Tra presente e passato

di Vanilla_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Differenti realtà. ***
Capitolo 2: *** In trappola! ***
Capitolo 3: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 4: *** Serate movimentate ***
Capitolo 5: *** Quando arriva il momento di dire basta.. ***
Capitolo 6: *** Arrivi inaspettati ***
Capitolo 7: *** Piacevoli ossessioni ***
Capitolo 8: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 9: *** Sfortuna o destino? ***
Capitolo 10: *** Fuga dal passato ***
Capitolo 11: *** Punto di partenza ***



Capitolo 1
*** Prologo: Differenti realtà. ***


K: << Si continuate così. Dobbiamo attirarlo nella foresta, vicino l’albero sacro. È l’unica speranza che abbiamo di sigillarlo.>> urlo nella speranza di farmi sentire dagli uomini.
Questa volta il demone che ci hanno inviato contro è decisamente più forte rispetto i precedenti. A causa della temporanea perdita delle mie energie non ho la forza necessaria per purificarlo o combatterlo al meglio, e quel maledetto ovviamente ha approfittato della situazione. È tipico di lui sfruttare i momenti di debolezza e vulnerabilità dei suoi avversari.
..: << Onorevole sacerdotessa si sta dirigendo verso di voi. Fate attenzione!>> mi urla uno dei numerosi contadini presenti nella radura.
Fare attenzione? Il mio obiettivo era proprio quello di attirarlo qui. Devo sigillarlo, per il momento è l’unica cosa che io posso fare.
In  un attimo mi ritrovo l’enorme demone dinnanzi. Dannazione, oltre che forte è anche rapidissimo.
..: << Allora, sacerdotessa, ti decidi a darmi ciò per cui sono stato mandato qui? Se lo farai concederò a te e a questi inutili umani una morte rapida e non troppo dolorosa.>> mi dice fissandomi divertito.
K: << Non avrai mai quello che cerchi. Ti purificherò prima ancora che tu possa accorgertene.>> urlo.
Afferro una delle poche frecce rimaste nella mia faretra, rapidamente la punto verso il demone e imprimendole la poca forza che mi rimane, tendo l’arco e la lascio scivolare via. So bene che, se anche dovesse colpirlo, con un sol colpo non riuscirei a purificarlo completamente; ma se riuscissi a ferirlo ed indebolirlo, sigillarlo poi risulterebbe molto più semplice.
Peccato che, visto la sua disumana velocità, la mia freccia lo colpisce solo di striscio, causandogli nulla più che un graffio.
..: << Scelta sbagliata, umana. Ti farò soffrire molto prima di concederti il colpo di grazia.>> ribadisce prima di scagliarsi contro me.
Riesco, per pochi centimetri, ad evitare il suo colpo, che vista l’enorme falla creata nel terreno mi avrebbe ucciso all’istante. Altro che lenta tortura, sarebbe stata una veloce dipartita!
Continuo, sempre più a fatica, ad evitare i suoi colpi. Lo sforzo mi costa molto, ho tutti gli arti doloranti e sento le forze scivolare via da me. Se non mi sbrigo rischio di perdere tutte le energie prima di aver concluso. Fortuna vuole che il demone che ho come avversario, per quanto rapido e veloce, non sia dotato di un’elevata intelligenza. Non si è ancora reso conto, infatti, che i miei movimenti non sono stati fatti casualmente all’unico scopo di evitare i suoi attacchi, ma l’hanno condotto proprio dove io volevo che arrivasse.
..: << Piccola umana, per quanto tempo ancora credi di riuscire ad evitare i miei colpi? Sei allo stremo..>> ghigna, continuando a fissarmi con sguardo di chi ha ormai la vittoria in pugno.
K: << Stolto demone, sarai anche grande e grosso ma l’intelligenza non è di certo il tuo punto forte..>> controbatto.
..: << Di cosa stai parlando?>> chiede confuso e irritato per la mia offesa.
Sorrido, ma non gli concedo risposta.
Afferro rapidamente  un’altra freccia e glie la punto contro. Cerco di prendere al meglio la mira, non posso concedermi errori. Con la poca forza che mi è rimasta, sono più che certa che questo sarà l’ultimo colpo che potrò scagliare.
..: << Un’altra freccia? Avanti, fa pure. Il colpo che scaglierai ti indebolirà ancora di più, e per me sarà maggiormente facile toglierti di mezzo.>>
K: << Fossi in te darei un’occhiata alle tue spalle.>> dico indicandogli il grande albero sacro.
Sono riuscita a condurlo fin qui e se il mio colpo andrà a segno, riuscirò a sigillarlo. Non posso fallire.
Lascio andare la freccia pregandola mentalmente di non mancare il bersaglio. Quando realizzo che la traiettoria è perfetta dentro me esulto segretamente.. ce l’ho fatta. Ma le cose non vanno come spero.
Nello stesso momento in cui la mia freccia colpisce il petto del demone, e lo incatena all’albero alle sue spalle, prima che questo perda i sensi, la sua coda mi colpisce in pieno allo stomaco facendomi volare diversi metri più in là.
Non appena il mio corpo, ormai privo di forze, tocca malamente il suolo gemo di dolore. Sono esausta e ferita. Non c’è una parte del mio corpo che non pulsi di dolore, ma sono felice , ce l’ho fatta..il demone è stato sigillato. Sento le voci degli uomini al di là della foresta che chiamano incessantemente il mio nome. Cerco di tirarmi su per non causargli inutili preoccupazioni. Un po’ di riposo mi rimetterà in sesto. Facendo forza sulle braccia mi aggrappo al vecchio pozzo per tentare di rimettermi in piedi..peccato che non avessi tenuto conto delle vertigini e dei giramenti di testa. È un secondo, mi basta perdere la concentrazione per un attimo, e un giramento di testa più acuto degli altri mi fa perdere l’equilibrio. Scivolo e il mio corpo privo ormai di vitalità si lascia cadere, incapace di lottare, nel pozzo. Non mi  oppongo alla caduta, non ne ho le forze. Certo il tutto è un po’ comico..non morirò a causa dello scontro con il demone, ma a causa di una banale caduta in un pozzo abbandonato. Chiudo gli occhi, tentano di perdere i sensi prima di dover accusare anche il dolore dovuto dall’impatto del mio corpo martoriato con il duro terreno..qualche Kami ha probabilmente deciso di accogliere le mie preghiere, perché in un attimo tutto ciò che avverto intorno a me è il nulla.
 
 
 
 
 
Con espressione felice e appagata mi richiudo la porta alle spalle. Quando i miei genitori non sono a casa, a causa dei loro continui e sempre più lunghi viaggi di lavoro, vivere da solo è uno spasso. Da quando poi ho anche rotto con Kikyo la cosa si è fatta ancora più divertente. Portare ogni giorno a casa una ragazza diversa, goderne e poi dimenticarla è uno stile di vita che da poco ho appreso e al quale non intendo rinunciare. Osservo l’enorme giardino della mia villa e mi sento soddisfatto. La vita con me è stata molto generosa: ho una splendida famiglia, una splendida casa, degli amici meravigliosi e in più sono ricco, bello e maledettamente ricercato dalle ragazze.
Eh si, molti pagherebbero per essere al mio posto. Un rumore sordo, proveniente dal giardino posteriore, mi distoglie dai miei frivoli pensieri. Corro, per rendermi conto di cosa potrebbe essere accaduto..del resto oggi sono solo in casa, i miei fratelli non sono ancora tornati ed è il giorno libero della servitù. Che sia un ladro? Bhè se è così ha trovato pane per i suoi denti. Capisco che i rumori provengono dall’unica antica costruzione della casa: una saletta indipendente. È l’unico segno rimasto dell’antico tempio che era la mia casa prima che mio padre l’acquistasse e la trasformasse in ciò che ora era. Avevo sempre odiato quella saletta, era secondo me del tutto inutile e, benché fosse ben nascosta agli sguardi, il suo stile antico ed arretrato rovinava l’esteticità della casa. Cosa dovevamo farcene di una stanza che conteneva un pozzo vecchio e in disuso? Non riuscivo a capire perché i miei avessero voluto tenerlo.
Aprì la porta scorrevole, determinato a capire cosa stesse accadendo e per nulla impaurito di fronte alla possibilità di trovarmi contro un ladro. Ma ciò che vidi una volta entrato, mi lasciò completamente basito. Accanto al pozzo, non più sigillato, giaceva il corpo di una ragazza vestita con strani abiti.
Che fosse lei la ladra?






Angolo autrice: Ok,ok vi prego di non picchiarmi..lasciatemi almeno spiegare. Erano un paio di settimane che mi ronzava in testa quest'idea e ho deciso così di buttargla giù e pubblicarla solo per sapere il vostro parere :) Ovviamente la precedenza assoluta sarà delle altre storie e riprenderò a scrivere questa soltanto quando avrò terminato almeno una delle altre in cantiere.
Fatemi sapere quindi che ne pensate..il destino della mia nuova storia è nelle vostre mani xD
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 2
*** In trappola! ***


La sensazione di benessere e comodità che avvertivo era sicuramente derivante da quello strano “oggetto”, soffice e confortevole, sul quale ero sdraiata. Aprì lentamente gli occhi e feci scorrere lo sguardo su ciò che mi circondava. Ero sdraiata su uno strano futon, comodo, ma decisamente più alto della media. Stirai braccia e gambe e, nonostante il sonno agiato, sentì il corpo ancora in parte indolenzito. Le forze non mi erano ancora tornate del tutto. Quando mi sollevai a sedere potei osservare con più cura e maggiore attenzione l’ambiente che mi circondava. Era una casa davvero molto grande, più della media. L’arredamento era molto strano e alcune delle cose presenti nella camera ero sicura di non averle mai viste in vita mia..dovevano, forse, essere di proprietà di qualche nobile  straniero. Le cose che più di tutto mi stupirono furono due: la casa aveva un ingresso molto strano, l’apertura non era coperta dalla classica stuoia o dalle più prestigiose porte scorrevoli, ma da una strana apertura fatta di legno e vetro, in più in quella casa non vi era il consueto spazio per le braci. Come facevano, dunque, per mangiare e riscaldarsi? Quando la porta si aprì tornai vigile.
Due ragazze, fasciate in strani e corti kimoni blu, entrarono; mi osservarono per qualche minuto senza però dir nulla.
-Salve.- dissi per spezzare il silenzio.
-Ciao. Io sono Ika e questa è Yui.- mi disse indicando prima sé e poi la donna accanto a lei.
- Siamo entrambe al servizio del signor No Taisho. Il signorino ci aveva chiesto di avvisarlo non appena ti fossi svegliata.- mi informò.
Si stava rivolgendo a me con un tono estremamente confidenziale, cosa a cui non ero abituata. Ignorai il tutto e mi limitai ad annuire.
-Ika, Yui si è svegliata?- domandò una voce profonda al di là della porta.
Entrambe le ragazze corsero fuori e le sentì informare qualcuno del mio risveglio. Capì che avrei quindi a breve conosciuto il padrone di casa.
 
 
Non sapevo in che modo comportarmi. Chi era quella ragazza? Una ladra? E cosa ci faceva in casa mia?
Troppe domande esigevano una risposta, ma la mia curiosità era stata messa tacere dal sonno prolungato della donna. Non sapevo nemmeno io cosa mi avesse spinto a portarla in casa e ad ordinare di lasciarla riposare. Ma, adesso che aveva ormai ripreso i sensi, volevo saperne di più.
Entrai senza bussare..del resto quella era pur sempre casa mia. L’intrusa era lei..
-     Vedo che ti sei ripresa- proferì atono.
La vidi schizzare via dal letto, dilatare gli occhi e guardarsi ripetutamente attorno.
-Sei un mezzo demone.- sentenziò con tono duro e sguardo accusatorio.
Le sue parole non mi piacquero per nulla. Doveva essere una di quelle persone di mentalità antica che, ancora, consideravano i mezzo demoni, o forse anche le unioni tra demoni ed umani, un tabu. I soprusi, le ingiustizie e i pregiudizi che avevo subito da bambino non mi aiutarono a mantenere la calma.
-La cosa ti crea qualche problema?- domandai irritato.
Aprì la bocca pronta a ribattere, ma la vidi irrigidirsi e tacere. D’istinto sollevai il viso ed annusai l’aria, tentando di capire cosa avesse provocato quel cambiamento. L’unica cosa che avvertì furono gli odori di mio padre, mia madre e mio fratello sempre più forti. Erano vicini!
 
 
Maledizione! Ero caduta in una delle trappole di quel mostro come una novellina. Catturarmi e tentare poi di estorcermi informazioni, impaurendomi con la presenza di un demone maggiore, e di altri due dotati di una grande forza demoniaca, era davvero un ottimo piano. La paura si era per un momento impadronita di me, ero pur sempre un essere umano, ma la consapevolezza del mio ruolo mi fecero subito tornare padrona di me e delle mie azioni.
-Papà siamo qui..- urlò il mezzo demone dagli occhi dorati.
Non avevo fatto troppo caso alla sua figura, attenta ad osservare bene ogni suo movimento, ma il colore insolito e assurdamente bello dei suoi occhi mi aveva catturato.
-Fratellino, casa nostra è forse diventato un ostello per umani?- domandò una voce gelida con tono derisorio.
Il primo ad entrare in quella strana casa fu un demone cane. Lunghi capelli d’argento, occhi d’ambra e figura austera, furono queste le prime cose che notai di lui. Il suo portamento autoritario e piatto sembravano aver portato in quella camera una ventata di gelo invernale. Mi imposi di non rabbrividire.
-Sesshomaru, non spaventare gli ospiti di tuo fratello.- proferì una voce dolce con una leggera punta di rimprovero.
Una seconda figura fece la sua comparsa nella camera..un’umana.
Lunghi capelli d’ebano, un viso dolce ed estremamente attraente, un corpo sinuoso fasciato in un aderente e corto strano kimono. Arrossì, come era possibile che un kimono lasciasse quell’ampia porzione di gambe scoperte? Non si sentiva forse a disagio quella bellissima donna?
-Izayoi, ragazzi, cosa sta succedendo?- domandò una terza voce.
Quando anche l’ultimo arrivato varcò l’entrata per poco non mi cedettero le gambe. Se il primo demone mi aveva messa in soggezione, non rabbrividire adesso fu impossibile. Percepivo chiaramente l’immensa potenza del nuovo arrivato. Gli stessi capelli d’argento, gli stessi occhi d’ambra, ma in questo demone percepì qualcosa di diverso. Tutto in lui emanava potere, autorità, forza e conoscenza. Senza dubbio un demone maggiore. Ero spacciata!
 
 
Osservai le diverse reazioni di quella strana ragazza ogni volta che un componente della mia famiglia varcava la soglia della camera. Dapprima avevo letto diffidenza nei suoi occhi, l’arrivo di Sesshomaru l’aveva senza dubbio colpita ma aveva immediatamente riassunto un’espressione sicura e vigile, quando poi aveva visto mia madre era tremendamente arrossita e infine l’arrivo di mio padre sembrava averla destabilizzata. L’angoscia e la consapevolezza erano chiaramente leggibili sul suo volto.
-Inuyasha, caro, chi è questa ragazza?- domandò mia madre.
-Dovremmo chiederlo a lei. L’ho trovata svenuta vicino al vecchio pozzo. Chissà forse altri non è che una ladra- risposi
 
 
Per un po’ me ne stetti in silenzio sperando di poter intuire quali fossero le loro intenzioni, ma quando quell’antipatico e arrogante mezzo demone mi accusò di essere una ladra persi la pazienza. Eh si, l’irruenza era uno dei miei difetti!
-Ehi, mezzo demone, a chi hai dato della ladra? Hai idea di chi io sia?- domandai cercando di assumere un tono tranquillo.
-Smetti di chiamarmi mezzo demone se vuoi rivedere l’alba di domani. Invece di portarti qui avrei dovuto chiamare subito la polizia.- urlò
-Polizia?- domandai confusa
-Esatto! Ti avrebbero così arrestata e io mi sarei liberato all’istante di te.-
Arrestata? Dunque si stava riferendo alla milizia.
-Ma certo! Perché non c’ho pensato prima? La milizia saprà ricondurmi al mio villaggio.- esclamai euforica.
-Perché non tentiamo di dare un senso a questa conversazione piuttosto? Chi sei donna?- mi domandò con tono gelido il demone che avevo compreso si chiamasse Sesshomaru.
-Non siete dunque al servizio di Naraku?- domandai
-Naraku? E chi sarebbe?- chiese con tono sgarbato il mezzo demone.
-Non importa!- risposi.
Potevo davvero fidarmi di quei demoni? La mia istruzione di sacerdotessa mi insegnava a diffidare di quelle creature; il mio dovere era quello di sterminarli. Essendo, tuttavia, disarmata e in evidente inferiorità numerica non avrei potuto, anche volendo, far molto. Ma ciò che mi aveva sorpresa era che nessuno di loro aveva tentato di attaccarmi.
-Perché non cerchiamo di capire qualcosa in più di tutta questa storia parlandone davanti ad un tè caldo?- domandò, fissando direttamente me, la donna umana.
-Come desiderate, signora.- risposi atona.
Fare un po’ di chiarezza in quella situazione non poteva che aiutarmi.
-Chiamami Izayoi, cara.- continuò con voce dolce e rivolgendomi un sorriso amorevole.
Mi ritrovai ad arrossire ed annuire. Che situazione complicata. Quando sollevai il volto non mi stupì di trovare il viso del demone maggiore ancora puntato su di me..mi stava studiando così come io stavo facendo con tutti loro.
Mi scortarono in un’altra sala e rimasi letteralmente sorpresa dalla grandezza e dalla maestosità di quella casa. La camera in cui mi ero svegliata non era che una minuscola porzione dell’intero edificio. Li vidi prendere tutti posto su un altro strano futon e sedersi in modo strano. Per un momento la curiosità mi spinse ad imitarli, ma la ragione mi impose di abbandonare subito quella folle idea. Presi posto sul pavimento come ero solita fare.
-Ma cosa fai?- mi chiese fissandomi incredulo il mezzo demone.
-Lasciala stare, Inuyasha- intervenne con tono tranquillo suo padre.
Le stesse ragazze che mi avevano accolta al mio risveglio si affrettarono a servire il tè. Non mi spiegavo il perché del loro continuo ridacchiare mentre mi fissavano.
-Ika, Yui vi ringrazio. Ora potete anche andare..- le congedò con tono gentile la donna.
Le due si inchinarono e lasciarono la sala.
-Allora cosa sei? Una ladra cosplay?- mi domandò divertito
- Non ho capito una sola parola da te proferita, ma risponderò comunque alle vostre domande. Il mio nome è Kagome, sono la somma sacerdotessa del villaggio Musashi. L’ultima cosa che ricordo è di essere caduta nel pozzo a seguito di un combattimento con uno dei demoni di Naraku. Al mio risveglio mi sono ritrovata qui. Potreste gentilmente dirmi dove ci troviamo?-
-Qui siamo a Tokyo, cara.- mi rispose con tono gentile la donna, ma fissandomi con sguardo confuso.
-Tokyo? Non ho mai sentito di un villaggio con questo nome. Siamo molto lontano dalle mie terre?- domandai
-Ci stai forse prendendo in giro? Sacerdotesse? Villaggi? Tra un po’ comincerai a parlarmi anche dei samurai..- mi schernì.
- Nell’epoca Sengoku i samurai sono una cosa assai comune.-
-Epoca Sengoku? Senti ragazzina se stai raccontando tutte queste frottole per evitare di passare una notte in carcere puoi anche smetterla. Anche se comincio a credere che sarebbe più adatto chiamare un manicomio che la polizia.- urlò
-Smettila Inuyasha- gli ordinò la donna.
-Non sta mentendo..- sentenziò il demone maggiore.
-Il mio nome è Inu No Taisho. Hai mai sentito parlare di me, ragazza?- mi domandò
Il suo nome mi fece fremere. Chi non aveva mai sentito parlare del generale cane che aveva fatto dei territori del Kyusho la sua casa?
-Le voci sui demoni maggiori si spargono in fretta. Molti,sia umani,sia demoni, narrano delle vostre conquiste. – risposi sincera.
-Come pensavo. Non sta mentendo. Questa ragazza viene davvero dal passato.-
-Ma come è possibile una cosa del genere?- domandò il mezzo demone di cui mi resi conto non conoscevo ancora il nome.
-Non lo so, figliolo. Ma nella mia lunga vita ho imparato a non meravigliarmi più di nulla. Sei, dunque, una sacerdotessa Kagome? Eppure sei così giovane..- mi domandò tranquillo.
-In realtà non ho ancora preso i voti definitivi. Nel villaggio in cui vivo c’è un’anziana sacerdotessa che mi ha insegnato tutto ciò che conosco. Prenderò i voti quando lei si sentirà troppo stanca per assolvere ancora i suoi compiti- spiegai ripensando con nostalgia a Kaede.
-Hai detto di essere caduta nel pozzo, vero?-
-Si- risposi
-Deve in qualche modo aver funto da passaggio temporale.- spiegò
-P..passaggio temporale? Scusate ma dov’è esattamente che ci troviamo?- chiesi stranamente ansiosa.
-Siamo nel 2013, carina. Siamo lontani più di 500 anni dall’epoca a cui appartieni.- esclamò scorbutico il mezzo demone.
-C..cosa?-
-Smettila, Inuyasha. Non vedi che così la spaventi?- lo rimproverò Izayoi.
 Con fare premuroso mi si avvicinò e mi abbracciò. Seppur non fossi per nulla abituata al contatto fisico e ai gesti d’affetto, in quel momento sentivo di averne veramente bisogno.
-Tranquilla, tesoro, troveremo una soluzione.- mi rassicurò.
Sebbene nutrissi poche speranze, annuì.
-Se il pozzo l’ha condotta fin qui, forse lo stesso pozzo potrebbe ricondurla nella sua epoca.- disse Sesshomaru che fino a quel momento non era sembrato per nulla interessato alla discussione.
-Non so se sia una buona idea..- tentò di dire Izayoi.
-Proviamoci!- la interruppi.
-Ma,cara, non sappiamo cosa potreb..- riprovò
-Non posso restare qui. La mia gente, il mio villaggio, hanno bisogno di me.- esclamai totalmente sicura delle mie parole.
Guardò il marito e poi di nuovo me. Fu forse la determinazione che leggeva nei miei occhi a convincerla.
L’intera famiglia mi accompagnò al pozzo.
-È incredibile! È identico a quello presente nella mia epoca- dissi mentre distrattamente  accarezzavo l’antico legno.
-Avanti, che aspetti?- mi domandò burbero il secondogenito del demone maggiore.
-In realtà non so come funziona..- dissi imbarazzata.
-Cooosa?- quasi urlò.
-Smettila, Inuyasha. Hai detto di essere caduta nel pozzo dopo un combattimento, vero?- mi domandò il demone cane.
-È esatto.- risposi.
-Credo quindi sia necessario che tu ti lanci all’interno del pozzo.-
-Ma, caro, se questa volta il passaggio non dovesse funzionare rischierebbe di farsi male.- squittì spaventata dall’ipotesi Izayoi.
-Ci penso io. Tutto purché vada via.- ringhiò il mezzo demone.
Senza darmi il tempo di capire le sue intenzioni, mi si avvicinò e mi sollevò tra le braccia. Istintivamente circondai il suo collo con entrambe le braccia per reggermi meglio. Arrossì e balbettando gli chiesi di farmi scendere.
-Sta zitta. Nemmeno a me piace starti vicino, ma è necessario.-
Senza darmi il tempo di aggiungere altro si lanciò all’interno del pozzo. Pregai, sperando che servisse a qualcosa. Quando toccammo il pozzo del fondo non accadde nulla. Mi sentì morire..ero in trappola.
-Maledizione!- imprecò il mezzo demone.
Con un altro balzo mi condusse nuovamente fuori dal pozzo. Mi lasciò andare bruscamente, rischiando quasi di farmi cadere.
-Come potete vedere non ha funzionato. Cosa ne facciamo ora di lei?- domandò seccato.
Le sue parole mi fecero fremere dalla rabbia.
-Non sarai costretto a farne un bel niente di me. Me ne andrò e troverò un altro modo per tornare a casa mia.- urlai.
Mi osservò in silenzio, probabilmente sorpreso dalla veemenza della mia reazione.
-Non andrà da nessuna parte, Inuyasha. Kagome resterà qui finchè non troveremo un modo per farla tornare a casa sua..- chiarì Izayoi.
-Che cosa? E come facciamo a nasconderla? Non può certo andarsene in giro conciata in quel modo..- urlò indicandomi.
-Ehi, questi sono i miei abiti da sacerdotessa. Vedi piuttosto come ti conci tu.-
-Basta ragazzi.- intervenne il demone maggiore.
-Kagome, so che hai voglia di tornare a casa, ti prometto che troveremo un modo. Nel frattempo girare in un mondo che non conosci e così diverso da quello a cui sei abituata sarebbe troppo pericoloso per te. Resterai ospite qui in casa mia.-
-Come credi che potremmo giustificare la sua presenza?- ringhiò Inuyasha.
-Basterà dire che è la figlia di alcuni amici di famiglia e si fermerà per un po’ da noi.- continuò Izayoi.
Per quanto quell’idea non mi piacesse per nulla, sapevo perfettamente che avevano ragione. Non potevo girare senza sapere nemmeno dove stessi andando. Non conoscevo nulla di quello strano mondo.
-Vi ringrazio allora per l’aiuto.- dissi inchinandomi.
-Non c’è di che.- mi rispose il demone –Inuyasha, suppongo che tu e Kagome abbiate all’incirca la stessa età. Mi aspetto che tu l’aiuti ad integrarsi in questo nuovo mondo.-
-Ma papà..- tentò di protestare lui
-Non voglio sentire storie, Inuyasha.- lo interruppe.
-Come vuoi.- sibilò.
Lanciò un’occhiataccia prima alla sua famiglia e poi una carica di veleno a me.
-Non preoccuparti, sono sicura che andrete d’accordo. Ti troverai bene qui, Kagome.- tentò di rassicurarmi Izayoi.
Accennai un sorriso e tentai di convincermi della veridicità delle sue parole. Ma come potevo essere felice o trovarmi bene lì se già mi mancava la mia vecchia vita? In più ero terribilmente in ansia..il villaggio aveva bisogno di me, della mia protezione.
Strinsi i pugni. Avrei trovato, ad ogni costo, un modo per tornare. Dovevo farlo..per il villaggio, per Kaede, per..Toru.






Angolo autrice: Hello people :D
Siccome le persone che mi avevano chiesto di aggiornare prima "Come te..nessuno mai" erano pari a quelle che mi avevano chiesto di aggiornare prima quest'altra fic, ho cominciato a scrivere entrambi i capitoli..questo è stato il primo che ho terminato.
Premetto che il capitolo non mi piace per nulla ero infatti anche indecisa se pubblicarlo o meno. E' sicuramente privo di eventi fondamentali, ma era necessario per dare il via a tutta la storia.
Piccola precisazione: nella prima parte in cui Kagome scambia la camera in cui si trova per una casa, è solo perchè è abituata a vivere in piccole capanne delle dimensioni, appunto, di un'ampia camera. Ringrazio già da ora tutti coloro che leggeranno e recensiranno. Spero mi farete sapere le vostre opinioni :D
Baci Vanilla ^^

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Capitolo 3
*** Il primo giorno di scuola ***


Erano stati dieci giorni lunghi e difficili. Prendere coscienza del salto temporale compiuto mi aveva destabilizzata, convivere con tre demoni, creature che da sempre ero abituata a combattere, mi aveva scossa.
Izayoi si era mostrata attenta e premurosa con me, assumendo, inevitabilmente, nella mia mente l’immagine di quella figura materna che non avevo mai potuto conoscere, Sesshomaru aveva mantenuto nei miei confronti un atteggiamento freddo e distaccato, Inu no Taisho si era mostrato cordiale e disponibile nei miei riguardi, e probabilmente, credeva di avermi fatto un gran favore chiedendo al suo figlio minore di aiutarmi nell’ambientazione..in realtà quello era stato il suo errore più grande.
Il carattere scorbutico e prepotente di quest’ultimo aveva messo a dura prova la mia pazienza, tanto che più volte avevo quasi ceduto alla tentazione di purificarlo per il solo piacere di vederlo carbonizzato!
Avevo provato ad essere gentile, mi ero impegnata ad essere paziente, ma lui riusciva con poche parole a tirar fuori quel lato peggiore del mio carattere che per anni avevo tentato di mitigare, perché non consono ad una sacerdotessa del mio rango.
Ero intontita, e a volte anche un tantino spaventata, dalle strane invenzioni e gli insoliti costumi del tempo in cui ero capitata, ma ce la stavo mettendo tutta per imparare ed adattarmi. Lui, però, non sembrava intenzionato a facilitarmi le cose: sminuiva ogni mio progresso,era sempre pronto ad insultarmi, schernirmi e denigrarmi. Non era una convivenza facile la nostra..
La prova più difficile mi attendeva però, quella sera, al piano inferiore.  Izayoi aveva ritenuto necessario iscrivermi allo stesso istituto frequentato anche da Inuyasha, poiché, secondo la famiglia Taisho, la permanenza troppo prolungata di una ragazza che non frequentava nessun istituto scolastico avrebbe attirato troppa attenzione.
Ero stata felice di quella decisione, apprendere nuove cose mi era sempre risultato affascinante, ma ciò che mi spaventava era la mia probabile incapacità di relazionarmi con le cose e le persone di quel tempo sconosciuto.
Era stato così Sesshomaru, stranamente, a facilitarmi le cose. Aveva infatti quella sera deciso di presentarmi ad alcuni dei suoi più intimi amici, che dal giorno successivo sarebbero divenuti anche miei compagni di classe.
I miei pensieri furono accantonati quando dei colpi leggeri alla porta mi riportarono alla realtà.
-Avanti.- gracchiai.
La figura affascinante di Izayoi si disegnò sull’uscio e rimasi incantata ancora una volta dalla sua bellezza elegante, ma non appariscente.
-Kagome, noi stiamo uscendo. Ika e Yui si occuperanno della cena e voi avrete tutta la casa a vostra disposizione.-
Annuii, cercando di reprimere il terrore che inarrestabile galoppava in me. Inu no Taisho e sua moglie avrebbero quella sera presenziato ad un’importante cena mondana; apprenderlo mi aveva resa ancora più inquieta.
-Sia io che mio marito abbiamo più volte esortato Sesshomaru ed Inuyasha, invitandoli a tenere un comportamento consono, ma sono sicura che in ogni caso saprai cavartela, Kagome. Se in ogni caso dovessi avere qualche difficoltà, ti basterà chiamare e noi torneremo subito.- disse, sorridendomi teneramente.
Annuii ancora , immensamente grata per tutta quella premura.
Quando la porta si richiuse alle spalle della padrona di casa quel filo di calma che la presenza di Izayoi aveva saputo trasmettermi si spezzò e l’ansia tornò ad assalirmi.
Mi sentivo stupida, tremendamente stupida..avevo affrontato le più pericolose battaglie senza mostrar timore, eppure incontrare quattro ragazzi del futuro mi stava mandando in confusione.
Fui brutalmente riportata,per la seconda volta, alla realtà quando la porta della mia camera venne spalancata e Ika mi annunciò che gli ospiti erano arrivati e che aspettavano solo me.
Come un automa, col cuore che batteva all’impazzata, percorsi il corridoio, fermandomi poi all’ingresso della sala da pranzo..immediatamente due paia di occhi ambrati e quattro visi totalmente sconosciuti si girarono verso me provocandomi un’ondata improvvisa di calore che ero sicura aveva già colorato le mie guancie.
-B..buonasera..- sussurrai, balbettando.
-Dove la tenevi nascosta questa splendida creatura, Inuyasha?-
Arrossii immediatamente, non avvezza a complimenti tanto espliciti, concentrandomi poi nello studiare la figura del ragazzo che aveva parlato.
Era alto, forse qualche centimetro meno di Inuyasha, i pettorali evidenziati dall’aderente camicia blu davano un aspetto atletico al suo corpo, che tuttavia non era né eccessivamente magro, né eccessivamente muscoloso. I capelli scuri contrastavano amabilmente con gli occhi color del mare e incorniciavano un viso dai tratti decisi, ma gentili.
-Kagome resterà per qualche tempo ospite della mia famiglia. È figlia di alcuni amici dei miei genitori.- spiegò con tono scocciato Inuyasha, quasi come se parlare di me lo infastidisse.
La stizza mi animò.
-Lui è Miroku, il mio migliore amico.- mi disse, senza nemmeno voltarsi a fissarmi ed estraendo il cellulare dalla tasca.
-Inuyasha, sei un gran maleducato.- intervenne l’unico demone presente nel gruppo di invitati.
Mi irrigidii automaticamente quando mi porse la mano, ma non la rifiutai.
Diffidente sollevai il volto per studiarlo, ma il sorriso sincero che mi rivolse mi permise di rilassarmi almeno un po’.
-E’ un piacere conoscerti, Kagome..io sono Koga.-
-I..il piacere è tutto mio.- balbettai, imbarazzata.
Era una situazione ostica per me e provai un profondo rancore verso Inuyasha che non mi era affatto d’aiuto.
-Ti consiglio di star lontana da Miroku, inizialmente potrebbe non sembrare, ma ti assicuro che è un gran pervertito. Loro sono Sango e Rin.- disse, indicando alternativamente le due ragazze.
La prima, Sango, mi colpii immediatamente. Era molto alta, se paragonata alla ragazza che le stava accanto, le forme snelle erano arrotondate nei punti giusti, donandole un fisico invidiabile; i lunghi capelli castani erano raccolti in un’alta coda che metteva in risalto un viso dai lineamenti dolci, delle labbra sensuali e luminosi occhi marroni.
La sua bellezza mi lasciò esterrefatta.
-E’ un piacere conoscerti, Kagome.- mi disse, sorridendo.
-Il piacere è tutto mio.-
Mi ritrovai a ricambiare, sincera, il suo sorriso e sentii subito un feeling particolare con quella ragazza.
Mi voltai poi a fissare l’altra e ancora una volta mi ritrovai a sorridere spontaneamente. Rin era bassina ed esile. I lunghi capelli neri le accarezzavano la vita e gli occhi espressivi erano carichi di vitalità, risplendevano nonostante il rossore che le imporporava le guancie, segno della sua timidezza.
-E’ un piacere conoscerti.- dissi, tentando di stabilire un approccio.
-Il piacere è tutto mio.- replicò.
-Ika e Yui sono pronte a servire la cena, credo sarà quindi meglio prendere posto.- si intromise la voce fredda di Sesshomaru e nessuno osò contrastarlo.
 
 
Ero tesa, a disagio e stizzita, ma fortunatamente la serata passò in modo piacevole. Cenammo e tra le chiacchiere scambiate ebbi modo di iniziare a conoscere quelle persone che dal giorno successivo sarebbero entrate a far parte della mia vita per un tempo sconosciuto: Sango e Miroku, seppur non facessero altro che litigare per le tendenze maniache di lui, formavano una gran bella coppia; Rin, nei pochi istanti trascorsi lontana da Sesshomaru, era stata estremamente cortese nei miei riguardi e quella timidezza mista a vitalità repressa che accomunava entrambe ci aveva permesso di entrare in perfetta sintonia; Koga, era stato molto cortese nei miei confronti e sebbene sorbissi delle iniziali riserve sul suo conto era riuscito a farmi rilassare e persino ridere mentre raccontava buffi aneddoti..chi più di tutti mi aveva fatto infuriare era stato, ovviamente, Inuyasha. Il mezzo demone non mi era stato minimamente d’aiuto, aveva preferito passare l’intera serata a sorridere al suo cellulare snobbando sia me che i suoi amici.
 
 
Stizzita mi rigirai nel letto più volte fino a trovare la posizione più comoda, o meglio quella che avrebbe permesso alla mia mente di tacere.
La prospettiva di ciò che avrei dovuto affrontare il giorno successivo mi spaventava ed elettrizzava al contempo. Avevo intenzione di sfruttare al massimo la mia permanenza in epoca futura per apprendere più cose possibili, in modo da poter sfruttare le conoscenze acquisite una volta tornata nel mio tempo e migliorare le condizioni di vita della mia gente. Ripensare al passato mi colmò di tristezza e paura, pensare che Naraku potesse approfittare della mia assenza per compiere i suoi malvagi piani mi causava terribili incubi notturni, in più la nostalgia di casa, la voglia di rivedere Toru e Kaede, diventava ogni giorno più forte. Non feci nulla per fermare le lacrime che spontanee sgorgarono dai miei occhi..mi addormentai cullata dai miei stessi singhiozzi.
 
 
Non ero mai stato puntuale, ma quella mattina avevo lasciato casa presto per evitare di esser costretto dai miei genitori ad accompagnare Kagome. Sapevo che essendo il suo primo giorno di scuola probabilmente si sarebbe trovato in difficoltà, ma non mi importava. Trovavo particolarmente irritante quella ragazzina dalla lingua lunga e lo sguardo prepotente. Era piombata nella nostra casa, nelle nostre vite, senza un preavviso o un invito, ma io speravo ne uscisse il prima possibile.
Al contrario di ogni mia aspettativa, però, la giornata filò liscia per l’ultima arrivata. La sera precedente Kagome si era guadagnata il rispetto sincero dei miei compagni che l’avevano accolta nel gruppo senza curarsi delle mie proteste.
Mi aveva stupito enormemente scoprire quanto la sua cultura storica e letteraria fosse profonda e ancor di più quanto velocemente colmasse le lacune che aveva in quelle materie che probabilmente non avrebbe nemmeno dovuto conoscere.
Era stato il suo primo giorno di scuola, eppure con i suoi occhi da cerbiatta, le gote perennemente arrossate e i modi timidi e gentili, era riuscita in poche ore a guadagnarsi la stima non solo dei nostri compagni di classe, ma persino dei professori.
 Cosa ci trovassero tutti di speciale in quella sacerdotessa acida io probabilmente non l’avrei mai compreso.
 
 
Tirai un sospiro di sollievo nell’udire quella che doveva essere l’ultima campanella.  Morivo dalla voglia di tornare a casa per leggere quei libri da cui avevo appreso già così tanto, ma soprattutto sentivo il prorompente bisogno di togliere la maschera che avevo indossato da quella mattina e tornare ad essere me stessa.
Mi sarebbe piaciuto mostrare la vera “me”, quel lato vivace e schietto della mia personalità che la mia carica di sacerdotessa mi portava a reprimere, ma non potevo.
Era necessario che restassi sempre concentrata per non commettere in un attimo di distrazione l’errore di rivelare cose che dovevano restare segrete e per non smentire  l’identità che mi era stata affibbiata..non volevo creare altri danni alla famiglia che gentilmente mi aveva accolta e ospitata.
-Kagome! Ehi, aspetta.-
La voce di Sango mi riportò alla realtà.
-Sango, mi cercavi? È successo qualcosa?- le domandai quando mi fu di fronte.
-No, solo ho dimenticato di dirti una cosa. Stasera ci sarà una festa e mi farebbe piacere se tu venissi con me e Rin.-
Esitai per un attimo. L’idea di andare ad una festa mi allettava molto.
Ricordavo come tutto il villaggio di Musashi si illuminasse in prossimità di qualche ricorrenza: gli uomini abbandonavano i campi per dedicarsi ad attività più allegre, le donne indossavano i loro più bei e pregiati Kimoni; le più giovani civettavano sorvegliate dagli occhi gelosi di pardi e fratelli.
Si ballava, si cantava, si rideva e l’aria vibrava di serenità…avevo voglia di riassaporare quelle emozioni, ma non sapevo se le feste del futuro fossero simili a quelle a cui ero abituata.
Mi domandai se non mi stessi per cacciare in qualche pasticcio.
Il mio esitare preoccupò Sango.
-Se non ti va, non devi sentirti obbligata, Kagome.- mi disse, tentando di nascondere una traccia di delusione.
-No, non è questo il problema.- mi affrettai a negare –Non prendermi in giro, ma non sono mai stata ad una vera e propria festa. Non saprei che dire, cosa indossare, come comportarmi.- ammisi, arrossendo.
Sango mi regalò un sorriso mozzafiato, ritrovando il buonumore
-Non devi preoccuparti, ci prepareremo insieme. Ti starò sempre vicina, non ti mollerò un attimo e vedrai che ci divertiremo da matte.-
Come resistere ad un’offerta tanto allettante?
-Sarei lieta di venire, Sango. C..ci prepareremo insieme? Io non so dove abiti.-
-Non preoccuparti di questo. Miroku sarà a casa mia e Inuyasha di sicuro lo raggiungerà lì, ti basterà quindi chiedere a lui di accompagnarti.- propose, allegra.
Le sue parole smorzarono il mio entusiasmo. Sapere che anche il mezzo demone sarebbe stato presente e peggio ancora di dovergli chiedere un favore, rendeva il tutto più difficile.
Fui sul punto di inventare la scusa di un impegno dimenticato e rifiutare, ma la voglia di passare una serata con le mie nuove amiche, di divertirmi e di lasciare un po’ i pensieri da parte, mi allettava troppo.
-D’accordo, chiederò a lui. Grazie per l’invito, Sango.-
Salutai la mia amica e cominciai a correre per i corridoi in cerca di Inuyasha, nella speranza di ricevere una risposta affermativa.
Mi sarebbe piaciuto infinitamente rimandare quell’incontro, ma avevo intenzione di togliermi subito quel peso dallo stomaco.
 
Lo trovai in un angolo appartato e arrossii immediatamente di fronte alla scena che si disegnò davanti ai miei occhi. Semi-nascosto dal corpo del mezzo demone era comunque visibile un corpo femminile, i lisci e lunghi capelli neri ondeggiavano in un movimento innaturale, ma i gemiti soffocati e la gonna della sua divisa sollevata lasciavano poco spazio all’immaginazione.
Tentai di arretrare, ma inciampai nei miei stessi piedi creando un gran baccano. Immediatamente due sguardi scocciati e infuriati si voltarono a fissarmi.
-Che ci fai tu qui?- ringhiò Inuyasha, risistemandosi velocemente i pantaloni.
La stizza e la rabbia trasparivano chiaramente dalle sue iridi dorate, ma ero ancora troppo shoccata per rispondere.
-Conosci questa ragazzina, tesoro?- domandò l’altra figura.
La voce mielosa, quasi stucchevole, mi fece storcere il naso per il nervoso. Mi domandai se non si trattasse di una punizione dei Kami e come fosse possibile intrattenere una conversazione lunga con quella donna senza cedere alla tentazione di imporle di tacere.
-Sì, questa rompiscatole vive a casa mia, ospite dei miei genitori.-
Se fino a quel momento lo stupore e l’imbarazzo mi avevano paralizzato la lingua, a quell’offesa ingiustificata scattai.
Mi odiava e ormai non mi interessava più molto capire il perché. Avevamo cominciato, a causa della reciproca diffidenza, col piede sbagliato, ma mentre io avevo tentato diverse volte a cambiare la situazione, lui restava irremovibile sulla sua decisione.
Se era la guerra che voleva, l’avrebbe avuta, ma sbagliava se credeva di essere l’unico ad avere le carte in regola per uscirne vincitore.
-Non chiamarmi rompiscatole, non hai alcun diritto per farlo. Rispettami, altrimenti non lo farò nemmeno io. Mi dispiace aver interrotto la tua tresca mattutina, ma ti cercavo per chiederti una cosa.- replicai con tono duro.
Mi voltai pronta ad andare via, ma la sua voce, leggermente più pacata, mi richiamò.
-Aspetta! Cosa volevi?- mi domandò.
-Non importa, chiederò a qualcun altro.- proclamai.
Sorrisi, per la piccola vittoria ottenuta e senza più voltarmi me ne andai.
Non sarebbe stato un mezzo demone scorbutico ed antipatico ad impedirmi di godere a pieno del tempo che mi restava in quell’epoca.






Note autrice: Se siete arrivati fin qui vi devo già un'enorme GRAZIE.
Non aggiorno questa storia da diversi mesi e mi rendo conto che questo capitolo è assolutamente passivo e deludente, ma purtroppo mi serviva per ingranare le dinamiche...vi assicuro che già nel prossimo succederà qualcosa di..O.O
Detto ciò, se vi va sarei lieta di conoscere il vostro parere.
Invito tutti coloro che ne abbiano voglia ad iscriversi alla nostra famiglia di pazze:https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Potrete trovare tanti spoiler delle vostre storie preferite, le vostre autrici preferite e tante amiche! Vi aspettiamo ^^
Baci, Vanilla D:

 

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Capitolo 4
*** Serate movimentate ***


Ripercorsi la strada che dalla scuola portava alla villa dei Taisho senza difficoltà grazie all’ottima memoria fotografica.
Le case alte, i muri di recinzione, i parchi pubblici, le urla felici dei bambini che si divertivano sulle giostre, erano tutte per me nuove scoperte, ma la mia mente, in quel momento, era proiettata su altro.
L’idea di andare alla festa di cui mi aveva parlato Sango mi riempiva d’entusiasmo, portandomi scioccamente a canticchiare come una ragazzina innamorata.
Raggiunsi casa Taisho e fui accolta da una raggiante Ika.
-Bentornata, Kagome.- mi salutò. –La signora ha chiesto di essere avvisata immediatamente del tuo arrivo. Vuole parlarti e ti sta aspettando nel salone. Accomodati, a breve servirò il tea.- mi spiegò con tono cordiale e professionale.
Che cosa poteva volere Izayoi da me? Probabilmente chiedermi del mio primo giorno di scuola.
Bussai alla porta a scrigno del salone, attendendo l’invito di Izayoy, prima di varcarla.
Sorrisi, quando i miei occhi si posarono sulla sua figura elegante, sinceramente felice di vederla.
Mi stupiva ogni volta notare il modo in cui Izayoi sembrava essere a proprio agio e perfettamente padrona in ogni situazione..la sua grazia traspariva anche mentre era immersa nel semplice passatempo della lettura.
-Ti ho disturbata, Izayoi? Ika mi ha detto che volevi vedermi, ma se preferisci torno dopo.-
-No, Kagome, aspettavo te. La lettura era solo un passatempo come un altro per ingannare l’attesa.-
- È successo qualcosa?- chiesi testando il terreno.
-No, Kagome, mi dispiace. Inu si sta impegnando davvero molto per avere delle risposte, ma al momento le sue ricerche non hanno dato risultati utili.-
-Capisco!-
Tentavo in tutti i modi di celare la malinconia e la preoccupazione, ma le notizie negative, che giorno dopo giorno si susseguivano, erano sempre più vicine a far crollare la mia debole maschera.
-Ma dimmi, com’è andato il tuo primo giorno di scuola? Hai avuto difficoltà? I professori sono stati gentili?- mi chiese.
Il pensiero della giornata positiva riuscì a sollevarmi almeno in parte il morale.
-Per fortuna meglio di quanto avessi osato sperare. Sono stati tutti molto gentili e cortesi con me. Ho intenzione di cogliere questa strana occasione che mi è stata concessa per apprendere quante più cose possibili.-
-Riesci a cogliere il lato positivo anche nella peggiore delle situazioni. Sei una ragazza formidabile, Kagome.-
Arrossii, muovendo convulsamente le mani, non troppo avvezza ai complimenti.
Non sapere cosa fare, o peggio la paura di dir qualcosa di sbagliato, mi portarono alla mente  il ricordo della festa di cui Sango mi aveva parlato.
Sollevai il volto per poter meglio studiare l’espressione della padrona di casa e i suoi tratti gentili mi convinsero ad aprirmi totalmente.
-Izayoi, c’è una cosa che vorrei chiederti.- cominciai, esitante.
-Dimmi pure.-
-In realtà avrei bisogno di un..consiglio. Sango e Rin mi hanno gentilmente invitata ad una festa che si terrà questa sera. Ecco, mi piacerebbe molto andarci, ma la paura di sbagliare mi ferma.- confessai.
Mi sentivo stupida ed infantile nell’annoiare gli altri con i miei banali problemi, ma se in quella casa c’era qualcuno a cui potevo chiedere aiuto senza esser giudicata, quella era Izayoi.
Una risatina derisoria, proveniente dal circolare atrio che dava accesso al salone in cui ci trovavamo, mi paralizzò.
Conoscevo quella voce, ma speravo di sbagliarmi.
Mi irrigidii mentre la porta scorrevole veniva, senza permesso, spalancata e la figura di Inuyasha si avvicinava con aria derisoria.
-E così hai paura di fare la figura della poppante! Non credi sarebbe meglio se te ne restassi a casa? Probabilmente finirai col mettere i imbarazzo anche Rin e Sango, rovinando anche a loro la serata.- mi schernì.
Strinsi i pugni per il fastidio. Non era da me soffrire in silenzio le sue accuse, ma su un argomento che mi causava già tanti dubbi non riuscii a reagire.
-Inuyasha, ma che modi sono? Arrivi, non saluti nemmeno e ti scagli subito contro Kagome. È questa l’educazione che ti ho impartito? E poi, per quel che mi risulta, questa ragazza ha tenuto un atteggiamento ottimo per tutta la giornata, facendo un’ottima impressione anche ai professori più esigenti. Non ti permetto di parlarle in questo modo.- intervenne Izayoi, con tono basso ma deciso.
Era quasi comico vedere quel burbero mezzo demone rimproverato da una fragile umana e a fatica trattenni una risata che sarebbe risultata inopportuna.
-Sono perfettamente sicura che Kagome sarà all’altezza della situazione..-
-Tsk! Questo è tutto da vedere..-
Senza aggiungere altro si ritirò, non prima di avermi però lanciato un’altra occhiataccia.
Spinta dagli incoraggiamenti di Izayoi, dalla curiosità e dall’irrefrenabile voglia di dimostrare a quel demone irritante quanto si sbagliasse su di me, all’ora concordata mi presentai a casa di Sango.
Non mi stupii delle dimensioni della casa, che avrebbe potuto ospitare almeno dodici capanne, né del garbo e della cortesia con cui fui accolta dalla famiglia di Sango.
La mia nuova amica mi trascinò in un rapido giro dell’infinita villa, con la promessa di mostrarmi la volta successiva anche i giardini e le piscine. Mi condusse poi nella sua camera. La stanza era ampia, non molto più grande di quella che ospitava me a villa Taisho, e luminosa. Le pareti dipinte di rosa, in alcuni punti sfumato di tonalità più chiare, erano tappezzate, in modo non ingombrante, di foto e poster.
L’enorme letto a baldacchino, posizionato poco lontano dalla porta-finestra, era interamente ricoperto da decine e decine di vestiti che attirarono completamente la mia attenzione, impedendomi di ultimare l’analisi della camera di Sango.
-Cos’è accaduto in questa camera?- chiesi, guardando con evidente confusione l’imponente letto.
-Non badarci! Sono felice che tu abbia deciso di venire.- esultò, prendendo le mie mani tra le sue.
Arrossii per la felicità, più che per il disagio.
Nella mia epoca, benché conoscessi ogni singola persona che popolava il villaggio,non avevo mai avuto delle vere e proprie amiche. Potevo parlare con Kaede o con le altre giovani della mia età, ma non avevo una persona a cui confidare i miei più intimi segreti, le mie paure o anche la più banale delle sciocchezze.
Sango, sebbene la conoscessi solo da un paio di giorni, era diventata quanto di più simile avessi ad un’amica.
-Kagome, ti fidi di me?-
La guardai sorpresa per la domanda improvvisa, ma non esitai a rispondere.
-Ehm..sì!-
-Allora mettiti nelle mie mani e quando avrò finito con te, sarai la più bella del reame.- gongolò.
Guardai con scetticismo la mia figura riflessa nel vetro dello specchio e la paragonai velocemente a quella più curata di Sango, ricadendo in familiari e mai assopiti complessi. I miei capelli, a differenza dei suoi, non avevano una forma ben definita, erano scialbi, anonimi. Il mio viso non aveva tratti particolari e il mio corpo era forse troppo magro per possedere le forme femminili che gli uomini tanto apprezzavano.
Sango sembrò percepire senza difficoltà il filo dei miei pensieri e in un attimo le sue mani si posarono sulle mie spalle, in un gesto d’incoraggiamento.
-Non era mia intenzione offenderti, Kagome. Sei bellissima così come sei, davvero. Diciamo solo che il tuo look avrebbe bisogno di essere..svecchiato!-
Non riuscii a trattenermi dal ridere ascoltando quelle parole.
La mia amica non poteva sapere quanto ciò che aveva detto fosse vicino alla realtà, i miei gusti risentivano di una “moda” e di uno stile datati di 500 anni.
-Non mi hai offesa, Sango. Sono nelle tue mani, fa di me quel che vuoi.-
I tratti della mia nuova amica si illuminarono di una gioia e di un entusiasmo tanto sinceri, che seppur coinvolsero anche me, mi spaventarono leggermente.
-Rin, non viene?- domandai, improvvisamente spaventata dall’idea di trovarmi sola con lei.
-No, ci vedremo con lei direttamente stasera. È fuori per uno dei suoi soliti appuntamento- studio con Sesshomaru.- spiegò.
Era impossibile non cogliere il tono malizioso e divertito nelle sue parole. Non riuscii a trattenere la curiosità.
-Appuntamento-studio?-
-Sì, la versione ufficiale è che si incontrano perché Sesshomaru offre aiuto a Rin su richiesta del professore. Peccato che quasi tutti siano a conoscenza del fatto che Rin è una delle migliori studentesse del nostro istituto e che Sesshomaru non presterebbe aiuto a qualcuno contro la sua volontà nemmeno se fossero i Kami in persona ad ordinarglielo.-
-Io trovo che insieme siano perfetti.- mi lasciai sfuggire.
 Restammo per qualche istante entrambe in silenzio, studiandoci a vicenda.
-Dimmi, ti tratterrai a lungo qui a casa dei Taisho, Kagome?- mi domandò, lasciandomi stupita per il repentino cambio d’argomento.
-In realtà non so.-
-Spero che la tua permanenza si riveli lunga. Riesci a capirmi senza bisogno di parole e ho idea che se avremo occasione di conoscerci diventeremo ottime amiche.-
-Lo spero! Non c’è nulla che mi farebbe più piacere.-
Ci sorridemmo, complici, entrambe liete del passo che la nostra amicizia aveva appena compiuto.
-E tu e Miroku?- chiesi.
Gli occhi le si illuminarono nel sentire quel nome, le gote si tinsero di un tenue rosa e le labbra carnose si piegarono a formare una simpatica smorfia.
Sango, in quel momento, era il perfetto ritratto della donna felice ed innamorata.
-Noi facciamo coppia fissa da circa un anno, ormai.-
-Si vede che siete una coppia affiatata.-
-Tu dici?- domandò, stirando in un gesto nervoso una piega inesistente della sua maglia. –Eppure, ti assicuro che non è facile restare al suo fianco. Miroku è un farfallone, o meglio un dannato pervertito. Mi basta distrarmi un solo istante per trovarlo intento a fare la corte alla prima ragazza di passaggio. Tu stessa, l’altra sera, hai potuto vedere di cosa è capace.-
-Temi possa tradirti?- le domandai, centrando immediatamente il punto della questione.
Al villaggio era stato mio dovere ascoltare e risolvere i problemi che giorno dopo giorno affliggevano i compaesani, avevo così sviluppato una certa abilità nel leggere attraverso le parole.
Il leggero sussulto che scosse il corpo della mia amica mi lasciò capire che non avevo ancora perduto il mio sesto senso.
-Se è questa la tua paura, credo tu possa star tranquilla. Sarà pure un farfallone, ma non guarda le altre come guarda te.-
Probabilmente, mi stavo intromettendo in questioni che non erano di mia competenza, ma mi ero sentita in dovere di dire ciò che veramente pensavo. La sera prima, con un pizzico d’invidia, avevo potuto notare come gli occhi color cielo del moretto si illuminassero quando si posavano sulla figura longilinea della sua compagna.
-Tu dici?- mi chiese, esitante.
-Forse, il suo è solo un modo per attirare la tua attenzione, per dimostrarti che alla fine è sempre da te che tornerà.-
-Sarà come dici tu, ma in quei momenti l’unica cosa che percepisco è una gran voglia di spaccargli la faccia.- sibilò, assumendo un’aria pericolosa.
Sorrisi istericamente, pensando che se Miroku voleva avere qualche possibilità di raggiungere l’età adulta sarebbe stato meglio per lui non far arrabbiare troppo “la sua dolce Sango”.
-Adesso basta perdere tempo, abbiamo una Cenerentola da preparare.-
-Cenerentola?- chiesi, confusa.
Aveva forse invitato qualche altra amica?
-Ehm..lasciamo perdere! Dobbiamo darci una mossa, altrimenti non faremo in tempo.-
-Sango, mi domandavo, posso davvero venire a questa festa? A chi l’ha organizzata non darà fastidio la mia comparsa improvvisa?-
-No, tranquilla. La festa è stata organizzata per celebrare un compleanno, ma è stata invitata praticamente tutta la città.-
-Wow! Il festeggiato deve essere una persona davvero importante.- osservai.
-La festeggiata.- mi corresse –Kikyo Itazuko appartiene ad una delle famiglie più facoltose della città. Il locale in cui si terrà la festa è uno dei più “in” della città ed appartiene alla sua famiglia. Organizza spesso simili festini.-
-Kikyo?- domandai, bloccandomi.
Quel nome non mi era nuovo. Non riuscivo ad associarlo a nessun volto, ma non mi ispirava nessuna simpatia.
-Sì, è probabile che tu la conosca. Kikyo ed Inuyasha sono stati insieme quasi due anni.-
La spiegazione di Sango mi permise di dare un’identità a quel nome.
-Alta, lunghi e lisci capelli neri, corporatura perfetta?- domandai, tentando di ricordare la figura della ragazza che quello stesso pomeriggio avevo sorpreso con Inuyasha.
-Sì, esatto!-
-Non la conosco!- mi affrettai a chiarire –Ho intravisto oggi lei ed Inuyasha scambiarsi effusioni in un punto isolato della scuola.-
-Beh, era da un po’ che circolavano voci sulle loro “fughe”.-
-Forse non è il caso che venga anche io, Sango. Non abbiamo avuto l’occasione di conoscerci io e Kikyo,  ma non credo di risultarle particolarmente simpatica..visto anche il modo in cui li ho interrotti!-
Mi bloccai, spaventata dalla possibilità di aver parlato più del dovuto.
-Scusami, Sango. Forse Kikyo è una tua amica, ma ti assicuro che non era mia intenzione parlarne male. Se vuoi che vada via, ti basterà dirlo!-
-Ehi, Kagome, calma..non c’era nulla di sbagliato nelle tue parole! Io e Kikyo frequentiamo la stessa scuola da tre anni, ma non abbiamo mai avuto un vero e proprio rapporto. Itazuko è una ragazza brillante, intelligente ed educata, ma trovo, sinceramente, i suoi modi troppo freddi e schivi per poter essere compatibili con i miei. Non abbiamo mai avuto un gran rapporto. Forse dovrei essere io a chiederti scusa, Kagome.- dichiarò, lasciandomi esterrefatta.
-Cosa? E perché mai?-
-Chissà che pessima idea ti sarai fatta di me. Da quando sei arrivata non ho fatto altro che parlare di fatti altrui come una vecchia comare. Ti assicuro che solitamente sono una persona molto riservata..non so cosa mi sia preso.-
Di fronte alla sua espressione sinceramente imbarazzata e contrita mi scappò una risatina.
-Ti prego, non scusarti, Sango. Non ho mai pensato nulla del genere.-
- È che con te mi viene naturale parlare. È strano, ma mi sembra di conoscerti da sempre.-
- È così anche per me. Sentiti, quindi, libera di dire ciò che vuoi e di comportarti come meglio preferisci.-
-Perfetto! Ora però, è giunto il momento di pensare a te. Credo che potremmo cominciare dalla ceretta.-
-Ceretta?- domandai, confusa.
-Sì, per il vestito che ho intenzione di farti indossare è necessaria la depilazione.-
Arrossii in modo vistoso quando compresi a cosa si stesse riferendo.
-No, no, non è necessario.- mi affrettai a negare. –Io..ecco, io..ho già provveduto.- balbettai.
Capii dal modo confuso in cui mi guardava che probabilmente nei tempi moderni la depilazione era un atto comune. Nella mia epoca erano poche le persone che seguivano quest’usanza, per lo più donne di alto lignaggio e sacerdotesse.
-Bene! Direi, allora, di passare direttamente al secondo step.- esclamò raggiante.
-Secondo step?- chiesi confusa.
-Vedrai!-
Fu l’unica cosa che mi disse prima di trasformarsi in un’altra persona. Mi obbligò a provare decine e decine di vestiti, dai più diversi colori e modelli. Giocò con i miei capelli a lungo, strattonandoli in segno di fastidio se osavo lamentarmi. Quando, però, dopo almeno un paio d’ore mi osservai allo specchio, faticai a riconoscermi. I capelli neri erano lucidi e culminavano in morbide ciocche arricciate, gli occhi risultavano più lunghi e luminosi grazie alla linea nera che li demarcava  abbinata all’ombretto scuro e le labbra, colorate di un delicato rosa, apparivano più voluminose. Il vestito nero che Sango aveva scelto per me, mi piaceva particolarmente. Era corto, ma non in modo eccessivo, e sebbene la scollatura a cuore rivelasse una moderata porzione di seno, la gonna svasata non sottolineava in modo eccessivo il mio corpo. Mi sembrava di aver trovato un perfetto equilibrio tra le aspettative di Sango e le mie e per una volta mi sentii pienamente soddisfatta fissando il mio riflesso.
Passai poi a studiare la figura di Sango e rimasi abbagliata dalla sua bellezza. Il vestito che aveva scelto per sé, era di un particolare e lucido grigio. Era corto e terminava con una fascia che attirava lo sguardo sulle gambe lunghe e magre. Le maniche ampie e la scollatura alta valorizzavano la vita stretta e il ventre piatto. I capelli lunghi erano stati lisciati e lasciati sciolti e il viso lievemente truccato donava sensualità e profondità ad un voltò già di per sé attraente.
-Siamo pronte!- dichiarò felice Sango fissando il nostro riflesso allo specchio.
 
Quando giungemmo dinnanzi al locale, uno strano senso d’ansia cominciò ad avvolgermi. Il locale trasudava lusso e la bolgia di suoni e colori da esso proveniente mi eccitavano e spaventavano contemporaneamente. La struttura si ergeva su due piani e, a detta di Sango, era collocato in uno dei quartieri più prestigiosi.
-C’è qualcosa che non va?- mi domandò la mia amica mentre ci apprestavamo ad entrare.
Probabilmente la confusione era facilmente intuibile dal mio sguardo.
-Non sono mai stata in un posto del genere.- ammisi.
-Non preoccuparti, ti prometto che non mi staccherò da te un attimo!-
Sorrisi, incoraggiata dalle sue parole.
Non ci toccò attendere molto e quando entrammo ebbi la sensazione di essere stata trasportata, per la seconda volta, in una dimensione diversa. Il locale era colmo di gente, che ammassata si dimenava tentando di seguire, con risultati più o meno buoni, il ritmo di una musica assordante.
Le luci dai colori forti si riflettevano sulle vetrate laccate che adornavano il locale, creando degli effetti strani e a forte impatto visivo sull’arredamento moderno e totalmente bianco.
Il bar era gremito di persone e l’odore di sudore, misto a quello di decine e decine di profumi e fragranze mischiate, avvolgeva completamente il locale.
Mi sentii immensamente sollevata quando Sango mi condusse verso i divanetti, posizionati in una zona minimamente più tranquilla.
Incontrai i volti sorridenti di Rin, Koga, Miroku, Eri, Yuka e Ayumi, quello inespressivo di Sesshomaru e quello apertamente ostile di Inuyasha, ma non vi badai. Mi occorse un po’ di tempo per abituarmi a quell’ambiente decisamente nuovo e solo allora mi accorsi che seduti accanto a me erano rimasti solo Miroku e Sango.
-E gli altri?- urlai, per farmi sentire.
-Sono scesi in pista.- replicò la mia amica, indicandomi la folla.
Annuii.
Non avevo voglia di abbandonare l’unico posto tranquillo della sala, ma non mi andava di obbligare Sango e Miroku ad annoiarsi per non lasciarmi sola.
-Sentite, scendo anche io..-
-Ma, Kagome, non avevi detto che..- tentò di dire la mia amica.
-Mi è sembrato di vedere un tipo carino al bar.-
Ringraziai l’assenza di luce che perfettamente copriva il mio rossore e la musica assordante che aveva nascosto il tremolio della mia voce.
-Ne sei sicura?- mi chiese Miroku.
Annuii e senza attendere oltre mi allontanai.
Mi diressi al bar, quantomeno per far sembrare sincere le mie intenzioni, decisa ad allontanarmene a breve.
Mi appoggiai al bancone, cercando di fingermi indifferente e sperando di passare inosservata, ma i Kami evidentemente avevano per me progetti diversi.
-Ciao, bellezza.- m’apostrofò il barista.
-C..ciao!- balbettai.
-Che prendi?-
Qual era la risposta giusta? Non sapevo assolutamente che genere di bevande si bevessero in quei locali.
Acqua? Sakè?
-Io..non lo so.- replicai, tentando di guadagnare tempo.
-Allora, se mi permetti, faccio io. Offre la casa!-
Annuii, felice di esser riuscita a tirarmi fuori da quella situazione.
Quando il simpatico ragazzo mi porse quella che doveva essere la mia bibita, storsi il naso per l’indecisione. La bevanda azzurra ed effervescente contenuta nel bicchiere trasparente mi era completamente estranea e l’odore che mi pizzicava il naso era decisamente forte.
-Non è di tuo gradimento?- mi domandò.
Per non rischiare di offenderlo o altro, mi affrettai a negare.
Lasciai da parte i dubbi ed i pensieri e in un sol colpo mandai giù l’intero contenuto del bicchiere.
Una strana arsura mi strinse la gola, una cascata di fuoco e fiamme mi attraversò il corpo, incendiandone ogni tessuto, nervo e muscolo e un’insolita e sconosciuta sensazione di vuoto ed allegria mi invase la testa.
-Allora? Che te ne pare?- mi domandò Yui, o forse Kui..o meglio Mui.
-È strano..ma buono.- ammisi.
Il sapore dolce della bevanda mi pizzicava la lingua.
-Ne vuoi ancora?- mi chiese, sorridendo.
Annuii, porgendogli il bicchiere.
Dopo il terzo, o forse il quarto o il quinto, bicchiere, mi resi conto che qualcosa nel mio corpo non andava. La vista a tratti si offuscava, la gola bruciava, le gambe erano molli e nonostante il vestito aperto sulle spalle sentivo un inspiegabile calore.
Senza salutare o ringraziare il barista mi allontanai dal bar, decisa a trovare Sango. Muovermi tra quei corpi che si dimenavano impazziti con la vista sfocata non mi risultava facile e non capii mai come improvvisamente mi ritrovai a ballare avvinghiata ad un ragazzo che mai avevo visto.
-Dove andavi, bambolina?- bisbigliò al mio orecchio.
La voce mi arrivava ovattata, ma lo sgradevole odore del suo alito lo percepii tutto..fu difficile trattenermi dal rigettare.
-Sto cercando una mia amica. Devo andare..- riuscii a trovare la forza di dire.
-Tranquilla! Ci penso io a te, micina. Lascia perdere la tua amica e resta qui a ballare con me.-
Mi voltai a fissare l’individuo che mi teneva stretta in una presa ferrea e che non riuscivo ad allontanare.
Gli occhi neri erano decisamente troppo grandi e troppo distanti, il naso aquilino quasi copriva le labbra sottili e stonava su quel viso eccessivamente paffuto e che terminava col doppio mento.
I capelli castani erano appiccicati alla fronte spaziosa a causa del sudore che macchiava anche la maglia grigia, che troppo aderiva all’altezza della pancia rotonda.
-Devo andare!- tentai di ripetere.
-Ma no..resta qui con me!-
In un gesto repentino e poco delicato portò le mani grosse sul mio sedere, schiacciando i nostri corpi l’uno contro l’altro.
Il ribrezzo per quel contatto indesiderato, mi riattivò il cervello. Ignorai il disgusto e posai entrambi i palmi sul suo petto, nel tentativo di allontanarlo da me.
-Non toccarmi! Lasciami!-
-Su, micetta, non fare così.-
Non possedevo certo la forza per spostare da me una montagna simile, ma proprio mentre il panico mi stava assalendo la fortuna mi sorrise.
-Koga!- urlai, vedendolo ballare poco distante con me.
Temetti per un istante che non mi avesse sentito, ma quando i nostri occhi si incrociarono mi sentii sollevata.
-Cazzo stai facendo?- urlò il moretto, strappandomi dalle braccia del grassone.
-Cazzo fai tu?- si ribello l’altro.
-Sparisci, prima che ti prenda a pugni.- sibilò.
Non attese una risposta e prendendomi per mano mi condusse nuovamente al bar.
-Kagome, stai bene?- mi chiese.
-Sci, Koga. Grazie per essere intervenuto.-
Mi osservò per diversi istanti prima di spalancare gli occhi azzurri, stupito.
-Ma..tu sei ubriaca!- esclamò.
-Forscie solo un po’.- risposi, ridacchiando.
-Maledizione!-
-Devo trovare Sango.- riuscii a dire, portandomi le mani alla testa, divenuta di colpo pesante.
-D’accordo! Andrò a cercarla io, ma tu non muoverti di qui.-
Annuii.
-Mi hai capito, Kagome? Aspettami qui!-
Annuii ancora.
Non so quanto tempo fosse passato, ma quando la morsa allo stomaco cominciò a diventare dolorosa, decisi che dovevo trovare un bagno.
Barcollando, riuscii a raggiungere la toilette... il fatto che fossero vuoti, giocò a mio favore.
Mi appoggiai ai lavabi di marmo bianco per sostenermi, evitando di focalizzare l’attenzione sui ghirigori che lo decoravano e che mi causavano le allucinazioni.
Fissai la mia figura allo specchio e la trovai insieme uguale e diversa. Ero sempre io, ma gli occhi terribilmente lucidi, le gote rosse come non mai e le labbra piegate in un sorriso idiota, erano segni sospetti del mio non essere perfettamente lucida.
L’acqua fredda con cui tamponai il viso mi permise di riacquistare un po’ di ragione e di accorgermi dei mugolii che provenivano dal bagno alle mie spalle di cui fino a quel momento non mi ero resa conto.
Spaventata dall’idea che qualcuno potesse sentirsi male, spalancai la porta senza pensarci, ma pentendomi immediatamente del mio gesto.
Portai una mano a coprire gli occhi, come se così facendo potessi impedire all’immagine appena vista di stamparsi nel mio cervello.
Non mi sembrava vero, pensare di potermi trovare per due volte nello stesso giorno nella stessa imbarazzantissima situazione.
-Ancora tu!- sbraitò una voce che ben conoscevo.
L’alcool ingerito più che a scappare, chiedere scusa o altro, mi portò a ridere. Scoppiai in una risata isterica e fragorosa che probabilmente irritò ancor di più i due amanti interrotti.
-Mi prendi per culo? Stai cercando di farmi incazzare sul serio, vero?- urlò.
Spostai la mano dal viso, per sincerarmi che la situazione in cui mi trovavo non fosse solo un frutto della mia mente poco lucida.
Quando le figure dinnanzi a me smisero di ondeggiare, potei chiaramente osservare la scena che mi si presentava davanti:il vestito beige di Kikyo era sgualcito, la parte superiore era stata tirata verso il basso rivelando un reggiseno di un colore simile, mentre la gonna era stata sollevata all’altezza della vita; Inuyasha, dal canto suo, aveva la camicia completamente sbottonata, così come il pantalone che lasciava intravedere gli slip neri.
Così disabbigliati, in quel luogo sporco e puzzolente, erano il perfetto ritratto della sveltina.
Quel pensiero mi causò un nuovo attacco di risate che alterò ulteriormente Inuyasha.
-Che hai da ridere, razza di cretina?-
Il tono arrogante e maleducato superò persino l’intontimento causato dall’alcool. Ero pronta a rispondergli a tono, quando la porta del bagno fu spalancata e Koga fece la sua comparsa.
-Kagome, sei qui! Finalmente ti ho trovata!-
-Mi cercavi?- gli domandai, confusa.
-Certo che ti cercavo. Ti avevo detto di non muoverti dal bar, ma un attimo dopo eri scomparsa. Che sei venuta a fare qui? Non ti senti bene?- dichiarò, con espressione sollevata.
- Sai che non siamo soli?-
Fu l’unica cosa che riuscii a ribadire.
-Non siamo soli?- chiese, fissandomi come se fossi impazzita.
Mi voltai nuovamente a fissare Kikyo ed Inuyasha, che nel frattempo si erano velocemente ricomposti. Il mio coinquilino mosse qualche passo in avanti, così da rendersi visibile al suo amico.
Koga sgranò gli occhi quando lo riconobbe.
-Inuyasha..-
-Koga, saltiamo le domande! Che ci fa qui questa rompiscatole?- chiese, riferendosi ovviamente a me.
-Credo sia ubriaca. Un tipaccio stava per approfittarne, ma fortunatamente sono intervenuto in tempo.-
-Ben fatto! Ora potresti occuparti di lei?-
-Occuparmi di lei?-
-Sì, fanne quel che vuoi, ma levamela dalle palle.-
-Non credo sia abituata alle sbronze.-
-Che vuoi che me ne importi?-
-Potrebbe sentirsi male, bisognerebbe riaccompagnarla a casa.-
-Bene! Occupatene tu, allora.-
-Io? Dovrei riportare io Kagome a casa tua? Tra l’altro non se ne parla, ho rimorchiato una tipa niente male.-
-Dannazione! Parcheggiala su un divano fino a quando non ho finito.-
-Non essere irresponsabile. Nelle condizioni in cui è qualcuno potrebbe approfittarsi di lei.-
-Dannazione!- imprecò.
Si voltò a fissarmi con sguardo furioso.
-Te l’avevo detto che avresti rovinato la serata a qualcuno, mocciosa. Sappi che questa è la prima è l’ultima volta che faccio qualcosa per te!- sbraitò.
Lanciò uno sguardo a Kikyo e poi a Koga, prima di uscire con passo pesante dai bagni.
-Che devo fare?- chiesi confusa al ragazzo.
-Ti aspetterà fuori.-
Annuii e mi avviai anche io all’uscita. Decisamente le cose mi erano sfuggite di mano.
 
 
Non riuscivo ancora a credere a ciò che mi era capitato. Avevo grandi progetti per quella serata e tutto stava andando come doveva prima che una sacerdotessa di cinquecento anni addietro mi cadesse tra i piedi. Non solo mi toccava riaccompagnarla a casa mettendo così fine alla mia serata prima del previsto, ma mi toccava anche subirmi i suoi monologhi senza senso.
Ero decisamente furioso e frustrato.
-Oh, Inuyasha, questa roba è spettacolare. Quando andrò via devo ricordarmi di portarmene un po’.- mi disse, strascicando le parole e ridendo per motivi assurdi.
-Che seccatura! Mi hai fatto saltare due scopate in un solo giorno. Hai idea di quanto tu sia fastidiosa?- sbottai, irritato.
L’idea che le mie parole potessero offenderla nemmeno mi toccò, in primis perché ero troppo infuriato per preoccuparmene, in secundis perché stentavo a credere che il giorno successivo si sarebbe ricordata di quella conversazione.
-Su, Inuyasha, non essere così cattivo. Volevo solo divertirmi un po’. Nella mia epoca sono costretta ad essere scempre coscì seria, quindi lasciami godere questo momento. Sono scicura che se adesso potesse vedermi anche Toru mi confesserebbe i propri sentimenti.-
-Toru?- chiesi, incuriosito.
-Sci, Toru. Sono innamorata di lui sin da bambina, ma lui nemmeno mi guarda. Pensciavo si comportase coscì per riguardo alla mia figura di sacerdotessa, ma poi ho scoperto che sci concede volentieri la compagnia delle vedove del villaggio. Forscie mi ritiene ancora una bambina- mi spiega.
- O forse non lo soddisfi- replicai,fingendomi interessato alla faccenda.
La sagoma della villa ormai vicina mi fece sperare di poter mettere fine presto a questa straziante serata.
- Non lo soddisfo? E come fa a saperlo? Non ho mai nemmeno baciato un uomo!-
Superai il cancello all'ingresso sempre tentando di mantenere in equilibrio anche il corpo di Kagome, ma le sue parole attirarono completamente la mia attenzione.
- Tu non hai mai baciato nessuno?- Le chiesi sinceramente sorpreso.
-No, ho sempre aspettato che fosse Toru a fare il primo passo.-
La serietà con cui pronunciò quelle parole non mi lasciò dubbi. Sapevo che la mia reazione era poco cortese, ma scoppiai a riderle in pieno viso.
- Ma come fai ad essere così ingenua? Questo Toru probabilmente non ti avvicina perché non vuole aver nulla a che fare con una verginella riottosa e inesperta. Chi mai lo vorrebbe? Dovresti fare un po' di pratica, ragazza mia.-
- Tu dici che lui non mi vuole perché sono inesperta?- mi domandò, sorpresa.
-È ovvio- risposi sicuro.
L'aiutai a salire la rampa che conduceva alle camere da letto, stupendomi del suo improvviso silenzio e dell' apparente ritrovata lucidità.
- Riesci a metterti a letto da sola?- Le chiesi per nulla desideroso di doverla aiutare anche in quello.
D'improvviso Kagome sollevò il volto permettendomi di rivedere quegli occhi nocciola resi liquidi dall'alcool.
-Insegnami!-
-Che?-chiesi sinceramente sorpreso.
-Insegnami ad essere donna-
-Tu devi avere qualche rotella fuori posto!- la schernii.
Le sue parole mi avevano per un attimo lasciato basito. Non riuscivo a credere a ciò che mi aveva chiesto, ma probabilmente dovevano essere gli effetti dell’alcool che aveva bevuto.
-Non sto scherzando! Se tu mi insegnassi, forse Toru non mi vedrebbe più solo come un’amica o come la rispettabile sacerdotessa del suo villaggio.-
Certo il suo discorso non faceva una piega..
-Ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo?-
-No! Cioè forse! Voglio dire sì!-
Mi grattai la testa, indeciso se mandarla a quel paese o chiamare un dottore.
-Voglio che tu mi insegni.- dichiarò, assumendo un tono determinato.
-Ne sei davvero sicura?- le domandai.
Non volevo cedere alle stupide richieste di una ragazzina ubriaca, ma probabilmente si sarebbe resa conto dell’assurdità della sua proposta solo dopo averne saggiato le conseguenze.
Annuì, non trovando forse il coraggio di ripetere il suo assenso.
L’afferrai per la vita, facendo combaciare totalmente i nostri corpi.
Se il mio obiettivo era stato quello di darle una lezione e farla correre via, non avevo fatto bene i conti con i desideri del mio corpo.
Una scarica di puro piacere mi attraversò nel sentire quelle curve morbide premute in modo così sensuale contro me.
Lasciai perdere i miei propositi e mi lasciai guidare solo dall’istinto.
Baciai le sue labbra, stupendomi di sentirle così morbide e piene sotto le mie. Il sapore dell’alcool diede un sapore frizzante, ma non sgradevole, al nostro bacio e mi riscoprii più eccitato che mai.
Mi allontanai, sorpreso dall’intensità inattesa del mio stesso desiderio, e la scrutai in volto, come se quelle iridi nocciola potessero fornire risposta alle mie impreviste domande.
Non l’avevo notato, o forse non avevo mai voluto vederlo, ma era bella. Il vestito scuro stretto in vita evidenziava in modo seducente la curva dei seni pieni e la voglia di vederla nuda si acuì in me.
Forse, era l’esser stato interrotto due volte nel corso della giornata dalla piccola rompiscatole che mi stava di fronte a rendermi così impaziente, ma la volevo. Mi avvicinai di colpo, stringendole la vita e prendendo a carezzarle i fianchi in un movimento circolare.
-Hai bevuto molto, domani potresti pentirtene.-
Non volevo allontanarla, nemmeno io sapevo perché avessi appena pronunciato quelle parole che avrebbero potuto allarmarla.
-O forse Toru si accorgerà finalmente di me e io ti sarò grata per tutta la vita. Sono abbastanza lucida da sapere quel che faccio.- replicò.
Ed io? Ero abbastanza lucido per approfittarmi di un suo momento di debolezza?
Sì, decisamente sì. Sentivo solo il bisogno di spegnere quella strana brama che lei mi aveva acceso dentro.
-Sei sicura?- le chiesi ancora, stringendo la presa sui suoi fianchi –Dopo non si potrà più tornare indietro.-
Mi fissò un attimo, prima di annuire.
Tornai a cercare le sue labbra, coinvolgendole in un bacio questa volta più febbrile. Sapevo della sua inesperienza e di dovermi controllare, ma la febbre d’ averla mi spingeva alla voracità.
Senza mai staccarmi da lei la costrinsi ad indietreggiare e con un piccolo aiuto divino riuscimmo a raggiungere la mia camera senza essere scoperti o inciampare.
Percorsi in una carezza leggera la linea della sua schiena, per poi fermarle sulla rotondità del fondoschiena. La sentii sussultare, ma non mi ostacolò.
Mi spogliai per primo, lentamente, evitandole così il più possibile l’imbarazzo e dandole la possibilità di imparare a conoscere l’anatomia del corpo maschile. Arrossì, sempre di più, mentre lasciava vagare lo sguardo sul mio corpo, ma non lo distolse.
La spogliai, restando più sorpreso che mai quando potei finalmente posare gli occhi sulla pelle coperta solo dall’intimo nero. Tutti i vestiti che fino a quel momento aveva indossato, non le avevano reso nessuna giustizia. I seni sodi e pieni creavano un dolce solco che già pregustavo di esplorare, la vita stretta non presentava un grammo superfluo di grasso e le gambe affusolate avrebbero fatto perdere la ragione ad ogni uomo.
Disegnai con un dito il contorno del suo corpo, scoprendo la morbidezza e la consistenza serica di quella pelle d’avorio.
Mi ero ripromesso di procedere con una certa calma per gustare a pieno di quel momento e per non turbarla troppo, ma Kagome era una tentazione troppo forte.
Sorrisi, pensando che avrei avuto altre occasioni per far le cose con tranquillità.
Sganciai senza difficoltà il gancio anteriore del reggiseno, portando immediatamente le mani a coprire quelle tentatrici rotondità e scesi con le labbra a lambire la pelle del collo.
Sentii il suo corpo rigido sciogliersi pian piano e le sue mani posarsi sul mio petto in una timida esplorazione.
Le mani rese tremanti ed incerte dall’inesperienza più che infastidirmi mi eccitarono ulteriormente.
Reclamai nuovamente le sue labbra, imponendo alla sua lingua un ritmo incalzante.
Presi tra le labbra un capezzolo reso turgido dalle mie precedenti attenzioni e quando un gemito strozzato uscì da quelle labbra scarlatte, persi quel poco di autocontrollo che avevo tentato di mantenere.
In un gesto deciso, ma non indelicato, la privai degli slip, portando un dito ad accarezzare la fenditura della sua femminilità.
Il dolore ai lombi divenne quasi sofferenza, ma mi imposi di seguire un ritmo più adagio. Le gambe serrate, gli occhi dilatati e il corpo tremante, erano chiari segni del suo disagio, ma non le permisi di tirarsi indietro.
Continuai ad accarezzarla in quel punto delicato senza ritrarmi o spingermi oltre, dandole il tempo di abituarsi a quelle nuove sensazioni. Catturai nuovamente le sue labbra, sperando così di riuscire a farla rilassare.
-Farà male, vero?-
La sua domanda improvvisa mi scioccò. Mi occorse qualche secondo per ritrovare la lucidità necessaria per risponderle.
-Un po’.- ammisi.
Sarebbe stato inutile mentirle.
-Le anziane del mio villaggio consigliano alle donne di nascondere un coltello o qualcosa di appuntito sotto il cuscino la prima notte di nozze.-
La guardai esterrefatto, non riuscendo a cogliere il senso delle sue parole.
-Dicono aiuti a tagliare il dolore.- aggiunse.
-Sono sciocchezze da comari. L’unica cosa di cui hai bisogno è di..- mi bloccai.
-Di?- domandò.
-Non servono parole..vedrai!-
Ripresi l’esplorazione di quel corpo perfetto, penetrandola con un dito. Il gemito che le sfuggì dalle labbra sembrò di piacere più che di dolore.
Soddisfatto della sua reazione, imposi alle mie dita un ritmo cauto, ma regolare. Mi sentivo accaldato e smanioso e Kagome non si era certo rivelata la verginella noiosa che avevo prospettato.
Era innocente, ma la sua curiosità terribilmente eccitante.
Le sue mani avevano giocato con i miei capelli, sfiorando in una piacevole carezza le mie orecchie, per poi continuare la loro discesa fino alla schiena e per un solo piacevolissimo istante, spinte forse dalla curiosità o per pura casualità, erano finite vicino al mio inguine.
Il corpo voluttuoso di Kagome era fatto per dare piacere ad un uomo.
La sentii muoversi in modo convulso sotto di me, ansimando in modo terribilmente erotico.
-Inuyasha..io..ho caldo. I..io…è bello, ma è…strano. Forse ho paura.-
Capii che era prossima al raggiungimento dell’orgasmo dagli spasmi del suo esile corpo e dal fluire insensato delle sue parole.
La strinsi a me e feci incontrare le nostre labbra, così da coprire le sue urla.
Approfittando dell’intontimento causatole dall’orgasmo appena raggiunto, mi sistemai tra le sue gambe facendo combaciare le nostre intimità.
L’istinto mi urlava di spingere, di affondare in quel corpo sinuoso, ma attesi fin quando i nostri occhi non tornarono ad incontrarsi.
-Sei pronta per il prossimo passo?- le domandai.
-Non abbiamo ancora finito?- mi chiese a sua volta, arrossendo.
-Quella era solo l’inizio. Il meglio deve ancora venire.- ghignai –Sei pronta?-
Annuì.
Trattenendo il desiderio cominciai a penetrarla delicatamente, tentando di non infliggerle più dolore del necessario.
Quando a fatica riuscii a raggiungere la barriera che ne attestava l’assoluta innocenza, esitai per un attimo.
Un briciolo di lucidità superò la lussuria che ottenebrava il mio cervello.
-Sai che quanto stiamo per fare sarà senza conseguenze? Questo non creerà alcun legame tra noi!-
Gli occhi nocciola resi liquidi dalla passione, furono attraversati da una scintilla che non riuscii a spiegarmi.
-Vuoi dire che domattina tra noi sarà tutto uguale a prima?- mi domandò.
Annuii.
-Non c’era nemmeno bisogno di dirlo. Ti ricordi come siamo giunti a questo punto? Se sto facendo questo è per avere una speranza con Toru. Non pretenderei nulla da te.-
Nonostante ciò che volessi fossero proprio delle rassicurazioni, le sue parole mi causarono un certo fastidio.
-Bene!-
Non attesi oltre e, in modo più violento di quanto fosse necessario e di quanto avessi voluto, superai la barriera della sua verginità.
Mi pentii immediatamente del mio gesto brusco.
Stupendomi, Kagome non urlò; serrò gli occhi e solo un singhiozzo sfuggì da quelle labbra gonfie per i baci ricevuti.
-Mi spiace.- ammisi, intenerito dalla sua reazione.
-S..sto bene.- sussurrò.
Rassicurato dalle sue parole, cominciai a muovermi lentamente in lei, ma soltanto quando la sentii rilassarsi lasciai libero di esplodere il mio desiderio.
I suoi gemiti si mischiarono ai miei e quando le sue gambe avvolsero la mia vita, ricevetti il colpo di grazia.
Non avevo preventivato un simile gesto da parte sua e quell’atto dettato dall’entusiasmo del momento e di cui probabilmente non si era nemmeno reso conto, mi fece completamente perdere il controllo. Le mie spinte si fecero febbrili, ravvicinate, potenti e condussero velocemente entrambi al piacere totale.
Mi occorsero diversi minuti per riprendermi da quello che probabilmente per me era stato l’orgasmo più potente.
Sorrisi per la deliziosa sensazione che mi attanagliava il corpo e quando rincontrai gli occhi nocciola di Kagome il desiderio tornò ad accendersi.
No, probabilmente una sola volta non mi sarebbe bastata per saziare la fame che avevo di lei.
 
 
Mi occorse un po’ di tempo per riprendermi da quella marea di sensazioni nuove e spaventosamente intense.
Sentivo il corpo leggero, il cuore battere impazzito e la testa troppo sovraccarica per elaborare pensieri sensati.
La verità di ciò che era appena accaduto, e le sue inevitabili conseguenze, mi piombarono addosso in tutto il loro peso, ma non rinnegai la mia scelta.
Avrei potuto dare la colpa all’alcool, ma avrei mentito a me stessa.
La verità era che, se all’inizio avevo avuto io stessa seri dubbi sulla mia proposta, l’assalto sensuale di Inuyasha e le sensazioni che ne erano derivate mi avevano portato a cedere e ad arrendermi a quelle sensuali carezze.
Riaprii gli occhi e incontrai quelli ambrati del mezzo demone. Quello sguardo profondo mi causò una stretta allo stomaco.
Di ciò che avevo appena fatto, avrei portato il segno per sempre.



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, comincio a chiedervi immensamente SCUSA per il ritardo, ma gli esami mi hanno tenuto completamente occupata, senza lasciarmi un attimo libero.
Pssando al capitolo, direi che ci sono delle svolte..decisive! I commenti, come sempre, li lascio a voi.
Per fornirvi alcune spiegazioni:
- la depilazione nell'epoca Sengoku doveva essere un'usanza già diffusa in quanto è una pratica che risale ai tempi degli Egizi.
-l'usanza di nascondere qualcosa di appuntito sotto il cuscino la prima notte di nozze per "tagliare" il dolore, risale a pratiche medievali.
Ringrazio come sempre tutti coloro che dedicano qualche minuto del proprio tempo alla lettura delle mie pazzie, e un ringraziamento enorme a chi ha inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. GRAZIE! Se vi fa piacere, gradirei conoscere il vostro parere :)
Per chi ne ha voglia, lascio ancora una volta il link del gruppo. Troverete qui una cyber family, pazza e sempre pronta ad allietare le vostre giornate! Vi aspettiamo =)
https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

 

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Capitolo 5
*** Quando arriva il momento di dire basta.. ***


ATTENZIONE: Il capitolo può essere considerato di RATING ROSSO! 



“-Kagome! Kagome!-
Nonostante l’intontimento causato dal sonno, scattai, sentendo quella voce insistente invocare il mio nome con tanta veemenza.
-C..che succede?- domandai, preoccupata.
L’ansia scemò leggermente quando riuscii a mettere a fuoco la figura di Inuyasha, poiché gli occhi maliziosi e il sorriso seducente non avevano nulla di allarmante.
-Guarda cosa ho qui!-
Richiamò la mia attenzione sedendosi accanto a me e agitando con prepotenza un tubo di panna da cucina.
-Vuoi fare un dolce a quest’ora?- chiesi stupidamente.
Il cervello mi si era scollegato quando gli occhi mi erano scivolati sul torace marmoreo e pericolosamente nudo. I pettorali, gli addominali, tracciavano una peccaminosa via verso quell’erotica V, che più volte nell’ultimo mese mi ero divertita a solcare.
-Ti pare che io abbia voglia di fare un dolce alle 02:00 di notte? Credi, poi, che verrei a chiedere aiuto a te che sei un’imbranata in cucina?-
-Cosa vuoi, allora?- domandai, piccata.
Trovavo ancora delle difficoltà nell’usare le difficoltose tecnologie moderne.
-Spogliati!- ordinò.
-C..cosa?-
-Ti ho detto di spogliarti. Sei sorda?-
I modi grezzi ed autoritari mi indispettirono. Mi rigirai nel letto, dandogli le spalle.
-Vattene! Voglio solo dormire, non assecondare i tuoi stupidi giochetti.-
Non mi lasciò terminare la frase.
In un gesto troppo rapido per essere fermato, strappò via le coperte dal mio corpo e mi costrinse a giacere a pancia in giù.
-Si può sapere cosa stai facendo?-
La voce, strozzata dai cuscini, uscì saltellante e incerta.
Tentai di ribaltare le posizioni, ma la sua forza demoniaca gli consentiva di obbligarmi a giacere in quel modo senza causarmi dolore.
-Inuyasha, lasciami!- mi ribellai.
-Smettila di urlare o finirai per svegliare tutti.-
Le proteste mi morirono in gola quando con un’artigliata distrusse la parte superiore del mio pigiama e lasciò cadere la panna sulla mia schiena. La sua lingua ne percorse in un gesto sensuale l’intera lunghezza, causandomi brividi ormai familiari e risvegliando un’ ardente e febbrile languore nel ventre.
Fermò le mani sui miei fianchi, mentre si chinava per parlarmi all’orecchio.
-Ti piace questo, Kagome?-
Le parole non servivano.
Sentire il suo peso maschile su di me, il petto premuto contro la mia schiena e il tono roco della sua voce, mi fece perdere il controllo.
Lo volevo! Desideravo il sollievo che sapevo solo lui poteva donarmi.
-Vuoi ancora che mi fermi, che vada via?-
-No.- sospirai.
Era una ferita all’orgoglio ammettere in qualche modo di aver bisogno di lui, ma in quel momento la smania che sentivo era incontrollabile.
-Spogliati!-
Le stesse parole, pronunciate però con un tono carico di promesse, mi portarono a cedere.
Mi sbarazzai del pantalone, che raggiunsero il suo già gettato malamente sul pavimento.
L’ambra dei suoi occhi demoniaci si scurì, mentre studiava il mio corpo.
Reclamò le mie labbra, trascinandomi in un bacio bramoso, ma volutamente lento. Sapeva di avere il potere di accendere i miei sensi, godeva udendo i gemiti che mi strappava, adorava sentirsi padrone della situazione; ciò che non poteva sapere era che a me non piaceva sentirmi preda.
Lasciai scorrere una mano sul suo petto in una carezza deliberatamente lenta e sorrisi vittoriosa nel sentire i muscoli tendersi e il suo respiro farsi più veloce, affannoso.
Era una guerra che combattevamo ormai da un mese, un gioco fatto di assalti sensuali,un rincorrersi trafelato ed incessante alla ricerca del piacere, una ricerca continua di prevalenza dal quale entrambi uscivamo inevitabilmente sconfitti.
Sobbalzai, quando inaspettatamente spruzzò la panna sul mio ventre, disegnando una linea che solcava i miei seni e continuava fino al collo, un segmento storto e che di candido aveva solo il colore.
Senza distogliere gli occhi dai miei, prese a pulire l’addome, divertendosi a disegnare cerchi concentrici intorno all’ombelico. Risalì, lambendo la pelle intorno al seno e prestando particolare attenzione ai capezzoli ormai inturgiditi.
-Inuyasha.- gemetti, quando ne mordicchiò uno.
Il piacere era forte, ma volevo di più, molto di più.
Perso ogni freno inibitore, chiusi delicatamente una mano intorno alla sua evidente e pulsante erezione, aumentando il ritmo dei miei movimenti col crescere del piacere.
-Credo che per questa sera abbia vinto tu. Non ce la faccio più ad aspettare..- dichiarò, privandomi in un gesto rapido degli slip.
Fece scorrere un dito artigliato sulla mia femminilità, portandomi a dimenarmi.
-Vedo che anche tu sei al limite.- ghignò.
Si posizionò meglio tra le mie gambe e..e
-Kagome! Kagome, ma insomma mi stai ascoltando?-
La voce di Sango distrusse il mio sogno ad occhi aperti. Arrossii tremendamente quando compresi di aver indugiato, e praticamente rivissuto, sui pensieri di quanto era accaduto quella stessa notte.
Veloce e preoccupata mi guardai intorno, ma nel fast food in cui avevamo deciso di pranzare la vita scorreva normale.
-Sei sicura di sentirti bene, Kagome? Anche questa mattina a scuola eri molto strana e poi sei tutta rossa.-
Il colore vermiglio delle mie gote era sicuramente da ricollegarsi non solo al disagio.
-S..sto bene.- balbettai, con la mente lontana.
Mi feci più attenta quando mi accorsi dello sguardo della mia amica insistentemente puntato su di me.
-C..che c’è, Sango?-
-Come vanno le cose tra te ed Inuyasha?-
Mi strozzai con la coca cola che stavo tentando di buttar giù.
Tossii, annaspando aria, prima di riuscire a rispondere.
-Tra me ed Inuyasha? Che significa? Che vuoi dire?-
-Beh, abitate sotto lo stesso tetto, sei ospite in casa sua.-
-G..già, l’hai detto tu, la sua famiglia si è offerta gentilmente di ospitarmi.-
Morivo dalla voglia di dirottare il discorso su argomenti che non mi causassero quel disagio e quella tensione crescente. Mi sentivo ancora accaldata per i pensieri poco pudici che mi avevano portato ad isolarmi dal resto del mondo e parlare del protagonista delle mie fantasie rendeva le cose più complesse.
-Sì, ma io mi chiedevo come andassero le cose proprio tra te ed Inuyasha.- insistette.
Possibile che avesse compreso qualcosa?
Restai in silenzio, incapace di trovare le parole giuste per esprimermi.
-Voglio dire, mi era parso che non ci fosse molto feeling tra voi.-
-È vero.- ammisi, ripensando ai primi giorni trascorsi a villa Taisho.
Le litigate, gli insulti, la diffidenza reciproca, erano stati gli unici metodi di confronto e approccio tra noi.
-Però adesso qualcosa è cambiato.- continuò Sango.
In effetti qualcosa era cambiato: il nostro rapporto si era evoluto.
La dolcezza e la tenerezza che ci univano quando il desiderio divampava, si consumavano rapidamente, così come la nostra passione, lasciandoci indifferenti.
Non c’era più odio tra noi, ma solo banale indifferenza.
-In effetti abbiamo deciso recentemente di comportarci in modi più civili.-
Optai per una mezza verità, ma non avevo tenuto conto della sagacia della mia amica.
-E che mi dici degli sguardi languidi che vi lanciate?-
Arrossii nuovamente, colta in flagrante.
-S..sguardi languidi?-
-Non negare, Kagome. Se non vuoi parlarmene lo accetterò, ma non venirmi a dire che il fatto che entrambi spariate sempre nei momenti più improbabili sia frutto della coincidenza.-
Sapevo che parlarne fosse sbagliato, ma il carico di cui di mia stessa volontà mi ero sobbarcata cominciava a farsi pesante.
Ero conscia del mio comportamento indecoroso, che da sola stavo gettando fango sulla mia carica di sacerdotessa, che probabilmente molti, se mai ne fossero venuti a conoscenza, mi avrebbero additata come un’ immorale, ma non riuscivo a smettere.
L’errore di una notte sarebbe, probabilmente, diventato quello di una vita.
Molte volte mi ero ripromessa di smettere: quando, nonostante il corpo caldo, sentivo che quel torpore non sorpassava le barriere della pelle, quando lo strano freddo che sentivo dentro si faceva più forte, ma non appena scorgevo una scintilla maliziosa in quei meravigliosi occhi d’ambra tutto ciò che era giusto, tutti i miei propositi, sparivano come un eco lontano.
-No, parlarne non può che farmi bene. Spero solo che dopo quanto sto per dirti tu non ti faccia una brutta idea su me.-
Annuì.
-Qualcosa tra noi è successo.- confessai.
-Avanti, Kagome, non tentennare. Non ti giudicherei mai e non saresti la prima ad esserti presa una cotta per Inuyasha.- sdrammatizzò.
- Io non ho una cotta per lui.- mi affrettai a negare.
-No? State insieme, allora?- mi chiese.
-No, io e lui non siamo una coppia.-
-Credo di aver capito: siete trombamici.-
Spalancai gli occhi, allibita.
Non conoscevo con precisione il significato di quella parola, ma qualcosa mi suggeriva fosse il termine più usato nel gergo giovanile per descrivere ciò che tra noi accadeva.
-T..tromba che?-
-Lasciamo stare i termini. Stai cercando di dirmi che andate a letto insieme?-
-Sì.- confessai, paonazza.
Attesi per qualche istante una reazione che non arrivò.
-Non mi dici nulla, Sango?-
-Riflettevo..- sussurrò.
-Anche tu credi stia sbagliando, vero?-
-No, Inuyasha è un bel ragazzo, è normale che tu te ne senta attratta.-
-Però?- la spronai a continuare..sapevo che non mi aveva detto tutto.
-Se è una sentenza che stai aspettando da parte mia, sappi che non arriverà. Siete entrambi sufficientemente maturi per assumervi le eventuali conseguenze delle vostre azioni.-
-Conseguenze?- domandai, confusa.
-Da quanto va avanti questa storia?-
-Da circa un mese.-
-Come immaginavo.- bisbigliò.
Tutte quelle parole a stento pronunciate cominciarono ad innervosirmi.
-Sei una ragazza speciale, Kagome, non vorrei mai vederti soffrire per un coglione come Inuyasha.-
Le sorrisi, grata per le sue premure.
-Non c’è alcun coinvolgimento sentimentale tra noi. Come tu stessa puoi vedere, a stento ci rivolgiamo la parola.-
-Se non c’è ora non vuol dire che non potrebbe arrivare. Sei una ragazza sensibile, per certi versi fragile, mentre so che l’unica cosa che sa fare Inuyasha è divertirsi.-
-Ti ringrazio, ma non devi preoccuparti, Sango. Non resterò qui sufficientemente a lungo e molte altre cose, altri eventi e personaggi, mi impedirebbero comunque di legarmi a lui.-
-C’è una cosa però che devi sapere.-
-Cosa?-
-Inuyasha non è tipo da frequentare una sola ragazza per volta..Kikyo è stata l’unica con cui sia durata un po’ di più, eppure giravano voci di tradimenti.-
Le sue parole mi aprirono gli occhi su qualcosa che non avevo mai preso in considerazione.
Doveva forse importarmi del fatto che frequentasse altre donne?
Probabilmente no, ma saperlo mi causava un certo fastidio.
Non si trattava di gelosia, ma di qualcosa a cui non volevo e non sapevo dare un nome.
-Non è il mio uomo, può fare ciò che preferisce.-
-So che non è realmente quello che pensi. Comunque, per quel che ne so, è circa un mese che non frequenta nessuno.-
Sorrisi, di puro istinto.
Sapere di essere l’unica, anche se solo per quel momento, non poteva che rendermi felice.
 
 
 
 
-Allora, idiota, non c’è nulla che devi dirmi?-
Le parole di Miroku non facevano che innervosirmi ogni minuto di più.
-Si può sapere che cazzo vuoi?-
-Ti ho fatto delle domande, ma non ho ottenuto risposta.-
-Non lo vedi che sono impegnato?- gli feci notare, indicando lo schermo del portatile.
La pagina di Facebook mostrava un numero spropositato di notifiche, delle quali poco mi interessava.
-Guarda quante richieste d’amicizia.-
Con il volto incollato al pc, mi spinse malamente di lato, impadronendosi della mia postazione.
Per qualche istante combattei con la prepotente voglia di prenderlo a cazzotti e sbatterlo fuori di casa, ma per una volta decisi di dare ascolto al mio lato pacifista.
Passare del tempo davanti al più gettonato dei social network lo avrebbe tenuto sufficientemente impegnato.. perlomeno l’avrebbe piantata con il suo stupido interrogatorio.
Mi gettai senza grazia sull’enorme letto, deciso a concedermi qualche meritato minuto di riposo.
-Ehi, ma la tettona che ti sei fatto in quella discoteca non si chiamava Minako?-
-Che vuoi che ne sappia? Pensi che possa ricordarmi i nomi di tutte quelle con cui scopo?-
-E questa, Midori, è l’amica di quella brunetta che la mia Sango stava per menare. E guarda qui, Kaname Hotsu, ti ha scritto più volte.-
-Dovrei essere eccitato per la cosa?-
-Andiamo, Inuyasha, tutto l’istituto sa dei vostri incontri erotici in terrazzo.-
-Nemmeno me lo ricordo l’ultima volta che è successo.-
-Perché non accetti le richieste di queste gentili fanciulle?-
Sbuffai, infastidito.
-Senti, Miroku, non aprivo quel dannato facebook da non so nemmeno più quanto tempo. Fa quello che vuoi con quelle stupide notifiche, ma non scocciarmi più, mh?-
Mi concesse qualche minuto di silenzio.
-Pare che il tuo ultimo accesso risalga a tre settimane fa.-
Lo ignorai.
-Che strana coincidenza.-
-Miroku, vuoi che ti prenda a cazzotti o la smetti?- ringhiai, esasperato.
-Quanto sei irascibile. Volevo solo farti notare quanto strano mi sembra che tu abbia smesso di interessarti alle ragazze dopo l’arrivo in casa tua della piccola Kagome.-
Aprii gli occhi di scatto, sorpreso e al contempo infastidito dalla piega che stava prendendo il discorso.
-Che cazzo dici? Che c’entra quella?-
-Da quando “quella” vive in casa tua, hai smesso di interessarti alle altre.-
-Ma, cazzo, mi controlli? Perché dovresti sapere ogni quanto e con chi scopo?-
-Non è mio interesse conoscere le tue abitudini sessuali, amico. Non è colpa mia se le donne che frequenti  si divertono a raccontare in giro ciò che fate.-
-Io non frequento nessuno, Miroku. Quella, Minako, o come diavolo si chiama, così come le altre, sono stati passatempi serali.- mi affrettai a specificare.
-E Kikyo?- mi domandò.
-Che cazzo c’entra lei? Sai bene che tra noi è finita.-
-Eppure non hai esitato a portartela nei bagni di quel locale.-
Il fastidio per tutti quei moralismi senza senso cominciò a farsi più vivo.
-Miroku, si può sapere che vuoi? Mi stai innervosendo e a quanto pare senza alcun motivo.- sibilai.
Il mio tono avrebbe fatto tremare ogni altro,ma non ebbe alcun effetto sul mio migliore amico che, tranquillo, mi regalò un sorrisino divertito.
-Sai, a scuola girano delle voci..c’è chi dice che tu abbia una ragazza, altri dicono che tu e Kikyo siate tornati insieme.-
-Se è questo che tanto ti preme sapere, no, non sono tornato con Kikyo e mai lo farò.-
-Immaginavo, ma sai che sono un tipo curioso. Mi sono chiesto il perché di queste voci.-
-I soliti pettegolezzi delle ragazzine che rifiuto.-
-Quando è stata l’ultima volta che ti sei fatto una sveltina in qualche locale com’è tua abitudine?-
Gli rivolsi un’occhiata torva, prima di concentrarmi.
Rimasi sinceramente sorpreso e stupito nel realizzare che era molto- troppo per i miei standard – che non mi concedevo la compagnia di una ragazza da dimenticare il giorno dopo.
-Il tuo silenzio è eloquente. Non sarà che da quando la piccola Kagome vive qui tu hai adottato uno stile di vita meno frenetico?- mi domandò, con tono carico di sottintesi.
Spiazzato dalle sue parole, per una volta, restai in silenzio, non sapendo come ribattere.
-Cosa c’è tra voi?-
-Nulla, ovviamente. Lei non significa nulla.-
-Tutte queste coincidenze dicono qualcosa di diverso.- insistette.
-Vuoi sapere se me la porto a letto? Sì, andiamo a letto insieme, ma è una cosa come un’altra.- ammisi.
Avevo parecchio rivalutato quella ragazzina impicciona, ma i sospetti di Miroku erano privi di fondamento.
Non sapevo cosa in quel periodo mi avesse spinto a non cercare la compagnia di altre ragazze, ma di certo non era la sua presenza.
Lo sguardo indagatore del mio migliore amico mi fece perdere definitivamente la pazienza.
-Miroku, non sopporto più quest’interrogatorio senza senso. Hai saputo ciò che volevi, ora potresti lasciarmi in pace?-
Tentò di dir qualcosa, ma dei colpi alla porta lo bloccarono.
-Avanti!- ruggii.
Tutto mi ero aspettato, tranne lei.
-Disturbo?- chiese timida.
La studiai bene: i capelli corvini raccolti in un’alta coda evidenziavano il collo flessuoso, la divisa scolastica non riusciva a nascondere le forme floride e voluttuose e la corta gonna a pieghe lasciava scoperte le lunghe gambe.
Vederla, mi consentii di dare una risposta alle mie precedenti domande. Se da un po’ di tempo non avevo cercato più nessuna ragazza, era perché nessuna riusciva ad eccitarmi come lei.
L’ormai familiare dolori ai lombi tornò prepotente, insieme alla voglia di spogliarla e farla mia per l’ennesima volta.
-Scusami, non sapevo ci fosse Miroku. Non è importante, tornerò dopo.-
-No! Resta, Miroku stava andando via.-
 
 
-Mi dispiace se ho interrotto la vostra chiacchierata.-
-Visto quello che ne è venuto, non hai motivi per scusarti. Come mai mi cercavi?-
Appoggiata al suo petto, tentai di regolarizzare il respiro.
Potevo dirgli che la confessione di Sango mi aveva portato a tornare a casa prima del previsto nella speranza di incontrarlo?
-Avevo necessità di parlare con tuo padre.- mentii.
-Mh, l’ho fatto anche io.-
-Davvero?- chiesi stupita –E cosa ti ha detto?-
-Probabilmente le stesse cose che ha detto anche a te:è vicino al trovare una soluzione, quindi presto potrai far ritorno nella tua epoca.-
Speranza, mista a disperazione, si impossessò di me.
Far ritorno nella mia epoca, tornare dalla mia gente, era ciò che dovevo fare, ma non avevo messo in conto la nuova sensazione che stava nascendo dentro me: la voglia di restare.
Volevo riabbracciare Kaede e Toru, sconfiggere Naraku, ma il pensiero di dover dire per sempre addio alle persone speciali che avevo conosciuto mi dilaniava.
-Cosa ne pensi tu?- domandai ad Inuyasha.
Non mi aspettavo rassicurazioni o parole di circostanza, in realtà nemmeno io stessa sapevo cosa volessi sentirmi dire.
-Che dovrei dire?-
Scrollò le spalle con indifferenza, infastidendomi.
-Ti ho chiesto cosa ne pensi.- riprovai.
-Te l’avevo detto che mio padre sarebbe riuscito a trovare un modo per farti tornare a casa.-
-Già..-
-Non ne sei felice? Potrai tornare da quel ragazzo, Toru, potrai far ritorno alle tue origini.-
-S..sì, sono molto contenta.-
-Ottimo, anche perché le cose non potevano continuare così.-
-Che stai cercando di dirmi?-
-Che presto saresti comunque stata costretta a trovarti una nuova sistemazione. Vivere sotto lo stesso tetto è scomodo,  potrebbe creare situazioni spiacevoli.-
Non volli indagare a fondo sulle sue parole, conscia che farlo mi avrebbe solo delusa di più.
Il mare di sentimenti che mi agitavano lo stomaco mi creavano una confusione immensa. La rabbia, il dolore e la delusione erano arrivate inaspettate, costringendomi ad aprire gli occhi su una realtà così grande in un solo istante.
Dirmi addio per lui sarebbe stato facile e indolore.
-Perché finiamo sempre così?-
-Che importa? Le parole non servono a niente..ci divertiamo, ci diamo piacere a vicenda.-
Sentivo la mia frustrazione crescere ad ogni parola pronunciata.
-Ma fuori dal letto siamo estranei.- constatai.
-A stento ci sopportiamo.-
La risatina che accompagnò le sue parole fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Stizzita e confusa mi alzai, rivestendomi in fretta.
Si sollevò su un gomito, restando a fissarmi con aria assonnata e disinteressata.
-Vai di fretta?-
Lo guardai, in balia di sentimenti contrastanti.
Era bello, tanto. I lunghi capelli argentei ricadevano scomposti e scarmigliati, le braccia forti e muscolose, il petto compatto lasciato scoperto dal lenzuolo sgualcito, tutto in lui mi attirava come il fuoco fa con le falene, ma c’era altro.
Il pensiero di doverlo lasciare, di dover andare via, per me non era facile da accettare.
Ero stata cieca, avevo negato, ma di fronte alle emozioni che mi animavano, non potevo fingere ancora di non capire.
Non era stato solo sesso, non per me.  Gli avevo concesso il mio corpo e inconsapevolmente anche qualcosa di più.
“Sei una ragazza sensibile, per alcuni versi fragile, mentre so che Inuyasha pensa solo a divertirsi.”
Le parole di Sango si fecero largo nella mia mente e mi spinsero a prendere una decisione. Non gli avrei concesso di rendermi vulnerabile, né di continuare ad usarmi. Se non volevo finire con l’essere risucchiata in un amore a senso unico, era arrivato il momento di dire basta.
Mi concessi di perdermi un’ultima volta in quell’ambra brillante, prima di voltarmi e dirigermi alla porta.
-Tra noi finisce qui.- proclami con voce atona.
-Cosa?- mi chiese, stupito.
Non mi voltai a fissarlo, avrebbe solo reso le cose più difficili.
-Qualsiasi cosa ci sia stato tra noi, è arrivato il momento di dire basta. Come hai detto tu stesso, presto tornerò da Toru, sarà il caso che anche tu trovi qualcun'altra con cui giocare.-
Senza concedergli il tempo di ribattere, richiusi la porta alle mie spalle.

Note dell'autrice:

Chiedo scusa in anticipo per le poche parole e per il ritardo, ma sono di corsa xD

Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita tra le seguite, preferite o ricordate. Siete davvero tanti e io non ho parole per dirvi GRAZIE!

Spero che il capitolo vi piaccia  e se vi va fatemi sapere che ne pensate ^^

Inoltre, vi invito come sempre ad unirvi alla nostra pazza cyber family :D

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Baci





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Capitolo 6
*** Arrivi inaspettati ***


Fissai il mio riflesso allo specchio e sospirai. Sango aveva impiegato diverse ore ad arricciare i miei capelli, scegliere il vestito e gli accessori adatti, ma nulla riusciva a mascherare gli occhi arrossati e spenti..nemmeno il trucco più pesante del solito. Erano stati giorni d’inferno e nemmeno la vicinanza costante della mia amica era riuscita ad alleviare le mie pene.
Ero stata una stupida, una cocciuta, ingenua e avventata stupida. Mi ero concessa ad InuYasha pensando che i miei gesti non avrebbero avuto nessuna conseguenza..quanto ottusa ero stata?
Gli avevo detto addio, sperando che allontanarlo da me fosse un modo sufficiente per preservare i miei sentimenti, ma a nulla era servito.
Mi mancava, mi mancava terribilmente e il dolore che sentivo al petto ogni volta che ricordavo un momento trascorso insieme ne era una prova evidente. Mi ero cacciata in quel pasticcio con le mie stesse mani e prima o poi avrei trovato un modo per uscirne.
Avevo solo bisogno di tornare a casa, nel mio tempo, e dimenticare..avevo solo bisogno di fermare quei sussulti dolorosi al cuore, scordare InuYasha e tutto ciò che per lui provavo.
-Kagome, mi fa male vederti così giù- mi sussurrò Sango.
-Non è colpa tua! Mi avevi avvertito, ma io ci sono caduta con tutte le scarpe. Dovrà passare, prima o poi.-
-Mi piacerebbe poter fare qualcosa di più.-
-Fai già molto per me, Sango. Ci conosciamo da poco, eppure mi hai accolto in casa tua.-
Avevo abbandonato villa Taisho il giorno successivo all’ultima notte trascorsa con InuYasha. Dormire nelle lenzuola ancora impregnate del suo odore era una sofferenza che avevo deciso di risparmiarmi, così come il morire giorno dopo giorno nel vederlo tornare a casa ogni sera con una ragazza diversa.
Già, a differenza mia, a lui nulla era importato dell’accaduto.
-Cerchiamo di divertirci stasera.- tentò ancora Sango.
-Penso che Miroku arriverà ad odiarmi, sto completamente monopolizzando il tuo tempo.-
-Non dire sciocchezze! Posso passare con quel pervertito tutto il tempo che voglio, ma questa sera è dedicata solo a noi.  L’obiettivo è uno, ed è semplice: divertirsi e dimenticare i problemi fino a domani.- dichiarò, elettrizzata.
Sorrisi, divertita da tutto quell’entusiasmo.
-Godiamoci al meglio questa serata!- convenni.
I miei problemi sarebbero stati lì anche l’indomani, ma quella sera, almeno per qualche ora, avrei provato a dimenticarli.
 
 
-Miroku, vuoi spiegarmi che cazzo ci facciamo qui?- sbraitai, buttando giù l’ultimo sorso di birra.
Ero nervoso, irritato e costantemente insoddisfatto.
-Siamo in una discoteca..non è uno degli ambienti che preferisci?-
-Mi sono rotto le palle!- ringhiai.
-Non ti è bastato esserti scopato quella moretta appena siamo arrivati?-
Odiavo la sensazione inspiegabile di disagio che mi rendeva così teso ed agitato. Provavo una costante frustrazione, un’insoddisfazione implacabile che neanche col sesso riuscivo a saziare.
-Perché tra tanti posti siamo venuti proprio qui?- domandai.
Il mio amico sollevò gli occhi al cielo prima di degnarmi finalmente di una risposta.
-Sango stasera verrà qui!-
-Stai scherzando? Mi stai dicendo che mi hai portato fin qui perché tu devi tener d’occhio la tua fidanzata? Ma cosa sei un bimbo minghia alla sua prima cotta?- mi lamentai.
-Ehi, sei libero di abbaiare quanto vuoi. Questo posto non mi piace, ed è della mia ragazza che stiamo parlando. Se non ti va di restare qui, va via..nessuno ti obbliga a restare.-
-Tsk!- esclamai, dando un’occhiata intorno.
Miroku poteva essere frivolo, pervertito e molto altro, ma quando si trattava della sua donna affioravano in lui quelle qualità che ancora mi avevano impedito di mandarlo al diavolo.
-Del resto è colpa tua se Sango porterà il suo fantastico sederino in questo postaccio.- dichiarò.
-Colpa mia?- indagai, in realtà poco interessato.
-Sango verrà con Kagome..è qui per farla distrarre.-
Le sue parole catturarono completamente la mia attenzione.
-Cosa c’entra lei?-
-Pare che Kagome sia un po’ giù ultimamente.-
Distolsi lo sguardo, concentrando i miei pensieri su ciò che avevo appena scoperto.  Le parole che quella Kagome aveva usato per “scaricarmi” ancora mi facevano infuriare, ma c’era dell’altro.
Avevo avuto molte altre ragazze dopo quella notte, ma il maledetto desiderio che provavo per lei non si era estinto. Le forme perfette e proporzionate del suo corpo sembravano non  esistere in quelle troppo piene o esageratamente magre delle altre, nessuna aveva quel neo rialzato sul seno destro che tanto mi faceva eccitare e il suo profumo, quello in nessuna ero riuscita a ritrovarlo.
La maledissi per l’ennesima volta, quando al solo pensarla sentii i jeans tirare.
Sorrisi, mentre un piano malefico prendeva vita nella mia mente. Quella stessa sera avrei avuto la mia rivalsa. L’avrei avuta, così da spegnere finalmente quello stupido desiderio e poi mi sarei vendicato scaricandola.. mi sarei liberato del fantasma di quella ragazzina una volta per tutte.
 
 
 
-Mi spiace davvero, Kagome. Non pensavo che quel cretino di Miroku potesse arrivare a tanto.- si scusò per l’ennesima volta Sango.
Buttai giù l’intero contenuto del bicchiere, godendo del bruciore che mi provocava alla gola, prima di regalarle un sorriso falso. Il mio corpo si era accorto prima dei miei stessi occhi della presenza del mio ex amante. Una strana morsa allo stomaco mi aveva costretto a guardarmi intorno e quando i nostri sguardi si erano trovati e indissolubilmente legati ero stata sicura che il destino era deciso a farsi beffe di me e del mio dolore.
-Non preoccuparti, Sango. L’avrei comunque rivisto domani a scuola, non potrò evitarlo per sempre.- dissi, tentando di rassicurarla.
-Te la senti di restare per un attimo da sola? Non resisto alla tentazione di andargli a spaccare immediatamente la testa.- ringhiò.
Esitai, seriamente preoccupata per Miroku, ma acconsentii. Chiesi al barista qualcosa di più forte da bere, tentando di ignorare la parte sadica della mia coscienza che mi spingeva a cercare InuYasha tra la folla che ballava accalcata.
-Ciao, bellezza.-
Degnai appena di uno sguardo il ragazzo seduto al mio fianco, prima di decidere di ignorarlo totalmente. Gli occhi rossi e l’alito pesante mi suggerirono di mantenere le distanze.
-Ciao.- mi sforzai di rispondere, per pura educazione.
-Non ti ho mai vista da queste parti.- continuò, avvicinandosi.
-Perché non sono solita frequentare questi posti.- sussurrai più a me stessa che a lui.
Mi allontanai dal bancone, decisa a raggiungere Sango.
Volevo tornare a casa.
Ero forse rimbecillita negli ultimi mesi? Che fine aveva fatto la parte saggia e matura di me?
Ero andata a letto con uno sconosciuto nella speranza di rendermi più interessante agli occhi di Toru, me ne ero innamorata e ora tentavo di affogare i miei dispiaceri in qualche bicchiere di troppo bevuto in uno squallido locale in compagnia di ubriaconi? No, decisamente quella non ero io!
-Ehi, carina, non fuggire, non ti mordo mica.- insistette il ragazzo, afferrando il mio braccio nell’intento di trattenermi.
Serrai gli occhi, scacciando l’idea di allontanarlo ricorrendo al mio potere spirituale.
-Lasciami andare!- mi lamentai, tentando di allontanarlo da me.
-Ma io vog..-
-Non hai sentito? Ti ha detto di lasciarla andare!- latrò una voce minacciosa.
Mi irrigidii nel sentire quel tono conosciuto.
-Amico, non c’è bisogno di fare l’arrabbiato, non pensavo avesse un ragazzo. Non me l’aveva mica detto..- biascicò, mollando immediatamente la presa sul mio braccio e andando via.
Sospirai, lieta per essermi liberata di un peso, ma sicura di non esser pronta ad affrontare una discussione con InuYasha.
Tentai di andar via, ma le sue parole mi bloccarono.
-Vai via così?-
Sentivo il cuore battere all’impazzata, ma dovevo stare calma. Erano diversi giorni che non incontravo i suoi occhi, che non sentivo la sua voce e mi era terribilmente mancato, ma non volevo che lui si accorgesse dei miei sentimenti.
-Non ho motivi per restare!-
-E così sei talmente disperata da rimorchiare il primo tipo che incontri al bar!-
-Non era mia intenzione rimorchiare nessuno!- mi ribellai, offesa ed indignata per le sue parole.
Ma chi credeva di essere?
Lui forse era abituato a cambiare donna di sera in sera,  a passare di letto in letto senza remore, ma io non ero così.
Mi voltai a fissarlo, pronta a fronteggiarlo. Le iridi ambrate che tante volte avevo visto risplendere di desiderio, scintillavano di rabbia.
-Se pensi di avermi appena salvato, sappi che ti sbagli. Mi sarei liberata di quel tipo anche senza il tuo aiuto. Non sono una damigella in pericolo.-
Erano altre le cose che avrei desiderato dirgli, ma l’avrei ripagato con la stessa freddezza che lui rivolgeva a me.
Era bello e lo desideravo più che mai, ma non avrei commesso ancora lo stesso errore.
-Che ci fai in questo posto?-
-Ci sono forse luoghi dove non posso andare?- replicai.
-Sei così desiderosa di trovare qualcun altro da portarti a letto?-
Mi indignai.
-Non dovresti neanche pensarle certe cose, sai bene quanto me che sei stato l’unico uomo che ho avuto.-
-Potresti spiegarmi allora il tuo comportamento? Quella sera sei andata via senza neanche darmi la possibilità di capire.-
Chinai il capo, scoraggiata dalla sua evidente voglia di non voler vedere le cose.
Quanto era difficile capire che gli avevo detto addio perché temevo di farmi male?
-Quello che stavamo facendo era sbagliato. Io appartengo ad un’altra epoca, sono una sacerdotessa e avrei dovuto preservare la mia purezza.-
-Non accampare scuse inutili, avevamo già superato questi inutili sensi di colpa. Quello che facevamo piaceva ad entrambi, Kagome.- sibilò.
Le sue parole mi provocarono una maggiore rabbia. Il problema era proprio quello, a me piaceva stare con lui, ma non lo volevo solo nel mio letto.
-Che ti importa del perché, InuYasha? Non mi pare che tu abbia impiegato molto a sostituirmi. So delle mille ragazze che ti porti a casa..non sei più felice così? Puoi averne tante e tutte diverse.-
I suoi occhi si affinarono, risplendendo di soddisfazione.
-Sei gelosa per caso?-
-Sì, dannazione, sono gelosa.- ammisi, non riuscendo a trattenermi.
Il pensiero di lui a letto con altre donne mi causava un tremendo fastidio. Non volevo che altre si specchiassero nei suoi occhi resi liquidi dalla passione, volevo essere l’unica a dormire con lui..volevo essere l’unica per lui.
-Sei soddisfatto ora? Era questo che volevi sentirti dire? Sono gelosa! Ora, InuYasha, adesso che sei sicuro di aver vinto per l’ennesima volta, puoi lasciarmi in pace.-
Mi voltai, decisa ad andare via, ma inaspettatamente mi bloccò. Circondò la mia vita con un braccio, costringendomi ad arretrare fin quando non mi scontrai con il suo petto.
-Ne ho avute tante, ma ho continuato a desiderare te.-
Sentii il desiderio di piangere, ma assecondai una fantasia diversa. Feci incontrare le nostre labbra, consapevole del fatto che stessi sbagliando, ancora una volta.
Non importava se per lui fosse sesso, per me non era solo un desiderio carnale, io stavo facendo l’amore e amare non è mai un errore.
 
 
Spalancai la porta, senza mai mollare le sue labbra. Mi era mancata quella bocca tentatrice e il sapore dolce ed eccitante dei suoi baci.
-InuYasha, i tuoi genitori..- sussurrò.
-Sono fuori, possiamo fare tutto il casino che vogliamo.-
Mi rituffai sul suo collo, voglioso di risentire il gusto della sua pelle.
L’adagiai sul divano, spogliandola rapidamente.
-Vuoi farlo qui?-
-Non ce la faccio ad aspettare ancora.-
Le circondai i seni con le mani, soddisfatto di sentire i capezzoli già turgidi. Scesi con la bocca a cercare la sua intimità, deciso a farla impazzire.
Gemette, mandandomi in estasi.
-InuYasha, fermati!-
Le sue parole mi giunsero ovattate. Mi aveva detto di fermarmi? Stava scherzando?
-InuYasha, ho detto fermati!-
-Che ti prende?- domandai, scocciato, eccitato ed insoddisfatto.
-Stai scherzando? Vuoi dire che non hai sentito nulla?-
Tesi l’orecchio per captare qualche rumore. Scricchiolii, passi marcati e fruscii provenivano dal cortile della casa.
Ringhiai, indispettito per essere stato interrotto più che per la probabilità che dei ladri si fossero introdotti in casa mia.
Imprecai, rivestendomi velocemente.
-Resta qui!- le ingiunsi.
Mi concentrai e rimasi stupito quando compresi che i rumori provenivano dalla struttura che celava il vecchio pozzo.
-Hai idea di chi possa essere?-
-Ti avevo detto di restare dentro.- protestai, infastidito dal fatto che Kagome mi avesse raggiunto senza dar ascolto alle mia parole.
-Non eseguo i tuoi ordini e devo forse ricordarti che sono una sacerdotessa e non una liceale quindicenne?-
-Bene, grande sacerdotesse, intendi quindi colpire i ladri con arco e frecce?- la schernii.
-Non sottovalutarmi..potrei stendere anche te se lo volessi.-
Sollevai un sopracciglio, scettico, ma non risposi. Ciò che mi interessava in quel momento era scoprire chi si era introdotto in casa mia e non litigare con quella ragazzina bisbetica.
Raggiungemmo l’antica struttura e quando la porta scorrevole della costruzione venne aperta, rimasi a bocca aperta a fissare l’intruso. Osservando i suoi strambi abiti mi sembrò di esser tornato a pochi mesi prima, per non parlare poi dell’assurda capigliatura dell’uomo.
-Pare che il pozzo abbia fatto ancora da passaggio dimensionale.- dichiarai, comprendendo l’accaduto.
Rimasi sorpreso dell’inaspettato silenzio di Kagome. Mi voltai a fissarla e l’espressione confusa dipinta sul suo volto lasciò spiazzato anche me.
-Kagome..- sussurrò il tizio strambo.
Bene, quindi si conoscevano.
-Non posso crederci..sei proprio tu, Toru!-


Angolo dell'autrice:
Salve people,
perdonatemi se c'ho messo un pò ad aggiornare, ma ecco il nuovo capitolo. Non è lunghissimo, ma direi che succedono tre cose davvero importanti:
-Kagome che si rende conto dei propri sentimenti;
-la riappacificazione dei due idioti;
-l'arrivo di Toru.
Adesso saranno due le gatte da pelare e Kagome non si troverà certo in una posizione facile ^^
Se vi va, mi piacerebbe molto conoscere il vostro parere :) Intanto ringrazio tutti coloro che hanno insierito la storia tra le seguite/ ricordate/preferite. Grazie davvero ^^
Bacioni e alla prossima :D
P.S. Per chi ne avesse voglia, lascio il link del gruppo: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

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Capitolo 7
*** Piacevoli ossessioni ***


Non riuscivo proprio a ricordare da quanto tempo me ne stessi immobile ad osservare l'estremità appuntita e tagliente dei miei artigli.
Ero arrabbiato, scocciato e terribilmente irritato.
Da giorni continuavo a chiedermi quale rara malattia avesse infettato il mio cervello quando avevo preso la più assurda delle decisioni: seguire quella ragazzina rompiscatole nella sua epoca.
La brama mi aveva annebbiato il cervello e ora ne stavo pagando le conseguenze.
Avevo dato per scontato che trascorrere qualche altro giorno con lei, farla mia fino a saziarmene, mi avrebbe poi permesso di tornare a fare la vita di sempre, ma ero rimasto vittima delle mie illusioni.
La ragazzina da più di una settimana non mi degnava di uno sguardo, troppo presa da una cosa o dall'altra. La gente del suo villaggio l'aveva accolta come una santa e lei si era prodigata in tutti i modi per risolvere problemi sorti durante la sua assenza.
Avevo avuto modo, durante quei giorni, di conoscere un nuovo lato di Kagome. Avevo sempre dubitato di lei quando diceva di essere una sacerdotessa, ma, mio malgrado, ero stato costretto a ricredermi.
Svolgeva il suo ruolo con precisione, accuratezza, mostrando chiaramente l'affetto che provava per le persone che aiutava, ma la rigidità in alcuni gesti, lo sguardo spento, erano segni indagatori del suo disagio, del fatto che qualcosa non andava.
C'era poi quel Toru, l'inetto di cui diceva di essere innamorata e che non si era accorto di nulla, che le ronzava costantemente intorno.
Storsi il naso, disgustato.
Dalla prima volta che l'avevo visto avevo avuto la sensazione che fosse soltanto un bamboccio montato.
Conficcai gli artigli nel tronco dell'albero su cui ero appollaiato, sperando che il dolore riportasse i miei pensieri verso direzioni meno complicate.
Non mi importava di chi stesse intorno alla ragazzina, di come occupasse le sue giornate o dei problemi che le oscuravano lo sguardo, volevo solo il suo corpo.
Volevo farla mia, ancora, e poi tornarmene alla mia vita, nella mia epoca, cancellandola per sempre dalla mia mente.
 
 
Il sole stava lentamente tramontando alle mie spalle, segno che un’altra faticosa giornata stava per volgere al termine. Dal mio ritorno erano trascorsi appena sette giorni, ma a me erano parsi un’eternità.
Erano stati molti i malati da curare, le questioni da risolvere e i diverbi da placare.
Abbandonare la spensieratezza che solo nell’epoca moderna avevo conosciuto era stato difficile, ma non avevo potuto fare altrimenti.
Sapevo quali erano i miei doveri e mi sentivo tremendamente in colpa per averli trascurati. I rimorsi per il mio comportamento rivaleggiavano in me con la voglia di sentirmi ancora libera e viva, creandomi un’immensa confusione.
Poi c’era lui, InuYahsa, il più grande dei miei problemi. Il suo sguardo corrucciato e insensatamente accusatorio non mi abbandonava mai.
Era difficile ignorare lui, la voglia che avevo di parlargli, di sentirlo ancora mio e di confessargli quei sentimenti che mi opprimevano cuore e mente.
La sua decisione di accompagnarmi mi aveva sorpresa più d’ogni altra cosa.
FLASHBACK
-Pare che il nostro pozzo sia diventato una specie di porto interdimensionale- ironizzò Sesshomaru con voce fredda e altera.
Fissai Toru, lo strano misto di curiosità e timore con cui osservava lo spazio che lo circondava, e mi sembrò di rivedere me stessa pochi mesi prima, al mio arrivo.
Il maggiore dei No Taisho ignorò totalmente l’occhiataccia contrariata che gli rivolse il padre.
-Allora, ragazzo, come sei giunto fin qui?- gli domandò il demone maggiore.
Toru lo fissò ad occhi sgranati, troppo sorpreso di trovarsi ospite, faccia a faccia, di creature che solitamente era avvezzo a combattere.
Sentii la necessità di intervenire.
-Nobile Toru, so che vi sembra tutto molto insolito, ma nell’epoca in cui siamo finiti molte cose sono diverse. Qui demoni e  umani convivono pacificamente.- spiegai.
Annuì, silenzioso, concentrato, forse, ad immagazzinare tutte quelle notizie.
Si guardò ancora intorno, ma quando incrociò lo sguardo ambrato e minaccioso di InuYasha, tornò a concentrarsi su me.
Che gli prendeva? Perché si comportava in quel modo assurdo?
Dall’arrivo dell’uomo non mi aveva prestato la minima attenzione, troppo intento a fissare quest’ultimo con espressione di sdegno e scherno.
-Come siete giunto qui, Toru?- gli domandai.
-Non è stato semplice. Durante il combattimento con quel demone siete caduta nel pozzo e incredibilmente siete scomparsa nel nulla. Vi abbiamo cercato ovunque, ma di voi non v’era traccia. È stata una veggente a raccontarci ,che grazie ad una mistica visione, aveva scoperto il luogo in cui eravate finita. Sono occorse molte settimane di preparazione e diversi tentativi affinché uno stimato monaco riuscisse a compiere un rito che mi permettesse di raggiungervi, Kagome.-
Annuii, non sapendo cosa dire.
-Dovete tornare subito indietro con me.- dichiarò con tono autoritario che mi stizzì.
-Cosa è accaduto durante la mia assenza?- chiesi.
-Naraku si è sbarazzato di tutte le sue emanazioni, inglobandole nuovamente per accrescere il suo potere. Distrugge un villaggio dopo l’altro nel tentativo di trovare voi e la sfera che custodite.-
Scambiai uno sguardo d’intesa con Inu no Taisho.
-La sfera dei Quattro spiriti non è più un problema, non potrà più nuocere a nessuno.- dichiarai.
-Che intendete dire?- chiese, confuso.
-L’ho distrutta! La sfera non esiste più.-
-Come?- strillò, scattando in piedi.
-Quella gemma era solo causa di guai, se fosse finita nelle mani sbagliate le conseguenze sarebbero state inimmaginabili.-
Tornò a sedersi, non nascondendo il fastidio che gli distorceva i tratti spigolosi del viso.
-Immagino che di questo vostro agire renderete conto al consiglio del villaggio.-
La sua risposta mi indispettii, ma decisi di non replicare..al momento erano altri i pensieri che mi occupavano la testa. Naraku stava distruggendo decine di villaggi per capriccio, facendo strage di innocenti..era mio compito tornare nella mia epoca e metter fine a quella carneficina, ma il mio cuore era sordo ai miei doveri. Ero egoista, ma non volevo abbandonare InuYasha, non volevo abbandonare Sango, la vita che avevo appena cominciato a vivere.
Mi rimproverai per il mio egocentrismo; ero una sacerdotessa, fin da bambina sapevo quali erano i miei doveri..avevo sempre saputo che il bene degli altri veniva prima del mio.
Non avrei permesso che degli innocenti pagassero con la vita una mia infatuazione.
-Tornerò con voi e sconfiggerò Naraku.- dichiarai, tentando di mettere a tacere il dolore che mi straziava il cuore.
Toru mi sorrise, felice delle mie parole, mentre il pianto di Izayoi non fece che aumentare la mia sofferenza.
Dovevo dirgli addio, il momento era arrivato, ma prima che potessi dire o fare qualcosa fui preceduta da InuYasha che parlò.
-Vengo anche io con voi.-
Sbarrai gli occhi, sorpresa, incredula quasi quanto la sua famiglia.
-Perché mi guardi così? Pare che questo demone di cui tanto parlate sia un degno rivale. Bene, è da un po’ che non faccio un po’ di movimento, mi sgranchirò le ossa.- proferì, con tono arrogante.
-InuYasha, non sai cosa potrebbe accadere. Potresti restare bloccato in quell’epoca.- lo mise in guardia il demone maggiore.
-Non preoccuparti, papà. Se un monaco ha permesso a quest’ umano di giungere fin qui, troverò qualcuno che sia in grado di fare la stessa cosa.- lo tranquillizzò, con tono noncurante.
Puntò i suoi occhi nei miei, provocandomi un brivido inaspettato.
-A quanto pare il nostro tempo insieme non è ancora finito.- ghignò
 
-Perché te ne stai lì incantata a fissare il nulla?- domandò una voce, facendomi sobbalzare e tornare al presente.
-InuYasha- sussurrai, portando una mano al cuore per placare i battiti impazziti del cuore..era stato lo spavento o lui stesso a farmi quell’effetto?
Conoscevo quel tono irriverente, sapevo quanto quella voce potesse divenire sensuale, roca, adorante.
Scossi la testa per scacciare quei pensieri inappropriati.
-Mi hai spaventata.-
-Mh, sei una sacerdotessa e ti spaventi per così poco? Con un nemico così temibile in circolazione dovresti stare più attenta.- mi schernì.
Le sue  parole mi indispettirono. Cercai di oltrepassarlo, dirigendomi verso le capanne appena visibili a causa della distanza.
-Dove stai andando?- mi domandò, bloccandomi per un polso.
-Torno al villaggio. Non ho intenzione di restare qui a farmi insultare da te.- dichiarai, tentando di liberarmi dalla sua presa.
-Non ignorarmi quando ti parlo. Sono sette giorni che siamo qui e da allora quasi fingi di non vedermi.- grugnì.
-Non ti sto evitando. Qui ho dei doveri, non sono un ospite, non ho tempo da perdere.- replicai.
-Tempo da perdere? Pensi che non riconosca il desiderio che ti accende gli occhi quando mi guardi?-
Arrossii, colta in flagrante..sapevo che le sue parole erano vere.
Da quando avevo fatto ritorno nel Sengoku tutte le notti le avevo trascorse a sospirare, indugiando in ricordi di serate ben più piacevoli. Mi svegliavo sudata, ansimante, vogliosa, sconvolta dai miei stessi pensieri e sentimenti.
Non conoscevo ancora perfettamente quella parte di me che smaniava in modo così febbrile InuYasha, ma sapevo che ero stanca di sentirmi sempre vittima della sua seduzione.
-Pensi che non mi sia accorta del modo in cui il tuo sguardo mi cerca e indugia su di me? Credi che non mi sia accorta del fastidio che ti accende gli occhi quando sono in compagnia di Toru?- trovai il coraggio di chiedere, cercando di non arrossire ulteriormente.
Serrò i palmi, fino a far sbiancare le nocche.
-Perché mai dovrei essere geloso di quel damerino? Non ho nulla da invidiargli. Ti gira intorno come un povero disperato, ma lui non avrà mai ciò che ho avuto e ho io.- dichiarò, arrogante.
-Davvero? Devo forse ricordarti che se sono venuta a letto con te è stato per rendermi più attraente agli occhi di Toru?-
-Puoi forse dire che mentre ti accarezzavo, mentre ti facevo mia, anche per un solo insignificante istante un tuo pensiero è stato rivolto a quello lì?- sibilò.
Tentai di negare, ma fui costretta a tacere.
Non ero mai stata brava a mentire, ed ogni volta che le nostre bocche si erano incontrate, ogni volta che mi aveva stretta a lui e fatta sua, era stato suo il nome che avevo invocato, sue le braccia che avevo cercato e sue le carezze che avevo agognato..di Toru non c’era stata traccia né nella mia mente, né nel mio cuore.
-Cosa vuoi, Inuyasha? Si può sapere cosa pensi di ottenere? Perché mi hai seguita fin qui?- chiesi, fissandolo negli occhi.
Volevo la verità e una risposta ad una domanda che da più giorni mi porgevo ma alla quale non avevo ancora saputo dare una risposta.
- È solo per sconfiggere quel demone, te l’ho già detto.-
-Non c’è altro?- domandai, facendomi più vicina, fino a far mischiare i nostri respiri.
Rimase a fissarmi per qualche istante, in religioso silenzio.
I suoi occhi erano così belli,così profondi, da poterci annegare e probabilmente mi ci persi, perché non capii mai come in un solo istante mi fossi ritrovata tra le sue braccia.
Mi sollevò, stringendomi contro il suo petto, prima di spiccare un balzo e sparire nel folto della foresta.
-Dove vai?- urlai, allacciando le mani al suo collo e serrando gli occhi per la paura della velocità elevata.
Saltava di albero in albero con una rapidità inaudita, schivando gli ostacoli senza alcuna difficoltà.
-Dove nessuno possa vederci. Sappiamo entrambi ciò che vogliamo.-
Atterrò in una radura appartata e, senza lasciare ai miei piedi il tempo di toccare il suolo, incollò le nostre labbra in un bacio bramoso e prepotente.
 La sua lingua scivolò nella mia bocca e senza esitazione corse a cercare la mia per coinvolgerla in una danza sensuale e affascinante.
Quel bacio sapeva di desiderio represso, di voglia a lungo trattenuta.
Le sue mani corsero con foga tra i miei capelli, mentre le mie si perdevano sul suo petto.
Quelle labbra, quel volto, quelle mani, quell’uomo erano diventati per me un’ossessione di cui non volevo e non ero in grado di liberarmi.
-Perché fai tutto questo? Sai che non è giusto- sussurrai, mentre la sua bocca depositava leziosi baci sul mio collo.
-Non è giusto e chi lo dice? È ciò che entrambi vogliamo, cosa può esserci quindi di ingiusto?-
-Avrei dovuto preservare la mia purezza.-
- È un po’ tardi per questo genere di discorsi. Il passato non si può cambiare.-
Intrecciai le mani tra i suoi capelli, beandomi della sensazione di sentirli scivolare lisci tra le mie dita. Mi stupii di scoprire come anche una sensazione tanto banale mi fosse disperatamente mancata.
Il suo profumo tornò ad avvolgermi; era buono, fresco, selvaggio.
Ciò che provavo per quell’uomo faceva quasi male, vista l’intensità dei miei sentimenti. La pelle bruciava vogliosa delle sue carezze, delle sensazioni che solo lui sapeva donarmi, ma il cuore ardeva per impulsi ed emozioni ancora più profondi.
La parte superiore del mio abito finì a terra, assumendo una forma scomposta e dismessa, seguita subito poco dai suoi indumenti.
-Potrebbero vederci.- ansimai, nuda e senza vergogna tra le sue braccia.
-Dubiti del mio olfatto e del mio udito? Se qualcuno si stesse avvicinando lo sentirei.- domandò.
Lasciò il mio collo per dedicarsi al mio seno. Catturò un capezzolo già turgido tra le labbra, stimolando l’altro con un abile gioco di dita.
Gemetti, in preda ad un piacere unico.
-Sei diventata un’ossessione, una bellissima ossessione- sussurrò, baciando in movimenti circolari la pelle sensibile in torno all’ombelico.
Le sue parole mi paralizzarono. Un’ossessione? Possibile che anche lui mi desiderasse con la stessa intensità, con lo stesso ardore?
Potevo davvero sperare che quel desiderio fisico anche in lui si trasformasse in qualcosa di più profondo?
Non lo sapevo, ma per il momento poteva bastarmi quello..era già tanto di più della cruda indifferenza che tempo prima mi aveva riservato.
-Tu per me sei qualcosa di più.- mormorai, optando per una mezza verità.
Mi attirò a terra, tra le sue braccia, reclamando le mie labbra per un nuovo bacio.
Le nostre mani, vogliose, si persero sui nostri corpi, trasformando in realtà le sensazioni che, probabilmente, entrambi avevamo solo immaginato.
Mi fece sua, ma quella volta fu diverso. Oltre la brama, oltre il piacere, mi sembrò di scorgere nei suoi occhi ambrati qualcosa di diverso.
Lo stavo immaginando? Mi stavo perdendo nella ricerca di qualcosa che forse neanche esisteva?
-Non so perché, ma non riesco a saziarmi di te.- bisbigliò, mordendomi una spalla, quando nudi e appagati ce ne stavamo stretti sull’erba.
Dopo aver fatto l’amore mi ero accoccolata sul suo petto, vogliosa di sentirlo ancora vicino e lui non mi aveva respinta.
-Lo stesso vale per me.- ammisi, specchiandomi nei suoi occhi.
Avrei dovuto far ritorno al villaggio, ma non mi importava.
Volevo restare lì, con lui, volevo che tutto il resto scomparisse e che il tempo si fermasse..volevo vivere per sempre in quella dolce ossessione.
Dovere e volere, per quanto tempo ancora mi avrebbero spaccata a metà?
 
 
 
Mi svegliai, infastidita da una sensazione d’ansia che quasi mi impediva di respirare. Era l’alba, tutto taceva, InuYasha era ancora accanto a me, ma qualcosa non andava.
Mi guardai intorno..tutto quel silenzio era innaturale e forzato.
Improvvisamente la percepii in tutta la sua potenza..la forza demoniaca di Naraku.
Era vicino, terribilmente vicino, più potente che mai.
Scattai in piedi, alla ricerca dei miei vestiti.
-Che succede?- domandò InuYasha, infastidito dal brusco risveglio.
- È Naraku, è vicino.- dichiarai, incontrando il suo sguardo per un solo istante.
La battaglia finale stava per iniziare e dopo tutto il mio mondo sarebbe inevitabilmente cambiato per sempre.




Angolino dell'autrice:
Se qualcuno è arrivato a leggere fin qui, devo già dirvi GRAZIE! Grazie per essere qui dopo tutto il tempo che vi ho fatte attendere e grazie per continuare a seguire i parti deviati della mia mente.
Che dire? Il capitolo non mi convince moltissimo, ma non volevo farvi aspettare ulteriormente.  C'è un pò di confusione, ma mi sembrava il modo migliore per esprimere l'incertezza che caratterizza in questo capitolo sia InuYasha che Kagome, anche se per motivi diversi :)
Naraku è vicino, così come lo scontro finale e tutto ciò che questo comporterà. La fine è vicina, credo manchino al termine massimo 3 o 4 capitoli :)
Ok, smetto di essere logorroica e passo ai ringraziamenti. Come sempre, il primo va alla mia fantastica famiglia virtuale *_*, grazie all'Omonima che mi ha dato un parere in anteriore su sua moglie (lo so che ti scoccio sempre xD) e grazie a tutte voi che leggete, recensite e inserite la storia tra le seguite/ ricordate/ preferite.
Se vi va, fatemi sapere il vosto parere :)
Bacii
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Capitolo 8
*** L'ultima battaglia ***


ATTENZIONE: Il capitolo è frutto di una rilettura veloce, potrebbero quindi essere presenti errori/ orrori che provvederò a correggere presto :)

Corremmo verso l’enorme nuvola di miasma che ricopriva ed oscurava il piccolo villaggio.
 Quel fumo tossico aveva già ucciso qualcuno?
-È un demone potente.- osservò InuYasha.
-Adesso lo è ancora di più.- concordai –InuYasha, questa non è la tua battaglia, restane fuori finché puoi.- lo pregai.
La possibilità che durante lo scontro restasse ferito, o peggio, mi faceva tremare.
-Starne fuori? Hai quindi intenzione di affrontarlo da sola?- mi domandò.
Non che l’idea mi allettasse particolarmente, ma..
- È il mio dovere.- precisai.
Tacque alcuni istanti prima di parlare.
-Sarò lì con te, al tuo fianco. Ti proteggerò.-
Sentii il cuore aumentare i battiti alle sue parole. Si stava preoccupando per me?
-Ragazzina, concentrati!  Questa è una battaglia ed io ho detto che ti starò vicino, non che intendo rimetterci le penne perché tu hai la testa persa chissà dove.-
Sorrisi. Era lo stesso testone, scorbutico e irascibile di sempre, ma infondo le sue parole mi lasciavano sperare, che almeno un po’, a me tenesse.
-Grazie, InuYasha.- sussurrai, aumentando la presa sul suo collo.
-Andiamo e facciamola finita con questo scocciatore.-
 
 
Naraku era molto cambiato dall’ultima volta che avevo avuto la sfortuna di incontrarlo. Gli occhi rossi, gelidi e beffardi, contrastavano nettamente con i lunghi capelli neri.
 La fronte ampia, le labbra piene, distorte in un ghigno derisorio, e i tratti del volto ben marcati, gli donavano una bellezza malvagia.
Il suo corpo, nei punti vitali, era ricoperto da una robusta armatura e dalla sua schiena si diramavano aculei dalla sommità appuntita e velenosa.
-Kagome, dopo mesi passati a nasconderti come una codarda, hai finalmente deciso di venir fuori.-
Le sue parole non mi scalfirono.
-Anche per me vederti è un gran dispiacere.- chiarii.
-Vediamo di farla finita alla svelta. Consegnami la sfera dei quattro spiriti e vedrò di farvi morire tutti in maniera abbastanza rapida. Ovviamente a te potrei riservare un trattamento speciale, Kagome.- ghignò.
Un trattamento speciale? Doppie torture premorte? Preferii non indagare.
Impugnai l’arco, incoccando una freccia.
-Hai intenzione di affrontarmi così, in un combattimento corpo a corpo e scagliando qua e là due o tre frecce mistiche? Sei ridicola, donna. Te lo ripeto: consegnami subito la sfera.-
Esitai, punta sul vivo dalle sue parole.
Aveva ragione, la mia non era una grande strategia di combattimento, ma mi aveva colta impreparata. Gli uomini del villaggio, quelli più avvezzi al combattimento, avrebbero dovuto affiancarmi, ma troppo intimoriti se ne stavano tutti rannicchiati dietro le inutili e fragili stuoie delle loro capanne oppure al limitare della foresta.
 Non mi sentii di giudicarli troppo duramente, ma il loro comportamento mandava all’aria tutti i miei piani.
-Che fine ha fatto il tuo Toru? Ha deciso di lasciarti sola dinnanzi alla morte?-
Non era il mio Toru, non lo era mai stato.
-Ehi tu, mi avevano detto fossi un terribile demone, in realtà mi sembri solo un chiacchierone fallito.- lo beffeggiò InuYasha.
Gli occhi scarlatti del mio nemico si spostarono sul mezzo demone, studiandolo con attenzione.
-Non sottovalutarlo, InuYasha.- sussurrai.
-Vedo che ora ti accompagni ad un mezzo demone cane..sono questi gli unici alleati che sei riuscita a reperire per affrontare me, il grande Naraku?
Sei caduta davvero in basso, una sacerdotessa del tuo livello che si avvale dell’aiuto delle creature che dovrebbe combattere.-
-A chi hai dato del mezzo cane, bastardo?- ringhiò.
Tremai di fronte alla certezza che una testa calda come InuYasha avrebbe ceduto facilmente alle provocazione di Naraku.
Spiccò un balzo, che lo portò a trovarsi faccia a faccia con il nostro nemico. Tentò di colpirlo, ma senza mai riuscire nemmeno a sfiorarlo.
Fu un aculeo laterale a ferirlo al petto, mandandolo ad impattare con un albero al limitare della foresta.
-InuYasha.-  strillai, terrorizzata.
Ebbi la tentazione di mollare tutto e correre da lui, ma l’attenzione di Naraku si spostò velocemente su di me.
Mi scagliò contro i suoi tentacoli appuntiti e feci appena in tempo ad erigere una barriera sufficientemente resistente.
A contatto con la mia forza spirituale alcuni aculei vennero purificati, consumandosi.
Approfittai dell’occasione per scagliare la freccia che ancora stringevo tra le mani ed incoccarne un’altra, ma ebbe pochi risultati.
-Non sei un granché, Kagome e ti avvali di alleati discutibili.- ironizzò.
-Dannato!-
Non riuscii a replicare, perché colta di sorpresa dall’attacco rapido e silenzioso di InuYasha, che con gli artigli gli mozzò il braccio.
Il mezzo demone atterrò al mio fianco, sicuro ed elegante, quasi incolume.
-Come immaginavo.- sussurrò, con aria tronfia.
Che la botta gli avesse procurato qualche danno?
-Di cosa stai parlando?- domandai.
Si voltò a fissarmi per un solo istante, quasi si fosse ricordato della mia presenza solo in quel momento.
-Lascia perdere.-
Ero pronta a ribattere, ma la mia attenzione fu attirata da altro. Spalancai gli occhi di fronte a quella scena disgustosa. Il braccio mozzato di Naraku era stato avvolto da massi informi di carne e si stava velocemente ricomponendo.
-Dannazione!- sibilò InuYasha.
Spiccò un altro balzo, ma il nostro nemico non si fece cogliere impreparato. Uno dei prolungamenti del suo corpo infilzò il mezzo demone tenendolo malamente e dolorosamente sospeso a mezz’aria.
Scoccai la seconda freccia, caricandola spropositatamente di energia, ma la mia mira fu resa imprecisa dalla fretta, rendendola inefficace.
Naraku ghignò, estremamente soddisfatto dalla piega presa dalla battaglia.
-Siete ridicoli.- ci insultò.
Gettò, verso me, con noncuranza, il corpo di Inuyasha, travolgendomi. Il suo peso maschile e la velocità acquisita durante la caduta mi colsero in pieno, mozzandomi il respiro e scagliandomi diversi metri indietro rispetto alla mia posizione iniziale.
Il mio braccio destro, così come tutto quel lato del corpo, ebbe la peggio, subendo più duramente l’impatto col terreno.
Tentai di mettermi a sedere, tossendo a causa del gran polverone sollevato.
-Stai bene?- chiesi, ansiosa, incrociando lo sguardo di InuYasha.
-Scema, dovrei chiederlo a te. Sono un mezzo demone e guarisco in fretta, ma tu..-
Lasciò la frase in sospeso, studiando ogni angolo del mio corpo.
-Sto bene, sono solo un po’ ammaccata.- lo tranquillizzai.
-InuYasha, affrontandolo separati non andremo da nessuna parte. Dobbiamo unire le nostre forze se vogliamo avere qualche speranza di vittoria.- gli feci notare.
Restò in silenzio pochi secondi prima di cedere.
-Quel Naraku non è un vero è proprio demone, ma un’accozzaglia di creature.-
-Ha assorbito anche le sue emanazioni.- gli ricordai.
-Ecco, questo mi porta a pensare che necessariamente una parte del suo corpo debba fungere da collante. Quando l’ho attaccato mi sono reso conto che l’ armatura avvolge maggiormente il lato sinistro del suo corpo..questo deve pur significare qualcosa.-
Intesi subito il suo discorso: se avessimo individuato il suo punto debole sconfiggerlo sarebbe stato più semplice.
-Dove può essere? La testa, il cuore?-
-Non lo sappiamo e proprio per questo dobbiamo procedere per tentativi.-
-Rischiamo grosso.-
-Lo so, ma non abbiamo altre alternative. Sei con me?-
Assentii, pregando affinché i Kami fossero misericordiosi e ci assistessero.
-Coprimi le spalle.- mi sussurrò, prima di lanciarsi nuovamente in direzione di Naraku.
Tentò di sorprenderlo con una serie di attacchi laterali misti ad assalti frontali, ma il nostro nemico non era un osso facile.
Per ogni colpo che riusciva ad infliggere a quell’essere malvagio, il corpo perfetto di Inuyasha  veniva segnato da piccoli tagli e contusioni.
Il miasma tossico che Naraku lasciava fuoriuscire, senza interruzione, dal suo corpo, mi teneva costantemente impegnata, impedendomi di influenzare quel corpo a corpo.
Proseguendo di quel passo non saremmo andati da nessuna parte..la battaglia avrebbe visto vincitore il più resistente tra i due, ma non mi andava di rischiare in quel modo.
Occorreva una strategia, un’idea fulminea e vincente, ma la mia mente non aveva voglia di collaborare in nessun modo.
Fu il caso, o forse il fato, a segnare una svolta decisiva.
Tremante ed innaturalmente pallida, malamente nascosta dietro un appassito cespuglio, se ne stava Kamuki, una tenera bambina, figlia di uno dei pescatori del villaggio.
Non persi tempo a riflettere, commettendo un grave errore, lasciando che le emozioni prendessero il controllo delle mie azioni. Presi a correre verso di lei, animata dal desiderio di metterla in salvo, ma il mio scatto attirò l’attenzione di Naraku e distrasse InuYasha.
Il nostro avversario approfittò della sconsiderata e momentanea disattenzione del mezzo demone, colpendolo a tradimento.
Mi rivolse un sorriso sadico e crudele, prima di dirigere un tentacolo appuntito verso il corpo della ragazzina.
-No!- urlai, aumentando lo slancio della mia corsa.
Forse fu la disperazione a dotare le mie gambe di ulteriore velocità.
Feci in tempo a stringere il corpo singhiozzante della bambina al mio, ansante e sudato, ma sapevo di non aver il tempo necessario a scansarmi..il suo aculeo mi avrebbe colpita, forse uccidendomi all’istante, ma sperai che almeno bastassi a far da scudo alla ragazzina.
Serrai gli occhi, in una reazione involontaria. Attesi il dolore, ma forse i Kami con me furono buoni perché udii solo la voce dell’uomo che amavo che sussurrava il mio nome.
Riaprii gli occhi, quando avvertii la terra mancarmi sotto i piedi. Le mie braccia stringevano ancora la bambina, ma il mio corpo era avvolto da una presa decisa e protettiva che avevo imparato a conoscere.
Sprofondai in due occhi d’ambra, che mi fissavano apprensivi.
Toccammo terra, docilmente, ma nessuno dei due si mosse.
Mi aveva salvata, aveva  rischiato la sua vita per proteggere la mia e la prova evidente era la macchia rossa che si andava estendendo sempre di più sul tessuto della sua maglietta chiara.
-No, no.- frignai, lasciando andare incautamente il corpo svenuto della bambina.
Mugugnò, quando nella confusione del mio agitarmi sfiorai la ferita.
-No, no. Perché l’hai fatto?-
Sentivo una disperazione profonda alla vista del suo sangue. Tentò di rispondermi,ma fu costretto a poggiarsi ad un ginocchio, per non stramazzare al suolo.
Era un mezzo demone, era forte, ma ciò che realmente faceva male era il veleno che aveva già preso a circolare veloce nel suo corpo.
Non poteva star succedendo davvero..
Tentai di avvicinarmi, ma una sua mano, brusca, mi respinse.
-Non pensare a me, hai un dovere da compiere.- mi ordinò.
Scossi la testa, incapace di proferir parola. La battaglia, i miei compiti,avevano perso importanza..volevo solo aiutare lui, salvarlo.
-Se stai immobile qui quel bastardo finirà con l’ucciderci tutti.- gracchiò.
Chiusi gli occhi, pregando affinché il tempo si fermasse.
Avevo bisogno di mettere il mondo in stand-by per ridare un filo logico ai miei pensieri.
-Al suo cuore, è lì che devi mirare.-
-Eh?-
-Non ne sono certo, ma credo che sia quello il suo punto debole, il punto che tiene uniti i pezzi del suo schifoso essere.-
Dovevo farlo: alzarmi e combattere.
-Non andrò da nessuna parte. Vai!- mi incoraggiò, sforzandosi di fare dell’ironia.
-Tu..- sussurrai, restia ad allontanarmi da lui.
-Mi troverai ancora qui, ora và!- mi ordinò, perentorio.
Fu la risata odiata del mio nemico a darmi la forza.
Non era quello il momento per disperarmi, per lasciare che il destino mi trascinasse, decidendo per me.
Fino a quel momento ero stata quasi una spettatrice di un duello che aspettavo da mesi. InuYasha mi aveva aiutata, si era sacrificato per proteggermi, il resto l’avrei fatto io.
Ero una sacerdotessa, non una sciocca ragazzina che si lasciava condizionare, inerme, dagli eventi del fato.
-Va.- mi sussurrò ancora, leggendo, forse, la determinazione nel mio sguardo.
Annuii, ma prima sentivo il forte desiderio di fare una cosa. Mi sporsi in avanti, a cercare la sua bocca, fino a sfiorarla con la mia.
Sbarrò gli occhi, ma non mi respinse.
-Aspettami, me l’hai promesso.-
Gli voltai le spalle, non lasciandogli il tempo di rispondere.
Il mio unico obiettivo, in quel momento, era solo Naraku.
 Sfiorai la faretra, avvertendo sotto le dita le abrasioni subite dal rivestimento consumato. Avevo a disposizione tre frecce, non erano tante, ma nemmeno poche.
Sapevo che per avere qualche speranza di vittoria era necessario che Naraku si avvicinasse, ma non sarei stata in grado di sostenere un corpo a corpo. Una nuova strategia, pericolosa, ma forse l’unica efficace si disegnò nella mia mente.
-Allora, piccola sacerdotessa, cosa pensi di fare ora? Sei rimasta sola, ormai quell’inutile mezzo demone non può fare più nulla per aiutarti.- mi schernì.
“Piccola sacerdotessa”, odiavo quell’appellativo..mi ricordava gli anni tristi, quando da bambina non mi era stato permesso correre tra i campi e sbucciarmi le ginocchia perché indecoroso per la mia “venerabile figura”.
Ero sola? No, non lo ero.
Se InuYasha  non poteva combattere era proprio perché aveva deciso di starmi vicino, perché aveva deciso di proteggere la mia vita piuttosto che la sua.
Se il suo obiettivo era quello di fiaccarmi mentalmente, non ci sarebbe riuscito.
Afferrai una delle poche frecce che mi restavano e la scoccai, senza esitazione, puntando alla parte sinistra del suo corpo.
Riuscì a scansarsi in tempo per non riportare danni seri, ma la mia forza purificatrice aveva comunque compromesso la sua gamba.
-Dannata!- ringhiò.
In un istante mi fu davanti, con un movimento talmente fulmineo da essere impercettibile ad occhio umano. I suoi aculei puntarono alla mia testa, intenzionati a staccarla dal resto del corpo.
Feci in tempo a calarmi e guidata dall’istinto roteai una gamba cercando di andare a colpire le sue. La mia idea non ebbe pieno successo.
Naraku traballò, ma riuscì a mantenere la posizione eretta. Vidi i  suoi crudeli occhi rossi assottigliarsi, prima d’esser investita da una corrente di mulinelli che mi spinse lontana.
Gemetti, quando toccai malamente il suolo.
Tentai di sollevarmi sui gomiti, mentre il taglio al mio braccio colorava di rosso il terreno arido. Quello sì che avrebbe compromesso la mia capacità di tirare con precisione..
-Ma come..-tentai di chiedere, mentre osservavo Naraku con passo lento e sorriso trionfante avvicinarsi a me.
-Sì, Kagome, quello era proprio uno degli attacchi della bella Kagura. Da quando ho riassorbito le mie emanazioni posso sfruttare anche quelle che una volta erano le loro armi. Non che io abbia bisogno di far ricorso al potere di quei deboli.- sottolineò.
Mi sovrastò, restando immobile dinnanzi a me.
-Allora, come preferisci morire?-
Scossi il capo, celando gli occhi sotto la frangia scura.
-Naraku, ti sei sempre creduto un grande demone, ma io non sono per niente d’accordo con l’idea che hai di te stesso. Sei solo un codardo che si è sempre nascosto dietro ingannevoli trappole, servendosi di stolti ed innocenti. Non permetterò mai ad un essere infimo come te di sconfiggermi.- dichiarai, determinata.
Afferrai una freccia e la puntai alla sua gola, caricandola di energia spirituale.
Non si era aspettato quella mossa, perché rimase immobile, bloccato. La sua figura fu avvolta da una mistica luce violetta che mi costrinse a coprire gli occhi con un braccio per non restare abbagliata.
Quando li riaprii, di lui non v’era più traccia.
Era davvero finita? Ero davvero riuscita a sconfiggerlo?
-Non distrarti, è dietro di te.- mi urlò InuYasha, rialzandosi a fatica.
Mi voltai, trovando la forza di rimettermi in piedi.
Il mio attacco aveva privato il mio nemico di metà del lato destro del corpo, ma non aveva posto termine alla sua vita.
Naraku mi fissò, con aria colma di odio.
Il suo punto debole non si trovava nella parte superiore del suo copro, né in quella inferiore..restava solo una possibilità: il cuore.
-Kagome, non esitare. Ora!- strillò InuYasha.
Spiccò un balzo.
-Hijin kessou!- urlò, prima che il suo sangue si trasformasse in affilate lame che andarono a colpire un sorpreso Naraku.
-Dagli il colpo di grazia..Adesso!- mi ordinò,atterrando poco lontano da me.
Afferrai l’ultima freccia, conscia di non avere nessun margine d’errore.
Infusi nel dardo tutta l’energia spirituale che mi restava, pregando affinché fosse sufficiente. La scoccai, puntando dritto al suo cuore.
Di nuovo la luce inondò l’intera collina, colorandola di un vivace e brillante viola. Quando si fu consumata, un silenzio tombale cadde sulla radura.
Mi concentrai, ma non riuscii a percepire nessun’aura demoniaca oltre quella ibrida di InuYasha.
-Ce l’abbiamo fatta!- dichiarò, lasciandosi scivolare stancamente al suolo.
La felicità mi rese euforica, ma venne sostituita rapidamente dall’apprensione per le sorti del mio compagno.
Lasciai cadere l’arco e la faretra e mi avvicinai a lui.
-Stai bene?- domandai, esaminando la ferita.
Aveva smesso di sanguinare.
-Tsk, sono un mezzo demone, guarisco in fretta. Il tuo braccio, piuttosto, va medicato.-
Il  mio braccio..me ne ricordai solamente quando fu lui stesso a parlarmene. Tornai a guardare nei suoi occhi d’ambra e ci lessi apprensione.
Il suo gesto, per me significava più di mille parole. L’adrenalina della battaglia, mista al sentimento che provavo per lui, si fusero creando una serie di emozioni contrastanti in me.
-Grazie, InuYasha, ti devo la vita.- sussurrai.
-Feh, non potevo permettere che una ragazzina morisse sotto i miei occhi, mia madre probabilmente non avrebbe più smesso di rimproverarmi.- dichiarò, distogliendo lo sguardo ed arrossendo lievemente.
Sorrisi, piacevolmente sorpresa di conoscere un nuovo lato, timido e più vulnerabile, del suo carattere. Quei modi rudi, scorbutici e prepotenti che aveva sempre avuto nei miei confronti si erano pian piano mitigati, permettendomi di scoprire mille meravigliose sfaccettature della sua personalità.
In quel momento tutto l’amore che provavo per lui mi sembò incontenibile in un corpo come il mio fatto solo di carne ed ossa. Provai l’irresistibile tentazione di raccontargli tutto, di liberarmi di quel terribile peso sul cuore.
Naraku era stato sconfitto, lui sarebbe andato via e io non avevo più motivi per tacere, ingabbiando i miei sentimenti.
-InuYasha, c’è una cosa che io devo dirti..-
-Ti ascolto.-
Una sottile tensione si creò tra noi che nulla aveva a che fare con quella passionale che ogni volta ci coglieva. Era qualcosa di più profondo, tangibile e pericoloso.
-Io devo dirti una cosa..io..io.- non feci in tempo a trovare il coraggio per ultimare la mia frase.
Mi sentii sollevare ed abbracciare da un’infinità di persone diverse. Tutti i paesani, essendosi accorti della vittoria, avevano abbandonato i loro rifugi con l’intenzione di far festa.
Ma dov’era stata sinora tutta quella gente?
Le urla di vittoria e i festeggiamenti si placarono in un rispettoso silenzio non appena fecero la loro comparsa gli anziani del villaggio.
InuYasha indurì lo sguardo, apertamente ostile, affiancandomi.
Tutti i presenti, fatta eccezione per il mezzo demone, si inchinarono ossequiosamente.
-Sacerdotessa, hai svolto bene il tuo compito.- mi sussurrò uno di loro.
-Vi ringrazio.- replicai.
-La tua vittoria perdona il crimine di cui ti sei macchiata eliminando la sfera dei quattro spiriti senza il nostro saggio verdetto.-
Serrai gli occhi, infastidita. Prima del mio viaggio nell’epoca moderna ero stata animata dalla convinzione che tutte le decisioni prese dal consiglio del villaggio fossero sagge, rispettabili e incontrastabili, ma la permanenza in un’epoca diversa aveva liberato la mia mente da quel retaggio culturale.
Mi stavano lodando  per una cosa che io avevo fatto, come se rischiare la mia vita fosse stata una cosa a loro dovuta.
Mi indispettii, ma decisi di tenere a freno la lingua..ero stanca delle guerre, volevo solo un po’ di pace.
-Distruggere quel gioiello è stata l’unica decisione saggia che potesse essere presa. Quella gemma era portatrice di sventura.-
Tutti trattennero il respiro, di fronte alla mia insolenza.
InuYasha mi si fece più vicino, forse nell’intenzione di offrirmi sostegno e protezione.
-Sacerdotessa, capisco che l’enfasi della battaglia ti scorre ancora nelle vene, portandoti a dire cose che altrimenti non diresti. Dato il grande risultato ottenuto oggi farò finta di non aver udito le tue parole irriverenti.
Ora, dal momento che hai dimostrato il tuo valore, è giunto il momento di ricompensarti. Appartieni a questo villaggio, dal momento in cui il tuo rispettabile padre decise di affidarti a noi affinché la tua grande forza ci proteggesse tutti. Abbiamo deciso che resterai qui, che continuerai a vegliare su di noi e ti onoreremo dandoti in moglie ad uno degli uomini più rispettabili del paese.-
Si voltarono a fissare Toru.
-Nobile Toru, la sacerdotessa ha dimostrato il suo valore. È una donna degna di diventare la vostra sposa.-
Lui mi fissò, regalandomi un sorriso.
Diventare la sua sposa? No, non era quello che volevo.
Mi stavano privando nuovamente della possibilità di scelta.
Perché non era quello che volevo? Era ciò che avevo sempre desiderato.
Confusa dai miei stessi pensieri, lasciai che quegli sconosciuti continuassero a dipingere quella che sarebbe stata la mia vita davanti ai miei stessi occhi.
-Sarò felice di prendere come mia moglie la salvatrice di questo villaggio. Kagome, ti concedo questo onore.- mi sussurrò, aspettandosi forse da me gratitudine.
Avevo appena salvato la vita a decine di innocenti e ora loro stavano cercando di compromettere la mia?
Mi voltai a fissare InuYasha, ma il suo volto era impassibile.
Volevo protestare, dire qualcosa, ma fui sorpresa quando Toru mi avvolse la vita con un braccio, attirandomi a sé.
-La decisione è presa, tra qualche giorno sarai ufficialmente mia moglie.-



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve people, questa volta sono riuscita ad aggiornare prima :D Vi chiedo perdono se il capitolo fa schifo, ma le scene di lotta non sono proprio fatte per me xD
Ringrazio infinitamente tutti voi che leggete :) Ci avviniamo alla fine e le cose si complicano se vi va, mi farebbe piacere conoscere il vostro parere :)
Baci

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Capitolo 9
*** Sfortuna o destino? ***


Il silenzio, solo a ciò riuscivo a pensare.
Altri, sconosciuti, avevano deciso della mia vita e io li avevo lasciati fare, chiudendomi in uno stupido mutismo.
Avevo avvertito la voglia di urlare, di ribellarmi, ma avevo taciuto e chinato il capo.
Naraku era stato sconfitto, InuYasha sarebbe tornato nella sua epoca e avrebbe impiegato poco a dimenticarmi..era stata forse questa consapevolezza a farmi cedere?
 Da bambina avevo sempre immaginato con Toru il mio futuro..ero diventata forse troppo pretenziosa e presuntuosa da non riuscire più ad apprezzare le fortune che mi capitavano?
No, la verità era un’altra e io l’avevo accettata in tutta la sua cruda e dolorosa realtà, per questo faticavo a cedere di fronte a ciò che stava accadendo. Amavo InuYasha, incondizionatamente, e al mio fianco non volevo nessuno se non lui.
I miei desideri, però, si erano scontrati con una realtà sociale ben diversa, ed io, stupidamente, mi ero arresa al destino.
Erano trascorsi tre giorni dall’annuncio del mio “fidanzamento” con Toru, ma per me il sorgere del sole e il suo tramontare avevano perso ogni importanza.
Ero stata costretta a fare i conti con me stessa, con la rabbia, la delusione, la rassegnazione e il dolore..e per finire anche con il comportamento insolito, instabile e inspiegabile dell’uomo che amavo.
Avevo avuto, per fortuna, poco tempo da trascorrere con il mio promesso sposo. Le altre donne avevano occupato le mie giornate con asfissianti discussioni sui preparativi per la cerimonia imminente e ad ogni loro parola sulle lanterne da accendere o sul kimono da indossare mi era sembrato di uccidere sempre un po’ più me stessa.
Il mio mezzo demone non aveva mai voluto affrontare l’argomento. Forse per lui tutto ciò che mi stava accadendo non aveva alcun senso, ma come spiegare allora il suo malumore?
Le battute provocatrici, le parole smorzate o pronunciate a metà, quasi a volermi rinfacciare una decisione che non era stata mia, mi avevano confusa.
-Venerabile sacerdotessa, se siete pronta dovremmo andare. Staranno sicuramente attendendo il vostro arrivo.-
Fu una voce mite a risvegliarmi dai miei pensieri. Solo quando riaprii gli occhi ripresi il contatto con la realtà.
La stretta camera che mi ospitava era quella di una delle numerose figlie del capo villaggio. Le donne presenti avevano avuto l’incarico di prepararmi per l’importante festa che era stata organizzata in onore mio e di Toru. Tra due giorni sarei andata in sposa ad un uomo che avevo scoperto non conoscere e quasi odiare per i modi prevaricatori e autoritari.
Mi alzai, tentando di non calpestare gli orli dell’elegante kimono che le donne avevano scelto per me.
Avevano passato ore ad acconciarmi i capelli e ad agghindarmi, ma del risultato finale mi importava ben poco. Non avevo nessun interesse ad apparire attraente o desiderabile agli occhi di Toru.
 Non sarebbe mai riuscito a suscitare in me qualcosa di paragonabile a ciò che provavo per InuYasha.
-Siete molto bella, fate onore al vostro promesso sposo.- mi sussurrò la moglie del capo villaggio.
Mi sforzai di sorridere, per non sembrare maleducata.
-È merito vostro e delle vostre figlie.- dichiarai.
Ci avviamo all’uscita, seguite da un lungo corteo di figure femminili.
-Questo è un matrimonio importante. Non capita tutti i giorni che una potente sacerdotessa e un uomo della levatura del nobile Toru si sposino. Sappiate essere una buona moglie e avrete un matrimonio felice. Il vostro sposo è un uomo paziente ed è dovere di ogni donna sforzarsi in ogni modo per compiacere il proprio marito.- mormorò in tono confidenziale.
Stava tentando di darmi dei consigli? Perché le sue parole mi stavano solo terribilmente irritando.
Me ne sarei dovuta stare buona e soddisfarlo? E alla mia di felicità chi ci avrebbe pensato?
Preferii la via del silenzio, non sicura di riuscire a controllarmi.
Quando la stuoia che permetteva l’accesso venne scostata, nonostante il mio cupo malumore, fu difficile riuscire a dissimulare la sorpresa e l’ammirazione.
L’intero villaggio era illuminato da decine di lanterne, penzolanti dai rami dei folti alberi. La notte era calata, ma un grande falò, acceso al limitare della foresta, colorava tutto d’arancio, mentre la luce lunare frastagliava i confini irregolari delle capanne regalando al piccolo borgo un’aria mistica.
Il terreno arido, testimone del mio scontro con Naraku, era occupato da lunghe file di tavoli, colmi di diverse leccornie. I miei compaesani erano vestiti a festa e l’aria vibrava di felicità e spensieratezza.
Una leggera sinfonia, frutto di coordinati ed armonizzati tamburi, rendeva il tutto ancor più ascetico.
-Questo è per onorare il vostro matrimonio, sacerdotessa.- mi sussurrò il capo villaggio, accogliendomi.
-Vi ringrazio.-
Negli ultimi giorni avevo pronunciato spesso quelle parole. Erano l’unica risposta che riuscivo a dare a chi, felice, mi faceva i migliori auguri e a chi si complimentava con me per una notizia che di lieto non aveva assolutamente nulla.
Lo scrupoloso lavoro svolto dalle donne del villaggio non riuscì a migliorare il mio umore.
Toru era comparso al mio fianco all’improvviso e non mi aveva lasciata più. Aveva passato il tempo a discorrere con questo o con quel paesano, senza mai rivolgermi una parola.
Fu probabilmente il mio sospiro ad attirare la sua attenzione.
-Vi state annoiando, Kagome?- mi domandò.
-Perché mi dai del voi? Ci conosciamo da quando eravamo bambini e tranne quando eravamo in pubblico non abbiamo mai rispettato queste stupide formalità.-
I lineamenti del suo viso si indurirono, donandogli un’aria troppo severa ed austera per la sua giovane età.
-Kagome, questa domanda da parte vostra mi sorprende. Avete detto bene, allora eravamo bambini, ma adesso non lo siamo più.-
-Ma tra due giorni saremo marito e moglie.- gli ricordai, per quanto l’idea mi seccasse.
-Questo non cambia nulla. Mi aspetto rispetto ed ubbidienza da parte vostra, non memorie sui tempi passati e sconvenienti confidenze. Non so quali strane abitudini avessero nell’epoca moderna, ma voi siete molto cambiata. Sarete una moglie docile, attenta ai miei bisogni e alle mie richieste. Svolgerete le vostre incombenze in qualità di sacerdotessa del villaggio, vi occuperete della tenuta della nostra casa e non vi impiccerete in faccende che non vi riguardano. Mi onorerete con un comportamento pudico ed ossequioso e mi aspetto da voi la devozione che ogni donna deve al proprio uomo.- dichiarò.
Spalancai la bocca, piccata e sconvolta.
Chi era quell’uomo? Un tempo avevo sognato Toru al mio fianco perchè attratta dai suoi modi gentili e rispettosi. Mi ero spesso ripetuta che il bambino vispo con cui avevo giocato tante volte non sarebbe mai diventato come quegli uomini che neanche avevano considerazione per le proprie mogli, ma mi ero sbagliata. La persona  che mi stava di fronte era l’incarnazione dei miei peggiori incubi.
Mi alzai e tentai di allontanarmi, ma una presa ferrea me lo impedì.
-Dove state andando? La cena non è finita e dovrete restare al mio fianco fino a quel momento. Quando sarà giunta l’ora vi scorterò io stesso alla casa del capo villaggio che si è gentilmente offerto di ospitarvi fino alle nozze.-
-E questo chi l’ha deciso?-
-Ovviamente io.-
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Con un gesto stizzito lo scostai da me.
-Non sono ancora vostra moglie e non prendo ordini da nessuno.- chiarii, prima di allontanarmi,ignorando gli sguardi dei curiosi.
Mi inoltrai nella foresta, desiderosa di un po’ di tranquillità.
Per tutta la serata avevo cercato tra la folla quei rari occhi d’ambra, ma senza mai trovarli.
Che fine aveva fatto InuYasha? Sentivo il bruciante desiderio di abbracciarlo.
Avvertivo male dentro, stavo cadendo a pezzi e solo lui in quel momento poteva salvarmi.
Il timore che se ne fosse andato senza dirmi nulla mi colse impreparata.
Se davvero quella era stata la sua scelta io non l’avrei mai più rivisto, non avrei mai più potuto sentire il suo profumo e il sapore delle sue labbra.
Senza quasi rendermene conto mi ritrovai a correre nella foresta, urlando disperatamente il suo nome.
Il pensiero di dover rinunciare a lui per sempre era troppo straziante.
-Vuoi smetterla di urlare come una pazza? Crederanno che qualche demone ti abbia attaccato.-
Comparve dal nulla, donando aria ai miei polmoni affaticati e speranza al mio cuore.
Rimasi immobile a fissarlo, a bearmi di quella vista.
Possibile che il pensiero di non vederlo mai più mi avesse causato un tale scombussolamento emotivo? La sua assenza mi lacerava dentro, rendendomi impossibile vivere.
Che sapore avrebbero avuto le mie giornate quando lui sarebbe andato via? La monotonia e la tristezza avrebbero ingrigito nuovamente la mia vita e io avrei perso tutto.
Singhiozzai, in una reazione incontrollata.
-Fhè! Allora vuoi dirmi qualcosa, Kagome? Te ne stai lì a piangere senza motivo. Ti aggiri per la foresta invocando il mio nome e quando mi trovi resti a fissarmi in silenzio?
Non dovresti essere alla festa che hanno organizzato per te e tuo marito?-
Sputò quelle parole con un tono colmo di disgusto e rabbia, ma non vi badai.
Mi slanciai verso di lui, rischiando quasi di cadere per il contraccolpo col suo corpo. Le sue braccia mi avvolsero la vita, per sostenermi, e io mi sentii a casa.
-Ehi, ma cosa..-
Non riuscì a dire altro perché i miei singhiozzi coprirono la sua voce. Mi strinsi ancor di più contro il suo petto, desiderosa di protezione.
-Cos’è successo? Perché sei così sconvolta?- mi domandò, obbligandomi a sollevare il volto.
L’ambra dei suoi occhi era calda, rassicurante, accogliente.
-Sei così bello..- sussurrai, ignorando l’imbarazzo.
Sollevò un sopracciglio, sorpreso, ma non disse nulla.
Portai la mia mano a percorrere i lineamenti decisi ed attraenti del suo viso, in un gesto delicato.
InuYasha era tutto ciò che volevo e tutto ciò che non potevo avere.
Una nuova ondata di dolore mi investì in pieno, mozzandomi il respiro.
-Kagome..- sussurrò, evidentemente confuso dal mio comportamento.
-Non chiedermi niente, InuYasha, ti prego. In questo momento ho solo bisogno di te. Amami e lascia che io ti ami come solo con te posso fare.-
Restò qualche altro secondo a fissarmi e fui allora io a cercare le sue labbra. Le feci combaciare con le mie, prima dolcemente, poi pretendendo di più.
Adoravo il suo sapore, il gioco di seduzione che le nostre lingue intraprendevano ogni volta che si scontravano.
 Le sue mani strinsero i miei fianchi, possessive, mentre la sua bocca, bramosa, scese verso il mio collo.
-Questa potrebbe essere l’ultima volta che ti bacio.- mugugnai.
La sua risposta alle mie parole fu fisica più che verbale. Ringhiò, aumentò la stretta sulla mia vita e tornò a baciarmi. La sua bocca si scontrò con la mia in modo feroce, quasi brutale, ed era un rimedio maledettamente efficace per ignorare la disperazione che sentivo dentro.
Lo aiutai a sbarazzarsi della maglietta e dei jeans. Il mio kimono, sgualcito, raggiunse velocemente i suoi abiti e l’obi tranciato di netto dai suoi artigli.
Mi adagiò sull’erba fredda e impegnò le mie labbra in un nuovo bacio, meno irruento. Le sue mani corsero a circondare il mio seno, mentre le mie già stringevano i suoi capelli in una presa spasmodica.
Disegnò più volte con la lingua l’incavo tra il collo e la spalla, rendendo il mio corpo schiavo delle sue carezze.
-Non riuscirà mai a darti ciò che ti ho dato io.- mugugnò, quasi incomprensibilmente, scendendo a giocare con la mia femminilità.
Gemetti, estasiata da quelle sensazioni, ma compresi fino in fondo il significato delle sue parole.
La sua bocca stuzzicò i capezzoli già turgidi, prima di scendere verso il mio ventre. Depositò baci leziosi intorno all’ombelico, godendo nel vedere i muscoli contratti in attesa delle sue carezze.
Scese ancora di più, fino alla parte più intima di me.
Lasciò un bacio nell’interno coscia, facendomi sussultare per la sorpresa.
-Qualsiasi cosa farà, con lui sarà diverso. Le sue carezze non avranno lo stesso sapore. Il tuo corpo mi apparterrà sempre, tu mi appartieni. Sposalo, ma non potrai mai dimenticare quello che c’è stato.- dichiarò.
Tentai di rispondere, ma una nuova scarica di piacere me lo impedii. L’estasi delle sue carezze quella notte si stava mischiando con qualcosa di più forte, più viscerale.
Si posizionò meglio tra le mie gambe, entrando in me con una spinta decisa.
La rabbia, il piacere, il dolore si fusero diventando un’unica cosa. Le spinte cadenzate tentavano di colmare quel caos che probabilmente scuoteva entrambi interiormente. La passione mista all’angoscia rendeva i nostri movimenti febbrili.
Con un colpo di reni ribaltò le posizioni, portandomi a sedere sul suo bacino. Sospirai di pura beatitudine.
Portò le mani sui miei fianchi, regolando il ritmo dei miei movimenti. Ero impaziente di farlo ancora più mio, ma mi impose un ritmo più lento, gentile.
-Odio sapere che ti toccherà.- sibilò.
Mi stava rinfacciando scelte di cui non avevo colpa. Faceva male l’intensità dei miei sentimenti, forse anche lui avvertiva un po’ di quella pena? Cosa provava per me?
Aumentai la cadenza dei miei movimenti quando la smania che avvertivo al basso ventre si fece incontrollata.
Cominciai a tremare, sapevo che il culmine era vicino, ma non mi aspettavo il suo gesto.
Si sollevò a sedere,mi strinse maggiormente a sé e mi baciò proprio nel momento in cui i nostri corpi raggiunsero l’agognato piacere. Fu un bacio tenero che ci tenne uniti fino a quando il mondo non smise di girarci intorno.
-InuYasha.- invocai il suo nome.
Lo stavo inconsapevolmente pregando di non lasciarmi andare. Mi fissò negli occhi e fu sul punto di dire qualcosa, ma un rumore sospetto fece sobbalzare entrambi.
Mi staccò da sé velocemente e mi coprii interamente col suo corpo, offrendomi totale protezione.
Le fronde dei cespugli vennero spostate e non potei fare a meno di tremare alla vista dell’ultimo arrivato.
-I..io non posso crederci. Cosa sta succedendo qui?-
-I…io..-balbettai.
Annaspai in cerca d’aria e coraggio.
-Posso spiegarti, Toru.-




NOTE DELL'AUTRICE: 
Buonasera gente ^^
Voglio ringraziare tutti i coraggiosi che sono arrivati fin qui. Questo capitolo è stato una spina nel fianco..è pronto da un pò, ma non mi convinceva. il risultato finale continua a non soddisfarmi, ma lascio a voi ogni giudizio. Che dire? Succede tutto e niente, è un capitolo di passaggio, ma che segna un punto di svolta. Toru ha scoperto i due amanti, cosa succederà ora? A proposito di Toru, simpatico il tipo, eh? Sarei felice di conoscere il vostro punto di vista :)
Ormai manca poco: due, o al massimo tre capitoli, e anche questa storia vedrà la parola fine xD
Vabbè, non vi annoio più..il solito grazie a tutti voi che mi seguite.
Baci

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Capitolo 10
*** Fuga dal passato ***


Riconobbi perfettamente l'odore del legno marcio tipico di quel luogo.
I polsi legati non mi lasciavano un'ampia possibilità di movimento, costringendomi a scomode posizioni.
Mi avevano chiuso nella vecchia catapecchia, un tempo usata per la conserva del grano.
Il tetto bucato lasciava filtrare la pioggia, la stuoia consumata non bloccava il vento, ma l'unica cosa che realmente mi intimoriva era lo squittio sempre più ravvicinato dei topi.
Potevo aver affrontato nemici ben più terrificanti, ma nulla mi spaventava più di quegli animali.
Le ore della notte scorrevano, implacabili, e il mio destino era indissolubilmente legato al mattino che non a lungo sarebbe giunto.
-Toru, posso spiegare.-
Proprio quelle parole avevo pronunciato..forse le più inopportune e banali, ma le prime a passarmi per la testa.
Cosa avrei mai potuto spiegargli, poi?
La situazione sarebbe stata chiara anche per il più sciocco degli uomini e lui non aveva mai peccato di intelletto.
I miei sentimenti, quelli forse sarebbero potuti essere una valida motivazione, ma mai li avrebbe compresi o eletti a giustificazione.
Per lui ero solo una peccatrice, una meretrice, e non si era fatto scrupoli a dirmelo.
Chissà come ero apparsa ai suoi occhi: quasi un animale, intenta a soddisfare, di nascosto, nel bosco, uno sconveniente e lussurioso desiderio, mentre gli onesti uomini del villaggio erano impegnati a festeggiare un matrimonio che mai sarebbe stato celebrato.
Ero rimasta in silenzio, affrettandomi solo per recuperare i miei abiti.
Senza clemenza alcuna, ero stata trascinata nel mezzo del paese, umiliata pubblicamente, affinché a tutti fosse resa nota la mia colpa.
Gli insulti non erano mancati, ma nemmeno allora ero riuscita a sentirmi colpevole:avevo solo seguito il mio cuore.
Probabilmente sarei stata giustiziata immediatamente se alcuni popolani non avessero invocato clemenza, in virtù delle buone opere prestate.
I capi del villaggio mi avevano concesso una notte per meditare..sapevo che il loro era solo un modo per prolungare la mia agonia.
La loro decisione l’avevano già presa:sarei morta per espiare il mio peccato.
La vita mi scivolava via, di minuto in minuto, ma stranamente non avevo paura, non nel senso più comune del termine.
Erano altre le domande che mi assillavano e mi rendevano inquieta.
Anche in punto di morte i miei pensieri non facevano che affollarsi in un’ unica direzione:Inuyasha.
Il suo comportamento mi aveva sorpreso e, inutile negarlo, delusa e ferita.
Si era rivestito, per nulla a disagio.
Non aveva proferito parola, il suo era stato un silenzio assoluto.
I capi del villaggio, per mia somma felicità, non l'avevano additato come colpevole.
Lo temevano e avevano preferito far finta di non vedere.
L'enorme peccato del quale mi accusavano l'avevo compiuto interamente da sola.
Non aveva provato in nessun modo a difendermi, nemmeno quando la mia vita era stata in evidente pericolo.
Contavo davvero così poco per lui?
Mi ero illusa con le mie stesse parole e pensieri, non potevo colpevolizzare lui.
Ad interrompere lo scorrere dei miei pensieri fu un rumore proveniente dall'uscio.
La notte buia non mi consentì di vedere chi fosse entrato, ma il mio cuore aumentò i battiti nella speranza che s trattasse del protagonista dei miei pensieri.
Un flebile e misero raggio di luna rischiarò in parte il volto avvenente dell'ultimo arrivato, lasciandomi spiazzata e delusa.
-Toru.- sussurrai.
Mi studiò, con volto contratto in una smorfia di disgusto.
-Non parlare, o potrei non controllare le mie azioni.-
Qual era lo scopo della sua venuta? Beffeggiarmi? Insultarmi ed offendersi?
Forse ne aveva ogni diritto..
-Guardati: il trucco sbavato, i vestiti sgualciti, costretta immobile su un pavimento ammuffito, circondata dai topi. Chi si aspettava saresti finita ridotta in questo modo, grande sacerdotessa?
Avresti potuto avere tutto:una casa confortevole, un'ottima posizione, una famiglia, ma tu hai preferito compromettenti con un mezzo demone. Perché? Non riuscirò mai a capirlo, quindi, ti prego, spiegamelo.-
La sua voce era atona, senza fini accusatori.
Davvero stava aspettando una mia risposta?
Cosa avrei dovuto dirgli?
-La Kagome che io conoscevo non si sarebbe mai comportata in questo modo, quindi dimmi cosa le è accaduto. Chi sei tu, che le assomigli tanto solo nell'aspetto?-  aggiunse, forse proprio per invogliarmi a parlare.
Deglutii, prima di prendere parola.
-La Kagome che tu ricordi non esiste più, forse non è mai realmente esistita. Prima di finire nell'epoca futura non ero una donna, ma solo una sacerdotessa.
Mi nutrivo, camminavo, sorridevo e lottavo, ma il mio spirito si sostentava solo di incarichi e doveri. Non conoscevo le emozioni, fin quando non ho cominciato a vivere.-
Mi bloccai, quando lo vidi avvicinarsi a me con sguardo furioso.
-Vuoi dire che ti sei sentita viva grazie al piacere dell'unione carnale? Se era questo che cercavi, avrei potuto dartelo benissimo io all'indomani del matrimonio-
-No, non era solo a quello che mi riferivo. Lì ho conosciuto il valore della famiglia, l'amicizia e la gioia. Questi sentimenti hanno sciolto tutto il gelo che avevo dentro, Toru.
Quando sono giunta nel futuro, credevo di essere innamorata di te.
Ti sembrerà assurdo, ma erano stati proprio il desiderio assoluto di compiacerti e la speranza che tu ti accorgessi di me, a spingermi nel letto di Inuyasha.- ammisi.
-Lui ha preso quello che sarebbe spettato solo a me. Il nostro futuro era già stato scritto.- sibilò, ad un palmo dal mio viso.
-Se è al mio corpo che ti riferisci, forse posso darti ragione. Secondo le usanze del nostro tempo, se fossi divenuta tua moglie, sarebbe stato un tuo diritto deflorarmi, ma sono sicura che non avrei potuto darti altro. Forse l'obbedienza e la sottomissione che tu tanto cerchi, ma non il mio amore, non la mia anima.-
-Mi stai dicendo che ti sei innamorata di quel mezzo demone?-
-Se così non fosse, ora non ci troveremmo qui, non avresti mai assistito a quella scena stanotte.
La passione che ci ha uniti per me non è mai stata un valido motivo, solo una scusa con me stessa. Ho bendato il mio cuore, ottenendo l'unico risultato di ingannarmi per molto tempo. L’ho amato ancora prima di ammetterlo a me stessa.-
-Eppure lui non ti ha difesa, nonostante i sentimenti che senza vergogna affermi di provare.-mi fece notare.
-Nell'epoca futura le cose sono diverse, io per Inuyasha non conto nulla. Sono stata solo un passatempo.-
-Che beffardo il destino.- sogghignò, con aria tronfia.
Quella,ai suoi occhi, doveva essere una giusta punizione.
-Neanche di fronte a questa verità mi pento. I miei sentimenti erano puri, sinceri- confessai.
Restó in silenzio a fissarmi, per innumerevoli minuti.
Chissà quanto intenso era il disgusto che in quell'istante provava per me.
Probabilmente mi odiava e, nonostante tutto, quella consapevolezza faceva male.
Sospirò e in un istante il suo viso muto.
I suoi tratti persero austerità, addolcendosi.
I suoi occhi, per un solo istante, mi parvero colmi di dolore.
-Giuro che ho provato in tutti i modi a comprenderti, ma non ci riesco. Siamo cresciuti insieme e, se me ne avessi dato il tempo, anche io forse avrei saputo renderti felice.
Hai rovinato tutto per un uomo, se tale posso definirlo, che nemmeno ti vuole nella propria vita.
Cosa dovrei farne di te?-
-Non spetta a te la decisione sul mio destino.-
-Sciocca, gli anziani ti uccideranno. Ti temono, sei divenuta una variante ingestibile e incontrollabile per loro. I tuoi modi ribelli, i tuoi pensieri sovversivi e le strane concezioni che hai portato con te dall'epoca futura minano il loro potere.-
-La mia sorte è già decisa.- replicai.
Ignorò totalmente le mie parole
-Non posso sposarti, ne andrebbe del nome e dell'immagine del mio casato. Non ti sposerei mai, conoscendo i tuoi pensieri.-
-Ma di cosa stai parlando?- chiesi, totalmente spiazzata.
-Potremmo fuggire, abbandonare il villaggio. Dopo un po’ smetterebbero di cercarci, ma questo non risolverebbe le cose tra noi. 
Oppure potrei nasconderti e fare di te la mia amante, ma sono sicuro che tu non accetteresti quest'ipotesi.-
-Di cosa stai parlando?- chiesi ancora, perplessa.
Estrasse dalla parte superiore del suo abito un corto ed affilato coltello, facendomi rabbrividire.
Con maestria tagliò le corde che mi bloccavano le mani e i piedi, lasciandomi disorientata.
Quali erano le sue intenzioni?
-Se resti qui non avrai scampo. L'alba è vicina, quindi affrettati.-mi ordinò,  senza staccare gli occhi dai miei.
Restai immobile, incapace di muovermi o proferire parole.
Era una trappola? Perché mi stava lasciando andare?
-Devi attraversare di nuovo il pozzo, è l'unica possibilità che avrai di essere realmente al sicuro. Nessuno oserà venire a cercarti lì.-
-Perché lo stai facendo?- trovai la forza di chiedere.
Il suo sguardo tornò duro. Mosse qualche passo verso l'uscita della capanna.
-Non lo faccio per te, ma per la Kagome che conoscevo, quella di cui un tempo credevo di essere innamorato.- mormorò.
-L'alba è imminente, non hai molto tempo.- dichiarò, sollevando la stuoia, pronto ad uscire.
-Aspetta!- lo richiamai.
Avrei voluto dirgli mille cose, ma ancora una volta scelsi la più banale.
-Grazie Toru.-
-Sbrigati, se dovessero mai prenderti non ammetterei mai il mio coinvolgimento. Come ti ho già detto non è per te che lo faccio.-
Si voltò a fissarmi con espressione divertita.
-Ah, un'ultima cosa, non è stato un caso che io vi abbia trovato. Il tuo mezzo demone ha fatto in modo che una contadina mi conducesse proprio lì. Lui voleva che io vi scoprissi.- proferì, uscendo definitivamente dalla capanna e dalla mia vita.
Le sue parole mi lasciarono spiazzata, più di quanto aveva fatto il suo gesto.
L'alba era sempre più imminente e io avevo poco tempo.
Con la mente in subbuglio,mi avviai verso il pozzo. Dovevo mettermi in salvo, a tutto il resto avrei pensato poi, a mente fredda.
Vagai per la foresta e riuscii a raggiungere il vecchio pozzo proprio mentre il sole nasceva ad est, colorando il mondo di rosso.
Notte e giorno ancora lottavano quando avvertii la sua presenza alle mie spalle.
-Sei qui, ero venuto a cercarti alla capanna.-
Un sentimento di rabbia assurda mi accecò.
-Davvero? Volevi consegnarmi tu stesso agli anziani? Oppure era tua intenzione uccidermi con le tue stesse mani?-
-Che cosa? Di che parli?-
-Tu, sei stato davvero tu?- trovai il coraggio di chiedere.
Non poteva essere, era tutto troppo irreale.
Sogghignò. Non stava negando..
-E così quell'invertebrato l'ha capito. Devo ammettere di averlo sottovalutato.-
Le sue parole, quelle sì, che facevano più male di una sentenza di morte.
Lui mi voleva morta..



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve people :D
Siamo alla fine, il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Mi spiace per il tempo impiegato per aggiornare, mi spiace se il capitolo è breve e un po' scialbo, ma di meglio non sono proprio riuscita a fare.
Toru è uscito di scena, posso ufficialmente dirvi che non lo rivedremo più..riguardo ad InuYasha, invece, chi se lo sarebbe aspettato un gesto del genere da parte sua?!
E' minimo il tempo e lo spazio che ho dedicato a loro, perchè tutto verrà ampliato e studiato nel prossimo capitolo. Cosa avrà spinto InuYasha ad un simile gesto? E Kagome saprà perdonarlo? Tornerà con lui nel futuro?
Se vi va, sarei felicissima di conoscere il vostro parere :D
Vi lascio il link del gruppo per chi avesse voglia di aggiungersi a noi: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci :D

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Capitolo 11
*** Punto di partenza ***


[CINQUE MESI PRIMA]

Il pozzo ci lasciò passare, permettendo il nostro ritorno nel futuro.
Fu naturale guardare in basso, verso il fondo, e una strana sensazione mi contrasse lo stomaco.
Quella in cui ero nata non era stata un'epoca felice, ma mi era stata strappata. Mi trovavo in un'era che mi aveva accolta nel migliore dei modi, che mi aveva insegnato tanto, ma ero sola, più di quanto lo fossi mai stata.
Mi voltai, non realmente pronta ad incontrare il volto dell'uomo di cui ingenuamente mi ero innamorata e che mi aveva ricambiato condannandomi a morte.
Avrei voluto dirgli tante cose, urlargli contro la mia rabbia, la mia delusione e il mio risentimento, ma dalle mie labbra semi-dischiuse fuoriuscì solo un gemito strozzato.
-Kagome..-cominciò.
La sua voce sicura, priva di incertezza o rimorso, fece scattare qualcosa in me.
Le mie viscere si liberarono, in parte, di quella morsa dolorosa, permettendo al fiato di uscire.
-Perchè mi odi così tanto?-
-Io non ti odio affatto.- dichiarò, sicuro.
-Davvero? Eppure, se non fosse stato per Toru,a quest'ora sarei morta, a causa tua.-
Ghignò,causando un aumento della mia collera.
-E' questo ciò che ti ha raccontato quel damerino? Tsk, ovviamente gli hai creduto senza esitazione. Ti sei calata perfettamente nella parte della mogliettina umile e sottomessa.- sbottò.
Spalancai la bocca, del tutto incredula.
Avevo rischiato la vita a causa sua e lui mi stava accusando di qualcosa..neanche mi fu ben chiaro di cosa.
-Spero tu stia scherzando! È solo grazie a Toru se sono ancora viva, è grazie all'uomo che ho tradito se ancora respiro. Perchè l'hai fatto?Perchè accidenti sai solo farmi del male?-
Scattò in avanti, arpionandomi le spalle in una presa decisa.
Tentai di divincolarmi, di allontanarlo da me, ma non ne avevo le forze.I suoi occhi, risoluti, duri, si scontrarono con i miei.
La pioggia che ci infradiciava i vestiti offrì un'ottima copertura alle mie lacrime.
-Non hai capito nulla, come al solito. L'uomo che eri tanto impaziente di sposare progettava di sbarazzarsi di te. La donna che gli ha riferito di noi, aspetta un bambino da quel bastardo. Saresti morta presto, o se fossi stata più fortunata, ti saresti trovata a convivere con l'amante del tuo amato maritino sotto il tuo stesso tetto, in un' epoca che ti sta stretta.-
-Non è vero, non è possibile.- negai.
-Non starò qui a tentare di spiegarti e convincerti, perché non ne ho voglia e perché non mi ascolteresti. Se l'ho fatto, è stato anche per te. Non facevi altro che ciarlare di senso del dovere, senza davvero renderti conto di ciò che stavi per fare. La Kagome della quale tutti attendevano il ritorno, non eri più tu. Sei cambiata e quella non era più l'epoca giusta per te, Toru non era l'uomo adatto a te!- ringhiò.
-E hai cercato di farmelo comprendere facendomi condannare a morte?-strillai.
-Sì, probabilmente avrei preferito vederti morta, piuttosto che infelice con lui.- sbottò.
Le sue parole mi ferirono, più di un pugno allo stomaco.
Avvertii le forze abbandonarmi. Ero sfinita, psicologicamente più che fisicamente.
-Non sono morta, ma non mi resta più nulla.- mormorai.
Si voltò, deciso ad allontanarsi.
-Quando sarai pronta a sentire il resto,quando sarai pronta ad ammettere a te stessa che la morte sarebbe stata meglio del destino che ti eri scelta,allora, forse, potrai capire davvero.- sussurrò, laconico, lasciandomi da sola.


 


 

Il trillo acuto della sveglia mi fa sobbalzare, interrompendo il mio sogno.
Sono cinque mesi che di notte rivivo quel momento, l'attimo in cui tutto è finito e tutto è cominciato.
La mia vita è molto cambiata durante questi centocinquanta giorni.
Ho avuto tempo di metabolizzare quanto mi è accaduto, di chiudere con il passato e di cercare di ricominciare.
Vivo ancora a Tokyo,ma ho cambiato scuola e ho preso un piccolo monolocale in cui abito da sola.
Ho trovato lavoro in un tempio di modeste dimensioni nei pressi della mia nuova casa e questo mi ha permesso di mantenere in vita quella parte di me che appartiene ad un passato non così lontano.
La vibrazione continua e tremendamente fastidiosa del mio cellulare, allontana maggiormente l'intontimento causato dal mattutino risveglio.
-Sango, che c'è?-
-Oggi è sabato, non c'è scuola e quindi non hai nessuna scusa per declinare il mio invito.-
Sorrido, divertita, dai modi spicci e autoritari della mia amica.
-Non ho nessuna intenzione di declinare il tuo invito; è un po' che non ci vediamo.-
-Ottimo! Ti invio dopo un messaggio con l'orario e il luogo.-dichiara, prima di riattaccare.
È infuriata con me, a causa del mio comportamento negli ultimi mesi. Ho allontanato tutti,avvertendo l'incessante e profondo bisogno di restare sola con quel che rimaneva di me. Ho dovuto ritrovare me stessa,cercando tra quei frammenti di vita, ricordi e personalità che erano appartenuti a due “Kagome” opposte e diverse, seppur complementari.
Infine, circa un mese fa, quando davvero ho creduto di essere pronta, ho deciso di rivedere InuYasha.
Il ricordo di quelle parole pronunciate quella sera mi aveva troppo turbato per poterle dimenticare.
Ciò che lui mi ha raccontato, coincide poco con la versione di Toru.
Sarebbe corso, davvero, anche lui a liberarmi? L'ha davvero fatto per non vedermi con Toru, per evitarmi un futuro infelice?
Non lo so, probabilmente non lo saprò mai.
Quel che so, con estrema sicurezza, è che i miei sentimenti per quell'idiota non sono mai svaniti.
Quando la rabbia e la delusione hanno cessato di accendere i miei pensieri, la malinconia e la nostalgia si sono fatte strada in me, corrodendomi nel profondo.
Ero, e sono, innamorata di un uomo egoista,prepotente, e che mi ha quasi uccisa per la sua incapacità di ammettere i suoi sentimenti.
-Mh, la smetti di agitarti come un cavallo, non riesco a chiudere occhio.- si lamenta, cingendomi la vita.
InuYasha è rientrato nella mia vita, o forse non ne è mai uscito.
Mi volto a fissarlo e so che ne è consapevole, nonostante le sue palpebre siano ancora calate.
-Che cosa provi per me, InuYasha?-
Spalanca gli occhi, studiandomi.
Rafforza la presa intorno ai miei fianchi, prima di parlare.
-Mi fai la stessa domanda tutte le mattine, come quel giorno che ti sei presentata a casa mia. Non sento le farfalle nello stomaco, non mi tremano né le gambe, né la voce. Non ti regalerò mai fiori e cioccolatini, scrivendoti sdolcinati bigliettini, perchè questo non sono io.
Non so se questo è amore,Kagome. So, però, che quando sono con te mi sento diverso, migliore, che non guardo più le altre e che quattro mesi senza di te sono stati difficili da affrontare. So che voglio viverti giorno per giorno e affrontare ciò che il destino ci riserva.- dichiara, sicuro.
Sorrido, accoccolandomi sul suo petto.
Non è la dichiarazione più bella del mondo, ma qualcosa di diverso non sarebbe da lui.
Non so se sia giusto, se sia un errore o altro.
Non so come andrà a finire, so che questo è il nostro inizio, il nostro punto di partenza.




NOTE DELL'AUTRICE:
Finalmente è finita *_* Scrivere l'epilogo di questa storia è stato un tormento,un continuo scrivere e cancellare. Il risultato finale non mi soddisfa per nulla, ma purtroppo di meglio non sono riuscita a fare.Il finale, ampiamente aperto, spero non scontenti nessuno :D
Se vi va sarei feliccisima di conoscere il vostro parere, nel frattempo ringrazio tutti voi che siete giunti fin qui. Chiunque ha aggiunto la storia tra le seguite/ ricordate/ preferite. Grazie davvero :D
Un bacio e a presto :D

 

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