Oltremare di randomteenager (/viewuser.php?uid=822026)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nuvole bianche ***
Capitolo 2: *** 2. Ascolta ***
Capitolo 3: *** 3. Caldo ***
Capitolo 1 *** 1. Nuvole bianche ***
Note
della traduttrice : Bene bene bene, eccoci qua. Sono
estremamente
emozionata nel pubblicare questa storia per conto di randomteenager
(sotto lascerò il link dell'originale e della pagina
autrice:
amatela e veneratela, perché è davvero
dolcissima). È il mio primo
lavoro di traduzione, quindi per qualsiasi correzione e segnalazione
sono qui, a disposizione. E.. niente, la storia finora conta tre
capitoli, e vi giuro, quando l'ho letta ho pensato “oh, wow,
no,
questa la devo portare su efp”. Serve più Gruvia,
in questo
fandom.
Buona
lettura ~
Author's
Note : Dunque.. questa non è una one-shot.. in
realtà avrà tre
o quattro capitoli, dipende. Ne ho tre-quattro scritti, ma credo di
poter iniziare a postare adesso.. le long mi rendono davvero nervosa
e ansiosa perché sono sempre preoccupata di farvi aspettare
troppo
per gli aggiornamenti ;__; Hm, farò davvero del mio meglio,
ma
frequento un'Università molto rigida (e ne è
orgogliosa, lol),
quindi per favore non fatevi scoraggiare se mi serve del tempo! Non
abbandono mai nulla, ma ogni tanto ho bisogno di un piccolo bonus di
tempo per finire le cose ;__;
Uhm,
comunque, voi ragazzi potreste ricordare l'immagine su tumblr di
yuuga con Sharkboy Gray & Mermaid Juvia AU (se non la
ricordate,
la linkerò sul mio profilo) ma, come al solito, sono 2000
anni
indietro. Comunque, alcune parti sono basate\ispirate da
quell'immagine, ma il resto segue altre direzioni e.. già.
Non
scrivo multi capitolo da... davvero molto tempo (scrivere 3\4 one
shot contano in realtà eh), quindi sono super nervosa
asjcsusksn.
Spero davvero che vi piaccia! Per favore, fatemi sapere cosa ne
pensate ;__;
Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.
(qui c'è la traduttrice!)
Oltremare
Lui
aveva solo intenzione di farla piangere.
Non
di innamorarsene.
1.
Nuvole bianche
__
La
sua coda di sirena si agitò violentemente nella corrente
d'acqua che
la circondava.
Le
dita si intrecciarono nella rete che la tratteneva, mentre le corde
metalliche le scavavano le mani e segnavano la pelle. La
intrappolavano completamente, stringendosi senza pietà
attorno al
suo corpo, bloccandola, e tutto ciò che poteva fare era
cercare il
mare per fuggire prima che l'oscurità le annebbiasse la
vista,
annientandola.
La
rete era arrotolata intorno al suo corpo, e stava diventando sempre
più difficile respirare..
Ma
lei continuò ad urlare, lottando ancora con tutta se'
stessa. I
motori della barca rombarono e l'elica girò, scaraventandola
all'indietro e stringendo la rete intorno al suo collo.
Ansimò alla
ricerca d'aria, sentendo un acuto, feroce dolore segnarle il collo.
Prima
che il suo corpo cadesse, vide di sfuggita una coda di squalo, e i
suoi occhi si chiusero.
__
Si
risvegliò con il limpido cielo azzurro che la sovrastava.
Sbattendo
lentamente le palpebre, confusa, la ragazza recuperò
gradualmente
conoscenza, prima che nella mente esplodesse una scarica di ricordi.
Shockata,
intrappolata in una rete, il dolore delle corde che tagliavano la
pelle- il ricordo la spinse in avanti, ansimando forte con una mano
sul cuore martellante.
«Ohi.»
udì
una voce che
chiamava, e la sirena trasalì a quel suono.
Girandosi
lentamente verso
il
fianco, Juvia sbatté
le palpebre scoprendo che non c'era nessuno oltre ad un... ragazzo?
«Finalmente
sveglia, uhn?»
Le
sue parole erano leggermente attutite, la
bocca piena come se stesse masticando i suoi denti o qualcosa.
Abbassando lo sguardo, lei riconobbe all'istante l'oggetto masticato
– la
rete, davvero la
stessa rete che l'aveva intrappolata. Strappata a brandelli, lui
masticò la fine delle corde prima di sputarla fuori e
gettare alle
spalle i resti laceri.
Quando
il suo sguardo tornò su di lei, gli occhi della ragazza si
spalancarono. Le
branchie
sul suo collo, gli artigli sulle sue mani.. le affilate file di denti
che rivestivano la sua bocca, e una goccia di sangue all'angolo delle
labbra–
Lui
– lui era uno –
«Hm?»
mormorò
quello, alzando
un sopracciglio quando lei scivolò giù dallo
scoglio e si tuffò
nell'acqua. Sbirciò dall'angolo della roccia, la paura
evidente nei
suoi occhi, e a quella vista lui rise sommessamente, con i denti
affilati che lampeggiavano verso di lei. «Che
c'è, sei spaventata?»
I
suoi
occhi si fermarono
sulle sue labbra, e lui sapeva esattamente cosa stesse fissando.
Sollevando una mano, trascinò
il sangue sopra le sue labbra, sogghignando malvagiamente prima di
leccarlo via pulendole.
«Non
ti preoccupare,»
le
disse, «non
è il tuo. Gli umani hanno provato a tirarti dentro, ma hanno
perso
la presa. Non è facile reggere qualcosa quando ti mancano un
paio di
dita.»
Le
fece un sorrisetto, svelando uno dei suoi affilati denti fuori dalle
sue labbra. La ragazza si abbassò ulteriormente dietro alla
roccia e
lo sbirciò timidamente, studiandolo.
Lui
era.. bellissimo. Intimidatorio, un po' spaventoso, ma le aveva
salvato la vita. Anche con il sangue trascinato attraverso le labbra,
c'era qualcosa di affascinante in lui, e il modo in cui le aveva
sorriso – sentì il proprio cuore correre, ma non
per la paura.
Lei
immerse la sua testa nell'acqua quando lui nuotò nella sua
direzione, lasciando solo i suoi occhi a sbirciare sopra la
superficie. Le girò attorno, lo sguardo della ragazza che ne
seguiva
le azioni, osservandone attentamente i movimenti mentre lui la
guardava negli occhi con un'espressione indecifrabile.
«Ancora
spaventata?»
la
derise beffardamente, alzando un sopracciglio in segno di scherno.
«Rilassati.
Non ti mangerò.. non ancora.»
Lei
si accigliò, studiandolo timidamente dal riparo dell'acqua.
La sua
coda si muoveva da un lato all'altro, pronta a partire non appena lei
avesse messo la testa oltre la superficie.
«Tu..
non lo farai?»
chiese,
e la sua voce era un soffice pigolio. «Perché
no?»
Lui
scosse pigramente la testa, gettandole un'occhiata. La sua voce era
sottile e delicata, proprio come il fiore giallo che le adornava i
capelli. Appropriato per una tale, strana, ragazza pesce.
«Perché,»
iniziò, e quasi sogghignò alla paura crescente
nei suoi occhi
quando lui le si avvicinò «adesso sei noiosa.
Giocare con il mio
cibo è metà del divertimento, ma sei troppo
sconvolta per essere
uno svago.»
«Ma..»
mormorò lei, spostandosi ancora una volta dietro alla roccia
e
sbirciando oltre l'angolo, «tu hai salvato Juvia.»
«Non
mettertelo in testa» sbottò, «non l'ho
fatto per te. Ho solo
rimandato gli umani al loro posto – questo è il
mio territorio,
non il loro.»
I
suoi occhi neri si strinsero pericolosamente. «Cosa diavolo
stavi
facendo comunque? Chi è abbastanza stupido da farsi beccare
in
flagrante, non sai che è meglio non avvicinarsi
troppo?»
La
ragazza si fece piccola sotto il suo tono di disapprovazione,
immergendo la testa e abbassando il suo sguardo. «Juvia...
voleva
vedere il cielo.»
Lui
corrugò le sopracciglia appena lei inclinò la
testa verso l'alto,
l'aria azzurra e le soffici nuvole bianche riflesse negli occhi
cerulei.
Decisamente
una strana ragazza pesce.
«Uhm,»
iniziò quella, e lui non fece una piega al suo timido
rossore e lo
sguardo che era scattato verso e lontano da lui,
«gr-grazie– »
«No!»
la interruppe, «Te l'ho detto, non farti strane idee. Noi non
siamo
amici: sei cibo, nient'altro.»
Si
allontanò da lei, colpendo l'acqua con la sua coda.
«Ora vattene, e
stai alla larga dalla mia vista. La prossima volta che ti vedo, ti
mangerò, chiaro?»
La
ragazza rimase in silenzio, guardandolo attentamente. Lui sembrava
ostinato ad allontanarsi da lei e liquidarla così, senza
nemmeno
darsi la pensa di conoscere il suo nome, o farle conoscere il suo.
Aggrottando
le labbra in un'espressione pensierosa, si girò verso di lui
prima
di immergersi immediatamente in acqua.
__
Il
giorno seguente Gray sapeva di essere seguito.
Era
come se ci fosse un'ombra che non poteva seminare, non importava
quale percorso prendesse. Ma quando si voltava indietro, non
incontrava altro che acqua limpida. Questo era successo più
di una
volta, e questa ripetizione lo irritava – sapeva
che
qualcuno lo seguiva, quindi dove erano nascosti?
Nuotando
un po' più lontano, passò un largo scoglio,
scivolando
svogliatamente lungo la corrente di voltarsi all'improvviso.
Posò
immediatamente lo sguardo nell'area dietro di lui – solo per
trovarla ancora una volta vuota.
Ringhiando,
osservò oltre il bordo della roccia e si guardò
intorno,
inconsapevole della presenza di una sirena dai capelli azzurri con
una mano sopra il cuore che batteva furiosamente nonostante fosse ben
nascosta dallo sguardo acuto del ragazzo.
Lui
strinse gli artigli contro il masso prima di allontanarsi, e lei
espirò con calma, attendendo pazientemente di sentirlo
nuotare
ancora una volta. Subito dopo aver sentito la sua coda scalciare,
nuotò fuori dall'ombra della roccia, muovendosi attentamente
per
seguire–
«Presa!»
«Aahh!»
Trasalì,
piegandosi lontano dal sorrisetto che lui le rivolgeva.
«Sapevo
che c'era qualcuno che mi seguiva,» mormorò,
assottigliando gli
occhi. «Pensavo di averti detto di starmi lontano, ragazza
pesce.
Sai cosa succederà ora?»
La
ragazza tremò visibilmente, le lacrime che traboccavano
dall'orlo
suoi occhi mentre lei arrossiva vicino a loro.
«I-io..»
«Sto
per mangiarti.» ringhiò lui, mostrando i denti
aguzzi in un sorriso
sbilenco. «Iniziando dalla parte migliore.»
La
prese per la vita, tirandola rudemente a se'. Lei pigolò a
quel
movimento, i palmi aperti premuti contro il suo petto mentre lui le
sorrideva malignamente. «La tua coda.»
Lei
spostò le sue mani sulle proprie labbra, sbirciandolo con un
roseo
rossore a colorarle le guance. Lo osservò attraverso le
ciglia
folte, i capelli blu fluttuanti nell'acqua intorno a lei con i petali
del fiore che li ornava che ondeggiavano nella corrente oceanica.
Gray
si contorse a quella vita, sentendo le sue stesse guance riscaldarsi.
«Ohi, smettila di guardarmi come.. io.. io sto per
mangiarti..»
Lei
mugugnò piano, e quel sottile, grazioso suono
sfuggì alle sue mani.
L'altro
imprecò sottovoce, scuotendo con forza la testa e
concentrandosi sui
suoi pensieri erranti.
«Okay,
ascolta qui!» abbaiò, afferrandole le braccia non
appena le sue
mani scivolarono dalle labbra. Le sue braccia erano sottili nella sua
presa, come se qualsiasi movimento improvviso avrebbe potuto
romperla, ma lui spinse quel pensiero in fondo alla testa,
concentrandosi sul suo compito. Il suo viso arrossato e gli occhi
luminosi non stavano diventando una distrazione, no, dannazione.
«Questa è una regola semplice: magiare o essere
mangiati. Senza
offesa, ma il tuo destino è finire nel mio stomaco, quindi
smettila
di essere così. Chiudi gli occhi, e prometto che
sarà veloce e
indolore.»
Lei
lo fissò, i suoi grandi occhi azzurri luminosi e anche
più
accentuati dalla sfumatura dei suoi capelli. Erano piuttosto belli,
notò, finché non li coprì con le mani
e pigolò un timido «Okay.»
Lui
sbatté gli occhi alla sua docilità, sentendo un
altro dannato
rossore diffondersi sulle proprie guance. Perché era
così
obbediente? Così disposta a dare la propria vita, proprio
così?
Dov'era il divertimento della paura nei suoi occhi, l'eccitazione di
vederla dimenarsi?
Schioccando
la lingua, voltò lo sguardo, borbottando sotto voce. Le mani
della
ragazza si abbassarono gradualmente, ferme sulle sue guance mentre lo
osservava di sottecchi.
«Lascia
stare.» mormorò quello, spostando con rancore il
suo sguardo su di
lei. «Mi hai rovinato l'appetito.. la prossima volta non ci
sarà
alcuna pietà, capito?»
Lo
fissò, abbassando lo sguardo sulle sue labbra, e si protese
verso di
lui, premendo le proprie labbra contro le sue. Gli occhi di lui si
spalancarono immediatamente, ma la sensazione durò per un
breve
momento prima che lei si tirasse velocemente indietro.
Balzando
all'indietro, Gray passò il dorso della mano sulle labbra,
guardandola con stupore. «Che- che diamine era
quello?!»
La
ragazza distolse lo sguardo e posò le dita sulle sue labbra,
ridendo
piano fra se', le guance dipinte di un rossore intenso. «Come
gli
umani.»
Gli
occhi del ragazzo si assottigliarono pericolosamente.
«Cosa?»
Quando
il suo sguardo si sollevò su di lui, il suo viso si tinse di
rosa
sotto l'intensità del suo sguardo penetrante.
«U-uhm, Juvia voleva
provare ciò che fanno gli umani. Questo significa
“grazie”,
crede.» Nuotando via coprendosi le labbra, sbirciò
delicatamente,
«Juvia l'ha sbagliato?»
Gray,
distogliendo lo sguardo, mormorò sottovoce, «Tu
sei davvero
ingenua, no, ragazza pesce?»
«Juvia.»
disse lei.
«Cosa?»
«Il
mio nome... è Juvia.» ripeté
tranquillamente. Slanciandosi verso
di lui, inclinò la testa, arrossendo come aggiunse
«Voglio essere
tua amica.»
Lui
aggrottò le sopracciglia, guardandola storto. «Non
faccio amicizia
con il cibo.»
«Juvia
non è cibo.»
«Sì?»
replicò, alzando provocatorio un sopracciglio.
«Quindi cosa sei?»
Lei
incrociò i suoi occhi, il suo sguardo ostinato e fermo.
«Tua
amica.»
Il
divertimento di Gray scivolò via dal suo viso, e un cipiglio
duro
indurì i suoi lineamenti. «Non sai neanche il mio
nome.»
«Qual'è?»
chiese lei.
«Non
è importante.» replicò. «Non
vivrai abbastanza a lungo da
ricordarlo comunque.»
La
paura lampeggiò nei suoi occhi, ma, curiosamente, non si
ritrasse.
Mantenne la sua posizione, galleggiando di fronte a lui, nonostante
il suo corpo avesse iniziato a tremare.
La
sua angoscia era stuzzicante.
«Ma,»
aggiunse, piegando la testa e guardandola negli occhi,
«diciamo di
essere amici. Cosa dovremmo fare poi?»
Juvia
rimase silenziosa, gettandosi svogliatamente occhiate intorno
stringendo le braccia attorno al corpo. «Juvia... Juvia non
lo sa.»
Gray
inarcò un sopracciglio, guardandola sospettosamente.
«Cosa intendi
che non lo sai? Non hai amici?»
Lo
guardò di rimando, in silenzio. Gray sbatté le
palpebre prima di
schiarirsi la gola, grattando imbarazzato il retro del collo.
«Er,
va bene. Beh, cosa fai per divertirti?»
«Per
divertirmi? Uhm.. oh!» il suo viso si illuminò
all'istante, e il
tremito di paura fu all'improvviso sostituito da un fremito di
eccitazione. «Juvia colleziona!»
«Collezioni?»
ripeté Gray, alzando curioso un sopracciglio.
«Sì!»
replicò eccitata la ragazza. «Vuoi
vedere?!»
«Cosa?»
disse, «Io, ecco...»
«Segui
Juvia!» cinguettò, nuotando via nel mare con la
coda sferzante
dietro di lei. Gray aggrottò le sopracciglia e la
guardò andare.
Avrebbe
potuto semplicemente lasciarla andare, e sarebbe finita
così. Se lei
avesse saputo cos'era davvero meglio per lei, probabilmente non
l'avrebbe mai più rivista. Ma... lui si era mai fatto
sfuggire una
preda, e lei sembrava così deliziosa...
Indurendo
la mascella, nuotò verso di lei, seguendola riluttante.
__
Lei
era una nuotatrice veloce, notò. Non abbastanza rapida per
lui, ma
certamente non stava vagando per tenersi al suo passo.
Il
modo in cui guizzava attraverso l'acqua era impressionante. Aveva
certamente familiarità con la zona, passando da una corrente
all'altra e muovendosi con i flutti per aumentare la propria
velocità. La sua coda di sirena azzurra avrebbe potuto
scuotersi,
la pinna gialla planare rapidamente, e il suo corpo scivolare
attraverso l'oceano mentre Gray la seguiva.
In
breve tempo si trovò in una caverna sottomarina con filari
di
colonne, mentre Juvia guizzava felicemente intorno ad ogni strato e
raccoglieva un nuovo tesoro da condividere con lui.
«Questo
Juvia l'ha trovato in una nave abbandonata.»
annunciò, mostrandogli
il vetro scheggiato di una nave in bottiglia. «Questa nave
è
minuscola confrontata con quella che Juvia ha trovato lì.
Quella era
enorme!» allungò le braccia da entrambi i lati,
«Così grande,
molto, molto più grande di Juvia!»
Afferrando
un carillon rotto, Juvia lo tenne di fronte al suo viso.
«Questo
Juvia l'ha trovato sulla riva di una spiaggia. C'era una madre,
lì,
e sussurrava pregando che una sirena lo portasse sul fondo
dell'oceano, quindi... Juvia l'ha preso.»
Lei lo riportò
teneramente al suo posto, tracciando dolcemente con le dita
l'intricata fantasia sulla scatola. «Questo carillon
apparteneva a
sua figlia. Juvia ricorda di averle viste insieme, e Juvia aveva
lasciato che la ragazza la vedesse una volta... era molto
felice.»
Strappandosi
alla malinconia, nuotò verso una coppia di colonne,
sollevando una
pipa.
«Questo
tesoro era stato gettato via in mezzo al mare–»
Mentre
la voce della ragazza si affievoliva, Gray diede un'occhiata alla
caverna. I raggi di sole filtravano dal soffitto, illuminando la
collezione che lei aveva raccolto. Doveva aver richiesto un bel po'
di tempo, prendere una quantità di oggetti fino a riempire
ogni
colonna della caverna.
Qualcosa
in argento luccicò nella visione complessiva, catturando la
sua
attenzione. Girando la testa, aggrottò le sopracciglia verso
l'oggetto e lo prese in mano. Era un'affilata daga d'argento, il
bordo particolarmente seghettato e l'elsa decorata da gemme
scintillanti.
«Ehi,»
la chiamò, interrompendo il suo discorso e trattenendo la
lama sul
palmo opposto, voltando la daga, «cos'è
questo?»
Juvia
si fermò, gettando un'occhiata all'oggetto nella propria
mano prima
di prendere l'altro dalla stretta del ragazzo, «Juvia ci
arriverà,
signor squalo, ma deve prima finire questa colonna.»
Signor
squalo? ripeté quello nella sua mente, combattendo
il sorriso
divertito che emergeva dalle proprie labbra. Il suo strano modo di
parlare, unito alla sua strana gentilezza – sì,
lei veniva
decisamente da acque diverse.
Lei
continuò a farneticare, lui ad ascoltarla per
metà, appoggiando il
proprio fianco contro il muro con le braccia incrociate sul petto.
Quando lei si fermò per prendere respiro, lui ripose
qualsiasi
oggetto stesse svogliatamente ispezionando, guardandola di sfuggita.
«Hai un sacco di cose umane.»
«Quasi
tutto.» replicò in realtà Juvia, e Gray
inarcò un sopracciglio.
Era come se.. ne fosse orgogliosa.
«Ti
piacciono gli umani.» concluse, le labbra tirate in una linea
sottile.
Stringendo
una piccola bambola – teru teru bozu,
l'aveva chiamata –
Juvia ne accarezzò il vestito pigramente. «Loro..
affascinano
Juvia, ma la visione che ne ha è.. complicata.»
Lui
la fissò intensamente, contraendo la mandibola mentre lo
sguardo
della sirena si faceva distante.
«Juvia..
era molto piccola quando i suoi genitori morirono. Furono
uccisi–»
«–dagli
umani.» completò Gray.
«No..»
le sue ciglia si abbassarono, le dita scivolarono piano oltre il
contorno della bambola. «Furono uccisi dagli
squali.»
I
suoi occhi si restrinsero. «Se sono stati uccisi dagli
squali,
perché vuoi stare accanto ad uno di loro?»
«Solo
perché uno squalo ha ferito Juvia non significa che lo
faranno
tutti» ribetté, spostando lo sguardo su di lui,
«Juvia non lo
crede.»
«Sei
ingenua.» si accigliò Gray.
«Juvia
sa che anche gli umani uccidono,» disse, «ma.. non
tutti lo fanno.
Uno ha salvato Juvia, poco dopo che lei aveva perso i genitori. La
sua pinna era rimasta incastrata in una roccia, e una barca arrivava
verso di lei. Poteva vedere le eliche girare nella sua direzione, e
lei ha pensato–» Juvia si irrigidì,
impassibile, prima di
recuperare lentamente la voce, «Juvia pensava.. stava per
morire, ma
poi giunse un umano. Indossava una maschera, qualcosa di
simile..»
ruotò su se stessa, prendendo una maschera da immersione,
«..
qualcosa di simile a questo. Spostò la roccia e
lasciò scappare
Juvia. Non ha provato a seguirla, o fotografarla.. l'ha solo
salvata.»
Nuotando
verso il soffitto della caverna, guardò verso il cielo,
fissando il
suo sguardo sulle sulle nuvole che vagavano.
«Le
loro usanze sono diverse, e loro sembrano diversi, ma il cielo ci
unisce, terra e mare. Ma sulla terra, hanno così tanta
libertà, e
tante viste meravigliose... il signor squalo sa cos'è un
albero?»
«Un
albero.» ripetè piattamente Gray, la sua testa
piegata all'indietro
per guardarla.
Juvia
scosse gentilmente il capo, un sorriso sognante che le curvava le
labbra. «Ce ne sono diversi tipi sulla terra. Quando sono
raccolti
insieme, gli umani la chiamano foresta. Juvia ne vuole vedere una..
lei vuole vedere tutti i paesaggi che hanno gli umani.»
Gray
schioccò la lingua, nuotandole accanto.
«Sai..» disse, girandole
attorno, «c'è una leggenda sulle sirene che
mangiano le anime degli
umani, così anche se ti avvicinassi, probabilmente li
uccideresti.»
Lei
si imbronciò, e Gray quasi rise per il suo broncio.
«Questo non è
vero,» brontolò, «solo perché
hai sentito una cosa questo non la
rende vera.»
«Davvero?»
la prese in giro.
«Tutti
dicono che gli squali sono spaventosi» ribatté lei
a tono, «ma
Juvia non pensa che il signor squalo sia spaventoso.»
«Non
mi trovi spaventoso?» nuotò verso di lei,
divertito dal suo
indietreggiare istintivamente da lui, trovandosi presto contro il
muro. Lui alzò la sua mano ed estrasse un artiglio nero,
passandolo
lentamente sulla sua guancia prima di afferrare con forza la
mandibola. «Ne sei sicura?»
I
suoi occhi si allargarono nonostante il corpo fosse rimasto
incredibilmente fermo, e lui vide nel suo sguardo crescere il
terrore. Scostandosi, lasciò andare di colpo il suo viso,
passandosi
una mano fra i capelli.
«Non
ti illudere.» disse. «Possono piacerti gli umani
quanto ti pare, ma
a me tu non piaci. Sei ancora il mio cibo, proprio come loro sono
ancora assassini.»
«S-sign-»
«E
il mio nome è Gray,» aggiunse, «smettila
di chiamarmi con 'sto
cazzo di “signor squalo”. Suona male.»
Lei
lo guardò negli occhi, spalancati per l'improvvisa
rivelazione.
«Gray..» gli fece eco esitante, «Come la
tua coda.»
L'arto
guizzò alla menzione, piegandosi sotto di lui mentre
sogghignava.
«Sì, certo.»
Lei
gli prese la mano, lasciandolo perplesso mentre lei la scuoteva nella
sua. «Juvia è felice di conoscerti
ufficialmente.» disse, piegando
la testa con un sorriso caldo sui tratti del volto.
Lui
sbatté le palpebre, percependo un poco familiare rimescolio
all'altezza del torace. Distogliendo lo sguardo, si
concentrò sulle
loro mani unite, corrugando la fronte confuso. «Cosa stai
facendo?»
Lo
guardò, solo per seguire il punto che stava fissando e
arrossì
furiosamente. «Ah- uhm – Juvia vede sempre gli
umani fare così
quando incontrano qualcuno, quindi.. »
«Tch,»
sogghignò, «non mi associare a loro.»
«Mi
dispiace.» disse velocemente, allontanandosi da lui.
Lui
inarcò un sopracciglio, e la schernì.
«Non importa. Non è un gran
problema.»
«...
Gray.» mormorò, ma quando lui si girò,
lei stava fissando il
terreno, ripetendo il suo nome lentamente come per memorizzarlo.
«Gray... Gray... Gray... sama.»
La
guardò di sottecchi. Gray-sama? Suonava così..
formale, qualcosa
che non aveva davvero mai sentito prima.
Lei
si rimpicciolì sotto il suo sguardo, abbassando la testa e
chiudendo
le mani sul petto come se stesse per essere rimproverata. «Mi
dispiace.» pigolò ancora, «Ju- Juvia ha
sbagliato qualcosa?»
Semplicemente
la fissò, cogliendo la timida incertezza nello sguardo di
lei. Più
lui restava in silenzio più lontano sembrava indietreggiare
lei,
quindi si schiarì la gola, spazzando via i suoi timori con
un'alzata
di spalle.
«Fai
quello che preferisci.»
«Gray-sama.»
disse un'altra volta, provandolo, e le sopracciglia del ragazzo si
alzarono a quel suono. Era qualcosa a cui avrebbe potuto abituarsi.
«Uhm..»
La
scrutò dall'alto, guardando i raggi luminosi della
superficie
calarsi nella grotta sottomarina e passare sui lineamenti della
ragazza. Lei si stava muovendo leggermente, premendo insieme le punte
delle dita timidamente mentre distoglieva lo sguardo da un angolo.
«Juvia..
voleva.. voleva solo ringraziare.»
L'altro
sollevò un sopracciglio a quelle parole, scompigliandosi
distrattamente i capelli. «Per cosa?»
Lei
arrotolò una ciocca di capelli attorno alle dita.
«Per.. uhm, aver
ascoltato Juvia parlare dei propri tesori. Non aveva mai avuto
nessuno con cui condividerli prima.»
La
fissò sbattendo le palpebre. «Oh, uhm-»
schiarendosi la gola, si
grattò la nuca, puntando il proprio sguardo sullo sfondo
sopra di
lui prima di sentire la sua voce pigolare un'altra volta.
«Gray-sama
possiede qualche tesoro?» chiese. Tornò a
guardarla, trovandola ad
osservare il pendente sul proprio collo. «Come.. la collana
di
Gray-sama, forse?»
Si
sentì stranamente tranquillo, perso nei ricordi che
assalivano la
sua mente. Una gabbia con fitte sbarre metalliche, scintille che
illuminavano le profondità dell'oceano, spesse, diffuse
nuvole di
sangue–
Sentì
una mano coprire la sua, strappandolo dai suoi pensieri. Non si era
accorto di aver contratto la mandibola, o che la sua mano era
così
stretta da tremare con incontrollabile ira.
La
mano della ragazza era morbida contro la sua, gentile nel fermare il
suo tremore, il suo viso aggrottato con evidente preoccupazione nei
suoi occhi blu.
«Non
è nulla.» mormorò, ma lei si
accigliò quando la sua mano riprese
a vibrare e i suoi denti si strinsero. «È solo il
promemoria di una
vendetta da riscattare.»
__
Nell'ombra
di una cavità subacquea, Gray occhieggiò il
pendente sul suo collo,
stringendo i denti.
Lui
e la ragazza si erano separati non troppo tempo dopo. Lei aveva
finito di mostrargli i tesori della propria collezione, e lui non era
più interessato in un'altra chiacchierata. Prima di
andarsene, lei
gli aveva preso una mano chiedendo quando l'avrebbe visto di nuovo.
Lei
continuava a disorientarlo. Lei ne era chiaramente spaventata, ed era
consapevole della sua minaccia, ma ancora insisteva a stare in sua
compagnia.
Normalmente
non avrebbe nemmeno considerato l'idea. L'avrebbe solo morsa,
assaggiato la sua deliziosa coda e divorata come ogni altro gustoso
pasto. Ma con il pesante promemoria che lo opprimeva,
realizzò una
cosa.
Quella
strana ragazza era più che una cena saporita. Aveva qualcosa
che a
lui serviva.
Tutti
conoscevano la leggenda– bevi la lacrima di una sirena ed
entrambi
otterrete una vita di trecento anni. Gli squali hanno un'aspettativa
di vita di a malapena un quarto.
Al
massimo vivevano trent'anni – ed erano fortunati se
arrivavano a
venticinque.
Forse
era stato destino che l'avesse trovata intrappolata in una rete
umana. Gli aveva ricordato la vendetta che aveva giurato di compiere,
e gli aveva fornito i mezzi per ottenerla.
Tutto
ciò che doveva fare era farla piangere, e considerata la sua
insistenza per vederlo, difficilmente sarebbe servito molto. Una
volta che avesse perso la sua lacrima, non sarebbe stata niente
più
che un pasto gustoso.
Più
semplice di così.
|
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Capitolo 2 *** 2. Ascolta ***
Note
della traduttrice: Rieccoci! Ho adorato questo capitolo
– e vedrete
il numero quattro – e spero vivamente che vi piaccia quanto
è
piaciuto a me. L'ho tradotto d'un fiato – sono settimane
piuttosto
piene, ma non volevo farvi aspettare. Buona lettura ~
Author's
Note: Che si dice, ragazzi! Ho un esame
mercoledì, uno scritto
venerdì, un altro scritto la prossima settimana, pianifico
il
weekend... yeah! Vita universitaria! Ehehe tralasciando questo, oh
gente, le vostre risposte sono state così carine oh mio dio
;u;
grazie mille! Le recensioni guidano gli scrittori, gente, non avete
idea. Grazie non solo per aver letto, ma anche per avermi detto cosa
ne pensate : ) spero che questa parte sia soddisfacente! Grazie
mirajens per avermi aiutata ;u; fate attenzione!
Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.
(qui c'è la traduttrice!)
Oltremare
Lui
aveva solo intenzione di farla piangere.
Non
di innamorarsene.
2.
Ascolta
«Dove
sta portando Juvia, Gray-sama?» chiese la sirena, seguendolo.
«Te
l'ho detto, vedrai.» replicò Gray, agitando
più velocemente la sua
pinna. La ragazza si accigliò all'aumento di
velocità, sforzandosi
di tenere il passo.
«Gray-sama
sta nuotando troppo forte!» gemette, perdendolo di vista
quando un
fiume di bolle eruppe di fronte a lei. «Ah!»
«Stiamo
facendo un gioco.» lo udì dire, guardandosi
intorno per
localizzarlo. «Gli umani ci giocano tutto il tempo.»
«Eh?»
sbarrò
gli occhi, solo
per gridare quando un altro geyser le esplose davanti «Gray-sama!»
«Che
c'è?»
sogghignò,
avvicinandosi mentre le bolle si dissolvevano. Gli occhi impauriti
della ragazza incontrarono il suo sorrisetto, incrociando
le proprie braccia prima del collo e fluttuando senza fretta sul
versante opposto ai geyser subacquei.
«A
J-Juvia non piace questo posto.» s'imbronciò,
avvolgendo le braccia
intorno al corpo tremante e gettando occhiate tutt'intorno.
«L-lei
ha paura-»
«Cosa,
di un po' d'acqua calda?»
Lei
lo guardò, solo per gridare ad un altro scoppio di calore.
Gray
sogghignò a quel suono. «Bene. Nuota fin qui e ce
ne andremo.»
Le
labbra incurvate ebbero un tremito, gli occhi si inumidirono, mentre
lei occhieggiava il geyser. Guardando gli occhi lucidi della ragazza,
le sue pupille si assottigliarono e il ghigno si allargò sui
suoi
lineamenti.
Bene,
come si era aspettato. Avrebbe iniziato a piangere da un momento
all'altro, che fosse per paura o per essersi scottata
accidentalmente. In qualunque caso, lui avrebbe avuto ciò
che gli
serviva e lei non gli sarebbe stata più utile. Chi
immaginava
sarebbe stato così semplice.
Lui
sapeva di non poterla toccare per farla piangere – l'avrebbe
solo
fatta scappare spaventata. Non un morso veloce, non un graffio con i
suoi artigli, niente; ma se si fosse fatta male accidentalmente, beh,
non sarebbe potuta essere colpa sua, quindi lei non avrebbe avuto
ragioni per allontanarsi. Lui avrebbe preso la sua lacrima, e anche
una cena gustosa.
Questa
sciocca ragazza pesce, così inconsapevole ed ingenua,
seguendolo
incautamente in una zona pericolosa solo perché l'aveva
detto lui.
Se l'era cercata.
Sentendo
un soffuso rumore nel geyser, Gray fece guizzare lo sguardo verso il
basso prima di riportarlo sul suo viso.
«Andiamo,
ragazza,» la sollecitò «te ne vuoi
andare, eh? Forza, passa di
qua.»
Juvia
tremò, stringendosi di più ed indietreggiando.
«J-Juvia..»
«Meglio
andare adesso, prima che erutti di nuovo.»
La
ragazza chiuse gli occhi, abbassando la testa.
«Non
essere così spaventata. È facile, vedi?»
I
suoi occhi si aprirono ancora una volta, tremolando sempre di
più
nel vederlo nuotare pigramente sopra i geyser che lo circondavano.
Tornò al punto di partenza, piegando la coda ed incrociando
le
braccia.
«Adesso,»
disse, guardando verso il basso prima di incontrare i suoi occhi,
«pronta?»
Juvia
fremette, avanzando lentamente nella sua direzione.
«G-Gray-sama
sarà dall'altra parte?»
Lui
alzò le spalle. «Non sto andando da nessuna
parte.»
Poteva
vedere il getto prepararsi per esplodere, facendo piegare le sue
labbra in un sogghigno. «Al mio tre, okay? Uno..
due-»
Lei
scattò in avanti, schizzando attraverso l'acqua, ma il
geyser
esplose proprio lì, bruciandole la punta della coda. Lei si
scontò
contro il suo petto, spostandolo all'indietro di un paio di piedi, ma
l'urlo assordante che lei emise era come musica per le sue orecchie.
Mentre
il geyser si spegneva, il suo corpo tremava contro quello del
ragazzo, lievi gemiti sfuggivano alle sue labbra mentre sfiorava la
propria coda. Fumo si levava dal bordo della sua pinna dorata,
facendole fare una smorfia prima che si girasse verso il suo petto.
«Tutto
okay?» chiese Gray, nonostante la ragazza fosse inconsapevole
della
vacuità nel suo tono. La sua mano sollevò il
mento della ragazza,
facendo incrociare i loro sguardi mentre la studiava attentamente.
«Fa male?»
Lei
annuì in silenzio, abbassando il viso.
«No--
guardami.» le ordinò, portando la sua faccia
ancora verso l'alto.
Lei lo fissò, una sfumatura rosea a tingerle le guance
mentre lui si
faceva più vicino e spostava lo sguardo da un occhio
all'altro.
I
suoi occhi erano umidi, ricoperti da un sottile scintillio,
ma–
«Perché
non stai piangendo?» chiese bruscamente, premendo il pollice
all'angolo dell'occhio «Non fa male?»
«S-sì..?»
mormorò, sobbalzando quando lui sollevò la sua
coda. «No--»
Lei
schiaffeggiò la sua mano, ma indietreggiò
velocemente, piegando le
proprie mani sul seno e chinando il mento.
«Scusa!
Scusami..»
Gray
corrugò le sopracciglia, perplesso. Non capiva –
provava dolore
fisico, ma non stava piangendo. I suoi occhi erano umidi, e aveva
urlato all'inizio, ma ora non emetteva un suono, non tirava nemmeno
su con il naso. Anche prima, quando era terrorizzata, era.. emotiva,
ma tranquilla. Emotiva e tranquilla.
Così
preso dai propri pensieri, non si accorse della vicinanza tra loro
finché lei non toccò timidamente con la fronte il
suo petto. Lui si
irrigidì al contatto, occhieggiandola con occhi
assottigliati, ma
lei lo fermò prima che potesse parlare.
«Grazie..
per aver preso Juvia.»
Lui
si interruppe, sollevando un sopracciglio. Lo stava ringraziando?
Quando lui era la ragione per cui si era ferita?
Questa
ragazza.. non piangeva per il dolore fisico, o la paura – lei
li
accettava semplicemente in silenzio. Così se quello non
funzionava..
Alzò
lentamente le braccia, circondandole la vita. Era un gesto
imbarazzato, a lui estraneo, ma lei sembrò rilassarsi nel
suo
abbraccio, accoccolandosi un po' più vicina.
La
sua coda di sirena oscillava delicatamente soddisfatta, producendo un
ghigno sulle sue labbra. Così facile da manipolare. Sembrava
ci
fosse un altro modo per ottenere ciò che voleva, dopotutto.
__
«Ohi?
Sveglio ancora una volta di prima mattina?»
Gray
si fermò bruscamente, guardando storto lo squalo dai capelli
argentati che gli sbarrava la strada. «Lyon. Via da
qui.»
«Sembri
diverso..» notò Lyon. «Per prima cosa,
sei sveglio ad un'ora
decente--»
«--
Fanculo--»
«--
e non puzzi più di sangue. È sbagliato che mi
preoccupi degli
affari del mio fratellino?»
«Non
siamo fratelli.» sbottò Gray.
Lyon
si finse ferito. «Forse non per il sangue,»
replicò, «ma di certo
non hai dimenticato-»
«Non
l'ho scordato.»
Lo
squalo coi capelli argentati scosse la testa, incrociando lo sguardo
duro di Gray. «È così?
Perché sembri distratto, ultimamente,
distratto da una piccola, graziosa, coda.»
Gray
strinse la mascella, respirando a fondo silenziosamente. «Mi
hai
seguito?»
Lyon
alzò le spalle con nonchalance. «Ero curioso
riguardo dove
scappassi via ogni mattina. Avrei detto che eri egoista a tenere
tutto per te un pasto così appetitoso, ma..»
girò la testa verso
Gray, lanciandogli un'occhiata, «non hai ancora provato ad
ucciderla, non una volta.»
«Non
ancora.»
«Ancora?»
chiese Lyon. «Dimmi, che stai aspettando? Non hai mai giocato
così
a lungo con il cibo, e lei sembra così deliziosa-»
«Che
nessuno la tocchi.» ringhiò Gray, scoprendo i
denti.
«Oh?»
disse Lyon, alzando strafottente un sopracciglio.
«Così permaloso?
Perché, sta diventando più che un ottimo spuntino
per te?»
«Non
essere ridicolo,» scattò Gray, corrugando le
sopracciglia con lo
sguardo truce «se bevi una lacrima di sirena, vivi trecento
anni. Ne
ho già venti, quindi ho al massimo dieci anni, e mi rifiuto
di
morire finché non avrò fatto fuori l'umano che ha
ucciso Ur.»
«E
credi che giocando agli umani otterrai la lacrima?»
replicò Lyon
seccamente. «Un semplice morso sarà sufficiente.
Di solito lo è.»
«Non
con questa.» ribatté Gray. «Lei non
piange per il dolore. Si
congela, in silenzio. Le serve qualcosa di diverso.»
«Quindi
che hai in mente?» chiese Lyon.
«Fare
quello che faccio meglio.» rispose Gray. «Spezzarle
il cuore. Dopo
la potrai mangiare tutto per quanto mi interessa. Ho solo bisogno che
pianga.»
«Ci
sono più lacrime che unicamente di dolore.» si
intromise un'altra
voce. Lui si voltò verso la fonte, trovando Erza che nuotava
verso
di lui prima di incrociare la braccia sul seno. «Non
è necessario
che le spezzi il cuore.»
«Sì?»
replicò quello. «Allora che altro metodo
suggerisci?»
«Così
freddo.» lo sfotté Lyon, incrociando le braccia
sul suo petto e
scuotendo la testa.
«Lacrime
di felicità.» replicò semplicemente
Erza. «Piangere non si limita
ai momenti di tristezza.»
Gray
la fissò, le sopracciglia aggrottate prima che le labbra si
piegassero in una smorfia. «La differenza non conta
– lei è solo
un'ingenua ragazza pesce. È mia finché non la
farò piangere, poi
la mangerò, più semplice di
così.» Fece un sogghigno basso,
scoprendo i denti aguzzi. «Dì agli altri di
levarsi di torno, o
ucciderò anche loro.»
«Gray-sama!»
chiamò una dolce voce, allarmandolo. «Juvia ha
trovato un posto
nuovo! Gray-sama!»
Gray
fece scattare il suo sguardo verso di lei, gli occhi sbarrati nel
vedere Juvia nuotare con impazienza verso di lei.
«Gray-sama-!»
«Silenzio!»
sibilò, incontrandola a metà strada e premendole
una mano sulle
labbra. «Che stai facendo? Ti avevo detto di non venire mai
qui!»
Juvia
sbatté le ciglia prima di liberarsi dalla sua stretta,
sollevando il
viso dalla sua mano. «Juvia lo sa, ma Gray-sama! Juvia
è così
eccitata-!»
«Idiota!»
sbottò lui, facendola trasalire al suo tono di rimprovero.
«Non sai
dove sei? Sei nel covo degli squali,
tutti qui vogliono
farti a pezzi! Stai cercando di ucciderti?!»
La
paura le lampeggiò negli occhi mentre si ritirava
timidamente.
«I-io-»
«Datti
una calmata, Gray.» disse Erza, posando pacificamente una
mano sulla
sua spalla. «È al sicuro qui, non ti
preoccupare.»
«Non
sono preoccupato!» scattò Gray, roteando mentre
Juvia si abbassava
dietro alla sua schiena. Erza lo ignorò, sbirciando oltre la
sua
spalla la sirena nascosta dietro di lui.
«È
carina.» ribatté lei, con un sorriso gentile sulle
labbra.
Juvia
sbatté le ciglia, incrociando esitante il suo sguardo mentre
Gray
sbuffava. «Stai zitta.»
«Lei
è carina.» aggiunse Lyon, nuotando pigramente
attorno a Gray mentre
gli occhi di Juvia lo seguivano cautamente. «Mi chiedo..
è anche
gustosa?»
Chiuse
di scatto la mandibola, facendo indietreggiare la ragazza mentre Gray
ringhiava attraverso i denti stretti.
«Stronzo!»
ringhiò Gray, spingendo Juvia dietro di lui e voltandosi.
«Che ho
appena detto? Vuoi morire subito?!»
«Parole
graziose per la tua graziosa sirena.» lo
sbeffeggiò Lyon, alzando
il naso. «Ma noi sappiamo quanto siano vuote.»
Gray
sogghignò, scrocchiando le nocche. «Non siamo
più bambini,
bastardo.»
«Sei
appena diventato grande.» replicò piattamente Lyon.
Le
pupille di Gray si assottigliarono quando alzò gli artigli.
«Lo
vedremo.»
«Prova
a non farmi annoiare, okay?»
«Tu
fott-»
«Gray.
Lyon.» la frecciata di Erza li interruppe, arrivando fra
loro. «Non
ora.»
Li
guardò entrambi severamente, indugiando in particolare su
Gray. Lui
si fermò prima di sbuffare, voltando la testa mentre le
pupille
scure tornavano normali.
«Hmph.
Come vuoi.»
Afferrò
il polso di Juvia, strappandola al suo sguardo pietrificato mentre
lui nuotava in mare aperto. Mostrando il medio a Lyon, lo squalo dai
capelli argentati alzò a malapena un sopracciglio,
sollevando il
naso e lasciandolo andare via.
Una
volta arrivati ad una distanza sufficiente, Gray trascinò
Juvia di
fronte a lui, lasciandole il polso. «Idiota!»
sbottò, curvando le
proprie labbra in un ghigno. «Non lo fare di nuovo, mi hai
sentito?»
La
ragazza abbassò la testa e si massaggiò il posto,
arrossendo appena
sotto la sua presa dura. «J-Juvia si scusa.. n-non
intendeva..»
Gray
studiò la sua aria triste prima di sospirare, liberandosi
della
rabbia dai propri occhi. «Sarebbe potuta andare peggio, sai?
Sei
fortunata che fossero solo Erza e quel bastardo di Lyon. Erza non
mangia la tua specie, comunque-»
«Mi
dispiace..»
Lui
la fissò, osservando che il suo sguardo era fisso sul fondo
dell'oceano. Passandosi una mano sul ciuffo, si scompigliò i
capelli
prima di esalare un sospiro. «Sì, beh, a cosa
stavi pensando
comunque?»
La
ragazza si accigliò, stringendo le proprie mani prima di
stringere
se' stessa. «Juvia.. era solo.. eccitata.. »
«Per
il tuo nuovo posto?»
«Sì..
e..» sollevò timidamente i suoi occhi verso di
lui, mentre un
imbarazzato rossore le colorava le guance, «e
perché... vedeva di
nuovo Gray-sama..»
Gray
la fissò, sentendo una stretta poco familiare allo stomaco.
Era come
aveva detto Lyon – si era svegliato presto durante la
settimana
passata per incontrarla in acque dove lei l'aveva trascinato in
alcune avventure per collezionare tesori. Era tutto parte del suo
piano per farla innamorare di lui, ma non poteva negare che qualche
volta non vedeva l'ora di incontrarla. Alcune delle cose che avevano
trovato erano davvero belle, e lei non era la peggiore
compagnia–
Scosse
bruscamente la testa, rifiutandosi di rimuginare sopra i propri
pensieri. «Quindi,» disse, schiarendosi la gola,
«stiamo andando a
vedere questo nuovo luogo o cosa?»
Il
viso di Juvia si illuminò, mentre un radioso sorriso si
diffondeva
sui suoi lineamenti. «S-sì!»
pigolò, voltandosi e schizzando via.
Lasciò
bolle frizzanti nella sua scia, strappando un mezzo sorriso a Gray
mentre la seguiva.
__
Il
modo con cui osservava il tesoro era interessante.
Sembrava
genuinamente catturata, gli occhi spalancati e le labbra a formare
una piccola “o” mentre avvicinava i vari oggetti al
suo viso.
Alcune volte si girava verso di lui, chiedendogli cos'era
quell'oggetto sconosciuto, aspettando con aria d'attesa come se
pensasse che lui avesse tutte le risposte del mondo. Era..
divertente, il modo in cui lo guardava. Solo perché qualche
tempo
prima aveva risposto ad alcune sue domande, era diventato all'istante
un esperto, aumentando la sua ammirazione verso di lui.
Strana
ragazza. Strana.. ma interessante, in un modo che non si era
aspettato.
Di
solito si divertiva con la paura delle sue prede. Il terrore nei loro
occhi e il tremore dei loro corpi, congelati al loro posto. Il modo
in cui l'oceano si tingeva di rosso con il loro sangue –
così
delizioso da odorare e assaggiare – e l'eccitazione della
caccia,
unita alla soddisfazione della vittoria.. quello
era
divertente.
Ma
questa ragazza.. questa innocente ragazza era altrettanto
interessante. Come arrivava al suo fianco ogni mattina, sempre
sveglia e gioiosa anche quando il sole non era ancora sorto. Il modo
in cui i suoi occhi si illuminavano quando trovava qualcosa di nuovo,
tenendolo attentamente fra le mani e cullandolo. Qualche volta teneva
la sua mano in una presa ferma e lo trascinava da un sito di scavo ad
un altro, rendendo sicuro che non si sarebbe addormentato come quando
si era appisolato su una roccia mentre lei trovava qualcosa di
emozionante.
Ma
il modo in cui la mano di lei si univa perfettamente alla sua, o il
divertimento che lui provava quando la voce della ragazza era al
culmine dell'eccitazione; il fervore sul suo volto e come i suoi
occhi brillavano quando il suo sguardo cadeva su di lui –
tutto
quello era.. qualcosa, ma non era sicuro cosa fosse.
In
ogni caso, lei si stava affezionando. Ma dannazione – non
avrebbe
dovuto affezionarsi anche lui.
__
“Juvia
ha letto di questo una volta”
Gray
sterzò bruscamente attraverso l'acqua, evitando per un pelo
una
roccia frastagliata.
“Da
una bottiglia che galleggiava in mare.”
Procedette
a zig zag tra le alghe che si aggrovigliavano sulla sua strada,
tracciando un sentiero.
“Juvia
sa che Gray-sama le ha detto di stare lontana dalla superficie quando
lui non è con lei, ma..”
Una
fossa oceanica dopo un'altra, e un'altra. Il tunnel sembrava non
finire mai.
“Juvia
era curiosa!”
I
suoi occhi guardarono attentamente i dintorni. Oscurità. Le
caverne
sembravano profonde, non permettendo ai raggi di luce di penetrarvi.
“Dentro
c'era il messaggio di un marinaio circa la scoperta di una terra.
Parlava di alberi e di qualcosa chiamato c-o-c-c-o... diceva di
trattarsi di un frutto molto, molto dolce. Oh, e una cascata!
Gray-sama riesce a crederci?! Acqua che cade! Com'è
eccitante!”
C'erano
altre creature lì, piene di occhi bulbosi, che lo guardavano
attentamente mentre lui passava nuotando. Lui le fissò,
scoprendo i
denti. Non fecero alcun movimento per fermarlo.
“Ah..
ma questo ha reso Juvia triste.”
Fece
una curva stretta, svoltando l'angolo.
“Juvia
non potrà mai vedere quel posto, o altri luoghi.”
Un
frammento di luce catturò la sua attenzione, brillando in
lontananza. La sua bocca si curvò in un sorrisetto.
Finalmente.
“J-Juvia
non sta facendo il broncio! Lei solo... Juvia non ha le gambe. Come
potrebbe vedere tutti i paesaggi degli umani, senza le gambe?”
Nuotò
in quella direzione, sbattendo più velocemente la sua pinna,
facendo
frusciare la propria coda nella corrente.
“Va
bene così... anche solo sentirne parlare è
abbastanza. È come deve
essere.”
Irrompendo
attraverso la superficie dell'acqua, si tolse i capelli dagli occhi,
guardandosi intorno. Un sorriso soddisfatto gli attraversò
le
labbra.
__
«Tieniti
stretta, okay?»
«Eh?
Gray-sam- ahh!»
Gray
partì all'improvviso, tirandola con la mano stretta nella
sua. Juvia
squittì alla velocità improvvisa, mentre un roseo
rossore si
diffondeva sulle guance alla ferrea stretta sulle sue dita. Lei
strinse la mano, tenendo la stretta come le aveva detto, ma si
sforzò
un po' dietro alla sua alta velocità, fissando il proprio
sguardo
sulla nuca del ragazzo.
«Gray-sama?»
chiamò, la confusione unita al suo tono.
«Assicurati
di non lasciarla andare.» disse lui, incrociando per un
momento il
suo sguardo prima di trascinarla dentro una grotta subacquea.
L'oscurità
le oscurò istantaneamente la vista, annebbiandole i sensi.
«Gray-sama?!» strillò spaventata,
guardandosi attorno senza vedere
nulla.
Lui
le strinse la mano, conducendola attraverso acque sconosciute.
«Sei
ancora con me?»
Lei
sbatté gli occhi diverse volte, strizzando gli occhi.
«Juvia... non
riesce a vedere..»
«Io
sì. Non ti preoccupare.»
«Dove
stiamo andando?»
«Aspetta
e vedrai.»
C'erano
spine lungo le pareti, graffi di artigli e sibilii di pinne. Lei
udì
un ringhio uscire dalle labbra di Gray e lui la tirò appena
più
vicina.
«Gray-sama..»
sussurrò, la paura che le tremava nella voce. Poteva sentire
occhi
minacciosi trapassarle la schiena, osservando ogni loro movimento.
«Tu
ti fidi di me,» disse lui. «Ti fidi di
me?»
Lei
guardò attraverso l'oscurità, stringendo di
più la sua mano.
«Sì..»
Lui
sorrise, tornando a guardare di fronte a se'. «Bene. Guarda
avanti.»
«Eh?
Cos'è -»
«Tieni
duro.»
Con
un potente colpo di coda, Gray nuotò in avanti,
trascinandola con
lui. Le bolle passarono di fronte alla sua vista mentre lei alzava
una mano davanti ai suoi occhi, riparandosi dalla luce accecante.
Sentì il rombo dell'acqua appena emersero dalla superficie,
abbassando la mano mentre le goccioline splendevano attorno a lei.
I
suoi occhi si aprirono a poco a poco, mettendo a fuoco la visuale, e
lei sussultò.
Il
rombo della cascata che si gettava nel fiume le assordava le
orecchie. La vista era magnifica, l'altezza della cascata sembrava
correre per miglia e miglia, sparendo fra le nuvole del cielo. Scogli
affilati ricoperti da un verde muschio circondavano la cascata, in
contrasto con il fiume ceruleo che si allargava sotto la cascata.
Juvia
la fissò ad occhi spalancati, le gocce d'acqua che
scivolavano lungo
le sue guance e i capelli mentre la sua bocca era aperta dallo
sbalordimento.
«Una..
cascata..»
«Vero?»
chiese Gray, lasciandole il polso e alzando impertinente un
sopracciglio. «Che ne pensi?»
Juvia
si voltò lentamente verso di lui, strappando il suo sguardo
dalla
cascata. «Gray-sama.. ha trovato questo per Juvia?»
«Hai
detto di volerne vedere una, no?» nuotò verso di
essa, mettendo una
mano sotto l'acqua frusciante. «Non è
così eccitante, è come un
sacco di pioggia che cade nello stesso punt-»
«Gray-sama!»
Il
corpo della ragazza si scontrò con il suo, le braccia
strette
intorno al collo e la sua coda azzurra che si agitava su e
giù.
Caddero entrambi attraverso la cascata, immersi nel fiume mentre
Juvia si tirava indietro, sorridendo timidamente.
«N-nessuno
aveva mai fatto questo per Juvia.. Juvia è così
contenta!»
Lo
abbracciò di nuovo, facendolo sobbalzare sotto la sua presa
stretta.
«Beh,
sì..» mormorò lui, voltando la sua
testa. «Non hai bisogno delle
gambe umane per vedere questo, no? Non siamo limitati come
credi.»
Lei
sciolse le braccia, nuotando indietro. «Grazie Gray-sama!
È così
bella!»
Lei
rise gioiosamente, immergendosi nell'acqua prima di saltare
attraverso la cascata. Squittì al contatto con l'acqua,
saltando
fuori dal fiume e piazzandosi sotto la cascata. Il fiume si
increspava attorno a lei, sovrastando le sue risate mentre l'acqua
passava tra le sue dita. I suoi capelli erano appiccicati alle
guance, i ciuffi sulla fronte mentre rivoli d'acqua scorrevano sul
mento e sul collo. Gray si ritrovò a seguirne distrattamente
il
percorso prima di distogliere in fretta lo sguardo.
«Acqua
che cade..» rise la ragazza, chiudendo gli occhi con un
sorriso.
«Juvia non avrebbe mai pensato di vederla!»
«Non
è tutto.» disse Gray, facendola sobbalzare per la
voce improvvisa
nelle orecchie. Le sue guance si scurirono per la vicinanza mentre
lui si appoggiava dietro, mettendo le proprie mani sulle sue spalle.
«E-e-eh?»
balbettò la ragazza, sentendo freddo per i suoi artigli
sulla pelle.
L'angolo delle labbra del ragazzo si curvò, i ciuffi caddero
sopra
un occhio mentre voltava la testa. Lei lo guardò in
silenzio, il
respiro rotto per l'attesa nel momento in cui la spinse oltre la
cascata, solo per farla voltare.
Le
sopracciglia della ragazza si aggrottarono confuse, alzando gli occhi
nella quiete del fiume prima di spalancarsi dalla sorpresa.
«Aah!»
urlò, gettandosi in avanti e scivolando dalla sua presa.
Raggiunse
la spiaggia dell'argine, appoggiando le braccia sulla terra e facendo
sguazzare felicemente la coda dentro e fuori dall'acqua.
«Alberi!»
Gray
rise sommessamente alle sue buffonate infantili, guardandola tirare
indietro la testa per avere la visuale completa degli alti alberi.
«Sono
così grandi!» rantolò, gli occhi
spalancati dalla meraviglia.
«Gray-sama! Vedi? Sono più grandi di Gray-sama e
Juvia uniti!»
stridette deliziata, sollevandosi quanto poteva dall'acqua.
«Così..
enormi! E verdi! Gray-sama li vede?! Tutti insieme – una
foresta!»
«Li
vedo, li vedo.» mormorò lui, portandosi dietro di
lei.
Juvia
prese un breve respiro, esalandolo contenta. «L'aria
è così
fresca... e i colori così brillanti!»
Sospirò
sognante guardando i rami e le foglie con passione e meraviglia.
«È
tutto.. bellissimo..»
Gray
studiò il suo viso, osservando la gentile curva delle sue
labbra e
le ciglia folte che le incorniciavano i suoi delicati occhi blu.
«...
già.» mormorò tranquillamente.
«Lo è.»
|
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Capitolo 3 *** 3. Caldo ***
Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.
(qui c'è la traduttrice!)
Note
della traduttrice: okay, sono in ritardo. Molto in ritardo.
Decisamente troppo per i miei gusti, ma sono state settimane di
fuoco. Con questo capitolo siamo quasi al passo con l'originale, e
conto di tradurre al più presto anche il quarto
(dopodiché
aspetteremo tutti insieme).
Sulla
traduzione: Gray usa, nell'originale, un linguaggio abbreviato e
spiccio che ho scelto di rendere a seconda delle frasi,
perché
l'italiano non permette certi giochi con le parole. Alcune parti, tra
l'altro, sono state adattate per il contesto: il significato
è
sempre quello, ma in inglese la frase potrebbe essere costruita
diversamente. E con questo è tutto!
Buona
lettura (e buona Pasqua!) ~
Author's
Note: va a finire che questa storia sarà
più lunga di
tre\quattro capitoli xD quindi anticipo che saranno circa sei o
sette. Grazie infinite per le vostre gentili recensioni! Siete
così
dolci! Mi incoraggiate davvero a continuare a scriverla, non
potrò
mai ringraziarvi abbastanza!
Non
sono sicura che questo o il prossimo capitolo saranno meravigliosi,
considerando che li ho scritti entrambi tra le 5 e le 7 di mattina xD
sono abbastanza assonnata, ma l'ho voluto finire per voi :) spero
vada bene ;w; potrebbe essere scadente e potreste biasimarlo
perché
stavo ascoltando Leaving California (Maroon 5) mentre lo scrivevo,
scusatemi se è troppo dozzinale x)
Oltremare
Lui
aveva solo intenzione di farla piangere.
Non
di innamorarsene.
3.
Caldo
«Ahh,
Gray-sama e Juvia hanno trovato un sacco di cose oggi!»
sorrise,
raggiante, nuotando dentro la propria caverna sottomarina con una
bracciata carica di tesori scintillanti.
«Avevo
detto che era un buon posto.» replicò Gray,
librandosi sopra il
fondo mentre lei canticchiava gioiosamente.
«Che
tipo di nave era quella, Gray-sama?» chiese, gettando
brevemente
un'occhiata oltre la propria spalla.
«Una
nave da crociera affondata.» rispose. «Gli umani la
prendono per
viaggiare attraverso i mari, viaggi di piacere.»
«Ma
solo i ricchi se lo possono permettere, vero?» chiese,
guardandolo
annuire. «Ecco perché tutto il mio bottino
è così scintillante.»
«Già.»
le rispose, sdraiandosi all'indietro e piegando le braccia dietro la
propria testa.
«Gray-sama
può anche odiare gli umani,» disse sommessamente
Juvia, facendolo
sforzare per poterla sentire «ma conosce un sacco di cose su
di
loro.»
Lui
serrò la mandibola, fissando lo sguardo sulla superficie
dell'oceano. «Devi conoscere i tuoi nemici per
ucciderli.»
Juvia
non disse niente, con il suono dei gioielli sferraglianti e i calici
che tintinnavano come unica conversazione tra loro. Sistemato
l'ultimo tesoro al suo posto, la ragazza abbassò lo sguardo,
voltandosi lentamente.
«Gray-sama..?»
Lui aprì un
occhio al suo tono
timido, osservandola. «Hm.»
Juvia
picchiettò le dita, unendo
insieme le punte. «Juvia.. si domandava.. se poteva guardare
Gray-sama.»
Inarcò un
sopracciglio. «Lo fai
già.»
Lei sorrise gioiosa,
mentre una
piccola risata le sfuggiva dalle labbra. «No, lei intende..
guardarlo davvero. Juvia non ha mai visto uno
squalo da
vicino.»
Gray si sedette,
sollevandosi in
avanti, e la studiò attentamente. «Potrebbe essere
pericoloso.»
Lei si
avvicinò. «Juvia lo sa.»
«Non sei
spaventata?»
«Juvia si
fida di Gray-sama.»
La fissò,
assottigliando gli
occhi. Dopo qualche momento li chiuse con un'alzata di spalle.
Deglutendo nervosamente, Juvia nuotò verso di lui,
muovendosi sul
posto prima che verso lui. Gli occhi del ragazzo incrociarono i suoi
ancora una volta, scuri e concentrati, facendola arretrare sotto al
suo sguardo. Gli occhi della ragazza vagarono sui suoi lineamenti
–
i neri capelli scompigliati, gli occhi penetranti, il naso sottile e
l'affilato profilo del mento. Spostando lo sguardo sulle sue labbra,
le fissò silenziosa, occhieggiando le punte dei denti
affilati.
Lui era perfettamente
immobile
quando lei lo toccò, tracciando il suo labbro inferiore con
un dito
prima di premere la punta contro l'angolo, svelando i denti
appuntiti. Lei si avvicinò leggermente, le guance tinte di
rosa per
la vicinanza mentre l'altra mano si muoveva per appoggiarsi
delicatamente alla mandibola. Le dita scivolarono verso il basso,
seguendo la curva del collo prima di fermarsi con gentilezza sulle
branchie.
Lui reagì
improvvisamente,
stendendo una mano dotata di artigli e afferrandole saldamente il
collo. Un così fragile, delicato collo, così
facile da spezzare con
i suoi artigli –
Lei
sobbalzò sotto la sua presa
soffocante, trasalendo quando lui ghignò e aprì
pericolosamente la
bocca.
«Gray-sama»
bisbigliò,
sentendo che faceva inclinare il viso della ragazza all'indietro.
Si fermò
per un momento,
tornando alla ragione mentre chiudeva gradualmente le labbra.
«Non
sei spaventata.»
Juvia lo
guardò, incontrando i
suoi occhi, «Mi fido di te.» replicò in
un soffio, posando una
mano gentile sul suo polso. «Fidati di Juvia anche
tu.»
La guardò
di traverso,
osservandola alzare i propri artigli dal suo collo, solo per
intrecciare le dita negli spazi tra loro. Alzò poi l'altra
mano e
fece lo stesso, allacciando le loro dita.
Gli sorrise, soffice e
tenera, ma
lo sguardo di lui seguiva le loro mani unite e il totale contrasto
fra loro. Le proprie, ruvide e callose, con affilati, pericolosi
artigli e quelle di lei, morbide e delicate, piccole con unghie
decorate.
Una delle mani della
ragazza
scivolò via dalla sua, facendogli alzare lo sguardo su di
lei, ma
vide solo di sfuggita i suoi capelli mentre le braccia della ragazza
si avvolgevano intorno al suo collo. Lei gettò un'occhiata
alle loro
code, grigia, spigolosa e forte quella del ragazzo mentre la sua era
snella e piegata, con una pinna dorata sulla punta.
Abbassando le proprie
mani sulla
schiena di lui, le dita scivolarono dolcemente attraverso la pelle
liscia, seguendo le curve delle scapole. Il corpo del ragazzo si
rilassò contro quello di lei, gli occhi socchiusi e il mento
appoggiato alla sua spalla.
Facendosi un po'
più audace, lei
sfiorò con la punta delle dita la sua pinna, seguendo le
squame fino
all'arco della pinna dorsale. Una scossa passò attraverso di
lui,
facendo sobbalzare il suo corpo contro quello della ragazza prima di
tagliare la sua pelle con i propri artigli.
Juvia
trasalì, allontanandosi
velocemente mentre portava una mano dove l'artiglio aveva inciso il
braccio. Il sangue filtrò dal taglio, un rivolo cremisi
nell'oceano.
Le pupille di Gray si dilatarono alla vista e la dolce fragranza
solleticò il suo naso, ma prese rapidamente possesso di se',
abbassando subito gli artigli.
«Mi
dispiace.» mormorò
sottovoce, nuotando poco lontano e tagliando una manciata di alghe.
«Avevo detto che poteva essere pericoloso.»
Juvia non disse nulla,
strinse
semplicemente il proprio braccio ferito quando lui le offrì
la benda
di fortuna. Lui lasciò passare del tempo prima di fasciare
il taglio
senza parlare, fissando il bendaggio con un nodo stretto.
«Ora sei
spaventata?» mormorò,
stringendo il nodo.
Juvia scosse la testa.
«No.»
Gray rise
ironicamente. «Stupida.
Dovresti.»
Lei posò
dolcemente una mano
sulla sua, stringendola con delicatezza. «Juvia si fida
ancora di
te.»
E compariva di nuovo.
Quella
fastidiosa stretta allo stomaco, di nuovo. Serrò la mascella
e
distolse lo sguardo, digrignando i denti.
Sentì un
tocco sulla sua spalla
prima che Juvia schizzasse via da lui, ridacchiando, «Preso!
È
tuo!» mentre correva in là.
Gray arcuò
un sopracciglio,
guardandola vorticare nella corrente finché non si
fermò,
gradualmente. Notando l'assenza dello squalo dietro di lei, la sirena
si voltò, imbronciata.
«Gray-sama!
Dovresti inseguire
Juvia!»
Lui la
fissò sbarrando gli
occhi. «Io dovrei cosa?»
«Inseguire!»
gemette Juvia,
nuotando verso di lui. «È un gioco!»
Gray si
grattò svogliatamente i
capelli, alzando con indolenza le spalle. «Mai sentito. In
più, sei
sicura di poter nuotare in giro così?» I suoi
occhi caddero sul
bendaggio del suo braccio prima di abbassarli sulla coda, che
ondeggiava gentilmente nell'acqua. «Dovresti fare
più attenzione,
con il taglio e tutto–»
Lei rantolò
all'improvviso,
facendo tornare il suo sguardo sul viso della ragazza mentre si
copriva le labbra con la mano.
«Che?»
la guardò di traverso.
Juvia
abbassò lentamente la
mano, le dita ferme sul mento con un tenue rossore sul viso sorpreso.
«Gray-sama..
è preoccupato per
Juvia?!»
«Huh?»
si accigliò lui,
combattendo contro il calore che saliva sul viso. «No, questo
non–»
«Juvia lo
sa.» pigolò,
intrecciando le dita dietro alla schiena.
Gray strinse gli
occhi. «Sapere
cosa?»
«Gray-sama..
» iniziò lei,
nuotando intorno a lui, «è solo spaventato
dall'idea di perdere!»
Lei toccò
la sua spalla ancora
una volta prima di sbattere la propria pinna e scattando via, ridendo
lungo la strada. Gray si contrasse, lasciando alzare l'angolo della
bocca in un sogghigno prima di precipitarsi dietro a lei.
«Credi di
essere più veloce di
me?» fece un sorrisetto mentre Juvia nuotava in circolo
pigramente,
guardandolo con un sorriso giocoso. Lei squittì quando lui
allungò
un braccio e quasi l'afferrò, nuotando il più
velocemente
possibile. «Stai dimenticando qualcosa.»
«Eh?»
sbatté le ciglia più
volte, piegando il capo verso di lui.
Il suo ghigno si
allargò, gli
occhi lampeggiarono in segno di sfida mentre la pinna dorsale
scorreva attraverso la superficie dell'oceano. «Gli squali
prendono
sempre le loro prede.»
Lei gemette e si
immerse in un
cespuglio di alghe, reprimendo una risatina mentre Gray le nuotava
intorno. I suoi occhi scuri setacciarono attraverso le alghe prima di
alzare gli artigli e tagliare diagonalmente, separando il cespuglio e
rivelando una Juvia sorpresa a ridere dietro di esso. Lei
turbinò
verso l'alto, ben consapevole dell'ombra che la seguiva mentre
attraversava un canale subacqueo. Scartando attraverso le colonne,
sbatté più velocemente la coda, nascondendosi
dietro un pilastro di
pietra prima di sbirciarsi intorno.
Gettò
un'occhiata a sinistra.
Niente. Gettò un'occhiata a destra. Vuoto.
Perplessa,
guardò sopra e sotto,
accorgendosi che Gray non era in vista.
Nuotò via
con circospezione,
occhieggiando guardinga intorno a se' prima di arricciare le labbra
in un cipiglio preoccupato.
«Gray-sama..?
Dove sei – ah!»
«Presa!»
Un tornato grigio si
scontrò con
lei, spingendoli entrambi a roteare all'indietro. Juvia
gridò mentre
loro roteavano e roteavano, vorticando in cerchi finché Gray
non
premette i palmi contro un pilastro e Juvia si trovò a
schiena
premuta contro la roccia fredda.
Sorreggendo gli
artigli contro la
pietra, Gray fece un enorme sorriso trionfante. «L'avevo
detto.»
Juvia aprì
lentamente gli occhi,
sbattendoli mentre lo guardava. «Waah! Juvia era
così v-vicina...»
I suoi occhi si
allargarono alla
vicinanza fra loro, i loro volti ad appena un pollice di distanza. Le
sue braccia erano su entrambi i lati del viso di lei, il suo petto
che quasi toccava l'altro mentre entrambi respiravano. I suoi occhi
erano.. intensi, mentre la guardavano così, le pupille
dilatate
ancora una volta rispetto alla usuale fessure.
Lei ricordò
il toccare quel
viso, sfiorando il profilo del mento e le branchie sul collo. I
muscoli tonici dell'addome premuti contro il suo più
sottile, le
curve delle spalle larghe e della schiena.
Gli era vicina ora
quanto il
giorno prima, gli occhi di lui fissi sui suoi, ma questa tensione,
questa era diversa. Era più.. calda, mandandole un brivido
lungo la
spina dorsale e congelandola sul posto. La rigidità delle
sue
braccia si sciolse, ma lui non si spostò. Al contrario,
sembrava..
avvicinarsi, mentre la testa si inclinava leggermente e le palpebre
si abbassavano sugli occhi. Immediatamente il cuore della ragazzo
accelerò, martellando nelle orecchie mentre il suo corpo si
irrigidiva.
Le sue guance
avvamparono mentre
le ciglia si abbassavano, chiudendosi a poco a poco quando il naso
del ragazzo sfiorò il suo.
Tutto intorno a lei
sembrò
sbiadire, concentrata unicamente sul peso del corpo contro il suo e
il respiro freddo contro le labbra–
Zzzzzz–
Gli occhi si aprirono,
girando la
testa verso la superficie dell'oceano mentre Gray si allontanava con
prontezza. I suoi artigli scavarono la roccia, ma lei non lo
notò, i
suoi occhi puntati sulla larga ombra e le eliche che giravano alla
fine della nave.
C'era
un segno, una sorta di figura sul motore della barca. Sembrava
–
lei lo guardò un po' più attentamente –
sembrava come.. lei. La
silhouette del profilo di una sirena, i suoi lunghi capelli, il
profilo del suo petto, e la curva della coda, piegata dietro di lei.
Dietro l'immagine c'era l'incisione di due parole: Lamia
Scale.
«...
Ehi»
chiamò
la voce di Gray, ma
sembrava distante. Le sue mani sollevarono i bicipiti del ragazzo, e
li spinse gentilmente via, nuotando verso la barca che veleggiava.
Non si accorse di lui che la chiamava, dei suoi occhi che la
guardavano scivolare via dalle sue braccia.
Il
simbolo di una sirena su una barca umana. Cosa significava? Era forse
ammirata dagli umani, come lei ammirava loro? Potevano esserne venuti
a sapere da qualcuno? Il loro linguaggio le suonava un po' familiare
– forse, se fosse andata un po' più
vicina–
«Ohi!»
urlò Gray, correndole
dietro. Lei non rispose – non lo stava ascoltando. Su cosa
diavolo
si era fissata? Non vedeva l'umano che stava sulla punta della nave,
scrutando le ombre che si muovevano al di sotto dell'acqua?
«Abbassati! Non andare così vicina!»
Lei si avvicinava
sempre di più.
Un po' più vicina, e poteva toccare lo stemma a forma di
sirena con
la propria mano, la mano che era proprio come quella degli umani. Non
erano così diversi, avevano un legame–
«Abbassati!»
«Aah!»
Sentì il
peso di Gray scontrarsi
con la sua schiena, ma non prima di vedere la punta scintillante di
un arpione lanciato oltrepassarli. Lui sibilò dietro di lei
e ciò
di cui si accorse subito dopo era che loro stavano passando
attraverso la superficie dell'acqua, premendole la mano contro la
bocca e spingendola contro uno scoglio mentre lui si voltava con
occhi socchiusi.
Stava guardando
qualcosa, ma gli
occhi di lei erano puntati sul rivolo di sangue che scendeva lungo la
sua tempia. Appena sopra il suo sopracciglio, sulla sua fronte, c'era
un taglio profondo, che sanguinava attraverso la fronte e scendeva
lungo il viso. Il suo rantolo fu soffocato dalla mano, e lui premette
con più forza la mano sulle labbra, soffocando completamente
il
suono. Lui spostò lo sguardo da un angolo a quello della
ragazza, e
la rabbia nei suoi occhi la spaventò prima che lui voltasse
il suo
sguardo verso l'oceano.
Quando i motori della
barca si
affievolirono lentamente, tolse la mano, ma lei trasalì
quando i
suoi occhi ritornarono a guardarla.
«Che cosa
avevo detto?! Huh?!»
ruggì, facendola arretrare al volume della sua voce.
«Mai
avvicinarsi alle
barche umane! Mai! È il modo per farsi uccidere!»
Juvia
tremò, incrociando incerta
il suo sguardo. «J–Juvia ha visto lo stemma della
sirena, così–»
«Non essere
così ingenua!»
reagì lui. Lei sobbalzò, gli occhi sbarrati e le
mani intrecciate
sul seno. «Che è, vedi un logo e pensi che
vorranno essere amici?
Idiota! Solo un secondo più tardi, e
saresti–»
Si interruppe quando
sentì la
sua mano sul proprio viso, irrigidendosi al contatto. Lei non stava
guardando lui, ma qualcosa sopra di lui, sulla sua fronte. Il labbro
inferiore le tremò e i suoi occhi si intristirono,
addolorati mentre
sfiorava teneramente la sua guancia.
«Gray-sama...»
bisbigliò, la
voce a malapena udibile.
La fissò
intensamente, passando
sui suoi lineamenti: i capelli bagnati appiccicati sulla fronte e le
guance, la tinta rosea sulle gote, il labbro inferiore ora stretto
fra i suoi denti. Le ciglia erano umide per l'acqua marina, ma lo
sguardo nei suoi occhi... gli fece stringere il
petto.
«Ohi,»
la chiamò,
accigliandosi al tocco delle punta delle dita sulla propria tempia.
Timido, circospetto – proprio come i suoi tocchi il giorno
precedente. «Che è quello sguardo, huh?»
«Sei
ferito.. » disse piano,
gli occhi che seguivano il sangue che usciva dalla fronte,
«ed è
colpa di Juvia.»
L'altro
sbuffò. «Cosa, questo?
È solo un graffio–»
Si congelò
quando lei si
sollevò, premendo con gentilezza le labbra vicino al taglio.
Il
bacio era gentile, tenero prima di ritirarsi, le sue labbra coperte
dal sangue del ragazzo.
La fissò,
lo stomaco contratto.
I suoi occhi divennero stanchi, semi chiusi. «... Cos'era
quello.»
Le dita della ragazza
indugiavano
ancora sulla sua guancia, ferme nel più leggero dei tocchi.
«Quando.. Juvia stava guardando una mamma umana e sua
figlia.. »
spiegò sommessamente, «e la piccola si era fatta
male, la madre ha
toccato con le labbra il punto ferito. Per farla stare
meglio.»
Gli occhi erano fissi
sulle sue
labbra, vermiglie, lucide del suo sangue.
«Gray-sama...
Gray-sama si sente
meglio?»
I suoi sensi si
affilarono a
quella vista. I denti inconsciamente si serrarono, il naso
gioì al
sentore metallico. Poteva praticamente gustarlo con la lingua.
«...
Gray-sama..?»
Sollevò la
mano, afferrandole il
mento. Il respiro della ragazza si spezzò in gola mentre le
sollevava il viso, gli occhi bloccati sulle fessure delle sue
pupille.
Le guance le si
scurirono per la
fame nel suo sguardo. Non era una fame normale – sembrava
quasi
primitiva, licenziosa, facendo accelerare il suo cuore quando lui si
avvicinò, stringendole di più il mento.
«Ti dona il
rosso.» ringhiò.
Lei lo guardò semplicemente, in silenzio. Non c'era
più alcuna
paura nei suoi occhi, non come prima, quando l'aveva toccata. Stava
sostenendo il suo sguardo, piuttosto coraggiosamente, nonostante il
suo mento si stesse tingendo di rosso come le labbra.
Lui premette il
polpastrello sul
labbro inferiore e lo trascinò verso il margine, trascinando
il
sangue sulle labbra. Lei emise un piccolo suono, qualcosa di simile
ad un mugugno, ed il rumore gli provocò un violento brivido
lungo la
spina dorsale. Lui riusciva a sentire il battito accelerare, per
l'eccitazione o l'attesa, non lo sapeva. Il sangue scorreva nelle
vene, il sangue che ruggiva nelle orecchie – come stato da
assaggiare, il proprio sangue, le sue labbra – il proprio
sangue
dalle sue labbra – le sue labbra contro le
proprie––
«.. Gray...
sama..»
Lui si riscosse dai
propri
pensieri, posando il suo sguardo su di lei. Stava arrossendo, gli
occhi erano annebbiati.
«Non.. hai
mai guardato..
così..» sussurrò, un piccolo tremito
nella voce. «P.. perché..
Gray-sa–»
Lui spostò
immediatamente la sua
mano dal mento, spostando il proprio viso. Cazzo, cazzo–
cosa diavolo c'era di sbagliato in lui? Cosa stava pensando proprio
in quel momento? Doveva schiarirsi le idee, doveva andarsene da lei,
andarsene esattamente ora–
«Sto
bene.» disse piano,
evitando i suoi occhi. «Solo– non
seguirmi.»
Si voltò
all'improvviso,
tuffandosi nell'acqua.
Juvia fissò
le increspature
lasciate dietro di lui, senza parole. Le sue dita sfiorarono le
labbra, dov'erano quelle del ragazzo appena pochi momenti prima.
Lui.. lui sembrava
essere sul
punto di– per la seconda volta quel giorno–
il suo viso si
infiammò al
pensiero, e si tuffò dalla roccia, sparendo nell'oceano. Il
sentiero
che lui aveva preso era molto freddo.
Dovevano essere
passate ore.
Ore, ma la sua mente stava ancora ripetendo la scena, come se fosse
accaduta pochi minuti prima.
Gray si maledisse,
coprendosi gli
occhi con la mano.
Il taglio sulla fronte
era
profondo, come aveva detto lei. Aveva lavato via il sangue una volta
tornato nel mare, ma ci aveva messo un po' di più per
fermarsi.
Quando aveva smesso, aveva tracciato la ferita con un dito. Era
un'increspatura, qualcosa di simile ad una cicatrice. Fantastico.
Ora non avrebbe
più dimenticato
quello che era successo.
Chiuse gli occhi,
provando a
schiarirsi le idee ancora una volta. Al contrario, sentì il
tocco
delle labbra della ragazza sulla sua fronte. I suoi occhi si aprirono
di scatto, e si alzò, guardandosi intorno. La sensazione era
così
realistica – che diavolo? Che stava
succedendo?!
Quel bacio.. no, non
era un
bacio. Lei pensava di farlo guarire. Quella ingenua sirena... aveva
idea di cosa gli stesse facendo?
Il tocco delle sue
labbra sulla
propria pelle.. così dolce, come una madre. Come Ur. Ur che
sfiorava
il suo braccio ferito, spalmando l'aloe curativa sul posto. Ur con lo
stesso sguardo negli occhi – intenso, concentrato e poi
sorridendo
con gentilezza, con aria materna.
Le immagini si
mescolarono,
sovrapponendosi. Corti capelli neri – lunghi, ondulati
capelli blu.
Occhi neri; occhi blu. Una coda nero da squalo; una snella, azzurra,
coda da sirena.
Cazzo.
Quel sentimento,
quando la ragazza lo aveva baciato così.. una sensazione di
sicurezza, ma con qualcos'altro. Lei.. lo stava tentando.
Tentandolo ad assaggiare più che la sua coda. Ma si
preoccupava per
lui, se ne prendeva cura... sentendosi responsabile di lui, come lui
si sentiva responsabile di lei. Come si stava sentendo responsabile
di lei.
Si pizzicò
il naso con le dita,
esalando un sospiro rumoroso. Dannazione. Stava
diventando
improvvisamente più complicato di quanto pensasse.
Lui stava esitando.
Gray
non aveva mai esitato una sola volta in vita sua.
Questo lo irritava, ma
questa
sensazione lo stava consumando. Sapeva che lei era lì.
Seguendolo,
proprio come la prima volta che gli si era avvicinata. Ma non la
stava salutando, non ancora. Perché stava esitando.
Che cosa avrebbe fatto
la
prossima volta in cui l'avesse vista? Aveva a malapena dormito la
notte la notte precedente. Non poteva. Stupidi, stupidi
sentimenti,
in guerra nel suo
petto, tenendolo sveglio tutta la notte.
Avrebbe dovuto
smettere di
vederla. Fermarsi prima di fare qualcosa di stupido.
Doveva smettere di
vederla.
Prendere le sue lacrime, e poi mangiarla. Non era arrivato
così
lontano per niente. Non aveva fatto ciò che aveva fatto per
niente.
Ma se non si fosse
trattenuto –
se l'avesse violentata, assaporando il suo sapore e non fosse
abbastanza. Se lei l'avesse ammaliato – conosceva le voci
circa il
potere di un bacio di sirena.
Affascinando tanto
quanto
fatalmente, creando dipendenza tanto quanto piacere. Si rifiutava di
restare affascinato dall'incanto della ragazza. Tsk, soccombere ad
una folle ragazza pesce – Lyon non l'avrebbe mai lasciato
sentirne
la fine.
Immobile. Era
inevitabile,
confrontarsi con lei. Era solo una questione di tempo
finché–
«Ah!»
Si fermò al
suono, guardandosi
indietro. C'era Juvia, sussultando perché la sua coda era
stata
afferrata dall'anemone Venus.
La ragazza che aveva
assillato i
suoi pensieri... era stata messa in trappola da un anemone marino.
Juvia strattonava la
sua coda,
gemendo alla presa più stretta dell'anemone. Gray
roteò gli occhi.
«Rilassati.»
le disse,
guardando il suo viso girarsi di scatto verso di lui. «Se ti
rilassi, lascerà la presa e tu potrai scappare.»
Juvia
arrossì d'imbarazzo,
abbassando timidamente la testa. «G-giusto.»
mormorò, seguendo le
sue istruzioni. Entro qualche momento, l'anemone affievolì
la
stretta, permettendole di rimuovere la pinna dalla presa.
«Ah!»
pigolò, sorridendo luminosa alla coda nuovamente libera.
«Juvia ce
l'ha fatta!»
«Congratulazioni.»
disse Gray
piattamente. «Quale parte di “non
seguirmi” non hai capito?»
Lei lo
guardò, mentre il sorriso
si sbiadiva ai margini. Gray la fissò in silenzio,
studiandola
attentamente.
Non sembrava
provare gli
stessi desideri di prima. In caso contrario, avrebbe preso le
distanze. Lei era sciocca, la stessa ingenua ragazza pesce che aveva
trovato nella rete. Era stato il sangue a farlo reagire in quel modo?
L'odore del suo stesso sangue e l'adrenalina che scorreva nelle vene?
«Ah...
J-Juvia sa che Gray-sama
vuole essere lasciato in pace, ma... » si agitò
sotto al suo
sguardo, gesticolando con le mani. «Juvia.. voleva solo
vedere..
come stava andando la ferita di Gray-sama.»
Lui sbatté
gli occhi. «Cosa,
questa?» Alzò la frangia, rivelando la cicatrice
che era sotto. «È
okay, vedi? Tutto guarito.»
Juvia nuotò
più vicino, un
pesante cipiglio che le corrucciava le labbra. «Una
cicatrice..»
«Yeah, che
c'è? Non è la
prima.»
«Ma...
Juvia–»
«Non fare
quella faccia. Guarda,
vedi questa?» indicò la cicatrice a forma di x sul
suo fianco,
appena sopra la vita. «Il primo taglio che mi ha fatto Lyon.
Cocciuto bastardo che non sa quando smettere– ma gliene ho
fatte
anche io. Quest'altra, ottenuta da una lotta con un altro squalo.
Alcuni sono dei bastardi abbastanza territoriali, ma è stato
un buon
riscaldamento.»
Juvia fissò
il segno, premendo
una mano sulla bocca mentre Gray sollevava ancora una volta il viso
verso il suo.
«Quindi non
compatirmi per un
graffietto sulla fronte. Mi piace che le mie cicatrici siano
visibili– così rendono più
figo.»
Juvia
abbassò la propria mano,
guardando il segno sulla fronte. «Se.. se lo dice
Gray-sama..»
La guardò,
lasciando scivolare
il suo sguardo dalla faccia al suo corpo prima di guardare in
un'altra direzione. «Beh.. questo non vale per tutti. Tu sei
così
morbida – non ti donerebbero. Quindi le prenderò
per te, capito?»
La osservò
con la coda
dell'occhio, vedendo i suoi allargarsi per lo stupore.
«Davvero?»
chiese delicatamente. «Gray-sama... proteggerà
Juvia?»
Lui sbuffò,
indicando la
cicatrice sulla fronte. «L'ho già fatto,
no?»
Timidamente, lei
alzò una mano,
sollevandogli i capelli per osservare un'altra volta la cicatrice.
Lui la lasciò fare in silenzio, percependo le sue dita
infilarsi
attraverso le ciocche scure. Quell'azione spedì una
sensazione
rassicurante nelle vene, rilassando il corpo.
Dopo qualche momento,
sentì la
mano scivolare sul suo viso, fermandosi sulla guancia. La
guardò,
scoprendo un caldo sorriso.
«Grazie,
» disse «per
proteggere Juvia.» Il suo polpastrello scivolò
sulla guancia.
«Juvia proverà e ti proteggerà a sua
volta.»
Lui guardò
un'altra direzione,
sbuffando, ma quando voltò i suoi occhi verso di lei, i suoi
lineamenti erano cambiati.
Più vecchi,
maturi – neri
capelli, occhi scuri – gentili, amorevoli.
Ur.
La fissò,
sentendo
all'improvviso gli anni passati scivolare via in un'istante.
La mano sulla sua
guancia era
calda. Familiare. Il suo polso accelerò al riconoscimento.
Per un
momento, chiuse gli occhi, assaporando il tocco indimenticabile. Si
sentì più leggero, in pace – senza il
carico della sua vendetta a
pesargli sulle spalle.
Aprì gli
occhi per guardare
un'altra volta, ma i lineamenti di Ur erano spariti, sostituiti dagli
occhi di Juvia, il sorriso di Juvia. Il calore restò sulla
sua
guancia, e non importa quanto forte potesse le palpebre, non se ne
andò.
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