Zain.

di marrymezayn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zain ***
Capitolo 2: *** key. ***



Capitolo 1
*** Zain ***


Zain Malik era, agli occhi delle altre persone, un normalissimo essere umano della terra.
Un essere umano che aveva fin troppi punti a suo favore, ma rimaneva pur sempre un normale ragazzo in mezzo a tanti altri. Lo pensava la sua vicina, lo pensava la compagna di banco, lo pensava mezza scuola. Lo pensavano tutti, tranne Dio.
A suo dire, Zain Malik era stato strappato prepotentemente a Zeus e portato sulla terra, facendolo diventare un essere umano qualsiasi.
Ora, lei non era una spada in mitologia. E se voi state guardando l’errore madornale che aveva fatto dicendo che ercole era figlio di Zeus, notando solo la leggera narrazione del cartone disney “Hercules” allora siete bacati mentalmente.
La cosa importante era una – e voi non l’avete colta -: Zain Malik era un dio.
Io non ci posso far niente se la mia padrona è fottutamente fissata con quel cartone.
Facile puntare il dito su di me che narro, vero? Sto solo lasciando trasparire i pensieri della mia padrona, che tanto sana di cervello non è… Ma c’è chi ha fortuna, come questo Zain Malik, e chi non ce l’ha: come me.
La mia padroncina è, se mi passate il termine, fottutamente innamorata di questo fusto dal ciuffo ribelle. Per me è solo un bacato di testa che non riesce a guardare ad un palmo dal suo naso… Ma infondo si sta parlando di un ragazzo che mette trecentordici chili di profumo, fuma come un dannato e ha la risata più fastidiosa su questa terra.
Ma non sono io ad essere innamorata di lui, ringraziando il cielo. Non capisco ancora come la mia padrona possa essere affascinata sessualmente da un tizio del genere, ma…
Incominciamo…
 
Non c’è nessuno “c’era una volta, nella lontana Londra” perché questa storia inizia da quando io ho memoria. Keyra Mary Smith è innamorata di Zain Javaad Malik da… Quando era ancora uno spermatozoo? Intendo lei, eh…
La prima parola di Keyra è stata Zain. Non mamma, non papà, ne pupù; Zain.
Se state pensando che esagero, beh… Non è così! Dovete sapere che Keyra lumacheggia.
[lu-mà-cheg-gia-re: v. m. : donna che prende le sembianze di una lumaca quando vede un essere umano (Zain Malik) con testosterone attivo.]
Keyra sbava dietro a Zain dalla primina. Maledico il giorno in cui Keyra ha aiutato la maestra – parliamo della professoressa che l’ha usata come schiava per farsi portare dei libri. Dittatrice! – ed era entrata in classe di Zain. Maledetto il buon Zeus che ha permesso questa cosa. All’inizio aveva pensato che fosse bruttino; aveva delle sopracciglia folte folte e questa pelle olivastra che gli dava un non so che di strano. Però aveva suscitato il suo interesse.
Quale bambino è bello nel periodo delle medie? Nessuno. Vi sfido a trovarmi un bambino carino alle medie. Certo, c’erano quei ragazzetti carini, ma quelli sono la tipica persona che, essendo carino alle medie, diventerà un ceffo brutto e brufoloso alle superiori.
Zain Malik, per Keyra Smith, non era brutto neanche nel momento in cui è tua madre a vestirti; nel peggiore dei modi, ovviamente. Lei però non riusciva a vederlo brutto. Più lo guardava e più trovava perfezioni.
E quando avevo pensato di essermi salvata da Zain Malik con l’entrata nelle superiori, beh mi sbagliavo. Zain Malik aveva preso la stessa scuola di Keyra. O forse Keyra aveva preso la stessa scuola di Zain. L’ho maledetta per quest’affronto, ma con il passare del tempo – ma soprattutto alla reazione di lei vedendo che, accidentalmente andavano nella stessa scuola -  aveva capito che Keyra non l’aveva fatto apposta. Non se l’aspettava neanche lei, dannazione.
E con una nuova scuola, nuovi compagni, nuove mode Zain era diventato un dio sceso in terra. Non so come era passato dal “Cessetto alle elementari” al “figo sulla moto delle superiori”. Nel cervello di Keyra questo passaggio era diventato sfogato, scemato dagli ormoni che l’avevano assalita a sei anni o giù di lì.
Io spero seriamente che questo cristo si accorga di Keyra, anche solo che abbiano respirato la stessa aria, perché così non si può più. Io se avessi forma fisica l’avrei già ammazzata, ma no… Non ho ne mani, ne piedi, ne tantomeno voce. Voce in capitolo, intendo.
Perché non so come, ma Keyra si ritrova sempre a parlare con me quando Zain è nei dintorni: “Ma lo stai guardando? Cioè, cammina un metro da terra per quanto è bello!” Io la chiamavo folgorata, le sue amiche invece le dicevano che, se era innamorata – ahahahah, innamorata è niente, care… Voi non sentite i suoi pensieri. – doveva farsi avanti.
Ma una tipa come Keyra, non poteva fare un passo verso Zain che ne faceva subito tre indietro solo per aver respirato l’aria di lui, cominciando a fangirlare come se non ci fosse un domani.
Togliendo il discorso Zain, Keyra Smith era pure una brava e giusta ragazza. Solo che cadeva nel trash in un attimo quando Zain degnava di un respiro la terra intorno a lui.
Era intelligente – Keyra, non Zain. Zain aveva i criceti in prognosi riservata per quanto era idiota -, simpatica, ogni tanto se ne usciva anche con qualche battuta simpatica – e a volte anche con battute veramente tristi da farmi piangere dalla disperazione; ma dettagli… - il problema era quando Keyra e Zain toccavano la stessa area. Il cervello – quindi me, o parte di me – di Keyra si annullava. Ce l’avete presente la scena tipica dei film western dove c’è il deserto con tutte balle di fieno che passano da una parte all’altra?
Vi presento Keyra in presenza di Zain.
Troglodita. Ecco cos’era. E la cosa deprimente è che io, essendo solo una fottuta voce del suo cervello, non ho voce in capitolo. Non è deprimente?
Se solo avessi le mani, Zain Malik sarebbe già morto. Che non si è capito che lo odio? Per cadere nel trash come la mia padrona: Mi ha fracassato le palle in una maniera che solo io posso spiegarvi; con quattro parole: mi sale il nazismo.
E sapete qual è la cosa deprimente? E’ che questi due non hanno mai scambiato neanche una parola. Non so come, visto che si conoscono di vista dalle elementari. Ma è così.
Lei è innamorata di Zayn, e neanche hanno mai scambiato una parola. Non sa neanche che voce lui abbia. Potrebbe avere il fisico più bello del mondo, ma se poi ne usciva con una voce moscia, sai che delusione?
Keyra Smith si era fatta un’idea, secondo me, troppo perfetta di quel ragazzo. Ma più cercavo di farle notare che sbagliava a sognare così tanto su di lui, più lei lo faceva.
Non per questo la ragazza non ha mai avuto ragazzi; fortunatamente ha sempre capito che se Zain non la degna di uno sguardo, un cacchio di motivo c’era. Quindi si era decisa ad avere altre storie, altri ragazzi… Ma alla fine, quando smetteva di voler bene a quella persona, era sempre da Zain che tornava. Keyra è sempre stata una di quelle ragazze che, se sta con qualcuno, non guarda nessun’altro. Metteva la modalità pausa da Zain, ma non si sapeva come tornava sempre da lui. Cercava in tutti i modi di dimenticarlo, ma non ci riusciva. Non era così forte.
Era come se Keyra avesse una calamita in lei, che la portava sempre e solo da una parte. Zain.
 
Guardò distrattamente l’orologio al suo polso e sbuffò. Quella ragazza era perennemente in ritardo. E lei odiava la gente che faceva ritardo; certo, anche a lei ogni tanto capitava di svegliarsi in ritardo o di metterci troppo a prepararsi. Ma Keyra basava la sua vita sulla puntualità. Calcolava il tempo per fare tutto. Ci metteva quaranta minuti a prepararsi, dieci minuti per arrivare a scuola – al suo passo, ovviamente. Se aspettava quella lumaca di Mary, campa cavallo. –, sapeva che ci metteva dieci minuti per auto-convincersi di alzarsi dal letto. Sapeva che aveva bisogno di nove ore di sonno per essere del tutto riposata. Programmava la sua vita quotidiana da quando era piccola, impedendo così di essere in ritardo costantemente.
Ma se lei odiava il ritardo, la sua migliore amica amava farla aspettare.
E quando la vide arrivare correndo, con la cartella che traballava a destra e a manca sulle sue spalle, invece di guardarla male, la guardò con esasperazione.
«S-Scusa…» La sentì sussurrare, mentre Keyra scuoteva debolmente la testa e si girava verso l’edificio che odiava di più nella sua vita: la scuola. Fortunatamente era il suo ultimo anno, e non voleva assolutamente perdere l’anno per colpa di quella ritardataria della sua migliore amica.
La mora non era per niente una persona loquace di mattina; non prima dei suoi due caffè ristretti almeno. E quella mattina ne aveva preso solo uno, visto che Mary le aveva rotto così tanto il cavolo dicendole di arrivare puntuale a scuola, che dovevano parlare dell’imminente viaggio.
Sarebbero andate ad una festa di diciotto di una loro compagna di classe; Alexandra.
In realtà era la cugina di secondo grado di Keyra, ma non tirava buona aria tra di loro. Si volevano bene, ma c’era sempre da mettere in conto due cose: Alexandra era gelosissima di Keyra, e la seconda era che a Keyra, che Alexandra fosse gelosa della sua vita, importava pari che zero.
«Allora, come ci organizziamo?» Chiese Mary, faticando a stare al suo passo. La fissò e alzò le spalle, per nulla convinta di andare a quella festa. Keyra aveva fatto diciotto anni pochi mesi prima, invitando a cena fuori i suoi amici, parenti e basta. Niente feste in poppa magna come se si stesse andando a sposare.
Al contrario di Alexandra; mancava di invitare la regina a quella festa.
«Dobbiamo per forza andare lì prima di tutti? Non possiamo arrivare il giorno stesso come gli altri?» Posò la cartella sul tavolo, sedendosi successivamente.
«Ma è tua cugina, e siamo invitati speciali.»
«Ammazzami con la candeggina.» Si lagnò facendo ridere fragorosamente Mary, che si sedette al suo fianco inforcando i suoi occhiali da so-tutto-io.
«Allora ci accompagna tuo padre?» Domandò entusiasta Mary, scrutandola.
«Aha!» Mugugnò guardando una notifica su whatsapp e sentendosi successivamente osservata si girò verso la diretta interessata. La stava guardando male, visto che non la stava degnando di una risposta seria. «Si, luce dei miei occhi. Ci accompagna mio padre. Ci vediamo di fronte casa tua alle diciannove e un minuto. Arriveremo all’incirca alle venti e dieci. Meglio?»
Mary le fece una pernacchia a cui rispose alzando le sopracciglia e successivamente gli occhi. Che pazienza che ci voleva con quella ragazza.
La lezione iniziò pochi minuti dopo l’arrivo della professoressa di Inglese, facendo terminare, momentaneamente, il discorso lì.
Quella festa era sulla bocca di tutti; sembrava che era una festa di gran galà mentre a lei sembrava solo una ridicolata pazzesca. Festeggi in grande stile i tuoi diciotto anni. E poi cosa ti ritrovi? Solo un gran mal di testa per la sbornia presa la sera prima. Alla fine come pensava lei, avere diciotto anni non cambiava nulla.
I suoi genitori continuavano a pagarle le cose, continuava a sistemarsi il letto da sola, la camera, apparecchiare e lavare i piatti. I diciotto anni ti davano solo il diritto di prendere la macchina – cosa che avrebbe fatto finita la scuola – e il diritto a votare.
Bella fregatura.
 
«Io continuo a dire che arrivare una sera prima della festa è inutile. Ok, ha una villa a disposizione. Ma oltre che spiattellare in faccia della gente i soldi che hai, è una cosa inutile.» Brontolò scendendo dalla macchina di suo padre, di fronte al mega villone che aveva preso in affitto per quei tre giorni. Mary, da quando aveva visto quale era il luogo della festa aveva aperto la bocca e non l’aveva più richiusa. Ridicola quella villa, davvero.
Odiava chi sbatteva in faccia alla gente i soldi che aveva, e non le interessava che quella persona era sua cugina di “sangue”.
Prese la valigia per quei due giorni e attese impaziente che Mary ricollegasse il cervello da quel momento di stallo. Che cosa ci trovava di grandioso in quella villa, ancora non l’aveva capito.
Anche suo padre scese dalla macchina e insieme si diressero al grande portone aspettando di essere ricevuti. Aperta la porta, sua cugina regalò un grande sorriso a trentadue denti e li abbracciò.
«In anticipo. Da parte di zia e me.» Disse suo padre, dopo averla abbracciata e le diede una busta di carta, con dentro la mazzetta che avevano dato anche a lei, qualche mese prima.
«Oh… Grazie zio! Vuoi entrare per un caffè?»
Quello scosse la testa, scompigliando i capelli a Keyra che lo guardò male. «No, lascio le ragazze da sole. Buon divertimento.» E detto questo se ne andò, mentre loro entravano nell’androne della villa, guardandosi intorno.
«Se non conoscessi zio, mi metterebbe un’ansia respirare la sua stessa aria.»
«Fortunatamente sai che è un finto incazzato. Basta che gli fai un sorriso e si scioglie come un gelato al sole.» Alexandra rise e fece strada verso il grande salone. Sentiva del vociferare, quindi capì che erano già arrivati gli invitati speciali. O alcuni di essi.
Entrarono e le venne subito il mal di testa; per i suoi gusti c’erano già troppe persone. Pensava che i ragazzi ‘speciali’ erano in pochi. Beh, si sbagliava. Erano come una ventina ed erano già tutti lì.
«Rettifico: ammazzami direttamente con una rivoltella. E centra bene la fronte, per favore.» Disse in direzione della sua amica, a denti stretti cercando di non farsi sentire da sua cugina. Scrutò le facce della gente, mentre Mary ridacchiava dandole leggeri schiaffetti sulla schiena, come a volerle dare forza. Venne spinta da Mary dentro la sala, mentre continuava a maledire tutti i santi esistenti nel mondo.
Quando si ritrovò a guardare due grandi paia d’occhi castani, morì dentro.
«Mia cugina conosce Zayn Malik?» Quasi non si ritrovò a boccheggiare. Ma non perché sua cugina conosceva quel ragazzo, ma perché Zayn Malik l’aveva guardata. Anche se solo per un secondo, l’aveva guardata.
«Magari vuole farsi infilare la lingua in gola da quell’essere.» Mary Anne odiava, e ripeto, odiava Zayn Malik, proprio come il suo alter ego. Non capiva bene perché Mary odiasse quel ragazzo, ma più il nome Zayn usciva dalle labbra di Mary e più sentiva il disprezzo nella sua voce.
Le avesse fatto qualcosa, poteva capire. Ma quei due neanche si conoscevano. La scrutò e scosse la testa, cercando di capire quali problemi mentali affliggessero la sua amica.
«Beh… Pensa se si mettessero insieme – a quella frase le si ghiacciò il sangue nelle vene, ma non lo diede a vedere – puoi dire di avere in famiglia la tua crush
Per poco non vomitò quel panino che si era fatta prima di partire. Solo l’idea delle mani luride di sua cugina sulla pelle tatuata di Zayn, le vennero i brividi.
«Non scherzare neanche per gioco.» Ringhiò e si buttò in un angoletto della stanza, mentre quelle due o tre persone l’andavano a salutare. C’era la migliore amica di Alexandra che, sinceramente parlando, era più gallina di sua cugina. Ed era un tutto dire.
E quel vestito che indossava lasciava ben poco all’immaginazione. Che poi… Sua cugina non era una gallina, ma era figlia unica. E da figlia unica, come la maggior parte della gente, era viziata. E circondata da gente altrettanto stupida. Alexandra era intelligente e se non avesse quell’aria perennemente da donna con la puzza sotto il naso, poteva anche accettarla. Ma non si poteva chiedere troppo quando, sua zia in primis, era una cornacchia maledetta.
Buttò un occhio vicino ad una delle grandi finestre, dove Malik e Horan chiacchieravano su qualcosa a lei oscura. Appena vide Zayn rialzare lo sguardo dal pavimento, lei lo spostò su qualsiasi altra cosa in quella stanza.
«La finisci di importunare mia cugina?» Spostò lo sguardo su Alexandra, ringraziandola con lo sguardo per averla salvata da quella mitraglietta. Non la finiva più di blaterare.
«Le sto dicendo i piani per la festa.»
«Sono sicura che a Keyra non interessa. In fondo è già tanto se ci ha degnato della sua presenza.» Dal tono capì che la stava schernendo. Ma sorrise, fregandosene della frecciatina e decidendo di metterci una pietra sopra. «Che ne dici di andare ad infastidire Zayn e lasciare noi due a chiacchierare?»
Non capiva seriamente come quella ragazza potesse accettare parole così cattive da sua cugina, ma quella annuì e se ne andò. Oh!
Ora capiva tutto. Non era Alexandra ad essere interessata a Zayn, ma la sua amica barra gallinella. In effetti non era il tipo di ragazzo che potesse piacere ad Alexandra. Lei puntava più su quelli con il bel faccino, con il colletto chiuso fin l’ultimo bottone e ben vestiti.
Zayn era completamente il contrario e lo sapevano tutti.
«Hai invitato Malik solo per la tua amica?» Chiese, guardandola andare verso il moro che continuava a chiacchierare con Niall.
«In realtà neanche avevo mandato l’invito a lui. Sapevo che non sarebbe venuto, ma a quanto pare Niall è riuscito a convincerlo.»
Si girò a scrutare sua cugina. «Non ti ho mai visto parlare neanche con Niall.» Le fece notare, con un sorriso. Lei alzò le spalle.
«E’ stato così carino a chiedermelo quell’invito che ho accettato a darglielo.» Wait. Horan aveva chiesto un invito ad Alexandra solo per essere a quella festa? Ma quanto era sfigato come gesto? Neanche a dire che fosse la festa dell’anno.
Ma forse per lei non lo era, ma per gli altri si… Solo che non riusciva seriamente a capire come ci si poteva abbassare così tanto a chiedere un invito solo per essere presente ad una festa. Valli a capire quegli uomini.
«Dai vieni, è pronta la cena.»
La seguì, raccattando Mary da qualche parte nella sala e, senza troppe cerimonie, si attaccò a lei stile ventosa mormorandole un: «Mi avevi detto che non mi avresti mai lasciato sola con quell’arpia. Sei pessima come amica.»
Alla risata di Mary i nervi si calmarono un pochino. Si misero sedute affianco nella grande tavolata, mentre Keyra raccontava per filo e per segno cosa si fossero dette. Anche Mary Anne alzò un sopracciglio pensando sicuramente quanto fosse stato sfigato Niall a chiedere quell’invito.
«Ciao ragazze.» Si girarono a guardare chi avesse parlato e - bocca aperta a parte - rimasero incredule nel vedere che di fronte a loro c’erano proprio i due diretti interessati. Wait. Zayn Malik aveva appena aperto quella fantastica bocca e le aveva salutate?
«Ehm, ciao…» Rispose Mary, guardandoli con occhio critico. Poi le diede una gomitata così poco carina da destarla dal suo sclero mentale.
«Ciao.» Non sapeva quale buon dio le aveva dato la forza di rispondere. Non pensava seriamente che, di fronte a Zayn Malik, lei possedesse una voce.
«Sii gentile Niall. Saluta le ragazze…»  Spostò lo sguardo sul biondino, che era più rosso di un pomodoro maturo.
Borbottò un febbrile «Buonasera…» e abbassò la testa per non rialzarla per tutta la cena.
Zayn lo guardò proprio come loro due e, roteando gli occhi al cielo, sbuffò. «Certo che sei proprio scontroso. Presentati, forza.» Lo ribeccò con quella voce rude, strascinata che, in effetti, era proprio come immaginava. Ma c’era qualcosa in quel ragazzo che non fosse perfetta?
Il biondino lo guardò male e, poi con un sospiro, si dedicò a loro. O meglio a Mary, perché lei in quel momento stava facendo di tutto, tranne che degnare Niall di una sola virgola dei suoi pensieri.
«Piacere Niall.» Allungò una mano verso Mary che sorridendo si presentò e gli strinse la mano. Poi, educata com’era con gli sconosciuti, si presentò anche a Zayn.
Il modo in cui la lingua sfiorava il palato del ragazzo pronunciando la Z le fece percepire un brivido per tutta la schiena e, sinceramente, ringraziò di essere seduta. Poi, come da copione, Mary le diede una gomitata e le disse di presentarsi ai due.
«Piacere, Keyra.» Niall se ne uscì con una risatina verso di lei, a cui la mora rispose con uno sguardo di fuoco.
“Cazzo si ride ‘sto irlandese?” Domandò il suo alter ego, scorbutica come non mai e ringhiando verso Zayn quando i due si strinsero la mano. Era ridicola come cosa, perché sembrava la scena a rallentatore di un film mentre si stringevano la mano. Lo immaginava freddo come tocco, invece Zayn Malik aveva la pelle calda e una stretta di mano molto presente. Non quelle strette di mano che ti fanno passare la voglia di vivere, no. Ma una bella presa, tanto che per un secondo il suo povero cervello si annullò, pensando a quel tocco sulla sua pelle.
“Keyra, per l’amor di dio finiscila!” Deglutì rumorosamente, fissando quegli occhi color nocciola che aveva sempre guardato di slancio. Non l’aveva mai, e ripeto mai, guardato per tre secondi consecutivi. Erano già a cinque e stava annaspando dall’eccitazione.
Non fisica, ma mentale.
Stava stringendo la mano alla sua crush di… Non so… Tredici anni? Ora poteva di certo morire felice.
«Zain Javaad Malik, piacere!» “Oh cristo!” Questo però non era stato detto dal suo alter ego, ma da lei. Nella sua mente era tutto un “Oh cristo!” e non riusciva a pensare ad altro. In quel momento, non ricordava neanche chi fosse. Fortunatamente la gente le aveva sempre detto di essere una maschera di incazzatura le prime volte e sperava ardentemente che anche quella volta la sua maschera era su, impedendo di far vedere a Zayn che si stava sciogliendo come un gelato al sole.
«Keyra… Ehm, Smith.»
Togliere la mano dalla stretta di Zayn fu difficile più dell’immaginabile. Mary le strinse la gamba come ad incitarla, ben nascosta dal tavolo e buttò giù un sospiro di frustrazione. Era sopravvissuta fisicamente ad un incontro faccia a faccia con la sua crush. Ora, come minimo, poteva scalare l’everest. La sentì avvicinarsi, lievemente e parlare a denti stretti, guardando il suo piatto.
«Grande. Pensavo svenissi.»
«Scherza poco. La serata è ancora lunga.» Rispose facendola ridere fragorosamente, mentre prendeva la forchetta e tutto ciò che riusciva a pensare era un: zayn. Seduto di fronte a me. So che voce ha. Sa della mia esistenza. Voglio morire. E’ il sesso. Voglio morire. Me lo scoperei su questo tavolo. Madonna santa è perfetto. Voglio morire.
 
 
Ok. Capiva che quando c’era Zayn nei paraggi lei non notava neanche il tempo, ma… Come aveva fatto a non accorgersi che, Niall James Horan era follemente, incondizionatamente, innamorato della sua migliore amica?
Era stata la cena più lunga della sua vita. E non vedeva l’ora che finissero quei tre giorni perché, sinceramente, ogni tre per due incontrava lo sguardo di Zayn e, maledettamente non andava bene. Era meglio quando non sapeva della sua esistenza. Ora non poteva neanche alzare lo sguardo sul moro che subito ricambiava lo sguardo. Non faceva neanche in tempo a guardarlo che doveva subito cambiare direzione.
Maledizione.
«Dai, venite a giocare!» Provò ancora Niall, guardando il suo amico. Lei incrociò le braccia sotto al seno facendo capire a chiunque che di lì, non si sarebbe mai alzata.
Quando il moro scosse ancora la testa, Niall puntò i suoi occhioni azzurri su di lei. Alzò lo sguardo sul biondo e scosse ancora la testa. «Tu Keyra, vieni?»
«Sisi, certo.» Zayn si girò subito a scrutarla, ma lei continuò a guardare il biondo che ora la guardava speranzosa. Mary, a differenza di Niall, sbuffò. «Tu intanto incamminati. Poi io arrivo.»
«Ci conto eh!» Annuì seria seria, guardandolo.
«Non verrà mai Niall.» Annunciò la sua migliore amica, facendola sciogliere in un sorriso. «Quando dice così è per prenderti per il culo. Non verrà, fattene una ragione!»
Se lo portò al centro della sala, dove tutti stavano seduti per terra attendendo di incominciare un gioco veramente stupido.
Il gioco della bottiglia barra gioco della verità barra strip tease. Il gioco consisteva che, quando la persona veniva scelta dalla bottiglia, poteva scegliere obbligo o verità. Se si sceglieva obbligo, si diceva qual era questo obbligo e se non volevi farlo dovevi toglierti per forza un indumento.
E lei di rimanere in mutande non andava. Anche qualcun altro provò a convincere Zayn, ma quello rimase bellamente seduto al suo fianco, come lei a braccia incrociate.
«Da quanto che Horan è innamorato di Mary?» Chiese dopo dieci minuti che il gioco era incominciato. E già qualcuno era rimasto in mutande. Si girò a guardarlo e, dentro di lei, morì come dieci volte in un secondo. Da vicino era qualcosa che non si poteva spiegare.
Non sapeva da dove prendesse tutto quel coraggio di parlargli, però alla fine Zayn era molto tranquilla come persona. Non sembrava quello stronzo che tutti conoscevano. O forse non le pareva a lei uno stronzo solo perché, in fondo, lei era la più stronza tra i due.
«Cosa ti fa credere che è innamorato di lei?»
Arricciò le labbra e poi sorrise a labbra strette, tornando a guardare i ragazzi giocare.
«Non mi sembra il tipo di ragazzo che si vuole portare a letto qualcuna solo perché prova attrazione fisica. Abbassarsi a chiedere l’invito a mia cugina anche se non conosci nessuno all’interno del gruppo… Convincendo magari il tuo migliore amico a seguirti, perché essendo da solo non avresti avuto il coraggio di sederti proprio di fronte a quella che ti piace. E non avresti aperto bocca, senza l’aiuto del tuo migliore amico che ti ha spinto a presentarti a lei.» Si girò a guardarlo, ancora, trovandolo a scrutarla attentamente. «E magari non avresti avuto neanche il coraggio di giocare ad un gioco tanto idiota solo per farle compagnia, visto che la sua migliore amica è una vera stronza e di mettersi in bella mostra non le piace per niente.»
Tornò a guardare il biondino, che si mordicchiava il labbro inferiore tutto ansioso.
«Niall è l’insicurezza in persona. Potrebbe svenire entro due minuti se solo si toglie un altro vestito. Come minimo ora sta pensando a quanto è stato idiota ad accettare… O sbaglio?»
«E perché non hai giocato, tu?»
Ghignò. «Non si risponde ad una domanda con un’atra domanda.»
Wow… Più di tre frasi messe insieme e stava parlando con la sua crash. Si complimentava veramente tanto con se stessa per il coraggio. Il suo alter ego le strinse la mano mentalmente per il coraggio.
Si guardarono in cagnesco, poi tornarono entrambi a guardare la scena che si parava di fronte ai loro occhi.
«Qualcuno ha qualche obbligo da fare ad Horan?» Chiese sua cugina, ghignando. E Keyra era stronza di famiglia.
«Io…» Tutto il gruppetto si girò a guardarla, Zayn compreso. «Di chiudersi venti minuti dentro una stanza con Mary.» La sua migliore amica la guardò male, Niall boccheggiò guardando quale altro vestito si sarebbe potuto levare. «I calzini non valgono a questo giro. O Jeans o venti minuti in stanza con Mary.» Ghignò debolmente.
Crollò il silenzio nella stanza, dopo alcuni fischi di incitamento. Niall era completamente nel panico, e non sapeva cosa fare. Lo senti brontolare qualcosa sul fatto che lui nei giochi era sfigato e si girò a guardare Mary; cosa che fece anche Keyra.
«Che so, potevi dirci di fare direttamente sesso, no?  - Stava scherzando ma, oh cara piccola ingenua Mary che ancora diceva ciò che pensava - E per fortuna che avevi detto di aver lasciato la tua stronzaggine a casa.»
Sorrise divertita, porgendo una mano a Zayn. «La prossima volta capisci che non si lasciano le amiche in difficoltà. Zayn… Che ne dici di prestare un preservativo al tuo amico?»
Sia Mary che Niall diventarono rossi come un peperone.
«Io non ho preservativi con me…»
Lo fissò, arricciando le labbra. «Prendi poco in giro. Sono sicura che se apri quel portafogli lo trovi!» Si guardarono per qualche secondo, poi Zayn sbuffando si gettò verso di lei – facendola andare in iperventilazione per la troppa vicinanza – per prendere il portafogli dalla tasca anteriore dei jeans super skinny. Ne tirò fuori poco dopo un preservativo.
«Bravo bambino…» Si alzò e lo consegnò ad Horan, che era rosso come un pomodoro maturo. Si girò verso la sua amica, che la guardava in tralice.
«Sei una stronza. Lo stai facendo vergognare da morire!»
«Carina che sei, che ti preoccupi…» E ridendo come una iena, li guardò alzarsi e andare in camera sotto le bestemmie di Mary. Si rimise seduta e incrociò le braccia al petto, ridacchiando come una strega.
«Tanto per intenderci… La tua faccina da bambola mente su ciò che sei in realtà…» Si girò verso Zayn, continuando a ridere. «Una stronza patentata.»
Quanta verità in poche parole.
 
 
Si era presa una bella strigliata da parte della sua migliore amica. Ma non aveva mai stimato così profondamente nessuno quanto la sua padroncina quando si era decisa a fare quello scherzo a Mary. Anche lei, a volte, si ritrovava a pensare che Keyra era una stronza.
E che non si sarebbe mai messa contro una come la mora, solo per paura che dopo si sarebbe scavata la fossa dalla vergogna.
Ancora non capiva come alcune persone potessero voler bene ad una tizia come lei; ma era così. C’era gente al mondo che le voleva bene anche avendo quell’indole da stronza patentata.
Keyra era tanto; troppo a volte. Due secondi prima faceva la stronza e due secondi dopo se ne stava in piscina da sola a pensare a quanto il mondo facesse schifo. No, scherzo. In quel momento non stava in piscina a pensare a quello… Ma semplicemente si godeva la sua mezz’ora di calma con i piedi a mollo nella grande piscina di quella villa.
La mora in passato era stata una nuotatrice a livello agonistico, ma per un problema ad un ginocchio aveva dovuto smettere. E non c’era amore più grande per la ragazza come quello per il nuoto. Le mancava terribilmente fare gare, sentire l’adrenalina scorrere nelle vene nel momento vicino alla vittoria: quando sei consapevole che mancano pochi centimetri alla vittoria.
Era stata anche molto vicino ad andare alle olimpiadi, ma quell’incidente aveva bloccato il suo sogno più grande.
Lei aveva anche provato a farle capire che sbagliava a salire su quel motorino con suo fratello, ma Keyra non l’aveva ascoltata. Si era spaccata la gamba in tre punti.
E ogni tanto le piaceva farsi due vasche in tranquillità. La prima cosa che aveva notato entrando in quella villa era stata la piscina e subito aveva pensato: stanotte mi faccio una nuotata.
Non si era ancora buttata, però. Se ne stava li a far scivolare le gambe nell’acqua, pensando a quella serata tanto strana. Aveva conosciuto la sua crush… E ci aveva anche parlato per un po’. Zayn Malik le sembrava tutto tranne che una persona cattiva; più schiva, ma non cattiva.
“E’ solo un perfetto idiota, cazzo. Perché non lo capisci?” Scosse la testa rinnegando quella cosa al suo alter ego che cercava di farla desistere da quell’osservazione. Si alzò dal bordo piscina e si diresse verso il trampolino, salendo quelle scalette e posizionandosi al limite e mettendo i piedi nel punto giusto.
Buttò un sospiro e, prendendo tutta l’aria che le sarebbe servita per non affogare, si buttò con un’eleganza pari solo ai migliori nuotatori. La sensazione dell’aria sulla faccia che subito si tramutava nel fresco dell’acqua che l’avvolgeva come una coperta calda.
Se solo non fosse andata quel giorno su quel motorino, magari in quel momento sarebbe stata a fare qualche gara e non lì, in una piscina troppo piccola per una persona che se avesse potuto avrebbe nuotato nella Manica senza nessun problema.
E magari lontana da quel buzzurro di idiota che popolava costantemente il cervello della sua padroncina. Ok, era pur vero che forse aveva esagerato un pochino nel giudicare Zain. Ma era anche vero che Keyra esagerava a pensare che fosse un dio sceso in terra. Era carino, si… Ma oltre gli occhioni da cucciolo bastonato non era tutto questo granché.
No, forse c’era da aggiungere che anche il fondoschiena era un’opera d’arte… Ma tutto lì, andiamo!
Quando si issò sul muretto per uscire, alzò gli occhi e non controllando più il suo fisico, scivolò.
«Merda!» Annaspò, maledicendo con tutta se stessa la sua goffaggine. Lei lo sapeva che prima o poi avrebbe fatto una figuraccia di fronte a Zayn. Fortunatamente poteva cavarsela nel dire che il bordo era scivoloso e che non era facile uscire in quel modo.
Se Mary fosse stata lì l’avrebbe presa in giro con tutta se stessa; visto che era una fottuta nuotatrice professionista e non le era mai capitato di scivolare così.
«Tutto bene?» Il moro si era avvicinato per guardare se non fosse affogata ma lei in quel momento voleva solamente morire sotto terra per la figuraccia appena fatta. «Sei ancora tutta intera?»
«Si… Si, sto bene! Solo che questo dannato bordo è scivoloso…»
Zayn alzò un sopracciglio e, pensieroso, fece un altro tiro di sigaretta. La domanda spontanea che le sorgeva era: Che cazzo ci faceva Malik sveglio a quell’ora?
Dopo essersi issata – ma senza cadere questa volta - uscì dalla vasca e prese l’asciugamano portato in precedenza. Si mise seduta sul bordo e prese ad asciugarsi lentamente.
Quando, dopo quasi dieci minuti di silenzio e di maledizioni verso se stessa si rese conto che Zayn la stava fissando insistentemente, si girò a scrutarlo e…
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Chiese, stranita mettendosi l’asciugamano legato sopra il seno.
Zayn scosse la testa, poi la inclinò leggermente. «Pensavo tutto, tranne che tu fossi tatuata.»
Inarcò un sopracciglio a quella frase, chiedendosi se magari non si fosse fottuto il cervello. «Che c’è di male, scusa?»
«Niente! Però non immaginavo che tu lo fossi.»
«Disse colui che è un tatuaggio vivente…»
Ci mise poco a ribattere, alzando sensualmente un sopracciglio. «E tu che ne sai?»
«Quell’essere losco che ti tatua è mio fratello. E non poche volte mentre piangevi come una bambina, io ero nella stanza affianco a disegnare!»
«Io non piango!» Si girò a guardarlo con le sopracciglia alzate come per dire “non prendermi per il culo”. Lo vide gonfiare le guance, come i bambini piccoli. «E va bene! Ma tuo fratello non ha la mano delicata!»
“No, non gonfiare le guance come i bambini, ti prego!”
Si ritrovò a ridacchiare divertita sapendo benissimo che suo fratello ci andava giù pesante. Tornò a rilassarsi e mettendo i piedi in vasca si girò a guardare il moro. «A proposito… Che ci fai in piedi?»
«Non riesco a dormire quando non sono nel mio letto.» Lo vide scrutare l’acqua e alla fine si mise seduto al suo fianco, non troppo lontano e ne troppo vicino.
“Ma tu guarda, non riesce a dormire se non nel suo letto… che cucciolo di panda!” Sentì il suo alter ego bestemmiare in aramaico verso il moro ora sedutole al fianco. “Ma tu credi a ‘ste stronzate Kappa?”
“E ‘sta zitta, per dio!”
«E tu, perché sveglia?» Le chiese, fissando i suoi piedi muoversi nell’acqua. Alzò le spalle a quella domanda, sbuffando.
«Mary russa.»
Lo sentì ridacchiare di quella cosa, e si unì anche lei. Una donna che russa come uno scaricatore di porto è la cosa più brutta esistente al mondo. Ma Mary aveva un problema al naso e respirava male, portandola quindi a russare la notte. Ed ogni stramaledettissima volta che dormivano insieme, lei faceva nottata.
Non aveva mai avuto il coraggio di dire alla sua amica che russava come un uomo, quindi la sua migliore amica non sapeva che lei rimaneva sveglia ogni sacro santo giorno che dormivano insieme.
Sospirò, spostandosi i capelli da una parte continuando a tamponarli delicatamente e pensando ad altro.
«Che significato ha?» Di nuovo si ritrovò a guardare dritta nei suoi occhi, percependo l’annaspare dei suoi poveri polmoni. Quando capì che stava parlando del suo tatuaggio dietro la schiena – dopo averle indicato la spina dorsale – sorrise.
«E’ la frase nello stemma di Hogwarts.» Lo vide roteare gli occhi al cielo. Che affronto. «Malik, non dirlo neanche. Potrei ucciderti!»
«Dai, è una stronzata quel film.»
“Figlio di una cagna… Come osi toccare Zia Rowling?”
«Non-toccarmi-Harry-Potter. Potrei seriamente pensare di ucciderti e affogarti in questa piscina tipo… right now
Il moro scoppiò a ridere fragorosamente e, per la prima volta in vita sua, rimase a bocca aperta. E non solo lei, ma anche il suo alter ego.
“Se gli salto addosso, dici che mi mettono in galera per violenza sessuale?”
“Se gli salto al collo, dici che riuscirei a farti stringere le tue belle manine intorno al suo collo e ammazzarlo lentamente?”
«A me il film è sembrato una cagata micidiale.» Questa volta però rimase a bocca aperta per la gran cazzata che aveva detto. Ecco, per una cosa del genere poteva crollargli da un momento all’altro l’idea che di fronte a lei c’era un dio.
Quale dio non amava Harry Potter?
«Malik non bestemmiare di fronte a me, per favore. E comunque prima di giudicare dovresti leggere il libro. Perché è mille volte meglio!» Lo vide alzare le mani, lentamente, come se si sentisse messo al muro.
«Ok, ok… Non ti infervorare.» E ridacchiò… Merlino cosa poteva non essere.
«E dopo questa stronzata colossale, io vado a farmi una doccia.» Si alzò, pregando in dio di non scivolare ancora e di non fare un’altra figuraccia di fronte a quell’essere sceso in terra.
«Ehm…» Si girò verso il moro, fissandolo con un sopracciglio alzato. Lo vide fare un sorriso timidissimo – cosa che mando a fare in culo il suo buon essere – e con la voce più timida che un uomo può avere le chiese: «Potresti aiutarmi?»
Ma che problema aveva quel ragazzo?
Sicuramente glielo lesse in viso e, dopo aver accentuato la sua timidezza, spiegò. «Io e l’acqua non andiamo molto d’accordo. Se tu non mi aiuti ad alzarmi, potrei rimanere qui dentro fino a domani mattina finché Niall non si sveglia. E io le branchie non le voglio…»
E quello doveva passare da stronzo della scuola? Ma Zayn Malik in realtà era di una dolcezza inverosimile. In confronto a lei, era un cucciolo di panda.
Dava davvero l’impressione di essere uno stronzo, ma solo perché indossava giacchetti di pelle e aveva tatuaggi in tutto il corpo. Per il resto, se lo si conosceva era un cucciolo.
Ridacchiando come una scolaresca gli porse la mano e dopo un sospiro il moro la prese. Il suo povero cervello ebbe di nuovo un black out appena le loro mani si unirono e per i restanti due minuti non capì un cazzo di ciò che stava succedendo nel suo cervello.
Seppe solo che, per mano divina, lo prese al volo quando scivolò sul bagnato e lo bloccò ancora prima di farlo cadere.
«Oh cazzo…» Momento.
Si era aggrappato a lei come una cozza allo scoglio. La sua fottuta pelle a contatto con quella del moro, le fece partire un brivido dal cervello fino alla punta dei piedi.
Rossa come un pomodoro lo guardò negli occhi e per un secondo credette seriamente di morire. Tutte quelle emozioni in una sola giornata erano troppo per lei, e per un secondo desiderò solo buttarsi sotto la doccia e farsela con acqua congelata.
C’erano pochi centimetri da loro e poteva sentire quel profumo pungente dentro le sue narici.
Dopo essersi ristabilito sui suoi piedi, borbottò un grazie e Keyra gli sorrise timidamente per poi scappare in bagno; nel vero senso della parola. Si chiuse la porta alle spalle e pregò dio di non capitargli più così vicino nella sua vita. Certo che faceva un dannato male sapere che, ora che lo conosceva, poteva stargli vicino ma non toccarlo. Dannato bastardo.
Quando terminò di farsi la doccia fredda, si cambiò e indossò la maglietta che portava come pigiama. In quel momento si chiese perché non avesse un pigiama decente. Ma che ne poteva sapere che in quei due giorni sarebbe stata a distanza ravvicinata a Zayn Malik? «Maledizione…»
E con un sospiro uscì dal bagno, pensando che non poteva farci nulla se quella maglietta arrivava poco sotto il sedere, dirigendosi di nuovo verso la sala da pranzo. Zayn sedeva sul divano, con gli occhiali messi sul naso e stava leggendo.
Quello era meglio di uno dipinto di Van Gogh. Rimase di fianco allo stipite della porta per due minuti, pregando qualsiasi essere la in cielo a bloccare il tempo. Già era tanto strano vedere un ragazzo leggere, ma con quegli occhiali da vista era ancora più mozzafiato.
Si rese conto di essere lì a fissarlo dopo che percepì qualcuno scendere le scale e si girò a guardare chi fosse. L’amica di sua cugina scese, grattandosi un occhio dal sonno. Com’è che si chiamava? Pa… Pa.. Patricia? No, Pa… Pamela, ecco!
«Che stai facendo?» Un anfiteatro di cazzi suoi quella lì non sapeva farseli? Si girò di nuovo verso Zayn e lo trovò a guardarle. Ovviamente aveva disturbato il ragazzo.
«Non riusciamo a dormire.» E domandandosi chi altro non riusciva a dormire, Pamela si sporse dalla porta per guardare chi fosse. Quando vide che era Zayn, si mise apposto i capelli.
«Oh ciao Zayn.» Le rispose con un’alzata di testa, e tornò a leggere il suo libro. Passò uno sguardo tra i due e poi, sentendosi un pochino di troppo decise che era meglio andarsi a fare una camomilla. Entrò in cucina sapendo che Pamela sarebbe andata a parlare con Zayn. Non ci rimase male di quella cosa. In fondo invidiava ogni donna che riusciva a fare la gallina con quello che gli piaceva; perché lei non ci riusciva. Non era in grado di fare la carina con nessun ragazzo, tantomeno con Zayn. Quindi buon per lei se riusciva a portarselo a letto.
Quando si rese conto che aveva preparato due tazze, senza pensarci, si mordicchiò il labbro inferiore. L’aveva fatto inconsciamente e si domandò se dovesse o no portare quella tazza di camomilla anche a Zayn. E quando entrò in salone, vide che Pamela era seduta al fianco del moro, cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
Ma con ben poco successo.
Sentendola arrivare, entrambi alzarono lo sguardo verso di lei e Zayn le donò un sorriso magnifico quando si rese conto che portava in mano due tazze. Alzò le spalle e gliela porse, facendogli appoggiare il libro sulle gambe incrociate.
«Grazie.»
«Di nulla.» Rispose, andandosi a sedere sulla poltrona vicino al televisore. Si rese conto che pamela la stava scrutando attentamente e rispose proprio mentre affondava la faccia nella tazza, soffiando per non bruciarsi. Si guardarono seriamente, poi Pamela sospirò.
«Non trovate che sia brutto restare svegli la notte?»
Entrambi alzarono gli occhi su di lei, seri. «No.» Risposero unisono, girandosi a guardare l’altro e sorridendosi.
«Ma avremo una faccia terribile domani.»
Keyra non si abbassò neanche a rispondere a quella ragazza, capendo che ogni cosa era giusta per attirare l’attenzione di quel dio. Ma Zayn pensò bene di risponderle.
«Tanto hai i trucchi, no?» Alzò un lato delle labbra a quella risposta e tornò a guardare sul cellulare pur di non ridere in faccia a quella ragazza. Il moro tornò invece a leggere, del tutto tranquillo.
«Cos’è che leggi?» Mio dio quanto era fastidiosa. Provare ad attirare l’attenzione di Zayn in qualsiasi altro modo, no, vero?
Lo sentì sospirare, forse infastidito dall’essere stato ancora disturbato. «Romeo e giulietta di Shakespeare.» E madonna lui che tono usava. Era da prendere a schiaffi certe volte. Spettatrice di quella scenetta, restò in silenzio a guardarli.
«Chi sei tu che avvolto nella notte inciampi così nei miei pensieri?» Recitò la bionda, con un sorriso. Zayn alzò un sopracciglio in risposta.
Pamela cercava in tutti i modi di farsi grande davanti a lui, ma a quanto pare non ci riuscì dicendo quella frase. E rimase in silenzio mentre quei due parlavano di quell’opera che, a parer suo era bellissima, ma banale.
Keyra credeva nel vero amore, ma tutte quelle ragazzine che impazzivano dietro la storia di Romeo e Giulietta solo perché era davvero bella, erano ridicole.
Nessuna di quelle ragazze si rendeva conto che, mentre dicevano che quella storia era perfetta, c’era sempre da dire che la loro storia era durata due giorni.
Romeo e Giulietta non erano il suo prototipo di coppia perfetta, anche perché a suo parere erano solo due viziatelli che in due giorni avevano fatto più danni che altro.
«Come puoi dire che è banale come storia, Malik?»
«Semplicemente perché sono durati due giorni. Poi si sono ammazzati al primo ostacolo.»
«Per questo tu non duri più di una notte?»
Minchia, ci andava leggera la ragazza eh. Zayn mise il segnalibro e rispose debolmente. «Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.» Si girò a guardarla, glaciale. In tutto questo Keyra rimaneva una spettatrice silenziosa. Sembrava come se quei due non si rendessero conto che c’era pure lei. Si stavano scopando con lo sguardo, a suo parere.
Bastava seriamente così poco per farsi portare a letto da Zayn? Doveva segnarselo. La bionda sorrise timidamente, abbassando lo sguardo. Per poco non vomitava per la dolcezza che vibrava in quella stanza. Mio dio che flemma.
Stava per alzarsi e lasciare quei due da soli quando, men che se l’aspettasse, Zayn parlò ancora. «Nessuna ragazza che mi sono portato a letto mi ha fatto pensare una cosa del genere. E conoscere due frasi di Shakespeare non aiuteranno te a diventare quella che mi ruberà questo pensiero.»
Se avesse potuto si sarebbe alzata in un’ovattazione per quel ragazzo. L’aveva smerdata con una semplicità rara. Pamela rialzò lo sguardo su Zayn e, fissandosi negli occhi, se ne andò borbottando un buonanotte veloce.
Zayn tornò a leggere e a bere la sua tazza di camomilla mentre lei lo scrutava attentamente, chiedendosi come una persona potesse avere tutte quelle facciate.
«Che c’è?» Chiese a lei, rimanendo però con lo sguardo sul libro. Arrossì perché era stata beccata a fissarlo, e subito tornò a guardare dentro la sua tazza.
«Pensavo a come hai mandato a casa Pamela.»
«Beh, credo che tu saresti stata molto più brava di me se solo avessi aperto bocca.» Alzò un sopracciglio a quella frase e poco dopo Zayn la fissò. Sorrise debolmente e lei ricambiò.
«Non perdo tempo con gente del genere. Ma anche te non te la sei cavata malissimo.»
Crollò di nuovo il silenzio mentre lui continuava a leggere quel libro e lei si era fissata sulla lucina del rivelatore di fumo.
Fu quando stava per finire la sua camomilla che Zayn pensò bene di parlare, ma ancora con la faccia rivolta verso il libro. «E’ tanto strano che aspetto quella giusta?»
«Dipende… Se mentre l’aspetti ti scopi tutte le principesse, è un po’ ipocrisia.» Zayn finalmente alzò lo sguardo dal libro per posarlo su di lei, ancora fissa su quella lucina maledetta. Ci si era proprio chiusa, tant’è che aveva parlato senza pensare.
Mordendosi il labbro, si girò a guardarlo pensando che l’avesse offeso, ma lo trovò solamente a sorridere. «E per te come dovrei fare per capire se è quella ragazza, quella giusta?»
«Stai chiedendo alla persona sbagliata Malik.» Gli sorrise debolmente.
«Non sei mai stata innamorata?» Domandò incredulo, chiudendo il libro e finendo la camomilla.
«Si, credo di si.»
Quando capì che quella era la sua risposta definitiva, Zayn alzò entrambe le sopracciglia. «Tutto qui quello che sai dirmi? Che cosa si prova?»
«E che ne so, Malik? Te l’ho detto che hai sbagliato persona a cui chiedere.» Lo vide inarcare ancora le sopracciglia, incredulo. «Solo perché potrei essere stata innamorata non vuol dire che so cosa si prova. Potrei anche non saperlo, magari perché il mio amore non è ricambiato e non ho basi certe per sapere se quello che provo è il vero amore.»
Il moro sbatté le ciglia, incredulo. Forse non stava capendo il suo punto di vista. «Nessuno è il mio lui. Quello che ho provato con altri ragazzi non è ciò che provo con lui. Ma non posso sapere se è amore, visto che lui non si sognerebbe mai di guardarmi.»
«Nessuna è la mia lei.» Ripeté Zayn, saggiando quelle parole sulla sua stessa lingua. Sorrise, sapendo che quelle parole avevano un sapore strano quando si pronunciavano. E sentirlo ripetere una frase che spesso lei pensava, le fece passare un brivido dritto sulla schiena.
Si stese sul divano, incrociando le braccia dietro alla testa e guardando il soffitto, ripetendo di tanto in tanto quelle cinque parole. «Vogliamo dormire?»
«Russi la notte?»
«Veramente no.» Ammise il moro, sbadigliando. «So che è strano, ma il divano è uno e dovremmo dividerlo. Giuro che non ti tocco.»
Ridacchiò debolmente, sperando dentro di lei che lo facesse. «Se tu lo facessi, domani mattina saresti senza mani. E da quello che so ne avete bisogno.» Il moro rise e si alzò, indicandole con la mano il divano. Con un sospiro si stese vicino allo schienale, cercando di splasmarsi il più possibile con esso. Zayn si mise al suo fianco e, come aveva immaginato, si sarebbero sfiorati anche troppo spesso quella notte. Cercarono una posizione comoda per entrambi e poco dopo, come un bambino il moro si addormentò.
Lei però non riusciva neanche a ragionare, figuriamoci a dormire. Se aveva pensato che Zayn Malik fosse perfetto, aveva fatto un gran errore. Non lo aveva mai visto dormire.
Era qualcosa di indescrivibile. Sembrava un dipinto del ‘500. Era stato plasmato da mani divine, perché non c’era un errore in quel dipinto.
Vederlo dormire era meglio di qualsiasi film mandato sulle prime televisioni; si domandò perché Zayn non avesse uno sciame di spettatori a guardarlo mentre riposava come un angelo.
“Key…”
“Che c’è?”
“Mi sa che mi sono innamorata di zayn.”
“Benvenuta nel club, amica mia!”

 
 
Partecipa al contest #ShadowOfLove di Lilac J. 
Keyra è un personaggio inventato da me, per tanto ne ho i diritti assoluti. 

 


Note dell'autrice:
un'altra Zayra? Ma che palle! 
Che ce volete fa? Sono una rompicoglioni lo so. Ma che posso farci se vedo Zayn solo con la mia Keyra? Niente. E voi vi beccate ste due one - shot su Zayra per un concorso. Che dire? La coscienza di Keyra che chiama Zayn con il suo nome di battesimo perché odia che Keyra lo chiama Zayn con la y e non con la i. Si impunta su stronzate del genere, odiando con tutto il suo essere quel ragazzo per poi innamorarsi anche lei di lui. Da Zayn dormiente non si scappa. Anche la sua coscienza non si è salvata da quello spettacolo e non si salva dall'innamorarsi di lui.
A differenza di Keyra che lo chiama Zayn, perché le sembra stupido chiamarlo per il nome di battesimo e non come lui vuole farsi chiamare.
In realtà non ho molto da dirvi. Presto posterò la seconda, ed ultima parte, di questa one shot per questo concorso. Spero di non essere andata, per adesso, fuori tema. Il contest è questo: cliccami tutto (shadow of love) indetto dalla mia amiciccia Lilac J. 
Per altro niiiiiiiiiente. Spero che vi sia piaciuta. Enjoy. 
Un bacio ai pupi;
Marrymezayn (sempre e solo lei. ahahahah)

 

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Capitolo 2
*** key. ***


Le sue mani erano ovunque. Non c’era nessun centimetro di pelle dove quelle piccole dita non l’avessero toccato. Quelle mani, sembravano conoscerlo come le sue tasche. Sapevano dove la pelle era più sensibile e soprattutto sapeva dove poteva e doveva andare a toccare per farlo finire negli inferi. Buttò giù un gemito mischiato ad un lamento e sentì la risatina di lei infrangersi con la sua pelle, provocandogli un brivido su tutta la schiena. Abbassò gli occhi e incontrò i suoi; cioccolato puro con qualche scaglia di oro. Li aveva guardati così tanto in vita sua che oramai conosceva ogni sfumatura di quel paio di occhi. Ma solo quel giorno ci stava navigando dentro.
 
Istintivamente strinse le gambe quando si svegliò con un erezione davvero scomoda nei boxer. Gemette affranto sapendo che, purtroppo, si sarebbe dovuto liberare sotto la doccia come da troppi anni a quella parte succedeva.
Non era la prima volta che gli capitava e, ahimè, non sarebbe stata l’ultima. Percepì un movimento di fianco a lui e, in un nano secondo si rese conto che quello che aveva visto fino ad allora non assomigliava al solito luogo che vedeva ogni mattina. E quando capì che quella non era la sua camera – e men che meno il suo salotto – per poco non ebbe un infarto; o lo ebbe di più quando si ritrovò un paio di occhi color cioccolato e scaglie oro a scrutarlo attentamente. La distanza era minima... Quanti mesi - ma chi voleva prendere in giro? Anni, erano anni - che desiderava poter scrutare quegli occhi da così vicino? E altrettanti anni che voleva avere quel risveglio. E solo l’idea che lei stesse sentendo quella presenza in più – perché era impossibile che non la sentisse... Andiamo! Le era spalmata addosso come la nutella al pane – gli fece provare una gran vergogna. Si mise seduta sul divano e lo scavalcò come niente fosse, dopo essersi grattata il viso, dirigendosi chissà dove. Puntellò i gomiti sul divano, guardandola allontanarsi per poi crollare con la faccia tra i cuscini del divano, gemendo debolmente. E proprio quando stava cercando un modo per ammazzarsi – magari soffocandosi con quei cuscini – lei tornò, bussando sulla sua spalla per richiamarlo. Alzò la testa poco dopo, trovandola li a guardarlo con uno sguardo annoiato e assonnato a porgergli una tazza di caffè. Si ributtò poco dopo sul divano, quando prese la sua tazza e non prima di essersi messo seduto.
«Zucchero!»
 «Cosa?» forse era ancora il sonno, oppure non si era ancora svegliato da quel sogno... Ma per caso l’aveva appena soprannominato zucchero?
O ci aveva sentito male?
Keyra si girò verso di lui, lentamente, come se non avesse la più che minima voglia di vivere e sospirando disse:
«Zucchero!» sembrava come se per dire quelle tre sillabe avesse usato tutta la sua forza. «Manca lo zucchero.» Le sorrise quando lei alzò le spalle indifferente e sorseggiò la prima dose di caffeina in quella giornata.
Si alzò e andò in cucina a mettersi lo zucchero, girando assonnato il cucchiaino e guardando poi, disperatamente, verso il basso. Il suo amichetto non aveva intenzione di calmarsi e questo lo rendeva assai affranto. Con un sospiro tornò in salone, trovandola stesa sul divano mezza addormentata. Rimase immobile di fronte al divano, chiedendosi se era il caso di mettersi seduto in poltrona ma lei si spostò e aprì gli occhi, indicandogli il posto libero. Un sospiro ancora e si sdraiò al suo fianco, non prima di aver sorseggiato un sorso di caffè e aver appoggiato la tazza per terra, aspettando che si freddasse un pochino. La senti sospirare e incuriosito si girò per guardarla. Di nuovo così vicini ma al tempo stesso così lontani. La sentì mugugnare e si fece una lieve risata.
«Non ridere di me, Malik.» Si guardarono negli occhi e ghignò lievemente. La vide riaddormentarsi entro i dieci minuti mentre lui si riaddormentò solamente quando smise di pensare che stava dormendo al suo fianco.
Era difficile da credere; insomma erano come cinque anni che le andava dietro e non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi per scambiarci anche un semplice ‘ciao’. Lui, che si portava a letto chiunque, con lei non riusciva neanche a spiccicare una frase di senso compiuto. La prima volta che l’aveva notata era stata per una partita di pallavolo della scuola. Niall l’aveva trascinato li a forza, dicendogli che se non lo accompagnava a vedere la ragazza che gli piaceva da anni, gli avrebbe tenuto il muso per un mese. E non poteva fare a meno del sorriso di quell’irlandese. Era la sua dose quotidiana di buonismo.
In più c’era anche la ragazza/scopamica di Liam che giocava, quindi ci era dovuto andare per sostenere una squadra di un gioco che non gli piaceva neanche. Era pur vero che vedendo la divisa si ricredette un pochino. Pantaloncini mini e una maglietta che sembrava una seconda pelle.
L’aveva notata subito, stava sorridendo e parlando ad un’altra ragazza.
«E’ lei.» Aveva detto il castano, indicando verso le due che chiacchieravano.
Per un secondo aveva trattenuto il respiro, pensando che fosse la mora, ma fortunatamente disse: «E’ quella castana chiara.» aveva buttato un sospiro di soddisfazione sapendo che non era quella che aveva adocchiato. E Liam si era messo a salutarla con enfasi, subito ricambiato da Maddison, che gli regalò anche un bel sorriso. Quando Keyra si era girata verso il punto dove salutava Maddison, aveva percepito subito lo sguardo di lei addosso. Ma l’aveva praticamente freddato con lo sguardo. E da lì non le aveva più staccato gli occhi di dosso. Ci aveva provato in tutti i modi a farsi notare, ma aveva dovuto chiedere a Niall se…
I suoi pensieri vennero interrotti da un click di una macchinetta. Si rese subito conto che si era addormentato e aprì lievemente gli occhi, girandosi poi verso la fonte del rumore. Niall teneva in mano il suo cellulare, e sorrideva.
«Sto per morire nei feels.» Alzò gli occhi al cielo e tornò nella posizione primaria. Con le labbra che sfioravano la fronte di lei. «Dorme?»
«Già. E anche io dormivo se te lo stessi chiedendo.» Lo sentì ridacchiare.
«No, non mi interessava. Avete…?»
«No, Niall. Non abbiamo fatto sesso.»
«Peccato...» Già… Peccato! Solo l’idea gli fece passare un brivido di eccitazione sulla colonna vertebrale. Si mosse istintivamente e questo portò Keyra a svegliarsi. Rimase immobile e al lamento solito di lei, ridacchiò. Lei aprì gli occhi e lo guardò male.
«Mi domando che avrai da ridere, Malik. E Horan, solo per avermi svegliato ti ammazzerò nel sonno.» Detto questo diede le spalle ad entrambi, facendoli ridere fragorosamente. Per un attimo credette che aveva sentito il loro discorso, ma se lo avesse fatto avrebbe sicuramente detto qualcosa.
«Quando pensi di ridarmi il preservativo?» chiese ad un tratto, pensoso.
«Ehm non so, tipo... Mai?» Si girò a guardarlo, serio in viso. Perché non voleva ridarglielo?
Si fissarono e poco dopo Keyra, si girò dando di nuovo le spalle allo schienale.
«L’avete usato?» chiese incredulo. E al rossore di lui dedusse che si, l’avevano usato. Niall Horan aveva capito tutto nella vita e lo stimava con tutto se stesso. Altro che lui; manco era riuscito a respirare la sua stessa aria, quasi. La mora stesa al suo fianco cominciò a ridere fragorosamente, facendo girare entrambi verso di lei; non l’aveva mai vista ridere in quel modo, e doveva ammetterlo... Era qualcosa di divino.
«E ora perché ridi?» Niall, se avesse potuto, si sarebbe scavato la fossa della vergogna. Lei si asciugò gli occhi e guardandolo, ricominciò.
«Perché sono un fottuto genio e lui ti ha lasciato a bocca asciutta. Stasera avrai tanti di quei due di picche che mi farò una bella ghignata.» Sorrise a labbra strette e scosse poi la testa. A lui che gli importava se aveva o no quel preservativo? Non l’avrebbe comunque usato quel giorno, ma lei non lo poteva sapere. L’ascoltò continuare a ridere e si guardò con Niall che li fissava con le sopracciglia alzate.
«Il piccolo Horan zitto zitto ti ha dato una pista!» roteò gli occhi al cielo e sorrise debolmente. Il biondo si mise seduto sulla poltrona chiedendo se poteva raccontare quello che era successo e lei tornò a starsene sdraiata al suo fianco, in silenzio ad ascoltare. Si erano incontrati nel corridoio e si erano messi a chiacchierare, seduti per terra. Niall era sceso a prendere delle birre e una cosa tira l’altra erano finiti a letto. Solo che quella mattina appena aveva sentito che Mary si stava per svegliare era scappato come un codardo.
«Tanto non scappi, la rivedrai stasera. Anzi, direi anche tra poco perché mi verrà a cercare.» Spiegò lei, ora seduta ma con le gambe sopra le sue, tenendo in mano la sua tazzona di caffè ormai freddo. A quella frase Niall si mise le mani tra i capelli e gemette. Come aveva detto la mora, Mary scese poco dopo e rimase immobile vedendo la scena che le si parava davanti.
«Buongiorno raggio di sole. Dormito bene?» La videro annuire, poi lui si girò verso Keyra, sorridendogli.
«Tu dove sei finita tutta la notte?» Davvero era quella la prima frase che avesse detto?
«Da quello che so, non te ne sei preoccupata più di tanto.» e riprese a ridacchiare, subito seguita da lui che in quella situazione si stava più che divertendo.
Abbozzò e non rispose alla frecciatina di Keyra per poi posare gli occhi assonnati su Niall che guardava tutto interessato il pavimento.
«Malik, mi sa che è ora che ci andiamo a fare una doccia…» La guardò e, vedendola del tutto calma per poco non smise di respirare all’idea di farsi una doccia con lei. Ma a quanto pare Keyra non intendeva quel tipo di doccia. Intendeva separati.
Annuì e guardandola alzarsi, lasciarono i due da soli per chiarire. La seguì in silenzio su per le scale e, dopo un saluto a mezze labbra lei entrò in quella che era la sua stanza per quei due giorni.
Bisognava dirlo che, sotto a quella doccia, ci sarebbe stato pure troppo?
 
 
Entrò nella sua stanza come un fiume in piena, senza neanche bussare. Si richiuse la porta alle spalle e per poco non svenne.
«Malik?» Lo richiamò lei, facendolo crollare dai suoi pensieri macabri. Perché in quel momento voleva solo ammazzarsi con l’acido muriatico e farla finita lì. Il giorno prima gli era sembrato grandioso scambiarci finalmente un discorso; era stato ancora più incredibile quando si era risvegliato al suo fianco ma… Se avesse saputo che, aver quasi obbligato Niall ad andare a pregare quella deficiente di Alexandra pur di essere a quella festa avesse portato a tutto quello, allora forse era meglio se in passato si fosse cucito quella boccaccia. Era mille volte meglio morire sapendo che la tua crush non ti si incula di pezza – a differenza del resto della popolazione inglese femminile in quella scuola – che avere di fronte lei, vestita in quel modo.
Ora, non sapeva se era morto ignaro di esserlo, oppure stava sognando. Ma quello spettacolo, beh, non era umano.
Un vestito bianco, senza spalline, lungo e praticamente trasparente – che lasciava intravedere le gambe – e quello che sembrava un secondo vestito un po’ più coprente sotto, che nascondeva le parti più intime. Scarpe scure che staccavano da quel candore e… Merda sembrava un ragazzino alla prima cotta. Da quanto che si interessasse di come era vestita una ragazza?
Ma quello era, se glielo lasciate dire, qualcosa di divino. Forse il candore del vestito, forse lo stacco dei capelli e della pelle semi-abbronzata, forse era lei. Fatto sta che gli venne duro, all’istante. E si dimenticò pure perché era lì; senza maglietta.
«Malik? Che succede?» Per l’ennesima volta non le rispose. Pregò seriamente che non guardasse verso il basso dove, il tessuto dei jeans, in quel punto erano fin troppo stretti. «Malik per dio, che cazzo vuoi?» Finesse.
«F-Fanno sesso.»
«Eh?»
«S-Stanno facendo sesso. E io sono entrato. Non potevo… Merda Key, ho visto la tua amica nuda e, fidati, con quella faccina da santa non ti aspetti di trovarla in quella posizione!»
La vide alzare un sopracciglio e, fissandolo come se arrivasse da Marte, tornò a sistemarsi i capelli di fronte allo specchio.
«Non hai mai visto due fare sesso, Malik?» Ghignò nel riflesso dello specchio e, capendo che lo stava prendendo in giro, si amareggiò. «Vuoi dirmi che tu, quando ti piace una ragazza e siete nella stessa camera, ci giochi a carte?»
«No.»
«E allora di che ti stai preoccupando?»
In effetti in quel momento non trovò nulla per cui avere un panico del genere. In fondo, stavano facendo sesso; loro. Però forse l’entrata in camera senza bussare se la poteva risparmiare. In entrambi i casi. Soprattutto se ora, dopo la seconda entrata in scena, ce l’aveva duro come il cemento.
E pensare che l’avrebbe vista vestita così per tutta la sera.
«O forse ci giochi a sasso, forbici e carta?» Continuò a prenderlo in giro, schernendolo come se non ci fosse un domani. Si ritrovò a gonfiare le guance come un bambino piccolo rendendosi conto che Keyra si stava divertendo particolarmente.
«La finisci?! Solo che non mi aspettavo che quei due scopassero come ricci!»
«Beati loro…» La sentì sussurrare, mentre prendeva il contenitore dei trucchi e cominciava a sistemarsi. «Ora, la domanda ovvia è: perché sei entrato in camera come un tornado?»
«Perché mi serviva la mia giacca di pelle, che ha Niall in valigia. Non credevo di interrompere quei due… Pensavo che si stessero preparando.»
«Magari lei è entrata in camera di Niall per un consiglio e, vedendosi vestiti in festa si sono saltati addosso. Li potrei anche capire!»
«Ma tu da che parte stai?» Le domandò quando, ancora, si rese conto che lo stava prendendo in giro. La sentì ridere fragorosamente, poi si andò a sedere sul suo letto visto che quello shock gli aveva levato le forze. O forse qualcun'altra gliel’aveva levate.
Quando si calmò un pochino, si rese conto della situazione. Forse era meglio se se ne andava, ma sembrava che il suo cervello e il suo corpo non collaborassero.
«Perché mi guardi?» Chiese quando si rese conto che, dal riflesso, Keyra lo fissava di tanto in tanto.
«Da quanto hai quel tatuaggio?» Non capì e alzò un sopracciglio. Quale dei tanti tatuaggi intendeva lei? «Quello sullo sterno, Malik!»
«Un annetto, perché?»
La vide alzare un lato delle labbra e alzare contemporaneamente le spalle. Il discorso venne interrotto dall’entrata in scena di Mary che, proprio come lui, entrò come un tornado. Appena lo vide, divenne di un rosso ciliegia e pure lui non era da meno. Abbassò subito lo sguardo, guardando il pavimento.
«Ti sto cercando da un’ora…»
«Io sono sempre stata qui, darlin. Hai però sbagliato porta, da quello che so.» La schernì, facendola diventare ancora più rossa. «Che c’è?»
«Niente…»
«E allora perché sei entrata così come un tornado in camera mia?»
«Beh perché… Ehm, hai notato che…?» La vide indicarlo con un gesto della testa e, entrambi alzarono un sopracciglio a quel gesto. Stavano per caso parlando di lui? Maybe.
Si guardarono per qualche secondo e poi:
«In un momento come quello ti sei accorta di un particolare così piccolo? Forse Niall non è così bravo come mi hai raccontato!»
«Ma possibile che non posso nasconderti niente che tu già sai?»
Vide Keyra ghignare, tornando a truccarsi. «Colpa mia se Malik si stranisce se vede la mia migliore amica come Mamma Marianne l’ha fatta?»
Mary alzò il sopracciglio e: «Ok, l’importante è che l’hai notato. Ciao! Ci vediamo dopo.»
«Fila dritta in camera tua, Mary. Non posso aspettarti per il resto della mia vita.» E dopo una risatina la ragazza uscì dalla porta come era entrata.
Keyra tornò a truccarsi, mentre lui tornava a non fare nulla. Sarebbe potuto andare via, ma dava venti minuti di precedenza a Mary, non si sapeva mai.
«Di cosa ti dovevi accorgere?» Chiese, incuriosito.
«Niente di che, Malik.»
«Ma parlavate chiaramente di me, quindi di che ti dovevi accorgere?»
Con un sospiro, si girò a guardarlo dopo che finì di mettersi quel coso sulle ciglia. «Quel tatuaggio l’ho fatto io. Cioè, il disegno.» La guardò come si guardava una persona che tu credevi pazza; poi capì l’antifona.
Sorrise a labbra strette. «Mi vuoi dire che ho tatuato un tuo disegno??» Chiese incredulo e un po’ divertito. Ricordava ancora quando se l’era fatto e quando l’aveva visto.
«Di più. Hai le mie labbra tatuate su di te.» Ancora la fissò come se fosse pazza e lei sorrise a labbra strette, facendo venire fuori quelle fossette ai lati delle labbra. Vedendolo sicuramente incredulo delle sue parole, abbassò lo sguardo.
«Dai, mi prendi in giro.»
E lei rialzò lo sguardo, battagliera. Prese un fazzoletto di quelli iper fini e, mettendosi – nel modo più sensuale – un rossetto rosso, si appiccicò il fazzoletto sulle labbra, per poi levarlo. Guardò lo stampo attentamente e poi gli fece segno di alzarsi. Si alzò e si avvicinò a lei, che lo posizionò di fronte il lungo specchio. Da dietro, infilò le braccia tra le sue e posizionò il fazzoletto sul petto all’altezza del tatuaggio.
«Ti prendo proprio in giro, Malik. Valle a trovare altre labbra come le mie. E’ un po’ come la scarpetta di cenerentola. Calza solo ad una ragazza.»
Combaciavano del tutto. Spostò lo sguardo dal fazzoletto e, guardandola tramite lo specchio, la sentì ridere. Subito cercò di capire perché ridacchiasse, poi guardò la sua faccia. In effetti aveva una faccia da allocco.
 
 
 «Mi stai ascoltando?» Domandò Niall, che stava farneticando su qualcosa che riguardava Mary – sicuramente. Lui non faceva nient’altro che pensare a meno di un’ora prima, quando Keyra aveva posato quel fazzoletto sul suo petto e l’aveva reso partecipe di una cosa che, prima di allora, non avrebbe mai creduto possibile.
Esisteva il destino? Lui non ci credeva, però a quanto pare il destino esisteva e si stava burlando di lui; da anni, ormai.
Non bastava che gli piaceva una ragazza da quasi sei anni, non bastava che appena lei metteva piede nella sua stessa strada lui perdeva facoltà mentale. E non bastava neanche che, ai suoi occhi, era solo un bulletto del cazzo. No, non bastava quello. Doveva metterci anche che, quel tatuaggio che un anno prima aveva visto e che lui aveva soprannominato “il bacio di un angelo” era stato disegnato da lei. E non bastava neanche questo. Le labbra disegnate non erano altro che una riproduzione uguale delle labbra di Keyra. La sua crush. Dai, era ridicolo. E il destino era infame da morire.
Ora sentiva solamente il bruciare insistente su quei pochi centimetri di pelle, dove sapeva che erano tatuate le labbra di Keyra.
«Ma che hai stasera?» Si riscosse quando vide la mano di Niall passare di fronte ai suoi occhi e si girò a guardarlo.
«Labbra. Keyra. Tatuaggio.»
«Sesso. Mary. Albero.»
Alzò un sopracciglio. «Che cosa?»
Il biondo ridacchiò alzando le spalle ampie e guardandolo poi. «Pensavo che stavamo giocando a ‘parole random’.»
«Ti vorresti scopare Mary su un albero?»
Niall alzò un sopracciglio. «Mhm… Non male come idea! Tu vorresti tatuarti le labbra di Keyra addosso?»
«Ce le ho già tatuate addosso!»
«Si, e io nei miei sogni sono inglese.» Lo fissò e Niall ricambiò. «Avete fatto sesso?»
Roteò gli occhi al cielo e scosse la testa. Quel ragazzo non si smentiva mai. «No, Niall. Non abbiamo fatto l’amore
«E allora che diavolo stai dicendo?»
Ci mise meno di tre minuti a raccontargli per filo e per segno che cosa stava cercando di spiegargli e, alla sua faccia, sorrise nervosamente. «Precisamente era questa la faccia che ho fatto io nello scoprire che ho le labbra di Keyra tatuate su di me.»
«Destino infame…»
«Già!» Ansimò, infilandosi le mani tra i capelli e gemendo come se quello fosse un dramma senza nessun modo per risolverlo. Non che il giorno dopo sarebbe andato all’ospedale invocando aiuto per farsi levare quel tatuaggio, ma dentro di sé c’era quella parte di lui che si muoveva irrequieta nel sapere che aveva le labbra di Keyra su di lui.
Sembrava una partita contro il destino e, sinceramente, la stava ampiamente perdendo. Lo stava stracciando da due giorni a quella parte. O semplicemente da cinque anni e qualche mese.
«Malik?»
«Che c’è?»
«Non vorrei dirti nulla ma un angelo sta uccidendo mezza sala.» Alzò la testa e notò, ovviamente, che metà del genere maschile aveva gli occhi puntati addosso a Keyra. Allora non solo lui era rimasto affascinato da quella visione solo perché era tipo innamorato di lei da tipo cinque anni. No, era divina davvero.
«Malik?»
«Che c’è ancora, Horan?» Voleva solo morire guardando quella ragazza; Chiedeva troppo?
«Io ti ho chiesto se avevate fatto sesso.»
«E io ti ho detto di no.»
«No, e tu hai risposto che non avete fatto l’amore.»
Detto questo, lo abbandonò alla consapevolezza che si era fottuto completamente il cervello. Amore, merda. Aveva detto amore.
 
Seduti sul divano, aspettando che tutti gli invitati arrivassero, mangiavano qualcosa e chiacchieravano del più e del meno.
«Da quello che so, eleggeranno la reginetta e il re della serata.»
«Ma dove siamo? Ad un ballo studentesco?» Disse Keyra, fingendo il gesto di vomitando e facendo ridere anche Mary e Niall. «Maddison ci degnerà della sua presenza questa sera o…?»
«Dice che stanno arrivando.»
«Chi?»
«Lei e Payne!» Dalla faccia che fece, capì che Keyra non sapeva che quei due erano più che fidanzati da tipo un anno e che si dicevano come scopamici ma in realtà avevano più che una relazione stabile. «Dai Keyra, è palese quei due stessero insieme!»
«Traditrice… Mi avesse detto qualcosa!»
«Se tu mia cara hai gli occhi prosciuttati non possiamo farci nulla…» Le due presero a stuzzicarsi su quella cosa finché, proprio Maddison e Liam non arrivarono alla festa, cercandoli tra la folla. Quando si fermarono di fronte a loro, presero a salutarsi e si buttarono seduti al loro fianco in un men che non si dica.
Mary accompagnò Maddison, dopo aver tirato più che mai il braccio di Keyra per farsi accompagnare – ma quella era troppo offesa per degnarla di uno sguardo – e la ragazza rimaneva seduta al fianco suo e di Niall a guardare male Maddison con le braccia strette sotto al seno.
«Senti ma…»
«Cosa Malik?» Chiese brontolando.
«Come l’hai chiamato questo tatuaggio?» Interessata forse più al suo discorso che a maledire Maddison, si girò a guardarlo.
«Non ha un nome.» Alzò le spalle minute e tornò a guardare in giro per la sala. «Mi sono sempre piaciute le ali, quelle bianche… Ma lasciando andare la fantasia mi sono ritrovata a disegnarle nere. E in mezzo ho pensato di mettere le mie labbra.»
«Perché pensi di essere più un essere cattivo che buono?»
«Forse, Malik, forse…» La vide sorseggiare il suo drink, pensierosa. «Però non tutti quelli che portano un velo nero addosso, significa che siano peccatori. Potrebbero essere solo delle spie.»
«Quindi saresti un angelo vestito da demone?»
«Ahah… Malik, sono tutto tranne che un angelo, fidati.» Questo era lei a dirlo. Guardò il suo profilo e come lei, si mise a guardare la folla intorno a loro. «A volte invidio la gente normale.»
«Perché?»
Con la coda dell’occhio la vide alzare le piccole spalle. «Perché sanno esprimere ciò che vogliono senza nessun problema. Guarda Maddison, guarda Mary… Sembrano felici e lo dimostra la loro faccia.»
«E tu che dimostri?»
Crollò il silenzio tra di loro, mentre lei sicuramente stava pensando a come rispondere a quella frase trabocchetto. «Che mi sto rompendo i coglioni! Che in effetti è quello che provo…»
Scoppiarono a ridere fragorosamente entrambi da quella risposta. «Non sei tanto diversa da loro, allora. In fondo è un po’ una palla questa festa.»
«Mia cugina è davvero così triste!» Continuarono a ridacchiare di quel discorso, finché gli altri non cominciarono a sparare minchiate a destra e a manca; l’alcool cominciava a fare il suo effetto in quel gruppetto.
Dopo poco più di un’ora, gli animi di tutti lì dentro si erano animati. Sembrava di essere più ad un raive che ad una festa; ma dettagli. Lui era brillo o forse poco di meno. Insomma, era allegro quanto bastava per non essere il musone di sempre.
«E brava… Stavi con Payne da un anno e non ce l’hai detto. Siamo offese.» La sentì brontolare verso Maddison rossa come un pomodoro e mano nella mano con Liam. Il gruppetto si stava pian piano ingrandendo, ma non ci faceva più tanto caso.
Maddison mandò un bacio verso Keyra che spostò la testa, come per evitarlo. «Dai, ti sei offesa davvero?!»
«Beh, mi nascondi questa grande verità. A quando i nipotini?»
«Ecco perché ti ho nascosto tutto. Perché sapevo che non ti saresti evitata di prenderci in giro.»
Le due si guardarono per poi sorridersi debolmente. Le guance di lei erano leggermente più rosee, forse per il drink che teneva in mano. E gli occhi gli dicevano che forse era un po’ brilla, ma non eccessivamente da fare danni. Niall aveva perso la concezione quasi un’ora prima e stava ballando poco castamente con Mary in pista. Ogni tanto, tra una canzone e l’altra, il dj leggeva biglietti che venivano scritti anonimamente da qualcuno e indirizzandoli a qualcun altro.
Se avevi qualcosa da dire a qualcuno ma ti vergognavi di dire il nome, potevi sfogarti in quel modo. Nel trash ci erano caduti già un’ora dopo dell’inizio della festa, con alcuni biglietti che citavano posizioni del kamasutra da qualche maschio verso qualche femmina.
Si andò a sedere su un divano che si era liberato e gli altri lo raggiunsero, anche perché ci era corso incontro così velocemente da caderci sopra.
Se Keyra non era lucida, beh, non si poteva dire il contrario di lui. Era brillo anche lui, ma non lo dava a vedere. Insomma, c’era qualcuno sano a quella festa ma era più come trovare un ago nel pagliaio. 
Liam si sedette al suo fianco mentre Keyra e Maddison si avviavano verso la zona Bar per prendere altri drink. «Come va?»
«A parte che ho le labbra di Keyra tatuate su di me, una favola.»
«Ma che stai blaterando?»
«’scia perdere.» Buttò un sospiro depresso e si abbandonò con la schiena sullo schienale, buttando indietro la testa e volendo morire lì seduta stante. «Liam…»
«Mhm?»
«La voglio!»
«Vai e prenditela.»
«La voglio tutta, non solo stanotte.»
«Wow Malik… Mi stupisci sotto effetto dell’alcool. Perché non ci provi?»
«’scia perdere.»
Pareva facile da dirsi, Lì. Peccato che non riusciva neanche a tenere aperti gli occhi pensa a dire la verità a quella ragazza. Era troppo per lui, e lui troppo poco per lei. Si meritava uno che l’amasse veramente e, forse, lui non era in grado. In fondo non era nient’altro che un coglione che tutti vedevano un teppistello.
«Io sono un finto duro con il cuore tenero.» Sussurrò ad voce moderata, sempre ad occhi chiusi e rilassato sullo schienale.
«Senti finto duro con il cuore tenero, mi fai spazio?» Aprì un occhio e la vide lì, in piedi, di fronte a lui bella come solo una regina poteva essere. Poteva allungare una mano e l’avrebbe presa, ma non ci riuscì. Ma non per l’alcool, ma per paura.
«Hn.» E richiudendo gli occhi, non la degnò di una vera e propria risposta. Si fece spazio da sola, spingendolo da una parte del divano e sedendosi al suo fianco. La sentì chiacchierare con Maddison e Liam, mentre lui cercava di concentrarsi nel non vomitare. Forse non era brillo, ma un anticchietta in più.
«E ora leggiamo altri messaggi anonimi: “Da Peter per la panterona… Ti prego montami come un mobile Ikea”.» Sentì la risata di Keyra solcare l’aria a quella frase, e sorrise debolmente di rimando. Guardava il soffitto alto della sala come se dentro di esso ci potesse trovare le risposte alle sue mille domande.
«Questo non ha mittente. Ma un destinatario c’è… “Al mio lui.”» Suspance, forse non collegò all’istante che quella frase era più che conosciuta. Continuò a guardare il soffitto. «Chi sei tu che difeso dalla notte entri nel mio chiuso pensiero?» Shakespeare. Quello era Shakespeare. Lo conosceva, l’aveva letto la sera prima e…
Corrucciò la fronte. Balzò a sedere dritto e guardò Liam al suo fianco. «Questo è Shakespeare, Lì!»
«Ehm, si perché?»
Mosse velocemente gli occhi a destra e sinistra, notando che di Keyra neanche l’ombra. «Shakespeare. Lo stavo leggendo ieri, di fronte a lei.»
«Ma di che parli, Zaynie?»
Maddison li fissava con le sopracciglia alzate, cercando di capire di che parlassero. O forse di cosa stesse blaterando lui. «Non può essere una coincidenza, Lì.» Cercò di spiegare alla ben e meglio quello che era successo la sera prima, fregandosene che ci fosse anche Maddison. Forse sapeva già che era mezzo infatuato di Keyra, Liam sicuramente gliel’aveva detto. O forse no, vedendo la sua faccia.
Ma gli fregava pari a zero.
Si alzò e andando dal Dj, fece quello che senza l’aiuto dell’alcool non avrebbe fatto. Rispose. Perché era più che certo che quella frase era indirizzata a lui.
Disse al tipo di leggerlo subito dopo la fine della canzone e tornò dai suoi amici.
«E ecco un altro foglietto.» Si girò a guardare la sala, cercandola. Non la vedeva con tutte quelle luci. Si stava riprendendo o forse era l’adrenalina che gli faceva credere che stava meglio. Ci aveva perso più di tre minuti a decidere il nome da dare a lei, per rispondere. Alla fine aveva messo “all’angelo vestito da demone”. « “Il manto della notte mi nasconde ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio il loro odio mi tolga la vita e non che la morte tardi senza il tuo amore” Wow… Che paroloni. Abbiamo dei filosofi qui a questa festa.» L’ignorante neanche sapeva che quello era Shakespeare. Bevve un altro po’ del suo drink, attendendo. Se aveva percepito bene, sennò amen.
Dovette aspettare più di tre canzoni prima di ricevere una risposta.
«“Al mio lui: Perdonami di amarti e di avertelo lasciato capire.” In più dice, in piccolo: “Romeo e giulietta ci spicciano casa.”»
Scoppiò a ridere, sotto gli occhi straniti dei due spettatori seduti al suo fianco. La vide tornare verso il balcone alla fine della sala e le sorrise quando lei appoggiò lo sguardo su di lui.
«Ora dove vai, Malik?»
«A prendere una boccata d’aria.» Si alzò e stirandosi il giacchetto di pelle, si diresse barcollando verso il balcone alla fine della sala, sperando veramente che non ci fosse nessuno. O almeno che ci fosse solo lei. Non che sarebbe entrato stile film correndo e la andando a baciarla, ma… Sai che figura di merda se tutti lo vedessero in quel modo?
Tirò fuori una sigaretta prima di mettere piede fuori dal balcone e dopo aver respirato l’aria frizzantina di quella sera, la cercò con lo sguardo mentre si accendeva la sigaretta.
«Ciao Malik.» E si girò, vedendola appoggiata all’inferiata con quel vestito lungo e candido che svolazzava leggermente per il venticello. «Che dicono Romeo e Giulietta?»
Sorrise. Era lei.
 
 
 
[…] “È giunto il momento,” asserì, “di dirti ciò che ti avrei dovuto rivelare cinque anni fa, Harry. Per favore, siediti. Sto per dirti ogni cosa. Ti chiedo solo un po’ di pazienza. Avrai la tua occasione di adirarti con me – di fare qualunque cosa vorrai – quando avrò finito. Non ti fermerò.” Harry gli lanciò una rapida occhiata, poi si lasciò cadere pesantemente sulla sedia opposta a Silente ed aspettò. […]
Finalmente era arrivata la primavera. Il tiepido venticello primaverile batteva su Londra da alcuni giorni, rendendo gli animi delle persone un pochino migliori. Tutti appena potevano uscivano e andavano al parco per godersi quel sole delicato che baciava la pelle e per stare in compagnia di amici.
Seduto su una panchina, con la testa di lei posata sulla gamba destra, ascoltava la voce delicata di Keyra che rileggeva per la terza volta quel libro. Ma come aveva detto lei, quella volta non lo stava rileggendo per se stessa, ma bensì per lui. Lui che aveva osato prendere in giro la sua scrittrice preferita, ora si doveva subire quelle letture su Harry Potter.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma in fondo quei piccoli momenti tutti loro gli piacevano e, ovviamente – non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura – gli stava piacendo anche Harry Potter. Aveva avuto ragione lei, un anno e mezzo prima…
Doveva leggere il libro prima di giudicare.
Ma non lo stava leggendo lui, ma lei. Si era rifiutato di leggerlo, ma non perché non gli piacesse leggere ma perché sperava che lei si incazzasse al tal punto di farlo per lui. E non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura che amava il tono di voce di Keyra più di qualsiasi cosa mentre leggeva quelle parole che, era sicuro, lei conoscesse a memoria.
[…]Silente fissò per un momento gli assolati campi che si scorgevano attraverso la finestra, poi si rivolse di nuovo verso Harry e cominciò, “Cinque anni fa arrivasti ad Hogwarts, Harry, salvo ed intero, come avevo predisposto e stabilito. Beh – non proprio intero. Avevi sofferto. Sapevo che sarebbe andata così quando ti lasciai sui gradini della casa dei tuoi zii. Sapevo che ti stavo condannando a dieci anni oscuri e difficili.”
S’interruppe. Harry non fiatò. […]
Con le braccia posate sullo schienale della panchina, con la testa buttata all’indietro a godersi quel sole, con le dita di lei che distrattamente giocavano con la fedina al suo dito medio.
«Che fai, dormi Malik?» Aprì gli occhi e sul suo viso apparve un sorriso. Tirò subito su la testa e la guardò dall’alto. Spocchiosetta del cavolo.
«No Smith, ascoltavo la tua voce da racchia che narra questo noiosissimo libro.» La vide corrucciare le sopracciglia e poi gonfiò le guance, contrariata. Rise, di cuore, nel vederla così. Era un po’ come se a lui toccassero Shakespeare. Non sopportava l’idea che al mondo c’era qualcuno che non sopportasse quell’uomo o i suoi scritti. Ma lei non era così forte da mettersi contro un poeta come Shakespeare.
«Siamo al momento clou del libro e tu dormi… Dio, chi me l’ha fatto fare a mettermi con te.» Si mise a sedere, stizzita, facendolo ridere sonoramente da come aveva reagito. Perché non riusciva a capire che sarebbe rimasto giorno e notte lì ad ascoltarla? Perché doveva sempre dirle la verità, perché sennò lei non capiva?
«Torna al tuo posto e leggimi il continuo, donna. Sono cinque libri che aspetto di sapere perché questo troglodita l’ha lasciato sulle scale di quei folgorati.» E forse perché era quasi un anno e mezzo da quella sera, aveva imparato a conoscerlo. A sapere che dietro alla faccia più annoiata c’era uno Zayn interessato. Solo che le piaceva stuzzicarlo; e lui ci stava… Perché a lei piaceva e…
Da un anno e mezzo, nella sua vita aveva incluso unicorni e arcobaleni. A volte ringraziava l’alcool, che, in certi casi dava una grande mano. A loro due, aveva aiutato tantissimo.
E proprio mentre lei tornava a narrare il suo libro preferito di quella serie, vide in lontananza Maddison e Liam, seduti sotto un albero a pomiciare. Salutò con la testa il castano, che ricambiò subito dopo. Mary e Niall erano sicuramente rinchiusi in una delle due case a scopare come ricci.
Tornò a guardare la sua ragazza e, vedendola così presa dalla lettura da avere la fronte arricciata dalla preoccupazione, si piegò a sfiorarle le labbra. Lei affondò le mani nei suoi capelli corti e lo trattenne su di esse, facendolo ridacchiare.
«Che fai, distrai la narratrice?» Chiese quando si staccò, rimanendo a due centimetri dal suo viso a guardarla negli occhi.
«Non per niente mi sono fatto tatuare le tue labbra addosso. Mi attirano, che ci posso fare?» Un buffetto lo fece ridacchiare e ritornò con la schiena dritta, facendo così tornare Keyra a leggere.
Se un anno e mezzo prima gli avessero detto che si sarebbe accasato, beh… Avrebbe come minimo riso in faccia a quella persona. Ma era la verità. Lui conosceva la famiglia di lei, Keyra conosceva la famiglia di Zayn. Tutti a scuola avevano appreso la notizia che Zayn Malik si era accasato come se fosse morto il principe di Inghilterra. Alcune – ma non l’avrebbero mai ammesso – si erano vestite di nero per il gran lutto. Altre avevano provato in tutti i modi a fargli cambiare idea, ma alla fine era rimasto sui suoi passi. Nessuna di quelle ragazze era o poteva sperare di essere come Keyra. In fondo, se tanti anni prima si era infatuato di lei, un motivo ci doveva pur essere.
Era fatta per lui; combaciava perfettamente a lui come il pane con la nutella. Come il gelato con la panna. E forse lui era fatto per lei.
Scoprire che era “Il suo lui” l’aveva più che stupito. Scoprire che Keyra era innamorata di lui da praticamente sempre, forse aveva aiutato a far restare stabile quella coppia. All’inizio lui aveva avuto tanta paura di quella novità; ma c’era sempre stata lei a tenere in piedi il loro essere una coppia. Se non fosse stato per lei, Zayn sarebbe scappato alla prima avvisaglia di coppia seria. Poteva anche essere Keyra, ma le paure a volte ti fanno arrivare al punto di non ritorno.
Ma se al tuo fianco c’è una persona che vale la pena di avere e sa quel che fa, allora è in grado di rimettere in piedi tutto. Anche un malato di amore come lo era stato lui. Impaurito di ammettere ciò che provava per lei anche a se stesso. Per cinque anni, lunghi cinque anni, aveva pensato a lei come qualcosa di intoccabile. Ma per la semplice paura di non riuscire ad essere tanto per lei.
Si era scoperto presto un bravo ragazzo, fedele e che poteva amarla proprio come aveva sperato che qualcuno l’amasse. E lei gli donava indietro il 150% di ciò che lui dava a lei.
«Guarda che poi ti interrogo eh…» Sussurrò tra una frase e un’altra di quel pezzo, facendolo crollare dal mondo degli unicorni. La vide spostare lo sguardo sul suo viso e le sorrise, ricevendo indietro un sorriso con tanto di fossette. Quel sorriso timido che gli donava quando lei, parole sue, si sentiva guardata come una cosa preziosa.
Finalmente aveva trovato la sua lei; quella che gli aveva permesso di dire “Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.”
Mai stata più vera quella frase come in quel contesto. Non aveva conosciuto la bellezza prima di allora e, sinceramente, aveva fatto bene a tenerla per lei quella frase. Rispecchiava per lui Keyra come Giulietta rispecchiava per Romeo.
«[…] Per lungo tempo nessuno dei due osò parlare. Da qualche parte, lontano dalle pareti dell’ufficio, giunsero ad Harry suoni di voci, studenti che si dirigevano giù verso la Sala Grande, forse per la prima colazione. Sembrava impossibile che ci potessero essere persone al mondo che ancora desiderassero mangiare, che ridevano, che non sapevano nulla né si interessavano del fatto che Sirius Black se n’era andato per sempre. Sirius sembrava già lontano milioni di miglia, anche se una parte di Harry credeva che fosse solo nascosto dietro quel velo, che avrebbe potuto trovare Sirius solo girandosi indietro, salutandolo, forse, con quella sua risata simile all’abbaiare… […]»
E aveva ragione lei; Romeo e Giulietta gli spicciavano casa a loro due.

 
Partecipa al contest #ShadowOfLove di Lilac J. 
Keyra è un personaggio inventato da me, per tanto ne ho i diritti assoluti. 


Note dell'autrice: E' l'una e quarantasei e si, sono qui a postare. Mi sembra di essere tornata indietro a quando scrivevo di notte le tre storie di Zayra. Ah, bei ricordi. Peccato che non ho neanche più tempo di respirare. 
Bando alle ciance: sapete che questa one shot da due capitoli è per un contest, no? Chiedo venia a Lil per l'immenso ritardo nel postare la seconda parte, ma come ho detto a lei il lavoro mi ha rubato fin troppo tempo e quando tornavo a casa, facevo tutto tranne che mettermi a scrivere. 
Spero che vi piaccia anche questa seconda one-shot. Più fluff di così, ragazzi, si muore. 
E chi ha notato che Mary e Niall in questa One-shot hanno preso il posto di Keyra e Zayn nella trilogia (che fanno sempre sesso?) mentre Keyra e Zayn di questi due capitoli sono i Mary e Niall della trilogia? FLUFF, FLUFF EVERYWHERE!
E non ditemi che sono cattiva con questa coppia. Sometimes li tratto da re e regina, sti due. 
Vabbeh basta sto sparando stronzate. Un bacio ai pupi ♥

 

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