Just Once

di LauGelso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I can't loose you ***
Capitolo 2: *** Burn ***
Capitolo 3: *** I have to do that ***
Capitolo 4: *** Hypocrisy ***
Capitolo 5: *** Keep the lid on ***
Capitolo 6: *** Back to the Arena ***
Capitolo 7: *** Goodbye ***
Capitolo 8: *** Empty ***
Capitolo 9: *** Broken ***
Capitolo 10: *** Forgive me ***
Capitolo 11: *** Day X ***
Capitolo 12: *** Caos ***
Capitolo 13: *** Into the Darkness ***
Capitolo 14: *** Stay alive ***
Capitolo 15: *** Storm ***
Capitolo 16: *** The world is rounding again ***
Capitolo 17: *** Blood ***
Capitolo 18: *** I will always be next to you, always ***
Capitolo 19: *** Pain ***
Capitolo 20: *** Wish you were here ***
Capitolo 21: *** Promise me... ***
Capitolo 22: *** ...I promise you ***
Capitolo 23: *** Light ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** I can't loose you ***


Just Once




I can't loose you

 
Dal libro - La ragazza di fuoco:

Al quel punto, all’improvviso, mentre gli proponevo di fare io il giro quotidiano delle trappole, lui mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
Ero del tutto impreparata. Si sarebbe detto che dopo tutte le ore passate con Gale, guardandolo parlare e ridere e incupirsi, avrei dovuto sapere quello che c’era da sapere sulle sue labbra. Ma non avevo immaginato quanto mi sarebbero sembrate calde, premute sulle mie. Né che quelle mani, capaci di preparare le trappole più complesse, avrebbero catturato me con altrettanta facilità. Credo che dal fondo della gola mi sia uscito un qualche suono e ricordo vagamente le mie dita poggiate sul suo petto.
Poi lui si staccò e mi disse: – Dovevo farlo. Almeno una volta. – e scomparve.

 
 
…......................................................................



-Dovevo farlo. Almeno una volta.-  puntò i suoi occhi dritti nei miei per un istante, indietreggiò di un paio di passi mantenendo sempre lo sguardo fisso su di me, poi si voltò e iniziò a camminare.
 
Rimasi immobile a fissare la sua figura rimpicciolirsi sempre di più man mano si allontanava, mentre dentro di me tutto era in movimento, come un treno in corsa: il respiro irregolare, i battiti del cuore accelerati.
Solo i miei piedi sembravano essersi bloccati, li sentivo estremamente pesanti, come se fossero di piombo.
 
La mia testa era un via vai di domande, di perché, di risposte che forse non volevo accettare, considerare.
La confusione più totale.
Ma oltre ad essa si fece nitido un sentimento forte e allo stesso tempo forse pericoloso per me: la rabbia.
 
Presa da questa sensazione imposi ai miei piedi di staccarsi dal terreno e di mettersi a correre.
Fortunatamente risposero ai miei silenziosi comandi e mi ritrovai a correre nel bosco cercando di raggiungere Gale.
 
Scorsi la sua figura in movimento non molto lontano da me e accelerai la corsa.
 
Gale si fermò di colpo e si voltò verso di me.
Lo raggiunsi e in un attimo mi scaraventai addosso a lui e lo colpii con il mio pugno destro sul petto.
 
-Si può sapere che cosa ti è saltato in mente? Perché diamine mi hai baciata?-
 
Lo colpii altre tre o quattro volte poi mi afferrò i polsi e me li portò dietro la schiena.
 
-Volevo farlo Catnip, almeno una volta.-
 
Cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma vista l’inutilità del mio gesto, mi limitai a puntare i miei occhi nei suoi.
 
-Perché l’hai fatto adesso? Perché non l’hai fatto quando cacciavamo nei boschi?-
 
Fa un sorriso amaro e libera uno dei miei polsi e mi appoggia delicatamente la mano sulla guancia e me la sfiora dolcemente con il pollice.
 
-Perché credevo di trascorrere tutta la vita con te nei boschi, perché pensavo che saremmo sempre stati insieme, perché credevo che non ti avrei mai persa. Ma invece ti sto perdendo, Catnip.. ogni giorno ti allontani da me. E io non voglio che ciò accada.-
 
D’istinto ricambio lo stesso gesto.
 
-Sono qui, Gale e qui resto.-
 
Sospira pesantemente.
 
-Non è vero. Stai per partire per il tour della vittoria e quando tornerai dovrai continuare a stare con il ragazzo del pane.-
 
-Ma tornerò a casa e noi continueremo a cacciare nei nostri boschi, te lo prometto. Riuscirò a superare la paura di vedere il ragazzo del distretto 1 ogni volta che colpisco un animale con la mia freccia, te lo prometto Gale…-
 
-Non è la stessa cosa, non come mi ero immaginato, non come volevo..-
 
-Non sempre le cose vanno come vogliamo.-
 
-Io ti amo-
 
Quelle tre parole sono come uno schiaffo in pieno viso.
Sapevo già di non essere indifferente a Gale, ma mai mi sarei aspettata quelle tre parole.
 
Tolgo la mano dal suo viso e arretro di un paio di passi abbassando poi lo sguardo.
 
-Tu mi ami?-
 
No.
Ti prego non chiedermelo.
È tutto così tremendamente complicato.
 
-Gale…-
 
-Rispondimi-
 
-Io… non posso permettermi di provare qualcosa per te, ora… è tutto così complicato. Sai che non posso pensarti e volerti bene se non come amico.-
 
Lo sento calciare un sasso.
 
-Per lui non è così? Ti sei innamorata di lui.-
 
Scuoto la testa ma continuo a fissarmi la punta delle scarpe.
 
-No. Tra me e Peeta non c’è niente. Fa tutto parte del gioco..-
 
Sento il suo respiro sulla mia pelle: ora è vicinissimo a me, la distanza che avevo imposto è annullata.
 
-E allora perché?-
 
Esasperata dalle sue domande ed esasperata dalla mia incapacità di dare risposte sensate, alzo lo sguardo e con un tono irritato e preoccupato allo stesso tempo do sfogo ai miei pensieri, sperando che questa volta Gale comprenda e la smetta di pormi domande così complicate e allo stesso tempo imbarazzanti.
 
-Proprio non capisci! Il presidente Snow è furioso con me per il giochetto delle bacche nell’arena. Vuole farmela pagare, e quale modo migliore se non punirmi facendo del male alle persone che amo? Eccoti la risposta! Non posso permettermi legami profondi con nessuno adesso e forse non potrò mai permettermelo!-
 
 
Mi stringe le mani fra le sue.
 
-Amiamoci in segreto, qui, nei nostri boschi.. nessuno lo saprà mai-
 
Mi attira a sé e fa scontrare la sua fronte con la mia.
Le sue mani tornano ad accarezzarmi il viso e la sua bocca è pericolosamente vicina alla mia. Troppo vicina.
 
-Gale, ti prego.. non rendere le cose più difficili di quanto non lo siano già.-
 
-Solo un altro bacio..-
 
-No. Non sarebbe solo questo. Ce ne sarebbero altri e lo sai, lo sappiamo tutti e due… me ne chiederesti altri..-
 
-Lo vuoi anche tu e lo sai.-
 
-Ti prego..-
 
-Ne vorrai altri anche tu.. e questo ti spaventa Catnip, perché tu provi qualcosa per me, forse mi ami ma non vuoi ammetterlo a te stessa, o forse non ti sei ancora resa conto di quello che provi per me.-
 
-Non posso..-
 
-Lascia che ti baci..-
 
Rassegnata chiudo gli occhi e in un istante avverto di nuovo le sue labbra sulle mie adattandosi perfettamente ad esse.
Le sue braccia scendono a circondarmi la vita e mi attira più a sé.
Istintivamente sposto le mie mani lungo il suo torace e le metto fra i suoi capelli tirandoli leggermente.
Non appena le sue mani trovano un lembo di pelle scoperto e lo sfiorano, mi inarco verso di lui facendo scontrare il mio petto contro il suo torace e per la sorpresa del brivido che quel gesto mi ha provocato lungo la schiena emetto un suono strozzato dischiudendo così le labbra e permettendo a Gale di approfondire il bacio.
Non appena la sua lingua trova la mia, non solo rispondo al bacio e tiro con più forza i suoi capelli per attirarlo più a me, ma inizio ad andare a fuoco, a bruciare.
 
La stretta si fa più spasmodica e il nostro bacio diventa infuocato.
Non sento nient’altro se non il mio cuore battere all’impazzata e il calore che Gale emana e che mi trasmette.
In un attimo mi ritrovo schiacciata tra il suo corpo e un albero e quel contatto è troppo poco.
Voglio di più.
È sbagliato lo so.
Lo voglio.
È sbagliato lo so.
 
Lo stringo a me mentre le sue labbra scendono a baciarmi il collo.
 
E a quel punto tutto si fa rosso e io brucio.
 
 
 

 

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Capitolo 2
*** Burn ***


Just Once




Burn

 


Il canto delle Ghiandaie Imitatrici mi strappa dolcemente dalle braccia di Morfeo.
Apro lentamente gli occhi e la prima cosa che vedo è il viso rilassato e addormentato di Gale.
Sulle sue labbra c’è l’ombra di un timido sorriso e la sua mano stringe forte la mia mentre le sue braccia sono allacciate alla mia vita.
Osservo con più attenzione il profilo delle sue labbra: sono ancora leggermente gonfie e rosse per i baci di questa notte.
Arrossisco al pensiero della notte appena trascorsa.
Vorrei alzarmi da quel giaciglio improvvisato e andarmene via fingendo che questa notte non sia successo nulla.
Il suo profumo di bosco però mi fa sentire al sicuro, tranquilla.
Appoggio la testa nell’incavo del suo collo e inspiro il profumo della sua pelle, mentre la mia mente torna alla notte appena trascorsa.






 
-Ti voglio Catnip.-
-Per dimostrarmi che appartengo solo a te?-

Scuote la testa.

-No. Perché ti amo.-

Gli accarezzo una guancia con il palmo della mano e lo bacio a fior di labbra.

-Lo so.- mormoro tra un bacio e l’altro.

Gale scende a baciarmi il collo e la spalla coperta dalla giacca di pelle.

-Riuscirò mai a farti ammettere i tuoi sentimenti per me?-
-Gale, ti prego.. non chiedermelo un’altra volta…non pretendere una risposta da me, ti prego.-
-Non te lo chiederò più Catnip, promesso.. aspetterò che sia tu a venire da me.-

I baci continuano, si fanno insistenti e le nostre mani vagano sui nostri corpi.

Poi il niente.
Sento l’aria nei miei polmoni.
Gale mi guarda intensamente, in un modo nuovo e intenso.
Mi afferra per le gambe e mi carica sulle sue spalle forti.
Cammina con passo svelto e in un attimo siamo davanti alla casa sul lago.

Mi deposita a terra e mi guarda come poco fa.

-Solo se lo vuoi anche tu.-
Lo guardo con altrettanta intensità.

-Lo voglio Gale. Ti voglio.-


 



Sento il suo respiro farsi meno regolare e avverto il movimento della sua testa.
Poggia il suo mento sulla mia nuca e una delle sue mani sale ad accarezzare i miei capelli mossi e sciolti.

-Catnip.. sei sveglia?-

Potrei fingere di dormire e non rispondere.
Potrei limitarmi ad annuire.
Potrei limitarmi a dire solo un piccolo sì.
Invece alzo lo sguardo verso di lui e mi appoggio sui gomiti.

La sua mano mi accarezza il viso con lenti e dolci movimenti circolari.
Le sue labbra si piegano in un sorriso sincero, felice.
La mia mano accarezza la sua mascella, i suoi zigomi e la sua guancia.
Le mie labbra si piegano in un lieve sorriso.

Mentre lo accarezzo ho la perfetta consapevolezza che ciò che è accaduto stanotte è stato un enorme sbaglio.
Mentre lo accarezzo penso a tutte le conseguenze che questa notte porterà con sé per sempre.

Nonostante questa consapevolezza però non mi pento di quanto è accaduto.
Non ho rimorsi o rimpianti.
Non vorrei tornare indietro per non commettere questo errore, lo rifarei.
Non mi pento delle mie azioni.
Piuttosto temo le conseguenze: cosa ne sarà della nostra amicizia, cosa saremo e quando, se Snow verrà a sapere, se tutti verranno a sapere…

-Catnip.. Va tutto bene? Ti vedo triste.-
-Va tutto bene, Gale…davvero.-

Scosta una ciocca di capelli dal mio viso e la porta dietro l’orecchio.
Si fa serio di colpo.

-Ti sei già pentita, vero?-

Il suo tono ferito è come una pugnalata per me.
Scuoto la testa e rispondo con tutta sincerità ciò che sento:

-No, non mi sono pentita.- dico mentre continuo ad accarezzare il suo viso –Stanotte è stata una delle più belle..-

-Ma…? Perché c’è un ma, non è così?-

Deglutisco rumorosamente.

-Ma.. ho paura per le conseguenze che questa notte porterà con sé.-

Smette di accarezzarmi e mi stringe al suo petto.

-Io sono qui Catnip, qui resto e resterò per sempre.. resterò accanto a te, perché io ti amo e ho intenzione di dimostrartelo ogni singolo giorno, ogni singolo attimo… ho intenzione di dimostrartelo per tutta la vita.-

Gale non dirmi queste parole, ti prego.
Non dirmi che mi dimostrerai il tuo amore. So che mi ami ma non potrai mai dimostrarlo. Non te lo posso permettere, per il tuo bene.

Questo vorrei dirgli, questo e molto altro, ma un nodo in gola mi impedisce di parlare e appena socchiudo le labbra, scoppio in un pianto dirotto, le lacrime scorrono sulle mie gote e sono scossa da tremiti fortissimi.
Mi libero dalla stretta di Gale e continuo a piangere.

Subito le sue braccia forti mi stringono e inizia a cullarmi fra le sue braccia.

-Shhhh.. va tutto bene Catnip.-

Mi volto verso di lui e con il volto ancora rigato dalle lacrime appoggio le mie labbra sulle sue e in un attimo Gale risponde al bacio approfondendolo.

Mi ritrovo schiacciata sotto di lui mentre le sue labbra non lasciano le mie o se le lasciano vanno a baciare le mie guance rigate dalle lacrime.
Allaccio le braccia attorno al suo collo e le mie gambe attorno alla sua vita e non appena faccio questi movimenti mi sento bruciare di nuovo, come la notte appena trascorsa…







 
Ad uno ad uno i nostri indumenti raggiungono il pavimento.
Ad ogni bacio sento la mia temperatura corporea aumentare intensamente.
Mi prende fra le sue braccia e mi posa sul materasso scostando la coperta.
La sua bocca percorre avida la mia fronte, il mio naso, le mie guance, le mie labbra, il mio collo, l’incavo della spalla, il mio seno, il mio ventre, il mio ombelico e sempre più in basso.
Torna a baciarmi le labbra e si posiziona fra le mie gambe, appoggiandosi sui gomiti per non pesarmi.

-Sei bellissima Catnip.-

Un sorriso imbarazzato esce dalle mie labbra.
-Gale..-
-Vuoi che mi fermi?-

Scuoto la testa e lo bacio.

-No.. ma è la prima volta per me..-
-Lo è anche per me. Farò piano non ti preoccupare, avrò cura di te.-

Sorrido e lo stringo mentre lui fra un bacio e l’altro si fa strada dentro di me.
Inizialmente dalle mie labbra escono gemiti di dolore, ma non appena il mio corpo si abitua alla sua presenza, il dolore viene sostituito dal piacere.
Allaccio le mie gambe al bacino di Gale, mentre le mie mani gli circondano le spalle e le mie unghie affondano nella sua carne.

I sui movimenti si fanno via via più sicuri e rapidi.
I miei gemiti di piacere diventano sempre più forti.

-Gale…-
Mormoro in preda all’estasi.

-Ti amo, Catnip-
E con un’ultima spinta raggiungiamo entrambi l’apice del piacere.




Mentre il fuoco torna ad avvolgermi, mi ricordo improvvisamente del tour.
Mi stacco a malincuore da quel contatto.

-Devo andare…-
-Lo so.-

Mi lascia andare e io mi rivesto mentre il suo sguardo non mi lascia un attimo.

-Quanto dura il tour?.
-Un paio di settimane, tornerò prima che si sciolga la neve. Verrai alla stazione?-
-Sarà più facile se ci salutiamo così.-

Annuisco e mi avvicino nuovamente al materasso, lo bacio a fior di labbra e a passo svelto esco da quella casa e mi dirigo verso il Villaggio dei Vincitori sperando che nessuno abbia notato la mia assenza.













Note: eccomi qui con il secondo capitolo.. come mi sembra fino ad ora? passate e recensitee! :D
 

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Capitolo 3
*** I have to do that ***
























Sento il fuoco divampare fuori e dentro me.
Sto bruciando tra le fiamme?
Metto a fuoco le immagini: non sono le fiamme a circondarmi.
È Gale.
Con il suo corpo.
Mi bacia, mi stringe.
È dentro di me e siamo una cosa sola.
Sento il suo profumo di bosco, di casa.
Lo assaporo e mi sento al sicuro.
Sfioro il suo petto perfetto e all’improvviso sento qualcosa di caldo e denso sulle mie mani.
Le guardo inorridita: sangue.
Gale crolla privo di sensi sul mio petto e non avverto più il suo battito cardiaco.
Il fuoco bruciante diventa neve, ghiaccio perenne.
No!
Urlo con tutto il fiato che ho in gola mentre cullo Gale tra le mie braccia.
E il sangue riempie la stanza.



No!
Mi sveglio madida di sudore e con il respiro accelerato.
Era un incubo.
Scosto con forza le coperte e mi alzo avviandomi a piedi nudi verso la porta della mia stanza.
Arrivo nella cucina, o meglio nel vagone cucina e mi lascio andare a peso morto sulla prima poltrona che vedo.
Volto il viso verso il finestrino.
Non manca molto a Capitol City.
Finalmente questo maledetto tour finirà.
Potrò tornare a casa e cercare di dimenticare ciò che è accaduto in questi dodici giorni.

Scuoto la testa dandomi mentalmente della stupida.
Non dimenticherò mai.
Tutto tornerà da me sotto forma di incubi.   

Un piccolo sorriso mi nasce sulle labbra al pensiero che forse potrei parlarne con Peeta, lui sa quello che sto passando… lo sta passando anche lui.
Peeta.
Ci sposeremo, e molto presto.
Non lo voglio fare, ma prima o poi sarebbe successo.. quindi perché non ora?
Siamo mentori adesso e ogni anno la nostra vita privata diventerà di dominio pubblico, e se voglio convincere il Presidente Snow devo sposare Peeta.

Il mio umore cambia di nuovo e il sorriso mi muore sulle labbra quando nella mia mente compare l’immagine di Gale.
Come avrà preso la notizia del matrimonio?
Quale pazzia potrebbe fare?

Sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.
Faccio un respiro profondo cercando di scacciarle.

Non appena farò ritorno al Distretto 12 dovrò parlargli.

Gli dirò che quella notte è stata un terribile errore che non si ripeterà.
Gli dirò che non ho provato niente, come se non fosse mai successo.
Gli dirò che non esiste un noi, e mai esisterà.
Gli dirò che non provo niente per lui, che non ricambio i suoi sentimenti.
Gli dirò di dimenticarmi, di non parlarmi mai più, di ignorarmi…
Gli dirò di starmi lontano .
Gli dirò addio.
Lo obbligherò a dirmi addio.

Scaccio via le lacrime cadute con l’aiuto dei polpastrelli, ma esse continuano a scendere.
So bene quanto farà male dire tutto questo a Gale.
Lo so perché farà male anche a me.
Ma lo devo fare.
Per il suo bene.
Per la sua salvezza.

Fa male perché sono costretta ad essere la Katniss che non sono:
la Katniss innamorata di Peeta.
La Katniss devota a Capitol City.
La Katniss beniamina di Capitol City.
La futura Katniss Mellark.

Fa male perché vorrei essere solo me stessa.
Katniss Everdeen.
La sua Catnip.

Catnip.
La Katniss di Gale. Catnip.

Perché quello che vorrei veramente dire a Gale sono altre cose.
Vorrei potergli dire che quella notte è stata un terribile errore, ma che rifarei. All’infinito.
Vorrei potergli dire che mi sono sentita bruciare tra le sua braccia, che sono andata a fuoco.
Vorrei potergli dire che quella notte non la dimenticherò mai.
Vorrei potergli dire quanto lui sia importante per me.
Vorrei potergli dire che ricambio i suoi sentimenti.
Vorrei potergli dire di stringermi, di baciarmi, di farmi sua. Sempre.
Vorrei potergli dire di starmi accanto e di non lasciarmi mai.
Vorrei baciarlo.
Vorrei passare altre mille notti come quella trascorsa.
Vorrei fosse solo mio.
Vorrei essere solo sua.
Vorrei essere la sua Catnip.

Ma non posso.
Il mio destino è già stato scritto.
E non ho via di fuga.
Sono in trappola.

Il mio corpo ora è scosso da tremiti e singhiozzi.
All’improvviso una mano si posa sulla mia spalla:
Peeta.

-Ehi.. va tutto bene?-

Annuisco debolmente e scoppio nuovamente a piangere.

-No, tu non stai affatto bene… Cosa succede? A me puoi dire tutto e lo sai.-

Si siede sul pavimento, accanto ai miei piedi.
Allunga una mano verso di me.
La afferro e lascio che intrecci le sue dita con le mie.
Peeta.

-Siediti qui accanto a me e lascia che ti aiuti.-

Faccio come mi dice e mi ritrovo la testa appoggiata sul suo petto mentre lui mi accarezza lentamente i capelli e mi culla tra le sue braccia cercando di farmi calmare.

Come può essere così gentile con me nonostante la mia freddezza nei suoi confronti?
C’è stato un momento in cui abbiamo parlato tranquillamente, senza telecamere, solo Katniss e Peeta.
Quando abbiamo parlato dei nostri colori preferiti e della questione di essere amici.

Mi sollevo e lo guardo negli occhi.

-Come puoi essere così premuroso nei miei confronti?-

Sorride.

-Deve per forza esserci un motivo?-

Scuoto la testa.
Sorride ancora.

-Allora mi vuoi dire cosa c’è che non va?-

-Tutto.-

Sono sorpresa dalla velocità della mia risposta seppure impastata dal pianto.

Peeta deve aver afferrato al volo, perché la sua espressione si indurisce leggermente.

-Non sei obbligata a farlo.-
-Sì invece.-
-Tu non vuoi niente di tutto ciò?-
-No.-
-E allora perché..?-
-Sarebbe successo comunque, Peeta. Quindi perché rimandare?-
-Io non voglio vederti infelice.-

Mi libero dalla stretta di Peeta e mi alzo avviandomi verso la porta.
Basta parlare.
Sto ferendo i suoi sentimenti in modo atroce.
Ma è la verità.

-Katniss?-
-Avrei dovuto mangiare quelle maledette bacche.-

Con questa frase infelice esco dalla stanza con il cuore pesante, piena di infelicità.
Dispiaciuta, arrabbiata, ferita, spezzata.



Mi rimetto a letto coprendomi fino al mento mentre le lacrime continuano rigare le mie guance e a scendere copiose.

-Katniss.-

No.
Peeta.

-Ti prego.. vattene.. lasciami sola.-
-Prima voglio una risposta.-

Mi metto a sedere e lo osservo.

-Peeta…-
-Capisco perché stai facendo tutto questo.. per salvarci, ma tu non vuoi niente di tutto ciò..-
-Lo devo accettare e lo sto facendo.-
-Per lui?-

Rimango paralizzata dalla sorpresa.
-Peeta..-
-Rispondi.-

Abbasso lo sguardo imbarazzata come mai.
Confusa.
Ferita.

Lo sento alzarsi.
-Ho afferrato. Buonanotte.-

Sento la porta sbattere.
Mi rimetto sotto le coperte e mi metto a piangere come una bambina disperata



































Note autrice:
eccomi qua con il terzo capitolo... scusate l'assenza.. sono stata un po' malatuccia e presa dallo studio.
aggiornerò presto, promesso.. buona lettura :D

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Capitolo 4
*** Hypocrisy ***



 


Sfodero i miei sorrisi migliori.
Dentro sto piangendo.
Mi mostro felice ed emozionata.
Nella realtà sono triste, distrutta, disgustata da quell’atmosfera così esagerata.
Stringo calorosamente le mani che mi porgono.
Vorrei spezzarle quelle mani.
Tengo per mano Peeta, intreccio le mie dita con le sue.
Vorrei urlare la verità.
Percorro a testa alta la scalinata, fiera, decisa.
Mi sembra di andare al patibolo, non ad una festa.
Sto per incontrare il Presidente Snow, l’uomo che devo convincere del mio amore per Peeta.
Dalla sua convinzione dipenderà il futuro di Panem, mio e di tutti quelli che amo.
Lui sa.
Sa di Gale, del bacio..
Sa che tengo a lui.. cosa potrebbe mai fargli?
Sa che amo Prim e mia madre più della mia stessa vita.
Colpire loro sarebbe come uccidere me.
Lui sa.
Aspetta il momento giusto per colpire.
 
 
-Sei uno splendore tesoro.-
 
Le voci briose di Flavius e Octavia mi riportano alla realtà.
 
-Grazie a voi e a Cinna.- dico abbracciandoli entrambi e sorridendo sinceramente questa volta.
 
-Dovete provare uno di questi biscotti, sono divini.-
-Grazie Octavia, ma sono pieno.-
-Tieni Peeta.-
 
Flavius porge un calice di cristallo a Peeta contenente un liquido rosa.
Per tutta risposta scrutai miei stilisti con aria interrogativa.
Octavia interviene con la sua risata cristallina.
 
-Per quando sei pieno.. ti fa vomitare.. poi ricominci. Altrimenti come assaggi tutto?-
 
La sua frase mi fa provare un profondo disgusto.
Peeta sembra notarlo e sembra condividere il mio stesso pensiero.
 
-Ho voglia di ballare.. Katniss..-
 
Prendo la sua mano e ci dirigiamo verso la pista.
Peeta mi stringe delicatamente a sé.
 
-Nel 12 si muore di fame. Qui vomitano per potersi ingozzare.-
-Orribile.- dico sinceramente disgustata.
Annuisce.
 
 
Volteggiamo in silenzio per un po’.
 
-Katniss, Peeta.. Lui è Plutarch, il successore di Seneca Crane.-
-Arduo seguirne le orme.-
 
La battuta di Peeta mi provoca un mezzo sorriso, ma Effie sbianca.
-Peeta!.- fa una risatina nervosa nella direzione del nuovo stratega.
 
-Posso?.- dice indicandomi.
-Prego.-
 
E così mi ritrovo a volteggiare con il nuovo stratega degli Hunger Games.
Reprimo la voglia di insultarlo o aggredirlo fisicamente per l’assurda idea di questi giochi.  
 
Fortunatamente quel ballo dura poco, perché la musica cambia ed Effie mi strappa dalle braccia di Plutarch.
 
-Il saluto presidenziale, Katniss.. andiamo.
 
 
 
 
 
 
 
Io, Peeta ed Effie siamo in prima fila quando il presidente Snow fa il suo trionfale ingresso.
Solo a vederlo sento il mio corpo scuotersi a causa di forti brividi.
Peeta mi stringe la mano.
 
-Calma, andrà tutto bene vedrai.-
 
Annuisco e riporto la mia attenzione a Snow.
 
-Stasera, in quest’ ultimo giorno del loro tour, voglio dare il benvenuto ai vincitori.
 Due giovani che incarnano i nostri ideali di forza e di valore.
 E voglio farvi personalmente le mie congratulazioni per il gradito annuncio del loro fidanzamento. Il vostro amore ci è stato d’ispirazione, e sono certo che continuerà ad esserci d’ispirazione ogni giorno, finchè vivrete.-
 
Il discorso si interrompe, Snow alza il calice e subito parte uno spettacolo pirotecnico.
Tutti si voltano ad ammirare quei colori meravigliosi e anche io lo faccio, ma solo per un attimo.
Torno a rivolgere la mia attenzione a Snow.
 
Scuote la testa serio.
 
Da quel gesto capisco di aver perso.
Di aver fallito.
Mi sono spezzata in mille pezzi e sento una strana fitta al cuore.
La mia testa inizia a girare e inizio a sentire tutto in modo ovattato.
Sfioro il braccio di Peeta.
 
-Cosa c’è, Katniss?.-
-Io.. Io.. non posso più stare qui.. io .. io… scusa.-
 
Mi allontano da lui e da tutta quella gente ipocrita e insignificante.
Non appena sono abbastanza lontana da occhi indiscreti mi metto a correre, per quanto mi consentano queste scarpe così alte.
 
Arrivo alla sala del banchetto.
I tavoli sono ancora pieni di cibo dolce e salato.
Un moto di stizza e di disgusto profondo si fanno strada dentro di me.
Quei profumi che dovrebbero essere deliziosi, per me sono opprimenti, mi fanno venire la nausea.
 
Improvvisamente emetto un conato di vomito, seguito da altri.
La testa gira, gira e tutto inizia a diventare buio.
Mi accascio a terra, ma prima che tutto il mio corpo abbia un contatto con il pavimento, sento due braccia afferrarmi.
 
-Katniss, Katniss!!.-
 
Peeta.
E a quel punto tutto si fa buio.























Note Autrice:
Nuovo capitolo! Breve ma intenso? cosa ne pensate?

ringrazio tutti i lettori silenziosi, chi ha recensito e chi ha inserito l storia tra le preferite, seguite e ricordate.
alla prossima.

    
  

 

 

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Capitolo 5
*** Keep the lid on ***










 
 
 
Profumo di bosco.
Profumo di casa.
profumo di Gale.
 
-Catnip.-
 
Corro verso la sua voce e scorgo la sua figura farsi sempre più vicina.
Mi viene incontro a braccia aperte.
Sto per tuffarmi fra le sue braccia, quando all’improvviso scopro che non è Gale, ma Peeta.
 
-Katniss! Avanti svegliati!-
 
 
 
 
 
Apro gli occhi sbattendo le palpebre un paio di volte.
-Finalmente ti sei svegliata!.-
 
Sono sul treno.
La festa, il Presidente Snow, la nausea..
Ho perso i sensi.
 
-Stiamo tornando a casa per fortuna, così tua madre ti visiterà.-
 
La voce di Peeta è dolce e carezzevole.
Le sue dita accarezzano delicatamente il dorso della mia mano.
 
-Sto bene.-
-Sempre meglio controllare.-
 
Annuisco rassegnata.
 
-Vado a chiamare Effie e Haymitch, erano molto preoccupati.-
 
Lo tiro per la manica.
-Peeta.. qualcuno ha visto qualcosa?-
 
Scuote la testa.
-Tranquilla, nessuno ha visto niente, ti abbiamo portata via in tempo.-
 
Sorrido sollevata e mi alzo.
-Cosa stai facendo?-
-Mi alzo, è ovvio.-
-Ma..-
-Peeta, sto bene.. non preoccuparti.-
 
Fa un espressione rassegnata e insieme ci dirigiamo nella stanza dove si trovano Effie e Haymitch.
 
 
 
 
 
 
 
È sera quando finalmente facciamo ritorno al Distretto 12.
Mamma e Prim sono corse ad abbracciarmi felici di rivedermi sana e salva.
Purtroppo la loro felicità si è tramutata in preoccupazione quando Peeta ha raccontato del mio malessere.
Ora sono nella mia stanza sola con mia madre.
Mi ha visitata.
 
 
-Resterà tra me e te, promettimelo mamma.-
-Tesoro..-
-Io… non so cosa fare..-
-Parla Katniss..-
-Non è il momento giusto per parlarne, con tutto quello che sta succedendo nei Distretti.-
-Non tenerti tutto dentro, tesoro. Parlane con qualcuno.-
-Un giorno lo farò.-  
-Dovrai farlo.-
-Lo so.-
-Presto o tardi si accorgeranno del tuo stato di salute.-
 
Mia madre esce dalla porte.
La guardo uscire e chiudere la porta alle sue spalle senza  dire niente.
Sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.
Mi butto a peso morto sul letto coprendomi fino al naso e rannicchiandomi in posizione fetale.
Non so per quanto tempo resto a piangere e a rimuginare su ciò che mi sta succedendo, so solo che ad un tratto mi addormento.
Ma non è un sonno leggero, tranquillo e ristoratore.
È un sonno fatto da incubi, bruschi risvegli e lacrime.
E durante tutta la notte, nonostante sappia perfettamente che non è il momento di annunciare una notizia simile, il pensiero che Gale debba sapere è costante.
Almeno lui deve sapere.
 
 
 
 
 
 
 
È mezzogiorno quando scorgo le figure dei minatori e soprattutto quella di Gale.
Cammino a passo spedito verso la sua direzione.
La sua espressione è di puro stupore.
 
-Ma quando sei..?-
 
Mi butto fra le sue braccia beandomi di quel contatto.
Mi stringe a sé, sorpreso.
 
-Dobbiamo parlare.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi do mentalmente della codarda per non essere in grado di parlarne con Gale.
Mi do della codarda alla menzogna della fuga che ho inventato per giustificare il mio “ti devo parlare” e per non destare sospetti.
 
 
-E dove scapperemo?-
-Nel bosco. Come abbiamo sempre detto. Dobbiamo partire subito. Dobbiamo già essere lontani entro stanotte.-
-Dobbiamo chi? Tu, io e il tuo fidanzato?-
 
Avverto tristezza e una punta di rabbia nella sua voce.
 
-Non si tratta più di me e Peeta, ormai. Snow minaccia di uccidere anche te.-
-Minaccia qualcun altro?-
-Bè non me ne ha certo dato una copia, ma la sua lista a intuito contiene le nostre famiglie.-
-A meno che tu e Peeta vi sposiate?-
 
Di nuovo quel tono.
Inizio ad irritarmi.
 
-A meno che niente, Gale. Possiamo farlo, l’hai detto tu che potevamo farlo. La mattina della Mietitura. Cosa dici adesso? –
 
-Tu mi ami?-
 
No.
Non di nuovo quella domanda.
 
Sì vorrei rispondergli.
Sì vorrei urlare.
 
-Gale.. sai cosa provo per te. Ma non riesco a pensare a nessuno in questo modo ora. L’unica cosa a cui riesco a pensare ogni giorno, ogni momento dalla Mietitura in poi è che ho paura. Non c’è spazio per nient’ altro. Forse però se ce ne andassimo via, in un posto più sicuro, sarebbe tutto diverso. Io sarei diversa.-
 
-Non è possibile che Snow stia bluffando?-
 
E questa frase che significa?
Il tempo trascorso via ha cancellato tutto ciò che prova per me?
Sta cercando di dirmi che non vuole scappare perché non mi ama?
 
Sento il mio cuore infrangersi.
 
-No. Non sta bluffando. Non con quello che sta succedendo nei Distretti.-
-Che vuoi dire? Che cosa hai visto?-
-C’erano persone che combattevano in strada e incendi e Pacificatori che sparavano per uccidere.. ma le persone.. rispondevano.-
 
La sorpresa si dipinge sul suo volto.
-Finalmente. È arrivata finalmente.-
-Avrei dovuto mangiare le bacche nell’Arena e stare alle regole. Morire. Tutto sarebbe tornato normale. Tutti sarebbero al sicuro.-
 
Tu saresti al sicuro.
Vorrei dirglielo ma mi fermo.
 
-Al sicuro per cosa? Morire di fame? Lavorare come schiavi? Mandare i loro figli alla Mietitura? Non hai sentito la gente? Tu hai dato loro un’opportunità, devono soltanto avere il coraggio da una conferma. Già si dice in miniera. La gente vuole combattere.-
 
Di colpo la mia scusa diventa un’idea da attuare.
Una via di salvezza per coloro che amo.
Devo convincerlo.
 
 
-Dobbiamo andarcene Gale, prima che ci uccidano, perché ci uccideranno.-
-Che mi dici delle altre famiglie? Di quelli che restano? Di quelli che non scappano? La gente conta su di te.-
 
Adesso sono io quella ad essere furibonda.
-Non voglio nessuno che conti su di me. Io non li posso aiutare.-
 
Sta per ribattere quando un improvviso rumore di auto lo costringe a restare impassibile.
Mi afferra per la vita e mi fa rannicchiare insieme a lui a terra.
 
Pacificatori.
Sono le auto di Capitol City.
 
-Tu fa quello che vuoi. Io resto.-
 
Lo guardo sorpresa e distrutta dalla sua affermazione.
 
Due colpi di pistola rompono il silenzio.
Scattiamo entrambi in piedi e ci dirigiamo verso la piazza.
 
 
 
 
Il caos regna sovrano.
Le persone scappano via dalle loro case.
I Pacificatori stanno perquisendo tutte le abitazioni.
Altri stanno distruggendo il mercato nero, l’unica fonte di sopravvivenza del Distretto 12. Se non fosse per esso probabilmente moriremmo di fame.
 
Fuoco e fiamme.
Cenere.
Distruzione.
Disperazione.
Dolore.
 
Hanno distrutto tutto.
Ora come potrà sopravvivere il nostro Distretto?
 
I miei pensieri vengono interrotti da un urlo strozzato dal dolore.
Sembra…
La sua voce.
 
Corro verso la piazza e mi faccio spazio tra la folla.
 
 
Il mio cuore smette di battere quando davanti a me, legato ad un palo, c’è Gale grondante di sangue, mentre il nuovo Capo Pacificatore lo fustiga senza pietà.
























Note Autrice:

eccomi qui con un nuovissimo capitolo... spero piaccia :)
colgo l'occasione per augurare a tutti quanti un felice e sereno Natale.
Alla prossima.
Laura. 

 

 

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Capitolo 6
*** Back to the Arena ***
























Ancora non riesco a credere agli avvenimenti accaduti negli ultimi quattro giorni ; tutto è ancora così confuso e incomprensibile.
Mi tocco lo zigomo ferito dalla frustata del comandante Thred: brucia al tatto, ma non è profondo.
Le ferite che mi preoccupano sono quelle di Gale.
Per fortuna lo abbiamo salvato in tempo o probabilmente sarebbe morto a causa di tutte quelle frustate.
 
Sono proprio accanto a lui e lo osservo: steso sul tavolo, palpebre chiuse, schiena fasciata… dorme serenamente, ma so che quell’espressione è dovuto all’antidolorifico che mia madre e Prim gli hanno somministrato.
Gli sfioro con dolcezza un braccio e lo guardo dormire sperando che si riprenda presto.
Mi protendo verso di lui e gli sfioro delicatamente la fronte, il naso, il mento e le labbra con la mia bocca.
 
-Ehi Catnip.-
 
Mi maledico mentalmente per averlo svegliato e per essermi fatta cogliere in flagrante in tenere effusioni.
 
-Ciao. Scusa non avevo intenzione di svegliarti.-
 
Piega le labbra in un sorriso.
-Se mi sveglierai sempre in questo modo puoi svegliarmi quando vuoi.-
 
Sorrido di rimando e sento le mie guance infiammarsi.
 
-Pensavo te ne fossi andata.-
 
Accarezzo i suoi capelli e li scompiglio.
-Io non vado proprio da nessuna parte. Resterò qui e continuerò a creare problemi.-
 
-Esattamente come farò io.-
-Ora pensa a riprenderti… poi si vedrà.
-Vorrei accarezzarti il viso, ma sono bloccato e dolorante.-
 
Una risata esce dalle mie labbra.
-Lo sto già facendo io.-
-Catnip?-
-Qualcosa non va?-
-Prima volevi dirmi qualcosa vero?-
-Te l’ho detta.-
-No. Mentivi.-
 
Deglutisco rumorosamente e capisco che il discorso sta per prendere una piega alquanto seria e complicata.
 
-Catnip, ti prego.. fidati di me e parlamene.-
 
Scuoto la testa.
-Non ora.-
-E allora quando?-
-Non appena starai bene  e tutto questo sarà finito.-
-Non finirà mai, e lo sai.-
-Gale…-
 
Lo sento sospirare pesantemente.
-D’accordo. Aspetterò che sia tu a venire da me.-
 
Sorrido debolmente e faccio per alzarmi, quando la sua voce mi blocca al mio posto, sulla sedia.
-Resta con me.-
 
Mi metto più comoda e appoggio le braccia sul tavolo e senza rendermene conto scivolo tra le braccia di Morfeo.
 
 
 
 
 
Quando mi risveglio, Prim è accanto a me.
-Ciao.-
-La mamma vuole sapere se vieni di là a vedere il presidente Snow che annuncia i prossimi Hunger Games.
Annuisco e mi volto verso Gale. Dorme.
Sorrido. Le ferite si stanno rimarginando e stanotte non c’è stato bisogno di somministrare altro antidolorifico. 
Mi alzo cercando di fare il meno rumore possibile e seguo mia sorella in salotto.
Ci accoccoliamo sul divano mentre mia madre si siede sulla poltrona.
 
Il Presidente fa il suo ingresso e inizia il suo discorso.
Quando apre la busta per leggere le regole dei nuovi giochi, improvvisamente ha tutta la mia attenzione:
-In questa terza edizione della memoria i Tributi, come sempre maschio e femmina, verranno mietuti tra i vincitori ancora in vita di ogni distretto.-
 
Mi sento morire.
Sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi, mentre il mio corpo è scosso da tremiti .
Non presto più attenzione alla trasmissione, alle urla di mia madre, a quelle di mia sorella.
Mi alzo e mi dirigo alla porta.
 
-Catnip!-
 
Ignoro anche la sua voce e mi precipito fuori dalla porta.
Corro nel bosco, mi rannicchio in posizione fetale, urlo, piango, mi dispero…
Poi un pensiero si fa strada nella mia mente: Peeta.
 
-Peeta.-
 
 
 
 
 
 
In un attimo sono in casa di Haymitch.
 
-Dobbiamo salvare Peeta.
-Dolcezza, lui è stato qui un’ora fa e mi ha implorato di salvarti.
-Peeta deve sopravvivere. Dobbiamo fare qualunque cosa per salvarlo.-
-D’accordo. Se toccherà a lui.. mi offrirò volontario al suo posto.-
-Grazie.. io..-
-Ma se sorteggiano me e Peeta si offre volontario, non c’è nulla che io possa fare.-
-Lo aiuterai nell’Arena, come hai fatto con me.-
-Questi Hunger Games saranno diversi.-
-Non mi importa. Tu fai tutto quello che puoi. Peeta vive, io muoio. Promettimelo-
 
Annuisce.
-Ok.-
 
Mi alzo ed esco da casa sua per tornare nella mia.
 
Mia madre e Prim mi stringono. Ricambio la stretta.
-Catnip.-
-Gale.-
Mi volto verso di lui e le sue braccia mi circondano. Faccio lo stesso cercando di non fargli male.
E in quell’abbraccio capisco che forse sarà il mio ultimo contatto e devo assolutamente parlare con lui prima che sia troppo tardi.
 
 


 

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Capitolo 7
*** Goodbye ***










Un altro addio.
Uno degli addii più dolorosi: dire addio a Gale, l’uomo che mi sono resa conto di amare.
Interrompo i miei passi. Lo vedo: seduto sull’erba, immobile, sembra perso nei suoi pensieri.
Riprendo a camminare verso di lui.
Avverte la mia presenza e si alza.
Si volta verso di me e dolore e stupore si fanno strada in me: il suo volto è rigato dalle lacrime.
Il suo dolore si riflette su di me.
Avverto un tremendo nodo in gola e sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.

-Ti prego non piangere.- lo sto supplicando con voce tremante.
-Come posso evitarlo, Catnip? Ti sto perdendo un’altra volta, devo dirti addio un’altra volta.-

Sento la sua voce farsi incerta, spezzata.
Scoppia in singhiozzi e in un pianto disperato.

Il mio cuore si infrange in mille pezzi.
Mi ritrovo a correre verso di lui e a buttarmi fra le sue braccia.
Mi stringe a sé mentre le lacrime continuano a scorrere sul suo viso e il suo corpo trema.
È troppo. Le lacrime iniziano a scorrere anche sul mio viso.

Mi scosta lentamente e di poco dal suo corpo. I suoi occhi arrossati e lacrimanti guardano con determinazione i miei trovandovi le stesse sensazioni e paure.

-Catnip..-
Nel mio cuore so cosa sta per chiedermi: un bacio d’addio.
-Lascia che ti baci un’ultima volta.-
Annuisco e chiudo gli occhi. Subito sento le sue labbra premere sulle mie ed adattarsi ad esse, proprio come quella notte.
Una delle sue mani scende alla mia vita, l’altra afferra la mia nuca per tenermi il più vicina possibile a lui.
Il nostro ultimo bacio. Se proprio deve essere l’ultimo voglio che sia indimenticabile; presa da questo desiderio. Circondo il collo di Gale con le mie braccia e schiudo le labbra.
Quasi immediatamente sento la sua lingua cercare la mia. E la trova.
Le nostre lingue si intrecciano, si cercano, si trovano.
E io vado di nuovo a fuoco. Brucio.
Presa dalla passione spicco una specie di salto e allaccio le mie gambe al suo bacino.
Questa mossa de tutto inaspettata colpisce entrambi, ma Gale non mi afferra prontamente, il peso è sbilanciato e cadiamo sul prato.

Cadiamo seduti.
Bacino contro bacino.
Petto contro petto.
Naso contro naso.
Fronte contro fronte.

-Voglio sentirmi tua. Solo tua. Fa l’amore con me, Gale.-
-Catnip…-
-Sono sicurissima.-

Le sue labbra catturano nuovamente le mie in un bacio mozzafiato.
Le sue mani si infilano sotto la maglia di cotone e salgono lungo la schiena, portando con sé anche il mio indumento.
Le sue labbra scendono a baciarmi il mento, il collo, la spalla, l’incavo dei seni mentre le mie mani afferrano i suoi capelli così morbidi e così profumati.
Inarco la testa e la schiena all’indietro sfiorando il prato.
La sua bocca scende lasciandomi baci infuocati sul seno non più celato dal reggiseno e sulla pancia. Le posizioni cambiano.
Gale mi sovrasta con il suo corpo, mi sfila i pantaloni e l’intimo.
Faccio lo stesso con i suoi indumenti.

-Sei bellissima, Catnip.-

Ora siamo entrambi nudi.
Mi solleva e torniamo alla posizione di partenza: seduti.

-Oh Catnip.- lo sento gemer quando mi riempie.
Restiamo immobili per un po’ a fissarci e a baciarci, poi mi aggrappo alle sue spalle e inizio a muovermi lentamente su e giù, mentre grosse lacrime iniziano a scorrere sul mio viso.
Nascondo il viso nell’incavo del suo collo e lui fa lo stesso.
Aumento il ritmo e sento le sue lacrime bagnarmi e scendere lungo la schiena, le mie stanno facendo la stessa cosa.

Pelle contro pelle.
Mani intrecciate.
Respiri uniti.
Battiti cardiaci in sincronia.
Aumento ancora il ritmo, ma in una frazione di secondo mi fa sdraiare dolcemente sul prato e inizia a muoversi dentro di me.
Le mie unghie affondano nella sua carne.
Le mie gambe si intrecciano alla sua vita.
Le sue mani stringono il mio bacino.
La sua bocca vaga sulle mie labbra e sul mio collo.

Le lacrime continuano a scendere da entrambi i nostri volti.
I nostri corpi sono scossi da tremiti fortissimi.
Singhiozzi strozzati escono dalle nostre labbra uniti a gemiti di pura estasi.

Raggiungiamo l’apice urlando tra i singhiozzi i nostri nomi.
Gale mi fa rannicchiare sul suo petto.
Nascondo il mio viso nell’incavo del suo collo e lui fa lo stesso.

-Ti amo.-
La frase sfugge al mio controllo e sento il suo pianto farsi più disperato.
Mi bacia dolcemente i capelli e poi la fronte.
-Ti amo più della mia vita Catnip.-

Ci abbracciamo disperatamente, desiderando ardentemente che questo contatto non finisca mai.
Ma io devo andare.








Siamo entrambi in piedi, l’uno di fronte all’altra.
Le sue braccia mi circondano e sento le sue labbra sulle mie.

-Ti amo.-
-Addio Gale, ti amo.-


Me ne vado correndo mentre le lacrime mi annebbiano la vista.
Addio Gale.
Questa volta non tornerò.
Ho scelto di salvare Peeta.
Non ti ho detto tutto. Non ti ho detto nulla riguardo il mio stato di salute, ma ormai non ha più importanza.
Addio Gale, addio.   

 

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Capitolo 8
*** Empty ***


Eccomi qua con un nuovo capitolo. dunque, questo è dal punto di vista di Gale, e i capitoli visti dal suo punto di vista faranno scorrere le vicende molto più velocemente.
alla fine del capitolo vi attende una sorpresa.
Buona lettura e alla prossima,
L.




























Vedere le lacrime bagnare il tuo viso e vedere il tuo sguardo impaurito per me è stato come morire.
Sentir pronunciare il tuo nome scritto su quel maledetto biglietto per me è stato come una pugnalata al cuore.
Vedere i tuoi occhi cercare i miei tra la folla, trovarli e vedere le lacrime scendere copiose dal tuo viso per me è stato come se il mondo fosse scomparso, esploso.
Le lacrime hanno iniziato a scorrere anche sul mio viso e ho condiviso il tuo stesso dolore.
Avrei voluto correre da te, stringerti, cullarti fra le mie braccia, accarezzarti la tua splendida treccia, baciare le tue dolci e rosee labbra.
Avrei voluto scacciare via quelle lacrime, asciugartele con i miei pollici, baciare le tue guance umide, avrei provato a strapparti un sorriso facendo una delle mie battute.

Ma non ho potuto farlo:
i Pacificatori ti hanno afferrata con forza per un braccio e ti hanno trascinato a forza dentro il Palazzo di Giustizia.
Ho sentito le tue urla, la tua disperazione.
Ho sentito il tuo dolore nella piena consapevolezza di un negato saluto, un addio.
Ho sentito la tua voce urlare quell’orribile parola, poi le porte si sono chiuse .
Da quel momento per me è stato come precipitare in un oblio pieno di dolore, paura, disperazione.


-Addio Catnip.- sussurro appena.














Stupore meraviglia.
Non esistono parole per definire quanto tu sia stupenda nel tuo abito per la parata.
Procedi a testa alta, seria, fiera… ma io so che dentro stai piangendo, sei accovacciata a terra con la testa tra le mani e stai cercando un modo per essere forte. Lo sei già Catnip.
All’improvviso prendi fuoco e io nonostante la situazione mi ritrovo a sorridere: questa sei tu, hai il fuoco che divampa dentro te, che brucia nelle tue vene, che infiamma il tuo cuore e la tua anima, nei tuoi occhhi.
Vorrei esserci io accanto a te e stringerti forte la mano come sta facendo Peeta, ma così sarebbe diverso.
Sarebbe vero.
Fisso lo schermo fino a quando  non scompari dall’ inquadratura e poi corro a perdifiato nel bosco.









Il bosco non è più la stessa cosa senza di te: tutto sembra troppo vuoto, troppo silenzioso, troppo insignificante, troppo opprimente.
Se tu fossi qui saresti nascosta fra i cespugli, fra gli alberi aspettando la tua preda e scoccando la freccia al momento giusto centrando il bersaglio.
Faresti un sorriso soddisfatto e verresti da me facendo un gesto di vittoria e mostrandomi uno dei tuoi sorrisi più belli e sinceri.
Ma tu non ci sei.
Sono solo e questo senso di dolore e disperazione per la tua perdita è talmente forte da costringermi a crollare a terra e scoppiare in un pianto dirotto.

-Catnip…torna..- urlo guardando il cielo.













Quel magnifico abito bianco ti fa sembrare una dea, una figura mitica, inavvicinabile, ultraterrena.
Sembri un angelo, il mio angelo.




Giri su te stessa e il vestito diventa completamente nero e assumi le sembianze di una Ghiandaia Imitatrice.
Questo abito mostra la tua forza, la tua vera te, il tuo coraggio, i tuoi ideali, ciò in cui credi.
Non posso fare a meno di sorridere e desiderare di essere lì accanto a te.

Sto per spegnere quell’ aggeggio infernale, quando la curiosità mi contagia e decido di ascoltare l’intervista di Peeta.






……..
……..
……..

Caesar: "Ma Peeta, il matrimonio, la cerimonia non ci saranno..."
Peeta: "Bè, in realtà noi ci siamo già sposati. In segreto."
C: "Un matrimonio segreto? Come è andata?"
P: "Noi volevamo che il nostro amore fosse eterno. Sai, Katniss e io... Siamo stati molto più fortunati di molti altri e non ho alcun rimpianto... Se, se non fosse..."
C: "Se non fosse? Se non fosse, cosa? Cosa?"
P: "Se non fosse per il bambino."



Balzo in piedi alla dichiarazione di Peeta esattamente come tutti i presenti nella stanza e nello studio televisivo.


E ad un tratto tutto mi è chiaro.
Quel giorno quando sei tornata dal tour eri preoccupata, mi hai stretto forte e mi hai detto che avevi bisogno di parlare.

Ricordo la tua incertezza, la tua esitazione prima di iniziare il discorso.

Mi hai proposto di scappare con te, vivere nei boschi.

In realtà quello che volevi dire era ben altro: tu volevi dirmi che aspettavi un bambino.

Un bambino.
Tuo.
Mio.
Nostro.

Nostro figlio.
Ma non me l’hai mai detto.

Preso da una furia cieca, ribalto la sedia sulla quale ero seduto e mi dirigo a passo svelto fuori dalla porta, ignorando le urla e le domande di mia madre e dei miei fratelli.









Busso alla porta con insistenza.
-Ciao Gale.
-Prim… tua madre è in casa?-
-Sì, lei…-

Non le lascio finire.
Mi precipito in casa di Katniss e afferro sua madre per le spalle.

-Lo sapevi? Lei te l’aveva detto?.-

Sto urlando. Sono arrabbiato, furioso, preoccupato, disperato e scioccato dalla nuova rivelazione.

-Sono stata io a dare la notizia a Katniss. Gale lei non voleva che tu lo sapessi dopo aver saputo che sarebbe dovuta tornare nell’Arena. Lei non voleva ferirti, farti preoccupare…-

Non resto un secondo di più.
Con le lacrime che solcano il viso e il dolore che lacera la mia anima, mi precipito nel bosco e mi rannicchio sull’ erba del nostro prato.
Il prato dove abbiamo fatto l’amore per l’ultima volta.
Il nostro amore ha generato una nuova vita.
E il mio dolore si fa ancora più forte: non vedrò né lei né il bambino mai più.

   
      


 
 

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Capitolo 9
*** Broken ***


Eccomi qua con un nuovo capitolo: POV Katniss . Buona lettura :)



























Un nodo prepotente mi stringe la gola, sento i miei respiri irregolari accelerare e farsi spezzati per via delle lacrime che pungono agli angoli degli occhi.
Vorrebbero uscire e dare sfogo al dolore che provo in ogni singola fibra del mio corpo, ma non posso farlo.. devo essere forte.
Mi ero imposta di non pensare alla mia situazione, di ignorarla… ma poi le parole di Peeta hanno fatto crollare quel fragile muro che stavo cercando di costruire un pezzo alla volta.
Mi siedo sull’enorme divano circondandomi le gambe con le braccia e posando la testa sulle mie ginocchia.
Le voci di Haymitch, di Effie e di Cinna che si congratulano per la geniale idea mi giungono ovattate, come se fossero distanti da me per chilometri e chilometri.
 
-Ehi Katniss.. va tutto bene?- Peeta si siede accanto a me sfiorandomi un braccio con dolcezza.
 
Mi limito ad annuire.
Sono una bugiarda.
Vorrei urlare la verità, ma non ha senso.. presto sarò morta. Che senso avrebbe rivelare il segreto che custodisco con dolore e tristezza dentro di me?
 
-A questo punto dovranno per forza annullare gli Hunger Games.- la voce di Effie trilla acuta con una nota di allegria.
 
Sto per risponderle che non li annullerebbero nemmeno se dovesse finire il mondo, quando qualcuno bussa alla porta.
È un Pacificatore.
 
-Katniss Everdeen.. tra dieci minuti verrà prelevata dall’appartamento e condotta in una struttura specializzata per verificare la veridicità della gravidanza.- detto questo chiude la porta e scopmpare.
 
Le espressioni di tutti cambiano radicalmente: si rabbuiano, si siedono sconsolati e scuotono la testa.
 
Scoppio a piangere prendendomi la testa tra le mani.
 
Ancora una volta la mano di Peeta mi accarezza dolcemente.
 
-Katniss, tesoro.. troveremo un modo per non fare quegli accertamenti o per far risultare quegli esami positivi.- La voce di Effie ora è ridotta ad un sussurro.
 
Sollevo il viso e la guardo negli occhi e guardo tutti i presenti, nonostante le lacrime mi annebbino la vista.
Faccio un respiro e dopo giorni di agonia, disperazione, paure rivelo la verità che da tempo avrebbero dovuto sapere tutti, soprattutto una certa persona che non lo saprà mai, perché non gliene ho parlato, non gli ho rivelato il mio piano di salvare Peeta, non gli ho nemmeno detto addio.
 
-La verità è che questi esami non mi spaventano, non mi sorprendono, non mi sconvolgono, non ho paura di cosa succederà dopo… io ho paura per il suo futuro.-
 
Mi tocco il ventre piatto
-Ho paura per lui, per il bambino che porto in grembo. Io sono veramente incinta.-
 
Tutti sgranano gli occhi per la sconvolgente rivelazione.
Sento Peeta irrigidirsi.
 
-Gale.-
L’unica parola che esce dalla sua bocca. Resta immobile accanto a me
 
-Lui sa del bambino?-
Scuoto la testa.
-No Effie.. Gale non lo sa.. avrei voluto dirglielo, ma poi sono stata scelta per gli Hunger Games, quindi non aveva senso. Non volevo ferirlo, io non tornerò più… e nemmeno il bambino.-
Solo mia madre lo sa, e forse Prim.  
 
Con le lacrime che mi rigano ancora le guance mi alzo da quel comodo giaciglio.
È il momento di andare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non appena rientro mi infilo subito a letto e tutti i miei pensieri mi fanno visita con prepotenza.
Che stupida sono stata. Confessare i miei sentimenti a Gale, fare l’amore con lui, accogliere un bambino dentro di me, suo figlio. Nostro figlio.
Nuove lacrime tornano a solcarmi il viso mentre i ricordi di quando ero a casa si fanno strada nella mia testa.
 
 
-Non farò mai dei figli.-
-Io li vorrei invece se non vivessi qui.-
-Però vivi qui.-
-Se non ci vivessi ho detto.-
 
 
 
Come ho potuto essere così sciocca?
Anche se per qualche assurdo miracolo dovessimo sopravvivere, mio figlio a dodici anni potrà essere mietuto per gli Hunger Games.
Ogni anno dovrei vivere con la paura di sentire il suo nome, e questo fino ai suoi diciotto anni.
Un giorno potrebbe innamorarsi, volere una famiglia…
E allora vivrò con il perenne dolore e preoccupazione per i miei nipoti…
No.
Non deve succedere.
 
 
 
 
 
 
-Oh Catnip, come vorrei vivere in qualsiasi altro posto. Non dovrei fingere di essere tuo cugino, non dovrei nascondere il mio amore per te. Potremmo sposarci, potremmo avere dei figli, potremmo essere semplicemente noi stessi.-
 
Lo bacio sulla punta del naso.
 
-Purtroppo viviamo qui.-
-Lo so. Vorrei solo che fosse tutto diverso.-
-Lo vorrei anche io Gale.-
 
Appoggia delicatamente le sue labbra sulle mie.
Socchiudo le mie per permettergli di approfondire il bacio e per permettere a me stessa di ricambiare.
 
-Ti amo.- sussurro
-Ti amo Catnip.- sorride-pensi mai a come sarebbe essere sposati e avere dei bambini?-
Scuoto la testa.-No.- dico sincera.  
-Nemmeno io.-
 
 
 
 
 
Oh Gale, perdonami.
Io non tornerò mai più e non ha senso rivelare una cosa tanto importante se poi non mi rivedrai mai più.
Perdonami.
Ti amo, ma devo proteggerti dal dolore che purtroppo non ha risparmiato me.
 
Un bambino è un dono speciale, una gioia venuta dal cielo.
Un bambino dovrebbe portare felicità.
Un bambino dovrebbe essere la cosa più bella che possa succedere nella vita.
 
Per me non è così.
Questo bambino non è un dono, è una punizione per le mie azioni sconsiderate e impulsive.
Questo bambino mi sta procurando un dolore inspiegabile.
Questo bambino non dovrebbe esistere.
 
E mentre mi sfioro il ventre piatto desidero con tutta me stessa che questo bambino non esista.
Me ne pento subito e gli chiedo scusa.
 
Io ti amo immensamente bambino mio.
Sei frutto dell’amore fra due persone.
Ma sei puro, innocente. Non meriti di morire.
Non meriti tutto quello che sta succedendo, bambino mio.
 
Vorrei tanto tornare indietro e stare lontana dal tuo papà, dai miei sentimenti per lui.
Vorrei tanto non aver saputo della tua esistenza.
 
E mentre questi cupi pensieri scorrono a raffica, il mio viso torna a rigarsi di lacrime.

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Capitolo 10
*** Forgive me ***











Testa bassa.
Sconsolata.
Seduta accanto a me ad accarezzarmi il dorso della mano, Effie mi guarda con gli occhi lucidi: so già cosa sta per dirmi… decido di prepararmi psicologicamente ad incassare il colpo.
 
-I giochi si faranno, a nessuno importa della tua condizione, Katniss..anzi trovano la tua gravidanza come nuova fonte di audience, spettaccolo…-
 
Deglutisco rumorosamente e sento il famoso nodo in gola e le lacrime pungere agli angoli degli occhi.
Credevo e credevamo veramente che avrebbero annullato l’Edizione della Memoria? Come ho potuto riporre speranza e fiducia negli abitanti di Capitol City anche solo per un secondo? Come ho potuto credere che avrebbero accusato gli strateghi di essere degli assassini e ribellarsi a questa orrenda tradizione?
Che stupida sono stata.
Mi sciolgo bruscamente dal contatto con Effie, mi porto la testa tra le mani.
Improvvisamente l’aria si fa terribilmente soffocante, opprimente.. mi brucia la gola, mi bruciano gli occhi, mi fa male il cuore… no.. il mio cuore è morto.
Mi alzo come una furia e inizio a correre per l’enorme stanza non prestando attenzione a dove metto i piedi, andando a sbattere così contro Haymitch.
 
-Dolcezza…mi dispiace.- con mia enorme sorpresa mi stringe a sé.
-Questo non cambia le cose… noi dobbiamo salvare Peeta.-
-Dolcezza..-
-Promettimelo, Haymitch..-
 
Lo vedo annuire rassegnato e mi sembra di scorgere una nota di incertezza nella sua voce, un tremolio.
 
-Te lo prometto.-
 
Annuisco, mi sciolgo dal suo abbraccio e mi precipito nella mia stanza buttandomi sul letto, stringendo spasmodicamente il cuscino e a quel punto mi lascio andare in singhiozzi disperati.
Sfioro appena il mio ventre piatto.
 
-Almeno non soffrirai, non dovrai andare alla Mietitura, non rischierai di essere estratto per gli Hunger Games… ma morirai in un modo atroce: di fame, pugnalato, stremato, disidratato..-
 
Altri singhiozzi.
 
-Perdonami per non averti protetto, perdonami di essere stata così sciocca… dovresti essere nel ventre di una donna felice, tranquilla… non nel mio. Perdonami se non potrai mai vedere la luce, i l cielo, i prati, il mondo.. tuo padre. Perdonami di non essere riuscita a salvarti… perdonami di amarti troppo, ma di desiderare che tu non esista. Perdonami se io sarò la causa della tua morte. Perdonami.-
 
I singhiozzi si fanno incontrollabili e io non riesco più a gestire il dolore che mi sta lacerando il corpo, il cuore, l’anima.
Gemiti di dolore escono senza che io riesca a fermarli.
 
-Perdonami…-
 
Le lacrime scendono calde  e amare dal mio viso.
Il respiro spezzato, irregolare.
Prendo a pugni il cuscino mentre mi maledico con tutta me stessa per essere stata così sciocca, ingenua.
Mi maledico e mi pento di aver ricambiato il bacio di Gale.
Mi maledico e mi pento per aver fatto l’amore con lui.
Mi maledico e mi pento per aver confessato i miei sentimenti.
Mi maledico e mi pento di avergli detto che lo amo.
Mi maledico e mi pento di quello che ho fatto il giorno della Mietitura.
 
Nello stesso momento mi maledico e mi pento per questi orribili pensieri.
 
E mentre il dolore è sempre più incontrollabile, sento le palpebre farsi pesanti e scivolo in una sorta di dormiveglia fatto da cupi pensieri, incubi, allucinazioni…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Calore in tutto quel gelo.
Sensazione di conforto e si sicurezza nell’oblio e nel dolore più assoluto.
 
Apro lentamente le palpebre: due braccia mi stringono, mentre cinque dita mi accarezzano con dolcezza i capelli.
Alzo lo sguardo.
 
-Peeta?-
-Dio Katniss, hai fatto venire i capelli bianchi a tutti di là. Le tue urla, il tuo pianto… dio Katniss…-
 
Resto in silenzio e mi sollevo leggermente per poterlo vedere meglio.
Mi accarezza una guancia.
 
-Da quanto tempo sei qui?.-
-Da un po’-
-Allora non stavo sognando quando ti ho visto entrare, sdraiarti accanto a me e stringermi forte al tuo petto.-
-No.-
-Perché lo fai Peeta?-
-Fare cosa?.-
-Starmi accanto, consolarmi…esserci.-
-Perché ti amo Katniss.-
 
Sbam.
Una bella sberla morale in pieno viso. Brucia di più di uno schiaffo fisico, fa più male.
 
-Non posso smettere di amarti, anche dopo tutti glia avvenimenti..-
 
Peeta.
Come può essere così buono, così premuroso nonostante tutto?
L’ho ferito, distrutto.. eppure lui è qui accanto a me.
 
-Perdonami Peeta.-
-Per cosa?-
-Per tutto.. per aver giocato pesantemente, per non averti detto di Gale, per come ti tratto… scusa per tutto-
 
Sento le sue labbra sfiorare con delicatezza la mia tempia.
 
-Perdonata.-
-Peeta.-
-Shh.. non parliamone più… vuoi che me ne vada?-
 
Scuoto la testa.
 
-Resta.. ti prego… ho bisogno di te.. sono sincera, non sto bluffando.-
 
Noto un sorriso lieve farsi strada sulle sue labbra.
-Allora mettiamoci più comodi.-
-Allora resti?-
-Sempre.-
 
E con solo una parola io capisco l’immenso valore di Peeta.
Mi accoccolo sul suo petto e piano piano scivolo tra le braccia di Morfeo.
 
     
 

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Capitolo 11
*** Day X ***




 





Profumo di erba
Profumo di casa
Profumo di bosco
Profumo di Gale
 
Un passo dopo l’altro e finalmente oltre al suo profumo, lo vedo.
Inizio a correre verso di lui chiamandolo a gran voce, ma lui non si volta… e io non riesco a raggiungerlo nonostante stia correndo on tutta la velocità di cui il mio corpo è capace.
Si allontana sempre di più da me… Gale.. perché non riesco a raggiungerti, a stringerti, a guardarti negli occhi?
Lacrime calde e amare iniziano a rigarmi il viso pallido.
 
-Katniss! Ehi svegliati! Stai facendo un incubo!!! Katniss.-
 
 
 
Ma questa non è la sua voce, la voce del mio Gale…
È la voce di Peeta.
 
Apro gli occhi.
Peeta è seduto accanto a me e mi accarezza con dolcezza un braccio.
 
-Ehi, va tutto bene.. era solo un incubo.. respira…. Così brava respira.-
 
Faccio come mi dice e cerco di sforzarmi a smettere di piangere e a far battere così forte il mio cuore.
 
-Oh Peeta.. Io…-
 
Subito le sue braccia tornano a circondarmi e a cullarmi con esperta maestria, tranquillità e dolcezza. Oh Peeta..come puoi essere così buono con me dopo quello che ti ho rivelato? Come riesci a starmi accanto? Ti devo così tanto… e so come ricambiare: io ti salverò, tornerai al Distretto 12 come vincitore e niente e nessuno potrà mai più volerti morto, è me che vogliono morta.
 
-Non voglio allearmi con nessuno.. solo con te.-
-Come vuoi tu.-
-Tu ed io..-
-Sempre.-
-Grazie Peeta.-
 
Annuisce con un mezzo sorriso e si alza baciandomi delicatamente la fronte.
 
-Il momento è arrivato… vado a prepararmi.. ci vediamo nell’Arena.-
-A dopo Peeta.-
 
 
Non appena la porta si chiude alle sue spalle, balzo in piedi come una furia.
Oggi è il giorno degli Hunger Games… sto per ritornare nell’Arena.
Ma questa volta non devo proteggere la mia vita, ma quella di Peeta e la responsabilità è pesante e importante da portare sulle proprie spalle.
Mi accarezzo il ventre piatto e all’improvviso avverto un leggero rigonfiamento, e questo mi fa capire che lui è qui, dentro di me.
Una vita innocente che sta per essere sacrificata, una piccola e indifesa vita che non vedrà mai la luce del giorno.
Lo accarezzo un’altra volta.
 
-Perdonami.-
 
E detto questo esco dalla mia stanza, dall’ appartamento  e vado alla ricerca di Cinna.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cinna e le sue parole di conforto mi fanno dimenticare per un attimo il dolore e la preoccupazione.
Lui crede in me, scommetterebbe ancora su di me se potesse.
Non posso far altro che sforzare un sorriso amaro e tirato per poi buttarmi fra le sue braccia.
Lui mi stringe prontamente a sé.
 
-Fai vedere a tutti chi sei ragazza di fuoco.-
 
Annuisco.
 
Dieci.
 
Il conto alla rovescia è iniziato.
Un ultimo abbraccio mentre sento quella voce irritante scandire i secondi.
 
Mi posiziono al centro del cilindro di vetro.
 
Le porte si chiudono.
 
Uno.
Zero.
 
Una luce attraversa la struttura ma non succede niente. Cosa sta succedendo?
Tutto si fa chiaro quando entrano quattro Pacificatori.
 
Afferrano Cinna e iniziano a percuoterlo con violenza: pugni, calci.
Il sangue schizza sul pavimento.
 
A nulla servono le mie urla di dolore, i miei pugni al vetro.
I pacificatori trascinano fuori Cinna privo di sensi e in un attimo so quale sarà il suo destino.
 
Tutto questo  per il vestito.
-Cinna!!!- urlo disperata con tutto il fiato che ho in gola.
 
 
All’improvviso in un paio di secondi mi ritrovo in superficie.
C’è tanta luce, tanta acqua… foresta.
Foresta tropicale.
 
La nuova Arena.
 
La voce scandisce i secondi che passano lenti e logoranti.
 
Più si avvicina il momento, più sono consapevole che il nemico non sono i Tributi, no.
 
 
È Capitol City.
Il Presidente Snow.
 
Sono pronta e ricorderò chi è il vero nemico.
 
Il suono d’inizio dei giochi.
 
Trattengo un respiro profondo e mi tuffo nell’acqua tiepida, pronta più che mai per questa nuova sfida.
 
  

 

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Capitolo 12
*** Caos ***


Sì, lo so... sono in un ritardo pazzesco!
Scusate, ma tra verifiche, interrogazioni, simulazioni... sono pienissima -.-""
anyway, eccomi finalmente qui con un nuovo capitolo, tutto POV Gale!
Avviso: questo è il penultimo capitolo di Catching Fire, poi inizieranno quelli che per me saranno la storia di "Il Canto della rivolta"...
spero che piaccia.. un enorme abbraccio e a presto :)
-L.



 




POV Gale





Più ti osservo attraverso lo schermo, più mi sorprendi e dai il meglio di te stessa mostrando a tutti di che pasta sei fatta, mostrando a tutti che nemmeno Capitol City, i loro stupidi giochetti e le loro falsità possono spezzarti.
Al massimo ti piegano e rimani colpita e in uno stato di preoccupazione misto a paura e rabbia per un tempo che non può essere determinato con esattezza, ma poi ti rialzi più fiera e combattiva di prima.
Perché tu sei così Catnip.
Hai un fuoco dentro che ti appartiene, un fuoco che si affievolisce, si indebolisce, ma non si spegne mai; anzi trova sempre il modo di riaccendersi, scoppiettare e ardere più impavido e temerario di prima.
 
Ti osservo ancora.
Corri.
Cadi.
Ti rialzi.
Lotti.
Per te.
Per tutti noi.
 
Soffri.
Ti ferisci.
Ma niente ti spezza.
 
Sei incredibilmente forte, non solo fisicamente.
Parlo soprattutto della tua forza interiore, della tua anima, del tuo carattere.
Tu sei una forza della natura, Catnip.
 
 
Ma sei umana anche tu.
Ci sono dei momenti nel corso delle riprese in cui riesco a percepire, a leggere la preoccupazione, la paura e l’incertezza nei tuoi occhi. Riesco a cogliere queste sfumature perché ti conosco come conosco me stesso, gli altri di certo non notano questi tuoi turbamenti.
 Sono attimi brevi, ma intensi e coinvolgono ogni singola cellula del tuo corpo, ogni fibra del tuo essere… sono attimi che ti segnano profondamente, e seppure così brevi sono veramente capaci di porti sull’orlo di un precipizio e metterti nella posizione di caderci dentro.
Poi non so cosa succeda o come si manifesti tutto questo, ma ti riscuoti da questo pesante ed opprimente torpore, e dentro di te torna il fuoco.
 
Catnip, mi fa male vederti così.
Vorrei essere accanto a te, aiutarti, sostenerti, darti  la forza.
Ma non posso.
E non mi è nemmeno permesso.
 
 
 
 
 
 
 
Sono trascorse quasi due settimane.
Due maledettissime settimane.
 
Spesso ti nascondi dietro alberi o cespugli e la tua figura non si scorge per un po’.
Spesso ti pieghi in due dal dolore.
Spesso soffri.
Spesso ti tocchi il ventre piatto.
Nel tuo sguardo paura.
 
 
Non ti nutri abbastanza.
Non bevi abbastanza.
Corri a perdifiato.
Sei costantemente in pericolo.
 
La nebbia.
Le scimmie.
Il fulmine.
Ogni attimo nell’Arena può esserti fatale.
Per te.
Per il bambino.
Per voi.
 
 
Sbatto con rabbia un pugno sul tavolo.
 
 
Non so se tornerai.
Non so se con te ci sarà il bambino.
Non so se tornerete.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
È notte fonda, ma non riesco a dormire.
Osservo lo schermo con una curiosità.
E con estrema rabbia e preoccupazione.
 
Il tuo braccio sanguina e tu barcolli.
Il ragazzo del Distretto 4 ti chiede di ricordare chi sei.
Ma tu sei disperata.
Non trovi più Peeta.
-Katniss, ricorda chi è il vero nemico-
 
 
Tutto si fa nitido nella tua mente.
Il fulmine di mezzanotte colpisce puntualmente l’albero.
Afferri un’estremità del filo e lo leghi alla tua freccia.
Sistemi l’arco e punti verso il cielo.
 
-No!- mi ritrovo ad urlare.
 
Ma tu scocchi quella freccia.
Un bagliore.
Tu e Odair venite scaraventati a terra..
E poi..
 
Il buio.
Lo schermo si oscura.
Hai colpito il campo di forza dell’Arena e lo hai distrutto.
 
 
 
Il panico si fa strada dentro di me.
Che ne è stato di te, Catnip?
Cosa succederà adesso?
 
Come una furia esco da casa mia e corro fuori.
Un istante dopo sbatto contro il tuo mentore.
 
-Presto! Avverti tutti nel Distretto! Presto lo distruggeranno!-
 
-Cosa? Chi?..-
-Le spiegazioni poi…-
 
 
Corro in casa mia e avviso tutti di seguire Haymitch e poi mi reco di casa in casa e avviso tutti…
Corro anche a casa di Katniss, ma non c’è traccia né della piccola Prim, né della madre di Katniss.
 
Sto per urlare quando sento il familiare rumore degli aerei di Capitol City… qualcosa cade.
 
Esplode.
 Bombe incendiarie.
 
 
E in un attimo il panico e il caos regnano sovrani.




 
 

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Capitolo 13
*** Into the Darkness ***


Ciao!! Eccomi qua con l'ultimo capitolo di " La Ragazza di Fuoco", dal prossimo per me avrà inizio "Mockingjay"... un grazie a tutti i lettori, spero il capitolo piaccia, a presto.
L.




INTO THE DARKNESS















Brusii.
Rumore di un oggetto in volo.
Capitol City mi ha forse catturata? Sono morta?
 
Avverto brividi di freddo lungo tutto il mio corpo, sento le tempie pulsare dolorosamente, il braccio dolorante, il corpo pesante, non mi sento le gambe, mi brucia la gola…
Vorrei muovermi ma il mio corpo sembra non voler rispondere ai miei comandi. Se ne sta immobile ignorandomi come se fosse lui a comandare e a decidere come io debba muovermi.
 
Cerco di aprire almeno gli occhi.
Riesco nella faticosa impresa, ma sento le palpebre terribilmente pesanti e sembrano volersi chiudere ogni secondo.
Devo resistere.
Devo resistere.
Voglio sapere dove sono, cosa mi circonda e cosa sta succedendo intorno a me.
 
Giro con cautela ed estrema lentezza il viso alla mia destra.
Quel movimento mi costa delle fitte dolorosissime al collo.
 
-Beete- mormoro con un filo di voce.
 
Il buio sta per inghiottirmi, mi reclama a sé, ma non può farlo. Non ancora.
Devo sapere. Devo sapere.
Volto il viso alla mia sinistra ignorando il dolore lancinante al collo.
 
 
Grosse lacrime iniziano a rigarmi il volto quando le mie palpebre scorgono la figura di Peeta stesa a terra e priva di sensi.
Vorrei alzarmi, correre al suo capezzale, scuoterlo, stringerlo… ma non ne ho la forza.
 
-Peeta- mormoro.
 
 
Poi tutto si fa buio e io cado nel baratro profondo dell’oblio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
    
Un tiepido contatto sulla mia pelle, credo si concentri sul palmo della mia mano.
Una stretta non troppo ferrea me la stringe.
Una voce che mi chiama, ma non riesco a capire… giunge così lontana, così ovattata alle mie orecchie.
Eppure sono sicura che appartenga alla stessa persona che mi stringe la mano.
 
Avanti forza.
Apritevi occhi.
 
 
 
-Come le dirai tutto questo, Peeta?-
 
Peeta?
Peeta.
Ho sentito il suo nome.
E chi lo chiamava era Haymitch…. Ma cosa deve dirmi?
 
-Le dirò tutto a tempo debito. Prima deve svegliarsi e riprendersi.-
 
 
Cosa deve dirmi di così importante?
 
-Ha tutto il diritto di sapere …. Con tutto quello che è successo nelle ultime ore…le bombe…-
 
Ultime ore? Bombe.. ma cosa..??
 
No.
Ti prego oscurità non mi rapire ancora.
Ma non sembra ascoltarmi e cado di nuovo nell’oblio.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Due giorni, Katniss… Devi svegliarti, avanti… sei forte, tu sei la ragazza di fuoco! Avanti Katniss!.
 
Bip.
 
 
Peeta.
Sono forse in ospedale?
Perché sento solo la voce di Peeta e non sento mai Prim, mia madre, Gale?
 
Domande, domande.. ma non posso fermarmi a riflettere.
Il buio mi reclama a sé
E la mia coscienza tace ancora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Pareti bianche.
La luce brucia.
 
Una testa bionda.
Due occhi sgranati per la sorpresa.
È Peeta.
 
-Katniss!- urla dalla gioia e si precipita a baciarmi dolcemente la fronte.
 
Peeta. È vivo. È salvo.
 
-Peeta- mormoro alzando un braccio con enorme sforzo e con le mie deboli dita gli accarezzo i morbidi capelli biondi.
 
-Dio che spavento Katniss.-
-Sono viva.- dico sforzando un sorriso, ma credo esca più una smorfia.
 
Bip. Bip. Bip…
 
-Cosa succede? Questo rumore?-
-Sei in ospedale, Katniss. Sei molto debole e ridotta piuttosto male.-
 
-Siamo al 12?-
 
Lo vedo irrigidirsi e stringere i pugni
 
-Il Distretto 12 non c’è più… Capitol City l’ha distrutto con le sue bombe incendiarie-
 
No!
 
-Cosa?... Mia madre, Prim…Gale?-
 
Silenzio.
Non un movimento.
Solo un sospiro pesante.
No!
Il dolore fisico di colpo non è più nulla in confronto a ciò che si sta scatenando dentro di me: dolore, rabbia, disperazione, distruzione.
Di colpo per me il mondo diventa un immensa oscurità, una cosa priva di senso.
 
-No!- urlo scoppiando in singhiozzi
 
Peeta mi solleva e inizia a cullarmi fra le sue braccia.
 
No!
 
-Tu hai me, sempre.-
 
E nonostante il dolore non posso fare a meno di stringermi forte a lui, affondare il viso nel suo petto e lasciare che l’oscurità mi reclami ancora a sé.

 
 

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Capitolo 14
*** Stay alive ***


Eccomi qua con il primo capitolo di quello che secondo me sarà Mockingjay... spero che il capitolo piaccia, a presto
L.












 
Stay alive

 


Le pareti oscillano pericolosamente.
Le luci si affievoliscono e poi tornano a splendere.
Barcollo.
Combatto contro il mio corpo, una continua guerra.
Lui mi vorrebbe immobile nel letto d’ospedale, silenziosa, quieta.. mentre il mondo va avanti.
Ma io mi impongo e da quasi due mesi mi trascino attaccandomi ai muri, strisciando a terra, ignorando il freddo, il dolore.
 
Anche oggi raggiungo miracolosamente la mia meta.
Spingo la porta e subito l’odore dei farmici mi invade prepotentemente le narici.
Reprimo a stento un conato di vomito, l’ennesimo e cerco di scacciare la sensazione di nausea.
 
Barcollo ancora e finalmente raggiungo il letto.
Con fatica mi siedo sopra di esso e allungo la mia mano verso la sua stringendola.
È così bianca, così fredda.
Accarezzo con delicatezza il suo viso: cereo e freddo.
Mi allungo e poso il mio viso sul suo petto, posizionandomi con l’orecchio sopra il suo cuore.
È così lento, si percepisce a malapena.
L’unico segnale che permette di sapere che è ancora nel mondo dei vivi è quell’odiosa macchinetta che ogni tre secondi emette un sonoro bip.
 
Rafforzo la presa e senza rendermene conto sento le lacrime solcarmi il viso.
 
Fa male.
Fa mele vedere la persona che ami in queste condizioni.
Fa male non sapere se tornerà da te o se ti lascerà per sempre.
 
Ho paura.
È l’unica persona della mia famiglia ad essere sopravvissuta.
Ma è forse questo vivere?
 
Attaccati ad un respiratore, ad apparecchi elettronici che controllano il tuo cuore, il tuo corpo?
È forse vita essere in coma da due mesi e non dare segni di miglioramento, segni di vita?
 
 
Mi domando se mi senta.
Mi domando se ci sia ancora o sia sperduto chissà dove in quel buio.
Mi domando se abbia paura e stia cercando un modo per uscirne.
Mi domando se invece non senta niente.
Mi domando se stia soffrendo o se sia indifferente a tutto ciò.
 
Rafforzo ancora di più la presa.
Le lacrime scorrono ancora e io scoppio in singhiozzi, come ogni volta.
 
 
-Torna da me, ti prego.. ho bisogno di te, noi abbiamo bisogno di te-
 
Accarezzo il rigonfiamento del mio ventre.
Sì noi.
Puntino è ancora qui.
 
 
Ricordo ancora come fosse ieri quel giorno:
 
 
Flashback    
 
 
 
-No, no, no! Non può essere vero, Peeta! Dimmi che non è vero, dimmi che non sono morti, dimmelo!-
 
Lo scuoto per la maglia in preda alla rabbia e all’isterismo più acuti.
 
-Parlami! Rispondi! Peeta!-
 
Mi afferra le mani e con una forza sorprendente, ma allo stesso tempo con dolcezza, mi strappa via da lui.
Alzo lo sguardo mentre le lacrime scorrono.
 
-Vorrei tanto potertelo dire, vorrei che fosse tutta una bugia, vorrei poterti dire che loro sono qui fuori ad aspettare che tu stia meglio, ma mentirei.-
 
-Peeta..-
 
-Tua madre e Prim non ci sono più Katniss, sono morte. Gale..-
 
Il mondo mi crolla addosso un’altra volta.
 
-Lui…-
 
-Basta! Non voglio sentire una parola di più!-
 
Sbotto in preda alla rabbia più cieca e mi tappo le orecchie con le mani.
-Vattene! Lasciami sola! Vattene!-
 
Avverto il suo movimento.
Ma invece di andarsene mi stringe tra le sue braccia, forte.
Cerco di divincolarmi in tutti i modi, ma più io mi divincolo e più la sua presa aumenta.
 
Smetto di combattere e mi rassegno.
Mi appiattisco contro il suo petto e mi lascio andare dando sfogo al mio dolore.
 
Peeta inizia a cullarmi fra le braccia e mi accarezza dolcemente la testa e i capelli.
 
Peeta.
Sempre accanto a me.
Oh Peeta.
 
-Avrei dovuto mangiare quelle maledette bacche e morire.-
 
Mi solleva il viso.
 
-Non azzardarti nemmeno a pensare ad una cosa simile! Tu devi vivere!-
-E come, Peeta? Sono sola.-
 
Scuote la testa e sul suo viso sembra farsi strada l’ombra di un sorriso.
 
-Tu hai me e…-
 
Mi tocca il ventre
 
-Lui.-
 
Spalanco gli occhi e la bocca per la sorpresa, toccandomi a mia volta il ventre.
 
-L-lui?-
 
-Forte come la sua mamma. È ancora piccolissimo, è un puntino ma c’è.-
-Puntino.- mormoro
-Puntino, sì.-
 
Il mio piccolo puntino c’è ancora.
Puntino
 
-Lo chiamerò così fino a quando non saprò se è un lui o una lei.-
-Questo è lo spirito giusto…. Katniss..-
 
Lo fisso.
-Sì?-
-C’è un’altra persona che è ancora tra noi..-
-Cosa? Chi?-
-Gale.-
 
 
Il mio cuore perde un battito.
-Gale è vivo? Dov’è? Voglio vederlo, dirgli di Puntino.. io..-
 
Peeta si rabbuia.
 
-Lui non sta bene, non è così?-
 
Scuote la testa.
 
-Lui… è in coma.-
 
In coma.
Vicino alla morte.
Sul confine tra vita e morte.
In bilico.
In pericolo.
È qui, ma non è qui.
 
-Portami da lui.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Accorro al suo capezzale e mi lascio andare in un pianto di dolore acuto, ma anche liberatorio: almeno non è morto, credo ed è qui con me..
Mentre i corpi di mia madre e di mia sorella sono andati perduti. Per sempre.
 
Stringo la sua mano cerea e gelida e ne accarezzo il dorso con il pollice, con delicatezza.
 
-Gale, torna da me, da noi… aspettiamo un bambino… tu ed io.. il nostro Puntino.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ritorno al presente e  lo osservo: immobile, nemmeno il petto si alza e si abbassa ritmicamente, regolarmente.
O meglio, lo fa… ma è troppo debole e non riesco ad avvertirlo.
 
-Oh Gale, amore mio… se io fossi morta nell’arena dei primi giochi tutto questo non sarebbe successo. Mi dispiace, perdonami. È tutta colpa mia..-
 
Scoppio in un pianto dirotto.
L’ennesimo.
 
Rafforzo la presa e cerco di calmarmi facendo respiri profondi.
 
-Come vorrei che tu fossi accanto a me, ora. Ho così bisogno di te, Puntino ha bisogno di te. Sai, sta bene e sono di quasi quattro mesi ormai. Se accarezzo il profilo della mia pancia, sento che Puntino c’è. Il mio corpo sta cambiando. Posso farti sentire.-
 
Prendo la sua mano e la faccio scorrere sul mio ventre. Più volte.
 
-Sentito?-
 
Un movimento. La stoffa del mio pigiama si muove.
Abbasso lo sguardo.
La sua mano si contrae leggermente.
Una, due, tre volte. Poi il nulla.
 
Questa volta le lacrime che scendono sono di sollievo, gioia.
Lui c’è.
È qui con me.
Mi sente.
Capisce.
 
Gale è vivo.
 
E il barlume della speranza si accende.
 



 
 

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Capitolo 15
*** Storm ***































-Avanti.. mangia o sarò costretto ad imboccarti come una bambina di due anni.-
 
Peeta ride e ha un tono scherzoso.
Finnik e Johanna ridono insieme a lui.
 
Mi sforzo di ingoiare quel boccone, ma più ci provo e più il senso di nausea aumenta.
Mi alzo di scatto dal tavolo e mi dirigo all’uscita della stanza adibita a sala pranzo.
 
-Katniss!- la voce di Peeta mi giunge sempre più lontana.
Non me ne curo; anzi aumento il passo.
 
Quando sono sicura di averlo seminato rallento e riprendo la mia camminata normale.
Sto per girare la maniglia quando mi sento prendere per le spalle e senza troppa gentilezza mi ritrovo scaraventata al muro.
Mi ritrovo intrappolata tra la parete e il corpo di Peeta.
Per la prima volta vedo la rabbia nel suo sguardo, nei suoi occhi.
 
-Che diavolo stai facendo, Katniss?- sbatte un pugno con forza contro il muro.
 
 La collera inizia a farsi strada dentro di me. Perché mi sta facendo una cosa simile? Perché mi sta trattando con rabbia, con violenza? Sono scioccata. Colpita. Sorpresa. Peeta mi ha sempre trattata con gentilezza, dolcezza, premura… perché tutto ad un tratto si comporta così? Lo voglio sapere.
 
-Che diavolo prende a te!- sbotto.
-Katniss non puoi fare così! Devi nutrirti adesso! Devi pensare anche a lui, non puoi più pensare solo a te stessa.-
 
Me stessa? Me stessa?
E così io secondo lui sarei un’egoista?
Penserei solo a me stessa?
 
Una risatina nervosa e irritata esce dalla mia gola.
 
-Mi prendi in giro Peeta?? Io. Sarei. Una. Persona. Egoista?-
 
Scandisco bene le parole.
 
-Sì. Stai pensando al tuo dolore, alla tua disperazione per le perdite subite, per Gale… non stai pensando a lui. Non ci pensi, mai.-
 
La rabbia si trasforma in ira acuta.
Porto le mie mani al suo petto e inizio a spingerlo via, con forza. Ma i miei tentativi sono inutili, lui è troppo forte.
 
-Lasciami andare!- urlo mentre sento le lacrime affiorarmi agli angoli degli occhi.-
 
Non si sposta di un millimetro.
 
-Lui..- dice allungando una mano verso la mia pancia – è fragile, indifeso, puro, innocente…dovresti solo..-
 
Basta così.
 
Prima che mi renda conto del mio gesto gli colpisco la mano.
 
-Non osare toccare mio figlio! Io.. Io credevo che tu fossi un ragazzo dal cuore d’oro, l’uomo che ogni donna vorrebbe accanto a sé.. ma sai una cosa? Mi sbagliavo! Se questo sei veramente tu mi fai schifo e non ti voglio nella mia vita, chiaro?? E ora lasciami!.-
 
E senza rendermene conto per la seconda volta, gli rifilo uno schiaffo in pieno viso, facendogli voltare la faccia.
Avverto con chiarezza lo schiocco della sberla e il suo eco lungo il corridoio vuoto.
 
Peeta si stacca da me con un’ espressione che non saprei definire.. Delusione? Sorpresa? Tristezza? Non lo so.
So solo che approfitto della situazione per sgusciare nella mia stanza e chiudermici a chiave.
 
Mi lascio cadere a peso morto e scoppio in un pianto dirotto e liberatorio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il suono di una voce proveniente da uno strano impianto acustico si diffonde ovunque annunciando che la cena è pronta.
 
Alzo il viso dal cuscino e butto uno sguardo all’orologio: sono le sette e mezza.
 
Sono passate tre ore.
 
Scalcio le coperte in malo modo e sbuffando scendo dal letto ed esco dalla stanza dirigendomi verso la sala pranzo.
 
 



 
-Katniss-
 
La voce di Alma Coin giunge alle mie spalle.
Mi volto verso di lei accennando un saluto.
 
-Noto con piacere che ti stai riprendendo, bene presto parleremo del piano. A presto.. oh e buon appetito.-
 
Mormoro un arrivederci e continuo per la mia strada.
Non mi va di pensare al piano.
 
 
 
 


 
Il sorriso sornione di Finnik è la prima cosa ad accogliermi nella stanza, seguito da un ciao sforzato di Johanna.
 
Di Peeta nessuna traccia.
 
-Peeta?-
 
Guardo Finnik negli occhi.
-Non ne ho idea.- mormoro indispettita e ancora irritata.
-Qualcosa mi dice che avete discusso.-
Rivolgo la mia attenzione a Johanna e annuisco..
Poi non so per quale motivo ma mi apro e mi ritrovo a raccontare tutto l’accaduto.
 
-Lui.. non si era mai comportato così…lui è sempre stato…-
-Ti sei chiesta il perché?-
-Cosa intendi con questo Johanna?.-
-Oh andiamo ragazza di fuoco… è ovvio… lui ti ama, è innamorato perso. Tu dici di amare Gale. Aspetti un figlio da lui….secondo te cosa doveva fare? Sta facendo questo per farsi odiare, per farsi escludere dalla tua vita, per escludersi, per smettere di pensare a te.. sta cercando di odiarti, di farsi odiare…. Ma in realtà il suo cuore pensa altro.-
 
 
 
Rimango con la forchetta a mezz’aria.
Non ci avevo minimamente pensato.
 
-Sono un’idiota.-
 
Mi alzo di scatto e mi ritrovo quasi a correre per i corridoi.
 
Sono un’idiota.
Una stupida.
Come ho potuto non pensarlo? Come?
 
 
 
 
 

Passi che corrono nella direzione opposta alla mia.
Chiunque sia, presto ci scontreremo.
 
I miei piedi si inchiodano quando la persona davanti a me non è altri che Peeta.
 
-Peeta?-
-Katniss cosa…?-
-Oh Peeta…Io..-
 
Mi lancio verso di lui e mi butto fra le braccia scoppiando in lacrime e stringendolo a me.   
 
  

 

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Capitolo 16
*** The world is rounding again ***


















 

- The world is rounding again -

 




Mi domando come tutto possa cambiare in una frazione di secondo, per un piccolo gesto, senza dire una parola.
Comunicando solo con lo sguardo. Eppure si rimane sempre stupiti e perplessi.. come può un gesto eguagliarsi alle parole? La risposta è una sola: non può.
Un gesto è il tutto, è  dimostrare ciò che vorresti comunicare con le parole.
 
Mi sorprendo sempre a fare questo tipo di riflessione, ma mai prima d’ora mi ero resa conto dell’importanza di ogni gesto. Non mi ero mai fermata a riflettere sulla questione.
 
Ma ora, qui, stesa nel mio letto, accoccolata al petto di Peeta capisco.
 
Non sono servite parole.
Non appena i nostri corpi si sono trovati i gesti hanno parlato.
Per le parole c’è tempo.
 
Sorrido mentre sento la sua mano scendere ad accarezzarmi la nuca e passare le dita fra i miei lunghi capelli mossi.
Sorrido mentre inalo il suo profumo: profumo di Peeta.
 
Ma non posso semplicemente godermi la calma dopo la tempesta.
Devo parlare con lui.
Voglio parlare con lui.
 
Così mi alzo sui gomiti per poterlo guardare nei suoi occhi sinceri e premurosi.
 
-Peeta..-
-Shhh..Dopo.. vieni qui.-
-No.. devi ascoltarmi. Io non merito le tue attenzioni, il tuo amore.. io sono un’ egoista. Peeta dovresti correre via da me, fuggire, trovare una ragazza che ti ami davvero.-
-Io amo te. Forse un giorno incontrerò un’altra donna e mi innamorerò perdutamente, ma fino ad allora il mio cuore ti appartiene.-
-Peeta..- no, non cominciare con questi discorsi, ti prego.
 
Sospira e torna ad accarezzarmi il viso soffermandosi sulla guancia.
 
-Lasciami essere felice. Almeno per il tempo che mi resta.. quando tornerà Gale sarà tutto diverso.-
 
Oh Peeta.
Sento le lacrime pungere agli angoli degli occhi per l’ennesima volta. Deglutisco rumorosamente e faccio un respiro profondo. Farà male, ma è la verità.
 
-Lo amo.-
-Lo so.-
 
Due parole dette con amarezza.
Mi sembra di sentire il cuore di Peeta andare in frantumi.
 
Lo prendo per la maglia e lo scuoto finchè lui non mi afferra le mani e le stacca da sé.
-Tu ami anche me.-
 
Sbam.
Una bella sberla in pieno viso.
Cosa vuole dire con questo.
 
-Io amo Gale.-
-E per me cosa senti?.-
-Peeta, ti prego, basta.
 
Lo imploro con tutte le mie forza, ma prima di riaprire bocca, mi ritrovo le sue labbra sulle mie che premono con premura e dolcezza ma allo stesso tempo con forza.
 
-Io amo Gale.-
 
Sta per ribattere, quando la porta si spalanca e un allarmato Finnik fa la sua entrata.
 
-Katniss! Corri! Sta succedendo qualcosa a Gale!-
 
Lo supero in tutta fretta e percorro i corridoi che mi separano da lui con tutta la velocità di cui sono capace e con il cuore in gola.
 
 
 
 
 
 
Arrivo nella stanza e ciò che vedo mi fa battere forte il cuore per l’emozione e mi ritrovo a piangere per l’ennesima volta. Ma questa volta le mie lacrime hanno un significato diverso.
Corro al suo capezzale, dove finalmente, dopo mesi il corpo del mio Gale si muove.
Il petto si alza e abbassa regolarmente e la sua mano destra si muove.
L’afferro e con enorme sorpresa lui la stringe.
 
-Catnip.-

 

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Capitolo 17
*** Blood ***





Blood




 


Sentire nuovamente il tuo battito cardiaco.
Vedere nuovamente i tuoi bellissimi occhi.
Sentire nuovamente la tua pelle sulla mia.
Vedere nuovamente il tuo sorriso.
 
Sei veramente tornato da me, da noi.
 
Stringo forte la tua mano e tu fai altrettanto con la mia mentre le nostre labbra si cercano e si trovano con urgenza.
Mi sembra di aver ricominciato  a respirare, a vivere.
Ora che so che tu ci sei e sempre ci sarai, riesco a vedere la luce nel buio.
Riesco a vedere la parola fine al dolore.
 
Quanto mi era mancato tutto questo.
Sorrido come una bambina di quattro anni e ti stringo più forte.
 
La tua mano scivola lungo il mio collo, il mio braccio e raggiunge il ventre gonfio.
 
-Sta crescendo.- Mormori felice sulle mie labbra.
-Sì.. lui cresce e presto saremo in tre.-
-Una famiglia, una bellissima famiglia.. Ovviamente spero ce ne siano tanti altri.-
 
Rido.
 
-Calma papà, pensiamo a Puntino adesso, il resto si vedrà.-
 
 
Sorride e mi bacia.
E io mi perdo felice più che mai fra le sue braccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alma Coin mi fissa con estrema curiosità.
 
-Allora Katniss, sei d’accordo?-
 
Annuisco.
Missione di salvataggio per Brutus ed Enobaria.
Catturare Snow.
Processarlo.
Condannarlo  a morte.
 
-Una volta finito tutto faremo un’ultima edizione degli Hunger Games,  e solo Capitol City sarà coinvolta.-
 
Mi crollano le braccia.
Altro sangue innocente versato?
Altre madri, padri, fratelli che piangeranno?
No!
Questo non deve accadere, mai più!
 
-Niente Hunger Games! Non voglio più vedere, sentire o pronunciare quella parola, mai più.!-
 
Detto questo mi alzo rovesciando la sedia ed esco dalla stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Siamo tutti in posizione?-
 
Annuisco.
Annuiamo.
 
-Pronti.-
 
 
La missione si avvia, e si rivela molto complicata, ma fortunatamente Snow viene catturato e Brutus ed Enobaria tratti in salvo.
 
Sulla via del ritorno, inizio ad avvertire un forte senso di nausea.
Finnik se ne accorge.
 
-Ehi, Katniss cosa c’è?-
-Io.. Credo di avere la nausea.-
 
-Vieni qui.-
 
Detto questo mi solleva fra le sue braccia forti  emi fa sdraiare sull’erba fresca, mentre mi preme il viso, il collo e i polsi con una benda imbevuta d’acqua.
 
-Respira Katniss, respira.-
 
Poco dopo mi mette a sedere e mi fa appoggiare la schiena contro il suo petto, mentre il mio viso si adagia sulla sua spalla.
 
-Permetti?- dice indicando il ventre.
 
Annuisco.
 
Allunga una mano e inizia ad accarezzarlo.
Lo sento subito irrigidirsi.
 
Ritrae la mano e con  orrore e tremenda paura, la ritrovo coperta di sangue, tanto sangue.
 
-No!- inizio ad urlare come una pazza, mentre Finnik cerca di farmi calmare cullandomi e accarezzandomi.
 
La testa gira, il sangue scorre copioso..
E mentre le lacrime scendono imperterrite, tutto si fa buio.
 
  
       
 

 

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Capitolo 18
*** I will always be next to you, always ***





 


 
Bip. Bip.
 
Questo è l’unico suono che giunge alle mie orecchie, l’unico che mi faccia compagnia in tutta questa solitudine e in tutto questo silenzio così soffocante, così pesante.
Apro gli occhi senza fatica, ma sento le mie membra terribilmente deboli e continuo a sentire quel suono così fastidioso.
 
Volto il viso alla mia destra e scorgo la figura di Gale seduta accanto al mio letto. Le braccia conserte, il respiro regolare. Sembra dormire, ma non sembra affatto un sonno tranquillo.
 
Cerco di mettermi a sedere, ma l’unico risultato che riesco ad ottenere è un forte capogiro.
 
-Gale!- lo chiamo con la testa tra le mani.
 
Si desta dal sonno  emi stringe forte a sé.
 
-Catnip! Oh Catnip! Stai bene per fortuna!
 
Nonostante il dolore non posso fare a meno di sorridere.
Sono qui tra le braccia del mio Gale, anzi siamo.
 
Nel formulare questo pensiero il sorriso mi sparisce completamente dalle labbra, inizio a tremare spingo via Gale.
Lo guardo negli occhi.
 
-Il bambino?-
 
La mia voce trema, è stridula e il mio cuore minaccia di frantumarsi in mille pezzi.
 
Ricordo ancora con orrore: la mano sporca di sangue, Finnik che mi accarezza dicendomi che sarebbe andato tutto bene… poi il buio.
 
-Il bambino..-
 
No.
Non pronunciare quelle parole.
Non osare dirmi che Puntino non c’è più, ti prego. Risparmiami almeno questo dolore: menti. Dimmi che sta bene e che sta continuando a crescere forte e sano dentro di me.
Dimmelo.
 
 
-Puntino è a rischio. Sono riusciti a salvarlo, ma la tua gravidanza ora è in serio pericolo.-
 
Mi accarezzo il ventre.
Il mio piccolo Puntino.
 
Ti proteggerò  a qualsiasi costo piccolo mio.
 
-Farò qualunque cosa pur di non perderlo.-
 
-Dovrai stare a letto per tutto il resto della gravidanza e ti faranno partorire con un certo periodo di anticipo. Sei entrata da poco nel quarto mese… è una situazione delicata.-
 
Annuisco
Ma la mia mente è vuota.
Non riesco nemmeno ad immaginare il mio ventre vuoto, non sentire Puntino, non vederlo nascere.
 
Scoppio in lacrime.
 
Due braccia calde e forti mi stringono con premura e allo stesso tempo con fermezza.
Le sue labbra cercano le mie e le trovano.
 
Un dolce bacio a stampo.
 
Mi accarezza le guance con i suoi grandi pollici.
 
-Io ti amo, amo Puntino e la nostra famiglia. Catnip. Io farò qualsiasi cosa pur di salvarvi, chiaro. Io sono qui. Qui resto e da qui non me ne vado.-
 
-Ti amo.- mormoro in risposta.
 
Circondo il suo collo con le mie braccia e cerco le sue labbra.
Il bacio a stampo dura ben poco: presto si fa infuocato per amore, paura, disperazione, dolore… tutto un insieme di intense emozioni.
 
Sento il suo sapore nella mia bocca e sento le sue mani calde lungo la schiena.
 
Dischiudiamo ancora di più le labbra e finalmente le nostre lingue si trovano e iniziano una danza frenetica.
 
 
Non vorrei interrompere questo contatto, ma sono costretta a farlo per poter respirare.
 
Fronte contro fronte ci osserviamo con gli occhi pieni di scintille: desiderio, disperazione, timore…
 
-Vorrei tanto fare l’amore con te.-
 
Sussurra mentre scende a baciarmi il collo e posando un lieve bacio all’incavo della spalla.
Inclino la testa all’indietro e sorrido.
 
-Lo vorrei tanto anche io, ma non possiamo. Mi sento così debole. Ti prego perdonami.-
 
Mi sorride e mi accarezza dolcemente il viso.
Mi posa un bacio sulla fronte.
 
-Non c’è bisogno di perdonarti perché non ne hai motivo per doverne ottenere. Adesso pensa, anzi pensiamo al nostro Puntino.-
 
Sorrido e lo bacio a fior di labbra.
 
-Resta con me.-
-Io sarò sempre accanto a te, sempre.-

 

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Capitolo 19
*** Pain ***


 




Ancora una volta quel maledetto suono.
Ancora una volta la mia vita e quella del bambino sono legate ad una macchina.
 
Ossigeno, nutrimento, sangue.
 
Tutto scende lentamente lungo diversi tubicini.
 
Sono dimagrita di quasi sette chili.
La mia colonna vertebrale e tutte le altre ossa iniziano a spiccare abbastanza vistosamente anche quando porto gli indumenti.
Per me sta diventando difficile compiere cose elementari: alzarsi, camminare, mettermi a sedere…
 
Ogni muscolo, ogni osso del mio corpo si sta sgretolando.
Sto scomparendo, lentamente.
 
Sono ormai quasi arrivata al sesto mese di gravidanza.
 
Snow e la Coin sono morti.
Plutarch è al governo di Panem.
Gli Hunger Games non ci sono più.
 
Tutto è tornato alla normalità.
O quasi.
 
Accarezzo il ventre ormai abbastanza arrotondato.
 
-Rispondimi, Catnip!.-
 
La voce dura e irritata di Gale mi riporta alla realtà.
È qui da quasi due ore ormai.
 
Vuole sapere cosa ho deciso.
Vuole una risposta.
 
Una risposta ad un quesito molto delicato e alquanto complesso.
 
 
 
“Signorina Everdeen, lei non può continuare in questo modo. La gravidanza dovrebbe provocare un aumento di peso, nausee mattutine, sbalzi di umore dovuti agli ormoni. Tutto quello che le sta succedendo non è salutare per lei e non lo è per il bambino.”
 
“Cosa c’è che non va in me?”
 
“Il feto è incompatibile con il suo corpo.”
 
Gelo.
Paura.
Pericolo.
 
“Cosa posso fare per migliorare tutto questo? Cosa posso fare per risolvere la situazione?”
 
Un sospiro pesante, sconsolato.
 
Gale mi stringe la mano.
 
“Interrompere la gravidanza.”
 
Stringo forte la mano di Gale.
 
“Mi farà partorire?”
 
Sospira ancora più pesantemente.
 
“No.”
 
E di colpo tutto si fa chiaro e le mie paure più profonde prendono forma.
 
“La prego…”
“Intendo farla abortire.”
 
Un urlo disumano esce dalla mia gola e dalle mie labbra e poi scoppio in un pianto dirotto.
 
 
 
 
 
Gale mi solleva il mento con due dita e mi costringe a guardarlo negli occhi.
Nel suo sguardo non colgo l’amore e la premura che vi ho sempre trovato.
Questa volta rabbia e paura sono le uniche emozioni che vi trovo.
 
-Rispondi!.-
 
La sua voce si fa ancora più dura e fredda.
Dove è finito il Gale innamorato, il Gale della sua Catnip, il Gale papà, il Gale felice e desideroso di avere una famiglia? 
 
 
-No.-
-No cosa?.-
-Non lo farò.-
-Che vuoi dire?-
-Non abortirò, mai!- urlo.
 
Un pugno contro la parete e una mano che sanguina.
 
-Devi farlo o morirai! Accidenti Catnip! Smettila di fare la bambina capricciosa e prenditi le tue responsabilità… smettila di pensare a te stessa!.-
 
Presa da un moto improvviso di ira acuta strappo i flebi e scalcio la coperta mentre balzo in piedi.
 
In un attimo sono di fronte a lui faccia a faccia, e con una forza che credevo di aver perso, urlo con tutto il fiato che ho in gola.
 
-Io sarei la bambina? Io sarei quella che non si prende le sue responsabilità? Io sarei l’egoista?
Sei davvero cieco Gale, pensaci: sono incinta e sono in pericolo. Non voglio abortire, né ora, né mai. Voglio salvare nostro figlio.
Trai i due l’egoista sei tu e sai perché? Perché uccideresti anche tuo figlio pur di non perdere me! Uccideresti il sangue del tuo sangue.. ed è quello che stai facendo ora. Devi accettare le mie scelte. Sono adulta ormai così come lo sei anche tu, quindi…-
 
Mi interrompe.
 
-E tu dovrai accettare le mie.-
 
-Che vuoi dire?-
 
-Se tu non ce la dovessi fare, non me lo perdonerei. Ma soprattutto non perdonerei lui.-
 
Indica il mio ventre.
 
-Ma che diavolo stai dicendo? È puro, innocente, lui non ha colpe!-
 
-No, non è vero.. lui ti sta uccidendo giorno dopo giorno. Diventi sempre più debole. E quando lui nascerà e tu morirai, diventerà un assassino. Non riuscirei ad amarlo sapendo che ti ha uccisa. Non potrei nemmeno tollerarlo.-
 
-Come puoi dire questo? Lui è..-
 
Ormai le lacrime scorrono copiose lungo le mie guance, la voce trema.
I pugni stretti e serrati lungo i fianchi, la voce stridula.
 
-Non potrei nemmeno sopportare la sua vista. Lo odierei.-
 
È troppo.
 
Un sonoro schiaffo risuona nella stanza.
Gale si copre la guancia colpita e mi guarda con rabbia ancora più cieca.
 
-Non resterò qui a vederti morire. Addio!-
 
-Gale! Cosa? Dove? Nooo!-
 


La porta si chiude con un tonfo alle sue spalle e io crollo a terra in ginocchio con la testa tra le mani.
Urlando, piangendo, disperandomi, cullandomi da sola per trovare un po’ di conforto.
 
Ma tutto ciò che comprendo da quel mio gesto è il gelo più assoluto, la solitudine più disperata, il dolore più acuto che si possa mai provare.
 
 


Un rumore nel silenzio più pesante.
La porta sbatte.
Rumore di passi.
Silenzio.
Braccia che mi stringono.
 
-Katniss! Ehi!-
 

Le sue braccia mi avvolgono e prendono a cullarmi dolcemente ad un ritmo lento, regolare, quasi da ninna nanna. E a poco a poco i miei occhi si chiudono mentre i singhiozzi continuano ininterrotti e le lacrime scendono ancora.
 
-Va tutto bene, ora ci penso io a te.-
 
 
  
 
         

 

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Capitolo 20
*** Wish you were here ***


-Wish you were here-



Niente riesce a restituirmi la serenità, la pace e la tranquillità che desidero.
 
Nemmeno le braccia di Peeta riescono a darmi il calore di cui ho un disperato bisogno.
Nemmeno le sue dolci parole sussurrate con premura e dolcezza riescono a strapparmi un sorriso.
nemmeno le sue mani che mi accarezzano i capelli e la schiena riescono a far cessare i tremiti.
Nemmeno il suo gesto di cullarmi fa cessare i miei copiosi singhiozzi e le mie copiose lacrime.
 
Solo una persona potrebbe darmi tutto ciò di cui ho bisogno: Gale.
 
Ma lui ora non è qui accanto a me, a noi.
Lui se n’è andato, forse per sempre.
Non vuole questo bambino.
Non vuole costruire una vita con me.
Non vuole nemmeno provarci.
 
Non vuole nemmeno salvare il nostro bambino.
Dice che non sopporterebbe nemmeno l’idea di incrociare il suo sguardo se io dovessi morire, perché sarebbe tutta colpa sua.
 
Mi sfioro il ventre.
Tu non hai alcuna colpa, Puntino.
Tu sei buono, puro, innocente.
Sei solo capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
 
Ti accarezzo ancora e sospiro pesantemente.
Forse ce la faremo. Forse.
 
 
-Katniss, ti prego basta. Non fa bene a te e non fa bene nemmeno al bambino.
 
Le parole di Peeta mi distolgono dai miei cupi pensieri e mi riporta bruscamente alla realtà, ben più cupa dei miei pensieri.
 
-Lo so.- mormoro appena –ma tu non capisci, tu non puoi capire.. è come se l’intero mondo mi fosse crollato addosso un’altra volta. Sono sola un’altra volta. Sola! Nessuno è al mio fianco! Nessuno.-
 
Senza nemmeno rendermi conto sto urlando e mi sto prendendo disperatamente la testa tra le mani.
 
Peeta mi afferra per le spalle e mi scrolla
 
-Basta! Katniss! Basta!- urla –Tu hai me e sempre mi avrai!-
 
Scuoto la testa e do sfogo alla mia rabbia e al mio dolore, incurante delle parole che pronuncio:
 
-Tu non sei lui, e mai lo sarai Peeta!-
-Lo so, ma io ti resterò accanto, sempre.-
 
Vorrei ribattere ancora una volta, ma improvvisamente avverto dei dolori lancinanti al ventre e sono costretta a piegarmi in due dal dolore. Mi circondo il ventre con le braccia, e quando le ritraggo, esse sono macchiate di rosso: sangue.
 
-No!- Urlo
 
Peeta impallidisce improvvisamente.
-Katniss! Oddio respira!-
 
Ma non lo sento.
Sono colta da violenti urti di vomito e in poco tempo quel poco nutrimento che avevo nel mio corpo, si ritrova riversato sul pavimento.
 
Peeta mi leva i capelli dal viso e mi massaggia la schiena.
 
Sento ogni singola parte del mio corpo farsi pesante e formicolare.. e poi il buio.
 
 
 



- Peeta  POV -
 
 


Mentre la attaccano ai respiratori, le stringo la mano.
Mentre le iniettano dei tranquillanti nel braccio le stringo la mano.
Mentre la anestetizzano per poter monitorare la situazione, le accarezzo dolcemente il dorso della mano.
 
Ho paura che questa volta sia stato troppo per lei.
 
La sento urlare e il mio cuore va in mille pezzi.
La mia Katniss.
 
Sta delirando e si agita continuamente.
 
-Gale.-
 
Quel nome appena sussurrato mi fa ghiacciare all’istante.
Lei vorrebbe ci fosse lui ora al suo fianco.
 
Ma lui è un codardo.
L’ha abbandonata.
 
Ma poi realizzo: lui non sopporta l’idea di vederla soffrire perché la ama.
Lui si incolpa della situazione delicata di Katniss. Lui l’ha resa quello che è ora.
Lui ha solo paura.
 
Mi alzo di scatto e senza dire una parola mi precipito fuori dalla stanza di corsa  emi metto sulle sue tracce.
 
Lo trovo seduto su un sasso poco distante dal Distretto 13.
 
-Lei ha bisogno di te.-
-è colpa mia se è in quello stato. È tutta colpa mia.-
 
Sta piangendo.
 
-Tu la ami?-
-Più della mia stessa vita, ma non posso sopportare nemmeno l’idea di perderla. Nemmeno per un secondo.-
 
-Và da lei e stalle accanto. È tutto ciò di cui ha bisogno. Non fa altro che chiamare il tuo nome da quando te ne sei andato.-
 
Si volta verso di me e sta per rispondere, quando il suo sguardo cade sulla mia camicia sporca di sangue.
 
Uno sguardo silenzioso.
Annuisco.
 
-Sono un vero idiota. Cosa ho fatto?.-
 
E in attimo sparisce dalla mia vista.
 
E anche se il mio cuore fa male ed è andato in frantumi sorrido.
 
Lui la ama davvero.
Lei lo ama davvero.
Si amano.
E meritano entrambi questo amore.

 

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Capitolo 21
*** Promise me... ***



 

- Gale POV -



Non appena la scorgo il mio cuore perde un battito:
è così piccola, debole e indifesa e io cosa ho fatto? L’ho lasciata sola. Fortunatamente Peeta mi ha fatto rinsavire, ma per quasi quattro giorni lei è restata da sola ad affrontare tutto quanto, mentre io sono scappato come un codardo e un bambino egoista.
 
Le sue labbra si incurvano in un debole sorriso e il suo viso si illumina non appena mi vede entrare nella stanza.
Non parla, ma tende le sue braccia verso di me ed io non esito nemmeno per un attimo a farmi accogliere e a farmi cullare da esse.
 



Mi aspetto rimproveri, pugni, schiaffi.. invece la mia Catnip scoppia in singhiozza e si lascia andare ad un pianto liberatorio e prende a cullarmi con dolcezza accarezzandomi i capelli e la schiena.
 
-Sei tornato, sei tornato. Credevo mi avessi lasciata per sempre.-
 
Sollevo il viso e le prendo il viso fra le mani.
 
-Perdonami Catnip, perdonami. Sono un codardo e un egoista. Ho così paura di perderti che ho paura di questo bambino. Ma Catnip.. io ti amo e amo il nostro Puntino.-
 
Le accarezzo il ventre sempre più grande e mi chino a baciarlo.
Risalgo e questa volta bacio le sue labbra umide a causa delle lacrime.
 
La stringo a me.
La cullo fra le mie braccia.
Le accarezzo i capelli.
La bacio come non avevo mai fatto: con passione, dolcezza, premura e amore, soprattutto amore.
 
-Oh Gale.- la sento sussurrare
 
-Catnip…-
 
Mi sorride.
Un vero sorriso.
 
-Ti perdono. Ti amo. Più della mia stessa vita.-
-Ti amo così tanto Catnip. Non lasciarmi ti prego.-
 


Sospira pesantemente e un’altra lacrima scivola silenziosa lungo la sua guancia pallida.
 
-Non chiedermi di mantenere una promessa che forse non potrò mantenere, ti prego.-
 
La guardo sbalordito. Cosa significa tutto questo?.
Sto per ribattere, quando le sue mani deboli ma calde salgono a circondarmi il viso.
 
-Promettimi tu una cosa: promettimi che amerai questo bambino come me, promettimi che sarai felice con lui, promettimi che starai bene e che ti prenderai cura di lui crescendolo con amore. Promettimi che gli insegnerai a camminare, a chiamare papà, a cacciare, a nuotare. Promettimi che lo farai andare a scuola e insisterai affinchè lo faccia nel caso non ami studiare. Promettimi che quando sarà il momento, quando lo riterrai opportuno, racconterai al bambino degli Hunger Games e dei tempi bui trascorsi. Promettimi che quando sarà il momento chiederai scusa da parte mia. Chiederai scusa per la mia incapacità di aver avuto una normale e felice gravidanza. Chiederai perdono per i dubbi che ho avuto su di lui, chiederai perdono perché non sono riuscita a farlo sentire al sicuro, perché fin dal suo primo istante io l’ho messo costantemente in pericolo… Promettimi che…-
 
Basta. Non posso più sentire tutte queste idiozie.
La stringo forte a me e le tappo la bocca con i miei baci.
 
-Tu vivrai e questo bambino, il nostro bambino, ti ama.-
-Promettimelo.- dice tra le lacrime.
 
Con il cuore in frantumi annuisco.
-Te lo prometto.-
 
Si butta fra la mie braccia, e per la prima volta la sento così fragile, così debole, come se da un momento all’altro potesse scivolarmi via senza potermi accorgere.
Non voglio sprecare un attimo di più. Ogni istante ora è prezioso, e ne sono consapevole. Voglio stare con lei il più possibile.
 
-Sposami.- le sussurro tra i capelli.
 
La sento sussultare.
Si stacca da me.
Mi bacia.
Grosse lacrime scorrono lungo il suo bellissimo viso.
 
-Lo voglio.-
 
Sussurra sorridendo prima di far unire nuovamente le nostre labbra




















Note:
Scusate l'enorme ritardo, ma la pressione della quinta e della conseguente maturità si fanno sentire. spero il capitolo piaccia e spero di pubblicare il prossimo al più presto.
piccolo avviso: mancano tre-quattro capitoli alla fine della storia.
a presto,
L.

 

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Capitolo 22
*** ...I promise you ***


Lo so,lo so.. sono mesi che non pubblico più un capitolo.
vi chiedo perdono, davvero. scusatemi tutti.

Maturità, impegni vari e blocco dello scrittore non sono stati certo d'aiuto.

Ma ora eccomi qui, sono tornata, con un capitolo davvero speciale.

l'epilogo della nostra storia si avvicina purtroppo.

non disperate: la mia testolina sta macchinando una nuova storia, ancora più sconvolgente di questa (adoro sconvolgere i libri/film)

Ringrazio tutti/e e vi lascio al capitolo.

Buona lettura :)









 
...I promise you




 
- Gale POV-



La gioia che sto provando in questo momento è immensa e indescrivibile.
 
Il cuore mi martella forte nel petto per l’emozione, mentre Katniss attraversa la navata stretta al braccio di Haymitch.
 
È bellissima: sembra un fiore appena sbocciato.
 
L’abito bianco di pizzo le aderisce perfettamente al corpo e termina appena sopra al ginocchio, mentre una fascia lilla le circonda delicatamente la vita facendo risaltare ancora di più il pancione enorme.
I capelli sono sciolti e lievemente mossi; sul viso è dipinto un meraviglioso sorriso, mentre i suoi occhi e ogni parte del suo corpo comunicano e provano felicità.
 
-Sei bellissima.- le sussurro dolcemente non appena è davanti a me.
 
Lei mi sorride con una dolcezza disarmante e mi accarezza il viso.
 
-Ti amo Gale- dice mentre nei suoi occhi scorgo un luccichio: emozione e lacrime in arrivo.
-Ti amo- mormoro trattenendo la sua mano sul mio viso e rubandole  un bacio a fior di labbra.
 
Le prendo la mano intrecciando le mie dita con le sue per unirci ancora di più, per renderci una cosa sola.
 
Ci mettiamo l’uno di fronte all’altra e le prendo anche l’altra mano, accarezzandone il dorso con l’aiuto del pollice.
 
Un ultimo sguardo, un ultimo sorriso e la cerimonia inizia.
 
 
-Io Gale Hawthorne accolgo te, Katniss Everdeen come mia sposa. Prometto di amarti, onorarti, rispettarti e di esserti fedele sempre. Prometto di prendermi cura di te, del bambino che nascerà e di tutti i figli che il Signore deciderà di donarci. Prometto di amarti sempre fino a quando in me ci sarà vita.-
 
La mia Catnip mi sorride e ricambia la carezza alla mano.
 
-Io Katniss Everdeen accolgo te, Gale Hawthorne come mio sposo. Prometto di amarti, onorarti, rispettarti e di esserti fedele sempre. Prometto di prendermi cura di te, del bambino che nascerà e di tutti i figli che il Signore deciderà di donarci. Prometto di amarti sempre fino a quando in me ci sarà vita.-
 
Il sacerdote sorride e prosegue con il rito.
 
-Vuoi tu Katniss Everdeen accogliere Gale Hawthorne come tuo sposo?-
-Con tutto il mio cuore e tutta la mia anima. Lo voglio.-
 
-Vuoi tu  Gale Hawthorne accogliere Katniss Everdeen come tua sposa?-
-Lo voglio. Lei e questo bambino sono tutta la mia vita e li amo immensamente.-
 
 



Dopo lo scambio delle fedi nuziali, finalmente veniamo dichiarati marito e moglie.
 
-Può baciare la sposa.-
 
Mi avvicino alla mia Catnip, ora mia più che mai.
 
Le afferro il viso con le mani e glielo accarezzo con i pollici.
 
Faccio incontrare le nostre labbra in un tenero, dolce e lungo bacio.
 
Quando mi separo da lei, appoggio la mia fronte sulla sua e le sorrido.
 
-Ti amo, Catnip.-
-Ti amo Gale.-
 
Una lacrima silenziosa e solitaria scende a rigarle il viso.
La stringo forte a me accarezzandole i capelli.
 
-Andrà tutto bene, amore io. Ci sono io accanto a te, per sempre.-
-Tu sei il mio tutto. Ti amo.- sussurra appena.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
-Sei stanca?-
 
Katniss scuote la testa e sorride.
 
-Un altro ballo.-
 
Le sorrido dolcemente e le faccio fare una piccola giravolta tra le mie braccia.
 
-Come vuoi tu.-
 
La stringo a me e riprendiamo a dondolare l’uno tra le braccia dell’altro, felici e completi più che mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


-Stai dormendo?-
 
Scuote la testa.
 
-Sono sveglia.-
 
Si accoccola meglio sul mio petto e stringe forte la mia maglia fra le sue dita.
 
-Promettimi che sarai felice.- dice dopo qualche secondo di silenzio.
-Lo sono. Sono sposato con la donna che amo e sto per avere un bambino con lei. Come potrei non esserlo?.-
 
Si siede accanto a me e mi guarda negli occhi, solo ora mi accorgo che grosse lacrime silenziose le stanno rigando le guance.
 
-Non sto parlando di questo, e tu lo sai.-
-Catnip, ti prego… non ne voglio parlare, non voglio nemmeno lontanamente pensare che…-
-Devi farlo. Dovresti… sai che potrebbe succedere… Ricordi cosa ha detto il medico? Se.. se… se non dovessi sopravvivere al parto?-
 
Di colpo sento un forte nodo alla gola e sento il mio viso bagnarsi.
 
-Non succederà. Dico con voce tremante.
 
-Gale..io….-
 
Scoppia a piangere a dirotto e io non posso evitare di fare altrettanto.
Le nostre braccia si cercano reciprocamente e stringono i corpi ai quali esse appartengono.
 
-Lotterò fino alla fine per te, per noi, per lui o lei e per il nostro amore, te lo prometto. Se dovessi perdere questa battaglia morirò felice perché amata, sposata e madre.-
 
-Ti starò accanto in questa battaglia, fino alla fine. Te lo prometto. Se non dovessi farcela, ti prometto che amerò il bambino, lo crescerò e gli parlerò sempre di te. Racconterò della tua vita, della tua passione per la caccia, del tuo amore per la natura, per me, per lui. Gli insegnerò a cacciare e a nuotare. Gli dirò sempre di che fantastica donna, moglie e madre tu sia stata. Non lo lascerò mai solo, mai.
Amerò te e solo te per tutta la mia vita. Fino a quando in me ve ne sarà. Ti amo e ti amerò, per sempre.-
 
In un attimo le sue labbra sono sulle mie.
È un bacio triste.
È un bacio pieno di dolore.
È un bacio pieno di tristezza.
È un bacio di vero amore.
 
 
-Per sempre.-
 
Sussurra prima di stringersi  a me.
 
Piangiamo così in silenzio, stretti l’uno all’altra, poi a poco a poco Morfeo ci accoglie fra le sue braccia interrompendo il nostro pianto ed il nostro dolore.
 

 

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Capitolo 23
*** Light ***


Siamo ormai agli sgoccioli ragazzi.
il prossimo capitolo sarà l'epilogo, che ho deciso di dividere in due parti (quindi ci saranno ancora due capitoli)
Buona lettura e a presto
-L-





 
- Light -


 






- Katniss POV -



La luna splende alta nel cielo e con il suo pallido bagliore illumina debolmente la stanza, creando giochi di ombre qua e là.
Osservo Gale dormire:
è girato su un fianco;
una mano è sotto la guancia mentre l’altra, quella che fino a pochi attimi fa stringeva la mia,  è ora  distesa morbidamente sul letto.
Sul viso è disegnata un’espressione serena ed il suo torace si alza e si abbassa regolarmente.
 
Non posso fare a meno di sfiorare la sua guancia con le mie dita e sorridere a quel contatto.
 
Lo amo.
Tanto.
Forse troppo.
Più della mia stessa vita.
 
Lo accarezzo un'altra volta, indugiando per qualche secondo di troppo facendolo destare dal suo sonno e strappandolo dalle braccia di Morfeo.
 
 
-Scusa.. non volevo svegliarti.- dico piano ma senza interrompere il contatto tra le mie dita e la sua guancia.
 
-Non riesci a dormire?-
 
Scuoto la testa.
 
Gale si mette a sedere e mi afferra la mano che fino a pochi secondi fa lo stava accarezzando.
 
-Qualcosa non va?-
 
Distolgo lo sguardo dal suo viso e fisso in basso, verso le coperte.
 
-Katniss.. non nascondermi quello che senti, ti prego. Non costruire di nuovo quel muro. Lasciami entrare.-
 
Torno a fissarlo e noto con tristezza che sta tremando.
 
Istintivamente mi avvicino e lo stringo tra le mie braccia, stretta che lui ricambia accarezzandomi dolcemente la schiena.
 
-Tristi pensieri.- mormoro con un filo di voce vicino al suo collo.
 
-Ti va di parlarne?-
-Sai già di cosa sto parlando. Perché vuoi che li ripeta per l’ennesima volta?-
-Perché parlarne fa bene. Ti permette di sfogarti e di alleviare le preoccupazioni.-
 
Sospiro pesantemente e mi sciolgo dalla sua stretta guardandolo intensamente negli occhi.
 
-Ho paura. Per te. Per Puntino. Per me. Sai cosa ha detto il medico: non ho molte possibilità di sopravvivere al parto.- dico sentendo la mia voce tremante.
 
Gale mi afferra il viso tra le mani e me lo accarezza con l’aiuto dei pollici.
 
-Tu vivrai. Sei forte. La più forte che io conosca.-
 
Sorrido debolmente e mi butto sulle sue labbra.
 
Ho paura.
Tanta.
 
Ho paura di non assaporare la gioia di essere una moglie.
Ho paura di non assaporare la gioia di essere madre.
Ho paura di non riuscire nemmeno a vederlo mio figlio.
Ho paura della morte.
Ho paura dell’oblio.
 
Non voglio stare in un posto in cui non ci sia mio marito.
Non voglio stare in un posto in cui non ci sia Puntino.
Non voglio morire.
Non voglio sprofondare nell’oblio.
 
Ho paura.
 
 
E mentre questi bui pensieri affollano la mia mente, il mio corpo trema e le lacrime scendono copiose.
 
Le sue forti braccia mi stringono e mi cullano premurose.
Mi accarezzano la schiena.
La sua bocca bacia ripetutamente la mia nuca.
 
Il suo corpo trema come il mio;
non mi ci vuole molto per capire che anche lui sta piangendo.
 
Lo stringo forte.
 
Restiamo così a cullarci e a consolarci a vicenda, fino a quando Morfeo torna ad accoglierci fra le sue braccia.








- Gale POV -



Un urlo mi strappa bruscamente dalle braccia di Morfeo.
Il suo.
 
-Gale!-
 
Corro nella sua direzione.
 
La trovo accovacciata sul pavimento del bagno.
 
Si tiene il ventre con entrambe le mani.
Urla di dolore escono dalle sue labbra.
Le mani e la camicia da notte sono macchiate di sangue.
 
-Catnip!-
 
Corro da lei e la sollevo tra le braccia.
 
-Respira amore mio, resisti. Ora ti porto in infermeria.-







- Katniss POV -





È un dolore atroce quello che sto sopportando.
Mi sembra di essere sul punto di esplodere, di morire.
 
Respiro affannosamente, cercando di regolare la respirazione come mi hanno detto di fare i medici, ma è difficile. Il dolore è troppo acuto ed è l’unica cosa a cui riesco a pensare.
 
Accanto a me tutto è confuso:
le voci sono ovattate.
Le immagini sono un misto di luci ed ombre.
 
L’unica cosa che sento chiara e forte, oltre al dolore, è la mano di Gale che stringe forte la mia.
La sua voce mi giunge lontana, quasi impercettibile.
 
-Avanti Catnip! Stai andando bene, sei bravissima! Concentrati sul bambino. Nostro figlio.-
 
 
Respiro profondamente e poi spingo per l’ennesima volta.
 
Non so da quanto tempo lo stia facendo: minuti? Ore?
Ho completamente perso il senso del tempo.
 
Sto perdendo ogni contatto con il mondo.
Le palpebre sono incredibilmente pesanti, mi sento stanca… vorrei chiuderle.. lo vorrei così tanto..
Le luci a poco a poco a poco svaniscono e fanno spazio al buio, che inizia ad avvolgermi lentamente.
 
Ogni suono, ogni colore sta svanendo lentamente.
 
 
Poi, all’improvviso… un suono attrae la mia attenzione, giungendo prepotente alle mie orecchie:
un vagito.
 
Apro le palpebre.
 
Ed è luce.
 
A pochi centimetri da me, il viso più bello che si possa mai vedere: il viso di mio figlio.
 
-Primrose.-  Mormora Gale sorridendomi dolcemente
-Prim?-
 
Annuisce e me la porge:
 
è bellissima, perfetta.
I suoi piccoli occhi mi fissano curiosi e le sue manine si allungano, toccandomi il viso.
 
Le bacio la candida fronte.
 
-Sei bellissima amore mio. Ti amo immensamente Primrose.- Mi volto verso Gale –Ti amo immensamente marito mio.-
 
-Vi amo così tanto.- mormora felice
 
Poggia il suo viso sulla mia spalla, mentre io poso il mio sul suo petto stringendo ancora Prim  tra le braccia.
 
Chiudo gli occhi e a poco a poco tutto si fa silenzioso e inizia a sparire.
Ma questa volta non ho paura: non è il buio che mi avvolge, ma una calda ed immensa luce.
 
 
 
Sorrido e mi lascio avvolgere da quella calda e rassicurante presenza.      



 
 
 
 

 
 
 
 
 





 

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Sono passati moltissimi mesi dalla mia ultima pubblicazione, lo so.
chiedo scusa a tutti.
ma ora sono qui: l'epilogo della nostra storia.

Ringrazio di cuore tutti voi e spero che anche questo piccolo capitolo vi piaccia.

Alla prossima,
baci dalla vostra L.







 
_ Epilogo _




Quattro anni dopo...


 



‹‹Papà, corri! Guarda.. un bucaneve! La primavera sta arrivando!››
 
Una bambina sorridente dai vivaci occhi grigi luminosi e dai lunghi capelli scuri sta correndo spensierata tra la neve, mentre i fiochi raggi del sole di quel nuovo giorno appena sorto le rischiarano la via.
 
‹‹Un altro! Un altro ancora! Uno, due, tre, quattro, cinque, sei….Sei!››
 
La bambina si china a raccogliere i bucaneve facendone un piccolo mazzolino, mentre fischietta allegramente una canzone.
 
‹‹Possiamo portarli alla mamma? Vorrei farle vedere che l’inverno sta finendo. Presto ci saranno tanti fiori, tanto verde… e io potrò tornare a giocare con gli altri bambini al lago!››
 
 
Pochi passi dietro di lei, c’è un giovane uomo che osserva la scena con un costante sorriso felice mentre ammira la meravigliosa creatura che ha davanti a sé: sua figlia.
Guardandola non può fare a meno di pensare quanto somigli a sua madre, la sua amata Catnip.
Sempre pronta ad esplorare, a sfidare i propri limiti e amare la natura.
 
‹‹Certo che li portiamo alla mamma. Sono sicuro che le piacerebbero davvero molto.››
 
Il giovane uomo, Gale, prende per mano la sua fonte di felicità e di vita e si incammina con lei.
 
Una volta arrivati, la bambina si stacca dal contatto paterno e corre più veloce che può raggiungendo la tanto amata madre.
Gale la raggiunge un istante dopo.
 
Sospirando accarezza il volto della moglie, in una foto.
 
Una stretta al cuore lo fa inginocchiare davanti alla fredda tomba di marmo della sua Catnip.
Tutto quello che resta di lei.
 
 


Katniss Everdeen
 
“Giovane moglie, madre, amica, orgoglio di Panem, la cui vita troppo presto sfuggì.”  
 



 
‹‹Prim, vieni a salutare la mamma e portale quei bei bucaneve che stringi tra le mani.››
 
Gale sorride prendendola tra le braccia mentre le posa un bacio tra i capelli morbidi e profumati.
 
Primrose si china verso la fotografia, baciandola delicatamente mentre posa i piccoli fiori sotto essa.
 
‹Ti voglio bene mamma. Sta arrivando la primavera? La senti anche nel cielo? Lo sai che papà mi sta insegnando a preparare le trappole nel bosco? Quando sarò un po’ più grande mi ha promesso che mi insegnerà a tirare con l’arco, proprio come facevi tu! Mi aiuti ad essere brava come te? Oggi andiamo dallo zio Peeta….mi ha fatto la ciambella alla vaniglia….ne mangio solo una, promesso…niente più mal di pancia…››
 
Primrose parla veloce e ride divertita, facendo ridere anche Gale.
 
Sono passati quattro anni, eppure Catnip è sempre con lui, ogni giorno.
 
‹‹Amo Primrose più della mia stessa vita, esattamente come amo te. E sarà sempre così. Ti amerò per sempre amore mio. Il mio cuore è e sarà per sempre tuo!››
 
 
 
 

Queste sono le parole che sussurra mentre si allontana per andare da Peeta insieme a tutti gli altri.
 

Queste non sono solo promesse.
Questa è la verità.
Questo è il suo cuore.
 


E il suo cuore lo porta sempre da lei:
dalla sua amata Catnip.  
 
   
 


 

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