Oltremare

di randomteenager
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nuvole bianche ***
Capitolo 2: *** 2. Ascolta ***
Capitolo 3: *** 3. Caldo ***



Capitolo 1
*** 1. Nuvole bianche ***


Note della traduttrice : Bene bene bene, eccoci qua. Sono estremamente emozionata nel pubblicare questa storia per conto di randomteenager (sotto lascerò il link dell'originale e della pagina autrice: amatela e veneratela, perché è davvero dolcissima). È il mio primo lavoro di traduzione, quindi per qualsiasi correzione e segnalazione sono qui, a disposizione. E.. niente, la storia finora conta tre capitoli, e vi giuro, quando l'ho letta ho pensato “oh, wow, no, questa la devo portare su efp”. Serve più Gruvia, in questo fandom.
Buona lettura ~

Author's Note : Dunque.. questa non è una one-shot.. in realtà avrà tre o quattro capitoli, dipende. Ne ho tre-quattro scritti, ma credo di poter iniziare a postare adesso.. le long mi rendono davvero nervosa e ansiosa perché sono sempre preoccupata di farvi aspettare troppo per gli aggiornamenti ;__; Hm, farò davvero del mio meglio, ma frequento un'Università molto rigida (e ne è orgogliosa, lol), quindi per favore non fatevi scoraggiare se mi serve del tempo! Non abbandono mai nulla, ma ogni tanto ho bisogno di un piccolo bonus di tempo per finire le cose ;__;

Uhm, comunque, voi ragazzi potreste ricordare l'immagine su tumblr di yuuga con Sharkboy Gray & Mermaid Juvia AU (se non la ricordate, la linkerò sul mio profilo) ma, come al solito, sono 2000 anni indietro. Comunque, alcune parti sono basate\ispirate da quell'immagine, ma il resto segue altre direzioni e.. già.

Non scrivo multi capitolo da... davvero molto tempo (scrivere 3\4 one shot contano in realtà eh), quindi sono super nervosa asjcsusksn. Spero davvero che vi piaccia! Per favore, fatemi sapere cosa ne pensate ;__;



Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.


(qui c'è la traduttrice!)



Oltremare

Lui aveva solo intenzione di farla piangere.
Non di innamorarsene.


1. Nuvole bianche




__


La sua coda di sirena si agitò violentemente nella corrente d'acqua che la circondava.

Le dita si intrecciarono nella rete che la tratteneva, mentre le corde metalliche le scavavano le mani e segnavano la pelle. La intrappolavano completamente, stringendosi senza pietà attorno al suo corpo, bloccandola, e tutto ciò che poteva fare era cercare il mare per fuggire prima che l'oscurità le annebbiasse la vista, annientandola.

La rete era arrotolata intorno al suo corpo, e stava diventando sempre più difficile respirare..

Ma lei continuò ad urlare, lottando ancora con tutta se' stessa. I motori della barca rombarono e l'elica girò, scaraventandola all'indietro e stringendo la rete intorno al suo collo. Ansimò alla ricerca d'aria, sentendo un acuto, feroce dolore segnarle il collo.

Prima che il suo corpo cadesse, vide di sfuggita una coda di squalo, e i suoi occhi si chiusero.


__


Si risvegliò con il limpido cielo azzurro che la sovrastava. Sbattendo lentamente le palpebre, confusa, la ragazza recuperò gradualmente conoscenza, prima che nella mente esplodesse una scarica di ricordi.

Shockata, intrappolata in una rete, il dolore delle corde che tagliavano la pelle- il ricordo la spinse in avanti, ansimando forte con una mano sul cuore martellante.

«Ohi.» udì una voce che chiamava, e la sirena trasalì a quel suono.

Girandosi lentamente verso il fianco, Juvia sbatté le palpebre scoprendo che non c'era nessuno oltre ad un... ragazzo?

«Finalmente sveglia, uhn?»

Le sue parole erano leggermente attutite, la bocca piena come se stesse masticando i suoi denti o qualcosa. Abbassando lo sguardo, lei riconobbe all'istante l'oggetto masticato – la rete, davvero la stessa rete che l'aveva intrappolata. Strappata a brandelli, lui masticò la fine delle corde prima di sputarla fuori e gettare alle spalle i resti laceri.

Quando il suo sguardo tornò su di lei, gli occhi della ragazza si spalancarono. Le branchie sul suo collo, gli artigli sulle sue mani.. le affilate file di denti che rivestivano la sua bocca, e una goccia di sangue all'angolo delle labbra–

Lui – lui era uno –

«Hm?» mormorò quello, alzando un sopracciglio quando lei scivolò giù dallo scoglio e si tuffò nell'acqua. Sbirciò dall'angolo della roccia, la paura evidente nei suoi occhi, e a quella vista lui rise sommessamente, con i denti affilati che lampeggiavano verso di lei. «Che c'è, sei spaventata?»

I suoi occhi si fermarono sulle sue labbra, e lui sapeva esattamente cosa stesse fissando. Sollevando una mano, trascinò il sangue sopra le sue labbra, sogghignando malvagiamente prima di leccarlo via pulendole.

«Non ti preoccupare,» le disse, «non è il tuo. Gli umani hanno provato a tirarti dentro, ma hanno perso la presa. Non è facile reggere qualcosa quando ti mancano un paio di dita.»

Le fece un sorrisetto, svelando uno dei suoi affilati denti fuori dalle sue labbra. La ragazza si abbassò ulteriormente dietro alla roccia e lo sbirciò timidamente, studiandolo.

Lui era.. bellissimo. Intimidatorio, un po' spaventoso, ma le aveva salvato la vita. Anche con il sangue trascinato attraverso le labbra, c'era qualcosa di affascinante in lui, e il modo in cui le aveva sorriso – sentì il proprio cuore correre, ma non per la paura.

Lei immerse la sua testa nell'acqua quando lui nuotò nella sua direzione, lasciando solo i suoi occhi a sbirciare sopra la superficie. Le girò attorno, lo sguardo della ragazza che ne seguiva le azioni, osservandone attentamente i movimenti mentre lui la guardava negli occhi con un'espressione indecifrabile.

«Ancora spaventata?» la derise beffardamente, alzando un sopracciglio in segno di scherno. «Rilassati. Non ti mangerò.. non ancora.»

Lei si accigliò, studiandolo timidamente dal riparo dell'acqua. La sua coda si muoveva da un lato all'altro, pronta a partire non appena lei avesse messo la testa oltre la superficie.

«Tu.. non lo farai?» chiese, e la sua voce era un soffice pigolio. «Perché no?»

Lui scosse pigramente la testa, gettandole un'occhiata. La sua voce era sottile e delicata, proprio come il fiore giallo che le adornava i capelli. Appropriato per una tale, strana, ragazza pesce.

«Perché,» iniziò, e quasi sogghignò alla paura crescente nei suoi occhi quando lui le si avvicinò «adesso sei noiosa. Giocare con il mio cibo è metà del divertimento, ma sei troppo sconvolta per essere uno svago.»

«Ma..» mormorò lei, spostandosi ancora una volta dietro alla roccia e sbirciando oltre l'angolo, «tu hai salvato Juvia.»

«Non mettertelo in testa» sbottò, «non l'ho fatto per te. Ho solo rimandato gli umani al loro posto – questo è il mio territorio, non il loro.»

I suoi occhi neri si strinsero pericolosamente. «Cosa diavolo stavi facendo comunque? Chi è abbastanza stupido da farsi beccare in flagrante, non sai che è meglio non avvicinarsi troppo?»

La ragazza si fece piccola sotto il suo tono di disapprovazione, immergendo la testa e abbassando il suo sguardo. «Juvia... voleva vedere il cielo.»

Lui corrugò le sopracciglia appena lei inclinò la testa verso l'alto, l'aria azzurra e le soffici nuvole bianche riflesse negli occhi cerulei.

Decisamente una strana ragazza pesce.

«Uhm,» iniziò quella, e lui non fece una piega al suo timido rossore e lo sguardo che era scattato verso e lontano da lui, «gr-grazie– »

«No!» la interruppe, «Te l'ho detto, non farti strane idee. Noi non siamo amici: sei cibo, nient'altro.»

Si allontanò da lei, colpendo l'acqua con la sua coda. «Ora vattene, e stai alla larga dalla mia vista. La prossima volta che ti vedo, ti mangerò, chiaro?»

La ragazza rimase in silenzio, guardandolo attentamente. Lui sembrava ostinato ad allontanarsi da lei e liquidarla così, senza nemmeno darsi la pensa di conoscere il suo nome, o farle conoscere il suo.

Aggrottando le labbra in un'espressione pensierosa, si girò verso di lui prima di immergersi immediatamente in acqua.


__


Il giorno seguente Gray sapeva di essere seguito.

Era come se ci fosse un'ombra che non poteva seminare, non importava quale percorso prendesse. Ma quando si voltava indietro, non incontrava altro che acqua limpida. Questo era successo più di una volta, e questa ripetizione lo irritava – sapeva che qualcuno lo seguiva, quindi dove erano nascosti?

Nuotando un po' più lontano, passò un largo scoglio, scivolando svogliatamente lungo la corrente di voltarsi all'improvviso. Posò immediatamente lo sguardo nell'area dietro di lui – solo per trovarla ancora una volta vuota.

Ringhiando, osservò oltre il bordo della roccia e si guardò intorno, inconsapevole della presenza di una sirena dai capelli azzurri con una mano sopra il cuore che batteva furiosamente nonostante fosse ben nascosta dallo sguardo acuto del ragazzo.

Lui strinse gli artigli contro il masso prima di allontanarsi, e lei espirò con calma, attendendo pazientemente di sentirlo nuotare ancora una volta. Subito dopo aver sentito la sua coda scalciare, nuotò fuori dall'ombra della roccia, muovendosi attentamente per seguire–

«Presa!»

«Aahh!»

Trasalì, piegandosi lontano dal sorrisetto che lui le rivolgeva.

«Sapevo che c'era qualcuno che mi seguiva,» mormorò, assottigliando gli occhi. «Pensavo di averti detto di starmi lontano, ragazza pesce. Sai cosa succederà ora?»

La ragazza tremò visibilmente, le lacrime che traboccavano dall'orlo suoi occhi mentre lei arrossiva vicino a loro. «I-io..»

«Sto per mangiarti.» ringhiò lui, mostrando i denti aguzzi in un sorriso sbilenco. «Iniziando dalla parte migliore.»

La prese per la vita, tirandola rudemente a se'. Lei pigolò a quel movimento, i palmi aperti premuti contro il suo petto mentre lui le sorrideva malignamente. «La tua coda.»

Lei spostò le sue mani sulle proprie labbra, sbirciandolo con un roseo rossore a colorarle le guance. Lo osservò attraverso le ciglia folte, i capelli blu fluttuanti nell'acqua intorno a lei con i petali del fiore che li ornava che ondeggiavano nella corrente oceanica.

Gray si contorse a quella vita, sentendo le sue stesse guance riscaldarsi. «Ohi, smettila di guardarmi come.. io.. io sto per mangiarti..»

Lei mugugnò piano, e quel sottile, grazioso suono sfuggì alle sue mani.

L'altro imprecò sottovoce, scuotendo con forza la testa e concentrandosi sui suoi pensieri erranti.

«Okay, ascolta qui!» abbaiò, afferrandole le braccia non appena le sue mani scivolarono dalle labbra. Le sue braccia erano sottili nella sua presa, come se qualsiasi movimento improvviso avrebbe potuto romperla, ma lui spinse quel pensiero in fondo alla testa, concentrandosi sul suo compito. Il suo viso arrossato e gli occhi luminosi non stavano diventando una distrazione, no, dannazione. «Questa è una regola semplice: magiare o essere mangiati. Senza offesa, ma il tuo destino è finire nel mio stomaco, quindi smettila di essere così. Chiudi gli occhi, e prometto che sarà veloce e indolore.»

Lei lo fissò, i suoi grandi occhi azzurri luminosi e anche più accentuati dalla sfumatura dei suoi capelli. Erano piuttosto belli, notò, finché non li coprì con le mani e pigolò un timido «Okay.»

Lui sbatté gli occhi alla sua docilità, sentendo un altro dannato rossore diffondersi sulle proprie guance. Perché era così obbediente? Così disposta a dare la propria vita, proprio così? Dov'era il divertimento della paura nei suoi occhi, l'eccitazione di vederla dimenarsi?

Schioccando la lingua, voltò lo sguardo, borbottando sotto voce. Le mani della ragazza si abbassarono gradualmente, ferme sulle sue guance mentre lo osservava di sottecchi.

«Lascia stare.» mormorò quello, spostando con rancore il suo sguardo su di lei. «Mi hai rovinato l'appetito.. la prossima volta non ci sarà alcuna pietà, capito?»

Lo fissò, abbassando lo sguardo sulle sue labbra, e si protese verso di lui, premendo le proprie labbra contro le sue. Gli occhi di lui si spalancarono immediatamente, ma la sensazione durò per un breve momento prima che lei si tirasse velocemente indietro.

Balzando all'indietro, Gray passò il dorso della mano sulle labbra, guardandola con stupore. «Che- che diamine era quello?!»

La ragazza distolse lo sguardo e posò le dita sulle sue labbra, ridendo piano fra se', le guance dipinte di un rossore intenso. «Come gli umani.»

Gli occhi del ragazzo si assottigliarono pericolosamente. «Cosa?»

Quando il suo sguardo si sollevò su di lui, il suo viso si tinse di rosa sotto l'intensità del suo sguardo penetrante. «U-uhm, Juvia voleva provare ciò che fanno gli umani. Questo significa “grazie”, crede.» Nuotando via coprendosi le labbra, sbirciò delicatamente, «Juvia l'ha sbagliato?»

Gray, distogliendo lo sguardo, mormorò sottovoce, «Tu sei davvero ingenua, no, ragazza pesce?»

«Juvia.» disse lei.

«Cosa?»

«Il mio nome... è Juvia.» ripeté tranquillamente. Slanciandosi verso di lui, inclinò la testa, arrossendo come aggiunse «Voglio essere tua amica.»

Lui aggrottò le sopracciglia, guardandola storto. «Non faccio amicizia con il cibo.»

«Juvia non è cibo.»

«Sì?» replicò, alzando provocatorio un sopracciglio. «Quindi cosa sei?»

Lei incrociò i suoi occhi, il suo sguardo ostinato e fermo. «Tua amica.»

Il divertimento di Gray scivolò via dal suo viso, e un cipiglio duro indurì i suoi lineamenti. «Non sai neanche il mio nome.»

«Qual'è?» chiese lei.

«Non è importante.» replicò. «Non vivrai abbastanza a lungo da ricordarlo comunque.»

La paura lampeggiò nei suoi occhi, ma, curiosamente, non si ritrasse. Mantenne la sua posizione, galleggiando di fronte a lui, nonostante il suo corpo avesse iniziato a tremare.

La sua angoscia era stuzzicante.

«Ma,» aggiunse, piegando la testa e guardandola negli occhi, «diciamo di essere amici. Cosa dovremmo fare poi?»

Juvia rimase silenziosa, gettandosi svogliatamente occhiate intorno stringendo le braccia attorno al corpo. «Juvia... Juvia non lo sa.»

Gray inarcò un sopracciglio, guardandola sospettosamente. «Cosa intendi che non lo sai? Non hai amici?»

Lo guardò di rimando, in silenzio. Gray sbatté le palpebre prima di schiarirsi la gola, grattando imbarazzato il retro del collo.

«Er, va bene. Beh, cosa fai per divertirti?»

«Per divertirmi? Uhm.. oh!» il suo viso si illuminò all'istante, e il tremito di paura fu all'improvviso sostituito da un fremito di eccitazione. «Juvia colleziona!»

«Collezioni?» ripeté Gray, alzando curioso un sopracciglio.

«Sì!» replicò eccitata la ragazza. «Vuoi vedere?!»

«Cosa?» disse, «Io, ecco...»

«Segui Juvia!» cinguettò, nuotando via nel mare con la coda sferzante dietro di lei. Gray aggrottò le sopracciglia e la guardò andare.

Avrebbe potuto semplicemente lasciarla andare, e sarebbe finita così. Se lei avesse saputo cos'era davvero meglio per lei, probabilmente non l'avrebbe mai più rivista. Ma... lui si era mai fatto sfuggire una preda, e lei sembrava così deliziosa...

Indurendo la mascella, nuotò verso di lei, seguendola riluttante.


__


Lei era una nuotatrice veloce, notò. Non abbastanza rapida per lui, ma certamente non stava vagando per tenersi al suo passo.

Il modo in cui guizzava attraverso l'acqua era impressionante. Aveva certamente familiarità con la zona, passando da una corrente all'altra e muovendosi con i flutti per aumentare la propria velocità. La sua coda di sirena azzurra avrebbe potuto scuotersi, la pinna gialla planare rapidamente, e il suo corpo scivolare attraverso l'oceano mentre Gray la seguiva.

In breve tempo si trovò in una caverna sottomarina con filari di colonne, mentre Juvia guizzava felicemente intorno ad ogni strato e raccoglieva un nuovo tesoro da condividere con lui.

«Questo Juvia l'ha trovato in una nave abbandonata.» annunciò, mostrandogli il vetro scheggiato di una nave in bottiglia. «Questa nave è minuscola confrontata con quella che Juvia ha trovato lì. Quella era enorme!» allungò le braccia da entrambi i lati, «Così grande, molto, molto più grande di Juvia!»

Afferrando un carillon rotto, Juvia lo tenne di fronte al suo viso.

«Questo Juvia l'ha trovato sulla riva di una spiaggia. C'era una madre, lì, e sussurrava pregando che una sirena lo portasse sul fondo dell'oceano, quindi... Juvia l'ha preso.»
Lei lo riportò teneramente al suo posto, tracciando dolcemente con le dita l'intricata fantasia sulla scatola. «Questo carillon apparteneva a sua figlia. Juvia ricorda di averle viste insieme, e Juvia aveva lasciato che la ragazza la vedesse una volta... era molto felice.»

Strappandosi alla malinconia, nuotò verso una coppia di colonne, sollevando una pipa.

«Questo tesoro era stato gettato via in mezzo al mare–»

Mentre la voce della ragazza si affievoliva, Gray diede un'occhiata alla caverna. I raggi di sole filtravano dal soffitto, illuminando la collezione che lei aveva raccolto. Doveva aver richiesto un bel po' di tempo, prendere una quantità di oggetti fino a riempire ogni colonna della caverna.

Qualcosa in argento luccicò nella visione complessiva, catturando la sua attenzione. Girando la testa, aggrottò le sopracciglia verso l'oggetto e lo prese in mano. Era un'affilata daga d'argento, il bordo particolarmente seghettato e l'elsa decorata da gemme scintillanti.

«Ehi,» la chiamò, interrompendo il suo discorso e trattenendo la lama sul palmo opposto, voltando la daga, «cos'è questo?»

Juvia si fermò, gettando un'occhiata all'oggetto nella propria mano prima di prendere l'altro dalla stretta del ragazzo, «Juvia ci arriverà, signor squalo, ma deve prima finire questa colonna.»

Signor squalo? ripeté quello nella sua mente, combattendo il sorriso divertito che emergeva dalle proprie labbra. Il suo strano modo di parlare, unito alla sua strana gentilezza – sì, lei veniva decisamente da acque diverse.

Lei continuò a farneticare, lui ad ascoltarla per metà, appoggiando il proprio fianco contro il muro con le braccia incrociate sul petto. Quando lei si fermò per prendere respiro, lui ripose qualsiasi oggetto stesse svogliatamente ispezionando, guardandola di sfuggita. «Hai un sacco di cose umane.»

«Quasi tutto.» replicò in realtà Juvia, e Gray inarcò un sopracciglio. Era come se.. ne fosse orgogliosa.

«Ti piacciono gli umani.» concluse, le labbra tirate in una linea sottile.

Stringendo una piccola bambola – teru teru bozu, l'aveva chiamata – Juvia ne accarezzò il vestito pigramente. «Loro.. affascinano Juvia, ma la visione che ne ha è.. complicata.»

Lui la fissò intensamente, contraendo la mandibola mentre lo sguardo della sirena si faceva distante.

«Juvia.. era molto piccola quando i suoi genitori morirono. Furono uccisi–»

«–dagli umani.» completò Gray.

«No..» le sue ciglia si abbassarono, le dita scivolarono piano oltre il contorno della bambola. «Furono uccisi dagli squali.»

I suoi occhi si restrinsero. «Se sono stati uccisi dagli squali, perché vuoi stare accanto ad uno di loro?»

«Solo perché uno squalo ha ferito Juvia non significa che lo faranno tutti» ribetté, spostando lo sguardo su di lui, «Juvia non lo crede.»

«Sei ingenua.» si accigliò Gray.

«Juvia sa che anche gli umani uccidono,» disse, «ma.. non tutti lo fanno. Uno ha salvato Juvia, poco dopo che lei aveva perso i genitori. La sua pinna era rimasta incastrata in una roccia, e una barca arrivava verso di lei. Poteva vedere le eliche girare nella sua direzione, e lei ha pensato–» Juvia si irrigidì, impassibile, prima di recuperare lentamente la voce, «Juvia pensava.. stava per morire, ma poi giunse un umano. Indossava una maschera, qualcosa di simile..» ruotò su se stessa, prendendo una maschera da immersione, «.. qualcosa di simile a questo. Spostò la roccia e lasciò scappare Juvia. Non ha provato a seguirla, o fotografarla.. l'ha solo salvata.»

Nuotando verso il soffitto della caverna, guardò verso il cielo, fissando il suo sguardo sulle sulle nuvole che vagavano.

«Le loro usanze sono diverse, e loro sembrano diversi, ma il cielo ci unisce, terra e mare. Ma sulla terra, hanno così tanta libertà, e tante viste meravigliose... il signor squalo sa cos'è un albero?»

«Un albero.» ripetè piattamente Gray, la sua testa piegata all'indietro per guardarla.

Juvia scosse gentilmente il capo, un sorriso sognante che le curvava le labbra. «Ce ne sono diversi tipi sulla terra. Quando sono raccolti insieme, gli umani la chiamano foresta. Juvia ne vuole vedere una.. lei vuole vedere tutti i paesaggi che hanno gli umani.»

Gray schioccò la lingua, nuotandole accanto. «Sai..» disse, girandole attorno, «c'è una leggenda sulle sirene che mangiano le anime degli umani, così anche se ti avvicinassi, probabilmente li uccideresti.»

Lei si imbronciò, e Gray quasi rise per il suo broncio. «Questo non è vero,» brontolò, «solo perché hai sentito una cosa questo non la rende vera.»

«Davvero?» la prese in giro.

«Tutti dicono che gli squali sono spaventosi» ribatté lei a tono, «ma Juvia non pensa che il signor squalo sia spaventoso.»

«Non mi trovi spaventoso?» nuotò verso di lei, divertito dal suo indietreggiare istintivamente da lui, trovandosi presto contro il muro. Lui alzò la sua mano ed estrasse un artiglio nero, passandolo lentamente sulla sua guancia prima di afferrare con forza la mandibola. «Ne sei sicura?»

I suoi occhi si allargarono nonostante il corpo fosse rimasto incredibilmente fermo, e lui vide nel suo sguardo crescere il terrore. Scostandosi, lasciò andare di colpo il suo viso, passandosi una mano fra i capelli.

«Non ti illudere.» disse. «Possono piacerti gli umani quanto ti pare, ma a me tu non piaci. Sei ancora il mio cibo, proprio come loro sono ancora assassini.»

«S-sign-»

«E il mio nome è Gray,» aggiunse, «smettila di chiamarmi con 'sto cazzo di “signor squalo”. Suona male.»

Lei lo guardò negli occhi, spalancati per l'improvvisa rivelazione. «Gray..» gli fece eco esitante, «Come la tua coda.»

L'arto guizzò alla menzione, piegandosi sotto di lui mentre sogghignava. «Sì, certo.»

Lei gli prese la mano, lasciandolo perplesso mentre lei la scuoteva nella sua. «Juvia è felice di conoscerti ufficialmente.» disse, piegando la testa con un sorriso caldo sui tratti del volto.

Lui sbatté le palpebre, percependo un poco familiare rimescolio all'altezza del torace. Distogliendo lo sguardo, si concentrò sulle loro mani unite, corrugando la fronte confuso. «Cosa stai facendo?»

Lo guardò, solo per seguire il punto che stava fissando e arrossì furiosamente. «Ah- uhm – Juvia vede sempre gli umani fare così quando incontrano qualcuno, quindi.. »

«Tch,» sogghignò, «non mi associare a loro.»

«Mi dispiace.» disse velocemente, allontanandosi da lui.

Lui inarcò un sopracciglio, e la schernì. «Non importa. Non è un gran problema.»

«... Gray.» mormorò, ma quando lui si girò, lei stava fissando il terreno, ripetendo il suo nome lentamente come per memorizzarlo. «Gray... Gray... Gray... sama.»

La guardò di sottecchi. Gray-sama? Suonava così.. formale, qualcosa che non aveva davvero mai sentito prima.

Lei si rimpicciolì sotto il suo sguardo, abbassando la testa e chiudendo le mani sul petto come se stesse per essere rimproverata. «Mi dispiace.» pigolò ancora, «Ju- Juvia ha sbagliato qualcosa?»

Semplicemente la fissò, cogliendo la timida incertezza nello sguardo di lei. Più lui restava in silenzio più lontano sembrava indietreggiare lei, quindi si schiarì la gola, spazzando via i suoi timori con un'alzata di spalle.

«Fai quello che preferisci.»

«Gray-sama.» disse un'altra volta, provandolo, e le sopracciglia del ragazzo si alzarono a quel suono. Era qualcosa a cui avrebbe potuto abituarsi. «Uhm..»

La scrutò dall'alto, guardando i raggi luminosi della superficie calarsi nella grotta sottomarina e passare sui lineamenti della ragazza. Lei si stava muovendo leggermente, premendo insieme le punte delle dita timidamente mentre distoglieva lo sguardo da un angolo.

«Juvia.. voleva.. voleva solo ringraziare.»

L'altro sollevò un sopracciglio a quelle parole, scompigliandosi distrattamente i capelli. «Per cosa?»

Lei arrotolò una ciocca di capelli attorno alle dita. «Per.. uhm, aver ascoltato Juvia parlare dei propri tesori. Non aveva mai avuto nessuno con cui condividerli prima.»

La fissò sbattendo le palpebre. «Oh, uhm-» schiarendosi la gola, si grattò la nuca, puntando il proprio sguardo sullo sfondo sopra di lui prima di sentire la sua voce pigolare un'altra volta.

«Gray-sama possiede qualche tesoro?» chiese. Tornò a guardarla, trovandola ad osservare il pendente sul proprio collo. «Come.. la collana di Gray-sama, forse?»

Si sentì stranamente tranquillo, perso nei ricordi che assalivano la sua mente. Una gabbia con fitte sbarre metalliche, scintille che illuminavano le profondità dell'oceano, spesse, diffuse nuvole di sangue–

Sentì una mano coprire la sua, strappandolo dai suoi pensieri. Non si era accorto di aver contratto la mandibola, o che la sua mano era così stretta da tremare con incontrollabile ira.

La mano della ragazza era morbida contro la sua, gentile nel fermare il suo tremore, il suo viso aggrottato con evidente preoccupazione nei suoi occhi blu.

«Non è nulla.» mormorò, ma lei si accigliò quando la sua mano riprese a vibrare e i suoi denti si strinsero. «È solo il promemoria di una vendetta da riscattare.»


__


Nell'ombra di una cavità subacquea, Gray occhieggiò il pendente sul suo collo, stringendo i denti.

Lui e la ragazza si erano separati non troppo tempo dopo. Lei aveva finito di mostrargli i tesori della propria collezione, e lui non era più interessato in un'altra chiacchierata. Prima di andarsene, lei gli aveva preso una mano chiedendo quando l'avrebbe visto di nuovo.

Lei continuava a disorientarlo. Lei ne era chiaramente spaventata, ed era consapevole della sua minaccia, ma ancora insisteva a stare in sua compagnia.

Normalmente non avrebbe nemmeno considerato l'idea. L'avrebbe solo morsa, assaggiato la sua deliziosa coda e divorata come ogni altro gustoso pasto. Ma con il pesante promemoria che lo opprimeva, realizzò una cosa.

Quella strana ragazza era più che una cena saporita. Aveva qualcosa che a lui serviva.

Tutti conoscevano la leggenda– bevi la lacrima di una sirena ed entrambi otterrete una vita di trecento anni. Gli squali hanno un'aspettativa di vita di a malapena un quarto.

Al massimo vivevano trent'anni – ed erano fortunati se arrivavano a venticinque.

Forse era stato destino che l'avesse trovata intrappolata in una rete umana. Gli aveva ricordato la vendetta che aveva giurato di compiere, e gli aveva fornito i mezzi per ottenerla.

Tutto ciò che doveva fare era farla piangere, e considerata la sua insistenza per vederlo, difficilmente sarebbe servito molto. Una volta che avesse perso la sua lacrima, non sarebbe stata niente più che un pasto gustoso.

Più semplice di così.

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Capitolo 2
*** 2. Ascolta ***


Note della traduttrice: Rieccoci! Ho adorato questo capitolo – e vedrete il numero quattro – e spero vivamente che vi piaccia quanto è piaciuto a me. L'ho tradotto d'un fiato – sono settimane piuttosto piene, ma non volevo farvi aspettare. Buona lettura ~

Author's Note: Che si dice, ragazzi! Ho un esame mercoledì, uno scritto venerdì, un altro scritto la prossima settimana, pianifico il weekend... yeah! Vita universitaria! Ehehe tralasciando questo, oh gente, le vostre risposte sono state così carine oh mio dio ;u; grazie mille! Le recensioni guidano gli scrittori, gente, non avete idea. Grazie non solo per aver letto, ma anche per avermi detto cosa ne pensate : ) spero che questa parte sia soddisfacente! Grazie mirajens per avermi aiutata ;u; fate attenzione!


Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.


(qui c'è la traduttrice!)




Oltremare

Lui aveva solo intenzione di farla piangere.
Non di innamorarsene.


2. Ascolta



«Dove sta portando Juvia, Gray-sama?» chiese la sirena, seguendolo.

«Te l'ho detto, vedrai.» replicò Gray, agitando più velocemente la sua pinna. La ragazza si accigliò all'aumento di velocità, sforzandosi di tenere il passo.

«Gray-sama sta nuotando troppo forte!» gemette, perdendolo di vista quando un fiume di bolle eruppe di fronte a lei. «Ah!»

«Stiamo facendo un gioco.» lo udì dire, guardandosi intorno per localizzarlo. «Gli umani ci giocano tutto il tempo.»

«Eh?» sbarrò gli occhi, solo per gridare quando un altro geyser le esplose davanti «Gray-sama!»

«Che c'è?» sogghignò, avvicinandosi mentre le bolle si dissolvevano. Gli occhi impauriti della ragazza incontrarono il suo sorrisetto, incrociando le proprie braccia prima del collo e fluttuando senza fretta sul versante opposto ai geyser subacquei.

«A J-Juvia non piace questo posto.» s'imbronciò, avvolgendo le braccia intorno al corpo tremante e gettando occhiate tutt'intorno. «L-lei ha paura-»

«Cosa, di un po' d'acqua calda?»

Lei lo guardò, solo per gridare ad un altro scoppio di calore. Gray sogghignò a quel suono. «Bene. Nuota fin qui e ce ne andremo.»

Le labbra incurvate ebbero un tremito, gli occhi si inumidirono, mentre lei occhieggiava il geyser. Guardando gli occhi lucidi della ragazza, le sue pupille si assottigliarono e il ghigno si allargò sui suoi lineamenti.

Bene, come si era aspettato. Avrebbe iniziato a piangere da un momento all'altro, che fosse per paura o per essersi scottata accidentalmente. In qualunque caso, lui avrebbe avuto ciò che gli serviva e lei non gli sarebbe stata più utile. Chi immaginava sarebbe stato così semplice.

Lui sapeva di non poterla toccare per farla piangere – l'avrebbe solo fatta scappare spaventata. Non un morso veloce, non un graffio con i suoi artigli, niente; ma se si fosse fatta male accidentalmente, beh, non sarebbe potuta essere colpa sua, quindi lei non avrebbe avuto ragioni per allontanarsi. Lui avrebbe preso la sua lacrima, e anche una cena gustosa.

Questa sciocca ragazza pesce, così inconsapevole ed ingenua, seguendolo incautamente in una zona pericolosa solo perché l'aveva detto lui. Se l'era cercata.

Sentendo un soffuso rumore nel geyser, Gray fece guizzare lo sguardo verso il basso prima di riportarlo sul suo viso.

«Andiamo, ragazza,» la sollecitò «te ne vuoi andare, eh? Forza, passa di qua.»

Juvia tremò, stringendosi di più ed indietreggiando. «J-Juvia..»

«Meglio andare adesso, prima che erutti di nuovo.»

La ragazza chiuse gli occhi, abbassando la testa.

«Non essere così spaventata. È facile, vedi?»

I suoi occhi si aprirono ancora una volta, tremolando sempre di più nel vederlo nuotare pigramente sopra i geyser che lo circondavano. Tornò al punto di partenza, piegando la coda ed incrociando le braccia.

«Adesso,» disse, guardando verso il basso prima di incontrare i suoi occhi, «pronta?»

Juvia fremette, avanzando lentamente nella sua direzione. «G-Gray-sama sarà dall'altra parte?»

Lui alzò le spalle. «Non sto andando da nessuna parte.»

Poteva vedere il getto prepararsi per esplodere, facendo piegare le sue labbra in un sogghigno. «Al mio tre, okay? Uno.. due-»

Lei scattò in avanti, schizzando attraverso l'acqua, ma il geyser esplose proprio lì, bruciandole la punta della coda. Lei si scontò contro il suo petto, spostandolo all'indietro di un paio di piedi, ma l'urlo assordante che lei emise era come musica per le sue orecchie.

Mentre il geyser si spegneva, il suo corpo tremava contro quello del ragazzo, lievi gemiti sfuggivano alle sue labbra mentre sfiorava la propria coda. Fumo si levava dal bordo della sua pinna dorata, facendole fare una smorfia prima che si girasse verso il suo petto.

«Tutto okay?» chiese Gray, nonostante la ragazza fosse inconsapevole della vacuità nel suo tono. La sua mano sollevò il mento della ragazza, facendo incrociare i loro sguardi mentre la studiava attentamente. «Fa male?»

Lei annuì in silenzio, abbassando il viso.

«No-- guardami.» le ordinò, portando la sua faccia ancora verso l'alto. Lei lo fissò, una sfumatura rosea a tingerle le guance mentre lui si faceva più vicino e spostava lo sguardo da un occhio all'altro.

I suoi occhi erano umidi, ricoperti da un sottile scintillio, ma–

«Perché non stai piangendo?» chiese bruscamente, premendo il pollice all'angolo dell'occhio «Non fa male?»

«S-sì..?» mormorò, sobbalzando quando lui sollevò la sua coda. «No--»

Lei schiaffeggiò la sua mano, ma indietreggiò velocemente, piegando le proprie mani sul seno e chinando il mento.

«Scusa! Scusami..»

Gray corrugò le sopracciglia, perplesso. Non capiva – provava dolore fisico, ma non stava piangendo. I suoi occhi erano umidi, e aveva urlato all'inizio, ma ora non emetteva un suono, non tirava nemmeno su con il naso. Anche prima, quando era terrorizzata, era.. emotiva, ma tranquilla. Emotiva e tranquilla.

Così preso dai propri pensieri, non si accorse della vicinanza tra loro finché lei non toccò timidamente con la fronte il suo petto. Lui si irrigidì al contatto, occhieggiandola con occhi assottigliati, ma lei lo fermò prima che potesse parlare.

«Grazie.. per aver preso Juvia.»

Lui si interruppe, sollevando un sopracciglio. Lo stava ringraziando? Quando lui era la ragione per cui si era ferita?

Questa ragazza.. non piangeva per il dolore fisico, o la paura – lei li accettava semplicemente in silenzio. Così se quello non funzionava..

Alzò lentamente le braccia, circondandole la vita. Era un gesto imbarazzato, a lui estraneo, ma lei sembrò rilassarsi nel suo abbraccio, accoccolandosi un po' più vicina.

La sua coda di sirena oscillava delicatamente soddisfatta, producendo un ghigno sulle sue labbra. Così facile da manipolare. Sembrava ci fosse un altro modo per ottenere ciò che voleva, dopotutto.


__



«Ohi? Sveglio ancora una volta di prima mattina?»

Gray si fermò bruscamente, guardando storto lo squalo dai capelli argentati che gli sbarrava la strada. «Lyon. Via da qui.»

«Sembri diverso..» notò Lyon. «Per prima cosa, sei sveglio ad un'ora decente--»

«-- Fanculo--»

«-- e non puzzi più di sangue. È sbagliato che mi preoccupi degli affari del mio fratellino?»

«Non siamo fratelli.» sbottò Gray.

Lyon si finse ferito. «Forse non per il sangue,» replicò, «ma di certo non hai dimenticato-»

«Non l'ho scordato.»

Lo squalo coi capelli argentati scosse la testa, incrociando lo sguardo duro di Gray. «È così? Perché sembri distratto, ultimamente, distratto da una piccola, graziosa, coda.»

Gray strinse la mascella, respirando a fondo silenziosamente. «Mi hai seguito?»

Lyon alzò le spalle con nonchalance. «Ero curioso riguardo dove scappassi via ogni mattina. Avrei detto che eri egoista a tenere tutto per te un pasto così appetitoso, ma..» girò la testa verso Gray, lanciandogli un'occhiata, «non hai ancora provato ad ucciderla, non una volta.»

«Non ancora.»

«Ancora?» chiese Lyon. «Dimmi, che stai aspettando? Non hai mai giocato così a lungo con il cibo, e lei sembra così deliziosa-»

«Che nessuno la tocchi.» ringhiò Gray, scoprendo i denti.

«Oh?» disse Lyon, alzando strafottente un sopracciglio. «Così permaloso? Perché, sta diventando più che un ottimo spuntino per te?»

«Non essere ridicolo,» scattò Gray, corrugando le sopracciglia con lo sguardo truce «se bevi una lacrima di sirena, vivi trecento anni. Ne ho già venti, quindi ho al massimo dieci anni, e mi rifiuto di morire finché non avrò fatto fuori l'umano che ha ucciso Ur.»

«E credi che giocando agli umani otterrai la lacrima?» replicò Lyon seccamente. «Un semplice morso sarà sufficiente. Di solito lo è.»

«Non con questa.» ribatté Gray. «Lei non piange per il dolore. Si congela, in silenzio. Le serve qualcosa di diverso.»

«Quindi che hai in mente?» chiese Lyon.

«Fare quello che faccio meglio.» rispose Gray. «Spezzarle il cuore. Dopo la potrai mangiare tutto per quanto mi interessa. Ho solo bisogno che pianga.»

«Ci sono più lacrime che unicamente di dolore.» si intromise un'altra voce. Lui si voltò verso la fonte, trovando Erza che nuotava verso di lui prima di incrociare la braccia sul seno. «Non è necessario che le spezzi il cuore.»

«Sì?» replicò quello. «Allora che altro metodo suggerisci?»

«Così freddo.» lo sfotté Lyon, incrociando le braccia sul suo petto e scuotendo la testa.

«Lacrime di felicità.» replicò semplicemente Erza. «Piangere non si limita ai momenti di tristezza.»

Gray la fissò, le sopracciglia aggrottate prima che le labbra si piegassero in una smorfia. «La differenza non conta – lei è solo un'ingenua ragazza pesce. È mia finché non la farò piangere, poi la mangerò, più semplice di così.» Fece un sogghigno basso, scoprendo i denti aguzzi. «Dì agli altri di levarsi di torno, o ucciderò anche loro.»

«Gray-sama!» chiamò una dolce voce, allarmandolo. «Juvia ha trovato un posto nuovo! Gray-sama!»

Gray fece scattare il suo sguardo verso di lei, gli occhi sbarrati nel vedere Juvia nuotare con impazienza verso di lei.

«Gray-sama-!»

«Silenzio!» sibilò, incontrandola a metà strada e premendole una mano sulle labbra. «Che stai facendo? Ti avevo detto di non venire mai qui!»

Juvia sbatté le ciglia prima di liberarsi dalla sua stretta, sollevando il viso dalla sua mano. «Juvia lo sa, ma Gray-sama! Juvia è così eccitata-!»

«Idiota!» sbottò lui, facendola trasalire al suo tono di rimprovero. «Non sai dove sei? Sei nel covo degli squali, tutti qui vogliono farti a pezzi! Stai cercando di ucciderti?!»

La paura le lampeggiò negli occhi mentre si ritirava timidamente. «I-io-»

«Datti una calmata, Gray.» disse Erza, posando pacificamente una mano sulla sua spalla. «È al sicuro qui, non ti preoccupare.»

«Non sono preoccupato!» scattò Gray, roteando mentre Juvia si abbassava dietro alla sua schiena. Erza lo ignorò, sbirciando oltre la sua spalla la sirena nascosta dietro di lui.

«È carina.» ribatté lei, con un sorriso gentile sulle labbra.

Juvia sbatté le ciglia, incrociando esitante il suo sguardo mentre Gray sbuffava. «Stai zitta.»

«Lei è carina.» aggiunse Lyon, nuotando pigramente attorno a Gray mentre gli occhi di Juvia lo seguivano cautamente. «Mi chiedo.. è anche gustosa?»

Chiuse di scatto la mandibola, facendo indietreggiare la ragazza mentre Gray ringhiava attraverso i denti stretti.

«Stronzo!» ringhiò Gray, spingendo Juvia dietro di lui e voltandosi. «Che ho appena detto? Vuoi morire subito?!»

«Parole graziose per la tua graziosa sirena.» lo sbeffeggiò Lyon, alzando il naso. «Ma noi sappiamo quanto siano vuote.»

Gray sogghignò, scrocchiando le nocche. «Non siamo più bambini, bastardo.»

«Sei appena diventato grande.» replicò piattamente Lyon.

Le pupille di Gray si assottigliarono quando alzò gli artigli. «Lo vedremo.»

«Prova a non farmi annoiare, okay?»

«Tu fott-»

«Gray. Lyon.» la frecciata di Erza li interruppe, arrivando fra loro. «Non ora.»

Li guardò entrambi severamente, indugiando in particolare su Gray. Lui si fermò prima di sbuffare, voltando la testa mentre le pupille scure tornavano normali.

«Hmph. Come vuoi.»

Afferrò il polso di Juvia, strappandola al suo sguardo pietrificato mentre lui nuotava in mare aperto. Mostrando il medio a Lyon, lo squalo dai capelli argentati alzò a malapena un sopracciglio, sollevando il naso e lasciandolo andare via.

Una volta arrivati ad una distanza sufficiente, Gray trascinò Juvia di fronte a lui, lasciandole il polso. «Idiota!» sbottò, curvando le proprie labbra in un ghigno. «Non lo fare di nuovo, mi hai sentito?»

La ragazza abbassò la testa e si massaggiò il posto, arrossendo appena sotto la sua presa dura. «J-Juvia si scusa.. n-non intendeva..»

Gray studiò la sua aria triste prima di sospirare, liberandosi della rabbia dai propri occhi. «Sarebbe potuta andare peggio, sai? Sei fortunata che fossero solo Erza e quel bastardo di Lyon. Erza non mangia la tua specie, comunque-»

«Mi dispiace..»

Lui la fissò, osservando che il suo sguardo era fisso sul fondo dell'oceano. Passandosi una mano sul ciuffo, si scompigliò i capelli prima di esalare un sospiro. «Sì, beh, a cosa stavi pensando comunque?»

La ragazza si accigliò, stringendo le proprie mani prima di stringere se' stessa. «Juvia.. era solo.. eccitata.. »

«Per il tuo nuovo posto?»

«Sì.. e..» sollevò timidamente i suoi occhi verso di lui, mentre un imbarazzato rossore le colorava le guance, «e perché... vedeva di nuovo Gray-sama..»

Gray la fissò, sentendo una stretta poco familiare allo stomaco. Era come aveva detto Lyon – si era svegliato presto durante la settimana passata per incontrarla in acque dove lei l'aveva trascinato in alcune avventure per collezionare tesori. Era tutto parte del suo piano per farla innamorare di lui, ma non poteva negare che qualche volta non vedeva l'ora di incontrarla. Alcune delle cose che avevano trovato erano davvero belle, e lei non era la peggiore compagnia–

Scosse bruscamente la testa, rifiutandosi di rimuginare sopra i propri pensieri. «Quindi,» disse, schiarendosi la gola, «stiamo andando a vedere questo nuovo luogo o cosa?»

Il viso di Juvia si illuminò, mentre un radioso sorriso si diffondeva sui suoi lineamenti. «S-sì!» pigolò, voltandosi e schizzando via.

Lasciò bolle frizzanti nella sua scia, strappando un mezzo sorriso a Gray mentre la seguiva.


__



Il modo con cui osservava il tesoro era interessante.

Sembrava genuinamente catturata, gli occhi spalancati e le labbra a formare una piccola “o” mentre avvicinava i vari oggetti al suo viso. Alcune volte si girava verso di lui, chiedendogli cos'era quell'oggetto sconosciuto, aspettando con aria d'attesa come se pensasse che lui avesse tutte le risposte del mondo. Era.. divertente, il modo in cui lo guardava. Solo perché qualche tempo prima aveva risposto ad alcune sue domande, era diventato all'istante un esperto, aumentando la sua ammirazione verso di lui.

Strana ragazza. Strana.. ma interessante, in un modo che non si era aspettato.

Di solito si divertiva con la paura delle sue prede. Il terrore nei loro occhi e il tremore dei loro corpi, congelati al loro posto. Il modo in cui l'oceano si tingeva di rosso con il loro sangue – così delizioso da odorare e assaggiare – e l'eccitazione della caccia, unita alla soddisfazione della vittoria.. quello era divertente.

Ma questa ragazza.. questa innocente ragazza era altrettanto interessante. Come arrivava al suo fianco ogni mattina, sempre sveglia e gioiosa anche quando il sole non era ancora sorto. Il modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando trovava qualcosa di nuovo, tenendolo attentamente fra le mani e cullandolo. Qualche volta teneva la sua mano in una presa ferma e lo trascinava da un sito di scavo ad un altro, rendendo sicuro che non si sarebbe addormentato come quando si era appisolato su una roccia mentre lei trovava qualcosa di emozionante.

Ma il modo in cui la mano di lei si univa perfettamente alla sua, o il divertimento che lui provava quando la voce della ragazza era al culmine dell'eccitazione; il fervore sul suo volto e come i suoi occhi brillavano quando il suo sguardo cadeva su di lui – tutto quello era.. qualcosa, ma non era sicuro cosa fosse.

In ogni caso, lei si stava affezionando. Ma dannazione – non avrebbe dovuto affezionarsi anche lui.


__



Juvia ha letto di questo una volta”

Gray sterzò bruscamente attraverso l'acqua, evitando per un pelo una roccia frastagliata.

Da una bottiglia che galleggiava in mare.”

Procedette a zig zag tra le alghe che si aggrovigliavano sulla sua strada, tracciando un sentiero.

Juvia sa che Gray-sama le ha detto di stare lontana dalla superficie quando lui non è con lei, ma..”

Una fossa oceanica dopo un'altra, e un'altra. Il tunnel sembrava non finire mai.

Juvia era curiosa!”

I suoi occhi guardarono attentamente i dintorni. Oscurità. Le caverne sembravano profonde, non permettendo ai raggi di luce di penetrarvi.

Dentro c'era il messaggio di un marinaio circa la scoperta di una terra. Parlava di alberi e di qualcosa chiamato c-o-c-c-o... diceva di trattarsi di un frutto molto, molto dolce. Oh, e una cascata! Gray-sama riesce a crederci?! Acqua che cade! Com'è eccitante!”

C'erano altre creature lì, piene di occhi bulbosi, che lo guardavano attentamente mentre lui passava nuotando. Lui le fissò, scoprendo i denti. Non fecero alcun movimento per fermarlo.

Ah.. ma questo ha reso Juvia triste.”

Fece una curva stretta, svoltando l'angolo.

Juvia non potrà mai vedere quel posto, o altri luoghi.”

Un frammento di luce catturò la sua attenzione, brillando in lontananza. La sua bocca si curvò in un sorrisetto. Finalmente.

J-Juvia non sta facendo il broncio! Lei solo... Juvia non ha le gambe. Come potrebbe vedere tutti i paesaggi degli umani, senza le gambe?”

Nuotò in quella direzione, sbattendo più velocemente la sua pinna, facendo frusciare la propria coda nella corrente.

Va bene così... anche solo sentirne parlare è abbastanza. È come deve essere.”

Irrompendo attraverso la superficie dell'acqua, si tolse i capelli dagli occhi, guardandosi intorno. Un sorriso soddisfatto gli attraversò le labbra.


__



«Tieniti stretta, okay?»

«Eh? Gray-sam- ahh!»

Gray partì all'improvviso, tirandola con la mano stretta nella sua. Juvia squittì alla velocità improvvisa, mentre un roseo rossore si diffondeva sulle guance alla ferrea stretta sulle sue dita. Lei strinse la mano, tenendo la stretta come le aveva detto, ma si sforzò un po' dietro alla sua alta velocità, fissando il proprio sguardo sulla nuca del ragazzo.

«Gray-sama?» chiamò, la confusione unita al suo tono.

«Assicurati di non lasciarla andare.» disse lui, incrociando per un momento il suo sguardo prima di trascinarla dentro una grotta subacquea.

L'oscurità le oscurò istantaneamente la vista, annebbiandole i sensi. «Gray-sama?!» strillò spaventata, guardandosi attorno senza vedere nulla.

Lui le strinse la mano, conducendola attraverso acque sconosciute. «Sei ancora con me?»

Lei sbatté gli occhi diverse volte, strizzando gli occhi. «Juvia... non riesce a vedere..»

«Io sì. Non ti preoccupare.»

«Dove stiamo andando?»

«Aspetta e vedrai.»

C'erano spine lungo le pareti, graffi di artigli e sibilii di pinne. Lei udì un ringhio uscire dalle labbra di Gray e lui la tirò appena più vicina.

«Gray-sama..» sussurrò, la paura che le tremava nella voce. Poteva sentire occhi minacciosi trapassarle la schiena, osservando ogni loro movimento.

«Tu ti fidi di me,» disse lui. «Ti fidi di me?»

Lei guardò attraverso l'oscurità, stringendo di più la sua mano. «Sì..»

Lui sorrise, tornando a guardare di fronte a se'. «Bene. Guarda avanti.»

«Eh? Cos'è -»

«Tieni duro.»

Con un potente colpo di coda, Gray nuotò in avanti, trascinandola con lui. Le bolle passarono di fronte alla sua vista mentre lei alzava una mano davanti ai suoi occhi, riparandosi dalla luce accecante. Sentì il rombo dell'acqua appena emersero dalla superficie, abbassando la mano mentre le goccioline splendevano attorno a lei.

I suoi occhi si aprirono a poco a poco, mettendo a fuoco la visuale, e lei sussultò.

Il rombo della cascata che si gettava nel fiume le assordava le orecchie. La vista era magnifica, l'altezza della cascata sembrava correre per miglia e miglia, sparendo fra le nuvole del cielo. Scogli affilati ricoperti da un verde muschio circondavano la cascata, in contrasto con il fiume ceruleo che si allargava sotto la cascata.

Juvia la fissò ad occhi spalancati, le gocce d'acqua che scivolavano lungo le sue guance e i capelli mentre la sua bocca era aperta dallo sbalordimento.

«Una.. cascata..»

«Vero?» chiese Gray, lasciandole il polso e alzando impertinente un sopracciglio. «Che ne pensi?»

Juvia si voltò lentamente verso di lui, strappando il suo sguardo dalla cascata. «Gray-sama.. ha trovato questo per Juvia?»

«Hai detto di volerne vedere una, no?» nuotò verso di essa, mettendo una mano sotto l'acqua frusciante. «Non è così eccitante, è come un sacco di pioggia che cade nello stesso punt-»

«Gray-sama!»

Il corpo della ragazza si scontrò con il suo, le braccia strette intorno al collo e la sua coda azzurra che si agitava su e giù. Caddero entrambi attraverso la cascata, immersi nel fiume mentre Juvia si tirava indietro, sorridendo timidamente.

«N-nessuno aveva mai fatto questo per Juvia.. Juvia è così contenta!»

Lo abbracciò di nuovo, facendolo sobbalzare sotto la sua presa stretta.

«Beh, sì..» mormorò lui, voltando la sua testa. «Non hai bisogno delle gambe umane per vedere questo, no? Non siamo limitati come credi.»

Lei sciolse le braccia, nuotando indietro. «Grazie Gray-sama! È così bella!»

Lei rise gioiosamente, immergendosi nell'acqua prima di saltare attraverso la cascata. Squittì al contatto con l'acqua, saltando fuori dal fiume e piazzandosi sotto la cascata. Il fiume si increspava attorno a lei, sovrastando le sue risate mentre l'acqua passava tra le sue dita. I suoi capelli erano appiccicati alle guance, i ciuffi sulla fronte mentre rivoli d'acqua scorrevano sul mento e sul collo. Gray si ritrovò a seguirne distrattamente il percorso prima di distogliere in fretta lo sguardo.

«Acqua che cade..» rise la ragazza, chiudendo gli occhi con un sorriso. «Juvia non avrebbe mai pensato di vederla!»

«Non è tutto.» disse Gray, facendola sobbalzare per la voce improvvisa nelle orecchie. Le sue guance si scurirono per la vicinanza mentre lui si appoggiava dietro, mettendo le proprie mani sulle sue spalle.

«E-e-eh?» balbettò la ragazza, sentendo freddo per i suoi artigli sulla pelle. L'angolo delle labbra del ragazzo si curvò, i ciuffi caddero sopra un occhio mentre voltava la testa. Lei lo guardò in silenzio, il respiro rotto per l'attesa nel momento in cui la spinse oltre la cascata, solo per farla voltare.

Le sopracciglia della ragazza si aggrottarono confuse, alzando gli occhi nella quiete del fiume prima di spalancarsi dalla sorpresa.

«Aah!» urlò, gettandosi in avanti e scivolando dalla sua presa. Raggiunse la spiaggia dell'argine, appoggiando le braccia sulla terra e facendo sguazzare felicemente la coda dentro e fuori dall'acqua. «Alberi!»

Gray rise sommessamente alle sue buffonate infantili, guardandola tirare indietro la testa per avere la visuale completa degli alti alberi.

«Sono così grandi!» rantolò, gli occhi spalancati dalla meraviglia. «Gray-sama! Vedi? Sono più grandi di Gray-sama e Juvia uniti!» stridette deliziata, sollevandosi quanto poteva dall'acqua. «Così.. enormi! E verdi! Gray-sama li vede?! Tutti insieme – una foresta!»

«Li vedo, li vedo.» mormorò lui, portandosi dietro di lei.

Juvia prese un breve respiro, esalandolo contenta. «L'aria è così fresca... e i colori così brillanti!»

Sospirò sognante guardando i rami e le foglie con passione e meraviglia. «È tutto.. bellissimo..»

Gray studiò il suo viso, osservando la gentile curva delle sue labbra e le ciglia folte che le incorniciavano i suoi delicati occhi blu.

«... già.» mormorò tranquillamente. «Lo è.»

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Capitolo 3
*** 3. Caldo ***


Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.


(qui c'è la traduttrice!)

Note della traduttrice: okay, sono in ritardo. Molto in ritardo. Decisamente troppo per i miei gusti, ma sono state settimane di fuoco. Con questo capitolo siamo quasi al passo con l'originale, e conto di tradurre al più presto anche il quarto (dopodiché aspetteremo tutti insieme).

Sulla traduzione: Gray usa, nell'originale, un linguaggio abbreviato e spiccio che ho scelto di rendere a seconda delle frasi, perché l'italiano non permette certi giochi con le parole. Alcune parti, tra l'altro, sono state adattate per il contesto: il significato è sempre quello, ma in inglese la frase potrebbe essere costruita diversamente. E con questo è tutto!

Buona lettura (e buona Pasqua!) ~


Author's Note: va a finire che questa storia sarà più lunga di tre\quattro capitoli xD quindi anticipo che saranno circa sei o sette. Grazie infinite per le vostre gentili recensioni! Siete così dolci! Mi incoraggiate davvero a continuare a scriverla, non potrò mai ringraziarvi abbastanza!

Non sono sicura che questo o il prossimo capitolo saranno meravigliosi, considerando che li ho scritti entrambi tra le 5 e le 7 di mattina xD sono abbastanza assonnata, ma l'ho voluto finire per voi :) spero vada bene ;w; potrebbe essere scadente e potreste biasimarlo perché stavo ascoltando Leaving California (Maroon 5) mentre lo scrivevo, scusatemi se è troppo dozzinale x)


Oltremare

Lui aveva solo intenzione di farla piangere.

Non di innamorarsene.


3. Caldo



«Ahh, Gray-sama e Juvia hanno trovato un sacco di cose oggi!» sorrise, raggiante, nuotando dentro la propria caverna sottomarina con una bracciata carica di tesori scintillanti.

«Avevo detto che era un buon posto.» replicò Gray, librandosi sopra il fondo mentre lei canticchiava gioiosamente.

«Che tipo di nave era quella, Gray-sama?» chiese, gettando brevemente un'occhiata oltre la propria spalla.

«Una nave da crociera affondata.» rispose. «Gli umani la prendono per viaggiare attraverso i mari, viaggi di piacere.»

«Ma solo i ricchi se lo possono permettere, vero?» chiese, guardandolo annuire. «Ecco perché tutto il mio bottino è così scintillante.»

«Già.» le rispose, sdraiandosi all'indietro e piegando le braccia dietro la propria testa.

«Gray-sama può anche odiare gli umani,» disse sommessamente Juvia, facendolo sforzare per poterla sentire «ma conosce un sacco di cose su di loro.»

Lui serrò la mandibola, fissando lo sguardo sulla superficie dell'oceano. «Devi conoscere i tuoi nemici per ucciderli.»

Juvia non disse niente, con il suono dei gioielli sferraglianti e i calici che tintinnavano come unica conversazione tra loro. Sistemato l'ultimo tesoro al suo posto, la ragazza abbassò lo sguardo, voltandosi lentamente.

«Gray-sama..?»

Lui aprì un occhio al suo tono timido, osservandola. «Hm.»

Juvia picchiettò le dita, unendo insieme le punte. «Juvia.. si domandava.. se poteva guardare Gray-sama.»

Inarcò un sopracciglio. «Lo fai già.»

Lei sorrise gioiosa, mentre una piccola risata le sfuggiva dalle labbra. «No, lei intende.. guardarlo davvero. Juvia non ha mai visto uno squalo da vicino.»

Gray si sedette, sollevandosi in avanti, e la studiò attentamente. «Potrebbe essere pericoloso.»

Lei si avvicinò. «Juvia lo sa.»

«Non sei spaventata?»

«Juvia si fida di Gray-sama.»

La fissò, assottigliando gli occhi. Dopo qualche momento li chiuse con un'alzata di spalle. Deglutendo nervosamente, Juvia nuotò verso di lui, muovendosi sul posto prima che verso lui. Gli occhi del ragazzo incrociarono i suoi ancora una volta, scuri e concentrati, facendola arretrare sotto al suo sguardo. Gli occhi della ragazza vagarono sui suoi lineamenti – i neri capelli scompigliati, gli occhi penetranti, il naso sottile e l'affilato profilo del mento. Spostando lo sguardo sulle sue labbra, le fissò silenziosa, occhieggiando le punte dei denti affilati.

Lui era perfettamente immobile quando lei lo toccò, tracciando il suo labbro inferiore con un dito prima di premere la punta contro l'angolo, svelando i denti appuntiti. Lei si avvicinò leggermente, le guance tinte di rosa per la vicinanza mentre l'altra mano si muoveva per appoggiarsi delicatamente alla mandibola. Le dita scivolarono verso il basso, seguendo la curva del collo prima di fermarsi con gentilezza sulle branchie.

Lui reagì improvvisamente, stendendo una mano dotata di artigli e afferrandole saldamente il collo. Un così fragile, delicato collo, così facile da spezzare con i suoi artigli –

Lei sobbalzò sotto la sua presa soffocante, trasalendo quando lui ghignò e aprì pericolosamente la bocca.

«Gray-sama» bisbigliò, sentendo che faceva inclinare il viso della ragazza all'indietro.

Si fermò per un momento, tornando alla ragione mentre chiudeva gradualmente le labbra. «Non sei spaventata.»

Juvia lo guardò, incontrando i suoi occhi, «Mi fido di te.» replicò in un soffio, posando una mano gentile sul suo polso. «Fidati di Juvia anche tu.»

La guardò di traverso, osservandola alzare i propri artigli dal suo collo, solo per intrecciare le dita negli spazi tra loro. Alzò poi l'altra mano e fece lo stesso, allacciando le loro dita.

Gli sorrise, soffice e tenera, ma lo sguardo di lui seguiva le loro mani unite e il totale contrasto fra loro. Le proprie, ruvide e callose, con affilati, pericolosi artigli e quelle di lei, morbide e delicate, piccole con unghie decorate.

Una delle mani della ragazza scivolò via dalla sua, facendogli alzare lo sguardo su di lei, ma vide solo di sfuggita i suoi capelli mentre le braccia della ragazza si avvolgevano intorno al suo collo. Lei gettò un'occhiata alle loro code, grigia, spigolosa e forte quella del ragazzo mentre la sua era snella e piegata, con una pinna dorata sulla punta.

Abbassando le proprie mani sulla schiena di lui, le dita scivolarono dolcemente attraverso la pelle liscia, seguendo le curve delle scapole. Il corpo del ragazzo si rilassò contro quello di lei, gli occhi socchiusi e il mento appoggiato alla sua spalla.

Facendosi un po' più audace, lei sfiorò con la punta delle dita la sua pinna, seguendo le squame fino all'arco della pinna dorsale. Una scossa passò attraverso di lui, facendo sobbalzare il suo corpo contro quello della ragazza prima di tagliare la sua pelle con i propri artigli.

Juvia trasalì, allontanandosi velocemente mentre portava una mano dove l'artiglio aveva inciso il braccio. Il sangue filtrò dal taglio, un rivolo cremisi nell'oceano. Le pupille di Gray si dilatarono alla vista e la dolce fragranza solleticò il suo naso, ma prese rapidamente possesso di se', abbassando subito gli artigli.

«Mi dispiace.» mormorò sottovoce, nuotando poco lontano e tagliando una manciata di alghe. «Avevo detto che poteva essere pericoloso.»

Juvia non disse nulla, strinse semplicemente il proprio braccio ferito quando lui le offrì la benda di fortuna. Lui lasciò passare del tempo prima di fasciare il taglio senza parlare, fissando il bendaggio con un nodo stretto.

«Ora sei spaventata?» mormorò, stringendo il nodo.

Juvia scosse la testa. «No.»

Gray rise ironicamente. «Stupida. Dovresti.»

Lei posò dolcemente una mano sulla sua, stringendola con delicatezza. «Juvia si fida ancora di te.»

E compariva di nuovo. Quella fastidiosa stretta allo stomaco, di nuovo. Serrò la mascella e distolse lo sguardo, digrignando i denti.


Sentì un tocco sulla sua spalla prima che Juvia schizzasse via da lui, ridacchiando, «Preso! È tuo!» mentre correva in là.

Gray arcuò un sopracciglio, guardandola vorticare nella corrente finché non si fermò, gradualmente. Notando l'assenza dello squalo dietro di lei, la sirena si voltò, imbronciata.

«Gray-sama! Dovresti inseguire Juvia!»

Lui la fissò sbarrando gli occhi. «Io dovrei cosa?»

«Inseguire!» gemette Juvia, nuotando verso di lui. «È un gioco!»

Gray si grattò svogliatamente i capelli, alzando con indolenza le spalle. «Mai sentito. In più, sei sicura di poter nuotare in giro così?» I suoi occhi caddero sul bendaggio del suo braccio prima di abbassarli sulla coda, che ondeggiava gentilmente nell'acqua. «Dovresti fare più attenzione, con il taglio e tutto–»

Lei rantolò all'improvviso, facendo tornare il suo sguardo sul viso della ragazza mentre si copriva le labbra con la mano.

«Che?» la guardò di traverso.

Juvia abbassò lentamente la mano, le dita ferme sul mento con un tenue rossore sul viso sorpreso.

«Gray-sama.. è preoccupato per Juvia?!»

«Huh?» si accigliò lui, combattendo contro il calore che saliva sul viso. «No, questo non–»

«Juvia lo sa.» pigolò, intrecciando le dita dietro alla schiena.

Gray strinse gli occhi. «Sapere cosa?»

«Gray-sama.. » iniziò lei, nuotando intorno a lui, «è solo spaventato dall'idea di perdere!»

Lei toccò la sua spalla ancora una volta prima di sbattere la propria pinna e scattando via, ridendo lungo la strada. Gray si contrasse, lasciando alzare l'angolo della bocca in un sogghigno prima di precipitarsi dietro a lei.

«Credi di essere più veloce di me?» fece un sorrisetto mentre Juvia nuotava in circolo pigramente, guardandolo con un sorriso giocoso. Lei squittì quando lui allungò un braccio e quasi l'afferrò, nuotando il più velocemente possibile. «Stai dimenticando qualcosa.»

«Eh?» sbatté le ciglia più volte, piegando il capo verso di lui.

Il suo ghigno si allargò, gli occhi lampeggiarono in segno di sfida mentre la pinna dorsale scorreva attraverso la superficie dell'oceano. «Gli squali prendono sempre le loro prede.»

Lei gemette e si immerse in un cespuglio di alghe, reprimendo una risatina mentre Gray le nuotava intorno. I suoi occhi scuri setacciarono attraverso le alghe prima di alzare gli artigli e tagliare diagonalmente, separando il cespuglio e rivelando una Juvia sorpresa a ridere dietro di esso. Lei turbinò verso l'alto, ben consapevole dell'ombra che la seguiva mentre attraversava un canale subacqueo. Scartando attraverso le colonne, sbatté più velocemente la coda, nascondendosi dietro un pilastro di pietra prima di sbirciarsi intorno.

Gettò un'occhiata a sinistra. Niente. Gettò un'occhiata a destra. Vuoto.

Perplessa, guardò sopra e sotto, accorgendosi che Gray non era in vista.

Nuotò via con circospezione, occhieggiando guardinga intorno a se' prima di arricciare le labbra in un cipiglio preoccupato.

«Gray-sama..? Dove sei – ah!»

«Presa!»

Un tornato grigio si scontrò con lei, spingendoli entrambi a roteare all'indietro. Juvia gridò mentre loro roteavano e roteavano, vorticando in cerchi finché Gray non premette i palmi contro un pilastro e Juvia si trovò a schiena premuta contro la roccia fredda.

Sorreggendo gli artigli contro la pietra, Gray fece un enorme sorriso trionfante. «L'avevo detto.»

Juvia aprì lentamente gli occhi, sbattendoli mentre lo guardava. «Waah! Juvia era così v-vicina...»

I suoi occhi si allargarono alla vicinanza fra loro, i loro volti ad appena un pollice di distanza. Le sue braccia erano su entrambi i lati del viso di lei, il suo petto che quasi toccava l'altro mentre entrambi respiravano. I suoi occhi erano.. intensi, mentre la guardavano così, le pupille dilatate ancora una volta rispetto alla usuale fessure.

Lei ricordò il toccare quel viso, sfiorando il profilo del mento e le branchie sul collo. I muscoli tonici dell'addome premuti contro il suo più sottile, le curve delle spalle larghe e della schiena.

Gli era vicina ora quanto il giorno prima, gli occhi di lui fissi sui suoi, ma questa tensione, questa era diversa. Era più.. calda, mandandole un brivido lungo la spina dorsale e congelandola sul posto. La rigidità delle sue braccia si sciolse, ma lui non si spostò. Al contrario, sembrava.. avvicinarsi, mentre la testa si inclinava leggermente e le palpebre si abbassavano sugli occhi. Immediatamente il cuore della ragazzo accelerò, martellando nelle orecchie mentre il suo corpo si irrigidiva.

Le sue guance avvamparono mentre le ciglia si abbassavano, chiudendosi a poco a poco quando il naso del ragazzo sfiorò il suo.

Tutto intorno a lei sembrò sbiadire, concentrata unicamente sul peso del corpo contro il suo e il respiro freddo contro le labbra–

Zzzzzz–

Gli occhi si aprirono, girando la testa verso la superficie dell'oceano mentre Gray si allontanava con prontezza. I suoi artigli scavarono la roccia, ma lei non lo notò, i suoi occhi puntati sulla larga ombra e le eliche che giravano alla fine della nave.

C'era un segno, una sorta di figura sul motore della barca. Sembrava – lei lo guardò un po' più attentamente – sembrava come.. lei. La silhouette del profilo di una sirena, i suoi lunghi capelli, il profilo del suo petto, e la curva della coda, piegata dietro di lei. Dietro l'immagine c'era l'incisione di due parole: Lamia Scale.

«... Ehi» chiamò la voce di Gray, ma sembrava distante. Le sue mani sollevarono i bicipiti del ragazzo, e li spinse gentilmente via, nuotando verso la barca che veleggiava. Non si accorse di lui che la chiamava, dei suoi occhi che la guardavano scivolare via dalle sue braccia.

Il simbolo di una sirena su una barca umana. Cosa significava? Era forse ammirata dagli umani, come lei ammirava loro? Potevano esserne venuti a sapere da qualcuno? Il loro linguaggio le suonava un po' familiare – forse, se fosse andata un po' più vicina–

«Ohi!» urlò Gray, correndole dietro. Lei non rispose – non lo stava ascoltando. Su cosa diavolo si era fissata? Non vedeva l'umano che stava sulla punta della nave, scrutando le ombre che si muovevano al di sotto dell'acqua? «Abbassati! Non andare così vicina!»

Lei si avvicinava sempre di più. Un po' più vicina, e poteva toccare lo stemma a forma di sirena con la propria mano, la mano che era proprio come quella degli umani. Non erano così diversi, avevano un legame–

«Abbassati

«Aah!»

Sentì il peso di Gray scontrarsi con la sua schiena, ma non prima di vedere la punta scintillante di un arpione lanciato oltrepassarli. Lui sibilò dietro di lei e ciò di cui si accorse subito dopo era che loro stavano passando attraverso la superficie dell'acqua, premendole la mano contro la bocca e spingendola contro uno scoglio mentre lui si voltava con occhi socchiusi.

Stava guardando qualcosa, ma gli occhi di lei erano puntati sul rivolo di sangue che scendeva lungo la sua tempia. Appena sopra il suo sopracciglio, sulla sua fronte, c'era un taglio profondo, che sanguinava attraverso la fronte e scendeva lungo il viso. Il suo rantolo fu soffocato dalla mano, e lui premette con più forza la mano sulle labbra, soffocando completamente il suono. Lui spostò lo sguardo da un angolo a quello della ragazza, e la rabbia nei suoi occhi la spaventò prima che lui voltasse il suo sguardo verso l'oceano.

Quando i motori della barca si affievolirono lentamente, tolse la mano, ma lei trasalì quando i suoi occhi ritornarono a guardarla.

«Che cosa avevo detto?! Huh?!» ruggì, facendola arretrare al volume della sua voce.

«Mai avvicinarsi alle barche umane! Mai! È il modo per farsi uccidere!»

Juvia tremò, incrociando incerta il suo sguardo. «J–Juvia ha visto lo stemma della sirena, così–»

«Non essere così ingenua!» reagì lui. Lei sobbalzò, gli occhi sbarrati e le mani intrecciate sul seno. «Che è, vedi un logo e pensi che vorranno essere amici? Idiota! Solo un secondo più tardi, e saresti–»

Si interruppe quando sentì la sua mano sul proprio viso, irrigidendosi al contatto. Lei non stava guardando lui, ma qualcosa sopra di lui, sulla sua fronte. Il labbro inferiore le tremò e i suoi occhi si intristirono, addolorati mentre sfiorava teneramente la sua guancia.

«Gray-sama...» bisbigliò, la voce a malapena udibile.

La fissò intensamente, passando sui suoi lineamenti: i capelli bagnati appiccicati sulla fronte e le guance, la tinta rosea sulle gote, il labbro inferiore ora stretto fra i suoi denti. Le ciglia erano umide per l'acqua marina, ma lo sguardo nei suoi occhi... gli fece stringere il petto.

«Ohi,» la chiamò, accigliandosi al tocco delle punta delle dita sulla propria tempia. Timido, circospetto – proprio come i suoi tocchi il giorno precedente. «Che è quello sguardo, huh?»

«Sei ferito.. » disse piano, gli occhi che seguivano il sangue che usciva dalla fronte, «ed è colpa di Juvia.»

L'altro sbuffò. «Cosa, questo? È solo un graffio–»

Si congelò quando lei si sollevò, premendo con gentilezza le labbra vicino al taglio. Il bacio era gentile, tenero prima di ritirarsi, le sue labbra coperte dal sangue del ragazzo.

La fissò, lo stomaco contratto. I suoi occhi divennero stanchi, semi chiusi. «... Cos'era quello.»

Le dita della ragazza indugiavano ancora sulla sua guancia, ferme nel più leggero dei tocchi. «Quando.. Juvia stava guardando una mamma umana e sua figlia.. » spiegò sommessamente, «e la piccola si era fatta male, la madre ha toccato con le labbra il punto ferito. Per farla stare meglio.»

Gli occhi erano fissi sulle sue labbra, vermiglie, lucide del suo sangue.

«Gray-sama... Gray-sama si sente meglio?»

I suoi sensi si affilarono a quella vista. I denti inconsciamente si serrarono, il naso gioì al sentore metallico. Poteva praticamente gustarlo con la lingua.

«... Gray-sama..?»

Sollevò la mano, afferrandole il mento. Il respiro della ragazza si spezzò in gola mentre le sollevava il viso, gli occhi bloccati sulle fessure delle sue pupille.

Le guance le si scurirono per la fame nel suo sguardo. Non era una fame normale – sembrava quasi primitiva, licenziosa, facendo accelerare il suo cuore quando lui si avvicinò, stringendole di più il mento.

«Ti dona il rosso.» ringhiò. Lei lo guardò semplicemente, in silenzio. Non c'era più alcuna paura nei suoi occhi, non come prima, quando l'aveva toccata. Stava sostenendo il suo sguardo, piuttosto coraggiosamente, nonostante il suo mento si stesse tingendo di rosso come le labbra.

Lui premette il polpastrello sul labbro inferiore e lo trascinò verso il margine, trascinando il sangue sulle labbra. Lei emise un piccolo suono, qualcosa di simile ad un mugugno, ed il rumore gli provocò un violento brivido lungo la spina dorsale. Lui riusciva a sentire il battito accelerare, per l'eccitazione o l'attesa, non lo sapeva. Il sangue scorreva nelle vene, il sangue che ruggiva nelle orecchie – come stato da assaggiare, il proprio sangue, le sue labbra – il proprio sangue dalle sue labbra – le sue labbra contro le proprie––

«.. Gray... sama..»

Lui si riscosse dai propri pensieri, posando il suo sguardo su di lei. Stava arrossendo, gli occhi erano annebbiati.

«Non.. hai mai guardato.. così..» sussurrò, un piccolo tremito nella voce. «P.. perché.. Gray-sa–»

Lui spostò immediatamente la sua mano dal mento, spostando il proprio viso. Cazzo, cazzo– cosa diavolo c'era di sbagliato in lui? Cosa stava pensando proprio in quel momento? Doveva schiarirsi le idee, doveva andarsene da lei, andarsene esattamente ora–

«Sto bene.» disse piano, evitando i suoi occhi. «Solo– non seguirmi.»

Si voltò all'improvviso, tuffandosi nell'acqua.

Juvia fissò le increspature lasciate dietro di lui, senza parole. Le sue dita sfiorarono le labbra, dov'erano quelle del ragazzo appena pochi momenti prima.

Lui.. lui sembrava essere sul punto di– per la seconda volta quel giorno–

il suo viso si infiammò al pensiero, e si tuffò dalla roccia, sparendo nell'oceano. Il sentiero che lui aveva preso era molto freddo.


Dovevano essere passate ore. Ore, ma la sua mente stava ancora ripetendo la scena, come se fosse accaduta pochi minuti prima.

Gray si maledisse, coprendosi gli occhi con la mano.

Il taglio sulla fronte era profondo, come aveva detto lei. Aveva lavato via il sangue una volta tornato nel mare, ma ci aveva messo un po' di più per fermarsi. Quando aveva smesso, aveva tracciato la ferita con un dito. Era un'increspatura, qualcosa di simile ad una cicatrice. Fantastico.

Ora non avrebbe più dimenticato quello che era successo.

Chiuse gli occhi, provando a schiarirsi le idee ancora una volta. Al contrario, sentì il tocco delle labbra della ragazza sulla sua fronte. I suoi occhi si aprirono di scatto, e si alzò, guardandosi intorno. La sensazione era così realistica – che diavolo? Che stava succedendo?!

Quel bacio.. no, non era un bacio. Lei pensava di farlo guarire. Quella ingenua sirena... aveva idea di cosa gli stesse facendo?

Il tocco delle sue labbra sulla propria pelle.. così dolce, come una madre. Come Ur. Ur che sfiorava il suo braccio ferito, spalmando l'aloe curativa sul posto. Ur con lo stesso sguardo negli occhi – intenso, concentrato e poi sorridendo con gentilezza, con aria materna.

Le immagini si mescolarono, sovrapponendosi. Corti capelli neri – lunghi, ondulati capelli blu. Occhi neri; occhi blu. Una coda nero da squalo; una snella, azzurra, coda da sirena.

Cazzo. Quel sentimento, quando la ragazza lo aveva baciato così.. una sensazione di sicurezza, ma con qualcos'altro. Lei.. lo stava tentando. Tentandolo ad assaggiare più che la sua coda. Ma si preoccupava per lui, se ne prendeva cura... sentendosi responsabile di lui, come lui si sentiva responsabile di lei. Come si stava sentendo responsabile di lei.

Si pizzicò il naso con le dita, esalando un sospiro rumoroso. Dannazione. Stava diventando improvvisamente più complicato di quanto pensasse.


Lui stava esitando. Gray non aveva mai esitato una sola volta in vita sua.

Questo lo irritava, ma questa sensazione lo stava consumando. Sapeva che lei era lì. Seguendolo, proprio come la prima volta che gli si era avvicinata. Ma non la stava salutando, non ancora. Perché stava esitando.

Che cosa avrebbe fatto la prossima volta in cui l'avesse vista? Aveva a malapena dormito la notte la notte precedente. Non poteva. Stupidi, stupidi sentimenti, in guerra nel suo petto, tenendolo sveglio tutta la notte.

Avrebbe dovuto smettere di vederla. Fermarsi prima di fare qualcosa di stupido.

Doveva smettere di vederla. Prendere le sue lacrime, e poi mangiarla. Non era arrivato così lontano per niente. Non aveva fatto ciò che aveva fatto per niente.

Ma se non si fosse trattenuto – se l'avesse violentata, assaporando il suo sapore e non fosse abbastanza. Se lei l'avesse ammaliato – conosceva le voci circa il potere di un bacio di sirena.

Affascinando tanto quanto fatalmente, creando dipendenza tanto quanto piacere. Si rifiutava di restare affascinato dall'incanto della ragazza. Tsk, soccombere ad una folle ragazza pesce – Lyon non l'avrebbe mai lasciato sentirne la fine.

Immobile. Era inevitabile, confrontarsi con lei. Era solo una questione di tempo finché–

«Ah!»

Si fermò al suono, guardandosi indietro. C'era Juvia, sussultando perché la sua coda era stata afferrata dall'anemone Venus.

La ragazza che aveva assillato i suoi pensieri... era stata messa in trappola da un anemone marino.

Juvia strattonava la sua coda, gemendo alla presa più stretta dell'anemone. Gray roteò gli occhi.

«Rilassati.» le disse, guardando il suo viso girarsi di scatto verso di lui. «Se ti rilassi, lascerà la presa e tu potrai scappare.»

Juvia arrossì d'imbarazzo, abbassando timidamente la testa. «G-giusto.» mormorò, seguendo le sue istruzioni. Entro qualche momento, l'anemone affievolì la stretta, permettendole di rimuovere la pinna dalla presa. «Ah!» pigolò, sorridendo luminosa alla coda nuovamente libera. «Juvia ce l'ha fatta!»

«Congratulazioni.» disse Gray piattamente. «Quale parte di “non seguirmi” non hai capito?»

Lei lo guardò, mentre il sorriso si sbiadiva ai margini. Gray la fissò in silenzio, studiandola attentamente.

Non sembrava provare gli stessi desideri di prima. In caso contrario, avrebbe preso le distanze. Lei era sciocca, la stessa ingenua ragazza pesce che aveva trovato nella rete. Era stato il sangue a farlo reagire in quel modo? L'odore del suo stesso sangue e l'adrenalina che scorreva nelle vene?

«Ah... J-Juvia sa che Gray-sama vuole essere lasciato in pace, ma... » si agitò sotto al suo sguardo, gesticolando con le mani. «Juvia.. voleva solo vedere.. come stava andando la ferita di Gray-sama.»

Lui sbatté gli occhi. «Cosa, questa?» Alzò la frangia, rivelando la cicatrice che era sotto. «È okay, vedi? Tutto guarito.»

Juvia nuotò più vicino, un pesante cipiglio che le corrucciava le labbra. «Una cicatrice..»

«Yeah, che c'è? Non è la prima.»

«Ma... Juvia–»

«Non fare quella faccia. Guarda, vedi questa?» indicò la cicatrice a forma di x sul suo fianco, appena sopra la vita. «Il primo taglio che mi ha fatto Lyon. Cocciuto bastardo che non sa quando smettere– ma gliene ho fatte anche io. Quest'altra, ottenuta da una lotta con un altro squalo. Alcuni sono dei bastardi abbastanza territoriali, ma è stato un buon riscaldamento.»

Juvia fissò il segno, premendo una mano sulla bocca mentre Gray sollevava ancora una volta il viso verso il suo.

«Quindi non compatirmi per un graffietto sulla fronte. Mi piace che le mie cicatrici siano visibili– così rendono più figo.»

Juvia abbassò la propria mano, guardando il segno sulla fronte. «Se.. se lo dice Gray-sama..»

La guardò, lasciando scivolare il suo sguardo dalla faccia al suo corpo prima di guardare in un'altra direzione. «Beh.. questo non vale per tutti. Tu sei così morbida – non ti donerebbero. Quindi le prenderò per te, capito?»

La osservò con la coda dell'occhio, vedendo i suoi allargarsi per lo stupore. «Davvero?» chiese delicatamente. «Gray-sama... proteggerà Juvia?»

Lui sbuffò, indicando la cicatrice sulla fronte. «L'ho già fatto, no?»

Timidamente, lei alzò una mano, sollevandogli i capelli per osservare un'altra volta la cicatrice. Lui la lasciò fare in silenzio, percependo le sue dita infilarsi attraverso le ciocche scure. Quell'azione spedì una sensazione rassicurante nelle vene, rilassando il corpo.

Dopo qualche momento, sentì la mano scivolare sul suo viso, fermandosi sulla guancia. La guardò, scoprendo un caldo sorriso.

«Grazie, » disse «per proteggere Juvia.» Il suo polpastrello scivolò sulla guancia. «Juvia proverà e ti proteggerà a sua volta.»

Lui guardò un'altra direzione, sbuffando, ma quando voltò i suoi occhi verso di lei, i suoi lineamenti erano cambiati.

Più vecchi, maturi – neri capelli, occhi scuri – gentili, amorevoli.

Ur.

La fissò, sentendo all'improvviso gli anni passati scivolare via in un'istante.

La mano sulla sua guancia era calda. Familiare. Il suo polso accelerò al riconoscimento. Per un momento, chiuse gli occhi, assaporando il tocco indimenticabile. Si sentì più leggero, in pace – senza il carico della sua vendetta a pesargli sulle spalle.

Aprì gli occhi per guardare un'altra volta, ma i lineamenti di Ur erano spariti, sostituiti dagli occhi di Juvia, il sorriso di Juvia. Il calore restò sulla sua guancia, e non importa quanto forte potesse le palpebre, non se ne andò.


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