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di Lalla7980
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: il viaggio ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4; MEET U ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo: il viaggio ***


«Emily! svegliati oggi hai il volo! Devi andare da tuo padre!» Urlò mia madre dal soggiorno. Erano le 7.15 quando finalmente decisi di alzarmi dal letto. La prima cosa che vidi appena scesa dal letto fu la valigia di Minnie che mia madre mi regalò quando avevo 5 anni, pensai schifata "ok mamma, è uno scherzo vero?". Mi lavai e vestii in 5 minuti. Alle 8 ero in aeroporto con la mia fantastica valigia e tanta voglia di abbracciare mio padre che non vedevo dall'estate scorsa.
Sarei andata a vivere con lui quest'anno perché finalmente avevo raggiunto i 17 anni e potevo decidere con chi vivere fino alla maggiore età. Mi preparavo a salire sull'aereo che mi avrebbe portato a Miami da mio padre, in mano avevo tutto: passaporto, cuffiette e telefono.
Mi aspettavano due ore di lungo viaggio.
Quando era quasi il mio turno per esibire il passaporto e poi imbarcarmi sull'aereo mia madre mi afferrò per il polso e mi abbracciò quasi con le lacrime agli occhi e mi sussurrò un flebile: «Ti voglio bene tesoro, mi mancherai» Volevo abbracciarla e dirle che 4 mesi sarebbero passati in fretta e che d'estate sarei stata con lei tutto il tempo che voleva, ma una ragazza alta e con dei lunghissimi capelli castani mi chiamò per mostrargli il biglietto e il passaporto.



Eiei, sono nuova qui, quindi non so neanche come si usa questo sito ma una mia amica mi ha detto di scrivere anche qui la ff che ho iniziato da circa 3 mesi su wattpad, e quindi eccomi... Sinceramente il prologo non mi piace molto perchè è molto breve però non riuscivo a scrivere ehehe

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Mi svegliai di colpo quando l'aereo ebbe un leggero vuoto d'aria, ascoltavo la musica sul mio vecchissimo ipod, in quel momento nelle cuffie suonavano i 5sos con ''Amnesia''. Una ragazza che era seduta accanto a me mi chiese una cuffietta, lei adorava i 5sos. Finita la canzone si presentò: «Piacere Nicole, ho 17 anni, dove stai andando tu?» Mi tese una mano e capii che voleva glie la stringessi per fare anche io la mia presentazione. Io non sono una ragazza che ama parlare con gli sconosciuti tantomeno se sono chiacchieroni. Quindi mi limitai a: «Piacere Emily, sto andando a Miami da mio padre». Gli esplose un enorme sorriso in faccia. Quella ragazza era veramente bella, aveva dei lunghi capelli castani, erano mossi, aveva la frangetta, come quella che si fanno le bambine, era alta e snella. Poco dopo me la trovai quasi in braccio che urlicchiava «Eiii ma anche io sto andando a Miami da mio padre, frequenterò la East Pacific College» Magnifico, una perfetta sconosciuta avrebbe frequentato la mia stessa scuola e forse saremmo state anche nella stessa classe. Parlai con la ragazza al mio fianco per il resto del viaggio, ci scambiammo i numeri di telefono e ci promettemmo di farci mettere nella stessa classe, conoscendola meglio era davvero simpatica quella ragazza, il tipo di amica di cui avrei avuto bisogno... Arrivata all'aeroporto di Miami vidi la seconda cosa più imbarazzante della mia vita dopo la valigia di Minnie: mio padre con un cartoncino tenuto tra le sue mani con su scritto "aspetto la mia bellissima bambina". Diventai tutta rossa, trascinai mio padre al ritiro bagagli prendendolo per un braccio, «No dico papà ma ti sei impazzito? Ho 17 anni non 5» Si scusò varie volte per il gesto che era stato poco gradito. Non appena perdonai mio padre lui mi abbracciò e iniziò a piangere come un bambino, sentivo il cuore battergli fortissimo. Amavo i suoi abbracci, li amavo da quando ero bambina, li amavo perchè mi facevano sempre sentire a casa, io amavo mio padre più di quanto ami mia madre. Usciti dall'aeroporto vidi mio padre dirigersi verso una ferrari rossa fiammante, pensai fosse uno dei suoi scherzi, ma capii che non scherzava quando prese le chiavi e mi urlò: «Che fai sali o resti li con quella faccia nella vana speranza che qualcuno ti porti a casa dopo?» Seguii il consiglio di mio padre e salii in macchina, dovevo ancora spiegarmi come aveva fatto a comprare una ferrari ma non gli chiesi nulla aspettai che mi desse lui delle spiegazioni. Il viaggio verso casa fu molto breve, scendemmo dalla macchina e subito mi trovai una bellissima villetta su due piani con una piscina enorme sul retro. Entrai in casa. che era lussuossissima rispetto a quella vecchia topaia in cui abitava ques'estate. Sentii un profumo di ciambellone provenire dalla cucina, quindi incuriosita entrai, trovai una donna sulla trentina che sfornava un ciambellone glassato con cioccolata, il mio fiuto non fallisce mai, appena la vidi pensai: " A quanto pare le sorprese non sono finite". Mi avvicinai per presentarmi e lei con voce squillante urlò: «Tessa! Vieni a presentarti a tua sorella». E quindi le sorprese non erano ancora finite, chissà oggi forse avrei scoperto di essere stata adottata!

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Vidi scendere dalle scale che portavano al piano di sopra una ragazza che aveva 20 anni, aveva dei lunghi capelli biondi, leggermente mossi, e gli occhi color cielo. Si avvicinò a me con disprezzo, mi guardò intensamente negli occhi e mi disse: «Quindi tu saresti mia SORELLA?» Marcò in modo evidente l'ultima parola e capii che non piaceva neanche a lei l'idea di essere sorelle. Allungai la mano per presentarmi, ma lei mi guardò schifata così capii che non voleva affatto presentarsi. Sua madre cercò di mettermi a mio agio, chiese a sua figlia di mostrarmi la mia camera al piano di sopra. Dopo varie sbuffate la ragazza mi accompagnò al piano di sopra e mi mostrò la mia camera. Era molto grande, avevo il bagno in camera e un grande terrazzo che dava sulla piscina. La mia adorata sorellina mi guardò con disprezzo e mi disse: «La stanza migliore alla principessa, ovviamente!». Se ne andò sbattendo la porta. Davvero non capivo cosa avesse quella ragazza nei miei confronti, ma decisi di far passare il problema in secondo piano. Iniziai a sistemare i miei vestiti nel grande armadio che era vicino ad una piccola scrivania. Quando ebbi finito di sistemare tutti i miei vestiti decisi di farmi una doccia, o meglio un bagno, visto che in tutti i bagni di quella casa c'erano solo ed esclusivamente vasche. Finito il mio meraviglioso bagno, mi vestii con dei jeans chiari e una canottiera gli abbinai le stan smith e una collana. Scesi le scale e vidi Tessa litigare con sua madre per la camera, quella ragazza non aveva 20 anni ma 2. Cercai di fare finta di niente ma non appena Tessa mi notò mi puntò il dito contro dicendo che era tutta colpa mia, salì le scale in lacrime e si chiuse in camera sua sbattendo di nuovo quella dannata porta, prima o poi questa ragazza romperà tutte le porte. Quando Tessa finì la sua sceneggiata ci sedemmo tutti a tavola per la cena, Eleonor la compagna di mio padre, aveva preparato il pollo con le patate, era davvero delizioso. Mentre stavo cenando sentii il mio cellulare vibrare, era Nicole, la ragazza dell'aereo, che mi chiedeva se mi volevo aggiungere a lei il giorno dopo per andare a fare un po' di shopping e visitare un po' Miami. Risposi che l'avrei aspettata davanti a quella che sarebbe stata la nostra scuola il pomeriggio seguente. --- Erano le 15.30 quando mi accorsi che forse era il caso che mi iniziassi a preparare per raggiungere Nicole, non avevo tempo per scegliere dei vestiti da indossare quindi presi al volo quelli della sera precedente e li infilai di corsa. Mi misi giusto un po' di mascara per essere più guardabile e poi cercai mio padre per chiedergli un passaggio, ma si sa mio padre era pieno di sorprese. Mi guardò e mi disse: «Tesoro davvero pensavi che tuo padre ti avrebbe lasciato senza macchina? Vai in garage c'è un regalo per te!». Non feci neanche finire mio padre che ero in garage, c'erano tantissime macchine dalle Ferrari alle Bmw, poi ce ne era una coperta con un telo, capii che quella era la mia dall'enorme fiocco rosa sopra al tettino. Tolsi il telo, sotto trovai una bellissima Audi bianca. Ringraziai velocemente mio padre e saltai in macchina. Vidi Nicole che mi aspettava su un muretto davanti alla nostra scuola, lei era arrivata a piedi perché abitava vicino, decidemmo di andare con la mia macchina in un centro commerciale. Quando arrivammo notai subito che tutti i ragazzi erano vestiti uguali, bermuda, canottiere e vans. Nicole fu subito rapita da un ragazzo tutto muscoli, alto e castano. Si avvicinò a lui con una banale scusa e cominciarono a parlare, dopo 10 minuti capii che Nicole voleva essere lasciata da sola. Mi diressi in una libreria, perché adoro leggere libri. Non appena entrai mi imbattei per caso, anzi, per sbaglio, un maledetto sbaglio, in un ragazzo. Era altissimo, aveva gli occhi marroni e i capelli castano scuro. Non ebbi il tempo di chiedergli scusa che subito inizio a urlarmi contro: «Ma non ci vedi? Stai attenta a dove metti i tuoi dannatissimi piedi!» Anche lui aveva il vizio di sbattere la porta proprio come quella malata di mia sorella. Pochi secondi dopo l'incontro con quel ragazzo che sembrava essere fatto apposta per mia sorella, vidi Nicole venire verso di me, urlicchiava: «Heeey sai chi mi ha chiesto il numero? Sai con chi uscirò domani?» Per non deluderla anche se sapevo chi fosse il fortunato gli chiesi: «No, dimmi chi è questo fortunatissimo ragazzo». Lei rispose sempre urlando: «Quello laa, quello con cui ho avuto l'onore di parlare, ti rendi conto? ti rendi conto?!» Tesoro mi rendo conto che non sei messa bene. Quando finalmente Nicole si riprese decidemmo di tornare ognuna alla rispettiva casa, poiché il giorno dopo ci sarebbe stato il primo giorno di scuola, e io mi resi conto di non essere affatto pronta per cominciare di nuovo a studiare.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


Erano le 7 della mattina. quando la mia amata sorellina decise di entrare in camera mia e iniziare a urlare che le serviva un passaggio per arrivare a casa della sua migliore amica. Tesoro ma tu sai solo urlare e sbattere le porte? Oggi che è il primo giorno di scuola tu vuoi un passaggio? Te lo scordi! Dopo il bellissimo risveglio passai 10 minuti davanti all'armadio per scegliere qualcosa di non banale da mettere per il primo giorno di scuola. Dopo vari cambi, optai per i pantaloni a vita alta abbinati ad una maglietta di pizzo bianca. Scesi di corsa le scale e mi trovai davanti mia sorella che mi chiese, sta volta più delicatamente un passaggio verso scuola. Accettai e le dissi di farsi trovare pronta davanti alla porta entro 10 minuti. Quando entrai in cucina trovai mio padre e Eleonor che si scambiavano effusioni, ci voleva un po' miele per iniziare questa giornata, cercai in ogni modo di farli staccare facendo vari rumori con le tazze ma niente, quindi decisi di fare colazione da sola o meglio con mia sorella Tessa, che equivaleva a fare colazione da sola. Stranamente iniziò lei il discorso: «Senti sorellina, so di averti trattata male dall'inizio -era ora che te ne accorgessi- ma volevo solo dirti, che ti odio troietta». Mi amava, si vedeva. Io non aggiunsi altro, mi diressi verso la porta e me ne andai a scuola, senza aspettarla. Arrivata a scuola, trovai sullo stesso muretto del giorno precedente Nicole, che sta volta era presa a messaggiare con qualcuno, probabilmente il ragazzo che aveva incontrato il giorno precedente. «Ehm -gli feci notare la mia presenza- forse dovremmo entrare -aggiunsi con enfasi-» Finalmente si decise a guardarmi in faccia, mi rispose annuendo. Non appena entrammo ci trovammo davanti centinai di ragazzi, noi ci dirigemmo subito nella nostra classe che sembrava fosse essere la 4H. Prima di arrivare davanti alla nostra piccola aula dovemmo attraversare un lunghissimo corridoio, facendo lo slalom tra coppiette sdolcinate che si sbaciucchiavano sull'armadietto, e ragazzi nuovi come noi, che cercavano la propria aula. Quando finalmente arrivammo in aula, si presentò a noi il prof di chimica un certo Tom, un tipo riccio e castano, bassino che sembrava non arrivasse neanche alla cattedra. Finite le prime 3 ore di lezione io e Nicole ci dirigemmo nella mensa, dove c'era una fila interminabile per prendere quel poco e scadente cibo. Rinunciammo all'idea di fare la fila, quindi ci sedemmo su delle vecchie panchine al di fuori della mensa. Da lontano vidi avvicinarsi a noi una ragazza, seguita da una fila di ragazzi che le sbavavano dietro come se fosse una diva, Nicole si avvicinò al mio orecchi e mi sussurrò: «E' Cassy, dicono che sia la ragazza più bella della scuola -a me non sembrava affatto, ma mi piaceva vedere la fila di ragazzi sbavargli dietro- la vedi quella dietro di lei? E' Megan la sua migliore amica nonché la sua cagnolina di fiducia.» Mi chiesi come facesse lei a sapere tutte queste cose, visto che frequentava questa scuola dallo stesso tempo che la frequentavo io. Finita l'ora del pranzo, la campanella suonò, era il segno che stavano per iniziare altre 3 ore di pura tortura. Tornati in classe trovammo un altro professore, lui però era giovane, era alto e biondo, aveva due grandissimi occhi azzurri, sembrava simpatico, cercai di restare concentrata ma come mio solito non ci riuscii. -- Quando tornai a casa, vidi mia sorella Tessa con un ragazzo, davvero non pensavo che anche quelle come lei potessero trovare qualcuno, mi guardò con faccia schifata, come suo solito e sussurrò: «Non provare a dirlo a mia madre o a tuo padre.». Tesoro ti ho solo vista con un ragazzo, credi davvero che a me interessi? Quando arrivai in camera mia, mi arrivò un messaggio di Nicole che mi chiedeva se avevo voglia di studiare con lei in una biblioteca vicino alla scuola, accettai perché sapevo che ne avrei avuto veramente bisogno. Tolsi velocemente tutti i libri dalla borsa e lasciai solo un quaderno e l'astuccio. Uscii di casa senza avvisare quella disadattata di mia sorella, e mi diressi di corsa alla biblioteca. Appena arrivai Nicole venne da me con un sorriso enorme e mi disse «Domani devo uscire con quel ragazzo del centro commerciale, non so se oggi riuscirò a studiare» Una cosa era certa nessuna delle due quel pomeriggio studiò.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4; MEET U ***


Ci sedemmo ad un tavolo lontano da tutti, sicure che nessuno ci avrebbe notate. Iniziammo a studiare storia, quando un ragazzo si avvicinò a noi, lo stesso che mi aveva praticamente investito due giorni prima nella libreria. Ci chiese: «Scusate posso unirmi a voi per studiare?» Annuimmo entrambe senza staccare gli occhi dal libro. Si sedette accanto a me; dopo cinque minuti mi chiese, quasi intimidito: «Mi aiuti a studiare questo capitolo? Proprio non mi entra in testa!». Acconsentii anche se non era la persona che avrei preferito aiutare molto volentieri, visto come mi aveva trattato quel giorno in libreria. Mi guardò spesso negli occhi, feci finta di niente, continuai a spiegargli quel capitolo per circa un'ora e lui mi ascoltò per tutto il tempo. Quando la biblioteca stava per chiudere, e anche Nicole se ne era andata da tempo, cercai di congedarmi da lui, ma mi spinse verso se, quasi troppo vicino secondo i miei gusti, cercai di allontanarmi ma lui mi afferrò per un polso e mi disse: «Comunque, piacere Andrew!». Gli risposi con disgusto visto il cambio caratteriale che aveva avuto, «Emily, ora devo proprio andare scusami» gli urlai in lontananza, e lui aggiunse sempre urlando «Hey aspetta dimmi il tuo cognome!». Glie lo dissi quando ero vicina alla porta d'uscita anche se non capivo a cosa gli servisse. Quando arrivai a casa sbloccai il telefono e trovai una richiesta d'amicizia su Facebook proprio da lui. Era ora di cena quando sentii Tessa urlare e sbattere le porte, insomma, la normalità. Scesi le scale e la trovai in lacrime, probabilmente aveva discusso con sua madre, le chiesi comunque cosa avesse. Accadde una cosa da segnare sul calendario, mi abbraccio e ancora in lacrime mi disse: «Andiamo in camera mia e ti spiego tutto». La seguii sulle scale e entrammo nella sua camera, rosa shocking, un incubo per i miei poveri occhi. Iniziò a parlare, era intimidita, forse per come aveva fatto iniziare il nostro rapporto: «Scusa se ti ho trattata male, non era mia intenzione, ma non ero pronta ad avere una sorella, tantomeno più piccola, non volevo attaccarti, ma da quando mia madre e tuo padre stanno insieme, il rapporto con mia madre è cambiato molto, non parliamo quasi mai -aveva gli occhi gonfi di lacrime, non aveva smesso un attimo di piangere- Me la sono presa con te perché pensavo fosse a causa tua..» «Hey non ti preoccupare, l'importante è chiarirsi!». Aggiunsi, forse sono stata troppo buona ma sembrava pentita sul serio. Mi abbracciò forte, mi lasciò quasi senza fiato. Dopo la lunga chiacchierata con mia sorella, mi infilai in camera mia, non avevo fame. Sbloccai il telefono e trovai un messaggio di Andrew: «Pensavo, non è che ti andrebbe di studiare insieme anche domani». Cercai di pensare ai miei impegni, e sfortunatamente non avevo nient'altro di meglio da fare il giorno seguente quindi accettai ingenuamente la sua folle richiesta.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


Lo vidi seduto allo stesso posto del giorno precedente, stava parlando con un ragazzo, probabilmente un suo amico. Mi avvicinai di poco a lui e gli sussurrai, quasi intimidita, un semplice: «Ciao». Senza aggiungere altro. Inizialmente non mi sembrava il tipo che avesse voglia tanta di studiare, quindi ci andai cauta. Studiammo la letteratura inglese, o meglio, io studiavo, lui aveva deciso di giocare con il suo cellulare. Dopo circa un'ora di studio intenso per me, Andrew si alzò e andò a parlare di nuovo con il suo amico, quando questi si degnò di andarsene tornò da me e iniziò a fissarmi, come se stesse cercando qualcosa in me. Alzai per sbaglio la testa, lo sbaglio più rischioso della giornata. Lo guardai per non più di cinque secondi negli occhi, aveva gli occhi marroni, erano di un marrone intenso, quasi cioccolato fondente. Abbassai la testa quando vidi che abbozzò un sorriso. Inizia ad arrossire quindi con voce flebile gli dissi: «Forse è il caso che io torni a casa, sono già le sette». Annuì «Ci sentiamo dopo!» Aggiunse. Tornai a casa e ad attendermi all'uscio c'era mio padre, sembrava molto preoccupato: «Tua sorella Tessa non torna a casa da ieri notte! Tu ne sai qualcosa?». Rimasi quasi sconvolta quando udii quelle parole, mi sembrava strano, prima si era aperta con me e poi era scomparsa, avevo subito pensato al peggio. Corsi in camera mia, sullo specchio c'era un bigliettino attaccato con dello scotch. Nella parte a me visibile c'era scritto con un inchiostro nero "PER EMILY". Lo aprii, all'interno c'era una lettera da parte di Tessa, davvero non capivo quando era entrata in camera mia senza farsi vedere dai nostri genitori. La lettera recitava: "Cara Emily Non sono scomparsa, sono andata a New York con Cassy, mia sorella. Tornerò tra due giorni, avevo bisogno di una pausa. Ti voglio bene. Tessa" Corsi da mio padre, gli diedi la lettera, quando la lesse la sua espressione facciale cambio da: preoccupazione a arrabbiatura in meno di tre secondi. Inizio ad urlare: «Eleonor! Questa volta non la passerà lascia, quando tornerà se la vedrà con me!». Lasciai mio padre e la sua incazzatura in salone, io tornai in camera mia. Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei miei Jeans, trovai un messaggio di Andrew, aveva scritto un semplice "Hey" accompagnato da un emoticons con un bacino. Gli risposi allo stesso modo. Parlammo per tutta la notte e il giorno seguente. Alla fine del secondo giorno ci scambiammo i numeri, iniziammo a parlare ogni giorno a ogni ora. Iniziavo a tenere a lui, stavo iniziando a volergli bene, nonostante le pessime voci che giravano sul suo conto, forse dovevo ascoltare quello che gli altri mi dicevano su di lui. Ma ho preferito ascoltare il mio cuore, così, ci incontravamo ogni martedì e giovedì in biblioteca per "studiare". Ma ogni volta che alzavo la testa mi perdevo nei suoi occhi, mi davano sicurezza

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


Mi svegliai di colpo quando sentii la porta della cucina sbattere, segno evidente del ritorno di mia sorella. Mi affrettai a scendere le scale per controllare se fosse davvero lei e a giudicare dalle urla che sentivo provenire dal piano inferiore sicuramente si trattava di lei. Quando mi trovai finalmente al piano inferiore trovai mio padre su tutte le furie e Eleonor che cercava in tutti i modi di tranquillizzarlo, Tessa invece non sembrava affatto mortificata. Alla fine della lunga discussione, Tessa salì le scale e si chiuse in camera sua, probabilmente a dormire. Anche io tornai in camera mia, avevo dimenticato il cellulare, in quel periodo non potevo vivere senza, mi mancava Andrew. Non appena presi il cellulare in mano trovai un messaggio di Andrew. Aveva scritto un semplice "buongiorno" accompagnato da un cuore. Adoravo le attenzioni che mi dava, anche se era brutto poterlo vedere solo due volte alla settimana. Gli risposi allo stesso modo, incominciammo a parlare dell'amore, odiavo quel discorso, andava sempre a finire con le mie lamentele riguardo al mio aspetto fisico ed estetico. Mi iniziò a raccontare le sue vecchie storie d'amore, finite quasi tutte per colpa sua. Stavo parlando ancora con Andrew quando mia sorella si intrufolò in camera mia. «Scusami se non ti ho avvisato del fatto che sarei partita con mia sorella Cassy ma non volevo che facessi la spia». Confessò, io ero già troppo sconvolta dal fatto che Cassy fosse sua sorella, figuriamoci se avessi parlato con uno dei nostri genitori. La rassicurai dicendogli che non avrei parlato con nessuno dei nostri genitori in ogni caso. Prima che lasciasse la mia stanza mi disse: «Hai un sorriso strano... Hai conosciuto qualche ragazzo?». Gli iniziai a raccontare di Andrew e di tutti i nostri discorsi, strani e non, e lei prima di andarsene nella sua stanza disse un'ultima cosa: «Tesoro, tu ti stai innamorando e fidati che anche lui è interessato a te e non ti mollerà molto facilmente.» quella frase mi fece riflettere molto, e se davvero mi stessi innamorando di Andrew? Che sarebbe successo? ** Mi svegliai come tutte le mattine alle 7.15 ma quella mattina avevo un brutto presentimento. Mi vestii e mi truccai poi come al solito scesi in cucina a fare colazione, stranamente mio padre e Eleonor dormivano ancora, con me in cucina c'era Tessa. «Ieri mi sono dimenticata di chiederti come si chiama e quanti anni ha il misterioso ragazzo!». Disse con ancora il cornetto in bocca, «Si chiama Andrew e ha 17 anni come me» gli risposi mentre prendevo la mia tazza. Mugugno un "mmmh" e si alzò. Rimasi sola nel silenzio della cucina, pensai a lungo e poi mi accorsi che erano le 8 meno un quarto e dovevo correre a scuola. Sul muretto, al solito posto, c'era Nicole, anche lei mi chiese di Andrew, maledetta me che parlo troppo! Entrammo a scuola, mentre prendevo alcuni libri dal mio armadietto, sentii Cassy che parlottava con una delle sue cagnoline, parlava di un ragazzo che le faceva il filo, insomma una cosa normale per lei. Non ci feci neanche caso alla descrizione del ragazzo, odiavo troppo la sua voce non riuscivo ad ascoltarla. Controllai per l'ennesima volta il mio cellulare, ma stranamente di Andrew nessuna traccia quella mattina. Alla fine di tutte le lezioni trovai un messaggio, finalmente era Andrew, probabilmente avevo un sorriso a trentadue denti perché Nicole mi chiese chi mi avesse scritto di così importante. Le parlai di lui, e di quanto fosse dolce con me, di quanto amavo ridere con lui, di quanto fosse simpatico, lo adoravo in tutto e per tutto. Lo odiavo solo quando faceva il lunatico e si incazzava per niente. Nicole mi guardò e mi disse ovvia: «Tu ne sei consapevole del fatto che ne sei follemente innamorata vero?» Annuii in segno di approvazione poi mi diressi alla macchina. Non appena varcai la porta di casa corsi in camera mia e mi fiondai in camera mia, mancavano poche ore e avrei rivisto Andrew, non ero più nella pelle, dovevo assolutamente vederlo. Due ore dopo, andai in biblioteca, lo trovai sempre a quel tavolo, come ogni martedì e giovedì. Lui mi aspettava in quel tavolo con dei libri che nessuno dei due avrebbe sfiorato neanche per sbaglio. Passammo due ore a ridere e a giocare, ci stavo veramente bene con lui, mi faceva ridere come nessun'altro era mai riuscito a fare. Andai via alla solita ora, le 19. Quando arrivai a casa trovai un suo messaggio: "Sai, credo proprio di essere innamorato di te, perché sabato non facciamo un uscita diversa? Magari ci andiamo a prendere un gelato, sai al centro di Miami lo fanno buonissimo" gli risposi dopo cinque minuti, quando più o meno avevo finito di sclerare per tutta casa. "Sai, anche io credo proprio di essere innamorata di te, ma non avevo il coraggio di dirtelo. Per me va benissimo ci vediamo sabato in centro". Ero super elettrizzata di vederlo di nuovo. Quando scesi per la cena, erano già tutti a tavola. Quel giorno Eleonor aveva preparato le fettine panate, io le amavo. Ero ancora su di giri per la notizia che mi aveva dato Andrew poco prima, quando mi padre si rivolse a me e a Tessa dicendo: «Ragazze, sabato non prendete impegni, e se ce li avete già disditeli, siete impegnate con noi, dobbiamo andare a casa dei vostri nonni!». Partendo dal presupposto che i nonni non erano miei quindi io potevo restare a casa, non avrei disdetto mai l'appuntamento con Andrew, ma mi fu negato di restare a casa. Diedi la triste notizia a Andrew che accetto il fatto come se nulla fosse. Non parlammo fino al martedì dopo, capii che ci era rimasto male. Gli riscrissi io, quando vidi che forse alla fine non era così innamorato di me, visto che aveva trovato una ragazza o meglio un mostro visto che si era fidanzato con Cassy.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


Quella notte restai sveglia, senza piangere, mi ero sempre promessa che per lui non avrei sprecato mai neanche una lacrima. Ascoltai per tutta la notte i rumori della casa, spesso mi capitava di rileggere le conversazioni tra me e Andrew, volevo vedere se a sbagliare fossi stata io, con qualche parola fuori posto o batutta non capita. Ma più le rileggevo e più sembravo io la sciocca. Davvero pensavo che uno come lui fosse innamorato di me? Dovevo capirlo che non ero il suo tipo, e forse dovevo fidarmi di più delle voci che giravano su di lui. La mattina seguente cercai a fatica di alzarmi dal letto, quando riuscii ad alzarmi mi vestii, ovviamente malissimo, non avevo voglia di alzarmi figuriamoci se ne avevo per vestirmi. Scesi le scale, non feci colazione, non salutai nessuno, uscii e basta. Mi diressi a scuola, era talmente tanto presto che non c'era neanche Nicole sul solito muretto, quindi sul muretto quella mattina mi ci sedetti io, quando trovai una parte al sole di quel muretto freddo e bagnato sentii il cellulare vibrare, era Andrew, mi dava il solito buongiorno, risposi con un semplice "Ciao", non volevo assolutamente parlargli. Esattamente 20 minuti dopo arrivò Cassy seguita dalla sua fedele cagnolina, si vantava del suo nuovo ragazzo di quanto fosse bello e simpatico. Avrei voluto andare da lei e urlargli: "Senti maledetta troietta, quello che credi un santarellino o un principe azzurro, sicuramente ti metterà tante di quelle corna che persino un'alce sarebbe invidiosa". Non mi alzai solo perchè arrivò Nicole con un sorriso gigante ad augurarmi il buongiorno. Gli risposi ovviamente non con il massimo della gioia, quindi si sedette accanto a me chiedendomi cosa mi fosse successo di così terribile, non riuscii a rispondergli perchè in lontananza sentivo ancora la vocetta da oca di Cassy, più sentivo quella voce più il mio istinto omicida saliva. Presi la mia amica per un polso e la trascinai all'interno dell'edificio alle nostre spalle. Alla fine delle sette ore di lezioni, ovviamente non ero riuscita ad ascoltare neanche mezza spiegazione, cercai di uscire il più velocemente possibile dalla scuola, ma per mia sfortuna mi trovai davanti Cassy che stava ancora parlando di Andrew, ma sta volta non riuscii a stare zitta e mi lasciai sfuggire: «Senti piccola troia abbiamo capito che hai trovato un nuovo giocattolino ma basta parlarne!». Si voltò di scatto e con una faccia disgustata aggiunse: «Piccola troia a chi? Sei sola invidiosa perchè una come te non si potrà mai neanche avvicinare a uno come lui». Proprio quando gli stavo per stampare tutte e cinque le dita della mia mano sulla faccia qualcuno mi afferrò dal braccio, era Nicole. Mi portò fuori, cercò in tutti i modi di tranquillizzarmi, quando finalmente ci riuscì mi urlò: «Si può sapere che cazzo ti è preso? Non puoi attaccare Cassy così non ti ha fatto niente!» Avrei voluto tanto raccontargli tutto ma presi le chiavi della macchina dalla mia tasca e me ne andai a casa. ** Più tardi quel pomeriggio, Andrew mi scrisse varie scuse, non credevo a neanche mezza parola, ma qualcosa mi spinse a credere in lui e che forse come amico sarebbe stato migliore, gli dissi che con me avrebbe avuto solo un'altra possibilità, l'ultima. Mi promise che non l'avrebbe sprecata perchè teneva a me, un'altra cosa a cui non credeti ma lasciai perdere. Restammo comunque d'accordo che ogni martedì e giovedì ci saremmo incontrati nella biblioteca per studiare. Non appena ebbi finito di discutere con Andrew, Tessa entrò in camera mia, «Cosa avevi questa mattina? Sei uscita senza salutare, senza dire niente a nessuno!» disse con un tono quasi alterato, gli raccontai tutto, mi abbracciò e mi disse che tutto si sarebbe sistemato, e che era meglio allontanarmi da lui perchè Cassy non avrebbe di certo mollato. La chicchierata con mia sorella mi mise un po' di tristezza, quindi decisi di non mangiare e di restare chiusa in camera mia. Più tardi mi chiamò anche Nicole, quindi dovetti raccontare tutto anche a lei, «Che grandissimo stronzo!» urlò. Parlammo per più di un'ora di lui, poi lei attaccò e io mi addormentai con la chat di Andrew ancora aperta.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


La mattina seguente mi svegliai con ancora un velo di tristezza, ma decisi che era ora di voltare pagina, quindi di lasciare da parte anche Andrew e andare avanti anche se ormai ero innamorata di lui e sarebbe stato difficile allontanarmici anche se avevo ancora in mente le sue parole. Mi preparai velocemente, feci velocemente colazione e uscii, era tardissimo, ero abituata ad arrivare in ritardo, non sono stata puntuale neanche quando dovevo nascere figuriamoci per arrivare a scuola. Arrivai a scuola, trovai Nicole a parlare, CON CASSY?! Ma cosa stava facendo? Non doveva parlare con il nemico, forse mi ero spiegata male la sera prima. Cercai di avvicinarmi a loro per prendere Nicole, dovevo salvare quella povera ragazza dalle grinfie di Cassy. Proprio quando ero vicino a Cassy sentii il cellulare vibrare, senza pensarci lo tirai fuori, era Andrew, sfortunatamente lo sguardo di Cassy cadde sul mio cellulare, vidi la sua faccia fare una smorfia, non disse niente ma quando si allontanò sentii: «Me la paghi troietta». «Mi spieghi che cazzo ci facevi con quella troia di Cassy nonché mia seconda sorellastra?». Gli dissi con tutta la rabbia che avevo dentro; «Si è avvicinata a me per chiedermi se tu fossi la sorella di Tessa». Obiettò anche lei con un tono più alterato del solito. Le chiesi scusa e entrammo a scuola. Alla fine delle lezioni mi catapultai fuori e vidi Andrew, probabilmente aspettava Cassy, aveva solo scordato un piccolo particolare, il guinzaglio! Gli passai accanto e non mi salutò alzò solamente lo sguardo, io feci altrettanto. Entrai in macchina, avevo gli occhi pieni di lacrime, ma mi ero promessa che per lui non avrei mai pianto, quindi mi feci forza e accesi il motore della mia audi bianca e sfrecciai via. Poco dopo mi arrivò un altro messaggio da Andrew: "Scusami, mi sento troppo in colpa, non sono riuscito a salutarto ,scusami, davvero". Gli risposi con un semplice "Ok". Entrai in casa, trovai mio padre euforico, avevo paura si fosse fatto una canna tanta era la sue euforia. Mi si avvicinò con un sorriso a trentadue denti: «Domani avremo tutta la famiglia di Eleonor a cena!» strillò. No papà, qui non c'è da essere felici, ciò significa che ci sarà anche Cassy, penso che per lei puoi anche preparare una ciotola di croccantini la giù nell'angolo. Avevo anche il sabato sera rovinato a causa di Cassy. Sentii il cellulare squillare, fortunatamente era Nicole, la sentii urlare dall'altra parte del telefono: «Tu domani sera sei mia, andiamo a ballare alla discoteca più bella di Miami». Quella ragazza non sapeva quanto io la potessi amare in quel momento. Accettai la sua bellissima notizia e scesi al piano inferiore, inciampando negli ultimi due gradini, trovandomi con la faccia per terra, fortunatamente nessuno aveva assistito alla scena esilarante. Mi alzai da terra, mi pulii la maglietta e mi incamminai verso mio padre che era in cucina e gli dissi la bellissima notizia che mi aveva detto poco prima la mia amica; pensavo che mio padre avesse cercato in tutti i modi di convincermi che era meglio restare a casa a conoscere la famiglia di Eleonor, invece stranamente acconsentii. ** Avevo appuntamento con Nicole alle 23.30 davanti alla discoteca, per quella sera decisi di indossare un vestitino molto corto, davvero troppo secondo me, ma mia madre mi aveva obbligato a comprarlo mesi prima. Era color Tiffany e aveva uno scollo a cuore, che lasciava intravedere forse troppo di quello che mia madre mi aveva donato, aveva una cinta sopra al seno. Era davvero bellissimo, visto su un'altra ragazza. Cercai di aggiustare come meglio potevo i capelli che erano molto mossi. Non appena fui pronta uscii di casa, era presto, ma non volevo incontrare Cassy, salii in macchina e mi diressi in discoteca, non scesi dalla macchina finché non vidi Nicole salutarmi. «Hey, ma sei qui da questa mattina per caso?» Chiese con uno strano sorriso, aveva sicuramente qualcosa in testa. «Sono uscita presto di casa, c'era Cassy a cena oggi, non volevo insultarla di nuovo davanti a sua madre!» Aggiunsi. Ci avvicinammo all'ingresso dove un ragazzo molto alto e muscoloso faceva entrare solo poche persone alla volta. Non appena fummo dentro, vidi che Nicole si guardava continuamente in torno, quindi le chiesi: «SI può sapere cosa hai? Ti guardi troppo in torno e poi quel sorriso strano che hai da prima non me la raccontano giusta!». «E va bene, lo ammetto, ti ho portata qui per quel ragazzo che avevo conosciuto quel giorno al centro commerciale, ho scoperto che spesso viene qui il sabato sera.» Bene, scappo da una troietta e mi ritrovo con un stalker, di bene in meglio questa serata. «Ho voglia di bere un drink!» Le urlai in un orecchio, la musica era troppo alta per sentirla. Ci avvicinammo al bancone, che era stra pieno di gente che era già ubriaca o che urlava dei drink che il barman non avrebbe sentito. Prendemmo due drink, e io già mi sentivo leggermente ubriaca, io e Nicole iniziammo a scatenarci in pista quando sentii una mano afferrarmi il polso, mi voltai era Andrew, si avvicino al mio orecchio e mi sussurrò «Sei bellissima!». Gli strappai il mio polso dalla sua mano e corsi in bagno, quel maledetto bastardo non aveva detto che non riusciva a parlarmi? ora cosa voleva da me? Poco dopo mi raggiunse anche Nicole in bagno, «Hey si può sapere perché sei scappata così di corsa?» Le dissi solo: «Voglio un altro drink!» Uscimmo dal bagno e ci dirigemmo verso il bancone dove eravamo state poco prima, c'era anche Andrew, sta volta decisi di non scappare, volevo vedere cosa aveva intenzione di fare. Presi il mio drink, e non appena mi allontanai dal bancone Andrew venne verso di me, si avvicinò sempre di più, eravamo vicinissimi, i nostri nasi quasi si toccavano, ma mi allontanai da lui con uno scatto velocissimo, quasi mi meravigliavo di me stessa.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Nicole aveva assistito a tutta la scena, quando Andrew si allontanò si avvicinò a me: «Perché lo hai allontanato? Dovevi dimostrare a Cassy che lui è tuo, che lui vuole solo te!». Non le diedi ne ragione ne torto, la trascinai verso l'uscita, volevo tornare a casa ma, davanti alla mia macchina ad aspettarmi c'era ancora Andrew: «Togliti subito, non ho intenzione di parlare con te, ancora!» Gli urlai, ma lui rimase immobile, si avvicinò a me e sussurrò: «Ti prego, domani esci con me» Non gli risposi, salii in macchina quando anche Nicole fu salita e sfrecciammo verso casa sua. Dopo aver accompagnato Nicole a casa sua, mi buttai sul letto senza neanche cambiarmi. Il mattino seguente mi svegliai alle 12.30 dal frastuono che proveniva dal piano inferiore. Scesi le scale con gli occhi ancora chiusi dal sonno, trovai Cassy vicino ad una montagna di valigie, avevo capito che la fine era vicina. Non appena riuscii ad aprire un po' di più gli occhi vidi Cassy avvicinarsi a me, mi sussurro: «Questo è l'inizio della tua fine! Da oggi vivrò anche io qui!» La scansai con una mano e mi diressi verso la cucina, non avevo paura di lei, poteva cercare di spaventare qualcun'altro ma con me non ci sarebbe riuscita. Finita la mia colazione che era più un pranzo vista l'ora, mi diressi in camera mia, non mi ero ancora cambiata e struccata dal giorno prima, quindi decisi di andare a farmi una doccia. Quando uscii dalla doccia sentii il mio cellulare squillare, era Andrew. Mi aveva mandato una ventina di messaggi e io non ne avevo visto neanche uno. Dicevano tutti la stessa cosa, ossia se avevo deciso di uscire o meno con lui, ma avevo paura che se fossimo usciti di nuovo ci sarebbe stato il bacio che ero riuscita ad evitare la sera prima. Quindi gli dissi di no e poi dovevo studiare storia per il giorno seguente. Mentre cercavo di studiare mio padre entrò in camera mia praticamente sfondando la porta: «Tesoro, Cassy dovrebbe dormire con te per questa notte, non ci sono ancora i mobili nella sua camera.» Mi lasciai sfuggire: «C'è un bellissimo e comodissimo divano giù, perché deve stare proprio con me? Non può stare con sua sorella?» Cercò in qualche modo di trovare una scusa ma alla fine urlò «Questa è la mia scelta! Per questa sera dormirà con te e non si discute!» Perfetto, dovevo dividere la mia camera con quella, di certo non avremmo condiviso lo stesso letto! O dormiva sul pavimento o in balcone ma di certo non con me! Continuavo a cercare di studiare ma Andrew continuava a chiedermi se avessi voglia di uscire con lui, io continuavo ad evitarlo, non volevo parlarci, avevo deciso di evitarlo e portavo avanti la mia idea. Quando arrivò il momento di andare a letto, Cassy entrò in camera mia, stava parlando al telefono, probabilmente con Andrew. Ne ebbi la conferma quando, mentre mi guardava fisso negli occhi disse: «Oh amore mio, perché domani non vieni a casa mia?». Speravo in un suo "no", cinquanta sfumature di grigio lo stavo leggendo, non volevo sentire il trailer! Nello stesso momento in cui Cassy aveva attaccato al telefono mi arrivò un lungo messaggio da Andrew, cercai di allontanarmi il più possibile da Cassy, ma più mi allontanavo e più mi seguiva, sembrava di giocare ad acchiapparella. Alla fine mi chiusi nella cabina armadio, sembravo ancora più stupida di lei ma volevo un po' di privacy. Quando finalmente presi possesso del mio spazio lessi quello che Andrew mi aveva scritto: "Non so perché tu mi stia evitando, scusa per ieri, ho esagerato, ma ricordati che mi avevi dato una possibilità. Scusa anche per Cassy, ci sono stato molto male anche io, ma fidati, è stato meglio così per entrambi, e poi io sono meglio come amico che come fidanzato!". Non gli risposi subito, volevo piangere ma come facevo con Cassy dall'altra parte? Non potevo. Quindi gli risposi con un semplice e vago "Ok". Mi buttai sul letto quando Cassy urlò dal bagno: «Hey! Il letto è mio!» «Fino a prova contraria nulla è tuo in questa stanza! Quindi se non ti sta bene che io stia sul MIO letto quella è la porta!» Le urlai incazzata. Usci sbattendo la porta, finalmente potevo stare da sola.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


Sentivo tutti i rumori della casa; tutti dormivano, tutto taceva. E io ero sul mio letto, avevo due lacrime sospese sul bordo degli occhi, erano lì da più di due ore, sembrava che anche loro non avessero voglia di uscire, forse per non rovinare la calma che regnava sovrana nella casa. Mi addormentai così, con due lacrime sospese e con le parole di Andrew ancora in testa. Mi svegliai la mattina seguente pensando ancora a quelle parole, mi diedi forza da sola, incoraggiandomi a non piangere, dovevo ricordarmi sempre la promessa che mi ero fatta. Mi preparai velocemente e scesi giù dove trovai mio padre che sembrava essere davvero infuriato. Mi si avvicinò con passo svelto: «Perché Cassy ha dormito con sua sorella e non con te come avevo deciso?» Urlò. Mi incamminai verso la cucina senza dargli retta, lo sentii sospirare ma non aggiunse nulla, ecco perché amo quell'uomo. Arrivai a scuola in perfetto orario. Trovai Nicole come al solito su quello che ormai era il nostro muretto, mi prese per un polso e mi trascinò a lei urlando: «Venerdì è il mio compleanno e tu verrai a casa mia a festeggiare, ci sarà tanto alcool.». Accettai senza pensarci due volte, avevo bisogno di bere un po' e quella era l'occasione giusta. La giornata scolastica passò velocemente e mi sembrò strano che non fosse successo nulla. Arrivai a casa e trovai sul divano Cassy e Andrew che si baciavano infischiandosene altamente di chiunque gli passasse accanto. Vidi che Andrew alzò gli occhi e mi guardò ma non si staccò da lei. Quando iniziai a sentire il naso pizzicare e gli occhi riempirsi di lacrime, corsi verso le scale e andai in camera mia chiudendomi a chiave. Poco dopo, probabilmente quando la piovra mollò la sua preda, mi arrivò un messaggio di Andrew: "Scusami, non sapevo che anche tu abitassi qui!". Non gli risposi, non trovavo nessuna risposta a quel messaggio. Mentre cercavo di calmarmi sentivo quei due ridere di gusto, a giudicare dagli schiamazzi che provenivano dal piano inferiore non sembrava così tanto dispiaciuto. Sentii la voce di Cassy urlare: «Oh amore ma sabato è il tuo compleanno! Io e Megan ti organizzeremo una bellissima festa qui!». Ok cara, tutto ma la sua festa di compleanno qui mi sembra esagerato non credi? ** Dopo cinque giorni di inferno tra Andrew praticamente ogni giorno a casa mia e Cassy con la sua migliore amica Megan che organizzavano il compleanno di Andrew, finalmente arrivò il venerdì. Non vedevo l'ora di andare alla festa di Nicole, volevo ubriacarmi o quanto meno pensare il meno possibile a Andrew, anche se da tre giorni avevo programmato la sveglia a mezzanotte per essere la prima a fargli gli auguri. Volevo essere la prima in assoluto, volevo farglieli anche prima di Cassy. Finalmente arrivò la sera, decisi di prepararmi più o meno un'ora prima di uscire, sapevo che non avrei mai fatto in tempo a uscire in orario. Decisi di indossare una gonna a vita alta nera e un bustino a fiori. Con il poco tempo che avevo mi arricciai i capelli e mi truccai quel poco che bastava per sembrare leggermente più decente. Quando finalmente ero pronta, scesi le scale, barcollando un po' sul mio tacco dodici, trovai Andrew da solo su una poltrona, mi si avvicinò e sussurrò flebilmente: «Sei bellissima, divertiti!». Sentii le mie guance diventare un fuoco, restai per un po' immobile poi decisi a prendere le chiavi e ad uscire di casa. Arrivai da Nicole ovviamente in ritardo, ma anche lei sapeva che non si poteva affidare alla mia puntualità. Mi accolse in un caldo abbraccio, proprio quello di cui avevo bisogno. Senza un motivo ci mettemmo entrambe a piangere, volevo così bene a quella ragazza conosciuta da così poco tempo, eravamo unitissime, ci capivamo anche solo guardandoci negli occhi. Era un'amicizia che tutti avrebbero voluto avere. Quando il resto degli invitati arrivò, iniziai a bere, mandavo giù tutto quello che trovavo nei bicchieri abbandonati nei tavoli, avevo in mente quello che mia madre mi diceva da piccola "non bere dai bicchieri degli altri, potresti ammalarti". Quella sera me ne infischiai, non ascoltavo nessuno, facevo tutto quello che mi diceva il mio cervello, anche quando mi fece vomitare addosso ad una coppietta davvero carina che si baciava. Mi scusai in mille modi e poi corsi in bagno. Iniziai a piangere senza un motivo valido, piansi a lungo, poi Nicole entrò in bagno, mi trovò sommersa in mille fazzoletti. Mi chiese di raccontargli tutto quello che era successo con Andrew, gli raccontai tutta la storia per filo e per segno, mi abbracciò, mi prese il viso tra le mani in modo che la guardassi in faccia poi disse: «Non si merita neanche una lacrima, ora alzati da qui, sistemati il trucco e usciamo a divertirci». Ascoltai il suo consiglio, mi tirai su da quel pavimento freddo, cercai di sistemare al meglio quel che ne rimaneva del mio trucco e poi la seguii all'esterno. Puntualmente a mezzanotte suonò la sveglia che avevo messo come promemoria per fare gli auguri a Andrew. Non appena la sentii squillare tirai velocemente il cellulare fuori dalla mini borsa che avevo a tracolla. Scrissi ad Andrew gli auguri e poi tornai alla festa. Da quel momento in poi controllavo ogni due secondi il cellulare per vedere se mi avesse risposto, ogni volta che lo guardavo non c'era nessun messaggio, così mi ricordai che era in compagnia di Cassy, lasciai perdere, non controllai più il cellulare. Alla fine della festa Nicole mi vietò assolutamente di tornare a casa, non ero ancora pienamente in me stessa. Quindi decisi di trascorrere la notte a casa sua, avrei preferito passarci l'interna giornata seguente, visto che cosa mi avrebbe aspettato a casa mia. Mi svegliai tardissimo e non appena aprii gli occhi controllai i messaggi, questa volta trovai la risposta di Andrew. Aveva risposto con un semplice "grazie". Speravo in qualcosa di più, ma non potevo pretendere molto altro.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


Quella mattina decisi di lasciar stare il mio telefono per tutto il giorno quindi svegliai Nicole che ancora dormiva nonostante fosse quasi ora di pranzo. Quando anche lei decise di svegliarsi le proposi di andare a fare una passeggiata in spiaggia, era una giornata bellissima e era davvero un peccato sprecarla in casa. Dopo due ore entrambe eravamo pronte, ci dirigemmo alla macchina e guidai la mia bellissima Audi fino al mare dove avremmo passato il nostro pomeriggio. Quando arrivammo non potemmo fare a meno di notare che la spiaggia era molto piena, quasi non c'era possibilità di passeggiare sul bagnasciuga. Ma noi ci avventurammo comunque nella calca che cercava di prendere un po' di sole. Davvero non pensavo ci fosse così tanta gente al mare ma poi ripensai che mi trovavo a Miami, era normale, per gli altri, non per me. Iniziammo a passeggiare sulla spiaggia, ogni tanto delle piccole onde trascinavano l'acqua vicino ai nostri piedi, bagnandoli un po'. Iniziammo a parlare del più o del meno e ovviamente si arrivò a parlare di Andrew. Mi disse che secondo lei non era il mio tipo, che lo dovevo lasciar stare, che non dovevo più piangere per lui e ovviamente che era un grandissimo stronzo. Quando Nicole finì di fare la lista delle cose da fare e non fare con Andrew sentii il cellulare vibrare nella tasca, cercai di non tirarlo fuori ma la curiosità di sapere chi fosse a disturbare quel fantastico momento prese il sopravvento. Controllai prima il messaggio poi il mittente: "wow a mezzanotte in punto" sapevo che era da Andrew, diventai tutta rossa e la mia amica se ne accorse presto: «E' Andrew vero?» Non le risposi, ero entrata nel mondo degli unicorni fatati, risposi subito ad Andrew: "Ehm si.. avevo messo la sveglia in caso dormissi". La sua risposta arrivo dopo cinque minuti: "Che bel pensiero, grazie". Arrossii ancora di più, quando alzai la testa e trovai Nicole che mi guardava molto male decisi che forse era il caso di riporre il cellulare nella tasca e di dedicare il mio tempo a Andrew più tardi. Quando il sole stava iniziando a tramontare decidemmo che era ora di tornare a casa ma non prima di aver mangiato qualcosa. Ci fermammo in un bistrot di molto simili a quelli che spesso si vedono in tv; nelle piccole vetrine vicino ai banconi c'era di tutto dai donuts agli hamburger, io presi un donuts al cioccolato invece Nicole, che adorava fare schifo nello scegliere il cibo, prese due hamburger giganti, colavano grasso ovunque. Era strano come quella ragazza mangiasse così tanto e non ingrassasse neanche un po'; se io provavo solo a guardare uno di quei due panini prendevo tre kg e invece lei ne poteva mangiare un'infinità senza prendere neanche un grammo. Più o meno due ore dopo Nicole finì i suoi due hamburger, ci dirigemmo alla macchina e accompagnai lei a casa sua. Quando arrivai davanti al portone di casa mia mi presero mille ansie e paure; "E se entro e Andrew è ancora li? E se si sta baciando con Cassy cosa faccio?" mi passarono per la testa mille idee, pensai addirittura di entrare dalla porta sul retro ma ripensandoci sembravo davvero una sciocca, dovevo far vedere che ero più forte anche di me stessa, quindi presi tutte le forze che avevo e entrai. Tutto vuoto, la casa era silenziosa, sembrava non ci fosse nessuno, tirai un sospiro di sollievo e salii le scale che mi avrebbero portata in camera mia. Poco dopo sentii sbattere la porta di sotto e una voce da cornacchia iniziò a urlare "sono tornata", era Cassy, l'avevo riconosciuta quando aveva pronunciato solo la "s". La sentii salire le scale, aveva un passo pesante, tesoro caro te l'hanno mai insegnato che esiste una cosa chiamata femminilità? Aprì la mia porta, voleva proprio morire, si avvicinò al mio letto e iniziò a parlare di Andrew, di quanto fosse bello, forte, e di quanto fossero innamorati, mi trattenni dal dargli un pugno in faccia che si sarebbe davvero meritata, restai in silenzio ma lei lo ruppe dicendo: «Beh Sorellina -marcò bene quella parola- non dici niente? Non sei felice per me? O sei anche tu innamorata di Andrew?» Iniziavo a non sopportare più quella vocina così fastidiosa, «Sorellina, sinceramente non me ne frega niente di te e del tuo ragazzo, quindi gentilmente esci da questa stanza e chiudi la porta!» La sentii borbottare qualcosa ma non mi importò più di tanto. Non appena fu fuori decisi di farmi una bella doccia rilassante, ne avevo proprio bisogno, era stata una lunga giornata. Quando uscii dalla doccia ricontrollai il cellulare, c'era un messaggio di Andrew: " hey, come stai?". Rientrai nel mondo degli unicorni fatati, arrossii così tanto che sentii le guance andare a fuoco; Spesso mi chiedevo per quanto sarebbe durata questa fase. Gli risposi e poi misi subito via il cellulare, era quasi ora di cena quindi scesi giù ma trovai solo Cassy. Non volevo rivolgergli la parola quindi risalii in camera mia finche non sentii di nuovo la porta aprirsi e la voce di mio padre annunciare il ritorno. Quando Eleonor chiamò per la cena scesi e trovai a tavola tutti, ma mancava Tessa, effettivamente non vedevo Tessa da tanto, chiesi a mio padre dove fosse: «Tesoro, Tessa è andata a vivere a New York da suo padre!» Mi rispose mio padre con un velo di tristezza. Subito Cassy aggiunse «Quindi ora la stanza di mia sorella è mia, ora siamo vicine di stanza sei felice sorellina?» Scoppiavo di gioia, era forse la notizia più bella della giornata. Speravo fosse solo uno scherzo organizzato da tutta la mia famiglia e invece no. Mi dispiaceva che Tessa se ne fosse andata senza neanche salutarmi, avevamo iniziato un bel rapporto, ma sembrava che non contassi molto per lei. Tornai in camera mia appena la cena finì, volevo parlare con qualcuno, e per quella sera quel qualcuno fu Andrew. Parlammo di tutto quello che fosse successo nelle nostre vite fino a quel momento, sembrava simpatico quando non era lunatico o incazzato con il mondo come suo solito. Prima della mezzanotte mi diede la buonanotte e quindi decisi di mettermi a dormire anche io. ** Due settimane dopo la bellissima chiacchierata con Andrew, decidemmo di uscire, volevamo fare un'uscita diversa, ogni volta ci vedevamo in biblioteca e era ora di cambiare un po'. Prima di dare la conferma a Andrew, decisi di parlare con Nicole di questa uscita, la chiamai e non appena inserii il discorso sentii il suo tono di voce farsi più duro, cercò in tutti i modi di convincermi che non era la cosa giusta da fare, visto anche che lui era fidanzato, e la fidanzata era mia sorella. Decisi di non ascoltarla, dissi ad Andrew che saremmo usciti e lui mi disse che ci saremmo incontrati in centro. Mi preparai, mi misi dei jeans chiari, li scelsi lunghi, avevo le mie fisse sul mio corpo e non volevo che pensasse che fossi grassa. Abbinai sopra i jeans una canottiera nera, poi abbinai al tutto delle vans nere. Come una stupida mi dimenticai che avevo dei capelli orrendi, quindi prima di truccarmi mi lavai i capelli, ma siccome ero in netto ritardo decisi di lasciarli asciugare da soli. Mi truccai e quando fui finalmente pronta scesi le scale e urlai "io esco, a dopo". Mentre andavo verso la macchina mi arrivò un messaggio ero sicura che fosse di Andrew e ero altrettanto sicura che fosse molto arrabbiato visto il mio ritardo. Lessi il messaggio: "Mi trovi vicino al monumento centrale della piazza, sono con un amico". Misi in moto la macchina, mi specchiai un attimo dallo specchietto retrovisore per vedere se avevo ancora tutto apposto, mi resi conto che i miei capelli erano diventati incredibilmente mossi e la cosa non mi piaceva tanto, ma non avevo tempo per sistemarli. Mi affrettai ad uscire dal garage, quando fui fuori mi diressi di corsa verso il centro. Circa mezz'ora dopo arrivai, parcheggiai la macchina e da lontano vedevo già Andrew. Sentivo l'ansia divorarmi da dentro, cercavo di fare un passo verso di lui, che ancora non si era accorto della mia presenza forse perché eravamo troppo lontani, le mie gambe sembravano essere di marmo, non riuscivo a camminare rimasi li per un po' cercando di calmarmi ma proprio non ci riuscivo

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


Ripresi fiato varie volte, quando mi accorsi di essere ridicola gli andai incontro. Quando ero abbastanza vicino da vederlo bene mi accorsi che era con un suo amico, non so se era un bene o un male, ma mi feci coraggio e lo salutai con un bacio sulla guancia che fece un piccolo schiocco. Il suo amico mi allungò una mano: «Piacere Sam!». Sembrava un ragazzo simpatico, quasi timido, mi sembrava di averlo già visto ma gli allungai anche io la mia mano: «Piacere Emily» dissi intimidita dalla presenza di Andrew. Iniziammo a camminare per il centro, loro davanti e io dietro. Andrew non mi aveva più rivolto la parola dopo quel saluto, davvero non lo capivo. Dopo mezz’ora di camminata mi stancai di essere la terza in comodo «Io vado! Mi sono ricordata di aver dimenticato il cane fuori casa…» Dissi con un velo di tristezza. Andrew alzò lo sguardo e mi guardò un po’ insospettito «Ma tu non hai un cane!». Aveva ragione, non ho mai avuto un cane, ma che scusa era? «Ehm.. E’ nuovo, non te lo aveva detto Cassy? Scusa ma ora devo proprio andare..» Rimase interdetto, io mi voltai e me ne andai. Non appena voltai l’angolo due lacrime mi rigarono il viso. Come era possibile che non mi avesse rivolto neanche mezza parola? Di cosa aveva paura? Quando cercai di darmi una calmata e di comparire il più decente possibile sentii il cellulare vibrarmi in tasca, lo estrassi e vidi che i messaggi erano da parte di Andrew “Ho capito che era solo una scusa, ma almeno potevi salutarmi! Io sto andando a comprarmi un nuovo cappello se vuoi raggiungimi dove mi hai lasciato, ti aspetto lì”. Quando ripresi fiato, decisi che forse era meglio riprovare perché alla fine una seconda opportunità va data a tutti. Lo vidi di nuovo là, sentii che il naso pizzicava e gli occhi si riempivano di nuovo di lacrime ma mi dissi “non qui, non vuoi che se ne accorga, non qui!”. Mi avvicinai a lui, cercai di sorridere anche se i miei occhi rossi li avrebbero notati chiunque, tranne lui. Non si accorse di nulla. Si avvicinò e mi disse: «Allora mi accompagni a comprare il cappello?». Ogni volta che mi si avvicinava era come se entrassi nel fantastico mondo dei pony parlanti, annuii, non riuscivo a fare altro. «Adidas o Nike?» disse mentre io ero ancora imbambolata. Dopo circa due minuti mi degnai di rispondergli «Ehm Nike.. Scusa..» dissi imbarazzata. Ci dirigemmo verso il negozio della Nike. Entrammo, era davvero grande, non sapevo dove andare quindi seguii lui. Salimmo al secondo piano del negozio, si provò vari cappellini, mi piacevano tutti, avrebbe portato bene anche un cappello con una cacca sopra. «Nah, di questi non me ne piace nessuno andiamo dall’Adidas.» Aggiunse con un tocco di arroganza. Uscimmo dal negozio e entrammo nel negozio accanto, di nuovo un piano di scale, caro ragazzo ma non lo sai che odio le scale? Ci trovammo davanti ad una parete di cappelli, ne provo tanti. Alla fine ne prese due, mi guardò e disse: «Dimmi quale tra questi due ti piace di più!» Ne mise prima uno, tutto nero con la scritta Adidas praticamente all’altezza della fronte, poi mise l’altro che era rosso. «Quello nero!» gli dissi con timidezza. «Allora prenderò questo!» Ammiccò. Uscimmo dal negozio e decidemmo di continuare a fare un giro. Come prima io rimasi dietro, lui e il suo amico continuavano a ridere e a scherzare mentre io ero là dietro come un’asociale. Andrew e il suo amico entrarono in un altro negozio, io sta volta rimasi fuori, c’era un venditore ambulante che faceva braccialetti, volevo comprarne uno. «Mi scusi può scriverci Erik.» dissi al venditore ma proprio in quel momento uscì Andrew che si avvicinò a me e disse «Chi è Erik?» Sobbalzai per lo spavento. «E’ il mio calciatore preferito, ma non voglio più questo bracciale.» gli dissi. «No prendilo, è un bel pensiero, quasi quasi lo prendo anche io e ci faccio scrivere Cassy!» Esclamò con felicità. Sentii di nuovo il naso pizzicare e le lacrime salire. Mi girai verso di lui e con un filo di voce, per non far capire che stavo per piangere gli dissi: «Ora devo davvero andare, scusa..» Me ne andai, ma anche lui aveva deciso di andare via e quindi di fare la mia stessa strada. Arrivai alla macchina e tirai fuori tutte le lacrime che avevo trattenuto per tutto il pomeriggio. Quando mi calmai o meglio, quando la mia vista si spannò, misi in moto la macchina e andai verso casa. Quando ero quasi arrivata sentii il cellulare vibrare, ma decisi che avrei controllato tutto quando fossi arrivata. Parcheggiai la macchina nel garage come sempre, entrai dalla porta sul retro. Quando fui dentro trovai tutta la famiglia riunita sul divano, ma non avevo voglia di giocare alla famigliola felice quindi salutai tutti con un cenno della mano e andai in camera mia. Finalmente potevo stare da sola. Mi ricordai dei messaggi da controllare, erano tutti di Andrew. “Potevi almeno salutarmi” gli risposi molto acida “potevi farlo anche tu”. Mi ricordai che Nicole mi aveva chiesto di raccontargli come fosse andato il pomeriggio. La chiamai, e scoppiai in lacrime, capi che forse non era stato uno dei migliori appuntamenti. Le raccontai tutto, ogni singola cosa, ovviamente piangendo. Cercò varie volte di farmi smettere ma non ci riuscì, disse varie volte che erano lacrime sprecate e che uno così era meglio perderlo che averlo, ma niente riusciva a farmi stare meglio.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 ***


Il giorno seguente andai a scuola molto presto, volevo evitare di incontrare Cassy in giro per casa. Quando arrivai notai che sul solito muretto c’era anche Nicole, così mi avvicinai a lei e le dissi: . «Hey, anche tu presto questa mattina?». Mi sorrise, come se fosse davvero felice di vedermi. «Sono arrivata prima perché volevo parlarti, ieri sembravi cosi giù.. Raccontami per bene, senza piangere cosa è successo». Le raccontai tutto quello che era successo, le raccontai ogni minimo particolare di quel pomeriggio che doveva essere un pomeriggio sereno. Alla fine del mio racconto, vidi che era rimasta perplessa: «Ma com’è possibile che questo ragazzo sia così bipolare? E soprattutto come ha fatto a non accorgersi che avevi pianto, insomma chiunque noterebbe due occhi rossi e lucidi! Ti prego lascialo perdere a quanto pare è l’ennesimo coglione che ci prova con tutte!» L’abbracciai forte. La conoscevo da soli tre mesi eppure mi sembrava di conoscerla da una vita, gli volevo molto bene e a quanto pare anche lei ne voleva a me. Entrammo a scuola dove trovammo vicino agli armadietti Cassy e Megan, stavano parlando di Andrew ma si bloccarono non appena andai al mio armadietto che purtroppo era vicino a quello di Cassy. Quando stavo andando verso la classe Cassy mi afferrò per un braccio: «Sai, io e Megan ci stavamo organizzando per fare un pigiama party a casa nostra solo che ci servirebbe la tua stanza perché è la più grande e soprattutto perché Andrew sarà li e sai com’è .. ci serve spazio» Disse con un tono quasi di sfida. «Pigiama party? Ma scherzi? Cresci! E poi mi dispiace ma la mia camera mi serve!». Dissi molto incazzata. Lei mi guardò con uno sguardo scocciato e se ne andò sbruffando. Dopo 5 ore di lezioni non vedevo l’ora di tornarmene a casa e stare un po’ sul mio letto a non fare niente come piace a me, erano gli ultimi giorni di scuola, non vedevo l’ora che finisse questa tortura. Tornai a casa, non c’era ancora nessuno, c’era un silenzio tombale ma a me piaceva. Quella casa era diventata troppo caotica nel giro di pochi mesi e quando c’era un po’ di silenzio volevo godermelo. Ma la calma durò ben poco.. Sentii una chiave entrare nella serratura, sperai che fossero o mio padre o Eleonor ma, a giudicare dai schiamazzi che sentivo da fuori si trattava di Cassy e sicuramente era in compagnia di qualcuno, ancora più sicuramente di Andrew. Mi sbrigai a salire le scale che in quel momento sembravano un’infinità, mi chiusi in camera mia e da sotto sentii: «Fortunatamente siamo soli, non c’è neanche Emily, possiamo andare in camera mia e fare quello che avevamo deciso ieri..». Mi vennero i conati, ero quasi decisa ad uscire dalla mia stanza e vedere la loro faccia ma decisi di rimare in camera mia, non volevo rivedere Andrew. Pochi minuti dopo sentii provenire dalla stanza di Cassy strani versi, sicuramente stavano facendo qualcosa che non avrebbero potuto fare con qualcuno in casa. Dopo circa un’ora le urla si fecero più forti e non capivo più se stessero facendo l’amore, per quanto fosse possibile chiamarlo così visto i soggetti, o se si stessero picchiando. In ogni caso fu mio padre a salvarmi rientrando in casa. Quando entrò sentii anche lui le urla quasi demoniache e andò ad aprire la porta di Cassy, trovando così quei due completamente nudi nel letto. Ora le urla erano di paura, non potei evitare di osservare la scena, vidi Andrew uscire fuori dalla camera di Cassy ancora nudo, aveva solo una maglietta che gli copriva le parti intime. Mio padre intanto cercava di far calmare Cassy per poterle parlare. Intanto io, sulla soia della porta della mia camera ridevo osservando quei tre che sembravano psicopatici. Quando fu ristabilita la calma Cassy bussò alla mia porta e sembrava molto incazzata. «Si può sapere perché non mi hai detto che eri a casa? Ora tuo padre penserà che sono una troia!» Tesoro caro, lo sei! «Beh perché mi piaceva pensare all’effetto sorpresa che ha fatto mio padre entrando in casa all’improvviso» Le dissi soddisfatta. Mi guardò fisso negli occhi, ci odiavamo a vicenda, lo avrebbe intuito chiunque. Andò in camera sua, non uscì neanche per la cena, forse per la troppa vergogna o per paura di essere nuovamente sgridata sta volta anche da sua madre. Dopo cena, tornai in camera mia, e decisi di prenotare i biglietti per andare da mia madre ad agosto. Non vedevo l’ora di riabbracciarla, era strano ma mi mancava. Non la vedevo da solo tre mesi eppure mi mancava tanto, era molto strano visto che io e mia madre non siamo mai andate d’accordo, ma lei è una tipa che non va d’accordo neanche con se stessa figuriamoci con gli altri. Prima di andare a dormire controllai il cellulare che non avevo toccato per tutta la giornata, nessun messaggio da Andrew, questa cosa mi sollevava molto. Non avevo voglia di parlargli, soprattutto dopo il casino del pomeriggio e poi Nicole con quelle parole mi aveva convinta a lasciarlo stare, come diceva lei “è solo un coglione”. ** La mattina seguente mi svegliai alle nove e ormai una giornata di scuola era persa, non che mi dispiacesse, anzi, avevo più tempo per uscire e andare a fare un po’ di shopping che era tempo che non facevo. Mi vestii velocemente, indossai un top e dei shorts, mi truccai e misi le prime scarpe che trovai. Poi controllai il cellulare giusto per essere sicura che fossero davvero le nove e non le sette. Ebbi la conferma che fossero le nove e poi lessi un messaggio di Nicole “mi dispiace ma oggi ti lascio da sola mi sono svegliata tardi”. A volte le coincidenze mettono paura, le scrissi un messaggio di risposta: “anche io mi sono svegliata tardi, sto uscendo per andare a fare un po’ di shopping ti va di fare colazione insieme?”. Pochi minuti dopo Nicole mi rispose quindi passai a prendere anche lei. Decidemmo di andare a fare un giro per negozi in centro, era una bellissima giornata di primavera e il sole splendeva senza neanche una nuvola. Mentre passeggiavamo per il centro vedemmo Andrew con una ragazza che non sembrava affatto Cassy. La ragazza era mora, alta e snella. Decidemmo di seguirli. Passeggiavano tranquilli mano nella mano sicuri che nessuno li avesse notati. Sembravano quasi una coppia. «Che bastardo, fa così con tutte!» disse Nicole schifata dall’orribile visione che avevamo davanti. Io non riuscivo a dire niente ero troppo schifata per fare o dire qualsiasi cosa. Entrammo in un negozio lasciando così i due “piccioncini” a spasso per il centro. Ero felice di non essere io l’alce, ma mi faceva ribrezzo lui e le sue parole dolci che a quanto pare usava con tutte, forse anche con il suo cane.

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