Crash

di VerdeMenta
(/viewuser.php?uid=812282)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


La musica rimbombava nelle loro orecchie, forte e confusa, confusa con tutti gli altri suoni che si levavano nell'ambiente, risate, chiacchiere e grida. Percy sorrise a Jason che, sbronzo quanto lui, gli si avvicinò, appoggiandosi sulla sua spalla.
"Te ne sei fatto qualcuna stasera, Jackson?" il biondo sorrise malizioso.
"Senza contare Rachel, me ne sono fatte tre" Jason iniziò a ridacchiare.
"Allora credo proprio che tu mi abbiamo battuto" esclamò, fissando Percy quasi dispiaciuto, d'altronde lo sapeva, il moro vinceva quasi sempre.
"Solo Pip?" domandò trionfante il ragazzo dagli occhi verde mare. L'altro sospirò, quindi si portò il bicchiere alle labbra, sorseggiando il suo "Angelo Azzurro".
"Giornata fiacca" confermò "Ma quando vinceremo il campionato di calcio..." lasciò la frase in sospeso, ma Percy non ci mise tanto a terminata nella sua mente, seppure non fosse propriamente un genio, "vincerò io".
"Continua a sognare" ghignò il moro, battendo una mano sulla spalla del migliore amico "Che ore sono, Grace?" chiese poi, sbattendo più volte le palpebre così da far scomparire la patina di ebbrezza che gli offuscava la vista.
"Le quattro e venti" disse e solo in ritardo ricordò che sua madre gli aveva esplicitamente vietato di tornare dopo le tre e due minuti. Il biondo si batté una mano sulla fronte, pronto al peggio. Sicuramente sua madre lo stava aspettando in soggiorno, con la luce spenta e un'espressione assassina, tipico dei film horror.
"Mia madre mi farà fuori" esclamò, concludendo a voce alta il suo ragionamento.
"Io non ho di questi problemi, la mamma è a Chicago per lavoro e a Paul non interessa niente di quello che faccio" Percy sollevò le spalle, quindi, presa la giacca, uscì dalla discoteca, lasciandosi alle spalle il chiasso della musica e l'ho stordimento provocato dal fumo che aleggiava nel locale.
"Dove hai la macchina, Jackson?" domandò Jason, aspirando aria pura dopo ore di fumo e alcool. Un lieve vento soffiava, freddo e rinvigorente, un vento che si insinuava tra le crepe, anche le più piccole, dei vestiti, come migliaia di piccoli aghi che ti perforano la pelle.
"La BMW rossa a destra" rispose Percy indicando una macchina poco in là. I due si diressero in quella direzione, salirono in macchina e partirono, cantando a squarciagola. L'alcool ottenebrava i sensi del moro, che, alla guida dell'auto, prestava più attenzione ai racconti delle avventure dell'amico che alla strada, fu per questo che, fatti meno di tre chilometri, l'auto investì qualcuno.

Bianca lo guardava con un'espressione accigliata, mentre si apprestava a tirare una delle carte che teneva in mano.
"Datti una mossa" sospirò Nico, esasperato, quindi iniziò a giocherellare con il braccialetto che portava al polso e che gli aveva regalato la sorella per il suo undicesimo compleanno. Un braccialetto rigorosamente nero con un teschio come unica decorazione. Bianca alzò una mano, stava per tirare quando un dolore lancinante all'addome la costrinse a fermarsi. Cadde rovinosamente al suolo, sotto gli occhi stupiti quanto atterriti del fratellino. Nico rimase immobile, troppo confuso per fare alcunché, finché suo padre entrò nella stanza, richiamato dal rumore che aveva provocato la ragazza cadendo, e, accorgendosi della figlia stesa inerme a terra, la portò in ospedale.

Nico si svegliò di soprassalto, sudato e con le coperte attaccate al corpo. Erano giorni che sognava la morte della sorella, avvenuta circa due anni prima, che aveva completamente sconvolto la sua vita. Ricordava bene il dottore che, uscendo dalla stanza d'ospedale in cui si trovava Bianca, aveva spiegato alla famiglia della malata che era affetta da una forma estesa di cancro. La ragazza era morta pochi giorni dopo.
Nico sentì lacrime amare affiorargli agli occhi, si strinse nelle spalle, cercando di fermare il tremito del suo corpo. Da quel giorno non aveva fatto altro che isolarsi sempre più dal mondo è dalle persone che lo popolavano, chiudendosi in sé stesso.
La verità era che gli sarebbe piaciuto uscire, ma nessuno avrebbe voluto come amico il più ombroso e asociale ragazzino della scuola, un ragazzino che terrorizzava gli studenti del primo anno ed era terrorizzato dagli alunni del quinto. Sospirò.
"Nico Di Angelo, sei e rimarrai sempre uno sfigato vittima dei bulli" disse a bassa voce, così bassa che penso di non aver affatto pronunciato quelle parole. Si alzò dal letto e uscì dalla camera: una passeggiata gli Avrebbe fatto bene.
Voleva godere di quella solitudine dolce che dava passeggiare sotto le stelle, senza nessuno che ti ricordasse quanto patetico fossi. Si perse così nei suoi ragionamenti e, quando si ricordò di dover rientrare a casa si trovava a due isolati da essa. Sbuffò e fece retromarcia, maledicendo la sua stupidità. Fu in quel momento, mentre si girava per tornare indietro, che un intenso bagliore lo accecò, Nico si portò una mano agli occhi, finché non capì che ciò che l'aveva abbagliato era una macchina, uno splendido esemplare di BMW.
Fu con questo pensiero che si ritrovò in terra, mentre il sangue usciva a fiotti dalle ferite che gli riempivano il corpo. La prima cosa che lo colpì fu un intenso dolore che gli attanagliava la testa e ogni altro muscolo, facendolo rabbrividire. Sentì delle voci intorno a lui, il rumore di una frenata è lo scalpiccio di pochi piedi avvicinarsi, poi perse i sensi.


Angolo mio: ciao ciao *saluta con la manina*
Spero davvero tanto che questo primo capitolo vi sia piaciuto,
Sono abbastanza tesa visto che questa è la prima storia che pubblico
In questo sito... Spero vi piaccia,
Lasciate una recensioncina se volete
LoveNico

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 

"Cazzo!" Percy si precipitò fuori dall'auto, inginocchiandosi accanto al corpo del ragazzino che aveva appena investito. Anche Jason scese dalla BMW, il viso pallido come non mai e gli occhi spalancati.
"Porca puttana, guarda quanto sangue!" imprecò il biondo, passandosi una mano tra i capelli umidi di sudore. Come avevano fatto a essere così idioti da non vedere il ragazzino dietro l'angolo? Percy si maledisse, costringendo i suoi occhi a fermarsi sul corpo emaciato del ragazzino.
"Aspetta un momento..." se possibile Jason divenne ancora più bianco, tanto che il moro temette che stesse per svenire "Io lo conosco, viene anche lui alla Stanford, è quel piccoletto, quello che siede sempre infondo all'aula, quello a cui è morta la sorella..." anche Percy strabuzzò gli occhi verde mare.
"Il fratellino di Bianca Di Angelo?!" esclamò, quindi spostò una ciocca di capelli insanguinati dal viso del ragazzino, così che poté osservarlo meglio.
"Effettivamente le assomiglia parecchio" concordò Percy scuotendo il capo "Se gli ammazzo anche questo figlio Ade mi uccide" la paura si insinuò tra le sue parole, malamente celata. Poi il moro ritrovò un po' di lucidità, quanto ne bastava per capire che avrebbero dovuto portare Nico in ospedale, anziché chiacchierare tra loro, a prescindere da ciò di cui stavano parlando.
"Aiutami a metterlo in auto" Percy lo prese delicatamente tra le braccia, ritrovandosi a pensare, cosa piuttosto inopportuna, quanto fosse leggero e fragile quel ragazzino dai delicati lineamenti, che in quel momento gli apparivano tranquilli, quasi stesse dormendo. Jason aprì lo sportello, permettendo all'amico di appoggiare quel piccolo corpo sui sedili posteriori, che si riempirono in un attimo di sangue. Il moro non protestò neanche, l'avrebbe fatto in seguito, e partì appena furono entrambi saliti in macchina. Non volò una mosca, nessuno dei due parlò durante il viaggio, finché si fermarono davanti all'ospedale. Entrarono.
In pochi secondi furono attorniati da un gruppo di dottori e infermieri che strapparono Nico dalle braccia salde quanto tremanti di Percy e lo posarono su una barella, scomparendo dietro una porta che fu presto richiusa. Il moro si lasciò cadere su una sedia appena fuori la stanza in cui era scomparso il ragazzino.
"Che cazzo ho fatto..." Il moro si prese la testa tra le mani, mentre Jason si sedeva accanto a lui, appoggiando la testa al muro alle sue spalle.
"Cosa succederà ora?" domandò a sua volta il biondo.
"Non ne ho idea, probabilmente ci faranno fare volontariato, in fondo non siamo ancora maggiorenni, io faccio diciotto anni tra due mesi" sorrise, sebbene sul suo viso non si potesse leggere né divertimento né gioia per la notizia.
"Il problema maggiore è mia madre" continuò Percy sovrappensiero.
"Non credi che dovremmo chiamare i genitori di Nico?" chiese Jason, d'un tratto più lucido "In fondo loro figlio è in ospedale e potrebbe morire..."
"Non me lo perdonerò mai se quel nanetto muore" sussurró il moro, quindi alzò gli occhi sulla porta bianca, incassata in un muro, anch'esso bianco, tutto era così dannatamente bianco da fare male agli occhi.

Nico aprì gli occhi neri petrolio, una luce accecante lo costrinse a chiudere nuovamente le palpebre. Le sbattè più volte, cercando di assimilare quello che gli stava accadendo: vedeva indistintamente sagome scure che si affaccendavano sul suo corpo. Nessun dolore e nessun rumore. Non riusciva a sentire niente, chiuse le palpebre un'altra volta è non riuscì più a riaprirle, tutto era nero attorno a lui, era come trovarsi in una bolla che lo isolava dal resto del mondo, e precipitava, sempre più giù, in un pozzo senza fine.Per un attimo riuscì ad aprire nuovamente gli occhi: una sagoma scura si sbagliava tenebrosa sul suo corpo, poi svenne di nuovo.
Il dottore fissava sconvolto quel ragazzino che continuava ad aprire e chiudere gli occhi, un secondo cosciente e quello dopo inerme, pallido da far paura, con i capelli mori in contrasto con la carnagione. Pensò poi al giovane che sedeva fuori dalla camera d'ospedale, chissà di chi si trattava. La sua apparizione con un ragazzino sanguinante tra le braccia aveva lasciato alquanto perplessi tutti, quando poi aveva detto che si era trattato di incidente il dottore non aveva potuto fare a meno di pensare che quel ragazzo dagli occhi verde mare fosse tristemente coinvolto. Con un gesto fece avvicinare un giovane volontario che stava assistendo sconvolto all'operazione.
"Dalla tua espressione sembra che tu lo consca" disse l'uomo, afferrandolo per una salda. Una stretta forte ma delicata.
"Si, frequentiamo la stessa scuola, anche se non abbiamo mai veramente parlato" rispose sovrappensiero.
"Sai qual è il suo nome?" chiese ancora il dottore, cercando di non calcare troppo la mano e, allo stesso tempo, cercando un modo per allontanare il ragazzo da lì.
"Si, si chiama Nico DI Angelo, frequenta il pimo anno e..." l'altr lo interruppe con un gesto della mano.
"Non è importante, ora" spiegò, senza cattiveria "Chiama i genitori di Nico, digli che si trova qui e invitali a venire" continuò e, mentre il ragazzo si accingeva ad uscire lo bloccò "Ma prima prenditi un momento per rinsavire" aggiunse con un sorriso tirato.

"Pronto?" la voce era metallica, ma non riusciva a nascondere l'irritazione.
"Nico sei tu?" continuò quella senza aspettare risposta "Dove diavolo sei finito? Tua madre è preoccupata per te!". Il dottore, dall'altra aperta del telefono, sospirò.
"Parlo con il signor Di Angelo?"
"Chi diavolo chiama a quest'ora, e perché vuole sapere il mio nome?"
"Risponda" Will iniziava ad irritarsi davvero, quando aveva accettato di fare volontariato nell'ospedale non pensava che l'avrebbero incaricato di telefonare a "i genitori dei ragazzi che stanno per morire".
"Si" era palese la frustrazione nella voce dell'uomo, ma il ragazzo non ci fece caso, limitandosi a una scollata di spalle.
"Bene. Il mio nome è Will Solace, sono un volont..." la voce lo interruppe.
"Non mi interessa la tua biografia, ma il motivo per cui stai chiamando"
"Il mio nome è Will Solace, sono un volontario nell'ospedale Half-blood" Will non si lasciò intimidire dall'uomo, che, questa volta, lo lasciò finire "La sto chiamando perché suo figlio è stato ricoverato d'urgenza qui" si fermò un attimo per riprendere fiato "Per un incidente grave, ha profonde lesioni su tutto il corpo" sospirò ancora, aspettando per eventuali domande "Non sappiamo se si sveglierà" concluse quindi riattaccò la cornetta, sorpreso dal silenzio.


angolo autrice:
eccomi tornata, devo dire che sono molto soddisfatta di questo aggiornamento veloce,
anche se premetto che i prossimi non saranno così... lampo -.-'
voglio ringraziare Melroselily, Isabel27, MadreDeiDraghi, EleNina266, LauraPalmerBastille per le recensioni :3
EleNina266, estercirillo1rosa nerablu per aver inserito la storia tra le preferite,
chiarucciadst, EmmaMarghe, Melroselily per aver inserito la storia tra le ricordate,
Alex11, animeromantici, Braveheart_99, Elissanne, EmmaMarghe, estercirillo1, LauraPalmerBastille, MadDreamerr, nami78, Roberta 04 per aver inserito la storie tra le seguite,
non avrei mai pensato di arrivate a cosi tante persone... Grazie di cuore :)
E prima che me ne dimentico grazie per avermi fatto notare che Nico non va a buttare l'immondizia alle 4.30 di mattina, ho corretto tutto...
Per ultimo dal prossimo i capitoli si allungheranno
LoveNico

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Hazel entrò con una tempestività tale che a un paziente, malato di tubercolosi, prese un infarto, cosa che non gli giovò affatto. Eppure in quel momento la ragazza non riusciva a pensare ad altro che al fratello e alle parole che Ade le aveva riferito: non sappiamo se si sveglierà. Non sappiamo. Quella frase equivaleva ad un attestato di morte con tanto di firma del dottore.
"Non morirà" pensò Hazel, attraversando l'ennesimo corridoio gremito di malati e infermieri "A costo di urlargli nelle orecchie di svegliarsi, non morirà!". Quando finalmente giunse davanti alla stanza 17 dove il fratello giaceva tra coperte intrise di sangue e dottori affaccendati, le fu sbarrata la strada.
"Dove crede di andare, signorina?" una donna dai lunghi capelli biondi le si piantò davanti squadrandola da capo a piedi. Hazel fece ricorso a tutta la calma di cui era dotata, che per la cronaca era davvero poca, per non tirare un pugno all'infermiera. Prese un bel respiro prima di parlare.
"Da mio fratello, vede, il ragazzo steso la che sta grondando sangue" rispose sorridendo gelida, quindi spinse da una parte la donna per passare.
"Ferma" la presa dell'infermiera sul suo braccio era salda, forte, cosa che non si sarebbe sospettata vedendo il suo corpicino magro ed esile.
"No" per un momento Hazel intravede il turbamento negli occhi della donna, ma il momento passò e con esso la compassione che prima era palese sul suo viso.
"Signorina, devo chiamare qualcuno per tenerla fuori?" domandò acida, poi vedendo la paura sul volto della ragazza addolcì la sua espressione "Non capisce che, così facendo, ostacola i medici pronti a curarla? In quella stanza non sarebbe altro che un intralcio per i dottori"
"M-ma... mio fratello ha bisogno di me" la sicurezza di Hazel vacillò.
"Ora tuo fratello ha bisogno soltanto di cure" ciò detto la fece sedere su una delle sedie d'attesa, proprio nel momento in cui Ade e Maria Di Angelo facevano la loro comparsa, pronti a lottare per poter stare accanto a Nico. Una lacrima rigò il volto della ragazza, lasciando una scia salata dietro di sé, poi un'altra e un'altra ancora finché anche il suo corpo fu scosso dai singhiozzi.
"Sei Hazel Levesque?" domandò una voce alle sue spalle. La ragazza non si voltò neanche quando la persona parlò ancora "Sei la sorella adottiva di Nico, non è vero, ti ho vista a scuola qualche volta". Allora andavano a scuola insieme, ma cosa ci faceva lì se i primi a sapere dell'incidente erano stati i familiari della vittima, e loro erano appena arrivati?
"Cosa ci fai qui?" chiese senza tanti preambolo, temendo la risposta. Quando questa non giunse Hazel si voltò verso il ragazzo. Aveva capelli biondi e occhi azzurri colmi di paura e disperazione, se sul suo volto non fosse stata impressa tutta quella desolazione probabilmente sarebbe risultato molto bello. Sulla sedia accanto, con la testa tra le mani, sedeva un altro giovane dai capelli corvini.
"Che ci fate qui?" la ragazza ripeté la domanda, lentamente e scandendo bene ogni parola, così che non potessero essere fraintese. Ancora silenzio.
"Bianca, chi sono questi due?" domandò Ade, corrucciando il volto.
"Percy Jackson e Jason Grace" rispose lei, dimostrando di aver riconosciuto i due ragazzi "Mi stavano giusto dicendo cosa sono venuti a fare qui" aggiunse tagliente, mentre il padre incrociava le braccia sul petto, in attesa.
"Ecco..." Jason sentì la bocca farsi secca, si voltò verso l'amico, ma Percy era come in trance, non si era mai mosso, teneva ancora la testa appoggiata alle mani, mentre i capelli corvini gli coprivano il volto, non lasciando intravedere le lacrime amare che gli solcavano il volto.
"Abbiamo accompagnato qui Nico..." rispose enigmatico, cercando invano di deglutire. Alzò lo sguardo sulla ragazza e sull'uomo alle sue spalle, entrambi in attesa di un chiarimento anche se era evidente che avessero già intuito tutto.
"...dopo averlo accidentalmente preso sotto" concluse, muovendo spasmodicamente le mani, ormai rosse tanto quanto le sue guance.
"Tutto questo è colpa vostra?!" esclamò Hazel, gli occhi dorati che emanavano fiamme tutt'attorno.
"Non la passerete liscia, vi assicuro che vi sbatterò in prigione quant'è vero che mi chiamo Ade Di Angelo"

Will uscì dalla stanza con una cartella clinica in mano e un'espressione seria sul volto. Si guardò un attimo attorno, quindi si diresse verso un gruppetto di persone poco distanti, che discutevano animatamente.
"Siete voi i genitori di Nico Di Angelo?" domandò interrompendo i battibecchi.
"Siamo noi" rispose un uomo dall'espressione burbera e infastidita. Portava una camicia bianca sopra una giacca nera con cravatta, un uomo vestito di tutto punto, con una barba folta e due piccoli e gelidi occhi color pece.
"Tra poco potrete vedere vostro figlio" disse e in quel momento Percy alzò il volto, e si concesse un lungo respiro sollevato. Will notò la sua reazione è si affrettò a chiarire la situazione.
"Non è fuori pericolo" spostò gli occhi su ognuno di loro "Ma è migliorato, la cosa che temiamo è che entri in coma" aggiunse, quindi se ne andò. Un silenzio tombale piombò sul gruppo. Da una parte Ade e la famiglia Di Angelo fissavano furiosi i due ragazzi che, dal canto loro, sembravano sempre più a disagio.
"Ecco, io volevo dire che..." provò Jason, ma un'occhiata di fuoco di Hazel lo convinse a rimanere in silenzio.
"Il fatto che abbiamo investito vostro figlio non significa che dovete essere cosi scorbutici..." borbottò il biondo, così piano che, fortunatamente, Ade non lo sentì.
"Signor Di Angelo" esordí Percy, che ancora non aveva aperto bocca "Mi dispiace davvero tanto, non pensavo che ci fosse qualcuno dietro una curva alle quattro e mezza di mattina" continuò, guadagnandosi un'occhiataccia dall'uomo.
"...d'altra parte non può avercela ancora con me per quello che è accaduto a Bianca, sa che non è stata colpa mia" se Percy aveva dimostrato di essere un idiota investendo il ragazzino, ora stava dimostrando di non avere un minimo di delicatezza nel parlare della morte della loro primogenita quando Nico era a un passo dal non risvegliarsi mai più.
"No, certo, tu l'amavi!" esclamò Ade, fulminandolo con lo sguardo.
"Ma..." tentò di protestare il moro, con scarsi risultati. "Niente ma, giuro che questa volta non la passi liscia" le voci si alzavano progressivamente, attirando occhiate incuriosite o infastidite dai pazienti.
"Ora basta!" la stesa donnina dai capelli color canarino che aveva fermato Hazel ora stava davanti a loro, con le braccia incrociate sul petto, come stesse parlando a due bambini che facevano i capricci.
"Nico può ricevere visite" continuò, fissando uno a uno tutte le persone davanti a lei "Ma solo una persona per volta, e devo informarvi che non è sveglio". Hazel fece un passo avanti, tremante, ma la mano di Ade la fermò.
"Ricordati che non è cosciente" la ammoní. Fissò i suoi occhi color petrolio in quelli dorati della figlia, non aveva mai visto nello sguardo della ragazza tanta paura, paura che mostrava raramente. Hazel annuì, prima di liberarsi della stretta del padre ed entrare nella stanza.

"Ciao Nico" la ragazza allungò una mano, accarezzando dolcemente la guancia pallida del fratello. Scostò poi i capelli dai suoi occhi. Le palpebre erano abbassate anche se si poteva notare un leggero tremore.
"So che non puoi sentirmi, ma, ti prego..." La voce le si ruppe in un singhiozzo "Ti prego non morire" concluse, posando un bacio sulla fronte del ragazzo.
"Sai, quel Bianca è morta io l'avevo appena conosciuta e non sono riuscita a immedesimarmi nel tuo dolore, ma ora, vederti si questo letto d'ospedale, con il viso ricoperto di tagli e sangue..." calde lacrime iniziarono a rigargli le guance "Ora riesco davvero a carpire quello che hai provato". D'un tratto Nico si mosse, quasi impercettibilmente, sfiorando la pelle della sorellastra con un dito. Hazel trattenne il fiato, stringendo con delicatezza la mano del ragazzo.
"Bianca..." sussurró, così piano che lei non lo sentì. La giovane si chinò su Nico per sentire ciò che stava mormorando, i suoi riccioli color caramello ricoprirono il più piccolo, mente gli occhi dorati risplendevano.
"Bianca..." ripeté il ragazzo, stringendo la presa sulla mano della sorella. Per un momento Hazel rimase interdetta, quindi si allontanò di scatto dal letto, quasi il tocco della mano pallida di Nico la stesse bruciando. Nel dolore lui aveva invocato Bianca, non lei, il fratello non le avrebbe mai voluto bene, almeno non il bene che aveva sempre voluto alla castana, cui aveva interamente Donato il suo cuore.



Angolo autrice:
Ehi ehi ehi, sono tornata con il terzo capitolo
Probabilmente Hazel è il personaggio più OOC della storia,
Mi serviva un carattere forte, quindi l'ho resa un po' più come Bianca
Passiamo ai ringraziamenti:
Grazie alle persone che hanno aggiunto la storia alle seguite/preferite/ricordate,
Un grazie particolare alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo,
Buona Pasqua, LoveNico

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3067910