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di TryingToBeDifferent
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitré ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo:
Elisa è una ragazza di 16 anni, molto timida, intelligente, chiusa e curiosa.
Ha i capelli lunghi marroni e gli occhi castani. Vive in un piccolo paese in provincia di Londra nella quale si è trasferita, per il lavoro del padre, nell'estate del 2014, qualche mese prima dell'inizio dell'anno scolastico. 
Conosce la lingua, perché era vissuta per sei anni, circa, in America ma non conosce nessuno dei suoi futuri compagni.
Ama leggere, scrivere e disegnare.
Il disegno è la sua più grande passione, perché, disegnando, riesce a esprimersi ed a lasciare da parte la timidezza e le insicurezze.

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


Tutti mi indicano e ridono. Sono confusa, cosa ho fatto? Mi guardo i vestiti cercando di capire perché tutti mi indicano e ridono. Sento gli occhi, bagnati di lacrime dovute al riso, di tutti gli studenti. I loro volti si sfumano, quasi scomparendo, strizzo gli occhi cercando di vedere meglio. Tutto intorno a me inizia a girare velocemente, la mia testa inizia a pulsare e, istintivamente, appoggio la mano destra sulla fronte sudata. Diventa tutto bianco. Apro gli occhi di colpo e al posto degli studenti vedo solo l'oscurità più totale della mia stanza. Noto che ho buttato a terra le lenzuola ed il copriletto. Le mie dita stanno stringendo forte il copri materasso così le rilasso. Appoggio la mano sulla sveglia e schiaccio un pulsante, per illuminare lo schermo della sveglia; guardo l'ora: 2.00 am. È presto. Tecnicamente dovevo svegliarmi per le sette e qualcosa per andare a scuola. Oggi sarebbe il primo giorno. Sbuffo e chiudo gli occhi cercando di addormentarmi. Nessun incubo dopo. Mi sveglio al suono 'soave' della mia sveglia. Mi stropiccio gli occhi e di una squassata ai capelli in disordine. Mi metto a sedere e cerco di convincermi ad alzarmi dal letto ma finisco per sdraiarmi di nuovo. Fisso il buio. Deciso di alzarmi e tiro su le persiano facendo entrare la debole luce del mattino. Trascino i piedi fino alla cucina, dove trovo una tavola apparecchiata con il caffè fumante e della frutta. Mi siedo e, pensierosa, metto lo zucchero nel caffè e mescolo con il cucchiaino. Inizio a sentire quella, solita, strana sensazione chiamata ansia. Inizio a farmi mille domande alla quale non so rispondere e aumenta la curiosità di scoprire com'è la scuola nuove e come sono gli studenti. 'Saranno come gli altri?' sussurro. Fermando un momento i miei tormenti, mi accorgo di un post-it sul tavolo vicino alla tazza di caffè. 'Io e papà siamo a lavoro, non aspettarci per pranzo. Mamma' recita il biglietto. 'Cosa cambia? Siete sempre fuori' borbotto improvvisamente triste e arrabbiata.

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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


Finisco velocemente la mia colazione controllando ogni minuto l'orologio. 
Mi alzo, stiro un po' i muscoli, prendo la tazza e la metto nel lavandino. 
Torno in camera mia, tolgo il mio adorato pigiama e lo lancio sul letto, poi indosso i vestiti che avevo scelto il giorno prima.
Mi guardo allo specchio e noto ogni mio piccolo difetto così, infastidita, smetto di guardarmi e mi allontano.
Metto un paio di calze e le vans grigio scuro.
Controllo un' altra volta i vestiti, assicurandomi che non abbiano macchie o che siano stropicciati o altro.
Mi avvicino un'altra volta allo specchio e mi guardo meglio.
Indosso una normale felpa larga grigio scura e dei jeans blu skinny.
'Non sto male' penso.
Do un'occhiata veloce all'orologio 7:25 am.
'Sono un orario, perfetto' dico tra me e me mentre vado in bagno.
Mi lavo accuratamente i denti e  inzio a truccarmi: metto rapidamente l'eye-liner, il mascara, un po' di BB cream e il mio amato bronzer, infine pettino i capelli.
'Sono presentabile' penso.
Torno in camera, guardo per la millesima volta l'orologio, prendo una borsa nera e ci metto il mio computer, un'agenda, un quaderno, l'astuccio e una pochette con dentro varie cose che potrebbero tornarmi utili: delle pastiglie per il mal di testa, mal di stomaco e alcune per la nausea, degli assorbenti, dei post-it e il mio portafortuna ovvero una pietra con inciso sopra il segno dello scorpione.
Afferro i manici della borsa, prendo le chiavi di casa ed esco.
Durante il cammino verso la scuola inizio a sentire l'ansia.
Sbuffo, alla vista del cancello della scuola che si avvicina.
Ci sono diversi gruppi di studenti davanti al cancello che chiacchierano vivacemente tra di loro.
Quando mi avvicino a loro sento gli occhi di alcuni studenti addosso.
Abbasso lo sguardo e continuo a camminare fino a quando non supero quei gruppetti.
Un uomo apre il cancello e vengo spinta dalla messa in avanti.
Sento che qualcuno mi spinge contro un ragazzo davanti a me, gli finisco addosso facendolo quasi cadere e cerco di scusarmi.
Si aprono le porte della scuola ed entro, sempre spinta da tutti gli studenti.
Vengo sbattuta contro degli armadietti e rimango lì finché non siano entrati tutti.
Si avvicina a me un ragazzo, alto, magro, con degli occhi verde smeraldo.
I capelli mori, lievemente spettinati, sono portati da un lato.
Noto che ha un piercing sul labbro e noto anche che è poco più grande di me avrà all'incirca diciassette o diciotto anni.
'Cosa ci fai davanti al mio armadietto? Sposati' Dice in tono aggressivo e mi spinge via.
Cerco di tenermi in equilibrio per evitare di cadere e fare una figuraccia.
Sento le guance avvampare, 'S-scusa' balbetto.
'Sparisci' dice,  freddo.
Mi allontano velocemente dal ragazzo.

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre ***


Mentre m'incammino verso la presidenza penso a quel ragazzo.
'Ecco, mi sto già facendo odiare da qualcuno' penso.
Distrattamente vado contro a una ragazza, facendole cadere un libro.
'Scusami, non l'ho fatto a posta' dico chinandomi per raccogliere il suo libro.
'Guarda dove vai' sussurra quella.
Mi sento un incapace, una stupida, così le restituisco velocemente il suo libro e me ne vado di corsa.
'Sei una stupida Eli. Stai facendo una pessima figura' mi rimprovero.
Busso alla porta della presidenza.
'Entra pure' Risponde una voce maschile dall'altra parte.
Apro lentamente la porta, un po' intimidita. 
'Hey! Sei la nuova studentessa! Spero tu possa trovarti bene in questo istituto! Ecco, tieni la mappa della scuola con indicate tutte le aule  e il tuo orario!' Dice tutto d'un fiato consegnandomi i fogli; ringrazio ed esco dall'aula.
Noto che l'atrio è vuoto, 'strano' penso visto che non è ancora suonata la campanella.
Guardo il mio orario, alla prima ora ho matematica aula 106.
Faccio una smorfia al pensiero di avere matematica alla prima ora.
Guardo la mappa della scuola e cerco l'aula 106: è la secondo piano, terza porta a sinistra del corridoio principale.
Entro in classe e vedo che ci sono solo due ragazzi.
Prendo posto nei penultimi banchi, dietro a uno dei due ragazzi.
Prendo il mio portatile e salvo il mio orario e la mappa della scuola in un documento.
Chiudo il mio computer e aspetto che arrivino gli altri e il professore.
Inizio a mordermi le unghie, lo faccio sempre quando sono nervosa, è un vizio che non riesco a togliermi. 
Vicino a me se siede un ragazzo: biondo, occhi azzurri. 
'Ciao! Sei la nuova studentessa no?' Dice sorridendo.
Ha un sorriso favoloso, quando incontro i suoi occhi arrossisco. 
'Ciao... S-si... Sono la nuova studentessa' rispondo un po' incerta.
'Piacere, Edward!' Dice porgendomi la mano.
'Piacere, E-Elisa' rispondo stringendogli mano. 
Entra il professore e ci da il buongiorno.
'Altro che buongiorno' Mi sussurra Edward.
Mi scappa un sorriso e una risatina 'Concordo con te!' rispondo.
Mi guarda e sorride.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


Finita l'ora di matematica, metto nella borsa le mie cose e intanto detto il mio numero a Edward.
'Okay, El, grazie!' dice.
Metto la borsa in spalla ed esco dall'aula con Edward.
'Che cos'hai tu ora?' Mi chiede appoggiando il suo braccio sulle mie spalle.
Prendo il foglio spiegazzato degli orari dalla tasca e controllo.
'Ho inglese adesso, tu?'
Edward sposta velocemente il braccio e mi sussurra 'allontaniamoci'.
Non capisco, cosa intende?
Mi fa un cenno con il capo, mi giro verso la direzione da lui indicata.
Vedo che sta arrivando il ragazzo di prima. 
È così tenebroso.
Edward mi afferra il polso cercando di smuovermi ma sono bloccata nelle sue tenebre. 
Mi guarda, avvicinandosi.
Il mio polso è libero, Edward deve esser scappato.
Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi verdi, indietreggio lentamente. Mi mette paura quel ragazzo.
Abbasso di nuovo lo sguardo e cerco di andarmene ma lui mi prende per un braccio e mi riporta al mio posto. 
Con due dita mi alza il mento, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Sorride; il suo sorriso è un sorriso quasi cattivo.
'Ciao, nuova studentessa' Dice.
'C-cia-o' balbetto. 
Molla il mio braccio e mi accorgo di essere bloccata contro gli armadietti.
'Bhe, El, sono Benjamin. Piacere di conoscerti' dice con una risatina.
Mi sta prendendo in giro? 
Appoggia le mani sugli armadietti ai lati del mio collo e abbassa il capo, riducendo la distanza tra di noi.
'Piacere Elisa...' Rispondo arrossendo.
'Elisa, eh? Sei italiana?' Chiede.
'Si, ehm, sono italiana' 
'E come mai qui?' 
'Non dovrebbe interessarti' rispondo con non so quale coraggio.
'Ah si? Non dovrebbe?' Dice afferrandomi i polsi.
Li stringe più forte, l'ho infastidito. Ho fatto una stupidaggine, non dovevo.
'M-mi fai male' Dico sentendo gli occhi lucidi.
Mi molla i polsi e mi da una spinta.
Così sbatto la schiena contro gli armadietti.
'Ciao El! Ci vediamo dopo!' Mi dice.
Mi asciugo una lacrima e mi guardo i polsi rossi.
 Edward mi raggiunge di corsa.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


'Oh no...' Dice Edward.
Lo guardo strano.
'Benjamin... Ti ha preso di mira. Cazzo, El.' Leggo nei suoi occhi paura, oserei pensare anche terrore.
'C-come mai io?' Chiedo spaventata.
'Sei nuova, sei carina...' Si ferma e mi guarda.
Le mie guance stanno andando a fuoco.
Mi stringe il viso con le mani, 'Si, sei carina! Stai arrossendo, che tenera!' e mi da un bacio sulla fronte e si allontana salutandomi con la mano.
Che ragazzo.
Mi ricordo che devo andare nell'aula di inglese così m'incammino velocemente verso l'aula.
Guardo l'orario 9.05am, 'okay, perfetto' penso.
Apro la porta dell'aula e mi siedo in un banco in seconda fila perché mi piace inglese.
Qualcuno si siede vicino a me.
'Chi si rivede' la voce mi è famigliare... 
È... Benjamin.
Sento male alla pancia, mi sto facendo prendere dall'ansia e dalla paura.
'Che c'è? Hai paura?' Dice infastidito.
'S-si ho paura' rispondo.
Si avvicina a me, le sue labbra sfiorarono il mio orecchio ed un brivido mi percorre la schiena.
'Tranquilla, non ti faccio niente piccola' Sussurra mentre tutti gli altri stanno entrando in classe.
Un altro brivido mi percorre tutto il corpo.
Riesco a sentire il suo sorriso, probabilmente si diverte.
L'ora di inglese sembra non finire più, sento i suoi occhi costantemente fissi su di me.
Cerco di concentrarmi sulla lezione ma la sensazione di essere osservata mi infastidisce e mi fa sentire a disagio.
Finalmente finisce l'ora e suona la ricreazione.
Benjamin, uscendo, mi cinge i fianchi con un braccio, attirandomi a lui.
Arrossisco.
Noto che è molto alto e, soprattutto, magro.
Sposto il suo braccio e aumento il passo.
Mi afferra un polso e lo stringe forte, mi fermo, sento gli occhi pizzicare e un dolore al polso.
'M-mi fai male' Dico mentre una lacrima scende.
I suoi occhi sono impassibili, non prova niente.
Nessuno mi aiuta, tutti hanno paura di lui. 
'Ed è solo il primo giorno...' penso.
Mi prende anche l'altro polso e lo stringe forte.
Dei gemiti di dolore escono dalle mie labbra.
Stringo i denti.
'Sei così debole, mi fa impazzire.' sussurra al mio orecchio.
Con le labbra sfiora il mio collo e un brivido mi percorre il corpo.
'T-ti prego, la-a-sciami andare! Mi fai m-male!' Dico tra i singhiozzi.
Si allontana e mi lascia i polsi, andandosene.


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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


Finalmente è finito questo orribile primo giorno di scuola.
M'incammino verso casa, pensando a Benjamin.
Perché io?
Perché è così?
Come mai si comporta così?
Mi odia?
Sono domande a cui non so rispondere.
Edward ne aveva paura... Cosa ha fatto di tanto terribile da incutere timore e terrore a tutta la scuola?
Mi sento osservata così mi giro; vedendo che nessuno mi sta seguendo, mi tranquillizzo.
Sospiro, arrivando a casa, apro la porta, mi tolgo le scarpe e vado dritta in camera mia.
Appoggio la borsa sul letto e raccolgo i capelli in una semplice coda.
Vado in cucina ed apro il frigo sperando di trovare il mio pranzo.
Come non detto, non trovo nulla.
Mai una volta che pensano a me i miei genitori, se posso definirli completamente tali.
Metto il mio album preferito e ballando e improvvisando concerti mi preparo il mio pranzo: una semplice insalata.
Finita la mia insalata vado in camera a svolgere il mio dovere da studentessa.
Faccio i compiti, rileggo gli appunti presi oggi, studio un po' e preparo la borsa per il mio secondo giorno.
Mi siedo sul letto e pensando osservo la mia camera, notando che è in condizioni pessime: ci sono disegni per terra, un mucchio di vestiti sulla sedia della scrivania, riviste, quaderni e libri per terra, sul comodino, sulla scrivania...
Decido di mettere in ordine la mia camera e di abbellirla un po'.
Metto a posto ogni oggetto e aggiungo qualche decorazione.
'Adesso è molto meglio' dico soddisfatta.
Mi rendo conto che è tardi e che i miei 'genitori' non si sono ancora fatto vivi, così decido di ordinare una pizza per cenare.
Mentre aspetto la mia pizza, vado in bagno,mi strucco e mi faccio una veloce doccia lavandomi anche i capelli.
Metto il mio 'pigiama', ovvero  dei pantaloncini corti azzurri e una felpa grigia larga.
Avvolgo i capelli in un asciugamano e intanto suona il campanello.
Vado ad aprire credendo fosse il ragazzo delle pizze ma mi ritrovo davanti Benjamin.
'Hey, piccola' dice con una voce un po'strana.
È sbronzo, la debole luce dei lampioni illumina il suo volto e vede che sta stringendo i denti e i suoi occhi sono aggressivi.
Mi prende il panico.
Non riesco a fare niente, sono paralizzata e lui ne approfitta per tirarmi uno pugno ad un fianco.
Urlo, per il male e cerco di reagire.
Si avvicina a me sbattendomi a terra.
Con le unghie gli graffio le braccia ed il volto, provocandogli una smorfia di dolore.
Sento le lacrime che solcano le mie guance bollenti.
'N-non farmi del male, t-ti supplico' dico singhiozzando.
Socchiude le labbra e respira con la bocca; sento il suo alito che puzza di vodka.
Poi la sua espressione cambia, i suoi occhi sembrano addolcirsi.
E crolla di fianco a me.

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


Cosa devo fare?
Lo aiuto? O no?
'Pensa, cazzo' mi ordino.
Mi ha tirato un pugno poco fa, mi ha fatto del male...
Però è svenuto ed in casa mia... quindi.
'Se fossi una nulla e svenissi in casa della mia vittima preferirei essere soccorsa o no?' Domando a me stessa.
Lo guardo, sembra quasi dolce così.
'Oh, va all'inferno' dico e cerco di capire se è svenuto.
Mi alzo e vado a prendere una bottiglia di acqua.
Mi inginocchio sul pavimento di fianco a Benjamin e gli sollevo la testa appoggiandola  sulle mie ginocchia.
La porta è aperta e sta entrando il freddo, inizio a tremare e i miei denti iniziano a sbattere.
Apro la bottiglia e,  senza pensare, gli rovescio dell'acqua sul viso.
Spalanca gli occhi di colpo e tossisce.
Cerco qualcosa per asciugargli il viso intorno a me.
Mi tolgo la felpa, rimanendo con la canottiera, e gliela appoggio sulla faccia tamponando.
Con una mano sposta la mia felpa dal viso e i suoi occhi si poggiano sui miei.
'H-ho un polso rotto credo' dice.
La sua voce è tranquilla, non sembra neanche la sua, del Benjamin che si è divertito a importunarmi oggi a scuola.
Controllo i suoi polsi.
Quello sinistro è piuttosto gonfio e sembra violaceo.
'Riesci ad alzarti?' Chiedo.
'Non lo so, mi fa male anche il fianco destro' afferma.
Appoggio la sua testa delicatamente sul pavimento e cerco di sollevarlo e portarlo sul divano.
È uno sforzo immenso per me, lui è pensante e piuttosto alto e io sono molto debole.
Lo faccio sdraiare sul divano e intanto arriva anche la pizza.
Prendo i soldi sul tavolo, glieli do e prendo la pizza.
'Tieniti il resto' dico, chiudendo la porta.
Vado ad appoggiare la pizza sul tavolo della cucina e torno da Benjamin.
Prendo tra le mani il la mano dolente e fa una smorfia di dolore.
'Non penso sia rotto, forse si è solo slogato' dico evitando di guardarlo negli occhi.
Vado in bagno a prendere della pomata e delle fasce.
Metto la pomata sul suo polso e glielo fascio.
'Fammi vedere il fianco' dico.
Gli tolgo la giacca e la maglietta.
Ha un fisico perfetto, addominali scolpiti, pettorali.
Mi concentro sul suo fianco.
'Hai solo un livido penso' dico sfiorando la superficie della pelle colorata di viola.
Gli metto la pomata.
'Okay, adesso sei a posto. Però dovresti andare al pronto soccorso per il polso...non si sa mai che è rotto' dico.
Si tira a sedere gli ordino di rimettersi la maglietta e la giacca.
Vado in cucina e do un morso a una fetta di pizza.
'Vieni qua' dice calmo.
Rimetto la fetta al suo posto e mi pulisco col tovagliolo la bocca.
'Cosa vuoi?' Chiedo guardandolo dall'alto verso il basso; è bello sentirmi più alta di lui.
Si alza e mi abbraccia.
Mi irrigidisco ed arrossisco.
Mi stringe più forte e appoggia il suo mento sulla mia spalla.
Decido di ricambiare il suo abbraccio.
'Grazie, piccola' mi sussurra all'orecchio.
Le sue mani scendono lungo la mia schiena e si fermano sui fianchi.
Cerco di allontanarmi da lui ma mi stringe di più e mi solleva.
Rimango in punta di piedi finché mi solleva ancora e rimango 'appesa' al suo collo; invece le sue labbra sfiorano il mio collo.
Dopo qualche secondo decide di sciogliere l'abbraccio e di mettermi a terra.
Decido che per lui è ora di tornare a casa.
'Abiti lontano da qui?' Gli chiedo.
'Eh? Nah' risponde.
Ha bevuto tantissimo, non capisce niente.
'Okay, di accompagni Benjamin' dico andando a prendere la giacca in  camera.
Indosso la giacca, prendo le chiavi e afferro Benjamin per un braccio portandolo fuori.
'Adesso dobbiamo andare a casa tua, quindi portamici' dico.
Dopo qualche minuto arriviamo davanti a casa sua, prendo le sue chiavi dalla tasche della giacca, apro la porta, gli riconsegno le chiavi e lo saluto.
Torno di corsa a casa ed entro velocemente.
Tolgo la giacca e mi metto subito a letto, pensando a quello che è successo in un solo giorno.

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


La mattina mi sveglio al suono della sveglia ed esco subito dal letto.
Mi stropiccio gli occhi e vado in cucina.
Stranamente trovo i miei genitori seduti al tavolo della cucina.
'Buongiorno!' Esclamano.
'Giorno' Rispondo con meno entusiasmo e più sorpresa.
Hanno apparecchiato per me e mi hanno pure preparato la colazione.
'Strano...' penso; ed è strano, raramente sono a casa quando mi sveglio. 
Mi siedo e vedo la mia tazza che è piena di un cappuccino fumante.
C'è anche un bicchiere di spremuta d'arancia e una ciambella glassata.
Ah, ora capisco.
Ci sono tre possibilità:
uno- vogliono scusarsi perché non ci sono stati per il mio primo giorno nella nuova scuola;
due- devono partire per lavoro e staranno via per un po' di tempo;
o tre- per entrambi i casi.
Penso sia per la terza possibilità, ovvero che vogliono scusarsi e dirmi che staranno via per un po'.
'Su, cosa dovete dirmi?' Dico, fredda, prendendo la tazza calda tra le mani.
Bevo un sorso di cappuccino e do un morso alla ciambella.
I miei genitori si scambiano un'occhiata, i loro sguardi sono tristi, in colpa, forse.
'Ecco, ci dispiace di non esserti stati accanto ieri...' inizia mia madre con il suo discorso.
Le mie orecchie si tappano automaticamente perché so già cosa dirà.
'... non ci saremo per qualche settimana' finisce mio padre.
'Okay' rispondo finendo la mia ciambella.
Bevo l'ultimo sorso di cappuccino e prendo la spremuta.
'Non vi preoccupate' rispondo andando in camera mia.
Apro l'armadio e butto sul letto disfatto dei leggins neri, una canottiera grigia lunga e una camicia di jeans.
Mentre mi cambio bevo qualche sorso della spremuta.
Vado in bagno a truccarmi, pettinarmi i miei capelli, che oggi non hanno proprio voglia di mettersi in ordine, e a lavarmi i denti.
Torno in camera, faccio il letto, mi metto le scarpe e metto la giacca di ieri sera.
Prendo la borsa, le chiavi, e vado in salotto a salutare con un bacio i miei genitori augurandogli buon viaggio.
Chiudo la porta e m'incammino a scuola, tranquilla, triste, abbattuta, debole, con la sensazione d'ansia che mi martella nel petto.
Arrivata a scuola cerco Edward.
Delle braccia mi avvolgono da dietro facendomi sussultare.
'Buongiorno!' Dice una voce famigliare: Edward!
'Ed! Buongiorno anche a te!' Rispondo sorridendo.
Edward, mi fa sorridere.
Ed è strano... Lo conosco da appena un giorno. Però, mi sembra una brava persona, disponibile, gentile.
Quando lascia la presa, mi giro e gli getto le braccia al collo.
Sembra sorpreso tanto che per ricambiare il mio abbraccio ci mette qualche secondo.
Sciolgo l'abbraccio e incrocio i suoi occhi azzurri.
Sono bellissimi, chiari, così dolci.
Noto che nell'iride destra ha una piccola macchia castano chiaro.
'Okay, lo so che sono bellissimo, però smettila di fissarmi così!' Dice sorridendo.
Rido, forse per la prima volta.
Sento la felicità, l'allegria.
Solo Edward riesce a farmi provare queste emozioni a me quasi estranee.
Si apre il cancello e veniamo spinti dalla massa.
Suona la campanella ed entriamo.
Ci mettiamo contro gli armadietti e lasciamo passare gli altri; quando sono entrati tutti, ci stacchiamo dagli armadietti e andiamo verso il corridoio principale.
'Che cos'hai tu?' Mi chiede.
Consulto il mio orario e rispondo 'Chimica, tu?'.
'Pure io! Andiamo! Ti ci porto io!' Dice prendendomi il braccio e trascinandomi per il corridoio.

  

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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


Finita l'ora di chimica ho arte.
Scopro che in questa giornata ho tutte le lezioni in comune con Ed, è questo è stupendo!

Suona la ricreazione.
E, stranamente non ho ancora incontrato Benjamin... Meglio!
Esco in cortile con Edward.
Un gruppo di ragazze si avvicina al mio amico ridendo come delle oche.
'Ciao Edward!' Dice una ragazza  bionda platino.
Quest'ultima si avvicina ad Ed appoggiando le mani sul suo petto.
'Ma tutta questa confidenza?' Dice Ed.
Sto cercando di soffocare una risata, ma senza risultati, scoppio a ridere.
Il gruppo di ochette mi guarda male e indicandomi dice la bionda 'E questa chi è Eddy?'.
'Una mia amica. E ora, noi due togliamo il disturbo' Conclude 'Eddy'.
Allontana la ragazza e mi prende in spalla.
Il gruppetto rimane piuttosto sorpreso e se ne va indispettito.
Ci scambiamo un'occhiata e ridiamo.
Mi mette giù e torniamo insieme in classe; abbiamo un'altra ora d'arte.

Suona l'ultima campanella e siamo liberi.
Benjamin non si è fatto vedere.
Una giornata in santa pace! 
*Benjamin's pov*
Quella ragazza che mi ha portato a casa è appena uscita dalla porta.
Com'è che si chiama?
Ehm, El? 
Ah, Elisa, giusto.
Mi incuriosisce così tanto quella ragazza.
La odio e mi interessa allo stesso tempo.
È così indifesa, debole e fragile... Mi fa incazzare.
È attraente, carina.
Insomma, normale.
Ho un mal di testa fortissimo così 
mi butto sul divano e piombo nel sonno.
Mi sveglio di soprassalto e sudato per colpa di un incubo.
Poi mi sento il vomito, così corro in bagno ed espello tutto l'alcool e le tristezze.
Di solito non bevo molto, quando lo faccio è per dimenticare il passato.
Questa volta mi sono lasciato prendere ed ho bevuto troppo.
Finito il vomito torno in salotto sul divano e continuo a dormire.
Mi sveglio verso mezzogiorno.
Non sono andato a scuola, non che mi importi granché, solo che non ho visto lei.

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


*Eli's Pov*
È finita la prima settimana di scuola.
Io ed Ed stiamo diventando molto amici!
Non credevo che, una volta giunta in questa nuova scuola, avrei fatto amicizia con qualcuno e invece... 
Invece ho trovato Edward!
Questa settimana è stata fantastica, a parte per i primi giorni, divertente e piacevole.
Mi piace questa scuola e mi piace aver qualcuno con cui parlare un po' e scherzare.
Non mi sono mai sentita così viva, così felice e vivace!
Non riesco quasi a riconoscermi... Sono davvero io?

Benjamin non si è presentato a scuola per tutta la settimana; l'ultima volta che l'ho visto è stato quando è venuto a casa mia ubriaco fradicio.
Mha, strano quel ragazzo.
È misterioso, arrogante, temibile... Incute timore e paura.
Ed mi ha detto che mi ha presa di mira... Spero solo che non si presenti a scuola per un altro po'.

*Benji's pov*
Ho passato una bella settimana a casa. 
Senza nessuno... Solo io e la solitudine.
Potrei andare avanti a convivere con la solitudine per un tempo infinito.
Però devo tornare a scuola, se no quegli stronzi mi bocciano.
E poi c'è lei, El, chissà come sarà stata bene senza di me.
'Tranquilla che torno' dico stringendo i pugni.
Mi da talmente fastidio quella ragazza! Mi irrita. Non la sopporto.
Stringo ancora di più i pugni fino a che le nocche non mi diventano bianche e le unghie si conficcano nella carne.
Cerco di calmarmi.
Cerco di ragionare.
Come mai la detesto?
Non mi ha fatto niente. 
Provo a ricordarmi il suo viso...
Ah, ecco.
Mi ricorda varie persone che mi hanno rovinato.
Mia madre, vagamente e la mia ex ragazza.
Mi hanno ferito.
Al ricordo i miei occhi si riempiono di lacrime e la rabbia prende il sopravvento.
Tiro un pugno al cuscino.
E un altro, un altro, e un ancora uno.
Grido, perché mi sento debole.
E non sono debole! Non voglio essere debole!
Non posso piangere.
Mi caccio via le lacrime ed esco fuori.

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Capitolo 12
*** Capitolo undici ***


Inizio a correre, a correre a perdifiato.
Non ho una meta.
Corro e basta, dove arrivo arriverò.
Dopo non so quanto tempo e quanta strada ho fatto arrivo davanti a un cancello arrugginito con il divieto d'accesso.
Dietro di esso, a pochi metri, c'è un industria, presumo, abbandonata.
Non sono il primo ad esser stato qui, perché ci sono dei graffiti sulle pareti.
Decido di scavalcare il cancello e di entrare.
Non mi è difficile entrare, visto che la porta non esiste più o, forse, è stata tolta. 
Entro e trovo tantissimi macchinari, alcuni enormi, altri più piccoli, pieni di polvere, ruggine e sporcizia.
Per terra ci sono rifiuti e, anche qui, uno strato di polvere.
Ignorando lo sporco, mi siedo sul pavimento e inizio a osservare i macchinari davanti a me.
Non so che funzioni svolgano.
Li osservo e basta, cerco di concentrarmi sui dettagli, di notare le piccole cose.
Così almeno non penso ad altro e mi rilasso.
Dopo aver individuato ogni particolare della fabbrica decido di alzarmi e tornare a casa.
Vedo che è buio, quindi deduco siano le 8.00 pm, credo, o su di lì.
Non so come sono arrivato alla fabbrica, quindi devo cercare di trovare il mio percorso o di trovare una strada nuova.
Mi metto a correre per tornare a casa prima.
Ci metto un po' a uscire dai vialetti e dalle strade secondarie, però arrivo lo stesso a casa.
La rabbia è passata insieme alla tristezza.
Ora sono freddo, impassibile, come sempre.
Sono io.
O almeno, un'altro io.
Non ero così...
Prima.
'Ripigliati Benjamin, non ci pensare cazzo!' Mi rimprovero. 

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici ***


*Eli's Pov*
Mentre cammino per andare a scuola inizio a sentirmi osservata.
Sento che qualcuno mi sta seguendo.
Aumento il passo.
Delle mani mi bloccano, prendendomi per i fianchi e penso al peggio.
Dentro di me prego che non sia Benjamin.
'Ciao El' dice con un tono tenebroso.
Vuole spaventarmi! 
Ma perché?
Cosa ho fatto di male?
Vorrei capirlo.
Anzi, devo capirlo. E penso che Ed mi aiuterà. In fondo, lui è in questa scuola da anni e io solo da una settimana; conoscerà meglio Benjamin di me.
Cerco non balbettare e di calmarmi, ma invano.
'C-ciao' dico senza girarmi.
Mi sento a disagio con le sue mani appoggiate sui miei fianchi.
Dolcemente, cerco di liberamene.
Mi afferra il braccio e inizia a stringermelo.
Forte, sempre più forte.
Provo a non far vedere il dolore.
Pensa a qualcosa, dai!
Sto provando a elaborare un piano o una mossa per andarmene via da lui.
Di solito mi allontano quando mi stringe il braccio o il polso, se provassi ad avvicinarmi? Funzionerebbe?
Mi giro verso di lui e mi avvicino.
Non mi ricordavo di quanto fossero belli i suoi occhi verdi e di quanto fossero tristi e arrabbiati.
Mi avvicino ancora un po' a lui, poi alzo lo sguardo per incrociare il suo.
Molla la presa e la sua espressione cambia.
Così ne approfitto per scappare.
Purtroppo non ho fatto una buona scelta perché lui è più veloce di me.
Però io sono più agile...
Forse riesco a cavarmela.
Ma penso male.
Perché in un batter d'occhio mi raggiunge e, pieno d'ira, mi spinge a terra dandomi un potente schiaffo sulla mia guancia destra.
Poi si alza e mi da uno, due, tre calci sul fianco.
Cerco di alzarmi ma mi salta addosso e mi blocca.
Mi sta stringendo il collo.
Inizio a far fatica a respirare.
Cerco aria.
'P-perché m-mi stai facendo questo? Perché i-io-o?' Dico con molta fatica.
Rimane stupito, la sua espressione cambia e molla la presa.
Rimane lo stesso sopra di me e ciò non mi piace. Mi fa sentire piccola e debole.
Molto debole.
'Eh, ehm, io...' 
'Perché lo fai?'
'Perché tu mi... Ah, non importa!' Dice quasi urlando.
Si alza e si allontana, lasciandomi a terra.
La mia guancia è gonfia e il mio fianco sta soffrendo. E anche io sto soffrendo.
Cerco di rialzarmi e vedo che si è fermato e mi sta guardando.
Il suo sguardo è impassibile, nessun rimorso.

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici ***


Mi fermo a riprendermi.
Il fianco mi fa malissimo e lo stesso la guancia, anche se di meno.
Non so che ore sono, non so se sto bene, non so se voglio andare a scuola oggi.
In realtà non so neanche se voglio continuare a frequentare questa scuola!
Benjamin non può continuare a picchiarmi e a farmi del male!
È passata solo una settimana...
Sospiro.
Mi alzo e cammino verso scuola.
Cerco di organizzarmi i pensieri.
Prima, oggi vado a scuola si o no?
Se vado vedo Edward e posso parlare con lui, può aiutarmi e consolarmi... In fondo è l'unico che mi fa sentire bene.
Va bene, mi faccio coraggio, e vado a scuola.
Tanto oggi usciamo un'ora prima perché il professore di fisica è malato.
Guardo l'orario ed è troppo tardi per seguire la prima lezione, perciò decido di entrare alla seconda ora e mi giustificherò dicendo...
Dicendo cosa? La verità? O no?
Se dico la verità Benjamin mi farà ancora più male, se mente tutto rimarrà come è adesso.
Penso che mentirò... Una fitta straziante al fianco mi blocca i pensieri e il corpo.
Stringo i denti e mi tiro su la felpa per guardare se ho qualcosa di sospetto, ma vedo solo una grossa macchia rossa.
Tasto la superficie della mia pelle arrossata con le dita e mi fa male.
È solo un livido, un grosso livido... Niente di cui preoccuparsi troppo.
Aspetto dieci minuti fuori dall'entrata della scuola e quando suona la campanella una bidella piuttosto nervosa e infastidita viene da me ad aprirmi la porta e mi guarda strano.
Faccio finta di niente e mi dirigo alla mia aula per la prossima lezione: inglese.
Mi blocco.
Mi fermo in mezzo al corridoio.
Ad inglese c'è anche Benjamin... Devo cercare di stargli lontana e sedermi vicino a qualcuno.
Entro in classe e mi siedo vicino a una ragazza che mi sembra tranquilla.
Sta fissando un punto a vuoto, in silenzio.
Non si muove, fa impressione.
Un'altra fitta al fianco, più forte di quella precedente.
Mi chino verso il banco stringendo i denti e chiudendo gli occhi, strizzandoli forte.
Istintivamente premo con una mano sull'origine del dolore.
Entra in classe Benjamin più tenebroso che mai.
Un brivido mi percorre e la paura si fa strada tra le altre emozioni.

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici ***


Non mi guarda.
Non nota neanche la mia presenza.
Per fortuna!
Nonostante ciò, cerco lo stesso di nascondermi con i capelli e guardo le mie scarpe sotto al banco. A ricreazione due grandi braccia mi avvolgono, pensando che sia Edward ricambio l'abbraccio.
Mi giro e vedo, lui.
Benjamin.
E mi spavento, tanto.
 Poi se ne va.
Mi da così fastidio non capirlo!
Non riesco a capire cosa pensa!
Cosa prova per me? Odio? Amicizia?
Non capisco.
Un minuto prima mi picchia, uno dopo mi abbraccia e fa gli occhi dolci... Perché? Che rabbia che mi fa quel ragazzo, quel malato.
'Hey Muffin, cos'hai?' Dice Edward, facendomi sobbalzare.
Ah, Edward ha iniziato a chiamarmi Muffin perché, secondo lui, sono morbida e dolce come uno di questi dolcetti.
Dice che il primo strato del dolcetto è meno morbido del 'nucleo' del Muffin che, invece, è soffice.
'Ciao.. Ehm...'-'Che soprannome posso darti? Qual è il tuo dolcetto o pasticcino preferito?'
'Azz, allora... Mmh, penso, i biscotti.' Risponde lui.
Mi scappa un risolino.
Mi fa ridere perché è serio, è convinto di quello che dice e ci ha penso anche un po' su!
Voglio troppo bene a quel ragazzo.
'Okay, Cookie!' Dico mettendomi in punta di piedi per dargli un bacio sulla guancia.
Subito me ne pento e porto le mani sulla bocca.
'S-scusa... Non t-ti ho chiesto se potevo' Dico abbassando lo sguardo.
Sento le guance avvampare.
Lui ride.
'Perché, adesso bisogna pure chiedere il permesso per un normalissimo bacio sulla guancia?' Dice lui sorridendo e, probabilmente, un po' divertito.
Cerco di formulare una risposta e di rispondere ma mi blocco perché non so cosa rispondergli.
Così lo guardo e pronuncio una parola dell'inizio di una frase che però rimane appesa in aria.
Lui sorride e mi prende le mani.
Le sue mani sono grandi, con qualche callo nelle dita che usa per scrivere, abbronzate.
Le mie sono pallide, con diverse cicatrici, e un po' arrossate in alcuni punti.
Si china, per arrivare alla mia altezza e guarda intensamente e, ovviamente, sempre presente il suo solito sorrisino.
'Muffin, posso avere l'onore di poggiare le mie labbra sulla tua guancia da Heidi?'
'Hey perché da Heidi?' Chiedo leggermente infastidita.
'Le tue guance sono del colore dei pomodori' dice ridacchiando.
Gli faccio la linguaccia e mi ripete la sua proposta.
'Si, puoi poggiare le tue labbra sulla mia guancia' dico sorridendo.
Guardo adesso attentamente le labbra di Edward, sono sottili, chiare.
I suoi baci sono delicati, morbidi, eleganti.

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici ***


'Bhe, quindi tu cosa pensi?' Gli chiedo dopo avergli raccontato quello che era successo sta mattina.
'Penso che... Che lui è attratto da te. E per questo, forse, si odia e ti odia' risponde arrivando dei baffi che non esistono.
'Se l'attraggo perché mi picchia? Come si fa ad odiare una persona per cui si è attratti? Non riesco a capire!' 
'Bho, forse gli ricordi qualcuno che l'ha ferito' 
'Mmmh... Domanda: come mai si comporta così da duro con tutti? Perché si diverte e seminare paura?' Chiedo.
'Non lo so... È sempre stato così, per quanto ne so io. Non ha mai avuto una ragazza vera e propria, non ha mai fatto vere amicizie o ha provato ha mantenere quelle poche che aveva'
Rimango a ragionare su quelle parole e certo di pensare.
'Pianeta Terra chiama astronauta El. Ripeto, pianeta Terra chiama astronauta El, mi riceve?' Dice con il suo solito sorrisino adorabile.
'Ehm, vorrei aiutarlo' 
'Cosa?! Sei impazzita?' Dice lui con un espressione mista tra lo stupito e il preoccupato.
Arrossisco subito; 'bhe s-si, sai' balbetto, senza concludere la frase.
'Bhe, quindi sei attratta da lui, in breve' dice guardandomi strano.
'N-no. Cioè è carino si... Però è troppo diverso da me... È, è'
'Il tuo opposto' finisce la frase Edward.
'Già, esatto!' 

Suona la campanella dell'ultima ora e m'incammino a casa con Edward che decide di accompagnarmi.
'Hey! Vieni di qua' dice prendendomi per il braccio e trascinandomi nella direzione opposta a quella in cui stavo andando io.
'Ma stiamo andando dietro la scuola, perché?' Chiedo sorpresa.
'Perché devo prendere il mio skate El!' Dice.
Arrivati sul retro della scuola c'è una piccola casetta fatta in legno, Ed la apre e s'infila cercando il suo skateboard.
'Eccolo!' Esordisce uscendo con un po' di polvere sul naso, e lo skate in mano.
È molto bello, è nero sopra e sotto ci sono dei piccoli graffiti e diverse scritte colorate.
Tocco con la punta dell'indice le rotelle, che una volta ,probabilmente, erano bianche, annerite.
Ed lascia cadere lo skate per terra e ci salta sopra agilmente.
'Dai sali!' Dice tranquillamente, invitandomi con un gesto.
'Cosa? Scherzi? Non ci sto e poi non si andare in skateboard!'
'Si che ci stai!! Adesso aggrappati forte a me' dice appoggiando un piede a terra e dandosi una spinta.
Mi avvicino a lui e metto le mie mani intorno alla sua cassa toracica.

Stiamo andando veloce, il vento freddo mi taglia le guance, e mi butta indietro i capelli.
'Non dovremmo avere un casco e delle protezioni?!' Dico quasi urlando con testa appoggiata alla sua schiena, tenendo gli occhi chiusi.
'Nah, non ce n'è bisogno! Sono bravo, tranquilla. Rilassati e divertiti!'

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici ***


Provo a seguire il suo consiglio: cerco di rilassarmi e divertirmi.
Non è terrificante anzi è bello! 
Tutto scorre veloce come un torrente in discesa.
Mi lascio scappare uno urlo alzando in aria il braccio.
Con l'altro tengo ancora stretto Edward.
Intanto stiamo perdendo velocità poiché la strada adesso è pari.
Quando andiamo abbastanza piano Edward appoggia un piede a terra e frena.
Scendiamo dallo skate e mi accorgo che sono ancora aggrappata a lui.
'Okay che sono terribilmente sexy e che non puoi resistermi però ora puoi lasciarmi' Dice e poi ridacchia.
Lo lascio e mi fermo a pensare, mentre guardo i suoi dolci occhi azzurri.
In effetti, Ed è proprio sexy. Oltre ad avere un bell'aspetto è anche intelligente ed ha un bel carattere.
Per di più ha un cuore d'oro.
È raro trovare un ragazzo come lui oggi.
'El? Ci sei?' Dice appoggiando la sua fronte alla mia.
Arrossisco subito, questa vicinanza mi mette a disagio.
Soprattutto con Edward, insomma siamo amici... 
'Ehm... Si ci sono' dico facendo un passo indietro.
Sorride e si china a prendere lo skate poi mi prende rapidamente il braccio e mi porta dentro ad un parco.
Non mi ero neanche accorta che c'era.
Vedo diversi alberi su cui sono incise delle iniziali in un cuore; penso sia una specie di parco dove tutte le coppiette amano trovarsi.
'Se te lo stai chiedendo: si questo è il parco degli innamorati'
'Ma, io e te... No-' 
'Ssh, non importa ci stanno anche molte altre persone per esempio delle ragazze carine tutte sole' m'interrompe.
Lo guardo male.
'Tu però sei bellissima' dice regalandomi uno dei suoi sorrisi migliori.
'Anche tu. Mr. Acchiapparagazze' dico ricambiando il sorriso, peccato è i miei sorrisi non siano molto belli.
Ma Ed sembra apprezzare e mi abbraccia forte. 
Riesco a sentire il suo profumo.
'Okay, allora qui viene sempre una ragazza per cui credo di avere una cotta' 
Gli do un dolce pugno sulla spalla.
'Quindi sei innamorato?' 
'Innamorato è una parola grossa! Penso di avere una cotta tutto qua. Però voglio invitarla ad uscire' 
Bhe, di sicuro accetterà! Chi non accetterebbe?
Insomma Edward è un bellissimo ragazzo.
'Bhe, quindi? Chiedile di uscire, semplicemente' 
'Ma mi vergogno un po'! Non ci conosciamo, siamo sconosciuti!'
'Bhe, vai da lei con una scusa e presentati, no? Per te non è difficile'
'Non lo si, adesso ci penso. Vedo se si è seduta su qualche panchina' 
'E mi abbandoni?' Dico in tono triste.
'No, certo che no! Andiamo la!' Dice indicando un grosso albero da cui, su un grosso ramo, pendono due corde.
Un'altalena!
Quando ero piccola andavo sempre al parco con i miei genitori e loro dedicavano molto più tempo a me.
Al ricordo sento una punta di tristezza, ma la scaccio via velocemente.
Ed si mette a correre e lo inseguo.
'Chi arriva per primo si aggiudica l'altalena' urla.
Arriviamo nello stesso momento e ci fermiamo a riprendere fiato.
'La dividiamo' dice tra un respiro affannoso e l'altro.
Annuisco e mi siedo sull'altalena.
Poi arriva anche Edward.
La luce gli illumina gli occhi facendoli sembrare verdi e subito mi viene in mente...
'Benj...' Sto dicendo ma mi tappo immediatamente la bocca.
Perché ho pensato a lui?
'Benjamin?' Dice Edward spalancando gli occhi.
'Io... Non so' dico terrorizzata quanto lui.
L'espressione di Ed torna normale.
'Non è che anche tu hai una cotta per... Per quello?' 
'Sei impazzito? Ma ti pare? Quello psicopatico chi se lo fila!'
Però quello psicopatico nasconde qualcosa e io voglio sapere cosa.


Angolo autrice:
Scusate il ritardo. Adesso che è l'ultimo periodo di scuola ho sempre meno tempo per aggiornare. Aggiornerò quando ogni volta che avrò un momento libero. Byee! 
- TryingToBeDifferent 

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette ***


Edward mi sta guardando con uno sguardo preoccupato, direi.
'Bhe, quindi, dov'è questa ragazza?' cambio velocemente argomento.
'Ehm... Aspetta che vedo se c'è' dice guardandosi intorno.
'Oh, eccola!' fa un saltino e mi prende il braccio.
Guardo verso la sua direzione e vedo una ragazza dai capelli rossi, che si siede su una panchina, tirando fuori da una borsa un libro.
Vedendola la mia autostima si abbassa ancora di più. 
'È carina, ora vai da lei e presentati, su!' dico dandogli una leggera spinta in avanti.
Per la prima volta lo vedo arrossire.
'Cosa?' 
'Oddio Edward Brown è arrossitoooo!'-'Devi essere proprio cotto' 
'Scema' dice arrossendo ancora di più ed abbracciandomi.
Ricambio l'abbraccio, mi piace stare tra le sue braccia.
Edward mi da sicurezza.
'Vai da lei e conquistala' dico sciogliendo l'abbraccio.
Lui fa un respiro profondo e poi va verso la ragazza, con il suo skate in mano.
Si gira verso di me e mi saluta con la mano.
Ricambio il saluto e gli sorrido.
Decido di incamminarmi verso casa.

*Benji's pov*
Cammino a testa bassa.
L'aria fresca che mi entra nei polmoni.
Sono stressato e nervoso.
Devo fumare.
Prendo il pacchetto di sigarette dalla tasca dietro dei miei pantaloni e prendo una sigaretta.
Cerco nelle tasche della giacca l'accendino.
Sto per bestemmiare quando lo trovo in una tasca interna.
Mi maledico ed accendo la sigaretta.
Lascio che la nicotina mi entri dentro e poi osservo la nuvola bianca che esce dalla mia bocca.
Poi la penso.
'Perchè le sto facendo questo?' dico ad alta voce.
Inizio a pentirmi del male che le ho fatto.
In fondo, non mi ha fatto niente.
Però quando la vedo mi fa rabbia.
Non so nemmeno io perché.
Quella ragazza mi da fastidio, è così debole e fragile.
Forse mi da fastidio perché mi ricorda che anche io sono così.
Perché non mi piace essere debole e fragile.
La gente deve vedere solo il mio guscio, deve starmi alla larga.
Inizio a chiedermi quale sia la sua storia, il suo passato.
Sono curioso di conoscerla ora.
Mi sto immaginando il suo volto e il suo corpo.
Non ci ho mai fatto caso più di tanto.
Scaccio via questi pensieri quando la vedo, da lontano, che cammina verso di me.
Non mi ha ancora visto.
Si ferma.
Le gambe iniziano a tremarle e sul suo volto si dipinge la paura.
Per la prima volta non mi piace la sensazione di fare paura a qualcuno anzi, mi mette a disagio. 
Mi avvicino a lei che indietreggia e si volta aumentando il passo.
Faccio una corsa e la raggiungo prendendole il braccio.
'Ehi...' dico, con un tono quasi dolce.
Si ferma e senza girarsi risponde 'cosa vuoi da me?' la sua voce trema.
'guardami negli occhi' dico, brusco.
Esita ma si gira e alza lo sguardo.
Guardo le sue labbra rosee.
Appoggiò una mano sul suo fianco e l'altra sulla sua guancia.
*El's pov*
La sua mano si appoggia sulla mia guancia fredda e l'altra sul mio fianco.
I suoi occhi sono dolci, calmi tranquilli.
Il suo pollice accarezza la mia guancia.
Sono bloccata.
Ho paura.

*Benji's pov*
Cosa sto facendo?!
Noto adesso i particolari del suo viso, i suoi occhi castani così belli e le sue labbra.
Non riesco.
Mi chino verso di lei.

*El's pov*
Si sta chinando verso di me.
Non riesco a muovermi.
Cosa sto facendo?!

*Benji's pov*
Non riesco ad allontanarmi da lei.
Sorrido.
Lei è fredda, immobile.
Noto che guarda le mie labbra poi i miei occhi.

*El's pov*
Il mio sguardo cade sulle sue labbra, sul suo piercing e poi incontro i suoi occhi verdi, così belli.

*Benji's pov*
Non resisto.
Mi avvicino lentamente alle sue labbra.

*El's pov*
Le sue labbra sfiorano le mie.
Mi avvicino.

*Benji's pov*
Mi avvicino ancora e poggio le mie labbra sulle sue.
Sono così morbide.

*El's pov*
Le sue labbra sanno di fumo ma sono morbide.
Mi lascio andare dal bacio e chiudo gli occhi.

*Benji's pov*
Lascio cadere le mie braccia sui suoi fianchi e afferro le sue braccia mettendole intorno al mio collo.
Appoggio le mie mani sui suoi fianchi.
Mi stacco da lei e sussurrò un 'scusami' sincero e mi fiondo sulle sue labbra.
Mi piace quel contatto.

*El's pov*
Sto baciando Benjamin e non mi sto allontanando da lui.
Non ci riesco.
Questa sensazione mi piace.
Mi sussurra un 'scusami' e un brivido mi percorre la schiena.

Angolo autrice:
Scusate per la lunga assenza! Ora finalmente riprenderò a pubblicare i capitoli regolarmente. (Spero)
Baci, spero che il capitolo vi piaccia.




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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto ***


*Benji's pov*
Approfondisco il bacio.
Mi allontano un attimo da lei per guardarla.
Ha delle occhiaie evidenti, un naso grazioso e quelle labbra così morbide e dolci.
La guardo negli occhi castani, così profondi, così indecifrabili.
Per la prima volta nella mia vita, sento una strana sensazione, il mio stomaco è sottosopra, il mio respiro è affannoso e il mio cuore batte veloce.
Cosa cazzo sto facendo?
Mi allontano da lei.
La sua espressione ora è confusa.
'Scusa' dico, mi volto e mi allontano con le mani nelle tasche e il capo chino.

*El's pov*
Cosa sta facendo?
Perché se ne va così?
Lui si sta allontanando sempre di più.
Vorrei andarmene anche io ma non posso fare finta di nulla, così corro da lui e afferro la sua giacca in pelle.
Lui si ferma e alza il capo.
Si gira e mi guarda.
'Cosa fai?' Dice, il suo tono è confuso ma non è brusco.
'I-io' balbetto, cercando di capire io stessa cosa sto facendo.
Non voglio che se ne vada, voglio spiegazioni.
'P-perché l'hai fatto?' 
'Fatto cosa?' 
'Perchè...' Arrossisco e lui capisce, sorride.
'Perchè ti ho baciata?'

*Benji's pov*
'Perchè ti ho baciata?' Ripeto nella mia mente; perché eri così bella e così dolce, e le tue labbra era irresistibili ed io non sono riuscito a trattenermi, ecco perché ti ho baciata.
'Per scusarmi' dico invece.
'Ah...' nella sua voce c'è una punta di delusione.
Faccio un sorriso malizioso.
Lei abbassa lo sguardo.

*El's pov*
Alzo lo sguardo e vedo che mi sta fissando.
Guardo le sue labbra e il suo piercing Labret.
È così sexy.
Arrossisco ai miei pensieri ed abbasso lo sguardo.
Decido di andarmene così volto e inizio a camminare.
Sento su di me il suo sguardo, così aumento il passo.
Ho paura che mi insegua e che mi picchi di nuovo ma niente.
Mi giro e vedo che è ancora lì, sorridente.
'Ciao piccola' urla, poi si gira e se ne va, con le mani in tasca.
Wow, questo Benjamin, è molto meglio.
È... Diverso.
So che Benjamin è sempre stato così in fondo che forse fa del male agli altri perché ha avuto un passato difficile o perché ha gravi problemi...
Mi stupisco di ciò che sto pensando.
E mi stupisco ancora di più rendendomi conto che quel contatto tra me e lui mi è piaciuto, tanto.
Mi accorgo di aver sbagliato strada così torno indietro.
Riesco a trovare la strada di casa ed arrivare a casa sana e salva.
Vado in camera mia, mi tolgo le scarpe e i vestiti e vado a farmi una doccia.
Esco dalla doccia e mi avvolgo in un accappatoio.
Mi strucco e torno in camera.
Non smetto di pensare a Benjamin, a quello che è successo.

*Benji's pov*
Sono steso sul letto e fisso il soffitto.
Non riesco a smettere di pensare a lei, alle sue labbra.

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove ***


*Benji's pov*
Perché sto pensando a lei?
Perché?
Perché l'ho baciata?
Sento la testa pulsare; sono nervoso, stressato ed ho una strana sensazione.
È un emozione estranea a me...
Cosa mi sta succedendo?
Ho lo stomaco sottosopra.
Mi alzo dal letto interrompendo i miei pensieri e le mille domande che mi pongo a cui non so rispondere, e vado a farmi una doccia.
Uscito dalla doccia afferro un asciugamano e lo avvolgo intorno alla vita.
Mi guarda allo specchio e noto che ho bisogno di farmi la barba, così a malavoglia prendo il rasoio.
Finalmente ho finito, vado in camera e metto dei boxer.
Vorrei andare da lei.
Ma no, non lo faccio, non voglio sapere più niente di lei.

*El's pov*
'Ed? Si, volevo chiederti se ti andava di venire da me a fare festa'
'A fare festa?'
'Intendevo se ti andava di venire da me per una pizza e se volevi dormire da me'
'Aaah, bhe, ci sta. Arrivo subitoooo!'
Risponde e mette giù il telefono.
Sorrido e intanto compongo il numero della mia pizzeria di fiducia.
Ho ordinato la pizza e ora devo solo aspettare Edward.
Mi siedo sul divano e metto il mio album preferito: The Origin Of Love, di Mika.
Sto pensando a Benjamin, ancora.
Devo smetterla.
Che stupida che sono!
Qual ragazzo mi ha fatto del male più di una volta e mi ha baciata e ci sono stata, che stupida!
Mi lascio scappare un grido di nervosismo. 
Devo ignorarlo.
Mi sta facendo impazzire.
Sento suonare il campanello e faccio uno salto sul divano per lo spavento.
Mi alzo, fermo la musica e vado ad aprire.
'Chi è?' Dico.
'Io, scema!' Risponde una voce famigliare.
Apro la porta ed Edward mi abbraccia fortissimo.
Mi prende in braccio, entra in casa e chiude la porta con un calcio.
'Ed mettimi giù' dico ridendo.
'Ti metto giù solo se mi dai un bacio'
'Okay! Però devi mettermi giù così non riesco' 
Mi mette giù e gli do un bacio sul collo.
Vado in camera e lui mi segue, lanciando il suo zaino nella stanza.
'Vuoi rompere qualcosa?' Dico sorridendo.
'Mmm, nah' dice ridendo.
Quando mi piace la sua risata!
È contagiosa, mette di buon umore, allegria e felicità.
Edward ha questo strano potere di far sorridere le persone senza fare nulla, è incredibile quel ragazzo.
Parliamo del più e del meno sul mio letto quando sento il campanello.
'Pizzaaaaa' urla Edward alzandosi di scatto dal letto e correndo in salotto.
'I soldi sono sul bancone in cucina!' Urlo.
Sento aprire la porta e la gentile voce di Edward dire 'buonasera buon uomo',la risposta del tipo delle pizze e poi chiudersi la porta.
Arriva Edward di corsa con le pizze in mano e le appoggia sulla mia scrivania.
Apre subito il primo cartone e prende la prima fetta.
'Ehi, non mangiare senza di me!'
'Alzati dal letto pigrona e vieni a prenderti la tua fetta!'
'Uff' rispondo e mi alzo.
I capelli di Edward sono tutti scompigliati e questo lo rende ancora più bello.
Cioè, adorabile.
Prendo la mia fetta e do un bel morso.
Edward mi sta guardando con il suo solito sorrisetto.
'Che c'è?' Dico dopo aver mandato giù il boccone.
'Niente, sei carina' dice.
'Si, certo' dico dando un'altro morso.
'No, davvero' il tono improvvisamente serio.
'Bhe, g-grazie' dico arrossendo.
Sorride in risposta.
Finiamo la pizza in un battito di ciglia.
'Ora ci sta un bel film' propone Ed.
'Horror?' Rispondo.
'Ovvio'
'Mmh, quale guardiamo? Non ho voglia di vedere un horror pesante ora' dico.
'Okay, allora guardiamo un horror comico!' 
'Come scusa?' Dico ridendo.
'Guardiamo Scream! Dovrebbe essere un horror, però a mio parere è molto banale e non fa per niente paura. A me, sinceramente fa ridere'
'A te fa ridere tutto Ed!'
'Dai, guardiamo questo!'
'Okay, okay! Però prima mi cambio'
'Okay'
'Dovresti uscire Ed' dico gentilmente.
'E se non voglio?'
Arrossisco.
'Ehm...'-'allora esco io'
'Dai, non posso rimanere? Non ti mangio eh! E poi non devi vergognarti'
'Ma non mi sento a mio agio...'
'Va beeeene' dice ed esce dalla stanza chiudendo la porta.
Prendo una felpa larga a caso e dei leggins grigi.
La felpa è bianca con delle stampe di unicorni neri.
Mi cambio, pettino i capelli ed apro la porta; Edward era lì vicino alla porta e quando mi vede si complimenta per la mia felpa.
Rispondo con una smorfia e vado in bagno a lavarmi i denti.
Quando esco dal bagno trovo Edward con una maglietta a maniche corte grigio scuro e dei pantaloni blu di un pigiama, con lo spazzolino e il dentifricio nelle mani. 
'Sexy' dico ridendo.
'Simpatica! Anche tu comunque, molto' dice con il suo solito sorrisetto.
Gli faccio la linguaccia e poi lo lascio andare in bagno a lavarsi i denti.
Approfitto per chiudere tutti gli scuri e le finestre, inoltre chiudo a chiave anche le porte delle stanze dove non devo andare.
Vado in salotto ed accendo la TV.
Mi raggiunge anche Edward che prende il telecomando di Sky e va sul cinema dove trova poi il film.
Mi siedo sul divano con Edward e facciamo partire il film.
A metà film, mi sdraio ed Edward fa lo stesso mettendosi dietro di me e appoggiando una mano sul mio fianco.
Ogni tanto, tra un commento e l'altro, mi da qualche bacio sulla guancia o sulla testa.
'È finito' dice Ed. 'Impressioni?'
'Banale' rispondo.
'Già'.
Mi giro verso di lui.
Sento il suo respiro sulla mia fronte.
Ci abbracciamo e rimaniamo così.

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Capitolo 21
*** Capitolo venti ***


'E ora che facciamo?' Chiedo.
'Fammici pensare'
Sciolgo l'abbraccio e mi alzo dal divano.
'Possiamo guardare un altro film oppure parlare un po''
'Parliamo un po', non ho molta voglia di guardare un altro film'
Andiamo nella mia stanza e ci sediamo sul mio letto.
'Ed, devo dirti una cosa...'
'Okay, cosa?'
'Io...' 
Mi guarda con un aria interrogativa.
'Io ho baciato Benjamin'
La bocca di Edward di spalanca.
'Tu... Cosa?'
'Cioè, lui ha baciato me, però io ci sono stata, non ho fatto niente per allontanarlo'
'Bhe...Wow. Strano. Ma perché ti ha baciata?'
'Per scusarsi'
'Che coglione. Per favore, evitalo il più possibile. E giurami che se prova ad avvicinarsi di nuovo a te lo allontani'
'Okay... Lo giuro'
'Vieni qui' dice aprendo le braccia.
Mi fiondo tra le sue braccia e mi sento al sicuro.
Mi sento al posto giusto nel momento giusto con Edward.
Mi fa stare bene.
Lo stringo forte.
Ricambia.
Sciogliamo l'abbraccio e ci guardiamo negli occhi.

*Edward's pov*
I suoi occhi sono tenerissimi, così dolci.
Quel bastardo di Benjamin non doveva nemmeno sfiorarla.
Guardo le sue labbra.
Voglio assaporarle.
Voglio baciarla.
Provo qualcosa che più dell'amicizia.
Ho una cotta per lei.
Mi avvicino a lei.
Sono indeciso se buttarmi o no.
Se osare o non fare niente.
Non si allontana.
Guarda le mie labbra.
Forse anche lei prova qualcosa.
Fanculo.
Mi avvicino alle sue labbra fino a che non le sento sulle mie.
Wow.

*El's pov*
Edward si sta avvicinando.
Chiudo gli occhio e poi... Poi sento le sue labbra sulle mie.
E poi non sento più quel contatto.
Così guardo Edward, sorrido e lo bacio.
Metto le mie mani dietro il suo collo e continuo a baciarlo.

*Edward's Pov*
Mi allontano da lei.
Mi siedo meglio, stendo le gambe e la invito a sedersi sopra di esse.
Esita un po' ma alla fine si siede.
Metto le miei braccia dietro la sua schiena e la avvicino a me.
Mette le sue mani sulla mia nuca.
La bacio di nuovo.
E ancora, e ancora, e ancora.

*El's pov*
Mi stacco da Edward e lo abbraccio.
'Provo qualcosa per te' mi sussurra all'orecchio.
'Anche io' sussurro al suo orecchio in risposta.
Mi allontano e ci guardiamo negli occhi.
Poi sorride.
E non riesco a non sorridere.
Ci baciamo di nuovo.
Mi rendo conto solo adesso di quanto desideravo le labbra di Edward, di quanto desideravo questo contatto.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventuno ***


Mi sveglio.
Sono tra le braccia di Edward, la sua mano mi accarezza i capelli.
'Buongiorno piccola' sussurra.
'Buongiorno' rispondo.
Mi bacia la fronte.
'Andiamo a mangiare?' Dico, sentendo il mio stomaco brontolare.
'Sei la solita' dice sorridendo.
Ricambio il sorriso e ci alziamo.
Vado in salotto, prendo il mio album preferito e lo metto nello stereo.
Seguita da Edward mi dirigo verso la cucina, dove inizio a preparare il caffè.
Mi cinge i fianchi da dietro e mi bacia il collo.
'Mi sconcerti così' dico sorridendo.
'Ah si?' Risponde.
'Si...'
Mi giro verso di lui, gli prendo il viso tra le mani, mi metto in punta di piedi e lo bacio.
Mi allontano e continuo a preparare la colazione.
Edward inizia a canticchiare la canzone allo stereo.
È tutto così perfetto con lui.
Mi sento perfetta con lui.
Metto in tavola la colazione, Ed arriva subito e si siede.
Ora c'è la mia canzone preferita: give me love.
Mi metto a canticchiarla.
'Sei bellissima' 
'Eh?'
'Sei bellissima'
'Non è vero, dai su'
'Oh si che è vero'
Arrossisco e bevo un goccio del mio caffè.
Finita la colazione, andiamo in camera mia.
Dopo un po' di chiacchiere Edward mi chiede 'ma i tuoi genitori?'.
Abbasso lo sguardo.
Un senso di tristezza mi invade.
'Oh, s-scusa. È una domanda che non dovevo fare' 
'N-no... Ecco... Loro sono sempre via per lavoro e non pensano mai a me' dico giocando con i pollici.
'Oh piccola mi dispiace' si avvicina e mi abbraccia forte.
Ora mi sento decisamente meglio.
'Sei la mia forza' dico.
'Tu la mia'
Sorrido e l'abbraccio più forte.

Edward è andato a casa nel pomeriggio.
Sono stesa sul letto che guardo il soffitto.
Quando il rumore di una porta che si apre interrompe i miei pensieri.
Sento dei passi.
Mi prende il panico.
Penso al peggio.
'Ciao tesoro!' Dice una voce femminile.
Mia madre.
'Elisa?' Domanda mio padre.
Adesso devo andare di la e recitare.
Esco dalla camera.
'Mamma, papà' 
Mi abbracciano e mi fanno le solite domande tipo: come stai?; come è andata a scuola?
E io, rispondo con le solite risposte: bene, voi?; tutto bene, ho preso un bel voto in arte.
Mi dicono che dovrei andare a dormire perché è tardi e il giorno dopo ho scuola.
Così faccio.
Do la buonanotte ai miei genitori e torno in camera.
Prendo il cellulare e guardo l'ora: 2:00 am.
Do la buonanotte ad Edward e mi metto nel letto.
Chiudo gli occhi e provo a dormire.

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Capitolo 23
*** Capitolo ventidue ***


Inizia un altra settimana di scuola.
Tra poco sono le vacanze di Natale.
Non vedo l'ora!
Finalmente avrò un po' di riposo.
La scuola mi mette addosso troppa ansia e stress.
L'unica cosa che mi fa andare avanti è Edward.
Che è il mio ragazzo da  due mesi, circa.
Benjamin non mi ha più fatto del male, non mi ha più parlato, dopo che ci siamo baciati.
In corridoio, ogni tanto mi guarda.
Io suo sguardo è perso, confuso, a volte rabbioso, altre quasi triste.
Ai miei occhi, pare quasi sconfitto.
A volte lo vedo con qualche ragazza.
Ma quando guarda la ragazza interessata, è indifferente, impassibile. 
I suoi occhi non rispecchiano nessuna emozione.
A volte, vederlo così, mi rattrista.
Mi si stringe il cuore.
E non so il perché, non dovrebbe importarmi nulla di lui.
Guardo l'orologio appeso al muro della mia stanza.
Mancano 20 minuti al suono della prima campana e io sono ancora nel letto a fissare il soffitto.
Mi alzo di corsa e corro ad aprire l'armadio.
Prendo dei pantaloni nei skinny e una felpa nera con scritto 'easy'.
Cambio la biancheria e velocemente mi infilo i pantaloni.
Impreco quando mi accorgo di non aver messo le calze.
Lotto contro i pantaloni e, una volta tolti, metto le calze.
Rimetto i pantaloni e mi metto la felpa.
Metto le mie vans nere e corro in bagno.
Mi lavo i denti, metto l'eye-liner e il mascara.
Torno in camera; mi do un po' di profumo, afferro il telefono e lo butto nella borsa di scuola.
Metto sciarpa, cappello, cappotto e prendo la borsa, correndo fuori dalla porta di casa.
Mi fermo e decido di camminare a passo moderatamente veloce.
Prendo fuori il telefono e rispondo al messaggio del buongiorno di Edward.
L'aria d'inverno si sta facendo sentire in Inghilterra.
Sento il naso pizzicare e le mie mani sono già dei cubetti di ghiaccio.
Metto le mani nelle tasche del cappotto e cammino con la testa bassa.
Vado contro a una persona e subito chiedo scusa, quando mi accorgo, che quella persona è Benjamin.
Mi si ferma il fiato.
Ci guardiamo.
Richiedo scusa.
E me ne vado.
'Aspetta' dice e mi ferma il braccio.
'Benjamin...'
'Perché?'
'Perché? Perché cosa?'
'Perché stai facendo questo?'
'Q-questo cosa?'
Benjamin sembrava distrutto, con delle occhiaie evidenti e occhi rossi.
'Ah, lascia perdere!' risponde con un tono quasi aggressivo.
Apro la bocca per parlare ma mi accorgo di non avere parole da pronunciare, così abbasso lo sguardo ed entro a scuola.
La mia mente continua a ripetersi la sua domanda e cerca di darsi una risposta, delle risposte, ma non lo so.
Perché quel ragazzo mi tormenta?
'Amore! Amore!' Edward mi prende la mano.
Mi ero dimenticata di lui, stavo andando subito a lezione.
'Hey' rispondo cerando di mettere in scena un sorriso abbastanza convincente.
Non vedendolo convinto gli stampo un leggero bacio sulle labbra.
'Vado a Inglese, Ed, a dopo' dico con un altro bacio.
'A dopo piccola'.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventitré ***


Ad inglese non posso fare a meno di guardare Benjamin.
Ogni tanto i nostri sguardi si incrociano.
I suoi occhi sono così belli di solito.
Ora sembrano spenti.
Basta, smettila Elisa!
Concentrati sulla lezione.
Decido di prendere fuori il blocco appunti e scrivere i concetti più importanti.
Dopo due righe di appunti, inizio a scarabocchiare.
Alla fine ne esce un disegno vero e proprio.
La mia mente soprappensiero ha disegnato Benjamin ed Edward entrambi con delle ali da angelo.
Ben aveva le ali bianche, Ed, invece, nere.
La professoressa mi richiama, la classe si gira automaticamente verso di me e io sussurro uno 'scusi'.
La professoressa si avvicina al mio banco e strappa il foglio con il disegno urlandomi contro.
Abbasso lo sguardo imbarazzata.
Sento le risatine dei compagni.
Appallottola il foglio e lo lancia nel pattume, almeno, l'intento era quello, però lo manca completamente e finisce vicino alla cattedra.
L'ora finisce, metto velocemente già le mie cose ed esco dalla classe.

*Benji's Pov*
Suona la campana, lei corre subito fuori dall'aula.
Curioso, mente esco dalla classe, afferro il disegno di El.
Vado nel giardino, che è deserto, perché c'è troppo freddo, e mi siedo contro al muro.
Apro il disegno.
E mi vedo, completamente vestito di nero, con delle ali bianche.
Sorrido.
Vicino a me, c'è quel ragazzo biondo, che è il suo fidanzato, non so come si chiama e non mi interessa.
Lui invece, è vestito normalmente, ma le ali sono nere.
Fisso il disegno per un po'.
Cerco di capirne il messaggio.
E poi, capisco.

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Capitolo 25
*** Capitolo ventiquattro ***


Ho capito che El non mi è indifferente.
È attratta da me, però non lo ammette a se stessa.
Prova qualcosa per me.
E io?
Io... Penso di provare qualcosa per lei.
Vorrei che fosse mia. 
Vorrei che guardasse me con gli stessi occhi di come guarda il suo fidanzato.
Però è presa dal suo ragazzo, si vede.
E io l'ho tratta malissimo, l'ho picchiata... Mi sento un mostro.
Mi faccio schifo e mi odio da solo.
Però mi piace quella ragazza e voglio farle vedere come sono realmente, voglio dimostrarle che non sono come crede.
Voglio solo che sia mia.
E farò di tutto per averla.
Prendo una sigaretta e l'accendo.
Prendo il foglio con il disegno e lo piego in quattro e lo metto accuratamente nello zaino.
Finita la sigaretta torno a malavoglia dentro alla scuola e vado nella mia classe.

*El's pov*
Vado davanti alla classe di Edward e lo aspetto.
Quando esce mi getto tra le sue braccia e trovo subito conforto.
Lo stringo forte.
Ci dirigiamo insieme alla lezione di arte che abbiamo in comune.
'Finalmente arte' dico.
'Già, due ore di risposo!'
Gli lancio un occhiataccia scherzosa.
Lui ricambia con uno dei suoi sorriso migliori.
Il suo sorriso mi mozza il fiato.
'Sei bellissima' dice accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.
È così tenero.
Arrossisco e lo ringrazio, anche se non sono perfettamente d'accordo con lui.
Entriamo in classe e ci sediamo vicini.
Non vedevo l'ora che fosse l'ora di arte perché è una delle poche materie che mi piace e che amo.

Suona la ricreazione.
Io e Ed decidiamo di andare in cortile che dovrebbe essere desolato, visto che la maggior parte degli studenti sta nell'istituto al caldo.
Ci sediamo contro al muro e iniziamo a parlare del più e del meno.
Ogni tanto ci scambiamo qualche dolce bacio.
Fuori fa molto freddo, l'aria invernale si sta facendo sentire.
Mi stringo ad Edward per ricevere il suo calore.
Ci abbracciamo.
Stiamo fermi così fino al suono della campanella di fine ricreazione.
'Vorrei stare così ancora un po''
'Anche io amore'
Sorrido e ci baciamo passionalmente. 
Ci allontaniamo, Ed si alza e mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi.
L'afferro e mi alzo, facendo un piccolo salto e lanciando addosso a lui.
'Amo i tuoi abbracci' dico stringendolo.
Lui sorride.
Ci prendiamo per mano e torniamo dentro.

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Capitolo 26
*** Capitolo venticinque ***


*Benji's pov*
I corridori sono vuoti.
Non c'è nessuno.
Vedo la porta del cortile aprirsi e due persone che si tengono per mano entrano.
Poi li riconosco.
El e il suo fidanzato.
Lei è bellissima.
La guardo intensamente e le sorrido.
I suoi occhi incontrano i miei e le sei guance si dipingono di rosso.
Il suo ragazzo mi guarda e poi sussurra qualcosa a El che però sembra non ascoltare.
Guarda solo me.
Cammino verso di loro e loro verso di me.
Guardo il pavimento.
Il mio gomito sfiora la sua spalla.
Mi fermo davanti alla porta della mia classe.
Lei arriva alla fine del corridoio, si volta, io le sorrido e le faccio l'occhiolino.
Arrossisce nuovamente e le scappa un leggero sorriso.
Mi fa impazzire quella ragazza.
Devo farla innamorare di me, devo conquistarla.
Mi salta in mente un idea.
Devo tornare a casa.
Mi preparo a recitare.
Vado dalla bidella e in modo molto teatrale fingo di stare malissimo.
'Fatemi tornare a casa, non mi reggo in piedi, ho il vomito, un emicrania e forse la febbre. Per di più ho anche il raffreddore e...' -'Va bene, vai a casa. Firma qua' mi interrompe la bidella.
Ho un futuro come attore forse.
Firmo velocemente e mi dirigo verso la porta d'entrata.
Durante la strada inizio a pensare.
Mi sento così strano.
Io, che sto pensando di fare una cosa così romantica per i miei gusti.
Non sono un ragazzo dolce o romantico.
Non mi piacciono le cose smielate.
Ma, sto facendo esattamente questo, sto diventando così.
Sono diverso.
Sono come ero.
Mi accorgo di aver superato la mia meta e torno indietro.
Entro dal fioraio e prendo un grande mazzo di rose bianche, rosse e rosa.
'Vuole che metta un biglietto?' Chiede il fioraio.
'Ehm... Eh, si grazie'
Allega il biglietto e mi porge una penna.
Scrivo: Per Elisa, da -B.
Esco dal fioraio e mi dirigo a passo veloce alla casa di El.
Appoggio le rose sullo zerbino e prendo fuori dalla tasca il cellulare per guardare l'ora.
Tra poco sarà a casa, devo andarmene.
Mi allontano.
M'incammino verso casa con le mani in tasca, guardando l'asfalto e pensando a mille cose.

*Angolo autrice*
Scusate il ritardo, ma non è un bel periodo e non ho molta ispirazione.
E scusate anche per il capitolo breve, rimedierò.
Ah e, come avrete notato, questo è un capitolo dedicato esclusivamente al misterioso Benjamin. 
Vi mando tanti baci!
-TryingToBeDifferent

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