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Ciao
a tutti!! Sono tornata dopo tanto tempo... so che molti di voi, si
saranno già dimenticati di me, comunque io sono viva e sono
tornata a scrivere!!!! (ma no... non potevi rimanere in vacanza per
un'altro annetto? NdTutti), beh, questa è la prima originale
(non One-Shot) che scrivo... quindi abbiate pietà... ammetto
di essere migliorata nello stile di scrittura, e spero di migliorare
di più, quindi... spero leggiate la mia nuova creazione e
spero vi piaccia!
Baci,
†Key†
How
Deep is your Love?
«Mamma,
sono tornata!» urlò a squarciagola una ragazzina sui
quindici anni con lunghi capelli corvini e una lunga frangia che
copriva gran parte dei suoi meravigliosi occhi color verde smeraldo,
abbastanza magra e con uno zaino pesante sulle spalle; dopo aver
cercato invano la madre al piano inferiore, salì le scale, e
cerco nella camera della donna dove trovò un bigliettino che
diceva:
Ciao
tesoro, sono uscita
arrivo
alle sei e mezza,
ti
voglio bene,
Mamma
-Fantastico...
ciò significa che ho la casa a disposizione per tutto il
pomeriggio...- la mente della
giovane inizò a fantasticare, e prima di poter avere un idea
precisa, uscì di casa, e corse a prendere il tram. Avrebbe
portato suo padre a casa e avrebbero cenato tutti e tre, come una
volta..! Era consapevole che le possibilità che tornassero
insieme era minima, ma provare non costava nulla... almeno in quella
circostanza.
Il
mezzo si fermò nella piazza dove si trovava la casa di suo
padre, così, la fanciulla, si incamminò verso il
piccolo appartamento. Suonò il citofono e, venne ad aprirla il
padre.
«Daphne!
Entra!», sorrise alla figlia e la fece accomodare sul divano,
le portò un bicchiere d'acqua e le sedette di fianco.
«Cosa
ci fai qui? Non che non ti voglia, ma tua madre, sa che sei qui?»,
Daphne si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e
spiegò la situazione: «Si, e le ho chiesto se potevi
mangiare da noi, e dopo un po' ha acconsentito! Quindi stasera alle
sei devi essere a casa!», sapeva di aver detto una bugia
enorme, ma era a fin di bene, i suoi si amavano ancora, lo sapeva...
quello di lasciarsi era stato un errore e lei l'avrebbe riparato...
Spero che vada tutto bene...!
Christopher,
era rimasto impietrito... il divorzio tra lui e Karen non era stato
molto sereno, e lei non vedeva di buon occhio i suoi incontri con la
figlia, ma, fortunatamente per lui, era un suo diritto... non
comprendeva il comportamento dell'ex moglie... perchè l'aveva
invitato a cena? Si chiarì le idee, dicendo che Daphne l'aveva
invitato e lei non aveva potuto evitarlo.
«Papi,
tutto bene? H-hai qualche impegno per stasera? Altrimenti facciamo
un'altra volta...!» chiese la figlia, impaziente... la sua
missione ricongiungimento genitori, doveva riuscire... ad ogni costo.
«Si...
certo, nessun impegno, allora alle sei sarò lì! Come
sta la tua amica Nat?», la ragazza sospirò
impercettibilmente, la sua missione andava bene... si affrettò
a rispondere al genitore:
«Sta
benissimo... ora però devo scappare, papà! Ci vediamo
stasera, e sii puntuale!!!» lo schernì Daphne,
additandolo.
«D'accordo...
sarò puntualissimo!! Ora vai!», le schioccò un
bacio sulla guancia e la lasciò scappare verso casa. Subito
dopo essere stata chiusa la porta, una giovane donna con una folta
chioma bionda e splendidi occhi azzurri, sulla trentina, comparve
dalla camera da letto, dicendo:
«Per
quanto dovremo nascondere la nostra relazione, Chris? Tua figlia è
abbastanza grande!!» sospirò e si avvicinò
all'amante.
«Scusa
Sarah... lo farò stasera... non preoccuparti! Ora che ne dici
se ce ne andiamo al cinema io e te?», la donna sembrò
apprezzare la richiesta così sorridendo andò nell'altra
stanza a cambiarsi...
Daphne
correva... la sua vita tutto d'un tratto sembrava andare bene...
mancava soltanto che Duncan si accorgesse di lei, e per il resto
sarebbe stato tutto perfetto... cominciò a rallentare la corsa
quando si trovò di fronte alla casa di Nat.
Bussò
e alla porta venne sua madre, che le disse gentilmente che la figlia
non c'era... era uscita con un amico... Daphne ringraziò e se
ne andò bisbigliando un “Maledizione”
appena percettibile. Decise di tornare a casa, prese il suo cd
preferito e lo mise nell'impianto hi-fi, aspettando l'arrivo del
genitore, della pizza, e di sua madre.
Ma
quello che sto facendo è giusto? Mamma e papà vogliono
tornare insieme? Non dovrebbero risolverla tra loro...? I suoi
pensieri vennero interrotti dal suono del telefono che la portò
alla realtà.
-Pronto?-
-Casa
Wilkins?- pronunciò una
voce giovanile, Daphne non lo conosceva...
-Si...
mi dica!-
-Sto
cercando Paul Calvin... è li?- Mille
domande frullarono nella testa della ragazza... chi era
quest'uomo? Cosa ci dovrebbe fare a casa mia???
La fanciulla, sospirò e disse:
-Mi
spiace ma a casa mia non vive nessuno con questo nome... ci siamo
solo io e mia madre! Probabilmente cerca un'altra famiglia
Wilkins...!- La ragazza pensò
che era solo uno sbaglio.. nessun uomo viveva con sua madre!
-Scusi,
a me sembra il numero giusto ma... sua madre è Karen Wilkins?-
il ragazzo era scocciato...
-Si
è mia madre, ma qui non c'è nessun Paul Calvin!-
insistì Daphne...
quell'uomo aveva a che fare con sua madre e la curiosità prese
il sopravvento... era un collega? Un amico?
-Ah,
ok... mi scusi... beh, arrivederci!-
Tu-tu
tu-tu... Daphne rimase con la cornetta in mano... cosa stava
succedendo? Chi cercava quel ragazzo? E quel Paul... Paul Castin o
come diavolo si chiamava... cosa ci avrebbe dovuto fare in casa sua?
Appese la cornetta de telefono e guardò l'ora... erano già
le sei... alle sette sarebbe arrivata la pizza mentre prima di
quell'ora i suoi genitori si sarebbero incontrati.
Arrivarono
le sei e dieci, e suo padre bussò alla porta... Daphne si era
legata i capelli lucenti in una coda alta, aveva indossato una
maglietta rosa con un paio di jeans a vita bassa stile hip hop che
sua madre odiava, ma cosa le importava? Sarebbe rimasta concentrata
sulla presenza di suo padre, non sui suoi jeans!
«Ciao
papà! Accomodati!» suo padre entrò
elegantemente... era la prima volta che entrava nell'appartamento
dell'ex moglie e, forse, sarebbe stata anche l'ultima! Era un grande
appartamento, in confronto al suo, bei mobili... beh, sua moglie
aveva sempre avuto buon gusto in fatto di arredamento... spesso si
accorgeva di chiamarla ancora “moglie”... si doveva
ancora abituare a quell'”ex”... non se lo dimenticava per
fatto affettivo...
«Grazie
dell'accoglienza... ma che bell'appartamentino! Cosa mi hai preparato
di buono?» disse dirigendosi in cucina... ma vedendola pulita e
splendente e senza nemmeno una padella si voltò verso la
figlia con sguardo interrogativo.
«Io
non sono brava in cucina... così ho ordinato delle pizze! Così
non morirete avvelenati!» scherzò la ragazza... doveva
stare attenta con il plurale... o suo padre sarebbe scappato... lui
non voleva discutere con Karen, non voleva affrontarla, voleva che le
cose cambiassero da sole, ma Daphne era consapevole che il destino
aveva bisogno di una mano e lei gliel'avrebbe data volentieri!
«Già...
non so come ho fatto a non pensarci... beh, vorrà dire che
dovrò aspettare per assaggiare i manicaretti di mia figlia..
poco male, significa che vivrò a lungo!» rimasero a
scherzare per un po' e sembrò che tutto fosse tornato al
passato, tutti nella stessa casa, i rapporti tra lei e suo padre non
erano cambiati ma a volte Daphne si sentiva fuori posto nella casa
del padre... non c'era quell'atmosfera di famiglia che c'era quando
era a casa sua.
Le
chiavi giravano nella serratura... una risata... due voci... una
voce di uomo... mia madre e...? no... non stasera... Si voltò
verso la porta e apparve sua madre, bellissima nel suo abito da
lavoro nero, con i suoi capelli neri, ormai corti rispetto a quelli
della figlia, e gli occhi scuri.
La
donna fece per venire in contro alla figlia ma vedendo Christopher si
fermò... il suo sguardo passò da Daphne, con lo sguardo
perso, al marito, confuso.
«Cosa
ci fai qui? Chi ti ha invitato?» chiese con tono aspro la
donna.
«Me
ne vado, stai tranquilla! Ero venuto per stare con mia figlia! - poi
girandosi verso la figlia, continuò – Ci vediamo sabato,
cara...» poi senza guardare l'ex moglie, sparì dietro la
porta che sbattè dietro di sé.
La
donna si schiarì la voce, non voleva fare una scenata alla
figlia di fronte a lui, le vrebbe fatto fare brutta figura, oltre a
tutto quel pasticcio... quindi pronunciò:
«Questa
è mia figlia Daphne, lui tesoro, è...» venne
interrotta dalla figlia che pronuncò: «Paul Calvin...,
vero?» Karen era stupita... come faceva a saperlo? Paul le
porse la mano, ma Daphne non si capacitava... e tenne le braccia
incrociate per poi chiedere amara: «Cosa sei di mia madre,
eh?», questa volta fu la volta della madre dire:
«E'
il mio fidanzato Daphne... ma...» Karen si interruppe, non
sapeva cosa dire... sua figlia era lì, che la fissava, fissava
lui, il campanello distrasse tutti... Daphne andò a prendere
le pizze che si trovavano in mano al pizzaiolo, e dopo avergli dato
i soldi, chiuse la porta, sbattè le due pizze sul tavolo,
prese la sua e cominciò a salire le scale senza proferire
parola. Arrivò in camera, e sbattè la porta alle sue
spalle.
Cominciò
ad addentare la pizza e notò con tristezza che era la prima
volta in tutta la sua vita che la pizza le sembrava così
amara...
Al
piano inferiore...
«Mi
spiace Paul.. io non pensavo che l'avesse presa così.. forse
avrei dovuto parlarne prima con le..» Paul la interruppe per
pronunciare gentilmente: «Ma figurati... Chad l'ha presa
peggio... stai tranquilla si abitueranno...».
Ora
recensite, recensite e recensite! Anche se la vi fa schifo,
recensite!^O^
Ciao
a tutti... scusate per il ritardo ma sono piena di verifiche, compiti
e da mille idee che mi frullano per la testa e che tento di cacciar
via quando studio... spero che questo capitolo vi piaccia!!!
Ringrazio
tutti coloro che leggono la mia fic e Kristel!^^
Bacini,
Key
How
Deep Is Your Love?
Capitolo
2: Confused
Quanto
tempo era passato da quando si era lasciata alle spalle sua madre e
quell'essere viscido del suo fidanzato? Non lo sapeva e, in realtà,
nemmeno le interessava... in fondo non era la prima a cui i genitori
erano divorziati e con dei fidanzati, erano le loro vite e lei non si
doveva immischiare. Resta il fatto che quel cretino con il naso a
patata non lo voglio a casa mia.
Si
alzò dal letto e con lunghi passi pesanti si diresse verso
l'armadio.
Che
cosa mi metto?! Mhm...- mentre
la ragazza si tormentava con questa banale domanda, il suo sguardo si
fermò su un paio di jeans neri da Skate e su una maglietta,
anch'essa nera, con alcune stampe sul fronte.
Dopo
essersi lavata e vestita, scese le scale con lentezza, avrebbe
affrontato tutto normalmente, a me non interessa nulla di mia
madre, è la sua vita, io ho la mia – era ciò
che continuava a ripetersi, oggi è nata una nuova Daphne,
quella che se ne sbatte – chiuse gli occhi e quando li
riaprì si ritrovò in cucina con sua madre che cucinava
la colazione.
Si
abbandonò di peso sulla sedia, appoggiando il gomito sul
tavolo che reggeva la testa. Sua madre cercava di essere naturale, ma
era difficile, lei amava sua figlia ma finalmente aveva trovato
l'uomo della sua vita e non se lo sarebbe fatto scappare, mai e poi
mai; forse Daph l'aveva presa male al primo momento ma si sarebbe
abituata.
«Buongiorno!!
Dormito bene?» disse la donna rivolgendosi affettuosamente alla
figlia che senza nemmeno guardarla rispose alterata: «Che
domanda è? Mica cambia da un giorno all'altro...!».
Karen
non si scompose, aveva immaginato che la figlia avrebbe fatto la
ribelle per qualche giorno, quindi continuò:
«Magari
non avevi dormito bene per qualche incubo o che ne so io...»
Daphne si era stufata di tutto questo interrogatorio, non avevano mai
parlato la mattina o almeno non in modo così falso e idiota.
«Se
hai da dirmi qualcosa dimmelo, perchè fra poco passa
l'autobus! Comunque, gli incubi non li faccio da quando ho compiuto
sette anni. Ma cosa ne puoi sapere, tu! Passi il tuo tempo con il
tuo... aspetta, come si chiama... ah si, Paul, ma magari tu lo chiami
Paulyn?».
Daphne
aveva superato il limite, sua madre aveva i nervi a fior di pelle,
capiva sua figlia, ma ora stava esagerando! Si sedette di fronte alla
figlia e decisamente alterata gridò:
«Smettila...
basta, hai superato il limite, Daphne!! Ora vattene a scuola, prima
che m'incazzi davvero!», la ragazza si alzò come se
niente fosse, come se tutto quel disastro fosse stato normale, come
se la sua vita fosse stata sempre così e dopo aver preso lo
zaino, andò fino all'ingresso dove prima di sbattere la porta
alle sue spalle pronunciò abbastanza alto in modo che sua
madre sentisse:
«Vaffanculo»
e sparì dietro la porta. Non aveva mai insultato sua madre, ma
d'altronde c'era sempre una prima volta. In quel momento si credette
così potente da poter fare qualunque cosa. Bene... oggi mi
presenterò a Duncan.
Karen
era rimasta impietrita dalle parole della figlia. La sua piccola
Daphne era cambiata da un giorno all'altro senza darle il tempo di
rendersene conto, lei era felice con Paul e voleva che anche sua
figlia lo fosse con lei, ma probabilmente essa non voleva. Era tutto
cambiato per causa di Paul? No, era colpa sua... non ne aveva parlato
prima con la persona che amava di più al mondo. Mentre sua
madre si abbandonava a tristi pensieri, Daphne Wilkins camminava
fiera sul marciapiede attendendo pazientemente l'amica Nat e
l'autobus.
Leggeri
passi sfioravano il terreno, una piccola fanciulla dai lunghi capelli
biondi e occhi grigi semi coperti dalla frangia, vestita con una
maglietta leggera, e una gonna corta fino alle ginocchia, camminava
decisa verso l'amica. Appena il suo sguardo si posò su di essa
rimase sconvolta: la sua timida amica non si sarebbe mai messa una
maglietta semi trasparente nera... ci doveva essere sotto qualcosa...
«Ciao
Daphne!!» si abbracciarono sinceramente, poi la bionda
continuò: «Come siamo belle, oggi..!» l'amica
arrossì e pronunciò a bassa voce: «Grazie...
anche tu sei molto carina, ma non sono la prima a dirtelo, e non sarò
l'ultima...!» Nat aveva una fila di ragazzi che le andavano
dietro, Daphne era bella, ma mancava di quella sicurezza che
l'avrebbe resa più nota all'interno delle chiacchiere
scolastiche.
«Non
immagini cosa sia successo, ieri! Mia madre ha portato a casa, un
tizio, che dice di essere il suo fidanzato, ti sembra?! È
soltanto un mese che i miei si sono separati e... guarda... io
quell'essere non lo accetto in casa mia!» la ragazza dai lunghi
capelli corvini decise di sfogarsi con l'amica che, forse in questo
caso, non era d'accordo con lei, e aveva un aria strana: «È
normale Daph!! Insomma, non puoi pretendere che tua madre rimanga
sola per il resto della sua vita, no? E magari anche tuo padre ha una
donna..., quello che voglio dirti, è che loro devono
ricominciare a vivere e ciò che fai tu potrebbe ostacolarli!
Se i tuoi hanno divorziato significa che non si amano più e
che forse, non si sono mai amati!!» era stato pronunciato con
rabbia, come se lei c'entrasse qualcosa in quella storia... Daphne
capiva che forse si stava impicciando in affari che non erano suoi,
ma di sua madre, ma non capiva il passaggio “Anche tuo padre ha
una donna”, si, certo, avrebbe potuto averla, ma a lei non
aveva detto niente, probabilmente perchè con più tatto
di sua madre.
«Hai
ragione... in questo momento, non me ne frega assolutamente niente...
sono cazzi loro!». L'autobus le raggiunse e le due si
apprestarono a salire, di solito si sedevano nei primi posti ma
Daphne raggiunse gli ultimi sedili, quelli sempre occupati, quelli
dove si siedono i “grandi”.
«Daphne,
ieri quello scocciatore di Carl è venuto a casa, per invitarmi
a fare un giro in centro...!!» preferì parola la bionda,
dopo aver appoggiato lo zaino nel sedile di fianco al suo. La ragazza
dai capelli corvini era stupita... quel timido ragazzo di Carl era
andato fino a casa di Nat? Poverino, lui ci tiene molto a lei, ma per
lei è soltanto un giocattolino da manovrare a proprio piacere.
«Davvero?
E sei uscita? Com'è stato? Su racconta!!!» per poco
sembrò che Daphne fosse tornata se stessa, senza problemi,
senza aver bisogno di insultare qualunque cosa, sembrava quasi fosse
tornata la santarellina di prima.
L'amica
sbuffò: «A me quel cretino non piace, ma mia madre aveva
iniziato a scassare con la storia del piercing, allora sono uscita
con lui, ho fatto la carina, e mi sono fatta comprare due magliette
troppo cool!», a Daph non piaceva il modo di usare le persone
dell'amica e Carl era proprio un bravo ragazzo.
«A
me non piace quando fai così! Poverino, lo sai che suo padre è
morto, e sua madre fa l'operaia e non guadagna molti soldi!! Ci
manchi solo tu che glieli fai spendere! Sai che lui ci tiene a te...
se non ti interessa diglielo ma non usarlo come un giocattolo!»,
d'altra parte a Nat non piaceva la serietà di Daphne, capiva
che quell'idiota aveva dei problemi ma non era di certo colpa sua se
era così cretino da comprarle le cose, no?
«Come
sei seria, Daph!!! Mamma mia... non è colpa mia! - ma notando
lo sguardo di fuoco che le mandava l'amica si arrese – va bene,
glielo dico quando arriviamo a scuola!». L'autobus si fermò
di nuovo e salì un gruppo di ragazzi e ragazze tra cui
Duncan... alto, moro con degli occhi verde smeraldo che non andavano
di corto inosservati.
«Allora,
signorina.. si vuole presentare?» scherzò Natalie.
Duncan e i suoi amici raggiunsero il fondo del mezzo e notando che di
fianco alle ragazze c'era posto pronunciò:
«Sono
liberi questi posti?» disse indicando i posti di fianco a Nat e
Daphne, le due sorrisero e come risposta, presero gli zaini e li
posarono sul terreno, poi la nera pronunciò: «Certo...
sedetevi... - poi porgendo il braccio al ragazzo interessato continuò
– Daphne, piacere!» lui sorrise e stringendole la mano
disse: «Duncan, piacere mio!!» e si sedette di fianco
alla ragazza.
In
quel momento la fragile maschera che Daphne aveva indossato, cadde...
mostrando le sue paure in quel momento: fare figuracce... aveva il
cuore che palpitava a velocità pazzesche, il viso che si
surriscaldava... aprì lo zaino e vi prese il diario, tanto per
distrarsi e non bloccarsi davanti a lui. Nat si accorse che l'amica
era tornata in sé e, con un sospiro di sollievo, guardò
Jack, e chiese, senza aver bisogno di fare moine: «Che lezione
avete alla prima ora?», il ragazzo si voltò verso di lei
e simpaticamente rispose: «Sinceramente non lo so... vengo così
poco a scuola che non ho ancora imparato l'orario...!» Natalie
rise come un'oca a quella battuta... Duncan si rivolse a Daphne: «Ma
sai che non ti ho mai visto a scuola?! Sei per caso nuova?», ma
certo... lui non l'aveva mai notata perchè era troppo occupato
a vedere quelle trecento galline che gli sgambettano intorno... lui
forse non era il tipo per lei e... insomma, si stava facendo mille
problemi per un ragazzo che aveva appena conosciuto ma che le piaceva
da secoli, era meglio lasciar perdere quei pensieri e dedicarsi a
lui...
«Veramente
io sono qui da sempre... io sono nata in questa città... ma è
comprensibile che tu non mi abbia mai vista, dato che non ti sono mai
saltata addosso come le altre...» lo disse con la testa china,
le tenere guance arrossate... si era tornata se stessa, e ne era
felice... non serviva a nulla quella falsa maschera che voleva
indossare. Duncan non seppe che dire e cominciò a balbettare,
intanto l'autobus si era fermato davanti alla scuola e le due amiche
si apprestarono a scendere senza nemmeno considerare i due ragazzi.
«Caroline
viene oggi? O è ancora ammalata?» chiese Daphne tentando
speranzosa di poter deviare qualsiasi domanda dell'amica rivolta al
ragazzo.
«Ha
detto che sarebbe venuta... ah, ecco Mel e Joss!» mentre
Natalie parlava, le loro due amiche, la rossa Melanie e la mora Joss,
si avvicinarono:
«Ciao
ragazze! Come va? Io non ho studiato fisica... ho una fifa... insomma
la verifica la sbaglierò tutta!!» commentò
acidamente Joss.
«È
da due ore che cerco di convincerla che sono fatti suoi se ieri
invece di studiare era con il suo ragazzo in giro!» disse
Melanie, la “secchia” del gruppo... solo in quel momento
Daphne si ricordò della verifica, ieri aveva avuto solo tempo
di litigare con sua madre e non aveva aperto nemmeno mezzo libro! Nat
se ne accorse e gentilmente le disse:
«Ti
passerò le risposte, stai tranquilla!» le fece
l'occhiolino, e, al suono della campanella, entrarono con malavoglia
in classe.
Daphne
iniziò a essere nervosa... non aveva aperto nemmeno il libro,
e la sua mania di perfezione la fece andare in palla...! Seduta in
terza fila, di fianco a Tom, un ragazzo alquanto noioso e
rompiscatole (Assomiglia a un mio compagno di classe! NdKeira), e
l'inseparabile Nat.
Nat
passava tutti i moduli con dei voti magnifici, e la cosa buffa è
che lei studiava con sufficienza il giorno prima, giusto per non
arrecare dispiacere alla madre malata... si, perchè Joanne,
era malata e le restavano pochi mesi di vita, ma di questo Natalie
non era al corrente.
Daphne
iniziò a tambureggiare nervosamente le dita sulla superficie
ruvida di quel banco, ormai vissuto, ricco di scritte di qualunque
genere... dall'”Billie Joe 6 figo!” a delle equazioni di
primo grado di algebra come: “5x+5-6x=9x-3+8(x-1)”, o
altre scritte fatte con Uni Posca colorati, sbiaditi col tempo di cui
si riesce a leggere qualche nome di ragazza, qualche più e
qualche “Love”...
«Daphne,
ti vuoi calmare?! È una passeggiata... te la caverai
benissimo!», la ragazza annuì con sufficienza senza
nemmeno ascoltarla... girò il capo verso Joss, lei non aveva
studiato come lei, ma sembrava apparentemente tranquilla... era buffo
il fatto che si conoscessero dalle elementari e non si conoscevano
bene...
Il
professore entrò... alto, vestito con dei pantaloni scuciti,
sbiaditi e di una marca sconosciuta, forse fallita, con una camicia
che forse in passato era bianca e un maglione rosso... scorbutico
come sempre. Nella scuola si chiedevano come uno come lui, pensavano
fosse un barbone, avesse trovato un lavoro del genere.
La
sua voce atona rimbombò in tutta la classe:
«Staccate
i banchi... Signorina Wilkins, ha scelto la mia ora per farsi il
sonnellino?!?», il professor Watson le stava sventolando la
mano di fronte agli occhi, Daphne grugnì qualcosa di
indefinito e prese il foglio che le porgeva.
Guardò
il foglio... tutte domande di teoria: della serie o la sai, o la
sai... si morse il labbro e cominciò a pensare a tutte le
lezioni scorse... mentre ci pensava, la porta si aprì di colpo
e apparve la vicepreside accompagnata da un ragazzo mozzafiato...
occhi azzurro ghiaccio con i capelli biondi, tirati su con il gel...
il tipico bel ragazzo... il suo cervello non riusciva a connettere...
-Ma
da dove viene? Dal Paradiso? Ditemi dov'è che lo raggiungo...-
«Scusi
il ritardo professor Watson, ma il ragazzo è arrivato
solamente ora!» esclamò la donna.
«Non
si preoccupi.. oggi i miei ragazzi salteranno la verifica... chi è
il giovanotto?», il ragazzo si decise a parlare: «Chad
Gale...!».
«Bene,
Chad siediti lì davanti a Wlkins...».
-Quell'essere
divino si sta sedendo di fianco a me... non ci credo! Ma a me non
piaceva Duncan? Come può piacermi questo...- i suoi
pensieri vennero bloccati dalla voce allegra di Chad che pronunciò:
«Ciao
sono Chad! E tu?», Daphne sbattè velocemente gli occhi e
disse:
«D-daphne...
Wilkins!», quando ella pronunciò il suo cognome, Chad
ebbe un impercettibile sussulto...
-E'
sicuramente un angelo.. oltre ad avermi salvato da un 2, mi ha pure
rincretinita...-
«Non
è che oggi pomeriggio mi fai vedere un po' la città?
Sai, sono arrivato ieri sera...»
Le
sue labbra parlarono da sole: «Certo! Alle 14:00 a casa
mia...!!!».
Le
sei ore d lezione passarono in fretta, e Chad e Daphne ebbero
l'occasione di stringere amicizia... Natalie sorrideva, Daphne era
totalmente rapita da quel ragazzo e si vedeva da miglia di
distanza... guardò l'agenda e lesse:
Appuntamento
con Chris...
Ti
amo...
Scosse
la testa... sapeva che era sbagliato, ma lei lo amava, era l'unico
che sapeva capirla... tutto era nato così per caso... solo lei
sa la causa della rottura tra Chris e Karen... ella aveva scoperto
che suo marito aveva una nuova donna... ma non sapeva chi e non lo
saprà mai... nacque tutto un mese fa, certo si conoscevano da
quando Natalie e Daphne andavano all'asilo ma non avevano mai parlato
così... era andata a casa di Daphne per darle gli appunti che
le aveva prestato, ma non c'era... in casa vi era solamente
Christopher.. parlarono un po' e si trovarono così bene, che
si ritrovò ad andare a casa di Chris molte più volte
del solito, questa volta consapevole dell'assenza dell'amica... dopo
nove incontri, Chris accompagnò Nat alla porta e si
baciarono... da quel giorno, baci ricchi di trascinanti passioni si
susseguirono. Si sentiva in colpa verso la sua migliore amica, ma lei
amava Christopher e al suo compimento dei diciotto anni, lo avrebbe
sposato.
Suonò
la campanella e tutti gli studenti si avviarono verso casa, chi a
piedi, chi in autobus, chi in macchina... Daphne Wilkins pensava solo
a una cosa: Alle 2 con Chad...
Ciao!
Eccomi, sono tornataaaa! Mwahahah... scusate il ritardo ma, come
sapete, le ultime settimane di scuola sono terribili, non mi lasciano
nemmeno un momento di respiro!! Voglio ringraziare tutti quelli che
leggono e recensiscono la mia storia, non sono molti ma sono
contenta! XD
Kristel:
Mi sa che anche questa volta ti cadrà l'occhio sulla mia fic
aggiornata, dato che non ti avviso mai quando aggiorno!! beh, il
personaggio di Chad ce l'ho presente eccome...!! E so che è lo
stesso che hai in mente tu!! Beh, continua a recensireeeeeee!!
Eleanor:
Eleeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!! Adesso non dico a tutti com'è Chad
perchè ognuno se l'è immaginato come preferisce, tranne
voi due, però scusate... io lo immagino così perchè
è gnocco!! Ok, va beh, sto degenerando...!! Ele continua a
recensire!!
Julietta_Angel:
Una nuova lettrice! Non ti preoccupare se non sai chi sono... nemmeno
io l'ho ancora capito... sono in dubbio tra pazza e cretina ma prima
o poi capirò la via... Sono contenta che la fic ti piaccia,
spero ti piaccia pure questo capitolo!! Baci,
Key
How
deep is your love?
Capitolo
3: Casini incasinati...
Non
ci poteva credere... Chad Gale le aveva dato appuntamento, e l'aveva
salvata da un'insufficienza certa... la sua migliore amica era
raggiante quanto lei, ma non era in conoscenza del perché. non
se ne preoccupò e continuò a pensare a Chad... la sua
mente era formata solo da nebbia.
«Ehi...
Daph...!! Ci sei?» la voce di Natalie la risvegliò da
quei magnifici pensieri e la sua mano le sventolava di fronte.
«Si,
ci sono... stavo solo pensando...» erano tutte e due alla
fermata dell'autobus attendendo annoiate il mezzo pubblico che le
avrebbe condotte finalmente a casa.
«Ok...
Ti piace il nuovo ragazzo? Sembra simpatico, e ti ha preso in
simpatia... è anche molto carino... insomma, secondo me, devi
provarci!» Daphne sbuffò...
-Possibile
che Natalie riesca a pensare solo a questo!?!
«Natalie,
non iniziare...», la bionda era a conoscenza che quando Daphne
la chiamava con il suo nome intero significava: cambia argomento; si
spostò una ciocca di capelli e proferì parola:
«Ok...!
Va bene, sto zitta... tanto scommetto tutto quello che vuoi che
domani mi verrai a dire, “Natalie, sono disperata, mi piace
Chad, che faccio?”» Daph mise il broncio e con voce
pastosa disse:
«Non
è assolutamente vero...».
Una
risata molto rumorosa si avvicinava alle due ragazze, probabilmente
non era solo perchè molte voci e risate l'accompagnavano...
Natalie e Daphne si voltarono e videro Duncan, Natalie si voltò
di nuovo e indicò la corriera che appariva in lontananza e si
avvicinava a passo d'uomo.
«Non
capisco perchè la corriera vada a velocità minima...»
brontolò Daphne.
«Secondo
me, perchè è troppo vecchia e non riesce a raggiungere
i 40 km/h...», Daphne iniziò a ridere... lei e Nat
riuscivano a tirar fuori dei discorsi talmente idioti!
«Guarda
che è vero!» continuò Natalie, che non aveva
recepito il perchè l'amica stesse ridendo.
«Si,
la penso come te...!! Ma rido perchè è un discorso così
stupido...», mentre parlavano, la corriera si fermò di
fronte ad esse, e vi salirono, sedendosi sui primi sedili trovati
liberi.
«Con
una ragazza come te, non puoi pretendere che faccia un discorso
intelligente!» ironizzò la bionda Natalie.
«Mhm...
si, certo...! Da che pulpito parte la predica...», Daphne prese
lo zaino e lo poggiò tra i suoi piedi in modo tale che non
potesse cadere e che non le desse fastidio.
«Non
era una predica, era verità! Ma cambiando argomento... mi
hanno detto che nell'altra sezione hanno fatto la stessa verifica di
letteratura che dobbiamo fare noi! Potremmo farci dare le
domande...».
Daphne
sorrise maliziosa, sarebbe stata un'altra materia avrebbe fatto salti
di gioia, ma lei amava letteratura... era una delle sue materie
preferite e i test del professore erano abbastanza semplici, si
ricavava tutto dalla lettura del testo, rispose:
«È
una buona idea, ma trova le risposte per fisica, quella sì che
mi spaventa!»
Natalie
stava per ribattere su quanto fosse secchiona l'amica ma le squillò
il cellulare, in fretta e furia, controllò nelle tasche della
giacca di jeans, nello zaino...
«Finalmente
l'ho trovato!», premette il pulsante con il telefonino verde...
un nome sul display del cellulare:
=°AmOrE
tI aMo°=
Doveva
fare attenzione a non farsi scoprire da Daphne, così, parlò
con sufficienza, anche se le costava una fatica immensa.
«Ciao
amore, come va?» la voce
calda di Christopher echeggiava tramite il suo cellulare, il volume
al minimo, in modo tale che solo lei potesse sentirla.
«Bene,
tu...?» Natalie si malediceva... perchè diavolo doveva
stare lì senza poter proferire verbo?
«Benissimo...
allora, ci vediamo oggi! Puoi parlare? Dal tuo tono sembra di no...»
egli abbassò ulteriormente la voce, lei rispose:
«Purtroppo
no, infatti... richiamami dopo, ti saprò dire!»
«D'accordo,
immagino che non potrai dirmi baci, bacini... non importa, ti rifarai
dopo! Ti amo, a dopo»
mentre pronunciava il “ti rifarai” rise leggermente e
Natalie si unì alla sua fresca risata, premette il tasto rosso
e tornò a guardare l'amica che era intenta a leggere un libro
di William Shakespeare, il famoso Amleto... scosse la testa.
«Leggi
quella schifezza? Se vuoi ti dico subito di cosa tratta così
non lo leggi...» Nat si arrotolò una ciocca di capelli.
«No,
grazie... lo sto leggendo perchè mi piace!» Daphne
sorrise, Natalie storse la bocca e con voce stridula disse:
«Ti
piace questo schifo?!?! Il prof deve averti narcotizzata!»,
Daphne sbuffò contrariata e pronunciò acida:
«Puoi
evitare di urlare come una gallina? E allora? A me piace...».
Natalie
era in grado di farla arrabbiare per ogni cosa... se a lei piaceva
quel libro, cosa gliene fregava?!? -Almeno io penso a
qualcos'altro al di fuori dei ragazzi...
Evitò
di dire ciò che aveva pensato... avrebbe causato il finimondo.
«Scusa,
ma credevo che le “avventure” - accentuò l'ultima
parola muovendo le dita – di uno sfigato che vede lo spirito di
suo padre, che si fa le pippe per ogni cosa, ti facessero schifo come
ad ogni persona normale, ma, evidentemente mi sbagliavo...»,
Natalie aveva assunto una faccia davvero buffa, quando si arrabbiava
tendeva a mettere il broncio e a corrucciare il viso, Daphne rise e
pronunciò:
«Ma
io non sono normale, Nat, dovresti saperlo... comunque, non è
così sfigato! Va beh... ora scendo, devo prepararmi in fretta
che oggi pomeriggio mi attende il Paradiso...!», le schioccò
un bacio sulla guancia, e quando l'autobus si fermò scese di
fretta.
Aprì
la porta e appena entrata vide sua madre che puliva il pavimento...
sorrise, doveva assolutamente chiederle scusa... aveva esagerato, non
doveva risponderle male, era pur sempre sua madre!
«Senti
mamma... mi dispiace per stamattina, non so cosa mi sia preso, sono
stata davvero crudele...» abbassò il capo dispiaciuta.
Si
aspettava una sberla, in fondo se la meritava, e in passato, gliela
avrebbe data, ma non questa volta; le si avvicinò e le
accarezzò il capo, sorridendo amorevolmente per poi dire:
«Non
ti preoccupare, Amore... io capisco che non è facile tutto
ciò... prima tuo padre, ora io...! Comunque io non pretendo
che tu accetti subito Paul, ma almeno dagli l'opportunità di
conoscerti...!» sua madre la stava scongiurando... si sentiva
davvero cattiva, le aveva fatto così male... ma cosa c'entrava
suo padre?
«Si,
mamma, non ti preoccupare..., ma cosa ha fatto papà?»,
Karen si morse il labbro e tornò a pulire il pavimento dicendo
soltanto un “Nulla, tesoro, nulla...”.
Daphne
sapeva che le stavano nascondendo qualcosa... ma come, suo padre
aveva una donna?!? E non gliel'aveva presentata? Con voce matura
disse:
«Mamma...
voglio sapere... devo sapere! Papà ha una donna? Da quando?»,
Karen si massaggiò il viso e insicura si sedette di fianco a
lei, sospirò e iniziò a parlare:
«Ora
ti sto dicendo la verità, ma ciò che ti dirò non
deve assolutamente modificare le tue idee su tuo padre, perchè
lui ti vuole bene e resta comunque un tuo genitore... noi abbiamo
divorziato per via delle incomprensioni e...» Karen venne
interrotta da Daphne che la guardò truce pronunciando:
«Non
è vero... questa è solo una scusa...!! Avete divorziato
per causa di una donna, vero?!», Karen abbassò il capo e
annuì lentamente. La giovane le strinse la mano e pronunciò
piano:
«Non
importa, mamma... è passato...!! Ora andiamo a mangiare che ho
fame!», Karen ringraziò mentalmente la figlia... sapeva
quando cambiare argomento!
Daphne
salì le scale per dirigersi in bagno per lavarsi le mani...
-Da
tutti questi mesi, mio padre mi ha fatto credere che la colpa del
divorzio era di mia madre, e ora scopro che lui l'ha tradita con
chissà che puttana!!! Io... mi sento tradita... sono stata
tradita da una delle persone più importanti per me... Ora devo
scoprire chi è questa donna, ASSOLUTAMENTE!
E
lì, davanti allo specchio, Daphne Wilkins, fece la sua
promessa più importante... scese di sotto, e si sedette al suo
solito posto.
«Mamma,
posso farti una domanda?», la donna alzò lo sguardo dal
piatto e disse dolcemente:
«Si,
tesoro...! Chiedimi pure...».
«Dove
hai conosciuto Paul? Solo per curiosità...» Daphne
ingoiò una forchettata di spaghetti.
Karen
era sorpresa dalla domanda della figlia... tutto d'un tratto si sentì
adolescente, quando chiami tutte le tue amiche per raccontare
l'ultima novità: il ragazzo dei tuoi sogni ti ha chiamata o ti
ha solamente aiutato a raccogliere dei libri che ti sono
accidentalmente caduti come al solito... era felice di poter
condividere ciò con la sua adorata bambina che sembrava
crescere ogni giorno di più.
«Ti
interessa davvero?», Daph guardò la madre, era
terribilmente emozionata... certo che voleva saperlo!!
«Mamma,
se te l'ho chiesto!! Dai, dimmi tutto!!» mentre pronunciava
tali parole, spinse il piatto di lato, appoggiò i gomiti sul
tavolo appoggiandoci sopra la testa, in modo tale da tenerla ferma,
quindi essere comoda e pronta ad ascoltare la madre.
«Beh,
ero andata in tribunale per sbrigare le ultime pratiche e lui era
lì, seduto sugli scalini dell'ingresso intento a capire cosa
gli era rimasto dal divorzio... allora mi ha chiesto delle
spiegazioni e tutte le volte che andavo lo trovavo... così,
beh, siamo usciti insieme!!».
Se
uno le avesse viste ora avrebbe potuto credere che fossero amiche, in
quella stanza qualcuno si sentiva libero di un peso incommensurabile,
chi da pene interiori, ma in quel discorso di ritrovo si erano
incontrate di nuovo, dopo tanto tempo, due anime: madre e figlia.
«Sembra
un telefilm...!! Ora corro a lavarmi i denti e prepararmi che dopo
esco!» pronunciò la giovane che iniziò a
sparecchiare, ma la madre le fece cenno di andare e, senza farselo
ripetere due volte, corse su per le scale raggiungendo il bagno, dopo
essersi lavata si diresse in camera, estrasse un cd da una custodia e
la voce di Benji dei Good Charlotte si impadronì della stanza.
-Cosa
diavolo mi metto?!?!?-
Optò
per una maglietta rossa senza maniche con delle scritte, era una
patita per le magliette con scritte senza senso, e dei pantaloni a
pinocchietto da skate con almeno sei tasche, si truccò
leggermente e il risultato sembrò piacerle.
Sentì
il campanello suonare... un'ansia le percosse il corpo da capo a
piedi e tutta emozionata scese le scale correndo mentre si scioglieva
i capelli, arrivata di fronte alla porta inspirò lentamente e
l'aprì trovandosi di fronte Chad. Sorrise e senza far
trasparire la propria felicità pronunciò:
«Ciao
Chad... sei in orario!», lui si passò una mano tra i
capelli e sorridendo disse:
«Eh,
si... sono puntuale come un orologio svizzero!! Andiamo?» la
guardò a lungo, Daphne si voltò e urlò alla
madre:
«Ciao,
io vadoooo!!», si sentì un “si” e i due
uscirono da casa...
Ciao
a tutti... rieccomi, vi sono mancata? No...! Anticipo che Lunedì,
cioè domani, parto per l'Austria, starò via giusto una
settimana, nella quale, potrete vivere tranquillamente la vostra vita
senza di me! (Finalmente!!! NdTutti)(ç_ç ndme), va beh,
sorvolando sulla mia idiozia... questo capitolo è davvero
molto triste e dolce, ma non vi do' il mio commento perchè
sareste condizionati, quindi leggete e ditemi la vostra, ok? Sono
sorpresa dalle tante recensioni! Grazie mille, sono commossa!!!
Continuate a leggere!
_Kristel_:
Grazie per leggere la mia recensione, Kris!! Sinceramente nemmeno a
me piacciono i Blue però il nome Duncan è di mio
gradimento e quindi l'ho utilizzato! E siccome la storia è di
mio possesso, IO comando! Mwahahahahahah, (Scusatemi, sono le solite
manie di protagonismo...!!^^”).
Fr@:
K@gomeee!
(ti posso chiamare così? Scusa ma l'abitudine..!!),
sono contenta che la fic ti interessi, quindi continua a leggere
perchè questo capitolo è di vitale importanza per
l'intero evolversi della storia! Sinceramente non so se continuerò
a scrivere fan fic di Orlando, ho iniziato a scrivere questa perchè
volevo scrivere qualcosa di diverso, mi piace cimentarmi in cose
nuove ma non si sa mai che abbia uno schizzo di Orlando mania!! Stai
a vedere! ;-)
Julietta_Angel:
Eheh, capitolo nuovo! Scusa ma non ti ripeto ciò che ho detto
all'inizio perchè divento troppo ripetitiva, ma lo ripeto
comunque, questo chap è MUI importante quindi ti invito a
leggerlo e ti ringrazio moltissimo per le recensioni!^^
Colgo
l'occasione per farti i complimenti per la tua fic!
Leggete
e recensite!!
Bacini,
Key
How
Deep Is Your Love?
Capitolo
4: Grazie...
Non
ci poteva credere... stava uscendo con Chad, lo conosceva già
da una mattina e le faceva uno strano effetto...
-Daphne
dovresti aver imparato che non si fuma...!!!
Lui
la guardava non sapendo cosa dire... si sentiva un po' impacciato e
si chiedeva come mai avesse avuto un'idea così stupida ma la
risposta gli balenò in mente.
«Su,
andiamo da qualche parte?! Non portarmi a vedere musei! Ti prego, li
odio!!» la implorò Chad mettendosi in ginocchio, la
ragazza scoppiò a ridere e disse:
«Allora,
servo, ti porterò a vedere la mia città...! Ritieniti
onorato!!».
Insieme,
ridendo e scherzando, si sedettero su una panchina, nella piazza
principale, dove iniziarono a parlare della propria famiglia...
Daphne iniziò il discorso perchè era curiosa di sapere
sempre più di lui.
»Dove
abiti? Dove abitavi prima? Che cosa fanno i tuoi?!? - Daphne si
accorse di aver fatto troppe domande e arrossendo, si morse il labbro
sussurrò – scusa troppe domande!!».
Chad
scoppiò in una fragorosa risata, quella ragazza aveva un
carattere con varie sfaccettature, tre secondi prima la vedevi vivace
e aggressiva, mentre poco dopo era timida e impacciata.
Peccato
che lei fosse quella “Wilkins” altrimenti sarebbe potuta
diventare una delle sue ragazze tipo.
«Quante
domande!! Abito vicino alla scuola per mia sfortuna...!! Prima
abitavo a New York con mia madre... mio padre è un medico,
mentre mia madre è una segretaria...! Ora che sai tutto di me,
intendi uccidermi?» la guardò con uno sguardo misterioso
e attraente e Daph commentò:
-Non
guardarmi in quel modo... ti prego!!
«Si,
ti devo uccidere...! Abitavi in una metropoli e non posso
perdonartelo!! Ma... come mai siete venuti a vivere qui? Cioè...
se vuoi dirmelo bene, se no, va bene comunque! Scusa, sono un po'
troppo impicciona!» ammise Daphne che iniziò ad
arrotolarsi una ciocca dei suoi capelli corvini tra le dita.
Il
ragazzo sorrise divertito... quanto era divertente vederla
imbarazzata e formulare frasi con poco senso compiuto!
«Non
ti preoccupare! Siamo venuti qui perchè mio padre voleva stare
lontano da mia madre... sai, non è stato un buon divorzio...!»
Chad si chiese il perchè si stesse confidando con lei, una
ragazza conosciuta la mattina, di una provincia sfigata da cui voleva
solo scappare...!
»Anche
i miei si sono divorziati... e non si vogliono nemmeno vedere...! Mia
madre ha un fidanzato che non mi va a genio, mio padre me la nasconde
e voglio scoprire chi è... sto diventando come Conan, il
detective!!»
“Come
siamo simili...” pensò Gale... no, lei non era una sua
nemica, potevano aiutarsi e insieme sarebbero tornati alla loro vita
di sempre, sarebbe tornato a N.Y.C. dai suoi amici, e dalle cazzate
di sempre... ma forse, con Daphne, non si sarebbe annoiato.
«Ti
do una mano...! In fondo, ti servirà un fan di Conan... ho
visto tutte le puntate ma, acqua in bocca, non dirlo in giro!»,
le posò il dito indice sul labbro, lei annuì e insieme
risero.
Chad
guardò l'orologio e subito scattò in piedi:
«Scusami
Daph, ma devo scappare, devo aprire la casa a quelli del trasloco!
Scusa devo scappare! Mi sono divertito un sacco!!» dopo aver
pronunciato ciò scappò, era maledettamente in
ritardo... lui era sempre stato un po' riservato, casinista ma
riservato... non aveva mai parlato così tanto di sé e
si sentiva meglio.. come ad essersi liberato di un enorme peso dalle
spalle. Daphne era davvero fantastica e l'aveva fatto divertire
molto, cosa in cui prima non aveva creduto molto.
Daphne
sospirò... si sistemò i pantaloni e con passo veloce si
avviò verso la casa di suo padre... avrebbe scoperto quella
maledetta donna... a tutti i costi.
-Sto
rovinando tutto... ho passato una giornata meravigliosa e adesso,
quando la vedrò, rovinerò tutto... me lo sento... sono
un'idiota... ma lo DEVO fare... per me, per mia madre...!
Sentimenti
contrastanti si incontravano nel suo cuore, felicità, rabbia,
curiosità e una frustante paura. Era arrivata. Non sapeva cosa
fare... si attaccò al muretto e, a fatica, riuscì a
salire, ferendosi al ginocchio, lo scavalcò e scivolando con
il piede, cadde per terra con un tonfo.
-Meno
male che dovevo essere silenziosa, altrimenti!!
Si
maledisse... aveva mandato a monte tutto... quant'era idiota... si
guardò in giro, spiò attraverso la finestra e nessuno,
NESSUNO, era uscito dalla camera da letto o dal bagno o dalla
cucina... lei sapeva che qualcuno
era lì, almeno suo padre dato che c'era la macchina.
La ferita al ginocchio
bruciava e i pantaloni si erano macchiati leggermente di sangue,
senza curarsene la giovane detective tirò fuori le chiavi e
tremando la mise nella serratura.
La chiave girava
lentamente, Daphne era così nervosa che le pareva facesse un
baccano infernale... mentalmente iniziò ad imprecare contro di
essa.
Suo padre aveva fatto
tre giri... aveva paura che qualcuno potesse entrare? Vedere?
Scappare? Lui non chiudeva MAI la porta con tre giri, nemmeno ci
fosse un assassino in giro... si, si trattava di una donna, e che
donna! Per meritarsi tre giri, doveva essere una GRAN donna... ok,
forse stava esagerando, ma in quel momento non l'avrebbe mai ammesso.
Con il respiro
affannoso entrò facendo piano, non doveva rovinare tutto...
non POTEVA! In qualche modo doveva vendicare sua madre, e lo avrebbe
fatto, non le dava fastidio il fatto che si erano divorziati, in
fondo era meglio così, ma le distruggeva il cuore, il fatto di
essere cresciuta in una bugia... il fatto che la colpa fosse della
madre che, insieme a lei, era una vittima dell'egoismo di suo padre.
Quei dieci passi che la
separavano dalla camera da letto sembravano interminabili ed ebbe
l'impulso di scappare e lasciare perdere... ma Daphne Wilkins era una
ragazza cocciuta, che raggiunge sempre il suo scopo.
Posò la mano
sudata sulla superficie liscia di metallo della serratura. Si accorse
di tremare... una risata isterica voleva fuggire dalle sue labbra ma
esse la bloccarono appena in tempo.
Chiuse gli occhi e con
forza aprì la porta.
«Daphne!»
la voce di suo padre precedette l'apertura dei suoi occhi... la
visione fu disgustosa, suo padre con una donna... era di spalle, lei
riconosceva quei capelli... il suo cuore iniziò a battere
sempre più forte, quasi da squarciarle il petto. Sussurrò
innocentemente:
«Nat...»
lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso... la sua migliore amica
era la causa della rottura dei suoi genitori... la sua EX-migliore
amica le aveva mentito... da quanto tempo andava a letto con suo
padre? Un moto di rabbia la pervase, quanto li odiava... tutti e due!
Lei era solo una troia, a cui piaceva rovinare una famiglia e
un'amicizia, mentre lui... suo padre, no, non era più suo
padre, beh, quell'uomo le faceva schifo, terribilmente schifo. Suo
padre tentò di dire qualcosa, ma le uniche cose che riuscì
a pronunciare furono: “Non è come sembra, Daphne,
davvero!!”.
«No, certo hai
ragione... non è come sembra...!! le stavi insegnando
anatomia, hai ragione... è comprensibile, vero? Perchè
tutto è comprensibile vero? Ma vaffanculo! Fate schifo...
siete le persone più disgustose che io abbia mai visto!!»
non riuscì a dire nulla a Natalie, scappò via, corse
veloce senza guardarsi mai indietro, non volgeva lo sguardo nemmeno
alla strada, l'unica cosa che le importava era scappare, correre il
più lontano da loro, non riusciva a fermare le lacrime che
scendevano a fiotti.
Non le interessava se
la gente la guardava, non le interessava che quello era un paesino e
il giorno dopo tutti avrebbero saputo che lei aveva pianto, non le
interessava.
Per un attimo alzò
lo sguardo e si accorse di essere vicino alla scuola, rallentò
la corsa e vide un camion di traslochi.
-La casa di Chad...
Lui era fuori a
controllare i lavori, si voltò un secondo e la vide, con gli
occhi gonfi, il viso arrossato e lacrime che sgorgavano dei suoi
meravigliosi occhi verdi.
Corse da lei e si
abbracciarono forte. Nessuna spiegazione, non servivano. Per ora
quell'abbraccio era il loro mondo, lei continuava a piangere e lui le
accarezzava il capo.
Lui la stringeva forte
e lei tremante tentava di stringerlo con le sue piccole braccia. Una
parola uscì dalla sua bocca:
Ciao
a tutti... prima di partire ecco il nuovo capitolo....!!! Scusate ma
questa storia è diventata peggio di una droga per me... devo
assolutamente mettere questo capitolo!! Recensite in tanti, così
quando torno ne scrivo un altro molto più lungo, perchè
le vostre recensioni mi danno la forza di continuare!! Un
consiglio... vi “consiglio”... W LE RIPETIZIONI!!!!
Allora, dicevo... vi coniglio di leggere questo chap con “We
Belong Together” di Mariah Carey come sottofondo.
Ringrazio:
_Kristel_:
Ti prego, non mi strappare i miei adorati capelli... vai tra, questo
chapter è mui bello e non l'ho interrotto sul più
bello, ok??! Lo so, è una cosa disgustosa, però,
dovresti aver imparato che io ho una fervida immaginazione e dalle
mie storie di devi aspettare sempre di tutto!! Dimmi cosa pensi di
questo... Ti voglio bene! Grazie per registrarmi una mamma per
amica!!
Julietta_Angel:
Eccomiiiiii!! Grazie per i complimenti...!! Ho postato il prima
possibile, contenta? Spero ti piaccia anche questo!! La tua storia va
a gonfie vele, continua così!^^
Leggete
e recensite,
baci,
Key
How
Deep Is Your Love?
Capitolo
5: The travel begins
Da
quanto tempo erano lì così? Abbracciati l'uno all'altra
senza una parola, lei ormai aveva smesso di piangere ma aveva paura
di lasciarlo perchè facendolo sarebbe tornata nel suo mondo,
nella sua schifosa realtà.
-Che
vita di merda...
Sicuramente
il giorno dopo l'avrebbe vista a scuola, ma cosa avrebbe fatto lei?
Daphne Wilkins? Cosa POTEVA fare? Chad allentò l'abbraccio in
modo tale da guardarla.
Sembrava
sapere tutto, in fondo era un ragazzo intelligente. Si conoscevano
solo da un giorno ma sembravano legati da qualcosa di prezioso, da un
filo invisibile.
«Stai
da me stasera, non ti preoccupare...» le accarezzò una
guancia, l'ultima lacrima scese delicata dal suo occhio sinistro, lui
la raccolse e continuò: «Non sprecare lacrime per chi
non ti merita, piccola...».
Impercettibilmente
lei annuì, chissà perchè lui aveva sempre
ragione.
Le
prese la mano e la portò in casa... era un soggiorno molto
accogliente, c'era tutto il dispensabile, non avevano ancora finito
di mettere a posto gli oggetti che erano ancora incartati, ma tutti i
mobili erano presenti.
Chad
fece un numero, Daphne non ci badò era troppo intenta a
guardare la stanza.
-Pronto?-
Una voce di donna rispose, il suo tono era ansioso probabilmente
preoccupata per la figlia che sembrava sparita dal nulla.
-Salve,
sono Chad Gale, sua figlia è da me stasera... c'è una
piccola festicciola, lei voleva andarsene ma io ho voluto che
rimanesse quindi la chiamo per porgerle le mie scuse e chiederle se
sua figlia può rimanere!-
disse lentamente, lasciando il tempo a Karen di assorbirne il
significato, che ragazzo intelligente...
-Si...
può andare... beh, allora quando torna?- aveva fatto una
pausa sull'ultima parola... conosceva il suo cognome...
-Domani,
dopodomani... dipende, le farò sapere...!! Arrivederci!-
Attaccò il telefono e con un sorriso si voltò verso
Daphne, si sedette accanto a lei.
«Cos'ha
detto mia madre?» era la prima frase dopo la visita fatta a suo
padre.
«Puoi
rimanere qui con il sottoscritto quanto vuoi, e io spero
moltissimo...!» col dito indice le sfiorò il naso.
Daphne arrossì... solo quel ragazzo mezzo sconosciuto poteva
farla stare così bene anche quando la cruda realtà ti
rovina la vita.
«Chad...
l'ho vista... era con lei... la mia migliore amica...« quella
frase sembrò echeggiare nella stanza per dieci minuti, ella
strinse con rabbia il pugno, era rossa in viso, non piangeva, non
avrebbe pianto per chi non la meritava..., sarebbe stata forte... ma
a chi voleva farla bere? Trattenne le lacrime, e il suo naso divenne
scarlatto come le sue guance.
«Ci
sono io con te...» la strinse a sé, appoggiando
delicatamente la sua testa sul suo petto, una accanto all'altro sul
divano, da quel giorno nulla sarebbe stato uguale, quella frase,
all'apparenza stupida e insignificante l'avrebbe aiutata, sempre.
Lui
la cinse a sé e respirò il suo profumo... poi confessò:
«Anche
a me è capitata una cosa simile... ma con me non c'era
nessuno. Tu non sei sola, ci sono io, e ti giuro, insieme supereremo
questo ostacolo, ok? Noi andremo avanti.».
Daphne
si sentiva a casa. Lui era la sua casa, le faceva credere che tutto
sarebbe andato bene e aveva ragione perchè, come si sa, Chad
Gale ha sempre ragione.
Alzò
il capo e lo baciò dolcemente.
«Grazie
ancora... stringimi forte...», lui obbedì.
In
quel Paradiso di Pace, Daphne riuscì a chiudere gli occhi e ad
addormentarsi.
Nessuna
sveglia a ordinarle di alzarsi, non sarebbe andata a scuola e nemmeno
lui.
Quando
aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu il volto di Chad...
i suoi bellissimi occhi blu oceano chiusi, gli accarezzò i
capelli.
Era
un angelo, ne era sicura... era giunto per aiutarla. Non voleva
guardare l'orologio, il tempo non le interessava, rimase a guardarlo
respirare regolarmente.
Cercò
di alzarsi ma delle braccia salde la trattennero.
«Dove
credi di andare...? Piccola, la cucina è di mio dominio...»
disse con voce pastosa Chad; il suo angelo si era svegliato. Ebbe
l'impulso irrefrenabile di baciarlo (e chi no? NdKeira...), ma
preferì aspettare che facesse lui qualcosa... e in fondo in
quel momento l'unica cosa importante era rimanere lontani da lei,
lui, loro...
«Si,
ma se il mio Principe pigrone ronfa come un asino, io mica posso
aspettare, no?» rispose la ragazza tirandolo, a fatica, su.
«Io
non sono pigrone!!» protestò Gale.
«Invece
si!».
Lui
le lanciò addosso il cuscino e dopo averla quasi uccisa, non
riusciva a difendersi, le schioccò un bacio sulle labbra per
poi pronunciare:
«Io
pane e nutella!».
Daphne
lo inseguì e si gettò sul barattolo tanto amato.
«Mi
spiace deluderti, Gale! La nutella è mia... possiamo
dividercela ma io voglio il 60%!».
«Ma
quanto mangi?!? Fai schifo...!» Chad si sedette sulla sedia e
prese il pane.
«Stronzo...
mangio quanto mi pare...!! Ma... tuo padre? Non ci avrà mica
visti?» esclamò preoccupata Daphne.
«Rimaneva
dalla sua tipa...! Ma chi se ne frega... Daph, ti va di venire con me
a New York?», la ragazza dai lunghi capelli corvini lo guardò
sconcertata...
-New
York?! I-io... solo io e lui... lontani da loro, ma la mamma... non
credo mi lascerà, beh, non mi interessa!!
«Tuo
padre ti lascia?» chiese sedendosi accanto a lui.
«No,
ma questo non è il mio posto... io vivo a New York, ci sono
sempre stato, ho i miei amici, la mia vita e voglio tornarci. Vieni
con me, meriti molto di più e voglio davvero andarci, insieme,
io e te!».
Daphne
era confusa... certo, lei si meritava di più, lo sapeva... non
le piaceva vivere in quella provincia stupida, piccola, ma vi era
sempre stata... lui aveva la sua vita, la voleva con sé?
Scappare?
«Hai
ragione... la tua vita è a New York...! Ma io... io sono
sempre stata qui! Arriveremo lì, tu tornerai alla tua vita di
sempre, ma io?» lo guardava fisso, temeva la sua risposta...
l'avrebbe sicuramente abbandonata ne era sicura.
«Tu
verrai con me! Non te lo chiederei Daphne!! Tu sei speciale, e non me
la sento di farlo da solo questo viaggio! Siamo dall'altra parte
dell'America, ci vorranno almeno quattro settimane per raggiungere
New York, tu starai con me, nella casa di mia madre, non farà
domande...! Vivrai un'esperienza fantastica, la vita della metropoli
è diversa, se non ti piacerà potrai tornare indietro!».
-In
fondo, cos'ho da perdere? Mi ha aiutato oggi, ieri, e andremo insieme
a New York, alla grande mela, dimenticherò mio padre e lei...
si, io e Chad!
«Ci
sto...!!» gli strinse la mano, avevano un patto, un'avventura
li attendeva... attraversare l'America, raggiungere N.Y.C. e
dimenticare.
«Non
te ne pentirai, Daph!».
«Lo
so... non me ne pentirò! Ora su, andiamo a prepararci... io
vado a farmi una doccia, tu vai a preparare la tua macchina, hai
appena preso la patente, vero?» chiese Daphne, lui annuì
- «Bene, prepara l'auto, vai a casa mia, prepara una valigia,
mettici tutto quello che trovi nell'armadio rosso, e ricorda i cd dei
Green Day, sono di vitale importanza per me!!» disse tutto d'un
fiato.
Chad
annuì e disse:
«Agli
ordini, principessa!!» la baciò dolcemente e se ne andò.
-Ti
conoscerò meglio, Chad... e capiremo il nostro rapporto... si,
ora mi aspetta una doccia fredda!!
Eccomi...
in ritardo, ma dovete perdonarmi... l'importante è che sono di
nuovo qua, no?!? Ringrazio di cuore Julietta_Angel e _Kristel_ che mi
recensiscono sempre... Thank You so much!!!!! Ora vi lascio alle
avventure di Chad e Daphne...!!
Baci,
Key
How
Deep is Your Love?
Capitolo
6 : Vetri rotti, case aperte...
Come
ben tutti sanno una bella doccia fresca, rinfresca le idee...
-Ma
come ho potuto... Chad è stato carino a farmi sfogare ma... io
non lo conosco e non posso assolutamente comportarmi come ho fatto
fino a ora...!! Soprattutto ora che ci aspetta un'avventura... non ci
credo, andrò a New York... lontana da loro, mi dispiace per
la mamma, ma non ce la faccio... non so nemmeno quanto tempo rimarrò
via, e sicuramente perderò metà anno scolastico, ma
tanto, arrivata là, mi ci iscriverò... si...
Mentre
una ragazza stava liberando le sue ali intrappolate nella tela del
ragno, qualcun altro correva, più veloce che poteva, per
aiutarla a scappare da quella terribile realtà che le si era
parata davanti.
Chad
correva scattante verso la casa dei Wilkins, doveva farle la
valigia... non aveva la più pallida di come avrebbe fatto ad
entrare, ma l'avrebbe fatto in qualunque modo, perchè lui non
l'avrebbe delusa.
Perchè
lui sapeva, che lei aveva bisogno di qualcosa, che quel paesino non
poteva darle.
Ed
eccolo... col fiatone davanti alla sua casa... naturalmente, chiusa a
chiave... lei non avrebbe saputo in che modo fosse entrato, quindi
prese un sasso e lo lanciò addosso alla finestra.
Naturalmente,
non c'era l'allarme... chi volete che rubi in un posto così
squallido...? Entrò di soppiatto... la casa era in ordine, al
contrario della sua... sorrise e salì le scale... entrò
in tutte le stanze... la prima era il bagno, la seconda la camera
della madre di Daphne... chiuse la porta con rabbia... entrò
nell'ultima, tappezzata di poster, era proprio la camera per
Daph...!! Curiosò un po' in giro e mise nello zaino tutte le
cose possibili e immaginabili... tutto quello che ci poteva stare.
Così,
come era entrato, uscì.
In
un ufficio, una donna era in ansia per la figlia... cosa era successo
da farla rimanere dall'unico ragazzo che la preoccupava?! Paul sapeva
qualcosa? La risposta fu subito chiara: no... lui era in viaggio per
lavoro... era stato un caso della vita, perchè la vita era la
cosa più strana che ci fosse...
Con
due zaini in mano, riempì anche quello destinato a lui, entrò
in casa e la vide.. i capelli raccolti in una coda alta e con un
vestito blu aderente, proferì parola:
«Ho
preso tutto ciò che penso ti servirà...!!» le
porse lo zaino, Daphne lo guardava interdetta.
«Come
sei entrato?»
«Dalla
porta, come tutti i comuni mortali – mentì lui –
però un semplice grazie puoi dirlo, sai...», la ragazza,
imbarazzata, abbassò il capo e sommessamente disse:
«Si...
scusa.. grazie!»
«Ecco,
così va bene... aspetta che faccio velocemente il mio zaino, e
poi partiamo, ok?» chiese emozionato Chad.
«Certo!!
E.. io intanto che faccio, scusa?» lo guardò fissa
aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.
«Ti
giri i pollici!» lo fulminò con lo sguardo per la
stupida risposta che aveva ricevuto.
«No...
scherzavo...!!! Puoi guardare la tv!»
«Non
c'è niente in tv...»
«Puoi
giocare a scacchi!» disse lui indicando un armadio.
«Non
si gioca a scacchi da soli...»
«Allora...
prepara qualcosa per il pranzo.. al sacco, dato che saremo in
viaggio!» questa volta era convinto di aver avuto un'idea
intelligente...
«Ma
per chi mi hai presa? Per la tua serva?» la corvina appoggiò
le mani ai fianchi.
«No,
ma dato che devi mangiare anche tu!! Però se lo volessi
diventare io non ti direi nulla, anzi...» si massaggiò
il mento.
«Ma
vai a quel paese, va!» scherzò lei, lanciandogli un
cuscino, dirigendosi in cucina.
Entrò
nella stanza... era tutto perfettamente in ordine... si guardò
intorno spaesata, senza sapere dove toccare... si morse il labbro e
si fiondò su tutti i cassetti, fino a quando vide i panini.
Soddisfatta si mise a tagliarli.
«I
salumi!! Frigo!» ormai sembrava una macchinetta, faceva avanti
e indietro dal frigo al tavolo, dal tavolo al frigo, dal cassetto al
tavolo, dal tavolo al cassetto... beh, avete capito cosa intendo, no?
Prese
il prosciutto cotto e riempì sei panini, li chiuse in un
sacchettino di plastica insieme a due bottiglie d'acqua.
Chad
scese lentamente e la osservò mentre faceva un bel nodo sul
sacchetto.
«Che
panini hai fatto, Daph?» disse avvcinandosi a passi veloci a
lei e al sacchetto.
«Lo
scoprirai a pranzo... ora andiamo?»
«Si,
ma io volevo almeno sapere di che cosa erano ripieni quei panini...»
protestò lui attaccandosi alla gamba di Daphne.
«Non
lo saprai mai se non ti stacchi...! Ehy... staccati...
staccatiiii!!!!!» cominciò a scuotere la gamba
ripetutamente... il ragazzo non si muoveva... iniziarono a ridere...
la ragazza iniziò a fare qualche passo, ma finì per
cadere sopra il ragazzo. Si trovavano a pochi centimetri l'uno
dall'altra, lei si alzò in piedi velocemente, imbarazzata.
Ruppe il silenzio circostante proferendo:
«Allora,
andiamo? Sono curiosa di scoprire l'America, quindi, prima partiamo,
meglio è!!!» gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi,
lui l'afferrò e si trovò subito davanti a lei.
«Giusto...!!
Su, in marcia!!» corse in garage inseguito da Daphne... lo aprì
e apparse una bellissima Jeep verde... gli occhi della ragazza si
illuminarono.
«Saliamo?
Eh? Dai... partiamo... non vedo l'ora!!» esclamò
esaltata.
«Si,
ora... aspetta che carico su gli zaini... sei sicura di non
pentirtene?» chiese Chad caricando il primo zaino... si
guardarono profondamente.
«Si...
sento di volerlo da una vita... voglio volare via da qua...» il
ragazzo sorrise entusiasto e pronunciò:
«Meraviglioso...!!
Pronta – si sedette al volante e, dopo aver ingranato la marcia
premette l'accelleratore – e si parte!!», dietro di loro
la porta della casa spalancata... ma a loro non interessava... il
loro viaggio era iniziato!!!
«Chad...
qual'è la prossima meta?» chiese Daph guardando la
cartina.
Capitolo 7 *** Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa... ***
How Deep Is Your Love
How Deep Is Your Love?
Capitolo
7: Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa...
Si voltò innervosita. Come
si permetteva di parlare così di lei al povero Jesse che non aveva fatto
assolutamente nulla? Chad era diventato intrattabile da quando l'avevano
incontrato.
«Non dargli retta...» disse
Daph lasciando in sospeso la frase.
«Ah si? Perchè tu ci
staresti? Eh, Daphne?» chiese Chad decisamente sconvolto.
«Quando fai così sei
davvero un bambino...» rispose chiudendo gli occhi esausta da quella stupida
conversazione che stavano tenendo.
«Su, per favore... non
litighiamo!» si intromise Jesse che venne fulminato dalla voce tuonante di Chad
che gli suggerì:
«Stanne fuori...»
«Chad non so cosa vuoi
sentirti dire, io non ho fatto nulla! Stai facendo tutto da solo, lo so che per
te è importante raggiungere il prima possibile New York, ma il destino ha
voluto così, quindi accettalo...» disse Daphne alzandosi dal letto,
raggiungendo Chad. Gli accarezzò una guancia amorevolmente poi il cellulare
squillò. La ragazza era allarmata, lo prese in mano e sul display vi era
scritto il nome “Mamma”. Guardò Chad in cerca d'aiuto, le suggeriva di non
rispondere, ma lei, decisa premette il tasto verde.
«Pronto? Daphne? Dove
caspita sei finita? Ti ho detto che andava bene rimanere da Gale per un po', ma
non così tanto! Ti aspetto per cena... muoviti, non abbiamo intenzione di
aspettare fino a tardi per canare...» sua mamma disse tutto insieme, senza
farla ribattere... Daphne sorrideva, chissà che reazione avrebbe avuto da lì a
pochi minuti quando gliel'avrebbe detto...
«Mamma, mi spiace, ma non
tornerò a casa a mangiare stasera, né domani sera, né dopodomani, né la sera
seguente...! Non so quando tornerò e se tornerò, ti prego accetta la mia scelta
e non ostacolarmi. Divertiti con il tuo Paul...» al suo nome le venne naturale
un tono aspro ma non se ne curò, sua madre stava per ribattere qualcosa ma lei
spense il telefono. Chad fece per aprire bocca ma entrò un'infermiera che gli
ordinò di andarsene perchè l'orario delle visite era terminato da un pezzo.
Attraversarono il corridoio
in silenzio. Chad si sentiva colpevole... doveva dirglielo, ma come avrebbe
fatto? Era stato molto più semplice nasconderglielo, ma ora era diventata
troppo importante per lui, per farla soffrire. Questa volta erano soli in
ascensore, si avvicinò a lei e la strinse a sé, sussurrandole:
«Sei stata forte, Daph...»
lei per tutta risposta lo strinse più forte ed aveva iniziato a piangere...
-com'era stato difficile
dirle quelle cose!
Ma lei non era pronta per
quella nuova realtà...
«Non piangere...! Dai,
insieme ce la faremo, come sempre...» continuò Gale accarezzandole i capelli
setosi.
La sentì tirare su le
lacrime e pronunciare:
«Si... grazie Chad...». La
strinse a sé più forte, dicendo:
«Ora che ne dici di
trovarci un hotel per stabilirci finché Reston non si mette in sesto?»
«M-ma... costa molto un
hotel, e noi non possiamo permetterci delle camere!!!» protestò Daphne alzando
la testa e guardandolo negli occhi.
«Oh beh.... faremo pagare a
Reston..., d'altronde è tutta colpa sua!»
«Ma Chad!! Non è
giusto...!!»
«Cos'è vuoi dormire in
macchina con i sedili posteriori SPORCHI? Sempre colpa di Reston... è una
calamità quel ragazzo...» disse cominciando a ridacchiare, venne seguito da
Daphne che aggiunse:
«Beh, hai ragione... però,
non pensare male... non ci converrebbe prendere solo una stanza con due letti?
Altrimenti viene a costare molto!» Chad non nascose un sorriso e la schernì:
«Mhm... bella scusa per
rimanere sola con il sottoscritto! Non c'è bisogno di queste scuse, puoi
dirmelo tranquillamente...!» imbarazzata e furente Daphne lo picchiò sul petto
dicendo:
«NON E' VERO!!!! Soltanto
che non voglio approfittare di Jesse!»
«Vedi che sei pazza? Fino a
dieci minuti fa piangevi e ora gridi... comunque sei davvero buona... la tua è
una buona idea. Lo sai che scherzavo, vero, stupida?» disse picchiettandole il
dito indice sul naso. Daphne sorrise, e non badò all'ultima parola che
pronunciò Chad, era cosciente che qualunque cosa avesse detto si sarebbe creato
il finimondo, quindi i limitò ad annuire mettendosi una mano in tasca.
«Andiamo in un cinque
stelle? Tanto paga quel poveraccio...» il ragazzo beffeggiò di proposito
Jesse... gli piaceva vedere Daphne infuriata.
«Chad! Poverino... andremo
a un tre stelle... così è più o meno la metà...!» il ragazzo la guardò
sorpreso, spalancando i suoi occhi azzurri, e disse:
«Cosa? Da te mi sarei un
“andiamo in un'osteria...” ma un tre stelle!»
«Beh, va bene essere di
buon cuore, però se posso essere un po' comoda per una volta...»
«Ma sentitela... e poi
rompi a me! Sai, Daph... inizi a somigliarmi e la cosa mi spaventa!» si
guardarono per un istante e poi risero, di nuovo... Ormai si trovavano in auto,
alla ricerca di un tre stelle... alla fine Daphne riusciva sempre ad ottenere
ciò che voleva... Chad desiderò di essere come lei, di poter realizzare ciò che
più desiderava ma scosse la testa. Era meglio non illudersi.
Si fermarono di fronte a
un'enorme hotel, naturalmente era come desiderava la ragazzadai lunghi capelli corvini che alla sua vista
sorrise... con calma scesero dall'automobile ed entrarono, appena varcata la
soglia, Chad si abbassò in modo tale da essere a pochi centimetri dal suo
orecchio e le sussurrò, facendola sussultare dallo spavento e dall'imbarazzo:
«Almeno per una volta,
cerca di essere seria!» Daphne si voltò verso di lui e sorpresa e fingendo di
essere offesa gli rispose:
«Io? Ma se sono molto più
seria di te!! Ti prego, Chad, non dirmi altre barzellette del genere!» e ancora
una volta arrossì... erano troppo vicini, Daphne si maledisse mentalmente.
Perchè doveva essere così? Lei non lo conosceva e doveva assolutamente stargli
lontano... non era il suo tipo di ragazzo, o almeno si illudeva non lo fosse,
così avrebbe potuto utilizzarla come scusa, si morse il labbro inferiore, era
inutile mentire a sé stessa, gli piaceva... eccome se gli piaceva, ma non
gliel'avrebbe confessato, almeno non ora. Doveva attendere, conoscerlo meglio e
esserne sicura...
-Si, certo... inventati
qualche altra stupida scusa, Daph... hai deciso di partire con lui per raggiungere
l'altra parte degli Stati Uniti! Tanto se volevi stargli lontana bastava
rimanere a casa...- pronunciando l'ultima parola pensò di non avere più una
casa propria... era per questo che era fuggita... insieme a Chad... voleva
urlare... non avrebbe più pensato a Gale in quel modo, e in quel momento fece
la promessa più difficile di tutta la sua vita. Mentre lei faceva mille
pensieri e promesse, lui continuò, sicuro di sé come sempre:
«Non rovinarmi il gioco...
tu ora fai tutto ciò che ti dico... loro non devono sapere le nostre identità
altrimenti siamo spacciati perchè i nostri genitori ci troverebbero subito,
ok?» Daphne annuì perplessa... cos'aveva in mente? Si avvicinarono alla
reception e Chad disse all'uomo che aveva di fronte:
«Salve, io e la mia ragazza
vorremmo due camere...», Daphne sussultò al “la mia ragazza”... meno male che
si era appena promessa di non pensare più a lui in quel modo! Ma come
faceva? Soltanto guardarlo, sentirlo parlare, oppurequando si prendeva gioco di
lei, le creava un subbuglio interno, niente male! Dentro di se sorrise... aveva
un'opportunità, una sola opportunità ed era ora... Cinse il braccio intorno a
quello di Chad e appoggiò la propria testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi e
inspirò, non le interessava se era di fronte a tanta gente, non le interessava
cos'avrebbero pensato, voleva soltanto approfittare dell'ultima occasione che
aveva prima di arrendersi... finì per constatare di Stare davvero bene,
-Purtroppo è il momento
di guardare in faccia la realtà...
Aprì gli occhi per vedere
il receptionista pronunciare:
«Mi spiace signore... ma
abbiamo soltanto una stanza, sa ospitiamo un gruppo di ragazzini in gita...»
Gale scosse le spalle, Daphne si incupì... non si era nemmeno accorto di lei...
probabilmente lui la vedeva solo come amica, chiuse gli occhi con forza e pensò
fosse meglio così... avrebbe potuto mantenere la promessa fatta in
precedenza... Chad rispose all'uomo dietro il banco:
«La prendiamo...! Ora,
scusi, possiamo andare a riposare? Siamo davvero stanchi, abbiamo fatto un
viaggio davvero lungo...! Sa arriviamo dalla costa occidentale...» l'uomo
sembrò capire e li accompagnò nella stanza loro assegnata, era ampia e
spaziosa, con delle splendide tende cobalto e un televisore di fronte al
letto... Gli occhi di Daphne si fermarono sul letto... ce n'era uno solo... a
due piazze. Cos'avrebbe fatto? Il panico prese il sopravvento, Chad sembrò
leggerle il pensiero perchè pronunciò:
«Non ti preoccupare... io
dormo per terra...» Daphne lo guardò e disse:
«No! Dormo io per terra,
non mi va che lo fai per causa mia!»
«Beh, se lo facessi tu, mi
sentirei così! Beh, cosa vuoi fare?» alzò un sopracciglio poi si voltò
dirigendosi verso l'armadio, speranzoso di trovare qualche coperta, Daphne si
avvicinò a lui e gli strinse la mano sul braccio dicendo sicura:
«Facciamo così... dormiamo
tutti e due nel letto che sarà diviso da un muro di cuscini, ok? E non provare
a superare quella soglia altrimenti sei morto...» lui si voltò e imbarazzato
rspose:
«Uhm... se non è di
disturbo per te... l'importante è dormire su qualcosa di morbido, tanto quando
dormo non mi sveglia nemmeno una cannonata!» Daphne sorrise... in quel momento
si accorse che avevano iniziato male... certo, lui la stava aiutando, ma il
loro inizio non era stato dei migliori, l'aveva aiutata e lei, inconsciamente,
ne aveva aproffitato, ma lui non aveva detto nulla. A quei tempi le sembrava
perfetto... ma l'aveva conosciuto meglio, non era perfetto come credeva
all'inizio, e forse era meglio così, il suo caratteraccio, i suoi silenzi e a
volte la sua parlantina e la sua prepotenza lo rendevano più umano e
raggiungibile di quanto non fosse.Le posò il dito sul naso e le disse:
«Vado a prendere qualche
valigia... secondo te, Reston, quando uscirà da quell'ospedale?» lei scosse la
testa, non ne aveva la più pallida idea... quel poveretto si era procurato una
brutta ferita in chissà che modo... sperò guarisse presto e rispose:
«Non lo so... spero presto,
dato che New York ci aspetta.. non vorrai mica farla aspettare, no?» lui
sorrise e dopo averle arruffato i capelli uscì dalla stanza lasciandola sola...
dopo qualche secondo si mosse verso il letto e ci si sdraiò sopra chiudendo gli
occhi, pensando a ciò che stava compiendo. Aveva visto la “misteriosa” donna di
suo padre nonché la sua migliore amica da sempre che aveva causato il divorzio
dei suoi genitori... sua madre le aveva detto che non l'aveva lasciato solo per
il tradimento ma anche per divergenze di opinioni, ma lei era conscia che non
era assolutamente vero, glielo aveva detto solo per non dar tutta la colpa a
quell'idiota di suo padre... sua madre era troppo buona, ma lei no... non
avrebbe dimenticato... mai. Come aveva fatto a tradirla in questo modo,
Natalie? Improvvisamente si ricordo di una donna bionda sulla trentina che vide
parlare con suo padre mesi prima... probabilmente Nat non era la sua unica
donna. Ben le stava. E sua madre? L'aveva lasciata lì, da sola... chissà se sua
padre l'aveva cercata, chissà se Natalie si fosse sentita in colpa per qualche
puro istante umano nella sua vita... tutti questi pensieri le si affollarono in
testa. Sentì il peso della stanchezza avvolgerla e si abbandonò alle forti
braccia di Morfeo.