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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amico ***
Capitolo 2: *** Brutti sogni ***
Capitolo 3: *** Pozioni ***
Capitolo 4: *** Paura ***
Capitolo 5: *** Caffè ***
Capitolo 6: *** Sorpresa ***
Capitolo 1 *** Amico ***
Weekly
theme: the bff
April 2: Childhood memory
Pairing: Kuroken
640
parole
→ Note: una specie di missing moments,
per
saperne di più, note in fondo.
< Amico >
Non
era stata per nulla una bella giornata per Kenma.
A
quello stava pensando il bambino mentre imbronciato tornava verso
casa, sotto una pioggia battente dalla quale riusciva a ripararsi
appena con il suo ombrellino rotto.
La
mattina sua mamma si era di nuovo arrabbiata con lui per il disordine
lasciato nella sua camera. Era stato ripreso in classe dal maestro
perché si era distratto (anche se in realtà era
solo annoiato dalla
lezione). E per finire quel temporale l'aveva colto di sorpresa sulla
via di casa.
Mentre
aveva cercato pigramente l'ombrello nello zainetto aveva pensato che,
data la pioggia, Kuroo non si sarebbe precipitato a casa sua,
stringendo il pallone da pallavolo e trascinandolo fuori di casa per
farsi aiutare con gli allenamenti.
-Ehi
Kenma!-
Il
bambino sospirò sentendosi chiamare, fermandosi sul
marciapiede: il
suo amico Kuroo correva verso di lui con un grande ombrello nero con
quelle che sembravano orecchie di gatto a decorarne la cupola.
-Potevi
aspettarmi- iniziò a lamentarsi il bambino -ti stai tutto
bagnando,
su vieni-
Kenma
non era mai stato un bambino espansivo, non aveva ancora capito bene
se il contatto fisico gli facesse solo paura, ma in quel caso, non si
scostò. Non con Kuroo almeno.
Il
bambino più grande lo attirò sotto il suo
ombrello stringendo il
braccio sulle sue spalle.
-Ho
una sorpresa per te- ghignò alla fine -ma mi devi invitare a
casa
tua a giocare oggi pomeriggio-
Kenma
alzò lo sguardo su di lui
-Non
possiamo usare la palla in casa...- iniziò.
-Scegli
tu che fare, non è importante- replicò Kuroo -su
andiamo!-
Lo
trascinò questa volta per una mano, assicurandosi che
l'ombrello li
coprisse entrambi.
Kenma
era pigro e svogliato, almeno quello credevano i maestri, per tutti
gli altri era solo il bambino che rimaneva sempre in un angolo
lontano da tutti, accompagnato da qualche videogioco. E lui odiava
quegli sguardi, lo facevano solo sentire insicuro.
Per
Kuroo era un amico.
Era
questo che l'altro bambino amava ripetergli sempre: quando andavano a
scuola, quando lo portava al parco a giocare a pallavolo, quando
tutti si chiedevano chi fosse quel bambinetto anonimo con cui passava
il tempo uno come Kuroo.
Kenma
si ritrovò a stringergli la mano mentre ancora cercavano di
sfuggire
alla pioggia.
Amico.
Era
una cosa davvero bella per lui, non ci avrebbe mai rinunciato
nonostante l'espansività di Kuroo, della sua fissa per
quella palla
e quella rete, neanche per quei suoi ghigni che gli facevano sempre
mettere un broncio arrabbiato in risposta.
Arrivati
a casa Kuroo entrò andando a salutare sua mamma, quando poi
salirono
in camera del più piccolo rovistò nel suo zaino
fino a trovare un
pacchetto sgualcito per porgerglielo.
Kenma
si trovò davanti uno dei nuovi videogiochi per il quale
aveva
pregato i genitori più volte, accompagnato da un sorriso di
Kuroo,
uno di quelli veri.
-Non
ti ho regalato nulla al compleanno, quindi questo è per te,
ci
giochiamo insieme però!-
Kenma
aveva sorriso per tutto il resto del pomeriggio.
-Oi
guarda qui cosa ho trovato- Kuroo alzò la mano stringendo un
confezione vecchia di un altrettanto vecchio videogioco.
Kenma
gli passò di fianco togliendogliela dalle mani -Ti ho sempre
detto
di non mettere in naso nelle mie cose- borbottò.
Si
ritrovò a rigirarsi la scatola tra le mani, mentre Kuroo
faceva il
solito sorrisetto -Tieni da parte ancora cose simili? E io che
pensavo non fossi così tenero e sentimentalista-
Kenma
alzò gli occhi al cielo senza neanche degnarlo di una
risposta
mentre quello ridacchiava.
Sapeva
che tenere quei videogiochi stravecchi, solo come ricordi ormai, che
Kuroo gli aveva regalato negli anni quando erano bambini, non era poi
una splendida idea.
O
almeno avrebbe dovuto nasconderli meglio.
Si
ritrovò a sorridere e senza una parola lasciò
Kuroo in camera, il
quale fu costretto ad inseguirlo curioso di sapere di quel sorriso.
-
Angolino -
Salve
a tutti!
Primo lasciate perdere il titolo della raccolta, non ho mai idee per i
titoli. Secondo ci andrebbe una piccola spiegazione per capire
perché ho deciso di intraprendere questa pazzia, il problema
è che non la trovo davvero. I miei feels
da ex pallavolista, per questo gruppone di pallavolisti adorabili,
hanno fatto tutto da soli.
Ed eccomi qui a scrivere grazie ai prompt di tumblr durante
la sessione esami di Pasqua per non farci mancar nulla.
Farli tutti e trenta era un suicidio autoimposto, quindi ho fatto una
scelta per quelli che mi ispiravano di più, a questa os se
ne aggiungeranno forse altre due, devo vedere se l'ispirazione mi
assiste ^///^"
Beh non avevo mai scritto su Kuroo e Kenma, ma li adoro, singolarmente
ed insieme :3
Spero di aver reso loro giustizia con queste 700 parole scarse, ho
sempre paura di finire ooc D:
Okay vi lascio andare, grazie mille per aver letto queste poche righe
(/^°^)/
Alla
prossima!
|
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Capitolo 2 *** Brutti sogni ***
Weekly
theme: holidays
April 9: worst fear
Pairing: Iwaoi
1007
parole
→ Note:
mezzo angst (mica tanto) e mezzo fluff (ma no,
non è vero)
per
saperne di più note in fondo.
Brutti
sogni
Il
periodo di pausa estivo non era così lungo, e sebbene gli
allenamenti si tenessero solo due volte a settimana, nonostante
l'avvicinarsi dell'ultimo torneo, quel giorno Iwaizumi si trovava a
scuola, non a causa della pallavolo.
Aveva
deciso di partecipare ad un progetto rivolto agli studenti del terzo
anno, il tutto doveva essere consegnato prima della pausa estiva, ma
il professore coordinatore era malato quel giorno e si era accordato
con i pochi studenti per un'altra data.
Ci
aveva speso parecchio tempo dietro quel progetto, come Oikawa aveva
tenuto opportuno ricordargli sovente nell'ultimo mese di solito con
la frase -Iwa-chan come sei noioso, sempre a studiare!-
Hajime
replicava o con un'occhiataccia o intimandogli di lasciarlo stare,
che forse avrebbe fatto meglio a studiare un po' anche lui dato che
erano all'ultimo anno. Che poi non è che a Oikawa servisse
così
tanto dello studio in più: andava molto bene in tutte le
materie,
forse un po' meno in storia.
-Come fanno a non darti il mal di testa
tutte queste date Iwa-chan? Troppi numeri da ricordare- borbottava
sempre, così che Iwaizumi si ritrovava a colpirlo
intimandogli di
continuare a studiare e smettere di disturbarlo (dato che era lui a
fargli venire il mal di testa ogni volta) e di evitare tutte quelle
scene. Non le faceva con la matematica quindi non capiva
perché
dovesse farle con le date storiche.
L'asso
della Seijou consegnò il suo progetto al professore e poi
riattraversò il giardino con l'intenzione di ritornare a
casa.
Passando
vicino alla palestra sentì il rumore di una palla sbattuta
violentemente sul suolo di plastica. Si fermò: quel giorno
non
avevano allenamenti, forse qualcuno si stava allenando per conto suo
o la palestra era stata ceduta per qualche ora alla squadra del
quartiere.
La
porta era stata lasciata aperta per far circolare un po' di aria in
quella torrida giornata, e quando Iwaizumi guardò
all'interno della
palestra non rimase neanche così tanto sorpreso.
Oikawa
stava provando e riprovando le sue micidiali battute al salto,
ininterrottamente, una dietro l'altra anche se era visibilmente
esausto.
Hajime
digrignò i denti mandando giù l'insulto che aveva
voglia di urlare,
cominciò a marciare dentro la palestra dopo aver abbandonato
in un
angolo la tracolla.
Tooru
lo notò poco dopo mentre era pronto a lanciarsi un altro
pallone e
sul suo volto passò un'ombra di terrore -Iwa-chan sei tu!-
disse
ridacchiando nervosamente -non pensavo venissi a scuola anche durante
le vacanze...- indietreggiò fino ad avere la schiena contro
il muro,
Iwaizumi a qualche passo da lui, infuriato (il motivo preciso non lo
capiva) e tremendamente vicino al carrello dei palloni; con ogni
probabilità gliene avrebbe tirato uno in faccia.
Tooru
alzò involontariamente le mani a coprirsi il volto, ma
stranamente
nulla lo colpì.
Hajime
gli tirò addosso le ginocchiere che aveva lasciato
all'ingresso
della palestra e sempre guardandolo con il suo solito sguardo omicida
tuonò -Vedi di metterle idiota di un Oikawa o vuoi fotterti
il
ginocchio per sempre!?-
L'altro
incassò il colpo e si sedette a terra mettendosi le sue
ginocchiere
insieme a un broncio che gli decorò il volto -Non essere
così
cattivo- disse.
Iwaizumi
si sedette accanto a lui e lo colpì in testa -Si
può sapere perché
devi sempre fare così? Almeno allenati in sicurezza, stupido-
-Iwa-chan
non dirmi che ti stai preoccupando per me- trillò l'alzatore.
Riuscì
ad evitare un secondo colpo dell'asso per pura fortuna.
-Non
posso farti sempre da balia questo lo sai vero?- riprese
-perché non
mi hai detto che venivi da allenarti?-
Oikawa
guardò altrove, era il suo modo per sviare la domanda -Mmmh
chi lo
sa- disse -magari non sei un compagno d'allenamento così
divertente,
ecco-
Hajime
non reagì alla provocazione, ma continuò a
fissarlo.
Dopo
qualche secondo di silenzio Oikawa sospirò -Brutti sogni
Iwa-chan
tutto qui- iniziò -si avvicina il nostro ultimo torneo e in
più mia
madre mi ha prenotato un'altra visita per questo ginocchio- si
sfiorò
la ginocchiera diversa, che faceva da tutore, aggrottando le
sopracciglia -ho sognato che mi
avrebbero detto che non avrei più potuto giocare e lo sai
che ti ho
promesso, ho promesso a tutti, che saremmo arrivati ai nazionali-
-Oikawa
tu...-
-Mi
terrorizza, pensare di dover smettere di giocare- sussurrò
-vorrebbe
dire che tutti gli sforzi sono stati inutili che rimarrò
perennemente il numero due, non importa quanto mi sia allenato per
migliorare. Che Tobio-chan ha vinto contro di me, in tutto e per
tutto...-
Iwaizumi
gli strinse il braccio -Finiscila- intimò serio -ai
nazionali ci
arriveremo, supereremo anche la Shiratorizawa, il tuo dannato
ginocchio non ti abbandonerà-
-Non
puoi saperlo-
-Lo
so invece, perché ci sarò io a prenderti a calci
in culo ogni volta
che farai qualche cavolata come poco fa, e i nostri sforzi saranno
ripagati. Guiderai la squadra a vincere, perché nonostante
tu sia
una noiosa spina nel fianco sei un ottimo capitano, e ci aspettiamo
il meglio da te e il meglio tu lo puoi dare- si tirò su in
piedi
porgendo una mano all'alzatore e aiutandolo a mettersi in piedi.
-Iwa-chaaan...-
-Non
piangere razza di idiota!-
-N...non
sto piangendo- si lagnò lui negando con la testa.
Iwaizumi
si ritrovò a fare un mezzo sorriso poi afferrò un
pallone -Andiamo
fammi qualche alzata già che siamo qui, e dopo stretching
come si
deve- stava per girarsi verso Oikawa quando sentì questo
stringere
le braccia intorno alla sua vita e appoggiare la testa sulla sua
spalla -Grazie Iwa-chan- sussurrò contro il suo collo -hai
ragione,
se non ci fossi stato tu la mia peggior paura si sarebbe avverata-
Hajime
sentì il volto farsi troppo caldo, ed era quasi sicuro che
non fosse
colpa dell'afosa giornata estiva, tu guarda se quell'idiota se ne
doveva uscire con...
-Non
ti imbarazzare per così poco Hajime- gli sussurrò
nell'orecchio
alla fine ridacchiando e sciogliendo quell'abbraccio.
Ovviamente
la scena si concluse con il pallone, che era ancora nella mani del
vice capitano della Seijou, lanciato con forza in testa a Oikawa
accompagnato da qualche insulto e dal lamento finale di Tooru
-Iwa-chan che cattivo~!-
-Angolino-
Seconda os arrivata, il 9 come da programma non ci credo ho fatto
in tempo!
Potrei fare mille e mille parole in più davvero, su quanto
Tooru sia il mio personaggio preferito, su quando ami lo ship Iwaoi o
su come scrivere su di loro sia immensamente difficile, che ho paura di
essere andata malissimo, ma ve le evito o inizierei a vedere arrivare
pomodori marci in testa.
In ogni caso ho ripetuto troppo "Iwa-chan" ma mi piace un sacco quando
Tooru lo chiama così.
E ho fatto parlare troppo Tooru stesso, tanto da fargli tirare fuori
dei pensieri profondi, che secondo me non lascerebbe scivolare via con
tanta facilità. Però dall'altro lato so che
Iwa-chan è capacisso mi farlo parlare in ogni caso,
soprattutto quando è triste.
Se sono ooc chiedo umilmente perdono!!
Ok a parte le scuse e tutto il resto, anche questa os è
conclusa, la prossima sarà in arrivo fra almeno una
settimana. Il tema AU-week spero mi porti tanta ispirazione,
soprattutto perché ho voglia di provare una coppia per me
parecchio ostica ^///^"
Un grazie speciale a chi legge e segue queste piccole storielle :3
Alla prossima!
|
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Capitolo 3 *** Pozioni ***
Weekly
theme: AU week
April 13: Magic
Pairing: Levyaku
1067 parole
→ Note: liberamente ispirata a FHQ,
per saperne di
più, note in fondo
< Pozioni
>
Yaku
si malediceva molte volte per la sua indulgenza. Forse questo
succedeva spesso negli ultimi mesi, ma come dargli torto? Era come se
un uragano si fosse abbattuto sulla sua vita. Non che questa fosse
sempre stata rose e fiori, ma poteva ritenersi fortunato per la sua
casetta nel bosco e il suo piccolo commercio con i paeselli vicini.
Certo
i tempi erano quelli che erano: guerre e fame si facevano sentire per
tutti. Forse i demoni del castello oscuro guidati dal Grande Re se la
passavano davvero bene, ma Yaku con loro avrebbe voluto averci a che
fare il meno possibile.
Ma
i demoni erano parecchio attenti quando si parlava di stregoni come
lui. Kenma glielo ripeteva ogni volta, anche se lui pensava che mai
nessuno sarebbe venuto a dar noia a loro due, lì, persi in
mezzo ai
boschi.
Forse
era più probabile il contrario.
Kenma
negli ultimi tempi aveva incontrato spesso un cavaliere decaduto
della corte dei demoni, uno che conosceva bene il Grande Re Oikawa, e
con il quale Kenma, poteva scommetterci tutto, stava cercando di
trattare un modo per far decadere il potere del demone già
logorato
dalle guerre. E Kenma lo faceva per avere indietro il suo amico
Kuroo, diventato il braccio destro del sovrano.
In
ogni caso quelle faccende erano più o meno estranee al
piccolo
stregone, Kenma non era uno che amava parlare e a lui andava
più che
bene finché l'amico non si fosse cacciato in brutti guai.
Anche
perché di impicci Yaku ne aveva fin troppi.
Rimescolò
la pozione nel calderone aggiungendo un ceppo secco al fuoco,
beandosi di quell'attimo di totale silenzio.
-Yaku-san
ci vuole ancora molto?!-
Come
non detto.
Lo
stregone sospirò -Ti avevo già detto che ci
sarebbe voluto del
tempo-
-Ma
mi sto terribilmente annoiando!-
Yaku
era sicuro che se avesse mai deciso di aprire la sua cucina ad un
branco di marmocchi del villaggio, quelli sarebbero stati
più
disciplinati del demone che si trovava ora davanti. E che stava di
nuovo giocherellando con le sue ampolle.
Yaku
gliele strappò di mano, andandole a riposizionare sulla
mensola più
alta, anche se era un posto perfettamente raggiungibile da Lev -Non
devi toccare le pozioni- lo rimproverò, gli aveva
già fatto venire
il mal di testa ed era arrivato appena dieci minuti prima.
Yaku
malediceva il giorno che aveva trovato il demone Lev a girovagare
perso per il suo bosco. Aveva avuto la poca accortezza di
trascinarselo fino alla sua casa, perché era in cerca di una
pozione. Alla fine il demone ci aveva preso l'abitudine, tornava a
tormentarlo ogni volta che poteva, mettendo in disordine le sue
ampolle e prendendo posto sulla sua poltrona.
Lev
diceva ogni volta che le pozioni servivano per suo fratello. Non
erano fratelli di sangue, come molte volte aveva specificato, ma solo
un altro demone cresciuto con lui, come lui cacciato dalla corte del
Grande Re.
Yaku
si ripeteva che aiutava quel disastro solo perché in un modo
o
nell'altro anche lui era una vittima di quella guerra, dell'orgoglio
di Oikawa. Poi gli dispiaceva per il povero fratello ancora non
conosciuto, in più il demone pagava sempre le pozioni e
qualche
volta le aveva consegnate in villaggi più lontani.
Era
solo la compagnia di Lev che cercava di evitare, i suoi nervi non
avevano bisogno di un demone alto trenta centimetri più di
lui che
si comportava come un bambino e non la smetteva di parlare un attimo.
-Yaku-san
mi stai ascoltando?-
Lo
stregone sospirò iniziando a versare nelle ampolle la
pozione ormai
ultimata.
Non
riuscì a rispondere che la porta si aprì ed entro
Kenma.
-Buongiorno
Kenma-san!- salutò energicamente Lev.
Kenma
rimase abbastanza sorpreso della presenza del demone, facendo un
cenno nella sua direzione.
-Pensavo
avessi deciso di non farlo più entrare- disse Kenma ad Yaku
che
sospirò -Ci ho provato, cosa credi-
-Ehi!-
si lamentò Lev mettendo un finto broncio che fu quasi subito
sostituito da un sorrisetto.
Kenma
se ne andò calandosi il cappuccio sul volto dopo aver
lasciato un
cesto pieno di erbe ai piedi del calderone.
Yaku
si voltò verso Lev che sembrava pensieroso -Beh che
succede?-
chiese.
-Ma
Yaku-san è normale per voi stregoni essere così
bassi?-
Ovviamente
Yaku lo colpì con una gomitata nello stomaco, per poi
ignorarlo,
prendere il suo mantello ed uscire.
Lev
gli fu di fianco, nel sentiero che aveva iniziato a percorrere, dopo
qualche secondo.
-Non
te la prendere, non era un insulto- rassicurò il demone
sorridendo.
-Sta
zitto che è meglio- rimbeccò Yaku allungando il
passo anche se fu
inutile.
-La
mia pozione?- chiese l'altro.
Lo
stregone gli passò l'ampolla senza smettere di camminare.
-Inuoka
sarà un sacco felice!- disse tutto contento il demone -e ora
tu dove
vai?-
-Al
villaggio- spiegò Yaku -devo consegnare alcune pozioni-
-Facciamo
la stessa strada allora Yaku-san!- esclamò l'altro
continuando a
seguirlo nel bosco e riprendendo a blaterare.
Yaku
sentiva solo pezzi dei suoi discorsi, perché davvero quello
gli
avrebbe fatto sanguinare le orecchie prima o poi. Ripensò a
quello
che aveva detto poco prima e si chiese nuovamente perché non
lo
avesse abbandonato al suo destino nel bosco mesi prima quando si
erano incontrati.
-Guarda
Yaku-san ci sono le lucciole stasera!-
Nel vedere
un demone di quasi due metri che saltellava felice cercando di
acchiappare lucciole, lo stregone rimase nuovamente senza parole. I
bambini del villaggio erano molto più maturi di lui.
La
luce del sole era ormai sparita dietro le montagne e Yaku vide Lev
aprire le mani rivelando che era riuscito ad acchiappare almeno sei
insetti. Questi volarono via pigramente illuminando il volto decorato
da un sorriso pieno di stupore.
Yaku
rimase immobile a fissare la scena, sentendo dentro allo stomaco
qualcosa che si attorcigliava. Non capì perché lo
trovo
tremendamente carino in quel momento.
Appena
formulò quel pensiero si maledisse da solo di nuovo, mentre
sentiva
il viso farsi caldo.
-Yaku-san
stai bene?- chiese il demone -sei tutto rosso, hai preso la febbre?-
-Sto
benissimo- replicò lo stregone cercando di tenere la voce
ferma.
Lev
si abbassò alla sua altezza, avvicinandosi al suo volto -Qui
in basso c'è aria più fredda per
caso? Per questo ti stai ammalando?-
Yaku
gli tirò un pestone dandogli le spalle indignato e marciando
verso
il villaggio, il volto ancora caldo, solo per la precedente vicinanza
con quell'idiota.
-Yaku-saaaan
aspettami- lo rincorse Lev ridendo divertito raggiungendo il poche
falcate lo stregone.
- Angolino-
Avevo detto che il tema "AU week" mi avrebbe
fatto davvero male, avevo una piccola ideuzza di pubblicare altre due
os oltre a questa tanto
oggi ho già dato un esame e ne ho solo un altro
giovedì
In ogni caso, salve a tutti!!
Allora voglio proprio sapere a chi non è piaciuto l'oav
sulla Nekoma, perché io l'ho amato! E Lev è un
adorabile idiota :3
Ho provato a rendere Yaku più Yaku possibile (ho dubbi al
riguardo) ma che abbia la mano pesante con il gigantesco primino e
risaputo xD
Ah ambientazione presa in prestito da FHQ giusto per dare un contesto
ed inserirci altri personaggi di cornice, spero di non aver incasinato
tutto ^///^"
Beh con questo chiudo, aggiungendo un grazie a chi sta seguendo questa
raccolta e un grazie grande grande a chi mi lascia il suo parere alla
fine dei capitoli, taaanto bene _/ (^ 3 ^) _/
Alla prossima!
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Capitolo 4 *** Paura ***
Weekly
theme: AU week
April 16: College/Uni
Pairing: Daisuga
1706
parole
→ Note: con la speciale partecipazione
di
Asahi
e Noya, per saperne di più note in fondo.
<
Paura >
Daichi
non si era aspettato quell'invito. Anche perché non si
ricordava
minimamente che fosse il periodo delle lauree.
Asahi
si laureava, a Tokyo.
Ovviamente
aveva accettato l'invito del vecchio amico e si era preso qualche
giorno di vacanza, che poteva permettersi, ed era partito.
Era
sul treno diretto alla città quando gli tornò in
mente Suga, anche
lui frequentava l'università a Tokyo, ma dato che l'altro
amico era
riuscito nel difficile intento di entrare a medicina, gli ci
sarebbero voluti altri due anni prima della fine. Daichi si
trovò a
sorridere tra sé e sé ripensando ai vecchi tempi:
loro tre nella
palestra della scuola che giocavano a pallavolo o che cercavano di
disciplinare i loro kohai scalmanati.
Si
ritrovò a riflettere come in quei quattro anni, soprattutto
con
Suga, i rapporti si erano allentati. La lontananza con ogni
probabilità. E a Daichi dispiaceva, soprattutto aver perso
di vista
lui.
Il
giorno successivo fu proprio Asahi a venirlo a prendere dove aveva
alloggiato, e insieme si diressero verso l'università. Ci
trovarono
ad aspettali alcuni degli amici di Asahi incontrati in quegli anni e
in più due persone che anche Daichi conosceva bene.
-Daichi-saaan!-
Nishinoya gli saltò quasi in braccio, felice di rivederlo
-Asahi-san
mi aveva detto che saresti venuto, non ci vediamo da un sacco!-
Daichi
sorrise al ragazzo più basso -È passato davvero
troppo, hai
ragione- ammise. E
mi dispiace per questo.
Quasi
titubante, da dietro Noya apparve Suga con il suo solito sorriso
ampio, forse un po' imbarazzato, che era sempre stato suo. Daichi si
prese qualche secondo per osservarlo: si era vestito in abiti
eleganti, ma teneva lo stesso taglio di capelli di quando aveva
diciotto anni. Sembrava cambiata la sua espressione, maturata. La
luce negli occhi però rimasta la stessa.
-È
bello rivederti Daichi- disse il ragazzo con i capelli chiari, sempre
sorridendo.
-Anche
per me Suga- rispose lui. Davvero
tanto.
L'università
aveva organizzato un piccolo rinfresco, in ogni caso il piccolo
gruppo si spostò, quando ormai il sole era tramontato, in un
locale
poco distante.
Brindarono
a lungo per Asahi, tutti divertiti dalle piacevoli ore trascorse
insieme, che avanzavano piano nella notte. Il neolaureato fece di
tutto per tenere lontano Noya dall'alcol, fu del tutto inutile.
L'ex
libero verso metà serata, molto più che solo
alticcio, aveva
cominciato a cantare ad alta voce intrattenendo praticamente l'intero
locale.
Quando
poi tutti furono andati via Asahi si scusò più
volte con Daichi
perché non poteva riaccompagnarlo all'hotel, dovendo
caricarsi
praticamente in spalle Noya che faticava a rimanere sveglio (cantare
doveva averlo sfibrato).
A
quel punto Suga si offrì di riaccompagnarlo. Daichi non
negò di
esserne molto felice.
-Allora
come va?- chiese il ragazzo mentre si avviavano tra le luci della
città, appena lasciata la metropolitana alle spalle.
Daichi
sorrise -Tutto bene, il lavoro è pesante, ma mi piace molto-
spiegò
-e tu?-
-Ho
ancora parecchi esami prima di fare una festa come quella di Asahi-
disse l'altro infilandosi le mani in tasca.
-Scommetto
che andrai benissimo vero? Come ai vecchi tempi-
Suga
rise -Hai sempre avuto questa alta stima di me Daichi-
-Mai
stata mal riposta- si giustificò lui -ancora convinto di
fare il
pediatra?-
-Sì-
ammise -mi sono sempre piaciuti i bambini-
Daichi
sorrise senza aggiungere altro, ormai arrivati davanti all'hotel dove
pernottava, una domanda incastrata in gola che non ne voleva sapere
di uscire.
-Rimarrai
qui qualche altro giorno?- si informò Suga.
Lui
annuì -Ho il treno di ritorno a casa fra due giorni-
-Peccato,
mi sarebbe piaciuto rimanessi un altro po'- ammise l'altro, appena
imbarazzato.
Daichi
aspettò a rispondere, i suoni della strada che gli
arrivavano
ovattati alle orecchie, la bevuta di quella sera che, nonostante
tutto, un po' si faceva sentire.
-Anche
a me, avrei voluto passare un po' di tempo come quando eravamo al
liceo- ammise allora -soprattutto con te Suga, mi sei mancato-
L'altro
arrossì vistosamente, o forse era colpa dell'alcol.
-Grazie
per avermi accompagnato-
A
quel punto Daichi era totalmente convinto che il suo cervello si
fosse scollegato del tutto, anche dopo non riuscì a capire
dove
avesse trovato il coraggio per quel gesto.
Si
chinò sull'altro ragazzo lasciandogli un bacio leggero a
fior di
labbra, poi si diresse senza voltarsi, nell'albergo.
Ci
aveva pensato solo dopo alle conseguenze, la sera stessa mentre si
rigirava nel letto senza prendere sonno e i due giorni successivi,
quando nonostante Asahi e Noya lo invitassero ad uscire, Suga non si
fece mai vedere.
Ed
era comprensibile, probabilmente non gli avrebbe più rivolto
la
parola. Non poteva baciarlo e andarsene senza una spiegazione, la
scusa della bevuta della sera non lo giustificava.
Sospirò
guardando il messaggio di Noya che gli augurava buon viaggio di
ritorno la mattina dopo. Era sceso nel piccolo parco dall'altro lato
della strada rispetto all'hotel a fissare pigramente la gente che lo
popolava in quel pomeriggio. Il sole era quasi sparito dietro i
profili dei grattacieli del centro.
Lasciò
la mente libera di vagare di nuovo alla sera di due giorni prima,
confusa e annebbiata, con quel retrogusto dolce.
Doveva
avere all'incirca sedici anni quando si era accorto che guardava Suga
in modo diverso. Nei corridoi della scuola, in palestra, quando
tornavano a casa. Era ingenuo e troppo piccolo all'epoca e ci aveva
messo qualche mese per ammetterlo a se stesso: si era innamorato del
suo migliore amico. E la cosa lo terrorizzava.
Aveva
covato quel sentimento solo per sé, non ne aveva mai fatto
parola
con nessuno, ben che meno con il diretto interessato. La loro
amicizia veniva prima di tutto, ma lui si sentiva un codardo.
Poi
il loro terzo anno era scivolato via troppo velocemente e Suga era
partito per Tokyo, mentre lui era rimasto a casa. La lontananza aveva
solo sopito tutto quello, non poteva credere che un po' di sake e
più
di un anno di assenza di contatti gli avessero fatto rovinare ogni
cosa.
E
adesso l'ho fatto sul serio
si ritrovò a pensare sospirando. Daichi non era mai stato
uno che si
buttava giù di morale, sapeva che bisognava lottare per
tutto, ma in
quel momento si sentiva in bilico su una voragine. Anzi forse stava
già precipitando.
E
riusciva solo a sospirare e a sperare... esattamente neanche lui
sapeva in che sperare.
Il
sole sparì del tutto e lui decise di alzarsi per rientrare,
doveva
ancora finire la valigia.
Quasi
non si accorse che a qualche passo da lui si era fermato proprio il
soggetto dei suoi pensieri tumultuosi: Suga lo guardava e appena
capì
che Daichi si era accorto di lui, sorrise debolmente salutandolo.
Lui
rimase completamente spiazzato da quella apparizione, così
tanto che
ricambiò in modo incerto il suo saluto.
-Mi
spiace per questi due giorni sono stato occupato con le lezioni-
iniziò Suga sfuggendo al suo sguardo -Asahi mi ha detto che
ti ha
portato a vedere la città-
Daichi
si limitò ad annuire ancora scosso.
-Ecco
ci tenevo a salutarti- replicò l'altro -... e volevo...-
Daichi
non si sentiva così pronto a parlargli, aveva passato anni
in
silenzio, in amicizia e gli era sempre bastato.
Perdere
tutto in quel momento, anche se crescere aveva lasciato loro poco,
era qualcosa che non riusciva a sopportare.
Si
risedette sulla panchina imitato subito da Suga che continuava a
fissare davanti a sé, esitando.
-Spero
tu sia stato bene qui- cercò di temporeggiare in evidente
difficoltà.
-Mi
dispiace...- disse solo Daichi.
Vide
Suga stringere i pugni appoggiati sulle ginocchia -A me dispiace non
essere stato con voi-
Lui
rimase zitto, ricordando quella gentilezza innata dell'amico, che a
quel punto gli stava impedendo di scusarsi, facendolo lui al suo
posto.
-Perché
sei qui Suga?- domandò a bruciapelo.
La
domanda cadde pesante tra i due, Daichi sbirciò verso di lui
solo
per vedere che ancora non lo guardava.
-Tu...
perché mi hai baciato?- chiese.
A
quel punto trovare una qualsiasi scusa che dimostrasse ancora di
più
quanto fosse codardo era impossibile. Si era auto-sabotato alcune
sere prima, a quel punto l'unica via gli sembrava vuotare il sacco.
-Sono
innamorato di te dal secondo anno di liceo e non ti ho mai detto
nulla, ho sempre avuto paura di farlo per non rovinare la nostra
amicizia. Poi il liceo è finito e tu sei venuto qui e allora
mi è
sembrato inutile, tanto ci stavamo allontanando... l'altra sera, non
so perché ho ceduto, forse l'avevo tanto desiderato, in ogni
caso mi
spiace, non avrei dovuto- riprese fiato solo alla fine e si costrinse
a girarsi verso il ragazzo seduto accanto a sé.
Suga
aveva gli occhi spalancati e il volto rosso d'imbarazzo. Non ebbe
nessun'altra reazione e allora Daichi immaginò che quello
fosse il
momento per eclissarsi.
-Ora
devo proprio andare- si alzò e strinse con una mano la
spalla
dell'amico -ci vediamo Suga-
Riuscì
in qualche modo a fare un passo anche se sentiva i piedi di piombo,
ma poi fu bloccato.
Suga
si era appeso alla sua felpa per fermarlo -Non pensare di andartene
così- sussurrò -non dopo questo-
Daichi
fece un passo indietro quando l'altro si alzò
-Perché non me l'hai
mai detto?- esclamò.
Daichi
rimase sorpreso da quello, imbarazzato sorrise portandosi una mano
dietro la nuca -Te l'ho detto, ho avuto paura- spiegò a
bassa voce
-in ogni caso non import...-
-Certo
che importa dannazione!- si appoggiò con entrambe le mani
alla sua
felpa.
Non
si era certo immaginato una reazione come quella Daichi,
perché si
stava così arrabbiando l'altro?
-Mi
conosci e davvero pensavi che sarei dovuto essere io a fare il primo
passo? Neanche adesso...- aveva il volto che andava a fuoco,
deglutì
cercando di andare avanti -se me lo avessi detto all'epoca avrei
avuto il coraggio per dire "Anche
io"
e non avrei sprecato questi anni a chiedermi come sarebbe andata...-
Daichi
smise di respirare, eliminando tutto da intorno a sé eccetto
il
ragazzo che si attaccava disperatamente a lui e che con ogni
probabilità ora stava morendo di imbarazzo.
Poi
la bolla scoppiò.
-Ti
prego dì qualcosa- pregò Suga.
E
allora Daichi, prendendogli il volto tra le mani, lo baciò
di nuovo.
Sapeva
che avrebbe sempre maledetto la sua paura e gli anni persi ormai
trascorsi.
Ma
avrebbe sempre ringraziato il pomeriggio al parco di Tokyo e la festa
di laurea di Asahi.
- Angolino -
Salve gente!
Bene allora alcune precisazioni qui sotto, sopportatemi per qualche
altra riga ^_^
Ero indecisa se imbarcarmi in questa coppia, li trovo troppo belli, ma
sono sempre un po' indecisa su come renderli in modalità di
coppia ecco.
Suga pediatra era un headcanon che girava su tumblr e che non ho potuto
non usare, capitemi: sarebbe troppo un amore, più di quanto
non lo sia già. E poi me lo vedo così bene
imbarazzato e con il suo bel sorriso :3
Spero anche in questo caso di non essere andata ooc ^////^
Asahi e Noya ospiti speciali! Ho fatto pure ubriacare il povero libero
xD
(Vedete il sottinteso che volete con loro due, ve lo concedo
beeeenissimo)
Altra informazione, questa è la prima coppia Karasuno che ho
intenzione di trattare, mi terrò gli altri due adorabili
idioti per il finale :D
Ma se avrete voglia ci rivediamo domani dato che ho pronta da giorni la
os coffe shop au *_*
Sempre un grazie grande grandissimo a chi segue queste picoole cosucce
e chi trova il tempo di farmi sapere cosa ne pensa, mi rendete tanto
tanto felice :3
Alla prossima!
[p.s. ho cambiato il raiting a giallo per
ogni evenienza, non salirà di più in ogni caso]
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Capitolo 5 *** Caffè ***
Weekly
theme: AU week
April 17: bad pickup lines – coffee
shop
Pairing: Bokuaka
1067 parole
→ Note: ho parlato di
università, ma tanto è una AU,
con
la partecipazione speciale di Kuroo
per
saperne di più, note in fondo.
<
Caffé >
-Ricordami
perché sei qui amico, stai facendo scappare tutti i clienti-
Kuroo
guardava scetticamente, senza però dimenticare un pizzico di
malizia
(quella non doveva mancare), l'amico Bokuto. Il ragazzo era seduto al
bancone del caffè dove lavorava anche lui, stringendo una
tazza
ormai gelata, muovendo convulsamente la gamba contro il legno. Quel
giorno Bokuto non era di turno al caffè, Kuroo invece
sì, e dopo le
lezioni lo aveva seguito al posto di lavoro.
-Sono
in ansia, e ti ricordo che avevi promesso di aiutarmi- si
lagnò
Bokuto adocchiando l'entrata del bar e scattando sul posto ogni volta
che questa veniva aperta.
-Perché
non puoi parlargli quando sei a lezione, ne avete anche qualcuna in
comune no?- domandò Kuroo servendo due ragazze che andarono
a
sedersi in uno dei tavolini al fondo della sala.
-Perché
non so cosa dirgli, tu sei bravo in queste cose, io finirei per fare
casino- rispose l'altro depresso lasciando cadere la testa sul
bancone -potevo avere il pretesto di prendere il suo ordine, ma
quando lavoro io qui non viene mai-
-Magari
si è accorto che lo segui per i corridoi?-
ipotizzò Kuroo
ridacchiando.
L'altro
si lamentò rumorosamente -Sono stato molto discreto-
borbottò.
-Oh-oh-oh
certo, come no- rise l'altro.
I
due amici si riferivano a un ragazzo che frequentava il
caffè da
qualche tempo e che avevano scoperto frequentare la stessa
università
di Bokuto. Il fattore delle lezioni insieme Kuroo non se lo spiegava,
a quanto pare l'amico seguiva qualche lezione del primo anno
perché
era rimasto indietro con gli esami. Avrebbe incolpato la pallavolo,
ma dato che giocavano nella stessa squadra non gli sembrava
così
giusto.
-Non
dovresti farti venire queste fisse strane- riprese Kuroo -ne
risentono i tuoi voti, il lavoro e la pallavolo-
-Non
la pallavolo!- replicò Bokuto -ti ricordi è
venuto a vedere una
partita e ho fatto giocate mai viste e abbiamo vinto-
-Probabilmente
era lì perché si era perso-
-Tu
dovresti aiutarmi e invece...-
Bokuto
si bloccò perché il soggetto della sua
conversazione varcò la
porta del caffè e si andò a sedere in disparte,
aspettando di
essere servito e nel mentre aprendo un libro e dedicandoci tutta la
sua attenzione.
-Kuroo-
sussurrò tirando la manica dell'altro ragazzo -è
arrivato, è
arrivato!-
-Ho
visto, e avrà sentito anche lui il tuo baccano-
ridacchiò Kuroo
-vado!-
Bokuto
ne spiò i movimenti: arrivò da quel ragazzo,
segnò il suo ordine
poi ci scambiò due parole infine tornò verso di
lui. Sembrò che il
ragazzo lanciasse uno sguardo di traverso a Bokuto prima di tornare
al suo libro.
-Allora?!-
chiese Bokuto facendo dondolare lo sgabello su cui si trovava.
-Ha
ordinato un caffè macchiato con panna- riferì
Kuroo.
-Eeeeh,
tutto qui? Gli hai chiesto se ha già una ragazza o un
ragazzo?-
domandò.
-Sta
roba interessa a te, veditela da solo- replicò Kuroo alzando
le
spalle.
L'altro
montò di nuovo su la sua espressione depressa.
-Su
vai da lui, ti permetto di portargli il caffè, spera che il
capo non
ci scopra- disse Kuroo avvicinandogli il bicchiere con la bevanda
calda -hai pensato a cosa dirgli?-
-Ho
deciso una delle frasi che mi avevi consigliato-
-Beh
buona fortuna- ridacchiò Kuroo senza riuscire a trattenersi
mentre
vedeva l'amico che si allontanava titubante.
Bokuto
si avviò poi prese coraggio e si sedette proprio di fronte a
quel
ragazzo che lasciò perdere il suo libro per guardarlo
curioso.
-Ecco
quello che avevi ordinato: il tuo caffè-
incominciò indicandolo e
posandolo sul tavolino -mentre io sono qui per realizzare i tuoi
sogni- fece un sorrisone, ripetendo la frase che Kuroo qualche giorno
prima gli aveva suggerito.
Il
ragazzo guardò prima il caffè poi Bokuto prima
sorpreso e poi
scettico -Avevo chiesto solo un caffè-
Stranamente
Bokuto non si buttò giù d'animo -Beh questa
è l'offerta speciale
di oggi- replicò indicandosi.
-Sei
lo strano tipo che mi segue tra una lezione e l'altra?- chiese
distrattamente l'altro.
-...
Forse-
Il
ragazzo si riconcentrò su di lui: Bokuto aveva gli occhi
spalancati
in trepidante attesa, l'altro si prese il caffè -Grazie-
sussurrò.
Bokuto
sorrise felice -Mi chiamo Bokuto Koutaro, tu invece?-
L'altro
ragazzo sembrava davvero indeciso se dargli corda oppure no, insomma
quello strano tipo già lo seguiva per i corridoi, in
più sembrava
parecchio iperattivo, ma gli dispiaceva quasi cancellargli dal volto
quel sorriso spropositato. Si ritrovò a sospirare -Sono
Akaashi
Keiji, piacere-
A
Bokuto brillarono gli occhi -E dimmi Akaashi ti piace la pallavolo?
Ti ho visto ad una partita-
Pessima
idea,
quel tipo oltre a seguirlo tra le lezioni sapeva pure dove andava
quando queste erano finite.
-Giocavo
al liceo- spiegò Akaashi -ho visto una sola partita della
squadra
universitaria-
-Io
c'ero!- esclamò subito Bokuto -ero il numero 5, quello che
ha fatto
un sacco di punti. Dovresti venire a vedere anche altre partite,
siamo forti!-
L'altro
annuì concentrandosi sul suo ultimo sorso di
caffè, poi si alzò.
-Ma
come, vai già via?!- si lamentò triste Bokuto.
-Ci
metto molto per tornare a casa e sono in ritardo- spiegò il
ragazzo
cercando i soldi nello zaino.
-Lo
offrivo io il caffè- si affrettò a dire Bokuto
-ma in cambio:
quando ci vediamo nei corridoi mi saluterai e la prossima settimana
vieni a fare il tifo per me alla partita?-
Akaashi
lo fissò ancora, sembrava un bambino che chiedeva, pieno di
aspettative di poter mangiare tutte le caramelle trovate in casa.
Guardò oltre il bancone dove il ragazzo con i capelli neri
gli
mostrava il pollice in alto.
"Probabilmente
fra qualche istante arriverà a parlarti il mio amico, anche
se si
presenta con qualche battuta scadente per rimorchiare dagli una
possibilità per favore"
Così
gli aveva detto l'altro ragazzo che continuava ad incitarlo ad
accettare.
Akaashi
non sapeva bene se avrebbe rimpianto tutto quello, ma più
guardava
lo strano tipo davanti a se e più gli dispiaceva negargli
quelle
dannate caramelle.
Sospirò
-Verrò alla partita- concesse -e grazie ancora per il
caffè
Bokuto-san- detto quello lasciò il piccolo locale.
Quando
fu dall'altra parte della strada si voltò giusto per vedere
che
Bokuto stava saltellando felice tra i tavolini e il ragazzo con i
capelli neri sogghignava divertito davanti alla scena. Poi
sembrò
arrivare quello che era il proprietario del negozio che
sbraitò
contro entrambi.
Akaashi
riprese la sua strada verso casa e senza capire perché gli
venne da
sorridere.
- Angolino -
Perché non fare i miei due bro
preferiti sarebbe stato un delitto; e non mettere in luce le
capacità di abbordare qualcuno, gentilmente suggerite da
Kuroo, era impensabile povero
Kenma
Perché Bokuto che passa da euforia a depressione non si sa bene per
cosa è la cosa più adorabile del
mondo.
Perché ho amato Bokuto e Akaashi insieme da quando il primo
è apparso imitando un gufo e l'altro lo ha guardato
esasperato.
L'avevo detto che tornavo oggi :D
Salve mondo, ho voluto inziare con queste precisazioni, per farvi
capire quanto amo la mia seconda coppia preferita di Haikyuu...
sì è patetico ho fatto una classifica ^///^
Come sempre spero di aver caratterizzato bene i personaggi c:
Ci rivediamo domenica con l'ultima os di questa piccola raccolta!
Pareri sempre ben accetti, grazie a tutti voi che continuate a seguire
:3
Alla prossima!
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Capitolo 6 *** Sorpresa ***
Weekly
theme: family
April 19: surprise, birthday prompt
Pairing:
Kagehina
1054 parole
→ Note: perdonate ma sarà
un'altra AU,
per
saperne di più, note in fondo
<
Sorpresa >
Hinata
aveva iniziato a dormire sul divano una settimana prima del suo
compleanno.
Non
perché le giornate via via si stavano facendo più
afose con
l'avanzare di Giugno, e quindi il salotto che ospitava il divano era
più ventilato.
Neanche
perché a volte rimaneva sveglio fino a tardi attaccato ai
videogiochi e quindi di tornare in camera non aveva voglia (anche se
avrebbe dovuto farla pagare a Kenma per averlo trascinato in quel
baratro virtuale che gli faceva spendere ore con gli occhi fissi
sulla televisione).
Solamente
che quel letto enorme, ma vuoto gli metteva un enorme tristezza. E
trovava più rassicurante, in qualche modo, dormire sul
divano
stretto. Era solo in quel letto e lo sarebbe stato anche per il
giorno del suo compleanno.
"Solo"
forse era un po' esagerato, ma Kageyama non sarebbe tornato da Tokyo
prima di due settimane. Gli unici che gli facevano compagnia in quei
giorni erano il grande ed esuberante cagnone nero e il gatto
rossiccio, anche se doveva pregarlo quasi, perché gli
tenesse
compagnia, scontroso com'era.
Era
la sua quotidianità quella: dopo il liceo e i tre anni di
università
ora lavorava in un negozio di articoli sportivi, Kageyama invece
aveva avuto successo con la squadra universitaria di pallavolo, e
quello continuava a fare. Spesso lontano, fino a Tokyo quando c'erano
importanti tornei nazionali.
Vivevano
insieme dall'anno prima, avevano preso il cane e il gatto, erano
giovani, ma a Hinata tutto quello sapeva di famiglia. Gli dispiaceva
solo che quell'anno non avrebbe visto arrivare Tobio a casa, con una
torta la sera del suo compleanno, quell'anno era da solo.
Era
la notte del 20 giugno, l'orologio segnava le 23:47 e Hinata stava
appunto cercando di prendere sonno sul divano, rigirandosi senza
sosta.
Qualche
minuto e sarebbe stato il suo compleanno e in fondo era un po'
offeso. Con
tutti i periodi dell'anno in cui doveva andare via, proprio questo...
cominciò a pensare senza troppa cattiveria,
perchè alla fine
Kageyama non ne poteva nulla.
Ad
un certo punto qualcosa di troppo grande gli saltò addosso
leccandogli la faccia -Kuro scendi! Così mi soffochi!- si
lamentò
il ragazzo cercando di placare il cane che non gli diede minimamente
ascolto.
Ripensò
a quando lo avevano preso: Kageyama voleva assolutamente decidere un
nome e dopo averci pensato per ore era riuscito a tirar fuori solo
Kuro, perché appunto il cane era nero. Hinata aveva riso per
i due
giorni successivi della poca fantasia del ragazzo (ovviamente il
gatto aveva voluto chiamarlo Aka), il tutto aveva portato al broncio
di Tobio con annesse urla -Idiota di un Hinata sceglilo tu un nome
dato che hai tutta questa inventiva!- per finire con il lasciare quei
nomi.
Shouyou
sorrise ripensandoci accarezzando piano la testa del cane al suo
fianco -Te la stai godendo, vero? Ora che non c'è puoi
dormire qui
con me quanto vuoi- rise piano e sentì la coda scodinzolare
veloce
vicino alla sua gamba.
Kageyama
aveva categoricamente vietato l'accesso al loro letto a Kuro
lamentandosi che questo invadesse il suo spazio vitale. Il cane
infatti amava mettersi tra i due, vicino a Hinata fino quasi a far
cadere dal letto l'altro con annesso putiferio che si scatenava
successivamente. Che poi Hinata era convinto che Kageyama fosse solo
geloso, dato che permetteva al gatto di dormirgli sulla pancia.
Alla
fine il letto era diventato inagibile per entrambi gli animali,
trovato il compromesso.
Vide
la figura di Aka saltare sul tavolino di fronte a sé, e con
un balzo
atterrare sul bracciolo del divano dietro la sua testa. Si
acciambellò lì, non facendosi mancare il muoversi
ritmico della sua
coda, che finiva sul naso del ragazzo. I due si era sempre mal
sopportati: il gatto era geloso di Tobio quanto Tobio lo era del
cane.
Hinata
ridacchiò spostando la coda di Aka: certo erano una famiglia
piuttosto bizzarra; pensarlo gli scaldava il cuore nonostante tutto.
-Ehi
guardate- disse fissando l'orologio -è il mio compleanno!-
Kuro
gli leccò una mano e Aka gli fece di nuovo cadere la coda
sul viso,
mentre il ragazzo rideva.
Mancava
qualcuno in quel quadretto e Hinata non poteva non sentirsi triste
per questo.
Ad
un certo punto il peso che aveva sul petto si affievolì, il
cane si
era alzato ed era andato verso la porta. Shouyou si tirò su
a sedere
e poi in piedi proprio mentre sentiva un rumore di passi nel
corridoio del condominio e la porta dell'ascensore chiusa piano. A
quel punto anche il gatto schizzò verso la porta. Il ragazzo
sentì
qualcuno armeggiare con la porta di casa e sbiancò.
Oh
mamma, potrebbe essere un ladro
iniziò a pensare e tremare allo stesso tempo non
il giorno del mio compleanno!
Poi
la porta si aprì e vide una figura imponente stagliarsi
sotto lo
stipite, illuminata appena dalla luce fioca del corridoio.
Hinata
afferrò il primo oggetto che aveva a portata di mano, il
telecomando, e lo scagliò con forza contro l'aggressore,
urlando.
L'oggetto
colpì sulla testa la figura che imprecò
chiudendosi la porta alle
spalle ed accendendo la luce -Qual è il tuo problema, razza
di
idiota?!-
Nell'ingresso
c'era Kageyama, con il gatto che si strusciava contro le sue gambe,
il cane che lo guardava scodinzolando e un bernoccolo in testa.
-To...Tobio,
sei tu?- chiese Hinata sbigottito.
L'altro
lo raggiunse prendendolo per il colletto del pigiama -Volevi per caso
ammazzarmi?!-
-Scusaaa-
si lagnò Shouyou -pensavo fossi un ladro, ti sembra l'ora di
tornare
a casa, e poi di fare tutto di soppiatto e poi... aspetta tu dovresti
essere a Tokyo!-
-Sono
tornato prima, e di sicuro non volevo questa accoglienza!-
-Ma
mi avevi detto che il torneo durava fino a venerdì
prossimo...-
-Io-
prese fiato lasciando andare il ragazzo più basso che lo
guardò con
gli occhioni pieni di scuse -beh volevo farti una sorpresa-
biascicò
distogliendo lo sguardo.
Ad
Hinata spuntò un sorriso enorme -Ghwaaaa!-
esclamò abbracciando
l'altro e schiacciando la testa contro il suo petto -è stata
una
bella sorpresa!-
Kageyama
ricambiò l'abbraccio un po' goffamente, come faceva sempre,
mormorando -Buon compleanno Shouyou-
Hinata
sciolse l'abbraccio solo per attirare l'altro a sé per
dargli un
bacio -Andiamo a dormire?- chiese.
Kageyama
annuì baciandolo di nuovo -Ma vedi di non far entrare quei
due-
concluse indicando Kuro ed Aka che, presi i loro posti sul divano,
avevano guardato attentamente tutta la scena.
- Angolino -
Sono arrivata a fina, bella gente!
Questa è l'ultima os di questa #30daysHQwriting e volevo
farla sulla prima coppia che ho inziato a shippare guardando l'anime :3
Un'altra au, spero mi perdonerete xD come perdonerete i nomi molto a
caso per cane e gatto in questa citati!
Chiedo scusa arriva un giorno in ritardo, ma ieri sono stata tutto il
giorno al Torino Comics ^///^"
Beh che dire grazie davvero a tutti quelli che hanno seguito questo
piccolo delirio, a chi ha messo la storia tra i preferiti e i seguiti,
a chi mi ha lasciato qualche segno del suo passaggio ^w^
Quindi alla prossima! (perché tanto in questo fandom mi
rivedrete)
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