our blood our veins our heart

di vale5sosstyles
(/viewuser.php?uid=582409)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** avviso ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 (lettera) ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Utenti wattpad ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** avviso ***


questa storia si trova anche su wattpad.. lascio il link per chi la vuole seguire.. grazie a tutti e buona lettura. -valentina

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Pov's Clarissa: Ora sono qui, seduta sull'erba del nostro giardino, insieme ad Harry. Quando mi regalò quella conchiglia, gli avevo promesso che l'avrei utilizata per qualcosa di davvero importante, ed ora eccoci, con un libro senza copertina e con le pagine ancora bianche, ma già completato dall'amore. L'elemento che ci ha portato avanti, la fede e la speranza di vivere e amare. Harry decise di dare un nome e un dovere a quella conchiglia: il nome Cry, perchè ha una chiazza a forma di goccia di un blu cristallino, quindi gli sembrava che piangesse, e il dovere è di proteggere questo libro, pieno di lacrime. l'ataccammo alla copertina bianca, nella speranza che tutta la nostra storia abbia un buon lieto fine. Introduzione Pov's Harry Dopo ore di angoscia, posso entrare nella sala parto. Vedo la mia Clary stesa su quel lettino pronta per dare alla luce le mie bambine, sto diventando padre, di due bellissime bambine! Dopo anni di sofferenza, stiamo creando una famiglia, ancora non ci credo. Troppe emozioni in troppo poco tempo. Sento il ginecologo dire a Clarissa che erano pronti per il cesareo, dopo che le hanno fatto l'anestesia. " Andrà tutto bene! Ti amo e ti amerò all'infinito! Tra un mese ti voglio sposare!" - le feci la mia proposta di matrimonio. Si la voglio sposare, lei è mia per sempre. Pov's Clarissa: Harry, il mio Harry mi sta dicendo di sposarlo il prossimo mese! Rimasi a bocca aperta per poi sorridere e abbracciarlo:" Si, si ti voglio, voglio sposarmi! Grazie Harry, ti amo." Mentre il dottore mi avverte che stanno incominciando, ritorno indietro nel tempo, rivivendo metà della mia vita sofferente, ma sopratutto piena di tagli che dal cuore andarono nelle braccia. Flashback: 10 marzo, 2005 Pov's Clarissa: Finalmente domenica! Mi alzai velocemente dal mio letto per raggiungere la camera dei miei genitori svegliandoli e dicendogli:" Mamma, papà sveglia su su! Domani sarà il mio compleanno! E oggi voglio andare alle giostre!"- sono molto felice e entusiasta che domani sarà il mio tredicesimo compleanno, finalmente arriverò alla stessa età del mio migliore amico! I miei fratelli Ashton e Louis, sono a dormire da amici, mentre mia sorella maggiore Perrie si è trasferita a Los Angeles per studio e lavoro, quindi non la vedrò per cinque anni circa... I miei genitori straniti dal mio comportamento, si alzarono; mia madre si diresse nella cucina mentre io e mio padre andammo nella stanza di Harry. Bussai senza ricevere una risposta, pochi secondi dopo harry aprì nervosamente, ma quando vide il volto di mio padre ammorbidì il suo. Ultimamente Harry è diverso, freddo e scontroso nei miei confronti. Da quando suo padre George ha lasciato Rose, la madre, è cambiato completamente, non sorride più, non gioca più e soprattutto non vuole più stare con me... Mio padre scese le scale, lasciandoci da soli, recandosi in cucina da mia madre, mentre io attraversai la porta per entrare nella camera del piccolo ospite. Harry si mise seduto nel letto, facendo segno di seguirlo, così feci. Vorrei proporgli da fare qualcosa adesso, ma mi limito a chiedergli cosa vuole fare oggi:" Harry, dato che domani sarà il mio compleanno, ti va di andare a giocare alle giostre, o vorresti fare qualcos'altro?"- chiesi la stessa opzione che avevo detto ai miei genitori. Lui non rispose, si coprì la faccia on le mani, iniziando a piangere silenziosamente. E' da tanto che non lo vedevo piangere, e l'ultima volta che l'ho consolato mi dete uno spintone senza motivo, facendomi cadere a terra prendendo una storta; non voglio seguire il mio subconscio relazionato a due mesi fa, quindi decisi di abbracciarlo più forte che potevo e lui contraccabiò facendomi restare per qualche secondo senza respiro. In quel momento stavo spruzzando felicità da tutti i pori, mentre lui soffriva, io ero felice, perchè è da tanto tempo che non accadeva un gesto pieno di emozioni. Dopo qualche minuto ci staccammo, e il piccolo ometto incominciò con i suoi senzi di colpa:" Scusa non dovevo abbracciarti... Non ho nessuno con cui sfocarmi e per sbaglio, ho rivolto i miei sentimenti a te.. Non dovevo... Adesso vai per favore voglio restare so.."- venne interrotto dalla chiamata di mia madre per avvertirci che la colazione era pronta... Quella sua frase profonda di sentimenti e di dolore, si "incatenò" nella mia testa, non volendo scioglersi. Ho un debole per harry dall'anno scorso, beh si, so di essere ancora un po' piccola, ma so già di condividerci tutta la mia adolescienza, lo spero, anche se lui ha già la fidanzata. La famiglia Styles abita accanto alla nostra villa del quartiere di Greenwich, una periferia di Londra... Le nostre mamme si conoscono dal tempo dell'elementari, hanno fatto tutta l'adolescienza insieme, incontrando poi i nostri padri... Scendemmo le scale entrmbi scalzi, gradino per gradino, con molta lentezza e mal umore, io non rivolsi parola, invece lui mi chiamò per nome:" Clarissa, non mi va di andare alle giostre e domani non vengo a scuola, non mi sento bene, dillo a mia mamma quando ti viene a prendere domani, perche oggi viene mia zia e mamma non ci sarà, io torno a casa da Gemma, finita la colazione"- annuii semplicemente, non mi andava di parlare, avevo la voce piena di delusione. Dal piccolo corridoio che ci hanno condotto le scale, ci recammo nella cucina abitabile, decorata da quella tavola piena di ben di dio: la tovaglia ricamata da coppie di ciliege, ricopriva il tavolo di legno lungo e rettangolare, con al centro un vaso, nel quale fuoriuscivano delle margherite finte, a fianco c'erano le bevande lisce e naturali, tra cui latte, succo d'arancia, d'anans e pompelmo; dall'altra parte, invece, verso la destra, c'erano cereali, frutta, uova, becon ed infine pane e nutulla. Io mi sedetti al centro con i miei genitori, mentre Hazz, dall'altra parte del tavolo. Finito il solito pasto inglese, andai di sopra, nel bagno a rinfrescarmi il viso, lavarmi i denti e vestirmi con una canottiera intima e sopra una felpa leggera, scelsi i primi pantaloni che trovai ovvero i jeans, di solito mi li sceglieva mia mamma, ma ho deciso che potevo farlo anche da sola. Quando finii andai nella mia camera, trovai harry osservare alcune delle mie foto appese al muro rosa tamponato di verde; era vestito con dei pantaloni di una tuta e un maglione nero con le strisce blu, alla spalla teneva il suo zainetto, con dentro le sue cose per la notte. Quando mi vide fece un passo indietro dal muro sussurrando con un filo di voce "scusa", per poi lasciare la camera. Quando mi girai, verso la porta della camera, era appena sceso dalle scale salutando e ringraziando i miei genitori educatamente, mi cadde una lacrima involontariamente, per il dolore causato dal suo distacco improvviso, di cui ne ero molto preoccupata che poteva succedere qualcosa di brutto. " Clary vieni a salutare Harry, sta andando a casa!"- esclamò mia madre- " Arrivo madre"- dissi io, facendomi coraggio. Attraversai il lungo corridoio vedendo la piccola figura da lontano, rivolgendomi un cenno con la mano, di cui contraccambiai. Aspettai i miei genitori cambiarsi e lavarsi, nel salotto, per poi uscire e andare alle giostre come promesso la mattina stessa; restammo lì per il resto della giornata, io feci tutti i giri delle giostre, adoro qualsiasi tipo di giochi, specialmente quelli di velocità! Pranzammo lì con della pizza e la cena la passammo a casa, dopo una bella doccia calda. Finito di cenare andai in camera a preparare la cartella per la scuola, poi mi misi il pigiama e presi una delle mie Barbie da colezione, e uno dei miei peluche di Spongebob, scelsi quello con i capelli fuscia da rock end roll, perchè mi trasmette uno spirito potente e forte. "Spongebob" è uno dei miei cartoni preferiti tra cui "I Due Fanta Genitori" e "Mr Bean", l'uomo più stupido ddell'inghilterra! Mi coricai sul letto pensando che domani arrivasse uno dei miei giorni preferiti, aspettando il bacio della buona notte dei miei genitori. Pov's Harry: Mi odio, odio la mia famiglia, perchè mi hanno fatto nascere? Cosa ho fatto per meritarmi il divorzio dei miei? Mi manca mio padre, voglio il loro affetto come una famiglia normale. Non so cosa devo fare, qualcunque cosa faccio è sbagliata, poi me la sto prendendo con la mia migliore amica, Clary c'è sempre stata per me, però io ho troppo dolore, che lei non potrebbe capire, per questo sono freddo con lei... I miei genitori si sono lasciati per colpa mia, lo so, è tutta colpa mia ne sono certo, io sono uno sbaglio, sono solo un disastro... Mia mamma non mi merita, appena finisco il 6° grado di scuola, chiedo a mio padre di portarmi in Germania con lui, così portrò farmi nuovi amici e dimenticare per sempre Clarissa... Le voglio un mondo di bene, forse provo qualcosa in più, ma non posso star con lei, perchè continnuo a fare errori. Mi sono lasciato con Jade, la mia ragazza, perchè lei ha provato a baciarmi, ma non sono in vena di farlo, voglio sostegno e amore dalla mia famiglia. Domani non voglio andare a scuola, non voglio vedere le cattiverie dei miei compagni rivolti a Clary, inoltre io non farei nulla, perchè sono cattivo con lei. Mi misi a dormire in camera con mamma e Gemma nello stesso letto, ho bisogno di loro, mammna ci dò il bacio della buona notte e ci disse di stare più calmi possibile, perchè si sarebbe risolto tutto; dopo queste parole caddi in un sonno profondo, abbraciato alla mia mamma e a mia sorella. N/A Ciao a tutte! sono Valentina, spero che questa storia vi piaccia, anche se è appena iniziata...Scusate se ci dovessero essere errori grammaticali! Questa fan fiction la scrissi molto tempo fa, quindi la pubblicherò molto spesso, non dovendola scrivere! Ho aggiunto anche le canzoni da ascoltare mentre leggete... Per favore non copiate! votate e commentate! xx ^.^ XD

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Flashback: 11 marzo, 2005 Pov's Clarissa: Mi svegliai per colpa di quella sveglia che non si spegneva senza il mio tocco "magico". Avevo sonno ed ero stanca, sapendo che fosse il mio compleanno, sapendo che ci sarebbe stato qualcosa che mi avrebbe storto la giornata. Mi alzai con lentezza e mal umore, presi le pantofole e me le misi ai piedi, scesi le scale andando a salutare mia madre e mio padre che usciva di casa per andare al lavoro; entrambi mi diedero i loro auguri di compleanno e io li ringraziai:" Buon giorno mamma! Buon giorno papà!"- insieme mi diedero un bacio sulla guancia-" Buon giorno Clarissa! Auguri di buon compleanno! Stasera ti daremo il nostro regalo e verranno i nostri parenti a festeggiare, mentre venerdì potremmo fare una festa per te e i tuoi compagni di classe! Che ne pensi? Sei felice?"- disse mia madre entusiasta. Purtroppo io non ho amici, mia madre pensa che quelli che ho sono veramente compagni e amici, ma sono solamente amici immaginari con cui io parlo, oltre Harry. Molte volte la mamma mi chiese di farglieli conoscere e invitarli a casa, e come risposta le dissi semplicemente che avevano da fare o le loro madri non volevano. Ovviamente non potevo dire la verità quindi le dissi la prima cosa che mi saltò nella zucca:" Si mamma mi piacerebbe molto, ma purtroppo non mi sento bene e ho paura di attaccargli qualche microbo, quindi preferirei passarlo più in famiglia!"- nel viso di mia madre si vide un po' di delusione, ma si riprese accogliendo la mia risposta felicemente:" Va bene allora venerdì festeggeremo con i parenti!"- ci abbracciamo e mio padre diete un bacio a mia mamma, stringendola più forte. Questa mattina non avevo molta fame, quindi dissi a mia mamma di farmi solo un po' di latte e biscotti. Mangiai, mi lavai e mi vestii, pronta per attraversare professori e compagni. Mi diressi nell'auto di mia madre aspettando il suo arrivo. Il tragitto da casa al college è stato piuttosto silenzioso, ma al l'ultimo minuto decisi di parlare:" mamma sento qualcosa che non va, non so cosa, ma ho un brutto presentimento.."-" tesoro sarai solo un po' stanca non ti preoccupare, non c'è nulla che non va"- decisi di non continuare, anche perché eravamo quasi arrivate. La salutai con un bacio sulla guancia e abbraccio, mentre lei parlò:"stai tranquilla, passa buona giornata, ti voglio bene!"-" anch'io"- le dissi, e andai via, raggiungendo la mia classe. Di solito incontravo tutti fuori scuola o nel corridoio, mentre oggi erano seduti tutti in silenzio al proprio posto accogliendomi e facendomi gli auguri di buon compleanno. Mancava solo Harry. Rimasi molto sorpresa del loro gesto, ovviamente non me lo aspettavo, ma ne sono felice lo stesso. Io li ringraziai generalmente e andai al mio posto aspetto la professoressa di matematica. Io adoro la matematica, stando solo al 5 grado ovvero la seconda media, già so risolvere l'equazioni e il calcolo algebrico. Per me è rilassante, divertente e soprattutto squadrata, perché io sono così quadrata. Riesco a sentire ogni emozione, il carattere e dolore di una persona, già solo da un "ciao" o da una conversazione breve, questo perché sono sensibile. Finirono le lezioni ed arrivò l'ora della ricreazione. L'inferno. Pronta per essere chiusa nel bagno, per quei venti minuti. Sono costretta a non andare più e trattenere i miei bisogni fino a fine alla fine. Anche se non vado durante l'ora di riposo, loro mi ci trascinano con forza e cattiveria. Esatto cattiveria, quei ragazzi che dovrebbero godersi questi anni, invece li sprecano avvelenando le loro vene di un sangue infetto dai serpenti, per poi cospargendolo agli altri e diventare i diavoli in persona. I loro occhi sono neri, un nero che fa male agli occhi, come la luce del paradiso, infatti non si possono guardare. Loro mi odiano, senza motivo, forse perché vedono che sono debole? Perché sono brutta e grassa? Perché vado bene a scuola? Cos'ho che non va? Perché non sono come gli altri? Perché non mi accettano? Tutte queste domande senza una risposta. Mi sedetti sulla mia sedia dopo aver buttato la carta della mia merenda ovvero le barrette energetiche. Beh si non sono magra, peso settantaquattro chili, ma non li ho nella pancia ma nelle cosce. Diciamo che sono in carne ma non posso dire che sono obesa. Purtroppo soffro di tiroide, la ghiandola che fa funzionare gli ormoni della crescita, ovviamente a me non funziona. Stranamente i miei compagni non stanno parlando e ne scherzando, stanno solamente in cerchio. Sicuramente a progettare qualcosa di malefico. Ne sono più che sicura. Pian piano Alex e Josh si avvicinarono alla porta, per vedere se arrivava qualcuno, credo. Poi la chiusero molto piano, si stavano recandosi verso di me, uno dietro l'altro. Josh stava dietro Alex, e stava farfugliando qualcosa all'amico, per poi cercare qualcosa in tasca. Un coltellino. Tremai. Avevo gli occhi lucidi. Non riuscivo neanche a muovermi. I due, senza fiatare,mi presero per il braccio sinistro incominciando a passare la lama del coltello sul mio braccio, partendo da metà, scendendo giù verso la mano. Incominciai a sentire dolore. Non piangevo. Non mi ribellavo. Non facevo nulla per fermare quell'azione. Josh disse ad Alex di farlo più profondo, facendo uscire più sangue. Così fece, ma si fermò poco prima il polso. Tutti gli altri erano fermi, lì nel cerchietto, mentre vedevano cosa succedeva. Ovviamente la professoressa non c'è, anche loro hanno la loro pausa. Quando Alex si fermò, prese l'altro braccio stringendolo fortissimo da lasciarmi il livido. Imprecai dal dolore supplicandolo di smettere:" Cazzo fermati! Cosa volete da me? Perché mi fai questo? Perché? Dimmelo!" -Iniziai a piangere rumorosamente e lui strinse di più e poi lasciò , incominciando a ridere, trascinando tutti a farlo. Mi alzai col braccio viocealo e l'altro sanguinante. Avevo dolori assurdi che nessuno poteva immaginare. Aprii la porta andando verso il bagno, non sentivo più le gambe. Quando arrivai al posto, mi lasciai cadere a terra, piangendo, pregando a dio mentalmente, aiuto e che tutto questo finisse. Ero distrutta, depressa e piena di ferite nel cuore. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Di solito non arrivavano a tagli, ma le mani erano quelle che usavano di più. La campanella è suonata e non voglio rientrare in quella classe, ma non posso neanche dirlo alla prof perché poi avvertirebbe mia mamma. Intanto devo trovare un modo per non far vedere il taglio. Che bel compleanno. Pov's Harry: Non le feci gli auguri. Sono cattivo. Ormai è ritornata a casa, quindi posso chiamarla. Si, posso rimediare all'errore. Posso. Ma ieri l'ho lasciata da cavolo, quindi se la chiamo non mi prende per pazzo ma da ricovero, però se lo faccio avrà anche una ragione positiva su di me, ma se dopo comporterò nuovamente male? Oddio sto scoppiando. Lei mi piace punto. Ma non posso farle capire nulla, poi in questo periodo. Che nervi. Se solo potessi tornare indietro e non comportarmi male con lei, sarebbe un po' più facile. Decido di chiamarla, non mi importa cosa penserà, mi interessa di sentire la sua voce. Presi il telefono e composi il numero. Mi rispose la madre, un po' preoccupata, ma sembrava non molto importante:" Ciao Harry! Come va?"- " bene! Per caso c'è Clary? Le vorrei fare gli auguri, al limite più tardi passo!"- perché ho detto questa cosa? L'ho detta involontariamente, non volevo, ma non posso rimangiarmi le parole. " Si c'è, è in camera sua, stranamente non ha mangiato e sono un po' preoccupata quando Rose l'ha riportata a casa, perché era molto giù di morale. Ho paura che abbia litigato.."- no, non ha litigato, sono i soliti stronzi che la prendono in giro e io non faccio nulla se non mettermi dalla loro parte. Prima non ero così, la difendevo, ora no. Non sapendo cosa risponderle, rimasi in silenzio aspettando una sua affermazione:" Comunque, adesso vado a chiamarla! Grazie della telefonata! A presto Harry!"- mi sentii uno schifo. Sapevo che tanto accadeva una cosa del genere, e io non reagisco per aiutarla, oggi potevo andare a scuola, invece no, c'è il mio egoismo che si impadrona della mia testa, come se fossi pazzo e non avessi più il controllo del vero me. Dopo pochi secondi sentii la sua piccola voce tremolante di cui ho bisogno. Lei mi conforta sempre e mi aiuta, stavolta devo essere io a farlo. " Pronto? Harry? Come va?"- dopo quello che le sto facendo lei è sempre dolce nei miei confronti:" Ciao Clary! Buon compleanno! Tua mamma mi ha detto che non hai mangiato, è successo qualcosa?"- nessuna risposta, attimi di silenzio che sembrano una vita. Forse sono stato troppo invadente? Se mi risponde male, crollo. E se sta piangendo in silenzio? Mi sento vuoto."Ehm scusa ero soprappensiero. No no tranquillo non è successo nulla, non ho fame, tutto qui."- è così calma, ma so che nasconde qualcosa. " Ora scusa devo andare a studiare! Ci sentiamo! Ciao!"- non mi diete neanche tempo di salutarla che attaccò. Sono un errore della vita, perché Dio a voluto che nascessi? Perché mi vuole qui in questa terra schifosa? Non ho amici, l'unica che ho la sto lasciando andare. Non ho una famiglia. Sono solo qui in questa mansarda a continuare a sbagliare. Ora è il caso di farla finita, se no, rischio di rovinare la vita alla mia famiglia incompleta. Presi un foglio stracciato, come sono io, che mi arrivò nell'occhio. Incominciai a scrivere il mio addio. N/A Ciao a tutte! Questo è il secondo capitolo, lo so e un po' drammatico per ragazzi, ma sarà solo l'inizio. Vi lascio con un po' di suspence!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 3 (lettera) ***


Cara famiglia, Vi sto scrivendo questa lettera di addio, perchè da oggi in poi non ci sarò più. E' finita ormai. Non sono più quel bambino che ha voglia di vivere, ma di morire, perchè non mi merito questo. Vi chiedo scusa, e chiedo scusa ai miei genitori di averli fatti divorziare. E' tutta colpa mia, non capisco il motivo, ma so che è così. Quel dannato giorno in cui mamma mi disse che papà non tornò più, tutto mi crollò addosso. Per un momento non ci credetti, ma dopo ripresi subito coscenza. Non so più chi sono, non riconosco il mio carattere, non riconosco i miei comportamenti. Mi è passata la voglia di studiare, del sapere cosa c'è stato nel passato e cosa ci sarà nel futuro, l'evoluzione dell'uomo, i suoi sbagli. Ecco, i suoi sbagli, i miei sbagli. io sono un errore della vita. Non dovevo nascere. Purtroppo ci sono, sto soffrendo e sto facendo soffrire gli altri. Tutta la mia infanzia è stata bella, un vera famiglia. Mi ricordo quando mamma mi consegnò la conchiglia che le regalò papà. La conchiglia dell'amore. Mamma mi raccontò che quando si fidanzò con papà lui le regalò una conchiglia che aveva qualcosa di unico: aveva la acorazza tonda, con una chiazza a forma di goccia di un blu cristallino. Alla mamma sembrava piangere e anche a me da questo effetto. Per lei quei pianti sono di gioia, per me pianti di sofferenze. Sono stanco di questa vita, mi sono illuso, che poteva essere bella. L'unica cosa che mi penterò quando non ci sarò più è la curiosità di come poteva essere la mia vita, luminata da un angelo invisibile, con le ali soffici, bianche e grandi, nel modo di accoglierti e trasportarti nella strada illuminata, piena d'amore, di compassione e generosità. Chissà se questo angelo mi farà bloccare da questo peccato, chissà se mi farà essere felice, chissà se mi farà cantare con la mia prottrettrice. Si cantare, il mio sogno. Da quando sono piccolo che adoro farlo. Mi fa essere libero, forse prima di morire sarà l''ultima cosa che vorrò fare. Quando canto la mia anima è uno spirito felice, libero e accolto da Dio, ringraziandolo di questo dono. Il dono della felicità, di sapersi esprimere... Una persona quando canta non deve far sentire solo la voce, ma anche la voglia, la passione che si ha, si deve trasmettere, attraverso delle parole che hanno esperienza. La vita è un dono, ma io non lo merito. Chissà invece se ci sarà l'angelo nero, con le ali dure, come la pietra pronte ad indirizzarti all'oscurità, a vedere la negatività su ogni cosa. Un tunnel che non si uscirà mai. La mia prottrettrice, è lei, Clary. Potrei scriverci due pagine intere su di lei. I suoi dolci modi di fare, il suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi. lei è perfetta. Dicono che la perfezione non esiste, ma io ce l'ho davanti. Clarissa mi fa sentire vivo, e ho ancora una possibilità di cambiare questo umore. Ma lei non può capire i miei stati d'animo. Vivere senza un padre, con la mamma che lavora sempre, mia sorella Gemma c'è sempre e abbiamo un buon rapporto, ma non ci siamo mai confidati cose personali e lo questo vorrei modificare. Non è facile per me. Poi ci sono gli amici o dovrei dire "conoscenti" perchè non li posso considerare amici... Adesso è arrivato il momento di dire la verità stanno con la scuola. Jennifer, se stai leggendo questa lettera, non rimproverare Clary per non averti detto che non ha amici, ma aiutala, perchè potrebbe star davvero male. Il primo giorno di scuola mi sedetti al banco con Clary. Lei era felice di iniziare un nuovo anno scolastico e di imparare nuove cose, lo ero anch'io. Le prime ore era tutto tranquillo. Poi arrivò la ricreazione. L'inferno. Io ero in bagno e quando ritornai, vidi la piccola per terra all'angoletto, con le ginocchia al petto, le mani che le coprivano il suo viso limpido, mentre i compagni la stavano prendendo in giro, col dito puntato, contro di lei, come se fosse un omicidio. Uno di loro le alzò il viso e le do uno schiaffo. Io ero lì fermo a vedere la scena. Andai a cercare aiuto, ma nessuno mi credette, perchè dicono che questa scuola non c'è bullismo. Ma non è vero. Mi feci coraggio. Andai da quel disgraziato e gli colpii la faccia in pieno. Gli altri non fecero nulla, ridevano solamente, mentre la piccola ragazza piangeva rumorosamente. Il bullo si alzò e si sedette al suo banco. Finita la ricreazione, le chiesi cosa stesse succedendo mentre ero in bagno. Lei non parlò, cercai di farla ridere, non mi importava se non mi ringraziasse per averla difesa, volevo solamente sentire la sua voce. Da quel giorno non mi allontani mai più, però lei non parlava durante la giornata scolastica, e quelle poche volte accadeva per interrogazioni o domande. Durante il traggito da scuola-casa o viceversa, mi rivolgeva la parola, ma mi acconttentai. Quando io non sto bene e mi assento dalla scuola, di solito, so che capitano le stesse cose, ma non posso proteggerla. Sono sincero, ultimamente sto passando un periodo difficile, e a volte me la prendo con lei senza litigare, ma con nessuna ragione, quindi quando succedono questi atti, non la difendo, ma me ne resto fuori la porta. Ho troppa sofferenza alle spalle non vorrei causarne altra. Vi chiedo scusa. Se Clarissa leggerà questa lettera, ditele che le voglio un mondo di bene, la stimo per la sua corazza forte, anche se non riesce a difendersi, lei ce la farà, ne sono sicuro. Scusatemi ancora, come sapete io combino sempre guai, no? Vi voglio bene famiglia Carter! Prima di fare questa decisione e lasciare tutto alle mie spalle, volevo viaggiare, conoscere nuove lingue, suonare il pianoforte, la chitarra, la batteria, comporre musica, laureami, avere una patente e sopratutto avere una famiglia. Lo so forse è un pò presto per pensarci, ma ogni notte sogno il tempo per poter fare tutto, sogno una vita felice e diversa.... Chissà il futuro... Il futuro mi spaventa, se fosse negativo? O positivo? Tutto questo non lo posso sapere se non continuo a vivere, ma sono stanco di essere solo. Mamma Grazie mamma, per avermi messo alla luce, ma questo finirà. Sono brutte parole, ma il bene che ti voglio è indescrivibile. Sei la migliore, grazie per esserci sempre, per aiutarmi, sostenermi. Grazie per avermi sopportato. Scusa se ti ho fatto litigare con papà. Ti voglio bene! Papà Papà lo sai che ti voglio un sacco di bene, ma perchè ci hai abbandonati? Perchè? Ci manchi tanto. Anche se stavi poco a casa con noi, ma almeno tornavi. Ti potevo abbracciare, potevo fare discorsi da figlio a padre. Lo so che è colpa mia, però non potevate risolvere civilmente? Ti voglio bene! Gemma Ciao sorellona! Oggi non sei tornata a casa, sicuramente starai a pranzo da qualche tua amica... Se oggi è veramente l'ultimo giorno che ci sarò, l'ultima volta che ti avevo vista, potevo abbracciarti più forte. Ti voglio bene. Addio a tutti.. Ah mamma saluta Nicky il nostro nuovo gattino! un forte saluto, harold edward styles 11/03/2005 6:23p.m.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Flashback: 11 marzo, 2005 Pov's Harry: Finii la mia lettera su quel foglio ingiallito e stracciato, la piegai per bene e la appoggiai delicatamente sulla scrivania. Mi cadde una lacrima a quelle parole così dure, ma sono costretto. Costretto dalla vita ingiusta e dalla mia debolezza... Levai le pantofole davanti alla finestra e presi coraggio. Il coraggio di scavalcare quella ringhiera bianca e nera, che la mia mente la trasformò in una prigione a cui dovevo evadere. Avanzai lentamente, aprendo il lungo vetro avanti a me. Tra me e quella ringhiera c'erano minimo cento centimetri di distanza. Mi feci avanti, toccando il ferro ricoperto di vernice, afferrandolo in un pugno forte, facendo uscire fuori le mie nocchiere bianche. L'emozioni nella mia mente saltellavano e giocavano tra loro, facendomi ricordare i sentimenti e l'amicizia per Clarissa, e per un attimo dimenticai quello che stavo facendo. Lei, la mia luce di salvataggio. Posso ancora vivere se penso al mio angelo custode... Ma purtroppo anche lei è fatta di carne e ossa e non può leggermi nel pensiero, sto facendo soffrire anche lei. Merito solo la solitudine. Feci massa sui muscoli delle mie piccole braccia, sollevandomi da terra. Quando sentii il suolo stabile mancarmi sotto i piedi, mi presero le vertigini. Mollai la presa dal freddo ferro. Guardai verso il basso terreno che aspettava il mio sangue e la mia anima indifesa. Dovevo farlo, non avevo scelta! Quindi richiusi i pugni nel ferro e feci di nuovo massa sulle braccia per sollevarmi da terra... Avevo paura. Pieghai le ginoccia fino a toccarmi le mani per mettermi seduto sulla ringhiera. Lo stavo facendo veramente. Era arrivata l'ora. Prima di lasciarmi andare volevo godermi quel panorama di fronte a me. Il cielo era sereno e stava tramontando. Uno spettacolo mozzafiato. Il sole, metà coperto dalle nuvole, spiccicava raggi di luce intensi e brillanti, da farti rimanere incantato con gli occhi. Al di sopra c'era un rosa pesca che dava sull'arancione e a seguirlo un celeste notte brillante che gli alberi di fronte alla mia vista sembravano accarezzarlo con le loro foglie. Quelle nuvole, ormai colorate di uno sfondo quasi corallino, mi guardavano, loro guardavano tutto, proprio come Dio. Dio ti da la possibilità di scegliere la strada giusta o sbagliata, ma è anche vero che ognuno al proprio destino. Alcuni dicono che il destino ce lo facciamo noi mentre altri ancora dicono che esso è scritto già nella nostra vita. Beh io sono uno di quelli, la mia vita e già stata scritta e ha già un lieto fine. La morte. Decisi di non pensare più a questa vita, ma di pensare alla nuova vita che farò lì su... Scesi con le gambe toccando con la punta dei miei piedi nudi, il marmo sporgente della ringhiera, a cui davo metà del mio peso. Trovai l'equilibrio con le mani, ero felice, felice di dare la mia anima a Dio e felice di non soffrire più. Non voglio vedere l'inferno avvicinarsi ai miei occhi, ma voglio vedere il cielo, allontanarsi, ma che il mio spirito si avvicina... Decisi di voltarmi, rigirai una mano, per poi ripetere la stessa azione con l'altra. Lo feci anche con i piedi, non guardai giu per le vertigini e mantenni i miei occhi fissi alla parallela opposta agli alberi, la mia mansarda. Era l'ora. Lasciai la presa su una mano dal ferro, intravidi la porta aprirsi, mi buttai in piedi all'indietro. Era gemma. La sentii urlare il mio nome. Poi il rumore delle mie ossa. Infine il buio. Pov's Gemma: Mio fratello. Era lì. In quel dannato balcone, si è buttato giù. È solo un sogno, sto sognando. Mio fratello non si può levare la vita. Un misto di oscurità e il vuoto dentro di me si fece vivo. Prima di iniziare a piangere e vedere se era vero, corsi verso la ringhiera. Non avevo il coraggio di guardare giù, ma lo feci. Lì quel prato, accoglieva il corpo del mio fratellino. Disteso. Lacrime e l'odio della vita mi fecero urlare come una pazza. Corsi via da lì, scendendo le scale frenetica col il rischio di accappotarmi, non me me fregava nulla. Devo andare da mio fratello. Aprii la porta di casa non chiudendola, andai dalla parte posteriore del grande giardino. E lo ritrovai lì. Mi avvicinai lì piangendo disperata, sentendo immediatamente il battito cardiaco. Batteva ancora, con fatica, ma batteva. Il sangue che fuoriusciva dalla testa non era molto. Se gli facevo la respirazione bocca a bocca non cambiava nulla, il problema è se ha perso tanto sangue. Lo presi in braccio e lo portai nel salotto. Le lacrime si fecero ancora più vive non sapendo cosa fare. Il panico mi rubò la concentrazione. Il telefono. Si. Lo presi e feci il numero dell'ambulanza. Non chiamai mamma, l'avrei fatto dopo. In quei pochissimi minuti di attesa, andai verso Harry. Non si muoveva, lo richiamai e scoppiai ancora a piangere ancora di più, davanti a lui. Sentii delle sirene, erano arrivati. Mi recai subito davanti a loro. Uno di loro cercò di tranquillizzarmi, ma non ci riuscì. Gli altri mi tolsero Harry dalle braccia, mettendolo sulla barella, dandogli subito ossigeno dalla mascherina verde. Poi gli tamponarono la testa, tenendolo seduto, per non fargli uscire altro sangue. Non mossi gli occhi da lui. Una signora, di una mezza età, si avvicinò:" Ei piccola...- le tremava la voce, perché aveva paura di dire la cosa sbagliata credo-" senti, dov'è la mamma? Le dovremmo fare una telefonata... Tu sei sua sorella, vero?"- non parlai, non voglio più parlare con nessuno, mi limitai a fare un cenno di "si" con la testa. " Sai il numero del telefonino di mamma? Se non lo sai dimmi il suo nome e cognome." Prese un blocchetto e una penna, aspettando la mia risposta. Giuro questa sarà l'ultima volta che parlerò:" Rose Cox"- lei scrisse quello che le dissi. Continuai ad avere lo sguardo fisso su mio fratello. Nella distanza di un quarto d'ora circa arrivammo all'ospedale, dove la stessa signora mi disse di aspettare di fuori la sala operatoria. Quindi l'operavano subito, una infermiera che passò e video scena si chinò verso di me:" Ehi, non so cosa sia successo. Ma vedrai andrà tutto bene. I dottori sono molto bravi!"- me lo disse con un filo di voce molto pacifica, ma a quelle parole mi tranquillizzai leggermente, anche se dopo un piccolo sorriso e che mi lasciò da sola, incominciai un pianto disperato. Perché l'ha fatto? Cosa c'è che non va? Perché mamma e papà si sono lasciati? Ma l'amore c'è sempre! Tutti si possono amare. Pov's Clarissa: Voglio sparire dall'umanità! Non ce la faccio più! Adesso con cosa nascondo il taglio? Il giorno del mio compleanno ne succedono di tutte! Che altro adesso? Ritornai nel purgatorio. Tutti mi guardarono soddisfatti e sorridenti e la professoressa mi sgridò:" Carter, perchè tutto questo tempo in bagno? La prossima volta non rientrerai in classe!"- mi urlò in faccia senza neanche darle il tempo di risponderle. Rimasi lì sulla soglia della porta, incantata dalle sgrida e dagli sguardi velenosi. Andai al mio solito posto sconfitta da tutto e tutti. Non volevo seguire la lezione anche se interessante, ma stavo pensando a come nascordere quel taglio profondo e dolorente. Anche se ero una stundentessa modello, la prof non ha neanche cercato di farmi parlare in quel momento. Qui è un covo di matti, hanno tutti il cuore di pietra, un muscolo a forma di cuore non ce l'ha più nessuno. Non ascoltai nulla, tranne il mio pensiero. Arrivò l'ora del pranzo. Decisi di scappare da loro, così mi nascosi nella palestra. Non voglio più mangiare, sono grassa e brutta... Dato che non vengo accettata da nessuno, è ora di meritarmi la solitudine, anche se già ci stavo, ma almeno scambiavo due parole con altri di altre classi. L'ora della pausa pranzo finì e la prossima lezione è fu quella di chimica, un altra delle mie materie preferite. Andai al mio armadietto e presi l'occorrente per la lezione. Arrivai nell'aula andai all'attacca panni e presi la divisa e me la abbottonai per non sporcarmi. Andai a cercare il mio solito banco da lavoro, ma vidi che era gia stato occupato da una ragazza che non seguiva questa ora. N/A Ciao a tuttiii!! spero che vi piaccia la storia!! per adesso non ho nulla da dirvi ^.^!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Flashback: 11 marzo, 2005 Pov's Clarissa: Andai comunque al mio solito posto in silenzio. Appoggiai i libri che avevo preso dall'armadietto rovinato dalle serpi, sul banco. La ragazza si copriva in continuo le braccia con le maniche del maglione, era molto magra in pratica la metà di me, quel magro troppo esagerato. Aveva i capelli neri con un taglio scalato rifiniti sulla guancia con le punte leggermente colorate di un color miele dorato. Dal suo braccio destro riuscii a vedere con la punta degli occhi un gonfiore. Feci la vaga per non farmi scoprire ma il mio occhio tentato dalla curiosità, riandò su quel braccio: sotto il maglione aveva tantissimi bracciali fino a metà braccio, forse è una emo? O forse no? È vestita con un maglione grigio a collo alto e sopra un gilet in pelle nero, sicuramente avrà una situazione economica prosperosa. Portava dei jeans a zampa di elefante e delle converse nere ai piedi. Il viso si vedeva a mala pena perché era coperto dai suoi capelli... È molto timida da quanto riesco a capire, ma ha qualcosa di misterioso che mi incuriosisce da morire. Non si girò neanche quando mi sedetti, in questo momento vorrei essere lei anche solo un secondo, anche se avrà problemi però io voglio dimenticare i miei e per farlo ci sarà per forza un modo. Arrivò la prof Marcy ovvero la professoressa di chimica, lei mi adora ed è l'unica in tutta la scuola. Purtroppo la lezione del programma non fu mandata avanti perché la prof dovette rispiegare la lezione precedente per colpa di qualche imbecille che non sta attento. Chimica di solito si dovrebbe fare tra due anni, ma i genitori possono scegliere se farla fare prima o dopo, per fortuna i miei hanno acconsentito. Anche Harry segue il corso. Harry. Chissà cosa starà facendo? Vorrei essere a casa con lui, anche se non mi parla ma vorrei stare ore e ore a fissarlo. Finì la lezione, decisi di farmi avanti a questa ragazza diciamo smarrita da se stessa:" Ehi ciao! Non voglio disturbarti, ma mi farà piacere avere una compagna di banco!"-dissi gentilmente-" Però mi farebbe ancora più piacere sapere il tuo nome... Se posso."-" No, scusami tu perché non mi sono presentata... Sono un po' timida... E pensavo che tu ti fossi offesa che non l'avessi fatto... Comunque sono Marianne ma puoi chiamarmi Mary!"-" Va bene Mary! Sei nuova qui? Non ti ho mai visto..."-" No non sono nuova, forse non mi avrai mai visto perché sono un po' invisibile, così mi considerano tutti..."-" Allora guarda stiamo nella stessa situazione"- dissi sorridendo un po'-" Si io so tutto di te, in verità tutta la scuola sa quello che succede... So anche del taglio, mi dispiace molto..."- disse abbassando la voce e si coprì di più i polsi, chissà che nasconde.-" Oh, non sapevo che tutto il piano lo sapesse, fatto sta che io sono un disastro, voglio liberarmi da queste catene dell'inferno, sono stanca di soffrire."-" So cosa vuoi dire, per alleviare il dolore io so cosa potrebbe migliorare... Se mi prendi per pazza non fa nulla però io te lo consiglio..."-" Certo dimmi, magari!"-" Tagliati, non mangiare e se mangi vomita anche se hai paura di farlo... Io campo di questo, i miei genitori sono morti e io sto con mia nonna l'unica ancora viva, ma è talmente anziana che pensa che i miei bracciali vanno di moda."- mi si spalancarono gli occhi.. Altro che pazza, manicomio proprio! Quindi ecco cosa nasconde, i tagli. Oddio, persone che si fanno del male. Tagliarmi no, ma non mangiare potrebbe aver ragione, mi deve passare la fame così non mangio più.-" Mary, tagliarmi mi sembra un po' esagerato ma il non mangiare potrebbe essere una soluzione anche perché devo dimagrire... Ora vado mia mamma mi aspetta casa! Ciao a domani!"-" Ciao anche a te! Comunque se ci ripensi basta che smonti un temperino e la lama ce l'hai in mano. A domani!"- rimasi scandalizzata da quelle parole.. Almeno mi ha dato un consiglio buono. Tornai a casa a piedi. Oddio ho dimenticato come nascondere il taglio! Calma e respira non sono ancora entrata quindi posso ancora pensare... Ma non ho nulla se non che la manica... I bracciali, si! Farò come Mary, però il taglio è lungo, ma camufferà lo stesso. Presi i bracciali dell'altro braccio e li misi a quello dolorante, li sistemai per bene e rimisi giù la manica, poi suonai al campanello. Mamma non c'è. Il solito lavoro, presi le chiavi dalla tasca interna del mio zaino e aprii la porta di casa. Posai la cartella affianco alla porta, mi tolsi le scarpe e la sciarpa mentre squillò il telefono di casa:" Si pronto? Chi parla?"- sentii una donna piangente, mi preoccupai sul serio-" Chi parla? Chi sei? Pronto?"-" Clary sono Rose, dov'è mamma?"-" È a lavoro, Rose cosa è successo perché piangi?..."- Mi cadde il telefono dalle mani. Rimasi lì per qualche minuto fissando la finestra, corsi di fuori nel cortile per andare alla villa affianco. Era circondata dalla polizia, ritornai nella mia casa. Andai nella mia camera e mi coricai sul letto. No non può essere. Perché? E tutta colpa mia. Le lacrime incominciarono a far parte al dolore, piansi per ore, urlai a non finire, le lacrime scendevano insieme alla mia saliva, dalla mia disperazione. Presi il cuscino incominciandogli a dare cazzotti, lo sbattei per terra più volte. Ero distrutta, completamente. Presi tutti i miei pupazzi buttandoli a terra, sono rotta. Mi accorsi che avevo lasciato sullo scaffale la sua mini fragola. Me la regalò due anni fa al mio compleanno. La presi e mi misi a letto accoccolandomi con quel peluche e il cuscino stropicciato, dopo qualche minuto mi addormentai. *INIZIO VICENDA NON ADATTA A LETTORI SENSIBILI* "Mamma cucinava, papà guardava la televisione mentre io giocavo con del colore rosso. Non so cos'è, ha un colore intenso e troppo macchioso. Lo annusai e odorava di carne. Lo lasciai perdere, presi la mia barbie ma vidi che aveva la testa tagliata. Anche la testa della bambola era insanguinata. Incominciai ad avere terrore. Rimasi lì seduta di spalle alla porta che scricchiolava come delle vecchie scale, cercai di gridare aiuto ma dalla mia bocca non usciva nulla. Sentivo urla che venivano dal piano di sotto. Non riuscivo a muovermi. La mia mente vagava tra i pensieri dell'orrore, il demonio, il sangue, la morte e le grida di Harry che cercava soccorso. Vidi il fuoco alzarsi e le mie Barbie andavano in esso, come un mulinello, per poi emanare voci e ultrasuoni. Non si capiva nulla. La mia voce era soffocata, dalla mia bocca non usciva nessun suono, ma l'unico che ne uscì fu i brontolii delle mie lacrime esasperate. Mi coprii il viso con le mani e vidi ancora del sangue. Quel sangue era il mio. Ogni goccia cadeva per terra di continuo, formando una pozza di sangue. Le mie gambe erano ricoperte dalle calze color olivastro per colpa del rosso. Dall'avambbraccio c'era un taglio che continuava fino alla spalla, proseguendo nel petto, molto profondo, che quando ci misi un dito al suo interno, sentivo le mie ossa. Non mì fece senso, ma non riuscivo a capire nulla. Le mie orecchie volevano il silenzio, udivo voci di morti che chiedevano pietà. Toccai i pezzi di carne cadenti del mio petto. Ero squarciata, ma ancora viva. Non sentivo alcun dolore, ma solo tristezza e oscurità dentro di me. Non riuscii neanche a chidere cosa stava succedendo. Ero rossa e nera. Rossa nel mio corpo e nera nella mente. Infilai dentro la mano. Non avevo più nulla i miei organi non c'erano più. Ero vuota. Tolsi la mano dall'interno e la guardai sanguinare come il resto di me. Sentii urlare anche la mamma. Del calore si avventò sulla mia gamba sinistra arrivando fino allo stomaco. Faceva male. Quel dolore di fiamme e l'odore di gas, provenivano dalla cucina e invasero le mie narici, ma l'unica stanza ad andare a fuoco era la mia, più o meno. Dal mio letto provenivano dei rumori ancora più insoliti. Sentii voci ululare. Ad un tratto la mia stanza diventò completamente bianca, vuota e senza nessuno a parte io. Pace e serenità comandavano quel posto, come d'incanti. Provai a parlare. La mia voce era calma, ma il mio stato d'animo era ansioso. "Forse se parli riesciresti anche a muoverti! Non rimanere lì impalata, io ti sono vicino..."- Harry-" Harry sei tu? Chiunque sei, aiutami ti prego! Cosa succede?"- Gridai tra le lacrime di sangue. Nessuna risposta. Chinai il mio volto verso il bianco tra le mie gambe e vidi un fiume rosso. Mi rigirai e vidi una montagna di persone morte, decapitate e squarciate proprio come me. Quel rosso li rendeva comuni e quieti dalla vita ormai distrutta. Molte di quelle persone erano i miei parenti e alla fine della cima c'era una corda con un bambino strozzato. Questa era appesa in aria, come se la forza di gravità qui non ci fosse. Mi alzai velocemente e corsi dalla parte opposta dove si poteva guardare il volto del bambino impiccato. Quel corpo si moltiplicò in una decina di cloni affianco al primo. Non so perchè ma non volevo vedere chi era la vittima, ma quest'ultima quando mi rigirai mi apparse a faccia a faccia. Quel bambino era Harry. Me lo ritrovai con un occhio senza pupilla ma ignettato da sangue, mentre l'altro non lo possedeva. Aveva i capelli spettinati, la bocca con le guance erano sgraffiate alla quale un labbro era gonfio. Nel giro collo c'era il segno della corda. La testa era chinata verso il basso. Indossava il suo pigiama preferito ma anche quello era bagnato dal suo sangue. Le sue mani si allungarono verso di me pronunciando con un altra voce parole del demonio:" Tu sei l'ultima prescelta, inchinati davanti a me ora che ti sei alzata, fallo e ritornerai nella tua camera, trovando i tuoi organi e la mia testa."- La voce era di Marianne. Così feci, pregando dio che potesse accadere qualcosa di buono, ma quelle parole non furono ascoltate. Quella stanza bianca si coprì di un nero oscu...."

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Flashback: 16 aprile, 2005 Pov's Clarissa: Prima e seconda ora di buco. Il solito inferno. Nulla di tutto ciò non mi distraeva nei miei calcoli. Ho sempre amato risolvere problemi, e come disse Turing "Enigma è il più grande problema del mondo." Beh se lui disse questo e riuscì a progettare e costruire una macchina, che noi oggi chiamiamo computer, sinceramente è stato solo un genio prescelto. Mia zia Taylor mi regalò un libro su enigmi e problemi e sono molto affezionata ad esso, non solo per quel che contiene, ma quando me lo diete. Fu l'ultima volta che vidi. La portarono in un centro di comunità per persone "schizofreniche." Lei non lo era, voleva morire impiccata ma prima che tagliò la corda la presero in fragranza, trovandogli immediatamente delle cure psicologiche, non chiedendogli neanche il perché di quel che faceva. Aveva ventinove anni quando lo fece, lasciò la sua bambina Anna di appena quattro anni, ad una famiglia adottiva. Voleva scappare da tutto e tutti. Suo "marito" l'abbandonò sul l'altare, chiedendogli semplicemente scusa è che aveva messo incinta un'altra ragazza a cui era costretto sposare. Mentre anche lei incinta, dopo nove mesi partorì e accudì la bimba con l'aiuto dei famigliari. Entrò in molte depressioni e alla fine sta lì. David, Alex e Josh mi chiamarono. immaginavo che accadesse. Io alzai la testa senza rispondere. Alex mi prese per i capelli tirandomi su e portandomi da lui. Non mi ribellai, come sempre. David mi stinse i polsi con i bracciali. Ero stanca di essere sottomessa-" Basta cazzo! Chi cazzo siete voi per dirmi cosa devo fare o per essere sottomessa da voi! Voi non siete nessuno, solo stupide persone che non valete nulla. Sapete perché? Perché siete ignoranti, stronzi e veleno di serpi."- gridai sempre di più e mi liberai dalle loro prese.-" Dove vai, autolesionista? Ti vai a nascondere, chiedi aiuto o vai a rigarti i tuoi miseri polsi di merda insanguinati? Pensi che noi non ce ne siamo accorti? Pensi neanche i professori se ne sono accorti? Sai mio padre lavora dentro questa scuola, è il nostro vicepreside. Ovviamente io non posso fare lo stronzo con chiunque, ma con te si. Tu sei la nostra esca. Ho chiesto a mio padre se ogni benedetto giorno i professori possono fare la loro pausa nella sala comune, così che tutte le classi possono essere libere da quelle scassa minchie, per torturati in continuo. Strano che tu non abbia mai sentito il cognome Grandaw... Ora sai tutto, quindi te lo dico per prima e ultima volta: O TI VIOLENTO O TI CONTINUO A MASSACRARE DI BOTTE"-urlò molto forte, ma non ebbi paura di niente; mi avvicinai sempre di più ad Alex Grandaw. Lo presi per il braccio, allentandolo da David e Josh. C'era metà classe a guardare tutto, tanto per cambiare. Le ragazze erano le prime a discriminarmi, i ragazzi facevano i fatti. Guardai Alex negli occhi, non so se aveva del buono o era una mia impressione, ci avrei pensato dopo, ma ora dovevo fare tutto quel ho sempre desiderato. Appoggiai le mani alle sue spalle, lui era confuso; gli dieti una ginocchiata precisa nelle palle, mentre si chinò e urlò dal dolore gli presi la mano e gliela morsi, continuando a dargli schiaffi nella schiena. Tutta la classe era a tifare, mentre i suoi "amici" ci guardavano stupiti. Alex era a terra, non piangeva, si stava lasciando andare come facevo io. Calci su calci, nello stomaco. Mi sfocai così tanto, che mi fece addirittura pena anche se mi aveva continuato a dispregiarmi davanti a tutti, ebbi pietà di lui. Lo guardai lì nel pavimento del l'aula. Guardai l'orario dal mio mio polso sovraccaricato di bracciali, mancavano altri dieci minuti alla fine della ricreazione. Gli porsi la mano in segno di aiuto, lo me la strinse e dopo mi abbracciò-" Sai che ti dico? Grazie. Mi hai fatto capire quante volte ho sbagliato con te. Sono bipolare, e ho paura che potrei ricambiare atteggiamento. Capisco cosa provavi mentre ti picchiavo. Ti chiedo scusa, ma ti dico stai attenta ai miei comportanti."- rimasi stupita dalle sue parole. Alex che mi chiede scusa, ma di stare attenta perché poteva ricominciare senza il suo autocontrollo. La classe delusa, e i suoi amici increduli non dissero nulla, ognuno tornò al loro posto. Dariane, una mia compagna che non si è mai filato nessuno in questi anni; mi guardò e mi fece seno di andare da lei-" Hai avuto molto coraggio cara, ma ance se ora dai la verità, la tua vita non sarà facile, ma sempre più difficile. Se vorresti sapere qualcos'altro, mia madre è una medium, potrà darti risposte alle tue domande."-" Grazie, valuterò la tua richiesta e ti farò sapere, ti ringrazio ancora del pensiero."- le dissi. In realtà non credo a queste cose e non vorrò mai andarci, ma "conoscendola" si è voluta sentire utile per qualcuno.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Flashback: 7 giugno, 2005 Pov's Harry: Finita la scuola. Si poteva dire felicemente allenuja. Senza più nessuno che ti rompe le palle e senza studio. Senza più nessuno che ti dice " ieri mi sono scopato quella, ma hai visto che figa?" È tutte robe varie. Non sono quel ragazzo che pensa sempre alle stesse cose, anche se ho gli ormoni a tremila, è mancare di rispetto anche ad una ragazza. Quando ebbi la morte fra le braccia, l'ultima donna che "vidi" fu mia sorella. Mi ricordai un momento limpido di quando ero in ospedale: mi risvegliai dal coma. È molto raro quel che accadde, ma io penso che qualcuno di molto caro mi abbia protetto. Certo l'altezza non era il suo massimo, ma da un piccolissimo balcone di una mansarda potrebbe cambiare qualcosa. Il coma è stata la cosa più brutta. non credo che io abbia sognato o robe simili, ma il mio corpo ha combattuto a lungo. Mi svegliai naturalmente, era l'alba. La vista sfocata e i muscoli come addormentati; non focalizzai subito di dov'ero, ma ricordai quel che avevo fatto, poi non ricordai più nulla. Non chiamai nessuno, volevo godermi quel momento di solitudine e silenzio, anche se dopo tre quarti d'ora venne una infermiera a controllare i macchinari e dopo disse ad un medico che io mi ero svegliato da quel sonno profondo. Facendo terapie psicologiche, la situazione non era grave e ricominciai a riprendere il mio passato. Le luci stese che flettevano ai miei lati provocavano fastidio agli occhi; mossi un braccio anche se facevano male, mi strofinai il viso e toccai la testa fasciata. Mi ero rotto tutto l'avambraccio e l'articolazione della scapola, disorientamento ovviamente e una commozione celebrale. Mi girava la testa e i rumori che faceva la macchina affianco che diceva i mio battiti cardiaci, erano battiti che volavano come il vento, piano ma veloce per un momento. Di sicuro mi avevano rasato i capelli e sono felice di questo, così nessuno mi prenderà per una scimmia. "Ciao, ben sveglio direi. Sono venuta per controllare alcune cose, avvertirò il medico che ti sei svegliato così potranno farti dei controlli"-"Okay grazie."- risposi, non sapendo che altro dire, mentre guardavo diretto la porta avanti a me, anche se c'era una domanda che potevo chiederle: mia sorella. Dove sarà? Avrà detto tutto alla mamma e a papà? Clarissa? Che casino. Una guerra in me senza fine. Dopo qualche secondo, arrivò un dottore -" Ciao Harry, io sono il medico che ti ha operato e continuerò ad occuparmi di te.. Faremo qualche test di riabilitazione per vedere i dosaggi della terapia. Andrà tutto bene. Ehm qui fuori"- interruppe la frase con un espressione nel viso al quanto gioiosa-" c'è una ragazza bionda che ha chiesto di te... È la tua ragazza?"- Clary, anche qui lei non ha ceduto-" No, purtroppo, ma siamo vicini di casa, migliori amici."- se così si potrebbe definire-" E perché purtroppo? Ti piace? Scusami ti sto assillando ti domande che potrei farti anche più tardi, ti sei appena svegliato. Continueremo la conversazione un altro momento, così potrò darti qualche piccolo consiglio se tu vorrai!"-" Va bene, grazie e a dopo!"- non considerai le domande e la curiosità del medico, è normale, ovviamente trova un ragazzo che si è suicidato, l'ha operato e voleva capire perché feci quella cosa orrenda. Per un attimo mi sentii come Harry Potter, tutto e tutti conoscevano tutto su di lui, una storia molto affascinante per il mio punto di vista, ma la cosa più bella i luoghi in descrizione, perché quando si legge si ha una propria immaginazione e delle visuali ad occhi aperti, mozzafiato. I film invece possono darti la conferma di quel che sognavi oppure la brutta "visualizzazione" di quel sognavi. Solo una persona può pensare tutto questo appena sveglio dal coma, ovvero io. Che amarezza..

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Flashback: 27 luglio, 2005 Pov's Clarissa: Che bello! Restare con le maniche lunghe e fingere di avere la febbre per coprire le mie braccia assassine. Dissi a mia mamma di non preoccuparsi dato che partivano per due settimane per la crociera, e che Louis è Ashton si sarebbero presi cura di me. Almeno con i miei fratelli potevo uscire e fare quel che volevo. Già passarono quattro giorni dalla preoccupazione di mia mamma. Chiamò ogni mattina per sentire come stavo, ovviamente bugie: mamma STO BENE. Stare bene non significa fisicamente o mentalmente. Stare bene significa tante cose. molte persone stanno bene economicamente, altre fisicamente, mentalmente, con la società, con lo studio, la famiglia... Tantissime cose, ed io sto di merda in tutto. Quel che faccio mi fa stare bene, ma male per tutto. Quando sarò più grande capirò che ogni gradino di questa vita, piena di tagli, mi insegnerà sempre qualcosa, combattere ed essere una grande guerriera, per questo continuerò a salire. Il subconscio è diviso, quindi c'è una gran parte di me che sa benissimo cosa sta accadendo mentre l'altra fa finta che nulla esiste per continuare a vivere. Poi ci sono loro: la bulimia, l'anoressia, l'autolesionismo, la depressioni e la morte. Ed infine ci sono io, in mezzo e confusa, tra tutte queste scelte per ora ho sempre scelto le tre opzioni: autolesionismo, bulimia e anoressia. Questo giorno era decisamente schifosa. Mi svegliai con mal di testa, Harry ieri aveva preso una storta, non mi andava di chiamarlo; ero piuttosto lunatica. Chiesi a Ash se doveva andare in bagno, ma neanche mi considerò dato che giocava alla play e Louis leggeva i suoi soliti libri di psicologia. Mi chiusi in bagno, ma dimenticai la lama nella mia stanza. Correndo nel corridoio di parquet con i calzini e andai nella mia camera e presi la mia scatolina, dietro il cassetto portatile. Un posto abbastanza sicuro dove neanche mia madre poteva trovarle. Ne avevo tante, di forme diverse, ma quando era il maggior momento di odio verso se stessi usavo la mia preferita: in realtà non era una lama, era una specie di coltellino con la lama a zig zag e di solito si usa per tagliare il pane io invece la usavo per uccidermi. Questo momento della mia non fu il primo ad essere peggiore, ma il secondo. Il primo fu quando entrai in anoressia qualche tempo fa, Harry mi aiutò, ma da lì incominciarono tutti i miei problemi. Smisi la ginnastica artistica per il troppo peso, anche se mi allenavo qualche volta con Rose nella mansarda dei miei sogni. La mia vita fu sempre basata su sogni e pensieri ma sopratutto sul futuro, chi sarò io? Una bella domanda, ma senza risposta se non vado avanti ma amo sembra di rimanere qui ferma. Gli anni possono passare ma io stessa sono programmata. Spesso mi dico: calma e respira, è solo una brutta giornata ma non una brutta vita. Poté andare avanti un miliardo di volte questa frase, ma sarebbe continuato l'incubo o il tunnel infinito. Mi sentivo sola e dispersa nel vuoto, anche se ero circondata da oggetti, al poso del muro sentivo una grande oscurità e che presto sarebbe arrivata la pioggia; infine sentivo loro: le mie vocine che mi programmarono per tagli profondi e che potessero riempire il mio vuoto.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Flashback: 8 novembre, 2005 Pov's Clarissa: Mary se ne andò dopo appena tre tagli sull'anca sinistra e io mi recai nella mansarda, la sala della mia vita. Ero arrabbiata con me stessa nonostante i lividi e il bruciore della pelle fresca. Mi misi seduta nello sgabello del mio pianoforte, lo aprii e levai la stoffa anti polvere, abbassai il leggio e presi uno dei miei vecchi diari di composizione, perché io compongo meglio quando sono giù di morale che normalmente. Lessi prima le note memorizzandole e dopo riproducendo il suono. così di solito studiano gli autodidatti. Nota dopo nota, crearono una melodia non per vantarmi, ma a due poco fantastica. Volevo aggiungerci delle parole, ma ho paura di impiccarmi solamente di più. "My love, give you a good time.. Now i'm strong, because now you believe in yourself" Nono, fa schifo, le parole rovinano tutto, magari lo potrò fare in avanti se butto giù qualche frase come ora.. Se suono sempre le stesse melodie mi annoio, quindi ne suono alcune vecchie come heart and so-" Clary, sono Gemma, posso entrare?"-" Si, solo un secondo"- dovevo pulire le mie braccia e i tasti bianchi del mio pianoforte in un decimo i secondo! Al pianoforte presi un foglio al volo e catturai le macchie più grandi, poi ci misi la stoffa e abbassai il coperchio. Per le mie braccia invece, tirai più giù le maniche e feci scomparire il foglio usato prima. Aprii la porta a Gemma e le chiesi scusa dell'attesa. Senza dire nulla mi consegno una vecchia lettera." È di Harry, la scrisse prima di farlo e io la trovai subito. Vorrei che la leggessi è da come ho capito, dato che Hazz parlava da solo, ti voleva invitare ad uscire, non ne sono certa ma spero di si."-" Grazie Gem, ti voglio bene."- ci abbracciamo. Io e Gemma è come se fossimo sorelle, mi ha sempre aiutato, ovviamente siamo ragazze e come passiamo il nostro tempo? Divertendoci con gli smalti o a rivedere per la trentesima vota tutta la saga di Harry Potter. Ad un tratto scoppiò a piangere e io capii subito a cosa si riferirono quelle lacrime. Non era la prima volta che accadeva o che mi raccontasse quel che successe, quindi ogni volta la stessa storia. Da un pianto si finisce sempre a due. Ci fu silenzio e dopo mi disse di vestirmi decentemente anche se stavo a casa. Solo lei può. Mary è una persona che può aiutarti in quel momento Gemma invece può darti consigli sul futuro. Ma da quando che è accaduto, è molto raro quel che sta accadendo di nuovo. Scendemmo nella mia camera è prese tutti vestiti comodi ma alla "moda" come li definisce lei. Scelse una camicia a scacchi con sotto una un pull-over, dei collant e dei calzini a righe colorati. E questo è solo l'abbigliamento per casa, figuriamoci per uscire, ma rimane il fatto che non potrò mai decidermi i panni da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Flashback: 9 novembre, 2005 Pov's Harry: Presi un'altro maglione invernale dal mio guardaroba e lo misi nella grande valigia quasi piena di tutta la mia roba, sia vestiti che oggetti. Mamma ha già fatto i biglietti per la Francia, anche se partiamo dopo le feste per raggiungere papà a lavorare. Si sono rimessi insieme da quando sono entrato in coma e ho avuto una commozione celebrale. Gemma non parlò per tre mesi, con l'aiuto di un psichiatra è riuscita a sbloccarsi. Beh io... Io non so, sono ancora confuso. Quando la gente mi chiede "hei Harry, come stai?" o " Harry cosa hai combinato, ma sai il dolore che hai dato hai tuoi genitori?" ma nessuno si porre il perchèl'hofatto. Quando ci ripenso mi viene il tremolio alle mani. Si volevo morire, ma ho fatto l'errore più grande della mia vita, ho perso l'amicizia con Clarissa, e sono distrutto... Un dolore troppo immenso, che se ci annegassi, scoppierei come una palloncino distrutto da un ago. Lei è fortunata, perché ha una bella famiglia, ma sopratutto ha un fascino indescrivibile. Molto spesso mi diceva che Barbie è perfetta, no lei lo è. Ha qualche chilo in più, ma anche se li ha riesce ha fare la ginnasta in un modo spettacolare. Da quando era piccola che le piace la ginnastica artistica, ma purtroppo il peso la fa vergognare. Mia madre essendo una ballerina classica e ginnasta, le da qualche lezione nella loro mansarda. Una volta le intravidi dalla porta socchiusa; aveva le scarpette mezza punta credo, era alla sbarra e si stava riscaldando, mia madre lo stesso. Lei è troppo bella. L'ultima volta che la vidi le toccai i capelli, ovviamente glielo chiesi. Avevo deciso di incontrala per parlarle. Le dissi che non volevo più essere suo amico, perché creavo solo problemi. Ma quel momento, ostacolato e mischiato dalla mia mente d'amore e confusione, e stato uno dei più belli. L'ho baciata. Ci trovavamo nel lungo viale del parco dietro casa. Per quanto è grande e pulito ci sono i scoiattoli, il ruscello. Camminammo in silenzio, nessuno dei due schiodò parola per paura di rovinare l'atmosfera. Era vestita con la sua solita felpa a maniche lunghissime, e jeans scuri, ai piedi portava le solite vans verde chiaro. Ci sedemmo nella panchina verde metallizzato, alla quale erano state create due statue a forma di lampione. Uno coccola l'alto, come dovrei fare io. Quando sono uscito dall'ospedale dopo tre mesi circa, le ho chiesto scusa dei miei comportamenti troppo meschini e poi mi dichiarai.. Promisi a me stesso che quella doveva essere l'ultima volta parlare con lei. Ho distrutto tutto e tutti. Perché io mi autodistruggo. Lei era molto triste, aveva gli occhi spenti, non accesi come quelli di una volta... Qualcosa la sta divorando. Qualcosa di brutto che la fa affogare, so che lei vorrebbe far affogare questi demoni, il problema è che loro sanno nuotare. Anch'io so nuotare e non affogo insieme a problemi che mi riempiono d'aiuto e d'attenzione. Il suo viso candito era troppo bianco e troppo magro. Era dimagrita molto, credo almeno dieci chili. Le sue labbra persero quel loro colorito che le accentuava, inoltre erano screpolate e strappate. Non la riconoscevo più. Volevo fare qualcosa per lei, ma io sono irrecuperabile. Il cielo era nuvoloso, ma non tirava vento, anche se qualche foglia ci cadeva in testa. Non sorrise neanche una volta. Teneva le mani sempre tra le cosce. Incominciai a fare il mio discorso, ma prima le presi il viso tra le due dita e lo spostai su di me:" Clarissa. Ti chiedo questo favore: non dire nulla in risposta a quello che ti dico mentre parlo, ok?-" lei annuì semplicemente-"Ti ricordi all'ospedale? Quando ti ho chiesto scusa dei miei comportamenti? Beh ecco io non volevo dirti solo questo. Incomincio completamente da capo. A ottobre dell'anno scorso, i mie genitori si lasciarono. Io non capii ancora il perché, quindi mi scaricai la colpa su di me. Pensavo fossi stato io, perché non riuscivo a fare una vita normale. Lo sai che io studio molto, no? Poi le amicizie, ogni volta sempre qualche problema, perché se non siamo uguali a loro, purtroppo essi non ci accettano. Alla fine, anzi al primo posto dei miei problemi, sei tu. Potrai definirmi un "pazzo" al quadrato, ma tranquilla già mi ci hanno chiamato. Comunque, tornando al discorso, tu sei un grande problema perché tu non potrai mai capire il bene che ti voglio, non posso considerarlo "amore", ma posso dire con certezza che piano piano questi sentimenti si stanno trasformando. Tu per me sei tutto. A volte mi do la colpa di quando stai male. Tu mi conosci, io sono molto sensibile, e spesso do la colpa a me stesso, come è successo con i miei. Non potrai capire perché volevo sparire da questo mondo autodistruttivo. Pero dovrai promettermi che sarai forte e consapevole alle scelte che farai. Non fare i miei stessi sbagli, ti scongiuro. Molte volte dici "sono brutta e grassa". Ma ti dico una cosa. Ricordi quel giorno mentre quella ragazza magrissima, alta e mora di nome Romina, che mi veniva sempre a presso, credula che io l'avrei baciata, mi aveva confidato un segreto, alla quale non riuscii a capire lo scopo: lei era bulimica. Per questo mangiava e mangiava, ma poi vomitava tutto. Sinceramente? Potrà essere cattiva e ingiusta quanto vuoi, ma la sofferenza e la morte non si augura a nessuno. Non so se capisci Clary, io ti voglio bene così come sei, per me non devi cambiare, sei perfetti così come sei."- stava per dire la sua, ma si blocco all'istante, mentre io presi fiato.-" tu sei la mia luce, il mio angelo a cui faccio fatica a dichiararmi. Ti sogno il giorno ad occhi aperti e la notte nella mente. Quando avevo deciso di dare la mia anima a Dio, ero felice per io sono un errore e essi vanno eliminati. Alcuni si cancellano, altri li dimenticano, altri ci imparano a vivere e altri ancora li cancellano con un segno rosso. Da una parte invece ero scontento perché sapevo che mi sarei perso giorni e giorni con te... Grazie di avermi ascoltato."- dissi abbassando lo sguardo alla superficie a miei piedi. Lei non disse nulla, fisso insieme a me il cemento. Le voglio troppo bene, ma purtroppo devo partire. O lo faccio ora o non lo farò mai più.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


Flashback: 9 novembre, 2005 Pov's Clarissa: Ancora e ancora. Basta. È possibile che sono sempre la fottuta dentro questo pianeta? Avevo bisogno di lei e della macchinetta fotografica. Coprii immediatamente le braccia e le misi tra le cosce, incominciandomi a pizzicarmi la pelle fortemente. Il dolore si tramutò in piacere e sollievo. Lo feci più forte. Non stavo badando attentamente a cosa stesse dicendo Harold. Non lo posso e non devo più chiamarlo Harry, l'ho promesso a me stessa. Soffriamo troppo e ora che sta per partire non voglio lo stesso rapporto di prima. Quand'ero piccola avevo l'ansia d'abbandono. I miei genitori non potevano fare un passo senza di me perché io piangevo. Alle scuole materne sono sempre stata il soggetto principale di accuse e prese in giro, una volta svenni per questo inoltre nessuno si era accorto che ero rimasta per quasi un'ora al bagno, affinché dopo che avevo avevo sbattuto la testa mi vennero a cercare. Lui era l'unico che stava con me. Ci eravamo promessi amicizia eterna, ma questa promessa non fu rispettata. Il giorno del mio compleanno è stato molto tragico, ma da una parte molto positiva. Se non conoscevo Mary, avrei fatto la stessa fine di Harold in anni futuri. Quando scoprii che lui era in un coma profondo, svitai il mio temperino d'acciaio e presi entrambi le lame. Quella più grande per le braccia e quella più piccola per il resto e le cosce. La guardai. Mi incominciò a parlare nella mente:" Hey ciao. Io sono l'autolesionismo. Non voglio sapere il tuo nome. Voglio renderti felice e sicura di te stessa. Voglio farti sentire bella per una volta. So che non mi conosci, ma non avere paura di me. Già so tutti i tuoi problemi, la tua ansia, il tuo amore, le tue amicizie e so come fare amicizia con te. Qualunque sia il tuo pensiero in questo momento, so che ti odi. Ma io so come rimediare. Il temperino che hai svitato ti serve per farlo? Ti affezionerai a lei prima di quanto tu possa immaginare. Prima un taglio, poi tre e poi sette, come le sette sataniche. Come ti ho già detto, lei ti aiuterà a rinascere, ad avere la tua libertà, perché te la meriti. La tua camera non è un posto adatto a te. La vasca e il bagno sono ideali a passarci pomeriggi interi con Mary. Ah un altra cosa, dovresti metterti un po' a dieta. Nessuno ti filerà, nessun ragazzo potrà guardarti perché ti fai pena tu stessa. Ma io ho il rimedio anche per questo. Dovrai odiare il cibo. E se mangerai dovrai levarlo dal tuo corpo all'istante. Se hai qualche nuova informazione io sono qui, però adesso usami per favore."- pensai. Mi definii una pazza completa. Secondo me era solo un sogno ad occhi aperti. Mi sentivo potente ma impotente di passare quella lama sul mio braccio. Forse aveva ragione quella vocina. Mi sentirò meglio dopo averlo fatto. Dovevo farlo. Mi sta chiamando e supplicando di assaporare il mio sangue, come i vampiri. Confusione totale. Io stavo per diventare matta, ma mentre penso mi ricordai di Mary. Anche lei lo faceva. Scacciai tutti i pensieri negativi su quello che stavo per fare. Ero curiosa e spaventata allo stesso tempo. Troppe emozioni insieme, non riuscivo a gestirmi. Fu l'ora. Harold parlava e parlava come una trottola con l'alimentatore a corrente, non potevo prestargli attenzioni, altrimenti sarei scoppiata a piangere e a tagliarmi, quindi per non fare nessuno dei due dovevo solo ricordare, anche se farlo si versano ancora più lacrime. Ricordai che prima di farlo mi feci il segno della croce, supplicando perdono di quello che stavo per fare. Passai quella lama abbastanza tagliente, nel braccio con la grande crosta del taglio che mi fecero le serpi. Non uscì il sangue, mi scorticai la pelle solamente. Non sentivo dolore però ero soddisfatta. Volevo vedere il mio sangue, volevo chiedermi pietà da sola. Lo rifeci, ma stavolta sul polso, alle vene. Non volevo prenderle, però fu più forte di me. Pizzicava molto forte, ma io qualsiasi dolore fisico riesco a gestirlo. Sono stata ricoverata molte volte in ospedale perché avevo dolori assurdi caudati da emorragie per il ciclo. Da quei momenti li ho incominciato a tollerarli, perché avevo capito il significato di soffrire fisicamente. Il sangue scorreva velocemente dal taglio e finì nel lavandino del bagno. Ne uscì molto. Chiusi gli occhi per distendere la mente, e lasciai che l'acqua fredda bloccasse il liquido rosso. "Clarissa, sono tre ore che sei chiusa in bagno, cosa stai facendo?"- oddio mia mamma. Mi ero completamente dimenticata che erano minuti che stavo in bagno.-" Sono in bagno mamma, non mi sento bene con la pancia, credo che ho mangiato qualcosa che mi ha fatto venire la congestione." Dissi con la voce più dolorante possibile.-" Se ti serve una medicina dimmelo che te la preparo subito"- non risposi. Aprii il cassetto del bagno, cercando l'acqua ossigenata e un nastro con la garza. Se mi dovessero scoprire dico che sono caduta e mi sono graffiata. Tirai lo sciacquone del bagno per non far notare nulla di strano. Quella fu la mia prima volta da autolesionista. Da quando lo feci non mangiai più. Ogni volta che era ora dei pasti declinavo tutto. Una volta perché non avevo fame, un giorno ero arrabbiata, poi dicevo che rimanevo a casa da amici o a scuola tutto il giorno oppure perché dovevo studiare. Ultimamente mia madre notò la mia assenza frequente, quindi ha deciso che per un mese devo restare a casa e non posso andare da nessuno, in più ogni volta che c'è da mangiare, devo stare a tavola con loro. Purtroppo i miei non si fanno passare le cose sotto gli occhi, loro si accorgono di tutto, sono buoni e cari, ma quando dicono una cosa deve essere quella. Solo con me sono stati più apprensivi, con Louis, Ash e Perrie no. A me, mi nominarono con 4 nomi: Clarissa Devonne Elisabeth, Grace; lo so è da pazzi, ma loro mi raccontarono che erano indecisi, quindi me li hanno messi tutti. Ho sempre desiderato avere dei bambini e farmi una famiglia, e se mai li dovessi avere prometto di non fare i stessi sbagli che fecero i miei genitori con me, dovrò rispettare la privacy dei miei figli, ovviamente il controllo sempre ma mai quanto loro.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Utenti wattpad ***


Per chi ha Wattpad, può seguirmi direttamente lì e continuare a leggere la storia.. Scrivo dal telefono quindi non mi fa incollare il link della storia, lascio il nome del mio profilo.. @vale_5sosstyles Ringrazio tantissimo le persone che seguono la mia storia, molte anche con passione; su wattpad, i capitoli stanno perdendo un po di lettori, ma la continuerò a scrivere e pubblicare per un mio benessere.. Ps: quante persone con la febbre e raffreddore??? A me sembra di essere l'unica o.o Commentate e consigliatemi anche qualcosa da leggere, perché ho finito tutti i libri che ho 😭😭 Ciao a tuttiiii!!!! -Valentina.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Flashback: 9 novembre, 2005 Pov's Harry: L'atmosfera era unica, il sole splendeva con i suoi raggi lucenti sfumati dalle nuvole, a causa della leggera brezza. Anche se siamo a novembre, oggi la giornata fu abbastanza calda. L'erba che a il cemento ai nostri piedi, era fresca e di un verde smeraldo, si sentiva l'odore. Alcune piccole margherite apparivano in alcune zone della collina, leggermente alzata, i volatili svolazzavano armoniosi e liberi emettendo cinguettii di attenzione verso gli altri loro coetanei. Gli alberi oscillavano e le loro foglie marroncine si staccavano dalla radice. Sembravano momenti magici e rari. Ero tranquillo con me stesso, ma la realtà porta a far viaggiare la nostra mente in questo mondo. Mi alzai dalla panchina e presi un taglierino. Dietro di noi c'era un albero, sembrava fatto apposta per noi. Aveva qualcosa di speciale. Mi ricordò il volto del mio vero papà. Ho solo una foto di lui e la tengo sotto il cuscino, prima di andare a dormire ci parlo sempre, sembra una cosa stupida ma non lo è. Con lui ci parlo di tutto. Non volevo che mio papà Desmond morisse. Non so di cosa, mamma non me ne ha mai voluto parlare, ma prima di partire lo farò. George non è il mio papà di sangue, io lo chiamo così perchè ci ha accolto come se fossimo suoi figli. Quando scoprii che si volevano separare, mi venne un altro trauma, per questo volevo andare in pace. Il mio papà vero mi assomiglia tanto, soprattutto nel carattere, così mi raccontò mia madre. Non seppi molto di lui, eccetto che lavorava in un negozio di musica, aggiustava i pianoforti, accordava le chitarre e poi insegnava privatamente musica a casa sua. Mamma mi raccontò che si conoscerono a teatro. Lui suonava e dirigeva l'orchestra, mentre lei danzava nelle note del chiaro di luna, tratto da Beethoven. Papà non fece altro che guardarla e lei contraccambiò con un sorriso. Nei camerini si parlarono e uscirono insieme. La mamma non mi disse altro, ma la sensazione che provai non era romantica ma orgogliosa di due persone che incominciarono a vivere, e io e Gemma eravamo nei loro piani. La cosa più buffa è che in questa panchina ci vennero loro stessi nel loro primo appuntamentento e scrissero il loro nome in questo stesso albero due anni dopo il fidanzamento, per questo ci sono molto affezionato e ci ho portato qui Clarissa. Mia madre non vuole mai portarmi al cimitero con lei, non vuole spaventarmi, quando sarò più grande mi ci accompagnerà, così mi disse. Non voglio rimpiazzare il mio vero padre con George, ma lui ha fatto parte della mia famiglia subito. Mio padre morì un mese dopo la mia nascita, mia mamma era in depressione post-partum e subì anche la perdita di suo marito. Si sposarono giovanissimi all'età di ventidue anni. Mia sorella aveva solo un'anno appena compiuto. George non era innamorato di mamma e neanche lei, ma con il passare del tempo, le notti passate a piangere con lui, tutti si sono affezionati a questo signore, ovvero il coreografo dei balli di alla quale danzava mia madre e altre sue coetanee. Quando ho compiuto undici anni, per la mamma era arrivata l'ora di dire le carte a tavola. Da quel giorno mi rinchiusi in me stesso e non ero più il solito bambino sorridente e solare. Dal 7 gennaio 2004 diventai depresso e malinconico con me stesso. Questa città divento troppo oscura per me, ma dato che devo partire e non la rivedrò più, voglio lasciare dei ricordi belli qui. Feci la proposta di invitare la mano di Clary ad unirsi alla mia. Le la intrecciò e ci alzammo. Io presi un coltellino svizzero, ma Clarissa si spaventò immediatamente:" Cosa dovresti fare con quell'aggeggio? Preferisco non vedere cose taglienti..."- disse sopraffatta dal gesto-" Tranquilla, vorrei solo scrivere i nostri nomi ed unirli in un cuore o in un infinito e poi vorrei... Vorr.. Ehm, ecco io.."- non sapevo come spiegarmi le voglio troppo bene e voglio baciarla, voglio dare il mio primo vero bacio a lei, il problema è che non so come dirglielo, intanto misi il taglierino in tasca.-"Vai avanti tranquillo non ti mangio mica!"- disse con tono scherzoso. Non dovevo pensare, dovevo agire e basta. Come sono riuscito a buttarmi giù da un balcone posso anche baciarla. Chiusi i pugni e gli occhi per un secondo, per realizzare quello che sto facendo e vivendo. Quando li riaprii, aveva la testa chinata aspettando la mia confessione. Scompigliai un po' la testa per avere attenzione da lei, facilitandomi l'azione. Le presi il viso sulle mani e posai le mie labbra sulle sue. Il viso era caldissimo, quasi andava a fuoco, aveva i muscolo tesi, ma dopo addolcì le spalle, lei mise una mano nel mio collo e l'altra nei capelli, strigendomeli. Era una sensazione unica. Il vuoto nel mio stomaco si fece vivo, facendomi sentire diverso ma pieno di emozioni e sentimenti verso Clarissa. È come se l'acqua incontra il terreno, uno assorbe l'altro, così dopo nasce il seme e da esso un fiore. Così è l'amore. Non posso ancora considerarlo amore, sono cotte però i sentimenti sono davvero forti. Non so se approfondire questo bacio o chiuderlo con un abbraccio. Chissà cosa starà pensando... Ma sinceramente adesso non me ne deve fottere nulla, mi devo godere questo momento e mi devo lasciare andare, solo adesso. Schiusi leggermente la mia bocca, ma lei mollò la presa e riprese fiato, guardandomi negli occhi. Non disse nulla, ma il suo volto si esprimeva meglio delle sue parole. Mi sentivo vuoto dalla passione, le cosiddette farfalle nello stomaco ancora una volta, facendomi dimenticare a quello che dovevo dirle. Pov's Clarissa: Ero sconvolta. Il mio migliore amico che mi bacia. Sono anni che provo sentimenti per lui e forse adesso ricambia. Ma non so che dirgli. Ho troppa paura, dovrà farlo lui. Mi sentii svenire ai suoi piedi per qualche minuto, ma è stato il momento più bello della mia vita. Aveva ancora voglia di baciarmi ma ci ripensò. Prese le nostre mani intrecciate e le mise davanti a noi, sorridendo. Mi diede un bacio sulla fronte e poi la unì alla mia, chiudendo gli occhi. Tutto questo per me è troppo, non cosa devo fare, non so come gestirmi, pensavo fosse molto più tardi il mio primo bacio, ma a quanto vedo no, poi l'atmosfera e l'incantevolezza della natura fece rendere tutto più "romantico" se questo vogliamo dire. Riprese il suo taglierino, cercando una scritta o chissà cosa nella corteccia dell'albero. Lo lessi anch'io, c'era scritto: "DES E ROSE= SINCERITÀ E AMORE, GRAZIE MUSICA." Mi misi paura, perché non sapevo chi fosse Des, ma Rose è sua mamma. Lo guardò e ci mise la mano accarezzando la scritta. Mi disse di girarmi e così feci. Nel frattempo passarono minuti e io sentivo il rumore gradevole del legno scorticato. Mi fece segno di aprire gli occhi e mi lesse ad alta voce queste parole:" Nulla si può conquistare con la forza, bisogna solo aspettare il momento giusto, perché il tempo guarisce le ferite e aiuta a comprendere il senso della vita. La vita è un dono ed esso non va rifiutato. Grazie Clarissa. 8/11/2005 Harry." Per me questa e oltre una confessione o dichiarazione, è una cosa inspiegabile. Gli misi una mano sulla spalla, non sapevo cosa fare. Lui chinò la testa e gli scese una lacrima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3079081