto il corpo, gli occhi erano gonfi dal pianto, le lacrime scendevano copiose e senza sosta sul suo viso stravolto dalla sofferenza. Un senso di solitudine lo avvolse come non mai. Ora per lui nulla aveva più senso. La sua vita è crollata, la sua colonna portante  stata distrutta con la caduta della ragazza per la quale avrebbe dato la vita. Ripensò a ciò che gli aveva detto l’angelo, ora la morte non gli faceva più paura. Si coricò bene sul letto ed invocò l’angelo. Nel giro di pochi istanti esso apparve in tutto il suo splendore.
“Così hai deciso di tornare a casa?” disse soave
“Sì, ti prego portami con te”.
Gadriel chiuse gli occhi,mai più Paranormal accompagnerà le sue giornate, pensò a sua madre che lo ha cresciuto e tanto amato, a sua sorella con la quale litigava ogni giorno, ma in fondo si volevano un gran bene, ripensò ai suoi compagni d’infanzia, ai pochi amici del liceo con i quali aveva comunque trascorso dei momenti splendidamente indimenticabili, pensò al futuro che mai avrà e all’amore che non ha mai trovato, per l’ultima volta immaginò di trovarsi tra le braccia del suo uomo, per l’ultima volta penso all’amica Adele e alla sofferenza che proveranno i suoi cari che lascia tra i vivi.
Le lacrime continuarono a rigargli il viso.
Per l’ultima volta Gadriel provò dolore mentale e fisico, mentre l’angelo gli trafisse il cuore con la sua lama.

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Capitolo 2
*** Resurrezione ***


La sensazione di essere catapultato verso l’alto colse Gadriel alla sprovvista. Il suo corpo, ora leggerissimo, entrò in un tunnel luminoso alla fine del quale una luce calda ed abbagliante lo avvolse facendolo sentire completamene rilassato e felice. La luce che ora lo circondava cominciò a ruotare trasformandosi in un vortice di colori e Gadriel si sentì un tutt’uno con questa giostra arcobaleno. Poi il suo corpo si sciolse dal legame che lo univa al turbine di luce colorata ed il sopra e il sotto smisero di esistere, diventando una cosa unica; anche destra e sinistra persero significato, i colori tornarono a formare una spirale di luce bianca, la quale divenne nera come la morte. Tutto fu silenzio e tenebra, il corpo divenne pesante e si sentì cadere verso il basso, poi, una voce attirò la sua attenzione: “Bentornato”. Il suono sembrò non provenire da un punto definito, ma da ogni parte dello spazio che lo circondava; il timbro era glorioso ed imponente, ma trasmetteva un enorme senso di amore e comprensione, era così materno e…divino. Gadriel aprì gli occhi che prima aveva chiuso per lo spavento, prima la luce offuscò la sua vista, poi il bagliore si attenuò mostrando il volto sorridente di Eliel.

“Bentornato angelo” disse Eliel contento di vedere il ragazzo.
Gadriel ancora frastornato guardò prima l’angelo e poi osservò l’ambiente che lo circondava. Presto capì perché tutto gli sembrava estremamente familiare: quella era la sua camera. Si voltò verso il letto e rimase impietrito nel vedere il suo stesso corpo freddo giacere senza vita sulle candide lenzuola.
Eliel intuì la sua confusione, vedendo il senso di smarrimento nei suoi occhi: “Quando ti ho trafitto il cuore il tuo corpo è morto, ma la tua anima è uscita da esso e ha ripreso le sembianze che aveva un tempo”
Gadriel si girò verso lo specchio appeso alla parete alla destra del letto e si guardò per la prima volta da quando era risorto. Il suo corpo era molto più leggero, i difetti fisici che poco prima aveva erano svaniti, i sensi erano notevolmente più sviluppati e sentiva il suo corpo molto più forte. Gli occhi prima di un verde smorto erano ora brillanti e vispi, la pelle era candida come quando si trovava nel corpo mortale, ma ora appariva più…pura. Restò abbastanza stupito dalle orecchie a punta che spuntavano dai lunghi capelli castani, Non aveva mai preso in considerazione la possibilità che gli angeli avessero le orecchie a punta. Ciò che soprattutto lo colpì furono le sue due splendide e nivee ali che teneva chiuse incrociate una sull’altra dietro la schiena; con una mano toccò un’ala: le piume bianche erano fitte e leggere, così morbide da sembrare fatte del cotone più pregiato.
Gadriel sorrise e guardò la splendida creatura che aveva al suo fianco: “Ora ricordo chi sono!”
Eliel lo guardò contento “Raccontami ciò che ricordi”
“In Paradiso un tempo vigeva la democrazia, ogni angelo aveva un compito ed ognuno era necessario per portare avanti il progetto divino. Un gruppo di angeli costituiva l’apparato amministrativo e politico del popolo angelico: gli arcangeli. Un giorno però alcuni arcangeli, forti della loro influenza sugli altri e della loro autorità, presero il potere. Questi arcangeli formarono un gruppo oligarchico che sottomise le altre creature celesti come in una dittatura. Gli angeli oppressi insorsero e sferrarono una battaglia contro gli arcangeli. Alcuni morirono, altri caddero. Ricordo che noi due combattemmo insieme in un combattimento contro gli arcangeli. Nella battaglia però fui colpito e…caddi”
“Cosa ricordi della caduta?”
“I nostri avversari lanciarono un incantesimo per farci cadere. Fu lanciato contro di te e ti avrebbe colpito se…non mi fossi messo in mezzo…”
“Continua”
“Sentii le forze mancarmi e le ali farsi più pesanti e mi sentii cadere. Percepii l’immenso vuoto sotto i miei piedi e fui attratto da una potente forza verso la Terra. Tutto vorticava velocemente attorno a me, disorientato provai a volare,ma mi era impossibile aprire le ali che sentivo pesanti e ardenti per l’attrito dell’aria. Ero troppo debole per subire gli effetti della caduta, se avessi toccato il suolo sarei morto. Mentre stavo precipitando vidi che sotto di me, in un giardino, c’era una donna che stava prendendo il sole. Percepii che non era sola, dentro di se portava il germe della vita, quel corpo che albergava nel suo ventre era ancora agli inizi della sua formazione, non percepivo in esso una vita, dunque decisi di usurpare quel corpo destinato ad un altro. Mi spinsi verso di lei deviando leggermente la traiettoria della mia caduta, trasmutai il mio corpo ed entrai in quel feto. Poi improvvisamente il buio. La natura angelica e quella umana si mescolarono e dimenticai chi fossi e da dove venissi. Almeno fino ad ora.”
“Ricordi perché noi combattemmo insieme?”
Gadriel lo guardò pensieroso, ma poi il suo volto si dipinse di gioia “Sì, me lo ricordo! Noi non eravamo solo compagni d’arme, né una semplice squadra. Noi  non eravamo solamente amici; noi eravamo amanti!”

La porta della camera si spalancò mostrando sulla soglia la madre di Gadriel.

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Capitolo 3
*** Vita ***


Anna non era molto brava ad usare il computer, perciò era andata in camera dal figlio per chiedere il suo aiuto. La donna era appena entrata nella stanza di Gadriel e vedendolo sdraiato a letto anziché a studiare s’irritò e si avvicino a lui per svegliarlo e richiamarlo al proprio dovere di studente. Le bastò fare qualche passo per vedere ciò che nella penombra prima non aveva notato. Cieco terrore le scosse il corpo quando vide gli occhi del figlio aperti in quel modo così innaturale. La consapevolezza che suo figlio era morto la investì uccidendola: Un brivido le scosse nuovamente il corpo, suscitandole il gelo più intenso che avesse mai provato. Una piccolissima parte della sua mente le diceva di fare qualcosa, ma quando si avvicinò a ciò che restava di suo figlio, il suo unico figlio, e sentì quel corpo che stava cominciando a perdere calore, anche quella parte della sua ragione morì. La stanza era diventata improvvisamente fredda e vuota, come lei stessa. Non avrebbe avuto senso far nulla, suo figlio era morto.
 Anna prese il corpo del ragazzo e se lo portò al petto, in un gesto materno, e sentì qualcosa che dal basso ventre le saliva allo stomaco e da lì alla gol, fino alla testa, scoppiando in tutto il corpo: solitudine e disperazione. Grosse lacrime salate avevano cominciato a scendere sulle sue guance per scivolare poi su ciò che restava di Gadriel; in bocca sentì il gusto amaro del fallimento e del senso di colpa: Anna si diede la colpa di quello che era appena successo, dicendosi che avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava, se fosse arrivata prima avrebbe potuto salvare il figlio, se gli fosse stata più vicina, se lui si fosse confidato con lei avrebbe potuto aiutarlo. Il desiderio di mollare tutto per tornare dal figlio si avventò su di lei, non voleva più andare avanti, non senza di lui, così il desiderio di mollare tutto e andare dal figlio divenne il suo unico scopo.
Da quando Anna era apparsa sulla soglia della porta Eliel e Gadriel avevano seguito ogni sua mossa, percependo tutti i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Gadriel non potè non star male nel vedere la propria madre sofferente; Anna lo aveva cresciuto per diciotto anni, dandogli tutto l’amore che solo una madre sa dare e vederla coccolare disperatamente il corpo del figlio fu per lui una coltellata al cuore. Non poteva sopportare di vederla così addolorata e quando sentì la sua voglia di mollare capì che doveva fare qualcosa. Gadriel era un angelo e come gli altri della sua razza aveva il compito di assistere gli umani nella loro vita, aiutarli nei momenti di difficoltà, far sentir loro l’amore di Dio, della Grande Madre, e dunque non poteva ignorare la disperazione della donna più importante della sua vita così, dopo aver guardato Eliel per fargli capire le sue intenzioni, si avvicino alla madre e accarezzò dolcemente il suo capo.
Anna si sentì abbracciare da un calore confortante, un senso di pace l’avvolse dandole conforto. La consapevolezza che il suo amato figlio stesse bene e che lei non aveva colpa in ciò che era accaduto consentì alle sue labbra di accennare un sorriso di beatitudine. Sentì una presenza confortante e serena accanto a lei, ma girandosi non vide nessuno. La morsa della depressione che l’aveva attanagliata, la lasciò andare; a poco a poco la ragione e la voglia di vivere tornò in lei. Suo figlio ora era felice e libero e non c’era nient’altro che potesse desiderare.

Un groviglio di fili e tubi pendeva dal corpo di Adele, adagiato sul morbido letto dell’ospedale. Alcuni monitor mostravano le funzioni vitali ridotte al minimo della ragazza, così fragile e debole. La luce che entrava tenue dalla finestra creava un aria malinconica. La calma che aleggiava sulla stanza era in contrasto con la frizzante allegria che Adele solitamente manifestava a casa, a scuola, in ogni momento della giornata.
I due angeli erano ai piedi del letto della ragazza. Gadriel le guardava il viso incorniciato dai suoi lunghi capelli castani che si erano disposti sul cuscino come i raggi del Sole. Oggettivamente non era una ragazza bellissima, ma comunque lui trovava in lei qualcosa di speciale. Adele era una ragazza sempre solare e vivace. Sebbene a volte si comportava in modo leggermente infantile si vedeva chiaramente che era molto intelligente e matura. Ciò che la caratterizzava era la sua loquacità che abbinata alla voce acuta talvolta risultava pesante per alcuni. Sebbene si definisse timida ed insicura, ciò non lo dava a vedere.
Non aveva mai fatto un torto ad alcuno, sebbene fosse nota la sua acidità soprattutto a Gadriel, il quale condivideva con lei questa caratteristica. Adele era una delle persone più importanti della sua vita, forse la più importante dopo la madre.
La ragazza fu la prima compagna di banco di Gad e dunque fu anche la prima compagna di classe con cui si relazionò. Successivamente la loro relazione divenne più intensa fino a diventare l’amicizia che attualmente li univa. Spesso i due si trovavano a casa di lei a studiare terminata la scuola. Nelle loro sessioni di studio non potevano mancare il gossip e i commenti acidi nei confronti di Daniel e Beatrice.
Daniel era il classico ragazzo violento, maleducato, misogino, razzista e omofobo; infatti più di una volta ha insultato e preso parte ad aggressioni in nome di una sua presunta “superiorità razziale e sessuale”. Mentre Beatrice era una loro compagna di classe la quale, poverina, non era cattiva, ma terribilmente fastidiosa, logorroica ed impicciona; continuava ad impicciarsi negli affari altrui e parlare a sproposito senza pensare a ciò che stava dicendo. Agli occhi dei due, e del resto della classe risultava perciò molto insopportabile.
Gadriel soffriva atrocemente nel vedere la sua migliore amica ridotta in quelle condizioni; colei per la quale avrebbe donato la propria vita era rilegata ad un letto d’ospedale in stato incosciente per il resto della sua vita. L’angelo questo non poteva tollerarlo, una creatura così allegra e speciale non doveva subire questo a causa di un incidente. Questa volta Gadriel non cercò il consenso del suo compagno, ma andò subito accanto ad Adele e le pose una mano sul petto. Si vide una luce risplendere nello spazio che univa i due corpi e subito dopo un’enorme quantità di piccoli fulmini cerulei si propagò nel corpo inerte della giovane ragazza provocandole flebili e rapide convulsioni degli arti e quando il corpo si rilassò, gli occhi si spalancarono.
Ad Adele sembrava di essersi svegliata da un lungo sogno nel quale una bellissima creatura le si era avvicinata accarezzandole il volto e sorridendole le disse di tornare a casa. Quell’angelico essere le ricordava il suo amico Gadriel, anzi sembrava che fosse proprio lui, la mente però le diceva che era soltanto che un sogno, ma una vocina in fondo alla sua coscienza dissentiva.

Erano passati diciotto anni dalla caduta di Gad e il Paradiso era molto cambiato da allora.
La guerra civile era continuata. Grazie alla superiorità numerica e la guida abile del condottiero Samaziel, i ribelli spodestarono gli oligarchi. Gli arcangeli dispotici furono incatenati e processati. La Corte Angelica condannò gli imputati alla peggiore punizione per un angelo: a loro furono strappate le ali e li relegarono nella più profonda fossa marina della Terra, lontani dalla luce di Dio; costretti a vivere, se così si può definire tale condizione, lontani dal Paradiso e dalle perfette creature di Nome di Dio, nell’eterna speranza del perdono Celeste. La sofferenza fu per loro così atroce che le loro membra mutarono: la pelle si raggrinzì e gli arti si accorciarono, le dita divennero come piccoli tentacoli violacei, gli occhi si svuotarono di iride e pupille divenendo vuoti specchi gialli, i denti si trasformarono in lunghe sottili zanne, i capelli crebbero intrecciandosi e increspandosi.
Gli arcangeli che non avevano abbracciato il dispotismo si erano schierati dalla parte dei ribelli e furono incaricati da questi di formare un nuovo governo.
Gli arcangeli vennero affiancati nel loro compito da un gruppo di angeli eletti tra i differenti candidati, questa nuova istituzione venne chiamata Santa Congrega; i compiti degli angeli vennero ridefiniti in modo tale che l’operato di ogni spirito non interferisse con quello di un altro. Fu scritto il Manifesto: un codice di norme che definiscono i doveri, le regole e le libertà degli angeli, quasi come le “costituzioni” degli umani.
La dimora di Gad invece era rimasta identica al giorno della sua caduta: i libri ben disposti sugli scaffali della biblioteca, il letto matrimoniale sfatto e gli abiti ordinati nella cabina armadio. Non si era depositato un solo grammo di polvere, e questo era solo uno dei vantaggi del vivere in Paradiso.
Mentre Gadriel stava ripensando alla sua vita sulla Terra, gli si avvicinò Eliel
“Altri angeli stanno tornando in Paradiso proprio in questo momento”
“Davvero?”
“Sì, la Congrega ha deciso che agli angeli i cui cari sono caduti sulla Terra è concesso manifestarsi a loro per riportarli a casa, per questo motivo sono potuto venire a cercarti così tardi”
“Ma è una cosa fantastica!” esclamò Gadriel pieno di gioia “finalmente potremo stare nuovamente tutti insieme come un tempo!”
“E quando saranno tornati tutti ci sarà una settimana di festeggiamenti con canti, balli, giochi e banchetti per tutto il Paradiso” disse Eliel avvicinandosi al suo amore “intanto, mentre aspettiamo, mi sembra giusto che sia io a darti per primo il Bentornato”
Eliel afferrò Gadriel da dietro la nuca baciandolo teneramente, mentre l’altro angelo faceva scorrere le mani sulla schiena e sulle ali frementi del proprio innamorato, sciogliendosi in quel caldo bacio.
“Mi sei mancato” disse Eliel spingendo il fidanzato sul letto e coricandosi sopra di lui
“Anche tu amore mio” sorrise Gadriel mentre spogliava il suo ragazzo.

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