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Il biondo, tempestivamente, si girò di scatto al
richiamo del compagno di squadra ma, rallentato nei movimenti dalla stanchezza
per via del prolungarsi eccessivo della battaglia, non riuscì a sfuggire
all’attacco nemico.
Colpito da un poderoso calcio allo stomaco, lo shinobi
della foglia ruzzolò grossolanamente sul terreno per diversi metri. A frenare
la sua corsa, un grosso albero alle sue spalle contro cui rovinò dolorosamente.
Un gemito sofferente gli sfuggì dalle labbra dischiuse
e poco dopo, quando si decise a rialzare le palpebre, strizzate per la fitta
alla schiena e allo stomaco, davanti a sé riconobbe la figura del suo
assalitore.
Poco più in là, Sasuke alle prese con un altro ninja
avversario, gli gettava occhiate allarmate di tanto in tanto.
Strinse i denti e cercò di rialzarsi ma un altro
calcio volò al suo viso, scagliandolo nuovamente a terra.
- Arrenditi moccioso, presto tu e il tuo amico
smetterete di soffrire! - ghignò l’altro, guardandolo mentre si ripuliva il
rivolo di sangue che colava giù dalle sue labbra. Naruto sorrise leggermente e
puntò gli occhi, accesi da una luce determinata, in quelli neri e anonimi
dell’avversario. Arcuò ancora di più le labbra quando notò la reazione spaesata
del suo avversario, quindi ribatté convinto.
- Può essere, ma non sarai certo tu a porre fine alle
nostre sofferenze, dattebayo!-si risollevò, prima che l’avversario potesse
anche solo ribattere e gli lanciò contro uno shuriken che questi evitò
facilmente ma, quando fece per rispondere al colpo, si trovò bloccato da
dietro. Impreparato, spalancò gli occhi e girò lievemente il capo solo per
vedere il Naruto che aveva davanti scomparire in uno sbuffo di fumo e
ritrovarsi bloccato in una presa ferrea dall’originale dietro di lui, con un
kunai puntato alla gola. Il metallo della lama brillò pericolosamente e qualche
secondo dopo, la testa dell’avversario rotolò, macabramente recisa, al suolo.
Il ninja biondo represse a stento una smorfia
disgustata; odiava dover uccidere e anche ora, dopo anni, evitava il più
possibile di farlo, limitandosi a quando era strettamente necessario.
Con un sospiro profondo si voltò, trovandosi davanti
il suo compagno ancora alle prese con il ninja avversario. Non pensò nemmeno di
avvicinarsi e aiutarlo, sarebbe stato uno smacco incredibile all’orgoglio del
gelido Uchiha.
Sasuke ansimò, preparando il colpo e finalmente,
quando la giustaquantità di chakra
arrivò al suo braccio, il brillio azzurrognolo e lo stridio acuto annunciarono
che era pronto. Abbassò il braccio e, carico, si lanciò sullo shinobi.
Quest’ultimo schivò efficacemente il primo attacco ma quando, rialzandosi, si
ritrovò davanti Naruto con le braccia conserte, credendolo una minaccia, deviò
lateralmente e gli lanciò contro un kunai accessoriato di una particolare
carta-bomba.
Il biondo della foglia, che non si aspettavaminimamente un’azione simile, spalancò le
iridi acquamarina e si lanciò il più lontano possibile dal punto in cui si era
piantato il kunai. Tossìconvulsamente poiché
eri sì, riuscito ad evitare l’esplosione ma nonlo sgradevole effetto degli effluviche gli entrarono nelle narici e nella bocca, facendogli arricciare il
naso infastidito.
Quando il fumo si diradò, finalmente il ragazzo riuscì
a scorgere, poco più in là, completamente liberi dal fumo, l’uomo loro
avversario e Sasuke, sopra di lui, con un una mano, ancora carica, piantata nel
suo petto.
Il nemico rantolò e vomitò sangue, poi piantò gli
occhi vacui in quelli di Naruto e, inaspettatamente, ghignò divertito.
Un brivido scese lungo la schiena del ninja biondo.
- Ci avete sconfitto, ma almeno avrò la mia piccola
vendetta! - sibilò ambiguo, ma prima che potesse fare una qualsiasi mossa, il
moro sopra di lui gli scoccò un’occhiata di sufficienza ed estrasse brutalmente
la mano dal suo petto, abbandonando il suo cadavere a terra. Si voltò a
guardare il compagno di squadra si accigliò notando il suo sguardo vacuo e gli
occhi spalancati nel vuoto.
- Dobe! Ehi, Dobe rispondimi! - quando non ricevette
risposta si avvicinò al compagno e gli schiaffeggiò lievemente la guancia.
- Naruto, ehi, idiota riprenditi! - con un
sussulto violento, il ragazzo tornò alla realtà e rivolse lo sguardo all’amico
moro.
- Sa-Sas’ke…- mormorò confuso. Uchiha sbuffò
lievemente e si ritrasse, spolverandosi la giacca da jonin.
- Andiamo…la missione è terminata…- borbottò stizzito
poi si voltò e con ultima occhiata attenta, si incamminò per tornare al
villaggio.
***
La mano ammantata di luminoso chakra verde sfiorò
delicatamente la pelle del ventre poi si ritrasse. Sakura sospirò e sorrise al
ragazzo davanti a lei, mentre questi si risistemava gli abiti.
- A posto Naruto…non hai riportato danni eccessivi,
sia tu che Sasuke-kun! - Il biondo si lasciò andare ad un ampio sorriso e si alzò
dal lettino su cui si era steso per la visita di controllo.
Scoccò una rapida occhiata a Sasuke che si stava
rivestendo in un angolo del piccolo ambulatorio, dopodiché si voltò verso la
compagna dai capelli rosa per ringraziarla.
- Grazie, Sakura-chan! - esclamò contento, illuminando
la stanza con uno dei suoi radiosi sorrisi. Sakura gli sorrise di rimando e gli
appoggiò una mano sulla spalla.
- Di nulla, ma cercate di stare più attenti quando
andate in missione solo vuoi due! Ah…a proposito, Kakashi-sensei mi ha avvisata
che fra una settimana circa, tutto il team 7 sarà impegnato in una missione,
quindi cercate di non farvi troppo male fino ad allora! - li ammonì con tono
scherzoso. Naruto annuì e Sasuke si limitò ad un breve cenno con il capo poi,
entrambi uscirono dall’ospedale.
- Andiamo a casa Dobe, sono stanco…- borbottò
l’Uchiha, incamminandosi verso villa Uchiha con il compagno di squadra giacché,
da quando era tornato, i due amici aveva stabilito di vivere insieme nel
vecchio quartiere Uchiha per scacciare da entrambi l’opprimente senso di
solitudine che gravava sui loro cuori e poiché si ritenevano praticamente
fratelli, avevano trovato quella soluzione pratica e piacevole, godendo
reciprocamente della compagnia dell‘altro. Naturalmente nessuno dei due
l’avrebbe mai ammesso a voce alta.
- Ne, bastardo, smettila di chiamarmi “Dobe”!!
- sbraitò il biondo, agitandogli un pugno davanti al viso serio. Ovviamente
Sasuke non lo prese minimamente in considerazione e si dileguò con uno sbuffo
di fumo. Naruto sbraitò agitandosi come un bambino, nonostante i suoi
vent’anni.
- Ehi! Aspettami Sas’ke-temee!! -
***
Sasuke guardò nuovamente di sottecchi il compagno
seduto dall’altro capo della tavola e scrutò la sua espressione pensierosa.
Corrucciò le labbra e aggrottò la fronte; il biondo
non era mai stato tanto silenzioso o assente come in quel momento e decisamente
tutto ciò era strano a dir poco. Rimase in silenzio ancora qualche istante poi
appoggiò lentamente le bacchette sul tavolo, incrociando le braccia pallide.
- Allora Naruto, posso sapere che hai? - domandò, in
tono irritato. L’altro sussultò, risvegliato dai suoi pensieri e si voltò a
guardarlo, con sguardo perso. Mise a fuoco la sua figura rigida, in attesa di
una risposta e bofonchiò sbrigativo.
- N-niente! Perché? - cadde il silenzio e i due si
scrutarono per qualche istante, infine, Sasuke, i cui livelli di irritazione
stavano salendo a velocità sostenuta, fulminò Naruto con lo sguardo.
- Mi prendi in giro, idiota? Ti conosco - mio
malgrado - praticamente da una vita e credi che mi beva la tua risposta così?
Mi credi davvero così stupido? - sibilò a denti stretti, fissandolo in tralice.
Alla risposta affermativa del biondo si trattenne a stento dal lanciargli
contro il proprio piatto, limitandosi ad emettere una sorta di basso e
minaccioso ringhio.
- Scherzo! Scherzo! Solo, non preoccuparti, sto bene,
davvero! Sono solamente rimasto un po’ turbato dalle parole di quel ninja
oggi…chissà che intendeva…- l’ultima parte della frase la mormorò solo, come se
stesse riflettendo tra sé e sé.
Uchiha arcuò un sopracciglio, scettico e ghignò
brevemente.
- Tu, turbato dalle parole di qualcun altro?! Smettila
Dobe con queste sciocchezze, non è certo da te farti influenzare così dalle
parole di qualcun altro e, inoltre, pensare troppo non fa per te, finiscila
prima che ti si fonda il cervello. Liberarmi del tuo cadavere dopo, sarebbe una
seccatura immensa…- sputò acido. Appoggiò il mento sul palmo aperto della mano
destra e accostò il gomito dello stesso braccio al basso tavolino su cui
avevano appena consumato il loro pasto.
Com’era prevedibile, Naruto, a quelle parole si
infuriò e sbatté un pugno sul tavolo, alzandosi in piedi di scatto, sbottando
incollerito e con voce vagamente stridula.
- Temee!! Tralasciando il fatto che ti ho detto mille
volte di non chiamarmi “dobe” e anche che te ne ho dette altrettante che non
devi insultare me e la mia intelligenza…Che diavolo significa che liberarti del
mio cadavere per te sarebbe solo una immensa seccatura, eh?! -
- Esattamente quello che ho detto, Dobe . - fu
allora che Naruto ringhiò e si allontanò a passo pesante dalla stanza,
farfugliando improperi a mezza voce, diretti al moro, tra i quali egli comprese
solo un confuso “ io vado a letto, Teme”.
Sasuke ghignò fra sé e sé: almeno quell’idiota aveva
smesso di crucciarsi inutilmente.
***
Fu un forte rumore di stoviglie che si schiantavano
fragorosamente al suolo, a svegliarlo dal sonno leggero ma piacevole in cui era
caduto.
Schiuse le palpebre di scatto, irritato.
Naruto, idiota.
Fu il primo pensiero
coerente che il suo cervello, ancora annebbiato dalla piacevole foschia
stordente del sonno, concepì.
Seccato
all’inverosimile già da sé quando si svegliava tranquillamente, bruscamente
riportato alla realtà da quel baccano insopportabile, Sasuke Uchiha non sentì
mai così forte come in quel preciso istante, l’istinto di ammazzare
dolorosamente il proprio compagno di squadra, nonché migliore amico e
“fratello”.
Prese un profondo
respiro e cercò di convincersi che non sarebbe valsa la pena di farsi
dichiarare nuovamente “mukenin di grado S” solo per quell’idiota e, ancora di
più, questa volta seriamente, sarebbe stata realmente una grossa seccatura
doversi occupare del suo fastidioso cadavere.
Si alzò e con la
faccia più truce e al contempo gelida che avesse mai fatto, si diresse verso il
luogo da cui provenivano quei suoni agghiaccianti; sembrava che il biondo
avesse intenzione di smantellargli la cucina.
Quando arrivò nella
suddetta stanza i suoi occhi si sgranarono per poi ridursi a due fessure.
- Naruto…- ringhiò a voce bassissima che,
paradossalmente, in mezzo a quell’immane confusione, venne udita perfettamente
dall’interessato, il quale gelò sul posto.
Sasuke guardò il
compagno, con la vista ancora appannata dal sonno, che, in piedi su uno
sgabello, reggeva fra le piccole mani una padella e un pacco di farina davanti
ad uno stipo con le ante aperte. Sulla testa una grossa pentola che gli
ricopriva quasi tutto il capo e attorno a lui, per terra e sparse un po’ per
tutta la cucina, le restanti pentole e gli utensili che solitamente erano
conservati nei vari armadietti.
Sentì la rabbia
fargli affluire il sangue al viso e arrossare la pelle candida. Digrignò i
denti e strinse i pugni.
- Mi puoi spiegare
che diavolo stai combinando?! - sibilò minaccioso. Il biondo gli lanciò uno
sguardo perso ma con una luce di ovvietà all’interno delle iridi chiare,
stranamente più grandi di quanto ricordasse.
- Cucino la
colazione, ma…- venne tempestivamente interrotto dal moro che sbatté un pugno
contro la parete poi indicò, con l’indice, la stanza.
- No - sbottò - tu
non stai cucinando, tu stai cercando di distruggermi la cucina,
usuratonkachi! -. Il biondo lo guardò ancora più disorientato, il faccino
infantile si corrucciò,poi fece per
replicare ma, ancora una volta, Uchiha lo interruppe.
- Non mi interessa.
Qualunque idiozia stia per uscire da quella tua stupida bocca, non mi
interessa. Pulisci e rimetti in ordine. Subito. E in silenzio. -
dopodiché si voltò e sparì nel corridoio, deciso a tornare in camera e
rimettersi a dormire.
Avanzò borbottando
improperi irripetibili di ogni sorta fino a che, come folgorato da qualcosa,
non si bloccò in mezzo al corridoi con lo sguardo fisso e una gamba ancora
solleva nell‘atto di avanzare il prossimo passo.
Si sfregò gli occhi
con il braccio poi si massaggiò le tempie, infine prese un profondo respiro.
Perché Naruto aveva
avuto bisogno di uno sgabello per arrivare ai pensili della cucina, quando
solitamente ci arrivava senza problemi?
Perché il suo viso,
la testa e persino le mani gli erano parsi assurdamente più piccoli del
normale, mentre gli occhi così grandi e luminosi - quasi ingenui come quelli di
un…bambino?!
Sgranò gli occhi e
scosse ripetutamente il capo in senso di diniego poi fece dietro front e
percorse il corridoi a ritroso a grosse falcate. Arrivato di nuovo in cucina
spalancò per l’ennesima volta la porta e fissò con le iridi scure spalancate
dallo shock e dall’orrore della presa di coscienza, la piccola figura che ora
era di fronte a lui e lo fissava di rimando.
Scrutò in silenzio
il bambino biondo dagli immensi occhi azzurri, fino a che questi, finalmente,
si decise a parlare, regalandogli un enorme sorriso.
- Né, nii-chan,
finalmente sei tornato! Prima non mi hai lasciato dire nulla! Ma è lo
stesso…piuttosto, chi sei? E cosa ci faccio io qui?! -
Le labbra di Sasuke
si piegarono in una smorfia quasi disgustata ed emise un composto verso
strozzato. Se non fosse stato un Uchiha, avrebbe spalancato la bocca ed avrebbe
emesso un urlo agghiacciante.
***
Dieci minuti più
tardi, Sasuke Uchiha sedeva compostamente, con aria seria, di fronte al piccolo
tavolino del soggiorno, mentre un Naruto in “versione mini”, lo scrutava
perplesso dall’altro capo del tavolo. Aprì la bocca, insicuro e pronunciò
stentoreo.
- Ehm…nii-chan…-
- Zitto. -
- Ma… -
- Ho detto silenzio.
E poi ti ho detto di non chiamarti “nii-chan”.- il piccolo Naruto richiuse la
bocca, imbronciato.
Non capiva che
stesse succedendo.
Si era svegliato in
una casa immensa che non era la sua ma, ad una prima occhiata, sembrava non
esserci nessuno a parte lui, perciò, quando il suo stomaco aveva brontolato, si
era avventurato nella cucina affamato, cercando di prepararsi qualcosa da solo,
come aveva sempre fatto. Poi, dal nulla, con uno sguardo mostruoso e un’aria
incredibilmente furiosa, quello strano ragazzo moro si era presentato davanti a
lui dandogli dell’idiota e intimandogli di rimettere in ordine. Insomma, non
era colpa sua se aveva fame e non arrivava ai mobili!
D’un tratto la voce
del moro lo fece sussultare.
-
Dunque…ricapitoliamo: tu sei Naruto - cosa che reputo assurda, dato che il
Naruto che conosco io ha vent’anni e alto quasi quanto me e a Konoha c‘è solo
un Naruto, almeno con i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma…beh,
sorvoliamo…- non sai chi sono io, come sei arrivato qui e cos’è successo nelle
ultime ventiquattro ore? - Naruto annuì solamente: quello strano ragazzo lo
spaventava.
Sasuke assottigliò
gli occhi e lo fissò sospettoso poi sbuffò. Non capiva. Insomma, che era
successo durante la notte che aveva potuto ridurre Naruto in quello stato?
Perché quello era Naruto, era indubbia la cosa: aveva gli occhi azzurri, i
capelli biondi e il suo solito sorriso ampio, quasi accecante.
Cercò di riflettere
cosa aveva potuto causare una cosa simile ma nulla gli sovvenne che avrebbe,
per assurdo, potuto restringere il suo chiassoso compagno di squadra, a
quel moccioso petulante, dalla voce più stridula efastidiosa e gli occhi più grandi ed
espressivi che avesse mai visto. Sforzò ulteriormente i numerosi neuroni del
suo cervello fino a che un particolare ricordo, un dettaglio, fulminò il suo
cervello e le parole del ninja che aveva ucciso nella missione precedente, gli
attraversarono il cervello come un fulmine a ciel sereno.
- Ci avete sconfitto, ma almeno avrò la mia piccola vendetta! -
Ecco cosa intendeva
quel maledetto shinobi! Beh, decisamente uno scherzo di cattivo gusto. Ad ogni
modo, non riusciva a comprendere cosa potesse essere stato a causare un simile
processo. Insomma, a quanto pareva doveva essere qualcosa che sortiva il suo
effetto dopo un determinato arco temporale ma, ciò che lo lasciava più
perplesso, era che lui sembrava non esserne stato colpito…che razza di tecnica
aveva usato, quel ninja da due soldi, allora?
Ancora una volta
spremette le meningi e finalmente il ricordo della battaglia gli fece tornare
in mente il momento in cui l’avversario aveva lanciato la carta bomba e Naruto,
che seppur non sembrava esserne stato colpito, aveva respirato quello strano
fumo colorato e dall’odore strano che invece lui non aveva inalato.
Si premette una mano
sul visto e finalmente comprese: doveva essere stato quello, magari conteneva
una strana sostanza o un veleno particolare che faceva regredire le cellule del
corpo fino a far tornare bambini.
L’unica soluzione
era farlo visitare da Sakura o Tsunade.
Sbuffò e si
concentrò su Naruto che lo guardava sospettoso, fino a che un piccolo borbottio
gli fece comprendere che il biondo aveva fame. Naruto arrossì e gli sorrise
nervosamente.
- Né, nii-chan…ho
fame! Hai del ramen?! - Sasuke ringhiò.
- Ti ho detto di non
chiamarmi nii-chan! -
- Va bene, nii-chan!
-
Ora sì, che avrebbe
voluto ammazzarlo.
Bene, molto bene. Qui si conclude
il primo capitolo di questa mia nuova storia. Si tratta di un lavoro
all’apparenza leggero, una lettura poco impegnativa e senza troppe pretese. In
realtà, essa racchiude delle tematiche importati che verranno a galla nel corso
della storia, più o meno velatamente. Non sottovalutate quindi i discorsi e le
vicende che si susseguiranno, poiché si riveleranno essere tutti fondamentali
per lo sviluppo della storia e per il peso dei vari messaggi di fondo. Anche le
cose all’apparenza più banali avranno la loro importanza.Ed anche se il tutto verrà presentato in
maniera più o meno comica, non mancheranno i momenti di serietà e riflessione. Seppur
il tutto si snoderà in pochi capitoli (già scritti e che aggiungerò ogni tot di
giorni, devo ancora decidere quanti).Come avrete notato, non mi sono soffermata più di tanto sulle modalità e
i motivi del ritorno di Sasuke a Konoha. Il motivo è uno solo, semplicemente
non mi interessava. O meglio, non era quello ciò su cui si voleva concentrare
la mia attenzione e su cui volevo far cadere la vostra. Quello del ritorno di
Sasuke è un tema che non mi serviva e non mi interessava affrontare in
quest’occasione. Semplicemente volevo far puntare la vostra attenzione su
altro.
Uno dei temi fondamentali di questa
mia storia, e forse il più evidente, sarà l’amicizia e la “fratellanza”che lega Naruto e Sasuke. Attenzione, solo
questo. Non sarà presente nel corso della storia alcun accenno vagamente yaoi o
shonen ai, seppur a tratti il rapporto fra i due potrà sembrarvi ambiguo, non
vedeteci qualcosa che non c’è.
Mi dispiace deludere le fan dello
yaoi ma se vorrete seguire lo stesso la mia storia ne sarà ben lieta. Infondo,
potrebbe essere comunque una piacevole lettura (lo spero almeno! XD).
Bene, credo di aver concluso. Un
saluto e un grande ringraziamento a chi leggerà e, soprattutto, recensirà. Bacioni,
Izayoi007
Sakura guardò
distrattamente un grosso pesce guizzare sulla superficie dell’acqua poi, stufa,
si concentrò sul suo maestro che come al solito, leggeva uno degli stupidi
libricini di Jiraya-sama. Si chiedeva ancora come
Naruto avesse fatto ad andare in giro con lui per anni senza essere stato
influenzato in alcun modo dalla vena pervertita del ninja leggendario.
Sospirò e si rivolse
al jonin.
- Kakashi-sensei, lei non sa perché Naruto, e soprattutto
Sasuke, sono così in ritardo? - già, straordinariamente, il sensei
era arrivato addirittura prima di loro all’addestramento, il ché era insolito
quanto il fatto che Sasuke era in ritardo di ben un’ora.
- No, effettivamente
è raro che quei due siano in ritardo, specialmente Sasuke, di solito è sempre
il primo…- appena concluse quella frase, la figura
del moro comparve all’orizzonte e si avvicinò progressivamente, con aria
esasperata.
- Ehi, Sasuke, ohayo! Come mai così in ritardo? E dov’è Naruto? - appena
Sakura concluse la domanda, una testolina bionda spuntò timidamente da dietro
le gambe del moro e la fissò con immensi occhi azzurro-cielo. Ciò diede
risposta ad entrambe le sue domande.
- Ohayo, nee-chan! Chi sei? Io sono
Naruto, piacere! -
Sia lei che Kakashi
fecero scorrere lo sguardo dal bambino a Sasuke, shockati.
- Che…- fece per chiedere Sakura, prima che il moro la
bloccasse con un movimento secco della mano.
- Questo me lo
dovrai dire tu Sakura, stamani mi sono svegliato e l’ho trovato così…- senza dilungarsi più di tanto, come era solito,
Sasuke spiegò la situazione hai due e illustrò le sue riflessioni riguardanti
le cause e le conseguenze.
- Capisco…- sospirò infine, la rosa - Ma non riesco a
comprendere come mai ieri non sia riuscita a trovare nulla di anomalo…probabilmente è successo a causa del fatto che gli
effetti di quel fumo sono sconosciuti, sarà stato creato apposta perché non sia
percepibile con una semplice visita medica…- mormorò,
posando lo sguardo su Naruto che ancora la guardava curioso. Si abbassò al suo
livello e gli sorrise.
- Dimmi Naruto,
quanti anni hai? - domandò addolcendo il tono della voce. Il bimbo la fissò,
poi portò gli occhi sulla sua piccola mano abbronzata e dopo qualche secondo di
riflessione con il viso atteggiato in una smorfia che la kunoichi reputò
tenerissima, abbassò il pollice e le sventolò la mano davanti al suo viso.
- Quattro - mormorò
orgoglioso, gonfiando il petto. Lei si lasciò sfuggire una risata leggera,
seguita subito dopo da Kakashi dietro di lei.
Naruto spostò la sua
attenzione allo strano signore con la maschera dietro la “sorellona” e inarcò un sopracciglio in
un’espressione riflessiva.
- Oji-chan, perché porti
quella maschera? - domandò ingenuamente, guadagnandosi uno sguardo sorpreso da
parte dell’uomo e una leggera smorfia divertita da parte di Sakura e
-incredibilmente - anche di Sasuke.
- Oji-chan?! - mormorò
scettico, il jonin.
Non ottenendo risposta, il bambino, indispettito, si voltò
verso Sasuke e gli strattonò lievemente i pantaloni, guardandolo dal basso
verso l’alto.
- Né, Sasuke-nii-chan,
perché oji-chan porta quella strana maschera?! -
insisté, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del moro che ormai si era
stancato di ripetergli di non chiamarlo in quel modo. Fece spallucce e incrociò
le braccia, dopo tutto nemmeno lui ne sapeva il motivo. Il biondo,
insoddisfatto, continuò imperterrito.
- Perché è brutto? - Sakura non riuscì a trattenere le
risate e il moro strinse le labbra nel tentativo di fare altrettanto,
coprendosi la bocca con una mano.
Kakashi semplicemente sospirò afflitto.
***
- Regressione fisica e mentale - decretò Tsunade, una
volta conclusa l’accurata visita medica - il suo corpo e il suo cervello sono
tornati a quando aveva quattro anni, per questo non riconosce nessuno di noi.
Farò un prelievo di sangue per trovare l’antidoto, nel frattempo, Sasuke, tu ti
occuperai di lui. - le labbra di Sasuke assunsero una piega irritata e il
ragazzo fisso prima la bionda Hokage sulla cui fronte pulsava pericolosamente
una vena, anche se apparentemente sembrava tranquilla, poi spostò lo sguardo
sul piccolo Naruto, seduto sul lettino dello studio medico con un grosso
bernoccolo in cima al capo, l’aria imbronciata e un po’ meno voglia di fare
domande imbarazzanti.
Decise che non era il caso di farla infuriare
ulteriormente, quindi tacque, annuendo furbamente. Quella donna sapeva essere
davvero terribile.
Inaspettatamente fu il piccolo ad aprire bocca.
Evidentemente la lezione non gli era bastata.
- Me la caverò da solo, non ho bisogno di un
antipatico come lui! - sbottò con voce stridula. Tsunade gli scoccò
un’occhiataccia e dissentì.
- No, ho detto che sarà lui ad occuparsi di te. È
l’unico che può: Sakura e Kakashi sono troppo impegnati e io non mi prendo
nemmeno in considerazione…già è dura fare l’Hokage…figuriamoci se mi posso occupare di un moccioso! Ed,
inoltre, anche se non te lo ricordi, è il tuo migliore amico. Non puoi certo
stare da solo! - Naruto non cambiò espressione, anzi, sembrò ancora più
arrabbiato.
- Non voglio! Ho sempre fatto da solo! Non ho bisogno
di nessuno! E poi lui mi odia! Mi odia come tutti qui! Nessuno mi ha mai voluto
bene! Perché devo ascoltarti?! Lasciami stare! - cominciò a dimenarsi e saltò
giù dal lettino, tentando di scappare verso l’uscita ma venne prontamente
bloccato da Kakashi.
Un pesante silenzio cadde a quella reazione. Tutti
loro lì, chi meno e chi più vagamente, sapevano che cosa intendesse il biondo.
Tsunade fu la prima a riprendere un po’ di lena.
- Sasuke non ti odia
e questa è la mia decisione, per cui, adattatici. - e con questo, anche se a
malincuore, chiuse la conversazione.
***
- Sasuke nii-chan…? - il moro grugnì in risposta, senza nemmeno
guardarlo. Naruto prese quel verso per un assenso.
- Ho fame…- Sasuke alzò gli occhi al cielo, esasperato.
- Diavolo Naruto,
hai mangiato meno di tre ore fa! Che cavolo sei una sorta di mocc…- si bloccò, ricordandosi solo in quel momento che sì,
quello era a tutti gli effetti un bambino e necessitava di più cure di un
adulto qualsiasi. Sospirò e attraversando il giardino, si avvicinò al biondino
che lo guardava allenarsi dalla veranda di villa Uchiha.
Con movimenti
meccanici afferrò l’asciugamano e si asciugò il sudore, dopodiché rivolse la
sua attenzione al mini-compagno in attesa.
- Faccio una doccia
poi mangiamo. - lo informò freddo, cominciando ad allontanarsi verso il bagno.
Una volta giuntovi
si spogliò e si infilò nella vasca, deciso a rimanerci diverso tempo, solo con
i suoi pensieri.
Quando finalmente ne
uscì, completamente rilassato, vestito e pulito, si diresse verso la cucina,
dove sapeva avrebbe trovato Naruto. Quando vi giunse, restò leggermente senza
fiato alla vista che gli si parava davanti: la tavola era perfettamente
imbandita e apparecchiata di ogni ben di Dio e il tutto aveva un aspetto
piuttosto invitante e anche l’odore che si espandeva per la cucina era
piacevolmente squisito. Guardò Naruto seduto compostamente a tavola che
sembrava lo stesse aspettando e inarcò un sopracciglio, dubbioso.
- Sei stato tu? - il
biondo assentì.
- Ve l’ho detto,
vivevo da solo, me la so cavare! - bofonchiò con la sua vocina infantile.
Il moro tacque e si
mosse per sedersi a tavola. Afferrò le bacchette e silenziosamente cominciò a
mangiare. Poco dopo si accorse di avere lo sguardo carico di aspettativa, di
Naruto puntato addosso. Arrossì lievemente e mormorò con tono che voleva essere
disinteressato.
- Mhm…non male per un moccioso. -
Naruto, che orami
aveva compreso quanto il più grande non fosse avvezzo a elargire complimenti,
semplicemente sorrise.
***
Nel pomeriggio,
ancora non aveva compreso come, Sasuke si ritrovò nel parco centrale di Konoha,
seduto su una panchina, circondato dai suoi coetanei, dopo aver assecondato il
piccolo Naruto che voleva uscire.
A quanto pareva, la
notizia che il biondo era tornato bambino aveva fatto il giro del villaggio e
ora, tutti i loro amici erano lì, chi per controllare e farsi due risate, chi
per guardare il giovane ed algido Uchiha alle prese con un Naruto di quattro
anni e chi per giocare con il piccolo shinobi biondo, intenerito dai suoi
immensi occhi chiari e la spontanea genuinità.
- Vorresti dirmi che
l’hai davvero trovato così? - il moro sbuffò infastidito.
- Sì, Kiba, per la
duecentesima volta, sì. Stamattina mi sono alzato e l’ho trovato così. - e Kiba
scoppiò in una fragorosa risata per la duecentesima volta.
Shikamaru, al suo
fianco, fissava scettico le ragazze starnazzare eccitate e intenerite poco più
in là mentre osservavano il bambino giocare nella sabbia con gli altri.
- Bah, che immensa seccatura…non ti invidio per nulla Uchiha - mugugnò piano,
intervallando le due frase ad un enorme sbadiglio.
- Già, soprattutto
ora che le ragazze, con la scusa di aiutarti con “il piccolo”, ti ronzeranno
più attorno…- gli fece notare - come se non lo sapesse
già, dannazione - diabolicamente Kiba, sogghignando maligno.
- Non mi sembra il
caso di infierire Kiba, Uchiha avrà già di per sé i suoi problemi. - gli fece
notare piatto Neji, Shino, accanto a lui, annuì appoggiandolo silenziosamente.
A quel punto, come se la situazione non fosse già di per sé abbastanza assurda,
Rock Lee, con il pugno alzato e negli occhi una sinistra luce determinata,
esclamò entusiasta.
- Avanti ragazzi,
non mi sembra il caso di farsi abbattere così! Prendila solo come una nuova sfida
che la vita ti offre, Sasuke-kun, da affrontare nel prezioso nome della
giovinezza! -fu prontamente ignorato da
tutti, tranne che da Choji che, troppo buono di cuore, non riuscì a non
regalargli un sorriso d‘incoraggiamento.
Prima che qualcun
altro potesse aggiungere qualcosa, la voce allarmata di una delle ragazze
giunse loro, attirandola loro attenzione sulla scena che si svolgeva poco più
in là.
Sasuke assottigliò
pericolosamente lo sguardo, osservando innervosito la scena che gli si
presentava davanti: una signora, piuttosto anziana, dopo aver allontanato suo
-presumibilmente - nipote da Naruto, mentre i due giocavano insieme, aveva
tirato un calcio al biondo, facendolo ruzzolare poco più in là.
Si alzò,
raggiungendo le ragazze.
- Che succede, Sakura?
- domandò truce, con gli occhi ancora fissi sulla scena.
La rosa sobbalzò,
accorgendosi solo in quel momento della presenza del compagno.
Insicura, prese a
balbettare confusamente.
- I-io non so…quei due stavano
giocando tranquillamente poi quella donna è arrivata e dopo averli separati ha
gridato contro Naruto, dandogli del “mostro” e gli ha ordinato di non
avvicinarsi più a suo nipote…- senza attendere oltre,
Sasuke si allontanò, dirigendosi verso il biondino, mentre questi si stava
alzando dolosamente. Si piegò e senza dire nullalo prese in braccio, premurandosi di lanciare
un’occhiata gelida, con tanto di sharingan alla vecchia poi si allontanò,
sparendo alla vista dei presenti.
Sakura decise che
sarebbe stato meglio che quella volta lei fosse andata con loro e si allontanò
a passo veloce.
***
Una volta arrivata a
villa Uchiha, senza dire nulla, Sasuke la fece accomodare in soggiorno.
- Dov’è Naruto? Come
sta? -
- Non lo so. Si è
chiuso in camera sua e non vuole uscirne. - la ragazza si acciglio, poi esalò
un sospiro, affranta.
- Portami da lui.
Almeno vedrò se si è fatto male…- il moro si alzò e,
silenziosamente come al solito, la condusse davanti alla porta della stanza del
più piccolo.
Una volta
arrivativi, Sakura si fece strada nella camera e si accostò ad un grosso
groviglio di coperte in un angolo.
- Naruto, sono io, Sakura…vieni fuori di lì per favore, voglio solo vedere
come stai…- mormorò dolcemente, scotendolo appena. Il
biondo all’interno di quell’ammasso di coperte si mosse lievemente ma non diede
segno di volersi far vedere.
Sakura si voltò a
guardare Sasuke appena dietro di lei che si limitò ad un’alzata di spalle,
allora, cercando di non perdere la pazienza, fece un altro tentativo.
- Naruto…- fu interrotta proprio dalla vocina infantile di
quest’ultimo che le giunse ovattata da sotto la coperta.
- Sto bene! Non è
niente, ci sono abituato, è tutto a posto! Sono forte io! - Sakura sentì
qualcosa dentro di lei spezzarsi a quelle parole e per un attimo si ritrovò
indecisa sul da farsi.
Come poteva un
bambino di soli quattro anni essere abituato a una cosa del genere?
- Naruto, per
piacere, so bene che sei forte, ma che ne dici di farti vedere cosicché io sia
più tranquilla dopo? - ci fu qualche istante di silenzio poi, inaspettatamente,
il visino corrucciato del bambino spuntò da sotto quell’ammasso confuso e
Sakura sorrise.
- Va bene, ma solo
perché è Sakura nee-chan a chiedermelo! - biascicò
inorgoglito, scoprendosi del tutto.
Sakura gli sorrise
nuovamente poi, delicatamente, gli sollevò la maglietta. Una smorfia ed un
verso strozzato sfuggirono al suo controllo, quando vide il livido violaceo
svettare sulla pelle bronzea del fianco del bambino. Sentì distintamente Sasuke
dietro di lei muoversi nervosamente sul posto.
Senza attendere
ulteriormente, passò la mano ricoperta di brillante chakra verde sul punto leso
e il livido scomparì lentamente poi, dopo aver
controllato accuratamente il resto del suo corpo, fece lo stesso sui palmi
delle mani e sulle ginocchia, graffiati dalla caduta.
Quand’ebbe finito,
Naruto la ringraziò timidamente e lei gli posò un leggero bacio sulla fronte.
- Sasuke-kun, forse
non è il caso che tu lo porti fuori ancora, almeno fino a che è ancora in
questo stato…- suggerì preoccupata la ragazza, mentre
si stava congedando dal moro, sull’uscita di casa.
- Lo so. - borbottò
solo, lui, in risposta. La kunoichi allora, lo salutò e sparì nel buio della
notte, lasciandolo solo.
Sasuke fece per
tornare indietro ma si fermò, folgorato da un pensiero.
Con tutto quel
trambusto aveva dimenticato di fare la spesa.
Imprecò mezza voce e
si rivolse nuovamente verso l’uscio.
- Naruto, sto
uscendo. Aspettami qui e non combinare disastri! - gridò. Un urlo d’assenso gli
arrivò in risposta. Annuì tra sé e sé e uscì velocemente, ma non appena
attraversò la soglia, la famigliare figura di Iruka-sensei
gli comparve davanti. Lo scrutò in attesa che parlasse e questi gli sorrise
prima di avvicinarsi.
- Oh, Sasuke-kun,
stavo giusto venendo da te…volevo parlarti a
proposito di Naruto! - spiegò con tono leggero, ma il moro shinobi comprese che
il discorso che voleva affrontare con lui era tutto fuorché frivolo.
In quel momento
pensò che non si era mai sentito tanto preso in considerazione dai ninja della
Foglia, se non quando centrava Naruto. Persino quando il biondo gli correva
dietro nel tentativo di riportarlo a casa con sé, non si era sentito così
ricercato come durante quella giornata…
***
- Allora, di cosa
voleva parlarmi? - Iruka sorseggiò lentamente il suo the e gettò un’occhiata
distratta al locale in cui si erano fermati per parlare tranquillamente, poi
concentrò la sua attenzione sul suo ex-allievo e si preparò a parlare.
- Come ti ho già
accennato, volevo parlarti a proposito di Naruto, vedi ci sono cose di lui che tu
non sai e potreb…- il moro lo interruppe, irritato
dal fatto che il suo vecchio insegnate credesse che non sapeva nulla del suo
migliore amico.
- So benissimo di Kyuubi, non c’è alcun bisogno che sia lei a dirmelo. -
l’uomo davanti a lui si irrigidì impercettibilmente e lo guardò serio, sospirò
e puntò lo sguardo di lato, evitando i suoi occhi d‘onice. Quello era un
argomento spinoso.
- Oh, ma io non mi
riferivo a quello…o almeno, non del tutto…- Sasuke sollevò un sopracciglio, perplesso; a che si
riferiva allora? - …io parlo della sua infanzia: di
come è stato trattato dagli adulti della vecchia generazione e di come questi
incitavano i figli ad evitarlo e disprezzarlo…- il
ragazzo cominciò a comprendere a cosa alludesse il più grande e si fece più
attento.
- Naruto è sempre
stato solo, Sasuke-kun. - quella frase, sebbene il giovane Uchiha fosse già a
conoscenza di tale informazione, gli arrivò dritta come un pugno nello stomaco
- Non voglio rivangare eventi dolorosi né tanto meno rinfacciarti o farti pesare
il passato ma, Sasuke-kun, seppur per un breve periodo, tu hai conosciuto
l’amore e il calore di una famiglia. Naruto no, non ha mai conosciuto i suoi
genitori e tutt’ora non sa chi fossero…- il moro
comprese, dal tono e dalle parole del vecchio maestro, che lui fosse a
conoscenza invece, di chi fossero.
- Lei sa chi sono i
genitori di Naruto. Me lo dica. - non era una domanda e non accettava un
rifiuto, ma Iruka, suo malgrado, si ritrovò a negare con il capo.
- Mi dispiace, non
mi è permesso rivelartelo…- Sasuke digrignò i denti -
…e comunque, non è questo il punto della questione. -
Il più giovane
tacque, in attesa che l’altro proseguisse.
- La vera questione
è che oggi sono venuto a sapere dalla Godaime quello
che è accaduto e Ino e Choji mi hanno riferito dello spiacevole episodio di
questo pomeriggio. - nuovamente fu interrotto dall’altro che non si risparmiò
un tono volutamente acido.
- Per ciò che è
accaduto oggi pomeriggio, il problema non c’è, maestro, è già stato
risolto. - sibilò a voce bassa.
- Il problema non è
affatto risolto, Sasuke. - la voce del più grande si fece dura ed egli
intrecciò le mani, sopra il tavolo, puntando gli occhi scuri su quelli del suo
interlocutore, infine riprese - L’infanzia di Naruto è stata segnata da episodi
del genere, tutti i giorni , e credimi, è stata dura per lui. Il terzo
Hokage mi ha affidato Naruto quando aveva dieci anni: a quel tempo potei vedere
con i miei occhi, inorriditi, come quel povero bambino veniva maltrattato senza
saperne il motivo. Non solo Naruto aveva perso entrambi i genitori ma portava
dentro di sé un mostro senza neppure saperlo. - Sasuke sussultò e sbatté le
palpebre confuso. Il Dobe non sapeva nulla?!
- Sì, veniva
denigrato, maltrattato, allontanato e picchiato e non ne sapeva o comprendeva
il motivo, perché nessuno poteva rivelarglielo. Fu quando aveva dodici anni che
Mizuki-sensei, nel tentativo di ingannarlo, gli fece
rubare i rotoli proibiti per suo conto, convincendolo che così sarebbe
finalmente potuto diventare un ninja ed essere rispettato da tutti. Gli rivelò
tutto: gli parlò di Kyuubi al suo interno e gli
confessò anche la parte che riguardava l’ordine del Terzo di non parlare mai
davanti a lui di quella storia. Immaginati come deve essersi sentito…- il moro non faticò a fare come gli era stato
suggerito, strinse i pugni e chinò il capo.
- Va bene, ma non
capisco come questo possa servire ora. Insomma, cosa cambia, ora che me l’ha
detto? - Iruka sorrise gentilmente e il suo sguardo mutò, divenne malinconico.
- Sei un ragazzo
intelligente Sasuke-kun. Un vero e proprio genio . Sono sicuro che
dentro di te hai già compreso il motivo per cui ho voluto parlartene ora…- il
più giovane si ritrovò ad annuire, concorde - …questa
situazione può rivelarsi più positiva di quanto si creda, Naruto ha ricevuto
una seconda possibilità e anche se non so per quanto ancora, voi avete
l’opportunità di aiutarlo perché episodi spiacevoli come quello di oggi, in
futuro non avvengano più, perché Naruto possa ricordare un’infanzia felice e
cancellare i brutti ricordi di quella vissuta ingiustamente…Insomma,
voi siete - tu, Sakura, Kakashi-san e tutti gli
altri, i suoi amici più cari. Questa è l’occasione per aiutarlo a “riscrivere
la sua infanzia“. - .
Ci furono attimi di
silenzio di riflessione, infine Sasuke si alzò ed afferrò la borsa della spesa
ai suoi piedi.
- Ho capito.
Arrivederci. - e si allontanò tranquillamente.
Iruka si rilassò e
si lasciò andare ad un sorriso.
- Buona fortuna, questa
volta, Naruto…-.
***
Aprì lentamente la
porta di casa, le parole del vecchio maestro ancora gli ronzavano nel cervello,
facendolo riflettere.
Giunse in cucina e
cominciò a sistemare la spesa ma, ad un tratto, voci ovattate giunsero al suo
orecchio e si bloccò, concentrandosi. Una delle due era sicuramente quella di
Naruto.
- Sei sicuro? Beh, a
me piace! - ci fu una risposta di cui avvertì solo un leggere brusio, senza
comprendere le parole e poi il biondo riprese entusiasta.
- Già, sai…mi sei simpatico! - stranamente incuriosito, Sasuke decise
di andare a controllare di persona con chi stesse parlando il suo compagno e,
dopo aver appurato che le voci venivano dalla veranda che dava sul giardino
posteriore della villa, vi si diresse.
Quando giunse nel
luogo prefissato, poté finalmente constatare che la persona con cui stava
discutendo Naruto non era altri che Kakashi.
- Oh, Sasuke
nii-chan, guarda che bello! - esclamò il bambino, sorridendogli, quando si
accorse della sua presenza. Gli indicò un cane di piccola taglia che Sasuke
riconobbe come uno dei cani ninja del loro maestro, Pakkun,
se non ricordava male, poi tornò a ridare attenzione alla bestiola che gli
stava giocosamente leccando la faccia.
Il moro fece un
lieve cenno di saluto a Kakashi poi si avvicinò al biondo.
- Naruto…- lo richiamò, ma qualsiasi cosa avrebbe voluto dire
dopo, fu bloccata dal più
piccolo che si alzò
e si lanciò contro di lui, abbracciandogli una gamba.
- Ben tornato,
nii-chan! Ho fatto il bravo, hai visto?! Non ho combinato disastri, proprio
come mi hai detto! - spiazzato, Uchiha non poté fare altro che accennare a un
breve segno di assenso con il capo. Naruto sorrise ampliamente e gli strofinò
la guancia sulla stoffa dei pantaloni. Sasuke sentì il maestro al suo fianco
ridere sommessamente e si voltò a guardarlo.
- Perché è qui? -
domandò gelido. L’altro lo guardò e portò entrambe le mani nelle tasche.
- Oh, nulla, volevo
solo vedere come ve la cavavate voi due! - esclamò in tono casuale. Il moro si
irritò.
- Bene, come può
vedere, qui è tutto a posto. Ora può andare, arrivederci! - disse sbrigativo.
Il maestro incrociò le braccia al petto e lo scrutò divertito.
- Oh, Sasuke, non
vorrai mandarmi via adesso…il piccolo Naruto si
diverte così tanto con Pakkun! Non credi che dopo
oggi abbia bisogno di un po’ di svago? -
Maledetto Kakashi!
Gettò un’occhiata a
Naruto che si divertiva spensierato con il cane e sbuffò spazientito.
Le parole di Iruka
gravavano troppo sulla sua maledetta coscienza.
- Solo pochi minuti.
- concesse, dandogli le spalle. Si sedette e concentrò la sua attenzione sul
bambino biondo.
Kakashi, invece,
sorrise e si avvicinò lentamente a Naruto.
- Allora Naruto,
com’è vivere con Sasuke? - domandò, con tono colloquiale. Il più piccolo smise
di prestare attenzione al cane per un attimo, il quale emise un basso lamento,
e si concentrò sulla domanda, corrucciandosi.
- Mhm…non saprei, oji-chan, direi…abbastanza bello! Cioè…Sasuke
nii-chan è antipatico ma non mi caccia via e non mi picchia…-
borbottò spontaneamente e l’altro non poté fare a meno di esserne felice.
Sasuke sapeva essere migliore di quanto si potesse credere e di quanto credeva
lui stesso.
Kakashi posò la mano
sul capo di Naruto e abbassò il viso al suo livello.
- Sasuke brontola
molto ma tu non preoccuparti…- scherzò e l’altro
annuì
vigorosamente.
- Oji-chan…? - lo chiamò ad un certo punto, il biondo - tu
sei un ninja? - il jonin sussultò, poi si ritrovò ad annuire dubbioso ma
l’altro proseguì, comunque soddisfatto - sai, anche io voglio diventare un
ninja! Un ninja fortissimo! E un giorno diventerò Hokage così tutti vedranno
quanto sono forte e mi rispetteranno! - Kakashi si ritrovò a sorridere, memore
della prima volta che aveva sentito un discorso del genere, proprio dal biondo
in questione. Non pensava però, che già a quella giovane età avesse elaborato
certe idee.
- Ah, sì…? - fece, e Naruto scosse energicamente il capo in senso
affermativo. I suoi occhi si illuminarono.
- Sì, e…quando sarò grande, mi insegnerai qualcosa oji-chan? Sarai il mio maestro? Mi piacerebbe moltissimo!
Sei simpatico! - l’altro non poté trattenere una leggera risata: se solo Naruto
avesse saputo…e nello stesso momento una piacevole
sensazione gli scaldò il cuore. Era contento di piacere al bambino, ed era
contento di aver avuto la possibilità di conoscerlo a quell’età, in modo da
capire qualcosa di più di lui e poter ascoltare i suoi pensieri spontanei,
perché Naruto era sì, sincero e spontaneo, ma con l’andare degli anni, la
crescita e la maturità l’avevano portato, come per tutti, a sviluppare un certa
velata “ipocrisia di convenienza“. Un’ipocrisia diversa da quella degli altri,
certo, ma pur sempre una sorta di “falsità”.
Tutti infatti,
volenti o nolenti, con lo sviluppo erano portati ad essere un po’ meno sinceri
e più “prudenti” nel loro modo di vivere e relazionarsi con gli altri, più per
una sorta di quieto vivere che per altro, ma sempre quel filtro c’era, a fare
da silente sfondo delle relazioni sociali.
E Naruto non faceva
eccezione. Certo, era abituato a dire le cose come stavano, senza tanti giri di
parole, molto più che altri. Così come Sasuke.
Forse la loro
infanzia così traumatica li aveva segnati non solo negativamente ma gli aveva
insegnato a vedere le cose così per come stavano ed a attuare una sorta di
difesa con il mondo che prevedeva la vecchia strategia dell’”attacco come
miglior difesa” e, seppur in due modi diversi, entrambi avevano appreso quanto
la vita andasse presa di petto, senza preamboli e senza tanti complimenti.
Ma così come gli
altri, e forse anche di più, avevano sviluppato una sorta di sensibilità
particolare, legata ad un personale modo di vivere che li costringeva a non far
scorgere mai a nessuno i proprio punti deboli poiché, essendo cresciuti da soli
avevano sviluppato, troppo presto e troppo radicalmente, la convinzione di
doversela cavare a tutti i costi da sé e che più che orgoglio, come lo
identificavano tutti, si potrebbe definire “istinto di sopravvivenza”. Certo,
anche l’orgoglio, per tutti e due, era importante, ma il confine tra le due
cose era piuttosto labile.
Ad ogni modo, quella
particolare sensibilità, la quale si era sviluppata non prima dell’incontro con
quelli che ad oggi ritenevano le persone a loro più care e per le quali, una
volta completamente affezionaticisi avrebbero dato tutto loro stessi, li aveva
portati a preoccuparsi non solo di questi ultimi, ma anche al fatto che questi
non si preoccupassero per loro stessi.
Ed era questo il
sottile velo di ipocrisia che ricopriva i loro gesti e le loro parole: quella
che li portava a negare il bisogno e l’aiuto di qualcun altro e di evitare di
pesare sulle spalle altrui anche solo semplicemente con una qualsiasi sorta di
problema, anche il più insignificante.
Questo
tendenzialmente li aveva portati a portarsi tutto dentro, anche ciò che
riguardava gli altri e che loro si erano volontariamente caricati sulle proprie
spalle, in aggiunta al proprio.
E questo non
riguardava solo Naruto, anche Sasuke inconsciamente ne era coinvolto, seppur
nel suo caso si manifestasse poco e in rarissime occasione.
Per questo i due,
nonostante fossero apparentemente così diversi, erano sostanzialmente uguali e
si ritrovavano. Andavano d’accordo a modo loro; litigavano ed erano spesso in
disaccordo, ma inconsciamente sapevano ed avevano la certezza che entrambi ci
sarebbero sempre stati l’uno per l’altro: come due fratelli. E non erano
necessari legami di sangue fra quei due perché lo fossero, a livello ancestrale
lo erano, e il loro legame era più forte che quello genetico.
- Bene, tempo
scaduto: arrivederci! - Kakashi si ridestò dalle sue riflessioni al suono del
tono rigido di Sasuke, ora accanto a lui, e si voltò a guardarlo.
- Ho capito, vado! -
si voltò a salutare il piccolo Naruto e dopo aver sciolto la tecnica che aveva
evocato Pakkun, se ne andò, scomparendo in uno sbuffo
di fumo.
Il moro rimase a
fissare il punto in cui fino ad un attimo prima c’era il loro maestro,
riflessivo, fino a che la vocina infantile del biondo non lo richiamò.
- Sasuke nii-chan, ho fame! -
lui non rispose, semplicemente gli lanciò un’occhiata e si mosse per tornare in
casa, seguito subito dal più piccolo, ormai abituato a interpretare tali gesti.Dopo che
consumarono - più o meno silenziosamente -il loro pasto, Sasuke optò per un bagno caldo ristoratore. Quindi, preso
il necessario per mettere in pratica le sue intenzioni, il giovane si diresse
verso l’apposita stanza adibita a bagno e vi entrò senza tante cerimonie, spogliandosi in fretta dei suoi abiti
giornalieri e immergendosi, con un leggero sospiro di sollievo, all’interno
della vasca stracolma di acqua calda.Non passarono
però che alcuni minuti, quando, seguito da un leggero bussare, una piccola
testa bionda fece timidamente capolino dall’entrata dell’anticamera del bagno.
– Cosa c’è? – chiese, con voce
annoiata, il moro. Naruto sussultò ma si fece lievemente avanti, le guance
brunite spruzzate di un tenue e tenero rossore.
– Nii-chan, posso fare il bagno
con te? – l’altro lo squadrò con un sopracciglio impercettibilmente arcuato,
come se stesse soppesando la proposta dell’altro, poi si voltò
imperturbabilmente dall’altro lato.
– No – esalò schietto. Fu in quel
momento, mentre gongolava fra sé poiché il biondo, da bambino almeno, sembrava
essere molto più timido ed impacciato, per nulla pronto e predisposto a
rispondere a tono alle sue provocazione o, come in quel caso, imposizioni, che
percepì un leggerissimo sibilo, dal tono irriverente, provenire dalla figura
imbronciata del biondo. Un appena sussurrato “teme” raggiunse le sue sensibili orecchie di Uchiha. Furibondo, si
voltò di scatto e lo sharingan brillò pericolosamente nelle sue iridi divenute
scarlatte. Notò il sussulto spaventato del più piccolo.
– Come hai detto...Dobe d’un moccioso?- lo richiamò, sputando quella frase come
veleno. Ma Naruto, seppur inizialmente scosso da quell’improvviso cambiamento
negli occhi e nel comportamento dell’altro, forte nella sua spavalda
incoscienza di bambino, non si lasciò piegare e replicò bellicoso.
– Teme! Ti ho chiamato Teme! Cosa c’è, ora sei pure sordo, oltre che bastardo?! – sbottò, guardandolo iroso,
gli occhi ridotti a due fessure e i pugni stretti in fondo alla braccia, tese
lungo i fianchi. Sasuke, la pazienza ormai persa tra le bolle di sapone e
l’acqua della vasca, scattò in piedi, precipitandosi rigido e furibondo, fuori
da essa.
Fiutato l’imminente pericolo, il
biondo spalancò gli enormi occhi da bambino e si affrettò a voltarsi e a
scappare fuori di lì, il più lontano possibile dall’altro, almeno fino a che
non avesse sbollito la rabbia e si fosse calmato del tutto. Non fece però in
tempo ad allontanarsi, se non di qualche misero passo, che si sentì afferrare
per la collottola e sollevare di peso, quasi fosse un pulcioso cucciolo di
cane. Fu proprio in virtù di questo paragone che si dimenò scoordinato, proprio
come un bastardo randagio, fra le braccia del moro.
Uchiha non demorse e, dopo
averlo spogliato frettolosamente dei suoi preziosi abiti – i propri di
quand’era bambino - , lo gettò con malagrazia nella grande vasca.
Naruto riemerse sputacchiando
sgraziatamente l’acqua che non aveva fatto in tempo a escludere dalla sua
bocca, mentre la chiudeva durante il volo. Il suo viso si corrucciò in
un’espressione furibonda ma, prima che potesse dire – o meglio, gridare –
qualunque cosa, la mano di Sasuke, che ne frattempo era rientrato nella vasca
insieme a lui, premette sulla sua testa e lo costrinse ad un’altra sgradevole
immersione forzata.
– Allora, moccioso…-
sibilò, ghignando perfido -…com’è che mi hai
chiamato?! – invece di rispondergli, una volta riemerso per l’ennesima volta,
Naruto lo fissò per qualche istante, sovrappensiero. Poi scoppiò a ridere.
Così, senza un’apparente motivo. Il moro si bloccò, fissandolo
perplesso.
– Alla fine l’hai fatto, il
bagno con me, nii-chan! – rantolò, a mo di spiegazione, il più piccolo, fra le
risate. In quel momento, Sasuke prese coscienza della situazione, allora sbuffò
irritato.
- Va bene Dobe, hai vinto tu. Ma
bada…questa è la prima ed ultima volta! – concluse
sconfitto, ma con tono perentorio e caustico.
Il biondo sorrise ed annuì
vigorosamente, mentre l’altro cominciava a sfregargli energicamente la schiena
con una spugna.
Almeno, se avesse fatto il bagno con lui
avrebbero risparmiato tempo e acqua, visto che la sera prima, dopo che il più
giovane (che allora era ancora nella sua forma di “adulto di fatto, ma non di
cervello”) era uscito dal bagno, la quantità d’acqua sparsa sul pavimento era
maggiore di quella nella vasca.
Sorvolò, con accurata
nonchalance, sul fatto che quella sera, grazie alla loro simpatica performance,
era ridotto persino peggio.
Dunque…non c’è molto da dire di questo capitolo. Come avete
potuto constatare voi stessi, questo rappresenta l’esempio perfetto del genere
di capitoli che, come avevo precedentemente annunciato, vede un alternarsi
continuo di situazioni più o meno divertenti a situazioni più serie o tristi.
Detto questo, passo a ringraziare velocemente chi ha commentato, quindi, un
saluto e un ringraziamento speciale a azrael e miyuk. Grazie davvero di cuore!
Per
quanto riguarda tutti coloro che hanno solo letto, vi ringrazio, anche se avrei
gradito molto di più avere un vostro parere. Mi ha un po’ delusa vedere un
numero così scarso di recensioni in proporzione al gran numero di letture.
Ma
vabbè…confido in voi. Alla prossima, un saluto
Izayoi007
P.s. Scusate lo spazio in più, lasciato tra
una riga e l’altra nell’ultima parte, ma ho problemi con il computer e non
riesco a fare altrimenti, spero solo che la cosa non abbia disturbato troppo la
vostra lettura.
Questo fu tutto quello che il suo nobile cervello di
Uchiha fu in grado di elaborare quando, il pomeriggio successivo, aperta la
porta d’ingresso della villa, si era ritrovato davanti l’intera popolazione
della sua generazione. Quella situazione lo portò a confermare il suo pensiero
della sera precedente, formulato nell’istante in cui Iruka si era presentato
davanti alla sua porta: quando centrava Naruto, era capace di attirare su di
sé, volente o nolente,pressoché l’attenzione
dell’intera Konoha.
Con piglio severo e quanto mai seccato, Sasuke si
ritrovò a rivolgersi a Shikamaru, forse l’unico tre i componenti dei vari team
della sua generazione con cui si ritrovava ad andare d’accordo, oltre a Naruto
e Neji.
– Saresti così cortese da spiegarmi per quale
dannatissimo motivo siete tutti qui a casa mia?!- sillabò, cercando di mantenere la calma,
seppur dalla sua voce trasparisse chiaramente quanto in realtà fosse irritato
da tutto quello.
Per tutta risposta, Shikamaru sbadigliò e scrollò le
spalle.
– Di preciso non so…l’unica
cosa che so dirti è che mi ci ha trascinato Ino, sostenendo che lei e Sakura
non potevano permettersi assolutamente di lasciare solo e triste un piccolo
bambino carino come Naruto e soprattutto, non avrebbero mai permesso che
Sasuke-kun si stancasse troppo nell’accudire un bambino tutto da solo. Credimi,
Uchiha…è una seccatura, più per me che per te, ma…se non fossi venuto Ino mi avrebbe stressato a vita…sai com’è, no? – l’altro sbuffò e annuì secco; sì,
conosceva quelle due e la loro insanapassione per lui. D’altro canto però, era perfettamente consapevole di
quanto Sakura tenesse realmente al biondo e di quanto fosse preoccupata per lui
in quel momento.
– E di grazia…gli altri
invece? – fu Neji, questa volta, a rispondere alla domanda del moro.
– Credo che siano state sempre Ino e Sakura, ma credo
che anche Rock Lee centri qualcosa…- lanciò
un’occhiata più che eloquente al ragazzo al suo fianco, entusiasta come pochi,
e incrociò le braccia al petto.
– Dobbiamo far risplendere Naruto-kun
e il fiore della giovinezza che è in lui! – esclamò convinto, sprizzando
energia da tutti i pori mentre, ignaro dello sguardo avvelenato dell’ Uchiha,
si diresse a grandi passi all’interno dell’abitazione, trascinando con sé
l’intero gruppo.
Poche ore più tardi, Sasuke si chiese seriamente se
qualcuno di loro lì dentro fosse normale. Seduto sul parchè di legno della
veranda dell’abitazione principale del quartiere Uchiha, il moro osservava
sempre più attonito e infastidito il caos che imperversava attorno al suo
migliore amico. Sakura e Ino, seguite da Ten Ten e
persino Hinata, perse nella loro contemplazione dell’adorabile bambino
imbronciato davanti a loro (presumibilmente infastidito da tutto quel baccano,
seppur lui stesso fosse un tipo relativamente agitato e confusionario), non facevano
che emettere versetti e grida di giubilo e tenerezza ogni qual volta Naruto
gonfiava le guancie arrossate per via dell’irritazione o assumeva espressioni
buffe, che a loro detta erano semplicemente adorabili, e a giudicare da quanto
tempo andavano avanti e con quanta enfasi ancora i loro gridolini fendevano
l’aria, non avrebbero smesso poi tanto presto.
Choji, armato del suo immancabile pacchetto di
patatine, stava illustrando al piccolo i vari gusti e le diverse qualità
esistenti sul mercato e le proposte dall’industria alimentare, informandolo su
quale fossero le migliori e come fare per procurarsele senza cadere in un
banale errore di scambio tra un tipo ed un altro. Al suo fianco, Shikamaru
sbuffava di tanto in tanto, tentando di appisolarsi con scarso successo,
infastidito dagli striduli acuti delle kunoichi. Nel frattempo, Neji e Shino,
il primo inorridito da tutta quell’idiozia e il secondo per non si sa bene per
quale motivo, si tenevano a debita distanza, intervenendo solamente di quando
in quando, nel momento in cui la situazione sembrava precipitare oppure quando
Rock Lee, preso dalla foga e l’agitazione iniziava a blaterare sproloqui
insensati sulla giovinezza e l’importanza di un allenamento costante e
fruttuoso.
Kiba, forse il più esagitato, cercava di convincere il
bambino di come camminare a quattro zampe come i cani, durante una rapida
corsa, fosse ben più proficuo e comodo che non correre tranquillamente sui soli
arti inferiori. Sasuke quasi si strozzò con il the che stava bevendo quando
questi tentò di far ragionare Naruto su quanto fosse ben più comodo persino
soddisfare i bisogni primari, cosa che generalmente un essere umano aveva la
decenza di fare in bagno, alla maniera dell’animale.
Decise che quello andava ben oltre la sua scarsa
soglia di sopportazione e con una vena pulsante sulla tempia pallida si alzò e
si diresse verso il gruppo, deciso a cacciare via tutti quanti.
Naruto, accortosi del fatto che Uchiha si stesse
dirigendosi verso di loro, si alzò a sua volta e, dimentico di tutte le persone
accanto a lui, sorrise e cominciò a correre nelle direzione dell’altro. Dopo
qualche metro, sfortunatamente inciampò e cadde a terra.
Persino il moro si fermò.
Lentamente il bambino si risollevò. Rimase immobile
qualche istante con il viso chino e corrucciato e gli occhi strizzati, come se
si stesse trattenendo dal fare qualcosa, poi, come se non fosse successo nulla,
risollevò il viso e rivolse un enorme sorriso al ragazzo davanti a lui che,
dimentico dei suoi precedenti propositi, con la solita aria indifferente, gli
si avvicinò lento. Sorprendentemente, lo afferrò poco delicatamente da sotto le
ascelle e se lo adagiò addosso, studiando i tagli più o meno profondi che
l’altro si era procurato alle ginocchia. Più tardi li avrebbe medicati, non
erano profondi, ma nemmeno trascurabili.
– Baka, quante volte ti ho
detto di stare attento mentre corri?! Ti fa male? – lo rimproverò in tono
piatto, ma con una nota di leggero biasimo. Naruto gli sorrise e dissentì
energicamente. L’altro semplicemente annuì piano e lo rimise giù,
allontanandosi di poco per raggiungere gli altri, che avevano fissato la scena
in silenzio, chi troppo preso dalla tenerezza di quel momento come Sakura o
Ino, e chi semplicemente perplesso dal comportamento quasi umano dell’Uchiha, e adempiere al suo intento
originario.
Evidentemente però, qualcuno lassù non era decisamente
d’accordo con lui quindi, dopo aver fatto qualche passo, gelò quando davanti a
sé, quasi dal nulla, apparve Sai.
Lo shinobi, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, si
diresse direttamente verso Naruto. Si bloccò ad un metro scarso da lui e quando
ebbe l’attenzione del biondo si piegò in avanti, avvicinando il suo viso a
quello dell’altro per scrutarlo meglio.
Dal canto suo, il bambino rimase immobile, scrutandolo
incuriosito con i suoi grandi occhi acquamarina. Finalmente, il moro si decise
a parlare.
– Mhm…avevo sentito qualcosa in giro riguardo a questo…- mormorò, riferendosi alla sua regressione -…beh, almeno ora avrai una scusa plausibile per giustificare
le dimensioni del tuo cazzo. – commentò tranquillamente. Un pesante silenzio
scese sulle sue parole.
Naruto, ingenuo e curioso ragazzino senza peli sulla
lingua, si sporse lievemente da un lato e scrutò la figura di Sasuke –
stranamente rigida come una statua di marmo – oltre quella di Sai e dopo aver
aperto la piccola bocca, domandò candidamente.
– Sasuke nii-chan, cos’è un “cazzo”? – il moro non
rispose, non lo guardò nemmeno. Strinse i pugni e abbassò il capo poi, come se
si stesse trattenendo, sibilò caustico.
– Ora basta. Questo è troppo! Fuori. Tutti fuori da
casa mia! – il pittore, come se si fosse accorto solo in quel momento del
padrone di casa, si voltò con una falsa espressione sorpresa sul viso.
– Oh…! Sasuke-kun…ci
sei anche tu?! – esclamò fintamente ingenuo. Sasuke, non volendo dare credito
all’idiozia dell’altro, che invece sembrava trovare tutto quello molto
divertente, si astenne dall’informarlo che quella era casa sua e che sì, era
ovvio che ci fosse anche lui e preferì, per evitare di dare adito ad
un’irritante diverbio, di ricordargli che lui non era nemmeno stato
invitato.
Beh, ad onere del vero, nessuno di loro lo era, ma lui
più degli altri. Solo quando nella sua mano brillò pericolosamente una
scintilla bluastra e lo stridio del chakra si spanse nell’aria, a tutti,
persino ai più ottusi, fu chiaro che la “festa” era conclusa e che era ora di
levare le tende.
Tutti tranne Sai, ovviamente.
Il giovane AMBU rimase lì fino a che il colpo di
Sasuke non lo sfiorò di pochi millimetri. Allora comprese persino lui, che era
decisamente ora di andare e si dileguò, sparendo in uno sbuffo di fumo.
Rimasero solo Sasuke e Naruto. Il primo ansimante e
furioso all’inverosimile e il secondo seduto a terra, ancora intento a cercare
di raccapezzarsi e comprendere quanto successo.
Guardò il moro e si domandò cosa l’avesse fatto
infuriare tanto.
Certo, quei tipi era strani, beh, forse non del tutto
normali, ma erano simpatici ed erano stati i primi a giocare con lui senza
guardarlo con disprezzo o senza disgustarsi e cacciarlo via a calci. Inoltre
nella sua piccola e innocente testolina non era ancora chiaro il concetto di
“cazzo” e voleva sapere di cosa si trattasse. Aveva intuito che doveva essere
un termine piuttosto brutto o comunque da non usarsi spesso, soprattutto dalla
reazione del suo “nii-chan” e aveva intuito, altrettanto chiaramente, quanto
quel ragazzo moro dalla pelle ancora più chiara di Sasuke non dovesse stargli
particolarmente simpatico.
Perso nelle sue elucubrazioni mentali, si accorse solo
all’ultimo minuto di come l’altro se ne stesse andando, senza degnarlo di
nessuna attenzione, lasciandolo lì da solo.
Si alzò e gli corse dietro silenziosamente, persino
uno come lui comprendeva che quello non era il momento più adatto per fare
domande o tentare un qualsiasi tipo di approccio.
Sasuke si avviò in bagno e una volta arrivato, afferrò
una cassetta del pronto soccorso e si assicurò che Naruto lo seguisse, poi si
diresse verso la cucina.
Senza dire una parola, prese il bambino in braccio e
lo fece sedere sul tavolo, cominciò a frugare fra gli oggetti contenuti nella
cassetta del pronto soccorso e una volta trovato il necessario cominciò a
medicarlo rudemente.
Il biondo non ebbe nemmeno il coraggio di fiatare
quando l’altro gli fece male, premendo troppo su una ferita particolarmente
profonda. La sua faccia scura lo scoraggiava dall’emettere un qualsiasi suono,
avrebbe persino smesso di respirare se avesse potuto.
Fu così che passò il resto della giornata: cenarono,
fecero il bagno e andarono a letto. Il tutto in religioso silenzio.
Nel frattempo il piccolo Naruto tentava in tutti i
modi di capire per quale motivo l’altro fosse tanto furioso. Proprio non
comprendeva.
Era vero, quelli erano dei veri e propri pazzi, ma sembrava
che Sasuke ci fosse abituato o che comunque fosse rassegnato a loro. L’unico
che proprio sembrava non digerire era Sai, quello strano ragazzo aveva detto
qualcosa che doveva essere veramente compromettente ed in più, cosa
assolutamente imperdonabile per l’Uchiha, l’aveva deliberatamente ignorato. Che
fosse quello il motivo?
No, non poteva essere; Sasuke era permaloso e
tremendamente orgoglioso ma era anche spaventosamente indifferente e quelle
sciocchezze gli scivolavano letteralmente addosso, in più preferiva essere
ignorato e lasciato in pace, piuttosto che costantemente oggetto di attenzioni,
specialmente per quelle strane ragazze che sembravano adorarlo.
Magari era proprio quello il punto! Probabilmente era
stufo di essere importunato continuamente da quelle due!
Ma…no, non era possibile, quel pomeriggio le ragazze erano state impegnate
tutto il tempo a far compagnia a lui.
Lui…
Lui…
Lui…ah! All’improvviso, l’illuminazione. I suoi occhi azzurri si spalancarono
nel buio della sua stanza ed egli si rizzò a sedere sul letto.
Cavolo, non ci aveva proprio pensato! E se fosse stato
proprio lui la causa del mal’umore dell’altro? Se fosse stato lui, senza nemmeno
rendersene conto, a fare qualcosa che l’aveva fatto davvero infuriare?
Si intristì a quel pensiero. Non voleva che Sasuke ce
l’avesse con lui…era l’unico che lo aveva trattato da
subito come un essere umano, non lo aveva maltrattato e l’aveva accettato nella
sua casa, prendendosi cura di lui senza pretendere nulla in cambio.
Certo, aveva un carattere pessimo e alle volte sapeva
rendersi davvero insopportabile, ma…non gli
dispiaceva passare del tempo in sua compagnia.
No, non voleva che il moro Uchiha fosse arrabbiato con
lui, concluse.
Nella sua stanza, nel frattempo, Sasuke era perso
anch’egli in altrettanti spinosi pensieri e, non riuscendo a prendere sonno, si
muoveva agitato fra le coperte.
Perché diavolo succedevano tutte a lui?! Perché non
poteva vivere in pace tra missioni e allenamenti e qualche ciotola di ramen con
Naruto, tanto per passare il tempo a prenderlo un po’ per i fondelli?! Perché,
si chiedeva, perché avevano fatto la conoscenza di Sai?!
Perché lui se ne era andato?
Diavolo, per la prima volta in vita sua, si ritrovava
a pentirsi senza remore della sua scelta. Improvvisamente, risvegliato dai suoi
pensieri, si accorse di alcuni rumori provenienti proprio dall’ingresso della
sua camera. In allerta, e tentando di muoversi più silenziosamente possibile,
allungò un braccio sotto il cuscino e afferrò saldamente il kunai nascosto
sotto di esso. Non appena gli sembrò che l’intruso fosse a portata, con uno
scatto felino si sollevò, gli saltò addosso e gli puntò il kunai alla
gola.
Con sua somma sorpresa, spalancò gli occhi quando
comprese chi era colui che si dimenava fra lei sue braccia e lasciò la
presa.
– Naruto? Che diavolo ci fai qui? Perché non sei a letto?
Pensavo fosse un intruso…- il bambino, si allontanò
leggermente e abbassò lo sguardo, mentre le sue guance si imporporavano
lievemente.
– Sasuke nii-chan…tu…sei
arrabbiato con me? – il moro sussultò appena a quella domanda e si lasciò
andare ad un lieve sospiro, poi si sedette a terra, sul suo futon.
– No.- borbottò burbero. E
non lo era davvero, non era arrabbiato con Naruto ma con gli intrusi che quel
pomeriggio avevano interrotto la quiete della sua esistenza. Intuì, però che
Naruto, di natura particolarmente sensibile ed espansiva, avvertiva il suo
malumore e, non riuscendo a spiegarselo, si era convinto automaticamente che ce
l’avesse con lui.
– Allora perché sembri arrabbiato e non mi parli? –
incalzò ingenuamente il più piccolo con voce tremula. Sasuke si ritrovò a
sbuffare di nuovo. Che bambino petulante.
– Questo non deve interessarti, torna a dormire. –
impose, voltandogli le spalle per rinfilarsi nel suo futon. Ma Naruto non si
mosse, anzi, con sguardo deciso inchiodò le sue iridi acquamarina sulla schiena
dell’altro.
Rimasero così diversi istanti, fino a che Uchiha, a
disagio, si volse un'altra volta nella sua direzione.
– Sei diventato sordo, Dobe? Torna a letto! – gli
intimò, lanciandogli un’occhiata truce.
Ancora Naruto non demorse.
– Ne, nii-chan, perché sei arrabbiato allora? - il moro ringhiò minacciosamente e si rimise
seduto.
– Ho detto che non lo ero con te, ma se continuerai
così lo sarò! Quindi ora sparisci moccioso! – sibilò fra i denti. Il più
piccolo sussultò e si ritrasse appena.
– Naruto non vuole che nii-chan sia arrabbiato con lui…Naruto sarebbe triste…-
borbottò arrossendo all’inverosimile, poi aggiunse, meno imbarazzato, quasi con
tono malinconico - …sono stato felice oggi, siete
stati tutti molto simpatici e carini come me, nessuno lo era mai stato e per
questo vi ringrazio, vorrei rimanere per sempre con voi…-.
L’altro si ritrovò, suo malgrado, ad essere piacevolmente
sorpreso da tutto ciò. Con un tentativo piuttosto impacciato, il più grande
appoggiò la sua mano sul capo dell’altro e si impegnò in un pallido tentativo
di imitazione di una carezza fraterna. Il biondo lo guardò sorpreso e un’enorme
sorriso illuminò il suo viso e la sua voce raggiante si diffuse nella
stanza.
– Mhm..sai, non so bene cosa
sia, ma credo…cioè…credo di volere veramente bene a
Sasuke nii-chan…Naruto vorrebbe che Sasuke fosse
veramente suo fratello…! – un lieve colorito rosato
segnò gli zigomi chiari di Sasuke che si ritrovò spiazzato di fronte alla
spontaneità del bambino, ma quella confessione gli scaldò, a dispetto di sé
stesso, piacevolmente il petto. Per questo si ritrovò a farfugliare come un
impedito, quando si decise a rispondere malamente, ma il bambino prese quella
sottospecie di insulto positivamente, conscio della natura burbera e poco
aperta dell’altro.
– Sciocco…- si schiarì la
voce, in un mero tentativo di riprendere il controllo e alzò lo sguardo,
tornato impassibile.
– Ora tornate a letto però, moccioso! – impose,
indicandogli la porta. Naruto sussultò e guadò in modo significativo il letto
dell’altro.
– Nii-chan, posso dormire con te? Ho paura a rimanere
da solo…- l’ultima parte fu solo un borbottio
indistinto di cui Sasuke capì poco o nulla, ma la sua risposta non cambiò
comunque.
– No. – rispose telegrafico e il biondo s’imbronciò e
gli strattonò una manica del pigiama. L’altro sbuffò spazientito e si coricò,
dandogli le spalle.
- Nii-chan…-
- Scordatelo. -
- Per favore…-
- Ho detto di no, sparisci.-
Quando non sentì più nulla, il moro si voltò ma quello
che ottenne fu solo vedere Naruto che, in piedi di fianco a lui, lo fissava con
gli occhi umidi di lacrime. Era chiaro l’intento di non farsene sfuggire nemmeno
una, da come il bambino si mordeva ostinatamente le labbra.
Levò gli occhi al cielo e si fece un po’ più là nel
futon, sollevando seccamente le coperte. Il biondo si illuminò e, senza perdere
un solo istante di più, si fiondò fra le coperte e si allacciò all’altro a modi
Koala. Sasuke grugnì ma lo lasciò fare.
- Ora dormi però, Naruto – ordinò perentorio, sentì
l’altro annuire contro il suo petto e si rilassò. Qualche minuto dopo, la voce
di Naruto interruppe nuovamente il silenzio, facendo irritare nuovamente il
moro, soprattutto dopo che ebbe udito quale insormontabile cruccio esistenziale
impedisse all’altro di farlo dormire.
– Nii-chan…mi vuoi dire ora,
che cos’è un “cazzo”? - la risposta che ricevette fu talmente dolorosa per la
sua testa che lo convinse a non insistere più con quella domanda, soprattutto
perché il ricordo di essa gli sarebbe rimasto impresso come un marchio con
l’enorme bernoccolo che gli pulsava dolorosamente sul capo.
Ok, anche questo capitolo è
andato.
È assurdo,
e Naruto e Sasuke, nell’ultima parte sono tragicamente OOC, soprattutto il
moro, ma…freghiamocene! XD O almeno per stavolta! Ho
voluto renderlo un po’ meno “glaciale e bastardo” e ovviamente venuto uno
schifo. Vabbè, passiamo alle risposte ai commenti:
Miyuk: Grazie cara! Sono felice Naruto sia tenero e “puccioso”. Sì, la vecchia andrebbe presa a bastonate effettivamente…potreimeditara
sulla cosa…mhm…XD A parte gli scherzi, sono contenta
che sia saltata fuori l’analisi psicologica dei personaggi e che qualcuno si
sia accorto del mio sforzo! ^O^.
Rinoagirl89:
Come potrai notare, Sasuke e Sakura fanno del loro meglio (anche se non lo
danno a vedere) per facilitare la vita a Naruto. Anche Sasuke, per quanto
contrariato dalla situazione, mantiene un comportamento decente! Per i paring, direi che no, in questa storia non ci saranno.
Semplicemente perché non hanno rilevanza qui, in questo contesto. Come ho già
detto, il mio scopo è catalizzare la vostra attenzione su Naruto, la sua
infanzia e la possibilità di riviverla con serenità assieme ai suoi amici.
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. ^^
Nomiemi: Grazie anche a te per i complimenti. Sono contenta
che tu abbia chiaro gli scopi e i temi principali di questa ff. Vuol dire che
ho raggiunto un dei miei obbiettivi per questa ff!
Sono contenta! Grazie anche per aver capito!
Talpina Pensierosa: Wa! Così
tante?! Ne sono davvero contenta!!! Ovviamente sono ancora più contenta di aver
ottenuto una lettrice e “recensitrice perenne”! ^O^ L’infanzia di Naruto
è una questione che ha sempre colpito anche me, anche per questo ci ho scritto
su una ff! (per questo e per un immagine che ho visto
che mi ha scaldato il cuore!!!).
Ok, credo di aver concluso.
Ringrazio ancora tutti voi, alla prossima – e anche ultima, visto che il
prossimo è l’ultimo capitolo di questa ff – un
bacione Izayoi007
Il mattino successivo, quando Sasuke si alzò, contrariamente alle sue aspettative non
trovò Naruto nel suo letto.
Inarcò un sopracciglio, dubbioso;
strano che non l’avesse sentito andarsene.
Bah, poco male…chissà, magari se
n’era andato a giocare da qualche parte. Meglio per lui, avrebbe potuto avere
qualche momento di pace finalmente.
Rasserenato dall’eventualità che il
suo precedente pensiero fosse corretto, il moro si alzò e si diresse al piano
di sotto per fare colazione e poi prepararsi per gli allenamenti mattutini. Fu
così che dopo aver mangiato, Uchiha prese la sacca
delle armi dalla quale, notò, mancavano alcuni attrezzi, ma deciso a non
curarsene si diresse verso il giardino interno.
Quando vi giunse si bloccò
sull’ingresso.
Osservò con studiata meticolosità i
movimenti impacciati e indubbiamente errati con cui il piccolo Naruto stava lanciando, o meglio, tentando di lanciare alcuni kunai e shuriken contro il tronco di un albero, già parecchio
martoriato dai suoi stessi precedenti lanci.
Ecco
dov’erano finiti i suoi attrezzi mancanti.
– Che diavolo stai facendo, Naruto? – sibilò ad un certo punto, particolarmente
inorridito da un lancio indiscutibilmente disastroso. Il bambino si voltò di
scatto, colto alla sprovvista. Una volta compreso chi fosse stato a chiamarlo,
rispose con ovvietà.
– Mi alleno! – Sasuke
si lasciò sfuggire una bassa risata di scherno.
– Ti alleni? Usuratonkachi, più che un
allenamento, il tuo sembra un macabro tentativo di risistemare il giardino. Con
un pessimo risultato, fra l’altro. – obbiettò incolore, nonostante una nota di
derisione colorasse leggermente il tono della sua voce apatica.
Naruto gli lanciò
un’occhiataccia e la sua faccia si scurì.
– Io diventerò Hokage!
Il miglior Hokage che il villaggio abbia mai visto!!! – strillò entusiasta, ma quasi come se fosse una
minaccia. L’altro sbuffò.
– Sì, Naruto,
questo lo sa tutto il villaggio, l’hai ripetuto fino alla nausea. – il più
piccolo s’offese e gli voltò le spalle, dunque riprese i suoi “allenamenti”.
Come si permetteva di ridicolizzare
così il suo sogno?! Non sapeva proprio con chi aveva a
che fare! Ma gli avrebbe fatto vedere lui!
Caricò il braccio e si preparò al
lancio ma quando fece per protenderlo in avanti, si ritrovò bloccato per il
polso da una presa ferrea. Alzò il viso e chinò lievemente il capo all’indietro
e si ritrovò a fissare Sasuke che ricambiava il suo
sguardo incuriosito, con uno impassibile.
– Tralasciando il fatto che questi shuriken sono i miei e gradirei che la prossima volta,
prima di usarli, tu mi chiedessi il permesso…- iniziò sarcasticamente,
sollevando lo sguardo in direzione del bersaglio artigianalmente dipinto da
lui, diversi anni prima - …almeno evita di distruggermi il giardino. – concluse
e, giustificato il suo interessamento all’allenamento dell’altro con quella
patetica e banale scusa che nemmeno il bambino più ingenuo – Naruto escluso, ovviamente – avrebbe preso per buona,
afferrò rudemente la mano del biondo nella sua, nella quale reggeva ancora lo shuriken pronto per essere lanciato, e sistemò la sua presa
e la posizione di tiro.
Il pensiero di rivedere se stesso a
quattro anni, ad allenarsi da solo dopo aver fallito l’ennesimo tentativo di
convincere il fratello – o il padre – a farlo con lui, non gli sfiorò
minimamente il cervello, solo pulsò dolorosamente nell’angolo dei ricordi nel
suo cuore, quello ancora di proprietà della sua famiglia perduta.
Sapeva che tutto quello era
patetico, che si trattava solo di un inutile tentativo di ricucire una ferita
aperta da anni e mai totalmente rimarginata, di annichilire il dolore con un
blando e scarso anestetico da due soldi. Sapeva che non sarebbe servito a
nulla, la sua famiglia era morta.Tutta.
Non sarebbe potuto tornare
indietro, non avrebbe più potuto convincere Itachi ad
allenarsi con lui o suo padre che persino Sasuke
poteva riempirlo d’orgoglio, e sua madre non gli avrebbe più gentilmente
accarezzato il capo e curato le scottatura che si
procurava esercitandosi con le tecniche di fuoco. Niente di tutto questo avrebbe potuto più esistere con quel suo modo di comportarsi
ora, con Naruto, nel tentativo di aiutarlo e di
dargli quello che lui non aveva potuto avere.
Era consapevole del fatto che
l’assecondare i suoi capricci e stargli dietro anche in quelle sciocchezze non
avrebbe mai cambiato il suo passato. Ma Naruto era
diverso da lui.
Con quei semplici gesti poteva
aiutare il suo migliore amico, riparare qualcosa di lui, e seppur a lui non ne
venisse nulla in tasca, per una volta poteva sbilanciarsi e fare qualcosa per
colui che in fondo (seppur lui forse non ne fosse neppure totalmente
consapevole) era uno dei pochi che stimasse sinceramente. Aveva segretamente
ammirato la forza e il coraggio che avevano portato il biondo a non diventare
come lui seppur avesse avuto anch’egli una vita tutt’altro che facile e
felice.
Ovviamente tutto ciò non l’avrebbe
ammesso neppure sotto tortura.
Figuriamoci, già era stata dura
farlo dentro di sé. Il suo orgoglio era talmente forte che gli aveva impedito
di essere onesto e ammettere tutto ciò persino con se stesso.Sospirò e borbottò tra sé all’ennesimo
fallimento del bambino.
– Naruto,
accidenti, piega di più il polso, idiota! – spazientito, si avvicinò all’altro
e dopo avergli rubato poco gentilmente dalle mani lo shuriken
destinato al prossimo lancio, si posizionò di fianco a lui e con una mano sul
fianco lo guardò severo – diamine, sei proprio un disastro! – lo rimproverò,
dopodiché, senza nemmeno guardare il bersaglio, con un movimento secco e
fulmineo lanciò lo shuriken che colpì esattamente il
centro del bersaglio.
Gli occhi di Naruto
brillarono di stima e sorpresa. Afferrò un nuovo shuriken
e cercando di fare esattamente come spiegatogli dal moro, prese la mira. Tirò
fuori la lingua e la incatenò fra le labbra, chiuse un occhio e assottigliò
l’altro in un buffo tentativo di concentrarsi, poi lanciò e seppur non avesse
fatto un centro perfetto, almeno lo shuriken colpì
una delle strisce rosse che cerchiavano il bersaglio.
Esultò felice e saltellò sul posto
con un pugno sollevato in segno di vittoria. Sasuke
si limitò a sbuffare.
– Ne, nii-chan,
mi insegni qualche tecnica fortissima? – domandò successivamente il biondo,
prontamente il moro dissentì.
– Non se ne parla, devo allenarmi e
non perderò tempo con un moccioso. – spiegò laconico. Naruto
gli fece la linguaccia e si allontanò da lui, correndo verso l’ingresso per poi
sparire dietro di esso. L’altro fece spallucce e si preparò ad allenarsi.
Una volta fuori dalla villa, Naruto percorse il quartiere Uchiha
e si incamminò verso il centro del villaggio, intenzionato a trovare qualcuno
con cui allenarsi o, in alternativa, giocare.
Diverso tempo dopo, non avendo
trovato nessuno con cui mettere in atto i suoi propositi, si allontanò verso il
bosco afflitto.
Quando vi giunse, sconsolato e
annoiato, si sedette ai piedi di una grossa pianta e quivi si addormentò
placidamente.
Dopo quelli
che a lui parvero pochi minuti, un tocco delicato e famigliare lo risvegliò dal
sonno e quando aprì gli occhi, un paio verdi ricambiavano il suo sguardo
assonnato con uno confuso.
– Sakura nee-chan!
– lei gli sorrise candidamente e lo aiutò ad alzarsi.
Allora, il biondo si accorse che nella mano libera stringeva un cestino con
delle erbe. Dovevano essere piante officinali. Si accorse anche che doveva
essere pomeriggio inoltrato e lui aveva dormito tutto la mattina.
– Che ci fai qui da solo, Naruto? – gli domandò la ragazza, scrutandolo. Il sorriso
del bambino si spense all’istante, sostituito da un’aria vagamente
malinconica.
– Ho chiesto a Sasukenii-chan di allenarsi con me, ma mi ha praticamente
cacciato via! – borbottò risentito, con il viso chino. Sakura si morse il
labbro inferiore e lo guardò dispiaciuta. Conosceva abbastanza bene Sasuke da poter dire che non era esattamente un ragazzo
aperto e disponibile e probabilmente non si era comportato nel migliore dei
modi con lui. Sorrise incerta, poi si abbassò al suo livello e gli posò una mano
su una spalla.
– Sai com’è fatto Sasuke-kun…non è cattivo, e ti vuole bene…solo…beh, non è
in grado di dimostrarlo! – chiarì dolcemente e, colta da un improvviso lampo di
genio, aggiunse -che
ne dici di allenarti con me? – domandò, convinta che il bambino accettasse di
buon grado. Invece, lo sguardo di Naruto a quella
proposta, si dimostrò tutt’altro che entusiasta.
– Ma tu sei una femmina…sei sicura
di saper combattere? – borbottò scettico. Una vena prese a pulsare
pericolosamente sulla fronte della ragazza che strinse un pugno e lo colpì sul
capo, come era solita fare e, per sfortuna di Naruto,
proprio nel punto dove la sera prima l’aveva colpito Sasuke.
Che fosse per tutti i colpi in
testa ricevuti da bambino che poi da adulto era diventato così stupido?
- Stupido! Io sono una kunoichi, lo sai?! – ringhiò,
guardandolo sorto. Il biondo mugolò di dolore e si massaggiò la parte lesa con
la mano.
– Ahi! Nee-chan,
mi hai fatto male! – si lamentò, imbronciandosi. Per tutta risposta, Sakura lo
guardò storto.
– Te la sei andata a cercare, maleducato! – rispose, indispettita – e ora
andiamo, vuoi o non vuoi allenarti? – Naruto si
illuminò e, a dispetto del suo iniziale scetticismo, fu contento di accettare
la sua proposta. Diamine, nemmeno Sasuke tirava pugni
così forti! Magari avrebbe imparato anche lui a colpire così!
Forte di questa speranza, afferrò
saldamente la mano libera della kunoichi e si
allontanò insieme a lei verso i campi di addestramento, un radioso sorriso stampato
in viso.
Non ci misero molto per giungervi
e, nel momento in cui vi misero piede, poterono constatare di non essere soli. Sasuke e Kakashi erano impegnati
in una piccola lotta di allenamento. Erano talmente concentrati che nonsi accorsero neppure
della presenza dei due.
Naruto si incantò
a guardarli, affascinato.
Erano magnifici, due perfetti shinobi. Si muovevano con eleganza e forza.
Ogni loro singola movenza era un
trionfo di vigore ed esperienza, bravura e serietà.
Ogni gesto era calibrato al massimo
e non sprecavano energie e chakra in mosse inutili.
In quel momento, il cuore di Naruto si riempì di stima verso i due, dimenticò persino di
essere ancora arrabbiato con il moro, perso com’era nel senso
d’ammirazione.
Dentro di sé ardeva più che mai
vivo il fuoco della determinazione; era sempre più convinto di voler diventare
un perfetto ninja, il più potente di tutti.
Quando i due conclusero la lotta,
una volta accortisi dei nuovi arrivati, si avvicinarono loro e Kakashi, sorridendo, poggiò giocosamente una mano fra i capelli
del piccolo biondo.
– Ohilà! Naruto,
come va? – le labbra del biondino si aprirono in un immenso sorriso che dedicò
tutto all’altro uomo e poi annuì convinto.
– Bene, oji-chan!-
confermò allegramente. L’uomo si limitò ad annuire. Lo sguardo di Naruto si spostò su Sasuke e
immediatamente gli tornò in mente la sua arrabbiatura. Lo guardò storto e si
voltò verso Sakura.
– Ne, Sakura nee-chan,
ci alleniamo? – la ragazza annuì e i due si allontanarono di poco.
– Avete litigato? – la domanda di Kakashi, mentre osservavano i due cominciare a esercitarsi
con il taijitsu, lo fece grugnire.
– Tsk! –
fu la sola risposta. Il maestro sospirò.
– Sasuke,
non potresti contenerti, almeno per ora? È solo un bambino… - l’altro fece
schioccare la lingua, spazientito.
– È Naruto.
– rispose, come se quello servisse realmente a giustificare il suo
comportamento.
– Sì, appunto, è Naruto. E ora è solo un bambino che sta scoprendo cosa
significa avere l’affetto di una fratello e degli
amici. Insomma, sta ricevendo tutto quello che non ha mai avuto in tutta la sua
infanzia. Non rovinarglielo solo per orgoglio. È un motivo stupido, non trovi?
– il ragazzo non rispose. Rimasero in silenzio per lunghi istanti, poi la voce
atona del moro risuonò nell’aria.
– Naruto,
andiamo a casa, è tardi! – lo richiamò. Il biondo si bloccò e si volse a
guardarlo.
-Ma abbiamo appena iniziato! – ribatté
tristemente. L’idea di Sasuke non cambio.
– Non mi interessa, andiamo. –
impose. Diede loro le spalle e dopo un breve cenno di saluto si incamminò
lentamente verso casa, senza aspettarlo. Naruto
sbuffò e gli corse dietro.
Come la sera precedente, il tempo
passò in silenzio. Questa volta però, entrambi avevano un valido motivo per
tacere.
Naruto era ancora
teso con il moro per aver interrotto così presto il suo allenamento, l’altro
era perso in misteriosi nonché inimmaginabili ragionamenti alla
Uchiha e nessuno dei due voleva
momentaneamente avere a che fare con l’altro. Ma se non volevano continuare
così e trovare un punto d’incontro, sarebbe stato bene che uno dei due cedesse.
Fu quella del biondo, la voce che per prima ruppe quel pesante silenzio,
durante la cena. Naturalmente era troppo anche solo pensare di sperare che sarebbe stato Uchiha, il
primo.
-Mi dispiace…- un mormorio indistinto
giunse alle orecchio del moro che, concentrato nei propri pensieri, non afferrò
il senso di quella frase.
– Come? – domandò
infatti. Il più piccolo si tinse gradatamente di rosso.
– Ho detto che mi dispiace! –
ripeté, urlando quasi – Non volevo prendere i tuoi attrezzi senza permesso stamattina
e non volevo disturbare i tuoi allenamenti pomeriggio. Insomma, non volevo
farti arrabbiare! – spiegò. Quella era la seconda volta che Naruto
si preoccupava del fatto che fosse arrabbiato con lui.
Strano, solitamente non se ne
curava più di tanto. In genere, quando litigavano, si tenevano il broncio a
vicenda per qualche giorno, poi una mattina si svegliavano e tutto tornava come
prima.
– Non importa. – si ritrovò a
rispondere, senza sapere che altro dire. Naruto annuì
e abbassò lo sguardo; di nuovo scese il silenzio.
Il moro comprese che sarebbe
spettato a lui il prossimo passo, ma proprio non sapeva cosa fare.
Dannazione, non era abituato a
trattare con i ragazzini!
Sbuffò e disse la prima cosa che
gli venne in mente in quel momento.
– Hn,
Domani potrai allenarti con me. – affermò vago. Il bambino sussultò e alzò lo
sguardo di scatto, gli occhi che brillavano d’eccitazione.
– Davvero?!
– esclamò euforico. Sasuke annuì semplicemente poi,
tanto per non dare adito a seccanti entusiasmi, lo freddò.
– Ora però non montarti la testa. –
Naruto annuì, stringendo i pugni per fermare
l’entusiasmo ed evitare di far irritare ulteriormente il moro.
Non vedeva l’ora che fosse
domani.
***
Il giorno seguente, quando Sakura
venne a riferire loro che Tsunade aveva trovato un
antidoto e gli avevano spiegato che era ora di andare, Naruto
non fu più tanto convinto del suo desiderio di vivere il giorno venturo il più
presto possibile.
Confuso su quello che avrebbe
dovuto affrontare, guardò spaurito Sakura e Sasuke
davanti a sé e quest’ultimo gli si avvicinò per primo.
– Andiamo. – scandì, cercando di
non far agitare il bambino che già dava i primi segni di paura.
Incredibilmente senza fiatare, il
biondo si avviò dietro al ragazzo più grande.
Dal canto suo, Sasuke
era combattuto fra il desiderio di riavere il suo vecchio compagno di squadra
che sapeva perfettamente badare a se stesso senza fare capricci di ogni sorta e
quello di rimanere con quella piccola peste che gli riempiva le giornate e lo
chiamava “fratellone”. Improvvisamente, mentre proseguiva immerso nelle sue
riflessioni, si ritrovò la mano stretta da una più piccola. Sussultò e abbassò
lo sguardo sul bambino al suo fianco che gli sorrideva intimorito come se si
aspettasse un suo rigetto da un momento all’altro. Risollevò lo sguardo
indifferente e continuò lungo la strada.
Non prima di aver stretto a sua
volta la presa sulla mano dell’altro.
Giunti al palazzo dell’Hokage e fatti accomodare nello studio medico di Tsunade, Naruto fu fatto adagiare
su un lettino apposito.
Dopo aver preparato il tutto, il
Quinto si avvicinò a lui con una siringa in mano.
– Ora ti inietterò l’antidoto,
probabilmente dopo qualche minuto ti addormenterai. Non preoccuparti, non
sentirai alcun male. – la bionda sorrise e gli passò
una mano tra i capelli, scrutando la sua espressione preoccupata.
Dal canto suo, il bambino non aveva
la più pallida idea di cosa gli stesse per succedere ma intuiva che dopo quello non sarebbe stato più lo stesso. Fu per questo motivo
che il suo sguardo cercò quello di Sasuke che senza
una parola gli si avvicinò.
Naruto gli
strinse la mano e nemmeno questa volta egli la rifiutò.
Quando Tsunade
fece l’iniezione, il bambino serrò gli occhi per non vedere, ma ad ogni modo,
non avvertì alcun dolore.
La donna si staccò e lui riaprì gli
occhi, puntandoli in quelli scuri del moro.
– Nii-chan…-
pigolò impaurito, ed in quel momento Tsunade lasciò
la stanza, decisa a concedere loro qualche minuto – me ne vado via, vero? –
quel modo contorto e allo stesso tempo infantile di chiedergli le cose fece
comparire sulle sue labbra l’ombra di un vago sorriso.
– Sì, ma tornerai,
moccioso.- lo rassicurò. Naruto sorrise a sua
volta.
– E quando tornerò, mi allenerai
come mi avevi promesso, giusto? – il moro annuì e Naruto
tacque, rafforzando leggermente la presa sulla mano dell’altro. Qualche istante
più tardi, una strana sonnolenza lo colse e cominciò ad avvertire le palpebre
pesanti. Le chiuse e sbadigliò.
– Ho sonno, nii-chan…-
mormorò ormai prossimo ad addormentarsi. Sentì solo vagamente la risposta
dell’altro, dopodiché, con un ultimo sforzo, biascicò un saluto e avverti
quello di rimando di Sasuke.
Nel mentre, tutti gli eventi di
quei pochi giorni trascorsi con Sasuke e tutti i suoi
amici, gli tornarono in mente. Così, senza alcun preavviso.
Si era divertito, ed era stato
bene. Davvero bene.
Per la prima volta in vita sua si
era ritrovato a ringraziare coloro che l’avevano messo al mondo e coloro che gli
avevano fatto vivere così piacevolmente quel breve lasso di tempo. Un sorriso
increspò le sue la labbra, mentre la sua coscienza si
perdeva lentamente in un piacevole oblio. Poi fu solo buio.
Poche ore dopo, Naruto
aprì gli occhi.
Si portò una mano al capo, confuso
e guardò stranito le due persone nella stanza con lui.
– Ehi, Teme…che ci facciamo qui con
baa-chan? E perché io ero steso sul lettino? –
domandò perplesso. Il moro per tutta risposta si alzò dalla
sedia in cui si era accomodato, in attesa, e si diresse verso l’ingresso
pronunciando un sintetico “Tsk! Dobe”.
– Ha funzionato, è tornato come
prima, ma non sembra conservare alcun ricordo di quanto è successo…Naruto, cos’è l’ultima cosa che ti ricordi? – domandò la
donna, rivolgendosi ad un Naruto adulto e più che mai
confuso. Naruto corrugò la fronte e riflesse qualche
istante.
– Mhm…credo…sì,
ricordo che ieri sera, dopo essere tornato dalla missione, sono andato a casa
con Sasuke, abbiamo discusso come al solito e io sono
andato a letto….e ora mi ritrovo qui. – spiegò brevemente. Tsunade
annuì riflessiva.
– Capisco. Beh, passa da me più
tardi che ti spiegherò meglio quanto successo. Per il momento potete
andare…arrivederci ragazzi! –.
Uchiha si limitò
ad un segno d’assenso poi si rivolse a Naruto.
– Andiamo Dobe.
– senza attenderlo uscì dalla stanza e si fece strada lungo i corridoi. Poco
dopo il biondo lo raggiunse correndo e chiamandolo.
– Ehi, Teme!!
Aspettami! Quanta fretta…! E poi…dove stiamo andando? – l’altro si limitò ad
un’alzata di spalle.
– Ad allenarci, no? – rispose con
ovvietà – Te l’ho promesso…-.
Sebbene si sentisse confuso e
stordito, a quelle parole sentì una piacevole sensazione scaldargli il petto e
uno strano buon’umore gli fece increspare le labbra in un meraviglioso sorriso.
Non fiatò e seguì docilmente il compagno, animato da quella gradevole
sensazione intanto che silenziosamente, i ricordi tornavano e si annidavano nel
suo cuore, dove sarebbero stati silenziosamente e gelosamente custoditi per
sempre.
Ok, questo è un capitolo veramente orrendo.
Beh, quantomeno è finito ‘sto strazio…T_T
La parte finale è la peggiore. In realtà avrebbe
dovuto essere quella più bella ma non rende abbastanza. Bah…che schifo…
C’è una cosa che tengo a precisare: il fatto che io
abbia scelto una donna anziana per la faccenda del parco giochi, non è a caso.
La persona anziana rappresenta la vecchia generazione di Konoha;
quella che ha assistito alla guerra e all’attacco di Kyuubi.
Quella che ricorda, non perdona e giudica erroneamente. Quella che si lascia
divorare dall’odio e dal rancore e ne rimane accecata cosicché non riesca a
vedere altri che “il mostro” e non il bambino indifeso e, soprattutto,
innocente, che hanno davanti. Sasuke e i suoi
compagni rappresentano la generazione corrente. Quella che sa, ha compreso,
accetta e cerca di porre rimedio agli errori del passato per dar via ad una
nuova generazione, libera da insensati pregiudizi.
Per quanto riguarda il resto, spero che tutti abbiate
compreso quel’è il tema principale della ff. Naruto
ha vissuto un infanzia orribile, anche Sasuke (anche se solo in parte).
Sasuke
comprende, anche grazie alle parole di Iruka, che
loro tutti hanno la possibilità di renderla migliore, appunto di “riscriverla”.
Ed ognuno, a modo proprio, ci prova. Vediamo qui nel finale (orribile…T_T), come sembrano avercela fatta, dopotutto.
Sasuke,
infine, riesce persino ad ammorbidirsi un po’, ammette addirittura a se stesso
quanto tenga a Naruto e, in un modo tutto suo, lo
dimostra. I tentativi sono goffi e impacciati, ma tutti riusciti. Ed è il
risultato che conta.
Naturalmente sono tanti altri i temi, seppur di minor
importanza, disseminati qua e là nella fic. Ma ve li
lascerò cogliere da soli.
Detto questo…passiamo ai ringraziamenti, che è meglio…
Ringrazio infinitamente:
Talpina Pensierosa: Grazie mille, sono davvero contenta che ti sia
piaciuta…spero solo che valga lo stesso per questo capitolo! ^^
Rie_chan:
Sono davvero lusingata dal tuo commento…adoro i commenti lunghi ed esaurienti!
Sono sempre i migliori.
Dunque…diciamocelo: Naruto
bambino farebbe tenerezza persino ad Orochimaru! La
sua infanzia traumatica è un discorso molto spesso sottovalutato…Tutti pensano
che Naruto sì, abbia avuto una pessima infanzia, ma
sottovalutano molto spesso cosa questo comporti.
Principalmente perché, notiamo, Naruto nonostante
tutto, non si è lasciato sopraffare dalla depressione e combatte ogni giorno
per mantenere il sorriso. Ora, questo non è facile. Come per ogni bambino,
un’infanzia segnata lascia sempre profonde cicatrici nell’animo umano. Naruto, avendo sempre vissuto da solo, inibisce così il suo
dolore. Reagisce in quel modo, chiudendosi in se stesso, nascondendosi da Sasuke e Sakura perché non è abituato a ricevere
attenzioni. Nessuno si è mai preoccupato per lui e quindi si trova un po’
spiazzato da questa nuova situazione.
Per quanto riguarda Hinata,
direi che se Naruto avesse sorriso una volta di più,
probabilmente sì, sarebbe morta sul posto.
Sasuke
è sempre il solito “bastardo non poi così bastardo” XD (sì, non ha senso. Ne
sono pienamente consapevole…).
Kakashi
è un mito davvero. Sempre! Mentre Sai…beh…Sai è Sai…che altro avrebbe potuto
dire? XD
Ad ogni modo, spero che anche questo capitolo tu lo
abbia gradito…
Capitatapercaso: Ti ringrazio
sinceramente per la tua e-mail. Dato che sono decisa a rispondere in modo
prolisso ed esauriente, provvederò, non appena mi sarà possibile, a mandarti
una mail di risposta.
Ringrazio infinitamente anche tutti
colore che hanno letto e commentato “Haveyoueverkissed
a boy?”, ossia: Ryanforever,
Sasu_chan, Talpina Pensierosae Capitatapercaso.