Children of Loss

di Umiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dopo questa lunga (ed imbarazzante) attesa, posso finalmente dire di aver finito di tradurre il primo capitolo della famosissima e bellissima fanfiction di XTheSonofHadesX (qui link del suo profilo: X), Children of Loss (che potete trovare qui: X), della quale mi sono stati concessi i diritti per poterla riportare su EFP in italiano (ancora grazie al gentilissimo scrittore! c:).
In tanti mi avete chiesto di tradurla e ho cercato di farlo il più velocemente possibile, anche se come al solito ho perso comunque del tempo a causa di vari impegni di scuola e, oltretutto, di una gita scolastica di quattro giorni - da cui sono tornata giusto ieri - durante la quale, purtroppo, non ho potuto dedicarmi alla traduzione (lo so, vi ho fatto aspettare troppo, mi dispiace T_T).
Ma l'importante è che adesso sono qui, giusto?
*sorride speranzosa*
*palle di fieno che rotolano*
Emh, già, okay. Forse è meglio che vi lasci alla fanfiction...
Ancora grazie a tutte le persone che hanno recensito la mia precedente traduzione! Spero di potervi ripagare della gentilezza con questo nuovo lavoro. E buona lettura a tutti! Ci sentiremo presto per il nuovo capitolo. c:

*















Tre mesi. Era questo il tempo che Nico aveva passato in mezzo alla strada, dopo essere stato cacciato dalla sua famiglia. Suo padre non avrebbe mai tollerato che un "frocio" vivesse sotto il suo tetto. L'uomo non era mai stato affettuoso, in ogni caso. I lividi ormai sbiaditi ne erano la prova. Lo stomaco di Nico brontolò per quella che sembrava la centesima volta nell'ultima ora. Non mangiava niente da almeno una settimana. Il suo corpo stava tremando per la mancanza di sonno, desideroso solo di collassare dovunque capitasse. Passava la maggior parte delle notti in vicoli bui, piangendo e nascondendosi ogni volta che sentiva un rumore nelle vicinanze.
Avrebbe preferito fare il miserabile e mentire alla sua famiglia piuttosto che restare là fuori da solo. Gli altri senzatetto non erano per nulla amichevoli. Non poteva avvicinarsi a loro per chiedere del cibo, o un riparo. Cercava di tenersi il più lontano possibile, almeno per evitare di essere trascinato per i vestiti che aveva addosso.
Ormai le strade di L.A. erano la sua casa. Come poteva sopravvivere in un posto del genere? Ganghe, stupratori, spacciatori di droga... le possibilità di essere ucciso erano infinite. Ai suoi genitori importava davvero così poco da non farsi alcun problema ad abbandonarlo in un luogo così? Nico sentì nuovamente le lacrime salire agli occhi. Perché stava combattendo l'inevitabile? Se si fosse semplicemente rannicchiato fino alla morte, sarebbe finito tutto. Era molto probabile che ci fosse del vetro rotto in qualche cassonetto.
Nicò sbatté violentemente contro qualcuno. Nel debole stato in cui si trovava, finì per cadere a terra, atterrando in un mucchio di sacchetti di rifiuti. L'uomo con cui si era scontrato borbottò, si spazzolò la maglietta e riprese a camminare. Le lacrime iniziarono a scivolare sulle guance di Nico mentre giaceva tra la spazzatura. Perché proprio a lui? Cos'aveva fatto per meritare tutto ciò? Era un bravo ragazzo. Prendeva buoni voti a scuola. Aveva smesso di andarci solo dopo essere stato cacciato di casa. Che senso avrebbe avuto tornarci? Nico non era il tipo che si cacciava nei guai. Sua sorella, Bianca, lo prendeva spesso in giro per la sua innocenza. Non aveva nemmeno mai fatto sesso, ed aveva quasi diciassette anni. Perché il destino riteneva necessario che lui soffrisse in quel modo?
Tirando su col naso, Nico si alzò dalla pila di immondizia. Inciampò, quasi finendo contro un lampione. Si guardò nei dintorni. Era evidente che si trovasse nella parte "aristocratica" della città. Forse avrebbe avuto un po' di fortuna beccando qualche avanzo nel retro di un ristorante. Le persone ricche sprecavano il cibo, giusto? Nico sperò davvero che lo facessero.
Ricacciando indietro le lacrime, Nico continuò a seguire il marciapiede. Quella parte della città non gli era molto familiare, perciò non era molto sicuro di dove andare a cercare del cibo. Dubitava di poter trovare il direttore o un impiegato del ristorante disposti a regalargli un pasto gratuito. Non in quella città. Mentre attraversava la strada, un taxi svoltò di netto l'angolo; Nico si allontanò, ma quando la macchina passò venne comunque schizzato da una pozzanghera. Scrollò la testa, tentando di asciugare l'acqua torbida dai capelli. Non che servisse a peggiorare il suo aspetto. Era già interamente ricoperto di sporcizia. Non faceva un bagno da giorni. L'unica possibilità che aveva era quella di trovare una fonte d'acqua a caso e sciaquarsi semplicemente. Quanto gli mancava la sua doccia calda. Singhiozzò e continuò a camminare per la strada affollata.
Quando raggiunse il centro del ricco distretto, notò l'enorme costruzione di un albergo. Doveva avere più o meno settanta o ottanta piani. Girovagò intorno all'edificio luminoso, curiosando in una delle finestre. La stanza che stava guardando era un ristorante, anche molto carino. Non meno di cinque stelle, sicuramente. Le persone mangiavano aragosta e bistecca mentre conversavano tra di loro. A Nico venne l'acquolina in bocca. Si sforzò di guardare da un'altra parte, sapendo di non poterle avere. Spostò lo sguardo sull'insegna dell'albergo. "Lotus Hotel".
Le sue gambe urlarono dal dolore quando riprovò a camminare. Il suo corpo era troppo stanco. Buttati a terra e muori, pensò ancora. Sarebbe stato molto più facile, e i suoi genitori non avrebbero di certo sentito la sua mancanza. Nessuno l'avrebbe fatto. Collassò contro le mura dell'albergo, scivolando lentamente fino a cadere seduto. Avvicinò le ginocchia al petto e ricominciò a piangere. Seppellì la testa tra le ginocchia in modo che le persone non lo vedessero. Poi sentì una porta spalancarsi, anche se non alzò la testa. Sbirciando da sotto le braccia, studiò la persona che era uscita fuori, osservandola solo dalle ginocchia in giù.
- No, va tutto bene. - Era un ragazzo. - Sì, ha lasciato il pacchetto un paio di ore fa. Te lo spedisco, se vuoi. - Il ragazzo sospirò. - No, non in quel senso. - Un'altra pausa. - No. Ha cercato di toccarle il sedere mentre stava sul palco. Non c'è stata nessuna trattativa con me. - Si zittì nuovamente. - Sì, io... l'ho già informato delle scorte instabili della sua azienda.
Nico si rimproverò di aver scelto proprio quell'angolo per crollare. Non voleva che qualcuno lo vedesse in quello stato. I pedoni di passaggio erano una cosa; una persona così vicina ne era un'altra. Tuttavia, c'era qualcosa nella voce del ragazzo che attirava Nico. Voleva alzare la testa e osservare chi stesse parlando, ma non voleva rischiare il contatto visivo. Avrebbe preferito che lo sconosciuto lo ignorasse semplicemente e tornasse dentro.
Nico capì che avrebbe dovuto andarsene. Cercare di passare inosservato. Quando si mosse per alzarsi, però, la sua testa prese a girare e cadde nuovamente sul pavimento. Le sue guance stavano ormai pulsando, ma non gli importava. Voleva solo restarsene lì. I suoi occhi si fecero pesanti e lasciò che si chiudessero.
Nico gemette e sbattè le palpebre quando una strana figura si sporse verso di lui. Una mano calda gli spostò la frangia dal viso. - Stai bene? - sentì chiedere alla voce di poco prima.
La porta si aprì nuovamente e Nico scorse una figura più piccola uscire e rivolgersi allo sconosciuto precedente. - Percy, Luke ti stava cercando. Che stai facendo qua fuori?
- Parlo con il capo. - Nico sentì delle mani che lo afferravano. - Puoi tenermi la porta aperta, Leo?
La piccola figura si rialzò e si allontanò dalla porta. Un paio di forti braccia si avvolsero intorno a Nico e lo tirarono verso il petto dello sconosciuto, che doveva chiamarsi Percy. - Certo, capo, ma che vuoi fare con lui?
Nico gemette di nuovo, dando rapidamente un'occhiata a questo Percy. Il suo viso era rilassato, quindi Nico non potè realmente distinguere delle particolari caratteristiche, tranne i capelli neri. - Me ne prendo cura. Sembra che abbia bisogno di cibo e di un posto per dormire.
- Ma...
- Niente ma. Non reagire come se qui fosse una cosa insolita.
Nico riuscì a scorgere la figura di Leo. Era più o meno alto quanto Nico. Doveva avere origini ispaniche. I suoi occhi scrutavano Percy. Quest'ultimo si fece strada nell'albergo e Nico fu costretto a chiudere gli occhi a causa della luce brillante sopra di lui. Nico sentì il ding dell'ascensore che si apriva e capì che vi erano entrati. Inconsciamente si avvicinò di più al petto caldo contro il quale veniva premuto. Nico sbatté le palpebre per un momento. Erano effettivamente in un ascensore. Leo lo guardò, rivolgendogli un sorriso amichevole. - Ha ripreso coscienza.
Nico spostò lo sguardo al suo soccorritore. Percy lo fissò a sua volta. Gli occhi di Nico cominciarono a chiudersi di nuovo. L'ultima cosa che vide furono due calorosi occhi verdi puntati nei suoi.




Nico sbatté le palpebre un paio di volte, permettendo ai suoi occhi di abituarsi alla stanza luminosa. Si trovava in una specie di stravagante suite. Il suo naso catturò immediatamente il profumo di qualcosa di cucinato. Osservò la poltrona su cui giaceva. Tutto di quel posto era più bello di qualunque cosa la sua famiglia avesse a casa. Sentì un rumore di piatti contro una superficie. Fuori di sé dalla curiosità, Nico scese dal divano e si trascinò attraverso la porta, barcollando verso l'odore del cibo. Si ritrovò nella cucina. Alcune pagnotte di pane erano state sistemate su un piccolo piattino. Sul fornello c'era una pentola piena di qualcosa, molto probabilmente zuppa. Davanti al frigo, aperto, c'era il ragazzo alto che lo aveva salvato dalla strada.
Era girato dall'altra parte e scavava nel frigo alla ricerca di qualcosa. Poi si tirò indietro, con una bottiglia d'acqua in mano. Si voltò e, immediatamente, notò Nico sull'entrata. - Sei sveglio - disse il ragazzo, posando la bottiglia sul bancone, accanto al pane. Scrutò Nico con curiosità mentre il ragazzino se ne stava lì, a fissare il mucchietto di pane. - E' per te.
Gli occhi di Nico saettarono sul ragazzo alto davanti a lui.
- C-che? - gracchiò Nico, la voce irritata dal poco utilizzo.
Il ragazzo dai capelli neri si voltò e spostò la pentola dal fornello, versando il suo contenuto in una scodella. Prese la scodella e la sistemò accanto al pane e all'acqua. - Mangia. - Indicò il cibo davanti a lui. Nico voleva rifiutare, ma il suo stomaco protestò. Il ragazzo gli sorrise comprensivamente e indicò di nuovo le pietanze. In silenzio, Nico si trascinò su uno sgabello e avvicinò il cibo con le mani. Prese prima un pezzo di pane, facendolo scivolare in bocca. Mentre scendeva giù per la gola, Nico gemette. L'altro ragazzo lo guardò in silenzio con interesse mentre masticava. - Allora... come ti chiami?
Nico alzò lo sguardo mentre deglutiva una cucchiaiata di zuppa. - Nico. - Bevve un sorso d'acqua, allontanando gli occhi dallo sguardo fisso dell'altro. Le occhiate di Percy erano penetranti, e il modo in cui i suoi occhi lo scrutavano lo facevano sentire a disagio.
- Gr-grazie di tutto.
Il ragazzo sventolò una mano. - Non preoccuparti. Non è un evento insolito da queste parti. - Nico riprese a masticare del pane. - Sono Percy, comunque.
- G-grazie, Percy. Toglierò il disturbo una volta finito di mangiare.
Percy lo guardò curioso. - Perchè?
Che intendeva con "perché"? - Perché n-non voglio essere un peso.
Percy gli sorrise, il mento appoggiato sul palmo della mano. - Sei il benvenuto, qui. Non mi sentirei a posto se ti buttassi nuovamente in mezzo alla strada. - I suoi occhi studiarono Nico dall'alto al basso. - Che tipo di lavoro ti piacerebbe? Avresti un posto dove poter vivere liberamente.
Nico quasi si strozzò con il cibo. Quel ragazzo appena conosciuto voleva davvero offrirgli un lavoro e un posto in cui vivere? - M-ma io... mi hai appena incontrato.
Percy fece spallucce. - Come ti ho già detto, non è un evento insolito da queste parti. La maggior parte delle persone che lavorano qui vengono da dove vieni tu. Ora, quanti anni hai, Nico?
- Sedici.
Percy annuì. Farfugliò qualcosa sottovoce. - Beh, penso di poterti sistemare al bar. Ti piacerebbe fare il barista?
Nico spalancò gli occhi. Annuì con la testa avidamente. - Certo! Va benissimo. Farò qualunque cosa!
Un losco sorrisetto si fece strada sul viso di Percy e Nico lo notò mordersi il labbro inferiore per un breve secondo. - Ne sono sicuro - disse Percy, facendo l'occhiolino. - Ora, finisci di mangiare e ti farò dare una sistemata. Per stanotte puoi restare qui; domani mattina ti troverò un posto in cui stare.
Nico annuì. Riprese a sorseggiare la sua zuppa mentre Percy usciva dalla stanza. Lo sentì camminare in un'altra stanza. Quando ebbe finito, andò alla ricerca del ragazzo più alto. Lo trovò intento ad appoggiare dei vestiti sul lavello di un bagno molto grande. Il centrotavola della stanza era un'enorme vasca da bagno quadrata in stile Jacuzzi con due soffioni e un'immensa varietà di quadranti che uscivano dai lati. Percy guardò Nico da sopra la spalla e gli fece un cenno per permettergli di entrare. Nico si strofinò il braccio mentre avanzava, chiaramente a disagio. Non aveva avuto nessuna particolare interazione sociale da quando era stato cacciato di casa, e adesso gli sembrava strano.
Entrò nel bagno e si fermò davanti a Percy. Notò solo ora quanto realmente fosse alto il ragazzo. Doveva essere sul metro e novanta. Nico arrivava a mala pena alle sue spalle. Sorrise a Nico dall'alto prima di sfilargli la maglietta dalla testa. Nico si fece rosso non appena la sua maglietta fu gettata a terra. Squittì quando sentì le mani di Percy sul bottone dei suoi pantaloni. Tentò di scacciare la mano, ma Percy fece lo stesso con la sua. - Rilassati. Non ho mica intenzione di violentarti. Il tuo corpo è già esausto, però. Probabilmente non ti sentirai a tuo agio, ma devo restare qui per essere sicuro che ti ripulisca. Non voglio che tu svenga mentre sei nella vasca. - Nico deglutì mentre sollevava lo sguardo verso gli occhi di Percy.
Infine Percy gli sfilò i pantaloni, alzando entrambe le gambe di Nico e gettando i jeans accanto alla sua maglietta. Quando si mosse verso i boxer, Nico se li afferrò istintivamente. Percy si fece sfuggire una risata. - P-posso farlo da solo.
Percy ritirò le mani, alzandole in difensiva. - Bene, ma resterò comunque a guardare per controllare che tu ti dia una sistemata.
Nico annuì in consenso. Percy oltrepassò Nico e si fermò davanti alla porta. Consapevolmente, Nico si sfilò i boxer, la sensazione dello sguardo di Percy fisso su di lui. Quando si mosse per aprire il getto, Percy lo bloccò. Regolò l'acqua alla temperatura che gli sembrò più appropriata e tornò di nuovo indietro. Nico calò lentamente una gamba nell'acqua, indietreggiando un po' al contatto con il calore.
Quando ebbe infilato anche il resto del corpo, lasciò andare un lungo sospiro. Poteva già vedere la sporcizia scivolare via da lui e insudiciare l'acqua. Un panno fu abbassato davanti al suo viso. - Grazie - farfugliò Nico, afferrando il panno dalle mani di Percy. Ci fu un lungo silenzio mentre Nico cominciava a strofinarsi. - Perché lo stai facendo? Non mi conosci nemmeno.
Percy aveva un'espressione illeggibile sul viso mentre fissava gli occhi di Nico. - Non devo per forza conoscerti per sapere cos'hai passato. - Dopodiché, tra i due scese nuovamente il silenzio. Quando Nico posò il panno, Percy fece un passo in avanti per pulire la vasca. Gli occhi di Nico si spalancarono quando il ragazzo si sfilò la maglietta.
- C-c-cosa stai facendo?
Percy si chinò e aiutò Nico ad alzarsi. Allungò la mano ed accese il soffione della doccia. Nico si ritrasse quando l'acqua colpì la sua pelle. Odiava essere così esposto davanti a qualcuno che aveva appena conosciuto, ma almeno Percy era abbastanza rispettoso da distogliere lo sguardo dalla parte inferiore del suo corpo. - Devi lavarti i capelli e finire di togliere lo sporco dalla pelle. - Percy passò a Nico uno shampoo.
Per tutto il tempo in cui si strofinò i capelli, Percy tenne una mano incallita sulla sua schiena. Quando ebbe finito, Percy inclinò la testa di Nico in avanti per sciacquargli via lo shampoo. Dopodiché chiuse l'acqua e si allontanò, passando a Nico un lungo asciugamano. Nico vi sospirò all'interno mentre lo pigiava sulla faccia. Sentì Percy ridacchiare. Si portò l'asciugamano sui capelli e li asciugò come meglio poteva. Infine avvolse rapidamente l'asciugamano attorno alla vita, felice di essere finalmente coperto di nuovo. - Grazie ancora - disse Nico educatamente.
Percy gli rivolse un sorriso asimmetrico. - Ti ho lasciato dei vestiti, qui. In mattinata potrai prendere alcuni dei miei. Leo si occuperà di certe cose per tenerti qui per un po' di giorni, fino a che non sarai capace di mantenerti da solo.
- Grazie - replicò Nico, spazzolando via i capelli scuri dalla faccia. Percy annuì, si voltò e uscì fuori dal bagno. Nico sospirò di sollievo. Percy lo metteva a disagio. Era uno sconosciuto, certo, ma i suoi occhi erano così seducenti. Nico non pensava neanche che Percy ci stesse provando, semplicemente irradiava sex appeal. Era decisamente il ragazzo più attraente su cui Nico avesse mai posato gli occhi.
Nico prese i vestiti che Percy aveva disposto sul lavello. Una maglietta blu scuro, un paio di boxer blu e dei pantaloncini neri. Nico si sfilò l'asciugamano dalla vita. Afferrò il paio di boxer e aveva appena finito di infilarli quando Percy tornò. Sorrise a Nico prima di chinarsi e raccogliere i suoi vecchi vestiti. - Questi posso lavarteli. Se vuoi tenerli, intendo - disse guardandolo.
Nico scrollò le spalle. - Credo di sì. Almeno non ti darò fastidio per i vestiti.
Percy spostò nuovamente lo sguardo su di essi. - Beh, sono parecchio rovinati. Preferisco che tu tenga i miei. Vado a buttarli. - Nico annuì e Percy se ne andò di nuovo, i vestiti nella mano. Nico infilò il resto degli indumenti e uscì per ritrovarlo. Si sentiva un cucciolo perso.
Finì quasi per sbattergli contro mentre camminava nel corridoio per tornare in cucina. Percy gli sorrise dall'alto, facendolo arrossire. Maledetto lui e il suo sex appeal. Poi gli tese dell'acqua. Nico la prese e farfugliò un ringraziamento. Il sorriso di Percy si allargò di fronte alla sua timidezza.
Si spostò in sala da pranzo, con Nico che lo seguiva a ruota. Si sedette sul divano, indicando a Nico di fare lo stesso. Quando il ragazzo si lasciò cadere accanto a lui, Percy accese la TV. Era più grande di tutte le TV a casa dei genitori di Nico messe insieme. Un cinquanta pollici, come minimo. Silenziosamente, Percy cambiò canale in cerca di qualcosa da guardare. - Dovresti lavorare sulla timidezza - disse, tenendo fermi gli occhi sulla TV. - Avrai a che fare con tantissime persone, su al bar.
- D'accordo - bofonchiò Nico. - Di cosa ti occupi qui?
Percy mormorò tra sé e sé. - Io... gestico le cose, più o meno. Dirigo tutto ciò che riguarda quest'albergo, così come le altre filiali.
- E quante sono?
Percy rise. - Beh, sono in tutto il mondo, ma io mi occupo di quelle qui nel Nord America. - Nico restò a bocca aperta. Era stato ospitato dal proprietario di quel posto? - Ho trovato la maggior parte dei dipendenti come ho trovato te.
- Li hai davvero presi dalla strada? E se ti avessero derubato?
Percy lo guardò divertito, cercando di nascondere un sorriso. - Stai per derubarmi? - Nico scosse la testa, e Percy scoppiò a ridere. - Stavo scherzando. No, non mi preoccupo di quello. Il mio capo... lei ha una specie di metodo per assicurarsi che tutti sappiano come comportarsi. E' simpatica, però. La adorerai. E' lei che ha dato inizio alla catena alberghiera. E' l'unica persona a cui sono tenuto a rispondere, quindi è forte. Fa qualche visita, di volta in volta, ma la sua struttura principale è in Germania. - Nico annuì, cercando di trattenere uno sbadiglio. Percy sorrise e gli picchiettò la gamba. - Ti lascio riposare - disse, spegnendo la TV.
Uscì dalla stanza e tornò subito dopo con una coperta e un cuscino. Li offrì a Nico e andò in cucina per spegnere le luci. - Grazie ancora, Percy. Significa molto per me.
Percy gli rivolse un sorriso triste. - Non ringraziarmi ancora, marmocchio. - Con ciò spense la luce e se ne andò in camera da letto. Nico restò fermo nel buio per un po'. Cosa intendeva con "ancora"? Tuttavia, non ebbe molto tempo per rifletterci. I suoi occhi si appesantirono e Nico cadde rapidamente in un sonno profondo.




Nico fu svegliato (e spaventato) dal suono di una porta che si chiudeva. Si mise seduto e si strofinò gli occhi. Si stiracchiò, facendo scrocchiare le ossa, e allungò le gambe oltre il bordo del divano. Poi sentì un forte clangore proveniente dalla cucina e decise di andare a controllare. Il ragazzo basso della sera prima era ai fornelli, e capovolgeva delle frittelle. - Buongiorno - gli disse allegramente.
- Buongiorno - balbettò in ritorno Nico. Si trascinò sullo sgabello su cui si era seduto la sera prima e osservò il ragazzo cucinare. - Tu sei Leo, giusto?
Sul viso del ragazzo balenò un sorriso luminoso. - Già, sono io. Percy mi ha detto di prepararti qualcosa per colazione.
- E' lui che ha chiuso la porta? - chiese Nico, indicando il portone d'ingresso. Leo annuì. Appoggiò la padella con le frittelle sul fornello, poi tirò fuori un'altra padella con dentro del bacon. Le svuotò in un piatto, che fece scivolare verso Nico.
- Percy mi ha raccomandato di dirti di mangiarle piano, a meno che tu non voglia vomitare. Il tuo stomaco ci metterà un po' di tempo a riabituarsi a mangiare. - Nico annuì. Ne staccò un piccolo pezzetto e lo mise in bocca.
- Quindi... tu cosa fai qui?
- Sono il segretario di Percy. Mi occupo delle commissioni e rispondo ad alcune chiamate per lui. Mi dedico alle e-mail per l'albergo. Fondamentalmente, rendo il suo lavoro il più facile possibile. Ti presenterò il tuo nuovo capo dopo che avrai mangiato e ti sarai preparato. Percy ha detto che ti ha lasciato un cambio di vestiti in bagno.
Leo riprese la padella delle frittelle, le capovolse un'altra volta e la svuotò nel piatto di Nico. Passò dello sciroppo a Nico nel caso volesse aggiungerlo. - Il mio capo? - chiese Nico, la bocca piena di bacon. - Non è Percy il mio capo?
- Beh, sì e no. Lui è il capo di tutti da queste parti, ma ha degli aiutanti che si occupano di alcune parti dell'albergo. Tu lavorerai con Chirone, il barista. E' molto simpatico. Vedrai che ti piacerà. - Nico annuì.
- Quindi, Percy lo fa spesso? Salvare le persone dalla strada, intendo.
Leo fece un cenno affermativo. - Sì, la maggior parte dei ragazzi di qui. Che sono anche la maggior parte delle persone con cui lavorerai.
- Perché lo fa? - domandò Nico, tagliando un pezzettino di frittella.
Leo armeggiò con la spatola. - N-non so se posso parlarne. E' una lunga storia.
- Oh. - Leo pulì la cucina mentre Nico finiva di mangiare. Prese il piatto di Nico quando ebbe finito, e Nico si alzò in piedi per andare a fare una doccia. Sicuramente ci sarebbe stato un cambio di vestiti sul lavello una volta arrivato.
Si lavò il più velocemente che potè senza impegnarsi troppo. Quando uscì dalla doccia, guardò sé stesso nello specchio. In quei tre mesi per la strada, il suo corpo aveva sofferto. Le costole si erano fatte visibili e c'erano dei cerchi neri intorno ai suoi occhi. Sembrava così debole. Si vestì in modo da non essere più costretto a guardarsi.
I vestiti erano ovviamente troppo larghi per lui. Senza ombra di dubbio, la maglietta era una di quelle di Percy, perché era solo leggermente più grande di lui. I pantaloni, però, minacciavano di cadere dai suoi fianchi. Tornò nel salotto e trovò Leo sul divano a guardare la TV. - Ho bisogno di una cintura - dichiarò Nico. Leo lo osservò e saltò giù dal divano.
- Penso di poter trovartene una. Aspetta qui. - Scomparì in fondo al corridoio, nella camera da letto di Percy. Nico era curioso di vedere com'era, dato il look stravagante del resto del posto. Leo riemerse qualche istante dopo con una cintura nera. - Ecco qua. - Nico prese la cintura, infilandola negli anelli dei pantaloni. - Ti ho preso anche qualcosa dalla mia stanza. - Leo si avvicinò alla porta e prese un paio di scarpe sul pavimento. - Ho pensato che le scarpe di Percy non ti sarebbero entrate, quindi ti ho preso un paio delle mie.
- Grazie - disse Nico con un sorriso. - Sono tutti così gentili, qui?
Leo si strofinò la parte posteriore della testa. - Tutti tranne i fratelli Castellan. Li incontrerai, alla fine. Per ora, cerca di seguire me e Chirone. Anche Apollo è simpatico, se riesci a trovarlo.
- E Percy, invece?
- Probabilmente non riuscirai a vederlo spesso. - Leo lanciò un'occhiata a Nico. - Non... hai una cotta per lui, vero?
Nico sentì le guance infuocarsi. - N-no! Mi ha solo salvato, niente di più.
Leo gli rivolse un sorriso sfacciato. - Se lo dici tu. Ti avrei solo raccomandato di stare attento, se ti fosse piaciuto. - Leo si schiarì la gola. - In ogni caso, dovrei portarti giù da Chirone. Devo liberarmi per poter fare qualche spesa per te. - Nico annuì e i due si fecero strada fuori dalla suite. Camminarono per il corridoio verso gli ascensori. Leo premette il pulsante una volta arrivato. - Se hai bisogno di Percy, o di me, mentre sto lavorando, ci troverai qui. Percy vive e lavora su questo piano.
L'ascensore suonò e si aprì. Entrarono e Leo infilò la sua chiave magnetica nella fessura sotto la lunga lista di pulsanti prima di premere quello che portava al piano sopra di loro, il sessantanovesimo. Uscirono dall'ascensore, entrando nel bar. Il bancone occupava l'intera lunghezza della parete di fondo. Alle sue spalle c'erano degli scaffali contenenti tutti i tipi di alcolici esistenti. Dei costosi tavoli di legno erano posizionati per tutta la stanza, con delle sedie capovolte su di essi. Nei due angoli non occupati dal bancone c'erano delle aree relax con lo stesso tipo di divani presenti nel salotto di Percy. Un paio di quadri erano appesi lungo le pareti come decorazione. Cinque televisori erano stati posizionati sul muro, tre sulle pareti circostanti e due dietro il bancone.
Un uomo alto con la barbetta se ne stava in piedi dietro al bancone, intento a lavare un bicchiere. Alzò lo sguardo e sorrise calorosamente in direzione di Leo e Nico, quando si avvicinarono. - Immagino che tu sia il mio nuovo incarico? - domandò l'uomo.
- Già. E' tutto tuo, Chirone. - Leo tirò fuori il cellulare per controllare l'orario. - Beh, adesso devo andare. - Picchiettò la spalla di Nico e si diresse nuovamente verso l'ascensore. - Occupati di lui, Chirone.
Chirone ridacchiò e spostò di nuovo lo sguardo su Nico. L'uomo aveva un viso cordiale. Gli occhi erano castani e profondi; ricordavano a Nico il calore del fuoco. I capelli mori erano ben curati. Era molto alto, più alto di Percy. Probabilmente sul metro e novantacinque. Se non avesse avuto quell'aria gentile, Nico si sarebbe intimidito nel fissarlo. Aveva anche una piccola barba trasandata. Nel complesso, Nico lo avrebbe descritto come una specie di figura paterna. Quell'uomo gli piaceva già più del suo vero padre, e il tizio non gli aveva nemmeno ancora parlato direttamente.
- Bene, allora. Che dici, ci mettiamo a lavoro? - disse Chirone, posando di nuovo il bicchiere sul bancone. - Presto arriveranno anche gli altri, pronti per lavorare. Devo spiegarti come funziona qui prima che cominci tutto. - Appoggiò le mani sul bancone e sorrise a Nico. - Quindi. Da queste parti sarai molto indaffarato durante la nottata. Lavorerai nelle ore tarde della mattina, perciò preparati a svegliarti non prima delle tre o delle quattro. - Nico si lasciò sfuggire un gemito. - Benvenuto alla vita notturna, ragazzo. - Chirone fece una risatina.
- Che tipo di persone devo aspettarmi? Questo posto sembra adatto a gente dispendiosa.
- Infatti lo è. Ma questo sta a significare che ti ritroverai con un ottimo stipendio. Come clienti, aspettati ogni tipo di uomo e di donna. Uomini d'affari, politici, attori, musicisti... fai un esempio ed è molto probabile che sia compreso nella lista. Ora, come ho già detto, non lavorerai da solo. Siamo molto affaccendati di notte, quindi ci saranno un paio di persone in giro con te. Loro, uh, cambiano di serata in serata, seguendo il programma che ricevono da Percy. - Chirone batté le mani una volta. - Ebbene, mettiamoci al lavoro. Ho bisogno che tu sistemi quelle sedie laggiù. Cominceremo a vedere clienti all'ora di pranzo, quindi sbrigati. - Nico annuì velocemente e si diresse verso il suo lavoro.











*Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ed eccomi qui, dopo quattro giorni di traduzione, pronta con il secondo capitolo! Devo dire che mi sono sorpresa da sola AHAHAHAHAH :')
Inanzitutto, ribadisco che il seguente testo è una traduzione dall'inglese della meravigliosa fanfiction Children of Loss (qui il link:
X) creata da XTheSonofHadesX (qui il profilo: X), che mi ha concesso gentilmente i diritti della storia. Come avrete immaginato, ho avvisato l'autore originale della pubblicazione del primo capitolo della mia traduzione e lui si è dimostrato felicissimo di tutti i complimenti che gli avete fatto! Gli fa molto piacere che questa storia abbia tanti commenti positivi già dal primo capitolo c: (e naturalmente anche a me XD).
Per quanto riguarda il prossimo, lo pubblicherò sicuramente a breve, anche se penso che per i capitoli successivi ci sarà una pausa un po' più lunga a causa delle festività natalizie - devo partire per le vacanze e non credo che riuscirò a portarmi dietro il computer. Ovviamente, una volta tornata, mi rimetterò subito al lavoro.
Che altro dire? Spero che questo capitolo vi piaccia! Ho fatto un po' di confusione nel tradurre alcune espressioni, secondo me, ma sappiate che cerco sempre di adattarle al contesto nel modo migliore, pur se costretta a sostituire qualche termine con un altro più adeguato (anche se ho sempre paura di rovinare tutto con parole stupide AHAHAHAH ignorate quest'ultima cosa...).
Buona lettura a tutti! :D

*
















Erano più o meno le dieci quando l'ascensore suonò per la seconda volta. Nico spostò lo sguardo in alto mentre sistemava l'ultima sedia sul pavimento. Una ragazza e due ragazzi uscirono dall'ascensore.
I ragazzi erano completamente identici, con l'unica differenza che uno era più alto dell'altro di quasi un centimetro. I ricci capelli castani ciondolavano di fronte a due paia di occhi blu. Indossavano gli stessi identici sorrisetti maliziosi. Se si fossero trovati in mezzo alla strada, Nico avrebbe pensato che fossero dei borseggiatori. La ragazza aveva capelli mori lunghi fino alle spalle. Era di carnagione scura, probabilmente una discendente dei Nativi Americani. Era più bassa di una testa rispetto ai due ragazzi che le stavano accanto. Gli occhi erano di una specie di profondo color nocciola; Nico non riusciva a capire se fossero più verdi o marroni. Erano davvero belli, però.
I gemelli dissero qualcosa che fece ridere la ragazza mentre appoggiavano le loro cose sul bancone. Dopo aver notato Nico, il gemello più basso diede una gomitata al fratello. Il più alto si voltò e l'altro sporse il mento in direzione di Nico. In quel momento gli occhi di tutti si puntarono su di lui, mettendolo a disagio a causa dell'attenzione esagerata. Chirone si lanciò in suo soccorso schiarendosi la gola.  - E' quasi ora di cominciare. Da oggi, come potete vedere, abbiamo un nuovo membro nel personale. Mi piacerebbe che voi tre deste il benvenuto a Nico. - Nico fece un piccolo cenno nella loro direzione.
I tre si avvicinarono a Nico. Il sorriso della ragazza era caloroso e amichevole, mentre i due ragazzi sfoggiavano ancora i loro sorrisetti storti. - Ciao, Neeks, io sono Travis - disse il gemello più alto. Gli tese la mano e Nico la strinse. - E così, sei l'ultimo adottato di Percy, eh? Ci sa davvero fare, il ragazzo.
La ragazza roteò gli occhi, dando una gomitata nelle costole di Travis. - Non farci caso, Nico, questi due non sono altro che una seccatura. Mi chiamo Piper. - Nico le sorrise e strinse la sua mano.
- Lo prendiamo come un'offesa, Pipes - disse il gemello più basso. Piper gli gettò un'occhiataccia, ma lui non sembrò prestarle molta attenzione. - Non ascoltarla. Siamo fantastici. Mi chiamo Connor, a proposito. - Nico strinse anche la sua mano e riprese a torturarsi la maglietta.
- Quindi, lui sarà... ? - domandò curiosa Piper, spostando lo sguardo su Chirone.
L'uomo scosse la testa. - No. Percy mi ha detto che si occuperà solo del bar.
I gemelli ghignarono perfidamente verso Nico. - Che ragazzo fortunato. Devi aver davvero attirato l'attenzione di Percy - dichiarò Connor.
Piper roteò di nuovo gli occhi. - Non dev'essere per forza così. Allora, quanti anni hai, Nico?
- Sedici, ma ne compirò diciassette tra un paio di mesi.
- Visto? Eccovi la spiegazione.
I gemelli distesero simultaneamente le mani dietro la testa. - Come dici tu, Pipes - dissero, sempre insieme. La cosa diede i brividi a Nico.
- Dovrete imparare a conoscervi, d'ora in poi. Forza, è ora di andare a lavoro - li interruppe Chirone, spolverando il bancone. - I clienti saranno qui a momenti. - I tre nuovi arrivati annuirono e si affrettarono intorno al bancone. - Nico, vieni qui. - Chirone tirò fuori un grembiulino nero da prestare a Nico. Nico lo legò stretto intorno alla vita. In una delle tasche c'erano una penna e un bloc-notes. - Ora, ho bisogno che tu vada ad impostare la scheda dell'ingresso in modo che sfoggi le bevande speciali di stasera. - Nico annuì e si diede una mossa.
All'avvicinarsi del mezzogiorno, arrivò il primo cliente. Era un uomo di mezza età con i capelli neri diradati e una barba trasandata. Era abbastanza grassottello. Prese posto ad uno dei tavoli. Nico lo guardò nervosamente, incerto su chi dovesse andare ad occuparsi di lui. Piper gli venne in soccorso e si diresse verso il signore, sorridendogli calorosamente. Prese appunto della sua ordinazione e ingranò la retromarcia verso il bancone, facendo l'occhiolino in direzione di Nico mentre passava.
L'ascensore suonò di nuovo e un altro paio di persone si sparsero per il bar. Nico sospirò, afferrò il suo bloc-notes e si avvicinò ad uno dei tavoli. Si erano accomodate due donne, probabilmente sulla prima trentina. Entrambe erano vestite con costosi abiti d'affari. - Salve, il mio nome è Nico e per oggi sarò il vostro cameriere - disse Nico con un sorriso luminoso, sforzandosi di sembrare amichevole alle due sconosciute. Le due alzarono lo sguardo dai menù per fissare Nico, rendendolo ancora più nervoso. Non gli piaceva il modo in cui lo stavano osservando. Non che fosse offensivo, o cose del genere; semplicemente c'era qualcosa di tacito nei loro occhi che lo metteva a disagio.
La donna sulla destra, una bionda, tornò a guardare il suo menù. - Bene. Ordino il numero cinque, una bottiglina d'acqua e un margarita. - Nico annuì, scarabocchiando l'ordinazione della signora.
La donna sulla sinistra, una mora, fissò Nico ancora per un po'. - Sei nuovo, qui?
- Sì, signora - rispose Nico educatamente.
Lei annuì in approvazione. - Io ordino un'insalata alla Cesare con il condimento a parte e una Diet Coke.
- Nient'altro? - domandò Nico. Le donne scossero la testa e Nico ritornò al bancone. Digitò l'ordinazione nel computer, come gli aveva mostrato Chirone. In quel modo trasferì l'ordinazione giù nelle cucine, dove il personale avrebbe recapitato tutto su al bar. Balzò leggermente al suono della musica. Si voltò per vedere Connor che regolava l'impianto audio.
- Molto agitato? - ridacchiò Connor. Nico scrollò le spalle. - Sì, beh, è meglio che ti abitui al fracasso. Sarà parecchio alto stasera. - Finalmente sembrò soddisfatto e spense l'impianto. - Anche se questo non è nulla in confronto al frastuono del piano di sopra.
Nico lo guardò con la coda dell'occhio mentre preparava le bevande delle signore. - Cosa c'è al piano di sopra?
Connor sogghignò verso Nico, ricordandogli un gatto del Cheshire. - Niente di cui tu debba preoccuparti.
Il tempo passò lentamente e l'orario di pausa di Nico si avvicinò. Gli spettavano un paio d'ore di stacco prima di tornare per il turno di notte. Un particolare che aveva notato era il fatto che alcuni clienti dei suoi tre colleghi si erano dimostrati molto generosi con le mance.
Leo si fece vedere per prendere Nico alle quattro. Lui firmò il registro e seguì velocemente il ragazzo nell'ascensore. - Allora, com'è andato il tuo primo turno? - domandò Leo una volta dentro.
- Non male.
- Il turno notturno è sempre più movimentato. Fammi controllare con chi sarai di turno stasera. - Leo tirò fuori il cellulare e prese a scorrere sullo schermo. - Mmh. Stasera sei in servizio con Reyna, Ottaviano, Talia e Apollo.
- Qualche consiglio?
Leo rimise il telefono in tasca mentre uscivano al sessantasettesimo piano. - Beh, puoi rivolgerti tranquillamente ad Apollo e Talia. Talia è una tosta, e nessuno fa casino con lei. E' simpatica, però. Apollo è come un fratello maggiore, qui. Reyna non è così male, ma può dimostrarsi un po' fredda. Ti suggerirei di stare alla larga da Ottaviano. E uno dei fratelli Castellan di cui ti parlavo. - Nico annuì in compresione. Si fermarono di fronte a una porta e Leo infilò la chiave magnetica nella fessura. Aprì la porta e passò la chiave a Nico. - Benvenuto nella tua nuova casa.
Nico studiò un po' il posto. Non era bello come quello di Percy, ma era comunque migliore della casa dei suoi genitori. C'era uno schermo piatto di fronte al divano. Una cucina carina sulla destra. Nella parte posteriore c'erano tre porte. - La condivido con qualcuno?
Leo scosse la testa. - No, è tutta tua. Beh... per ora, almeno. Hai avuto la fortuna di essere il terzo incomodo. Fino a che non arriverà un altro ragazzo, starai qui da solo. Puoi scegliere la camera da letto che preferisci, e nella porta centrale laggiù c'è il bagno. - Nico si incamminò verso la prima porta a sinistra. La aprì per ritrovarsi in una camera da letto davvero bellissima. C'era un letto king size con cinque cuscini. C'era un'altra TV anche in questa stanza, ma era pochi centimetri più piccola rispetto a quella del salotto. Una porta aperta conduceva in una cabina armadio, con uno specchio a figura intera sull'interno della porta. In un angolo, una scatola catturò l'attenzione di Nico. La sollevò da terra e la appoggiò sul letto. Quando la aprì, trovò un assortimento di vestiti e articoli da toeletta. - Quelli dovrebbero durarti per un po'. Potrai fare spese da solo quando riceverai il tuo primo stipendio.
Nico sorrise mentre si lasciava cadere sul suo nuovo letto. Era come una nuvola. Sospirò felicemente. Forse ne era valsa la pena di soffrire in mezzo alla strada, dopotutto. Quel posto era il paradiso. Qualcosa dall'alto doveva averlo condotto lì, però. Spostò lo sguardo su Leo. - Leo?
Il ragazzo distolse l'attenzione dal cellulare per rivolgerla al ragazzo dai capelli neri. - Hmm?
- Cosa c'è al piano di sopra?
- Oh. Niente di importante. Non preoccuparti. Non sarai mai costretto a salirci.
Nico si accigliò. Perché le persone cercavano di evitare quella domanda? - Allora, cosa c'è da fare da queste parti?
- Puoi accedere a tutto ciò che l'hotel ha da offrire. La maggior parte delle cose si trova ai piani inferiori. La piscina, la sala giochi, la spa, e altro ancora. Puoi persino andare in cucina e richiedere qualsiasi cosa tu desideri. In quanto scoperta di Percy, hai più o meno un accesso illimitato a tutto. Ci sono solo un paio di ovvie eccezioni, come il piano di sopra e l'ufficio di Percy. Puoi entrare nell'ufficio di Percy solo con un appuntamento, che puoi prendere tramite me.
Nico annuì. - Quindi, sono libero di fare quello che voglio a condizione di rientrare per le sei?
- Esatto. Perciò, sentiti come a casa tua e assicurati solo di riuscire a tornare in tempo al bar. Ora, se non ti dispiace, dovrei tornare da Percy. - Leo gli rivolse un ultimo sorriso prima di lasciare la stanza. Nico sentì la porta di fronte chiudersi e si fece sfuggire un forte sospiro. Si alzò in piedi e decise che era ora di disfare le sue nuove cose.





Il sole aveva iniziato a calare dietro l'orizzonte. Nico lo guardò dalla sua finestra. La vista della città era spettacolare, da lassù. Nico non riuscì ad impedirsi di sorridere. Controllò l'ora: aveva ancora dieci minuti. Decise che era il momento di dirigersi verso il bar e prepararsi.
Chiuse la porta della sua nuova casa dietro di sé e tornò nell'ascensore. Inserì la chiave magnetica e quando fu sul punto di premere il pulsante il suo dito indugiò su quello del settantesimo piano, ma scosse la testa e schiacciò il 69°. Quando le porte si aprirono nuovamente, Nico notò che il bar era molto più affollato. Connor aveva ragione sul fatto che fosse più rumoroso di sera. Con tutte quelle nuove persone e la musica accesa, il posto era quasi assordante. Piper e i gemelli correvano ancora di qua e di là, per servire i clienti. Nico si fece strada attraverso la folla, verso il bancone. Firmò il registro e si legò il grembiule attorno alla vita.
- Sei tornato per il secondo round? - chiese Chirone accanto a lui, un sorriso sul volto.
Nico annuì. Piper sospirò, avvicinandosi a Nico. Lui si spostò per permetterle di firmare il registro. - Augurami buona fortuna per stasera, Chirone - disse lei.
Chirone ridacchiò, versando una bevanda per qualcuno. - Non hai bisogno di fortuna, ragazza. Ognuno di voi ha del talento naturale. - I gemelli si accostarono e fecero capolino davanti al computer per firmare il registro.
- Divertiti stasera, Nico. Non sentire troppo la nostra mancanza - disse Travis.
- Ci proverò - farfugliò Nico, sarcastico.
Connor rise. - Già mi piace.
Due ragazze sbucarono dalla folla e si sistemarono dietro al bancone. Nico immaginò che fossero due sue compagne di lavoro. La più alta delle due aveva dei lunghi capelli neri e una carnagione abbronzata. I suoi penetranti occhi neri ricordavano vagamente a Nico gli occhi di Percy, ma non erano tanto gentili. C'era un piccolo tatuaggio sul suo polso destro. Sembravano una spada e una torcia incrociate. L'espressione sul suo viso era molto seria mentre firmava il registro, sciolta da ogni minimo prestito d'attenzione nei confronti di Nico, nonostante la guardasse.
La più bassa delle due, invece, teneva lo sguardo fisso sul ragazzo nuovo. Aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle, tutti spettinati sulle punte intorno alla testa. I suoi occhi blu elettrico trafissero Nico mentre lo osservavano. Il suo abbigliamento la distingueva da chiunque altro Nico avesse incontrato. Indossava vestiti punk, un'aderente camicia nera,  jeans larghi e anfibi. Aveva una manciata di lentiggini sparpagliate sul viso e un piccolo anello al naso nella narice destra.
- Chi è il ragazzo nuovo? - chiese la ragazza più bassa. La più alta, finalmente, si girò verso di lui, come se non lo avesse nemmeno notato fino ad allora.
- E' il nuovo giocattolino di Percy - disse Travis con un sorrisetto sornione. Cosa che gli valse una gomitata nelle costole da parte di Piper.
- Percy lo ha trovato ieri sera. E' un nuovo membro della famiglia - dichiarò Piper. - Si occupa solo del bar. - Le due ragazze nuove annuirono in consenso, cosa che fece incuriosire Nico. Perché era così importante sapere che lavorava solo nel bar?
La ragazza punk tese la mano verso Nico. - Io sono Talia. - Nico la strinse con un piccolo sorriso. C'era qualcosa in quella ragazza che gli piaceva.
La più alta tese la mano subito dopo; Nico la afferrò e la scosse. Aveva una presa salda. - Reyna.
- Beh, mi dispiace interrompere, ma noi tre avremmo il turno di notte - li informò Piper. Le due ragazze annuirono e Nico fece loro un breve cenno mentre salivano sull'ascensore.
Nico fece un giro intorno al bancone e si diresse verso il tavolo al quale due uomini si erano appena seduti. - Salve, mi chiamo Nico e sarò il vostro cameriere per stasera. -  I due signori annuirono e diedero a Nico le ordinazioni per bere. Nico alzò lo sguardo dal bloc-notes quando l'ascensore suonò di nuovo. Un ragazzo alto e biondo si fece strada attraverso la folla fino al bancone. Era magro, ma aveva l'aspetto di un corridore. I lunghi capelli biondi ciondolavano davanti ai folli occhi azzurri. Sul suo viso era intonacata un'espressione annoiata. La carnagione pallida spiccava in contrasto con le illuminazioni scure. C'era qualcosa nel suo aspetto che inquietava Nico.
Nico si avvicinò a Chirone e diede all'uomo la nuova ordinazione di bibite. - Nico, questo è Ottaviano - disse Chirone, indicando il biondino mentre si legava un grembiule intorno alla vita. Il biondino non disse nulla; annuì semplicemente in direzione di Nico, senza nemmeno guardare il nuovo arrivato. Prese il suo bloc-notes e si allontanò nella folla per cominciare a prendere le ordinazioni. - Non farci caso. Lui e suo fratello non sono tra i più amichevoli.
- Così ho sentito - borbottò Nico in risposta. Chirone gli passò le due bevande e Nico le riportò al tavolo. Con la coda dell'occhio notò l'uomo sulla destra allungarsi per ispezionare la tasca posteriore. Nico respinse l'impulso di mettere la mano sul suo posteriore per coprirla. L'uomo fece una smorfia di approvazione e tirò fuori una banconota da cinque dollari dal portafoglio, porgendola a Nico. Lui restò a fissarla per un momento prima di infilarla nel grembiule e andare via.
Quando Nico tornò al bancone con un'altra ordinazione, un altro ragazzo alto e biondo si sedette al banco a chiacchierare con Chirone. All'inizio Nico pensò che fosse un cliente, poi notò il grembiule intorno ai suoi fianchi. Era più o meno alto quanto Percy, probabilmente un metro e ottantasette. Aveva dei bellissimi occhi cerulei che brillavano come uno zaffiro splendente sotto il sole. Il suo sorriso era mozzafiato e i suoi denti bianco puro. La carnagione era dorata e aveva un fisico da nuotatore. I riccioli biondi gli incorniciavano perfettamente la parte superiore della testa.
- Bene bene. Quale bellezza abbiamo qui? - chiese il ragazzo nuovo, notando Nico.
- Ah, questa è la nostra aggiunta più recente. Nico, ti presento Apollo - disse Chirone, gesticolando tra i due. Apollo rivolse a Nico un sorriso luminoso e gli tese la mano. Nico la scosse, ma prima di poterla ritirare Apollo la avvicinò al viso e la baciò con un occhiolino.
- Percy sa davvero come sceglierseli.
Nico arrossì intensamente, strofinandosi la nuca. - Grazie - farfugliò, facendo crescere il ghigno di Apollo. Prese le bevande che Chirone gli stava porgendo e si infilò di nuovo tra la folla di persone.
Verso la mezzanotte, Percy entrò nel bar. Si sedette al bancone di fronte a Chirone. Nico si avvicinò per passare a Chirone un'altra ordinazione, ma si fermò a un paio di passi di distanza quando sentì Apollo parlare con Percy. - Allora, Percy, che ne dici di procurarmi un po' di tempo in più nel club dei bambini cresciuti?
Percy emise un sospiro. - Sai che non mi piace parlarne fuori dal mio ufficio o dal piano di sopra. Le tue fasce orarie vanno già benissimo. Perché questa lamentela?
Apollo scrollò le spalle. - Il tempo non basta mai. La scuola è costosa, sai. E poi c'è quella macchina di cui ti parlavo...
Percy ridacchiò. - D'accordo. Ti inserirò per questa sera. Vieni al mio piano dopo che hai finito e vedremo cosa si può fare. - Apollo gli fece l'occhiolino e se ne andò. Nico si fece sfuggire un respiro e si avvicinò di più al bancone. Percy gli sorrise quando lo notò. - Ehi, Nico. Ti godi la tua nuova vita?
Nico annuì. - Già. Grazie davvero.
- Ma figurati - disse Percy, prendendo una bevanda a caso tra quelle che Chirone gli porgeva. Chirone passò a Nico un'altra serie di bibite e Nico le afferrò. Percy gli strizzò l'occhio mentre se ne andava. Nico si accorse di essere arrossito mentre camminava, non prestando attenzione a quello che faceva. Inciampò maldestramente nei suoi stessi piedi e cadde a terra, le bibite che volavano ovunque. L'uomo più vicino venne inzuppato e cominciò a imprecare contro Nico.
- Mi dispiace tanto! - esclamò Nico, alzandosi velocemente da terra e tentando di ripulire il disastro.
- Perché non guardi dove camm- iniziò il signore, ma si interruppe quando spostò lo sguardo alle spalle di Nico. Nico restò inizialmente stranito, poi sbirciò oltre le sue stesse spalle notando che Percy stava fissando l'uomo. Quest'ultimo deglutì e si rimise a sedere. - Va tutto bene. Non preoccuparti. - Nico annaspò per rimettere insieme il vetro distrutto. Mentre raccoglieva un pezzo, finì per tagliarsi. La mano di qualcuno si allungò per recuperare i frammenti rimanenti.
Nico alzò lo sguardo per ritrovarsi Talia accovacciata accanto. - Non preoccuparti, Nico. Tutti abbiamo fatto casino il nostro primo giorno. - Ridacchiò. - E probabilmente questo non sarà il tuo ultimo errore. C'è bisogno di un sacco di pratica.
Nico annuì. - Grazie - rispose, mentre lei sistemava gli ultimi pezzi di vetro sul vassoio ormai vuoto. - Altri consigli? - Si alzarono in piedi e lei lo seguì verso il bancone per gettare i vetri rotti nel cestino dei rifiuti.
- Memorizza i tuoi tavoli. Lascia il naso fuori dagli affari dei clienti. Il tuo lavoro è soddisfarli, perciò stampati un'espressione felice in faccia e procura loro tutto ciò che desiderano. - Lo ispezionò dall'alto al basso. - Sei carino, quindi potresti provare a lavorare sugli sguardi per avere mance più alte. Tutto dipende da quanto bene sai giocare. Dacci dentro e farai un sacco di soldi. - Nico annuì di nuovo mentre versava i frammenti di vetro nella spazzatura.
Chirone aveva già rifatto le bevande quando Nico terminò di buttare via i cocci. - Non preoccuparti, Nico. Ci farai l'abitudine - disse Percy. Nico abbassò la testa per nascondere il rossore, ma Percy sembrò notarlo lo stesso e gli sorrise luminosamente. Percy appoggiò alcune banconote sul bancone e si alzò. - Devo tornare a lavoro. Te ne occupi tu, vero, Chirone? - Chirone sorrise
- Ah, Nico, Nico... sei proprio il nuovo giocattolo preferito del capo. - Nico si voltò per trovarsi di fronte al cipiglio di Ottaviano. - Devi avere davvero un bel culo se ricevi tutte queste attenzioni. - Si sentì un forte tonfo provenire dalle sue spalle e Ottaviano contorse il viso per il dolore. Apollo era in piedi dietro all'altro biondino, un'espressione feroce al posto del viso.
- Lascia stare il ragazzo. Perché per una volta non allontani quella boccaccia sporca dal cazzo di Percy e alzi il culo per lavorare? O sei stato sfondato troppo per riuscire a camminare? - Le narici di Ottaviano si allargarono mentre farfugliava qualcosa sottovoce. Tuttavia, non disse nient'altro a Nico e se ne andò. - Non lasciarti infastidire da lui, ragazzo. Dovresti incontrare suo fratello. Ottaviano è come gli arcobaleni e la luce del sole in confronto a Luke.
Nico spostò alcune bibite e portate sul vassoio mentre guardava Apollo parlare. - Grazie. In tanti me lo hanno detto, riferendosi ad una specie di famiglia. Siete tutti così vicini?
Apollo annuì. - Sì, veniamo tutti da situazioni simili. Quindi abbiamo legato, più o meno. Saremmo pronti persino a mettere la mano sul fuoco per Luke e Ottaviano, per quanto sia difficile da credere. Ognuno di noi guarda le spalle dell'altro, qui. - Cadde in uno sguardo assente, rivolto a nulla in particolare, con una piccola pausa. - E' quasi necessario farlo, per superare determinate situazioni.
Nico sollevò il vassoio, facendolo quasi ribaltare, ma Apollo lo afferrò e lo rimise in equilibro. - Che vuoi dire? Sembra tutto così bello, qui.
Apollo gli rivolse un piccolo sorriso. - Ah, la vita del novellino. - Picchiettò Nico sulla spalla. - Non perdere questa innocenza, ragazzo. - Senza dire un'altra parola si voltò e si diresse ad un tavolo pieno di donne, che risero in maniera civettuola verso Apollo mentre si univa a loro. Nico si sforzò di guardare oltre e si fece di nuovo strada tra la folla di tavoli e persone. Si fermò per un momento, cercando di ricordare quale tavolo avesse fatto l'ordinazione. I suoi occhi si imbatterono in Reyna, che indicò alla sua destra. Nico seguì la direzione per scoprire che era proprio quello il tavolo che stava cercando. Mimò con le labbra un "grazie" verso Reyna, la quale scrollò le spalle.
Nico servì le bevande e sistemò il piatto di fronte ad una donna robusta. - Veramente, sono io che l'ho ordinato - disse l'uomo davanti a lei. Nico si sentì le guance bruciare all'ennesimo errore.
- Scusate tanto - replicò, correggendo l'equivoco.




Finalmente l'ultimo cliente entrò nell'ascensore e le porte si chiusero. Talia abbandonò la testa sul bancone di legno e gemette ad alta voce. Reyna la picchiettò sulla schiena. Chirone era impegnato a contare i soldi mentre i giovani dipendenti se ne stavano intorno al bancone. - Allora, com'è andato il tuo primo giorno, Nico? - chiese Apollo, voltandosi per guardare Nico con il mento puntellato sul palmo della mano.
- Difficile. E' sempre così affollato? - Tutti annuirono. Nico gemette, abbandonando la testa all'indietro.
- Questo è niente - lo derise Ottaviano. Talia gli lanciò un'occhiataccia, che Nico interpretò come un avvertimento. - Cosa? Non ho detto niente di strano. Sto solo dicendo che non è questo il lavoro davvero difficile. - Apollo si portò alle labbra una bibita quasi finita e prese un lungo sorso.
- Un brindisi - dichiarò l'altro biondino. Portò in alto il bicchiere. - Ai lavori che pagano le bollette. - Sul viso aveva un sorrisetto sornione. Gli altri ricambiarono il sorriso e scoppiarono a ridere. Nico restò immobile, senza capire.
Alla fine Chirone li interruppe ed entrarono tutti in ascensore. Nico fissò il pulsante per il settantesimo piano mentre Reyna premeva quello per il sessantasettesimo. - Quindi voi lavorate durante la giornata? - chiese Nico mentre scendevano.
- Nei fine settimana. O quello, o ci fiondiamo nel letto - disse Talia, appoggiandosi alla parete dell'ascensore. - In realtà la maggior parte di noi va al college. - Nico fece una strana faccia e tutti scoppiarono a ridere.
- Che c'è? Pensavi che fossimo ignoranti solo perché proveniamo dalla strada? No. Percy ci spinge ad andare a scuola per avere un'educazione, facendoci studiare qualunque cosa vogliamo - disse Reyna.
- N-non intendevo quello - disse Nico a bassa voce.
- E' tutto a posto, amico - disse Apollo, allungando un braccio intorno alla spalla di Nico. - Non tutti scegliamo di andare, ma la maggior parte sì. Quelli che non ci vanno lavoreranno con te durante i fine settimana. - Fece una pausa, scrutando Nico. - Quanti anni hai, comunque?
- Sedici.
- In questo caso, sarai quasi sicuramente costretto ad andare a scuola da Percy - dichiarò Reyna. Fu quasi un trauma per Nico. Pensava che la sua istruzione fosse terminata, ma adesso, nonostante tutte quelle cose meravigliose, sarebbe ritornato a scuola. La porta suonò per aprirsi e uscirono tutti fuori. Le ragazze li salutarono per dirigersi verso il corridoio opposto a quello dei ragazzi.
- Perciò, dovrò per forza andare a scuola?
I due biondini si girarono verso di lui. - Quanto tempo hai passato in mezzo alla strada? - chiese Apollo. - La maggior parte di noi non si lamenterebbe di dover "per forza" andare a scuola. La maggior parte di noi è stata in mezzo alla strada per tantissimo tempo prima che Percy ci trovasse.
- Alcuni non sono nemmeno mai andati a scuola - aggiunse Ottaviano.
- Sono stato in mezzo alla strada più o meno per tre mesi - replicò Nico.
- Fa schifo, qualunque sia stata la ragione che ti ci ha condotto.  La gente non capisce veramente cosa significhi vivere per strada. Specialmente in una città come questa - disse Apollo, con un pizzico di amarezza nella voce. - Ma in questo caso, sì: Percy si assicurerà che tu vada a scuola. Ti iscriverà a quella più vicina, probabilmente. In quel modo avrai la completa esperienza di una nuova vita. - Ottaviano si fermò davanti alla sua porta e i due gli augurarono la buonanotte mentre entrava nella camera. Nico notò la presenza di qualcuno all'interno, ma la porta si chiuse prima che potesse osservare meglio il ragazzo.
I due si incamminarono attraverso il corridoio e si fermarono davanti alla porta di Nico. - Beh, questa è camera mia - disse Nico.
- Cercherò di ricordarmela - rispose Apollo, sorridendo. - Se hai bisogno di me, mi trovi in fondo al corridoio, a destra. - Nico annuì e aprì la porta. Apollo gli fece un cenno mentre la chiudeva. Nico si fece sfuggire un lungo sospiro, lasciandosi cadere contro la porta. Era stata davvero una lunga giornata. Gemette mentre lanciava un'occhiata all'orologio. Erano quasi le cinque del mattino.
Si tolse i vestiti e si diresse verso la sua nuova camera da letto. Li avrebbe lavati più tardi per restituirli a Percy. Per adesso voleva solo dormire. Abbandonò il viso sul letto e sospirò contento alla sensazione perfetta. Si voltò in direzione della scatola che gli aveva dato Leo. Tirò fuori uno spazzolino e un dentifricio dall'interno.
Si trascinò fuori dal letto e poi nel corridoio. Per la prima volta, si fermò nel bagno. Era un dono del cielo. Il lavandino era fatto di porcellana e sotto aveva degli armadietti in legno scuro. Sopra, invece, c'era uno specchietto di cortesia. Dall'altra parte del bagno c'era una doccia con delle pareti di vetro che permettevano di guardarci attraverso. Accanto ad essa c'era una gigantesca vasca da bagno. Non era come il bagno di Percy, ma sarebbe sicuramente andato. Nico mise lo spazzolino sotto il rubinetto e si lavò i denti mentre studiava la stanza perfettamente scolpita.
Tornò in camera da letto e spense le luci. Si arrampicò sul letto e tirò su le coperte. Starci sotto era ancora meglio. Erano di una morbidezza perfetta. Non era solito dormire con tutti quei cuscini, ma ognuno era diverso dall'altro e allo stesso tempo così perfetto che non riuscì a spostarne nessuno. Sospirò un'ultima volta prima di scivolare rapidamente in un sonno meritato.













*Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Rieccomi qui con l'ultimo aggiornamento-lampo! Devo dire che questo capitolo non è stato particolarmente difficile da tradurre. Mi aspettavo di pubblicarlo stasera, ma sono riuscita a finire anche prima (ultimamente non mi riconosco più AHAHAHAH) xD
Come ho già detto nei primi due capitoli, questa storia non è di mia creazione, ma è una semplice traduzione della rinomata fanfiction Children of Loss (qui il link originale:
X) scritta da XTheSonOfHadesX (ecco il suo profilo: X), che mi ha concesso i vari diritti. L'autore vorrebbe approfittare per ringraziare nuovamente tutti i recensori (così come i semplici lettori) della fanfiction: nemmeno lui, come me, si aspettava numeri così alti solo al secondo capitolo!
Vorrei anche ricordarvi, nonostante l'abbia già spiegato nel precedente capitolo, che ci sarà una pausa un po' più lunga tra questa pubblicazione e la prossima, a causa ovviamente delle festività - dato che sarò in vacanza, non avrò molto tempo da dedicare alla traduzione. Perciò, utilizzo questo piccolo spazio per augurare a tutti voi un buon Natale e un felice anno nuovo in anticipo! :) Spero possiate divertirvi e godervi le vacanze che sicuramente meritate.
Detto questo, grazie per l'attenzione e buona lettura a tutti! Ci risentiremo certamente dopo le feste ^^

*
















Nico fu svegliato da un forte bussare sulla porta di fronte. Gemette e si trascinò fuori dal letto, senza nemmeno preoccuparsi di mettersi addosso altri vestiti. Sbadigliò mentre apriva la porta, ritrovandosi davanti Apollo con una stretta maglietta rossa e un costume da bagno nero. Squadrò Nico velocemente prima di riposare lo sguardo suoi suoi occhi. - Sei proprio adorabile la mattina. - Nico gli lanciò uno sguardo mortifero. - E vedo che sei anche un tipo mattutino.
Nico sbadigliò di nuovo. - Cosa vuoi?
- Alcuni di noi hanno intenzione di scendere giù in piscina. Sei il benvenuto, se vuoi unirti a noi. Sarebbe un'opportunità per conoscere qualcun'altro di qui.
Nico annuì. - Giusto. Dammi solo il tempo di cambiarmi e di sistemarmi un po'.
Apollo gli rivolse un sorriso. - D'accordo, amico. Ci vediamo giù. - Con ciò, il biondino si diresse con calma in fondo al corridoio. Nico chiuse di nuovo la porta e si incamminò verso il bagno per fare una doccia veloce. Non vedeva perché spendere tanto tempo sotto la doccia, dato che ne avrebbe fatta un'altra dopo essere andato a nuotare.
Quando ebbe finito, tornò in camera da letto. Ricordava vagamente di aver visto un paio di costumi da bagno nella pila di vestiti che gli aveva dato Leo. Dopo aver scavato nei cassetti, riuscì a trovarli. Erano completamente verdi, tranne per il logo bianco del Lotus Hotel stampato in basso sulla gamba destra. Li infilò rapidamente, afferrò un asciugamano dal bagno e si diresse fuori la porta.
Quando raggiunse l'ascensore, i suoi occhi atterrarono immediatamente sul pulsante del settantesimo piano. Era come se quel pulsante si stesse prendendo gioco di lui. Una sbirciatina veloce non avrebbe fatto male a nessuno, giusto? Infilò la chiave magnetica che gli aveva dato Leo nella fessura e premette il pulsante con il dito prima di poter cambiare idea. L'ascensore si fermò pochi attimi dopo. Le porte scivolarono per aprirsi su un corridoio poco illuminato. Nico si trascinò lentamente fuori. C'erano dei piccoli podi negli angoli di destra e di sinistra, i quali dividevano il corridoio in due bracci. Sentì dei passi che si avvicinavano.
Stava pensando di ritornare nell'ascensore, ma prima di potersi anche solo girare, due persone superarono l'angolo del braccio destro. La prima che notò era una ragazza molto alta, che gli ricordò una guerriera amazzone. Non sembrava gracile, come la maggior parte delle ragazze. Probabilmente sarebbe stata capace di sfidare un calciatore bello robusto in una zuffa. Teneva i lunghi capelli castani legati in una coda di cavallo. I suoi occhi marroni ricordavano a Nico un animale selvaggio.
Accanto a lei c'era un ragazzo leggermente più basso. Aveva i capelli lucidi e neri. Era abbastanza magro, ma c'erano alcuni accenni di muscoli sotto la camicia allentata. Uno dei suoi occhi era marrone scuro, l'altro era coperto da una benda nera. Era decisamente di discendenza giapponese.
Entrambi socchiusero gli occhi verso Nico. - Cosa ci fai quassù? - chiese la ragazza, evidentemente arrabbiata. - L'ingresso è vietato fino all'orario di lavoro.
Il ragazzo le diede una gomitata. - No. Penso che sia uno di quelli di Percy. - La ragazza lo scrutò. - Quello di cui ci ha parlato, che ha trovato l'altra notte.
La ragazza sembrò alleggerirsi. - Ah, giusto. - Incrociò le braccia. - In tal caso, non dovresti proprio trovarti qui. Ordini di Percy. - Nico la fissò, confuso. Perché non gli era concesso salire lassù? La ragazza si girò verso il ragazzo accanto a lei. - Vai a chiamare Percy. - Il ragazzo annuì e corse via. Nico deglutì mentre la ragazza lo fissava senza espressione. Si era davvero cacciato nei guai. Percy era stato generoso, lo aveva accolto, gli aveva persino procurato un lavoro, e Nico era stato tanto stupido da mettersi nei pasticci. Sarebbe stato cacciato via? No, Percy non sembrava il tipo.
Sentì dei mormorii silenziosi provenire dal fondo del corridoio e presto il ragazzo con la benda superò nuovamente l'angolo, con Percy al suo seguito. Lo sguardo di Percy si fiondò immediatamente su Nico, gli occhi chiaramente furiosi. - Che ci fai qui? - domandò Percy piuttosto bruscamente.
- M-mi dispiace. Ero solo curioso - balbettò Nico. Gli occhi di Percy non si addolcirono. Sbuffò e fece un passo avanti. Afferrò il braccio di Nico e lo trascinò di nuovo nell'ascensore. Senza nemmeno chiedere a Nico dove stesse andando, Percy premette il pulsante del piano terra. Nico alzò vergognosamente lo sguardo in direzione di Percy. Il ragazzo non lo stava guardando, gli occhi che si perdevano nella porta dell'ascensore. - Mi dispiace.
- Come sei arrivato qui, comunque?
Nico tirò fuori la chiave magnetica. - Leo me ne ha data una di scorta da usare fino a quando non avrò la mia. - Percy si lasciò sfuggire un ringhio profondo. Nico ebbe come la sensazione che Leo fosse in grossi guai.
- Non farti beccare di nuovo qui, Nico. - La voce di Percy era ancora severa. Nico non pensava che si trattasse di un problema così grande. Perché era tanto arrabbiato? Percy gli lanciò un'occhiataccia, lo sguardo che si addolcì solo quando si accorse dell'espressione ferita di Nico. - Scusa se ho reagito così male. E' solo che non hai bisogno di salire qui. Ti sto facendo un favore, tenendoti alla larga da questo posto.
Nico lo fissò, confuso. - Perché?
- Scendi e basta, ok? Goditi il tuo giorno di riposo. - Finalmente le porte si aprirono e Percy spinse la schiena di Nico per incitarlo ad andare via. - Divertiti con gli altri. Noi ci vedremo stasera, probabilmente. - Nico annuì, tentando un sorriso. Percy gli fece un piccolo cenno, poi le porte si chiusero.
Nico si fece strada nell'albergo fino a quando non trovò l'entrata della piscina. Era una piscina al chiuso, ma l'intera stanza era fatta di vetro, in modo che il sole potesse raggiungerla e permettesse agli ospiti di abbronzarsi, se lo desideravano. Dato che era ancora presto, non c'erano molte persone. Sembravano principalmente dipendenti che lavoravano lì. Notò Apollo, impegnato a ridacchiare mentre improvvisava una lap dance intorno a Talia, che evidentemente gradiva poco. Fece un cenno verso Nico quando si accorse di lui, indicandogli di raggiungerli.
- Ehi, Nico. Perchè ci hai messo tanto? - chiese il biondo, allontanandosi dal cipiglio della mora.
- Ho... ho avuto un contrattempo - replicò Nico. Che per metà era vero.
Nico osservò i ragazzi e le ragazze disseminati per la piscina. Apollo gli stava davanti, la maglietta già tolta. Nico realizzò di non poter guardarlo per troppo tempo, o avrebbe cominciato a sbavare. Il corpo del biondo era magnificamente scolpito. I suoi occhi sembravano brillare alla luce del sole. Talia raccolse un libro, che probabilmente stava leggendo prima che Apollo la assalisse. Indossava un piccolo costume a due pezzi blu che a malapena copriva qualcosa.
I gemelli erano sdraiati sul bordo piscina. La testa di Connor era appoggiata sull'orlo dell'addome di Travis. Erano coperti dagli ombrelloni, perciò Nico non riuscì a capire se fossero svegli o dormissero. In ogni caso, questo fu il numero massimo di persone che Nico seppe riconoscere. Poi Apollo sembrò ricordare che Nico non conosceva nessuno, lì. - Ehi, tutti voi! - urlò Apollo. Varie teste si girarono nella sua direzione. - Venite a salutare il nuovo arrivato! - La gente cominciò ad arrampicarsi fuori dalla piscina o a scendere dalle sedie a sdraio.
Il primo a raggiungerli fu un alto ragazzo africano, che tese immediatamente la mano e afferrò quella di Nico per stringerla. Era molto alto, forse due centimetri più alto di Percy. Era anche molto muscoloso, e la sua stretta era forte. La sua mano avvolse completamente quella di Nico. Aveva un taglio di capelli a spazzola e degli amichevoli occhi marroni. I suoi addominali erano ben scolpiti e cesellati. - Mi chiamo Charles. Questa è la mia ragazza, Silena. - Indicò la ragazza bassina accanto a lui.
La ragazza aveva lunghi capelli neri che le arrivavano quasi alla vita. Era come se i suoi occhi azzurro cristallo portassero allo stordimento. Era estremamente bella, e nonostante Nico non parteggiasse per le donne, doveva ammettere che era stupenda. Avrebbe potuto benissimo fare la modella, se avesse voluto. La ragazza sorrise e tese la mano da stringere. Nico ricambiò il sorriso, arrossendo leggermente, e le strinse la mano.
- A quanto pare abbiamo un nuovo Bambino Sperduto - disse lei scherzosamente. Apollo e Charles ridacchiarono, ma Nico non capì.
Una ragazza alta più o meno quanto Nico si incamminò con grazia verso di loro. Aveva dei lunghi capelli neri simili a seta. La sua carnagione era perfettamente abbronzata e la pelle era priva di imperfezioni.  Gli occhi erano nero puro e aveva il naso leggermente arricciato. Qualcosa, agli occhi di Nico, la faceva sembrare una principessa. Quando raggiunse le orecchie di Nico, la sua voce suonò come una melodia rilassante. - Sembra un po' troppo innocente per essere un Bambino Sperduto. - Nico scosse la testa dallo stordimento. Non capiva la terminologia. La ragazza tese la mano e Nico la strinse. La sua pelle era morbida come seta. - Zoe.
I gemelli si erano avvicinati e si erano seduti sulle sdraio a sinistra di Talia. Fecero simultaneamente un cenno a Nico. - D'accordo, ora torniamo a nuotare - disse Apollo, prendendo Nico in braccio come una sposa e saltando nella piscina. Quando risalirono in superficie, Nico si accigliò e schizzò il biondo. Poi si voltò rapidamente per evitare uno schizzo causato da Charles che si tuffava in piscina. Silena e Zoe si sedettero sul bordo con i piedi in ammollo nell'acqua. Di volta in volta, entrambe si spostavano i capelli dalla spalla. Da quello che Nico riuscì a sentire, stavano parlando di moda.
Charles stava tentando una lotta contro Apollo, ma il biondo gli tirò un calcio e galleggiò verso il bordo piscina, fuori dalla sua portata. Nico non riuscì a non sorridere, mentre guardava la sua nuova famiglia. Si voltò quando sentì uno strillo. I gemelli avevano preso Talia e la stavano trascinando al bordo. Le sue strida si ammutolirono una volta caduta sott'acqua. Riemerse con uno sguardo torvo, passando i suoi occhiali da sole a Silena. I gemelli si stavano rotolando dalle risate. Si sorrisero a vicenda e saltarono nella piscina, schizzando tutti.




Dopo qualche ora di nuotate, le cose cominciarono a calmarsi. Charles e Silena se n'erano andati da mezz'ora, e adesso il resto di loro si stava rilassando sulle sdraio della piscina. Una cosa che Nico aveva notato durante la mattinata in piscina era il fatto che molti degli altri ospiti li fissavano in continuazione. Alcuni gli avevano persino fatto l'occhiolino quando passavano. Nessuno di loro sembrò farci caso, comunque, dato che facevano tutti un semplice cenno o ricambiavano l'occhiolino.
Una ragazza alta dai capelli rossi entrò nell'area e si avvicinò a loro. Aveva i capelli crespi e dei penetranti occhi verdi. Il suo viso era disseminato di lentiggini, e continuava a sistemarsi i capelli dietro l'orecchio. Aveva in mano uno di quei tablet portatili con schermo staccabile. Afferrò l'asciugamano ai piedi di Nico e glielò gettò addosso. - Scusate se faccio la guastafeste, ma avrei bisogno di Nico per un po' - disse la ragazza.
- Aww. Andiamo, Rachel, ci stavamo godendo il giorno di riposo - piagnucolò Connor.
- Mi dispiace. Ordini di Percy. - Nico sentì il sangue abbandonare il suo viso. Era nei guai per prima? Si alzò in piedi e si infilò la maglietta. Lei si incamminò verso l'uscita e lui la seguì velocemente, rivolgendo un ultimo saluto ai suoi nuovi amici. Rachel scavò nella sua tasca alla ricerca di una carta, che porse a Nico. - Ecco qui. Questa è la tua nuova chiave magnetica. - Nico afferrò la carta. - Ho bisogno che tu mi dia l'altra. - Allungò la mano e Nico gliela consegnò con riluttanza. Sapeva che la sua nuova chiave magnetica non gli avrebbe concesso gli stessi accessi, in modo che non ci fossero più tentativi di squagliarsela al piano superiore. Poi la ragazza rossiccia tese la mano e strinse quella di Nico. - Mi chiamo Rachel, comunque.
- Nico.
Lei sorrise. - Lo so.
- Quindi, dove stiamo andando?
- Percy voleva vederti per alcune cose che hai bisogno di sapere.
Il viso di Nico si ammosciò. Era nei pasticci. Finalmente l'ascensore si fermò e i due uscirono. Invece di andare a destra, verso l'appartamento di Percy, andarono a sinistra. Raggiunsero una porta, che Rachel aprì. Nico entrò per primo e trovò una specie di ufficio. C'erano due scrivanie ai lati opposti della stanza; ad una sedeva Leo. Quando Nico entrò, gli rivolse un piccolo sorriso. Nico sillabò silenziosamente una scusa.
Rachel procedette nella camera e bussò alla porta sul retro. Nico sentì la voce di Percy dall'altro lato che acconsentiva l'entrata. Rachel mantenne la porta aperta per Nico, e il ragazzo si intromise con esitazione, la porta che si chiudeva alle sue spalle.
Percy era seduto dietro una grande scrivania di legno, gli occhi che vagabondavano laboriosi sullo schermo del computer. C'erano due sedie di fronte alla scrivania. C'era anche un lungo divano a destra della stanza, sotto una finestra. Percy distolse lo sguardo dal computer e fece un cenno a Nico di accomodarsi. Nico ubbidì lentamente, tentando di non fissare Percy una volta seduto.
- Non sei nei guai, Nico - disse Percy fermamente.
Nico alzò lo sguardo verso di lui. Il volto del ragazzo più grande non esprimeva emozioni, e per Nico era impossibile da leggere. - Allora perché mi hai chiamato?
Percy si appoggiò allo schienale della sedia. - Dovevo ricapitolare alcune cose con te. Ho parlato con Apollo, e mi ha detto che ti ha già informato del fatto che tornerai a scuola. - Nico annuì. - E' proprio così. Inizierai domani. - Fece scivolare alcuni documenti sulla scrivania, in direzione di Nico. - Qui c'è tutto quello che hai bisogno di sapere. E' una bella scuola, penso che ti piacerà. Sei fortunato, al contrario di molti di qui, a non aver passato troppo tempo in mezzo alla strada. La maggior parte di loro è rimasta là fuori per anni, o addirittura per tutta la vita.
- Quindi, andrò a scuola durante il giorno e lavorerò la notte?
Percy annuì. - Vedrò di farti finire un po' più presto le notti precedenti ai giorni di scuola, ma lavorerai comunque fino a tardi. Probabilmente intorno alle due di mattina. - Percy tirò fuori un telefono dal cassetto superiore della scrivania. - Tieni, l'ho fatto procurare da Rachel.
Nico afferrò lo smartphone di ultima generazione e restò a bocca aperta. - Mi hai preso un telefono? - esclamò.
Percy allargò il viso in un piccolo sorriso. - Sì. Intendo, avrai bisogno di qualcosa per metterti in contatto con uno di noi. Ho già registrato i numeri di tutti. Goditelo.
Nico fissò lo sguardo sul suo nuovo cellulare. - G-grazie!
Percy scrollò le spalle. - Figurati. Ora, immagino tu abbia una nuova chiave magnetica? - Nico annuì. - Ti darà accesso a posti come la tua camera, la cucina, la piscina, il bar e questo piano. - La sua espressione si fece più seria. - Come ho detto prima, non voglio ritrovarti al piano superiore. Siamo intesi?
- Sì, signore - squittì Nico. Percy sorrise di nuovo.
- Non chiamarmi "signore". Ho solo quattro anni in più di te, Nico.
Gli occhi di Nico si spalancarono un po'. - Hai solo vent'anni? - Aveva immaginato che Percy fosse giovane, ma non così giovane. Era a capo della filiale nordamericana di una catena alberghiera internazionale!
Percy inclinò la testa di lato. - Sembro vecchio? - Nico scosse furiosamente la testa. Percy sogghignò e si alzò in piedi. Girò intorno alla scrivania e vi si sedette davanti, sporgendosi verso Nico.  - Pensavo che mi trovassi attraente, Nico - sussurrò all'orecchio di Nico, come se stesse facendo le fusa. Nico arrossì furiosamente, cercando di avvicinarsi più che poteva allo schienale della sedia. Percy rise. - Sei libero di andare.
Nico non se lo fece dire due volte: raccolse i documenti e il cellulare e si lanciò fuori dalla porta. Si mosse velocemente tra Leo e Rachel fino all'esterno dell'ufficio. Andò a sbattere contro qualcuno non appena fu fuori dalla porta. - Guarda dove vai! - gli gridò lo sconosciuto. Nico lanciò un'occhiata al ragazzo. Era alto più o meno un metro e ottantacinque, con la pelle abbronzata. Aveva capelli corti, biondi come la sabbia, e acuti occhi azzurri. A Nico ricordavano gli occhi di Ottaviano. Anche se al momento aveva un'espressione accigliata, Nico dovette ammettere che era attraente. L'unica sua caratteristica inquietante era una lunga cicatrice che partiva dall'occhio destro fino al mento.
- S-scusa - brancolò Nico mentre si alzava in piedi. Il biondo grugnì e si spinse davanti a lui, entrando nell'ufficio. Nico deglutì e si diresse verso l'ascensore. Quello doveva essere il fratello di Ottaviano, Luke. Nico entrò nell'ascensore e premette il sessantasette. La porta si aprì un attimo più tardi sul suo piano e il ragazzo, ancora leggermente spaventato, si incamminò verso la sua stanza. Si imbattè in Apollo mentre il biondo entrava nella sua camera. La porta della stanza del ragazzo più alto schioccò e si chiuse. Nico pensò di scendere per uscire con lui, ma decise di farsi una doccia prima di andare a lavoro.



Nico entrò nel bar, ancora una volta rumoroso. Chirone lo salutò mentre si sistemava dietro al bancone per timbrare. Zoe raggiunse il bancone e mise giù il vassoio, annuendo in direzione di Nico, ma senza dirgli niente. - Odio i politici - affermò chiaramente mentre Chirone dava un'occhiata all'ordinazione di bevande che lei gli aveva dato.
- Non farti sentire mentre lo dici - sussurrò lui di rimando.
- Posso avere un bicchierino? Quel grosso ubriacone laggiù cerca di abbordarmi in continuazione - disse lei, indicandosi in modo incospicuo dietro le spalle. Chirone fece scivolare un bicchierino sul bancone e le versò una specie di liquido chiaro, che lei buttò giù. Fece una strana faccia quando lo ingoiò; ringraziò Chirone e prese le bibite che le aveva sistemato sul vassoio.
- Chirone? - si intrufolò Nico.
- Hmm? - chiese Chirone, lavando un bicchiere.
- Quanti anni ha la maggior parte dei ragazzi, qui? Ho visto Percy che beveva, la notte scorsa, ma ha solo vent'anni.
Chirone sorrise dolcemente. - La maggior parte di loro ha tra i diciotto e i vent'anni. Solo un paio vanno oltre. Luke è il più grande, di ventitrè anni. Charles ne ha ventidue, e Apollo ventuno. - Posò il bicchiere accanto ad alcuni altri. - Mi dispiace dirtelo, ma il mondo innocente che puoi aver pensato esistesse è una bugia. Specialmente qui. - Aveva un'espressione triste sul viso mentre parlava. - Non farti ingannare da questo paradiso. Le persone che pagano per venire qui potrebbero vederlo come tale, ma quelli di noi che ci vivono non lo vedono allo stesso modo.
- Perché?
Chirone non rispose. Increspò solo le labbra e diede a Nico alcune bevande e il numero del tavolo dove portarle. Nico sbuffò mentre andava via con il vassoio di bibite. Tutti erano sempre così evasivi su certe cose. Chirone sembrava dispiaciuto per i ragazzi di lì, ma tutti loro sembravano felici. Nico vide uno dei gemelli nell'area relax. Sembrava che ci stesse provando con una qualche donna d'affari vestita in un abito. Sorrise in maniera civettuola alla donna e le fece l'occhiolino prima di andare via, ondeggiando ad ogni passo. - Ehi, Neeks! - Nico riuscì ad identificarlo come Connor, ora che era più vicino. - Cosa voleva da te il capo, prima?
Nico fece spallucce. - Solo darmi il mio nuovo telefono e dei documenti per la scuola. Devo cominciare domani.
- Ah sì? Che peccato.
- Tu e Travis non andate a scuola?
- Nah. Stiamo solo qui a lavorare. - Il biondo di prima strusciò contro Nico, facendo sbattere bruscamente la spalla contro quella di Nico. - Vedo che hai già incontrato Luke.
- E' sempre così allegro?
Connor ridacchiò. - Non fare caso a Luke. Ha bisogno di un po' di riscaldamento. Anche se, beh, non sono sicuro di quando si riscaldi davvero, perché nessuno di noi è ancora mai arrivato fino a quel punto.
- Pensavo foste tutti una famiglia.
Connor posò il vassoio vuoto sul bancone e passò una nuova ordinazione a Chirone. - Oh, lo siamo. Lui è il fratello che nessuno ha mai voluto - disse Connor con un sorriso. - Ti ci abituerai.
- Quante persone ci sono in questa "famiglia"? - chiese Nico, mimando le virgolette.
- Beh, penso che Chirone sarebbe il nostro zio preferito, quello a cui tutti si rivolgono per qualche perla di saggezza. - L'uomo in questione ridacchiò all'analogia del moro. - Potremmo essere nell'Isola Che Non C'è.... aspetta, in quel caso non saresti Capitan Uncino? - chiese Connor guardando Chirone, che roteò gli occhi. - In ogni caso, Percy sarebbe Peter Pan e noi i Bambini Sperduti.
- E' per questo che vi chiamate in quel modo?
Connor annuì. - Sì, è una battuta comune da queste parti. Comunque, per rispondere alla tua domanda, siamo circa venti di noi. Compresi Leo e Rachel, che hai già incontrato, e Clarisse e Ethan, che lavorano nella sicurezza. Tutti recuperati dalla strada.
- E chi è Gea in questa analogia? - chiese Chirone, gli occhi che scintillavano divertiti.
Connor sembrò rifletterci per un momento. - Wendy?
- Non mi sembra che Wendy salvò Peter dalla strada nella storia effettiva - dichiarò Chirone con una risata.
- Aspettate. Anche Percy viveva in mezzo alla strada? - domandò Nico.
- Hmm. Forse dovremmo interrompere la conversazione - disse Connor con esitazione. - A Percy non piace che si parli del suo passato. - Prese il suo vassoio e se ne andò.
Col passare della serata, non accadde nulla di movimentato. Per Nico fu quasi deprimente come la serata precedente. Riuscì a non far cadere nessun vassoio, stavolta. Tuttavia, confuse i tavoli tre volte, prese cinque ordinazioni sbagliate e fece arrabbiare un cliente. Apparentemente, Talia non stava scherzando quando aveva detto di tenere il naso lontano dagli affari dei clienti. Si era quasi congelato quando aveva sentito l'uomo dire qualcosa che avrebbe giurato riguardasse il commercio di armi. L'uomo aveva  immediatamente notato che Nico lo stava fissando e si era arrabbiato. Sfortunatamente, Percy non era lì per salvargli le chiappe come aveva fatto la notte precedente. Quando tornò al bancone, Luke sogghignò sotto i baffi per il suo equivoco.
Quando ebbe terminato la piccola pausa, Chirone lo indirizzò ad un tavolo dove sedeva da solo un uomo di mezza età. Nico tirò fuori la penna e si avvicinò. - Senatore! - Nico si guardò dietro le spalle per ritrovarsi Zoe in piedi dietro di lui. - Buona fortuna - disse lei, con un sorriso incoraggiante. Nico cercò di non rabbrividire per il modo in cui l'aveva detto.
- Salve, mi chiamo Nico e sarò il vostro cameriere per stasera - disse Nico con un sorriso. L'uomo alzò lo sguardo su di lui, facendogli immediatamente un cenno. I suoi occhi si accesero e tornarono a posarsi sul viso di Nico.
- Sei nuovo, qui? Non credo di averti mai visto prima.
- Sì, signore - replicò Nico, cercando di sembrare allegro. Non gli piaceva il modo in cui quell'uomo lo stava fissando.
- Potrei aver trovato una nuova ragione per ritornare - fu la risposta dell'uomo. La quale mise Nico decisamente a disagio. - Ordino un vodka martini con un'oliva. - Nico annuì e scarabocchiò la richiesta. Quando fu sul punto di allontanarsi, l'uomo parlò di nuovo. - Dì a Percy che ho intenzione di prendere un appuntamento, in futuro. - Nico annuì confuso e se ne andò. Quel posto era così strano.
Nico si avvicinò al bancone e fece scivolare l'ordinazione verso Chirone. - Penso di essere stato appena abbordato - disse Nico. Tutti gli altri spostarono lo sguardo su di lui.
- Davvero? - chiese Chirone, un pizzico di qualcosa nella voce.
- Più è alto il loro prestigio, più sono irrispettosi delle regole - disse aridamente Zoe.
- Ha detto anche qualcosa riguardo un appuntamento da prendere con Percy, ma non ho capito bene quella parte.
Connor increspò le labbra e Zoe si accigliò. Chirone fulminò il tavolo del signore. - Di cosa vi preoccupate, tutti quanti? - chiese Luke, poco divertito. - Di certo Percy non glielo permetterà. - Lanciò un'occhiataccia a Nico. - Qualcuno sembra essere il preferito del capo.
- Cosa? - chiese Nico.
- Niente - replicò Chirone, lanciando a Luke uno sguardo di avvertimento. Luke scrollò le spalle e si allontanò. - Si occuperà Percy di lui, non preoccuparti. - Nico annuì. Afferrò le bibite dell'uomo e tornò al suo tavolo, solo per imbattersi in Percy, ora seduto con lui.  Nonostante sembrasse calmo, teneva la mascella stretta mentre ascoltava l'uomo. Percy si strofinò la tempia. Nico si avvicinò lentamente ai due per poterli sentire.
- Ve l'ho detto prima, Senatore Johnson, che non discuto di queste cose qui. Ora, se non vi dispiace discuterne al piano di sopra, per me andrebbe benissimo. Tuttavia, non sono sicuro che la richiesta sia... di natura fattibile. Quindi, se questo è tutto... - Il Senatore Johnson non disse nient'altro, perciò Percy si alzò dalla sedia e si diresse verso il bancone. I suoi occhi si fermarono su Nico per un breve secondo mentre passava davanti al ragazzo più piccolo.
Nico sistemò le bevande di fronte al Senatore e l'uomo lo ringraziò, porgendogli una banconota da cinque. Bella mancia, pensò Nico, guardando la banconota. Quando Nicò tornò al bancone, Percy era seduto allo stesso posto della sera prima. Sorrise a Nico quando il ragazzo si infilò dietro al bancone. - Sembri stanco - dichiarò Nico, studiando Percy.
- Nottataccia - farfugliò Percy, prendendo un sorso dal suo bicchiere. Luke si avvicinò e si sedette accanto a Percy, che grugnì verso il biondo. - Che cosa vuoi, Luke?
- Volevo solo vedere se potevo venire a discutere un po' dei miei orari, stasera? Potrei averne qualcuno in più, credo.
Percy alzò la mano per impedire al ragazzo di continuare a parlare. - Non sono in vena di parlarne stasera. Inoltre, l'ultima volta che ho controllato, avevi già tante ore quanto quelle di Annabeth. Penso siano sufficienti.
Luke si sporse di più verso Percy. Nico si sentì percorrere da un aumento di gelosia. - Non posso nemmeno incontrarti per parlarne? - chiese Luke con un sorriso malvagio. Poggiò la mano sulla coscia di Percy.
- Domani. Ora torna al tuo lavoro.
Percy abbandonò la testa sulla superficie di legno. Tese il bicchiere all'esterno e Chirone lo riempì di nuovo. Nico prese a torturarsi la maglietta. - Anch'io dovrei negoziare con te per gli orari? - chiese Nico sottovoce.
Percy lo guardò con occhi spalancati. - No! -. Aveva praticamente urlato. Chirone lo fissò alzando un sopracciglio e Percy si rimise a sedere dritto. - Voglio dire, no. Non preoccuparti. Ho già chi si occupa di te. - Le cose erano così confuse, da quelle parti. Chiunque sembrava voler parlare con Percy dei suoi orari, ma Nico non avrebbe dovuto? Forse era perché era nuovo. Nico annuì e se ne andò con un'altra ordinazione di bevande. A mala pena riuscì a capire ciò che Percy disse a Chirone subito dopo. - Quel ragazzo sarà la mia morte. - Nico sentì Chirone farsi sfuggire una risata.




Non accadde molto altro durante il resto della nottata. Tutto andò come al solito. Percy se n'era andato da circa trenta minuti senza dire nient'altro a nessuno. Finalmente Chirone congedò Nico alle due e Nico si slacciò il grembiule, incamminandosi verso l'ascensore. Stava per premere il pulsante del suo piano quando vide un uomo sulla trentina dirigersi verso l'ascensore. Nico gli tenne la porta aperta, ma quando l'uomo vide Nico si fermò. - No, va bene, vai prima tu. Io, uh, devo aspettare un mio amico - disse l'uomo. Nico inarcò un sopracciglio e premette il pulsante. Sbadigliò e si stiracchiò mentre aspettava che l'ascensore facesse tappa. Uscì al suo piano, che era silenzioso come la morte. Tutti dovevano essere ancora a lavoro. Non vedeva nessuna luce sotto le porte.
Infilò la chiave magnetica ed entrò nella sua stanza. Trovò un biglietto sul bancone della cucina.

Ehi Nico,

Percy mi ha detto di fare la spesa per te alla drogheria. Non sapevo cosa ti piacesse, quindi ti ho preso solo alcune cose. Se ti viene fame e non vuoi ordinare dalla cucina, hai un rifornimento di cibo qui.

- Leo

P.S. Scusa per averti dato quella chiave. Non ci stavo pensando.


Nico sospirò mentre accartocciava il biglietto e lo gettava nella spazzatura. Controllò nel frigo, e fu abbastanza certo di trovarvi un assortimento di cose. Allungò la mano e afferrò una bottiglia d'acqua prima di ritirarsi in camera da letto. Si lasciò cadere sul letto e accese la TV. Sorrise tra sé e sé mentre leggeva la guida, trovando uno dei suoi programmi preferiti, The Walking Dead. Aprì l'acqua e prese una sorsata. Immaginò che guardare un po' di TV prima di andare a letto non facesse male a nessuno.






Nico saltò in piedi al suono della sveglia. Apparentemente, anche Leo si era preso la libertà di impostare la sua sveglia. Si accigliò verso l'aggeggio, considerando di lanciarlo contro il muro. Premette il pulsante per spegnerlo e si trascinò fuori dal letto. Immaginò che fosse una buona cosa, dato che lui si era dimenticato di impostarne una, e non voleva essere in ritardo il suo primo giorno alla nuova scuola.
Quando uscì dalla doccia, sentì il telefono suonare. Si allungò e guardò il mittente della chiamata. Lesse il nome di Apollo. Fece scivolare il dito sullo schermo per sbloccarlo e lo portò all'orecchio. - Pronto? - chiese, avvolgendosi un asciugamano intorno alla vita.
- Ehi, amico. Vuoi uno strappo a scuola? Stavo per uscire presto, e ho pensato che un passaggio ti avrebbe fatto piacere.
- Um. Certo.
- Grande. Ora aprimi la porta, così non devo restare in piedi in mezzo al corridoio. - Nico roteò gli occhi mentre chiudeva la chiamata. Si incamminò verso la porta di fronte e la aprì per il biondo. Oggi indossava una polo rossa e un paio di jeans scuri. - Beh, penso di potermi abituare ai nostri incontri mattutini, Nico - disse Apollo, osservando le condizioni fradicie di Nico.
- Ci provi sempre con tutti? - chiese Nico, tornando verso il bagno.
Apollo ridacchiò. - Ho bisogno di fare quei soldoni, in qualche modo. Ma è riservato solo ai più carini. - Nico poteva praticamente vedere il ghigno di Apollo, anche se stava in bagno. - Non metterci troppo. Devo portarti a scuola per le otto.
- Ok - rispose Nico di rimando, infilando i pantaloni.
Riemerse un paio di minuti più tardi indossando una maglietta blu scuro con il disegno di un gufo stampato sopra. - Pronto? - chiese Apollo, indicando la porta. Nico annuì, afferrando lo zaino nuovo che gli aveva lasciato Leo. Controllò di aver messo il programma nella cartella che Percy gli aveva dato il giorno prima e si incamminò fuori dalla porta con Apollo.
Apollo premette il pulsante del seminterrato e fecero una lunga discesa verso il garage. - Hai lavorato, ieri sera? - domandò Nico dopo un momento di silenzio.
- Sì - replicò Apollo con uno sbadiglio. Sembrava stanco. Probabilmente non aveva dormito molto la notte precedente. Nico si chiese come riuscissero tutti a lavorare fino a tardi e a svegliarsi presto per andare in classe. Probabilmente entravano nelle classi più tarde.
Nico immaginò di dover domandare la stessa cosa. - Quindi, vi svegliate tutti così presto per la scuola? Intendo, voi ragazzi lavorate fino a tardi. Immagino che sia brutale fare questo ogni giorno della settimana.
- Io mi sveglio così presto solo il lunedì e il mercoledì. Perciò, ti darò un passaggio in quei giorni. Mi pare che Charles abbia scuola presto di martedì e giovedì. Quindi, forse domani puoi farti accompagnare da lui.
- Che materia hai così presto? Cosa studi?
- Beh, vado in una scuola d'arte. Studio danza e musica.
- Di che genere?
Apollo sorrise a Nico. - Studio balletto e hip-hop per la danza. Pianoforte e canto per la musica.
- Sembra forte.
- Già, lo adoro. Mi-mio padre non approvava, in realtà. Quando mi sono messo seduto e gliene ho parlato, dopo essermi diplomato al liceo, mi ha cacciato di casa. Beh, immagino che avesse a che fare anche con il fatto di avergli rivelato che sono gay - disse Apollo con una risatina secca. Nico aggrottò le ciglia. - Non preoccuparti per me, amico. Tutto è finito per il meglio. - L'ascensore frenò e i due si incamminarono per il garage. Apollo si fermò davanti ad una Maserati Spyder rossa. All'espressione scioccata di Nico, Apollo sorrise. - Pensavi che guidassimo tutti dei catorci?
- N-non pensavo che il lavoro pagasse così bene - disse Nico, infilandosi in macchina.
- Beh, il resto di noi prende di meno, ma non preoccuparti. Guadagnerai comunque un bel po'. - Apollo svoltò l'auto e fece retromarcia. Mentre impennavano per le strade, non si pose nemmeno il problema di rispettare i limiti di velocità. La cosa rese Nico un po' nervoso. Smise di tenersi stretto al sedile solo quando trovarono troppo traffico e furono costretti a rallentare.
- Allora, ti manca qualcosa della tua vecchia vita? - chiese Nico mentre passavano sotto una luce verde.
- Mia sorella. Significava molto per me. Ci prendevamo in giro un sacco, ma adesso che non posso più vederla, mi manca tantissimo. Eravamo gemelli, e anche molto stretti - disse Apollo con un sorriso triste.
- Come si chiamava?
Apollo fece una bolla con la gomma che aveva in bocca. - Artemide. Era bellissima, proprio come il suo nome. Ho fatto la parte del fratello geloso un sacco di volte durante gli anni. - Il sorriso svanì dalla sua faccia quando finì di parlare.
- Non puoi ritrovarla?
Apollo lo guardò. - Beh, sono più o meno cresciuto in Florida. Quindi, no, non ne sono capace. Intendo, non saprei proprio da dove iniziare. Immagino che potrei chiedere a Percy di rintracciarla per me. S-solo che non so se mi piacerebbe farmi vedere da lei, adesso.
- Perché no? - chiese Nico, inclinando la testa di lato. Apollo fece in modo di non incrociare il suo sguardo.
- Oh, guarda, ecco la tua nuova scuola. - Nico guardò fuori dal finestrino e notò che si stavano avvicinando ad un ampio liceo. Apollo si fermò sul cordone del marciapiede e spense la macchina. - Beh, buona fortuna per il tuo primo giorno. - Apollo gli sorrise. Nico prese il suo zaino e uscì dall'auto. Fece un cenno ad Apollo mentre il biondo riprendeva a guidare. Si lasciò sfuggire un lungo sospiro e si voltò per osservare la sua nuova scuola. Probabilmente era grande il doppio della vecchia, e molto più carina. Doveva ricevere un sacco di finanziamenti. Lentamente, si incamminò sul marciapiede verso l'interno dell'edificio principale. Era già pronto a dichiarare finita la giornata.















*Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX , ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Rieccomi, come promesso, con il nuovo capitolo! :)
Avete passato belle vacanze? Spero proprio di sì!
Vorrei inanzitutto ringraziare tutti i lettori, i recensori, coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate, e via dicendo. SIETE STUPENDI. Se non si è ancora capito, VI AMO.
Gli stessi ringraziamenti provengono dall'autore. Gli ho inoltrato tutti i messaggi e i complimenti che mi avevate chiesto di mandargli, ed è davvero felice che la sua storia sia tanto apprezzata. Come al solito, vi rimando al link della fanfiction originale (Children of Loss, Capitolo 4) e del profilo dell'autore (XTheSonofHadesX), ricordando che questa fanfiction è una semplice (e anche un po' scadente) TRADUZIONE. Purtroppo non sono così geniale da inventare una storia del genere... Magari lo fossi T_T
Detto questo, chiedo scusa a chiunque si fosse spazientito troppo nell'attesa e vi lascio subito al capitolo!
Buona lettura! ^^

*











Quando Apollo si fermò al marciapede, Nico scivolò sul sedie del passeggero. Il biondino si era cambiato d'abito, e adesso indossava una camicia bianca senza maniche e un paio di pantaloncini verdi che mettevano in mostra le gambe lunghe e lisce. - Hai avuto una buona giornata? - chiese Apollo, mentre facevano retromarcia sulla strada. Nico fece spallucce, guardando fuori dal finestrino. La giornata era stata dura, per non dire altro. Era il nuovo arrivato. Non aveva fatto amicizia con nessuno. In realtà, aveva fatto l'esatto opposto. Apparentemente, uno dei compagni lo aveva ritenuto un facile bersaglio. Era stato spinto negli armedietti due volte. Inoltre, a Nico proprio non andava di tornare e recuperare così tanto lavoro. Perché Percy non gli permetteva semplicemente di saltare la scuola?
Apollo sembrò notare il suo umoraccio e lo picchiettò sulla gamba. - Come si scopre con chi siamo di turno? - farfugliò Nico, fissando ancora fuori dalla finestra.
Apollo aggrottò le ciglia. - Leo dovrebbe averti sistemato con un'email dell'albergo. Avresti dovuto ricevere un'email per essere informato. Controlla il cellulare. - Nico si sfilò l'apparecchio dalla tasca e gironzolò nel telefonino fino a quando non trovò l'email.
- Travis, Charles, e altre due che non conosco.
- Come si chiamano?
- Calipso e Annabeth.
- Ah - fu tutto ciò che Apollo disse. Nico gli lanciò un'occhiata.  - Che c'è? Non ho molto da dire su di loro. Sono simpatiche. Calypso è abbastanza tranquilla. E' una ragazza davvero dolce. Annabeth... beh, Annabeth è solo Annabeth. E' una ragazza intelligente - disse, svoltando un angolo - ed è una delle poche persone con cui Luke va d'accordo. E' stata anche una delle prime adottate di Percy. Quando prese il comando, non aveva nessuno di noi. Io, Annabeth, Luke e Talia siamo stati i primi che ha trovato. Ci salvò tutti dalla strada e ci mise a lavorare.
- Quando sarai di nuovo al bar? - domandò Nico, guardando finalmente il biondo in faccia.
Apollo scrollò le spalle. - Non lo so. Sono sicuro che tornerò presto. Forse domani, o dopodomani.
- Stasera lavori?
- Sì - disse Apollo, senza spostare gli occhi dalla strada.
- Dove?
- All'albergo, duh. - Apollo sogghignò a Nico.
- Ha ha, molto divertente. Sul serio, dove?
Apollo allungò la mano e afferrò un paio di occhiali da sole, sistemandoli davanti agli occhi. - Quindi, com'è stato oggi a scuola? - Nico mise il broncio al palese cambio di argomento di Apollo.
- Orribile. Perché devo andarci per forza?
- Puoi decidere di non andare al college dopo esserti diplomato alla scuola superiore, ma hai bisogno di diplomarti. Allora, cosa è successo?
Nico sprofondò nel sedile, incrociando le braccia. - Non voglio parlarne. - Apollo ridacchiò.
Si infilarono nel garage dell'albergo e, quando Apollo parcheggiò, Nico saltò fuori. Afferrò il suo zaino e seguì il ragazzo alto e biondo che si dirigeva verso l'ascensore. Si infilarono dentro e Apollo inserì la chiave magnetica prima di premere il pulsante del loro piano. - Comunque, non credo di avertelo mai chiesto, ma... ti sta piacendo qui, finora?
Nico alzò lo sguardo su di lui. Apollo si sfilò gli occhiali da sole e li appese sulla camicia. I suoi profondi occhi blu fecero capolino su Nico mentre aspettava la risposta del moro. - Amo questo posto. Veramente, mi piace più della mia vecchia vita. Percy è davvero un grande ad accogliere le persone in quel modo.
Apollo sogghignò. - Già, puoi dirlo forte.
- Allora, che cosa fa tutto il giorno? Resta seduto nel suo ufficio?
Apollo farfugliò qualcosa sottovoce, ma Nico non riuscì a capire. Notando lo sguardo confuso di Nico, Apollo si schiarì la gola. - Per la maggior parte del tempo. Gironzola per l'albergo, occasionalmente. Gli piace andare in piscina se ha del tempo libero. E, come hai già visto, di notte passa al bar.
- Però davvero non capisco quella storia delle discussioni sugli orari. Ho sentito te e Luke chiedere a Percy di parlare delle vostre ore, ma Percy mi ha detto che io non dovrei preoccuparmene.
Apollo quasi si strozzò, poi scoppiò a ridere. Di fronte al divertimento del ragazzo, Nico aggrottò le ciglia. - Ha detto questo? Beh, allora la cosa si fa interessante. Non penso che dovrai mai preoccuparti delle tue fasce orarie, Nico - disse Apollo con un occhiolino. Nico stava per fargli un'altra domanda, ma la porta si aprì e il biondo uscì al loro piano. Apollo sorpassò la porta di Nico. Poi si girò e camminò all'indietro verso la sua stanza. - Non sforzare troppo la tua piccola testolina, Nico. Non è niente di negativo. Se non altro, dovresti esserne grato. - Nico aprì la bocca per interrogarlo ancora una volta,  ma il ragazzo inserì la chiave nella porta e se la chiuse alle spalle.
Nico si accigliò, fissando il punto in cui il ragazzo stava fino a un secondo prima. Infilò la chiave nella propria porta ed entrò. Si diresse verso il frigorifero e afferrò una bottiglia d'acqua. Aveva lentamente ricominciato a recuperare il suo normale appetito, ma stava ancora mangiando cose piccole e leggere. Ci sarebbe voluto ancora qualche giorno prima di tornare alle sue normali abitudini alimentari.
Si lasciò cadere sul divano per guardare un po' di TV. Aveva un paio d'ore libere prima del lavoro. Avrebbe avuto bisogno di trovare qualcosa di mangiare, prima di allora. Forse avrebbe chiamato le cucine per farsi portare qualcosa, come aveva fatto anche per alcuni degli ultimi pasti. Come tutto il resto in quell'albergo, il cibo era una fetta di paradiso.
Qualcuno bussò alla porta e Nico sbadigliò mentre si alzava in piedi. Camminò verso la porta e la spalancò. Si ritrovò a guardare dritto nei caldi occhi di Percy, che lo fissavano dall'alto. Fece un passo indietro, per permettere al ragazzo più alto di passare. Percy entrò in cucina e si accomodò su uno degli sgabelli, di fronte a Nico. - Volevo passare abbastanza presto per vedere com'è andato il tuo primo giorno di scuola.
Nico sospirò e si appoggiò allo schienale del divano, la testa che sprofondava sul cuscino della poltrona. - Perchè non posso semplicemente lavorare qui tutto il giorno? - Sentì Percy che rideva. Era diventata una musica dolcissima, per le sue orecchie. Non sapeva se fosse appropriato prendersi una cotta per il proprio capo, ma non poteva farci nulla. Percepì un movimento sul divano e si accorse che Percy si era spostato dallo sgabello. Si tirò su con la schiena, ma se ne pentì all'istante. La sua faccia era estremamente vicina a quella di Percy. Fu costretto ad allontanarsi leggermente da lui.
- Non può essere andata così male, giusto? Che problema c'è? Posso chiamare e vedere se riesco a sistemare le cose.
Nico si guardò i piedi. - No, va tutto bene. Hai già fatto abbastanza per me. Mi sentirei in colpa a chiederti qualcos'altro. - Guardò nuovamente Percy, che sembrava essersi avvicinato a lui.
- Puoi chiedermi qualunque cosa ti piaccia - gli sussurrò Percy. Nico divenne rosso brillante al suono della sua voce. Gli occhi di Percy scintillavano. Sentì di essersi inconsciamente inclinato di più verso di lui. Improvvisamente, Percy si schiarì la gola e si alzò. Nico emise un silenzioso gemito di frustrazione. - Che problema c'è, comunque? - Beh, certamente ho un problema nuovo, pensò Nico.
- Non è niente. Lo giuro. Sono solo il nuovo arrivato. - Percy annuì comprensivo. - Sarai al bar, stasera?
Percy distolse lo sguardo. - Uh, no, ho un bel po' di lavoro stasera. - L'espressione di Nico precipitò. - Perciò... otterrai il tuo primo stipendio, questa settimana. Dovresti chiedere a uno dei ragazzi o delle ragazze di accompagnarti a comprare dei vestiti, o cose del genere. Ti ho dato un piccolo bonus per aiutarti ad inserirti.
- Grazie - disse Nico, il sorriso che tornava sul suo viso. Percy era troppo gentile. Cosa che non aiutava la cotta di Nico, però. Percy annuì e si incamminò attraverso la porta.
- Beh, come ho già detto, volevo solo passare per dare un'occhiata. Se c'è qualche problema a scuola, non esitare a dirmelo. Me ne occuperò io per te. - Nico annuì, alzandosi di nuovo in piedi. Si avvicinò alla porta, accanto a Percy.
Percy aprì la porta e guardò dietro, in direzione di Nico. - Percy? - Percy si interruppe mentre chiudeva la porta. Nico si spostò ancora più vicino. - Grazie ancora - disse Nico, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, in un abbraccio. Inizialmente, il ragazzo si irrigidì, poi avvolse lentamente le braccia intorno alla vita del più piccolo.
- Non preoccuparti, Nico - sussurrò in risposta. Fece un passo indietro, gli rivolse un ultimo sorriso e chiuse la porta. Nico sospirò e tornò verso il divano, nel quale affondò il viso. Se c'era un lato negativo in quel paradiso, il suo nome era Percy. Probabilmente l'unica cosa che Nico non avrebbe mai potuto avere.






Nico camminò in fretta nel bar e verso il bancone. Era mezzo svenuto sul divano e quasi faceva tardi al lavoro. Chirone gli lanciò uno sguardo d'intesa mentre il ragazzo si affrettava dietro il bancone e si legava il grembiule intorno alla vita. Travis era seduto al bancone con una ragazza accanto a lui. La ragazza era davvero bella, e naturalmente. Nico sospettava che non avesse trucco, o che ne avesse pochissimo. Aveva lunghi capelli color caramello e due boccoli fiabeschi che le cascavano ai lati del viso. Nonostante l'odore di cibo e alcol, Nico riuscì ad individuare il profumo del suo shampoo alla cannella. I suoi occhi verdi brillarono come due smeraldi nella scarsa illuminazione. Nei suoi capelli c'era un fiore d'argento; Nico presumette che fosse finto.
Travis notò che Nico la stava fissando. - Ehi, Neeks. Questa è Calipso. Calipso, questo è il nostro ultimo socio. - Calipso gli rivolse un caldo sorriso, tese la mano e Nico la strinse. Al momento, i due ragazzi erano impegnati a mangiare; Nico immaginò che non avessero avuto il tempo di farlo prima. - Ne vuoi un po'? - Nico sbatté le palpebre e spostò lo sguardo su Travis. Doveva aver notato l'espressione di desiderio che Nico aveva rivolto al suo cibo. Aveva un pezzo di sandwich in mano per offrirglielo.
- Io-uh-non lo so. Tu non lo vuoi?
- Nah, sono a posto. Sembri affamato, e io devo cominciare il turno.
Nico annuì e prese il posto di Travis dopo che il ragazzo si fu alzato. Strappò a morsi un pezzo di sandwich, lasciandolo scivolare nel suo stomaco vuoto. - Quindi, sei nuovo, qui? - chiese Calipso. La sua voce era dolce come cioccolata. Nico annuì, cercando di non parlare con la bocca piena. - Gli alti mi hanno parlato di te, negli ultimi giorni. Penso che siamo stati tutti informati della tua presenza. Anche se penso tu non abbia ancora incontrato alcuni di noi.
Nico inghiottì il cibo. - Credo di aver conosciuto la maggior parte di voi. Tranne quelli a cui non sono stato presentato.
Calipso ridacchiò. - Sì, abbiamo sentito della tua piccola fuga al piano di sopra. Quelli erano Ethan e Clarisse. Lavorano per la sicurezza, da queste parti.
Nico sì sentì riscaldare la faccia. - Allora le voci girano senza problemi, in questo posto. - Calipso annuì, mantenendo ancora un sorriso cordiale. Finì di mangiare il suo cibo e andò a posare il piatto. Gli occhi di Nico guizzarono sul suo braccio. La ragazza indossava una camicia a maniche lunghe, ma la manica si era ripiegata su sé stessa, lasciando scoperta la pelle dell'avambraccio. C'era un livido sul braccio della ragazza. Quest'ultima notò che Nico lo stava osservando e tirò giù il tessuto. - Cos'è successo?
- N-niente. Non è successo niente. Solo uno stupido ragazzo ubriaco. Me ne sono liberata, quindi non preoccuparti. - Fece un altro sorriso prima di allontanarsi.
Nico sentì che qualcuno lo picchiettava sulla schiena. Si girò per ritrovarsi dietro Charles, che gli sorrideva. - Ehilà, Nico. Come te la passi stasera? - chiese il ragazzo muscoloso.
- Meglio, stavolta. Mi diverto più qui che a scuola, in realtà. - Charles gli rivolse un sorriso, si infilò dietro il bancone e afferrò un grembiule. - Tu ci vai a scuola, Charles?
- Beckendorf.
Nico inclinò la testa di lato. - Che?
- E' il mio cognome. Tutti mi chiamano Beckendorf - disse Beckendorf, con un sogghigno. - Comunque sì, vado al college. Studio meccanica.
Nico si alzò e stava per portare il suo piatto dove Calipso aveva riposto i suoi, ma andò quasi a sbattere contro qualcuno. La prima cosa che notò furono i suoi occhi grigi e tempestosi. Si sentì come se la ragazza lo stesse studiando. Aveva i capelli lunghi, ricci e biondi. Era più alta di Nico di quattro o cinque centimetri. Aveva una carnagione perfettamente abbronzata, e Nico decise che era molto carina. - Nuovo arrivato - fu l'unica dichiarazione della ragazza. Lo scrutò dall'alto al basso, carpendolo completamente. I suoi occhi guizzarono di nuovo verso l'alto per scontrarsi con quelli di Nico. - Annabeth.
- Nico - fu la risposta di Nico.
Lei gli rivolse uno sguardo d'intesa. - Lo so. Ho sentito parlare di te.
- Già, Calipso mi ha detto che gli altri hanno raccontato molto su di me.
- Sì, ma non è stata lei a parlarmi di te.
Nico la guardò dirigersi dietro il bancone. - Chi è stato, allora? - Lei sorrise di nuovo e si allontanò verso la massa di tavoli. Nico sbuffò e tirò fuori il suo bloc-notes. Si incamminò verso un tavolo vicino, prendendo le ordinazioni di una signora che sembrava una bibliotecaria e del marito un po' in sovrappeso.
Fedele alle sue parole, Percy non si era ancora fatto vedere. La cosa lo accigliava leggermente. Nico continuava a lanciare occhiate all'ascensore ogni volta che si apriva. Almeno stava migliorando nel lavoro, però. Aveva ridotto al minimo ogni errore, per quella sera. Forse ci avrebbe fatto l'abitudine.
Intorno alle dieci, Nico andò in pausa. Attraversò una serie di porte ed entrò nella piccola sala pausa. Si lasciò cadere su una sedia. Travis lo guardò sottosopra dal divano. Il ghigno stile gatto del Cheshire dei gemelli sembrava essere l'espressione naturale del loro viso. La gamba di Travis penzolò persino nell'aria come la coda di un gatto. - Ci stai facendo l'abitudine? - chiese Travis.
- Sì. Mi ci sono voluti solo un po' di giorni in cui rendermi ridicolo.
Il ghigno di Travis si allargò. - E' andata bene. Abbiamo fatto tutti dei pasticci, appena arrivati.
- Raccontami di te e di Connor.
Il sorriso di Travis si trasformò in un piccolo cipiglio. - Raccontarti di cosa?
- Per esempio, come ve la passavate prima che Percy vi trovasse?
- Beh, eravamo orfani che crescevano. Ci siamo spostati di casa in casa per un sacco di tempo. Le famiglie non ci hanno mai tenuto troppo a lungo. Non so se fosse perché ci comportiamo male o semplicemente perché è difficile mantenere due ragazzi. A volte siamo stati lasciati in posti orribili. C'è stato un drogato, una madre abusiva, una coppia che probabilmente accettò di tenerci solo per i benefici fiscali, e infine un padre single che ha cercato di venderci per denaro.
- P-perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere? - Nico rimase a bocca aperta.
Travis alzò un sopracciglio. - Sei davvero sorpreso da ciò che la gente è capace di fare? Per cosa sei stato cacciato, tu?
- Perché sono gay - sussurrò Nico.
Travis annuì. - Come ti dicevo, sei davvero sorpreso? Il mondo fa schifo. Ora le cose non vanno così male. Facciamo un sacco di soldi e li sfruttiamo bene. Probabilmente facciamo più soldi di quanti ne vedranno mai alcune di quelle famiglie. Non stare in pensiero per me o per Connor.
Nico annuì lentamente. - E Percy come vi ha trovato?
Travis ridacchiò. - Bella storia, quella. Beh, abbiamo fatto l'errore di cercare di rubare il suo portafoglio. Non avevamo idea del fatto che il ragazzo avesse vissuto per la strada quando era più piccolo. Era come se conoscesse tutti i trucchi del manuale. Io e mio fratello eravamo davvero dei bravi ladruncoli, ma lui ci ha beccati. Non ha provato a riprendersi il portafoglio. Ci ha offerto persino di tenere il denaro che c'era dentro. Allo stesso tempo, però, ci ha offerto un lavoro che ci avrebbe garantito di stare lontano dalla strada e dalla fame per sempre. Lavoro o portafoglio? Era una scelta nostra. Non ci abbiamo nemmeno pensato due volte. Non ci interessava che tipo di lavoro fosse, volevamo solo andarcene dalla strada.
Annabeth attraversò la porta e pestò Travis sulla scarpa. Lui alzò lo sguardo mentre lei gli si sedeva accanto sul divano. - La vostra pausa è terminata - disse guardando Travis. Travis sospirò e spostò le gambe oltre la parte superiore del divano. Si sistemò in piedi, rivolse a Nico un ultimo ghigno e uscì dalla porta. Gli occhi di Annabeth saettarono immediatamente verso Nico. - Allora, com'è che Percy ti fa lavorare solo al bar? Penso che tu potresti fare un bel po' di soldoni al piano di sopra.
Nico piegò la testa di lato. A volte proprio non capiva certe cose che dicevano. Era come se parlassero una lingua tutta loro, o forse era un codice. - Beh, ogni volta che qualcuno degli altri tira in ballo l'argomento, sento che lo dice solo perché ho sedici anni. Anche se non ho capito che cosa c'entri al riguardo. Intendo, lavoro in un bar. Pensavo di dover essere diciottene per farlo.
- Sembri piuttosto giovane. - Annabeth scrollò le spalle. - Molti di noi bevono e la maggior parte sono minorenni. Capirai presto che le regole dell'esterno non vengono seguite, qui. Anzi, fammi riformulare, il mondo che pensavi esistesse non viene seguito, qui. Sono sicura che qualcuno degli altri te l'avrà detto, ma la vita non è tutta zucchero e arcobaleni, Nico. Come avrai imparato dalla tua esperienza per la strada, le persone fanno schifo. Il mondo è un posto distrutto dove si fanno cose illegali e non vengono presi provvedimenti.
- Come mai la polizia non viene qui e fa chiudere tutto? Voglio dire, insomma, minorenni che bevono, e tutto il resto. Sono piuttosto sicuro di aver sentito qualcosa sul commercio di armi da un cliente.
Annabeth gli fece un piccolo sorriso. - Nessuno ti ha detto di tenere il naso fuori dagli affari dei clienti?
Nico sospirò. - Sì, me lo ha detto Talia.
- Beh, i clienti sono abituati ad essere liberi di parlare di qualunque cosa vogliano. Non gli piacerebbe se ficcassimo il naso nei loro affari. Noi siamo qui per sembrare simpatici e renderli felici. La ragione per la quale la polizia non è stata coinvolta è semplice. Potrebbe scioccarti, ma è semplice. Principalmente è perché vengono pagati. Il nostro proprietario, Gea, non è il tipo di persona che la gente desidera intralciare. Il capo della polizia prende un assegno bello grasso, così stanno alla larga, a meno che non sia Percy a volerli qui. L'altra ragione è che nessuno parla mai di ciò che succede in questo posto. Le cose che accadono e che vengono portate avanti da queste parti non lasciano mai l'edificio. Se qualcuno parlasse, Percy lo scoprirebbe, e si assicurerebbe che quella persona non possa più tornare.
Nico era scioccato. Queste persone tiravano avanti con chissà che cosa, qui. Ed era considerato normale? - Oh-che-io... - Nico non sapeva cosa dire.
- La maggior parte di noi resta sorpresa della natura delle cose, quando arriva. Ti ci abituerai. Ricordati quello che ho detto, però, e non parlarne con nessuno. Non parlarne nemmeno con gli altri dipendenti. Solo i Bambini Sperduti possono farlo. Tu sei un adottato, ma Percy non ti ha coinvolto nei Bambini Sperduti. So che sembrerà cattivo, ma non sei un membro della "società segreta". - Distese il viso in un lieve sorriso. - Non voglio darti l'impressione di essere crudele, o roba del genere. Sono solo realistica. Sarebbe meglio che tu non rivelassi a nessuno di sapere che cosa succede da queste parti.
- Io non so cosa succede da queste parti. Sembra una specie di luogo d'incontro per criminali. C'è un intero piano nel quale mi è proibito mettere piede. Questo posto è così confusionario. Anche se sono felice di essere qui. Preferisco stare qui che stare di nuovo in mezzo alla strada.
Le labbra di Annabeth si assottigliarono. - Allora sii grato di star lavorando solo al bar.
Nico la guardò. - Apollo ha detto che tu eri una delle prime, qui.
Annabeth annuì. - Sì, ero la prima. In realtà, ciò che la maggior parte delle persone non sa è che io ero qui prima ancora che Percy prendesse il comando. Lavorava proprio come il resto di noi quando sono arrivata. - Il suo sguardo sembrò farsi lontano. - Non era... gentile come ora. Ha vissuto in mezzo alla strada per un lungo periodo, prima che Gea lo trovasse. Penso che ci sia voluto un bel po' di lavoro da parte di Gea per trasformarlo nella bella persona che è adesso. Non l'ho mai detto a nessun'altro, e apprezzerei che nemmeno tu lo dicessi a qualcuno.
- Prometto che non lo farò - assicurò Nico. Lei annuì con la testa, apparentemente persa nei suoi pensieri.
- Beh, credo che sia ora di tornare al lavoro. - Si alzò in piedi e tese la mano per aiutare Nico a mettersi su. - Te la caverai bene da queste parti, secondo me.






Nico venne lasciato andare all'una, cosa per la quale era molto grato. A scuola si era quasi addormentato già due volte. Non voleva ripetere la stessa cosa. Non sprecò tempo a sfilarsi il grembiule e a dirigersi verso l'ascensore.
Quando in ascensore incontrò Talia, le sorrise. Lei, però, sembrò nervosa per il fatto che ci fosse anche lui a bordo. Era accanto ad un uomo sulla trentina. L'uomo aveva un paio di occhiali e i capelli tirati all'indietro con il gel. La ragazza rivolse a Nico un sorriso nervoso mentre saliva. Lui premette il pulsante del suo piano e l'ascensore cominciò a scendere.
Nico scrutò Talia. Indossava una giacca Camo e un paio di pantaloni larghi e neri. Accorgendosi dello sguardo fisso di Nico su di lei, strinse la presa sulla parte anteriore della giacca. Nico aggrottò le sopracciglia. Non ci rifletté così tanto, comunque. Stava cominciando ad abituarsi alle stranezze di quel posto.
L'ascensore si fermò e lui uscì, al contrario di Talia. Mentre la porta iniziava a chiudersi di nuovo, guardò indietro verso di lei. Lei gli fece solo un piccolo cenno. Nico fissò l'ascensore per un momento, senza capire cosa fosse appena successo. Poi scrollò le spalle e si incamminò lungo il corridoio.
In fondo al corridoio si aprì una porta, dalla quale uscì fuori Percy. Si portò una mano nei capelli mentre la porta si chiudeva. Aprì gli occhi e notò che Nico lo stava guardando. Mise su uno dei suoi famosi sorrisetti e gli si avvicinò. Nico gli sorrise mentre apriva la sua porta. - Vai a dormire? - chiese Percy, appoggiandosi allo stipite dell'entrata.
- Posso stare sveglio per un po', se ti va di restare - replicò Nico con un ghigno. Percy annuì e i due entrarono in camera di Nico. Percy si accomodò sul divano di Nico e gli fece cenno di unirsi a lui. Nico raccolse il telecomando e accese la TV. Si voltò verso Percy, i cui occhi guizzarono sul suo viso. Gli stava fissando il sedere? - Che cosa ti va di guardare?
Percy scrollò le spalle. - Mi va bene tutto. Voglio solo godermi un po' di relax prima di andare a letto. - Nico cambiò canale fino a quando non trovò qualcosa di decente. Decise di tenere il volume basso, in modo da poter parlare.
- Quindi... perchè eri in quella stanza? Pensavo che avessi detto di dover lavorare fino a tardi - chiese Nico, curioso.
Percy si schiarì la gola. - Oh, quelli erano affari. Discutevo di affari con uno dei ragazzi.
- Allora devi discutere di affari molto tardi. E' l'una del mattino.
Percy ridacchiò nervosamente. - Sì, beh, devo trovare tempo per tutto. Allora, Nico, dimmi qualcosa su di te. Perché sei finito per la strada, per esempio?
Nico cominciò ad agitarsi con le mani. - H-ho detto a mio padre di essere gay. Non è andata molto bene e mi ha detto di togliermi di mezzo. Non capivo come potesse farmi una cosa del genere a causa di una tale piccolezza - sussurrò Nico, avvicinando le gambe al petto.
Percy si era accigliato. Nemmeno a lui andavano a genio i ragazzi gay? Non sembrava un tipo omofobico. Il suo viso sembrò addolcirsi quando vide l'espressione ansiosa di Nico. - Mi dispiace, Nico. Non lo meritavi. - Lo picchiettò sulla gamba. - Com'era la tua vita prima di essere cacciato?
- Beh, non andavo molto d'accordo con mio padre. Mia madre è una buona donna, ma non ci difendeva quando papà si arrabbiava. Era silenziosa di carattere. Bianca era l'unica che si prendeva davvero cura di me. Voleva proteggermi da tutto quello che poteva. La notte in cui me ne sono andato, l'ho sentita urlare contro papà per quello che aveva fatto. Spero solo che non sia stata picchiata, per questo.
- Lui ti ha mai picchiato? - chiese Percy, stringendo la mascella.
Nico annuì. - A volte sì. La notte in cui sono andato via, mi ha lasciato qualche livido sul braccio e sulla guancia. - Nico guardò Percy. Il ragazzo aveva un'espressione buia sul viso, e a Nico sembrò quasi omicida. - Sono felice di essere qui, comunque; è sempre un miglioramento rispetto alla mia vecchia vita.
Percy sembrò abbandonare la rabbia e guardò in basso. - Non dire così, Nico.
- Perché no? Sembra tutto così bello, qui. Perché tutti continuano a dire cose del genere?
- Tu... - Percy sospirò. - Lascia stare. Non è così importante. Mi assicurerò che non sia più così difficile per te, d'ora in poi. - Percy si abbandonò sullo schienale del divano. - Ora, perché non guardiamo il film? - Nico si appoggiò al divano e i due si sistemarono per vedere il film che aveva scelto. Il ragazzo si accorse che il braccio di Percy era adagiato sul divano dietro la sua schiena. Un sorriso si formò sulle sue labbra, ma Nico cercò di nasconderlo.


















*Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX , ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


*riemerge dalla pila di testi scolastici*
Ragazzi, sono vivaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Eh già, purtroppo non vi siete disfatti di me. Non ancora. Peccato, eh?
Voglio cominciare col chiedervi umilmente scusa per l'attesa infinita - odio la mia scuola, proprio come Nico, in particolare quando mi rifila 5 o 6 compiti ed interrogazioni di seguito nella stessa settimana. Sono uno straccio T_T
Comunque, vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni dello scorso capitolo, per le letture, aggiunte ai preferiti, e via dicendo. Come al solito, mi lasciate sempre a bocca aperta! Siete dei grandi. ;)
Lascio il link del profilo dell'autore originale (XTheSonofHadesX) e della sua fanfiction (Children of Loss, Capitolo 5) - ribadendo che questa è solo una semplice traduzione della sua splendida opera - e mi tolgo subito dalle scatole (so che mi odiate già abbastanza xD).
Buona lettura a tutti! :D

*















Nico si svegliò al suono della sveglia. Gemette e la spense. Si mise seduto nel letto, stiracchiandosi. Il resto della settimana era volato piuttosto rapidamente e, per fortuna, era arrivato il venerdì. Nico si trascinò fuori dal letto e si incamminò verso il bagno. Allo specchio, si guardò il petto. Il suo appetito era quasi tornato normale, ormai, ma ci sarebbe voluta qualche altra settimana prima di poter notare cambiamenti nel suo aspetto fisico. Si strofinò il viso mentre una lacrima gli scivolava sulla guancia.
Uscì dalla doccia e cominciò ad asciugarsi. Al suono di qualcuno che bussava alla porta, inclinò la testa. Non si era organizzato con nessuno per essere accompagnato a scuola, quel giorno - cosa che, in effetti, avrebbe potuto essere un errore. Non sapeva come ci sarebbe arrivato. Infilò i pantaloni e afferrò la maglietta mentre si dirigeva verso la porta. La spalancò per ritrovare Percy dall'altro lato. - Buongiorno, Nico - disse Percy allegramente.
Nico gli sorrise, infilando la testa nella maglietta. Notò gli occhi di Percy vacillare verso il suo viso non appena il tessuto superò la sua testa. Gli stava guardando il petto?
Probabilmente stava solo controllando se le sue condizioni erano migliorate. - 'Giorno - replicò Nico, facendo retromarcia verso il bagno. Percy lo seguì.
- Pensavo di accompagnarti a scuola. - Nico gli sorrise nello specchio. - Devo occuparmi di alcune faccende in città, perciò ho pensato di poterti dare uno strappo. - Nico annuì mentre si spazzolava i denti. - Oh, probabilmente alcuni degli altri organizzeranno qualcosa per domani, quindi se vuoi unirti a loro posso concederti la giornata libera.
Nico si voltò per guardare Percy. - Cos-ma... dovrei lavorare.
Percy alzò le spalle. - Non preoccuparti. Farò in modo di coprirti. Va' a divertirti. Parla con Talia o con Apollo, di solito sono loro quelli che fanno i programmi. - Percy allungò la mano nella tasca posteriore e tirò fuori un assegno bancario e una carta di debito. - Quasi dimenticavo. Se vuoi, puoi riscuotere questo e andare a comprare qualcosa, oggi. Volevo darti il tuo primo stipendio personalmente. - Percy gli sorrise raggiante mentre Nico prendeva le carte.
I suoi occhi si spalancarono dopo aver visto i numeri sull'assegno. - Per la miseria, Percy!
- Come ho già detto, ti ho dato un piccolo extra per inserirti. Ti ho fatto aprire un conto standard da Leo, alla banca, che è strettamente connesso a Gea. Puoi depositare tutto lì. Chiunque ti accompagni a scuola, ti ci porterà. Poi potrai semplicemente usare la carta, per comprare qualunque cosa tu voglia. - Nico gettò le braccia intorno al collo di Percy. Il ragazzo più alto sbatté le palpebre, avvolgendo lentamente le braccia intorno al più piccolo.
- Ti ringrazio davvero tanto, Percy. Tutto questo significa molto. Hai fatto tantissimo per me.
- Davvero, non preoccuparti. Ora, datti una mossa. Dobbiamo metterci per strada. - Nico seguì Percy fuori dall'appartamento e in fondo al corridoio, verso l'ascensore. Fu un viaggetto piuttosto silenzioso, ma la cosa non infastidì Nico. La compagnia di Percy nelle ultime settimane gli aveva fatto piacere, nonostante non avesse potuto vedere il ragazzo dagli occhi verdi molto spesso, e tuttavia Percy continuava ancora a fargli visita.
Uscirono nel garage, e Percy tirò fuori dalla tasca un set di chiavi. - Wow - disse Nico quando arrivarono all'automobile blu lucido. - Non credo di averne mai vista una così, finora. Intendo, non so molto di macchine, ma non penso di aver mai visto un annuncio pubblicitario simile.
Percy ridacchiò mentre i due si infilavano nell'auto. - Questo perché non è ancora sul mercato. Conosco un ragazzo che mi ha dato questo gioiellino in anticipo. Forte, no? - Nico annuì, sfregando la mano sul cruscotto. Percy afferrò un paio di documenti e aprì il vano portaoggetti, infilandoci i documenti dentro. Qualcosa catturò per poco gli occhi di Nico, mentre Percy teneva il vano portaoggetti aperto. Qualcosa di metallico che brillava all'interno. Percy notò che Nico stava cercando di guardare meglio dentro e chiuse il vano portaoggetti. Fece girare la macchina senza una parola e i due uscirono dal garage.







- Buon pomeriggio, Nico - lo salutò Talia quando Nico scivolò sul sedile del passeggero. - Pronto a riscuotere il tuo primo stipendio? - Nico annuì. - Volevo fare un po' di spese, se non ti dispiace starmi dietro. Percy ha detto che avresti intenzione di comprare dei vestiti nuovi.
- Sì, sarebbe grandioso. - Gettò lo zaino sul sedile posteriore. - Percy ha detto che volete organizzare qualcosa, domani.
Talia prese a manggiare incautamente con lo stereo, cercando di trovare della buona musica. - Sì, cerchiamo sempre di trovare del tempo per fare qualcosa di divertente, nei giorni liberi. Mi pare che Apollo volesse andare in spiaggia. Vuoi venire con noi?
- Certo. Sembra divertente. Vengono tutti? - C'era ancora qualche Bambino Sperduto che Nico non aveva incontrato, ed era curioso di conoscerli.
- No, alcuni di noi devono rimanere per lavorare. Penso che Will verrà. Non l'hai ancora incontrato, giusto? - Nico scosse la testa. - E' più o meno come Apollo. Si assomigliano, addirittura. - La macchina si fermò. Nico aprì la portiera e guardò la banca di fronte a loro. Era alta diversi piani, come una banca adatta a clienti speciali. Nico tenne la porta aperta per Talia mentre entravano, guadagnandosi un sorriso.
Talia guidò fino all'atrio dell'edificio. Nico alzò lo sguardo per osservare i candelieri appesi sulle loro teste. Poteva vedere diversi piani sopra di loro. C'era qualche persona intorno ai bordi, apparentemente impegnata a conversare. Talia gli scosse il braccio, riportando la sua attenzione al piano terra. C'era una piccola fila di persone di fronte allo sportello del cassiere. Tuttavia, Talia non attese, superò la gente in fila e raggiunse il primo sportello, che si era appena aperto. Nico si scusò per lei mentre la seguiva, cercando di evitare le occhiatacce che riceveva. Talia gli mise un braccio intorno alla spalla quando lui la raggiunse.
- Ehilà, Lacy. Ho bisogno di versare un acconto. E anche Nico, qui, deve depositare per la prima volta - disse Talia. Fece scivolare il suo stipendio sotto lo sportello, verso la ragazza bionda alla cassa. Lacy digitò qualche numero al computer e tirò fuori un foglietto di carta. Lo compilò e lo passò di nuovo a Talia.
- Ecco a te, Thals. Ora, vediamo di sistemare il tuo amico. - Talia spinse Nico davanti allo sportello. - Prima Leo ha chiamato e ha aperto il tuo conto, Nico. Se mi passi il salario, terminerò il procedimento per te. - Nico cacciò il pezzo di carta e lo fece scivolare verso di lei. Lei ripeté lo stesso metodo applicato con Talia. Una volta finito, tirò fuori un foglietto di carta e ci scrisse sopra dei numeri. Poi passò la ricevuta di deposito e la carta a Nico. - D'accordo, ora è tutto completato. Ho scritto il numero del tuo conto sulla carta, quindi assicurati di tenerla sempre con te, in modo da non dimenticarlo. Puoi controllare il saldo del conto online usando le informazioni del conto per accedere al nostro sito. -  Rivolse un sorriso ad entrambi. - Bene. Ora potete andare, tutti e due. Buona giornata. - Talia fece un cenno alla ragazza e trascinò Nico fuori dall'edificio.
- Fatto, andiamo a fare shopping! - annunciò Talia, saltando di nuovo nella macchina.
- Non dovremmo aspettare un po' per il deposito? - chiese Nico.
- No. Cancellano gli assegni bancari non appena vengono depositati. Non dobbiamo preoccuparcene.
I due guidarono verso il centro commerciale, dove passarono un po' di tempo a guardare i negozi. Talia fece scegliere a Nico qualunque cosa catturasse il suo sguardo, e gli fece provare tutto. Nico si stava cambiando quando Talia infilò la testa nel suo camerino. Lui guaì e si coprì il torso nudo. Talia ridacchiò. - Qual è il problema, Nico?
- Non sono molto abituato a farmi vedere svestito dalle persone. - Talia inarcò un sopracciglio.
- Non devi preoccuparti. Tutti i Bambini Sperduti hanno visto gli altri nudi. Non è niente che non abbia già visto. Non devi farti problemi per questo, Nico. Sei piuttosto attraente.
Nico si abbassò la camicia, esponendo il petto. - Sì, ma ho perso un bel po' di peso quando stavo in mezzo alla strada. E' deprimente vedermi così.
- Non è stata colpa tua, Nico. Anche il resto di noi era così quando viveva per la strada. - Gli occhi di Talia scrutarono il petto di Nico. Dopodiché, emise un breve sospiro. - Ho visto di peggio. Avrai di nuovo il tuo vecchio aspetto tra qualche settimana. Parla con uno dei ragazzi. Possono portarti in palestra con loro, se vuoi. - Nico annuì e Talia uscì dal camerino.
Nico riemerse pochi momenti dopo, vestito in uno dei completi che Talia aveva scelto per lui. - Allora?
Gli occhi di Talia si illuminarono. - Sei fighissimo, Nico! - Giocherellò con una ciocca di capelli neri. - Ricordami di andare giù per comprare uno shampoo migliore. Dobbiamo riportare i tuoi capelli alla vita. Ti renderò sexy.
- Perché il mio aspetto ha tanta importanza?
- Mance migliori? Catturerai di più l'attenzione dei clienti se sei carino. Inoltre, potrebbe aiutarti per catturare l'attenzione di... un certo ragazzo dagli occhi verdi. - Le guance di Nico si scurirono. - Se ti comporti con imbarazzo, potresti voler nasconderlo ancora di più. Stai attento - disse lei, facendo un passo indietro. Lui le rivolse uno sguardo strano. - Di solito Percy non si interessa a nessuno dei suoi dipendenti, o meglio, a nessuno e basta. - Nico si morse il labbro per cercare di non accigliarsi. Talia gli rivolse un sorriso comprensivo. - Andiamo a prenderti lo shampoo e qualcos'altro che ti piace. - Nico annuì e tornò nel camerino.
Quando ebbero finito con i vestiti, raggiunsero l'altra estremità del centro commerciale per trovare uno shampoo per Nico. Talia gli ficcò in mano qualche bottiglia. Nico le guardò una ad una, cercando di decidere quale gli piacesse di più. Ne scelse una e la acquistò.






Talia si fermò ad un parcheggio e i due uscirono dalla macchina. Presero le buste dal sedile posteriore e si diressero all'ascensore. Nico alzò un sopracciglio quando Talia premette il pulsante dell'atrio. - Apollo finirà di lavorare presto. Voglio raggiungerlo prima che se ne vada - disse Talia, notando lo sguardo interrogativo di Nico.
- Cosa sta facendo? - chiese Nico mentre l'ascensore si fermava. Nico seguì Talia fuori dall'ascensore e verso il ristorante dell'albergo.
- Intrattiene gente. - Talia fece un cenno ad una donna grassoccia dai capelli castani dietro il podio. Le orecchie di Nico captarono il suono di un pianoforte. Svoltarono un piccolo angolo e Nico riconobbe Apollo seduto dietro un grande piano. Aveva gli occhi fissi sui tasti mentre le sue dita vi scivolavano sopra. Talia spostò una sedia verso di sé e si accomodò ad un tavolo vicino. Nico prese la stessa direzione e si sedette con lei. I due appoggiarono le buste sul pavimento. Nico riconobbe immediatamente la melodia. Ascoltò la meravigliosa introduzione.
Finalmente Apollo cominciò a cantare. La sua voce era incantevole mentre intonava quella canzone così emotiva, che Nico adorava.

I heard that you're settled down
That you found a girl and you're married now.
I heard that your dreams came true.
Guess she gave you things I didn't give to you.


La stanza era silenziosa mentre Apollo suonava; tutti erano affascinati dalla sua voce, così piena di emozione.

Old friend, why are you so shy?

Ain't like you to hold back or hide from the light.
I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it.

I had hoped you'd see my face and that you'd be reminded
That for me it isn't over.

Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too

Don't forget me, I beg
I'll remember you said,
"Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead,
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead".


Apollo aveva chiuso gli occhi mentre le sue dita suonavano a memoria. Nico si sentì annegare nel suono ipnotico della voce di Apollo. Era come se stesse guidando le sue emozioni nella canzone e tutti intorno a lui percepissero il suo dolore. Nico distolse lo sguardo e vide alcune donne che si asciugavano gli occhi.

You know how the time flies
Only yesterday was the time of our lives
We were born and raised
In a summer haze
Bound by the surprise of our glory days


I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it.
I'd hoped you'd see my face and that you'd be reminded
That for me it isn't over.


Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
Don't forget me, I beg
I'll remember you said,
"Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead."


Nothing compares
No worries or cares
Regrets and mistakes
They are memories made.
Who would have known how bittersweet this would taste?


Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
Don't forget me, I beg
I'll remember you said,
"Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead".


Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
Don't forget me, I beg
I'll remember you said,
"Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead,
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead."


Apollo lasciò andare un sospiro mentre apriva gli occhi. Tutti i presenti nella stanza cominciarono ad applaudire. Persino Nico si ritrovò ad applaudire. Apollo fermò gli occhi su Nico e gli fece l'occhiolino. Si alzò in piedi e si inchinò prima di incamminarsi verso Talia e Nico. - Ehilà, voi. A cosa devo il piacere di due persone tanto adorabili? - disse Apollo con un sorriso.
Talia roteò gli occhi. - Hai finito? - chiese. Apollo annuì. - Bene. Ti dispiacerebbe darci una mano? Siamo andati a fare spese.
- Lo vedo - ridacchiò Apollo. Prese due buste e i tre si diressero fuori dal ristorante. - Oh, e questo cos'è? - Nico si voltò per guardare. I suoi occhi si spalancarono quando vide uno dei capi di biancheria intima che Talia gli aveva fatto comprare. - Caro, carissimo Nico. Dovrai prestarmelo, qualche volta. - Nico arrossì. Talia ed Apollo risero in contemporanea. Apollo lasciò cadere l'indumento di nuovo nella busta e i tre salirono sull'ascensore.
- Siamo ancora d'accordo per la spiaggia, domani? - chiese Talia.
- Certamente. Devo lavorare un po' sulla mia abbronzatura. E dovresti farlo anche tu: sei praticamente smorta. - Apollo picchiettò il braccio di Talia. I suoi occhi si spostarono su Nico. - Anzi, dovreste farlo entrambi.
- Io sono sempre smorto - borbottò Nico. Fissò Apollo per un attimo. - Hai davvero una voce bellissima.
Apollo sembrava raggiante. - Beh, ti ringrazio. Il mio obiettivo è piacere.
- Non gonfiare il suo ego, Nico. Riceve già abbastanza complimenti - intervenne Talia.
Apollo si finse ferito. - Le tue parole mi tagliano nel profondo, o dolce fanciulla. - Talia roteò gli occhi, dandogli uno spintone. Apollo ghignò. Nelle ultime settimane, Nico aveva iniziato a notare che gli altri erano davvero molto vicini fra di loro. Sembravano così a loro agio gli uni con gli altri che Nico non potè fare a meno di chiedersi se sarebbe mai diventato davvero parte della loro cerchia compatta.
- Era come se quella canzone significasse qualcosa, per te - dichiarò Nico, fermando le risate. Talia si schiarì la gola mentre Apollo fissava Nico.
- Immagino che sia così. Facciamo che te lo racconto un'altra volta? Rovinerebbe solo l'atmosfera allegra. - Nico annuì. - Per adesso, dobbiamo prepararci per andare a lavoro. - Il trio uscì dall'ascensore. - Voi due andate a posare la vostra roba, ci vediamo tra poco al bar.






La serata era trascorsa senza grande entusiasmo. Nico uscì dall'ascensore verso il garage, dove il gruppo si era accordato per incontrarsi. Individuò tutti intorno alle auto di Talia e di Apollo. Quando lo vide, Apollo fece un cenno a Nico. Erano già tutti vestiti nel loro abbigliamento da mare. Talia era seduta sulla parte posteriore della macchina, al momento impegnata a parlare con Piper. Calipso, Beckendorf e Silena erano lì accanto, immersi nella loro conversazione. Gli occhi di Nico caddero su un ragazzo al fianco di Apollo. Giudicando dall'aspetto, doveva trattarsi di Will. Talia aveva ragione, si assomigliavano. Avevano i capelli dello stesso biondo, tranne per il fatto che quelli di Will erano lisci e gli penzolavano davanti agli occhi. Aveva gli stessi occhi blu di Apollo. Era più basso di Apollo di pochi centimetri, probabilmente sul metro e ottantadue. Avevano persino la stessa carnagione abbronzata. Se Nico non avesse saputo che i due non erano imparentati, non lo avrebbe mai detto. Sembrava una versione più giovane di Apollo.
- Nico, questo è Will - disse Apollo, facendo un cenno verso il ragazzo accanto a lui. Will si diede una spinta dalla parte posteriore della macchina di Apollo e strinse la mano di Nico.
- Piacere di conoscerti - disse Will con un sorriso. Cavolo, avevano persino lo stesso sorriso luminoso. Nico ricambiò il sorriso e si spostò vicino ad Apollo, dall'altro lato.
- D'accordo - disse Talia, battendo le mani. - Prenderemo la mia macchina e quella di Apollo e ci divideremo equamente. Piper, Beckendorf e Silena possono venire con me. Il resto di voi sfigati andrà con Apollo. - Apollo roteò gli occhi e tirò fuori le chiavi. Tutti si ammucchiarono nelle auto e furono presto per strada.
Nico era seduto dietro con Calipso, mentre i due biondini sedevano davanti. Dal modo in cui interagivano, sembrava che fossero fratelli. Will stava cercando di cambiare la musica, mentre Apollo continuava a spostare la sua mano. Calipso sorrise per la buffonata. - Quindi... come ti sei ritrovata all'albergo? - le chiese Nico, decidendo di volerla conoscere meglio.
Calipso increspò le labbra; non sembrava felice di rispondere. - Sono venuta qui dopo la scuola superiore, per seguire i miei sogni. Avrei voluto diventare una modella, ma non ha funzionato, con me. Facendola breve, Percy mi ha trovato e... ha alleviato un mio problema. Mi ha chiesto se avessi un posto in cui stare, e quando gli ho risposto di no mi ha riportato al Lotus.
- Non ce l'hai fatta ad essere una modella? Eppure sei così carina. Devono essere stati ciechi.
Calipso sorrise a Nico. - Grazie. Ma ormai è acqua passata. Sono felice della mia vita di adesso, penso. - Nico guardò fuori dal finestrino mentre la macchina si fermava. Erano arrivati alla spiaggia. Aprì la portiera e seguì il gruppo nella sabbia. Talia si fermò e tirò fuori la sua roba, reclamando il loro angolino. Apollo e Will non persero tempo a togliersi le magliette. Proprio come Apollo, anche Will aveva il fisico da surfer. Notò qualcosa di strano mentre li osservava, però. Nessuno dei due aveva la minima traccia di peluria sul corpo. Le gambe e le ascelle dei ragazzi erano completamente privi di peli. Talia lanciò loro una qualche lozione per l'abbronzatura e i biondi cominciarono a spalmarsela a vicenda. Quando ebbero finito, Apollo lanciò la lozione a Nico.
Nico si agitò un po', a disagio per il fatto di essere di nuovo senza maglietta davanti a loro. - Non devi essere timido, Nico - disse Silena con voce ferma. - Anche il nostro aspetto fisico era piuttosto messo male quando siamo arrivati. Non devi vergognarti. Presto tornerai alla normalità.
- Il che mi ricorda una cosa - disse Talia, toccando Apollo con il piede. - Immagino che nessuno di voi ragazzi voglia aiutarlo e portarlo in palestra, giusto?
Beckendorf picchiettò Nico sulla schiena. - Certo. La prossima volta che ci andremo, porteremo anche te, Nico. Penso che Will o i fratelli Stoll possano essere degli ottimi compagni di allenamento.
- I fratelli Stoll?
- Ah, immagino che nessuno ti abbia detto il loro cognome. Travis e Connor, i gemelli Stoll - disse Piper, mentre si accomodava su un asciugamano. Nico annuì.
- Ci tenete tutti così tanto all'aspetto fisico? Insomma, all'andare in palestra e mangiare correttamente? - chiese Nico. Aveva notato che, per la maggior parte del tempo, i ragazzi mangiavano cose sane, e adesso sapeva anche che si allenavano.
- Come ti ho già detto, Nico, è tutto mirato a quei bei soldoni. I clienti sono più disposti alle mance se pensano che tu sia sexy - disse Talia, facendo l'occhiolino.
Nico annuì. Portò le mani sull'orlo della maglietta e la tirò su, oltre la testa. Tutti gli sorrisero. - Vedi, non era poi così male in fondo, no? - disse Apollo, prendendo la protezione solare e spalmandola sulla schiena di Nico. - Hai bisogno di questa, comunque. Hai la pelle pallida, e non voglio che ti scotti. Non ti assicurerebbe molta attenzione.
Beckendorf tirò fuori un pallone da pallavolo dalla borsa di Silena. - Che ne dici di una rivincita, Apollo?
Apollo ghignò. - Dico che sono di nuovo disposto a farti il culo, amico.
- Allora è una fortuna che siamo pari - aggiunse Calipso, avvicinandosi ad Apollo e Will. Era come se stessero formando delle squadre. - Forza, Nico, puoi stare nella nostra squadra.
Sorprendentemente, Nico si divertì molto durante la partita. Ne uscirono vincitori, ma sapeva che era soprattutto grazie ad Apollo e Will. Quei due sembravano essere portati naturalmente per qualunque cosa riguardasse la spiaggia. Nico si era distratto accidentalmente in un paio di occasioni, durante la partita, solo per fissare il loro fisico. Una volta terminato il gioco, il gruppo si diresse verso l'acqua. Nico era momentaneamente saltato sulle spalle di Apollo per affrontare Silena, saltata su quelle di Beckendorf. Quando Beckendorf fece lo sgambetto ad Apollo e i due caddero in acqua, Nico si lasciò sfuggire un guaito. Apollo scoppiò a ridere mentre riemergevano dall'acqua, schizzando Beckendorf.
Dopodiché, le cose si tranquillizzarono. La maggior parte del gruppo si allontanò dall'acqua e si sdraiò al sole. Nico restò in acqua con Apollo; voleva riuscire a stare da solo con lui per fargli una domanda sulla canzone. - Apollo? - chiese Nico.
- Hmm? - domandò Apollo, spettinandosi i capelli. - Che c'è, Nico?
- Posso farti una domanda sulla canzone che hai cantato? Che significato ha, per te?
Gli occhi di Apollo si spostarono sull'acqua. Nico vide il dolore lampeggiare nel suo sguardo. - Beh, quando ho fatto coming-out con mio padre, non l'ho fatto solo per la scuola. Ero stupido e l'ho fatto più che altro a causa di un ragazzo che frequentavo al tempo. Era un paio di anni più grande di me, stava finendo il college. Beh, quando mio padre mi ha cacciato via, mi sono trasferito da lui. Il problema era che lui aveva appena ottenuto un lavoro qui in California. - Apollo si passò una mano sul viso. - Ero stupido, e mi sono trasferito da lui. - Nico rivolse ad Apollo uno sguardo comprensivo. - Ci sono rimasto insieme per un bel po' di tempo, qui, ma le cose si sono fatte imbarazzanti. Cercava di entrare in politica, perciò avermi intorno non avrebbe giovato alla sua immagine.
- Ti ha buttato in mezzo alla strada? - chiese Nico, lo shock impresso sul viso.
- Non dirmi di essere sorpreso di sentire cose del genere. So che hai ascoltato le storie degli altri. A tutti noi sono accadute brutte cose, in passato. Come ti ho già detto, il mondo non è il bel posto che credi. Fai quello che devi fare per sopravvivere, e non ti guardi alla spalle con rimorso.
- L'hai mai rivisto?
Gli occhi di Apollo sembravano distanti mentre guardava il tramonto. - Una volta. Dopo essere stato assunto al Lotus, si è fatto vedere. Si è sposato.
- Che voleva?
- La stessa cosa che vogliono tutti quelli che vengono al Lotus. Un pezzo di paradiso. - Nico lo guardò, confuso. Tuttavia, Apollo non disse altro. Nico capì che la conversazione era finita. Era triste; tutte le loro storie lo erano. Si chiese quale fosse la storia di Percy. Annabeth aveva detto che lui non era stato così gentile la prima volta che lo aveva incontrato; anche a lui doveva essere successo qualcosa di brutto. Avrebbe dovuto chiederglielo, qualche volta.

























*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il sesto capitolo è pronto! :D
Ci ho messo un po', sì, avete ragione: il fatto è che il primo quadrimestre sta per finire, e i miei professori ci stanno dando dentro tra verifiche, interrogazioni, compiti in classe e via dicendo (come al solito, si riducono sempre all'ultimo minuto -.-"). Perciò, scusatemi tanto per l'attesa... spero di poter impiegare meno tempo la prossima volta!
Dopodiché, vorrei passare nuovamente a ringraziare tutti i recensori. Come avrete notato, non ho risposto ancora a nessuno (anche se ammetto di aver dato una sbirciatina), poiché sono stata un po' a corto di tempo per farlo... ma oggi ho finito presto, perciò mi rimboccherò le maniche! :D
Vorrei sottolineare che questo è un capitolo "speciale", perché è quello che introduce definitivamente tutta la vera trama. Ma ve ne accorgerete. Come di consuetudine, vi lascio il link originale della fanfiction (Children of Loss, Chapter 6) e del profilo dell'autore (XTheSonOfHadesX) che, ribadisco, ha gentilmente ceduto i diritti della storia per permettermi di tradurla.
Detto questo, mi fiondo sulle recensioni. Grazie ancora a tutti, ragazzi!
E buona lettura! :3

*























Nico si guardò allo specchio. Un gruppo di Bambini Sperduti si era riunito dietro di lui. Stavano tutti ispezionando le sue condizioni fisiche. Erano passate tre settimane da quando gli altri Bambini Sperduti avevano cominciato ad aiutarlo ad allenarsi, e il corpo di Nico aveva finalmente cominciato a sembrare di nuovo normale. Attualmente erano tutti in palestra, a fare un po' di esercizio prima di andare a lavoro. - Vedi, tutto ciò che bastava era una buona dieta e un giusto allenamento - disse Apollo, poggiando una mano sulla spalla di Nico.
- Farai un bel po' di soldoni, adesso - dissero gli Stoll, colpendo dritto nello stomaco di Nico.
Apollo gli aveva preparato una dieta e un programma di esercizi che Nico aveva seguito per le tre settimane precedenti. Will e i gemelli erano i suoi compagni d'allenamento. Le ragazze avevano fatto un bel lavoro, assicurandosi che Nico mangiasse sano e si attenesse allo schema alimentare di Apollo.
Annabeth tirò fuori il telefono e scattò una foto a Nico. - Percy voleva un aggiornamento sui suoi progressi - disse, mandando un SMS.
- Ci avrei scommesso - disse Travis con un ghigno. Annabeth roteò gli occhi. Apollo passò a Nico la sua maglietta e il ragazzo se la infilò.
Piper batté le mani, catturando l'attenzione di tutti. - D'accordo, squadra, direi che è ora di andare. Dobbiamo lavarci prima di andare a lavoro, stanotte - li informò. Il gruppo raccolse le proprie cose e si incamminò verso l'ascensore. Era strano per Nico: dopo essere vissuto con loro per quattro settimane, c'erano ancora alcuni membri del gruppo che non aveva incontrato. Sapeva che l'albergo era grande, ma quanto poteva passare senza incontrare anche gli altri?
Percy trascorreva più tempo con Nico, per la gioia di quest'ultimo. Le visite di Percy gli facevano davvero piacere. Non gli aveva ancora chiesto niente riguardo il suo passato, però. Una parte di lui aveva paura di farlo. Non voleva che Percy si allontanasse da lui.
C'era uno svantaggio nel trascorrere così tanto tempo con Percy, però. Luke e Ottaviano sembravano sempre più irritati da lui, ogni giorno che passava. Si riferivano sempre a lui come "il preferito di Percy". Nico aveva notato anche alcuni degli altri mostrare piccoli segni di risentimento. Niente di grave, solo occhiate infastidite ogni volta che Percy era nella stessa stanza di Nico. Apollo e Talia gli avevano assicurato che non c'era bisogno di preoccuparsi: Percy lo trattava solo in modo diverso.
Nico non era sicuro di cosa intendessero dire. Doveva lavorare ogni notte, e spesso aveva turni diurni aggiunti nei fine settimana. Si stava spezzando la schiena, specialmente a causa dei compiti scolastici nel mezzo. Non gli sembrava che Percy lo trattasse in modo diverso. L'unica cosa che sembrava diversa era che Nico non poteva negoziare ore come facevano gli altri. Non pensava più di tanto al piano di sopra, ultimamente. Era stato così indaffarato che la sua mente restava sempre occupata.
Il gruppo uscì dall'ascensore al suo piano, le ragazze che si allontanavano verso il fondo del loro corridoio. Nico salutò gli altri ed entrò nel suo appartamento. Si lasciò cadere sul divano per rilassarsi un paio di minuti prima di andare a lavarsi. Accese la TV e si mise a cercare qualcosa da guardare.
Un'ora prima del turno di lavoro, spense la TV e si diresse in bagno. Scivolò fuori dai suoi vestiti e aprì il soffione. Si infilò dentro la doccia di vetro e cominciò a sciaquarsi. Stavolta, lasciò che i suoi occhi ricadessero sul suo corpo. Era un gran sollievo, per lui, non essere più così grottesco. Quasi si intravedeva un briciolo di muscolatura, addirittura. Nico abbandonò la testa sul muro della doccia, lasciando che l'acqua gli scivolasse addosso.
Guardare la condizione terribile a cui il suo corpo era stato ridotto era stata durissima, per lui. Non poteva ricordare un singolo giorno in cui non avesse pianto, osservando la sua forma nuda. Mentre riusciva ad essere grato nei confronti di Percy per averlo tolto dalla strada, era quasi impossibile, per lui, provare risentimento per suo padre, che lo aveva cacciato in quel pasticcio. Se non fosse stato per Percy, sarebbe probabilmente morto là fuori.
Nico chiuse il soffione e afferrò un asciugamano. Si asciugò e prese lo spazzolino. Strofinandosi i denti, si ispezionò la faccia nello specchio. I cerchi scuri sotto i suoi occhi erano finalmente scomparsi. Alcuni dei Bambini Sperduti avevano persino cominciato a complimentarsi con lui delle sue caratteristiche. Cose come i suoi morbidi capelli neri, o i suoi occhi marrone scuro, quasi abbinati. La sua carnagione era ancora pallida, come quando aveva detto ad Apollo di non potersi abbronzare. Anche Percy si era complimentato con lui del suo aspetto migliorato, dicendo che gli occhi di Nico erano una delle sue caratteristiche preferite. Al ricordo, Nico notò le sue guance scurirsi nello specchio.
Lasciò il bagno e si diresse verso la camera da letto. Tirò fuori alcuni vestiti per andare a lavoro. Si infilò i pantaloni e fece scivolare la maglietta attraverso la testa. Si chiuse la porta della camera da letto alle spalle e si incamminò verso la cucina. Probabilmente avrebbe dovuto mangiare qualcosa prima di lavorare. C'erano ancora gli avanzi di pasta del pranzo; immaginò di potersi accontentare.
Quando ebbe finito di mangiare, Nico lasciò l'appartamento e si diresse verso l'ascensore. Quando arrivò, si accorse che c'era Will davanti all'ascensore. Quest'ultimo gli rivolse un sorriso e il ragazzo dai capelli scuri si avvicinò. - Lavori al bar stasera? - chiese Nico.
- Sì, anche tu vai lì? - replicò Will mentre entrambi entravano nell'ascensore.
- Sì.
Will annuì e infilò la chiave magnetica nella fessura prima di premere il pulsante per il bar. Qualche istante più tardi uscirono nel bar. Nico si era ormai abituato al rumore; gli sembrava normale, adesso. Si incamminarono verso il bancone e firmarono il registro. Quando ebbero finito, Chirone lanciò loro due grembiuli.
Talia si avvicinò, passando a Chirone dei bicchieri vuoti. - Sono così felice che voi due possiate unirvi a noi - scherzò. Will roteò gli occhi mentre indossava il grembiule. Nico lanciò un'occhiata all'ascensore che si stava aprendo, lasciando uscire Reyna. Un particolare che Nico aveva notato di Reyna era che preferiva starsene per i fatti suoi la maggior parte del tempo. Durante il tempo libero, l'aveva vista uscire solo con pochi degli altri. Indossava la sua solita espressione priva di emozioni mentre firmava velocemente ed entrava nel piano. Nico tirò fuori il bloc-notes e la penna prima di cominciare a seguirla.






Le ore sembravano scorrere a passo di lumaca per Nico. Quella sera aveva avuto un cliente che sembrava volutamente intenzionato a rendergli le cose difficili. Nico si sentì sollevato quando, finalmente, arrivò l'ora della pausa. Si lasciò cadere sul divano della sala pausa, emettendo un lungo sospiro. Reyna entrò qualche istante dopo di lui e si avvicinò al piccolo frigo che avevano nella stanza. Tirò fuori una bottiglia d'acqua e si accomodò sulla sedia accanto al divano. Sembrava contenta nel suo silenzio, osservò Nico. Era una delle poche persone che sembravano irritate da Nico per come Percy lo trattava.
Nico si morse il labbro e la fissò. Avrebbe voluto conoscere tutti i Bambini Sperduti, anche quelli che lo intimidivano. - Reyna, posso chiederti una cosa? - domandò tranquillamente.
Lei gli lanciò un'occhiata, prendendo un altro sorso d'acqua. - Certo, ragazzino. Cosa vuoi sapere?
- Beh, mi stavo semplicemente chiedendo quale fosse la tua storia. Tutti gli altri sembrano avere una storia tragica sul modo in cui sono finiti qui, e sono curioso di sapere cosa è successo a te.
- La gatta curiosa non va al lardo, ricordatelo.
Nico mise il broncio. - Volevo solo conoscerti meglio.
Lei tirò fuori il polso, esponendo il suo tatuaggio verso Nico. - Questo l'ho fatto nella mia vecchia vita. Sono scappata di casa quando avevo più o meno la tua età. Ero fidanzata con questo ragazzo, fino a quel momento, e lui era coinvolto in una ghenga. Beh, mi disse che se volevo stare con lui, dovevo unirmi a loro. Perciò, la stupida versione giovane di me decise di farlo. Mi hanno marcato con questo e mi hanno accolto nella loro "famiglia". Uso la parola in modo vago. Non era nulla in confronto a quello che siamo qui. - Cominciò a strofinarsi dolcemente il polso marcato. - Dopo essere scappata, mi sono trasferita nel loro covo e ci sono rimasta. Ho provato qualche droga nel periodo di tempo trascorso lì, quindi fidati di me quando dico che non dovresti sperimentarne nessuna.
- Come sei arrivata da lì a qui?
Gli occhi di Reyna si scurirono, la bocca fissata in una linea ferma. - Quel bastardo mi ha tradita, solo che all'inizio non lo sapevo. Un giorno è venuto Percy, furioso con il mio ragazzo perché non aveva pagato qualcosa. - Si fermò per un momento. - Eviterò i dettagli noiosi, ma mi disse che quello stronzo del mio fidanzato mi aveva tradita. Avevo voglia di ucciderlo, ma... non importa. Comunque, Percy mi tirò fuori da lì e mi portò in questo posto.
- Non sai come abbia fatto Percy a scoprire che il tuo ragazzo ti aveva tradita?
- Sì che lo so - replicò Reyna, sorseggiando di nuovo l'acqua. Nico attese un'elaborazione, che però non arrivò. Reyna era semplicemente tornata nel suo silenzio, bevendo occasionalmente un sorso dalla bottiglia. Nico inclinò la testa per guardare oltre il soffitto. Immaginò che fosse meglio lasciarla stare. Era riuscito a conoscerla giusto un pochino meglio, e questo era ciò che voleva. Ed ecco un'altra storia tragica avvenuta prima di lui.
Nico era grato che fosse arrivato il fine settimana; la scuola, quel giorno, lo aveva sfinito. Aveva svolto la sua prima verifica importante dal giorno del suo ritorno al sistema educativo, e sperava di poter mantenere ancora i suoi buoni voti. Sospirando, Nico si alzò dal divano e tornò a lavoro.
Percy non passò quella sera, cosa che fece accigliare Nico. La maggior parte delle volte il ragazzo dagli occhi verdi si fermava al bancone per qualche minuto. Anche se c'erano delle rare notti in cui non si faceva proprio vedere, in realtà. Nico immaginò che fosse una di quelle notti.
Finalmente, quando anche l'ultimo dei clienti se ne fu andato, furono tutti liberati dai loro doveri. Si incamminarono verso l'ascensore e scesero al loro piano. - Che progetti abbiamo per domani, Tals? - chiese Will, picchiettandole la schiena.
- Non lo so ancora. Vi farò sapere - replicò la ragazza dai capelli neri.
- Che ne dite di qualcosa di rilassante? Penso di poter sopportare un bel giorno di relax - aggiunse Reyna.
- E relax sia - disse Will. Le porte dell'ascensore si aprirono e tutti uscirono al loro piano. Le ragazze augurarono la buonanotte prima di dirigersi in fondo al corridoio. Quando superò la porta di Nico, Will gli fece un cenno. Nico lo guardò dirigersi in fondo al corridoio e fermarsi davanti alla stanza di Apollo.
- Vivi con Apollo? - chiese Nico.
Il biondino si guardò alle spalle, in direzione di Nico, e annuì. - Sì, perché?
- Dovrei chiedergli una cosa riguardo il programma di dieta che mi ha dato. Pensi che sia ancora dentro?
Will alzò le spalle. - Non lo so. Sei il benvenuto, comunque, se vuoi entrare a controllare. Puoi restare ad aspettarlo, se non c'è. - Nico annuì e si avvicinò a Will. Il biondino inserì la chiave e spinse la porta, spalancandola. - Oh, Dio! - esclamò Will, cercando di chiudere la porta.
Era troppo tardi, però. Gli occhi di Nico atterrarono immediatamente su Percy ed Apollo, insieme sul divano. Erano completamente nudi e momentaneamente impegnati a fare sesso. Quando la porta si aprì, entrambi si irrigidirono. - Merda - sentì mormorare Percy, che si allontanò subito da Apollo. Poi afferrò i suoi pantaloni, infilandoseli il più velocemente possibile. Apollo restò seduto lì, con un'espressione scioccata sulla faccia. La sua bocca continuava ad aprirsi e chiudersi, incapace di trovare qualcosa da dire.
Nico sentì bruciare gli occhi dalle lacrime. - Merda, mi dispiace, ragazzi. Non ne avevo idea - disse Will. Nico cominciò ad arretrare. Will cercò di afferrarlo, ma lui strattonò via il braccio.
- Nico, aspetta. Non capisci - disse Percy, correndo verso la porta. Nico non aspettò, però. Scappò verso la sua stanza. Percy spinse via Will per uscire in corridoio. - Nico, ti prego, ascoltami. - Nico frugò alla ricerca della sua chiave. Le sue mani stavano tremando così tanto che quasi la fece cadere. Percy lo raggiunse, fermandosi accanto a lui, ma Nico si rifiutò di guardarlo. Non pensava di essere capace di non vacillare dagli occhi del ragazzo. Si asciugò le guance mentre infilava la chiave nella porta.
Apollo uscì in corridoio, indossando dei pantaloni. Nico sentì delle porte aprirsi in fondo al corridoio, altri Bambini Sperduti che sbirciavano fuori per scoprire il motivo di quel trambusto. - Nico, per favore, ascoltami. Davvero non capisci - supplicò Apollo.
- Lasciatemi solo! - urlò Nico. Aprì la porta e la sbatté dietro le sue spalle, rifiutandosi di lasciar entrare chiunque nel suo appartamento. Serrò la porta, in modo che Percy non potesse usare la chiave master per entrare. Non aveva nessuna voglia di vederlo, in quel momento. Si abbandonò sul divano e si arricciò su sé stesso, lasciando scendere le lacrime.
Qualcuno cominciò a bussare freneticamente alla porta. - Nico, ti prego, apri la porta. Fammi parlare. Posso spiegarti. - La voce di Percy proveniva dall'altro lato. Tuttavia, Nico non si mosse. In un altro momento sarebbe scattato in un batter d'occhio per far entrare Percy in camera sua, ma non quella sera. Il suo telefono iniziò a squillare; Nico lo tirò fuori per leggere il nome di Apollo sull'identificativo del chiamante. Lanciò il telefono sul pavimento, in modo da non poter più guardare il nome sullo schermo.
Sentì qualcuno che correva nel corridoio e presto un'altra voce provenne dall'esterno. - Cosa diavolo sta succedendo? - disse Talia a voce alta. Qualcuno rispose sottovoce dall'altro lato: Nico non riuscì a capire cosa stesse dicendo. Poi qualcuno bussò di nuovo. - Nico? Sono Talia. Posso entrare per dirti una cosa?
- No! Lasciatemi solo, tutti quanti! - urlò Nico, rifiutandosi di spostarsi dal divano. Qualcuno riprese a parlare sottovoce. Nico sentì il rumore di qualche passo e una porta che si chiudeva.
- Nico, farò in modo che tutti ti lascino in pace, ma voglio parlare con te, domani mattina. - A Nico non importava. Non voleva parlare con loro. Si strofinò il viso mentre si trascinava via dal divano. Sentiva la nausea nello stomaco e la testa girare. Il suo telefono squillò di nuovo, ma stavolta era un SMS. Non sapeva se fosse saggio leggerlo, ma andando contro il suo parere migliore afferrò il cellulare. Era un messaggio di Percy.

Nico, mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quello. Non è come sembra. Vorrei davvero poterti spiegare. Ne discuteremo domani.

Nico si morse il labbro, considerando di digitare una risposta. Scosse la testa, posando il telefono sul bancone della cucina. Si diresse verso il frigo e afferrò una bottiglia d'acqua. Tornò nella sua stanza, appoggiando la bevanda sul comodino. Poi collassò sul letto, lasciandosi sfuggire un singolo singhiozzo nel piumone. Non pensò nemmeno a cambiarsi. Si arricciò semplicemente sul letto e pianse fino ad addormentarsi.






Nico era nella doccia, impegnato a farsi colpire dall'acqua. Si sentivo così stupido. Stupido per aver sperato di poter avere la minima possibilità con Percy. Perché si era ingannato da solo? E poi, come aveva potuto Apollo tradirlo così? Sicuramente sapeva che Nico aveva una cotta per il capo. Il biondo si comportava sempre come se ne fosse al corrente. Tuttavia, gli aveva fatto questo.
Non si sentiva tradito da Percy. Non poteva. No, sentiva qualcos'altro per il direttore dagli occhi verdi. Si sentiva ferito. Percy lo aveva ferito. Anche se non era davvero impegnato con Nico. Non erano fidanzati. Percy aveva tutto il diritto di fare sesso con chiunque volesse. A Nico non spettava nessuna pretesa da lui. Ma comunque, questo non cambiava la profondità del dolore. Nico voleva stare con Percy. Nella sua intera vita, non aveva mai voluto qualcosa in questo modo. Non aveva mai voluto qualcosa così intensamente. Adesso, Percy era realmente fuori dalla sua portata. Come poteva sperare uno come Nico di competere con Apollo? Apollo era magnifico.
Si strofinò gli occhi e chiuse il getto d'acqua. Uscendo fuori, afferrò un asciugamano e si asciugò lentamente. Non voleva andare da nessuna parte, quel giorno. Non voleva correre il rischio di incontrare né Percy né Apollo. Non sarebbe riuscito ad affrontare nessuno dei due. Si avvolse l'asciugamano intorno alla vita e uscì dal bagno. Doveva controllare il telefono. Fiduciosamente, il destino sarebbe stato dalla sua parte e Apollo non sarebbe stato di turno con lui, quella notte.
Afferrando il cellulare, ignorò tutte le chiamate perse e i messaggi. Aprì l'email giornaliera da Leo, controllando chi fossero i suoi colleghi. - Merda - mormorò. Non aveva poi tanta fortuna. I nome di Apollo era chiaro come il giorno, nell'email. Avrebbe dovuto sforzarsi di ignorarlo. Non c'era modo per evitare di crollare a pezzi se Apollo gli avesse rivolto la parola. Probabilmente avrebbe sentito il bisogno di prenderlo a pugni sul suo visino perfetto.
Nico ricevette un'altra chiamata, da parte di Talia. Sospirò e decise di parlare con la ragazza. - Pronto? - chiese silenziosamente.
- Nico! Finalmente! Stavamo cominciando a pensare che tu fossi morto, lì dentro - fu la risposta della ragazza.
- No, io... sto bene.
- Non c'è bisogno di mentirmi, Nico. Ascolta, questo posto non è un paradiso. Lo chiamiamo illusione per una ragione. Principalmente, questo posto morde, soprattutto la prima volta che vieni qui. Fidati di me. Ancora mi ricordo quando ho iniziato. Odiavo questo posto. Lo odierai per un sacco di tempo anche tu.
- Non mi dirai di starli a sentire, vero?
Talia ridacchiò nel telefono. - No. So che probabilmente li odi entrambi, in questo momento. Se fossi nella tua situazione, neanche io vorrei parlare con loro. Volevo solo invitarti ad uscire per liberare un po' la mente.
- Non ci sarà Apollo, giusto? - chiese Nico, mordendosi il labbro. 
- No. Non gliel'ho nemmeno detto. Io e Annabeth stavamo per andare giù alla SPA. Volevo sapere se ti andava di venire. Potrebbe aiutarti a svuotare la testa dai problemi.
Nico si passò una mano nei capelli asciutti. - P-potrebbe. Sì.
Riusciva praticamente a vedere il sorriso di Talia attraverso il cellulare. - Grande! Ti passo a prendere alle dieci. Fatti trovare pronto per andare. - Nico attaccò il telefono e tornò in bagno per prepararsi.
Dopo essersi lavato i denti, andò in camera da letto e cercò qualcosa di comodo da indossare. Non si sentiva in vena di cambiarsi troppo. Sarebbe tornato prima di andare a lavoro e si sarebbe cambiato di nuovo. Qualcuno bussò alla porta. Nico andò a sbirciare nello spioncino. Come si aspettava, era Talia. Aprì la porta e la fece entrare. - Ehi - mormorò a bassa voce.
- Merda, Nico. Sei un inferno - disse la ragazza, alzandogli il viso per farsi guardare. - Hai pianto tutta la notte? - Nico annuì, strofinandosi il naso. - Sei pronto per andare? - Nico annuì di nuovo. Talia lo condusse fuori dalla porta e in fondo al corridoio, verso l'ascensore.
C'era Annabeth ad aspettare l'ascensore. - Ce l'hai fatta a tirarlo fuori da quella stanza, a quanto pare - meditò la bionda. Nico non disse niente, restando semplicemente in silenzio, a fissare il pavimento. Annabeth alzò un sopracciglio. - Wow, è davvero scosso. E' davvero entrato mentre loro...?
Talia sospirò. - Sì, perché Will non stava usando il cervello, e quei due sono idioti e stavano usando il divano.
- Lo fanno spesso? - chiese Nico.
Nessuna delle due ragazze sembrò intenzionata a rispondere. Salirono sull'ascensore e premettero il pulsante del piano terra. - Devi svegliarti un po', Nico - dichiarò Annabeth apertamente. - Te l'abbiamo detto, questo posto non è tutto zucchero e arcobaleni.
- Sono solo... non importa. Sono semplicemente stato stupido. Mi sono convinto di poter avere una possibilità con lui. Ho pensato che potesse addirittura ricambiarmi - sussurrò Nico. Le ragazze si scambiarono uno sguardo, rifiutando di commentare sull'argomento.
- Te l'ho già detto, Percy non si interessa mai a noi - disse Talia, allungando un braccio intorno a Nico.
- Non dovresti essere arrabbiato nemmeno con Apollo - aggiunse Annabeth. - Erano solo affari.
- Affari? - chiese Nico, guardando la biondina.
Talia le lanciò un'occhiata. - Rilassati, probabilmente Percy lo informerà un po' una volta che si sarà calmato. - Annabeth fronteggiò nuovamente Nico. - Questa è la risposta alla tua domanda sul perché discutiamo di orari con Percy. - Nico inclinò la testa di lato. Annabeth sospirò. - Apollo stava cercando di avere più ore al... piano di sopra, e per poterlo fare devi riuscire a... provare a Percy che ti stai meritando quelle ore.
- Facendoti scopare da lui?
- Come ti ho detto, non è il bel posto che potresti immaginare. - L'ascensore si aprì e i tre uscirono. Nico seguì le due ragazze nell'angolo, verso la piscina. Svoltarono un altro angolo, stavolta allontanandosi dalla piscina. Arrivarono a due porte di vetro aperte. Un'insegna sulla porta diceva "CIRCE SPA".
Dentro, una donna alta sedeva dietro una scrivania. I suoi pungenti occhi verdi erano momentaneamente impegnati a leggere una rivista. Aveva dei lunghi capelli neri, intrecciati con dei fili d'oro in maniera articolata. Era una donna magra, correntemente abbellita da un lungo vestito di seta nera. Sulla sua scrivania, accanto al computer, c'era un piccolo porcellino d'India impagliato. La donna distolse lo sguardo dalla rivista per osservare i tre nuovi arrivati. Sorrise e si spostò intorno alla scrivania per condurli più in avanti, all'interno della stanza. - Ah, Annabeth e Talia, mi chiedevo quando sareste tornate da me - disse la donna. I suoi occhi caddero su Nico. Le sue labbra si abbassarono con disapprovazione mentre lo ispezionava. - E lui chi è?
- Oh, lui è Nico. E' nuovo, qui, più o meno - replicò Annabeth.
- Nico, questa è Circe, la direttrice della SPA - presentò Talia. Ripose l'attenzione su Circe. - Pensi di poterci trovare tre posti lì dentro? Vorremmo goderci una giornata alla SPA. Specialmente Nico, ha avuto una brutta serata ieri notte.
Circe si picchiettò la guancia. Tornò verso la scrivania e studiò il suo programma degli orari. - Immagino di potervi trovare un posto, ma solo perché due di voi sono le mie clienti preferite - disse Circe, indicando le ragazze. Loro sorrisero e trascinarono Nico per la schiena.
Furono accompagnati in stanze separate per togliersi i vestiti e indossare certe tuniche che gli erano state fornite. Dopodiché, furono condotti in una grande stanza con qualche tavolo sistemato nel mezzo. Le guance di Nico iniziarono a bruciare quando le ragazze si sfilarono le tuniche. Gli stavano di schiena, perciò Nico non vedeva nulla e, fortunatamente, avevano la biancheria ancora addosso.
Nico si fece scivolare la tunica dalle spalle e si arrampicò sul tavolo. La porta si aprì di nuovo: Circe e altre due ragazze entrarono dentro. Una delle ragazze si avvicinò al tavolo di Nico per cominciare il suo massaggio. Nico sentì le guance arrossarsi quando la ragazza fece un commento sulla morbidezza della sua pelle. Apparentemente, era più morbida di quella di molte ragazze che aveva massaggiato.
Mentre la squadra dei massaggi era occupata con il suo lavoro, le ragazze decisero di controllare come se la passava Nico. - Ti senti almeno un po' meno depresso di ieri sera? - chiese Talia, la voce piena di interesse.
- Non lo so - replicò Nico. - Non sono sicuro di come dovermi sentire. Non è che mi ha tradito. So che aveva tutto il diritto di fare ciò che preferiva.
- Succede - aggiunse Annabeth.
- Spesso?
- Ogni volta che vogliamo turni migliori, sì.
Nico si accigliò. - Intendi che anche voi due avete fatto sesso con lui?
Talia si schiarì la gola. - Ho cercato di avvertirti, Nico - disse dolcemente. - Questo non è un paradiso. E' quello che dobbiamo fare per forza.
- Per forza? Non potete semplicemente stare alle ore che vi assegna? Percy sembra una persona giusta.
- Vai a dirlo ad alcuni degli altri - replicò Annabeth. - Viviamo in un mondo crudele, qui, Nico. Devi capirlo. Non voglio sembrare cattiva, ma per sopravvivere, qui, devi cancellare quasi tutto quello che pensavi di sapere del mondo. Non funziona nel modo in cui la maggior parte delle persone pensa.
- Quello che Annabeth sta cercando di dire - disse Talia, inflessibile - è che Percy non è uno a cui poter stare dietro. Resta dove sei, e sii essere felice di starci. Non ti piacerebbe stare dove stiamo noi. Non ti piacerebbe dover fare quello che dobbiamo fare noi. Percy ti ha fatto un favore lasciandoti nel bar.
Il viso di Nico si scurì. Era stanco di sentirselo dire da tutti. Lo trattavano come un bambino. - Ti sembra giusto che lui possa spassarsela con te e non con me? - Nico si mise seduto, sorprendendo la ragazza che gli stava facendo il massaggio. Lei cercò di rimetterlo sdraiato, ma Nico non glielo permise. - Sono stanco di essere trattato come un bambino, da queste parti. Sono così ripugnante che Percy si rifiuta di toccarmi come fa con il resto di voi? E cosa cazzo c'è di così importante al piano di sopra, poi? - cominciò ad urlare Nico. Annabeth e Talia lo fissarono scioccate. Circe ed entrambe le sue assistenti smisero di svolgere  il proprio lavoro. Tutti lo stavano guardando, ma non gli importava. Mise il broncio e saltò giù dal tavolo, dirigendosi di nuovo verso il camerino.
Si rimise i vestiti e aprì la porta. C'era Talia ad aspettarlo. - Nico, aspetta. Ti prego, non arrabbiarti con noi - lo supplicò. Nico non aveva intenzione di ascoltare. La spinse via e prese la rincorsa verso l'uscita. La sua voce cominciò a sfumare lentamente alle sue spalle, fino a quando non raggiunse l'ascensore.
Infilò la chiave magnetica nella fessura e premette il pulsante del suo piano, cacciando indietro altre lacrime che minacciavano di strabordare. Uscì dall'ascensore, sfiorando con la spalla i fratelli Stolls, che stavano aspettando l'ascensore. - Nico? Merda, è ancora furioso - disse Travis. Nico li sentì mentre cercavano di seguirlo. Affrettò il passo e infilò la chiave nella serratura. Si chiuse la porta alle spalle, rifiutandosi di ascoltare ciò che chiunque dei due volesse dirgli. Non voleva parlare con nessuno di loro. Erano tutti uguali. Se non fosse stato Apollo, sarebbe sicuramente stato uno degli altri.





Nico timbrò silenziosamente, un braccio avvolto intorno a sé stesso. Era consapevole dello sguardo fisso dei suoi colleghi su di lui. Volevano tutti provare a dire qualcosa, ma nessuno faceva la prima mossa. Cioé, tutti eccetto Luke. Lo stronzo sembrava felice di quello che era successo. Apollo continuava a rivolgergli uno sguardo da cucciolo ferito, ma Nico si rifiutava di guardarlo. Sentì una mano sulla spalla. Guardò di chi si trattasse solo perché sapeva che era Chirone. Chirone era l'unica persona verso la quale Nico non riusciva ad essere arrabbiato, in quel momento. Dubitava che il barista facesse le stesse cose che faceva il resto di loro. - Tutto bene, Nico? - chiese Chirone gentilmente. - Posso fare richiesta per darti una giornata libera, se preferisci.
- No, è tutto ok. Starò bene - sussurrò Nico in risposta. Chrione gli strinse la spalla e tornò a lavoro. Nico sospirò e si avvicinò al primo tavolo. Cercò di sembrare allegro per i clienti, ma era sicuro di fallire miseramente. Piper si allungò verso di lui quando fu tornato con le ordinazioni, ma mise via la mano quando si accorse che Nico non si aveva intenzione di fermarsi. - Nico - sentì sussurrare Apollo, alle sue spalle. Si voltò e fissò il biondino con uno sguardo privo di emozioni. Nico voleva far capire al traditore che ormai era morto, per lui. Apollo si morse il labbro, spostando gli occhi sul pavimento. - Mi dispiace tanto, Nico. Non avresti dovuto vederlo.
Nico lo fissò semplicemente per qualche altro secondo, poi si strusciò contro la sua spalla per portare le bevande al tavolo dal quale era appena tornato. Quel loro sforzo di gruppo lo rendeva solo più arrabbiato. Tutta quell'unità e quella sensazione di famiglia gli davano sui nervi. Come potevano difendere una cosa del genere? Come potevano fare una cosa del genere, tutti loro? Sapevano che almeno metà degli altri aveva fatto sesso con Percy, ma a nessuno di loro sembrava importare.
Qualche ora dopo, Percy entrò nel bar. Nico stava tornando al bancone quando Percy gli afferrò il braccio e lo strattonò per trovarsi faccia a faccia con lui. - Posso aiutarti? - chiese Nico, la voce traboccante di emozione. Gli occhi di Percy brillarono di dolore per un breve momento. 
- Possiamo parlare? Sul serio, non capisci - dichiarò Percy.
- Cos'è che non capisco? Gli altri vogliono orari migliori e tu ti fai scopare in modo che se li guadagnino. - Percy strinse la mascella. I suoi occhi lampeggiarono di rabbia per un breve secondo. Prese fiato per calmarsi.
- Ascolta, non voglio che tu sia arrabbiato con me. Non avresti dovuto vederlo.
- Sono sicuro che lo avrei scoperto lo stesso, prima o poi. Se non di Apollo, avrei sicuramente saputo di uno degli altri che vai scopando in giro. - Nico tirò via il braccio dalla presa di Percy, incamminandosi verso il bancone. Percy lo seguì. - Quello che non capisco è... perché io sono esente da tutto ciò? Ti faccio ribrezzo, o qualcosa del genere?
Sentì Percy gemere alle sue spalle. - Perché dovresti anche solo pensarlo? Perché ho cercato di mantenere intatta la tua innocenza? - chiese Percy, la voce che diventava più dura mano a mano che parlava. - Scusami per averti voluto tenere lontano da quel tipo di vita. Ero convinto di averti fatto un favore.
Nico mise il broncio e si diresse verso la sala pausa. Percy gemette per la frustrazione giusto un attimo prima che la porta si chiudesse. Per fortuna, non lo seguì fino a lì. Anche se, comunque, Nico non era solo nella stanza. Silena gli sorrise mentre si avvicinava per accomodarsi sulla sedia accanto al divano. Sarebbe mai riuscito a scappare da tutti? Avrebbe mai avuto un singolo momento per sé stesso?
Ci fu un lungo, imbarazzante silenzio tra i due. Nico immaginò che fosse informata della sua irritazione nei confronti di tutti loro. Finalmente la ragazza si schiarì la gola e parlò. - So che probabilmente non hai voglia di parlarne, ma per quello che vale, mi dispiace che tu abbia dovuto vedere una cosa del genere.
- Perché? - chiese Nico crudelmente.
- Perché sto con Charlie, e non mi piace fare quello che devo fare. Posso capire cosa stai passando. Cioé, Percy ti piace. E' stata dura vederlo con Apollo, specialmente considerando cosa stavano facendo. Probabilmente ci odi in questo momento, e non ti biasimerei se lo facessi, ma fidati di me quando ti dico che davvero non conosci l'intera storia.
- E come posso, se tutti voi mi tenete all'oscuro?
Silena si accigliò. - Sarebbe meglio se tu non conoscessi la realtà delle cose, da queste parti. Penso che sia Percy che Apollo preferirebbero essere odiati da te a causa di quello che hai visto, piuttosto che farti soffrire come il resto di noi.
- Soffrire? A me sembrate tutti felici, come puoi dire che state soffrendo?
L'espressione di Silena divenne solenne. - Quella che vedi è una sciarada; ognuno di noi indossa una maschera per nascondere quanto realmente siamo danneggiati e fregati. - Si alzò in piedi e si avvicinò alla porta, voltandosi per fronteggiare Nico prima di andarsene. - Facciamo questo solo per i clienti, e per tirare avanti. Quello che vedi è normale per noi, qui; ci comportiamo come se non fosse un problema, perché non lo è. Se vuoi vivere qui, sarebbe meglio cominciare a realizzare che non vivi più nella tua piccola bolla personale. - Con questo spinse la porta e si diresse di nuovo nel bar affollato.
Nico aggrottò le ciglia, fissando la porta e avvicinando le gambe al petto. Le mura finte di quel posto stavano cominciando a crollare intorno a lui. Perché non poteva tornare a quando era ancora il posto perfetto che pensava fosse? Si strofinò gli occhi mentre sentiva le lacrime che iniziavano a cadere.
Quando la porta si aprì di nuovo, alzò lo sguardo. Luke roteò gli occhi alla vista di Nico. - Ma piangere è l'unica cosa che sai fare? - disse annoiato mentre si lasciava cadere sul divano.
- Lasciami solo - mormorò Nico.
- Aww, il povero bimbo sta realizzando che il ragazzo perfetto di nome Percy non è l'angelo d'oro che pensava fosse? - Luke ridacchiò aridamente. - Non hai nemmeno ancora raggiunto la punta dell'iceberg, marmocchio. Sarebbe meglio cominciare a portarsi dietro una scatola di fazzoletti. Il Percy che pensavi di conoscere non esiste. Più tempo passi qui, più in profondo precipiterai nella tana del coniglio, fino a che non realizzerai quanto Percy e il resto di noi sia seriamente fottuto.
Le guance di Nico pungevano mentre si strofinava di nuovo gli occhi. Non riusciva più a smettere di piangere. - Sta' zitto.
- Deve trovarti davvero poco attraente se non vuole scoparti come tutti gli altri. - Nico prese a singhiozzare sul suo braccio. - Pensavi davvero di essere il suo preferito? Non dureresti nemmeno una notte, al piano di sopra. Sei troppo debole. Sei solo un bambino, ai suoi occhi, perciò ti ha lasciato qui. Sapeva che non avresti retto la vita lassù.
- Va' a farti fottere!
- No, grazie, ci pensa già a Percy a soddisfare quel bisogno. - La porta fu spalancata di nuovo e Chirone entrò all'interno, con Percy, Silena, Piper e Apollo che lo seguivano a ruota.
- Che sta succedendo qui? - chiese Chirone. - Perché stavate urlando? - Chirone guardò Nico. - E perché lui piange? - Lanciò un'occhiata a Luke, che alzò le spalle.
- Ce la fai a passare almeno una serata senza fare lo stronzo, Luke? - chiese Piper, avvicinandosi a Nico. Cercò di circondarlo con un braccio, ma lui la spinse via. Lei si accigliò, ma fece un passo indietro.
- Voglio che mi portiate al piano di sopra - mormorò Nico.
- Che? - domandò Percy, inoltrandosi di più nella stanza.
- Ho detto che voglio andare al piano di sopra. Non sono un bambino, e sono stanco di essere trattato come tale! Dite che non capisco? Beh, fatemi vedere, spiegatemi. Sono stanco di essere all'oscuro delle cose che succedono qui! - urlò Nico. - Avete tutti questo grande segreto, e nessuno mi dice mai di cosa si tratta. Portatemi al piano di sopra. Sono stanco di tutte queste cazzate.
- Nico, non... - cominciò Chirone, ma Luke lo interruppe.
- No, lasciatelo andare. Fategli vedere questo posto per quello che è realmente. Pensa di essere tanto cresciuto... facciamoglielo dimostrare.
- Luke - disse Percy in avvertimento. Si avvicinò di più a Nico. - Nico, non sai cosa stai chiedendo. Ti prego, ripensaci.
Nico scosse la testa furiosamente. - No! Voglio che mi portiate al piano di sopra. Voglio sapere di cosa cazzo si tratta. Voglio essere come gli altri, non sono un cazzo di bambino, e ve lo dimostrerò.
Percy sospirò pesantemente. - D'accordo. Domani Leo ti concederà una giornata libera. Ti passo a prendere alle dieci, fatti trovare pronto. - Si voltò e tornò verso la porta. Si fermò giusto prima di uscire, senza guardarsi indietro. - E non dite che non ci avevo provato.
Nico scrutò la stanza. Lo fissavano tutti con tristezza, eccetto Luke. Luke aveva un ghigno arrogante intonacato sul viso. Guardarlo rese Nico solo più determinato a strapparglielo via dalla faccia, il giorno successivo. - Nico, per favore, dai ascolto a Percy - tentò Piper. - Non sai cosa stai chiedendo.
- Ormai ho deciso - disse Nico, uscendo dalla sala pausa.






Nico era seduto sul divano, a fissare silenziosamente l'orologio. Erano quasi le dieci. I suoi nervi erano ad un livello del tutto nuovo. Proprio non sapeva cosa aspettarsi, quella notte, ma sapeva di dover dimostrare di non essere un bambino. Aveva avuto un sacco di problemi ad addormentarsi, la notte prima. L'aspettativa di quel momento lo stava uccidendo. Aveva voluto sapere cosa ci fosse al piano di sopra dal primo giorno di arrivo all'albergo, e finalmente stava ottenendo ciò che desiderava. Tuttavia, non si spiegava perché Percy fosse triste. Non avrebbe dovuto essere felice per il fatto che volesse sforzarsi di crescere?
Qualcuno che bussava lo interruppe dai suoi pensieri. Saltò giù dal divano e si diresse verso la porta. Trovò Percy in piedi sull'entrata, un'espressione seria sul viso. I suoi occhi misero Nico a disagio; c'era qualcosa di insolito, ma stavolta per un motivo diverso. Percy lo guardò come se Nico lo avesse tradito. I capelli nero scuro gli cadevano davanti al viso, creando ombre sui suoi tratti del viso. Indossava una camicia abbottonata blu scuro e un paio di pantaloni scuri. 
- Pronto? - chiese Percy con un sospiro. Nico annuì. - Sei sicuro di volerlo fare?
- Sì - fu la risposta di Nico. Percy gesticolò verso il fondo del corridoio e Nico si chiuse la porta alle spalle. Si incamminarono verso l'ascensore e aspettarono che arrivasse. Nico lanciò un'occhiata a Percy, ma il ragazzo più alto si rifiutò di guardarlo.
Entrarono nell'ascensore e Percy infilò la chiave magnetica nella fessura. Sbatté il pugno sul pulsante del settantesimo piano e cominciarono a salire. Il cuore di Nico prese a battere più velocemente e i suoi palmi a sudare. Forse avrebbe dovuto rinunciare. No, poi Luke gli avrebbe reso ancora di più la vita un inferno. Nico aveva qualcosa da dimostrare. Liberò un sospiro mentre fissava le porte metalliche dell'ascensore. Finalmente, Percy posò lo sguardo su di lui. Non disse niente; lo osservò per qualche secondo, fino a quando le porte dell'ascensore non si aprirono.
Le luci nel corridoio erano più scure di quelle degli altri piani; l'unica fonte di luce proveniva da piccole lampadine che costeggiavano il pavimento lungo le pareti. I due tizi dell'ultimo viaggio di Nico se ne stavano accanto ai due podi. C'erano due file di persone di fronte ad entrambi, che passavano soldi al ragazzo e alla ragazza per poi dirigersi in fondo ad uno dei due corridoi. Percy si incamminò e Nico decise di seguirlo. La ragazza e il ragazzo alzarono lo sguardo su Percy mentre si avvicinava. - Lui è con me, Clarisse - disse Percy, rivolgendosi alla ragazza alta. Percy trascinò Nico verso lo stand del ragazzo e quest'ultimo tirò fuori un timbro. Nico spalancò la mano e il ragazzo asiatico impresse il timbro sulla sua pelle. - Grazie, Ethan.
Percy afferrò il braccio di Nico e i due si infilarono nel corridoio a destra. Nico riusciva a sentire il cuore accelerare ancora. In quel momento aveva paura che gli sarebbe scoppiato fuori dal petto. Arrivarono ad una piccola scalinata. Nico sentì provenire della musica a tutto volume dall'alto.
Percy prese la mano di Nico quando notò che il ragazzo non lo stava seguendo. Guidò Nico su per le scale. La prima cosa che Nico notò mentre salivano i gradini furono le luci scintillanti. La musica divenne più alta, fino a che Nico non la distinse come Lights di Ellie Goulding. Finalmente arrivarono in cima e raggiunsero il pavimento della stanza. Nico si sentì crollare la mascella.
C'erano dei tavoli sparsi per tutta la stanza, con molti uomini e donne seduti intorno. Gli occhi di Nico incrociarono alcuni dei Bambini Sperduti mentre camminavano per il locale. Gli unici indumenti che portavano erano delle cravatte intorno al collo e dei costumini Speedo per coprire le estremità inferiori. Gli occhi di Nico si spostarono finalmente sul palco, dall'altra parte della stanza.
Si leccò inconsciamente le labbra alla vista dei tre ragazzi sul palco. Apollo e i gemelli Stoll erano in scena, vestiti con nient'altro che dei minuscoli Speedo neri. Sul momento Apollo si stava facendo scivolare lentamente la mano sul petto, in modo che il pollice si agganciasse alla parte superiore del suo Speedo. Tutti e tre muovevano lentamente il corpo, a ritmo con la musica che squillava dagli altoparlanti.
Connor finì per strisciare a terra con la schiena arcuata, avanzando verso suo fratello. Avvolse un braccio intorno alla vita del fratello, mentre l'altro scivolava sull'interno coscia di Travis. Connor appoggiò la testa sul fianco di Travis mentre l'altro faceva scorrere la mano lungo il torso.
Apollo si era girato e chinato, guadagnandosi parecchi fischi dalla folla. Voltò la testa e fece l'occhiolino al suo pubblico mentre si rialzava, tracciando con la mano un sentiero lungo la gamba. Le sue mani giocherellarono un po' fino a fermarsi sul sedere. Afferrò la stoffa e si sfilò lentamente lo Speedo, svelando la parte superiore del suo culo a tutti i presenti.
- Benvenuto all'Isola Che Non C'è - disse Percy, svegliando Nico dalla sua trance.
- Il piano di sopra è uno strip club? - chiese Nico.
- Solo per quelli che possono permetterselo. E' per questo che gli altri fanno più soldi di te. - Nico tornò a fissare il palco. Apollo catturò il suo sguardo e aggrottò le ciglia per un attimo.
- Ma bene, guarda chi c'è nel club dei bambini cresciuti - disse Luke, avvicinandosi a Percy e Nico. Era vestito come gli altri camerieri, solo con una cravatta e uno Speedo. Nico guardò Percy. I suoi occhi verdi stavano osservando Nico intensamente. Sembrava quasi che lo stesse supplicando, anche se Nico non capiva per cosa.
Onestamente, non sapeva come sentirsi, al momento. Aveva appena scoperto che tutte le persone che conosceva erano spogliarellisti. Per far parte di quel posto, anche Nico sarebbe dovuto diventarlo. Era da questo che lo avevano sempre avvertito, ma adesso non sapeva se poteva ancora dire di no. Era arrivato fino a quel punto; tornare indietro non sembrava un'opzione. Poteva farlo? Non aveva mai visto una cosa del genere. Era solo il bambino innocente che sua sorella diceva che fosse. Nico alzò lo sguardo e notò che Luke stava ghignando, come se avesse già vinto. In quel momento, Nico prese la sua decisione.
- Ci sto.




























*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Come avevo anticipato ad alcuni di voi, stavolta ho aggiornato più velocemente :3
Spero che il capitolo vi piaccia!
Voglio ringraziare calorosamente tutti i lettori e recensori della fanfiction: migliorate la mia giornata. Dico sul serio. *-*
Questo è il link della fanfiction originale (Children of Loss, Capitolo 7) e questo quello del profilo dell'autore (XTheSonofHadesX) - che, tra parentesi, è più estasiato di me.
La canzone citata nel capitolo è Welcome To Burlesque dal musical - appunto XD - "Burlesque".
Preparatevi al migliore degli spettacoli!

*











- Tu cosa? - chiese Luke, gli occhi che sporgevano. Nico tornò a guardare Percy, che si rifiutava di incontrare il suo sguardo. C'era un cipiglio saldamente fissato al suo posto, e i suoi occhi si erano fatti freddi. Si indicò con il pollice dietro la spalla, segnalando a Luke di tornare a lavorare. Luke lanciò a Nico un ultimo sguardo scioccato prima di andare via con il suo vassoio di bevande.
- Ne sei sicuro? - chiese Percy. Il suo tono di voce era illeggibile. I suoi occhi caddero su Nico. Nico ebbe l'impressione che lo stessero quasi pregando di riconsiderare la sua scelta. Nico annuì con la testa e Percy sospirò. Portò in alto le mani. - D'accordo, ma non dire che non ti avevo avvisato. - Si avvicinò ad un tavolo e prese posto. Nico lo seguì, lasciandosi cadere su una sedia accanto a Percy. - Ti suggerisco di prendere appunti.
Lo sguardo di Nico viaggiò di nuovo sul palco. Apollo e i gemelli stavano terminando il loro spettacolo. Avevano portato sul palco una donna seduta su una sedia, e al momento Apollo era a cavalcioni su di lei. Nico tornò a fissare Percy, che lo stava osservando intensamente. - Perché mi hai tenuto all'oscuro, quindi? Non possiedo ciò che è richiesto? - chiese Nico.
Percy scosse la testa. - No, non è niente di tutto questo. E' solo che non penso che tu possa reggere una cosa del genere.
Nico si accigliò. - Perché no?
Percy gli rivolse un piccolo sorriso. - Sei più o meno innocente, Nico. - Il cipiglio di Nico crebbe. - Non intendo in maniera negativa. E' carino. - Nico si rianimò. Percy tornò ad osservare il palco. - Sono sicuro che potresti usare la tua innocenza per favorirti alcuni clienti, ma in questo posto c'è di più che spogliarsi per guadagnare soldi.
Will si avvicinò al tavolo. Lanciò uno sguardo su Nico e alzò un sopracciglio. - Vuoi qualcosa da bere, Percy? - chiese Will, tornando a guardare Percy.
- Sì, portami una bottiglia di Everclear e un cicchetto. - Will stava fissando il suo note-pad, ma alzò di scatto la testa per guardare Percy mentre ordinava. Deglutì visibilmente e fece un passo indietro. Poi spostò lo sguardo su Nico. - Lui non berrà alcol. - Will annuì e se ne andò.
- Lo facevi anche tu? - chiese Nico. Osservò mentre Apollo e gli Stoll si inchinavano prima di tornare dietro le quinte.
- Sì, ma è stato diversi anni fa. Non lo faccio più, adesso.
- Perché no?
Percy arcuò un sopracciglio. - Ti dispiace? - Nico arrossì e scosse la testa furiosamente. - Ho un'immagine da mantenere, al momento. Non posso andarmene in giro a strapparmi i vestiti per tutte queste persone.
Will tornò e appoggiò una bottiglia e un cicchetto sul tavolo. - Fatemi sapere se volete qualcos'altro - disse Will con un sorriso, prima di andarsene. Quando gli applausi divennero nuovamente rumorosi, Nico tornò a fissare il palco. Un ragazzo pompato entrò in scena. Aveva la testa rasata e gli occhi marroni. Su entrambi i suoi bicipiti c'erano degli arcobaleni, che circondavano tutto il braccio. Come tutti gli altri Bambini Sperduti, non aveva peli.
- Chi è quello? Non l'ho mai visto - chiese Nico, sovrastando la musica. Percy si versò un cicchetto e lo mandò giù.
- Quello è Butch, te lo presenterò più tardi. Non farti intimidire quando lo incontrerai, non è un ragazzaccio, dopotutto - replicò Percy, versandosi un altro cicchetto.
- Perciò, tu e Apollo...
Percy sollevò una mano. - Semplici affari.
- Non hai mai provato interesse per le persone che hai portato qui?
Percy lo studiò per un momento. Prese un altro sorso prima di replicare. - Non ho mai provato alcun interesse per quelli che ho portato qui e messo a lavorare. - Si versò un altro cicchetto.
- Non dovresti rallentare un po'? - chiese Nico, guardando la bottiglia.
Percy alzò le spalle. - Questa roba non mi preoccupa. Inoltre, ho bisogno di qualcosa per schiarirmi la mente, al momento.
- Perché?
Percy giocherellò con la bottiglia per qualche istante. - Ne ho bisogno.
Nico si morse il labbro. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Percy non avrebbe dovuto essere felice del fatto che era disposto a farlo? Stava cercando di dimostrargli che era maturo. - Quindi, fai sesso con tutti loro per affari?
Percy sbuffò. - Se non ti piace questa vita, posso sempre rimetterti a lavorare nel ba...
- No! Non intendevo quello! Ero solo curioso di sapere perché lo fai.
Percy prese un altro sorso. - Beh, il nostro gruppetto, da queste parti, vede il sesso in modo diverso da come lo vedi tu, probabilmente. E' solo qualcosa di divertente. I Bambini Sperduti fanno sesso tra di loro, se lo desiderano, ma con me sono affari.
Nico cercò di realizzare, prima di replicare. Gli sembrava una cosa un po' malata, ma allo stesso tempo non lo scioccava così tanto. Sapeva che tutti loro erano molto vicini, e non era sorpreso di venire a sapere che avevano incasinato tutto. - Affari perché vogliono orari migliori quassù?
Percy annuì. - E' tutto un gioco di seduzione, qui, e loro tentano di dimostrarmi che meritano di rimanerci. Comincio sempre dando ad ognuno di loro la stessa quantità di ore. Lavorano per persuadermi di dover ottenere più ore: quelli che non finiscono per lavorare, finiscono per soffrire. Quindi immagino che sia una specie di gioco, per loro.
- E non ti infastidisce? - chiese Nico con un cipiglio. Non gli piaceva molto l'idea che tutti gli amici con cui aveva stretto facessero sesso con Percy.
Percy alzò le spalle. - Mi è indifferente. Non è niente di speciale con loro, quindi perché dovrebbe infastidirmi? - Si inclinò di più verso Nico. - Forse se sentissi qualcosa sarebbe diverso - sussurrò nell'orecchio di Nico. Nico sentì i battiti accelerare. Le sue pupille si dilatarono e sì indurì in mezzo alle gambe. Percy sogghignò semplicemente e prese un altro sorso, pienamente consapevole di quanto aveva causato in Nico.
- Q-quindi cosa succederà ora? - balbettò Nico.
- Comincerai l'allenamento domani.
- Allenamento?
Percy sbuffò. - Sì, Nico. Non penso che tu sia già in possesso dell'....arte della seduzione.
- Chi mi insegnerà?
Percy bevette un altro cecchino. - I ragazzi lavoreranno con te in gruppo per un po' di tempo, e in seguito io stesso ti darò una... lezione più intima. - Nico deglutì all'enfasi posta alla fine della frase. - Non preoccuparti, Nico. Non mordo... molto.
- Quindi, mi insegnerete a ballare sul palco mentre mi strappo di dosso i vestiti?
- Beh, quella è una parte. Si tratta di sapere come usare il tuo corpo per ottenere quello che vuoi: soldi. Devi sapere come muoverti nel modo giusto. Devi imparare le cose giuste da dire.
- Quanto ci vorrà prima di farmi salire su quel palco? - chiese Nico.
Nico notò il cipiglio di Percy prima che prendesse un altro sorso. - Ci salirai non appena sentirò che sei pronto. - Quando lo spettacolo di Butch terminò, Percy si alzò e fece un cenno verso una porta accanto al palco. - Andiamo, ti faccio fare un giro per le quinte.
Percy lo guidò sulla strada e si diressero verso la porta accanto al palco. Laspalancò e spinse Nico all'interno. I ragazzi che si erano esibiti quella sera bighellonavano per il retroscena. I gemelli si erano impossessati di un divano, con Connor appoggiato su Travis. Nico si coprì gli occhi quando individuò Apollo. Il biondino era momentaneamente nudo, impegnato ad indossare un sospensorio.
- Nico! - strillarono i gemelli all'unisono. Tutti gli altri ragazzi interruppero quello che stavano facendo per guardare in direzione di Percy e Nico. Apollo si infilò il sospensorio e si incamminò verso la coppia. Il resto dei ragazzi seguì il suo esempio e si avvicinò.
Nico lanciò un'occhiata a Butch, che lo stava fissando con sguardo curioso. - Nico, questo è Butch - disse Percy, gesticolando tra i due. Nico si ritirò un po' quando sentì la mano di Percy sulla parte bassa della schiena.
Butch allungò la mano e Nico la strinse. La sua mano era grande quasi quanto quella di Beckendorf. Inghiottiva la mano di Nico. Butch aveva decisamente una presa salda, e probabilmente sarebbe stato capace di stritolare la mano di Nico, se avesse voluto. - Finalmente incontro il nuovo arrivato - disse Butch, lasciando che un sorriso si diffondesse sul suo viso.
Nico guardò Apollo, che sembrava un cucciolo preso a calci. Si sentiva diviso in due. Da una parte, era ancora arrabbiato con Apollo per aver fatto sesso con Percy. Dall'altro lato, sapeva che Apollo aveva dovuto farlo per lavoro. - Vedo che non hai nessuna vergogna a nascondere il tuo corpo, Apollo - disse Nico con un sorrisetto.
Apollo ghignò, illuminandosi visibilmente. - Beh, non è che tutti i presenti non mi abbiano già visto nudo, comunque. Perciò, cosa c'è di male a nasconderlo? - disse Apollo. Nico non sapeva se intendesse dire sul serio, con quello; dopo aver parlato con Percy, non sembrava più così improbabile che tutti i Bambini Sperduti si fossero visti nudi a vicenda.
- Quindi, Nico, cosa ne pensi? - chiese Travis.
- E' il tuo nuovo collega - disse Percy.
- Magnifico! - disse allegramente Connor. Apollo guardò Percy, e Nico notò che un cipiglio leggero apparve brevemente sul viso di Apollo. In risposta al biondino, Percy scrollò semplicemente le spalle.
- Il suo allenamento comincia domani; mi aspetto che tutti voi siate in palestra domani pomeriggio. Assicuratevi che anche gli altri sappiano di dover essere lì.
- Ricevuto, capo - disse Connor, con un saluto militare. Percy roteò gli occhi. - Quindi, Nico, ti è piaciuto lo spettacolo?
- Uh... beh, non è proprio quello che mi aspettavo di trovare, quassù. Anche se spiega molte cose. Penso sia interessante, per non dire altro - replicò Nico. Lanciò un'occhiata a Percy. - Perciò, farò lo stesso anche io, adesso?
Gli Stoll e Butch iniziarono a ridere. - Sarà davvero... - disse Travis mentre rideva, ma Percy lo interruppe.
- No - disse Percy. - Inizierà solo a lavorare sul palco. Nient'altro.
- Non si può fare nient'altro? - chiese curiosamente Nico.
Percy sospirò e si passò una mano tra i capelli. - Te lo dirò più tardi. Per adesso, voglio solo che tu dia un'occhiata al tuo nuovo lavoro.
- Cos'altro dovrei vedere?
- Ti porterò a vedere le ragazze, tra poco.
- Sono in fondo all'altro corridoio?
Percy annuì. - Sì, ci andremo presto. Ma prima ambientati qui. - Percy indicò i Bambini Sperduti che li circondavano. - Tenetelo d'occhio per un momento. Devo vedere Leo per certe faccende.
- Ci prenderemo cura di lui, Percy - dissero gli Stoll con un ghigno. Avvolsero le braccia intorno alle spalle di Nico mentre Percy andava via. Quest'ultimo si voltò per guardarli con avvertimento, ma loro non sembrarono preoccuparsene. Guidarono Nico verso il divano e lo fecero mettere seduto.
- Voi due dovete finire di prepararvi - mormorò Apollo. I gemelli si lamentarono, ma andarono via. Apollo si lasciò cadere sul divano accanto a Nico, che si spostò, a disagio. Era pienamente consapevole del fatto che Apollo stesse ancora indossando un semplice sospensorio. Apollo ghignò e si sporse più vicino, allungando il braccio dietro Nico. - Nico, sembri a disagio. Non ti sto mica distraendo, giusto? - Nico rabbrividì mentre Apollo parlava. Apollo si tirò indietro, fiero di sé stesso.
- Siete tutti così irritanti, da queste parti?
Apollo alzò le spalle. - E' quello che sappiamo fare. Perché non usare la nostra forza a nostro vantaggio? Imparerai che le persone sono piuttosto facili da manipolare quando sei nudo nel loro letto.
- C-che? - chiese Nico, confuso. Apollo spalancò gli occhi e si coprì la bocca.
- Fai finta di non aver sentito.
- Perché nel loro letto?
Apollo sospirò. - Non volevo farmelo scappare. - Si passò una mano tra le ciocche bionde. - Oh beh, Percy te lo avrebbe spiegato comunque. Siamo più di semplici spogliarellisti. Al giusto prezzo, i clienti possono... passare del tempo privato con noi.
- Fate sesso con quelle persone? - chiese Nico, scioccato.
Apollo annuì. - Ad un prezzo molto salato, ma sì, a volte lo facciamo.
Nico ripensò alla sua conversazione con Apollo alla spiaggia. - E' per questo che il tuo ex ritornò, vero?
Apollo sospirò e annuì. - Beh, non era venuto qui per cercarmi, ma quando mi vide, pagò Percy e mi fece portare in camera sua. Lo odiai per averlo fatto, ma era parte del mio lavoro. Avrei potuto dirlo a Percy, ma non volevo renderlo un grande problema. - Apollo guardò Nico. - Mi dispiace per l'altra notte. Non avresti dovuto vederlo.
Nico alzò le spalle. - E' tutto a posto.
Apollo si morse il labbro. - Ti piace, non è vero? - Nico restò seduto per un momento, in silenzio. Annuì con la testa una singola volta, in risposta ad Apollo. Apollo sospirò. - Mi dispiace, Nico, ma è una delle cose che dovrai sopportare da queste parti. Anche se tu fossi così fortunato da attirare l'interesse di Percy, non sarà mai esclusivamente tuo.
- Lo so - sussurrò Nico. I gemelli tornarono dal loro spettacolo e si avvicinarono per prendere qualcosa da bere. Apollo si alzò in piedi e ghignò verso Nico.
- Beh, sono il prossimo. Augurami buona fortuna.
Nico gli rivolse un piccolo sorriso. - Buona fortuna. - Le sue guance si scurirono quando i suoi occhi viaggiarono sul posteriore  di Apollo esposto.
- Ti stai divertendo? - Nico saltò al suono della voce di Percy nell'orecchio. Alzò lo sguardo per ritrovarsi Percy che ghignava. I suoi occhi viaggiarono verso Apollo, che si stava incamminando sul palco. - Ammiri il didietro di Apollo?
- N-no - balbettò Nico.
Percy si avvicinò, a qualche centimetro dalla faccia di Nico. - Ti darò qualcosa di meglio da guardare, domani. - Nico aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di trovare parole per rispondere. Percy ridacchiò e spinse Nico giù dal divano. - Andiamo, ti porto a vedere le ragazze.
Nico lo seguì mentre si dirigeva fuori dalla porta. Attraversarono la stanza e scesero le scale. Passarono davanti ad Ethan e Clarisse, percorrendo il corridoio opposto. Salirono un'altra serie di scale ed entrarono in una stanza simile a quella dal lato dei ragazzi. Le luci sul palco erano spente, e rivelavano solo le figure indistinte delle ragazze in scena.
Percy trascinò Nico verso una cabina e i due vi si infilarono dentro. Piper si avvicino alla cabina, ma Percy le fece cenno di andare via. Quando Nico sentì uno schiocco, spostò di nuovo lo sguardo sul palco. Al centro c'era una ragazza circondata dalle altre, tutte sdraiate per terra. Le ragazze sul pavimento avevano tutte una mano alzata e stavano facendo schioccare le dita. Finalmente le luci sul palco furono accese, rivelando Annabeth al centro delle ragazze. Era vestita con un corsetto nero e un paio di calze a rete bianche, i capelli arricciati per assomigliare di più ad una principessa.
Dagli altoparlanti partì la canzone Welcome to Burlesque. Annabeth giocherellò con la mano sui bordi del corsetto, mentre le ragazze a terra si mettevano sedute. Nico riuscì ad intravedere Silena, Talia, Calipso e un'altra ragazza che non riconobbe. Percy si sporse per sussurrare nell'orecchio di Nico. - Quella è Hazel. - La ragazza aveva la pelle scura, senza dubbio di discendenza africana. I suoi capelli erano lunghi e ricci, color bruno-dorato, e le ricadevano intorno alle spalle. I suoi occhi sembravano fatti d'oro. Sembrava più o meno della stessa altezza di Nico, forse di un centimetro più bassa.
Annabeth diresse la mano verso Talia, e sembrò tirare su la ragazza con un filo invisibile. Tutte le ragazze si alzarono in piedi e cominciarono ad ondeggiare i fianchi a ritmo della musica lenta. Erano tutte intorno ad Annabeth, con una mano sulle sue spalle. Alle parole "Give it to the band", pestarono il piede all'unisono.
Nico era ipnotizzato dai loro movimenti. Riusciva chiaramente a percepire il divertimento. Tutte le ragazze si voltarono e scossero il sedere mentre Annabeth si portò un dito alle labbra. Hazel si diresse verso Annabeth e le si inchinò di fronte. Alcune parole della canzone erano state cambiate per renderle più adatte. Avevano preso il verso delle triplette e lo avevano cambiato in "these girls", così come il nome "Georgia" in "Silena". Tutte le ragazze fecero un passo indietro e fecero cenno di avvicinarsi al rallentatore.
Annabeth si afferrò i seni mentre tutte le ragazze si mettevano in posa per un breve istante. Si accovacciarono tutte intorno ad Annabeth e spinsero in avanti la parte inferiore del corpo al momento giusto. Ognuna di loro si allineò sul palco mentre Annabeth camminava alle loro spalle. Nico rimase a bocca aperta quando notò Silena alzare la gamba dritta in aria. Annabeth la afferrò e si sistemò accanto alla ragazza. Si misero tutte in una posa finale e la canzone terminò, gli applausi che risuonavano per tutta la stanza.
Percy richiamò l'attenzione di Nico agitandogli una mano davanti al viso. - Sei sicuro di essere gay? - chiese scherzosamente.
- Sì, sono sicuro! - piagnucolò Nico, le guance che si scurivano. - E' solo che non ho mai visto niente di simile, prima d'ora.
Percy alzò le spalle. - Ti ci abituerai. Vuoi entrare nel retroscena, o guardare ancora?
Nico fece spallucce. - Decidi tu.
Percy annuì e si alzò in piedi. - Andremo dietro le quinte. Si avvicina l'ora di chiusura, e ho ancora qualcosa da mostrarti dopo di questo. - Nico si alzò e seguì Percy mentre si avvicinava alla porta del retroscena. Si ritrovò in una stanza simile a quella dal lato dei ragazzi. Tutte le ragazze erano sedute davanti a degli specchi, intente a sistemarsi il trucco. Mentre passavano, Percy schiaffeggiò Talia sul sedere. - Datevi una mossa, ragazze.
Tutte le ragazze guardarono verso di loro al suono della voce di Percy. - Nico! - strillarono all'unisono. Abbandonarono gli specchi e corsero velocemente verso i due ragazzi. Annabeth vagabondò nella loro direzione e alzò un sopracciglio verso Percy, che sbuffò. Hazel afferrò Nico per la maglietta, attirando la sua attenzione.
- Ciao, Nico, non penso di aver avuto il piacere di incontrarti prima. Sono Hazel - disse la ragazza riccia.
Nico le sorrise e strinse la sua mano. - Piacere di conoscerti - replicò.
Annabeth distolse lo sguardo da Percy e fissò Nico. - Allora, Nico... immagino che finalmente ti unirai ai Bambini Sperduti? - chiese la bionda.
Nico annuì con la testa. - Sì, immagino di sì. Siete state davvero magnifiche, là fuori.
Talia ghignò e si passò una mano tra i capelli. - E' perché siamo brave in quello che facciamo.
- Non è stato un problema, per te? - chiese Annabeth, sollevando un sopracciglio.
Nico alzò le spalle. - Emh, no. Perché avrebbe dovuto?
- Perché siamo spogliarelliste?
- Ma non vi siete tolte i vestiti.
- In quel numero, cioé il prossimo, mostreremo al pubblico con cosa lavoriamo - disse Talia, sollevandosi il seno. Il viso di Nico si scurì, causando una risatina da parte delle ragazze.
- D'accordo, chiunque sia di turno al prossimo numero si dia una mossa - disse Percy. Annabeth e Talia tornarono ai propri specchi per finire di prepararsi.
- Perciò, quando salirà sul palco, Percy? - chiese Calipso.
Percy incrociò le braccia e alzò le spalle. Nico lo guardò, curioso. Percy si stava comportando in modo strano. Non sembrava felice. - Non lo so. Comincerà l'allenamento domani, quando torna da scuola. I ragazzi lavoreranno con lui tutta la settimana. Gli concederò una settimana o due, immagino, e vedrò come se la cava.
Silenza pizzicò scherzosamente la guancia di Nico. Nico si accigliò e spinse via la mano, guadagnandosi un sorriso dalle ragazze. - E' così carino. Sono sicura che farà un sacco di soldoni - dichiarò Hazel.
Percy guardò Nico, accorgendosi che il ragazzo più piccolo lo stava osservando. Sospirò e disincrociò le braccia. - Va bene, adesso tornate tutte a lavoro. Io porterò Nico nella camera di sicurezza per il resto della serata - disse Percy. Le ragazze fecero l'occhiolino a Nico prima di ridacchiare e andare via.
Percy si allontanò. Nico lo seguì fino ad una porta nera sul retro. Percy la spalancò e i due si incamminarono in un corridoio buio. - Cosa c'è qui dietro? - chiese Nico sottovoce.
- Qui è dove i ragazzi fanno i veri soldi - replicò Percy. Camminarono per il corridoio scuro fino a quando non raggiunsero un'altra porta. Percy tirò fuori la chiave magnetica e la infilò in una fessura. Allungò la mano e aprì la porta, facendo cenno a Nico di entrare. Nico obbedì e si diresse dentro. Percy si chiuse la porta alle spalle e si accomodò su una sedia. Premette alcuni pulsanti e lo schermo della TV si accese. Nico si accomodò su una sedia accanto a Percy e guardò lo schermo.
Mostrava una serie di stanze. In ognuna c'era un letto. Alcune contenevano cose strane, come fruste e bavagli appesi alle pareti. Ogni letto aveva un set di manette su testiera e pediera. Ogni stanza aveva anche una sedia posizionata all'angolo. Nico non riusciva a capire ciò cosa stesse guardando. Percy si era reclinato all'indietro con la sedia e aveva appoggiato i piedi sul pannello di controllo.
Gli occhi di Nico si spostarono subito su uno degli schermi in cui si era aperta la porta. Apollo avanzò impettito nella camera, col suo sospensorio, e si lasciò cadere sul letto. Un uomo lo seguì a ruota e chiuse la porta. Non appena entrarono, una luce rossa apparve sul fondo dello schermo. Apollo indicò all'uomo di sedersi sul letto accanto a lui. Non appena l'uomo si fu accomodato, Apollo si mise a cavalcioni su di lui e attaccò il suo collo.
Nico distolse lo sguardo per fare qualche domanda a Percy in proposito. - Che cos'è? - chiese Nico.
- I Bambini Sperduti non sono solo spogliarellisti. Al giusto prezzo, si può comprare un po' di tempo privato con loro - replicò Nico. Allungò la mano e afferrò un telecomando. Premette un pulsante per disattivare il volume delle TV.
- Perché c'è una telecamera di sicurezza, lì dentro?
- Beh, un motivo è assicurarmi che i miei dipendenti non vengano maltrattati. Un altro motivo è raccogliere informazioni.
- Informazioni?
- Sì, questa è gente importante. Il mio capo valuta il prezzo delle informazioni. - Percy osservò nuovamente lo schermo. - Guarda.
Nico tornò a fissare la schermata. Apollo aveva già tolto i vestiti al cliente. L'uomo era sdraiato sul letto, con Apollo ancora a cavalcioni su di lui. Le mani dell'uomo erano posizionate con fermezza sul sedere rotondo di Apollo. Apollo si sporse in avanti per sussurrargli all'orecchio. L'uomo scrollò le spalle e disse qualcosa ad Apollo. - Cosa stanno facendo?
- Apollo e gli altri hanno un compito da svolgere, lì dentro, oltre a dover far divertire i clienti. Il loro compito è quello di estrarre informazioni importanti dal cliente. Ci aiuta a mantenere l'influenza che abbiamo sulle persone che vengono qui per affari. - Percy tenne gli occhi puntati sullo schermo. - Ti sembrerà un compito molto difficile. Fai quello che puoi per mettere in riga tutti gli altri.
- Dovrò farlo anch'io? - chiese Nico, indicando il monitor.
Le labbra di Percy formarono una linea sottile. - No. Salirai solo sul palco e farai quello che hai visto là fuori.
Nico inclinò la testa di lato. - Perché vengo trattato in modo diverso?
Percy lo fissò per un breve istante prima di spostare nuovamente gli occhi sulla schermata. - Sei minorenne per certe cose.
- Non credo che una cosa del genere ti preoccuperebbe. E' l'unico motivo?
Percy ridacchiò. - Sai, forse possiedi ciò di cui si ha bisogno per fare queste cose, dopotutto. Comunque, non ti manderò in una di quelle camere. - Percy notò il cipiglio del ragazzo più piccolo. - Perché ti lamenti? Ti sto impedendo di vendere il tuo corpo per soldi. Io non ho avuto scelta. Te ne sto dando una. Mi aspettavo che saresti stato più riconoscente per questo gesto.
- L-lo sono. Non è che sono ingrato. E' solo... - La voce di Nico si affievolì.
- E' solo cosa? - chiese Percy, sporgendosi di più verso Nico.
Nico scosse la testa. - Niente. - Tornò ad osservare il monitor, ma distolse velocemenete lo sguardo. Apollo e quell'uomo erano già nel bel mezzo del sesso.
- A volte davvero non ti capisco, Nico.
- Perché?
- Immaginavo che saresti uscito di testa dopo aver scoperto che questo posto è un club di spogliarellisti, e invece hai detto di volerlo essere anche tu.
- E quindi? Non sono un bambino.
Percy ridacchiò. - Sei tanto innocente quanto loro vengono, Nico. - Nico mise il broncio. - Non offenderti, non intendevo in senso negativo.
- Mi vedi come un bambino? - Percy non rispose. - Allora?
Percy sospirò e si arruffò da solo i capelli.
Nico si accigliò, ma decise di lasciar perdere. - Posso sapere qualcosa in più su di te?
Percy lo guardò con la coda dell'occhio, chiaramente esitando. - Immagino di sì.
- Come sei finito in mezzo alla strada?
Percy si accigliò. - Chi ti ha detto che stavo in mezzo alla strada?
Gli occhi di Nico si spalancarono per la paura di aver messo qualcuno nei guai. - I-nessuno. N-non intendevo mettere nei guai nessuno. E-ero solo curioso.
Percy lo studiò per un momento prima di aprire la bocca per parlare. - Mia madre morì quando ero molto piccolo. Non sapevo nemmeno chi fosse mio padre, a quei tempi. Non sapevo cosa fosse accaduto fino a che Gea non mi adottò. Aveva aiutato mia madre quando era incinta di me. Tentò di prendersi cura di noi meglio che poteva, ma un giorno non riuscì più a farcela. Quel po' di soldi che aveva arrangiato se ne andarono per nutrirmi. Per prendersi cura di me, moriva di fame. Per questo motivo, l'affidamento venne a prendermi, ma scappai dalla prima casa in cui mi mandarono.
- Quanti anni avevi?
- Più o meno sette. Sembra così tanto tempo fa. Se Gea non avesse preso il mio certificato di nascita, non avrei nemmeno ricordato quanti anni avevo. Persi la concezione del tempo, in mezzo alla strada. Sapevo solo quando era giorno e quando era notte. Sapevo quando cambiavano le stagioni, ma avveniva tutto insieme, nella mia testa. Tener conto di quanti anni avessi non sembrava importante. Mi interessavo solo di sopravvivere.
Inconsciamente, Nico avvicinò la sedia a quella di Percy. - Come ti trovò, Gea?
- Mi pare che avessi più o meno quattordici anni quando mi trovò. Fu in mezzo alla strada che si imbatté in me; un bambino affamato e selvaggio che l'avrebbe probabilmente uccisa per i vestiti che portava addosso, che avrebbe venduto per tantissimo. Non lo feci, perché ero malato. Era il bel mezzo dell'inverno e avevo beccato un brutto caso di febbre. Non disse nemmeno ad una delle sue guardie del corpo di prendermi, lo fece lei stessa. Senza esitare, mi prese in braccio e mi fece sedere nella sua limousine. Mi portò in ospedale e si prese cura di me. Creò qualche documento falso e fece in modo che io risultassi suo figlio.
- Fece tutto questo per te?
Percy annuì. - Quando fu rilasciato, mi portò qui, il primo albergo che aveva avviato in America. Mi disse che voleva che io restassi con lei, e che se lo avessi fatto, avrei visto tanti posti. Disse che non avrei più vissuto in mezzo alla strada, e che sarei finito a guardare dall'alto tutte le persone che si erano rifiutate di sfamarmi o di concedermi un rifugio. Che sarei stato capace di-uh, sai cosa? Meglio non andare troppo oltre. - Percy gli rivolse un sorriso.
- Cos'altro hai da nascondere? Mi hai già mostrato tutto questo, perché continui a fare il misterioso?
Percy ghignò. - Beh, penso ci sia qualcosa di sexy nell'aria del mistero, non credi, Nico? - disse Percy, sporgendosi molto verso Nico.
- I-io-uh-io...
Percy ghignò e si accomodò di nuovo sulla sedia. Lo sguardo di Nico viaggiò nuovamente verso il monitor. Altre due stanze erano state occupate. Talia era entrata in una camera e Calipso nell'altra. La stanza di Talia era una di quelle con le fruste. Si era cambiata in un vestito di pelle aderente e sul momento stringeva in mano la frusta appesa alla parete. Incrinò la frusta e indicò il letto. L'uomo nella stanza si fece piccolo per la paura, ma si diresse verso il letto.
Nico tornò a guardare Percy per liberare la mente da quanto stava succedendo. - Anche tu facevi queste cose?
Percy annuì, osservando i monitor. - Sì, da quando Gea mi mise a capo di tutto questo. Ora non ne ho più bisogno.
- Ma devi ancora fare sesso con i Bambini Sperduti.
Percy alzò le spalle, fissando Nico. - Perché ti interessa?
Il viso di Nico si scurì. - P-per niente. - Percy sorrise e gli strofinò la guancia.
- Come ti ho già detto, per me è indifferente. Non vado in giro a cacciarli per scopare. Se non venissero da me, non lo farei proprio. - Nico sbadigliò, portando Percy a distogliere lo sguardo dagli schermi. - Stanco? - Nico annuì. - D'accordo, andiamo a letto. - Percy spense i monitor, ma Nico notò che la luce rossa rimase accesa. Percy si accorse che Nico stava ancora guardando i monitor. - La luce rossa significa che la stanza viene registrata.
- Per assicurarti di ottenere le informazioni che vengono condivise nella stanza? - chiese Nico.
Percy annuì. Nico sorpassò Percy, fuori dalla porta. Percy si chiuse la porta alle spalle e tornarono indietro per il corridoio. Si fecero strada verso l'ascensore in silenzio. Nico si spostò nell'ascensore a disagio. Percy accompagnò Nico alla sua porta. Nico tirò fuori la chiave magnetica e la infilò nella porta, aprendola lentamente. Si fermò sull'entrata per guardare Percy, che si appoggiò allo stipite.
- Assicurati di ricordarti di andare in palestra non appena torni da scuola - disse Percy, guardando Nico. - Ti allenerai dal momento in cui torni fino all'orario di lavoro, ogni giorno.
Nico annuì. Rivolse a Percy un piccolo cenno. - Buonanotte. - Percy gli sorrise e si allontanò dallo stipite. Nico lo osservò dirigersi in fondo al corridoio, infilando le mani nelle tasche posteriori. Chiuse la porta e si incamminò dritto verso il bagno per prepararsi per andare a dormire.

















*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


L'attesa è terminata! :D
Ecco a voi l'ottavo capitolo, nuovo di zecca c:
Come sospetterete, questo capitolo è molto simile al precedente - anche se, d'ora in poi, saranno più o meno tutti così, perciò meglio abituarsi xD
Ringrazio infinitamente tutte le anime grandi che hanno recensito il capitolo precedente e lascio il link del capitolo originale (Children of Loss, Capitolo 8), insieme a quello dell'autore (XTheSonofHadesX). Fatemi sapere cosa ne pensate! E spero che la traduzione renda abbastanza :)
Buona lettura a tutti!

*



















Nico si dimenò nel banco mentre osservava il tempo scorrere. Finalmente stava per unirsi ai ranghi dei Bambini Sperduti. Il suo allenamento sarebbe cominciato quel giorno, e Nico era stranamente nervoso. Immaginava che ciò significasse fondamentalmente che i ragazzi gli sarebbero stati di fronte per tutto il tempo con pochissimi vestiti. E poi ci sarebbe stata la sua "lezione privata" con Percy. Nico non sapeva cosa pensare. Perché aveva bisogno di una lezione privata? E perché doveva essergli impartita da Percy? La mente di Nico era piena di domande.
Era pronto per uscire da scuola, in modo da poter cominciare tutto. Stava guardando accigliato l'orologio quando si sentì colpire dietro la testa da una pallina di carta. Si girò sul posto per fissare il prepotente, che aveva capito si chiamasse Carl.
- Che c'è? - chiese Carl con un ghigno fastidioso sulla faccia. Nico roteò gli occhi e si girò di nuovo. Non gli andava più di sopportarlo. Appoggiò il mento sul palmo, mantenendosi la testa. Forse avrebbe dovuto accettare la richiesta di Percy di aiutarlo con il suo problema. Nico brontolò sottovoce quando si sentì colpire dietro la testa da un'altra pallina di carta.
Finalmente arrivarono le tre, e il suo giorno di scuola giunse al termine. Si incamminò verso il suo armadietto e mise a posto i libri di cui non aveva bisogno. Chiudendo l'armadietto, si diresse fuori. Nico oltrepassò il portone e finì immediatamente sul pavimento. Cal e suo fratello, Zethes, risero di lui. Nico lanciò loro un'occhiataccia mentre si alzava in piedi. Individuò la macchina rossa di Apollo nel posteggio. Decise che se ne sarebbe andato semplicemente via, perciò si incamminò verso l'auto.
Senza alcuna intenzione di lasciarlo stare, Zethes e Cal lo seguirono. - Dove stai andando, gay? - lo schernì Cal.
- Fermo, Cal, non avvicinarti troppo. Potrebbe mischiarti l'omosessualità - aggiunse Zethes con un ghigno.
Nonostante tutto, Nico continuò a camminare. Non gli andava di sopportarli ancora, quel giorno. Era pronto per tornare al Lotus. Sentì Cal ringhiare alle sue spalle. Il bulletto afferrò la spalla di Nico e lo costrinse a voltarsi. - Dove cazzo pensi di andare, frocio? Presta attenzione quando ti parlo!
Nico sentì la portiera di un auto che sbatteva forte alle sue spalle. Un braccio fermo lo liberò dalla presa di Cal. Apollo fece un passo davanti a Nico, torreggiando con tutta la sua altezza sui due bulli. - C'è qualche problema, qui? - chiese Apollo con odio. Nico sbirciò oltre il suo corpo per guardare Zethes e Cal. I due stavano fissando il biondo, ma senza muovere un dito. - Se avete finito con il mio amico, qui, credo che lo porterò a casa.
Zethes picchiettò sulla spalla di Cal e i due girarono i tacchi per andare via. Apollo restò davanti a Nico fino a che i due non si furono allontanati dal suo campo visivo. Poi si voltò e afferrò Nico per il braccio, trascinandolo verso la macchina. Nico salì a bordo mentre Apollo accendeva la macchina e la guidava fuori dal posteggio.
- Perché non mi hai mai detto niente di quei bulli? - chiese Apollo severamente, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso.
- Non è niente che non possa sopportare - disse Nico in risposta. - Sono grande abbastanza da occuparmi di me stesso.
- Certamente. E' per questo che ti stavi facendo sottomettere? Ritieniti fortunato che sia stato io a venirti a prendere. Se fosse stato Percy, gli avrebbe spezzato le braccia.
- Perché avrebbe dovuto farlo?
- Perché non gli piacciono le persone che ci feriscono. - Dopodiché, tra i due cadde un silenzio imbarazzante. Nico appoggiò la testa sul finestrino. Una parte di lui non riusciva a smettere di sentirsi gelosa per il fatto che Apollo avesse fatto sesso con Percy. La parte razionale del suo cervello cercava di ricordargli che faceva solo parte del lavoro del biondo. Alla fine, non aveva grande importanza, in ogni caso. Percy non sarebbe mai stato suo. Come gli avevano detto gli altri, Percy non si interessava mai a nessuno.
Nico si sentiva ansioso per tutta quella storia. Non aveva mai fatto una cosa del genere, prima d'ora. Percy era stato la prima persona a vederlo nudo da quando era un neonato. Era nervoso per il fatto di essere costretto ad esporsi sul palco. Anzi, non era costretto: era stato lui a scegliere di farlo. Perché, però?
Che fosse a causa dell'atteggiamento spavaldo di Luke? Voleva far parte della "famiglia" dei Bambini Sperduti? Nessuno lo stava obbligando, in ogni caso. Non avrebbe mai potuto dare la colpa agli altri di essere stato spinto a farlo. Lo avevano avvertito tutti. Avevano tentato di proteggerlo al meglio che potevano, ma lui non li aveva ascoltati. Nico sapeva che probabilmente avrebbe potuto dire di no: in quel caso, sarebbe tornato tutto alla normalità. Solo che c'era una parte di lui che voleva farlo.
Percy. Voleva dimostrare qualcosa a Percy. Voleva mostrare al ragazzo di non essere un bambino piccolo. Voleva che Percy lo trattasse almeno come gli altri. Al solo pensiero, Nico sentì le guance accendersi. Anche se non sarebbe stata una prima volta speciale, quasi desiderava che Percy facesse sesso con lui, come faceva con gli altri.
Al rumore di un tuono, Nico ritrasse la testa dal finestrino. Guardò in alto verso le nuvole temporalesche che si stavano formando nel cielo. - Sei emozionato di cominciare l'addestramento? - chiese Apollo mentre si fermavano nel garage del parcheggio.
Nico lo guardò e scrollò le spalle. - Immagino di sì. Non ho mai fatto niente del genere prima d'ora. Sono piuttosto nervoso riguardo il dover esporre il mio corpo.
Apollo parcheggiò la macchina, la spense e si voltò, fronteggiando Nico. - Ti ci abituerai. Non preoccuparti. Probabilmente non verrai toccato molto se resterai sul palco. Ritieniti fortunato a riguardo.
- Percy mi ha fatto vedere la camera di sicurezza, ieri sera. - Nico non sapeva perché avesse spifferato quella cosa. Le sue guance si scurirono quando Apollo alzò un sopracciglio.
Sulle labbra di Apollo si formò un sorrisetto. - Ti è piaciuto lo show? - Aumentando la distanza tra lui e Apollo, Nico scese dalla macchina, dirigendosi verso l'ascensore. Apollo uscì fuori e lo seguì. - Stavo solo scherzando - disse Apollo una volta che furono nell'ascensore. - Prendila come la tua prima lezione del giorno. Avrai bisogno di imparare a parlare come il resto di noi.
- Cosa intendi?
- Praticamente, qualunque cosa esca dalla tua bocca dev'essere seducente. - Apollo premette il pulsante del loro piano e cominciarono a salire. - Non è facile come sembra, ma una volta che ci avrai preso la mano, lo farai senza pensarci. Ovviamente, quando sei tra di noi, puoi sempre comportarti come fai di solito, come durante i giorni liberi.
- Nessuno mi farà una lap dance intorno, vero?
Apollo ridacchiò e si sporse verso Nico. - Solo se ne desideri una - disse con un occhiolino. Si tirò una ciocca di capelli. - Penso che ti divertirai, oggi.
- Niente orge - mormorò Nico mentre uscivano dall'ascensore. Apollo rise di nuovo e seguì Nico verso la sua camera. Una volta dentro, Nico raccolse la sua roba. - Devo indossare qualcosa in particolare?
- Abiti larghi, immagino. Puoi indossare gli stessi vestiti di quando facciamo allenamento. A proposito, ho bisogno di correre a cambiarmi.
Nico fece un cenno al biondo mentre usciva dalla porta. Si diresse verso il bagno, cercando dei vestiti da allenamento puliti. Dopo aver trovato un paio di pantaloncini neri e una maglietta rossa, cominciò a cambiarsi.
Quando ebbe finito, afferrò il suo telefono e la chiave prima di lasciare la camera. Si incamminò nel corridoio proprio mentre Apollo e Will uscivano dalla loro stanza. I capelli di Will erano bagnati: probabilmente era appena stato sotto la doccia. Nico aveva imparato da settimane a smettere di fare domande sulle abitudini notturne dei Bambini Sperduti. A causa delle ore piccole che facevano, cercavano sempre di dormire più che potevano. Will rivolse a Nico un piccolo cenno mentre i tre si dirigevano verso l'ascensore. - Ehilà, Nico - disse Will con uno sbadiglio.
I tre salirono sull'ascensore e Will premette il pulsante per la destinazione desiderata. Mentre aspettavano, si stiracchiò e fece schioccare la schiena. Nico non riuscì ad evitare di vagare con lo sguardo sul ventre esposto di Will, quando la sua camicia si alzò. Era quasi ingiusto il fatto che tutti i loro fisici fossero così perfetti. Non per dire che il corpo di Nico fosse qualcosa di cui vergognarsi. Era bello poter finalmente guardarsi allo specchio.
- Allora, Nico, come ti senti sapendo di dover salire sul palco? - chiese Will, cercando di spezzare il silenzio.
- Un po' nervoso. Non sono molto abituato a tutta questa roba - chiese Nico, arrossendo leggermente.
Apollo e Will si guardarono per un momento. - Nico, sei vergine? - chiese Apollo senza mezzi termini.
La faccia di Nico si accese come un pomodoro. - Sì - mormorò sottovoce, ma i due biondini lo sentirono comunque.
- Che carino! - disse Will. - E' un peccato che tu non possa lavorare nelle stanze nascoste. Il prezzo per la verginità è piuttosto alto. - Se possibile, Nico divenne di una sfumatura ancor più scura di rosso.
- Immagino che tu non sappia praticamente niente di seduzione - disse Apollo.
Nico seppellì il viso tra le mani. - E' solo che... non ho mai trovato la persona giusta - mormorò. - Mia mamma e mia sorella mi hanno più o meno inculcato di dover aspettare.
- Perché? - dissero i due biondini all'unisono.
- Il sesso è divertente - disse Will. - E' un bell'anti-stress.
Prima che Nico potesse replicare, la porta dell'ascensore si aprì e i tre si diressero nella parte privata della palestra che utilizzavano i Bambini Sperduti. Quando arrivarono, trovarono il resto dei Bambini Sperduti allineati lungo il muro più vicino. Si agitavano tutti nervosamente, fissando qualcosa con orrore. Nico si voltò per ritrovarsi Percy che camminava dall'altra parte della stanza. Era al telefono con qualcuno, chiaramente poco contento. La sua mascella era ben salda e i suoi occhi ardevano di rabbia. Stava parlando in una lingua che, secondo Nico, assomigliava al tedesco - cosa che lo faceva sembrare ancora più arrabbiato.
Apollo portò una mano sulla schiena di Nico, spingendolo nella stanza. Si chiuse la porta alle spalle e i tre nuovi arrivati si avvicinarono per sistemarsi silenziosamente tra gli altri. - Cosa succede? - sussurrò Apollo a Beckendorf.
- Ha chiamato Gea. C'è qualcosa che la disturba - rispose Beckendorf, tenendo gli occhi fissi sulla figura fumante di Percy.
Con stizza, Percy disse arrivederci alla donna e attaccò il telefono. Si passò una mano sulla bocca. Leo si tenne a pochi metri di distanza da Percy, avvicinandosi al ragazzo arrabbiato solo quando ebbe posato il telefono in tasca. - Cosa ti ha detto? - domandò Leo.
- Sembra che abbiamo un problema. Gea mi ha appena informato che Zeus ha aperto un'attività simile a qualche isolato da qui. Non ha certo la raffinatezza del Lotus, ma è pur sempre una spina nel fianco - replicò Percy, facendo schioccare il collo. - Dovrò vedermela con quel fottuto bastardo se non avrà qualche spunto. Giuro, è come un maledetto scarafaggio.
- Vado di sopra a vedere cosa posso fare.
Percy annuì. Leo girò sui tacchi e si avviò fuori dalla stanza. Percy fece avanti e indietro per qualche altro istante, mentre la stanza restava in silenzio. Finalmente sospirò e guardò in faccia il gruppo di ragazzi. - Devo occuparmi di questa cosa. Voglio che voi ragazzi introduciate Nico all'ambiente mentre sono via. Tornerò più tardi per controllare le cose. - Tutti i Bambini Sperduti annuirono e Percy si incamminò verso la porta. Nico si guardò attorno, sbattendo le palpebre. Era incredibile come un unico ragazzo potesse incutere paura ad ognuno di loro, specialmente quando Butch e Beckendorf erano più grossi di lui, sia in statura muscolare sia in altezza.
Apollo si schiarì la gola e fece un passo avanti. Batté le mani per attirare l'attenzione di tutti. - Allora, cominciamo - disse Apollo. Will si avvicinò e prese una sedia, posizionandola al centro della stanza. Apollo indicò a Nico di sedersi. Esitante, Nico si fece strada e si accomodò sulla sedia offerta. - Non avere paura, Nico. Non ti faremo del male. Inoltre, i vestiti resteranno al loro posto... almeno possibilmente.
Travis si avvicinò ad un altoparlante. Afferrò un iPod sulla cima. Premette "play" e la stanza fu riempita di musica. I Bambini Sperduti si sparpagliarono tutti per la stanza, formando un cerchio confuso.
- D'accordo, da dove iniziamo? - rifletté Apollo, fermo dietro la sedia di Nico. Quest'ultimo riusciva ancora a vederlo nello specchio che foderava il muro di fronte. Apollo si chinò per appoggiare la testa a pochi centimetri sopra la spalla di Nico. - Tutte le persone che vedrai là fuori sono qui per un unico scopo. Vogliono vedere te. Sei ciò che soddisfa le loro fantasie più selvagge.
- Sei il marito che non hanno mai avuto - aggiunse Ottaviano, avvicinandosi a Nico dall'altro lato.
- Sei il ragazzo della nave dei sogni mai arrivata - disse Travis dall'altro lato di Apollo.
Luke si fermò davanti a Nico. Si chinò e premette i palmi sulle sue gambe. - Sei l'avventura di una notte che vivono con te ogni sera, sul palco, quando più lo desiderano - aggiunse Luke. Nico deglutì mentre fissava i quattro ragazzi che lo circondavano. Sarebbe dovuto diventare come loro. Doveva farlo per dimostrare di non essere un bambino.
- Avrai bisogno di una personalità - disse Will, appoggiandosi alla spalla di Luke. - Beh, immagino che il tipetto innocente sia il più adatto. Ti viene naturale. - Tutti i Bambini Sperduti risero. Al loro divertimento, Nico si accigliò.
- Quali sono le vostre personalità? - chiese Nico. Tutti i ragazzi si allinearono di fronte a Nico.
- Siamo un po' di tutto. E' un'ottima strategia mostrare diversità di fronte alla varietà di clienti. In quel modo possiamo essere qualunque cosa loro vogliano. Tutto ciò che devono fare è scegliere uno di noi dal gruppo - disse Apollo, appoggiandosi alla spalla di Ottaviano. - Ovviamente, puoi scegliere i biondini sexy. - Apollo indicò sé stesso, Will, Ottaviano e Luke.
- Oppure i fratelli - disse Luke, indicando sé stesso e Ottaviano.
- O i gemelli - dissero gli Stolls.
- Mi piace riferirmi a me stesso come il ragazzo della nave dei sogni - disse Apollo con un ghigno. - Anche se emano un'atmosfera da spiaggia. Sono anche il musicista del gruppo, cosa che includo in qualche mia performance.
Ottaviano si passò una mano nei capelli, rivolgendo a Nico uno sguardo seducente. - Puoi sempre scegliere me e stimolare il cervello, prima di fartelo scopare - disse Ottaviano con un occhiolino. - Oppure potresti scopare il mio. Lavoro anche nella stanza dei capricci.
- Cos'è la stanza dei capricci?
Tutti i ragazzi ghignarono. - Beh, alcuni dei clienti preferiscono un... tocco più interessante.
- Se sei entrato nella camera di sicurezza, avrai visto le stanze con le fruste e tutta quella roba, giusto? - chiese Apollo. Nico annuì. - Ecco di cosa si occupa.
- Alcuni di noi si specializzano in materia. E' piuttosto divertente - disse Ottaviano con un grosso ghigno. - Me la cavo bene con un sacco di politici.
- Come mio fratello, anche io lavoro nella stanza dei capricci - disse Luke. - Tutti amano i ragazzi cattivi, specialmente quelli con una cicatrice. - Luke si diresse verso Nico. Si chinò, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. Gli afferrò i capelli e tirò la sua testa all'indietro. - Sono anche piuttosto bravo a dominare.
Butch e Beckendorf si avvicinarono. Luke si girò e torno in fila. - Se ti piacciono i tipi muscolosi, non cercare nessun'altro - disse Beckendorf con un sorrisetto.
- A molti clienti piace essere dominati - aggiunse Butch. - Arrivano sempre un sacco di richieste di gente che vuole essere scopata contro il muro. Anche io lavoro nella stanza dei capricci.
I gemelli ghignarono mentre Beckendorf e Butch tornavano in fila. Si tennero la mano mentre si avvicinavano a Nico. Travis avvolse un braccio intorno alla vita di Connor, mentre Connor circondò con le braccia il collo di Travis. - Sarai sorpreso dai gusti della gente. Siamo molto bravi nelle cose a tre - disse Travis, facendo l'occhiolino a Nico. - Anche noi due lavoriamo nella stanza dei capricci. 
Connor si strofinò sul collo del fratello. - Le persone pensano addirittura che sia sexy quando facciamo sesso tra di noi - disse Connor, ghignando. - Perciò incrementiamo il nostro amore fraterno quando lavoriamo in giro per l'albergo. - I due si separarono e tornarono in fila con i Bambini Sperduti.
Will fece un passo avanti. Mise un dito sotto il mento di Nico, inclinando la sua testa verso l'alto per guardarlo negli occhi. - A parte te, sono il più giovane del gruppo. La gente adora i ragazzi - disse Will, sporgendosi molto vicino a Nico. - Scoprirai molto presto che la maggior parte dei clienti ama l'aspetto giovanile. - Will tolse il dito e si allontanò da Nico. - Come Apollo, anche io emano un'atmosfera da ragazzo di spiaggia, con un leggero accenno stile "All American boy". 
I ragazzi si sparpagliarono di nuovo per la stanza. - Ha anche bisogno di imparare come si parla - disse Apollo, passandosi una mano tra i capelli.
- Non è così difficile - dichiarò Connor, guardando Nico. - Ricorda solo che tutto quello che dici dev'essere seducente. Puoi dire quel cazzo che vuoi quando sei con noi o a scuola, ma devi stare attento a come parli da queste parti.
- Ogni parola che fuoriesce dalla tua bocca dev'essere allettante - aggiunse Travis.
- Devi ipnotizzarli non solo con le parole, ma anche con gli occhi - disse Luke. - Devi sempre assicurarti che ti stiano prestando attenzione.
- Impara a muovere bene il tuo corpo - disse Will, sedendosi sul pavimento. - Qualunque mossa il tuo corpo faccia deve attirare gli sguardi.
- Devi camminare con aria di sicurezza - dichiarò Beckendorf, picchiettando la schiena di Nico.
- Mantieni sempre il contatto visivo - suggerì Butch.
- Devono essere loro a contorcersi sul loro posto, non tu - dichiarò Travis, facendo sedere Connor sopra di lui.
- Devi essere provocante - disse Apollo con un occhiolino. - Capace di stimolarli con gli occhi e con la mente. Persino il suono della tua voce dev'essere allettante.
- In ogni caso, non pensare di essere una loro proprietà. Se mai ti toccassero anche solo con un dito, si ritroverebbero nella merda - disse Connor con un sorriso storto.
- Sei tu che cominci il contatto, non loro - disse Luke, indicando Nico con un dito. - L'unico posto in cui gli è concesso di toccarci per primi è la camera di sicurezza.
- E l'unico caso in cui gli è concesso di toccarti sul pavimento è quando ti pagano - aggiunse Ottaviano, appoggiandosi al muro.
- Il che mi ricorda... - disse Apollo, schioccando le dita. - ...che dobbiamo procurargli qualche accessorio e tutto il resto.
- Cosa? - chiese Nico. Non suonava tanto bene.
- Roba come costumi Speedo, completi speciali, eccetera...
- Non spaventarti, Neeks - disse Connor. - Sarà divertente. Avremo più tempo per legare quando ti vedremo in vari capi di abbigliamento succinti. - Le guance di Nico si accesero.
La porta della stanza si aprì e Percy entrò all'interno. Sembrava essersi calmato, rispetto a prima. Tutti i ragazzi parvero rilassati, quando se ne accorsero. - Come sta andando? - chiese Percy, appoggiandosi alla parete accanto alla porta.
- Gli verrà naturale in pochissimo tempo! - esclamò Travis con un ghigno.
Percy roteò gli occhi. - Cosa gli avete spiegato? - chiese, rivolgendosi ad Apollo.
Apollo soffiò con le labbra. - Le basi - rispose il biondo. - Gli abbiamo spegiato le nostre specialità, come parlare, il modo di camminare, e ci stiamo organizzando per attrezzarlo.
Percy annuì. - D'accordo. Penso che possa bastare, per oggi. Potete andare tutti a prepararvi per il lavoro. - I ragazzi si alzarono in piedi e si diressero verso la porta. Percy premette una mano sul petto di Nico quando fece per avvicinarsi alla porta. Si chinò per sussurrargli all'orecchio. - Dove pensi di andare? Non ti avevo detto che ti avrei dato una lezione privata? - Nico sentì il viso andare in fiamme. Percy lo spinse di nuovo sulla sua sedia.
- Ch-che tipo di lezione privata? - balbettò Nico.
Percy ghignò. - Ti farò vedere come applicare quello che ti hanno insegnato. - Le dita di Percy raggiunsero l'orlo della maglietta, sollevando il tessuto oltre la testa. Gli occhi di Nico si spalancarono mentre fissava il corpo senza difetti di Percy. Il suo torso era perfetto. Era magro e tonico al punto giusto. La pelle abbronzata non aveva nemmeno un'imperfezione. - A questo punto, credo che dovresti essere già capace di acquisire il modo corretto di parlare. Tutto ciò che serviva era prestare attenzione a come parliamo di solito. Non faccio più lo spogliarellista, ma parlo ancora come loro, in pubblico. Sarai sorpreso di quanto le persone possano essere cooperative quando sai lavorare bene sulla seduzione.
- Puoi farmi un esempio?
Percy si spostò i capelli dagli occhi. Si sporse in avanti, vicino all'orecchio di Nico. - Che tipo di esempio ti piacerebbe, Nico? - sussurrò Percy in modo seducente. Nico rabbrividì alla sensazione del respiro di Percy sul suo collo. Percy fece schioccare le dita. - A proposito, hai bisogno di imparare ad interagire come si deve. Toccherai i clienti molto raramente. Devi sapere come sedurli senza toccarli.
Nico inclinò la testa di lato. - Mi sono perso.
Percy alzò una mano e la fece scivolare sul braccio di Nico, senza toccare la pelle. Nico si agitò alla sensazione delle dita di Percy che gli sfioravano i peli del braccio. Poteva percepire il calore del suo corpo. I suoi occhi vacillarono sul petto esposto di Percy. Quella pelle sembrava magnifica. Nico avrebbe voluto allungare una mano e toccarla. Inconsciamente, la sua mano si sollevò e fece per avvicinarsi a Percy. Percy la schiaffeggiò via. Afferrò i capelli sulla nuca di Nico e gli tirò indietro la testa, esponendo il suo collo. Poi si mise cavalcioni sulla vita di Nico, senza sedersi sulle sue ginocchia. Si sporse in avanti, lasciando che le sue labbra sfiorassero la pelle morbida del collo di Nico. Nico poteva sentire il suo corpo farsi caldo. Percy soffiò sulla sua pelle, facendolo rabbrividire.
Nico fissò Percy negli occhi mentre il ragazzo più alto si distaccava. Si lasciò sfuggire un piccolo gemito allo sguardo negli occhi di Percy. Gli venne spontaneo protendersi in avanti mentre Percy faceva lo stesso. Percy lo spinse contro la sedia e finalmente si sedette sulle sue ginocchia. Impugnò le braccia di Nico ai lati della sedia. Portando le labbra a pochi centimetri da quelle Nico, continuò ad avvicinarsi. Gli occhi di Nico si chiusero di propria iniziativa. Riusciva a sentire il cuore che palpitava contro il petto, il quale saliva e scendeva pesantemente. Giusto un attimo prima di entrare in contatto, Percy arretrò, l'espressione che tornava normale. - Hai preso appunti? - disse con un ghigno.
Nico gemette, lasciando cadere la testa all'indietro. Percy si alzò in piedi e girò intorno a Nico. - E' stato completamente ingiusto - mormorò Nico. Percy gli sorrise e gli arruffò i capelli.
- Dovrai imparare a farlo. - Finalmente Percy si fermò, di nuovo davanti a Nico. - Sarà sempre più facile, con il tempo. Devi solo prencerci la mano. - Percy allungò la mano e aiutò Nico ad alzarsi. - Dovresti anche allenarti a camminare bene. Voglio vederti cominciare a pavoneggiarti e a sculettare. - Percy gli fece l'occhiolino. - Se gli sguardi di tutti non sono fissi sul tuo sedere, mentre cammini , vuol dire che lo stai facendo nel modo sbagliato. Oh, e non accovacciarti mai per prendere qualcosa a terra, piegati sempre. - Percy guardò l'orologio. - Bene, penso che sia tutto, per oggi. Puoi andare a cambiarti.
Nico rivolse a Percy un sorriso. - Grazie ancora - disse Nico, dirigendosi verso la porta. Quando Percy parlò di nuovo, si fermò.
- Un'altra cosa.
- Sì?
- Non perdere la tua innocenza, in tutto questo - disse Percy, ricambiando il sorriso.




Nico era seduto al tavolo con Hazel, Zoe, Ottaviano e Talia. Hazel avrebbe finalmente lavorato al bar con Nico, cosa che lo rendeva felice. Voleva conoscere meglio sia lei che Butch da quando li aveva recentemente incontrati. Al momento il gruppo stava cenando, scambiando qualche chiacchiera di volta in volta. - Allora, Ottaviano, come è andato Nico, oggi? - disse Talia, masticando un boccone.
Ottaviano guardò Nico per un momento. - Tutto bene. Ha dovuto solo sedersi e ascoltare, per oggi - rispose il biondino.
- Sono sicura che imparerà in fretta - disse Hazel con un sorriso.
- Mi ha impressionato il fatto che l'abbia presa così bene - disse Zoe. - Lo immaginavo così innocente da uscire fuori di testa.
- Non sono un bambino - disse Nico, con un broncio.
- Già, e nel tuo caso non aiuta, Nico - scherzò Talia. - Dovresti cominciare ad allenarti con i clienti, stasera. Almeno su come parlare e camminare.
- Prova ad allenarti camminando in camera - suggerì Zoe.
- Lavora sulle espressioni facciali davanti allo specchio - disse Ottaviano, prendendo un boccone.
- Espressioni facciali? - chiese Nico.
- Sì - disse Talia. - Devi guardarli nel modo giusto, come penso ti abbiano già detto i ragazzi. - Nico annuì. - L'espressione sul tuo viso dev'essere sempre adatta.
- Devi imparare a sedurre qualcuno solo con un'occhiata - aggiunse Hazel. 
- Perciò, come ci si sente ad essere un Bambino Sperduto?
- Lo è già? - commentò Ottaviano. - Non dovremmo prima aspettare che salga sul palco? - Lanciò un'occhiata a Nico. - Senza offesa.
- Niente offesa, credo - mormorò Nico.
- Non preoccuparti, Nico. Ti abbiamo assicurato un posto. Devi solo salire su quel palco e scuotere il sedere - disse Talia, facendo l'occhiolino.
- Beh, dovremmo andare a lavoro - dichiarò Zoe. Lei, Ottaviano e Talia si alzarono e salutarono Hazel e Nico. Nico guardò Hazel, che gli sorrise. Già gli piaceva; gli ricordava vagamente Bianca.
- Quindi... qual è la tua storia, Hazel? - chiese Nico, prendendo una bibita.
Hazel posò il tovagliolo sul tavolo, finendo di masticare il cibo. - Beh, sono cresciuta nel New Orleans con mia madre - rispose Hazel.
- Sei molto lontana da casa.
Hazel annuì, mordendosi il labbro inferiore. - Mia madre... non era una gran bella persona. Vendere il suo corpo per denaro era una cosa, ma cominciare a vendere anche il mio ne era un'altra. Ero solo una bambina quando iniziò a farlo, avevo dodici anni. Ero nauseata da me stessa la maggior parte delle notti. Vomitavo ogni volta che succedeva. Ero così disgustata. Crebbi odiando mia madre. Non capivo come una madre potesse fare una cosa del genere alla propria figlia.
- Mi dispiace tanto - sussurrò Nico.
Hazel alzò le spalle. - Finimmo per trasferirci in un quartiere messo piuttosto male. I siti web sulle offerte sessuali non erano sempre utili. Ti dico solo che finimmo per avere un'ampia lista di clienti provenienti dal nostro vicinato.
- E' orribile.
- E' acqua passata. Un giorno, cercai di fare qualche soldo mentre mia madre era via. Dopodichè, me la diedi a gambe. Feci l'autostop per andarmene lì. Passai un anno in mezzo alla strada prima che Percy mi trovasse. Ero più che entusiasta di accettare il lavoro. Considerando il mio passato, non era niente di nuovo, per me.
Nico terminò di mangiare, cercando di sbrigarsi per andare a lavoro. I due si alzarono e uscirono dal ristorante dell'albergo. Salirono sull'ascensore e Nico premette il pulsante per il bar. - Spero di potermi abituare a tutto questo come il resto di voi.
- Sono sicura che ci riuscirai. Ci siamo tutti noi per aiutarti ad imparare. Qui siamo una famiglia, Nico. Ci prendiamo cura l'uno dell'altro. - Alle parole confortanti di Hazel, sul viso di Nico si diffuse un sorriso. Forse le cose non sarebbero state così male, lì. Aveva una nuova famiglia ad aiutarlo a prendersi cura di sè stesso.



















*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Pronto per voi un'altro aggiornamento-lampo! AHAHAHAH Siete felici?
Sto approfittando di questo periodo un po' meno "pervaso" dai compiti per rilassarmi un po' e, ovviamente, dedicarmi alla traduzione. La storia si sta sviluppando sempre più velocemente, come noterete dalla lettura di questo capitolo. Eccovi il link della fanfiction originale (Children of Loss, Capitolo 9) e del profilo dell'autore (XTheSonofHades). Grazie di cuore per tutte le recensioni che continuate a lasciarmi (sempre più lunghe AHAHAHAH vi adoro, ragazzi *-*). Un grazie speciale anche ai lettori, sia ai nuovi che ai vecchi :)
Ah, e buona lettura a tutti!

*
































Nico infilò i libri nell'armadietto, grato che la scuola fosse terminata. Chiuse la cerniera del suo zaino e se lo mise a tracolla sulla spalla. Spalancò la porta per uscire. Si infilò le cuffiette nelle orecchie e prese il telefono. Scrollò tra la nuova musica che Apollo gli aveva mandato, trovando una canzone che doveva ancora ascoltare.
Quando qualcuno lo tirò per lo zaino, Nico guaì. Cadde a terra, solo per ritrovarsi Cal e Zethes che ridevano di lui. - Sembra che oggi il tuo ragazzo non sia nei paraggi per proteggerti - osservò Cal, facendo scrocchiare le nocche.
- Non è il mio ragazzo - borbottò Nico, alzandosi dal pavimento.
- Non fa differenza, per noi - osservò Zethes. Al suono di qualcuno che si schiariva la gola, tutti si voltarono.
A pochi metri di distanza, intenta a sistemarsi gli occhiali da sole sulla testa, c'era Annabeth. Aveva gli occhi spalancati, vicini alle lacrime. Corse verso Nico e lo strinse in un abbraccio.  - Nico, cosa sta succedendo? - chiese innocentemente. Guardò i suoi assalitori. - Non state dando fastidio al mio dolce Nico, vero?
Sia Cal che Zethes occhieggiavano Annabeth. Cal si leccò le labbra. - Uh. Come lo conosci? - chiese Cal, grattandosi la testa.
- E' il mio fidanzato - dichiarò Annabeth. Gli occhi di Nico si spalancarono quando la ragazza si avvicinò e gli piantò un bacio sulle labbra. Si distaccò con un sorriso. - Non gli darete fastidio, giusto? Sono sicura che, se trattaste Nico come si deve, potrei chiedere a qualche mia amica di passare un po' di tempo con voi. - Annabeth fece l'occhiolino. Cal e Zethes deglutirono.
Zethes si strofinò la nuca e pestò il pavimento. - No, noi... stavamo solo facendo un giro - disse Zethes.
Annabeth gli sorrise ancora di più. - Beh, adesso devo proprio portarmelo via. Ho bisogno di passare un po' di tempo da sola con lui prima che i suoi genitori ritornino. - Annabeth si avvolse un braccio di Nico intorno alla vita e cominciò a camminare.
- Che cagnaccio fortunato - mormorò Cal mentre se ne andavano.
Quando furono in macchina, Nico guardò Annabeth. - Perché l'hai fatto? - domandò.
- Apollo ci ha informati dei tuoi problemi con dei bulli - dichiarò lei.
- Il che non spiega tutta quella scenata. - Nico agitò le braccia mentre Annabeth usciva dal parcheggio.
Annabeth roteò gli occhi. - Ho aiutato la tua reputazione. Più tardi mi ringrazierai.
- Voi ragazzi non vi vergognate per niente a sedurre così le persone?
- No - replicò Annabeth.
Nico emanò un lungo sospiro. - Devo ringraziarti, immagino.
Annabeth fece spallucce. - Sono sicura che non aggiusterà le cose in modo permanente, ma almeno ti concederà una pausa da quei bruti.
- Sono contento di potermi rilassare, stasera. Niente lavoro, per stanotte - dichiarò Nico allegramente, appoggiandosi al sedile.
- Sì, un sacco di ragazzi hanno la serata libera, oggi. Non avrai ferie nel weekend, questa settimana. - Nico si accigliò. - Hanno pianificato in anticipo una settimana molto impegnativa. Di solito Percy concede una giornata libera durante la settimana a chi dovrà lavorare di più nel weekend.
- Quindi... andremo da qualche parte?
- Credo che Percy abbia organizzato qualcosa per stasera, in realtà. - Nico annuì. - In ogni caso, io non ci sarò.
- Lavori? - Annabeth annuì. - Posso chiederti una cosa, Annabeth?
Annabeth lo guardò brevemente. - Certo, che c'è?
- Lavoravi al Lotus da prima che Percy diventasse direttore, giusto? - chiese Nico.
- Sì, Gea mi ci portò più o meno cinque mesi prima che Percy fosse promosso. Perché?
- Quanti anni aveva quando fu promosso?
Annabeth restò in silenzio per un momento. Nico immaginò che non apprezzasse le domande su quell'argomento. - Aveva appena compiuto diciott'anni quando divenne direttore. E' stato il regalo di compleanno di Gea.
- E tu quanti anni avevi, quando hai cominciato?
Annabeth guardò Nico con la coda dell'occhio. - Perché me lo chiedi?
Nico scrollò le spalle. - Immagino che tu abbia più o meno l'età di Percy. Sono solo curioso di sapere a che età hai iniziato.
Annabeth emise uno sbuffo d'aria. - Ho vent'anni, proprio come Percy. Quindi, prima che tu lo chieda, sì, ero minorenne quando ho cominciato. Anche la maggior parte degli altri aveva diciassette anni, all'inizio. Solo alcuni di loro erano un po' più grandi, e perciò legali.
- Come sei finita a fare questa vita?
- No.
- No? Cosa no?
- Non ti dirò niente riguardo a questo - replicò Annabeth, fermandosi nel garage. - Non mi piace parlarne. - Parcheggiò la macchina ed uscirono entrambi fuori. Nico si accigliò mentre entravano nell'ascensore, ma lei scelse di ignorarlo. Salirono al loro piano in silenzio. Una volta che l'ascensore si fu fermato, Annabeth guardò Nico. - Buona fortuna per l'addestramento. Oh, e cerca di non uscire troppo di testa. - Nico voleva farle un'altra domanda, ma lei se ne andò, facendogli un cenno girata di spalle.
Nico sospirò e si incamminò verso camera sua. Infilando la chiave nella fessura, aprì la porta ed entrò dentro. Appoggiò lo zaino sul divano e andò in camera da letto per cambiarsi. Optò per una maglietta nera e larga, con un paio di pantaloncini grigi. Afferrando il telefono e la chiave, Nico tornò all'ascensore.
All'arrivo in palestra, Nico trovò già tutti i Bambini Sperduti ad aspettarlo. - Buon pomeriggio, Nico - dissero tutti allegramente. Nico li osservò uno ad uno, curioso. Nascondevano qualcosa. Ognuno di loro aveva un grosso ghigno stampato in faccia.
- Che c'è? - domandò Nico, chiudendosi la porta alle spalle.
- Indovina cosa imparerai oggi? - chiese Connor, circondando le spalle di Nico con le braccia. Nico fece spallucce.
- Imparerai a spogliarti! - esclamò Travis.
- Di già? Non dovremmo tenere prima un altro po' di lezioni in proposito? - chiese Nico, nervoso.
Apollo scosse la testa, allontanandolo da Connor. - No. Il modo migliore per imparare è provare. Non preoccuparti, cercheremo di non sbavare troppo sul tuo corpo mezzo nudo. Niente promesse sulle palpate, però - disse Apollo, facendo l'occhiolino.
- Davvero gentile da parte tua - mormorò Nico. Apollo ghignò e lo schiaffeggiò sul sedere per incitarlo a muoversi. Nico si accigliò, strofinandosi il sedere, ma si posizionò di fronte al grosso specchio.
Appoggiato contro lo specchio, c'era Will. Guardò Nico, sogghignando. Apparentemente era molto divertente per tutti. - Non preoccuparti, Nico, ci spoglieremo con te - lo informò.
- Perché?
- Puoi usarci come distrazione - disse Ottaviano. Era seduto in un angolo, assorto momentaneamente in un libro. - Inoltre, ti aiuterà ad imparare.
- E come potrebbe aiutarmi?
- Guarda come ci muoviamo noi - sussurrò Luke nell'orecchio di Nico, facendolo rabbrividire.
Apollo roteò gli occhi e si sistemò vicino a Nico. - Allora, non è così difficile. Devi solo cercare di muovere il corpo correttamente. Assicurati di andare piano mentre ti togli i vestiti - lo informò Apollo. - D'accordo, cominciamo. - Tutti i ragazzi si posizionarono intorno a Nico. Partì una qualche canzone, e Nico li osservò mentre facevano scivolare le mani sul corpo.
- Devi essere seducente in ogni tuo movimento. Devi attirarli - disse Travis. Nico si morse il labbro e fece vagare le mani sull'orlo della maglietta. Quasi saltò quando percepì due paia di mani appoggiarsi sui suoi fianchi.
- Scuoti le anche mentre ti spogli - gli disse Luke. Lui e Apollo guidarono i fianchi di Nico a ritmo di musica fino a quando non seppe controllarli spontaneamente. - Bene. Adesso togliti la maglietta.
Nico si fece scappare un sospiro silenzioso prima di spostare di nuovo le mani sull'orlo della maglietta. Si assicurò di continuare a scuotere i fianchi mentre la sfilava lentamente sul torso. I suoi occhi si concentrarono su alcuni degli altri, impegnati a fare lo stesso. Avevano tutti una vasta gamma di corporature. Variavano dal fisico muscoloso di Beckendorf al corpo magro di Apollo, fino al fisico sottile di Connor.
Ognuno dei loro fisici era ipnotizzante. Venne talmente distratto che smise di sollevare la maglietta. Will gli diede una gomitata, riportandolo alla realtà, con un rossore che gli adornava il viso. Finalmente si sfilò la maglietta dalla testa, facendola cadere a terra. La musica continuò e i Bambini Sperduti accelerarono i movimenti. Nico cercò di imitare i loro gesti, trascinando la mano sul petto come alcuni degli altri.
Quando si toccò il sedere, Nico arrossì. Pensava fosse un movimento appropriato, dato che anche gli altri lo stavano facendo. - Sul pavimento - ordinò Apollo. Tutti si misero a terra. Tennero le mani al di sotto, per sostenersi, ma distesero le gambe. Nico arrossì di nuovo, costretto ad imitare una serie di spinte pelviche. Smise di muoversi quando i ragazzi lo intensificarono di una tacca. Scivolarono in avanti di pochi centimetri e schiaffeggiarono il pavimento con le mani. Poi si girarono e si rialzarono in piedi. Era interessante osservarli. Sembrava qualcosa di più di un semplice spogliarello, quasi una performance ben pianificata.
Nico riprese ad imitarli quando cominciarono di nuovo a scuotere i fianchi. Fece viaggiare la mano sui pantaloni mentre gli altri giocherellavano con l'orlo. Era interessante osservare i vari modi di sfilarsi i pantaloni. Alcuni tornarono a terra, mentre altri restarono in piedi. Apollo si sdraiò sulla schiena e prese a sfilare lentamente i pantaloncini lungo le gambe. Quando furono sotto le ginocchia, Apollo li tirò via saltando contemporaneamente in piedi. Butch scelse un approccio diverso. Strappò semplicemente il tessuto, rivelando la biancheria intima al di sotto.
Smisero tutti di muoversi quando si accorsero che Nico li stava osservando. Restarono immobili, con un ghigno stampato in faccia. Ottaviano indicò i pantaloncini di Nico. Nico gemette. L'avrebbero guardato mentre se li toglieva. Leccandosi le labbra, Nico trascinò le mani sul largo tessuto dei pantaloncini. Mentre continuava a scuotere i fianchi, Nico abbassò il tessuto sui fianchi. Ripensò ad alcune delle cose che gli avevano detto il giorno prima e si chinò per terminare l'opera. In questo modo guadagnò un bel po' di fischi e di applausi da parte dei ragazzi alle sue spalle. Si liberò dai pantaloncini e si voltò per fronteggiare i Bambini Sperduti, rammaricandosi di non indossare i bermuda.
- Aw, Nico, non essere timido. Tutti ci siamo visti nudi - disse Will, facendo l'occhiolino. Poi studiò il corpo di Nico. - Inoltre, non hai nulla di cui vergognarti.
- Buono, Will - ridacchiò Apollo. - Ricordati quello che ci hanno detto. - Nico inclinò la testa di lato.
- Puoi stare tranquillo, amico. Non ti faremo togliere anche quelli - dichiarò Beckendorf, indicando la biancheria di Nico. Nico annuì e si fece sfuggire un sospiro.
- Devi solo imparare a stare a tuo agio con il tuo corpo.
- Perciò, resteremo così anche noi - disse Travis, avvolgendo un braccio intorno alla vita del fratello. Non gli rendevano certo le cose facili.
- Dovrai imparare non solo a stare a tuo agio con il tuo corpo, ma anche con quelli degli altri - disse Luke, incrociando le braccia sul petto scolpito. Nico dovette distogliere lo sguardo per evitare di abbassare gli occhi su entrambi. Il fatto che indossassero tutti biancheria stretta non aiutava la situazione.
- Non essere timido. Puoi guardare, Nico - gli sussurrò Apollo nell'orecchio. Nico saltò, non avendo notato il biondo che si avvicinava. Lentamente, lasciò che i suoi occhi vagassero su ognuna delle coperte estremità inferiori altrui. Alcuni di loro sembravano piuttosto dotati. Nico arrossì quando qualcuno si voltò per mostrargli il fondoschiena; addirittura Connor si chinò, per lui. - Avvicinati, Nico, non avere paura. Ti facciamo persino toccare. - Gli occhi di Nico si dilatarono al tono seducente della voce di Apollo.
Si leccò le labbra e fissò il cavallo di Apollo. Apollo ghignò quando Nico allungò la mano verso il suo cavallo. La mano di Nico aleggiò sulla zona coperta per qualche secondo, domandandosi se fosse una buona idea. Quasi saltò al suono di qualcuno che si schiariva la gola.
Sull'entrata c'era Percy, con un sopracciglio alzato verso Nico. - Vedo che la lezione sta andando bene - rifletté Percy. Apollo ghignò e portò le mani dietro la testa. Percy sospirò e fece un cenno in direzione della porta. - E' tutto, per oggi. - Nico guardò i Bambini Sperduti rivestirsi e incamminarsi verso la porta. Allungò la mano e stava per riprendere i pantaloncini quando Percy lo afferrò per il polso. - E' ora della lezione privata - sogghignò Percy. - Puoi lasciarli dove sono.
Nico arrossì quando Percy si sfilò la maglietta dalla testa. - An-annabeth mi ha detto che hai organizzato qualcosa per stasera - disse Nico, adocchiando l'ombelico di Percy.
Percy gettò via la maglietta e guardò Nico, che si coprì immediatamente il cavallo. Percy roteò gli occhi e spinse via le mani di Nico. - Sì, stavo per vedere un film in camera mia. Vuoi venire? - Nico annuì. - Bene. Ti tengo un posto. - Percy gli fece l'occhiolino, facendolo nuovamente arrossire. - Allora, sembra che il tuo corpo si stia sviluppando bene. Dovrò assicurarmene, per sapere come presentarti ai clienti.
Il rossore di Nico si diffuse anche sul collo mentre Percy lo studiava. Quest'ultimo gli spostò i capelli dagli occhi, un piccolo sorriso stampato in faccia. - Pensavo che non avrei lavorato nelle camere nascoste.
Percy ridacchiò, facendogli ricadere la frangia davanti agli occhi. - Non lo farai, ma di solito tutti hanno una personalità. Will aveva ragione, il tipetto innocente ti si addice benissimo. - Percy fece scorrere le mani sulle spalle di Nico e scese sul petto. - Hai davvero una pelle morbidissima.
- G-grazie - balbettò Nico, mentre le mani di Percy raggiungevano la pancia.
- Hai dei bei lineamenti. Aspetto cupo, carnagione pallida, innocente, e belle labbra. - Percy gli sfiorò le labbra con il pollice. - Corporatura, ottima. - Percy fece vagare le mani ai lati di Nico. - Fondoschiena... - Le sue mani viaggiarono dall'altro lato e gli tastarono il sedere. Nico ansimò e cadde su Percy, poggiando la mano sul suo torso nudo. - ...Davvero ottimo. - Nico arrossì al percepire del suo petto solido, lasciando che la sua mano vi scivolasse sopra per qualche centimetro. 
Quando Percy gli palpò il sedere, Nico rabbrividì. Si morse il labbro per trattenere i gemiti. - Percy - sussurrò Nico nel suo petto.
Percy fece vagare le mani sotto il tessuto della sua biancheria. - Vedi, è così che devi essere quando ti esibisci. Non devi vergognarti del tuo corpo. Voglio che tu ti senta a tuo agio con questo tipo di cose. - Nico avvolse le braccia intorno a Percy, ma Percy le spinse via. Fece un passo indietro, facendo gemere il ragazzo più piccolo. - C'è qualche problema?
- Ovviamente - mormorò Nico. Percy ridacchiò.
- Vuoi qualche momento per occupartene? - Percy alzò un sopracciglio mentre fissava il problema corrente di Nico.
- Magari, se la smettessi di prendermi in giro...
Percy fece un sorrisetto. - Ma è in questo che siamo bravi, qui. Dovrai fare la stessa cosa, Nico. Devi eccitare le persone e lasciarle in sospeso.
Nico si avvicinò a Percy e poggiò le mani sul suo petto. Aveva deciso di giocare al suo stesso gioco. - Oppure potresti aiutarmi tu stesso con il mio piccolo problema... - sussurrò Nico.
Percy ridacchiò e spinse via le mani di Nico dal petto. - Bel tentativo. Niente male, te lo concedo.
Nico gemette, abbandonando la testa all'indietro. - E' così ingiusto. Fai sesso con tutti gli altri, perchè non con me?
Gli occhi di Percy si fecero scuri. Spinse Nico contro il muro, sollevandolo da terra e avvolgendo le sue gambe intorno alla propria vita. Poi allungò una mano per tirare la parte posteriore della sua biancheria e afferrargli il sedere. - E' questo che vuoi? - ringhiò Percy nella gola di Nico, mordendogli dolcemente la spalla. Nico inarcò la schiena, emettendo un gemito fragoroso. Poi annuì con la testa. Percy ritrasse la testa per fissarlo negli occhi per un momento. Serrò la mascella e lasciò Nico di nuovo sul pavimento. - Perché vuoi tante cose? - chiese Percy.
- Che? - Nico sbatté le palpebre mentre il ragazzo dai capelli neri andava a rimettersi la maglietta.
- Hai voluto diventare uno spogliarellista quando ti ho offerto di restare solo nel bar. Ora, vuoi fare sesso con me. E quando sono entrato, un momento fa, stavi quasi per toccare il cazzo di Apollo. - Percy si infilò di nuovo la maglietta. Si passò una mano tra i capelli e tornò a fissare Nico. - Ti ho detto di mantenere la tua innocenza, e invece guarda cosa stai combinando.
Nico si morse la lingua mentre Percy lo fissava, aspettando una risposta. - S-stavo solo... non importa. - Percy sospirò e appoggiò una mano sul muro dietro la testa di Nico.
- Nico, so che gli altri ti hanno detto che non mi lascio coinvolgere da nessuno. Non sarebbe giusto per loro, con la vita che vivo. Tutto il resto sono solo affari. Sei innocente, Nico. E' per questo che ti ho tenuto lontano dallo strip club. Sei l'unico arrivato qui senza essere già stato danneggiato dal mondo. Puoi biasimarmi per aver voluto proteggere la tua innocenza? Speravo di poterti mantenere per due annetti, in modo che saresti andato via di tua iniziativa, senza farti coinvolgere in tutto questo. - Percy sospirò. - Non succede mai, però. Una volta diventato un Bambino Sperduto, non vai più via. - Percy lanciò a Nico una lunga occhiata prima di spingersi via dal muro e attraversare la porta, abbandonando Nico nella sua incredula confusione.





Nico bussò alla porta di Percy. Sentiva qualche risata proveniente dall'interno. Sperava che non si trattasse di un'orgia. Non sapeva più neanche se fosse o meno all'altezza del loro corridoio. Percy aprì la porta, rivolgendo a Nico un piccolo sorriso. Nico gli passò davanti, guardando nella stanza. Sul lato destro del divano era seduto Luke, con aria annoiata. All'estrema sinistra del divano c'era Will. Butch, Piper e Talia stavano intorno all'isola della cucina, intenti a versarsi delle bibite. La porta del balcone di Percy era aperta, con Zoe e Travis all'esterno, impegnati in una conversazione privata.
Percy spinse Nico sulla parte bassa della schiena, facendolo entrare in cucina. Butch, Piper e Talia salutarono Nico. - Vuoi qualcosa da bere? - chiese Talia, allungandogli un bicchiere rosso.
Percy prese il bicchiere prima che Nico potesse afferrarlo. - Non berrà nulla - replicò Percy. Nico si accigliò verso Percy, che decise di ignorarlo e prese un sorso di alcol.
- Ecco, Nico, puoi avere uno di questi - disse Piper con un sorriso. Tese un tramezzino per offrirlo a Nico. Lui le sorrise e prese il sandwich, portandolo alla bocca per dare un morso.
- Allora, cosa guardiamo? - chiese Nico una volta finito il tramezzino.
- The Woman In Black - replicò Percy, guardandolo con interesse. Nico emise un piccolo gemito rumoroso, che gli fece guadagnare un ghigno da parte di tutti i presenti nella stanza.
- Gli horror non sono proprio il mio genere.
Percy si avvicinò di modo che solo Nico potesse sentirlo. - Non preoccuparti, puoi sederti vicino a me. - Nico si leccò le labbra mentre Percy si allontanava. Lanciò un'occhiata agli altri tre, che fingevano di essere distratti, ma avevano dei grossi ghigni sulla faccia.
- Che ne dite di aiutarmi con questi? - chiese Talia, indicando le bevande che avevano versato. Presero tutti due bicchieri e tornarono in salotto. - E' ora del film! - Zoe e Travis tornarono dentro e si lasciarono cadere su una sedia, Zoe sdraiata sul grembo di Travis. Luke ghignò verso Percy quando il ragazzo dagli occhi verdi si accomodò accanto a lui. Tuttavia, la sua felicità fu di breve durata, perché Nico si sedette accanto all'altro lato di Percy; Luke trasformò il ghigno in un cipiglio.
- Oh, Nico, Apollo mi ha detto di informarti che domani andremo a fare spese, invece di fare lezione - lo informò Will.
- Spese? - domandò Nico.
- Devi attrezzarti, ricordi? - Nico annuì.
- Lavorerai al piano di sopra tutto il fine settimana - disse Percy mentre faceva partire il film.
- Di già?
Percy roteò gli occhi, fissando ancora la TV. - Intendo per servire le bevande, e roba del genere. Aspetteremo un'altra settimana prima di mandarti sul palco. - Percy saltò la pubblicità e aprì il menù principale del DVD. - Ti farà bene iniziare in un frenetico fine settimana. - Percy si sporse in avanti. - Tutti pronti? - Quando nessuno rispose, Percy premette il pulsante per la riproduzione. Tornò di nuovo sul divano. Butch spense le luci, lasciando tutti al buio. Talia tornò nella stanza, dopo essere andata a preparare qualche popcorn. Si lasciò cadere davanti al divano, tra le gambe di Luke. Luke si sporse in avanti e raccolse una manciata di popcorn, guadagnandosi un cipiglio da parte di Talia.
Nico cominciò ad essere nervoso già dopo la fine della prima scena, quando le bambine saltavano fuori dalla finestra. Si sporse più vicino a Percy, che era troppo distratto dall'alcol e dal film per notarlo. Quasi saltò durante la parte del film in cui il personaggio di Daniel Radcliffe ispezionava la casa. Quando sentì un braccio scivolare sulle sue spalle, si spaventò a morte. Lanciò un'occhiata a Percy, i cui occhi erano ancora fissi sulla TV. Percy avvicinò Nico al suo corpo, lasciandogli appoggiare la testa sulla sua spalla.
Tenne il braccio avvolto intorno a Nico, girandosi ogni tanto per controllare come stesse. Non sembrava più così spaventato, adesso. Non aveva più paura con quel braccio intorno al corpo. Sorrise tra sé e sé quando sentì la mano di Percy giocherellare con i suoi capelli. Continuava a passare dal giocare con i suoi capelli a giocare con il suo orecchio. Nico era felice. Forse c'era ancora una speranza.
La sua felicità durò poco, però, perché Luke appoggiò la mano sulla gamba di Percy. Percy sbatté le palpebre e lanciò un'occhiata a Luke. Luke si sporse in avanti e Percy si inclinò verso di lui. Sussurrò qualcosa nell'orecchio del direttore. Percy gli sussurrò qualcosa a sua volta, con un piccolo sorriso. Nico si accigliò quando il braccio di Percy si staccò dal suo corpo. L'attenzione di Percy si era spostata su Luke; adesso teneva il braccio attorno a lui. Tra sé e sé, Nico mise il broncio.
Sentì ridacchiare qualcuno alle sue spalle. Si voltò per ritrovarsi Will che gli sorrideva. Will si sporse in avanti per sussurrargli all'orecchio. - Non essere geloso. Percy coccola chiunque. - Nico sospirò e si accigliò. - Se può farti sentire meglio, hai mantenuto la sua attenzione per metà del film. E' un nuovo record.
Nico si inclinò per poter rispondere a Will. - Perciò, Percy ha fatto la stessa cosa con ognuno di voi? - chiese. Will annuì. - Esiste qualcosa che non faccia anche con il resto di voi?
Will si accigliò. - Detto da te sembra offensivo, Nico. Devi superare la tua cotta. Percy non stringe relazioni con noi. So che sembra che voglia sbattertelo in faccia, ma non è così. Percy è davvero bravo a letto. Intendo, sì, lo facciamo per avere orari migliori, ma il sesso con Percy può dare assuefazione.
- Hai ragione, è come se volessi sbattermelo in faccia. - Will ridacchiò. - Allora perché me lo stai dicendo?
- Perché sento che può aiutarti a capire alcuni di noi. Il sesso è un affare, ma è anche qualcosa di divertente da fare. Ero etero prima di venire qui, ma adesso sono bisessuale. Beh, è quasi obbligatorio esserlo, per questo lavoro. - Will annuì verso Luke. - Luke si sente minacciato da te.
- Perché? 
Will scrollò le spalle. - Non lo so. C'è qualcosa... ah, non importa. Meglio non dirlo. E' solo che a Luke piace il sesso con Percy. Vedila come nel regno animale: stai minacciando il suo territorio.
- Ma pensavo che Percy non avesse relazioni con i suoi dipendenti.
- Infatti non le ha - replicò Will. - Tu sei diverso, Nico. Non sei come il resto di noi. 
- Che vuoi dire? Diventerò anch'io un Bambino Sperduto. Farò lo spogliarellista.
Will gli sorrise. - Ma non sei come noi. - Il sorriso di Will svanì. Fermò lo sguardo di lato mentre parlava. - Noi siamo... complicati. Presto ti renderai conto di quanto siamo macchiati. Odiamo le persone che vengono qui, ci danno la nausea. Nonostante questo, dobbiamo fingere un sorriso e renderli felici. Ognuno di noi ha qualcosa di unico quando si tratta delle persone di questo mondo.
- Tipo cosa?
Will sorrise semplicemente e lo picchiettò sulla gamba. - Lo scoprirai presto. Comunque, sei il benvenuto se vuoi coccolarti con me - disse Will, facendo l'occhiolino. Nico roteò gli occhi e si appoggiò su di lui. Per un attimo gli sembrò che Percy avesse girato leggermente la testa, prima di riportare l'attenzione sul film. Will avvolse le braccia intorno a Nico mentre il ragazzo più piccolo si abbandonava sul suo petto.
Nico immaginò che prima o poi si sarebbe dovuto abituare ad una vita così, piena di intimità con gli altri Bambini Sperduti. Si guardò intorno per studiare il resto di loro, tutti accoccolati l'uno con l'altro. Suppose che a nessuno di loro importasse davvero di chi si trattasse, dato che apprezzavano la semplice compagnia reciproca. Erano tutti uguali, e proprio per questo erano tanto legati.
Le parole di Luke, Silena e Will continuavano a roteare nella sua testa. Luke gli aveva detto che avrebbe continuato a precipitare nella tana del coniglio fino a quando non avrebbe imparato a vederli per quello che erano realmente. Will gli aveva appena detto che tutti loro odiavano le persone che passavano per quel posto, sostenendo di considerarsi "macchiati". Silena gli aveva detto che indossavano tutti delle maschere per nascondere quello che sentivano davvero. Che era tutta una finzione, per loro. Indossavano delle maschere per non essere feriti dalle persone. Era quello? Si stavano proteggendo dalle persone?
Gli vennero in mente le parole dette da Percy in precedenza . "Una volta diventato un Bambino Sperduto, non vai più via." Che cosa intendeva? Non se ne sarebbero mai andati? Volevano restare in quell'albergo per sempre? Nico ammise che quella sensazione di famiglia era confortevole, e tutti i Bambini Sperduti erano parecchio divertenti, ma perché restare?
Prima che Nico se ne accorgesse, il film era finito. Si lamentarono tutti, mentre Butch riaccendeva le luci. Nico si sfilò dall'abbraccio di Will, stiracchiando le braccia sopra la testa. - Vi è piaciuto il film? - chiese Percy, stiracchiandosi a sua volta. Gli occhi di Nico saettarono sul piccolo pezzettino di pelle che venne esposta.
- Sì, era stupendo! - esclamò Talia. Gli altri annuirono, d'accordo.
- Direi che stasera si va a letto presto, vero? - chiese Butch, ripulendo i bicchieri vuoti.
Percy annuì. - Sì, andate a riposarvi un po' - disse con un sorrisetto pigro.
Tutti cominciarono a dirigersi verso la porta. Percy restò lì vicino e diede la buonanotte ad ognuno di loro. Nico si sedette sul divano, sperando di poter passare un altro po' di tempo con Percy. Tuttavia, Luke non sembrava intenzionato a fargli ottenere ciò che voleva. - Posso restare, se vuoi - disse Luke con tono seducente, percorrendo il petto di Percy con le dita.
Percy sorrise e roteò gli occhi. - Non stasera. Sono piuttosto stanco. Dovresti riposarti anche tu. - Luke mise il broncio, ma si incamminò verso la porta, dopo aver lanciato un'occhiataccia a Nico. Percy chiuse la porta dietro Luke, ridacchiando dolcemente. - Che serata. - Nico annuì. - Dovresti andare a letto anche tu.
Nico si morse il labbro. - Volevo parlare con te.
Percy si lasciò cadere di nuovo sul divano, appoggiando un braccio sulla gamba di Nico. - Parlare di cosa?
- Cosa intendevi, prima, quando hai detto che i Bambini Sperduti non vanno più via?
Percy si accigliò. Fissò lo sguardo privo di espressione sulla sua mano, che disegnava dei cerchi con il pollice sulla gamba di Nico. - Non c'è bisogno di preoccuparsi, ok? - Rivolse a Nico un sorriso.
- Non puoi dirmelo? Non volevi che io fossi diverso?
- Volevo, e lo voglio ancora. Ho solo fiducia nel fatto che lo gestirai da solo.
- Hai detto che devo tenermi stretta la mia innocenza. Come posso riuscirci durante tutto questo?
Percy gli sorrise. - Non sono stato io a coinvolgerti in tutto questo, è stata una tua scelta. Ti sei complicato le cose da solo. - Percy appoggiò la testa sul divano, avvicinando il viso a Nico. Si lasciò sfuggire un sospiro. - Non sarà facile. Se riesci ad uscirne anche solo con un brandello di innocenza, ne sarò felice. La differenza tra te e gli altri è che tu non odi il mondo. Non sei stanco come il resto di noi. Sei felice. Non perdere questa cosa, mentre sei qui.
Nico annuì e rivolse a Percy un piccolo sorriso. - Prometto che ci lavorerò.
- Bene - disse Percy con un altro sorriso. Nico lo fissò in silenzio per un momento. Fece vagare la mano sullo schienale del divano per giocherellare con i suoi capelli. Percy lo guardò divertito per un istante, ma si rilassò presto, chiudendo gli occhi. Nico pensò che lo stesse sfidando. Si sporse verso di lui fino a quando non sentì il suo respiro sul viso. Quando si trovò solo ad un paio di centimetri dalle sue labbra, Percy aprì gli occhi. Si tirò indietro, arrivando a sedersi sul bracciolo del divano. - Dovresti andare a dormire.
Nico sospirò. - Puoi spiegarmi perché fai questa cosa con me?
- Non sto facendo niente, con te.
- E' quello che intendo. Perché loro sì e io no? - Nico tentò di affrettarsi per avvicinarsi di più a Percy, ma Percy allungò un braccio per bloccarlo.
- Forse non ti voglio - sussurrò Percy.
Nico si morse il labbro. - E allora perché ti comporti come se mi volessi, certe volte? Prima mi riempi di speranze, e poi le distruggi tutte.
Percy si rifiutò di guardarlo, gli occhi fissi sul pavimento. - Questa conversazione è finita, Nico. - Si alzò in piedi, camminò verso la porta e la aprì. - Vai. - Nico lo guardò con un'espressione ferita, che Percy si rifiutò di affrontare. Si fece strada lentamente verso la porta. Prima di dirigersi in fondo al corridoio, si voltò a guardare Percy per un'ultima volta. Lo sentì emettere un lungo sospiro, riuscendo a capire a malapena l'ultima cosa che gli disse prima di chiudere la porta. - E' per il suo bene.
Nico si asciugò gli occhi mentre infilava la chiave nella fessura dell'ascensore e premeva il pulsante del suo piano. Perché Percy si comportava così? Quando la porta dell'ascensore si aprì di nuovo, fu sorpreso di trovare i Bambini Sperduti che correvano per il corridoio. Dalla mano di Talia volò un cuscino, che colpì Nico dritto in faccia. - Nico, eccoti! - esclamò Piper. - Vieni, unisciti alla lotta!
- Cosa succede? - chiese Nico, stringendo in mano il cuscino.
- Abbiamo pensato di divertirci ancora un po' - disse Travis con un sorriso. - Gli altri non scenderanno fino a tardi, e vorranno solo andare a letto, perciò abbiamo pensato di correre come i pazzi adesso che sono via.
Nico sbatté le palpebre e fece una manovra intorno a loro, lasciando cadere il cuscino sul pavimento. Sentì dei forti rumori provenienti dalla prima stanza sulla sinistra nel corridoio dei ragazzi. La porta era spalancata. Infilò la testa dentro per ritrovarsi Luke e Will seduti sul divano che giocavano con un videogame. - Ehi, Nico - lo chiamò Will, lanciando un'occhiata al nuovo arrivato.
- Ehi - mormorò Nico in risposta.
- Non duri molto a letto, non è vero? - osservò Luke. Will gli diede una gomitata, tenendo gli occhi fissi sulla TV.
- Non abbiamo fatto sesso.
Luke fece spallucce. - Niente di sorprendente.
- Che stanno facendo tutti?
- Si divertono un po' prima di dormire. - Luke prese un altro controller dal pavimento. - Vuoi giocare?
Nico entrò nella stanza. Lanciò un'occhiata alla TV. I personaggi sullo schermo sparavano alieni indossando una pesante armatura. - Sembra Halo.
- Halo 4, per la precisione - dichiarò Will.
Gli occhi di Nico si spalancarono, fissi sullo schermo. - Ma non uscirà fino al prossimo mese!
Luke e Will scrollarono le spalle. - Percy ha delle conoscenze - disse semplicemente Luke. - Allora vuoi giocare o no? - Sventolò in aria il controller. Nico fece un salto e lo afferrò, accomodandosi tra i due sul divano. Luke fece uscire i personaggi dalla campagna in modo che Nico potesse ricominciare da capo. Nico personalizzò velocemente il suo Spartano, e il trio si mise in viaggio all'interno del gioco.
- Allora, Nico... sei emozionato per le spese di domani? - chiese dopo un po' Will.
- Dipende dalla vostra assenza o presenza nel mio camerino - rispose Nico di rimando.
- Aww. Non toglierci il divertimento. Un'enorme orgia nel camerino... quella sì che sarebbe interessante.
- Non avete il minimo pudore.
- Rende le cose più interessati.
Nico giocò con Luke e Will per qualche oretta. Alla fine guardò il telefono e realizzò che era quasi mezzanotte. - Merda, devo andare a dormire - disse Nico, mettendo via il suo controller.
Will ghignò. - Wow. Dev'essere la prima volta che ti sento imprecare.
- No, lo fa. Quando piagnucola come una femminuccia - replicò Luke, appoggiando i piedi sul tavolino.
- Io non piagnucolo come una femminuccia - disse Nico con un'occhiataccia.
- Certo che no. Comunque, datti una mossa e vai a dormire. Io e Will abbiamo bisogno di un po' di privacy, a meno che tu non voglia restare a guardare.
- Oppure unirti a noi - disse Will, facendo l'occhiolino. Nico arrossì e scosse la testa. - Va bene. Buonanotte, Nico.
Nico fece un cenno mentre usciva dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Facevano davvero sesso tra di loro.
Gli altri avevano spostato il loro scherzo nel corridoio delle ragazze. Nico li guardò mentre infilava la chiave nella porta e la spalancava. Sospirò e si chiuse la porta alle spalle. Beh, almeno si sarebbe fatto qualche oretta extra di sonno.


























*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



E siamo al decimo capitolo!
Stavolta ci ho messo più tempo, per la traduzione, a causa di vari pomeriggi passati a studiare filosofia T_T Non sapete quanto odi quella materia, davvero.
Ringrazio subito tutti i gentilissimi recensori e lettori - più passa il tempo, più mi rendete felice *w*
E lo stesso vale per l'autore originale (XTheSonofHadesX). Questo è il link della fanfiction: Children of Loss, Capitolo 10.
Spero apprezzerete anche questa traduzione!
Buona lettura ^^

*






























Nico era fermo nel parcheggio della scuola, mentre aspettava di vedere chi sarebbe venuto a prenderlo quel giorno. Sarebbe stato così bello avere una macchina personale, in modo da non dover dipendere da altre persone per essere accompagnato all'andata e al ritorno da scuola. Parte di lui temeva la fine della scuola, perché avrebbe significato andare a fare spese con i ragazzi, e probabilmente lo avrebbero messo il più a disagio possibile.
Una Jaguard argentata salì sul marciapiede di fronte a lui. Nico alzò un sopracciglio, aprendo la portiera, e si infilò dentro. - Ehilà, Nico - lo salutò Rachel, aggiustandosi i capelli nello specchietto. - Pronto ad andare?
- Se usi la parola in modo vago - mormorò Nico.
- E' questo lo spirito giusto. - Nico sorrise e guardò di nuovo fuori dalla finestra. Con tutto quello che era successo, Nico non aveva più visto molto Rachel e Leo da quando aveva iniziato a lavorare nel bar.
- Rachel?
Rachel tenne gli occhi fissi sulla strada. - Hmm?
- Perché non vedo mai te o Leo passare del tempo con gli altri Bambini Sperduti?
Rachel schioccò la lingua. - E' complicato. Io e Leo non abbiamo bisogno di toglierci i vestiti per fare soldi, e penso che gli altri abbiano qualche risentimento a riguardo.
Nico si accigliò. - Non sembra molto giusto. - Rachel scrollò le spalle. - Mi avrebbero trattato allo stesso modo se Percy non mi avesse messo al piano di sopra?
Rachel sospirò. - Annabeth ha ragione, fai un sacco di domande. Guarda, Nico, gli altri sono solo complicati. Siamo tutti una famiglia, ma come hai notato, gli altri sono molto più vicini tra di loro. Cerca solo di non pensarci troppo.
Nico sbuffò e tirò fuori il telefono, studiando la lista dei suoi compagni di lavoro di quella sera. Si infilò il telefono in tasca e guardò Rachel. - Dovrei andare a fare spese con i ragazzi, oggi, ma come faccio? - chiese Nico.
- Ti riporterò all'albergo. Penso che abbiano un furgone dell'hotel per portarti a fare spese. Percy preferiva che ti venissi a prendere io, piuttosto che una banda di ragazzi selvaggi.
- Grazie, per questo.
Rachel ridacchiò. - Non sei come loro - riflettè.
Nico inclinò la testa. - Che intendi?
- Sei... normale. Non cerchi di essere qualcosa che non sei.
- Will mi ha detto qualcosa di simile, ieri sera.
- Allora vuol dire che hanno già notato la differenza tra te e loro.
- E quindi?
- Niente. - Rachel entò nel garage e parcheggiò la macchina. Si slacciò la cintura e si appoggiò al sedile, guardando Nico per un minuto. - Non è niente di cui ti debba preoccupare, Nico, ma non fare in modo che ti infastidiscano. Non è qualcosa che hai fatto tu, ricordatelo.
Nico la guardò divertito, ma prima che potesse chiederle cosa intendesse, Rachel uscì dalla macchina e si diresse verso l'ascensore. Tirò fuori un telefono dalla tasca e cominciò a scrivere un messaggio. Rivolse a Nico un piccolo sorriso quando salirono sull'ascensore.
Si fermarono al piano terra. Nico individuò all'istante il gruppetto di Bambini Sperduti nel bel mezzo dell'atrio. Rachel gli rivolse un cenno mentre usciva dall'ascensore. Prima che potesse uscire anche lui, Rachel prese il suo zaino e glielo sfilò dalle spalle. - Lo porterò nella tua stanza al posto tuo - disse con un sorriso. Nico annuì e le fece un cenno.
Si fece strada verso i Bambini Sperduti, che stavano ascoltando i gemelli mentre dicevano qualcosa di divertente. - Eccolo qui! - esclamò Beckendorf, spingendo Nico nel loro cerchio.
- Pronto per andare? - chiese Apollo.
- Pronto come non mai - borbottò Nico. Tutti i ragazzi gli sorrisero. - Non mi molestate.
- Toglici tutto il divertimento, perché no? - disse Connor con un broncio.
- Rilassati, Nico, nessuno ti molesterà, a meno che non conti il palpare la luce - scherzò Will. - Ispezioneremo tutto ciò che proverai. - Nico gemette.
- Stiamo perdendo tempo - dichiarò Luke, controllando il telefono. - Percy lo vuole di ritorno un paio d'ore prima che cominci il suo turno.
- Al furgone! - esclamarono i gemelli, afferrando Nico e trascinandolo fuori dal portone.
- Aiutami - sussurrò Nico alla signora dietro alla scrivania, mentre le passavano davanti. Apollo e Will le sorrisero e le fecero un cenno, assicurandole che Nico sarebbe stato bene. Buth tenne aperta la porta scorrevole mentre i gemelli trascinavano Nico nel furgone.
Il viaggio fu relativamente normale. Scelsero di parlare di semplici argomenti di tutti i giorni per la maggior parte del tempo. Solo un paio di volte, qualche ragazzo disse qualcosa riguardo allo spogliarello di Nico. Finalmente Beckendorf fermò il furgone ad un piccolo negozio e tutti i ragazzi si accalcarono fuori. Senza dargli possibilità di scappare, i gemelli afferrarono di nuovo le braccia di Nico e lo trascinarono all'interno.
Dietro il bancone c'era una donna magra e bionda. Aveva dei lunghi capelli dorati, un petto prosperoso e la pelle perfetta. I suoi occhi verdi luccicarono mentre sorrideva ai ragazzi. - Ehilà, ragazzi - disse la donna in un tono di voce liscio come la seta. - Cosa posso fare per voi, oggi?
Apollo si avvicinò al bancone e appoggiò il gomito sulla superficie, puntellandosi sul palmo della mano. - Oggi abbiamo un nuovo ragazzo con noi, Afrodite. Abbiamo pensato che potresti darci una mano a sistemarlo - le chiese Apollo.
Gli occhi della donna guizzarono su Nico, accendendosi quando si accorse di lui. - Oh mio Dio, è così carino. Dove lo ha trovato, Percy?
- Per la strada, come il resto di noi - brontolò Luke. Afrodite roteò gli occhi e girò intorno al bancone. Si avvicinò alla porta e cambiò il cartello in "chiuso".
- Sentitevi liberi di prendervi tutto il tempo che volete. Io farò un giro sul retro per vedere cosa posso prendere da lì. - Schioccò le dita ben curate, guardando Butch e Beckendorf. - Voi due uomini grandi e forti, che ne dite di darmi una mano a spostare qualche scatola? - Butch e Beckendorf annuirono e seguirono la donna bionda mentre spariva nella stanza scura.
- Quindi... cos'è questo posto? - chiese Nico, alzando un boa di piume rosa e guardandolo divertito.
- Questa è la Boutique di Afrodite - disse Ottaviano, spulciando tra uno degli scaffali.
- Percy le dà una busta paga per aiutarci con il nostro guardaroba - spiegò Travis.
- Quindi, quando veniamo qui, il posto è tutto nostro - aggiunse Connor. - Perciò, sentiti libero di guardare qualunque cosa ti piaccia.
- Sì, perché questo posto è adatto al mio stile - disse Nico privo di espressione.
Nico gironzolò nel posto per un bel po', senza realmente trovare qualcosa che volesse provare. I ragazzi, tuttavia, avevano trovato roba da fargli provare in abbondanza, scegliendo di ammassare qualunque cosa apprezzassero in uno dei camerini. Quando arrivò a contenere abbastanza roba, Will spinse dentro Nico, chiudendo la porta alle sue spalle. Nico sospirò. Restò immobile per un momento, evitando la pila di vestiti e oggetti vari che i Bambini Sperduti avevano scelto per lui. Sentì gli altri che si muovevano, all'esterno, palesemente impegnati a cercare ancora qualcosa da fargli provare.
Nico prese lo Speedo in cima alla pila, esitando. Qualcuno bussò alla porta, e Nico quasi saltò. - Se non cominci a provare la roba, entrerò dentro per sorvegliarti - lo avvertì Apollo.
- Ricevuto - si lamentò Nico, sfilandosi la maglietta dalla testa. Dopodiché si sfilò i jeans, non ancora intenzionato a togliere i boxer. Scavò di nuovo nella pila, cercando di trovare qualcosa che lo attirasse. Trovò vari Speedo - giudicando dall'abbigliamento che aveva visto l'altra sera al piano superiore, immaginava che ce ne sarebbero voluti tanti. Ne prese alcuni, prima di decidere che ne avrebbe mostrato un paio ai ragazzi. Se non l'avesse fatto, probabilmente sarebbero entrati loro per guardarlo. Liberandosi velocemente della biancheria, infilò lo Speedo. Aprì lentamente la porta, trovandosi i Bambini Sperduti che lo fissavano con larghi sorrisi. I gemelli fischiarono come lupi, guadagnandosi un'occhiataccia da Nico.
- Non essere timido, Nico. Il tuo corpo è sexy - gli assicurò Connor. 
- Voltati - comandò Luke, disegnando un cerchio nell'aria con il dito indice. Imbarazzato, Nico girò sul posto, fino a quando Travis non gli afferrò i fianchi per fermarlo. Nico gemette mentre i ragazzi perdevano tempo a criticare l'apparenza del suo sedere nello Speedo.
- Prendili - gli disse Apollo - così come ogni altro paio di Speedo che ti piace. Tieni bene a mente che ne avrai bisogno di molti, quindi comprendilo nel conto. - Nico annuì e sparì velocemente nel camerino. Un'uniforme da scolaro e un perizoma da uomo furono lanciati da sopra la porta.
- Oh diavolo, no! - urlò Nico, lasciando cadere il perizoma a terra.
- Non hai nessuna scelta a riguardo - rispose Ottaviano. Nico fissò la porta, sfilandosi lo Speedo. Si rimise la biancheria, non volendo restare nudo per troppo tempo. Creò una pila sulla sedia nell'angolo. Appoggiò lo Speedo nero e il perizoma sulla sedia prima di tornare alla pila. Setacciò i vari Speedo che stava studiando prima, lanciandone qualche paia colorati sulla sedia. Riprese l'uniforme dal pavimento e decise di provarla.
Ancora una volta, Nico riemerse dal camerino con un'espressione annoiata sulla faccia. - Dannazione - mormorò Apollo, scrutando Nico. - Direi che approvo.
- Io lo appoggio - disse Luke, fissando il sedere di Nico mentre gli voltava le spalle, un ghigno peccaminoso sulla faccia. - Può far parte di uno dei miei numeri.
- Non mi piace dove stiamo arrivando - disse Nico, disturbato.
- Questo ti fa davvero un bel culo, Nico - disse Travis, afferrandogli il sedere e facendolo saltare.
- Vado a cambiarmi, adesso.
- Lo compri! - gli gridò dietro Apollo.
- Sì, sì... - Nico si sfilò l'uniforme, lanciandola sulla sedia e cercando qualcos'altro da provare.
- Ho trovato un paio di cose - sentì dire da Afrodite, tornata dalla stanza sul retro. Nico gemette quando una scatola scivolò sotto la porta. Alzò il coperchio per vedere cosa ci fosse dentro.
- Non mi vestirò come un coniglio!
- Sarà adorabile.
- No. - Nico prese a calci il lato della scatola, rifiutandosi di provarla.
- D'accordo, fai pure il guastafeste. Ti ho trovato un costume perfetto per Halloween, comunque.
Nico tirò fuori la testa dalla porta. - Halloween?
- Facciamo uno spettacolo speciale ad Halloween - spiegò Ottaviano.
- Perciò avrai bisogno di un costume - continuò Butch.
Nico sospirò. - Va bene, aspettate un minuto - concordò. Sospirò di sollievo quando vide un semplice paio di pantaloni neri nella pila. Li prese e li infilò, notando rapidamente del velcro sul lato dei pantaloni. Meglio non chiedere a cosa serve, pensò Nico. Prese un papillon e se lo avvolse in fretta intorno al collo. Uscì di nuovo fuori, facendo una rapida sfilata per i ragazzi. Tutti sorrisero e alzarono il pollice. Nico brontolò e tornò nuovamente dentro.
- Volete che gli vada a prendere qualcosa per Natale mentre restate qui? - chiese Afrodite. Nico sospirò e picchiò la testa sul muro. Sentì Apollo ridacchiare.
- No, va bene così. Ritorneremo quando saremo più vicini - le disse Apollo.
Nico si sfilò i pantaloni e sciolse il papillon. Li fece cadere sulla pila crescente della sedia. Tornò all'altra pila e cercò di trovare qualcos'altro che gli piacesse. Un completo da uomo delle caverne, un costume da Robin, gambali da cowboy, un cappello da cowboy, un perizoma e un completo da marinaio si aggiunsero presto alla pila sulla sedia. Nico decise di lanciare qualche altro Speedo nella pila per sicurezza. Si rimise i suoi vestiti e uscì dal camerino. - Penso di aver finito - disse Nico. - Le cose che voglio sono sulla sedia.
Apollo annuì e andò a recuperare i suddetti indumenti. Tornò qualche secondo dopo e accumulò tutti i vestiti in una scatola. Luke infilò anche un paio di manette e un guinzaglio con collare borchiato. I gemelli aggiunsero dell'olio, un cappello Fedora e un trench. Will contribuì con diversi lecca-lecca, alcuni dei quali sovradimensionati.
Afrodite sorrise e allungò un'altra scatola a Nico. - Questo sarà perfetto per il tuo costume di Halloween. Ti sta così bene - disse, facendo l'occhiolino. Nico ridacchiò nervosamente e sbirciò nella scatola. Fissò la donna, confuso. - Non hai scelta se non di provarlo.
- Ma... - cominciò Nico, guardando Apollo.
- Niente ma, Nico - disse Apollo, scuotendo la testa.
- Tranne i tuoi in quel costume - disse Will con un occhiolino.
Nico gemette e si fece strada verso il camerino. Aprì la scatola e tirò fuori i pezzi. Si tolse un'altra volta i vestiti per poter provare il costume. Fece scivolare il tessuto attraverso la testa, lasciandolo cadere con grazia sul suo corpo. Afferrò un pezzo di corda e se l'avvolse intorno alla vita, ammirandosi nello specchio. Raccolse ed posizionò gli ultimi pezzi lì dove andavano prima di guardare per l'ultima volta il costume finito. Sorrise a sé stesso mentre fissava il suo riflesso. Non era così male, pensò tra sé e sé. Aprì lentamente la porta, e le mascelle dei ragazzi caddero dopo averlo visto. Afrodite, dietro il bancone, strillò. - Adorabile! - esclamò.
Percy li chiamò quasi un'ora dopo. Apollo sorrise, voltando le spalle a Nico e agli altri, e prese il telefono, mettendo il vivavoce. - Ehi, capo, come butta? - chiese scherzosamente.
- Ho chiamato per sapere come vanno le cose - giunse la voce di Percy dal telefono.
- Va tutto bene, niente di cui...
Nico si staccò dai gemelli e fece una corsa folle verso il telefono. - Percy, aiutami! - urlò. Afferrò il telefono dalla mano di Apollo, cadendo sul pavimento. - Percy! - urlò di nuovo.
- E' Nico? - chiese Percy.
- Nico? No - mentì Apollo, lanciando un'occhiataccia a Nico. Nico tirò dei calci, impotente, mentre Will e Ottaviano tentavano di infilarlo in un altro costume.
- Che cosa succede? - chiese Percy esasperato.
- Lo stiamo solo addobbando.
Nico si liberò di nuovo, strisciando sul pavimento con i pantaloni dell'uniforme da poliziotto intorno alle caviglie. Afferrò il telefono dalla mano di Apollo, cadendo nuovamente sul pavimento. - Percy! - urlò.
- Ciao, Nico - disse Percy, divertito.
Luke e Apollo afferrarono le gambe di Nico e lo trascinarono di nuovo verso il camerino. - Aiutami, Percy. Non la smettono di molestarmi.
- Ok, divertiti. - Nico spalancò la bocca quando Percy attaccò. Apollo ghignò e strappò il telefono dalle mani di Nico.
- Adesso, infilati quell'uniforme. Dobbiamo tornare - comandò Apollo. Nico sospirò e le sue spalle crollarono. - E' l'ultimo, prometto. - Nico annuì e si alzò in piedi, alzandosi i pantaloni sui fianchi. Butch gli lanciò la maglietta, che lui infilò velocemente, abbottonandola. Travis gli mise il cappello in testa. Fecero tutti un passo indietro per ammirare Nico, annuendo in approvazione.
- D'accordo, direi che abbiamo finito - disse Beckendorf ad Afrodite. - E' tempo di registrarlo.
Afrodite sorrise e digitalizzò tutti i capi d'abbigliamento, i costumi e gli oggetti per loro. Nico pescò la sua carta di debito dal portafoglio e la passò alla donna bionda. Quando ebbe finito, passò le buste a Nico e presto furono fuori dalla porta.
Nico sospirò di sollievo mentre si sedeva nel furgone. - Non è andata così male, giusto, Nico? - chiese Connor, con un ghigno malvagio sul viso.
Nico gemette e si accasciò nel sedile. - Mi sento violato - replicò. Tutti i ragazzi risero.
- Andrà tutto bene, ragazzino - disse Butch dal sedile del passeggero.
Tornarono all'albergo in silenzio. Apollo cominciò a cantare, ad un certo punto, cosa che fece sorridere Nico. Il biondo aveva davvero una bella voce. Gli occhi di Nico viaggiarono da Apollo, nel sedile di fronte a lui, a Luke e Ottaviano, seduti dietro il biondo. Luke aveva la testa leggermente rivolta verso Ottaviano, mentre ascoltava suo fratello parlare del libro che stava leggendo. Nico sorrise. Era bello vedere i Bambini Sperduti così, quando erano sé stessi e tenevano la guardia bassa.
Forse la personalità da stronzo di Luke era solo la sua maschera. Sembrava sfilarsela quando erano soli, specialmente quando in giro c'era suo fratello. Ottaviano era l'unica persona verso la quale Nico non aveva mai visto Luke fare il gradasso. Forse era un gran tenerone sotto tutto quel rancore.
Luke si accorse che Nico lo stava fissando e alzò il dito medio.
...O magari era solo uno stronzo.
Beckendorf parcheggiò il furgone e tutti i ragazzi si ammassarono fuori. Percy li stava aspettando nell'atrio, fissando il telefono quando i Bambini Sperduti entrarono. - Siete in ritardo - li informò.
Apollo si accigliò. - Solo di quindici minuti - replicò il biondo.
- Andate a prepararvi per il lavoro - ordinò Percy. Senza discussioni, i ragazzi lasciarono Percy e Nico da soli nel bel mezzo dell'atrio. Percy fissò lo sguardo su Nico, occhieggiando le buste che teneva in mano. - Ti sei divertito?
Nico lo scrutò. - Mi hai sentito, al telefono, e li hai comunque lasciati fare - sbuffò.
Percy ridacchiò e prese le buste dalle sue mani. - Rilassati, sarei intervenuto se avessi saputo che ti stavano davvero facendo qualcosa. - Percy tastò le buste. Nico lo osservò mentre i suoi occhi si accendevano e un sorriso gli si diffondeva sul viso. - Bella scelta. Allora, sei pronto per la tua lezione?
- Sempre.
- Bene. - Nico seguì Percy nell'ascensore e i due salirono al piano di sopra. Si incamminarono verso la palestra, dove Percy si chiuse la porta alle spalle. Appoggiò le buste di Nico accanto alla porta e posizionò una sedia al centro della stanza. - Siediti. - Nico fece come gli era stato detto, osservando Percy che camminava avanti e indietro per un po'. - Questa sarà la nostra ultima lezione privata.
Nico aggrottò le sopracciglia. - Oh.
Percy ghignò. - Non essere tanto felice. Sarai troppo impegnato da domani, non avremo tempo.
- Impegnato con cosa? - chiese Nico.
- Beh, i ragazzi sistemeranno alcune faccende dell'ultimo minuto con te, dopodiché le ragazze ti porteranno alla SPA. - Il suo ghigno crebbe. - Spero che non ti dispiaccia una ceretta.
- Che cosa mi faranno? - chiese Nico con orrore.
Percy ridacchiò e camminò dietro di lui, appoggiando le mani sulle sue spalle e la testa sul suo braccio. - Circe deve solo liberarsi dei tuoi peli, e occuparsi di qualche altra roba da preparare per  te entro venerdì sera. - Le sue mani scesero sul petto di Nico fino a quando non raggiunsero il grembo, poi le fece risalire, tracciando una scia sulle sue guance. - Quindi, penso sia ora di cominciare.
- Niente di specifico nell'agenda di oggi?
- Solo un paio di cose, e partiremo da quelle. - Percy afferrò la parte posteriore della sedia e la fece girare, allontanando la visuale di Nico dallo specchio.
- Perché lo hai fatto?
- Così non puoi vedere il mio riflesso. - Nico stava per aprire la bocca per rispondere, ma rabbrividì quando sentì il fantasma delle mani di Percy sulla maglietta. - Il tocco può essere molto importante, ma prima devi imparare a darlo in modo corretto. Un tocco troppo diretto può essere noioso, mentre un tocco leggero ha un effetto molto più... intimo. - Nico lasciò che gli occhi si chiudessero mentre sentiva le dita di Percy che scivolavano sul suo collo. Poi la mano smise di toccarlo. Nico cercò di voltarsi per guardare Percy, ma Percy spostò il viso di Nico in avanti. - Non sbirciare.
Nico rabbrividì alla sensazione del respiro di Percy dietro al collo. Rilassò il corpo mentre sentiva le carezze di Percy ritornare sul suo petto. In un primo momento la mano di Percy sfiorava la sua, subito dopo era sulla sua coscia, e dopo ancora risaliva sotto la sua maglietta.
- Comunque - dichiarò Percy, appoggiandosi le gambe di Nico sulle spalle. - A volte è desiderato un approccio più fisico. - Nico gemette mentre Percy premeva il corpo contro la sua parte inferiore. Percy sorrise. - A volte, dovrai essere dominante. - Nico annuì lentamente, ipnotizzato dalla vicinanza di Percy. La mano di Percy scivolò sulla sua maglietta, pizzicando i suoi capezzoli. Nico non riuscì a controllarsi, e roteò i fianchi contro Percy. Le mani di Percy li bloccarono subito. - Non farlo - ringhiò Percy.
- Perché? So che lo vuoi. E anch'io lo voglio. Qual è il problema? - ansimò Nico.
Percy fece un passo indietro, facendo cadere le gambe di Nico dalle sue spalle. - Perché ho detto di no. - Percy si raddrizzò prima di parlare ancora. - Cercherò di farti qualche altra lezione la prossima settimana. Voglio che tu riesca a fare tutto ciò che io e i ragazzi ti abbiamo mostrato prima del prossimo venerdì, siamo intesi?
- Sì - mormorò Nico, chiudendo le gambe e mettendosi seduto sulla sedia. Percy lasciò andare un respiro pesante. - Nient'altro?
Percy sogghignò, guardando finalmente Nico. - Dipende; riesci a controllare i tuoi ormoni?
Nico sbuffò e incrociò le braccia. - Non lo rendi così facile.
- Ti sto solo mostrando come fare un buon lavoro al piano di sopra.
- Attraverso lezioni private in cui riscaldi l'ambiente e subito dopo mi lasci in sospeso?
Percy alzò un sopracciglio. - Preferiresti non dover seguire nessuna lezione privata?
- N-no, non è quello che intendevo. E' solo frustrante.
Percy si accovacciò di fronte a Nico, appoggiando le braccia sulle sue gambe. - Sto solo cercando di darti una mano, Nico.
Nico si fissò il grembo. - M-mi dispiace.
Percy inclinò la testa di lato. - Per cosa?
- Per aver complicato le cose? Per aver letto male i segnali.
Percy sorrise e picchiettò la sua gamba. - Non preoccuparti, Nico. Inoltre, chi ha detto che non mi piace l'attenzione? - Percy gli fece l'occhiolino, e Nico arrossì. - Sei carino quando sei imbarazzato. - Percy si rialzò in piedi e si allontanò da Nico di qualche passo. - Direi che per oggi può bastare, comunque. Perché non vai a sistemare la tua roba, così ceniamo insieme?
Nico sorrise. - Mi piacerebbe.







Nico rivolse un sorriso a Percy quando individuò il ragazzo dai capelli neri che lo aspettava fuori dal ristorante dell'albergo. Percy gli sorrise di rimando e lo condusse all'interno. Dovette trattenere un cipiglio quando si accomodarono insieme a Butch, Piper e i gemelli. Percy batté il pugno con Butch e osservò il suo menù. Nico lanciò un'occhiata verso i gemelli, che sorridevano e gli alzavano i pollici. Nico li fissò interrogativo prima di guardare il menù.
Quando ebbero ordinato tutti, cominciarono varie conversazioni. - Allora, come sta andando Nico? - chiese Piper dopo un po'.
- Penso che andrà alla grande la prossima settimana - osservò Connor.
- Andrà molto bene anche questa settimana, quando servirà i drink - aggiunse Travis. - Oggi lo abbiamo addobbato per bene.
- E quelle lezioni private? - chiese Piper con un sorrisetto.
- Bene - replicò Percy, prendendo un sorso di bibita, senza guardarla. Piper si accigliò alla mancanza di dettagli. - Non dimenticarti di ricordare alle ragazze che ti ho elencato prima di portare Nico al suo appuntamento con Circe.
- Lo ricorderò - brontolò Piper.
Alla fine arrivò il cibo e il tavolo cominciò a mangiare. Nico non mantenne l'attenzione di Percy durante il pasto, dato che Percy era concentrato su Butch. Se Nico non avesse saputo nulla di più, avrebbe detto che erano vecchi amici. Percy sembrava entusiasta di parlare con Butch, più che altro di sport, che Nico aveva avuto difficoltà a seguire. Nico notò Piper che gli rivolgeva un sorriso triste mentre lo osservava guardare Percy. Era davvero così ovvio? Un caso tanto disperato? Nico non lo sapeva più, ormai. Percy lo confondeva.
Quando finì di mangiare, il gruppo restò al tavolo per parlare un altro po'. Sembravano tutti desiderosi di ottenere l'attenzione di Percy, mentre passava da una conversazione all'altra. Nonostante Nico non riuscisse a trovare nemmeno un momento per parlare con Percy, Percy gli afferrò il ginocchio sotto il tavolo. Nico sorrise tra sé e sé, ma allo stesso tempo gli faceva male la testa. Un'ora prima, Percy gli aveva detto di non provare nulla con lui, ma adesso lo stava toccando.
Alla fine, comunque, Percy dovette salutarli, poiché doveva prepararsi per la successiva notte movimentata. - E così si avvicina il lungo weekend - mormorò Travis, lanciando un'occhiata ad alcuni degli ospiti. Nico aveva notato che l'albergo era più affollato dagli ultimi due giorni. Immaginò significasse che la maggior parte di quelle persone sarebbero salite ai due piani superiori.
- Almeno ci daranno uno stipendio maggiore quando arriverà - gli ricordò Piper.
- Vero. - Travis si appoggiò allo schienale della sedia. - Ti senti pronto, Nico?
- Spero di sì - replicò Nico.
- Andrai alla grande, amico - gli assicurò Butch. - Intendo, hai avuto Percy come insegnante privato.
- Sì, nessuno di noi prende lezioni da lui - aggiunse Connor.
- Sì, ma nessuno di noi era innocente come Nico - intervenne Piper. Fissò Nico per un momento e cambiò espressione, come se avesse qualcosa di disgustoso in bocca. Nico si accigliò. Lei notò la sua reazione e prese un sorso d'acqua. - Mi è rimasto un brutto sapore in bocca, credo. - Nico tenne le sopracciglia aggrottate, poco convinto. Che cosa aveva fatto?
- Cosa c'è di tanto speciale nel seguire delle lezioni private? - chiese Nico, distogliendo l'attenzione da Piper.
- Amico, Percy era tipo il migliore di tutti quando faceva il nostro lavoro - rispose Connor. - Almeno, questo è quello che dice Annabeth.
- Parlando di lavoro, dovremmo cominciare ad andare - ricordò Travis, alzandosi in piedi.






Nico camminava nervosamente per il bar. La sera prima era stata così imbarazzante, per lui, e quella sera non era diversa. Adesso, cosciente di cosa succedesse al piano di sopra e della vera natura di quel posto, non riusciva ad impedirsi di guardare tutto in modo diverso. Si sentiva come se tutti i clienti lo scrutassero come un pezzo di carne, aspettando il momento giusto per avventarsi su di lui. Persino i suoi compagni di lavoro sembravano diversi, ora che sapeva che era tutta una messinscena.
Nico riportò al bancone un vassioio pieno di bicchieri vuoti. Appoggiò il vassoio, lasciando che Chirone ritirasse i bicchieri. - Diventerà mai più facile? Non riesco a smettere di guardare questo posto in modo diverso - confessò Nico.
- Ti ci abituerai - gli assicurò Calipso, appoggiandogli una mano sulla spalla. - Cerca di non farti impressionare.
- Nico, non c'è niente di cui ti debba preoccupare, quaggiù. Tutti i clienti sono stati informati esplicitamente da Percy del fatto che non gli è permesso toccare nessuno di voi al di fuori del piano di sopra - gli assicurò Chirone.
- O della stanza dei capricci - aggiunse Luke, lasciando cadere una bevanda ordinata. - Piagnucolerai di nuovo?
Nico sbuffò. - No. E' solo diverso, per me - rispose.
- Te l'avevo detto che non saresti stato in grado di reggerlo. Forse avresti dovuto ascoltare Percy.
- Non ho detto che non sono in grado di reggerlo.
Arrivò Annabeth, che schiaffeggiò Luke sul retro della testa. - Sii gentile - avvisò il biondo.
- Sissignora - disse Luke con un ghigno, guadagnandosi un'occhiataccia da Annabeth.
- Non riesci a dirgli qualcosa di carino? - chiese Calipso con un cipiglio.
- Come quella cosa che mi hai detto ieri su di lui? - Calipso si fece pallida. Luke roteò gli occhi e guardò Nico. - Sono stato già abbastanza gentile con lui durante le riunioni.
- E' abbastanza, tutti e due - li avvisò Chirone. - Adesso tornate a lavorare, e cominciate a comportarvi come la famiglia che dovreste essere.
- Sissignore - mormorarono tutti, andando via e lasciando Nico da solo al bancone, insieme a Chirone.
Chirone prese uno dei bicchieri e cominciò a pulirlo. Lanciò un'occhiata a Nico per notare il suo cipiglio. - Va tutto bene, ragazzo? - Nico annuì. - Non farti impressionare da loro. Non è colpa tua.
- E' quello che ha detto Rachel, ma non capisco cosa significa - replicò Nico.
Chirone sospirò, mettendo giù il bicchere pulito. - I Bambini Sperduti sono complicati, Nico, in modi che necessiteranno del tempo per essere capiti. Hai un effetto su di loro; tiralo fuori, e vedrai che ti seguiranno uno ad uno.
- Sono confusi. Sono sempre stati così amichevoli, ad eccezione di Luke, e qualche volta Ottaviano, ma oggi è come se mi disprezzassero.
- Non ti disprezzano, Nico - gli assicurò Chirone. - Nemmeno Luke ti disprezza. Stanno solo affrontando certe cose.
- Tipo cosa?
Chirone scosse la testa. - Non è compito mio parlartene. - Nico si accigliò, ma annuì. Prese un altro gruppo di bevande e si diresse verso la folla di tavoli.
Nico sospirò di sollievo quando finalmente arrivò l'ora della pausa. Entrò in sala pausa e la trovò occupata da Annabeth e Luke. Annabeth aveva le gambe sul grembo di Luke. Luke la stava ascoltando mentre giocherellava con il dito con uno dei suoi capelli. Annabeth smise di parlare quando notò Nico sull'entrata. - Penso che sia meglio tornare a lavorare - disse, alzandosi dal divano. Rivolse a Nico uno sguardo illeggibile e gli passò vicino, fermandosi sull'entrata. - Comportati bene - avvertì Luke.
Luke roteò gli occhi e aspettò che se ne andasse. Nico si avvicinò al frigo e afferrò una bottiglia d'acqua. Si incamminò per accomodarsi su una sedia. Agitò la bottiglia d'acqua, del tutto conscio dello sguardo di Luke fisso su di lui. Non voleva ricominciare a discutere, al momento, così cercò di ignorarlo.
- Che problema hai con me? - sbottò alla fine, rammaricandosene non appena le parole gli uscirono di bocca.
All'inizio Luke gli sorrise solamente, abbandonandosi sul divano e appoggiando le braccia sul retro. - Solo questo. Tu. Tu sei il mio problema - replicò con un ghigno spavaldo.
- Ma non ti ho fatto niente. Ho fatto qualcosa di sbagliato?
- No, ed è questo il problema. - Nico sbuffò. Il sorriso di Luke finalmente cadde, il viso che si faceva serio. - Non sei come noi.
- Che cosa significa?
- Se lo chiedi, non lo saprai mai. Chi ti dice che sono l'unico ad avere un problema con te? Dovresti ringraziarmi per essere stato almeno onesto con te riguardo i miei sentimenti, al contrario degli altri che cercano di farti sentire parte della famiglia e un emarginato allo stesso tempo.
- Non mi fanno sentire un emarginato - sostenne Nico.
- Non ancora, ma lo faranno.
- Dimmi solo che problema hai con me.
- No - disse Luke con aria di sfida.
- Allora come posso farci qualcosa?
Luke alzò le spalle. - Non è un mio problema - sogghignò. - Scoprilo da solo. Io me ne starò qui, a godermi lo spettacolo mentre veni ferito nel profondo. E non solo dagli altri Bambini Sperduti, anche da Percy: e quella sarà la parte migliore.


































*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


L'undicesimo capitolo è pronto!
Cercherò di non dilungarmi troppo, perché devo ancora fare lo shampoo e domani devo svegliarmi prima per ripetere storia prima del compito (speriamo che vada tutto bene T_T).
Ringrazio tutti i recensori dello scorso capitolo (ai quali risponderò presto, non appena troverò del tempo) e mi scuso nel caso l'attesa sia stata nuovamente troppo lunga. Ecco a voi il link della fanfiction originale (Children of Loss, Chapter 11) e quello del profilo dell'autore (XTheSonofHadesX). Spero che apprezziate la traduzione! :3
Buona lettura a tutti ^^

*

























Talia introdusse Nico nella palestra, sorridendo ai Bambini Sperduti. - E' tutto vostro, ragazzi. Ricordatevi solo che dev'essere giù per il suo appuntamento in tempo - disse prima di chiudere la porta. Le spalle di Nico crollarono mentre si faceva strada verso il centro della stanza. Apollo gli si avvicinò e lo fece posizionare al centro dei ragazzi, tutti in piedi davanti allo specchio.
Apollo gli strinse le spalle prima di prendere posto accanto a lui. - D'accordo, Nico, questa sarà la tua ultima lezione prima di cominciare a lavorare al piano di sopra, domani. Siamo tutti troppo impegnati a preparare e a fare il resto per organizzare una lezione domani, quindi dobbiamo occuparci del tuo comportamento oggi - lo informò il biondo.
- Dopodiché, ci alleneremo un altro po' nello spogliarello, dato che dovrai essere perfetto prima della settimana prossima - aggiunse Luke. Nico annuì. Luke gli stropicciò la faccia con un sospiro. - D'accordo, ti abbiamo insegnato le basi; oggi dovrai dimostrarci cos'hai imparato.
- Mostraci come parlare, camminare, e tutte le tecniche di cui abbiamo informato - contò Travis sulla punta delle dita.
- Ok. Come volete che ve lo dimostri? - chiese Nico.
Tutti ghignarono. - Tramite noi stessi, ovviamente - disse Will, avvolgendo il braccio intorno alle sue spalle.
Nico gemette, guadagnandosi una risata generale. - Devo proprio? E' così imbarazzante.
- Beh, Nico, se non riesci a verificarlo su di noi, come possiamo sapere che riesci a farlo con i clienti? - disse Ottaviano.
Nico sospirò e annuì. Tutti i ragazzi presero una sedia e ognuno di lorò si accomodò di fronte a Nico. Nico li fissò, ma loro gli sorrisero semplicemente. Non gli avrebbero reso le cose facili, non l'avevano mai fatto. - Con cosa volete che cominci? - mormorò Nico.
- Cominceremo con qualcosa di semplice, che per te non sia una tortura - dichiarò Butch. - Mostraci come camminare.
Nico annuì e prese un respiro profondo. Era così umiliante. Cercò di riportare alla mente tutto ciò che gli avevano detto riguardo la camminata. Annuì tra sé e sé e cominciò a camminare.
- Muovi un po' di più i fianchi - disse Apollo, tenendosi il mento. Nico annuì.
- Troppo - dichiarò Will. Nico gemette e prese un altro respiro profondo.
Raddrizzò le spalle e rese il passo più ondeggiante. Mantenne le mani ai lati, facendole oscillare leggermente mentre si muoveva. Lanciò un'occhiata ad Apollo per vedere se lo stava facendo bene. Apollo si picchiettò un dito sulle labbra, ma non disse nulla. Nico esalò lentamente e continuò a muoversi.
Luke lanciò una penna sul pavimento di fronte a Nico. - Raccoglila - ordinò.
Nico annuì e si chinò lentamente, girando il sedere verso i ragazzi. Si allungò e afferrò la penna dal pavimento. Si fermò e si girò verso di loro. - Molto bene - dichiarò Apollo con un sorriso.
Ottaviano si chinò in avanti sulla sedia. - Ora arriva la parte divertente. Devi mostrarci come parlare. Ad ognuno di noi - ordinò il biondo.
- Sentiti libero di usare il contatto fisico - aggiunse Connor.
- Ma non troppo - terminò Travis.
Nico annuì e decise di seguire l'ordine della fila. Si fermò prima davanti a Will, che aveva un grosso ghigno sulla faccia. Nico lo guardò in malo modo prima di cominciare. Appoggiò lievemente una mano sul suo braccio prima di rivolgersi a lui. - Posso portare qualcos'altro per lei? - chiese Nico, cercando di sembrare sexy, ma fu piuttosto impacciato.
Will scoppiò a ridere, e seppellì la faccia tra le mani. - Oh Dio, Nico. Devi andare molto oltre questo tipo di cose - disse Will durante l'impeto di riso.
- Non sono abituato a farlo - si lamentò Nico.
- Va bene, Nico. Ti ci abituerai. E' per questo che ti stai allenando - disse Apollo, calmandolo. - Prova ancora.
Nico prese un lungo respiro e si raddrizzò. Will si calmò e si accomodò nuovamente sulla sedia. Nico toccò di nuovo il suo braccio. - Immagino che non ci sia nient'altro che possa portare per lei, giusto? - chiese Nico, portandogli un dito alle labbra.
Will annuì ed applaudì. - Molto meglio - disse, schiaffeggiandogli il sedere mentre si avvicinava al Bambino Sperduto successivo.
Nico si fermò davanti a Butch, che gli sedeva solennemente di fronte. Almeno stava cercando di alleviare il suo imbarazzo. Nico gli si sedette in grembo, ma il ragazzo più alto lo spinse via. - Non farlo mai - gli disse Butch. - Troppo contatto fisico. Devi usarlo nella giusta quantità.
Nico annuì e ricominciò da capo. Camminò dietro Butch e fece scivolare un dito sulla sua spalla prima di spostarsi di nuovo di fronte a lui. - Ehilà, ragazzone... - cominciò Nico, ma Butch lo interruppe con un attacco di risate.
- No, non ragazzone. Bellezza, o qualcosa del genere, se proprio vuoi usare dei nomignoli.
- Quale sarebbe più appropriato? - chiese Nico, strofinandosi il braccio.
 Beckendorf ci pensò su. - Prova con stallone. E' più appropriato - suggerì.
Nico annuì e cominciò di nuovo. Si fermò dietro Butch e sfiorò nuovamente la sua spalla con un dito. Gli tornò davanti e gli sorrise suggestivamente. - Ehilà, stallone. Mi chiamo Nico, e stasera sarò il tuo cameriere.
Butch annuì. - Bel lavoro - disse con un sorriso. 
Nico passò a Beckendorf. Riflettè per un momento, cercando di trovare qualcosa di originale da dire. - Non metterci troppo tempo - intervenne Ottaviano. - Devi arrivare sul posto con la battuta pronta.
Nico sospirò e decise di buttarsi, lasciando lavorare l'istinto. Si spostò la frangia dagli occhi e rivolse a Beckendorf un sorriso. Beckendorf annuì e sorrise di rimando, facendogli capire che stava andando bene. - Sono Nico, e mi prenderò cura di te, stasera - sussurrò in modo seducente, chinandosi per raggiungere l'altezza del viso di Beckendorf. - Qualunque cosa io possa fare per te, fammelo sapere. - Nico terminò con un occhiolino, rialzandosi in piedi.
- Approvato - disse Beckendorf, alzando un pollice.
Nico passò ad Ottaviano, che fece un sorrisetto e incrociò le braccia sul petto. Nico si morse le labbra mentre cercava di capire quale fosse il miglior approccio per lui. - Ci stai mettendo di nuovo troppo. Non pensarci, fallo direttamente - gli ricordò Ottaviano.
Nico annuì e decise di buttarsi di nuovo. Passò una mano sulla sua guancia e giocherellò un po' con i suoi capelli. - Cosa ti porta in un posto del genere? - chiese Nico in modo seducente, lasciando cadere il fianco di lato.
- Bene - dichiarò Ottaviano, allontanandosi la mano di Nico dalla faccia e lasciandola cadere. Nico si accigliò, ma Ottaviano aveva smesso di guardarlo. Nico passò al suo prossimo obiettivo, i gemelli. Non sapeva se avrebbe dovuto approcciare entrambi contemporaneamente o separatamente. Come al solito, mentre lo osservavano, il tipico sorriso da gatto del Cheshire ricopriva le loro facce.
Nico gironzolò intorno a loro, appoggiando le mani sulla loro schiena. Passò la mano nella parte posteriore dei loro capelli. Si chinò per sussurrare loro nelle orecchie. - Vi state divertendo stasera, ragazzi? Sono sicuro che possiate divertirvi di più.
I due si voltarono per fissarlo con un ghigno. - Bel lavoro! - esclamarono.
- Ma non devi cercare di vendere la "merce" - aggiunse Connor, disegnando delle virgolette in aria.
- Sanno già di cosa possono usufruire, qui - continuò Travis. - Prova qualcosa come "sono sicuro che vi divertireste con molti altri nostri servizi".
Nico annuì e passò a Luke. Luke alzò un sopracciglio, aspettando di vedere cos'avrebbe fatto. Nico prese un respiro profondo prima di darci dentro. - Sembri proprio delizioso - disse Nico, mordendosi il labbro. Fece scivolare un braccio su quello di Luke mentre parlava.
Luke ghignò e tirò Nico sul suo grembo. Nico guaì. - Cosa faresti se uno dei clienti cercasse di toccarti? - chiese Luke, afferrandogli il fondoschiena.
Nico si dimenò tra le braccia di Luke, ma il biondo si rifiutò di lasciarlo andare. - Non lo so, non me lo avete mai detto - si lamentò Nico.
Luke fece schioccare la lingua e lo lasciò andare, ma lo tenne comunque in braccio. - Non diventare violento, è questa la grande regola.
- Focalizza l'attenzione su te stesso - aggiunse Apollo. - Non gli è permesso afferrarti come ha appena fatto Luke.
- Attira l'attenzione di Percy, di Luke, o di uno di noi - dichiarò Beckendorf.
- Non puoi liberarti da solo - aggiunse Butch. - Ma se ci riesci, liberati e chiama subito qualcuno.
- Di solito Leo e Percy gironzolano per il piano, e così anche i tuoi compagni di lavoro - continuò Ottaviano. - Se non riesci a liberarti, non diventare violento, ma focalizza l'attenzione su te stesso.
- Fai casino, se ce n'è bisogno - aggiunse Travis. - Prova a fischiare, o chiama la persona più vicina che riesci a vedere.
- Loro conoscono le regole, e sanno come fare marcia indietro - terminò Will. - Dovrebbero anche sapere di non poter fare una cosa del genere, ma a volte i nuovi clienti provano stupidi atteggiamenti di merda.
- Cosa succede quando trovo aiuto? - chiese Nico.
- Viene chiamata la sicurezza. Abbiamo dei buttafuori. E' a questo che servono - lo informò Butch. Indicò Nico con un dito in segno di avvertimento. - Tieni le mani pulite.
Nico annuì e si alzò dal grembo di Luke. Passò all'ultimo Bambino Sperduto, Apollo, che gli fece l'occhiolino mentre lo approcciava. - L'ultimo, e poi hai finito - lo informò il biondo.
Nico si chinò e passò il dito sulle labbra perfette di Apollo. Si avvicinò in modo che le loro labbra fossero lontane solo di qualche centimetro. - Ti piacerebbe avere qualcos'altro, stasera? - sussurrò Nico. Apollo gli afferrò la testa e unì le loro labbra. Gli occhi di Nico si spalancarono e cominciò ad agitare le braccia. Finalmente Apollo si staccò e si lasciò cadere di nuovo sulla sedia, ridendo. - E questo per cos'era?
Apollo scosse la testa, ridacchiando ancora. - Scusami, Nico. Non sono riuscito a trattenermi. Sei andato molto bene - disse Apollo, rivolgendogli un sorrisetto. - Niente male anche per il bacio. - Apollo gli fece l'occhiolino.
Nico lo guardò in malo modo e si raddrizzò, un rossore che si diffondeva sulle sue guance. Doveva ammetterlo, Apollo era un ottimo baciatore. Si schiarì la gola e guardò di nuovo il biondino. - Abbiamo finito?
- Non ancora - replicò Apollo, il grosso ghigno ancora al suo posto. - Dobbiamo ripassare qualche altro punto. Niente da recitare davanti a noi. Quindi, se vuoi puoi prendere posto... - Si picchiettò la gamba, ma Nico lo fissò senza fare niente. Marciò verso il muro e prese una sedia, sistemandola di fronte ai ragazzi. Apollo mise il broncio. - Bene, toglici pure tutto il divertimento.
Luke roteò gli occhi. - Possiamo darci una mossa? - chiese, strofinandosi la tempia. Fissò gli occhi in quelli di Nico. - Non dimenticarti di mantenere il contatto visivo, e assicurati di continuare a sembrare sensuale. - Nico annuì.
- Cerca di dire qualcosa di seducente ogni volta che ti avvicini ad un tavolo, non importa se è un saluto, un'ordinazione da prendere o un controllo - aggiunse Will.
- Non essere timido, devi cercare di mantere l'attenzione su te stesso - disse Travis.
- Se non ti guardano, non stai facendo il tuo lavoro - aggiunse Connor.
- E' tutto? - chiese Nico quando si fecero silenziosi.
Apollo lasciò andare un lungo sbuffo d'aria. - Penso che abbiamo ripassato tutto. Ricordati quello che ti abbiamo insegnato e andrai alla grande. Riprova a parlare e a camminare prima di andare a letto, stasera. E sì, qualcuno passerà da te per farti allenare - disse seriamente.
- Lassù non c'è spazio per gli errori, Nico - continuò Ottaviano, sempre serio. - Devi mantenere il corpo come adesso, e devi assicurarti di fare ogni cosa al meglio. Percy non tollera errori al piano di sopra. Non importa quanto possa preferirti, ti costringerà ad abbandonare quello che stai facendo e ti butterà a terra.
Nico si morse la lingua e il battito del suo cuore aumentò. Non poteva sbagliare? Era la sua prima volta! Perché non c'era spazio per gli errori? Andò in iperventilazione. Apollo e Will si alzarono dalla sedia e si accovacciarono di fronte a lui.
- Nico, calmati. Andrai benissimo - gli assicurò Apollo, accarezzandogli la nuca dolcemente.
- Siamo una famiglia - dissero i gemelli.
- Ci prendiamo cura l'uno dell'altro - aggiunse Butch.
- Andrai alla grande, e ci assicureremo che non vada tutto a rotoli - disse Apollo per consolarlo. - Fidati di noi, sarai bravissimo. - Nico annuì, lasciando andare un respiro che non aveva realizzato di star trattenendo.





Nico uscì dall'ascensore nel piano inferiore. Si diresse verso la SPA, individuando immediatamente un paio di ragazze che lo aspettavano. Talia, Piper, Silena e Annabeth erano in piedi di fronte alla porta, ghignando maniacalmente verso Nico quando lo riconobbero. - Eccolo qui - disse Talia, afferrando Nico. - Pronto a rimuovere tutti quei peli fastidiosi?
- Tutti? - chiese Nico, agitandosi nervosamente.
- Tutti - replicò Piper.
Annabeth roteò gli occhi. - Non preoccuparti, non saremo nella stanza quando Circe ti farà la ceretta - lo informò.
- Quindi non stare in pensiero. Non guarderemo le tue parti maschili - lo prese in giro Silena.
- D'accordo, ragazze, dobbiamo cominciare. Ha già qualche minuto di ritardo - intervenne Piper, spingendo Nico nella SPA.
Circe era intenta a leggere un libro quando i ragazzi entrarono. - Buon pomeriggio, Circe! - esclamò Talia allegramente, sbattendo le mani sul bancone.
Gli occhi di Circe si spalancarono e lanciò il libro dietro il bancone. - Oh, bene! Siete arrivati, finalmente - disse, con voce incrinata.
Talia alzò un sopracciglio. - Stavi leggendo quello che penso?
Circe si schiarì la gola. - Certo che no, non essere sciocca, ragazzina. - Girò attorno al bancone e appoggiò una mano sulla schiena di Nico, spingendolo verso la stanza sul retro. - Allora, vediamo di iniziare.
Le ragazze li seguirono. - Percy scenderà per ispezionarlo verso le sei, giusto per darti una dritta - la informò Annabeth. Circe annuì e introdusse Nico in uno dei camerini.
Nico si svestì rapidamente, decidendo di tenere la biancheria, per ora. Prese un accappatoio e lo infilò, legandosi la cintura intorno alla vita. Aprì la porta e uscì fuori. Le ragazze si erano sedute nella stanza sul lato opposto del corridoio. Nico si accigliò ed entrò. Circe gli mise una mano sul petto.
- Aspetteranno qui mentre assisterò alla tua ceretta - lo informò Circe. - Se vuoi seguirmi, per favore. - Nico rivolse alle ragazze uno sguardo spaventato, al quale risposero tutte con un pollice in su prima di tornare a leggere le proprie riviste. Nico sospirò, inclinando la testa, e seguì Circe. Una volta raggiunta la camera, Circe si chiuse la porta alle spalle. - Svestiti, per favore, e sdraiati su quel tavolo. - Indicò il tavolo.
Gli passò un asciugamano mentre Nico si sfilava l'accappatoio. Avvolse il piccolo panno di stoffa intorno alla vita e si sdraiò sulla schiena. Circe si avvicinò ad un forno a microonde e sistemò un contenitore al suo interno. Premette qualche pulsante e cominciò a riscaldarlo. Poi si diresse verso un cassetto e tirò fuori una piccola spatola di legno e qualche striscia di stoffa. Nico prese dei respiri profondi mentre la guardava, decisamente poco entusiasta di farsi strappare i peli dal corpo.
Circe aprì un mobile, canticchiando tra sé e sé, e prese un paio di pinzette. Appoggiò le pinze accanto alla stoffa e alla spatola. Poi aprì un altro mobile e tirò fuori una specie di polverina. Il microonde suonò e Circe tornò a riprendere la cera fusa. Sistemò i vari oggetti in un carrello e lo trascinò verso il tavolo dove si trovava Nico. Immerse la spatola di legno nella cera e cominciò a stenderla.
- Hai mai fatto una ceretta prima? - chiese Circe. Nico scosse la testa. Circe lo guardo attentamente. - Non sembra che tu ne abbia bisogno, non hai molti peli. - Posò la cera e afferrò il mento di Nico, inclinandogli la testa verso l'alto. - Ti fai la barba?
Nico scosse la testa. - No, signora - mormorò.
Circe annuì. - Molto bene. Un punto in meno da depilare, per te. - Ridacchiò e Nico sorrise leggermente. Circe fece scorrere una mano sul petto di Nico. - Non hai peli visibili sul petto, ma lo ricoprirò comunque per sicurezza. - Fece scivolare un dito avanti e indietro sul braccio di Nico. - Pochi peli sulle braccia. Probabilmente sarai il Bambino Sperduto con cui preferirò lavorare più di tutti.
Canticchiò da sola mentre prendeva la polverina e ne spolverava un po' sulle braccia, sul petto e sulle gambe di Nico. Posò di nuovo la polvere sul carrello e prese la spatola e la cera. Mise un po' di cera sulla spatola e cominciò ad applicarla sul braccio destro di Nico. La distese verso l'esterno, assicurandosi che coprisse tutta la pelle.
Dopodiché, prese una delle strisce di stoffa e la posizionò sul suo braccio. La fece aderire per bene e guardò il suo orologio. - La facciamo raffreddare per qualche secondo - lo informò. Quando fu soddisfatta del tempo, mise la mano sulla parte inferiore della striscia. - Potrebbe bruciarti un po'.
Nico strabuzzò gli occhi e si morse le labbra quando Circe strappò via la striscia. - Ah! - urlò, coprendosi la bocca con la mano libera. Circe riprese a canticchiare, appoggiando la mano sulla pelle appena depilata di Nico. Ispezionò il braccio in cerca di qualche pelo smarrito, ma non ce n'erano. Ripeté lo stesso processo sul braccio sinistro di Nico, e questa volta, per fortuna, Nico non urlò. Sollevò le sue braccia e fece lo stesso sulle ascelle.
Spostò il carrello lontano dal tavolo e applicò la cera sulle gambe di Nico. - Per le gambe ci vorranno più strisce, quindi sarà leggermente più doloroso. - Nico annuì mentre applicava la prima striscia sulla sua gamba sinistra. Quando fu strappata via, si morse con forza le labbra, facendo del suo meglio per non urlare. Circe afferrò le pinzette e strappò dalla gamba qualche pelo smarrito. Ripeté il processo diverse volte sulla gamba sinistra prima di passare alla destra.
Quando ebbe finalmente finito con le gambe, Circe tornò alla metà superiore di Nico. Applicò un po' di cera sul suo petto pallido, ricoprendolo con un paio di strisce. Nico urlò quando le strisce furono strappate via. Si mise a sedere per guardarsi. Aveva ancora un piccolo sentiero del tesoro che scendeva dall'ombelico in giù, ma erano gli unici peli che riusciva a vedere.
- Togliti l'asciugamano - lo incaricò Circe. Nico allungò nervosamente la mano e rimosse l'asciugamano, esponendosi a Circe, ma lei si dimostrò professionale. Si avvicinò e tirò fuori da un armadietto un rasoio e della crema depilatoria.
- P-posso farlo da solo - balbettò Nico.
Circe gli sorrise e si spruzzò della crema sulle mani. - Rilassati, ragazzo, devo solo mostrarti come fare. Sarai tu ad occupartene, da oggi in poi.
- Ma... - cominciò Nico, ma Circe lo fissò. Nico sospirò e cominciò ad agitarsi sul tavolo. Circe stese la crema sulla zona pelvica di Nico. La faccia di Nico si scurì gravemente mentre se ne stava lì, completamente a disagio. Circe prese il rasoio e lo passò sulla sua pelle, rimuovendo i peli pubici.
- Mantieni quest'abitudine, i Bambini Sperduti non hanno nemmeno un centimetro di peli - disse lei. Nico annuì, incapace di parlare, al momento. Chiuse gli occhi, la pelle che si scuriva ancora di più, mentre Circe applicava la crema sulle palle. Si coprì la faccia con le mani mentre Circe depilava i suoi genitali da ogni traccia di peli. Quando ebbe finito, spazzò via tutti i residui della crema con un asciugamano. Afferrò di nuovo la cera e l'applicò sull'area pelvica di Nico.
Posizionò delle strisce sul sentiero del tesoro di Nico e sull'area pelvica. Nico gemette, con il viso ancora sepolto tra le mani, e Circe strappò le strisce. Nico si morse le labbra e il suo bacino si separò dal tavolo per il dolore. Circe ridacchiò e gettò l'ultima striscia.
- Con questo lato abbiamo finito, ora devi girarti - comandò. Nico fece come gli era stato detto e si girò sullo stomaco. - Cavolo, sei quasi glabro. Naturalmente liscio. - Le guance di Nico si accesero di nuovo, consapevole del fatto che Circe si stesse riferendo al suo fondoschiena. Restò sdraiato e la lasciò lavorare sui pochi punti che aveva comunque bisogno di depilare. Finalmente, buttò l'ultima striscia e spinse via il carrello. - Finito. Le tue sopracciglia non sembrano aver bisogno di ceretta.
Nico lasciò andare un sospiro di sollievo e scese dal tavolo, afferrando l'accappatoio dal pavimento. Lo mise addosso, aprendo la parte anteriore per guardare il suo petto arrossato. - Andrà via? - chiese.
- La tua carnagione pallida potrebbe farlo durare più del previsto, ma dovrebbe essere sparito prima che tu vada a lavorare, domani. - Circe aprì la porta e Nico si diresse verso le ragazze. Lo guardarono tutte mentre entrava nella stanza.
Le ragazze gli rivolsero una rapida occhiata, annuendo in approvazione. - Molto meglio - commentò Annabeth.
- Sei sulla strada giusta per diventare uno di noi, Nico! - esclamò Talia, saltando per abbracciare Nico. Nico guardò oltre le sue spalle e si accorse che Silena gli stava rivolgendo uno sguardo strano. Sospirò tra sé e sé, decidendo di provare ad ignorarlo. Da quando aveva parlato con Luke, la sera prima, non riusciva a non notare le reazioni negative che riceveva di volta in volta.
- Da oggi in poi sarai responsabile della tua stessa depilazione - disse Piper. Nico annuì e si accomodò su una delle sedie.
Circe si avvicinò con un altro carrello. Afferrò uno sgabello e si sedette accanto a Nico. - Ora dobbiamo controllare le unghie - disse Circe, afferrando la sua mano destra. Nico guardò la donna mentre lavorava su ognuna delle sue unghie. Quando ebbe finito, si spostò all'altro lato di Nico e prese la sua mano sinistra. Nico guardò la destra. Le sue unghie erano pulite e tagliate quasi alla perfezione.
Circe finì anche con la mano sinistra e passò ai piedi. Canticchiò di nuovo tra sé e sé mentre gli faceva la pedicure. Mise il piede di Nico nell'acqua, lasciandolo in ammollo per qualche minuto. Si alzò e si diresse verso uno dei mobili. Tirò fuori una piccola scatola e la passò a Nico. - Sbiancante per denti? - chiese Nico.
- Devi essere perfetto - rispose Annabeth.
Circe afferrò il piede sinistro di Nico e lo tirò fuori dall'acqua. Se lo appoggiò in grembo e cominciò a fare un massaggio. Tagliò e pulì le unghie, prima di rimetterlo nell'acqua. Poi prese il piede destro, ripetendo lo stesso processo.
Non appena Circe terminò e Nico si alzò in piedi, Percy entrò nella stanza. Si avvicinò a Circe e a Nico. - Beh? - chiese a Circe.
- Non ha richiesto molto lavoro - rispose lei. - Non ha molti peli. Annabeth gli ha già detto che deve occuparsi delle prossime depilazioni. Abbiamo appena finito di controllare le unghie.
Percy annuì e si fermò davanti a Nico. Appoggiò le mani sulle sue spalle e gli sfilò l'asciugamano di dosso, che cadde intorno alla vita. Gli afferrò il viso, inclinandolo verso l'alto. - Bene, non gli avete fatto niente in faccia.
- No, signore. Non aveva peli sul viso.
- L'ho notato. Intendevo dire che non gli avete spuntato i capelli, mi piacciono come sono. - Lei annuì. Percy passò le mani sulle braccia di Nico per sentire la sua nuova pelle, morbida e liscia. Lo tenne fermo, studiando il suo petto. Lasciò andare una lunga boccata d'aria. - Beh, non c'è bisogno di preoccuparsi per le pelle rossa, stasera, dato che starà al bar. Per domani dovrebbe essere sparita, quindi immagino che non ci sia motivo di stare in pensiero. - Nico scrutò il viso di Percy, desiderando che Percy lo guardasse, ma Percy era troppo impegnato. Afferrò le sue mani e le ispezionò. - Devo dire che hai fatto un lavoro eccellente, Circe, come sempre.
- Oh, beh, grazie, signore - disse Circe, coprendo il rossore sulle guance.
Gli occhi di Percy salirono finalmente su quelli di Nico. Gli rivolse un sorriso prima di abbassare di nuovo lo sguardo. Fece un passo indietro e si portò una mano sul mento. - D'accordo, sembra tutto a posto. - Si voltò e fronteggiò le ragazze. - Vi dispiacerebbe riportarlo nella sua stanza? Devo occuparmi di certe cose.
- Certo, Percy - disse Talia, battendogli il cinque mentre le passava accanto. Talia sorrise a Nico. - Beh, è andata bene. Forza, l'hai sentito, Nico, andiamo in camera. Devi cambiarti e mangiare qualcosa prima di andare a lavoro.




- Era ora che ti facessi vedere - brontolò Travis quando Nico timbrò.
Nico sbatté le palpebre, confuso. - Mi dispiace, abbiamo perso la cognizione del tempo a cena - spiegò. L'espressione di Travis preoccupava Nico. Non aveva mai visto nessuno dei gemelli così serio, ma chiaramente Travis non era tanto felice, al momento.
- Non importa - mormorò Travis, e se ne andò. Nico lo fissò, molto confuso da ciò che era appena accaduto. Non sembrava poi un gran problema. Le parole di Luke della sera prima continuavano a ripetersi nella sua testa. Gli avrebbero davvero voltato la faccia? Non sapeva nemmeno cos'aveva fatto! Lasciò cadere la testa tra le braccia, appoggiate sul bancone.
Chirone si avvicinò e lo picchiettò sulla schiena. - Tirati su, ragazzo mio, col tempo sarà più facile - disse per confortarlo.
- E' solo che non li capisco. Dicono che mi tratteranno come parte della famiglia, e poi si comportano così - brontolò Nico.
- Io invece ho come l'impressione che le famiglie litighino. - Nico scrutò Chirone con la coda dell'occhio per guardarlo sorridere. - Tra di loro sono più vicini, è vero, ma ci arriverai anche tu. Devono solo sbrigare certe faccende personali.
- E' qualcosa che ho fatto?
- No, mio caro ragazzo. Non hai fatto niente di sbagliato, non pensarlo mai.
- Vorrei solo che uno di loro mi dicesse semplicemente che problema hanno, con me.
- Ho paura che sia qualcosa di cui dovrai discutere con loro - disse Chirone, prendendo un bicchiere e riempendolo di alcol.
Nico annuì e fece un giro intorno al bancone per andare a prendere qualche ordinazione. Quella sarebbe stata la sua ultima serata lì per un paio di sere. Sembrava strano. Notò qualche testa voltarsi nella sua direzione mentre camminava per la stanza affollata. Sorrise leggermente tra sé e sé. Immaginò che le sue tecniche stessero funzionando, ma quello era solo il bar - domani ci sarebbe stato il vero test. 
Finalmente arrivo l'ora della pausa, e Nico si trascinò esausto attraverso la porta della stanza della pausa. Zoe era seduta con grazia sulla sedia, sorseggiando una bottiglia d'acqua. Osservò Nico come un falco mentre si avvicinava al frigo per prendere la sua bottiglia d'acqua. Nico cadde sul divano e aprì la bottiglia per prendere un sorso. Alzò lo sguardo per incrociare ancora quello di Zoe. Avrebbe davvero voluto poter scoprire quale fosse il loro problema.
- Ti stai adattando? - chiese Zoe all'improvviso.
Nico sbatté le palpebre, mettendoci un paio di secondi per registrare il fatto che avesse parlato. - Uh, sì, credo di sì. Forse "arrangiando" è il modo migliore per esprimerlo - le disse. Lei annuì, comprensiva. - Zoe, posso chiederti qualcosa di te? Mi sento come se non ti conoscessi ancora bene.
Lei lo fissò per qualche secondo, senza emozioni, prima di rispondergli. - Cosa ti piacerebbe sapere?
- Come sei finita qui? Penso che sia un bel punto da cui cominciare.
Zoe annuì. - La mia famiglia mi cacciò quando avevo più o meno la tua età. E' una storia lunga e complicata, ma ti darò la versione corta. Mio padre non era un gran bell'uomo. Era un disonesto uomo d'affari. Ero fidanzata con un ragazzo, al tempo, il cui padre lavorava con mio padre, e mio padre non approvava la relazione. Beh, un giorno scambiò certi file e piantò delle prove incriminanti nell'ufficio del padre del mio ragazzo. 
- E' orribile - le disse Nico.
Zoe annuì distrattamente. - Il padre del mio ragazzo fu arrestato, cosa che devastò la sua famiglia. Beh, non potevo starmene seduta e lasciare che accadesse, quindi aiutai il mio ragazzo con delle prove che potessero dimostrare l'innocenza di suo padre, ma che avrebbero incriminato il mio. Non mi importava, comunque. Gliele diedi, di modo che potesse scampare al pericolo e scambiare le posizioni con mio padre. Lui fu condotto in prigione, e le mie sorelle finirono per odiarmi. Mi cacciarono di casa e mi dissero che non facevo più parte della famiglia.
- Oh mio Dio, come hanno potuto farlo? Come posson- ah, non importa. Immagino che a questo punto non dovrei più essere sorpreso. Quindi, hai incontrato Percy per caso? - chiese Nico.
- Non esattamente. Avevo rubato molti soldi a mio padre, prima di fuggire, perciò salii su un aereo per l'Europa.
- Perché l'Europa?
- Chi non vuole vedere l'Europa? - replicò lei con un sorriso.
- Vero.
- In ogni caso, sono stata bene, lì, per quasi sei mesi, ma un giorno fui derubata e smarrii tutto il denaro che avevo. Avevo perso tutto, così finii per strada. Ci ho vissuto per quasi un anno, fino a quando Gea non mi trovò.
- E' stata Gea a trovarti? - chiese Nico con stupore.
Zoe annuì. - Già, e mi ha fatto lavorare nel suo albergo. Fidati quando ti dico che quell'albergo è molto meglio di questo; e questo è già un bellissimo hotel: al secondo posto, dopo quello.
- E' la direttrice, come Percy qui?
Zoe scosse la testa. - No, si occupa solo della gestione generale. E' superiore a tutti i direttori delle filiali, ma non fa quello che fa Percy. Ha dei direttori che si occupano del suo albergo per lei. Comunque, decise di assumermi e cominciai a lavorare come faccio qui. Ci ho lavorato fino a un anno fa, quando Percy richiedette il mio servizio qui. Gea non aveva problemi, quindi mi spedì qui, e iniziai a lavorare per Percy.
- E' una storia pazzesca - disse Nico con un piccolo sorriso.
- Beh, tutti ne abbiamo una - replicò lei, mentre la sua faccia tornava ad essere una maschera senza espressione. Si alzò in piedi e fissò Nico per qualche secondo prima di uscire dalla sala della pausa.
Nico sospirò e si abbandonò sul divano. Aveva più o meno sperato in qualche indizio nel loro passato che l'avrebbe aiutato a scoprire il problema che avevano con lui, ma non c'era niente di evidente. L'unico fattore simile nelle loro storie era che Percy li aveva portati lì, ad un certo punto. Doveva esserci qualcosa che non sapeva; aveva solo bisogno di individuarla.







Nico e Travis diedero la buonanotte a Zoe e Hazel, incamminandosi in fondo al corridoio. - Pronto per la lezione dell'ultimo minuto? - chiese Travis, indicando il fondo del corridoio.
Nico sospirò, lasciando cadere la testa in avanti. Sperava che se ne fossero dimenticati, ma non era stato abbastanza fortunato. Sentì una porta aprirsi e chiudersi, poi Hazel e Zoe che parlavano con qualcuno. Si voltò per imbattersi in Percy, di fronte alla porta della stanza di Piper e Rachel. Percy annuì a qualunque cosa le ragazze gli stessero dicendo. Sorrise e scosse la testa, gesticolando per invitare le ragazze a tornare in camera. Si passò una mano nei capelli e si avvicinò a Nico e Travis.
- Ehi, capo - disse scherzosamente Travis.
Percy gli annuì di rimando. - Che state facendo, voi due? - domandò.
- Apollo voleva che facessi ripetizione con Nico delle ultime lezioni prima di andare a letto... sai, dato che domani non avremo tempo.
- Va bene, me ne occupo io - gli disse Percy, appoggiando una mano sulla schiena di Nico.
- Ma... 
- E' tutto, Travis.
Travis increspò le labbra e annuì. Lancio un'occhiata a Nico prima di allontanarsi verso il fondo del corridoio. Percy e Nico lo seguirono a ruota. Nico guardò Travis mentre raggiungeva la fine del corridoio e infilava la chiave nella porta. Si voltò verso Nico, facendo l'occhiolino, prima di entrare nella sua stanza.
- Allora, cosa ci facevi quassù? - domandò Nico. - Pensavo che stessi al piano di sopra, di solito.
Percy ghignò e si avvicinò al divano. - Dovevo occuparmi di certi affari - spiegò.
Nico increspò le labbra e annuì. Immaginò che non fosse una buona idea approfondire la questione. - Quindi, perché tanto interesse per le mie tarde lezioni?
Il ghigno di Percy crebbe ancora di più. Si appoggiò al divano e allargò le braccia sullo schienale. - Cerco solo di dare una mano. Voglio dire, se preferisci qualcun'altro...
Nico scosse la testa. - No, mi vai bene.
- Solo bene? - indagò Percy, alzando un sopracciglio.
Le guance di Nico si scurirono. - Lo stai facendo di nuovo - mormorò.
Percy ridacchiò. - Scusami, è solo che sei divertente da prendere in giro.
Nico roteò gli occhi. - Allora, cosa facciamo?
- Beh, cosa voleva che facessi Apollo?
- Solo parlare e camminare - gli disse Nico.
Percy accavallò le gambe, indicando il pavimento di fronte a lui. - Allora, senza ulteriore indugio, puoi cominciare.
Nico mise su il broncio. - Ti stai divertendo un po' troppo - mormorò.
- Beh, devo ancora vedere cosa sai fare effettivamente. Ho dovuto fidarmi della parola dei Bambini Sperduti. Voglio sapere che sarai pronto.
Nico annuì, comprensivo. - Beh, comincerò con la camminata.
Percy annuì e picchiettò il piede sulla gamba. Nico si agitò nervosamente per un istante, sentendosi a disagio nel farlo davanti a Percy. Era leggermente imbarazzante. Era come essere a scuola, nel tentativo di non rendersi ridicolo davanti alla propria cotta. E se Percy avesse riso di lui? Beh, se le cose fossero andate come le solite lezioni, Percy avrebbe reso tutto più sensuale.
Percy alzò un sopracciglio.
Nico si fece sfuggire un respiro e annuì. Si spostò dalla cucina alla finestra, ondeggiando leggermente con le braccia mentre camminava. Si assicurò di far oscillare i fianchi ad ogni movimento. Quando fece marcia indietro, lanciò un'occhiata a Percy, che aveva gli occhi fissi sui suoi fianchi. Gli occhi di Percy saettarono in quelli di Nico, facendo arrossire le sue guance.
Percy sorrise e si alzò. - Niente male. Credo che tu ti sia abituato - disse. Si avvicinò a Nico e le sue mani giocherellarono con i passanti della sua cintura. - Sono impressionato, ci hai fatto l'abitudine molto velocemente. Forse c'è ancora una speranza per te. - Sorrise di nuovo, allungando una mano per afferrare il mento di Nico. Avvicinò la faccia per guardargli le guance. - Sai, considerando il tuo punto di vista, non mi importa che tu arrossisca. O arrossisci solo per me?
Nico alzò le spalle, senza sapere cosa dire. Il suo respiro era preso dalla vicinanza di Percy. Poteva sentire il suo profumo. Profumava come l'oceano, ed era inebriante. - E'-è tutto? - chiese Nico, agitandosi nervosamente.
Percy ridacchiò. - Vuoi che me ne vada? - Si piegò più vicino. - Sono ferito, Nico. Pensavo ti piacesse la mia... - Percy si avvicinò all'orecchio di Nico e sussurrò l'ultima parte: - ...compagnia. - Le pupille di Nico si dilatarono. I suoi occhi erano semichiusi. Appoggiò la mano sul petto di Percy. Prima che potesse fermarlo, un gemito scappò dalle sue labbra. I suoi occhi si spalancarono e gli schiaffeggiò una mano sulla bocca. Percy fece un passo indietro e ridacchiò. - Forse dovremmo tornare al nostro lavoro prima che ti procuri qualcosa di cui dovrai occuparti - disse Percy, facendo l'occhiolino.
Nico si strofinò il braccio, imbarazzato. Guardò Percy mentre si dirigeva di nuovo verso il divano e si rimetteva seduto. - Immagino di dovermi allenare a parlare, adesso, giusto?
Percy annuì. - Ora che ci penso, quello che ho appena detto è in tema. - Percy ghignò e strizzò nuovamente l'occhio.
- Ti stai divertendo un po' troppo - brontolò Nico, incrociando le braccia sul petto.
Percy increspò le labbra, cercando di nascondere un sorrisetto. - Non so di cosa stai parlando, Nico. Cerco solo di assicurarmi che tu sia pronto per domani sera.
- Tormentandomi.
- Tutto quello che devi fare è parlare, Nico.
- Mi molesterai come hanno fatto Luke e Apollo durante la lezione di oggi?
Percy gli passò una mano lungo il mento. - Cosa?
- Beh, Luke non mi ha fatto niente, in realtà. Mi ha solo fatto sedere in braccio. Apollo invece ha attaccato la mia faccia.
- Ti ha baciato? - chiese Percy.
Nico annuì. - E' stato breve, però.
Percy fece sì con la testa. - Lo vedo.
Nico aggrottò le sopracciglia. - Cosa?
Percy scosse la testa. - Niente. Torniamo a noi - si offrì.
Nico sospirò e soffiò sulla frangetta. - Cosa vuoi che faccia?
Percy fece spallucce. - La stessa cosa che hai fatto con i ragazzi.
Nico annuì e pensò tra sé e sé per un istante. Il ghigno di Percy tornò e il ragazzo picchiettò lo spazio sul divano accanto a lui. Nico sospirò e si avvicinò al divano, accomodandosi vicino a Percy. - E' imbarazzante - mormorò Nico.
Percy alzò un sopracciglio. - Se hai dei problemi, possiamo sempre ripensare a...
- No! - esclamò Nico. - Posso gestirlo.
Percy annuì. - Bene, allora comincia.
Nico annuì e strofinò le mani l'una sull'altra. Si voltò e fronteggiò Percy. Era molto più difficile con lui. Non voleva rendersi ridicolo. Non sapeva cosa dire. Avrebbe potuto far parlare le sue emozioni al posto suo, ma poi avrebbe rischiato di rivelare quanto desiderasse essere messo sotto da Percy, su quel divano, in quel preciso momento.
Come poteva approcciarlo? Quali erano le parole adatte? Nico si fece prendere dal panico. Non andava affatto bene. Non sapeva cosa fare! Perché Percy doveva sempre renderlo così nervoso? Percy gli sorrise. Appoggiò una mano sulla sua gamba. - Rilassati, Nico. Fai un bel respiro - disse delicatamente.
Nico annuì con la testa distrattamente. Fissò il pavimento per qualche secondo prima di trovare finalmente qualcosa da dire. - Ehilà, mi chiamo Nico. Per me sarà un piacere servirla, stasera - disse Nico, avvicinandosi a Percy. Allungò una mano e gli spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ormai praticamente seduto in braccio a Percy. - Se c'è qualcosa, qualsiasi cosa che posso fare per lei, non esiti a farmelo sapere.
Percy afferrò le spalle di Nico per impedirgli di avvicinarsi ancora. Ghignò e inclinò la testa verso di lui. - Attento, Nico - sussurrò Percy.
- Beh, immagino che lo saremo. E' a questo che servono i preservativi.
Percy cominciò a ridere, spingendo via Nico dal suo grembo. - Che carino. - Tirò le gambe di Nico sul divano, posizionandosi al centro. Si avvicinò, premendo le mani sui due lati della testa di Nico. - Attento a quello che dici, Nico, o potresti finire in situazioni per le quali non sei ancora pronto.
Nico afferrò l'orlo dei pantaloni di Percy e avvicinò i suoi fianchi. - Ma io sono pronto - replicò.
Percy roteò gli occhi e scosse la testa. - Non intendevo con me. Intendo, attento a quello che dici con i clienti, o potresti finire in situazioni per le quali non sei ancora pronto. Non fare inviti che potrebbero implicare la possibilità di comprare il tuo tempo. Sarebbe solo falsa pubblicità.
- Scusami - mormorò Nico.
Percy alzò le spalle e si mise seduto, le gambe di Nico ancora intorno ai suoi fianchi. Allungò una mano e afferrò l'orlo della sua maglietta, tirandola su, fino a quando non superò la testa. Gli occhi di Nico si spalancarono, ma non disse nulla. Non voleva dire qualcosa che avrebbe potuto fermare Percy. Le mani di Percy scesero verso il bottone sui suoi pantaloni. Percy tirò giù i pantaloni di Nico. Quando raggiunsero le sue ginocchia, alzò le gambe e sfilò anche il resto del tessuto.
Le guance di Nico si scurirono, mentre gli stava di fronte indossando solo un paio di boxer. Percy fece scivolare le dita sul petto di Nico. - Bene - disse finalmente Percy, spezzando il silenzio.
- Bene? Bene cosa?
- Non hai la pelle rossa. Avevo paura che, con la carnagione pallida che hai, saresti rimasto rosso per più tempo rispetto agli altri.
Nico gemette, coprendosi la faccia con le mani. Era per questo che Percy lo aveva svestito? Percy ridacchiò, notando la sua reazione. - Non è divertente, Percy - brontolò Nico.
Percy si chinò, avvicinando il viso a pochi centimetri dal suo. - Certo che lo è. Sei carino quando sei frustrato. Ma non dovresti desiderare di buttare la tua verginità così facilmente. 
- Te lo hanno detto Will e Apollo?
Percy annuì. - Sei davvero sorpreso? I Bambini Sperduti mi riferiscono quasi tutto. E' parte del loro lavoro.
Nico incrociò le braccia sul petto, cercando di coprirsi. - Non capisco perché devi trattarmi in modo diverso.
- Perché sei diverso - replicò Percy.
- Perché ultimamente me lo ripetono tutti?
- Non è niente di cui ti debba preoccupare - disse Percy, facendo scendere una mano sul ventre di Nico. - Cosa posso fare per farti sentire meglio?
- Faresti sesso con me? - offrì Nico.
Percy ridacchiò e scosse la testa. - Ritenta.
Nico si accigliò. - Un bacio?
Percy scosse la testa di nuovo. - Non avrai neanche quello. - Nico aggrottò le sopracciglia, emettendo un sospiro. Percy roteò gli occhi. - Vieni qui. - Afferrò la testa di Nico e la girò di lato. Si avvicinò e premette le labbra contro il collo di Nico. Nico stava per chiedergli cos'avesse intenzione di fare, ma Percy gli mordicchiò la nuca. Le gambe di Nico si strinsero intorno alla sua vita. Spinse i fianchi contro di lui mentre Percy continuava a sgranocchiargli il collo. Non riuscì ad evitare di farsi sfuggire un gemito, e quando lo fece percepì il ghigno di Percy sulla pelle.
- Percy - mugolò Nico, avvolgendo le braccia intorno alla sua schiena.
Percy si staccò, spostando le mani di Nico dal suo corpo. - Com'è stato?
- Bello - ansimò Nico. - Ancora?
Percy ghignò, ma scosse la testa. - Mi dispiace, è tutto quello che puoi avere.
Nico gemette. - Non è giusto. Sei una vera presa in giro. - Percy strinse le gambe di Nico e si alzò dal divano, raddrizzandosi. Gli occhi di Nico saettarono sul suo cavallo mentre il ragazzo dai capelli neri si stiracchiava.
Percy lanciò un'occhiata a Nico, che alzò gli occhi per fissare i suoi. - Beh, immagino che sia tutto, per stasera. Ci vediamo domani dopo scuola - dichiarò Percy. Nico sospirò e annuì. Si alzò in piedi e accompagnò Percy alla porta. Percy aprì la porta e lo guardò nuovamente. - Buonanotte, Nico.
- 'Notte, Percy - replicò Nico, chiudendogli la porta alle spalle mentre andava via. Nico gemette e si abbandonò contro la porta. Si passò una mano tra i capelli. Doveva andare a dormire. La mattina dopo sarebbe andato a scuola ed erano già le tre di notte. Magari avrebbe fatto un pisolino il pomeriggio seguente, dopo scuola. Si staccò dalla porta, dirigendosi in camera da letto. Doveva occuparsi di un altro piccolo problema, prima di dedicarsi al resto dei suoi bisogni. - Accidenti a te, Percy - mormorò Nico mentre chiudeva la porta della stanza.































*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Sono tornata con il dodicesimo capitolo :3
La situazione si è ormai quasi definitivamente evoluta e Nico deve cominciare ad adattarsi... vi sarà anche l'introduzione di un nuovo personaggio - non molto simpatico, direi xD
Ovviamente ringrazio tutte le anime pie che continuano a spazientirsi dietro alla mia traduzione e a recensire ogni capitolo! Dovrebbero farvi sante, secondo me! c':
Vi lascio il link della fanfiction (Children of Loss, Chapter 12) e del profilo dell'autore (XTheSonofHadesX) e scappo, perché mi aspettano ben ventidue pagine di biologia! Tanto per cambiare. T_T
Buona lettura a tutti!

*

























Nico gemette, trascinandosi fuori dal letto. Tutto quel bussare alla porta gli avrebbe procurato un mal di testa. Spalancò la porta per fissare il colpevole. Connor ghignò di rimando dall'altro lato dell'entrata. Nico si lamentò. - Siete tutti così mattutini? - mormorò, passandosi una mano nei capelli mattutini disordinati.
Connor mise il broncio mentre seguiva Nico nella stanza. - No, è solo che sappiamo come creare certe apparenze - spiegò. - Dovresti vedere me e Travis quando ci alziamo dal letto, è come un'apocalisse di zombie.
Nico ridacchiò. - Devi andare a bussare anche alla sua porta? - Si diresse verso la camera da letto, con Connor che lo seguiva a ruota. Aprì l'armadio, tirando fuori i vestiti per la giornata.
Connor fece un sorrisetto. - No, basta girarmi per vedere come appare la mattina.
Nico si ghiacciò sul posto, gli occhi spalancati dall'affermazione. - Dormite nello stesso letto? - chiese.
Connor si accigliò, inclinando la testa di lato. - Sì, e allora? Io e mio fratello siamo sempre stati vicini, anche prima di arrivare qui. Quando vivi per la strada insieme a qualcuno, condividere lo stesso spazio per dormire diventa un'abitudine.
Nico increspò le labbra, abbassando lo sguardo. Non ci aveva pensato. - Siete stati fortunati ad avervi l'uno l'altro, comunque.
Connor annuì. I gemelli erano seri molto raramente, ma quando lo erano, Nico diventava inquieto. - Sei pronto per stasera? - chiese Connor, cambiando argomento.
- Credo di sì. Che succederà, oggi?
Connor schioccò la lingua. - Organizzeremo tutto, al piano di sopra. - Tirò fuori un lungo sospiro. - Sarà una corsa all'ultimo minuto per cambiare gli orari... quelli del resto della settimana, però, non di stasera.
Nico annuì. - Che cosa farete voi? Tranne... parlare con Percy?
Connor ridacchiò. - Sei geloso - lo prese in giro. Nico mise il broncio. Raccolse i suoi vestiti e si incamminò verso il bagno. Connor si appoggiò allo stipite della porta e continuò a parlare. - L'intero piano sarà sotto manutenzione; in poche parole, ci laveremo e prepareremo per un allenamento dell'ultimo minuto. 
- Cosa devo fare quando torno?
- Dovrai chiederlo a Percy, che sarà al piano di sopra, quindi passa da lui.
Nico annuì. - D'accordo, beh, devo farmi una doccia, quindi puoi aspettare fuori - disse, chiudendo la porta.
- Ma è più divertente fare la doccia in compagnia - brontolò Connor tramite la porta.
Nico roteò gli occhi e si sfilò la biancheria. Azionò la doccia e si infilò dentro, lasciando scivolare l'acqua calda sul suo corpo come una cascata. Era sorprendemente calmo, considerando quello che avrebbe dovuto fare dopo un paio d'ore. Beh, in effetti, avrebbe dovuto solo farsi una passeggiata indossando uno Speedo. Probabilmente sarebbe stato più nervoso la settimana successiva. Afferrò lo shampoo e cominciò ad insaponarsi i capelli.
Quando ebbe finito la doccia, Nico aprì la porta di vetro e afferrò un asciugamano. Si asciugò i capelli prima di avvolgersi il panno intorno al corpo. Si guardò attorno, confuso, maledicendosi quando realizzò di aver dimenticato la biancheria.
Aprì la porta, sbirciando all'esterno per cercare Connor. - Connor? - lo chiamò, tentando di attirare la sua attenzione.
Connor infilò la testa dietro l'angolo del salotto. - Sì? - rispose, sorridendo.
- Puoi prendermi dei boxer?
Connor trasformò il sorriso in un ghigno da diavoletto. - Perché non esci e vieni a prendertela tu?
- Perché sono nudo - sbuffò Nico.
- Un'altra buona ragione per uscire - lo prese in giro Connor, appoggiandosi al corridoio. Nico sospirò e spalancò la porta interamente. Mentre gli passava davanti per raggiungere la camera da letto, tenne lo sguardo fisso su Connor. Prima che potesse accorgersi di cosa stesse succedendo, le dita di Connor erano scivolate sull'asciugamano e lo avevano slacciato dai suoi fianchi. - Ops - disse innocentemente Connor mentre l'asciugamano cadeva a terra.
Le mani di Nico scesero a coprirsi i gioielli, lasciando il sedere completamente scoperto. Gli occhi di Connor si accesero mentre vagavano sulla carne ben esposta di Nico. - Connor! - urlò Nico, facendo un balzo verso la camera da letto.
Connor lo seguì all'interno, ghignando come un pazzo. Nico sbuffò, aprendo il cassetto con una sola mano, l'altra impegnata a coprirsi. Quando riuscì a tirare fuori un paio di boxer, chiuse il cassetto, lanciando un'altra occhiata a Connor mentre li infilava. Tuttavia, fu sorpreso di trovarsi Connor proprio di fronte. I suoi occhi si spalancarono quando Connor lo spinse sul letto. Mentre atterrava sul morbido materasso, urlò.
Alzò lo sguardo; Connor gli stava scrisciando addosso, ricordandogli ancora una volta un gatto. - C-connor, devo vestirmi. Devo andare a scuola - balbettò Nico.
Connor mise il broncio. - Ma la scuola non è divertente quanto quello che voglio fare io. - Mentre spingeva i fianchi contro quelli di Nico, il suo ghignò tornò. Nico si ribellò con un gemito, ma Connor roteò i fianchi. Scese sul suo capezzolo, leccando il pezzetto di carne rosata. Nico inarcò la schiena, gli occhi ben chiusi. Le sue gambe si avvolsero inconsciamente intorno ai fianchi di Connor mentre mordeva leggermente il suo capezzolo. Connor alzò i suoi fianchi, afferrando la parte posteriore dei suoi boxer con una mano. Cominciò lentamente a sfilare l'indumento.
La mente di Nico realizzò, gli occhi che si spalancavano. La sua mano scese sull'orlo dei boxer, bloccandoli. Connor si allontanò dal petto di Nico con un broncio. - D-devo a-assolutamente v-v-vestirmi - balbettò Nico.
Connor sospirò e smontò da Nico. - Bene, ma in caso cambiassi idea, io e mio fratello saremmo lieti di giocare con te.
- Sicuramente - borbottò Nico, mentre aggiustava i boxer. Tornò in bagno per affrettarsi a vestirsi. Sarebbe arrivato tardi se avesse continuato a lasciarsi distrarre.
Il viaggio verso scuola fu abbastanza silenzioso. Connor tenne la musica ad alto volume, e sembrava immerso nel suo piccolo mondo. Nico lo guardava, di tanto in tanto, intrigato dal suo personaggio. I gemelli erano probabilmente i più imprevedibili dei Bambini Sperduti. Forse nemmeno gli altri sapevano cosa aspettarsi da loro. Era in momenti come quello che Nico si chiedeva quale fosse la loro vera faccia. Era il lato malizioso, o quell'espressione quasi scura e seria che ogni tanto ritrovava in tutti i Bambini Sperduti? Voleva credere che fosse la prima, ma considerato il loro passato, Nico ne dubitava.
- Tu e tuo fratello mi confondete - buttò fuori Nico prima di potersi fermare.
Connor lo guardò e ridacchiò, la mano che si allungava per abbassare il volume. - Pensavo che Travis ti avesse raccontato la nostra storia.
- Lo ha fatto - cominciò Nico. - E' solo... mi ricordate entrambi dei folletti, o qualcosa del genere. E' come se voi tramaste sempre qualcosa, e non penso che qualcuno sia capace di prevedere quale sarà la vostra prossima mossa.
Connor rifletté tra sé e sé, stringendo il volante. - Penso che renda la vita più interessante. Fare l'inaspettato.
- Ma è una messinscena? Una maschera per proteggervi?
Connor ridacchiò. - Che c'è, solo perché siamo un po' incasinati non possiamo più divertirci? - Il suo sorrisetto diminuì fino a diventare a malapena evidente. - Siamo tutti incasinati, Nico. Le persone pensano solo a sé stesse. Sono tutti avidi bastardi, niente di più, niente di meno. Tutti quelli che vanno al Lotus mi fanno vomitare.  Ciò che desiderano è una bella esperienza, non gli importa del costo. Arrivano richiedendo che gli siano fatte certe cose, oppure passano per stringere loschi affari. E' tutta questione di denaro, è a questo che pensa la gente. E' questo che fa girare il mondo.
Nico si accigliò mentre guardava la faccia di Connor scurirsi mentre parlava. Le sue nocche divennero bianche mentre stringeva il volante. Si fece sfuggire un lungo sospiro e lanciò un'occhiata a Nico con la coda dell'occhio prima di tornare a fissare la strada. - E' per questo che sei così stanco?
Connor batté le palpebre. - Che?
- Will ha detto...
Connor lo interruppe. - Ah, intendi quello che odiamo del mondo. Sì, odio l'avidità. Lo vogliono tutto per loro. Potrebbero aiutare il mondo, e invece buttano i soldi per sesso e commerci illegali. Mi fa vomitare, sapere che potrebbero salvare la gente dalla strada, se solo usassero quel denaro per qualcosa di migliore. - Connor voltò la testa per guardare Nico per qualche secondo, uno sguardo scuro negli occhi. - Sarà meglio che ti sbrighi, non vorrai fare tardi - sussurrò.
Nico sbatté le palpebre e guardò fuori dal finestrino. Erano a scuola. Non aveva nemmeno realizzato di essere arrivato. Si girò di nuovo verso Connor e gli rivolse un piccolo sorriso, afferrando lo zaino dal tappetino dell'auto. - Grazie ancora per il passaggio, Connor - disse mentre usciva.
- Non preoccuparti, Nico. - Nico chiuse la portiera e si incamminò verso scuola. Sentì un finestrino che si apriva alle sue spalle. - Buona fortuna a scuola, tesorino! Fatti degli amici! - esclamò Connor dietro di lui. Nico gemette e si coprì la faccia. I gemelli non ci mettevano mai molto a tornare sé stessi.














Nico bussò alla porta dell'ufficio di Percy. Aveva ricevuto un messaggio, mentre era a scuola, nel quale c'era scritto di passare e di vedere Leo, perciò Nico aveva afferrato lo zaino e si era incamminato dritto dritto verso l'ufficio. Aprì la porta per trovare Leo e Rachel seduti alle loro scrivanie, impegnati a pigiare sulle tastiere dei computer. Alzarono lo sguardo e salutarono Nico; Leo si alzò dalla scrivania.
- Eccoti qui. Percy mi aveva avvisato che saresti passato - disse, porgendo la mano. - Ho bisogno della tua carta.
Nico inclinò la testa di lato. - La mia carta? - chiese. - Perché?
- Leo deve aggiornarla di modo che tu possa salire al piano di sopra da solo - rispose Rachel.
Nico annuì e pescò la carta dal portafoglio. Leo gliela sfilò di mano e si riaccomodò alla scrivania. - Ci vorrà solo un minuto - mormorò. - Allora, Nico, non abbiamo parlato molto dall'ultima volta che ci siamo visti. Come sta andando?
Nico si sedette all'angolo della sua scrivania. - Bene - replicò.
- Pronto per stasera? - chiese Rachel, spostandosi dei capelli dietro l'orecchio.
- Pronto come non mai, direi.
- Sono sicuro che sarai più nervoso la prossima settimana.
Nico gemette. Leo ridacchiò. - Non spaventarlo, Rachel - disse. Infilò la carta in una macchina accanto al computer e la passò nuovamente a Nico. - Ecco fatto. Andrai alla grande, ne sono sicuro.
Nico sorrise. - Grazie - replicò. Mise a posto la carta nel portafoglio e tornò a guardare Leo. - Quindi, immagino che nessuno di voi due possa aiutarmi a scoprire qualcosa, giusto?
- Cosa succede? - chiese Leo, allontanando la sedia dal computer.
- I Bambini Sperduti mi confondono. Sia loro che Percy sembrano mandare segnali contrastanti.
Leo si fece sfuggire un lungo sospiro e Rachel seppellì la testa dietro il computer. - Lunga storia - mormorò Leo. - Sono solo complicati, Nico. Trattano anche noi allo stesso modo, ma questo solo perché non facciamo quello che fanno loro.
Nico inclinò la testa di lato. - Che intendi?
- Non saliamo sul palco a spogliarci - replicò Rachel.
- E non facciamo sesso con i clienti - aggiunse Leo.
- Perciò, ve lo rinfacciano? - chiese Nico.
Entrambi annuirono. - E' complicato, come ho già detto - sospirò Leo. - Facciamo più o meno le stesse cose che fanno loro, ma tenendo i vestiti addosso.
- Ma questo perché lavoriamo di più di loro - continuò Rachel.
- Sì, ma loro hanno il lavoro più difficile. - Rachel alzò un sopracciglio verso Leo. - Che c'è? Sto solo dicendo che posso capire la loro preoccupazione.
- Perché voi due non fate quello che fanno loro? - chiese Nico.
- Beh, Leo era minorenne quando arrivò qui, ed inoltre era molto intelligente - spiegò Rachel.
Leo alzò le spalle. - Immagino che fossi un po' come te, Nico. Non ero così arrabbiato con il mondo, come gli altri - disse Leo, sorridendo a Nico. - Per quanto riguarda Rachel, anche lei era intelligente e "incontaminata". Probabilmente gli altri non avrebbero potuto fare il nostro lavoro, e Percy vide in noi una promessa, in merito. Aveva bisogno di persone che lo aiutassero a gestire il suo ramo di catene alberghiere.
- Probabilmente avrebbe perso la testa se non fosse stato aiutato - aggiuse Rachel.
Leo si alzò, picchiettando la mano sulla scrivania. - Beh, penso sia meglio che torni al piano di sopra. E' sempre interessante da visitare nei weekend come questo.
Nico annuì e salutò Leo e Rachel. Fece marcia indietro verso la porta e l'ascensore. Infilò la chiave nella fessura e premette il pulsante del settantesimo piano. Sorrise tra sé e sé quando l'ascensore cominciò a salire. Era ufficiale: faceva parte dei Bambini Sperduti.
L'ascensore si aprì sul corridoio diviso in due, ma al momento non c'era nessuno davanti ai due podi. Nico scrollò le spalle e uscì dall'ascensore, dirigendosi verso il corridoio di destra, sul lato dei ragazzi. Mentre saliva le scale riusciva già a sentire la musica, così come un paio di voci. Si fermò nel bel mezzo della scalinata per un istante, cercando di calmare i nervi. Era tutto così reale, in quel momento. Stava succedendo, stava per esporre il suo corpo per il divertimento della gente per qualche ora. Strinse i pugni e continuò a salire, la mascella spalancata quando raggiunse la cima.
Il muro che avrebbe separato il lato dei ragazzi da quello delle ragazze era stato rimosso, esponendo il palco intero. Il palco stesso assomigliava a un qualcosa di organizzato per Carnevale. C'erano due antichi specchi giganti appesi sul soffitto dietro il palco, uno per lato. Quattro corde dorate scendevano sempre dal soffitto, su due delle quali stavano penzolando i gemelli. Le ali del palcoscenico erano delineate da ventagli fatti di piume. Varie maschere di travestimento erano state appuntate sulle tende.
- Wow - sospirò Nico. Saltò improvvisamente quando si sentì un braccio sulla spalla.
- Ti godi la vista? - gli fece le fusa Apollo, nell'orecchio.
- Mi piace il tema.
- E' piuttosto divertente. Lo facciamo forse due volte l'anno. Immagino che dovremo trovarti un costume per la prossima volta.
- E' divertente guardarlo. Non lo so, sembra una specie di fantasia, o qualcosa del genere.
- Il nostro lavoro è divertire, Nico - gli ricordò Apollo. - E comunque questo non vuol dire che non possiamo divertirci anche noi nel processo. Noterai che effettivamente ci godiamo anche noi il tempo passato sul palco.
- Perché? - chiese Nico, voltandosi verso Apollo.
- Perché riusciamo sempra a divertirci, sul palco. Non siamo sdraiati di spalle, con qualche vecchio tizio che cerca di prenderlo; lassù abbiamo completa libertà. Ballare è divertente. Intendo, certo, ci togliamo i vestiti, ma c'è comunque qualcosa di spassoso nello spettacolo che offriamo. - Fece un sorrisetto. - Presta attenzione domani sera, durante la mia esibizione, e capirai cosa intendo.
Nico annuì e se ne andò, ricevendo una pacca sulle spalle da Apollo. Ispezionò il locale per trovare Percy, intenzionato a trovare qualcosa da fare, come gli aveva detto Connor. Trovò Percy in una delle cabine con Annabeth e Luke, la ragazza praticamente in braccio a lui. Nico sospirò, decidendo di procedere, e si avvicinò. Dovette assicurarsi di non guardare Percy troppo direttamente. Sapeva di non poter avere il ragazzo dagli occhi verdi, ma faceva ancora male vedere che gli altri si lanciavano in quel modo su di lui.
Quando raggiunse la cabina, Annabeth era impegnata ad accarezzare la coscia di Percy, mentre il ragazzo aveva la mano destra intorno alle spalle di Luke. Quando Nico li raggiunse, Percy alzò lo sguardo, rivolgendogli un sorriso. - Ehi, Nico - lo salutò Percy. Nico fece un cenno, agitandosi leggermente. Percy lo notò e si schiarì la gola. - Dammi un momento - disse, afferrando la mano di Annabeth e poggiandola sul tavolo. Luke e Annabeth lanciarono un'occhiataccia a Nico, tirando fuori i telefoni mentre Percy parlava con lui. - Cosa posso fare per te, Nico?
- Mi stavo solo chiedendo cosa dovrei fare, adesso - disse Nico.
- Hmm. - Percy picchiettò il dito sul tavolo, guardandosi intorno nella stanza. - Guarda come lavorano gli altri per un po'. Voglio che tu ti faccia un'idea migliore di cosa dovrai affrontare la prossima settimana. Dopodiché, vai ad aiutare Silena e Piper dietro le quinte, stanno pescando dal guardaroba e potrebbero aver bisogno di una mano.
Nico annuì. Camminò verso il palco, sul bordo del quale si era seduto Will. - Quindi... da quanto ho capito, devo guardare voi ragazzi che lavorate.
- Ah, beh, come puoi vedere, Apollo si sta occupando dei cambiamenti dell'ultimo minuto riguardo il programma. Cominceranno tra un minuto.
Nico guardò Apollo, di fronte agli altri Bambini Sperduti, che gesticolava con le mani mentre parlava. - Apollo si occupa delle esibizioni? - chiese Nico.
Will annuì. - Percy gli ha dato il comando del programma poco dopo il suo arrivo, almeno da quanto ho sentito. Dato che effettivamente studia danza, è il più adatto per l'incarico. Ho sentito che all'inizio se ne occupava Percy, ma poi ha ceduto il compito ad Apollo. Percy è un ragazzo impegnato, non ha molto tempo per insegnarci passi di danza.
Nico annuì. Tornò a guardare in direzione di Percy, Luke e Annabeth, con un cipiglio che gli nasceva sul viso. Ora Annabeth era effettivamente in braccio a Percy, con i fianchi che aderivano ai suoi. Luke era impegnato a strofinare il petto di Percy, cercando di mantenere la sua attenzione su di sé. Nico si fece sfuggire un lungo sospiro, al quale Will ridacchiò.
- Ancora geloso, vedo - lo prese in giro.
- E' solo che non capisco perché si rifiuti di fare lo stesso con me - mormorò Nico.
Will inarcò un sopracciglio. - Percy non fa mai niente di serio con noi. Lasciare che noi gli facciamo qualcosa è un conto. L'unico caso in cui fa realmente qualcosa è durante il sesso effettivo. Non è mai lui a venire da noi, siamo noi ad andare da lui.
Nico prese un lungo sospiro, ancora intento a fissare Percy. Will gli diede una gomitata e scese dal palco. Nico lo guardò confuso fino a quando non vide che i Bambini Sperduti si stavano preparando per esibirsi. Si arrampicò sul palco e seguì Will verso un tavolo. Apollo saltò giù dal palco e si avvicinò al tavolo che Nico e Will stavano occupando. I Bambini Sperduti si diressero verso il loro lato del locale, accomodandosi sul palco per guardare la prestazione delle ragazze.
Nico le osservò mentre si esibivano, ballando lo shimmy, schiaffeggiandosi il sedere e chinandosi per mostrare i fondoschiena coperti. - Lo spettacolo vero e proprio è molto più eccitante - sussurrò Apollo. - Aspetta a stasera, quando saranno in costume. Sarà a dir poco stupefacente. 
- Ne sono sicuro - replicò Nico con un sorriso. Apollo si appoggiò allo schienale della sedia e fece scivolare il braccio dietro Nico, avvicinando la sedia del ragazzo. Quando la canzone terminò, Apollo si alzò. Nico applaudì con Will e Apollo mentre le ragazze si inchinavano scherzosamente.
Quando lo vide applaudire, Talia fece un sorrisetto a Nico. Allungò la mano verso l'orlo della maglietta e la tirò su. Alla visione del suo reggiseno trasparente, la faccia di Nico si scurì. Tutte le ragazze ridacchiarono, mentre Will rideva e gli dava una pacca sulla spalla. - Sarà meglio che ti abitui a vedere cose del genere, Nico. Ne vedrai molte di più - lo derise Will.
- Bel lavoro, ragazze - disse Percy. Nico si voltò verso la cabina dove stava Percy. Annabeth si era già alzata, e anche Percy si stava muovendo. Si mise in piedi e si diresse di fronte al palco, dove cominciò a parlare con Apollo.
Nico si accigliò, gli occhi che vagavano sul cavallo di Percy. Will si avvicinò e scosse una mano davanti ai suoi occhi. - Guardi qualcosa di tuo gradimento, amico? - lo prese in giro.
Nico sentì la faccia bruciare. - N-non stavo guardando... insomma, lo sai - balbettò.
Gli occhi di Will si spalancarono, divertiti. - Cerchi una protuberanza?
Nico mise il broncio. - Perché dovresti pensare una cosa del genere?
Will incarcò un sopracciglio. - Beh, stavi fissando dritto dritto il suo cavallo. - Will si appoggiò alla sedia, gli occhi che vacillarono verso Percy per un breve secondo prima di tornare su Nico. - Non vedrai nulla, comunque.
- Perché lo dici?
Will scrollò le spalle. - Percy sa controllare il suo corpo. Si indurisce solo quando è tempo di fare sesso. Immagino che tutti quegli anni di pratica gli abbiano conferito un controllo totale.
Le labbra di Nico si incresparono in un cipiglio, un solco tra le sopracciglia. Non aveva senso. - Ne sei sicuro? - chiese Nico.
Will annuì, lanciandogli un'occhiata strana. - Intendo, Annabeth lo stava praticamente scopando, laggiù, ma come vedi è ancora flaccido.
- Interessante - mormorò Nico.
L'espressione di Will si contorse, confuso. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma improvvisamente Percy apparve al loro tavolo. - Will, torna sul palco, hai bisogno di allenarti - ordinò Percy. Will annuì e si affrettò per raggiungere gli altri sul palco. Percy spostò lo sguardo su Nico. Fece un sorrisetto e appoggiò la mano sul tavolo. - Allora, ti è piaciuto?
Nico annuì. - Sì, non vedo l'ora di guardare l'esibizione vera, stasera - replicò.
Il sorrisetto di Percy si allargò. Ridacchiò e gli fece l'occhiolino. - Ne sono sicuro. Ora, ho bisogno che tu vada dietro le quinte per aiutare Silena e Piper. Dopodiché, puoi andare a mangiare qualcosa. Quando torni, mettiti dei vestiti larghi e assicurati di indossare lo Speedo sotto. - Si eresse in tutta la sua altezza. - Vai dietro le quinte quando arrivi, i gemelli avranno qualcosa per te, al tuo ritorno.
Nico annuì, alzandosi in piedi. I suoi occhi frugarono il corpo di Percy, ricordando ciò che aveva detto Will. Poi tornò a fissare il viso di Percy, scoprendo che lo stava osservando, divertito. - Scusa - mormorò Nico.
- Non scusarti. - Percy ridacchiò. Fece schioccare le dita. - Oh, giusto, prima che mi dimentichi, devo parlare con te del tuo programma per la prossima settimana.
- Okay.
- Beh, vedrai ancora con i ragazzi, dopo la scuola, ma avrai delle lezioni private con Apollo invece che con me.
Nico mise il muso. - Oh.
Percy ridacchiò e gli scompigliò i capelli. - Tirati su, probabilmente interverrò spesso nelle tue lezioni con lui, giusto per assicurarmi che tu ci stia facendo l'abitudine. - Afferrò le spalle di Nico e lo guidò verso la porta del retroscena. - Ora vai.











Nico uscì dall'ascensore; Clarisse ed Ethan, stavolta, erano alle cabine. I clienti avrebbero cominciato a salire dieci minuti dopo, quindi al momento non erano occupati. - Bene, bene, è questo il nuovo arrivato? Finalmente ti hanno aggiunto al club dei bimbi cresciuti, eh? - disse Clarisse, scribacchiando qualcosa su un blocchetto con un ghigno.
- Immagino di sì - replicò Nico, superando le cabine.
Ethan ridacchiò. - Non ascoltarla, Nico. Siamo qui per prenderci cura di voi ragazzi. Perciò, se hai qualche problema con i clienti, ti guardiamo le spalle - disse.
Nico gli rivolse un piccolo sorriso. - Grazie. - Si affrettò in fondo al corridoio, correndo sulle scale. L'ultima volta che era stato lassù, durante le ore di lavoro, il locale era immerso nel buio. Il muro era ancora aperto. Nico immaginò che i Bambini Sperduti si sarebbero esibiti insieme, quella settimana.
Si diresse nel retroscena, dove trovò sei Bambini Sperduti. Stavolta, la porta vicina a quella che Percy gli aveva mostrato l'ultima volta era aperta. I ragazzi sembravano intenti a prepararsi; Butch ed Apollo indossavano già i loro Speedo. I gemelli, Ottaviano e Luke si stavano mettendo i costumi. I gemelli erano vestiti per assomigliare a dei giullari. Avevano delle calze bianche sotto un paio di pantaloncini a sbuffo neri. Anche le loro magliette erano bianche, con dei disegni neri ricamati in modo elaborato sia davanti che dietro. Le teste erano coperte da cappelli neri e bianchi, con numerose estremità appuntite, dotate di cintura. Il loro viso era interamente nascosto da maschere; ognuna sfoggiava un'espressione diversa. Quello che Nico immaginò fosse Travis, a causa della piccola differenza d'altezza, aveva un mezzo sole sul lato sinistro della maschera, mentre Connor aveva una luna crescente sul lato opposto.
Il costume di Luke lo faceva sembrare un nobile veneziano ad una festa, saltato fuori dalle pagina di storia. I suoi pantaloni erano neri e pieni di ricambi dorati ai lati. Indossava anche dei guanti neri, su entrambe le mani. La maglietta era rosso sangue con una piega nera che scendeva verticalmente verso il centro. Intorno alle mani e alle braccia era avvolta della seta nera. Nico si accorse che il biondino era completamente scalzo, cosa che gli sembrò piuttosto strana, fino a quando non notò lo stesso anche nei costumi degli altri ragazzi. Teneva la sua maschera nella mano sinistra, grande abbastanza per nasconderlo dagli occhi al naso. Sotto ognuna delle fessure per gli occhi scendevano dei disegni dorati.
Ottaviano indossava delle calze verdi. Attorno alla sua vita c'era una cintura nera, con una fibbia dorata. Le sue mani erano coperte da guanti di seta che si estendevano nel cappotto verde che indossava. Il cappotto era abbinato ai pantaloni, ma aveva delle piume verdi e bianche lungo l'apertura. L'unica differenza nel complesso, e anche con gli altri, era che non indossava magliette, concedendo a Nico una visione completa del suo petto. Nico non ricordava di aver mai visto Ottaviano senza maglietta, ma improvvisamente desiderò poterlo ricordare. Non riusciva a guardarlo per bene, ma da quello che poteva vedere Ottaviano era ben definito - non tanto quanto Will e Apollo, ma anche lui aveva gli addominali. La sua maschera era bianca con dei disegni verdi che vorticavano sui lati e sulla parte superiore.
- Ehi, Nico - lo salutò Butch mentre si avvicinava.
- Bene bene, guarda chi abbiamo qui - disse Luke ad alta voce. - Pronto a giocare con i bimbi grandi?
Nico alzò un sopracciglio. - Scusa, sto cercando di prenderti seriamente, ma finisco sempre per guardare i tuoi vestiti - replicò.
Tutti tranne Luke e Ottaviano si piegarono dalle risate; i gemelli si rotolarono in un attacco di ridarella. - D'accordo, Nico, hai bisogno della tua maschera - ridacchiò Apollo.
- Percy mi ha detto di rivolgermi agli Stoll - li informò Nico.
- La tua maschera è proprio qui - disserono loro simultaneamente. La cosa faceva ancora impressione.
Si diressero verso uno specchio e presero una maschera sulla scrivania. Fecero retromarcia e passarono la maschera a Nico. Era come quella di Luke, poiché copriva la stessa porzione del viso di Nico. Era piccola, con un minuscolo cerchio blu intorno all'occhio sinistro, mentre la parte destra era ricoperta di blu. Quest'ultima era dipinta di modo che il blu scendesse dall'occhio, fino a raggiungere la fine della maschera, vorticando verso l'interno fino alla parte inferiore. Era bellissima, secondo Nico.
- Devi darti una mossa e toglierti quei vestiti - mormorò Ottaviano, sistemandosi la maschera sul viso.
Nico guardò in basso, a disagio per quello che stava per fare. Passò la maschera a Connor e si sfilò la maglietta oltre la testa, guadagnandosi dei fischi da parte dei gemelli. Roteò gli occhi e riprese la maschera dalle mani di Connor. Se la sistemò sul viso, cosa che, stranamente, lo fece sorridere. Era divertente indossarla. Forse Apollo aveva ragione riguardo al fatto che il lavoro poteva essere divertente. Si avvicinò allo specchio per aggiustarsi i capelli, che si erano arruffati quando si era tolto la maglietta. Si sfilò i pantaloni e le scarpe, raccogliendoli insieme alla maglietta e lanciandoli in una pila con i vestiti degli altri ragazzi.
- E adesso? - chiese Nico.
- Io e Butch stiamo per uscire, quindi devi solo seguirci - disse Apollo.
- Dobbiamo fargli vedere dove prendere e posare le ordinazioni - gli ricordò Butch.
- Oh, giusto, non ti abbiamo mostrato l'altro retroscena. Beh, non è davvero un retroscena. E' solo una piccola stanza sul pavimento di fuori. Andiamo, ti facciamo vedere. - Detto ciò, Apollo e Butch uscirono, spalancando la porta, e i tre riemersero nella sala principale. Stavano cominciando ad arrivare un paio di clienti; ciò significava che la serata di Nico era sul punto di iniziare. Attraversarono due porte che normalmente sarebbero state divise dal muro momentaneamente assente. Butch aprì la porta per loro, e Nico si ritrovò in una stanza simile alla stanza della pausa del bar. Questa, però, aveva una varietà di bottiglie di liquori che rivestivano la parete di fondo. Tre grandi pile di bicchieri erano posizionate nell'angolo destro della parete. Accanto c'era un lavello, sul muro sinistro, e sul lato opposto c'era un frigorifero.
Hazel, Talia e Calipso erano sedute su uno dei due divani della stanza, mentre un uomo che Nico non aveva mai visto si era accomodato su una sedia nell'angolo, accanto al piccolo bar. Nico scrutò l'uomo, percependo un immediato senso di incertezza nei suoi confronti. C'era qualcosa nel modo in cui lo fissava, nel sorriso sul suo viso, che lo metteva a disagio.
Aveva una faccia paffuta e il naso rosso, probabilmente per consumo di alcol. I suoi capelli erano così neri e acconciati col gel che sembravano quasi viola, nella luce. I suoi occhi blu erano anch'essi orribilmente iniettati di sangue. Era un po' grassottello e indossava una camicia tigrata abbottonata, con dei pantaloni neri.
I suoi occhi si ridussero alla vista di Nico, mettendo il ragazzo a disagio. - Oh, Apollo, lui chi è? - chiese.
Nico portò lo sguardo sul biondino accanto. Gli occhi di Apollo si erano evidentemente trasformati in una tonalità più scura di blu; aveva stretto la mascella. - E' la nostra nuova aggiunta, si chiama Nico - grugnì. Spostò gli occhi arrabbiati su Nico, annuendo. - Nico, questo è Dioniso, il... barista di qui.
Nico tornò ad osservare l'uomo, facendogli timidamente un cenno. L'uomo gli sorrise. Butch grugnì e si fermò davanti a Nico, incrociando le braccia sul petto. - Oh, Butch, c'è davvero bisogno di essere così incivili? - chiese Dioniso divertito, versandosi dell'alcol.
Nico lanciò un'occhiata alle ragazze sul divano, che sembravano sforzarsi per non guardare Dioniso. Erano vestite in modo simile ai ragazzi, in costume da bagno. Anche loro avevano delle maschere, appoggiate in grembo. Talia era unica, nel suo argento metallico realizzato in uno dei modelli più belli. Invece di essere dipinta, c'erano dei buchi a formare i disegni della maschera. Era come se tutte le persone che lavoravano su quel piano potessero indossare solo piccole maschere, poiché anche la sua ricopriva solo una parte del suo viso.
Anche la maschera di Hazel era d'argento, incorporata con quelli che sembravano diamanti intorno agli occhi. Il lato destro della maschera era la parte che più attirava l'attenzione di Nico. Era costruita in modo da curvarsi sia ai lati che sulla parte superiore del viso dell'indossatore. C'era anche una grande piuma nera attaccata alla parte destra per completare il tutto.
La maschera di Calipso gli ricordava quella di Jack Di Spade, da Fable. La maggior parte della maschera era bianca, ma c'erano anche il rosso, il nero e il dorato, sparpargliati sulla superficie. Tra gli occhi erano state disegnate delle linee, simili a corde legate in nodi. Il rosso era diffuso sulla parte superiore della maschera, proprio sopra agli occhi, con una curvatura intorno alla parte esterna. Sul lato destro era stata attaccata una rosa nera.
- Ehi, Nico - lo salutò Hazel. Nico le fece un cenno.
- Sei pronto? - chiese Talia.
- Penso di sì - replicò Nico. Non ne era completamente sicuro, considerando che il suo battito stava accelerando piuttosto velocemente.
Finalmente, Apollo e Butch indossarono le loro maschere, permettendo a Nico di guardarle. Quella di Apollo era una delle maschere più significative che Nico avesse mai visto, ricoperta con il disegno di uno spartito. L'oro percorreva il bordo della maschera, espandendosi e raggiungendo parte dello spartito. Lo spazio sopra il naso di Apollo era nero con un bordo dorato; formava un triangolo perfetto. Era bellissima da guardare, e si adattava benissimo ai lineamenti di Apollo. I suoi occhi scintillavano perfettamente attraverso la maschera.
Quella di Butch ricordava le fiamme. Nico non riusciva a capire se il modello si basasse su un diavoletto, un folletto o una rappresentazione della dea egizia Bast. Su entrambi i lati della maschera c'erano delle orecchie appuntite. Una "V" dorata si allungava al centro della maschera, proprio in mezzo agli occhi. Questi ultimi erano persino circondati d'oro. Il resto della maschera, però, era colorato di rosso. Era interessante da osservare, per non dire altro.
- D'accordo, sarà meglio uscire - disse Calipso, alzandosi. - Ricordati, Nico, qui funziona esattamente come il bar al piano di sotto, ma devi impicciarti ancora meno dei loro affari.
Nico annuì. Era ormai troppo esperto per fare una cosa del genere, a questo punto. - Devi tenere la maschera tutto il tempo mentre stai servendo - lo informò Hazel. Lui annuì ancora. Apollo spinse Nico sulla parte bassa della schiena, avvicinandolo alla porta insieme agli altri. Mentre se ne andava, Nico si guardò alle spalle per fissare Dioniso, ricevendo un sorriso sbilenco da parte dell'uomo.
Durante la loro permanenza nella stanza del bar, il locale si era riempito. Nico guardò gli altri mentre afferravano una penna e un bloc-notes da un tavolo accanto alla porta; Talia gliene passò uno. Nico la ringraziò e fece per andarsene, ma Apollo gli afferrò il braccio con una salda presa. Nico si voltò per guardare il biondino, confuso, solo per incontrare l'espressione seria sul suo viso.
- Devo parlarti il prima possibile - disse Apollo.
- Di cosa?
- Pensavo che qualcuno ti avesse parlato di Dioniso, ma adesso realizzo di no. Devi parlare con Percy, domani. Non accettare niente da Dioniso. - Nico lanciò un'occhiata alla porta, ma Apollo gli afferrò il mento e lo costrinse a guardarlo negli occhi, lo sguardo fiero. - Dico sul serio, Nico. Niente. Se ti offre qualcosa, non accettare. Hai capito?
Nico annuì lentamente, leggermente confuso da ciò che stava succedendo. Apollo non era così arrabbiato dal giorno in cui lo aveva visto insieme a quei bulli. - Prometto che non accetterò.
Apollo si fece sfuggire un lungo sospiro, lasciandogli il braccio. - Bene. Assicurati di vedere Percy, domani. E' ora che impari le regole di queste parti.
- Ci sono regole? - chiese Nico, alzando un sopracciglio.
- Non molte - ridacchiò Apollo, il viso che tornava rapidamente alla sua espressione scura. - Hai solo bisogno di sentire queste cose da Percy. Ascolta il mio consiglio, ok? Gli altri ti diranno la stessa cosa. Stai attento con quell'uomo.
Nico annuì ancora. - Okay, sarò prudente.
- Grazie. - Apollo sospirò di sollievo. - Ora che la questione è risolta, andiamo a lavorare.
Intorno al secondo tavolo, Nico notò realmente le differenze tra il lavoro del piano di sopra e quello del bar. Innanzitutto, molti clienti non sembravano amichevoli come quelli di giù. Nico tentò di non origliare, sul serio, ma proprio non riuscì ad impedirselo. Dal suono di ciò che i due signori al suo tavolo si stavano dicendo, non riusciva a capire se stessero trattando di schiavi o di giri di prostituzione. In ogni caso, servirli lo metteva a disagio, ancora di più quando lo guardavano.
Percy arrivò giusto un attimo prima che lo spettacolo cominciasse, e Nico vide i Bambini Sperduti avvicinarsi a lui. Avrebbero combattuto fino alla morte per diventare loro cameriere, o roba del genere? Cercò di avvicinarsi anche lui, ma Talia batté tutti. Nico tirò fuori un lungo sospiro mentre la ragazza sorrideva e si dirigeva verso la piccola cabina di Percy.
- Dovrai essere più veloce la prossima volta, Nico, se vuoi quel lavoro - disse Butch, picchiettandogli la schiena.
- Perché gareggiano tutti per lui? - chiese Nico.
Butch sorrise. - Siamo così. E' una specie di bagno di sangue, quassù. Vogliamo lavorarci tutti perché veniamo pagati meglio, sia lavorando da camerieri che lavorando sul palco. - Butch si avvicinò per sussurrare: - Inoltre il cameriere di Percy può parlare con lui per più tempo, in caso desideri lavorare in quelle ore.
Nico annuì mentre Butch andava via. Tornò a guardare Talia, che ancora flirtava con Percy. Avrebbe avuto lui quella posizione, la settimana seguente, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Il locale divenne improvvisamente silenzioso mentre le luci si scurivano ancora di più di prima. Nico restò dov'era, curioso di vedere l'apertura dello spettacolo di quella sera. Voleva proprio sapere che effetto avrebbero causato, considerando il tema.
Quando la musica iniziò, si accesero due faretti che misero a fuoco le due corde appese sul soffitto. Nico riconobbe la canzone, "Turn Me On" di David Guetta. Al cominciare del ritmo della musica, Travis e Connor presero a scendere dalle corde, sottosopra. Atterrarono con grazia sul pavimento, incrociandosi reciprocamente con delle capriole all'indietro. Una volta finito, la tenda alle loro spalle si aprì, rivelando il palco al pubblico. I Bambini Sperduti erano in scena, con i costumi interi. Restarono immobili come statue fino al verso della canzone "Make me come alive".
Sul palco, con Luke, Ottaviano e i gemelli, c'erano Silena, Piper, Reyna e Annabeth, vestite nello stesso modo stravagante dei ragazzi. Silena indossava un vestito dorato con una pelliccia nera intorno alle spalle. Anche la sua maschera era dorata, a forma di farfalla. Il completo di Piper era bianco puro. Il vestito era largo e gonfio, sparpargliato di pizzi e seta. La sua maschera era simile a quella indossata da Hazel, tranne che per il colore bianco puro, con una piuma bianca di lato. Reyna indossava un completo abbinato a quello di Ottaviano, tranne per il fatto che, ovviamente, il suo era un vestito. Sembrava che indossasse un ombrello aperto, dal modo in cui si allargava. La sua maschera era verde, ma non le copriva l'occhio sinistro, curvandosi a forma di mezzaluna. Il vestito di Annabeth sembrava avvolgersi intorno al suo corpo, completamente nero. C'era della seta viola trasparente intorno alle sue spalle, la quale saliva fino alla testa. La sua maschera era bianca, con dei disegni viola sulla superficie. Una singola lacrima viola era stata disegnata giusto sotto l'occhio sinistro.
Quando cominciarono a muoversi, finsero di essere marionette, facendo penzolare le braccia ad ogni movimento. Luke iniziò facendo un passo avanti, dinoccolato, le braccia che gli oscillavano davanti. La testa di Silena cadde di lato per dare un effetto simile. Effettivamente, era divertente osservarli mentre mettevano su un'esibizione per quel tema. Finalmente, allungarono una mano e si mossero come se volessero strappare delle corde. Si avvicinarono alla parte anteriore del palco, allineandosi in fila. I gemelli erano insieme, appoggiati l'uno all'altro, mentre Ottaviano aveva un braccio avvolto intorno alla vita di Reyna, toccandole un po' la schiena. Mentre il ritmo aumentava, si lasciarono cadere a terra, picchiando il pavimento con i palmi.
Quando si rialzarono, cominciarono a sfilarsi un indumento. Una cintura, dei cappelli, pezzi di seta e una gonna a forma di ombrello vennero gettati al lato del palco. Si avvicinarono tutti, stronfinandosi con le mani la gamba destra o sinistra, aprendole e infine riportandole su, mentre si accarezzavano la coscia e salivano di nuovo.
Le ragazze inclinarono i fianchi verso l'esterno e caddero all'indietro, ognuno dei ragazzi pronto ad afferrarle. Le ragazze allungarono la mano e strapparono via la maglietta del loro rispettivo ragazzo, concedendo al pubblico una bella visione del torso dei ragazzi. Poi vennero sfilati i vestiti, lasciando le ragazze in calze a rete e corsetti stretti.
Le ragazze caddero sul petto dei ragazzi, raschiando con le mani sui torsi tonici. I ragazzi fecero voltare le ragazze e si allargarono di qualche centimetro. Calpestavano con il piede sinistro e poi con quello destro a ritmo della canzone, che scandiva due colpi. Quando il testo della parte di prima venne ripetuto, i ragazzi si strapparono i pantaloni, restando in Speedo o in perizoma da uomo. Gli unici veri indumenti che coprivano i ragazzi erano la maschera e la biancheria.
Silena e Connor caddero sul pavimento, strisciando sul palco. Si sdraiarono sul fianco, portando le gambe in aria. Gli occhi di Nico si spalancarono leggermente mentre li guardava bloccare in alto le gambe. Luke e Travis aleggiarono e si lasciarono cadere su di loro, verso il pavimento. Fecero scorrere una mano sulle gambe di Connor e Silena, spingendo i fianchi verso il basso a tempo di musica.
Nico si sentì arrossire mentre continuava ad osservare i Bambini Sperduti. Quando percepì qualcuno premere contro il suo didietro, guaì, voltandosi per imbattersi in un Apollo sorridente. - Ti godi lo spettacolo? - chiese Apollo sopra la musica.
- E' interessante, per non dire altro - replicò Nico.
Apollo ridacchiò. - Aspetta a domani. Ho pianificato un'apertura ancora migliore.
- Perché non l'hai usata oggi, dato che è la serata di apertura effettiva?
- Perché voglio far parte anch'io di quell'esibizione - disse Apollo, facendo l'occhiolino. Canticchiò tra sé e sé, ancora attaccato al sedere di Nico. - Sai, Nico, hai davvero un bel fondoschiena.
La faccia di Nico si fece ancora più rossa, allontanandosi dal biondo. - Zitto - mormorò.
- Se mai volessi perdere la verginità, sarei lieto di aiutarti - gli sussurrò nell'orecchio Apollo, prima di ridacchiare e andare via.
Nico fissò il biondo che gironzolava intorno ad uno dei tavoli, lasciando esitare gli occhi sul suo sedere perfetto, risaltato dallo Speedo. Sospirò tra sé e sé. Quando la stanza fu riempita di applausi, la sua attenzione tornò al palco. I Bambini Sperduti restarono fermi sul posto per qualche secondo prima di mandare baci al pubblico e tornare dietro le quinte.
Nico tornò a lavoro mentre gli altri si preparavano per l'esibizione successiva. Non doveva mettersi nei guai alla prima serata; sapeva che parecchi sguardi sarebbero atterrati su di lui per guardarlo. Per controllare il suo sospetto, lanciò un'occhiata verso la cabina di Percy, che, come si aspettava, aveva gli occhi fissi su di lui. Percy gli sorrise e sollevò il bicchiere nella sua direzione. Nico si soffiò sulla frangetta e passò al tavolo successivo.
Mise su un sorriso civettuolo mentre raggiungeva il tavolo, al quale erano sedute due donne, una con i capelli neri e l'altra castana. - Salve, mi chiamo Nico. C'è qualcosa che posso portare a due signorine raffinate come voi per cominciare la serata? - chiese, facendo l'occhiolino per buona misura.
Le donne non reagirono come facevano quelle del piano di sotto, che di solito erano più delicate quando adocchiavano un cameriere. Non si fecero scrupoli nello squadrare dalla testa ai piedi il corpo quasi nudo di Nico. -  Come siamo... adorabili - disse la donna castana, mordendosi le labbra.
Nico poteva già dire che questo lavoro sarebbe stato differente da quello a cui era stato abituato al Lotus. Ora sapeva perché Percy gli aveva detto più volte di mantenere intatta la sua innocenza. Probabilmente riuscire a mantenerla sarebbe stata una sfida. Nico nascose rapidamente il cipiglio che stava nascendo sul suo viso, sostituendolo con il solito sorriso civettuolo.
Durante la serata, si fece via via più consapevole dei comportamenti della gente di quel piano. Era anche consapevole di tutti gli sguardi puntati su di lui, la maggior parte simili a quelli di veri e propri predatori. Si sentiva come una gazella presa di mira da un leone.
Alle tre di notte, la serata giunse finalmente al termine. Nico collassò in una cabina con Ottaviano, Apollo, Talia e Luke. Appoggiò la testa sulla spalla di Apollo, completamente esausto. Si lasciò sfuggire un gemito rumoroso mentre Apollo gli strofinava la schiena. La porta della stanza della pausa si aprì e Percy entrò con Dioniso. La camera divenne stranamente silenziosa mentre i Bambini Sperduti guardavano i due nuovi arrivati, una tensione pesante nell'aria.
Dioniso passò una mazzetta di denaro nelle mani di Percy e Percy mormorò qualcosa all'uomo grassoccio. I suoi occhi si socchiusero mentre pescava qualcosa dalla tasca posteriore e la passava a Dioniso. Lo indicò con un dito e disse qualcos'altro, non troppo felice della discussione. Entrambi lanciarono un'occhiata alla cabina, guardando dritto dritto verso Nico. Percy afferrò violentemente la mascella di Dioniso e girò verso di sé il suo viso paffuto, sussurrandogli qualcos'altro. 
- Cosa succede? - sussurrò Nico.
Luke alzò lo sguardo dal telefono, annoiato, e lanciò un'occhiata alla scena. - Sono solo affari - disse il biondo, tornando al videogioco.
- Non devi preoccuparti di quella roba, Nico - aggiunse Talia, con sguardo severo.
Percy si allontanò da Dioniso e si diresse verso la loro cabina. Afferrò il bicchiere che Ottaviano stava per portare alla bocca e prese un sorso. - Certo che puoi averne un po', Percy - mormorò Ottaviano mentre Percy glielo riconsegnava.
Percy sorrise. - Scusa, avevo bisogno di qualcosa e non volevo ordinare qualcos'altro - si giustificò.
- Non ti preoccupare.
- Siete stati grandi, stasera.
- Grazie, capo - gli dissero nell'orecchio i gemelli, apparsi improvvisamente accanto a lui. Appoggiarono la testa sulle spalle di Percy, allacciando le dita intorno al suo corpo.
Percy prestò nuovamente attenzione a Nico. - Sono impressionato, Nico. Sei andato bene, stasera. Spero che continuerai su questa strada anche il resto del fine settimana - disse con un sorriso. Lanciò un'occhiata ad Apollo per rivolgersi a lui. - Non dimenticarti che devi lavorare con lui la prossima settimana. Deve saper ballare come il resto di voi.
Apollo annuì, stringendo le spalle di Nico. - Lavoreremo al massimo - lo prese in giro, facendo l'occhiolino.
- Che facciamo domani? - chiese Nico. Era arrivato il fine settimana, perciò non sapeva cosa aspettarsi.
- Torneremo qui dopo pranzo, quindi quando avrai finito di mangiare dovrai salire e dare una mano - disse Percy, battendo il palmo sul pugno. Il suo sorriso svanì improvvisamente. - E dovrai anche passare per il mio ufficio. Vieni prima da me, poi sali per lavorare.
Nico annuì. Il giorno dopo sarebbe stata un'altra giornata interessante, a quanto pare; ma, in fondo, c'era mai stata una giornata poco interessante al Lotus?
























*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Anche stavolta ho cercato di metterci meno tempo possibile c:
In questo capitolo troverete tanta musica ed esibizioni (le canzoni citate sono Young Blood, The Naked and Famous e Perfection, dal film Black Swan, che vi consiglio di ascoltare durante la lettura).
Vi ringrazio all'infinito per le bellissime recensioni! Qui i link della fanfiction originale e dell'autore: Children of Loss, Chapter 13 e XTheSonofHadesX.
Buona lettura :3

*




























Nico guardò la sveglia. Erano da poco passate le dieci, e sapeva di doversi alzare. Sbadigliò e passò una mano sotto le coperte, dandosi una sistemata a livello di boxer. Stava diventando un evento abituale per lui sognare il suo capo, come la notte precedente, ed era davvero una cosa frustrante. Perchè Percy non faceva semplicemente sesso con lui? Forse sarebbe dovuto andare da uno dei Bambini Sperduti.
Nico sospirò e portò le gambe giù dal letto. Si sedette e si passò una mano nei capelli disordinati. Nonostante avesse ammesso che i Bambini Sperduti erano piuttosto attraenti, desiderava ardentemente che la sua prima volta fosse con Percy. Il problema era che Percy stava diventando estremamente testardo a riguardo.
Nico lasciò la camera da letto per preparare i cereali. L'ora di colazione era ormai passata, ma non gli importava. Con quei ritardi notturni, dormiva e mangiava quando poteva. Allungò una mano verso l'armadietto e tirò fuori una tazza. Prese la sua scatola di cereali preferita e un cucchiaio, versandoli nella tazza.
Il suo problema con Percy stava peggiorando, lo sapeva. Ogni singolo giorno, era come se i suoi sentimessi crescessero. Stare accanto a Percy era diventato inebriante, per lui. Il tempo passato con il ragazzo dagli occhi verdi era sempre abbondante. Ma Percy non voleva arrendersi, e la cosa confondeva Nico.
Percy pasticciava con tutti i Bambini Sperduti, tranne lui. Perché? Voleva mantenere intatta l'innocenza di Nico, e lui sapeva che lo faceva per il suo bene, ma perché? Forse per lui Nico non era sessualmente attraente. Magari lo vedeva più come un fratello. Nico ridacchiò. Non poteva essere così. Apollo lo trattava come un fratello, ma aveva comunque espresso il suo desiderio di portarselo a letto.
Nico sospirò e si lasciò cadere sul divano con la tazza di cereali. Percy era, e probabilmente sarebbe rimasto, un mistero, per Nico. Non si spiegava, perciò Nico non avrebbe mai conosciuto le risposte alle sue domande. Non c'era modo di ottenerle con i Bambini Sperduti. Potevano essere una famiglia, adesso, ma Nico sapeva a chi era diretta la loro lealtà più profonda.
Anche loro erano un mistero. Da che parte stavano veramente? Probabilmente dalla loro. Si fingevano una famiglia stretta per la maggior parte del tempo, ma quando si trattava di Percy o del piano superiore, diventavano competitivi l'uno con l'altro. Era un gioco, o la realtà? Sarebbero rimasti uniti, o si sarebbero venduti a vicenda? Nico immaginò che solo con il tempo si sarebbe scoperto.
Afferrò il telefono, sbadigliando contemporaneamente. Doveva vestirsi e andare da Percy. Divorò il resto dei cereali e gettò la ciotola nel lavandino. Corse rapidamente in bagno e aprì la doccia. Era questo il suo problema. Non sapeva se stesse correndo per non far arrabbiare Percy per un eventuale ritardo, o perché era impaziente di vedere il ragazzo dai capelli neri.
Nico si fece velocemente la doccia, uscendo e afferrando un asciugamano. Tornò in camera e cominciò ad asciugarsi. Aprì l'armadio per prendere dei vestiti, notando la propria figura nello specchio. Era ancora strano vedersi così. Gli era sembrato di stare in mezzo alla strada a morire di fame per un'eternità. Ora, invece, stava meglio di quanto era mai stato in vita sua, e doveva anche ammettere di essere attraente.
Fece cadere l'asciugamano, facendo scorrere gli occhi sulla carnagiorne pallida, senza trovare una singola imperfezione. Era bello, osservarsi in quel modo. Quando era appena arrivato lì, non riusciva nemmeno a guardarsi di sfuggita, e adesso era un sollievo notare di aver recuperato il proprio corpo. Si lasciò sfuggire un sospiro e prese dei vestiti da indossare durante la giornata dall'armadio. Si affrettò a prepararsi; presto raggiunse la porta.
Trovò Luke che aspettava davanti all'ascensore; il biondino roteò gli occhi quando lo vide avvicinarsi. - Oh Dio, proprio chi volevo vedere appena sveglio - mormorò.
- Nemmeno incontrare te, appena svegli, è tanto piacevole - ribatté Nico.
Luke rise aridamente. - Divertente. Ci sono un sacco di persone che desiderano la mia attenzione.
- Non riesco a capire perché, sei caloroso quanto l'Antartica.
Luke ghignò e spinse Nico contro il muro, tenendogli le mani sopra la testa. - Alle persone piace essere dominate, Nico. Non dimenticartelo - fece le fusa nel suo orecchio, facendo contorcere il ragazzo più piccolo sotto il suo sguardo intenso.
Finalmente arrivò l'ascensore e Luke lo lasciò libero, salendo a bordo. Picchiettò con il piede, premendo il pulsante per tenere la porta aperta. Nico arrossì ed entrò. Luke premette il pulsante del settantesimo piano, ma Nico fece un passo avanti per premere quello del sessantottesimo.
- Fai visita al capo? - chiese Luke.
- Voleva che andassi a trovarlo. Apollo gli ha detto qualcosa su Dioniso.
Luke tese le spalle al nome del barista paffuto, una reazione che rese Nico perplesso. Luke non sembrava il tipo che si faceva preoccupare da qualcosa. - Sta' lontano da lui - mormorò, distogliendo lo sguardo da Nico.
- Che cosa fa?
Luke scosse la testa. - Apollo ti ha detto di non accettare nulla da lui? - ringhiò. Nico annuì. - Bene. Non farlo.
L'ascensore si aprì al piano di Percy, ma Nico restò fermo e fissò Luke per un momento. ll biondino sbirciò nella sua direzione, socchiudendo gli occhi. Nico si morse il labbro e uscì dall'ascensore, guardando il biondino alle sue spalle mentre le porte si chiudevano. - Che... strano - mormorò Nico, continuando a camminare verso l'ufficio di Percy. L'unico momento in cui Luke si era comportato in maniera decente con lui era stato durante le lezioni, ma adesso aveva appena reagito come Apollo la sera prima.
Aprì la porta dell'ufficio di Percy, trovando Leo dietro la scrivania. - Ehi, Nico - lo salutò Leo.
- Ehi - replicò Nico, lanciando un'occhiata alla scrivania di Rachel. - Dov'è Rachel?
- Fuori a svolgere delle commissioni per Percy. Allora, cosa posso fare per te?
- Percy voleva vedermi per discutere delle regole di questo posto.
Leo annuì, mordendosi le labbra. Tornò a guardare il computer e cominciò a digitare. - Sì, ho sentito di ieri sera.
Nico inclinò la testa di lato. - Cos'hai sentito, esattamente?
- Niente di importante.
Nico sospirò. - Quindi, Percy è in ufficio?
Leo annuì. - Sì, è lì dentro... - Nico si diresse verso la porta. - ...ma c'è anche Calipso, al momento.
Nico gelò, la mano che afferrava il pomello. - Oh - mormorò, le guance che si facevano calde. Non aveva intenzione di vedere Percy con un altro Bambino Sperduto.
- Puoi accomodarti - ridacchiò Leo, indicando una delle sedie accanto all'entrata dell'ufficio. Nico annuì e si avvicinò per sedersi. - Allora... sembra che tu non sia stato così onesto con me, la prima volta che ci siamo incontrati.
Nico guardò Leo, confuso. - Cosa intendi?
- Mi hai detto di non avere una cotta per Percy, ma secondo gli altri, ce l'hai.
Le guance di Nico si fecero ancora più rosse. - Lo sanno tutti?
Leo ridacchiò. - Sì, lo sanno tutti, ma non preoccuparti. Avere una cotta per Percy è un evento normale per la maggior parte delle persone, quando arrivano. Di solito la superano, verso questa fase. Beh, resta sempre l'attrazione fisica, ma non... insomma, lo sai. Meglio smettere di vaneggiare - mormorò Leo.
Nico sorrise, nascondendo gli occhi dietro la frangia. - Anche Percy lo sa?
Leo sorrise, tornando a digitare. - Sì, anche Percy.
- E quindi, cosa ne pensa?
- Non posso risponderti, Nico - gemette Leo. - E' una cosa di cui dovete parlare tu e Percy. In realtà, non sono sicuro di cosa ne pensi, nessuno di noi lo è. Attualmente, sembra confuso.
- Cosa intendi?
Leo aprì la bocca per replicare, ma la porta di Percy si spalancò e Calipso uscì, aggiustandosi il top. Incontrò gli occhi di Nico e gli fece un breve occhiolino mentre se ne andava. Percy apparve sull'entrata, con il braccio appoggiato allo stipite. - E' arrivato qualche messaggio? - chiese a Leo.
Leo scosse la testa. - No, ma c'è Nico, qui, che vuole vederti - replicò.
Percy guardo Nico, sorridendo e annuendo in direzione dell'ufficio. Nico si alzò e si incamminò dentro; Percy gli chiuse la porta alle spalle. Nico guardò il divano, immaginando che fosse stato usato per la "discussione di affari" di Percy e Calipso, notando le impronte che sparivano lentamente dalla superficie.
Il rossore tornò quando incontrò gli occhi di Percy, accomodandosi velocemente e silenziosamente su una sedia di fronte alla sua scrivania. Percy inarcò un sopracciglio mentre si accomodava sulla propria sedia. - C'è qualche problema, Nico? - domandò.
Nico scosse la testa. - N-no - balbettò.
- Sicuro? Perché sembri un po' nervoso.
Questo perché era nervoso. Anche se Nico non sapeva se fosse per quello che era appena successo in ufficio o per il suo sogno della notte precedente. - Sto bene.
Percy lo guardò, scettico. Sospirò e si abbandonò sulla sedia, appoggiando i piedi sulla scrivania. - Beh, ho bisogno di chiarire alcune cose con te - cominciò. - Come già sai, non ci sono molte regole da queste parti, ma ci sono delle cose che devi sapere. Ti parlerò di fumo, alcol, sesso e droga.
- Ok? - disse Nico, esitante, senza sapere perché fosse necessario parlarne.
Percy si strofinò la faccia. - D'accordo. Personalmente, non mi interessa se uno dei Bambini Sperduti fuma, ma è piuttosto malvisto. Io non lo approvo, per ragioni di salute, quindi diciamo che è malvisto.
- Beh, io non fumo.
Percy sorrise. -Lo so, era giusto per dire. Poi, abbiamo il sesso. Come ben sai, il sesso fa parte degli affari, da queste parti, ma per i Bambini Sperduti è anche qualcosa di divertente da fare tra di loro. Inoltre, è così che negoziano le ore con me. Perciò, non mi interessa se fate sesso, ricordatevi solo di usare le precauzioni. Se ne avete bisogno per questo, ve le concedo, ma sono vietate per tutto il resto. Sappi solo che questo non è il posto adatto per trovare un parter monogamo.
- Lo so - mormorò Nico, guardandosi il grembo.
- Purtoppo, siamo così. Per quanto l'alcol sia concesso, probabilmente ti lascerò bere, solo non adesso. Gli altri lo usano come meccanismo di sfogo, e non penso che tu ne abbia ancora bisogno. Questo è l'unico motivo per cui viene usato, qualcosa che aiuti i nervi e allievi il dolore. Perciò, se ne avrai bisogno, te lo concederò, ma solo in quel momento - dichiarò Percy. - E in generale, non permetto a nessuno dei Bambini Sperduti di bere troppo o di cadere nell'alcolismo.
Nico annuì.
Le labbra di Percy si abbassarono in un cipiglio. - Infine, ecco la grande regola. E' l'unica regola completamente forzata da queste parti. Non tollero, in nessuna circostanza, l'uso di droghe tra i Bambini Sperduti. Sono stato chiaro?
- S-sì - replicò Nico.
L'espressione di Percy era quasi spaventosa. Non sembrava arrabbiato, ma era così serio che fece venire i brividi. I suoi occhi erano socchiusi e Nico non riuscì a fare a meno di notare che assomigliava ad un serpente. - Sono serio, Nico. Nessuna droga. Non è concessa.
- Non ne prenderò mai, giuro. Prometto di non disubbidire.
L'espressione di Percy si alleggerì, il corpo si rilassò e il sorriso tornò sul suo viso. -  Lo terrò a mente - disse, facendo l'occhiolino. - Allora, com'è stata l'esperienza di ieri sera?
- Diversa - confessò Nico.
- Ci vorrà un po' per abituarti, ma penso che te la caverai, lassù.
Nico sorrise, le guance che arrossivano di nuovo. Percy gli sorrise. - Grazie - mormorò Nico. Si morse le labbra per un istante prima di parlare ancora. - Posso chiederti una cosa su Dioniso?
Il sorriso di Percy svanì all'istante, il volto ricoperto da un'ombra. Nico deglutì e si accomodò di nuovo sulla sedia, cercando di mettere distanza tra lui e Percy. - Cerca solo di tenere al minimo le tue interazioni con lui.
Nico annuì velocemente. Ovviamente, non gli avrebbero detto nulla riguardo quell'uomo, ma Nico non era sicuro di voler andare in giro a ficcanasare come faceva di solito. Ogni volta che il nome dell'uomo veniva fuori, tutti si innervosivano.
Percy sospirò e si alzò. Allungò una mano verso Nico, ma il ragazzo esitò nell'afferrarla. Percy ridacchiò e prese la sua mano. - Non voglio farti del male, Nico. Sto solo cercando di prendermi cura di te - spiegò Percy. Aiutò Nico ad alzarsi, e il ragazzo dai capelli corvini finì molto vicino al suo petto solido. Lanciò un'occhiata al suo viso, notando che gli occhi verdi di Percy lo stavano fissando intensamente. Spostò la frangia di Nico dalla sua faccia. - A volte penso che sei troppo curioso per preoccuparti del tuo bene - sussurrò Percy.
Nico si morse il labbro. - E' tutto così confuso, qui. Voglio solo capire le cose.
Percy annuì. - Lo so, e sono sicuro che presto avrai tutte le risposte. - Si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio. - Cerca solo di essere pronto quando ti saranno date. - Si allontanò di nuovo e gli sorrise. - Ora, dobbiamo andare di sopra. C'è qualcosa che ti aspetta.
Nico inclinò la testa di lato, fissando Percy, confuso. Percy gli sorrise semplicemente e gli arruffò i capelli, aprendo la porta e dirigendosi fuori. Nico sbuffò e lo seguì; entrambi fecero un cenno a Leo quando gli passarono davanti.
Quando raggiunsero il piano di sopra, Nico trovò tutti i Bambini Sperduti, tranne Hazel, Ottaviano e Silena, già presenti. Al centro c'era Rachel, con un grande pasticcino in mano. - Ch-che succede? - chiese Nico.
- Volevamo darti il benvenuto nella nostra famiglia, Neeks! - esclamarono i gemelli. Nico sbatté le palpebre per un istante, alzando lo sguardo verso Percy.
- Beh, ieri sera c'è stata la tua iniziazione e l'hai superata a pieni voti, quindi adesso sei ufficialmente un Bambino Sperduto - spiegò Percy, spingendo Nico in avanti.
Rachel sorrise e passò il pasticcino a Nico; sulla cima c'erano le lettere "BS", scritte con la glassa. Nico sorrise. - Grazie - mormorò. I suoi occhi si spalancarono quando il gruppo si avvicinò a lui, stringendolo in un enorme abbraccio di gruppo. Nico gemette e si contorse in mezzo a loro, cercando di mantenere intatto il pasticcino. Saltò quando qualcuno gli pizzicò il sedere, cercando di riconoscere il colpevole, ma fu incapace di individuarlo.
Quando un paio di braccia si avvolsero intorno a lui, tirandolo fuori dalla calca, Nico urlò. Percy ridacchiò. Passò un dito sul pasticcino di Nico e lo leccò, facendogli l'occhiolino. - Beh, Nico può godersi il suo pasticcino, ma voi dovete tornare a lavorare - ordinò Percy.
Tutti i Bambini Sperduti brontolarono, facendo il muso, ma si diressero sul palco; Nico seguì Percy mentre si accomodava alla cabina della sera prima. Scivolò accanto al direttore dagli occhi verdi, guadagnandosi un paio di sguardi torvi dagli altri. Rachel si unì a loro, passando a Percy qualche documento e sussurrandogli di certi affari dell'albergo. Nico prese un morso del suo pasticcino, tenendo gli occhi fissi su Percy, notando i suoi capelli neri che gli cadevano davanti agli occhi mentre leggeva le carte.
Partì una musica e i Bambini Sperduti cominciarono lo stretching. Percy prese il pasticcino di Nico e diede un morso, guadagnandosi un broncio. - Trovatene uno tuo - mormorò Nico quando gli fu riconsegnato il pasticcino.
Percy ridacchiò. - Non vuoi condividere il tuo cibo con me, Nico? - chiese con un sorrisetto. Nico lo guardò in malo modo e tornò a concentrarsi sul palco.
Quando la canzone cominciò, i Bambini Sperduti presero a muovere il corpo in modo seducente. I suoi occhi indugiarono sul fondoschiena di Will, mentre il biondino si chinava per toccare il pavimento. Notò che Nico lo stava osservando e si schiaffeggiò il sedere, facendogli l'occhiolino. Nico distolse gli occhi, sentendo tornare nuovamente il rossore. Erano tutti d'accordo per farlo fuori, decise.
- Mi aspetto che tu sappia ballare come loro per venerdì - disse Percy, senza alzare lo sguardo dalle carte.
- Esattamente come loro? - sussurrò Nico.
Percy annuì, lanciandogli un'occhiata quando gemette. - Rilassati, Apollo è un ottimo insegnante di danza. Andrai bene. Potrei farti cominciare anche stasera, se preferisci.
Nico annuì. - Non sono un gran ballerino, quindi sarà meglio usufruire di tutto l'aiuto possibile - confessò.
Percy si chinò verso di lui per sussurrargli qualcosa all'orecchio. - Non preoccuparti. Sono sicuro che sarai molto appagante da guardare. - Percy si fece sfuggire un soffio di fiato sul collo di Nico e lambì il lobo del suo orecchio con la lingua. Si rimise diritto con una risatina, notando le guance rosse di Nico. - Sei troppo facile da stuzzicare, Nico - disse, tornando al suo lavoro.
- Sei una perfida presa in giro - mormorò Nico. 
Percy e Rachel condivisero una risata. - Beh, se Rachel non fosse qui a bombardarmi di lavoro, forse sarei più propenso ad ascoltare la tua richiesta - scherzò Percy.
Rachel alzò un sopracciglio. - Ha. Non ti ha. E' successo solo una volta, e non è stata nemmeno una mia idea.
- Non sono sicuro di voler sentire questa storia - li interruppe Nico.
Percy gli sorrise. - Come vuoi - disse.
Le ore passarono e Nico si ritrovò nella stanza di Apollo e Will con i proprietari, Reyna, Travis e Hazel. Avevano optato per il servizio in camera, dato che l'albergo era troppo affollato per il fine settimana. Semplificava le cose anche per loro, secondo Reyna, a causa del fitto programma che dovevano seguire.
- Allora, hai realizzato tutto, Nico? - chiese Hazel, prima di dare un morso all'insalata.
- Um. Più o meno, credo. E' ancora un po' surreale, per me - confessò Nico.
- Ti sentirai così per tanto tempo - disse Travis.
Nico si voltò verso Apollo, che sedeva accanto a lui. - Quindi, lo spettacolo di stasera sarà mozzafiato?
- Sì - ridacchiò Apollo. - Dovresti prestare attenzione specialmente all'apertura.
- Percy ti ha già parlato delle mie lezioni anticipate? - chiese Nico, mettendo in bocca la pasta. Apollo annuì, la bocca momentaneamente piena di cibo. - Vuoi cominciare non appena finiamo?
Apollo ghignò. - Oh, non finirai fino a che non mi sarò occupato di te - disse, seducente.
Nico cominciò a tossire, le guance tinte di rosa. - Aw. Lascia stare il piccolo - disse Hazel, sorridendo all'imbarazzo di Nico.
- Dovrò stare nei paraggi per queste lezioni? Perché sembrano qualcosa di cui vorrei far parte - lo prese in giro Will, facendo l'occhiolino. Nico rise nervosamente.
Apollo diede una gomitata alla spalla di Nico. - Stiamo solo scherzando, amico. Non vogliamo mica molestarti.
- A meno che non interessino quel tipo di cose - aggiunse Will.
Apollo roteò gli occhi. - E' solo divertente prenderti in giro.
- Lieto di essere fonte di divertimento - mormorò Nico.
Reyna sospirò. - Smettetela di torturare quel poverino, comincio a dispiacermi per lui - si lamentò. - Tra voi ragazzi, non capisco come possa restare così pallida, la sua faccia.
Travis avvolse un braccio intorno alla gamba di Nico, appoggiando la testa sulla coscia. - Aw, ma non riusciamo a resistere, non abbiamo mai avuto un tipo innocente tra di noi - piagnucolò.
- E sono tutti impazienti di rompere la sua innocenza, a quanto pare.
- Hai detto che volevi che fosse più simile a noi - mormorò Will, con il cibo vicino.
Reyna gli lanciò un'occhiata odiosa. Nico restò in silenzio tra i due. Will alzò le spalle, senza nemmeno spostare lo sguardo dal cibo a Reyna.
Hazel si schiarì la gola. - Penso sia meglio andare. Non dobbiamo fare tardi - ricordò loro.
Il viaggio verso il piano di sopra fu completamente silenzioso e imbarazzante, per Nico. Arrivarono al piano di sopra, trovandolo momentaneamente deserto. Nico seguì gli altri, imbarazzato, mentre andavano dietro le quinte per cambiarsi. Il resto dei Bambini Sperduti che avrebbe lavorato di sopra era già presente, e aveva quasi finito di vestirsi. Nico fu sorpreso di trovare Luke vestito con lo stesso costume della sera prima. Reyna e Hazel attraversarono una porta aperta, che Nico immaginò portasse al camerino delle ragazze.
- Pensavo che si fosse esibito ieri - disverso Luke. - Oh, sì, è così che funziona. Perché credi che diventiamo competitivi per gli orari? Siamo piuttosto spietati quando si avvicinano i fine settimana affollati, e quelli che si impegnano di più finiscono per ottenere una serata extra sul palco - spiegò Apollo. - Io mi esibirò anche domani sera, per esempio.
Nico annuì, guardando Travis mentre si svestiva; Luke gli passò il costume da giullare. Apollo si sfilò la maglietta oltre la testa, guadagnandosi l'attenzione completa di Nico sui suoi addominali.
Apollo ridacchiò. - Ti è permesso toccare - disse, con un sorriso abbagliante.
Nico lo fissò in viso, esitante. Apollo roteò gli occhi e afferrò la sua mano, appoggiandosela sul ventre. Nico si morse le labbra, facendo scivolare la mano sui muscoli del biondo. - Hai, uh, un bel fisico - mormorò Nico.
- Grazie - ridacchiò Apollo, sbottonandosi i pantaloni. Nico ritirò la mano mentre Apollo se ne restava lì, indossando solo uno Speedo. - Aw, Nico, ti rendo nervoso? - Apollo mise il broncio e batté le ciglia.
Nico sbuffò e incrociò le braccia sul petto. - No.
Apollo sorrise e afferrò il suo costume. - Dovresti toglierti quei vestiti - disse.
Nico annuì, liberandosi dai vestiti, ma tenendo gli occhi fissi su Apollo mentre si cambiava. Il costume di Apollo era piuttosto semplice, paragonato ad alcuni degli altri. Aveva delle calze bianche e trasparenti, che, lasciate così, non davano spazio all'immaginazione. Si infilò la maglietta, anch'essa mostrante il suo corpo. Era fatta di piume nere e pizzo, divise a metà petto a rivelare i suoi addominali. Ghignò verso Nico ancora una volta prima di infilarsi la maschera della sera prima.
- Cosa dovresti essere? - chiese Nico.
Apollo sorrise e passò a Nico la sua maschera. - Vedrai. Mi esibirò con Talia. Penso che ti piacerà.
Beckendorf si avvicinò, avvolgendo le braccia intorno alle spalle di Nico. - Ho paura di doverti rubare questo qui, biondino - ridacchiò.
Apollo annuì. - Prenditi cura di lui, stanotte, amico, e ricorda quello che ti ho detto - disse.
Beckendorf annuì. - Lo so. Me ne occupo io.
Nico si lasciò guidare da Beckendorf attraverso la porta, oltre la quale Ottaviano li stava aspettando. - E' quasi ora. Stavo cominciando a chiedermi se fosse stato necessario un tovagliolo per pulire la tua bava mentre fissavi Apollo - ronzò Apollo.
Nico sbuffò, mentre lui e Beckendorf superavano l'entrata e venivano notati da alcuni dei clienti arrivati. Nico alzò lo sguardo su Beckendorf. - Cosa intendevate tu e Apollo? - chiese.
Beckendorf lo fissò dall'altro con un caldo sorriso. - Niente, non preoccuparti - lo rassicurò. Nico si accigliò verso il muscoloso Bambino Sperduto, nel frattempo che entravano nel locale bar. Lì avevano incontrato le ragazze, quella sera, ma anche Dioniso era già sulla sua sedia, impegnato a bere del liquore.
- Ah, è tornato il nuovo arrivato - disse l'uomo paffuto, rivolgendosi a Nico, mentre si accomodava sul divano.
- Sarà qui tutto il fine settimana - mormorò Beckendorf, prendendo posto accanto a Nico, tra lui e Dioniso.
- Beh, allora sono fortunato. - L'uomo prese a scavare nel portafoglio. - Ah, a proposito... immagino che tu possa consegnare qualcosa per me, giusto?
Beckendorf ringhiò e Nico si accorse che gli occhi di Ottaviano si socchiudevano, diretti a Dioniso. - Cosa ti ha detto Percy? - grugnì Beckendorf.
- E' solo per un cliente - disse innocentemente Dioniso, tirando fuori un piccolo borsellino chiaro e sigillato, le dita chiuse intorno al suo contenuto.
- Conosci la regola - lo derise Ottaviano. - Te ne dovrai occupare da solo.
- Ma non sarebbe meglio per gli affari se venisse consegnato da una piccola dolce creatura, invece che da me?
- Fallo da solo. Se glielo chiedi di nuovo, avviserò Percy - lo avvertì Beckendorf.
- Bene, toglimi tutto il divertimento - sospirò Dioniso.
La porta si aprì e le Bambine Sperdute entrarono nella stanza. Presero subito le posizioni di Ottaviano e Beckendorf e smisero di parlare di qualunque cosa stessero discutendo prima. - Che succede, piccolo? - chiese Silena.
- Questa cosa ha chiesto a Nico di svolgere il suo lavoro per lui - abbaiò Beckendorf.
- Le tue parole sono così offensive, Charles - disse Dioniso con un cipiglio.
Silena si sedette sul grembo di Beckendorf, sorridendo a Nico. - Ignoralo, è quello che facciamo tutti - sussurrò. Nico annuì.
Zoe si accomodò accanto a Nico, spostandosi i capelli dietro le spalle. - Beh, non metterti troppo comoda, presto dobbiamo tornare indietro - le ricordò Reyna.
- Bene, qui l'aria si è fatta repellente - sbuffò Ottaviano.
- Muovetevi a tornare - esclamò Dioniso mentre se ne andavano.
Nico afferrò un bloc-notes e una penna, guardando curiosamente gli altri. Perché provavano tutti avversione per Dioniso? Persino Percy sembrava avere un certo odio per quell'uomo. Perché lo teneva nei paraggi? Nico cercò di valutare l'umore degli altri dopo che si erano allontanati dall'uomo, ma adesso che avevano messo le maschere, era difficile capirlo senza guardarli.
Stava prendendo un'ordinazione quando arrivò Percy. Gemette tra sé e sé, tornando a guardare l'uomo che stava ordinando. Gli altri Bambini Sperduti si incamminarono verso Percy, e Nico seppe che quella sera sarebbe stato inutile tentare. Significava che sarebbe stato pronto la sera dopo.
Sorrise al cliente mentre tornava nella sala bar, passando al barista paffuto il pezzo di carta. Dioniso sorrise e guardò l'ordinazione, gli occhi che saettarono sulla porta quando entrò Silena. - Grazie, Nico - disse Dioniso.
- Um. Grazie? - replicò Nico, un solco tra le sopracciglia. - Faccio solo il mio lavoro.
- Oh, ma ti stai impegnando così bene per adattarti, al contrario di Silena, qui. - Nico guardò la ragazza dai capelli neri che si innervosiva. - In effetti, molti degli altri hanno avuto qualche problema quando sono arrivati.
- E' abbastanza, Dioniso - sibilò Silena.
Dioniso batté le palpebre. - Cosa?
Silena sbuffò e ficcò la sua ordinazione in mano all'uomo. Dioniso sorrise e tornò ad occuparsi di quella di Nico. Nico non era sicuro di cosa fare, con quei due così tesi nei propri confronti, perciò restò semplicemente fermo, strofinandosi il braccio, imbarazzato.
Dioniso fece scivolare il vassoio con l'ordinazione di Nico verso il ragazzo dai capelli neri, con un sorriso. Nico ricambiò il sorriso nervosamente, sfiorando Silena mentre se ne andava. Mentre chiudeva la porta, sentì che Silena cominciava a sgridare l'uomo. Si accigliò alla porta chiusa e continuò verso il suo tavolo, cercando di liberare la mente da quanto era appena accaduto.
Consegnando l'ordinazione, le luci si spensero e Nico si fermò per guardare il palco. Le tende si aprirono; i due specchi che la sera prima ero stati appesi sul soffitto, adesso penzolavano su un grosso muro nero sistemato sul palco. I lumi sul palco si accesero, diventando l'unica fonte di luce del locale. Nico ridacchiò mentre partì la canzone "Young Blood" dei The Naked and Famous. Gli specchi si aprirono e Travis e Piper si precipitarono fuori. Apollo, Luke, Talia, Will, Annabeth e Hazel cominciarono ad uscire dagli specchi, ricordando a Nico le figurine dei carillon mentre volteggiavano per il palco.
Nico fissò Apollo, guardandolo mentre saliva sulle punta e faceva una piroetta. Il biondo si muoveva con una grazia tanto perfetta che Nico non riuscì ad impedirsi di invidiarlo. Sarebbe finito per inciampare e cadere faccia a terra quando sarebbe arrivato il suo momento di salire lassù. I ragazzi e le ragazze si divisero verso le ali disparate del palco; Apollo e Talia restarono al centro, roteando in modo aggraziato. I vestiti di Talia erano abbinati a quelli di Apollo, e Nico comprese immediatamente il tema. Talia indossava un tutù da ballerina nero, che non copriva molto delle sue parti inferiori. Era ricoperta di piume nere, proprio come Apollo. Indossava una corona nera e d'argento sulla testa.
Nico sorrise, chiedendosi su quale canzone si sarebbero esibiti entrambi più tardi. Luke afferrò Annabeth mentre la bionda faceva una capriola all'indietro, aiutandola ad eseguire il movimento con grazia precisa. Travis allungò le mani davanti al viso, spingendo in avanti la parte superiore del corpo e oscillando la testa da un lato all'altro. Piper e Hazel avevano degli ombrelli, che facevano roteare e poi oscillare verso il pubblico.
I vestiti cominciarono a cadere, rivelando porzione dopo porzione la carne ai clienti affamati. Will si inarcò al momento perfetto durante la canzone, portandosi il braccio prima alle spalle e poi in aria. Altri vestiti presero a sparire, mentre la musica continuava. Nico si concentrò di nuovo su Apollo, mentre lui e Talia si muovevano come le figurine di un carillon a cui li aveva paragonati dopo averli guardati. Dovevano aver provato quel numero molte volte, perché si stavano muovendo in perfetta sincronia.
La canzone terminò e i Bambini Sperduti si diressero fuori dal palco, un applauso che scoppiava nel locale. Era davvero una bella apertura, pensò Nico; Apollo aveva ragione. E concordava anche sul fatto che l'esibizione dei ragazzi sembrava divertente.
Nico tornò alla sala bar per posare dei bicchieri e consegnare un'altra ordinazione. Per sua sorpresa, era riuscito ad entrare nella stanza senza essere seguito. Stavolta Dioniso non disse molto; prese l'ordinazione di Nico con un sorriso e un luccichio negli occhi. 
- Allora... cosa intendevi, prima? - disse Nico, lanciando un'occhiata alla porta.
- Oh, nulla - replicò Dioniso, occupandosi dell'ordinazione senza guardarlo. - Solo che Silena, Butch, Reyna e Luke non erano così bravi appena arrivati.
- Perché no?
Dioniso guardò Nico con la coda dell'occhio, sorridendo tra sé e sé. - C'è una ragione diversa per ognuno di loro. Butch è cresciuto per la strada, quindi non era una persona tanto socievole appena arrivato. Luke, d'altra parte, era arrabbiato quando lui e Ottaviano vennero qui. Scattava contro chiunque tentasse di toccare suo fratello. Reyna era un caso simile a Butch; non andava molto d'accordo con i clienti.
- E Silena? - chiese Nico.
- Caro, dolce Nico... sei davvero curioso quanto mi hanno detto - ridacchiò Dioniso. - Una storia per un'altra volta, magari?
Nico sospirò e annuì, prendendo le bevande pronte dall'uomo con la faccia rossa. Almeno aveva scoperto qualcosa, e non sarebbe stato costretto a chiedere ad uno dei Bambini Sperduti. Aveva un senso, credeva. Con quello che sapeva, riusciva ad immaginare Reyna e Luke che facevano quelle cose. Non conosceva il passato di Luke, ma da ciò che sapeva su Reyna, era tutto realistico. Fu sorpreso di scoprire che Butch era cresciuto in mezzo alla strada, comunque. Si chiedeva se Percy e Butch fossero legati a causa di questo.
Avrebbe voluto chiedere a Luke qualcosa del suo passato, ma date le sue interazioni passate con il biondo, dubitava che Luke sarebbe stato disponibile a raccontarglielo. Silena era il vero mistero, da quanto aveva capito. Perché era stato difficile adattarsi, per lei? C'era ancora così tanto che Nico non sapeva dei Bambini Sperduti; anche se immaginava che ci sarebbe voluto tempo prima che fossero tutti disposti ad aprirsi.
Dirigendosi verso il prossimo tavolo, mise su un sorriso luminoso. - Buonasera, gentiluomini - salutò i tre signori seduti al tavolo, agganciando il dito al giro vita dello Speedo e allargandolo di un centimetro. L'uomo mosse le sopracciglia e tirò fuori il portafoglio, passandogli una banconota da cinque. - Assicurati di tornare facendo la stessa cosa - ordinò il biondo.
Nico sorrise e fece l'occhiolino. L'uomo accanto al biondo, con i capelli rossi e una piccola barba sul mento, si schiarì la gola. - Io prendo un Gin Tonic - disse, e Nico annuì, scribacchiando l'ordinazione.
Nico si rivolse al terzo uomo, bruno e con qualche traccia di grigio che iniziava ad apparire tra i capelli ricci. - Io voglio tre bicchierini di vodka, per favore - disse, fissando le gambe lisce di Nico.
- E lei, signore? - chiese Nico, voltandosi nuovamente verso il biondo.
- Io prendo un Malt Scotch, e dì a Dioniso di uscire e portare la mia ordinazione speciale. Digli che sono il signor Barkman - disse il biondo con un sorriso.
Nico annuì e si diresse nella sala bar, trovando Ottaviano nella stanza. Ottaviano batté le palpebre mentre aspettava che Dioniso si occupasse dell'ordinazione. Nico si avvicinò e fece scivolare il pezzo di carta verso Dioniso.
- Grazie, Nico - dichiarò Dioniso.
- Oh, il signor Barkman è qui e ha richiesto la sua ordinazione - lo informò Nico, inclinando la testa di lato. Dioniso gli lanciò un'occhiata con il solito sorrisetto prima di fissare Ottaviano, che ricambiò lo sguardo dell'uomo paffuto.
Dioniso annuì. - Digli che sarà fuori in un minuto.
- Niente pressione sul ragazzo? - lo derise Ottaviano.
- Ottaviano, mi sorprendi. Perché mi trattate tutti così male? Cerco solo di aiutare - si accigliò Dioniso.
- Cazzate - brontolò Ottaviano, le mani che agguantavano le bevande che Dioniso aveva appena terminato di preparare. Non se ne andò, però. Restò fermo mentre Dioniso cominciava a preparare l'ordinazione di Nico, guardando di traverso la parte laterale del suo viso.
- Non devo portargli io l'ordinazione? - chiese Nico.
Dioniso ghignò e passò a Nico il vassoio di bevande. - Oh, saresti di grande aiuto, Nico... - disse Dioniso, ma Ottaviano si schiarì la gola. - ...ma me ne occuperò io.
- Guardati le spalle, signor D - lo minacciò Ottaviano prima di incamminarsi verso la porta per aspettare Nico. Nico aggrottò le ciglia verso il barista, sentendosi un po' dispiaciuto per l'uomo. Perché lo trattavano tutti in quel modo? Sembrava così gentile.
Si voltò e si avvicinò ad Ottaviano, seguendolo nel locale. Tornò al suo tavolo e passò le bevande ai tre uomini. Loro tirarono fuori il portafoglio e sventolarono delle banconote per Nico. Nico ridacchiò, cercando di nascondere il disagio mentre uno di loro infilava i soldi nel girovita dello Speedo.
Nico lanciò un'occhiata al tavolo di Percy, dove Ottaviano si stava occupando di lui. Il biondo stava dicendo qualcosa e nessuno dei due ne sembrava contento. Gli occhi di Percy saettarono su Nico per un breve istante prima di tornare al biondino di fronte a lui. Si sventolò una mano davanti agli occhi, facendo capire ad Ottaviano di non voler più discutere della questione. Nico si accigliò e guardò Ottaviano che andava via, catturando il suo sguardo per una frazione di secondo.
Nico riportò l'attenzione sul palco mentre la musica ricominciava. Questa volta, Apollo, Luke e Will erano sul palco, indossando solo maschere e Speedo. Cominciarono a pavoneggiarsi per il palco e a flettere i muscoli, voltandosi e mostrando il sedere alla folla.
- Il trio biondo - ridacchiò Beckendorf. Nico si voltò per guardare il ragazzo alto. - Dato che abbiamo pochi biondi, il gruppo cambia di tanto in tanto per inserire anche Ottaviano, ma di solito sono quei tre a stare insieme.
Nico guardò i loro corpi che si muovevano, mordendosi inconsciamente il labbro inferiore. - Quindi, ci sono dei gruppi che si esibiscono insieme? - chiese, incapace di spostare lo sguardo dal palco mentre Will si trascinava a tentoni.
- Sì. Io e Butch, i fratelli, i biondi, Piper e Silena, Zoe e Talia. Di solito stanno insieme anche Annabeth e Talia. - Nico si leccò le labbra mentre Apollo si schiaffeggiava il fondoschiena, un'espressione di pura seduzione sul viso. - Nei grandi weekend, Apollo e Talia, Luke e Annabeth e io e Silena facciamo un'esibizione, di solito.
La canzone finì; i biondi si crogiolarono nell'attenzione del pubblico. Will incontrò gli occhi di Nico e gli fece l'occhiolino. Nico arrossì e si voltò verso Beckendorf, rivolgendo un sorriso al ragazzo dalla pelle scura prima di andare via.
L'esibizione successiva doveva essere quella che Apollo aveva detto di guardare, perché lui e Talia si incamminarono sul palco. Nico gli sorrise mentre sentiva cominciare la musica. Gli sembrava familiare. I due cominciarono a muoversi lentamente; Apollo fece scorrere una mano sul petto di Talia, mentre lei si lasciava cadere sul suo braccio. La gamba di Talia scattò in aria e Apollo la fece roteare con grazia. Nico riconobbe la canzone, "Perfection" dal film Black Swan. Finalmente la sua mente collegò il loro abbigliamento. Quello di Talia era la replica esatta di quello che Natalie Portman indossava nel film, mentre quello di Apollo era la versione maschile del costume.
Apollo lasciò che Talia si allontanasse, ondeggiando e portando il corpo avanti e indietro. Si avvicinò a lei e poggiò le mani sui suoi fianchi, sollevandola in aria. Talia avvolse una gamba intorno alla vita di Apollo e lui inarcò il corpo verso il pavimento prima di sollevarla di nuovo. La lasciò andare, e lei cominciò a fare piroette con gran forza.
Apollo fece una bolla con la gomma mentre Talia volteggiava. La ragazza cominciò a muoversi come un cigno, sbattendo le braccia in aria. Era davvero un'esibizione ipnotizzante, e adesso Nico sapeva perché Apollo gli aveva detto che lo spettacolo gli sarebbe piaciuto. Aveva ragione. Era come se avesse incorporato le sue lezioni di danza sul palco.
Apollo sfilò il vestito di Talia; pizzi e seta caddero a terra mentre prendeva in braccio la ragazza, portandosi il suo braccio destro sul collo. Quando la lasciò andare, lei gli sfilò la maglietta, rivelando al pubblico il suo petto delizioso. Nico gemette tra sé e sé, osservando le unghie di Talia che raschiavano sugli addominali del biondo.
I due cominciarono a girare, inizialmente con le braccia sulla testa; poi presero ad abbassarle lentamente, sfilandosi un altro indumento. Il top di Talia cadde a terra, così come fecero le calze di Apollo. Mentre il volume della musica si abbassava, i due rallentavano; Talia corse verso Apollo, che la sollevò oltre la propria testa, sfilando le sue calze con la mano.
Il pubblico sembrò davvero apprezzare l'elegante esibizione; i due ricevettero una standing ovation per la performance. Apollo e Talia mandarono dei baci ai clienti adorati, prima di intrecciare le dita con quelle dell'altro e tornare dietro le quinte.






Nico si ritrovò in un ascensore affollato, con il resto dei Bambini Sperduti, tutti premuti conto Luke e Piper. Quando l'ascensore si aprì sul piano, riuscì finalmente a liberarsi dallo spazio stretto. Le ragazze si diressero in fondo al corridoio, facendo un cenno ai ragazzi e sbadigliando, mentre entravano nelle rispettive stanze. Luke, Ottaviano e Beckendorf furono i primi a chiudersi in camera; i primi due si diressero verso la camera sulla sinistra, mentre Beckendorf raggiunse la sua, sulla destra. Will e Travis continuarono a camminare verso il fondo del corridoio, mentre Apollo si fermò con Nico alla sua porta. 
- Pronto per cominciare? - chiese Apollo con un sorrisetto.
- Immagino di sì - sospirò Nico. Il suo corpo era esausto, ma sapeva che sarebbe stato meglio fare una lezione in anticipo. Infilò la chiave nella fessura e i due entrarono nella suite. Apollo appoggiò il portafoglio e il telefono sull'isola della cucina prima di voltarsi verso Nico.
- Non spaventarti, Nico, il mio è un modo divertente di imparare a ballare.
- E' di questo che ho paura - mormorò Nico.
Apollo ridacchiò e avvolse il braccio intorno alla vita di Nico, guidandolo in salotto. Spinse il tavolino da caffé di Nico fuori portata, in modo da fare un po' di spazio. - D'accordo, per stasera la farò breve. Sono sicuro che tu sia stanco, così come lo sono io, e vogliamo entrambi andare a dormire, anche se sarei personalmente disposto a crollare qui, se tu me lo permettessi. - Fece l'occhiolino a Nico.
Nico lo guardò in malo modo; il biondino gli sorrise innocentemente. - Vedi di cominciare.
- Bene - disse Apollo, mettendo il muso - faremo a modo tuo. - Si strofinò dietro il collo. - Allora, immagino che tu abbia visto le esibizioni, giusto?
Nico annuì. - Sì, e adesso capisco cosa intendevi per divertente.
Apollo sorrise. - Ottimo. Ora, hai fatto un bel lavoro ad interagire con i clienti, ma questa cosa è un pochino diversa. Devi usare il corpo per allettare le persone in mezzo al pubblico. Non puoi parlare, quindi è tutto basato sulle tue azioni. - Nico annuì mentre Apollo faceva schioccare le labbra. - Preferisci guardarmi, o ballare con me mentre ti spiego le tecniche?
- Posso cominciare con te? - chiese Nico.
Apollo sorrise. - Vuoi vedermi di nuovo nudo, eh?
Le guance di Nico si riscaldarono. - Sta' zitto - mormorò.
Apollo prese il telefono e scrollò tra le canzoni fino a quando non ne trovò una adatta. Posò nuovamente il cellulare e cominciò a far roteare il corpo. - Guarda come mi muovo io - lo incaricò Apollo. - Devi muoverti perfettamente.
Nico annuì. Guardò il biondo mentre faceva scivolare la mano lungo il petto coperto. Apollo afferrò l'orlo della sua maglietta e lo sollevò lentamente, muovendo i fianchi per tutto il tempo. Centimetro dopo centimetro, la sua pelle venne rivelata agli occhi di Nico, che si ritrovò a leccarsi le labbra. Una volta sfilata, Apollo lanciò la maglietta verso Nico, ghignando verso il ragazzino dai capelli neri, arrossito.
I fianchi di Apollo si stavano ancora muovendo quando si sfilò i sandali. Si avvicinò a Nico e spinse il ragazzo più piccolo sul divano. Nico deglutì, guardando dal basso lo spogliarellista biondo e cercando di reprimere un gemito.
Le dita di Apollo afferrarono il bottone dei suoi pantaloni; mentre li sbottonava, aprì la bocca e si fece sfuggire un gemito. Il respiro di Nico cresceva, mentre il suo cuore batteva contro il petto. Apollo si sfilò i pantaloni, spingendo i fianchi verso Nico. Ghignò al ragazzino nervoso, passandogli una mano tra i capelli.
Una volta che i pantaloni furono andati, Apollo tornò a far roteare i fianchi. Si voltò e si chinò, allungando una mano per schiaffeggiarsi il sedere perfettamente coperto. Nico si fece sfuggire un gemito e Apollo ridacchiò. Si alzò in piedi e infilò le dita sotto il tessuto del suo Speedo, abbassandolo per rivelare a Nico la parte superiore del suo fondoschiena.
- D'accordo, penso che sia abbastanza - disse Apollo, sorridendo e accomodandosi accanto a Nico.
Nico restò seduto per un momento, ancora scioccato per lo spettacolo a cui aveva appena assistito. - E' s-stato... s-sexy- ehm, voglio dire, bellissimo - balbettò, la faccia che diventava rossa.
Apollo si chinò, premendosi contro Nico e portando il viso a qualche centimetro dal suo. - Grazie, Nico - mugolò, tirando fuori un gemito dalle labbra di Nico. Quelle lezioni sarebbero state la sua morte.
Apollo ridacchiò e si allontanò. - Fammi indovinare, sei una presa in giro come Percy - mormorò Nico.
Gli occhi di Apollo si dilatarono mentre si inclinava di nuovo verso Nico, le labbra distanti solo un centimetro dalle sue. - Dì una sola parola e finirò volentieri quello che ho cominciato.
Nico si spostò, ansimando piuttosto pesantemente. - N-non lo so - mormorò.
Apollo aggrottò le ciglia. - Se hai paura posso dirlo io a Percy. Ti assicurò che resterà tra di noi. Non è qualcosa che raccontiamo a Percy, la nostra vita sessuale. Anche se, di solito, viene a saperla lo stesso. - Apollo sospirò e si allontanò. - Pensaci. Nel frattempo, è ora di cominciare.
Nico annuì e si mise in piedi. Apollo si alzò e prese il telefono, cercando una canzone per Nico. - Allora, come funziona? - chiese Nico.
- Ti guiderò mentre ti muovi. E' più o meno come guidare una bicicletta; quando i bambini imparano, di solito c'è un genitore che impedisce loro di cadere. Questo è ciò che farò. - Fece un sorrisetto. - Cercherò di tenere le mani lontane il meno possibile.
Nico roteò gli occhi. - Che gentile.
La canzone scelta da Apollo cominciò e il biondo si avvicinò a Nico, appoggiando le mani sui suoi fianchi. - Bene, una tecnica facile consiste nel tenere i fianchi sempre in movimento. Falli roteare, spingili, falli oscillare, fai qualunque cosa che possa attirare la loro attenzione. Sarai sorpreso di scoprire quanto sono divertenti - spiegò Apollo, guidando la vita di Nico in un ritmo costante.
Nico sentì le guance riscaldarsi, percependo il respiro di Apollo sul collo. - E' che mi sento strano al pensiero di dovermi sfilare i vestiti.
- Beh, forse hai scelto il lavoro sbagliato - ridacchiò Apollo.
- Intendo in modo seducente.
Apollo annuì, prendendo le mani di Nico. Fece in modo che si afferrasse la maglietta e la sollevasse, stringendo una mano e facendola scivolare lungo il suo petto pallido. La maglietta venne sfilata via e Nico la fece cadere a terra, lasciandosi guidare dalle mani ferme di Apollo.
- Ora, sappi che dovrai farci l'abitudine, perché sul palco non ci sarà nessuno ad aiutarti - gli ricordò Apollo.
- Lo so - sussurrò Nico, mentre Apollo guidava le sue mani sul suo petto. Apollo ghignò e pizzicò il capezzolo di Nico, susscitando un guaito nel ragazzo più piccolo.
- Ops - disse Apollo, innocente.
Nico gli diede una gomitata nello stomaco, ma la cosa non sembrò avere effetto sul biondo, che ridacchiò nell'orecchio di Nico. Apollo afferrò nuovamente le sue mani e le condusse verso le scarpe, cercando di sfilarle con la maggior grazia possibile.
- E' per questo che non indossiamo scarpe sul palco - gli disse Apollo. - Rende il processo più complicato e goffo. Quindi, non mettere le scarpe durante gli allenamenti.
- Grazie.
- E' per questo che sono qui.
Nico lasciò che le sue mani venissero condotte fino al bottone dei suoi pantaloni, che sfilò e fece cadere sul pavimento. Le mani di Apollo tirarono quelle di Nico fino al sedere, dove gli fece percepire la pelle coperta dai vestiti. Le sue dita si infilarono tra quelle di Nico. La testa del più piccolo cadde di lato mentre sentiva Apollo scendere sul suo collo, lasciando dei piccoli baci sulla sua carnagione pallida.
Nico sentì le gambe tremare, e se non fosse stato per la presa di Apollo sui suoi fianchi, era sicuro che sarebbe collassato sotto il suo tocco. Apollo lo fece voltare e si avvolse le piccole braccia di Nico intorno al collo, conducendolo verso il divano.
Nico gemette mentre Apollo continuava ad estasiare il suo collo, le mani del biondo che si infilavano sotto il suo Speedo. Una di esse gli afferrò il sedere; in contemporanea, Apollo si avvicinò con il viso. Scese sulle labbra di Nico, succhiandone immediatamente la parte inferiore. Nico gemette, le gambe avvolte intorno alla vita di Apollo.
Apollo spinse i fianchi contro Nico e la testa del più piccolo cadde all'indietro, spezzando il bacio. Apollo sfilò lo Speedo di Nico, dandosi rapidamente da fare anche con il suo. Nico si leccò le labbra, facendo vagare gli occhi sul corpo nudo di Apollo, osservando ogni centimetro di pelle perfetta.
Lo fissò negli occhi pieni di lussuria, cercando di reprimere un guaito. Il suo cervello stava cercando di realizzare cosa stesse succedendo, ma Apollo riprese a baciarlo, trasformandolo nuovamente in poltiglia. Nico appoggiò le mani sui fianchi di Apollo, sentendo i suoi muscoli. Le mani di Apollo si fecero strada sulla vita di Nico, per avvicinarlo ad ogni spinta.
- F-fermo - sbottò Nico, la faccia che bruciava e il respiro irregolare.
Apollo smise di muoversi e si allontanò, sbattendo le palpebre. - F-fai sul serio? - chiese.
Nico annuì, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi blu.
Apollo poggiò il peso sulle proprie gambe, passandosi una mano tra i capelli ricci con un sospiro. - Nico, sai davvero come confondere.
- Mi dispiace - mormorò Nico.
Apollo sfilò le gambe dalle sue e si sedette sul divano. - Va tutto bene - sospirò. - Pensavo solo che volessi farlo. Intendo, sembri davvero pronto a perdere la tua verginità con Percy, ma dato che lui non è d'accordo, pensavo di... poterti aiutare.
Nico si accomodò accanto al biondino; nessuno dei due provò a rimettersi i vestiti. Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Non è colpa tua. Sei attraente, non fraintendermi, è solo che... non lo so.
- Cosa c'è di tanto speciale in Percy, per te? - Apollo si voltò verso Nico, aspettando una risposta.
- Mi ha salvato, per prima cosa. Forse il fatto che non vuole fare sesso con me lo rende più desiderabile. Si è preso cura di me da quando sono arrivato.
Apollo annuì con un altro sospiro. - Beh, ci siamo sentiti tutti così, appena arrivati. Tranne per il fatto che non vuole fare sesso con te.
- E' stupido, dimenticati di quello che ho detto - mormorò Nico.
Apollo sorrise e roteò gli occhi. Arruffò i capelli di Nico. - Sta' tranquillo, ragazzino. Non dirò al capo quello che hai detto.
- Grazie.
- Ora, dovremmo allenarci ancora un po' prima di andare a letto - disse Apollo, raccogliendo il suo Speedo e infilandolo di nuovo. Si alzò e passò a Nico i suoi vestiti, mentre lui raccoglieva gli altri. Nico si rivestì, cercando di tenere gli occhi lontani da Apollo.
- I-intendo... non dico che non farò mai sesso con te, solo non... 
- Ho capito, Nico - ridacchiò Apollo. - Vieni a trovarmi, quando sarai pronto.
Nico annuì, infilandosi di nuovo la maglietta. - Quindi, che altro devo sapere?
Apollo si sedette sul divano. - Devo solo spiegarti alcuni dettagli, cose che devi ricordare. - Si passò una mano nei ricci. - Muovi il corpo in modo seducente tutto il tempo. Mi occuperò delle tue esibizioni io stesso, forse con un gruppo. Assicurati di fare qualche occhiolino al pubblico, adorano quel tipo di cose.
Nico si strofinò gli occhi, cercando di reprimere uno sbadiglio. - Che altro? - chiese.
- Beh, sentiti libero di parlare con gli altri per l'esibizione di gruppo. Alcuni dei ragazzi, e anche le ragazze, nei grandi weekend, potrebbero chiederti di fare coppia, a seconda di quanto imparerai. Faremo un altro viaggetto al negozio di Afrodite tra qualche settimana per trovarti dei costumi in più, incluso quello di Natale. Occasionalmente, potrai esibirti con un membro del pubblico, forse al compleanno di qualcuno. Perciò, dovrai sapere come fare una lap dance.
- Davvero? - gemette Nico.
- Non preoccuparti, ti insegnerò io. - Apollo si fece sfuggire un lungo respiro. - Tieni a mente i passi che ti mostrerò, e andrà tutto bene.
Nico sorrise al biondino. - Grazie, Apollo.
Apollo aggrottò le ciglia e distolse lo sguardo. - Non preoccuparti, Nico - mormorò. Si alzò in piedi e gli rivolse un piccolo sorriso. - Beh, penso che sia ora per entrambi di andare a dormire. - Si allontanò e raccolse la sua roba. Fece un passo verso la porta, voltandosi per guardare Nico. - Ci vediamo domani, amico.
Nico annuì e la porta venne chiusa. Si spostò i capelli dalla faccia, fissando il vuoto. Sbadigliò e si mise in piedi, mentre il suo corpo trovava da solo la strada della camera da letto.













































*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ehi ragazzi, come va?
Al contrario di ciò che molti di voi sospettavano, non è questo il capitolo dell'esibizione sul palco di Nico, ma non preoccupatevi, il grande momento si avvicina :3
In questo capitolo, Nico comincerà ad essere preparato seriamente per l'evento... verrà raccontata la storia di un altro Bambino Sperduto e si apriranno - come al solito - tanti altri misteri. ;)
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (e i nuovi arrivati :3) e vi rimando al link della fanfiction originale dell'autore (Children of Loss, Chapter 14) e del suo profilo (XTheSonofHadesX). Spero che anche questo aggiornamento vi piaccia!
Buona lettura a tutti c:


*
































- Allora, com'è andata la lezione con Apollo? - chiese Will con un sorrisetto. Connor sghignazzava dietro il biondino. Nico gemette e seppellì la faccia tra le mani. Dovevano per forza condividere tutto? Will ridacchiò e si sedette accanto a Nico sul divano, avvolgendo un braccio intorno a Piper, dall'altro lato. Era il momento di cominciare un'altra nottata, e i dipendenti del piano terra si erano riuniti tutti nella sala bar. In modo sorprendente, Dioniso era rimasto completamente silenzioso. L'unica cosa che Nico notò, tuttavia, era il modo in cui Annabeth fissava Dioniso ogni volta che l'uomo stava per parlare.
- E' andata bene - mormorò Nico nel palmo della mano.
- Davvero? Non è successo niente di significativo? - lo prese in giro Hazel.
Nico sospirò e abbandonò la testa sul divano. - Pensavo ti saresti lasciato sotterrare sul divano, dal modo in cui lo guardavi - aggiunse Piper con un ghigno.
- Aw, ma sappiamo tutti che l'unico che desidera davvero è Percy - terminò Connor, tirando fuori la lingua.
- Vi odio tutti - borbottò Nico.
Connor mise il broncio e si sedette in braccio a Nico, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. - Aw, Neeks, non fare così. Tu ci adori, non negarlo.
- Non ammetto niente.
Will ghignò e pungolò il fianco di Nico, facendo contorcere il ragazzo dai capelli corvini. - Ma noi ti adoriamo, Nico - disse Will.
Quando i ragazzi sembrarono lasciar perdere, Nico sospirò, Connor ancora in braccio a lui. Fissò Annabeth, l'unica che non aveva ancora parlato. Lo stava guardando come un falco che prende di mira un topo. C'era qualcosa di calcolatore nei suoi occhi, Nico poteva vederlo. Nonostante lo facesse contorcere sotto il suo sguardo, la ragazza si rifiutò di alleggerirlo.
- Bene, andiamo a lavorare - annunciò Piper, distogliendo finalmente l'attenzione di Nico dagli occhi di Annabeth. Connor spinse via Nico dal divano, avvolgendo il braccio intorno al suo collo mentre si incamminavano.
Nico si sfilò di dosso il braccio di Connor e afferrò una penna e un bloc-notes, intenzionato a non perdere tempo. Si era promesso che sarebbe riuscito a servire il tavolo di Percy prima che la settimana finisse, quindi avrebbe dovuto farlo quella sera. Si fece strada per il locale con noncuranza, fermandosi rapidamente ad un tavolo vicino alla cabina vacante di Percy.
Salutò la donna di mezza età con un sorriso luminoso e prese la sua ordinazione. Sembrò che la fortuna fosse dalla sua parte, perché Percy entrò nella stanza non appena ebbe finito. Si accomodò al suo tavolo, e prima che qualunque altro dei Bambini Sperduti avesse la possibilità di fare la minima mossa verso di lui, Nico ricoprì i pochi passi che lo distanziavano dalla sua cabina.
- Qualcuno ha giocato d'intelligenza, stasera - ridacchiò Percy.
- Non so di cosa stai parlando - disse Nico, innocente. Percy rise ancora e si lasciò andare sullo schienale della cabina, appoggiandoci il braccio. - Ti porto dell'Everclear?
Percy inclinò la testa di lato con un sorriso. - Davvero ti ricordi cosa ho preso la scorsa settimana?
Nico annuì. - Allora? - chiese con incertezza, riprendendo la domanda precedente.
Percy scosse la testa. - No, lo bevo solo quando sono arrabbiato.
Nico sbatté le palpebre. - Beh, perché eri arrabbiato la scorsa settimana?
Percy fissò Nico per un momento, in silenzio. Fece schioccare la lingua prima di aprire la bocca per parlare. - Portami un Jager Bomb - gli disse.
Nico annuì. - Stanco?
- Ho solo bisogno di assicurarmi di stare sveglio. Tu potresti usare il caffé, o le bevande energetiche, probabilmente - disse Percy con un sorriso. - Soprattutto se ti capita spesso di addormentarti in classe.
- E' successo solo due volte - protestò Nico.
- Ma comunque non devi farci l'abitudine.
Nico annuì. - Quindi, quali sono i vantaggi dell'essere il tuo cameriere? - chiese, mordendosi le labbra in modo seducente.
Percy fece un sorrisetto. - Aw. Crescete così in fretta - ridacchiò. - Beh, puoi parlarmi liberamente quando passi da qui.
- Posso passare del tempo in più con te se, tipo, mi siedo qui?
Percy ridacchiò di nuovo, guardando il tavolo mentre picchiettava con le dita sulla superficie. - Beh, non credo che tu abbia mai visto qualcuno degli altri seduto accanto a me. Quindi, cosa te lo fa pensare? - chiese, alzando una volta le sopracciglia. Nico sospirò, appoggiando le mani sul tavolo per sostenersi. Percy fece vagare gli occhi sul corpo di Nico, curvando sul suo posteriore sporgente. Sorrise, riportando lo sguardo a Nico. - Sai, forse dovresti indossarli più spesso.
- Potresti averli sul pavimento della tua camera da letto, se preferisci - suggerì Nico con un sorriso sornione.
Percy scosse la testa mentre rideva. - Sembra che tu ti stia decisamente abituando. - Si leccò le labbra. - Basta che ti ricordi quello che ti ho detto.
Nico annuì e andò via, alzando lo sguardo per ricevere le occhiate degli altri Bambini Sperduti. Era andata bene, proprio come aveva pensato. Ovviamente già immaginava che non sarebbero stati molto contenti di lui, a causa della loro battaglia reale per conquistare la cabina di Percy.
Nico tornò nella sala bar e lasciò le due ordinazioni. Dioniso ridacchiò. - Sei al tavolo di Percy, giusto? - chiese.
Nico sorrise. - Sì - confessò.
- Beh, immagino che gli altri l'abbiano presa bene.
Nico sospirò. - Non capisco che problema abbiano con me. Non facevano così, una settimana fa.
- Forse è perché adesso sei qui sopra anche tu? - propose Dioniso.
- E perché dovrebbe essere un problema?
Dioniso cominciò a mescolare le bevande di Percy, canticchiando a bassa voce tra sé e sé. - Perché tu sei un problema per lui, così come lo sei per Percy.
Nico si accigliò verso il barista paffuto. - Cosa intendi? Non ho fatto niente.
- Ah, beh, è quello il tuo problema. Non hai fatto niente.
Nico gemette. Quell'uomo diceva cose senza senso. - Devo fare qualcosa per riparare al danno? - chiese.
- Oh, potresti. Sono sicuro che il loro atteggiamento rude nei tuoi confronti svanirebbe in un battito.
- Non capisco. Perché anche Percy prova lo stesso? Lui...
Dioniso lo interruppe. - Non ti ha respinto? Non sembra infastidito da te? Non sembra freddo o distante? - Dioniso lo fissò. - No, sicuramente Percy non si comporterebbe mai in questo modo con te.
Nico si morse le labbra. - Come fai a saperlo? - chiese.
- E' il mio lavoro sapere le cose, Nico. - Dioniso si accigliò. - Non prenderla a male, Nico. Sono sicuro che si sentirebbero orribili se sapessero che ti stai arrabbiando per questa storia. Forse non realizzano cosa stanno facendo.
- Se solo sapessi perché si comportano così, forse potrei rimediare.
- Io invece penso che, ignorando la cosa, si aggiusterà da sola - suggerì Dioniso.
Nico si rianimò leggermente. - Davvero?
Dioniso annuì e spinse il vassoio di bevande verso di lui. - Ho la certezza che saranno capaci di affrontare questa storia da soli.
- Grazie - disse Nico, allegro. Sorrise al barista e prese il vassoio. La porta si spalancò davanti a lui ed entrò Hazel. Fissò Nico per un breve secondo prima di camminare di nuovo. Sfiorò la sua spalla, facendolo incespicare un po'. Nico si raddrizzò, cercando di tenere in equilibrio le bevande, e sospirò di sollievo.
- Ops... scusami, Nico. Non stavo prestando attenzione - si giustificò Hazel, le labbra aggrottate.
- Uh, non fa niente - mormorò Nico. Guardò Dioniso, confuso, ma l'uomo replicò solamente con un sorriso allegro. Nico sospirò e uscì dalla sala. Lo spettacolo era già cominciato, ma non voleva negligere l'ordinazione del capo, quindi non lo guardò. Prima, però, ritirò le bevande della donna. - Grazie, signora.
- Grazie a lei. Devo dire che non ti ho mai visto qui - rispose, lanciando un'occhiata al petto esposto di Nico.
- Sono nuovo, più o meno - replicò Nico. - Beh, se vuole qualcos'altro, non esiti a chiedere. - Nico le fece l'occhiolino e si avvicinò al tavolo di Percy. Mentre Nico era stato via, era arrivato Leo, che aveva preso posto accanto a Percy. Attualmente, si prolungava circa qualcosa sul suo telefono, quando arrivò Nico.
- Oh! Guarda chi è riuscito a battere gli altri, stasera - lo prese in giro Leo.
Percy ridacchiò e prese le sue bibite. - Grazie, Nico - disse, facendo l'occhiolino a Nico e portando la bevanda alle labbra.
- Allora... non penso di avertelo mai chiesto prima, ma adesso che sono qui, devo discutere anch'io degli orari con te? - chiese Nico.
Percy posò la bevanda e si schiarì la gola. - Non credo che tu debba preoccupartene di già. Inoltre, devo ancora vederti sul palco.
- E poi?
- Non è così importante. Mi occuperò io del tuo programma, non preoccuparti.
- Um. Ok? - Nico inclinò la testa di lato e guardò Leo. - Quindi, tu non vuoi niente? - chiese al ragazzo latino.
- Per me solo una Red Bull, alcuni di noi devono essere professionali - rispose Leo, prendendo in giro Percy.
- Ho una tolleranza all'alcol molto alta, grazie - borbottò Percy, prendendo un altro sorso. Nico annuì e si allontanò verso un altro tavolo.
Quando Nico tornò alla cabina, c'era un uomo seduto con Percy e Leo. Quando vide Nico, l'uomo si rianimò. Percy sospirò. - Anzi, posso cambiare con lui? - chiese l'uomo, scrutando dall'alto al basso il corpo di Nico, impallidito. Sotto il suo sguardo, il ragazzo si agitò. Guardò Percy, che stava picchiettando sul tavolo con le dita. Poi lanciò un'occhiata a Leo, che aggrottò le sopracciglia. Nico aprì la bocca, ma Leo scosse la testa.
Percy si schiarì la gola. - Beh, penso che sarebbe meglio se lei passasse del tempo con qualcuno degli altri ragazzi - dichiarò, la faccia bianca.
L'uomo guardò nuovamente Nico e si accigliò. - Non lo so, sembra davvero attraente - tentò ancora.
Gli occhi di Percy si scurirono. - Non penso proprio sia quello che cerca. Il che mi ricorda, come se la passa sua moglie?
L'uomo sbiancò e si schiarì la gola. - Oh, forse ha ragione. E' troppo... pallido per i miei gusti.
Percy sorrise e annuì. Diede una gomitata a Leo. - Occupati di questo signore, ok? - lo incaricò.
Leo annuì e condusse l'uomo fuori dalla cabina. Mentre appoggiava la bibita di Leo sul tavolo, Nico aggrottò le sopracciglia. - Di cosa parlava? - chiese.
Percy alzò le spalle e prese un altro sorso. - Semplice discussione di affari.
- Ma gliel'hai negata.
L'espressione di Percy si indurì mentre fissava Nico con la coda dell'occhio. - Ti stai davvero lamentando? - ringhiò.
- No, non intendevo questo - modificò subito Nico.
Percy sospirò e si sedette di nuovo nella cabina. - E' così che gestisco le cose, qui. Se non voglio aderire alla richiesta di un cliente, trovo semplicemente un mezzo per dissuaderlo. Secondo te perché chiedo ai Bambini Sperduti di scovare i segreti della gente?
Nico annuì. Aveva un senso, più o meno. - E se loro insistono?
Percy lo scrutò, inclinando la testa di lato. Picchiettò le dita in silenzio, tenendo fisso lo sguardo. - Forse dovresti tornare a lavoro - ordinò.
Nico annuì. - Uh. Fammi sapere se vuoi qualcos'altro.
Dopodichè, si affrettò ad allontanarsi dalla cabina di Percy. Strinse le mani lungo i fianchi, cercando di calmarsi. Era stata una delle esperienze più intimidatorie che aveva avuto con Percy. Era giusta la sua osservazione del giorno prima; Percy gli ricordava un serpente, velenoso e mortale. Anche se non sembrava un tipo violento. Affrontava i problemi tramite altri mezzi. Quindi, forse, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Probabilmente stava solo esagerando. Tuttavia, Nico cominciò a sentirsi un po' intimidito dal ragazzo.






Una volta entrato nella macchina di Butch, Nico collassò, esausto dopo una lunga serata e una lunga mattinata a scuola. Si fece sfuggire un lungo sospiro e si appoggiò al sedile posteriore mentre Butch si spostava dal marciapiede. La testa di Nico era leggermente vertiginosa e nemmeno il suo stomaco si sentiva tanto bene, al momento.
- Brutta giornata? - grugnì Butch.
- Già - gemette Nico. - Voglio solo dormire.
- Mi dispiace, ma hai le lezioni.
Nico gemette di nuovo. - Come fate voi ragazzi a stare al passo? Fino a quando lavoravo solo al bar, ci riuscivo anch'io, ma il piano di sopra è un omicidio - piagnucolò.
Butch scrollò le spalle. - Ti ci abituerai. Prova con il caffé, o qualcosa del genere.
- E' quello che mi ha suggerito Percy. - Quando Butch fece un'inaspettata brusca virata, gli occhi di Nico si spalancarono. - Ch-che stai facendo? - strillò.
- Cerco del caffé o delle bevande energetiche per te - ridacchiò Butch.
Nico strinse la cintura di sicurezza con una presa di ferro per il resto del viaggio verso il negozio. - Non credo di averne più bisogno, per oggi.
Butch sorrise e gli scompigliò i capelli. - Devi imparare a vivere un po', ragazzino - disse mentre uscivano.
- Vivere implica l'essere vivo - replicò Nico.
Una volta dentro, Butch guidò Nico verso il caffé e le bevande energetiche. - Qualche preferenza? - chiese.
- Uh, non ne ho mai assaggiata una.
Butch aggrottò le sopracciglia e guardò gli scaffali. Scrollando le spalle, ne prese un paio di ogni tipo e si diresse verso la cassa. Nico lo seguì, ancora leggermente scosso dall'ultimo gesto di Butch alla guida.
- Sono tantissime - disse Nico, privo di espressione.
- Sì, così puoi decidere quale ti piace - ridacchiò Butch.
Butch si fece da parte e Nico pagò la donna dietro la cassa. Butch sorrise e fece l'occhiolino alla ragazza, causando un lieve rossore sulle sue guance. Afferrò le buste, e lui e Nico tornarono alla macchina. Butch fece girare la macchina e allungò una mano in una delle buste, passando a Nico un caffé ghiacciato.
- Ecco, prova questo - gli consigliò Butch. - Sembra che tu stia per svenire.
- Grazie - mormorò Nico, scoperchiandolo e assaggiandone un po'. I suoi occhi si accesero e ne bevve un altro sorso. - E' delizioso.
- Beh, possiamo aggiungere la vaniglia francese alla tua lista.
Lasciarono il parcheggio del negozio e ripresero il viaggio verso l'albergo; Nico era ancora intento a bere un po' del suo nuovo amore appena scoperto. Con un sorso, lanciò un'occhiata a Butch. - Posso, uh, chiederti una cosa? - balbettò, agitandosi con la bottiglina.
Butch alzò un sopracciglio, ma tenne gli occhi fissi sulla strada. - Fammi indovinare, stai per costringermi a raccontarti del mio passato? - domandò.
Nico mise il broncio. - Non ho mai costretto nessuno.
- No, ma forse non dovresti chiederlo - mormorò Butch.
- Voglio solo conoscervi un po' meglio.
- Beh, non dovresti preoccuparti del nostro presente, invece che del passato?
Nico si accigliò. Aprì la bocca, ma poi la richiuse, prendendo un altro sorso di caffé. - E' un male chiedere del passato? - Lanciò un'occhiata a Butch. - A me non darebbe fastidio raccontare il mio.
- Beh, abbiamo già una vaga idea di cosa sia successo. Di solito finiamo tutti in mezzo alla strada con una storia orribile, ma in questo caso, quelli con cui hai già condiviso qualcosa l'hanno diffusa in giro.
- Non è giusto, allora - si lamentò Nico. Butch lo guardò per un po'. - Perché voi ragazzi potete condividere tra di voi le mie informazioni, ma è diverso quando io chiedo le vostre?
Butch inclinò la testa di lato, comprensivo. - Hai guadagnato punti, amico - concordò. - Gli altri hanno ragione; sei troppo intelligente per preoccuparti del tuo stesso bene.
Nico sorrise e si appoggiò di nuovo al sedile, prendendo un altro sorso, orgoglioso. - Quindi, cosa mi dici di te? - Nico sapeva già che Butch era stato cresciuto in mezzo alla strada, ma sapeva anche che probabilmente non avrebbe apprezzato il fatto che Dioniso gli avesse concesso una rapida visione del suo passato.
Butch strinse la presa sul volante, le nocche bianche. Si lasciò sfuggire un lungo sospiro mentre continuava a guardare la strada. Lasciò il volante con una mano e si strofinò il viso, prima di lanciare un'occhiata a Nico.
- Se proprio non ti va di parlarne... - cominciò Nico, ma Butch lo interruppe.
- Sono cresciuto in mezzo alla strada, come Percy. Mia madre era una drogata, ad essere gentili. Vivevamo in una casa malandata mentre lei si curava. Al tempo, non capivo dove trovasse il denaro. Fu solo molto tempo dopo che misi assieme i pezzi. - Butch si leccò le labbra. - Non era poi una gran madre, sai? Non era calorosa e amorevole come dovrebbero essere le madri. Si preoccupava solo di prendere la dose successiva.
- Cosa è successo? - sussurrò Nico.
- Sono cresciuto un po'. Mi sono preso cura di me stesso; per la maggior parte delle volte, ho dovuto imparare a difendermi da solo. Fui costretto a rubare, tra le altre cose, cose di cui forse non sono molto fiero. Ma per sopravvivere fai quello che devi fare, giusto? - Le sue sopracciglia si aggrottarono. - Non lo so, ad un certo punto mi sono stancato di dovermi prendere cura di lei. Una notte, mentre dormiva, me ne sono andato, sperando di poter scappare da quella situazione.
- Mi dispiace.
Butch alzò le spalle. - E' stata una merda. Dovevo sempre stare attento, anche nelle case abbandonate. Davo di matto ogni volta che trovavo un ago a terra. Immagino che il fatto che non si fosse mai preoccupata del mio benessere e della mia sicurezza mi avesse portato a disprezzarla un po' - spiegò Butch.
- Come hai trovato Percy? 
- Vivevo in mezzo alla strada, da solo, dopotutto. Se le cose fossero state diverse, per me, credo che mi sarei sentito in colpa per quello che avevo fatto fino a quel momento, ma ero stato cresciuto per sopravvivere, niente di più. Non ho mai messo piede in una scuola. Capivo le parole solo grazie a mia mamma e agli altri. Di solito, rispondevo solo con dei grugniti. - Butch restò in silenzio per qualche momento, fino a quando non si accorse che Nico lo stava guardando, preoccupato. - Un giorno ho incontrato Percy per caso. Mi ero imbattuto in qualcuno da cui voleva dei soldi. Il problema era che avevo ucciso quell'uomo per avere quei soldi.
Nico deglutì inconsciamente. Ascoltare quella parte gli aveva fatto venire i brividi dietro la schiena. Appena arrivato al Lotus, poteva essere stato sconcertato, ma adesso stava cominciando a venire a patti con quanto tragico ed incasinato fosse il passato dei Bambini Sperduti.
Butch ridacchiò. - Di regola, avrei probabilmente cercato di uccidere anche lui, ma c'era qualcosa nel modo in cui Percy era arrivato che mi diceva che sarebbe stato meglio non provarci. Era completamente solo, nel quartiere peggiore della città, ma persino allora, credo di aver capito qualcosa di più - continuò.
- Cosa intendi? - Nico inclinò la testa di lato. Percy intimidiva, certo, ma quello che aveva detto Butch era parecchio strano, per lui.
Butch picchiettò le dita sul volante mentre fermava la macchina nel parcheggio. - Percy non è come sembra, Nico - mormorò. - Fidati di me. - Senza un'altra parola, uscì dalla macchina e si diresse verso l'ascensore.
Nico uscì, trascinandosi dietro la sua roba, e seguì il ragazzo muscoloso. Aggrottò le sopracciglia, di spalle a Butch, mentre raggiungevano l'ascensore in silenzio, desideroso di soffocare il problema, ma consapevole che fosse meglio non provarci. Salirono in un silenzio imbarazzante - o almeno, lo fu per Nico; Butch non sembrò preoccuparsene. C'era qualcosa di strano in ognuno di loro, secondo Nico; superavano il malumore piuttosto rapidamente.
Butch rimase in ascensore mentre Nico raggiunse la sua camera per posare le cose. Al suo ritorno, Butch stava parlando con Ottaviano e Will, entrambi con un'espressione allegra. Nico li salutò ed entrarono tutti nell'ascensore per scendere in palestra.
Nico si schiarì la gola. - Senti, Butch... hai detto di aver capito il significato delle parole grazie a tua madre, però sembri parlare piuttosto bene - si fece sfuggire.
Gli occhi di tutti caddero su Nico mentre il ragazzo dai capelli neri aspettava la risposta di Butch. - Ti ha costretto a raccontare del tuo passato, a quanto vedo - mormorò Ottaviano, appoggiandosi al muro dell'ascensore.
Butch scrollò le spalle. - Non c'è niente di male. E' meglio che lo senta dalla persona che ne ha una diretta conoscenza personale, piuttosto che da qualcun'altro, più tardi - motivò. Si voltò verso Nico per rispondere alla domanda che aveva fatto. - Dopo essere stato accolto da Percy, si occupò egli stesso del miglioramento del mio linguaggio. Non poteva certo lasciarmi andare in giro facendo grugniti ai clienti come un uomo delle caverne, giusto?
Nico annuì. Butch si girò di nuovo e fissò la porta, ma Nico continuò a fissare il Bambino Sperduto più alto. Era stato gentile, da parte di Percy. Si prendeva cura di tutti, al loro arrivo. La porta dell'ascensore si aprì e gli altri uscirono, ma gli occhi di Nico notarono un dettaglio.
Ottaviano zoppicava. Nico si sentì il viso in fiamme, realizzando ciò che i due biondini avevano probabilmente fatto prima di raggiungere l'ascensore. Sbatté le palpebre e seguì i tre Bambini Sperduti, gli occhi che guizzavano occasionalmente sulla metà inferiore di Ottaviano. Guardò anche Will, scrutando il suo corpo. Era attraente. Probabilmente era al secondo posto tra i più attraenti dei Bambini Sperduti, dopo Apollo - e senza includere Percy. Percy era sicuramente la persona più attraente di tutto l'albergo, e la più attraente che Nico aveva mai incontrato in generale.
Fortune della vita, il dio dagli occhi verdi era nella stanza insieme agli altri quando Nico arrivò. Aveva un sorriso luminoso sul viso, e i suoi occhi brillavano divertiti. Gli altri Bambini Sperduti stavano ridendo di qualcosa che Percy aveva detto prima che entrassero, e Nico desiderò improvvisamente sapere cosa fosse. Percy si accorse di loro mentre la porta si chiudeva alle spalle di Nico, il sorriso fermo al suo posto.
- Eccovi qui. Perché ci avete messo tanto? - chiese a Butch.
- Ci siamo fermati per procurare a Nico un po' di energia vitale - replicò Butch.
- Un Nico iperattivo... - cominciò Travis.
- ...potrebbe essere un Nico interessante - terminò Connor. Entrambi ghignarono.
Nico li guardò torvo, avvicinandosi a Percy. Cosa che probabilmente non fu una bella mossa, poichè lo stato d'animo degli altri cambiò all'improvviso. Percy distese le sopracciglia e si schiarì  la gola. - Allora, ho bisogno che Nico sia in forma per venerdì - annunciò Percy, appoggiando una mano sulla spalla di Nico. - Rendetemi fiero, e tutto il resto.
- Non offriamo nulla che non sia il nostro meglio - fece le fusa Travis, appoggiando la testa sulla spalla di Percy.
Percy ridacchiò e passò una mano nei capelli bruni del ragazzo. - Oh, sono ben consapevole di questo, Travis - replicò, facendo l'occhiolino e mandando un bacio in aria. - Dopodiché, Nico dovrà rimanere qui per le lezioni con Apollo. - Percy indicò il biondino con un dito. - Dovrai elaborare un programma per lui a partire da venerdì. E' a questo che dovrete lavorare durante le lezioni private. 
Apollo annuì, sorridendo al capo dai capelli neri. - Lavoreremo sodo - replicò.
- Affari - gli ricordò Percy. - C'è tempo per il tempo libero. E comunque, ricorda quello che ti ho detto.
- Ricordo. Abbiamo giocato pulito.
Percy sospirò e roteò gli occhi. - Lo so - ronzò. - E' per questo che mi preoccupo. Adesso, Nico, dovrai fare tutto quello che ti dicono, e dare il meglio di te.
- Sembri di buon umore - sottolineò Nico. Percy sorrise.
- E' sempre di buon umore dopo un bel weekend - rispose Ottaviano.
- Più soldi - terminò Luke per suo fratello, ghignando verso Percy.
- E più aumenti per voi - aggiunse Percy. Picchiettò scherzosamente la guancia di Nico. - Abbiamo solo un paio di giorni per occuparci di questa cosa. Dovrai essere un ballerino spogliarellista esperto entro venerdì.
- Che gioia - mormorò Nico.
- Se preferisci, noi gliel'avevamo detto, a Percy, che non saresti stato pronto... - strascicò Beckendorf, incrociando le braccia al petto.
- Non ho detto questo - si corresse rapidamente Nico. - Sono sicuro che sarà l'esperienza più piacevole della mia permanenza qui.
- Questo è lo spirito giusto, Neeks - scampanarono i gemelli, avvolgendo le braccia intorno alla vita di Nico.
Nico guardò Apollo. - Quindi, da dove cominciamo?
- Come siamo impazienti - fece le fusa Will, nell'orecchio di Nico, ridacchiando al rossore che si diffuse sulle sue guance.
Apollo scosse la testa con un sorriso. - Comunque, cominceremo con qualcosa di semplice, lavorando su quello che ti ho fatto vedere l'altra notte. Progrediremo ogni giorno fino a quando non sarai pronto. Non mi aspetto la perfezione assoluta in cinque giorni, ma mi aspetto che entro venerdì tu sappia completare il lavoro - disse il biondo.
- Ma Percy ha detto... - cominciò Nico, ma Apollo lo interruppe.
- Io non sono Percy. Lui è molto severo a riguardo, devi capirlo, ma è così che lavoriamo noi. Considerami il poliziotto buono della situazione. - Apollo ridacchiò. - Andrai bene. Non mi aspetto che tu sappia far sbavare il pubblico ai tuoi piedi durante la tua prima esibizione, ma ho bisogno che tu sappia gestire la performance.
Nico annuì, sfilandosi le scarpe. Sorrise al biondo, guadagnandosi un sorrisetto di rimando. - Quindi, non mi metterò nei guai?
Apollo sorrise. - No, andrà tutto bene. - Si portò un dito alla bocca e lanciò un'occhiata a Luke.
Luke roteò gli occhi. - Probabilmente ti tormenterà fino a quando non migliorerai, ma non ti metterai nei guai. L'unica cosa di cui gli importa è che tu riesca a gestire il tuo lavoro - si inserì Luke.
- C'è tempo per la perfezione - aggiunse Butch.
- Quanto sarà imbarazzante? - chiese Nico, aggrottando le sopracciglia.
- Sarà divertente, Nico - ghignò Ottaviano.
Nico gemette e si lasciò posizionare davanti allo specchio da Beckendorf. - Allora, ti abbiamo già fatto provare qualcosa la scorsa settimana, e io ti ho dato una lezione veloce l'altra sera, quindi non dovrebbe essere molto difficile - dichiarò Apollo. - Ricordati le cose che ti ho detto.
Travis fece partire la musica e raggiunse il resto del gruppo, ondeggiando i fianchi e tenendo le mani dietro la testa. Quando la canzone cominciò, i Bambini Sperduti iniziarono a muoversi a ritmo di musica. Nico restò fermo per un attimo, intento a guardarli dallo specchio, ipnotizzato dai loro movimenti.
- Devi solo lasciarti andare alla musica, Nico - ridacchiò Will.
- Cercando di farlo in modo seducente - aggiunse Ottaviano.
Nico annuì, seguendo il gruppo mentre tutti facevano scivolare le mani lungo il petto - anche se, da parte sua, si dimostrò una cosa imbarazzante. Luke roteò gli occhi e afferrò la mano di Nico, guidandola lentamente sul suo petto. - Devi muoverla piano e più sensualmente - lo istruì. Nico annuì, incapace di incontrare con lo sguardo quegli intensi occhi blu che lo fissavano. 
Era uno dei suoi problemi maggiori. Potevano ridurlo ad un mucchio di poltiglia arrossita solo pronunciando poche parole e guardandolo negli occhi. Come poteva essere giusto? Era frustrante, ma Nico non sapeva cosa fare.
Quando ci fece l'abitudine, Luke lasciò la sua mano, lasciando che il ragazzo dai capelli corvini se la vedesse da solo. I Bambini Sperduti fecero strisciare le mani dietro la nuca, scompigliandosi un po' i capelli nel processo del movimento. Uno ad uno, raggiunsero l'orlo delle proprie magliette, sollevandole lentamente ad esporre il petto. Nico si leccò le labbra, distogliendo lo sguardo dallo specchio per evitare di fissare la loro pelle. Sollevò la propria maglietta oltre la testa e la fece cadere a terra insieme a quelle degli altri.
I Bambini Sperduti cominciarono a scuotere i fianchi quando la canzone emise una serie di battiti veloci. Nico gemette per la frustrazione, portando la testa tra le mani. - Calmati, ti ci abituerai. Cerca solo di guardare e di imitare - lo rassicurò Butch.
Nico sospirò e annuì. Guardò di nuovo nello specchio, osservando gli altri. Arrossì quando roteò i fianchi proprio come loro, guadagnandosi parecchi ghigni dai Bambini Sperduti. Will in particolare catturò il suo sguardo, agitando le sopracciglia mentre si avvolgeva intorno a Nico, sistemandosi tra le gambe pallide del ragazzo. Spinse i fianchi contro di lui, facendo arrossire ancora di più il suo viso.
Cominciò ad allontanarsi, ma Will lo afferrò. - Lasciati andare, Nico - diede istruzioni Apollo. - Dovrai imparare, prima o poi.
- Inoltre, dobbiamo rompere la sensazione di disagio che sembri avere quando il resto di noi si strofina su di te - mormorò Luke.
Nico gemette, con Will che ancora ghignava su di lui. - Rilassati, Nico. Queste cose sono divertenti, una volta che impari a sentirti a tuo agio - ridacchiò il biondo.
Nico si lasciò sfuggire un sospiro mentre Will continuava a muoversi contro di lui. Guardò Apollo con la coda dell'occhio. - Per quanto tempo devo farlo? - domandò.
Apollo scosse le spalle. - Fino a quando non rompi la tua corazza - replicò con un ghigno.
Nico mise il broncio e lanciò di nuovo un'occhiata a Will. - Sono così male, Nico? - fece le fuse Will nelle sue orecchie. Nico si sentì le guance in fiamme ancora una volta e scosse la testa. - Ti piace?
Nico si morse le labbra per soffocare un gemito, sentendo il cavallo di Will che premeva contro il suo sedere. Will ridacchiò, sapendo di star facendo impazzire il più piccolo. Nico lo fissò e decise di provare a cambiare le carte. Strinse le gambe intorno alla vita di Will e avvolse le braccia intorno al suo collo, usandolo come leva per tirarsi su, contro le spinte di Will. In un primo momento, il movimento colse Will di sorpresa, gli occhi spalancati, ma presto recuperò, il sorrisetto di nuovo pronto. - Così va meglio - ridacchiò.
- Il tuo lavoro è quello di allettare l'intero pubblico con i movimenti - sottolineò Ottaviano. - Usa qualunque cosa sia a tua disposizione.
- Il tuo corpo è la tua arma più grande, in questa professione - continuò Travis.
L'esperienza imbarazzante di Nico continuò per circa un'ora prima che Apollo destituisse i Bambini Sperduti. Sorrise a Nico mentre gli altri uscivano dalla stanza, lasciandoli soli. Apollo si passò una mano nei capelli mentre camminava in cerchio intorno a Nico. - Niente male - dichiarò il biondo. - Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma niente male.
- Grazie - mormorò Nico, stronfinandosi il braccio.
- Adesso ci dedicheremo un po' alle lezioni uno-contro-uno, quindi più quelle toccanti.
- Evviva - ronzò Nico.
Apollo ridacchiò e si fermò dietro di lui. - Sembrava che ti piacessero, l'altra notte - sussurrò nel suo orecchio, facendolo rabbrividire.
- Quindi, cosa faremo in queste lezioni private?
Apollo soffiò uno sbuffo d'aria. - Ti darò più attenzione. Quello che abbiamo appena fatto era solo per permetterti di guardare il nostro modo di lavorare. Questo, invece, è il lavoro che io faccio su di te. Quindi, fondamentalmente, ti guarderò applicare nel lavoro le competenze che ti abbiamo insegnato.
Nico annuì, mordendosi il labbro inferiore. - Ok.
Apollo lo picchiettò sulla schiena. - Non essere nervoso, Nico, cerco solo di aiutarti. Prometto che non sarà difficile. Non riderò, lo giuro - disse seriamente.
Nico prese un respiro profondo e annuì. Apollo rispose con un sorriso luminoso, prendendo posto a qualche metro di distanza. - Quindi, devo cominciare adesso? - chiese Nico.
- Non appena ti senti pronto.
Nico annuì di nuovo. Cominciò a muovere i fianchi e a trascinare le mani lungo le cosce. - Alla fine, saprò fare le cose che sai fare tu? - chiese mentre continuava a muoversi.
- Cosa intendi?
- Ti esibisci in modo diverso dagli altri. Hai un'aria di grazia tutta tua-
Apollo sorrise. - E' a causa delle mie lezioni di danza.
- Vuoi fare carriera? - chiese.
Apollo si accigliò e scosse la testa. - No, non voglio certo rovinarmi i piedi - disse, allargandosi in un sorriso. - E' per questo che non salgo sulle punte molto spesso. Cerco di farla semplice.
Nico annuì, facendo scivolare la mano lungo il petto. - E Talia, invece?
- Prende lezioni di balletto con me in modo da poter esibirci insieme nei grandi weekend. E' divertente, per noi, e ci permette anche di stringere il rapporto. - Apollo ridacchiò. - All'inizio, ho dovuto costringerla a seguire il corso con me. Come puoi immaginare, non è una ragazza molto femminile. Comunque, con il tempo si è adattata.
- Quindi non riuscirò a fare tutte quelle cose?
Apollo sgranocchiò le labbra. - Beh, potresti sempre seguire qualche lezione, ma non so se avresti tempo. Io potrei insegnarti qualcosa, ma c'è tanto da fare. Ti suggerirei di accontentarti delle basi. Hai bisogno di trovare il tuo stile. Non preoccuparti di dover essere come il resto di noi - suggerì.
Nico annuì, chinandosi, ma continuando a guardare il biondo sulla sedia. Di volta in volta, Apollo si alzava e si avvicinava a Nico, correggendo la postura o un movimento del ragazzo pallido. Nico annuiva e fissava qualunque cosa il biondo sottolineasse. Apollo sorrideva e, dopo aver corretto tutto, tornava alla sua sedia, aspettando di notare qualcos'altro per ripetere il processo.
Dopo circa un'ora, Apollo lo destituì. Nico si accigliò mentre si infilava di nuovo le scarpe. Dopo averlo lasciato andare, il biondo era rimasto seduto, a fissare il vuoto, dimentico della presenza di Nico.
Apollo si passò una mano nei capelli, fermandola nei ricci dorati, e inclinò la testa per guardare Nico. - Dovresti sbrigarti, devi mangiare prima di andare a lavoro - sussurrò.
Nico si morse il labbro e annuì, poco sicuro di cosa rispondere al bel biondino. Spalancò la porta e si diresse verso l'ascensore, tirando fuori il telefono. Chiamò la cucina per ordinare un servizio in camera da consegnare nella sua suite e raggiunse la stanza in assoluto silenzio.
All'improvviso c'era qualcosa di strano, e Nico non riusciva a capire cosa. Da venerdì, qualcosa aveva cominciato ad essere diverso. In particolare, Nico era preoccupato per il recente comportamento di Apollo. Di solito, era sempre allegro. L'unica volta che Nico lo aveva visto depresso era quel giorno in piscina, quando gli aveva raccontato del suo passato.
Uscì dall'ascensore e si fece strada verso camera sua, superando quelle di Butch e di Beckendorf. La porta era aperta e i due compagni di stanza erano nel salotto con i gemelli; alla vista del ragazzo dai capelli neri, caddero tutti in un profondo silenzio. Nico superò la soglia, fissando il pavimento mentre raggiungeva finalmente la suite.
Una volta dentro, si accomodò sul divano e accese la TV. C'era un'altra cosa che lo preoccupava dall'inizio della settimana. I Bambini Sperduti erano molto franchi in quel loro senso di avversione per Nico. Gli sguardi, le occhiate fisse, le parole offensive... veniva fuori tutto più spesso. Nico non capiva cosa, ma di sicuro doveva aver fatto qualcosa per offenderli.
Era come tutti stessero guardando in attesa. Ma di cosa? Si aspettavano che Nico facesse qualcosa? Una specie di iniziazione? Di sicuro aveva perso il promemoria, in quel caso. Era un po' ingiusto che si comportassero in quel modo senza dirgli quale fosse il problema, o cosa stessero aspettando. Non c'era molto che poteva fare, comunque. Poteva solo seguire il consiglio di Dioniso e lasciare che la storia venisse fuori da sé.
































*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


E così ci siamo. E' l'ora del capitolo tanto atteso.
Innanzitutto, scusate per l'attesa infinita. Il mio computer fa partire gli aggiornamenti di Windows da solo e ci ha messo una vita -.-"
Seconda cosa: preparatevi ad un mix di alcune delle scene più cruente e più dolci di questa fanfiction. Le troverete tutte in questo capitolo.
Ovviamente, devo ringraziarvi per le meravigliose recensioni precedenti (a cui risponderò a breve, causa poco tempo :C). Anche se, dopo aver letto questo capitolo, non credo sarete mai più gli stessi... 
Ok, non esageriamo XD
Lascio rapidamente i soliti link (Children of Loss, Chapter 15 e XTheSonofHadesX) e vi auguro una bellissima lettura!


*



























Mentre la musica continuava, Nico si muoveva con gli altri Bambini Sperduti. Venerdì era finalmente arrivato, e si stava finalmente abituando. Apollo aveva lavorato con lui a partire dalle basi, cercando di insegnarli una routine specifica per quella sera, ed era sollevato di star riuscendo a mettere insieme le mosse.
Si portò le mani tra i capelli e intorno alla testa, infilandole nelle ciocche scure e scompigliandosi la capigliatura con un'espressione seducente. Era così strano, per lui, ma gli altri gli avevano detto che era normale, all'inizio. La cosa importante era riuscire a far finta di essere a proprio agio con quello che stava facendo.
Nico si spostò a sinistra e fece scivolare la gamba destra sul pavimento, trascinando le mani sulle cosce. Seguì i movimenti dei Bambini Sperduti mentre roteavano e si afferravano il fondoschiena. Si picchiettò il polso e schioccò le dita come gli avevano detto di fare. Si calò sul pavimento, come gli altri, alzando la gamba in aria. Aveva già perso la maglietta e i pantaloncini, a quel punto, ed era rimasto in biancheria.
La porta della palestra si aprì, rivelando Percy. Nico non poté evitare di ammirare il suo abbigliamento. Indossava una maglietta grigio scuro che aderiva perfettamente al suo petto, mentre la metà inferiore era ricoperta con un paio di jeans neri attillati che gli evidenziavano il sedere. Percy alzò un sopracciglio e si avvicinò alla radio, spegnendo la musica. Tutti i Bambini Sperduti smisero di ballare e ghignarono verso di lui. - Pensavo solo di passare a controllare come stessero andando le cose - disse Percy.
Nico non lo aveva visto molto, nella settimana passata. Aveva provato a chiedere il perché a Talia e Butch, ma loro gli avevano risposto solo che Percy era pieno di impegni importanti. Gli era stato concesso il resto della settimana libero dal piano di sopra ed era rimasto al bar, cosa per la quale era molto grato. Quell'ambiente era diventato leggermente soffocante, ad essere onesti.
Apollo lo tirò su. - Beh, avevamo quasi concluso - informò il capo.
Percy annuì. - Volevo solo vedere come sta andando.
Apollo ghignò e si passò una mano nei ricci dorati. - Per me va benissimo, non ho nessun problema a condividere.
Il resto dei Bambini Sperduti si alzò e recuperò la propria roba. Will si avvicinò a Percy per parlargli, prima di andare, ma stava sussurrando, quindi Nico non riuscì a sentire la loro conversazione. Comunque, Will fece un grosso ghigno e appoggiò una mano sul petto di Percy. Quest'ultimo sorrise di rimando e inclinò la testa di lato. Gli rispose qualcosa, passandogli una mano nei corti capelli biondi.
Nico si avvicinò ad Apollo, in modo da poter sentire i due che parlavano senza essere notato. - Quindi, stasera? - chiese Will. - Ho bisogno di discutere di alcuni affari con te.
Percy sorrise e lo afferrò per i capelli, avvicinandolo. - Non stasera - sussurrò. - Devo prima assicurarmi che vada tutto liscio. - I suoi occhi si scurirono. - Sai, in caso qualcosa vada storto.
Will si accigliò e sbuffò. Incrociò le braccia sul petto. - Perché dovrebbe andare storto qualcosa? E' così perfetto, dopotutto.
Percy alzò le sopracciglia. - Mi preoccupo sempre alle prime esibizioni. Devo ricordarti la tua?
Will brontolò e scosse la testa. Si voltò e andò via, lanciando una breve occhiata a Nico mentre attraversava la porta. - Beh, è andata bene - disse Apollo scherzosamente, appoggiando le mani sulle spalle di Nico.
- Lascialo - ordinò Percy, lanciandogli un'occhiata severa.
Apollo inalò bruscamente alle spalle di Nico e si schiarì la gola. - Allora, immagino che dovremmo cominciare. - Voltò Nico per guardarlo in faccia. - D'accordo, Nico, mostriamo al capo cos'hai imparato - disse con un occhiolino.
Nico annuì e si posizionò mentre Apollo andava ad accendere la radio. Percy prese due sedie per sé stesso e per Apollo. Incrociò le braccia e si accomodò per guardare Nico. Il ragazzo dai capelli neri si spostò leggermente dal suo sguardo, sentendosi improvvisamente a disagio. Si era abituato ad essere guardato dai Bambini Sperduti, ma da Percy non ancora. Era come quella notte nella sua stanza, quando Percy lo aveva guardato camminare e parlare.
- Rimettiti i vestiti - ordinò Percy, lanciandogli la maglietta. - Devo vedere l'esibizione intera.
Nico annuì di nuovo e si infilò la maglietta. Fece marcia indietro per recuperare i pantaloncini dall'altro lato della stanza. Si chinò e li raccolse prima di voltarsi nuovamente. Percy si stava chinando e Apollo gli stava sussurrando qualcosa nell'orecchio, mentre ghignavano entrambi. Nico mise il broncio e borbottò tra sé e sé mentre infilava i pantaloncini per coprirsi il sedere.
Percy appoggiò il gomito sulla spalla di Apollo, riposando la testa sul pugno. - Bene, Nico, facci vedere cos'hai imparato nella settimana passata - ridacchiò.
Nico si sentì un po' male di stomaco a dover fare quella cosa di fronte a Percy, ma annuì e cominciò la routine che Apollo gli aveva inculcato nella testa tutta la settimana. L'espressione di Percy restò vuota e illeggibile per l'intera performance, al contrario di Apollo, che sorrideva e alzava i pollici.
Quando ebbe finito, Nico appoggiò le mani sulle ginocchia e ansimò. Era stata una lunga giornata di allenamento, e voleva solo fare una pausa con una bella doccia calda. Percy si chinò e sussurrò qualcosa ad Apollo, serio in volto. Apollo annuì, un ghigno strisciante sul suo viso. Percy fece un paio di gesti, ma finì per annuire. Si alzò e lanciò un'occhiata a Nico, facendogli l'occhiolino prima di incamminarsi fuori dalla porta.
Nico lo osservò andare via, confuso. Tornò a guardare Apollo, inclinando la testa di lato. Apollo si alzò in piedi e gli diede una pacca sulla schiena. - Bel lavoro, ragazzino - cominciò. - Ha detto che hai bisogno di un altro po' di allenamento, ma che dovresti andare bene per stasera.
- Quindi, sono a posto? - chiese Nico.
Apollo annuì. - Sei a posto. - Spinse Nico verso la porta mentre raccoglieva i suoi vestiti nel tragitto. - Lavati e preparati per stasera. - Un sorriso luminoso si diffuse sul suo viso. - Sarà una serata divertente.
Nico annuì, infilandosi i vestiti. - C'è qualcosa che devo indossare?
Apollo annuì di nuovo. - Vai da Ottaviano, ti aiuterà a mettere insieme qualcosa per la performance.
Nico sorrise. - Va bene. Grazie ancora, Apollo.
Apollo appoggiò una mano sulla sua spalla. - E' stato un piacere, Nico - rispose prima di andare via.
Nico sospirò e si chinò per allacciarsi le scarpe. Si stava decisamente innervosendo. Non aveva dormito molto, la notte precedente, e a pranzo aveva mangiato a mala pena. Più la giornata passava, più sembrava peggiorare. Forse, se si fosse concentrato solo sulla folla, sarebbe andata meglio?
Si sedette sul pavimento e appoggiò il braccio sinistro sulle ginocchia. Lasciò andare un lungo sospiro, mentre si passava l'altra mano tra i capelli neri. L'ultima settimana era stata la parte facile, lo sapeva. Sapeva che quello sarebbe stato il vero test.
Prima di arrivare al Lotus, nessuno lo aveva visto nudo se non quando era bambino. Percy era stato il primo. Sorrise tra sé e sé. Quella notte sembrava così lontana, adesso, ma era passato solo poco più di un mese. Era in condizioni talmente miserabili; Percy lo aveva salvato dalla fame e da una vita piena di timori continui. Inoltre, si era comportato da gentiluomo quando aveva evitato di sbirciare il corpo di Nico mentre faceva la doccia. Cosa che lo sorprese leggermente, ora che conosceva la vera natura di quel luogo.
Il suo corpo era in condizioni atroci, e adesso sarebbe stato pagato per farlo vedere alla gente. Era un modo interessante di notare quanto si fosse allontanato dal primo giorno di arrivo. Doveva solo tenere i nervi saldi. Non voleva rovinare tutto, sul palco. Nico gemette. Non sarebbe stato per niente attraente.
Alzandosi con un sospiro, uscì dalla stanza, dirigendosi verso l'ascensore. Aveva un po' di tempo prima di essere costretto a salire, e doveva ancora mangiare. Ma prima, doveva vedere Ottaviano per decidere cosa indossare.
Tirò fuori il telefono dalla tasca e compose il numero del biondino, accigliandosi quando non rispose. Raggiunse il piano dei Bambini Sperduti e si diresse alla suite di Luke e Ottaviano. Bussò alla porta. Dall'altro lato, qualcuno grugnì, facendosi sfuggire qualche imprecazione.
Luke spalancò la porta e guardò Nico. - Mi hai fatto uccidere - brontolò.
Nico alzò un sopracciglio. - Scusa?
Luke si strofinò la testa. - Cosa vuoi?
- Devo vedere Ottaviano. E' qui?
Luke ghignò. - Sì, è nella sua stanza. Seguimi - ordinò, facendolo entrare. Chiuse la porta alle loro spalle e guidò Nico verso la prima porta del corridoio. Senza bussare, spalancò la porta e la faccia di Nico divenne immediatamente rossa.
Ottaviano era nel letto con Travis sopra di lui, entrambi completamente nudi. E, beh, c'era un bel po' di movimento, specialmente da parte di Travis. Ottaviano graffiò la schiena di Travis con le unghie. Nico fece un passo indietro, ma Luke lo tenne fermo. La sua faccia si riscaldò ancora di più quando Ottaviano emise una serie di gemiti.
Nico non riuscì ad impedirsi di spostare lo sguardo sui loro corpi nudi. Avrebbe mentito a sé stesso dicendo che non aveva mai provato ad immaginarli nudi, prima. Diavolo, probabilmente aveva cercato di immaginare nudi tutti i Bambini Sperduti. Era un po' più attratto dalla forma magra e nuda di Travis, comunque. Si leccò le labbra mentre giudicava il suo torso sudato.
Luke si schiarì la gola, ma i due nel letto non interruppero l'azione. Guardarono semplicemente la porta; Ottaviano alzò un sopracciglio. - Ch-che volete? - ansimò.
Luke spinse Nico in avanti. Le guance di Nico peggiorarono quando Travis e Ottaviano lo guardarono contemporaneamente; Travis era ancora impegnato nel suo movimento. - A-Apollo voleva che venissi da te per farmi aiutare con i v-vestiti da indossare - balbettò, fissando il pavimento in modo da non dover guardare la scena.
- Non puoi aspettare? E' abbastanza impegnato, al momento - ringhiò il bruno.
Ottaviano scrollò le spalle. - Sentiti libero di unirti a noi - aggiunse.
Travis rallentò e fissò Nico. Stava davvero aspettando una risposta? - Puoi anche unirti a me nella mia stanza - gli sussurrò Luke all'orecchio.
Nico non sapeva se la sua faccia potesse essere più rossa, al momento. Immaginò che tutto il sangue del suo corpo fosse salito al viso. Travis scrollò le spalle e tornò a lavorare con Ottaviano.
Nico restò fermo, senza sapere cosa fare. Aveva bisogno dell'aiuto di Ottaviano, ma non era sicuro di voler aspettare che il biondo finisse. - A-aspetterò in salotto - mormorò.
Travis fece spallucce. - Accomodati. Lo faccio uscire tra un minuto.
- O più - ansimò Ottaviano.
Travis ghignò e si chinò per baciarlo. Nico si schiarì la gola e si fece strada fuori dalla stanza, mentre Luke si chiudeva la porta alle spalle. Quest'ultimo rise mentre seguiva Nico in salotto. Si lasciò cadere sul divano. - E' stato più divertente di quanto mi aspettassi - ridacchiò.
- Felice di intrattenerti - mormorò Nico mentre si accomodava accanto a lui.
Luke continuò a sghignazzare, ma gli passò un controller.






- Mi oppongo - esclamò Nico, incrociando le braccia sul petto.
- Aw, ma sei così carino in uniforme - lo prese in giro Will.
Ottaviano aveva speso quasi un'ora ad aiutare Nico a scegliere un costume per la sua prima serata. Aveva insistito affinché indossasse l'uniforme da scolaro, che gli stava piuttosto bene. Luke e Butch erano di lato, a sghignazzare silenziosamente tra di loro mentre guardavano Nico lamentarsi del costume.
Anche le Bambine Sperdute che si sarebbero esibite quella sera avevano finalmente finito di tormentarlo pizzicandogli le guance. Quando il biondo fece un passo indietro, Nico sbuffò, anche se lui non sembrò curarsene. - Quindi, qual è l'ordine? - chiese Nico a Will.
- Il primo ad andare è Luke. Lui e Annabeth sono i più popolari, più o meno - spiegò Will.
- Beh, riguardo al sesso - aggiunse Butch.
Will annuì. - Sì, riguardo al sesso. Apollo, invece, eccelle nell'aspetto prestazionale, qui sul palco. Perciò, lui e Talia possono essere considerati la tua più grande concorrenza.
- Perché Talia? - chiese Nico.
- La storia è più complicata di così - cominciò Butch. - Apollo è il migliore a ballare, Annabeth è la ragazza più richiesta nelle sessioni private, e Talia e Luke primeggiano nella perversione.
- Ma dipende tutto da cosa vuole davvero il cliente - terminò Will. - Spesso la clientela non vuole la stessa cosa due volte, e persone diverse vogliono cose diverse.
Butch picchiettò Nico sulla schiena. - Ma non devi preoccuparti della maggior parte di queste cose.
Nico si sedette sul divano mentre ascoltava la musica che cominciava per l'esibizione di Luke. Lui sarebbe andato dopo Will, che si sarebbe esibito non appena Luke avesse finito. Will e Butch lo guardarono silenziosamente, lanciandosi un'occhiata a vicenda prima di tornare ai loro affari.
Il cuore di Nico gli batteva pesantemente nel petto, e cominciava a fare freddo, lì seduto. I suoi palmi stavano sudando. Cercò di fare dei respiri profondi, ma non sembrarono aiutare in nessun modo. Lanciò un'occhiata alla porta, pensando di fermare tutto, ma non gli avrebbe per niente giovato. Era arrivato troppo lontano, ormai. Immaginò che Percy lo vedesse più come un adulto, adesso, e non voleva fare retromarcia.
Quando la performance di Luke terminò, l'alto biondino tornò dietro le quinte con un ghigno sul viso. Guardò Nico prima di spostare lo sguardo su Will, il ghigno che cresceva. La strana sensazione che Nico aveva avuto nella settimana passata stava ritornando. Aveva anche paura che la cena gli ritornasse su. Si coprì la bocca e cercò di rallentare il respiro.
Aveva un brutto presentimento. Ma sarebbe andato tutto bene, giusto? Gli altri gli avevano assicurato che sarebbe stato fantastico. Avevano lavorato con lui per le due settimane passate, dopotutto. Sarebbe andato tutto alla grande. Sapeva cosa fare.
Will si fece strada verso il palco quando cominciò la musica. Il battito di Nico velocizzò. Cominciava a trovare difficoltà a respirare. Lo avrebbero guardato tutti. E se avesse rovinato l'esibizione? Se fosse caduto faccia a terra? Perché ci stava pensando solo ora? Perché non ci aveva pensato prima?
Luke e Butch lo fissarono per tutto il tempo dell'esibizione di Will. Si guardavano tra di loro, di tanto in tanto, con le sopracciglia aggrottate. Will tornò molto prima di quanto Nico volesse, avvertendolo che era il suo momento.
Il mondo intorno a Nico cominciò a girare. Si sentiva estramemente vertiginoso e nauseato; Will si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi. Lo picchiettò sulla schiena mentre si incamminavano verso il palco. Nico scosse silenziosamente la testa. - Andrà benissimo, amico - lo rassicurò, con un ampio sorriso.
Nico si guardò le mani, che tremavano visibilmente. Sentì la porta aprirsi e Talia, Reyna e Calipso si avvicinarono a loro. - Volevamo vedere lo spettacolo da vicino - esclamò Talia, ma per Nico fu come un suono smorzato.
Non riusciva a focalizzare sui dintorni; tutto continuava a diventare sempre più vertiginoso. Aveva paura di collassare in qualunque momento. Guardò Will per chiedere aiuto, ma il biondo ghignò semplicemente e lo spinse in avanti mentre la musica cominciava.
Gli occhi di Nico si spalancarono mentre inciampava sul palco. Le sue mani stavano tremando; fissò il pubblico con terrore assoluto. Non era pronto per quello.
La musica era così smorzata dietro il ronzio delle sue orecchie che quasi non riusciva a sentirla. Erano tutti seduti lì, ad aspettare che facesse qualcosa. Cercò Apollo tra la folla; una volta trovato, notò che anche lui lo stava fissando. Comunque, Apollo non fece niente. Restò fermo lì, a guardare Nico con interesse.
Gli occhi di Nico saettarono al solito posto di Percy, dato che lo sguardo di Apollo non era d'aiuto. Percy era seduto nella sua cabina, impassibile mentre lo fissava. Nonostante fosse buio, tra la folla, Nico non ci mise molto a capire che Percy non era felice. I suoi occhi tornarono ad Apollo.
Quando si sentì due paia di mani addosso, Nico saltò. Si voltò per trovarsi circondato da Luke e Butch. Le loro espressioni erano vuote, quindi Nico non riuscì a capire cosa stessero pensando, ma le loro mani si mossero sul suo corpo. Nico tornò a guardare Percy, nella cabina, che si era di nuovo rilassato.
Luke afferrò il mento di Nico e lo costrinse a guardarlo. Afferrò la sua giacca e gliela sfilò dalle spalle, mentre Butch lavorava sulla sua cintura, spaccandola. Luke gli strappò la cravatta e lo fece chinare, di modo che Butch potesse usarla per schiaffeggiare il suo sedere. Nico emise un guaito, sentendo un forte bruciore sul fondoschiena.
Lentamente, Luke gli sbottonò la maglietta. Lo prese in braccio, avvolgendosi le gambe corte del più piccolo intorno alla vita. Lo spinse sul petto, sollecitandolo ad avvicinarsi. Nico obbedì, appoggiando le mani sul palco per sostenersi.
Luke si inclinò e gli leccò il ventre, suscitando un piccolo gemito dalle sue labbra. Butch cominciò a sbottonargli i pantaloni. Gli furono sfilati, di modo che si trovasse con il sedere sul palco. Luke gli afferrò una gamba e se la appoggiò sulla spalla. Agguantò i suoi capelli e tirò le ciocche nere mentre si spingeva contro di lui. Seppellì la faccia nella curva del collo di Nico, al lato opposto del pubblico.
- Puoi ringraziarci dopo - sibilò nel suo orecchio.
Luke si fece indietro e Nico lo fissò negli occhi meschini, curioso. Lo stavano aiutando? Luke lo stava aiutando? Butch afferrò la mano di Nico e lo tirò su. Lo fece chinare e passò la grossa mano sulla sua schiena liscia.
Era leggermente imbarazzante essere spogliato dagli altri, ma almeno non si era completamente umiliato davanti a tutti. Finalmente la canzone terminò e Luke e Butch si assicurarono che si chinasse. Mentre si rialzava, vide che Percy si avvicinava ad Apollo per sussurrargli qualcosa. Percy indicò la folla con un dito e spinse Apollo verso la porta del retroscena, seguendolo.
Una volta chiuse le tende, Luke gli lanciò i vestiti. Grugnì e si avvicinò agli altri, silenziosi come la morte. Nico si rinfilò i pantaloncini e si diresse nel retroscena. Lì c'era Percy, con le braccia incrociate, che fissava il pavimento. Alzò lo sguardo su Nico. Al notare dei suoi occhi di ghiaccio, Nico si ritrasse.
Percy si strofinò la faccia. - Andate - ordinò, un'aria di finalità nelle sue parole. Senza discutere, le Bambine Sperdute corsero verso la porta. Luke e Butch restarono ai suoi lati, le braccia incrociate mentre fissavano Percy. Will era proprio accanto a Nico. Anche lui guardava Percy, ma si mordeva le labbra. Apollo, d'altra parte, si rifiutava di incontrare lo sguardo del capo.
- Io... - cominciò Apollo, ma Percy lo interruppe.
- Pensi che io sia stupido? - chiese, la voce completamente calma. Apollo scosse vivacemente la testa. Gli occhi di Percy tornarono su Nico. Nico deglutì e si dimenò silenziosamente. - Voglio vederti dopo che lo spettacolo sarà finito. Siamo intesi?
Nico annuì. Non sapeva cosa stesse succedendo nella mente di Percy. Nella cabina era sembrato arrabbiato, ma adesso parlava in modo molto calmo. - Sì, signore - sussurrò.
Percy sospirò e spostò lo sguardo su Apollo. - Dovrò vedere anche te.
- Ma... - tentò Apollo.
- Non era una domanda - lo interruppe Percy, un piccolo sorriso lungo le labbra. - Per ora, voglio solo che tu vada a recuperare Travis tra i camerieri e che lo riporti qui. D'accordo?
Apollo annuì. - S-sì, signore - sussurrò.
- E io? - chiese Nico.
- Tu non tornerai, stasera - replicò Percy. Le sue parole morsero Nico come il serpente al quale lo aveva paragonato. Percy scosse la testa. - No, voglio che tu prenda il posto di Travis come cameriere per il resto della serata.
Nico annuì. Si morse le labbra per nascondere il cipiglio. Parte di lui voleva piangere, ma sapeva che non era il momento giusto. Percy guardò nuovamente Apollo e sbatté le palpebre. Senza ulteriori istruzioni, Apollo corse a prendere Travis.
Percy indicò la porta e Nico lo seguì fuori. Mentre camminavano, Percy si infilò una mano nella tasca. Era leggermente imbarazzante, per Nico. Percy si rifiutava di guardarlo, figuriamoci di dire qualcosa. Che stava succedendo?








Nico e Apollo erano dietro la cabina di Percy. A pochi metri di distanza c'erano un paio di Bambini Sperduti, raccolti intorno ad un tavolo. Percy stava parlando con Leo di un cliente, mentre lasciavano la cabina. Leo annuì e andò via, passando davanti a Nico e Apollo. Incontrò gli occhi di Nico e lo guardò preoccupato.
Percy sospirò e incrociò le braccia, ma non guardò nessuno dei Bambini Sperduti di fronte a lui. - Andatevene - abbaiò all'improvviso. I Bambini Sperduti si raddrizzarono e raccolsero rapidamente le proprie cose. Si fecero strada fuori, in silenzio.
Percy prese a camminare intorno ai due rimasti nella stanza. Di tanto in tanto, si strofinava la faccia, ma non parlava. Si fece sfuggire un lungo sospiro e si passò una mano tra i capelli. Finalmente guardò Nico e Apollo, osservandoli con un cipiglio.
- Nico, ti dispiacerebbe spiegarmi cos'è successo stasera? - chiese Percy con calma, sorprendendo Nico ancora una volta. Nico batté le palpebre, lievemente scioccato, ma Percy non fece altro che fissarlo di rimando, in silenzio. Non c'era niente da interpretare, sulla sua espressione. I suoi occhi e la sua faccia erano completamente vuoti, se non per un calmo, quasi placido, sorriso.
- Mi sono bloccato - confessò Nico. - Mi dispiace.
Percy annuì. - E perché ti sei bloccato?
Nico inclinò la testa di lato. Non era ovvio? - Ero nervoso.
Percy alzò un sopracciglio. - Davvero? E perché saresti stato nervoso? Non ti hanno detto come gestire la paura da palcoscenico? - chiese. Nico scosse la testa, optando per restare in silenzio. Percy mormorò tra sé e sé, annuendo. Si fece sfuggire una risatina.
Nico lanciò un'occhiata ad Apollo. Il biondo si stava agitando, estorcendo le mani. I suoi occhi erano spalancati e dardeggiavano ovunque, come se stessero cercando qualcosa. Nico si accigliò. Perché era così nervoso? Era stato lui a rovinare tutto, non Apollo.
Percy si strofinò il mento e si voltò verso Apollo con un enorme sorriso. Apollo impallidì visibilmente sotto il suo sguardo. - Perciò, non gli hai insegnato tutto quello che dovevi insegnargli? - chiesi Percy, ma era ovviamente una domanda retorica.
- Io... - tentò Apollo, ma la risata di Percy lo interruppe.
Nico inclinò la testa di lato. Percy sembrava piuttosto calmo ed allegro, considerato quello che era successo. Poi guardò Apollo. Avrebbe dovuto occuparsi della cosa con Nico? Perché non lo aveva fatto?
- Dimmi, Apollo - cominciò Percy, restando sempre calmo. - Pensi che non ti abbia guardato quando Nico ha rovinato tutto? Avresti dovuto sapere che avrei ritenuto entrambi responsabili del suo fallimento. - Percy si stava dimostrando molto cordiale riguardo l'ordalia, ma le sue parole cominciavano a far preoccupare Nico. Apollo lo aveva fatto apposta? Guardò l'alto biondino con un cipiglio, ma i suoi occhi erano ancora intenti a scrutare la stanza.
- Io... lui... - iniziò Apollo, mettendosi le mani sulla bocca. Sembrava sull'orlo di un esaurimento nervoso. Quando Percy si mise una mano nella tasca e tirò fuori il telefono, si ritrasse. Percy mandò un messaggio veloce e infilò nuovamente il dispositivo nella tasca.
- Sai, effettivamente sono abbastanza sorpeso - continuò Percy. - Pensavo che ti saresti dimostrato un amico migliore, per lui, ma immagino di essermi sbagliato. - Nico corrugò entrambe le sopracciglia mentre lo ascoltava. - Lo hai accoltellato alle spalle e l'hai dato in pasto ai cani. Puttosto crudele.
Gli occhi di Nico si spalancarono. Apollo lo aveva fatto apposta? Guardò il biondino, sperando che negasse, ma lui restò semplicemente in silenzio, a fissare il pavimento. Era stato davvero lui a farlo sbagliare? Perché? Perché avrebbe dovuto farlo? Percy sospirò e si passò una mano sulla faccia. Nico poteva sentire gli occhi che bruciavano, mentre osservava la reazione di Apollo.
Percy annuì. Aprì la bocca, ma decise di parlare in una lingua sconosciuta. Nico non riuscì a capire quale fosse. Sembrava francese, ma non ne era sicuro. Percy gesticolò un po' prima di tornare a camminare. Mentre parlava, ghignava e rideva di Apollo, ma lui sembrava solo agitarsi di più. Sorrise luminosamente mentre fissava il pavimento, dicendogli qualcos'altro. Scosse la testa, il sorriso ancora in piedi, e sussurrò ancora qualcosa, silenziosamente.
Facendosi sfuggire un lungo sospiro, tornò a guardare Nico. - Ho bisogno che tu venga nel mio ufficio - ordinò con un altro sorriso. - Facciamo lunedì, va bene?
Nico annuì, fissandolo confuso. Percy annuì di rimando e li destituì. Si accomodò in cabina con un sospiro. Afferrò il suo bicchiere quasi vuoto e prese un lungo sorso. Nico seguì Apollo, silenziosamente.
Scesero le scale, trovando i Bambini Sperduti alla base. Guardandoli uno per uno, Nico sentì un brivido sulla schiena. Erano un mare di emozioni contrastanti. Alcuni guardavano il pavimento, imbarazzati; altri guardavano Apollo con tristezza; altri ancora fissavano freddamente Nico. 
- A quanto pare, sei davvero l'animaletto del capo - brontolò Reyna.
- Almeno lui scopa con noi, però - ridacchiò aridamente Travis.
- L-lo sapevate tutti? - gracchiò Nico. La sua capacità visiva stava diventando sfocata a causa delle lacrime.
- Non prenderla sul personale, Nico - cominciò Hazel.
- Volevamo solo farti sbagliare - continuò Calipso.
- Perché? - singhiozzò Nico.
- Così saresti stato come noi - battibeccò Will. - Sei così fottutamente perfetto che il capo non vuole nemmeno toccarti.
Nico si morse le labbra e si strofinò la faccia. Lanciò un'occhiata a Talia, sperando in qualche appoggio, ma la ragazza era troppo impegnata ad accarezzare la schiena di Apollo. Scrutò Nico con uno sguardo di ghiaccio, alzando le spalle. - Sei innocente, Nico. Non sei come noi. Perché pensi che tutti i Bambini Sperduti abbiano provato a scopare con te? Qualcuno deve renderti come noi, dato che Percy non lo farà - lo derise.
- Quasi come un gioco - aggiunse Will.
Talia annuì. - Sei un'immagine orribile che siamo costretti a fissare ogni giorno. Un fottuto, costante promemoria di quello che abbiamo perso e che non riavremo mai più.
- E poi hai voluto salire quassù, come se non apprezzassi quello che Percy stava cercando di fare per te - ringhiò Piper.
- Abbiamo deciso semplicemente di guardare, sperando che avresti mostrato qualche segno di trasformazione in qualcuno di simile a noi, ma niente - sussurrò Apollo. - Perché sei così speciale?
- Volevate che io... - Nico congiunse una mano alla bocca, tentando di trattenere un altro singhiozzo. Volevano farlo diventare come loro? Volevano che odiasse le persone? Volevano fargli perdere la cosa che Percy gli aveva detto di mantenere intatta?
- Non te la prendere, Nico - disse Connor. - Sarà più facile, per te, una volta che sarai come il resto di noi.
- Non ti odi tanto quanto ci odiamo noi - aggiunse Travis. - Come Leo e Rachel, non hai tutte quelle persone a violare il tuo corpo. Sei così fottutamente perfetto da farci venire la nausea.
- Fa male guardarti, sapendo che sei riuscito a gestire quello che noi non abbiamo mai potuto gestire - sussurrò Talia. - Ci sentiamo disgustati da noi stessi ogni volta che ti guardiamo.
- Nessuno di noi è riuscito a lasciare la strada con tanta fortuna. Come può essere giusto che tu ci sia riuscito? - ringhiò Will.
- In un certo senso, stavamo cercando di aiutarti, Nico. Come hanno detto i gemelli, per te sarà più facile quando sarai come noi - mormorò Hazel, rifiutandosi di guardare Nico. Gli altri annuirono.
- E poi, perché pensi che Percy non voglia toccarti? - esclamò finalmente Ottaviano, che fino ad allora era rimasto zitto.
Gli occhi di Nico si spalancarono. - Cosa intendi? - gracchiò.
- Come con noi, sei solo uno degli specchi di carnevale che Percy è costretto a guardare. Per lui, non sei nient'altro che un promemoria di sé stesso. E' per questo che ti trova disgustoso.
Nico singhiozzò e scese le scale restanti. Superò i Bambini Sperduti, fermandosi di fronte a Butch e Luke, che erano rimasti in silenzio per tutto il tempo. Erano appoggiati al muro, ma lo avevano fissato continuamente.
- Grazie per quello che avete fatto sul palco - mormorò Nico, asciugandosi il naso sul braccio.
Luke grugnì. - Lo abbiamo fatto solo per aiutare Percy - brontolò Butch.
Nico sbatté le palpebre, scioccato. - Percy non sarebbe stato felice se tu fossi stato un disastro e avressi rovinato i suoi affari - battibeccò Luke, guardando Apollo. - Apparentemente, Apollo non ci ha pensato.
- Comunque, ne abbiamo parlato e ci siamo assicurati di raggiungere il palco in tempo quando abbiamo scoperto quello che Apollo stava cercando di fare.
- Solo in caso avresti rovinato tutto - sogghignò Luke.
La bocca di Nico si aprì diverse volte. Distolse lo sguardo, rifiutandosi di incontrare il loro sguardo. Non riusciva a smettere di piangere, le lacrime che scorrevano pesantemente sulle sue guance. Si morse le labbra e chiuse gli occhi. Sentì due paia di mani sulle spalle e li aprì per trovare Clarisse e Ethan, pronti a guidarlo.
Lo portarono verso l'ascensore senza una singola parola e premettero il pulsante del suo piano. Nico li ringraziò con un sussurro e si strofinò gli occhi. Le porte si chiusero e seppellì la faccia tra le mani. Passò il resto del viaggetto a singhiozzare tra i palmi.
Era stato così stupido. Si era fidato di loro. Si era fidato di Apollo. Apollo. Perché sembrava che il biondino fosse quello che lo aveva ferito di più? Prima, lo aveva visto fare sesso con Percy. Ora, lo aveva accoltellato alle spalle.
E quello che avevano detto gli altri... poteva essere vero? Si sentivano davvero in quel modo, nei suoi confronti? Li disgustava davvero tutti? Disgustava Percy? Uscì dall'ascensore e si fece strada in corridoio, piangendo ancora.
Beh, avrebbe spiegato parecchi comportamenti di Percy, pensò Nico. Sbatté la testa contro la porta. Era così stupido. Aveva sempre saputo che stava succedendo qualcosa. Si era accorto dei comportamenti di Apollo il lunedì, e anche il sabato prima. Aveva pianificato tutta la settimana. Aveva persino coinvolto gli altri Bambini Sperduti.
Nico si infilò dentro e si strappò il costume di dosso, sentendosi improvvisamente disgustato da sé stesso. Andò in camera da letto e si sfilò lo Speedo. Non sopportava di essere vestito come uno di loro, al momento. Trovò i boxer che aveva messo prima di cambiarsi e li indossò. Prese un paio di pantaloni della tuta e una maglietta, infilandoli per coprire la sua figura nuda.
Si trascinò di nuovo in salotto e collassò sul divano. Seppellì la faccia nel cuscino e continuò a singhiozzare per molto tempo. Non era colpa sua! Si comportavano come se fosse su un piedistallo, e non lo era. L'unica cosa che aveva desiderato era sopravvivere in mezzo alla strada. Per la maggior parte del tempo aveva digiunato, perché era troppo piccolo e fragile per riuscire a rubare del cibo a qualcuno. Aveva dovuto sgattaiolare via dai posti occupati per sopravvivere alla nottata.
Ma nonostante tutto, non era arrivato ad odiare il mondo. Come poteva essere colpa sua? Non aveva avuto tempo di arrabbiarsi, tutto ciò che sentiva era la paura. Nico rotolò e si spostò sul lato del divano. Si sentiva male. Avevano provato a fare sesso con lui, e lo consideravano solo un gioco?
Improvvisamente, si sentì di nuovo solo. Si sentiva solo e spaventato come quando era finito in mezzo alla strada. Lo avevano tradito tutti. Aveva pensato di potersi fidare, ma lo avevano tradito tutti. Almeno Luke e Ottaviano erano stati onesti riguardo i loro sentimenti nei suoi confronti. Gli altri avevano mascherato le loro vere opinioni. Lo odiavano davvero? Li faceva davvero sentire così male, disgustati da sé stessi? Non ne aveva certo intenzione. Non l'aveva mai avuta. Li trovava simpatici, tutti loro. Voleva che diventassero la sua famiglia, ma ormai stava crollando tutto, proprio come aveva detto Luke.
Luke lo aveva avvertito di quanto fossero davvero contorti ed incasinati i Bambini Sperduti, e lui lo aveva ignorato. Ma adesso, riusciva a capire quanto fosse vero. Erano cupi, proprio come l'albergo. Ecco a cosa assomigliavano: all'albergo.
Alzandosi dal divano, Nico si incamminò verso la porta. Non sapeva dove sarebbe andato, sapeva solo di aver bisogno di qualcuno. Ma da chi poteva andare? Voleva Percy, ma dubitava che sarebbe riuscito a trovare il ragazzo dagli occhi verdi. Comunque, era l'unica persona a cui riusciva a pensare. Perciò aprì la porta e, tirando su col naso, si fece strada verso l'ascensore.
Non sapeva se gli altri fossero in camera, ma al momento non gli interessava. Voleva solo qualcuno che lo confortasse, e sapeva di non poter contare su nessuno di loro. Premette il pulsante dell'ascensore e aspettò. Increspò strettamente le labbra, percependo un'altra ondata di lacrime in arrivo.
Le porte dell'ascensore si aprirono, e alla loro vista, Nico singhiozzò. Seppellì la faccia nel petto scolpito, avvolgendo le braccia intorno alla vita del suo proprietario. Una mano salì per infilarsi nei suoi capelli, mentre l'altra gli circondò i fianchi.
- Shh. Va tutto bene, Nico - sussurrò Percy. Lo spinse più vicino al petto, facendo un passo indietro, dentro l'ascensore. - Andiamo.
Nico restò in silenzio mentre l'ascensore saliva. Continuò a singhiozzare nel petto di Percy, mentre lui gli passava una mano tra i capelli. Percy si lasciò sfuggire un lungo sospiro e lo prese in braccio, proprio come aveva fatto la prima volta che lo aveva portato nell'albergo. Nico avvolse le braccia intorno al suo collo, lasciandosi trasportare attraverso la suite. Percy allungò una mano verso il portafoglio e lo tirò fuori, sfilando la chiave magnetica con il pollice.
Nico lo guardò mentre lo portava dentro, sbattendo le palpebre con incertezza. Percy gli sorrise e si chiuse la porta alle spalle. Lo fece sedere sul divano e andò in cucina. Nico si dimenò sulla poltrona mentre osservava Percy girare per la cucina, sentendo già la mancanza del suo tocco.
- Cosa ti hanno detto esattamente? - sospirò Percy, tornando in salotto con due bicchieri e due bottiglie. Una era chiaramente Coca-Cola, l'altra conteneva un liquido ambrato. Nico realizzò cosa fosse e spalancò gli occhi. Percy si sedette accanto a lui e mischiò i due liquidi, senza però toccare i bicchieri quando ebbe finito. Guardò Nico, aspettando una risposta.
Nico si strofinò gli occhi, tirando su col naso. - Ha-hanno detto alcune cose - mormorò.
Percy si accigliò. - Che genere di cose?
Nico increspò le labbra.
Percy passò una mano sulla sua bocca. - Nico, Clarisse e Ethan mi hanno già detto cos'è successo. Voglio solo sentirlo da te - spiegò.
Nico si morse le labbra mentre fissava le bevande sul tavolino da caffé davanti a lui.  - Hanno detto che sono una cosa orribile da guardare, perché ho qualcosa che loro hanno perso - singhiozzò.
Percy sospirò. Strofinò la schiena di Nico. Allungò la mano libera per afferrare un bicchiere e prese un sorso. - Mi dispiace che lo abbiano detto - sussurrò. - Devi capire che... non sei come loro, ma non dovresti sentirti in colpa per questo. E' una cosa di te che mi piace, Nico. Davvero. Voglio che tu mantenga quell'innocenza. Voglio che tu rimanga incontaminato rispetto al mondo.
- Mi odiano? - sussurrò Nico.
Percy scosse la testa. - No, non ti odiano. - Prese un respiro profondo. - E' come ti hanno detto, per loro sei un brutto promemoria di quello che hanno perso. Non sono più innocenti, Nico. L'innocenza... l'hanno persa in mezzo alla strada, in qualche modo. Non so come tu abbia fatto, ma sei riuscito a tenerla con te. - Nico si morse le labbra. - Non sto dicendo che non sia stato difficile, Nico. Sono sicuro di sì, ma per qualche ragione, sei stato fortunato.
- Non mi sento così fortunato, in questo momento.
Percy sorrise. - Beh, dovresti. - Spinse l'altro bicchiere di alcol verso Nico.
Nico si accigliò. - Pensavo che avessi detto...
Percy sospirò. - Lo so, ma ti lascerò scegliere. Lo vuoi o no? - chiese.
Nico lo fissò per un attimo, contemplando la sua decisione. Nonostante sentisse di averne bisogno, al momento, non era sicuro di voler prendere ancora quella strada. Percy aveva detto che era un metodo di sfogo, ma Nico sentiva che, se l'avesse scelto, avrebbe dovuto esaurire le altre opzioni. Se l'avesse preso, si sarebbe sentito incapace di affrontare quei problemi da solo. Quindi, scosse la testa e sorrise.
Percy sorrise di rimando e riavvicinò il bicchiere. - Perciò, cos'altro hanno detto? - chiese, prendendo un altro sorso.
- Mi sento uno spione a dirtelo - mormorò.
Percy ridacchiò. - Non lo dirò a nessuno di loro, hai la mia parola. Voglio saperlo solo per me stesso. E so anche che hai bisogno di qualcuno per sfogarti, quindi ho immaginato di poterti aiutare. In effetti, stavo passando da te per controllare, quando mi hai incontrato in ascensore.
Nico annuì, guardandolo negli occhi verdi. - Volevano farmi diventare come loro, e gli altri Bambini Sperduti hanno cercato di giocare con me, di sedurmi.
Percy restò in silenzio per un po', la bevanda che vorticava nel bicchiere, fissando il liquido. - Lo so - sussurrò infine.
- Lo sapevi? - Nico fu piuttosto scioccato dalla risposta di Percy. Lo sapeva, e non aveva fatto niente?
- Sì, ma ti ho lasciato prendere le tue decisioni e scegliere ciò che fosse meglio per te. Gli ho detto che avrebbero dovuto essere leali, e che se avessi rifiutato, avrebbero dovuto lasciar perdere. - Percy guardò Nico e ridacchiò. - Nico, se ti aspetti che io diventi il tuo cavaliere dall'armatura brillante, non credo proprio di assomigliargli. Non sei una principessa, non hai bisogno di essere salvato. Sei grande abbastanza da prendere da solo le tue decisioni. Devi solo essere capace di convivere con le conseguenze.
Nico guardò a terra. Sapeva che quello che stava dicendo era vero, ma sarebbe stato comunque carino se Percy avesse fatto qualcosa a riguardo. Forse non gli importava davvero di Nico, almeno non nel modo in cui Nico voleva.
- Continua - disse Percy. Nico lo guardò, corrugando le sopracciglia. - So che c'è dell'altro, Nico. Voglio sentire tutto.
Nico prese un respiro profondo prima di lasciarlo andare. Guardò Percy, che lo osservava intensamente. Voleva davvero rivelargli tutto quello che avevano detto gli altri? - Loro, uh, hanno detto che tu sei come loro, disgustato da me, ed è per questo che non vuoi toccarmi.
Percy si appoggiò al divano, un solco tra le sopracciglia. Sospirò e si passò una mano tra i capelli. Si strofinò la nuca e restò in silenzio per un momento, rifiutandosi di guardare Nico. Nico si sentì nuovamente sul punto di piangere. Era vero? Era per questo che Percy non voleva toccarlo?
- E'-è vero? - domandò Nico, la voce spezzata.
- Sì - sussurrò Percy.
Nico annuì e chinò la testa, le lacrime che scendevano sul suo viso. Percy restò seduto alle sue spalle, in silenzio, senza muoversi. Nico si sentiva nauseato da sé stesso. Disgustava il ragazzo che gli piaceva.
- Ma - continuò finalmente Percy. - non è per questo che non voglio toccarti.
Nico voltò la testa per guardarlo, sorpreso. Aprì la bocca, ma Percy continuò.
- Non ti tocco perché non voglio corromperti. Ho paura che, se venissi coinvolto, ti spezzerei, in qualche modo. Non voglio che tu perda la tua innocenza, te l'ho detto - sussurrò Percy.
- Io...
- Ma a volte è difficile guardarti, per me - confessò Percy.
- Perché?
- Per la stessa ragione dei Bambini Sperduti. Hai qualcosa che io non ho. Sei qualcuno che non sarò mai, che non potrò mai conoscere. Sono cresciuto in mezzo alla strada, Nico. Sono molto lontano dall'innocenza. - Si voltò verso Nico. - Inoltre, non sono qualcuno con cui vorresti essere coinvolto. Ho cercato di allontanarti, ma sei così determinato. - Mentre finiva, un sorriso si fece strada sulle sue labbra. Lanciò un'occhiata all'orologio e sospirò. - Ti va di dormire qui, stanotte?
Alla domanda, gli occhi di Nico si spalancarono. Gli avrebbe davvero permesso di dormire lì? Con lui? - Intendi, nello stesso letto?
- Sì, nello stesso letto - ridacchiò Percy. Si alzò e portò le bevande in cucina, depositandole nel lavello. Tornò in camera e guardò Nico. - Di solito, quando i Bambini Sperduti finiscono qui, ad un certo punto, li faccio rimanere se hanno bisogno di conforto. Ho pensato che debba valere anche per te. Questo posto è stato difficile per tutti loro, appena arrivati. Mi aspettavo una cosa del genere, quando hai detto di voler lavorare al piano di sopra.
L'espressione di Nico crollò leggermente. Aveva pensato che fosse una cosa speciale, che non fosse comune. - Oh - sussurrò.
Percy sospirò, sorridendo. - Non pensarla in quel modo. So che hai bisogno di qualcuno che ti conforti, comunque. Ma non li lascio certo dormire qui ogni volta che vogliono. E' solo che sono consapevole di quanto questo posto sia difficile e, a volte, hanno tutti bisogno di qualcuno che li sostenga. La cosa vale anche per te, se vuoi.
Nico annuì. Alzò lo sguardo per incontrare quello di Percy. - Mi piacerebbe dormire qui - gli disse finalmente.
Percy sorrise di nuovo e allungò la mano verso Nico. Nico si tirò su e si fece guidare da lui verso la camera da letto, spegnendo le luci nel tragitto. Davanti al letto di Percy, mentre il ragazzo dagli occhi verdi si sfilava la maglietta, Nico si agitò.
Percy ridacchiò. - Puoi infilarti nel letto e metterti comodo - gli disse.
Nico annuì e si arrampicò sul letto, emettendo un piccolo gemito. Quando Percy alzò un sopracciglio, arrossì. Si coprì la faccia per la vergogna. Non era riuscito a trattenersi, quel letto era comodissimo. Guardò Percy mentre si sfilava i pantaloni, fissando il suo sedere coperto dai boxer che si piegava per raccoglierli da terra e lanciarli nella cesta dei panni sporchi. Gli occhi di Nico si dilatarono quando Percy si chinò. Doveva ancora vederlo nudo, ma questa era la miglior eccitazione che gli aveva provocato, persino da vestito. 
Percy si stiracchiò, esponendo a Nico una bella visione della parte anteriore del suo corpo. Sorrise al ragazzino dai capelli neri e strisciò nel letto. - N-non dovresti accendere le luci? - chiese Nico mentre Percy si trascinava su di lui.
Percy alzò le spalle. - Dipende. Vuoi riuscire a vedere?
- Cosa?
Percy si mise seduto. - A meno che tu non voglia.
Nico si morse le labbra. - Vedere cosa? - chiese.
Percy sospirò. - Ti darò qualcos'altro su cui fare una scelta, Nico. Così come qualunque altra cosa, dipende completamente da te.
Nico sbatté le palpebre. - Non voglio farmi prendere di nuovo in giro da te.
Percy si chinò e morse il collo di Nico, appoggiandogli una mano sulla schiena. - Non ho intenzione di tirarmi indietro, stavolta - gli sussurrò nell'orecchio. Nico rabbrividì. Percy si fece indietro per guardare la sua faccia. - Non proprio tutto, ma ho pensato che potremmo fare qualcosa - spiegò.
Nico annuì, gli occhi già velati. Percy ridacchiò e gli sfilò la maglietta. Lo fece sdraiare e gli passò una mano sul petto, sfiorando la pelle liscia. Sostenne il suo sguardo mentre infilava le dita sotto i suoi pantaloni della tuta e li sfilava. Scese sul suo capezzolo, leccandolo e mordendolo.
Gi afferrò un fianco con una mano, mentre l'altra sollevava dal letto la sua metà inferiore. Nico cominciò a chiedersi cosa stesse facendo, fino a che Percy non si premette contro di lui. Non si mosse; restò semplicemente fermo, con il sedere di Nico contro il suo cavallo. La testa di Nico cadde all'indietro e Percy colse l'occasione per succhiare sulla sua gola.
Nico chiuse gli occhi mentre sentiva i baci di Percy lungo il suo corpo. Il ragazzo si fece strada verso il suo ombelico, infilandoci dentro la lingua. Si spostò verso il fianco, mordendo e succhiando leggermente la pelle. Nico gemette e passò una mano nei suoi capelli. Poi Percy si spostò più in basso, giusto dove finivano i boxer di Nico, succhiandoci sopra.
Nico sollevò il viso di Percy, cercando di farlo risalire. Percy spostò lentamente all'indietro il corpo di Nico, fino a trovarsi di fronte al suo viso. Nico si sedette, e così anche Percy. Si chinò in avanti, avvicinando il viso a quello di Percy. Percy sembrò esitare per un breve istante prima di far scontrare le labbra con quelle di Nico.
Cominciò in modo innocente, ma presto si intensificò in un bacio appassionato. Percy faceva scivolare la lingua contro le labbra di Nico, chiedendo il permesso di entrare. Nico non esitò a concedergli l'accesso. La lingua di Percy si infilò nella sua bocca, scivolando contro la sua. Nico cadde sul cuscino di Percy, senza spezzare il bacio.
Le mani di Percy finirono sui fianchi di Nico, ad avvicinare i loro corpi. La sua lingua uscì dalla bocca, dove cominciò a succhiare le labbra di Nico. Quando si allontanò, Nico gemette. Stava ansimando mentre Percy si leccava le labbra. Tornò ai lati di Nico, succhiando ancora una volta la pelle sopra i fianchi. Nico ansimò e si contorse sotto di lui. Percy ridacchiò contro la sua pelle, tenendolo fermo.
- Se vuoi che mi fermi, fammelo sapere - sussurrò Percy.
Ma lui non disse di no. Non voleva. Era ciò che desiderava da una vita, ormai, anche se non era "reale". Cercando di ricordarlo, la maggior parte risultava sfocato, per Nico. Le labbra di Percy su di lui erano state una sensazione stupenda, e non avrebbe voluto che finisse. Sfortunatamente, come dice il proverbio, tutto ha una fine.
In seguito, Nico si sdraiò nel letto, lo sguardo ancora velato e il corpo come gelatina. Percy scese dal letto e andò in bagno. Gli occhi di Nico stavano cominciando a chiudersi quando tornò. Percy fece un sorrisetto e capovolse l'interruttore della luce, immergendoli nell'ombra.
Nico sentì Percy che si contorceva nel letto accanto a lui. Una mano si appoggiò sul suo fianco e lo premette contro il corpo alle sue spalle. I suoi occhi si aprirono e si chiusero un paio di volte, cercando di tenerlo sveglio, ma era troppo stanco. Rilassò la testa contro il cuscino e si abbandonò presto al sonno.


























*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Sssssalve a tutti!
Come butta? Ancora vivi dopo l'ultimo capitolo? AHAHAH
Dato che non so più come ringraziarvi per le meravigliose recensioni (credo di averlo fatto in 500000 modi diversi), passo direttamente al dunque XD
Lascio il link del capitolo originale (Children of Loss, Chapter 16) e del profilo dell'autore (XTheSonofHadesX) e vi auguro una buona lettura! :3
Spero che anche questo vi piaccia!


*































Nico si strofinò sul cuscino, crogiolandosi nella sensazione perfetta che percepiva sotto la testa. I suoi occhi si aprirono per un breve secondo prima di chiudersi di nuovo. Dopodiché, però, cominciò a realizzare qualcosa, e un cipiglio prese vita sulle sue labbra. Non c'era alcuna fonte di calore alle sue spalle, come prima di addormentarsi. Sbatté le palpebre e aprì gli occhi, voltandosi per scoprire che il letto era vuoto. Scrutò la camera, chiedendosi dove fosse finito Percy.
Studiò meglio l'ambiente, a cui non aveva prestato molta attenzione la sera prima. Mentre si metteva seduto, si strofinò il collo, le coperte che scivolavano dal suo petto. Una TV, delle stesse dimensioni di quella in salotto, era appoggiata su un cassettone, direttamente di fronte al letto. C'era un comodino nero dal lato del letto in cui aveva dormito Percy, con una sveglia al di sopra. Accanto al cassettone c'erano due porte scorrevoli, che Nico immaginò conducessero all'armadio.
Percy aveva un letto matrimoniale, rivestito di una trapunta nera e lenzuola bianche. La testata del letto era coperta di cuscini neri. Due lampade sporgevano dal muro di entrambi i lati del letto, sopra a degli altoparlanti. Sul lato di Nico, c'era un altro cassettone con uno specchio e due cornici sopra.
Nico strisciò giù dal letto per ispezionare le foto. Una mostrava tutti i Bambini Sperduti; Leo, Rachel, Clarisse ed Ethan inclusi. Nico si accigliò, domandandosi se Percy l'avrebbe mai sostituita con una che lo includeva nel gruppo. La seconda foto mostrava due persone che Nico non riconobbe, una donna ed un ragazzo. Il ragazzo sembrava avere la stessa età di Percy. Aveva i capelli neri e ricci e gli occhi color nocciola, quasi simili al dorato. La sua carnagione era pallida quanto quella di Nico. Il ghigno sul suo viso rese Nico leggermente inquieto.
La donna era bellissima. Aveva un'abbronzatura perfetta, e sembrava leggermente truccata, se lo era. I suoi capelli erano lunghi e neri, mentre i suoi occhi verdi ricordavano l'erba. Il suo sorriso, al contrario di quello del ragazzo, sembrava davvero caloroso. C'era qualcosa di lei che Nico non riusciva a collocare. Osservando il suo viso e i suoi occhi, gli ricordava un po' Percy, quando cercava di mascherare le sue emozioni. C'era un misto di cordialità e di durezza nei suoi occhi. Non aveva idea di chi fosse il ragazzo, ma immaginò che la donna fosse Gea.
Increspò le labbra e si allontanò dalle foto. Si voltò e afferrò la biancheria intima, infilandosela di nuovo. Trovò il resto dei vestiti in giro per la camera e li indossò rapidamente. Aggiustandosi i capelli disordinati, decise di andare a cercare Percy.
Non ci mise molto. Lo trovò in cucina, che sorseggiava una tazza di caffè. Indossava gli stessi vestiti che aveva durante la prima notte che Nico aveva passato lì, una maglietta blu scuro e un paio di pantaloncini neri. Percy lo guardò non appena ebbe attraversato l'entrata. Quello sguardo mise Nico a disagio, come se non potesse decifrare ciò che stava pensando.
- Buongiorno - mormorò intontito Percy, prendendo un altro sorso.
- Buongiorno - mormorò Nico, strofinandosi il braccio.
Percy si fece da parte e indicò la cucina. - Sentiti libero di servirti per la colazione.
Nico si morse le labbra e si avvicinò all'isola, scegliendo un sacchetto di ciambelle. Ne prese una e la rosicchiò, lanciando un'occhiata a Percy di tanto in tanto. Percy si avvicinò all'isola e lo fissò in silenzio, rendendolo solo più nervoso.
- Come ti senti? - chiese Percy.
Nico si spostò i capelli dietro l'orecchio. - Meglio. Grazie.
Percy sorrise. - E' stato un piacere. - Guardò Nico dal suo boccale, prendendo un altro sorsetto.
- Quindi adesso verrò trattato come tutti gli altri?
- No.
Nico sbatté le palpebre. - No? - chiese.
Percy sospirò. - Guarda, Nico, la scorsa notte è stata divertente, ma non ti aspettare che accada regolarmente.
Nico solcò le sopracciglia. - Perché no?
- Non sto cercando di corromperti, Nico. E' per questo che ho tracciato il limite.
Nico si accigliò e guardò in basso. Pensava di aver fatto progressi con Percy, ma lo stava respingendo di nuovo. Pensava che avrebbe effettivamente cominciato ad interessarsi. Ma era al punto di partenza.
- So cosa vuoi, Nico - sussurrò Percy. - E non posso dartelo. Se hai pensato che la scorsa notte riguardasse questo, beh, non è così.
Nico si coprì la bocca. Il suo cuore cominciava a far male. Strinse le labbra in una linea sottile. - So che non puoi darmi quello che voglio - sussurrò.
Percy emise un sospiro profondo. - Mi dispiace di averti dato un'idea sbagliata.
Nico scosse la testa, mordendosi leggermente le labbra.
- Nico, non ho intenzione di ferirti - disse Percy.
Nico annuì. - Lo so. E' così che vanno le cose, qui.
Percy appoggiò la tazza e abbandonò le mani sull'isola. Fissò Nico per qualche secondo prima di parlare. - Starai bene?
Nico annuì lentamente. Non era sicuro di essere sincero, ma sapeva che era questa la risposta che doveva dare. Se avesse detto di no, Percy avrebbe pensato che fosse incapace di gestire la vita nel Lotus. - E' solo che pensavo fosse diverso - sussurrò.
Percy inclinò la testa di lato. - Tu sei diverso.
- Non intendo dai Bambini Sperduti. Intendo da te.
Percy si accigliò, grattandosi la testa. I suoi occhi saettarono su Nico, restringendosi leggermente. - Perché dovresti pensarlo? - chiese Percy, riprendendo la tazza.
Nico distolse lo sguardo per un istante, incerto sul fatto che la sua risposta fosse una buona idea. Si strofinò il braccio e guardò di nuovo Percy, desiderando di conoscere la reazione del ragazzo dagli occhi verdi. - Ti.. ti sei eccitato a causa mia, la scorsa notte, e ho sentito il tuo controllo perfetto del tuo corpo. T-ti ho visto darti una sistemata quando è finito tutto.
Percy ghignò, portandosi la tazza alle labbra. - E' tutto qui? - Alzò le spalle.
Il cuore di Nico gli stava calpestando il petto. I suoi occhi erano quasi sul punto di lacrimare. Sapeva che aveva visto quello che aveva fatto. Improvvisamente, Nico sentì il bisogno di scappare. Al momento, voleva andare via da Percy. Sentiva di essere sull'orlo del pianto, e non stavolta non aveva intenzione di farsi vedere da lui.
- D-devo andare a prepararmi per il lavoro - sussurrò tristemente Nico. Si fece strada verso il salotto, e Percy lo seguì.
- A proposito, dobbiamo ancora discutere di questo - dichiarò, la voce priva di ogni emozione. Nico si voltò lentamente, desiderando subito di non averlo fatto. L'espressione di Percy era come il suo tono di voce, vuoto. - Ti occuperai del trasferimento oggi pomeriggio, ma la punizione inizia subito dopo.
- C-che punizione?
Gli occhi di Percy sembrarono farsi freddi, e Nico dovette usare tutta la sua forza di volontà per non tremare. - Dopo aver finito il trasferimento, stasera, non lavorerai. Anzi, non lavorerai fino a nuovo avviso. Leo taglierà la tua carta d'accesso. Non potrai raggiungere il bar o il piano di sopra. Non potrai tornare su questo piano, una volta andato via. Perderai l'accesso alla piscina, alla SPA di Circe, alla palestra, alla stanza dei giochi e ad ogni altro posto simile nell'albergo. Difatti, gli unici posti a cui avrai accesso saranno la tua stanza e la cucina. Puoi lasciare l'albergo, se vuoi, ma dovrai farti strada da solo.
Mentre Percy parlava, Nico si spezzò. Non riuscì ad impedirselo. Le sue parole erano come coltelli che lo infilzavano. I suoi occhi sembravano distrutti e aveva cominciato a tremare. Percy restò fermo davanti a lui, con le mani nelle tasche. Nico annuì lentamente. Non appena la prima lacrima gli rigò la guancia, si voltò e aprì la porta.
Raggiunse la propria stanza ed entrò in bagno, dove vomitò subito nel water. Mentre si metteva seduto sulla tazza, incurvato, il suo corpo barcollò ed ebbe nuovi conati di vomito. Si lasciò andare e appoggiò la schiena contro la vasca, portandosi le gambe al petto e seppellendovi la faccia.







Durante il suo viaggio in ascensore verso il piano di sopra, Nico tentò di calmarsi. Stava andando in iperventilazione, cosa che non doveva succedere mentre lavorava. Comunque, aveva davvero importanza? Cosa gli sarebbe accaduto? Perché Percy lo stava punendo così? Le sue paure si erano impossessate della sua parte migliore da quando era tornato nella suite, e non riusciva più a spegnere il cervello.
Aveva cominciato a mangiarsi le unghie, un'abitudine che non aveva dalla seconda media. Quando se ne accorse, scosse la mano e la portò al fianco. Frustrato quanto era con quel posto, al momento, doveva mantenere un certo aspetto.
Il battito del suo cuore cominciò ad accelerare mentre usciva dall'ascensore ed entrava nel bar. I gemelli e Reyna si stavano già occupando dei clienti arrivati in anticipo. Nico sentì immediatamente la minaccia delle lacrime di riaffiorare. Non voleva vederli, in quel momento. Lo odiavano, non importava ciò che aveva detto Percy. Stava dalla loro parte, era ovvio che aveva detto quelle cose. Erano tutti uguali. Era rimasto solo, in quel posto.
- Ehi, Nico! - esclamarono allegramente i gemelli mentre passava.
Nico si fermò e sbatté le palpebre. Cosa? Dov'era l'animosità della sera prima? Non si sarebbe mai aspettato quella reazione.
- C-ciao - replicò.
Entrambi ghignarono con il loro solito sorriso da gatto del Cheshire. Sembravano così normali e disinvolti. Beh, normali per quanto potessero esserlo. Sapevano della sua punizione? Era per questo che erano felici? - Ehi, non prendertela per l'altra sera. Sono sicuro che la prossima volta ce la farai - disse Travis.
Andarono via e Nico si diresse lentamente verso il bancone. Non era davvero sicuro di cosa stesse succedendo. Chirone lo accolse con il suo solito sorriso caloroso. Reyna era l'unica che non sorrideva, ma comunque era normale, per lei.
- Non hai un bell'aspetto, Nico. Hai dormito bene ieri sera? - chiese la ragazza dai capelli neri.
- Sì, uh, abbastanza bene - replicò Nico, più che confuso.
Arrivarono i gemelli, consegnando le loro ordinazioni. - Dovresti bere un po' di caffè. Sembri davvero stanco - concordò Connor con Reyna.
- Ok, che sta succedendo? - chiese Nico.
I gemelli sbatterono le palpebre. - Che intendi? - chiesero, portando le mani dietro la testa.
- Sei sicuro di stare bene? - chiese Reyna, inarcando un sopracciglio.
Nico scosse la testa, incredulo. A che gioco stavano giocando? Chirone si accigliò. - Credo che dovreste tornare tutti a lavorare - disse.
Il sorriso dei gemelli fece nuovamente capolino e i due si incamminarono verso i tavoli. Reyna alzò le spalle e lì seguì. Nico guardò Chirone. - Che gli prende? - chiese.
Chirone increspò le labbra. - Dovresti cominciare a servire qualche tavolo - disse con un sorriso.
Nico si accigliò e guardò il pavimento mentre andava via, senza dare importanza al fatto di star trascinando i piedi. Che stava succedendo? Non capiva più nulla, ormai. Sentiva di dover essere nel Paese delle Meraviglie, in contrasto con quel posto, l'equivalente dell'Isola Che Non C'è.
Dopo circa un'ora, la mente di Nico vagava dovunque. Non sapeva cos'avrebbe dovuto fare durante il tempo libero. Non capiva perché Percy avesse scelto quella punizione. Riusciva benissimo a servire i tavoli, perciò perché escluderlo completamente dal lavoro? Tutti i Bambini Sperduti si sarebbero comportati come se non fosse successo nulla? Cosa ci avrebbero guadagnato? Qual era il loro punto di vista?
Nico represse un gemito. Doveva smetterla di pensare in quel modo. Cominciava a sembrare paranoico, e la cosa non gli piaceva. E' solo che non riusciva ad evitarlo. Il suo cuore non smetteva di battere contro il petto. Aveva la pelle fredda e gli pareva impossibile mantenere il controllo degli occhi. Erano distrutti, come vetro rotto.
Quando inciampò, Nico ansimò, il vassoio vuoto che gli scivolava dalle mani. Travis lo afferrò e Connor raccolse il vassoio. Il gemello più piccolo sorrise e glielo porse. - Ecco a te, Nico - ridacchiò Connor.
- Sembri distratto - dichiarò Travis, inclinando la testa di lato. A volte ricordavano davvero dei gatti; era spaventoso.
- Sto... bene. Sto bene - cercò di rassicurarli Nico, ma le sue parole non sembrarono credibili. Che cosa gli stava succedendo? Stava cominciando a perdere la testa. Sapeva di non star immaginando quello che era successo la sera prima, però.
I gemelli si accigliarono e si strofinarono la nuca. Travis alzò le spalle e diede una gomitata al fratello, prima che andassero nuovamente via. La testa di Nico cominciava a fargli male e si sentiva le vertigini.
Voleva solo tornare in camera e raggomitolarsi sul letto. Voleva stare da solo, e i clienti che come al solito lo scrutavano da capo a piedi non erano d'aiuto. Voleva scappare da tutto quello, ma allo stesso tempo non voleva. Sarebbe stato isolato solo fino a quando Percy non avesse deciso il contrario. La cosa cominciava davvero a spaventarlo.
Si asciugò gli occhi mentre si avvicinava ad un altro tavolo. Ce la stava mettendo tutta per non piangere, ma diventava più difficile ad ogni minuto. - Buon pomeriggio, signora. C'è qualcosa che posso portarle? - chiese, cercando di sembrare seducente, ma fallì miseramente. Non ci riusciva. La sua mente era troppo focalizzata su quello che aveva detto Percy.
La donna si accigliò. - Un nuovo cameriere, se ti piangerai addosso tutto il tempo - sospirò.
Arrivò Connor, che picchiettò Nico sulla schiena. - Mi dispiace, è solo una brutta giornata - lo giustificò. Lo spinse di lato. - Perché non vai a parlare un po' con Chirone? Accorcia il turno. Non sei concentrato, oggi.
Nico annuì. Normalmente, avrebbe protestato, ma sapeva che Connor aveva ragione. Aveva la testa troppo fuori, al momento. Si trascinò fino al bancone. - Chirone, ti dispiace se oggi termino prima? - chiese con un sussurro.
Chirone appoggiò il bicchiere che stava lavando e lo guardò. Gli fece un sorriso comprensivo e tese la mano. - Per me va bene. Va' a riposarti, Nico - disse tranquillo.
Nico annuì e gli passò il grembiule. Firmò il registro per uscire e si fece strada verso l'ascensore. Entrando, guardò il bar un'ultima volta, senza sapere quando lo avrebbe rivisto. I gemelli gli fecero un cenno, mentre Reyna annuì semplicemente. Le porte dell'ascensore si chiusero e Nico si appoggiò alla parete.
Si sentiva così incompetente. Conosceva questa parte del suo lavoro con il palmo della sua stessa mano. Era frustrante rovinare tutto in quel modo. Tutto ciò che avrebbe dovuto fare era insistere con Percy per riavere il lavoro.
Prestò si ritrovò in camera, dove si arricciò prontamente sul letto. Portò le ginocchia al petto e si sdraiò di lato, un cipiglio profondo sulle labbra. Cosa gli sarebbe successo, ora? Era solo. Vedeva gli altri solo al lavoro.
Ma dubitava che i Bambini Sperduti volessero davvero passare del tempo con lui. Doveva essere tutta una falsa, giusto? Non gli avrebbero fatto alcuna visita. Almeno Percy, sarebbe passato a controllare? Gli piaceva pensare che il direttore dagli occhi verdi fosse ancora preoccupato per lui. Ma c'erano così tante telecamere di sicurezza nelle diverse parti dell'albergo che se Nico avesse provato a prendere del cibo, lasciare l'albergo, o qualcosa del genere, Percy avrebbe saputo che stava bene.
Cosa gli stava succedendo, però? Sapeva che non avrebbe dovuto fare errori sul palco, ma non era colpa sua se Apollo lo aveva incastrato sotto un autobus. Non era colpa sua. Quindi, perché veniva punito? E poi, il modo in cui Percy lo guardava. Non gli importava nulla di lui?
Nico cominciò a tremare mentre nuove lacrime scivolavano dai suoi occhi. E se Percy non lo avesse mai più lasciato lavorare? Cos'avrebbe fatto, in quel caso? Percy si sarebbe sbarazzato di lui? Sarebbe finito di nuovo in mezzo alla strada? Gli si raggelò il sangue al solo pensiero. Era così? Percy pensava davvero che Nico non potesse più reggere quel posto? Voleva cacciarlo?
E come avrebbe fatto con la scuola? Doveva prendere un taxi, adesso? Non lo sapeva. Percy aveva detto solo che avesse voluto andare da qualche parte fuori dall'albergo, avrebbe dovuto trovare la propria strada. La cosa includeva anche la scuola?
Era solo. Era rimasto solo, e nessuno lo avrebbe salvato. Percy stesso aveva detto di non essere un cavaliere dall'armatura splendente. Non lo avrebbe salvato. Dov'era finito quel Percy così cordiale per il quale Nico aveva sviluppato dei sentimenti? Dov'era il Percy che si era preso cura di lui? Rivoleva quello indietro, non il Percy senza emozioni. 
Nico proprio non capiva perché non potesse essere felice. Perché non poteva esserci un lieto fine? Pensava di aver trovato una vita migliore, una volta arrivato lì, ma poi aveva cominciato a dubitarne, dopo aver scoperto cosa riguardava. Ora, non lo sapeva più. Sicuramente non era la casa abusiva in cui aveva vissuto, ma era una cosa talmente traumatica per lui. Tutto stava crollando, e Nico voleva rimettere insieme tutti i pezzi.
Non era sicuro di quanto tempo fosse passato, ma stava diventando vagamente consapevole del brontolio del suo stomaco. Tuttavia, non aveva voglia di muoversi. Non voleva nemmeno allungare la mano nella tasca per controllare l'orario. Voleva solo restare sdraiato lì. Qual era il punto? Non aveva nulla da fare. Non aveva un posto dove andare. Non aveva nemmeno qualcuno con cui passare il tempo. Tutti quelli con cui aveva passato del tempo lo avevano accoltellato alle spalle.
Nico continuò a fissare la TV, che non si era nemmeno preoccupato di accendere. Ogni tanto sbatteva le palpebre, ma tranne per quello, rimase immobile. Non smise di sperare di sentire la porta aprirsi e mostrare Percy sull'ingresso, così che tutto potesse andare nuovamente bene. Diavolo, gli sarebbe andato bene anche uno dei Bambini Sperduti.
Non era passato nemmeno un giorno intero, e già si sentiva completamente solo. La sera precedente aveva contato su Percy, ma anche lui lo aveva abbandonato. Aveva pensato che Percy avrebbe provato ad esserci, per lui, considerando che non aveva nessun'altro dopo che i Bambini Sperduti avevano chiarito i loro sentimenti. Ma lo avevano fatto davvero? Qual era il loro accordo? Si erano comportati in modo gentile, prima. Lo odiavano o no? Perché non potevano essere semplicemente onesti e diretti con lui? Almeno Luke e Ottaviano lo erano stati.
Ma Nico non se lo sarebbe mai aspettato da Apollo. Aveva pensato che Apollo fosse suo amico. Lo aveva considerato il suo migliore amico sin dall'arrivo. Si era preso cura di Nico. E solo qualche notte prima, aveva tentato di fare sesso con lui. Ora veniva a sapere che era solo un gioco per corromperlo. Un gioco che Percy aveva permesso solo perché voleva che Nico facesse da solo le proprie scelte. Una parte di lui voleva essere furiosa con Percy per aver permesso gli altri a fargli una cosa del genere, ma la parte razionale del suo cervello gli diceva che era stupido. Percy gli aveva lasciato la responsabilità. Gli aveva permesso di mostrargli quanto fosse maturo e capace di fare le giuste decisioni.
Alla fine, Nico sbatté le palpebre e si passò una mano sulla faccia. Si mise seduto e tirò fuori il telefono. Erano da poco passate le sei. Probabilmente avrebbe dovuto procurarsi qualcosa da mangiare. Tuttavia, si preoccupò di non riuscire a mandare giù nulla. Si sentiva orribile. Aveva gli occhi rossi e la faccia più pallida del solito.
Con un ultimo sguardo al suo riflesso, Nico spense la luce del bagno e si diresse fuori dalla suite. Salì sull'ascensore e premette il pulsante per l'atrio. Avrebbe potuto chiamare il servizio in camera, ma aveva solo bisogno di una scusa per lasciare la suite. Sarebbe rimasto chiuso lì dentro per tutta la durata della punizione, e l'avrebbe lasciata solo quando poteva. Era come una prigione, ormai. Una prigione molto carina, ma pur sempre una prigione.
Finalmente l'ascensore si fermò e Nico si avvolse con le braccia mentre si faceva strada attraverso l'atrio per raggiungere il ristorante. La hostess lo salutò con un sorriso quando le passò davanti. Luì annuì di rimando. Non sarebbe riuscito a fare un sorriso, in quel momento, lo sapeva.
Era determinato a raggiungere semplicemente la cucina per fare un'ordinazione, ma mentre si faceva strada nel retro del ristorante, notò Rachel e Leo seduti nell'angolo della stanza. Lo avevano visto entrambi e gli stavano facendo un cenno. Nico guardò la cucina per un attimo, riflettendo sulla scelta da fare. Sospirò e si avvicinò ai due segretari. In quel momento aveva bisogno di un amico e, forse, ma solo forse, loro potevano esserlo.
- Ehi, Nico - lo salutò Rachel mentre si avvicinava al tavolo.
- Ehi - mormorò Nico, facendo un piccolo cenno.
- Vuoi sederti? - chiese Leo, indicando la sedia accanto a lui.
Nico annuì e si accomodò insieme a loro. Rachel gli passò un menù, sorridendo. - Allora, come te la passi? - chiese.
- Non lo so più - confessò Nico. Appoggiò la faccia sui palmi. - Perché Percy si comporta così?
Leo increspò le labbra e gli strofinò la schiena. - Non può fare favoritismi, Nico. E' così. Gea gli ha dato il comando perché i suoi metodi sono efficaci. Fa le cose comportandosi bene sia con noi sia con i clienti - spiegò.
Restarono in silenzio e la cameriera si avvicinò al loro tavolo per prendere le ordinazioni. Nico mantenne un pasto semplice. Non credeva che il suo stomaco potesse sopportare un grande pasto, al momento. Tutto ciò a cui riusciva a pensare, momentaneamente, era se fosse riuscito ad essere ancora, il giorno dopo. E davvero non sapeva quale parte lo spaventasse di più, se essere strappato da quella casa, o non rivedere Percy mai più.
- Non prenderla sul personale con noi, amico. Abbiamo solo seguito gli ordini - disse Leo una volta che la cameriera se ne fu andata.
- Lo so - sussurrò Nico. - Non sono arrabbiato con voi. Ma gli altri...
Rachel sospirò. - Te l'abbiamo detto, sono complicati. Siamo tutti una famiglia rispetto alle entità esterne, ma quando si tratta di noi... - si spense.
- Diventa competitiva e personale - terminò Leo per lei.
- Cosa dovrei fare? - chiese Nico, le mani che ricominciavano a tremare.
Leo guardò Rachel. - Beh, se non hai niente da fare, sei il benvenuto tra di noi. Anche se, di solito, stiamo lavorando.
Nico annuì tristemente. - Va bene - mormorò.
- Se fosse per noi, potresti anche entrare per accomodarti con noi in ufficio, ma Percy ci ha già detto che non è permesso - lo informò Rachel.
Nico scossa la testa. - Va bene, davvero.
La cameriera tornò con le bevande e Nico prese un piccolo sorso. Trovò difficile deglutire, e si preoccupò di non riuscire ad ingoiare il pasto. Si sentiva così distrutto e sconfitto. Non sapeva nemmeno dove sarebbe finito. Guardò Leo e Rachel. Forse loro avrebbero potuto aiutarlo. Dopotutto, avevano detto di essere simili a lui. Dovevano essere incontaminati quanto lui.
- Posso chiedervi una cosa? - domandò il ragazzo dai capelli corvini.
- Spara - replicò Leo con un ghigno.
- Vi hanno mai fatto una cosa del genere, gli altri? Intendo, avete detto che siete entrambi come me, quindi ho pensato che potrebbero avervi fatto qualcosa di simile.
Rachel e Leo si guardarono. - Beh, Nico, forse "siamo come te" non era la frase giusta da usare - mormorò Rachel sull'orlo del suo bicchiere d'acqua.
Nico inclinò la testa di lato. - Che intendi?
- Non siamo come gli altri, ma non siamo nemmeno tanto simili a te - rispose Leo.
- Ma è per questo che Percy non vi ha messo a lavorare al piano di sopra, giusto? Perché non siete contaminati come gli altri Bambini Sperduti.
Rachel si schiarì la gola. - Ma non siamo nemmeno innocenti come te, Nico - spiegò.
- Abbiamo il nostro passato difficile, ma non siamo diventati come gli altri - continuò Leo.
- Forse perché eravamo sempre come siamo ora.
- Cosa significa? - chiese Nico.
Rachel si accigliò e guardò Leo. Leo sospirò e si grattò la testa. - Noi... siamo sempre stati consapevoli di come fosse il mondo, Nico. Non ci siamo davvero stancati come gli altri - spiegò il ragazzo latino. Restò in silenzio per un momento prima di continuare. - Abbiamo avuto una vita difficile, ma più o meno ci siamo sempre aspettati le cose che ci sono successe.
- Mio padre è uno di quelli che probabilmente farebbe, o ha fatto, affari qui, Nico. Non è una bella persona, e crescendo in quell'ambiente, ho potuto vedere che razza di posto fosse davvero il mondo - aggiunse Rachel.
- Ma allora perché Percy non vi ha messo entrambi sul palco? - chiese Nico. - Sembra che possiate benissimo lavorarci.
Sorrisero entrambi. - Grazie - mormorò Rachel con un lieve rossore.
Leo ridacchiò. - Possiamo essere stati dei mondani, ma non tanto quanto loro, una volta arrivati. Inoltre, ci ha aiutato il fatto di essere bravi con la tecnologia e a sbrigare affari - rispose.
- Ma la cosa ha creato una barriera tra voi e gli altri.
Leo annuì. - Clarisse ed Ethan vengono trattati in modo simile, ma non così male.
- Ma perché? - chiese Nico con un cipiglio. Non sembrava giusto. Perché discriminare un livello simile?
- Perché Clarisse ed Ethan sono molto più simili ai Bambini Sperduti di quanto lo siamo noi - replicò Rachel, prendendo un altro sorso della sua bevanda. - Sono stati assegnati dove sono perché riescono a controllare le persone quando sorge la necessità.
- Intendi con violenza?
Entrambi annuirono. - E' qualcosa in cui possiamo concordare con gli altri - mormorò Leo. - Sono diventati di una tonalità più scura rispetto al resto di noi.
- Gli altri Bambini Sperduti sono solo complicati e traumatizzati. Ethan e Clarisse, beh, loro sono diversi - disse Rachel, una sfumatura particolare nella voce. Nico non riuscì a collocarla, ma lo mise a disagio.









Nico crollò sul divano, cercando di trovare qualcosa di interessante da guardare. Si stava facendo tardi, perciò non aveva molto tempo prima di andare a letto. Quello era uno dei vantaggi del non lavorare. Sarebbe finalmente andato a dormire ad un orario decente. Era così annoiato. Leo e Rachel erano dovuti andare a lavorare, lasciandolo senza nessuno con cui passare il tempo.
Pensò di mandare un messaggio a Percy per chiedergli di passare a fargli visita, ma aveva deciso di non farlo. Non era sicuro di cosa aspettarsi dal direttore, al momento. Perciò, la migliore opzione era quella di non cercarlo. Il problema era che così non aveva nulla da fare. Non aveva nessuno con cui uscire o parlare. Era solo, e sapeva che era così che la sua vita sarebbe andata per un bel po', se restava lì.
Desiderò aver comprato una console. Almeno gli avrebbe dato qualcosa da fare. Avrebbe potuto passare il suo tempo di isolamento giocando ai videogames e guardando DVD. Invece, poteva solo guardare la televisione. Pensò di aspettare fino alla mattina dopo, quindi la spense. Pensò anche di comprare un computer.
Da quando era arrivato, era stato essenzialmente tagliato fuori dal mondo esterno. Non aveva pensato di contattare nessuno dei suoi vecchi amici prima di quel momento. Si sentì un po' in colpa, per quello. Il pensiero di contattare sua sorella tramite Facebook gli era passata per la mente, ma aveva deciso di non farlo. Anche se odiava pensare al biondo, al momento, poteva capire perché Apollo non aveva voluto contattare sua sorella, adesso.
Come avrebbe spiegato quella situazione a Bianca? Cos'avrebbe pensato di lui? Non sapeva se sarebbe stato capace di guardarla negli occhi, nelle attuali circostanze. Immaginò che sarebbe stata delusa da lui, che vendeva il suo corpo per soldi. Non era per niente come lui, e lo sapeva. Quindi, alla fine, Nico aveva scelto di non prendere quella strada.
Sbatté le palpebre, confuso, quando qualcuno bussò alla sua porta. Si alzò lentamente e si diresse verso l'entrata. Non sapeva chi potesse essere. Tutti i Bambini Sperduti stavano lavorando. Che fosse Percy? Si era realmente preoccupato del suo stato?
Per sua sorpresa, Nico trovò Rachel fuori alla porta, un sorriso sul viso. - Buonasera, Nico - lo salutò.
- Ehi, Rachel - mormorò Nico. Guardò in fondo al corridoio. - Cosa ci fai qui?
- Stavo tornando al ristorante. Vuoi venire con me?
Nico inclinò la testa di lato. - Non è un po' tardi?
Rachel sorrise. - Ho pensato che avresti apprezzato del gelato - gli disse.
Nico, finalmente, sorrise. - Sembra appetitoso.
- Grande! - Rachel afferrò il braccio di Nico e lo trascinò per il corridoio. Nico ebbe appena il tempo di prendere il portafoglio dalla mensola dietro la porta. - Avevo giusto voglia di qualcosa di dolce, e ho pensato fosse una buona scusa per tirarti fuori da quella stanza.
Nico annuì, sorridendo. - Grazie, Rachel - mormorò.
- Quando vuoi. Inoltre, qualcuno di noi deve pur ricordati che siamo ancora una famiglia.
Nico si strofinò la nuca mentre aspettavano l'ascensore. - Beh, non sono sicuro di cosa stia succedendo con gli altri, al momento. Si comportano normalmente, ma dopo l'ultima sera, non ci voglio credere.
Rachel annuì e appoggiò una mano sulle sue spalle. - Non pensarci troppo - disse mentre salivano sull'ascensore. - Non penso che ti odino davvero. Forse questo è il loro modo di farti sapere che sei ancora uno di loro.
- Forse.
Rachel gli diede una pacca sulla schiena. - Tirati su, zombie. Non li ho mai visti odiare qualcuno di noi.
- Ma comunque li disgusto - le ricordò Nico.
Rachel alzò le spalle. - Devono solo lavorarci un po' su. Non è colpa tua, Nico. Non cambiare a causa loro. Non penso che tu voglia farlo, e so che nemmeno Percy lo vuole.
- Però lui mi sta lasciando scegliere - mormorò Nico.
Rachel sorrise e spostò lo sguardo sulla porta dell'ascensore. Nico si accigliò. Sapeva qualcosa? No, si disse Nico, probabilmente non era questo. Forse stava diventando di nuovo paranoico. Tuttavia, sembrava che la ragazza avesse dei pensieri interessanti a riguardo.
Nico seguì Rachel fuori dall'ascensore una volta apertosi sull'atrio. L'hostess era ancora in piedi sul podio quando arrivarono all'entrata del ristorante. - Passiamo per uno spuntino di mezzanotte - la informò Rachel. Lei annuì e i ragazzi entrarono nel ristorante.
Alcuni camerieri e cameriere erano impegnati a ripulire. Uno di loro li notò e si avvicinò, dopo che si furono accomodati. - Cosa posso portarvi? - chiese il cameriere.
- Due banana split - disse Rachel. Guardò Nico. - Ti va bene? - Nico annuì. - Sì, due banana split.
Il cameriere annuì e si incamminò verso la cucina. Nico sospirò e si rilassò sulla sedia. - Grazie ancora - disse.
Rachel fece un cenno. - Non preoccuparti. Volevo compagnia, comunque. - Tirò un lungo sospiro. - Di solito, vengo qui da sola. Tutti gli altri lavorano. Le uniche opzioni che mi restano sono sempre Clarisse o Ethan.
- Deve fare schifo.
Rachel annuì. - Questo posto può essere solitario, a volte. Ma è per questo che cerchiamo di stare insieme più che possiamo, anche se bisticciamo.
- Beh, io non penso di avere speranze - mormorò Nico.
Rachel si accigliò. - Non dovresti pensarla così.
Nico guardò fisso il tavolo. Restarono in silenzio fino a quando non arrivò il dessert. Nico non riuscì ad impedirsi di sorridere, guardandolo. Era una banana split abbastanza grande. Aveva le solite tre palline di gelato, ma con un secondo strato sopra. Era ornata da vari condimenti, due banane, panna montata e tre ciliegie.
Prendendo il primo morso, Nico gemette. Ne aveva davvero bisogno. - Allora, cosa dicevi di tuo padre, prima? - chiese Nico dopo aver mandato giù un boccone di gelato.
Rachel si accigliò mentre raccoglieva una ciliegia con il cucchiaino. - Io e lui non ci vediamo mai faccia a faccia - cominciò. - Come ho già detto, è il tipo di uomo che potresti vedere da queste parti, a fare affari. Ha sempre pensato che imbarazzassi il nome della famiglia. Non ero d'accordo con alcune cose che faceva. Ero la macchia sulla tela di famiglia, e mio fratello era il piccolo bambino d'oro.
Nico solcò le sopracciglia. - Che cosa hai fatto? - chiese.
Rachel sospirò. - Abbiamo cominciato con dei semplici battibecchii, ma più crescevo, più protestavo contro le sue corporazioni. Cominciai ad agire. Donavo soldi alle associazioni di beneficenza che non sopportavano mio padre. Diventai un'attivista. Ho c-cercato di dare loro alcune informazioni sporche su mio padre, ma mio fratello mi ha beccata. Quando mio padre lo scoprì, come puoi immaginare, non ne fu contento.
Nico si accigliò, trovando improvvisamente difficile mandare giù il gelato. Stava cominciando ad avere un brutto sapore in bocca. - Cos'è successo?
L'espressione di Rachel cadde a pezzi. Si asciugò la bocca con un tovagliolo. - Mi ha rinnegato. Mi ha cacciata senza pensarci due volte. Beh, ero preparata per una cosa del genere. Tenevo pronta una borsa d'emergenza fornita di denaro. - Si morse le labbra per qualche secondo prima di continuare. - Ho trovato da sola la strada da NY a qui. I miei soldi... ad un certo punto i miei soldi sono terminati, e sono finita in mezzo alla strada.
- E Percy ti ha trovato? - chiese Nico.
Rachel annuì. - Sì, in effetti. Facevo un lavoro di strada, per guadagnare un po' di soldi. Penso che stesse facendo spese con Annabeth. Comunque, mi passarono davanti quando stavo per andarmene. Percy dedusse più o meno la mia situazione e si avvicinò. Sulla strada di ritorno verso l'albergo, scoprì che ero brava con gli affari e mi assunse come segretaria. Come puoi immaginare, ho fatto subito una brutta impressione ad Annabeth.
- Quindi, sei cresciuta in uno stile di vita simile?
Rachel si picchiettò le labbra. - Non direi simile, ma so che tipo di uomo era mio padre. Sapevo come funzionavano le cose. Non ero cieca alla natura del mondo come probabilmente eravate tu e il resto dei Bambini Sperduti prima di finire in mezzo alla strada. - Sorrise. - A causa di questo, Percy vide un uso diverso in me. 
Nico annuì, dando un altro morso al dessert. - Mi dispiace.
Rachel alzò le spalle. - Non devi dispiacerti - replicò. - Non mi interessava davvero di mio padre. Ero felice di essere lontana da lui. - Prese un altro cucchiaino di banana split. - Tu hai dei fratelli?
Nico annuì. - Una sorella.
- Andate d'accordo?
Nico annuì ancora. - Andavamo. Intendo, certo, abbiamo litigato, ma penso che tutti i fratelli lo facciano. Mi proteggeva al massimo delle sue possibilità contro mio padre. Penso che lui esitasse un po' quando lo faceva. Forse non si sentiva a suo agio nel picchiare una ragazza. - Nico fissò il gelato che si scioglieva. - Le sono sempre stato grato. Non penso che sarei riuscito a farcela senza di lei. Potrebbe sembrare strano, ma penso sia la ragione per cui sono attirato da Percy. Intendo, non provo niente per mia sorella, ma...
- Ho capito cosa intendi, Nico - ridacchiò Rachel. Annuì comprensiva. - E' davvero dolce. Ma come so che Leo ti ha detto, non penso tu stia scortecciando l'albero giusto.
- Anche Percy me lo ha detto - mormorò Nico.
- Hanno ragione. Percy è protettivo, è vero. Solo che non si trova nella posizione di darti ciò che vuoi, anche se ne avesse intenzione.
Nico annuì e torno a mangiare la banana split. Le sue spalle crollarono un pochino. Tuttavia, quando sentì delle voci, si rianimò. Rachel si voltò per guardare l'entrata del ristorante, mentre Percy, Annabeth, Clarisse, Piper Luke e Apollo l'attraversavano. Nico fu colpito da un miscuglio di emozioni quando posò gli occhi sul biondino.
Una parte di lui voleva piangere perché il biondo lo aveva tradito. Un'altra parte voleva correre via dal ristorante, evitando la sua presenza. Un'altra parte ancora voleva raggomitolarsi in una palla. Ma la maggior parte di lui era arrabbiata. Strinse le mani intorno al tavolo, guadagnandosi un'occhiata preoccupata da Rachel. 
Annabeth li notò per prima, gli occhi spalancati. Si fermò, richiamando l'attenzione di Percy. Lui si accigliò e seguì la sua linea di visione, posando gli occhi su Nico. Alzò un sopracciglio, ma non esibì alcun ulteriore riconoscimento. Apollo, invece, congelò sul posto, le spalle tese.
Percy scrollò le spalle e cambiò direzione verso il loro tavolo. A quel punto Nico strinse i denti, lanciando un'occhiata fredda in direzione di Apollo. Clarisse ghignava mentre si accomodava accanto a Rachel. Si chinò e sussurrò qualcosa alla ragazza dai capelli rossi, facendole aggrottare le sopracciglia. Luke guardò Nico e si sedette accanto a Clarisse, pienamente consapevole della tensione che aleggiava nell'aria. Gli occhi di Nico guizzarono su di lui per un secondo. Non farlo, disse silenziosamente Luke. Nico si accigliò e riportò l'attenzione sul biondino. Ringhiò, e prima di pensarci troppo, saltò fuori dalla sedia. 
Spinse Apollo a terra, sorprendendolo. I suoi occhi si spalancarono mentre colpiva il pavimento. Nico si lasciò sfuggire un altro ringhio e gli diede un pugno dritto dritto sulla mascella. L'unico pensiero che aveva, al momento, era quello di rovinare il suo viso perfetto. Annabeth spalancò la bocca quando accadde, gridando dal suo lato insieme a Piper. Entrambe tentarono di tirare Nico per le spalle, ma lui le scrollò. Percy fece spallucce e restò seduto con calma sulla sedia accanto a quella da cui Nico era appena saltato.
Rachel fissò il direttore con occhi spalancati, confusa riguardo a come potesse starsene lì tutto tranquillo mentre Apollo veniva preso a pugni. Nico gli colpì nuovamente la mascella, piantando le gambe sulle sue braccia. Lo voleva, e la sua vendetta non gli sarebbe stata negata.
- Stronzo! - urlò Nico.
Luke saltò dalla sedia e corse verso di loro. Cercò di sottrarre Apollo dai colpi di Nico, ma inutilmente. Quindi cercò di strattonare via Nico, ma il ragazzo dai capelli corvini afferrò la maglietta di Apollo. Diede un calcio sul ginocchio di Luke e tornò sul biondo, le cui guance si erano già fatte rosse.
- Nico, aspetta! - tentò Apollo, ma Nico non voleva ascoltare. Piagnucolò dal panico mentre le sue guance subivano un'altra botta.
Improvvisamente, Nico fu allontanato da Apollo. Tentò di strisciare verso di lui quando venne rialzato, graffiandogli il collo e tenendo stretta la sua maglietta. Mentre veniva trascinato, la maglietta si strappò e Nico sorrise, una parte del tessuto blu stretta in mano. Cominciò a dimenarsi mentre Clarisse lo sollevava da terra. Annabeth e Luke aiutarono rapidamente Apollo a mettersi in piedi; contemporaneamente, Nico fu trascinato con calma verso l'uscita. Apollo si accigliò, strofinandosi la mascella.
- Fallo tranquillizzare per un po', Clarisse - esclamò Percy dietro di loro.
Clarisse fece un cenno oltre la sua spalla. - Sì, sì. Ho capito, capo - borbottò di rimando.
- Lasciami andare - grugnì Nico, mentre veniva trascinato nell'atrio.
- No se non ti tranquillizzi. - Clarisse raggiunse l'ascensore e ce lo spinse dentro. Lo guardò, minacciandolo di non provare a tornare indietro mentre premeva il pulsante per il secondo piano.
- Dove stiamo andando?
- Hai bisogno di qualcuno che ti liberi dall'aggressività.
Nico si accigliò mentre l'ascensore si fermava. Clarisse gli afferrò il braccio e lo trascinò nella palestra. Invece di fermarsi alla stanza i Bambini Sperduti avevano usato per allenare Nico, superò altre due porte. Infilò la chiave nella fessura e spinse il ragazzo all'interno.
Nico si guardò attorno, confuso, notando numerosi sacchi da boxe e attrezzature da palestra. - E come potrebbero aiutarmi, queste cose? - chiese frustrato.
Clarisse si diede uno schiaffo sulla fronte. - Colpisci qualcosa! - Allargò il braccio lungo la stanza. - Fai la tua scelta. Se vuoi, stamperò persino una foto di Apollo da attaccare ad un sacco da boxe, cacchio!
Roteò gli occhi e lo guidò verso uno dei sacchi. Nico si voltò e aggrottò le sopracciglia. Lei continuò a fissarlo. Sospirando, Nico diede un pugno al sacco.
Clarisse sbuffò. - Davvero virile da parte tua, ragazzino - lo prese in giro.
Il cipiglio di Nico si fece più profondo. - Mi dispiace, non ho mai fatto niente del genere prima.
- Non hai mai partecipato ad una rissa? - chiese Clarisse. Nico scosse la testa. - Diamine, sei davvero innocente. - Si grattò la fronte. - D'accordo, beh, colpisci il sacco fino a quando non ti tranquillizzi. - Strofinò le labbra e ridacchiò. - Devo ammettere, però, che hai scelto un bel numero con Apollo.
Nico sbatté le palpebre, fissando il tessuto blu che ancora stringeva in mano. - Grazie - mormorò.
- Ma non ti suggerirei di farlo di nuovo. Percy non tollera la violenza fisica tra i Bambini Sperduti.
Nico annuì. - Mi dispiace. Non sono riuscito ad impedirmelo.
Clarisse scrollò le spalle mentre Nico provava un altro pugno sperimentale al sacco da boxe. - Non preoccuparti. Personalmente, penso sia stato divertente.
Nico sorrise. - E' stato bello - ammise.
- Sicuramente. Sembravi davvero arrabbiato la scorsa notte. Però ti sei comportato un po' da femminuccia.
- Sta' zitto - mormorò Nico.
Clarisse ridacchiò. - Scommetto tu ti sia sentito davvero bene cercando di rompergli la faccia.
- Mi sono sentito usato. Volevano fare sesso con me, ma per loro non valgo niente.
Clarisse scrollò le spalle. - Per loro il sesso non significa niente - replicò. - E' una cosa normale.
Nico gemette mentre colpiva di nuovo il sacco. - E' troppo chiedere un po' di felicità? O romanticismo?
Clarisse roteò gli occhi e si passò il pollice sulle labbra. - Come ho detto, una femminuccia - brontolò. Nico la fissò. - In questo posto, devi trovare la tua felicità da solo.
Nico sospirò. Immaginò che fosse vero. Alzò nuovamente il braccio e diede un altro pugno. La mano cominciava a fargli male, ma non gli importava. Iniziava a farlo sentire meglio. Nico si passò una mano tra le ciocche nere ormai disordinate e si voltò per fronteggiare Clarisse.
- Grazie - borbottò.
Clarisse alzò un sopracciglio. - Per cosa?
- Per avermi portato qui. Mi ha aiutato.
Clarisse incrociò le braccia sul petto. - Forse posso ancora fare di te un vero uomo.
Nico ridacchiò. - E grazie per la scorsa sera.
Clarisse fece un cenno. - Non mi piace neanche stare intorno a quei ragazzi.
- Cosa fate tu ed Ethan tutto il giorno, comunque? Di solito non vi vedo.
Clarisse sorrise. - Sai cosa ti dico, ragazzino, domani ti passo a prendere, e potrai uscire con me ed Ethan. - Si grattò la nuca. - Sai, giusto perché non hai nient'altro da fare, immagino.
































*
Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ehilà! Come andiamo? Felici per l'inizio delle vacanze pasquali? Io tantissimo AHAHAH
Come potete vedere, sto approfittando del tempo libero per dedicarmi alla traduzione (anche se nemmeno adesso sono completamente libera dai compiti... purtroppo -.-").
Dato che sono partita per passare i festivi da mia nonna (che vive in un paesino sperduto nel nulla, tipo Narnia) non ho la connessione ad Internet, quindi devo usare quella del mio telefono - che sta per terminare - e, per il momento, posso solo pubblicare il capitolo. Per quanto riguarda le recensioni, risponderò una volta tornata a casa, e penso (o almeno spero) che per quel giorno sarò anche andata avanti con il capitolo seguente.
Vi ringrazio calorosamente e vi auguro una bellissima Pasqua. Questi sono i link del capitolo (Children of Loss, Chapter 17) e dell'autore originale (XTheSonOfHadesX).
Buona lettura a tutti!

*























Nico si lasciò scivolare l'acqua calda sulla testa, emettendo un lungo sospiro. Era rimasto in piedi nella doccia a giocherellare con la frangia per gli ultimi cinque minuti. Aveva già finito di lavarsi, ma la sua mente aveva cominciato a vagare. Si era aspettato che gli eventi del giorno prima avrebbero temperato i suoi ormoni, ma quel desiderio era morto quando si era svegliato con un'erezione. Persino nelle parti in cui Percy si era comportato in modo cattivo, Nico riusciva a fantasticare sul direttore dagli occhi verdi. Come poteva essere giusto?
Non era colpa sua se, anche quando si dimostrava crudele, Percy lo attraeva. Tuttavia, era probabilmente quello il fattore che aveva contribuito al suo sogno sul sesso estremo. Aveva pensato che sarebbe stata una buona cosa il fatto che forse non sarebbe riuscito a vedere Percy nei giorni successivi, comunque. Magari lo avrebbe aiutato a chiarire un po' i pensieri.
Era stato molto difficile dormire, la sera prima. Anche dopo aver raggiunto la camera, aveva finito per annoiarsi. Non riusciva ad addormentarsi. Apparentemente, dare un pugno in faccia ad Apollo e colpire un sacco da boxe lo avevano svegliato. E poi c'erano i Bambini Sperduti. Che tipo di accordo avevano? L'unica cosa che stavano facendo era confondere Nico, e di certo non aiutavano la sua mente.
Emettendo un gemito, Nico chiuse l'acqua. Uscì dalla doccia di vetro e afferrò l'ascensore, asciugandosi i capelli prima di avvolgerselo intorno alla vita. Aveva bisogno di prepararsi per incontrare Clarisse ed Ethan, aveva già perso abbastanza tempo.
Gli era davvero grato, al momento. Se Clarisse non si fosse offerta, Nico sarebbe rimasto chiuso in camera tutto il giorno senza niente da fare. Tornò in stanza e prese il telefono, notando un nuovo messaggio. Apparentemente, Clarisse voleva incontrarlo giù nell'atrio, dato che stavano aiutando Leo a fare una cosa.
Mettendosi qualcosa addosso, Nico afferrò il telefono e la chiave magnetica, uscendo dalla porta. Infilò il telefono in tasca e si diresse in fondo al corridoio. Lì all'esterno,
stavolta, si sentì un po' a disagio. Non era sicuro di voler incontrare di già uno dei Bambini Sperduti. Dopotutto, l'incontro della sera prima non era andato così bene. Anche se era successo soprattutto a causa di Apollo.
Mentre si avvicinava all'ascensore, sentì un fischio provenire dalla porta aperta di Luke e Ottaviano. Nico si accigliò prima di voltarsi e dirigersi in camera. Luke mise il gioco in pausa e si appoggiò al divano, portandosi le mani dietro la testa.
- A quanto pare qualcuno ha deciso di mostrare la faccia, oggi - disse Luke, ghignando.
- Che cosa vuoi, Luke? - borbottò Nico.
Luke inarcò un sopracciglio. Sbuffò e si alzò in piedi, senza avvicinarsi a Nico. - Volevo solo dirti che non hai fatto un brutto lavoro, ieri sera.
Nico socchiuse gli occhi. A che gioco stava giocando? - Cosa dovrebbe significare?
Luke sorrise e camminò intorno al tavolino da caffè. - Sembra che tu non sia l'unico ad essere stato allontanato dal lavoro a tempo indeterminato - replicò. - Percy ha vietato ad Apollo di tornare a lavorare fino a quando le sue guance e il suo collo non saranno guariti.
- E sei felice di questo? - chiese Nico, incredulo.
Luke alzò le spalle. - Ho pensato che fosse divertente. Ma comunque, penso che anche il tuo disastro sul palco sia stato divertente.
L'espressione sul viso di Luke mise Nico a disagio. Gli ricordava qualcosa dei due bulli di scuola, tranne per il fatto che era più bello di loro e probabilmente più intelligente. Sembrava divertirsi a guardare le altre persone che soffrivano. Per questo, forse, era il migliore nelle stanze dei capricci - apparentemente.
Luke sbatté una mano contro il telaio della porta, accanto alla testa di Nico. Gli sorrise, guardando gli occhi del ragazzo dai capelli neri che si spalancavano. Percy e Luke erano le due persone dell'albergo che riuscivano facilmente a farsi sentire da Nico sotto pelle, anche se in modi diversi. Percy sapeva quale pulsante premere per far arrossire Nico e quale lo avrebbe reso felice o arrabbiato. Luke sapeva come frustrarlo e provocarlo. Gli piaceva tormentarlo. Gli ricordava anche il modo in cui, di tanto in tanto, lo stuzzicava Bianca.
Nico spinse via il petto di Luke, riuscendo solo a farlo inciampare all'indietro. - Che problema hai, comunque? - brontolò, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi con un cipiglio.
Luke fece spallucce. - Ho bisogno di divertirmi, in qualche modo.
- Ti infastidisco davvero così tanto? - sussurrò Nico.
Luke si strofinò la nuca, fissandolo senza espressione. - Come ha detto Talia, per noi sei uno strano specchio da guardare. E comunque, io ho provato ad avvisarti.
- Lo so. - Nico sospirò e spostò di nuovo lo sguardo su di lui.
Luke lo studiò intensamente per un momento, le labbra inclinate in un cipiglio verso il basso. Nico si chiese quale pensiero orribile stesse immaginando mentre lo fissava. Era quello tutto ciò che riuscivano a vedere quando lo osservavano? Non li capiva più, ormai, e non gli sembrava giusto.
- Grazie per essere stato onesto con me, comuque - disse Nico, offrendogli un sorriso. Sarebbe stato ferito se avesse provato ad essere gentile con loro? Se Nico doveva restare lì, sarebbero stati tutti una costante nella sua vita. Forse, con il tempo, avrebbero smesso di guardarlo così orribilmente.
Il cipiglio di Luke, però, rimase lì dov'era. Nico emise un lungo sospiro, il sorriso barcollante. Forse era sperare troppo. Onestamente, non sapeva nemmeno se era pronto a perdonarli, al momento. Sapeva solo che sarebbe stato meglio andare tutti d'accordo. E per qualche ragione, non riusciva ad immaginare nessuno dei Bambini Sperduti cercare di scusarsi. Forse il loro modo di farlo era fingere che nulla fosse successo. Nico gemette, la testa che cominciava a fare male. Tutta quella storia gli avrebbe solo procurato un mal di testa.
- Beh, non sono il tipo che dice cazzate alle persone quando c'è un problema - mormorò finalmente Luke. Si voltò e tornò sul divano, sedendosi con un sospiro. Chiuse gli occhi e si passò una mano tra le corte ciocche bionde.
- Non avresti potuto dirmi qual era il problema?
Luke ghignò, gli occhi ancora chiusi. - Che divertimento ci sarebbe stato? Era molto meglio guardarti fallire.
- Qualcuno ti ha mai detto che sei uno stronzo?
Luke ridacchiò. - Occasionalmente, sì. - Alzò le spalle. - Non è colpa mia se mi annoio facilmente.
Nico roteò gli occhi e scosse la testa. - In ogni caso, ho delle cose da fare - mormorò. Si voltò e si diresse verso la porta.
- Ehi! - lo chiamò Luke. Nico si voltò con un cipiglio. Luke aveva le sopracciglia aggrottate. - Non riprovare a fare la bravata di ieri sera. E te lo dico per il bene di Apollo. Ti abbiamo suggerito di tenere le mani pulite, e intendevamo anche con gli altri. Se i clienti fossero stati nel ristorante, Percy non ti avrebbe lasciato andare via con la tua piccola trovata della vendetta.
Nico socchiuse gli occhi. - Cosa vi importa? Sono sicuro che sareste tutti più felici se venissi cacciato da qui.
Gli occhi di Luke si scurirono mentre ringhiava. - Bene, allora trascina il culo fuori di qui! Fai quel che cazzo vuoi, ragazzino - grugnì, gettandosi di nuovo sul divano e tornando al suo gioco.
Nico fece un passo indietro, sorpreso. Increspò le labbra e uscì dalla camera, affrettandosi verso l'ascensore. Cos'era successo? - Giuro, riescono solo a confondermi - mormorò sottovoce mentre guardava scendere i numeri dei piani.
Clarisse, Ethan e Leo erano già nell'atrio quando Nico arrivò. Diventarono silenziosi mentre si avvicinava; Leo sorrise e fece un cenno al pallido ragazzo. - Ehilà, Nico - lo salutò.
- Ehi - mormorò Nico. Si accomodò accanto a Leo, voltandosi verso il basso Latino. - Ho sentito di Apollo.
Clarisse ed Ethan ridacchiarono sottovoce. Leo increspò le labbra per nascondere un sorriso. - Sì, Percy lo ha fatto riposare per un paio di giorni - replicò.
Nico annuì. - A proposito, come fa a gestire gli affari se gli mancano due spogliarell...?
Leo portò una mano sulla sua bocca. - Non parlare dei piano di sopra quaggiù - sibilò. Clarisse ed Ethan si erano coperti il viso con i palmi. Leo si guardò intorno, accigliandosi verso una donna che teneva in braccio il suo bambino. Le sorrise e le fece un cenno fino a quando la donna non se ne andò. Si voltò verso Nico, aggrottando le sopracciglia. - Amico, qui ci sono persone che non fanno affari ai piani di sopra. Non. Ne. Parliamo. Qui. Capito?
Nico annuì lentamente. Leo sospirò e allontanò la mano dalla sua bocca. - Scusami - sussurrò. Non ci aveva pensato. Adesso che Leo lo aveva menzionato, aveva un senso. Si sentiva un po' stupido, inoltre. Avrebbe dovuto saperlo. Sarebbe dovuto scaturire dal suo buonsenso.
- Non tutti quelli che vanno al bar fanno affari al piano di sopra, così come alcune persone del piano di sopra non scendono al bar. Ma ci sono anche persone che sono qui solo per fare una bella vacanza di famiglia, e Percy preferirebbe che non sapessero cosa succede al piano di sopra.
Nico annuì ancora, la faccia diventata rossa. Aveva quasi rovinato tutto. Cosa sarebbe successo in tal caso? Percy lo avrebbe cacciato fuori sul serio?
Non ebbe molto tempo per pensarci, perché Clarisse si alzò in piedi e si portò le mani dietro la testa. - Andiamo, ragazzino. Ti portiamo a fare qualcosa di divertente - disse con un ghigno cattivo.
- Dove lo porti? - chiese Leo.
- Non sono affari tuoi.
Leo si accigliò. - Ricordati cosa succederà presto - mormorò.
Nico inclinò la testa di lato. - Cosa? - domandò.
- Oh, abbiamo dei nuovi arrivi.
Nico sbatté le palpebre. - Nuovi Bambini Sperduti?
Leo annuì. - Percy ne ha ricevuti alcuni dalle altre filiali. Beh, usano termini diversi in posti diversi, ma qui saranno Bambini Sperduti. Dovrai incontrarli. Conoscono già gli altri, quindi sarai l'estraneo della situazione - rispose con un sorriso.
Nico aggrottò le sopracciglia. - Grande - mormorò. Proprio ciò di cui aveva bisogno, altre persone che lo tradissero.
- Sì, Rachel è andata all'aereoporto per aspettare il loro volo.
Ethan fece un cenno con la mano, sprezzante. - Ci ricordiamo tutto. Eravamo lì quando Percy ce lo ha detto - mormorò l'asiatico. Fece un sorrisetto e tirò a sé il ragazzo più piccolo. Avvolse un braccio intorno a Nico e lo trascinò, Clarisse dall'altro lato.
Entrarono nell'ascensore e Clarisse tirò fuori la chiave. Nico guardò mentre la infilava nella fessura e premeva il pulsante per il terzo seminterrato. Inclinò la testa di lato. Si era chiesto spesso cosa fossero i due piani sotto il garage.
- Che piano è? - chiese, indicando con il dito il pulsante del secondo seminterrato, solo per farselo spingere via da Clarisse.
- Un piano di cui non devi preoccuparti - sibilò la ragazza.
Ethan ridacchiò. - Aw, diglielo. Non c'è niente di male. Ormai sa abbastanza - motivò.
Clarisse lanciò un'occhiata al suo collega per un istante, prima di grugnire. - Bene. - Guardò Nico. - E' il piano delle stanze dei capricci, di cui probabilmente ti avranno parlato gli altri. Come ho già detto, non devi preoccupartene.
Nico si accigliò verso il pulsante. Era curioso di vedere quale fosse l'aspetto di quel piano. Tuttavia, esitava a metterci piede. Ne aveva già visto un'anteprima nella stanza dei monitor, e forse era il massimo che poteva vedere. Immaginò che quel piano fosse zeppo di cuoio, catene e giocattoli erotici, niente che lo mettesse a suo agio nei paraggi.
La porta dell'ascensore si aprì, rivelando un piccolo corridoio con una serie di porte all'estremità. Nico seguì i due addetti alla sicurezza nel corridoio, dove Ethan infilò la chiave in una fessura accanto alla porta. Le porte si spalancarono e Nico strabuzzò gli occhi.
C'era un intero poligono di tiro sotto l'albergo. Alcuni bersagli erano allineati sulla parete lontana, mentre accanto a Nico e agli altri c'era un tavolo. Di fronte al tavolo c'erano un paio di cabine con qualche bersaglio di scorta. Sul soffitto c'era un nastro trasportatore, che Nico immaginò servisse alle persone per rimpiazzare i bersagli. Dietro il tavolo, a qualche metro di distanza, c'erano un altro tavolo e uno scaffale. Nico si avvicinò e ne osservò il contenuto. Su alcune mensole c'erano dei tappi auricolari e delle cuffiette. Sul tavolo c'erano una serie di cartelle nere, dotate di combinazione elettronica.
Nico si spostò di qualche altro passo, notando una parete scorrevole in vetro di fronte agli scaffali. Sbirciò all'interno per trovare uno svariato assortimento di pistole. Lo avevano portato in un poligono di tiro? Perché avrebbero dovuto passare del tempo lì? Ma la domanda migliore era: perché c'era un poligono di tiro, là sotto?
- Passate le giornate a sparare? - chiese Nico, impassibile.
I due ghignarono. - Almeno abbiamo qualcosa di divertente da fare - replicò Ethan.
Nico li guardò con attenzione. Le parole di Leo e Rachel cominciavano a preoccuparlo. Non avrebbe dovuto trovare strano il fatto che qualcuno si divertisse a sparare un bersaglio, ma il modo in cui lo avevano detto, aggiunto alle espressioni del loro viso, lo aveva innervosito. Il loro lavoro era mantenere la pace al piano di sopra, giusto? Non li aveva mai visti con una pistola in mano.
- Quindi i clienti vengono quaggiù per testare la loro merce, o qualcosa del genere? - chiese Nico, esitante.
Clarisse fece un sorrisetto, innescando un brivido lungo la spina dorsale di Nico. - No - fu la sua unica risposta.
Una porta si aprì alle spalle di Nico, sorprendendolo. Si voltò per trovare una bassa donna latina con una piccola scatola nera. Aveva i capelli ricci e neri e un paio di brillanti occhi marroni. Indossava solo una vecchia maglietta dei Rolling Stones e dei jeans sbrindellati con qualche macchia di grasso.
Sbatté le palpebre, sorpresa, prima di sorridere e continuare il suo cammino nella stanza. Appoggiò la scatola su tavolo e unì le mani. - Allora, cosa posso fare per voi, oggi? - chiese, con un accento spagnolo.
Ethan sorrise, in modo così genuino che, sorprendentemente, riuscì a non inquietare Nico. - Esperanza. Stavamo solo mostrando il piano a Nico, qui- le disse.
Esperanza annuì e si voltò per guardare Nico. Si strofinò le mani sul retro dei jeans e tese la mano verso di lui. - Tu devi essere il Bambino Sperduto di cui mi ha parlato Leo.
Nico si voltò per guardare gli altri due, confuso. - Esperanza è la madre di Leo - spiegò Clarisse.
Gli occhi di Nico si spalancarono. Aveva pensato che tutti i Bambini Sperduti fossero stati abbandonati e tagliati fuori dalle loro famiglie. E invece, lì di fronte a lui, c'era la madre di Leo. - Felice di conoscerla, signora - disse con un sorriso.
- Oh, per favore, chiamami Esperanza. Non voglio nessuna formalità di mierda.
Nico inarcò un sopracciglio. - Significa merda, amico - ridacchiò Ethan. Nico spalancò gli occhi e annuì.
- Comunque, volevamo fare qualche tiro - disse Clarisse. - Ho pensato che avremmo potuto far provare a Nico.
- D-davvero? - chiese nervosamente Nico. Non aveva alcuna esperienza con le pistole. Nei videogiochi sparava continuamente, ma la sua esperienza con le pistole nella vita reale consisteva in quelle che comprava suo padre e in alcuni teppisti che aveva incontrato in mezzo alla strada di tanto in tanto. Non era sicuro di essere a suo agio con quell'idea.
Ethan alzò le spalle. - Dovresti andare bene - disse, facendo un cenno in aria con la mano.
Dovresti? Nico strabuzzò gli occhi. Si sarebbe potuto sparare un piede da solo! Sentì che sarebbe stata un'altra brutta esperienza, per lui. Anche loro volevano metterlo nelle condizioni di umiliarsi da solo?
Esperanza alzò le spalle. - Andrà tutto bene. Assicuratevi solo di rispettare i protocolli - ordinò la donna latina.
I due addetti alla sicurezza annuirono e guidarono Nico verso una delle cabine. Clarisse si avvicinò ai tavoli e agli scaffali e cominciò a cercare qualcosa nel loro contenuto. Nico si voltò verso Ethan. - Quindi, cosa ci fa qui la mamma di Leo? - chiese curioso.
Ethan lanciò un'occhiata alla donna. - Lei è il tuttofare, da queste parti. O la tuttofare, nel suo caso - ridacchiò - Aggiusta le nostre auto, sorveglia il mantenimento dell'albergo, si occupa di questo piano e un paio di altre cose.
Clarisse tornò alla cabina e lanciò tre cuffiette sul piccolo tavolo al suo interno. Aveva un contenitore di plastica nella mano destra, che sistemò sul tavolo dietro la cabina. Ethan ghignò e si avvicinò, tirando fuori una pistola. Clarisse prese la sua e tornò alla cabina. Grugnì e passò a Nico un paio di cuffiette, che indossò immediatamente. Una delle poche cose che sapeva sulle pistole era che facevano molto rumore.
Fece un passo indietro e guardò Esperanza, che gli sorrise calorosamente. Poi si voltò nuovamente verso le cabine. Ethan e Clarisse si erano sistemati in cabine separate, dopo aver indossato le cuffiette. Controllarono il clip della pistola prima di caricare. Nico si portò le mani ai lati delle orecchie mentre entrambi alzavano le pistole.
Nonostante le cuffiette, il suono fu un po' troppo rumoroso per i gusti di Nico. Aggrottò le sopracciglia verso niente in particolare. Si lasciò sfuggire un gemito di soggezione quando guardò i loro bersagli, entrambi perfettamente centrati. Spalancò gli occhi e riportò le mani alle cuffie mentre i due sparavano di nuovo. Non potevano avvisarlo?
I due continuarono a sparare un paio di tiri con entusiasmo. Nico dovette ammettere che erano davvero dei bei tiri. Forse avrebbe dovuto essere leggermente più impressionato di Ethan; nonostante avesse un occhio solo, era un bravissimo pistolero. Nico urlò e quasi saltò fuori dalla sua stessa pelle quando si sentì un paio di mani sulle spalle. 
La stanza divenne silenziosa quando Ethan e Clarisse lo sentirono, voltandosi con un cipiglio. Nico si girò per ritrovarsi davanti a Percy. - Cosa stai facendo? - mormorò Percy.
- Io... mi hanno portato qui per fare qualcosa - balbettò Nico, le guance che si scurivano. Al diavolo Percy, che lo aveva spaventato in quel modo in un poligono di tiro.
Percy alzò un sopracciglio verso i due addetti alla sicurezza. - E' così? Divertente, non mi sembra di averne sentito parlare.
Ethan e Clarisse ghignarono, e Percy ricambiò il sorrisetto. - Pensavamo di poter fare qualcosa di divertente - disse Clarisse.
- Magari di fargli provare con un tiro - aggiunse Ethan.
Percy si accigliò. Lanciò una breve occhiata verso Nico prima di alzare le spalle. - Immagino che non farà male a nessuno - acconsentì finalmente. - Assicuratevi solo che sappia cosa deve fare. - Nico lo fissò mentre giocherellava con i polsini della sua camicia nera abbottonata. Percy sorrise, senza guardarlo, e gli scompigliò i capelli.
Annuì verso la cabina, e Nico vi si diresse, esitante. Non era sicuro di apprezzare l'idea, ma c'era Percy a supervisionare. Come poteva andare male? Ethan lo seguì e si avvicinò al recipiente che aveva preso Clarisse. Tirò fuori un berretto e lo passò a Percy purché lo osservasse. Percy si morse le labbra e annuì.
Ethan sorrise a Nico e sistemò la pisola tra le sue piccole mani. Nico si accigliò quando Ethan lo lasciò, la pistola che divenne immediatamente pesante tra le sue mani. Aveva già capito che quella sensazione non gli piaceva per niente. Era fredda e rendeva la pelle viscida.
Si voltò verso Percy con un cipiglio, mentre lui gli sorrise. - Se non vuoi sparare, non sei costretto - gli disse.
Nico mise il broncio. Forse, solo un tiro...
Si fece dare dei suggerimenti per sparare e per tenere la pistola in sicurezza da Ethan, prestando attenzione ad ogni parola. L'ultima cosa che avrebbe voluto fare era sbagliare con un oggetto del genere in mano.
Quando ebbe finito, l'asiatico fece un passo indietro, lasciando Nico da solo nella cabina. Nico increspò le labbra e sollevò la pistola verso il bersaglio. Contrasse il viso in preparazione per lo sparo in arrivo. Sentì una mano appoggiarsi sul suo fianco e alzò lo sguardo per ritrovarsi dietro Percy.
Gli occhi di Percy erano vuoti mentre aiutava Nico con la mira, assicurandosi di aggiustare il modo in cui stava tenendo la pistola. - Guarda sempre la canna, e non chiudere gli occhi - sussurrò.
L'alto direttore fece qualche passo indietro e prese un paio di cuffie da Clarisse. Dopodiché, infilò le mani nelle tasche e riportò la sua attenzione su Nico. Nico esalò lentamente e prese di nuovo la mira. Si accigliò mentre portava il dito sul grilletto, premendolo con esitazione.
Un dolore lancinante attraversò le sue mani mentre sussultava e cadeva all'indietro sul sedere, il corpo tremante. Sentì gli altri che ridevano. Si accigliò e alzò lo sguardo per vedere Percy che lo derideva. Il suo cipiglio divenne un broncio e i suoi occhi si fecero tristi. La risata di Percy si spense in una risatina prima che si inginocchiasse di fronte a lui.
- Non è andata così male, dopot... - Percy si interruppe quando si accorse di Nico. Nico trasalì mentre il ragazzo gli sfilava la pistola dalle mani. I suoi occhi entrarono in panico quando notò il taglio sulla sua mano, il sangue che già scivolava lungo il palmo. Percy la sollevò per ispezionarla con un sospiro.
- Merda. Mi dispiace, Nico, mi sono dimenticato di avvisarti di quella parte - si scusò Ethan.
- N-non fa niente - replicò Nico, le orecchie che suonavano ancora.
Al fianco di Percy apparve Esperanza, che gli offrì dell'alcol e un cerotto. Percy la ringraziò e aprì la bottiglia di alcol. Nico gemette mentre Percy gli puliva la ferita. - Non piagnucolare, o ti porto da Will e lo faccio fare a lui - mormorò Percy, facendolo zittire con uno sguardo duro. Nico socchiuse gli occhi nella sua direzione, ma decise di non emettere altri suoni.
- Starai bene, ragazzino. Questo non è niente. Basta qualche altro tiro d'allenamento e andrai alla grande - disse Clarisse, picchiettandolo sulla spalla.
Nico guardò Percy, accigliato. Percy spostò gli occhi su di lui prima di tornare a studiare la sua mano, le sopracciglia aggrottate. - Penso abbia fatto abbastanza, per oggi.
Clarisse grugnì, ma non disse altro. Percy gli mise finalmente il cerotto e lo aiutò ad alzarsi. Sospirò e appoggiò la mano sulla testa di Nico. Il suo viso si contorse nuovamente nel dolore mentre fissava la mano ferita. Cercò di muovere le dita, sentendo dolore quando strinse il pollice e il dito indice.
Percy roteò gli occhi e lo trascinò per la testa, guidandolo verso la porta. - Chiudiamola qui. Ho bisogno che andiate tutti nell'atrio - ordinò. - Puoi ripulire tutto per noi, Esperanza?
- Certo, signore - replicò la madre di Leo, mettendo a posto le pistole nel contenitore.
- Bene. I due nuovi arrivati dovrebbero essere qui, quindi andiamo di sopra.
Nico si trascinò dietro Percy mentre si incamminava verso l'ascensore. Clarisse ed Ethan stavano mormorando qualcosa alle spalle di Nico, ma lui non stava prestando attenzione. Strinse la mano, sperando che il dolore andasse via. Voleva chiedere per quanto tempo gli avrebbe fatto così male, ma dopo quello che aveva detto Percy si sentiva un bambino. Probabilmente avrebbe solo peggiorato la situazione se si fosse lamentato ancora.
Percy non lo guardò nemmeno mentre salivano sull'ascensore. La testa di Nico stava cominciando a girare per tutti quei segnali mescolati che riceveva dal ragazzo dagli occhi verdi. Forse avrebbe dovuto solo essere franco e chiederglielo. Gli piaceva? Lo odiava? Era capace di un'emozione come l'amore? Sicuramente era quantomeno affezionato a Nico e agli altri Bambini Sperduti, ma aveva dei limiti che tutti sapevano di non poter superare.
Se Percy si fosse comportato in un modo solo, la vita di Nico sarebbe stata molto più facile. Invece, Percy cambiava continuamente atteggiamento. Forse i suoi occhi erano davvero adatti a lui, perché a Nico ricordavano il mare. Qual era la sua vera natura? Era stato cresciuto in quell'ambiente, quindi - almeno per quanto ne sapeva Nico - era possibile che stesse indossando una maschera molto convincente e recitando una farsa diabolica. Leo aveva detto che Percy sapeva della cotta di Nico. E se aveva intenzione di manipolare i suoi comportamenti flirtando con lui? Percy gli aveva detto che tutto dipendeva dalle sue scelte, ma ciò non significava che non poteva dargli una spinta nella direzione che voleva prendesse.

Nico fu improvvisamente spazzato via dai suoi pensieri quando Clarisse lo spinse fuori dall'ascensore. Si accigliò in direzione della grossa ragazza, che non gli prestò attenzione. Nel mezzo dell'atrio c'era Rachel, con altre due ragazze.
Una di loro era un'alta ragazza asiatica. I suoi capelli neri erano lunghi e sistemati in riccioli. Aveva dei caldi occhi marroni che la facevano assomigliare ad un cervo. Era bellissima, e il suo profumo gli ricordava il Natale. Una caratteristica che non gli piacque fu che indossava un numero spropositato di gioielli. La maggior parte delle sue dita era ricoperta di anelli, ma aveva anche molti bracciali, braccialetti, orecchini e una collana d'oro. Nico si accorse anche che era troppo truccata. Come se cercasse con tutta sé stessa di essere bella quando lo era di già. Comunque, sembrò abbastanza amichevole.
L'altra ragazza era molto più bassa; probabilmente arrivava agli occhi di Nico. Era davvero piccola, e Nico ebbe paura per la sua sicurezza, conoscendo quel lavoro. Sembrava molto fragile. Aveva capelli sottili e colorati di ambrato che le scendevano fino alle spalle. Gli occhi erano di una bellissima tonalità di verde, come foglie nel bel mezzo dell'estate. Al contrario dell'altra ragazza, non aveva troppo trucco o gioielli. Tuttavia, indossava un sacco di verde, e Nico immaginò che fosse il suo colore preferito.
Percy fu il primo a salutarle, portandosi le loro mani alle labbra. - Drew, Juniper - le chiamò rispettivamente, guadagnandosi il rossore delle loro guance. Nico guardò tutti e tre in malo modo. Erano lì solo da pochi secondi, e Percy le aveva già incantate.
Beh, Leo aveva detto che gli altri Bambini Sperduti le conoscevano già, quindi probabilmente anche Percy. La ragazza asiatica schioccò le dita verso Clarisse ed Ethan. - Portate le mie cose in camera, subito - comandò con un accento giapponese molto evidente. Forse Nico si sbagliava riguardo all'amichevolezza.
Clarisse ed Ethan si accigliarono e borbottarono mentre portavano via le cose della ragazza. Percy si schiarì la gola e fece cenno a Nico di avvicinarsi. Le due ragazze sollevarono le sopracciglia. - Non credo che abbiate già incontrato Nico. Relativamente, è un nuovo arrivato, qui. Nico, loro sono Drew e Juniper - lo introdusse ad ognuna delle due.
- Aw. E' adorabile - sospirò Juniper, portandosi le mani alla faccia. Parlò anche lei con un accento particolare, stavolta britannico. Nico sbatté le palpebre. Non si sarebbe fatto illudere dalla sua dolcezza; aveva già imparato a cosa poteva andare incontro con quel tipo di persone.
Drew lo scrutò da capo a piedi e alzò le spalle. Sì, l'apparenza inganna, pensò Nico. - Ho visto di meglio - disse Drew disgustata. Nico la guardò male, ma la ragazza aveva tirato fuori un portacipria ed era impegnata ad applicarlo.
Percy infilò le mani nelle tasche con un sorrisetto. - Drew viene da una delle nostre filiali di Pechino.
Drew spostò i capelli. - Ma sono nativa del Giappone. - Chiuse il portacipria e sorrise a Percy. - Frank manda i suoi saluti, e vuole che tu ti ricorda della sua richiesta. - Nico inclinò la testa di lato. Frank era il "Percy" di quella parte del mondo?
Percy ridacchiò e si strofinò la nuca. - Beh, la ragione per cui ho chiesto altre ragazze è che avevo bisogno di bilanciare le cose dato che è arrivato Nico. Quindi, non penso di poter lasciare Hazel sotto la sua protezione.
Drew alzò le spalle. - Per me va bene. Sono sicura che ci riproverà al prossimo incontro tra filiali, comunque.
Percy annuì. - Immagino di sì. 
- Aspetta - lo interruppe Nico. - Se stai cercando di bilanciare i numeri, perché hai richiesto due ragazze?
Percy sbatté le palpebre con un'espressione vuota, le labbra unite in una linea diritta. Poi si schiarì la gola e si voltò verso Juniper. - Juniper, qui, viene da una filiale europea. Come avrai immaginato, è dell'Inghilterra. Comunque, gli affari si fanno difficili in Asia e in Europa - continuò, evitando la domanda di Nico. - Ma risponde alla filiale di Gea in Germania, che è gestita da Atena.
Nico annuì, desiderando che Percy perdesse quell'espressione vuota sul viso. Aveva bisogno di imparare cosa non dire per non innescare quel suo atteggiamento. Perché Percy non lo guardava come aveva fatto l'altra sera? Perché non lo toccava come aveva fatto l'altra sera? Perché Nico doveva essere soggetto a restrizioni? Era parte della sua punizione? Sembrava crudele; era come sventolare qualcosa di fronte al suo viso per poi allontanarla di scatto.
- Comunque - continuò Percy, spostando l'attenzione di Nico dai suoi pensieri. - Ti va accompagnare le ragazze alle loro camere, Nico?
Nico si accigliò. Non aveva detto che non avrebbe lavorato fino a nuovo avviso? Era questo l'avviso? Ne dubitava. Non erano passati abbastanza giorni per torturarlo. Alla fine annuì. - Um, certo, immagino - mormorò.
Percy sorrise, facendo accelerare il battito del suo cuore. Almeno era tornato al suo atteggiamento normale. - Grande. Beh, devo occuparmi di alcune faccende. Ci vediamo questa sera, ragazze.
Nico si accigliò di nuovo mentre Percy se ne andava, picchiettandolo sulla testa. Aveva voglia di trovare l'oggetto più vicino per lanciarglielo sulla nuca. Aveva paura di star regredendo, e che Percy avesse cominciato a trattarlo come un bambino. Perché le due ragazze nuove potevano vederlo, più tardi, e lui non poteva? No, sicuramente era ancora in punizione.
- Beh? Andiamo - si lamentò Drew. Nico sbuffò e si diresse verso l'ascensore, le ragazze che lo seguivano. Infilò la chiave nella fessura e premette il pulsante del loro piano. Poi incrociò le braccia sul petto e si appoggiò in un angolo dell'ascensore, mettendo il broncio tra sé e sé.
- Allora, Nico, dove lavori stasera? - chiese Juniper.
- Non lavoro - mormorò Nico.
Juniper inclinò la testa di lato. - Perché?
- Ho fatto un casino e la punizione che mi ha dato Percy è quella di non farmi lavorare fino a nuovo avviso.
Drew sbuffò. Si ispezionò le unghie con un sorrisetto diabolico. - Mi sto già divertendo - ridacchiò.
Juniper sorrise. - Non farci caso - disse, rivolgendo il sorriso a Nico.
Nico studiò la ragazza dai capelli ambrati per un istante. Sembrava gentile, e Nico voleva esserle amico, ma al momento era troppo esitante. Gli eventi di venerdì sera erano ancora freschi, nella sua mente. Drew, d'altra parte, gli ricordava una versione più sadica di Luke. Nico non era sicuro di come facesse ad andare d'accordo con le altre ragazze; nessuna di loro era fissata con il trucco ai suoi livelli. Comunque, l'aveva scelta Percy, quindi probabilmente aveva buoni rapporti con le altre. 
A Nico non sembrò molto giusto. Come poteva essere possibile che una ragazza così fosse apprezzata dai Bambini Sperduti e che lui non lo fosse? I Bambini Sperduti erano dei ragazzi simpatici, di solito - almeno quando non complottavano per pugnalare qualcuno alle spalle.
L'ascensore si fermò, aprendosi, per rivelare Talia e Piper. Nico si innervosì, esitando a lasciare l'ascensore, pur sapendo di doverlo fare se non voleva restare intrappolato lì dentro con loro. - Ehi, Nico - lo salutò Talia, dandogli una pacca sulla schiena.
- Ehi - mormorò Nico di rimando.
Piper e Drew si fissavano, entrambe accigliate. Forse non tutti andavano d'accordo con quella ragazza, dopotutto. - Sono felice che tu abbia deciso di trasferirti qui, Drew - cercò di dire Piper, anche se si impicciò con le sue stesse parole.
Drew sogghignò, si spostò una ciocca di capelli e si incamminò verso il corridoio delle ragazze. Non andavano decisamente d'accordo. Almeno Piper aveva cercato di essere gentile con Nico.
Piper sospirò e roteò gli occhi. Si voltò verso Nico e sorrise. - Sta' attento a quella lì, Nico - mormorò, entrando in ascensore con Talia.
- Spero che non ti annoierai troppo quaggiù, Nico - disse Talia mentre la porta cominciava a chiudersi.
- Non fare l'estraneo. Sentiti libero di passare in camera nostra quando vuoi.
Nico fissò le porte chiuse dell'ascensore, confuso. Presto si sarebbe guadagnato un'emicrania, ne era certo. Qual era il loro piano? Scuotendo la testa per chiarire i suoi pensieri, si voltò e fronteggiò Juniper.
Juniper gli sorrise mentre si incamminavano lungo il corridoio. Drew girovagava, cercando di infilare la chiave nelle porte. - E' sul lato destro, alla fine del corridoio - le disse Nico.
Drew sbuffò e si avvicinò alla porta, pestando i piedi. Infilò la chiave nella fessura ed entrò. Juniper scosse la testa e si voltò verso Nico. - Beh, grazie per averci mostrato la nostra stanza, Nico - disse.
Nico annuì. - Mi dispiace per te, che sei costretta a dividere la camera con lei.
Juniper rise, coprendosi la bocca con la mano. - Non è sempre così male.
- Lo verificherò da solo. Intendo, non può essere peggiore di quello con cui ho già a che fare.
Juniper inclinò la testa di lato. - E' successo qualcosa?
Nico pensò di dirglielo, ma scosse la testa. L'aveva appena incontrata, e probabilmente era già amica degli altri. Sarebbe stato meglio tenersi le cose per sè. - E' solo che certe persone devono ancora abituarsi a questo posto - replicò, dicendo, anche se parzialmente, la verità.
Juniper annuì. - Immagino di sì. Beh, devo prepararmi per stasera. Ci vediamo più tardi, credo.
Nico annuì e sorrise. - Ci vediamo, Juniper.
Infilò le mani nelle tasche e tornò verso camera sua. Oltrepassando la stanza di Luke, rallentò il passo. La porta era chiusa, e non poteva sapere se dentro ci fosse qualcuno. Sospirò e continuò lungo il corridoio.
Mentre infilava la chiave nella porta, quella della stanza di Will e di Apollo si aprì. Will emerse dall'interno, strofinandosi il collo mentre la porta si chiudeva. Quando notò Nico, smise di camminare, sbattendo le palpebre. Il solito caldo sorriso del biondino gli attraversò la faccia mentre riprendeva nella sua direzione.
- Ehi, Nico - lo salutò.
Nico annuì di rimando.
- Se laggiù ti annoi troppo, puoi sempre prendere in prestito qualcosa da uno di noi per divertirti. Ho il mio sistema di videogiochi personale, se ti va.
Nico increspò le labbra. Se avesse detto di sì, avrebbe dovuto affrontare Apollo, e non si sentiva pronto per un'altro incontro con l'adone biondo. - Um, forse più tardi. Devo finire dei compiti di scuola per domani. Inoltre, voglio approfittare per farmi una nottata di sonno decente - ridacchiò.
Will annuì con un sorriso. - D'accordo. Se cambi idea, fammelo sapere.
Nico aprì la porta e guardò Will mentre raggiungeva il fondo del corridoio. Scosse la testa ed entrò nella suite. Li avrebbe mai capiti? Aveva molti dubbi a riguardo. Lo apprezzavano o no? Proprio come Percy, gli mandavano solo segnali mescolati.






















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Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.

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