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di nigatsu no yuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amico ***
Capitolo 2: *** Brutti sogni ***
Capitolo 3: *** Pozioni ***
Capitolo 4: *** Paura ***
Capitolo 5: *** Caffè ***
Capitolo 6: *** Sorpresa ***



Capitolo 1
*** Amico ***


Weekly theme: the bff
April 2: Childhood memory
Pairing: Kuroken
640 parole
→ Note: una specie di missing moments,
per saperne di più, note in fondo.





< Amico >



Non era stata per nulla una bella giornata per Kenma.
A quello stava pensando il bambino mentre imbronciato tornava verso casa, sotto una pioggia battente dalla quale riusciva a ripararsi appena con il suo ombrellino rotto.
La mattina sua mamma si era di nuovo arrabbiata con lui per il disordine lasciato nella sua camera. Era stato ripreso in classe dal maestro perché si era distratto (anche se in realtà era solo annoiato dalla lezione). E per finire quel temporale l'aveva colto di sorpresa sulla via di casa.
Mentre aveva cercato pigramente l'ombrello nello zainetto aveva pensato che, data la pioggia, Kuroo non si sarebbe precipitato a casa sua, stringendo il pallone da pallavolo e trascinandolo fuori di casa per farsi aiutare con gli allenamenti.
-Ehi Kenma!-
Il bambino sospirò sentendosi chiamare, fermandosi sul marciapiede: il suo amico Kuroo correva verso di lui con un grande ombrello nero con quelle che sembravano orecchie di gatto a decorarne la cupola.
-Potevi aspettarmi- iniziò a lamentarsi il bambino -ti stai tutto bagnando, su vieni-
Kenma non era mai stato un bambino espansivo, non aveva ancora capito bene se il contatto fisico gli facesse solo paura, ma in quel caso, non si scostò. Non con Kuroo almeno.
Il bambino più grande lo attirò sotto il suo ombrello stringendo il braccio sulle sue spalle.
-Ho una sorpresa per te- ghignò alla fine -ma mi devi invitare a casa tua a giocare oggi pomeriggio-
Kenma alzò lo sguardo su di lui
-Non possiamo usare la palla in casa...- iniziò.
-Scegli tu che fare, non è importante- replicò Kuroo -su andiamo!-
Lo trascinò questa volta per una mano, assicurandosi che l'ombrello li coprisse entrambi.
Kenma era pigro e svogliato, almeno quello credevano i maestri, per tutti gli altri era solo il bambino che rimaneva sempre in un angolo lontano da tutti, accompagnato da qualche videogioco. E lui odiava quegli sguardi, lo facevano solo sentire insicuro.
Per Kuroo era un amico.
Era questo che l'altro bambino amava ripetergli sempre: quando andavano a scuola, quando lo portava al parco a giocare a pallavolo, quando tutti si chiedevano chi fosse quel bambinetto anonimo con cui passava il tempo uno come Kuroo.
Kenma si ritrovò a stringergli la mano mentre ancora cercavano di sfuggire alla pioggia.
Amico.
Era una cosa davvero bella per lui, non ci avrebbe mai rinunciato nonostante l'espansività di Kuroo, della sua fissa per quella palla e quella rete, neanche per quei suoi ghigni che gli facevano sempre mettere un broncio arrabbiato in risposta.
Arrivati a casa Kuroo entrò andando a salutare sua mamma, quando poi salirono in camera del più piccolo rovistò nel suo zaino fino a trovare un pacchetto sgualcito per porgerglielo.
Kenma si trovò davanti uno dei nuovi videogiochi per il quale aveva pregato i genitori più volte, accompagnato da un sorriso di Kuroo, uno di quelli veri.
-Non ti ho regalato nulla al compleanno, quindi questo è per te, ci giochiamo insieme però!-
Kenma aveva sorriso per tutto il resto del pomeriggio.


-Oi guarda qui cosa ho trovato- Kuroo alzò la mano stringendo un confezione vecchia di un altrettanto vecchio videogioco.
Kenma gli passò di fianco togliendogliela dalle mani -Ti ho sempre detto di non mettere in naso nelle mie cose- borbottò.
Si ritrovò a rigirarsi la scatola tra le mani, mentre Kuroo faceva il solito sorrisetto -Tieni da parte ancora cose simili? E io che pensavo non fossi così tenero e sentimentalista-
Kenma alzò gli occhi al cielo senza neanche degnarlo di una risposta mentre quello ridacchiava.
Sapeva che tenere quei videogiochi stravecchi, solo come ricordi ormai, che Kuroo gli aveva regalato negli anni quando erano bambini, non era poi una splendida idea.
O almeno avrebbe dovuto nasconderli meglio.
Si ritrovò a sorridere e senza una parola lasciò Kuroo in camera, il quale fu costretto ad inseguirlo curioso di sapere di quel sorriso.








- Angolino -
Salve a tutti! 
Primo lasciate perdere il titolo della raccolta, non ho mai idee per i titoli. Secondo ci andrebbe una piccola spiegazione per capire perché ho deciso di intraprendere questa pazzia, il problema è che non la trovo davvero. I miei feels da ex pallavolista, per questo gruppone di pallavolisti adorabili, hanno fatto tutto da soli.
Ed eccomi qui a scrivere grazie ai prompt di tumblr durante la sessione esami di Pasqua per non farci mancar nulla.
Farli tutti e trenta era un suicidio autoimposto, quindi ho fatto una scelta per quelli che mi ispiravano di più, a questa os se ne aggiungeranno forse altre due, devo vedere se l'ispirazione mi assiste ^///^"

Beh non avevo mai scritto su Kuroo e Kenma, ma li adoro, singolarmente ed insieme :3 
Spero di aver reso loro giustizia con queste 700 parole scarse, ho sempre paura di finire ooc D:

Okay vi lascio andare, grazie mille per aver letto queste poche righe (/^°^)/

Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Brutti sogni ***


Weekly theme: holidays
April 9: worst fear
Pairing: Iwaoi
1007 parole
→ Note: mezzo angst (mica tanto) e mezzo fluff (ma no, non è vero)
per saperne di più note in fondo.



Brutti sogni



Il periodo di pausa estivo non era così lungo, e sebbene gli allenamenti si tenessero solo due volte a settimana, nonostante l'avvicinarsi dell'ultimo torneo, quel giorno Iwaizumi si trovava a scuola, non a causa della pallavolo.
Aveva deciso di partecipare ad un progetto rivolto agli studenti del terzo anno, il tutto doveva essere consegnato prima della pausa estiva, ma il professore coordinatore era malato quel giorno e si era accordato con i pochi studenti per un'altra data.
Ci aveva speso parecchio tempo dietro quel progetto, come Oikawa aveva tenuto opportuno ricordargli sovente nell'ultimo mese di solito con la frase -Iwa-chan come sei noioso, sempre a studiare!-
Hajime replicava o con un'occhiataccia o intimandogli di lasciarlo stare, che forse avrebbe fatto meglio a studiare un po' anche lui dato che erano all'ultimo anno. Che poi non è che a Oikawa servisse così tanto dello studio in più: andava molto bene in tutte le materie, forse un po' meno in storia.
-Come fanno a non darti il mal di testa tutte queste date Iwa-chan? Troppi numeri da ricordare- borbottava sempre, così che Iwaizumi si ritrovava a colpirlo intimandogli di continuare a studiare e smettere di disturbarlo (dato che era lui a fargli venire il mal di testa ogni volta) e di evitare tutte quelle scene. Non le faceva con la matematica quindi non capiva perché dovesse farle con le date storiche.
L'asso della Seijou consegnò il suo progetto al professore e poi riattraversò il giardino con l'intenzione di ritornare a casa.
Passando vicino alla palestra sentì il rumore di una palla sbattuta violentemente sul suolo di plastica. Si fermò: quel giorno non avevano allenamenti, forse qualcuno si stava allenando per conto suo o la palestra era stata ceduta per qualche ora alla squadra del quartiere.
La porta era stata lasciata aperta per far circolare un po' di aria in quella torrida giornata, e quando Iwaizumi guardò all'interno della palestra non rimase neanche così tanto sorpreso.
Oikawa stava provando e riprovando le sue micidiali battute al salto, ininterrottamente, una dietro l'altra anche se era visibilmente esausto.
Hajime digrignò i denti mandando giù l'insulto che aveva voglia di urlare, cominciò a marciare dentro la palestra dopo aver abbandonato in un angolo la tracolla.
Tooru lo notò poco dopo mentre era pronto a lanciarsi un altro pallone e sul suo volto passò un'ombra di terrore -Iwa-chan sei tu!- disse ridacchiando nervosamente -non pensavo venissi a scuola anche durante le vacanze...- indietreggiò fino ad avere la schiena contro il muro, Iwaizumi a qualche passo da lui, infuriato (il motivo preciso non lo capiva) e tremendamente vicino al carrello dei palloni; con ogni probabilità gliene avrebbe tirato uno in faccia.
Tooru alzò involontariamente le mani a coprirsi il volto, ma stranamente nulla lo colpì.
Hajime gli tirò addosso le ginocchiere che aveva lasciato all'ingresso della palestra e sempre guardandolo con il suo solito sguardo omicida tuonò -Vedi di metterle idiota di un Oikawa o vuoi fotterti il ginocchio per sempre!?-
L'altro incassò il colpo e si sedette a terra mettendosi le sue ginocchiere insieme a un broncio che gli decorò il volto -Non essere così cattivo- disse.
Iwaizumi si sedette accanto a lui e lo colpì in testa -Si può sapere perché devi sempre fare così? Almeno allenati in sicurezza, stupido-
-Iwa-chan non dirmi che ti stai preoccupando per me- trillò l'alzatore.
Riuscì ad evitare un secondo colpo dell'asso per pura fortuna.
-Non posso farti sempre da balia questo lo sai vero?- riprese -perché non mi hai detto che venivi da allenarti?-
Oikawa guardò altrove, era il suo modo per sviare la domanda -Mmmh chi lo sa- disse -magari non sei un compagno d'allenamento così divertente, ecco-
Hajime non reagì alla provocazione, ma continuò a fissarlo.
Dopo qualche secondo di silenzio Oikawa sospirò -Brutti sogni Iwa-chan tutto qui- iniziò -si avvicina il nostro ultimo torneo e in più mia madre mi ha prenotato un'altra visita per questo ginocchio- si sfiorò la ginocchiera diversa, che faceva da tutore, aggrottando le sopracciglia -ho sognato che mi avrebbero detto che non avrei più potuto giocare e lo sai che ti ho promesso, ho promesso a tutti, che saremmo arrivati ai nazionali-
-Oikawa tu...-
-Mi terrorizza, pensare di dover smettere di giocare- sussurrò -vorrebbe dire che tutti gli sforzi sono stati inutili che rimarrò perennemente il numero due, non importa quanto mi sia allenato per migliorare. Che Tobio-chan ha vinto contro di me, in tutto e per tutto...-
Iwaizumi gli strinse il braccio -Finiscila- intimò serio -ai nazionali ci arriveremo, supereremo anche la Shiratorizawa, il tuo dannato ginocchio non ti abbandonerà-
-Non puoi saperlo-
-Lo so invece, perché ci sarò io a prenderti a calci in culo ogni volta che farai qualche cavolata come poco fa, e i nostri sforzi saranno ripagati. Guiderai la squadra a vincere, perché nonostante tu sia una noiosa spina nel fianco sei un ottimo capitano, e ci aspettiamo il meglio da te e il meglio tu lo puoi dare- si tirò su in piedi porgendo una mano all'alzatore e aiutandolo a mettersi in piedi.
-Iwa-chaaan...-
-Non piangere razza di idiota!-
-N...non sto piangendo- si lagnò lui negando con la testa.
Iwaizumi si ritrovò a fare un mezzo sorriso poi afferrò un pallone -Andiamo fammi qualche alzata già che siamo qui, e dopo stretching come si deve- stava per girarsi verso Oikawa quando sentì questo stringere le braccia intorno alla sua vita e appoggiare la testa sulla sua spalla -Grazie Iwa-chan- sussurrò contro il suo collo -hai ragione, se non ci fossi stato tu la mia peggior paura si sarebbe avverata-
Hajime sentì il volto farsi troppo caldo, ed era quasi sicuro che non fosse colpa dell'afosa giornata estiva, tu guarda se quell'idiota se ne doveva uscire con...
-Non ti imbarazzare per così poco Hajime- gli sussurrò nell'orecchio alla fine ridacchiando e sciogliendo quell'abbraccio.
Ovviamente la scena si concluse con il pallone, che era ancora nella mani del vice capitano della Seijou, lanciato con forza in testa a Oikawa accompagnato da qualche insulto e dal lamento finale di Tooru -Iwa-chan che cattivo~!-















-Angolino-

Seconda os arrivata, il 9 come da programma non ci credo ho fatto in tempo!
Potrei fare mille e mille parole in più davvero, su quanto Tooru sia il mio personaggio preferito, su quando ami lo ship Iwaoi o su come scrivere su di loro sia immensamente difficile, che ho paura di essere andata malissimo, ma ve le evito o inizierei a vedere arrivare pomodori marci in testa.
In ogni caso ho ripetuto troppo "Iwa-chan" ma mi piace un sacco quando Tooru lo chiama così.
E ho fatto parlare troppo Tooru stesso, tanto da fargli tirare fuori dei pensieri profondi, che secondo me non lascerebbe scivolare via con tanta facilità. Però dall'altro lato so che Iwa-chan è capacisso mi farlo parlare in ogni caso, soprattutto quando è triste.
Se sono ooc chiedo umilmente perdono!!
Ok a parte le scuse e tutto il resto, anche questa os è conclusa, la prossima sarà in arrivo fra almeno una settimana. Il tema AU-week spero mi porti tanta ispirazione, soprattutto perché ho voglia di provare una coppia per me parecchio ostica ^///^"
Un grazie speciale a chi legge e segue queste piccole storielle :3

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Pozioni ***


Weekly theme: AU week
April 13: Magic
Pairing: Levyaku
1067 parole
→ Note: liberamente ispirata a FHQ,
per saperne di più, note in fondo


< Pozioni >


Yaku si malediceva molte volte per la sua indulgenza. Forse questo succedeva spesso negli ultimi mesi, ma come dargli torto? Era come se un uragano si fosse abbattuto sulla sua vita. Non che questa fosse sempre stata rose e fiori, ma poteva ritenersi fortunato per la sua casetta nel bosco e il suo piccolo commercio con i paeselli vicini.
Certo i tempi erano quelli che erano: guerre e fame si facevano sentire per tutti. Forse i demoni del castello oscuro guidati dal Grande Re se la passavano davvero bene, ma Yaku con loro avrebbe voluto averci a che fare il meno possibile.
Ma i demoni erano parecchio attenti quando si parlava di stregoni come lui. Kenma glielo ripeteva ogni volta, anche se lui pensava che mai nessuno sarebbe venuto a dar noia a loro due, lì, persi in mezzo ai boschi.
Forse era più probabile il contrario.
Kenma negli ultimi tempi aveva incontrato spesso un cavaliere decaduto della corte dei demoni, uno che conosceva bene il Grande Re Oikawa, e con il quale Kenma, poteva scommetterci tutto, stava cercando di trattare un modo per far decadere il potere del demone già logorato dalle guerre. E Kenma lo faceva per avere indietro il suo amico Kuroo, diventato il braccio destro del sovrano.
In ogni caso quelle faccende erano più o meno estranee al piccolo stregone, Kenma non era uno che amava parlare e a lui andava più che bene finché l'amico non si fosse cacciato in brutti guai.
Anche perché di impicci Yaku ne aveva fin troppi.
Rimescolò la pozione nel calderone aggiungendo un ceppo secco al fuoco, beandosi di quell'attimo di totale silenzio.
-Yaku-san ci vuole ancora molto?!-
Come non detto.
Lo stregone sospirò -Ti avevo già detto che ci sarebbe voluto del tempo-
-Ma mi sto terribilmente annoiando!-
Yaku era sicuro che se avesse mai deciso di aprire la sua cucina ad un branco di marmocchi del villaggio, quelli sarebbero stati più disciplinati del demone che si trovava ora davanti. E che stava di nuovo giocherellando con le sue ampolle.
Yaku gliele strappò di mano, andandole a riposizionare sulla mensola più alta, anche se era un posto perfettamente raggiungibile da Lev -Non devi toccare le pozioni- lo rimproverò, gli aveva già fatto venire il mal di testa ed era arrivato appena dieci minuti prima.
Yaku malediceva il giorno che aveva trovato il demone Lev a girovagare perso per il suo bosco. Aveva avuto la poca accortezza di trascinarselo fino alla sua casa, perché era in cerca di una pozione. Alla fine il demone ci aveva preso l'abitudine, tornava a tormentarlo ogni volta che poteva, mettendo in disordine le sue ampolle e prendendo posto sulla sua poltrona.
Lev diceva ogni volta che le pozioni servivano per suo fratello. Non erano fratelli di sangue, come molte volte aveva specificato, ma solo un altro demone cresciuto con lui, come lui cacciato dalla corte del Grande Re.
Yaku si ripeteva che aiutava quel disastro solo perché in un modo o nell'altro anche lui era una vittima di quella guerra, dell'orgoglio di Oikawa. Poi gli dispiaceva per il povero fratello ancora non conosciuto, in più il demone pagava sempre le pozioni e qualche volta le aveva consegnate in villaggi più lontani.
Era solo la compagnia di Lev che cercava di evitare, i suoi nervi non avevano bisogno di un demone alto trenta centimetri più di lui che si comportava come un bambino e non la smetteva di parlare un attimo.
-Yaku-san mi stai ascoltando?-
Lo stregone sospirò iniziando a versare nelle ampolle la pozione ormai ultimata.
Non riuscì a rispondere che la porta si aprì ed entro Kenma.
-Buongiorno Kenma-san!- salutò energicamente Lev.
Kenma rimase abbastanza sorpreso della presenza del demone, facendo un cenno nella sua direzione.
-Pensavo avessi deciso di non farlo più entrare- disse Kenma ad Yaku che sospirò -Ci ho provato, cosa credi-
-Ehi!- si lamentò Lev mettendo un finto broncio che fu quasi subito sostituito da un sorrisetto.
Kenma se ne andò calandosi il cappuccio sul volto dopo aver lasciato un cesto pieno di erbe ai piedi del calderone.
Yaku si voltò verso Lev che sembrava pensieroso -Beh che succede?- chiese.
-Ma Yaku-san è normale per voi stregoni essere così bassi?-
Ovviamente Yaku lo colpì con una gomitata nello stomaco, per poi ignorarlo, prendere il suo mantello ed uscire.
Lev gli fu di fianco, nel sentiero che aveva iniziato a percorrere, dopo qualche secondo.
-Non te la prendere, non era un insulto- rassicurò il demone sorridendo.
-Sta zitto che è meglio- rimbeccò Yaku allungando il passo anche se fu inutile.
-La mia pozione?- chiese l'altro.
Lo stregone gli passò l'ampolla senza smettere di camminare.
-Inuoka sarà un sacco felice!- disse tutto contento il demone -e ora tu dove vai?-
-Al villaggio- spiegò Yaku -devo consegnare alcune pozioni-
-Facciamo la stessa strada allora Yaku-san!- esclamò l'altro continuando a seguirlo nel bosco e riprendendo a blaterare.
Yaku sentiva solo pezzi dei suoi discorsi, perché davvero quello gli avrebbe fatto sanguinare le orecchie prima o poi. Ripensò a quello che aveva detto poco prima e si chiese nuovamente perché non lo avesse abbandonato al suo destino nel bosco mesi prima quando si erano incontrati.
-Guarda Yaku-san ci sono le lucciole stasera!-
Nel vedere un demone di quasi due metri che saltellava felice cercando di acchiappare lucciole, lo stregone rimase nuovamente senza parole. I bambini del villaggio erano molto più maturi di lui.
La luce del sole era ormai sparita dietro le montagne e Yaku vide Lev aprire le mani rivelando che era riuscito ad acchiappare almeno sei insetti. Questi volarono via pigramente illuminando il volto decorato da un sorriso pieno di stupore.
Yaku rimase immobile a fissare la scena, sentendo dentro allo stomaco qualcosa che si attorcigliava. Non capì perché lo trovo tremendamente carino in quel momento.
Appena formulò quel pensiero si maledisse da solo di nuovo, mentre sentiva il viso farsi caldo.
-Yaku-san stai bene?- chiese il demone -sei tutto rosso, hai preso la febbre?-
-Sto benissimo- replicò lo stregone cercando di tenere la voce ferma.
Lev si abbassò alla sua altezza, avvicinandosi al suo volto -Qui in basso c'è aria più fredda per caso? Per questo ti stai ammalando?-
Yaku gli tirò un pestone dandogli le spalle indignato e marciando verso il villaggio, il volto ancora caldo, solo per la precedente vicinanza con quell'idiota.
-Yaku-saaaan aspettami- lo rincorse Lev ridendo divertito raggiungendo il poche falcate lo stregone.









- Angolino-
Avevo detto che il tema "AU week" mi avrebbe fatto davvero male, avevo una piccola ideuzza di pubblicare altre due os oltre a questa tanto oggi ho già dato un esame e ne ho solo un altro giovedì
In ogni caso, salve a tutti!!
Allora voglio proprio sapere a chi non è piaciuto l'oav sulla Nekoma, perché io l'ho amato! E Lev è un adorabile idiota :3
Ho provato a rendere Yaku più Yaku possibile (ho dubbi al riguardo) ma che abbia la mano pesante con il gigantesco primino e risaputo xD
Ah ambientazione presa in prestito da FHQ giusto per dare un contesto ed inserirci altri personaggi di cornice, spero di non aver incasinato tutto ^///^"
Beh con questo chiudo, aggiungendo un grazie a chi sta seguendo questa raccolta e un grazie grande grande a chi mi lascia il suo parere alla fine dei capitoli, taaanto bene _/ (^ 3 ^) _/

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Paura ***


Weekly theme: AU week
April 16: College/Uni
Pairing: Daisuga
1706 parole
→ Note: con la speciale partecipazione di
Asahi e Noya, per saperne di più note in fondo.



< Paura >



Daichi non si era aspettato quell'invito. Anche perché non si ricordava minimamente che fosse il periodo delle lauree.
Asahi si laureava, a Tokyo.
Ovviamente aveva accettato l'invito del vecchio amico e si era preso qualche giorno di vacanza, che poteva permettersi, ed era partito.
Era sul treno diretto alla città quando gli tornò in mente Suga, anche lui frequentava l'università a Tokyo, ma dato che l'altro amico era riuscito nel difficile intento di entrare a medicina, gli ci sarebbero voluti altri due anni prima della fine. Daichi si trovò a sorridere tra sé e sé ripensando ai vecchi tempi: loro tre nella palestra della scuola che giocavano a pallavolo o che cercavano di disciplinare i loro kohai scalmanati.
Si ritrovò a riflettere come in quei quattro anni, soprattutto con Suga, i rapporti si erano allentati. La lontananza con ogni probabilità. E a Daichi dispiaceva, soprattutto aver perso di vista lui.

Il giorno successivo fu proprio Asahi a venirlo a prendere dove aveva alloggiato, e insieme si diressero verso l'università. Ci trovarono ad aspettali alcuni degli amici di Asahi incontrati in quegli anni e in più due persone che anche Daichi conosceva bene.
-Daichi-saaan!- Nishinoya gli saltò quasi in braccio, felice di rivederlo -Asahi-san mi aveva detto che saresti venuto, non ci vediamo da un sacco!-
Daichi sorrise al ragazzo più basso -È passato davvero troppo, hai ragione- ammise. E mi dispiace per questo.
Quasi titubante, da dietro Noya apparve Suga con il suo solito sorriso ampio, forse un po' imbarazzato, che era sempre stato suo. Daichi si prese qualche secondo per osservarlo: si era vestito in abiti eleganti, ma teneva lo stesso taglio di capelli di quando aveva diciotto anni. Sembrava cambiata la sua espressione, maturata. La luce negli occhi però rimasta la stessa.
-È bello rivederti Daichi- disse il ragazzo con i capelli chiari, sempre sorridendo.
-Anche per me Suga- rispose lui. Davvero tanto.

L'università aveva organizzato un piccolo rinfresco, in ogni caso il piccolo gruppo si spostò, quando ormai il sole era tramontato, in un locale poco distante.
Brindarono a lungo per Asahi, tutti divertiti dalle piacevoli ore trascorse insieme, che avanzavano piano nella notte. Il neolaureato fece di tutto per tenere lontano Noya dall'alcol, fu del tutto inutile.
L'ex libero verso metà serata, molto più che solo alticcio, aveva cominciato a cantare ad alta voce intrattenendo praticamente l'intero locale.
Quando poi tutti furono andati via Asahi si scusò più volte con Daichi perché non poteva riaccompagnarlo all'hotel, dovendo caricarsi praticamente in spalle Noya che faticava a rimanere sveglio (cantare doveva averlo sfibrato).
A quel punto Suga si offrì di riaccompagnarlo. Daichi non negò di esserne molto felice.
-Allora come va?- chiese il ragazzo mentre si avviavano tra le luci della città, appena lasciata la metropolitana alle spalle.
Daichi sorrise -Tutto bene, il lavoro è pesante, ma mi piace molto- spiegò -e tu?-
-Ho ancora parecchi esami prima di fare una festa come quella di Asahi- disse l'altro infilandosi le mani in tasca.
-Scommetto che andrai benissimo vero? Come ai vecchi tempi-
Suga rise -Hai sempre avuto questa alta stima di me Daichi-
-Mai stata mal riposta- si giustificò lui -ancora convinto di fare il pediatra?-
-Sì- ammise -mi sono sempre piaciuti i bambini-
Daichi sorrise senza aggiungere altro, ormai arrivati davanti all'hotel dove pernottava, una domanda incastrata in gola che non ne voleva sapere di uscire.
-Rimarrai qui qualche altro giorno?- si informò Suga.
Lui annuì -Ho il treno di ritorno a casa fra due giorni-
-Peccato, mi sarebbe piaciuto rimanessi un altro po'- ammise l'altro, appena imbarazzato.
Daichi aspettò a rispondere, i suoni della strada che gli arrivavano ovattati alle orecchie, la bevuta di quella sera che, nonostante tutto, un po' si faceva sentire.
-Anche a me, avrei voluto passare un po' di tempo come quando eravamo al liceo- ammise allora -soprattutto con te Suga, mi sei mancato-
L'altro arrossì vistosamente, o forse era colpa dell'alcol.
-Grazie per avermi accompagnato-
A quel punto Daichi era totalmente convinto che il suo cervello si fosse scollegato del tutto, anche dopo non riuscì a capire dove avesse trovato il coraggio per quel gesto.
Si chinò sull'altro ragazzo lasciandogli un bacio leggero a fior di labbra, poi si diresse senza voltarsi, nell'albergo.

Ci aveva pensato solo dopo alle conseguenze, la sera stessa mentre si rigirava nel letto senza prendere sonno e i due giorni successivi, quando nonostante Asahi e Noya lo invitassero ad uscire, Suga non si fece mai vedere.
Ed era comprensibile, probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola. Non poteva baciarlo e andarsene senza una spiegazione, la scusa della bevuta della sera non lo giustificava.
Sospirò guardando il messaggio di Noya che gli augurava buon viaggio di ritorno la mattina dopo. Era sceso nel piccolo parco dall'altro lato della strada rispetto all'hotel a fissare pigramente la gente che lo popolava in quel pomeriggio. Il sole era quasi sparito dietro i profili dei grattacieli del centro.
Lasciò la mente libera di vagare di nuovo alla sera di due giorni prima, confusa e annebbiata, con quel retrogusto dolce.
Doveva avere all'incirca sedici anni quando si era accorto che guardava Suga in modo diverso. Nei corridoi della scuola, in palestra, quando tornavano a casa. Era ingenuo e troppo piccolo all'epoca e ci aveva messo qualche mese per ammetterlo a se stesso: si era innamorato del suo migliore amico. E la cosa lo terrorizzava.
Aveva covato quel sentimento solo per sé, non ne aveva mai fatto parola con nessuno, ben che meno con il diretto interessato. La loro amicizia veniva prima di tutto, ma lui si sentiva un codardo.
Poi il loro terzo anno era scivolato via troppo velocemente e Suga era partito per Tokyo, mentre lui era rimasto a casa. La lontananza aveva solo sopito tutto quello, non poteva credere che un po' di sake e più di un anno di assenza di contatti gli avessero fatto rovinare ogni cosa.
E adesso l'ho fatto sul serio si ritrovò a pensare sospirando. Daichi non era mai stato uno che si buttava giù di morale, sapeva che bisognava lottare per tutto, ma in quel momento si sentiva in bilico su una voragine. Anzi forse stava già precipitando.
E riusciva solo a sospirare e a sperare... esattamente neanche lui sapeva in che sperare.
Il sole sparì del tutto e lui decise di alzarsi per rientrare, doveva ancora finire la valigia.
Quasi non si accorse che a qualche passo da lui si era fermato proprio il soggetto dei suoi pensieri tumultuosi: Suga lo guardava e appena capì che Daichi si era accorto di lui, sorrise debolmente salutandolo.
Lui rimase completamente spiazzato da quella apparizione, così tanto che ricambiò in modo incerto il suo saluto.
-Mi spiace per questi due giorni sono stato occupato con le lezioni- iniziò Suga sfuggendo al suo sguardo -Asahi mi ha detto che ti ha portato a vedere la città-
Daichi si limitò ad annuire ancora scosso.
-Ecco ci tenevo a salutarti- replicò l'altro -... e volevo...-
Daichi non si sentiva così pronto a parlargli, aveva passato anni in silenzio, in amicizia e gli era sempre bastato.
Perdere tutto in quel momento, anche se crescere aveva lasciato loro poco, era qualcosa che non riusciva a sopportare.
Si risedette sulla panchina imitato subito da Suga che continuava a fissare davanti a sé, esitando.
-Spero tu sia stato bene qui- cercò di temporeggiare in evidente difficoltà.
-Mi dispiace...- disse solo Daichi.
Vide Suga stringere i pugni appoggiati sulle ginocchia -A me dispiace non essere stato con voi-
Lui rimase zitto, ricordando quella gentilezza innata dell'amico, che a quel punto gli stava impedendo di scusarsi, facendolo lui al suo posto.
-Perché sei qui Suga?- domandò a bruciapelo.
La domanda cadde pesante tra i due, Daichi sbirciò verso di lui solo per vedere che ancora non lo guardava.
-Tu... perché mi hai baciato?- chiese.
A quel punto trovare una qualsiasi scusa che dimostrasse ancora di più quanto fosse codardo era impossibile. Si era auto-sabotato alcune sere prima, a quel punto l'unica via gli sembrava vuotare il sacco.
-Sono innamorato di te dal secondo anno di liceo e non ti ho mai detto nulla, ho sempre avuto paura di farlo per non rovinare la nostra amicizia. Poi il liceo è finito e tu sei venuto qui e allora mi è sembrato inutile, tanto ci stavamo allontanando... l'altra sera, non so perché ho ceduto, forse l'avevo tanto desiderato, in ogni caso mi spiace, non avrei dovuto- riprese fiato solo alla fine e si costrinse a girarsi verso il ragazzo seduto accanto a sé.
Suga aveva gli occhi spalancati e il volto rosso d'imbarazzo. Non ebbe nessun'altra reazione e allora Daichi immaginò che quello fosse il momento per eclissarsi.
-Ora devo proprio andare- si alzò e strinse con una mano la spalla dell'amico -ci vediamo Suga-
Riuscì in qualche modo a fare un passo anche se sentiva i piedi di piombo, ma poi fu bloccato.
Suga si era appeso alla sua felpa per fermarlo -Non pensare di andartene così- sussurrò -non dopo questo-
Daichi fece un passo indietro quando l'altro si alzò -Perché non me l'hai mai detto?- esclamò.
Daichi rimase sorpreso da quello, imbarazzato sorrise portandosi una mano dietro la nuca -Te l'ho detto, ho avuto paura- spiegò a bassa voce -in ogni caso non import...-
-Certo che importa dannazione!- si appoggiò con entrambe le mani alla sua felpa.
Non si era certo immaginato una reazione come quella Daichi, perché si stava così arrabbiando l'altro?
-Mi conosci e davvero pensavi che sarei dovuto essere io a fare il primo passo? Neanche adesso...- aveva il volto che andava a fuoco, deglutì cercando di andare avanti -se me lo avessi detto all'epoca avrei avuto il coraggio per dire "Anche io" e non avrei sprecato questi anni a chiedermi come sarebbe andata...-
Daichi smise di respirare, eliminando tutto da intorno a sé eccetto il ragazzo che si attaccava disperatamente a lui e che con ogni probabilità ora stava morendo di imbarazzo.
Poi la bolla scoppiò.
-Ti prego dì qualcosa- pregò Suga.
E allora Daichi, prendendogli il volto tra le mani, lo baciò di nuovo.
Sapeva che avrebbe sempre maledetto la sua paura e gli anni persi ormai trascorsi.
Ma avrebbe sempre ringraziato il pomeriggio al parco di Tokyo e la festa di laurea di Asahi.
















- Angolino -
Salve gente!
Bene allora alcune precisazioni qui sotto, sopportatemi per qualche altra riga ^_^
Ero indecisa se imbarcarmi in questa coppia, li trovo troppo belli, ma sono sempre un po' indecisa su come renderli in modalità di coppia ecco.
Suga pediatra era un headcanon che girava su tumblr e che non ho potuto non usare, capitemi: sarebbe troppo un amore, più di quanto non lo sia già. E poi me lo vedo così bene imbarazzato e con il suo bel sorriso :3
Spero anche in questo caso di non essere andata ooc ^////^
Asahi e Noya ospiti speciali! Ho fatto pure ubriacare il povero libero xD
(Vedete il sottinteso che volete con loro due, ve lo concedo beeeenissimo)
Altra informazione, questa è la prima coppia Karasuno che ho intenzione di trattare, mi terrò gli altri due adorabili idioti per il finale :D
Ma se avrete voglia ci rivediamo domani dato che ho pronta da giorni la os coffe shop au *_*

Sempre un grazie grande grandissimo a chi segue queste picoole cosucce e chi trova il tempo di farmi sapere cosa ne pensa, mi rendete tanto tanto felice :3

Alla prossima!
[p.s. ho cambiato il raiting a giallo per ogni evenienza, non salirà di più in ogni caso]

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Capitolo 5
*** Caffè ***


Weekly theme: AU week
April 17: bad pickup lines – coffee shop
Pairing: Bokuaka
1067 parole
→ Note: ho parlato di università, ma tanto è una AU,
con la partecipazione speciale di Kuroo
per saperne di più, note in fondo.



< Caffé >


-Ricordami perché sei qui amico, stai facendo scappare tutti i clienti- Kuroo guardava scetticamente, senza però dimenticare un pizzico di malizia (quella non doveva mancare), l'amico Bokuto. Il ragazzo era seduto al bancone del caffè dove lavorava anche lui, stringendo una tazza ormai gelata, muovendo convulsamente la gamba contro il legno. Quel giorno Bokuto non era di turno al caffè, Kuroo invece sì, e dopo le lezioni lo aveva seguito al posto di lavoro.
-Sono in ansia, e ti ricordo che avevi promesso di aiutarmi- si lagnò Bokuto adocchiando l'entrata del bar e scattando sul posto ogni volta che questa veniva aperta.
-Perché non puoi parlargli quando sei a lezione, ne avete anche qualcuna in comune no?- domandò Kuroo servendo due ragazze che andarono a sedersi in uno dei tavolini al fondo della sala.
-Perché non so cosa dirgli, tu sei bravo in queste cose, io finirei per fare casino- rispose l'altro depresso lasciando cadere la testa sul bancone -potevo avere il pretesto di prendere il suo ordine, ma quando lavoro io qui non viene mai-
-Magari si è accorto che lo segui per i corridoi?- ipotizzò Kuroo ridacchiando.
L'altro si lamentò rumorosamente -Sono stato molto discreto- borbottò.
-Oh-oh-oh certo, come no- rise l'altro.
I due amici si riferivano a un ragazzo che frequentava il caffè da qualche tempo e che avevano scoperto frequentare la stessa università di Bokuto. Il fattore delle lezioni insieme Kuroo non se lo spiegava, a quanto pare l'amico seguiva qualche lezione del primo anno perché era rimasto indietro con gli esami. Avrebbe incolpato la pallavolo, ma dato che giocavano nella stessa squadra non gli sembrava così giusto.
-Non dovresti farti venire queste fisse strane- riprese Kuroo -ne risentono i tuoi voti, il lavoro e la pallavolo-
-Non la pallavolo!- replicò Bokuto -ti ricordi è venuto a vedere una partita e ho fatto giocate mai viste e abbiamo vinto-
-Probabilmente era lì perché si era perso-
-Tu dovresti aiutarmi e invece...-
Bokuto si bloccò perché il soggetto della sua conversazione varcò la porta del caffè e si andò a sedere in disparte, aspettando di essere servito e nel mentre aprendo un libro e dedicandoci tutta la sua attenzione.
-Kuroo- sussurrò tirando la manica dell'altro ragazzo -è arrivato, è arrivato!-
-Ho visto, e avrà sentito anche lui il tuo baccano- ridacchiò Kuroo -vado!-
Bokuto ne spiò i movimenti: arrivò da quel ragazzo, segnò il suo ordine poi ci scambiò due parole infine tornò verso di lui. Sembrò che il ragazzo lanciasse uno sguardo di traverso a Bokuto prima di tornare al suo libro.
-Allora?!- chiese Bokuto facendo dondolare lo sgabello su cui si trovava.
-Ha ordinato un caffè macchiato con panna- riferì Kuroo.
-Eeeeh, tutto qui? Gli hai chiesto se ha già una ragazza o un ragazzo?- domandò.
-Sta roba interessa a te, veditela da solo- replicò Kuroo alzando le spalle.
L'altro montò di nuovo su la sua espressione depressa.
-Su vai da lui, ti permetto di portargli il caffè, spera che il capo non ci scopra- disse Kuroo avvicinandogli il bicchiere con la bevanda calda -hai pensato a cosa dirgli?-
-Ho deciso una delle frasi che mi avevi consigliato-
-Beh buona fortuna- ridacchiò Kuroo senza riuscire a trattenersi mentre vedeva l'amico che si allontanava titubante.
Bokuto si avviò poi prese coraggio e si sedette proprio di fronte a quel ragazzo che lasciò perdere il suo libro per guardarlo curioso.
-Ecco quello che avevi ordinato: il tuo caffè- incominciò indicandolo e posandolo sul tavolino -mentre io sono qui per realizzare i tuoi sogni- fece un sorrisone, ripetendo la frase che Kuroo qualche giorno prima gli aveva suggerito.
Il ragazzo guardò prima il caffè poi Bokuto prima sorpreso e poi scettico -Avevo chiesto solo un caffè-
Stranamente Bokuto non si buttò giù d'animo -Beh questa è l'offerta speciale di oggi- replicò indicandosi.
-Sei lo strano tipo che mi segue tra una lezione e l'altra?- chiese distrattamente l'altro.
-... Forse-
Il ragazzo si riconcentrò su di lui: Bokuto aveva gli occhi spalancati in trepidante attesa, l'altro si prese il caffè -Grazie- sussurrò.
Bokuto sorrise felice -Mi chiamo Bokuto Koutaro, tu invece?-
L'altro ragazzo sembrava davvero indeciso se dargli corda oppure no, insomma quello strano tipo già lo seguiva per i corridoi, in più sembrava parecchio iperattivo, ma gli dispiaceva quasi cancellargli dal volto quel sorriso spropositato. Si ritrovò a sospirare -Sono Akaashi Keiji, piacere-
A Bokuto brillarono gli occhi -E dimmi Akaashi ti piace la pallavolo? Ti ho visto ad una partita-
Pessima idea, quel tipo oltre a seguirlo tra le lezioni sapeva pure dove andava quando queste erano finite.
-Giocavo al liceo- spiegò Akaashi -ho visto una sola partita della squadra universitaria-
-Io c'ero!- esclamò subito Bokuto -ero il numero 5, quello che ha fatto un sacco di punti. Dovresti venire a vedere anche altre partite, siamo forti!-
L'altro annuì concentrandosi sul suo ultimo sorso di caffè, poi si alzò.
-Ma come, vai già via?!- si lamentò triste Bokuto.
-Ci metto molto per tornare a casa e sono in ritardo- spiegò il ragazzo cercando i soldi nello zaino.
-Lo offrivo io il caffè- si affrettò a dire Bokuto -ma in cambio: quando ci vediamo nei corridoi mi saluterai e la prossima settimana vieni a fare il tifo per me alla partita?-
Akaashi lo fissò ancora, sembrava un bambino che chiedeva, pieno di aspettative di poter mangiare tutte le caramelle trovate in casa. Guardò oltre il bancone dove il ragazzo con i capelli neri gli mostrava il pollice in alto.
"Probabilmente fra qualche istante arriverà a parlarti il mio amico, anche se si presenta con qualche battuta scadente per rimorchiare dagli una possibilità per favore"
Così gli aveva detto l'altro ragazzo che continuava ad incitarlo ad accettare.
Akaashi non sapeva bene se avrebbe rimpianto tutto quello, ma più guardava lo strano tipo davanti a se e più gli dispiaceva negargli quelle dannate caramelle.
Sospirò -Verrò alla partita- concesse -e grazie ancora per il caffè Bokuto-san- detto quello lasciò il piccolo locale.
Quando fu dall'altra parte della strada si voltò giusto per vedere che Bokuto stava saltellando felice tra i tavolini e il ragazzo con i capelli neri sogghignava divertito davanti alla scena. Poi sembrò arrivare quello che era il proprietario del negozio che sbraitò contro entrambi.
Akaashi riprese la sua strada verso casa e senza capire perché gli venne da sorridere.















- Angolino -
Perché non fare i miei due bro preferiti sarebbe stato un delitto; e non mettere in luce le capacità di abbordare qualcuno, gentilmente suggerite da Kuroo, era impensabile povero Kenma
Perché Bokuto che passa da euforia a depressione non si sa bene per cosa è la cosa più adorabile del mondo.
Perché ho amato Bokuto e Akaashi insieme da quando il primo è apparso imitando un gufo e l'altro lo ha guardato esasperato.
L'avevo detto che tornavo oggi :D
Salve mondo, ho voluto inziare con queste precisazioni, per farvi capire quanto amo la mia seconda coppia preferita di Haikyuu... sì è patetico ho fatto una classifica ^///^
Come sempre spero di aver caratterizzato bene i personaggi c:
Ci rivediamo domenica con l'ultima os di questa piccola raccolta! Pareri sempre ben accetti, grazie a tutti voi che continuate a seguire :3

Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Sorpresa ***


Weekly theme: family
April 19: surprise, birthday prompt
Pairing: Kagehina
1054 parole
→ Note: perdonate ma sarà un'altra AU,
per saperne di più, note in fondo


< Sorpresa >


Hinata aveva iniziato a dormire sul divano una settimana prima del suo compleanno.
Non perché le giornate via via si stavano facendo più afose con l'avanzare di Giugno, e quindi il salotto che ospitava il divano era più ventilato.
Neanche perché a volte rimaneva sveglio fino a tardi attaccato ai videogiochi e quindi di tornare in camera non aveva voglia (anche se avrebbe dovuto farla pagare a Kenma per averlo trascinato in quel baratro virtuale che gli faceva spendere ore con gli occhi fissi sulla televisione).
Solamente che quel letto enorme, ma vuoto gli metteva un enorme tristezza. E trovava più rassicurante, in qualche modo, dormire sul divano stretto. Era solo in quel letto e lo sarebbe stato anche per il giorno del suo compleanno.
"Solo" forse era un po' esagerato, ma Kageyama non sarebbe tornato da Tokyo prima di due settimane. Gli unici che gli facevano compagnia in quei giorni erano il grande ed esuberante cagnone nero e il gatto rossiccio, anche se doveva pregarlo quasi, perché gli tenesse compagnia, scontroso com'era.
Era la sua quotidianità quella: dopo il liceo e i tre anni di università ora lavorava in un negozio di articoli sportivi, Kageyama invece aveva avuto successo con la squadra universitaria di pallavolo, e quello continuava a fare. Spesso lontano, fino a Tokyo quando c'erano importanti tornei nazionali.
Vivevano insieme dall'anno prima, avevano preso il cane e il gatto, erano giovani, ma a Hinata tutto quello sapeva di famiglia. Gli dispiaceva solo che quell'anno non avrebbe visto arrivare Tobio a casa, con una torta la sera del suo compleanno, quell'anno era da solo.
Era la notte del 20 giugno, l'orologio segnava le 23:47 e Hinata stava appunto cercando di prendere sonno sul divano, rigirandosi senza sosta.
Qualche minuto e sarebbe stato il suo compleanno e in fondo era un po' offeso. Con tutti i periodi dell'anno in cui doveva andare via, proprio questo... cominciò a pensare senza troppa cattiveria, perchè alla fine Kageyama non ne poteva nulla.
Ad un certo punto qualcosa di troppo grande gli saltò addosso leccandogli la faccia -Kuro scendi! Così mi soffochi!- si lamentò il ragazzo cercando di placare il cane che non gli diede minimamente ascolto.
Ripensò a quando lo avevano preso: Kageyama voleva assolutamente decidere un nome e dopo averci pensato per ore era riuscito a tirar fuori solo Kuro, perché appunto il cane era nero. Hinata aveva riso per i due giorni successivi della poca fantasia del ragazzo (ovviamente il gatto aveva voluto chiamarlo Aka), il tutto aveva portato al broncio di Tobio con annesse urla -Idiota di un Hinata sceglilo tu un nome dato che hai tutta questa inventiva!- per finire con il lasciare quei nomi.
Shouyou sorrise ripensandoci accarezzando piano la testa del cane al suo fianco -Te la stai godendo, vero? Ora che non c'è puoi dormire qui con me quanto vuoi- rise piano e sentì la coda scodinzolare veloce vicino alla sua gamba.
Kageyama aveva categoricamente vietato l'accesso al loro letto a Kuro lamentandosi che questo invadesse il suo spazio vitale. Il cane infatti amava mettersi tra i due, vicino a Hinata fino quasi a far cadere dal letto l'altro con annesso putiferio che si scatenava successivamente. Che poi Hinata era convinto che Kageyama fosse solo geloso, dato che permetteva al gatto di dormirgli sulla pancia.
Alla fine il letto era diventato inagibile per entrambi gli animali, trovato il compromesso.
Vide la figura di Aka saltare sul tavolino di fronte a sé, e con un balzo atterrare sul bracciolo del divano dietro la sua testa. Si acciambellò lì, non facendosi mancare il muoversi ritmico della sua coda, che finiva sul naso del ragazzo. I due si era sempre mal sopportati: il gatto era geloso di Tobio quanto Tobio lo era del cane.
Hinata ridacchiò spostando la coda di Aka: certo erano una famiglia piuttosto bizzarra; pensarlo gli scaldava il cuore nonostante tutto.
-Ehi guardate- disse fissando l'orologio -è il mio compleanno!-
Kuro gli leccò una mano e Aka gli fece di nuovo cadere la coda sul viso, mentre il ragazzo rideva.
Mancava qualcuno in quel quadretto e Hinata non poteva non sentirsi triste per questo.
Ad un certo punto il peso che aveva sul petto si affievolì, il cane si era alzato ed era andato verso la porta. Shouyou si tirò su a sedere e poi in piedi proprio mentre sentiva un rumore di passi nel corridoio del condominio e la porta dell'ascensore chiusa piano. A quel punto anche il gatto schizzò verso la porta. Il ragazzo sentì qualcuno armeggiare con la porta di casa e sbiancò.
Oh mamma, potrebbe essere un ladro iniziò a pensare e tremare allo stesso tempo non il giorno del mio compleanno!
Poi la porta si aprì e vide una figura imponente stagliarsi sotto lo stipite, illuminata appena dalla luce fioca del corridoio.
Hinata afferrò il primo oggetto che aveva a portata di mano, il telecomando, e lo scagliò con forza contro l'aggressore, urlando.
L'oggetto colpì sulla testa la figura che imprecò chiudendosi la porta alle spalle ed accendendo la luce -Qual è il tuo problema, razza di idiota?!-
Nell'ingresso c'era Kageyama, con il gatto che si strusciava contro le sue gambe, il cane che lo guardava scodinzolando e un bernoccolo in testa.
-To...Tobio, sei tu?- chiese Hinata sbigottito.
L'altro lo raggiunse prendendolo per il colletto del pigiama -Volevi per caso ammazzarmi?!-
-Scusaaa- si lagnò Shouyou -pensavo fossi un ladro, ti sembra l'ora di tornare a casa, e poi di fare tutto di soppiatto e poi... aspetta tu dovresti essere a Tokyo!-
-Sono tornato prima, e di sicuro non volevo questa accoglienza!-
-Ma mi avevi detto che il torneo durava fino a venerdì prossimo...-
-Io- prese fiato lasciando andare il ragazzo più basso che lo guardò con gli occhioni pieni di scuse -beh volevo farti una sorpresa- biascicò distogliendo lo sguardo.
Ad Hinata spuntò un sorriso enorme -Ghwaaaa!- esclamò abbracciando l'altro e schiacciando la testa contro il suo petto -è stata una bella sorpresa!-
Kageyama ricambiò l'abbraccio un po' goffamente, come faceva sempre, mormorando -Buon compleanno Shouyou-
Hinata sciolse l'abbraccio solo per attirare l'altro a sé per dargli un bacio -Andiamo a dormire?- chiese.
Kageyama annuì baciandolo di nuovo -Ma vedi di non far entrare quei due- concluse indicando Kuro ed Aka che, presi i loro posti sul divano, avevano guardato attentamente tutta la scena.















- Angolino -
Sono arrivata a fina, bella gente!
Questa è l'ultima os di questa #30daysHQwriting e volevo farla sulla prima coppia che ho inziato a shippare guardando l'anime :3
Un'altra au, spero mi perdonerete xD come perdonerete i nomi molto a caso per cane e gatto in questa citati!
Chiedo scusa arriva un giorno in ritardo, ma ieri sono stata tutto il giorno al Torino Comics ^///^"
Beh che dire grazie davvero a tutti quelli che hanno seguito questo piccolo delirio, a chi ha messo la storia tra i preferiti e i seguiti, a chi mi ha lasciato qualche segno del suo passaggio ^w^
Quindi alla prossima! (perché tanto in questo fandom mi rivedrete)

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