How Deep Is Your Love?

di Keira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione... ***
Capitolo 2: *** Cambiamento...? ***
Capitolo 3: *** Casini Incasinati! ***
Capitolo 4: *** Grazie... ***
Capitolo 5: *** The Travel Begins ***
Capitolo 6: *** Vetri rotti, case aperte... ***
Capitolo 7: *** Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa... ***



Capitolo 1
*** Introduzione... ***


Ciao a tutti!! Sono tornata dopo tanto tempo... so che molti di voi, si saranno già dimenticati di me, comunque io sono viva e sono tornata a scrivere!!!! (ma no... non potevi rimanere in vacanza per un'altro annetto? NdTutti), beh, questa è la prima originale (non One-Shot) che scrivo... quindi abbiate pietà... ammetto di essere migliorata nello stile di scrittura, e spero di migliorare di più, quindi... spero leggiate la mia nuova creazione e spero vi piaccia!

Baci,

Key†


How Deep is your Love?


«Mamma, sono tornata!» urlò a squarciagola una ragazzina sui quindici anni con lunghi capelli corvini e una lunga frangia che copriva gran parte dei suoi meravigliosi occhi color verde smeraldo, abbastanza magra e con uno zaino pesante sulle spalle; dopo aver cercato invano la madre al piano inferiore, salì le scale, e cerco nella camera della donna dove trovò un bigliettino che diceva:

Ciao tesoro, sono uscita

arrivo alle sei e mezza,

ti voglio bene,

Mamma

-Fantastico... ciò significa che ho la casa a disposizione per tutto il pomeriggio...- la mente della giovane inizò a fantasticare, e prima di poter avere un idea precisa, uscì di casa, e corse a prendere il tram. Avrebbe portato suo padre a casa e avrebbero cenato tutti e tre, come una volta..! Era consapevole che le possibilità che tornassero insieme era minima, ma provare non costava nulla... almeno in quella circostanza.

Il mezzo si fermò nella piazza dove si trovava la casa di suo padre, così, la fanciulla, si incamminò verso il piccolo appartamento. Suonò il citofono e, venne ad aprirla il padre.

«Daphne! Entra!», sorrise alla figlia e la fece accomodare sul divano, le portò un bicchiere d'acqua e le sedette di fianco.

«Cosa ci fai qui? Non che non ti voglia, ma tua madre, sa che sei qui?», Daphne si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e spiegò la situazione: «Si, e le ho chiesto se potevi mangiare da noi, e dopo un po' ha acconsentito! Quindi stasera alle sei devi essere a casa!», sapeva di aver detto una bugia enorme, ma era a fin di bene, i suoi si amavano ancora, lo sapeva... quello di lasciarsi era stato un errore e lei l'avrebbe riparato... Spero che vada tutto bene...!

Christopher, era rimasto impietrito... il divorzio tra lui e Karen non era stato molto sereno, e lei non vedeva di buon occhio i suoi incontri con la figlia, ma, fortunatamente per lui, era un suo diritto... non comprendeva il comportamento dell'ex moglie... perchè l'aveva invitato a cena? Si chiarì le idee, dicendo che Daphne l'aveva invitato e lei non aveva potuto evitarlo.

«Papi, tutto bene? H-hai qualche impegno per stasera? Altrimenti facciamo un'altra volta...!» chiese la figlia, impaziente... la sua missione ricongiungimento genitori, doveva riuscire... ad ogni costo.

«Si... certo, nessun impegno, allora alle sei sarò lì! Come sta la tua amica Nat?», la ragazza sospirò impercettibilmente, la sua missione andava bene... si affrettò a rispondere al genitore:

«Sta benissimo... ora però devo scappare, papà! Ci vediamo stasera, e sii puntuale!!!» lo schernì Daphne, additandolo.

«D'accordo... sarò puntualissimo!! Ora vai!», le schioccò un bacio sulla guancia e la lasciò scappare verso casa. Subito dopo essere stata chiusa la porta, una giovane donna con una folta chioma bionda e splendidi occhi azzurri, sulla trentina, comparve dalla camera da letto, dicendo:

«Per quanto dovremo nascondere la nostra relazione, Chris? Tua figlia è abbastanza grande!!» sospirò e si avvicinò all'amante.

«Scusa Sarah... lo farò stasera... non preoccuparti! Ora che ne dici se ce ne andiamo al cinema io e te?», la donna sembrò apprezzare la richiesta così sorridendo andò nell'altra stanza a cambiarsi...


Daphne correva... la sua vita tutto d'un tratto sembrava andare bene... mancava soltanto che Duncan si accorgesse di lei, e per il resto sarebbe stato tutto perfetto... cominciò a rallentare la corsa quando si trovò di fronte alla casa di Nat.

Bussò e alla porta venne sua madre, che le disse gentilmente che la figlia non c'era... era uscita con un amico... Daphne ringraziò e se ne andò bisbigliando un “Maledizione” appena percettibile. Decise di tornare a casa, prese il suo cd preferito e lo mise nell'impianto hi-fi, aspettando l'arrivo del genitore, della pizza, e di sua madre.

Ma quello che sto facendo è giusto? Mamma e papà vogliono tornare insieme? Non dovrebbero risolverla tra loro...? I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del telefono che la portò alla realtà.

-Pronto?-

-Casa Wilkins?- pronunciò una voce giovanile, Daphne non lo conosceva...

-Si... mi dica!-

-Sto cercando Paul Calvin... è li?- Mille domande frullarono nella testa della ragazza... chi era quest'uomo? Cosa ci dovrebbe fare a casa mia??? La fanciulla, sospirò e disse:

-Mi spiace ma a casa mia non vive nessuno con questo nome... ci siamo solo io e mia madre! Probabilmente cerca un'altra famiglia Wilkins...!- La ragazza pensò che era solo uno sbaglio.. nessun uomo viveva con sua madre!

-Scusi, a me sembra il numero giusto ma... sua madre è Karen Wilkins?- il ragazzo era scocciato...

-Si è mia madre, ma qui non c'è nessun Paul Calvin!- insistì Daphne... quell'uomo aveva a che fare con sua madre e la curiosità prese il sopravvento... era un collega? Un amico?

-Ah, ok... mi scusi... beh, arrivederci!-

Tu-tu tu-tu... Daphne rimase con la cornetta in mano... cosa stava succedendo? Chi cercava quel ragazzo? E quel Paul... Paul Castin o come diavolo si chiamava... cosa ci avrebbe dovuto fare in casa sua? Appese la cornetta de telefono e guardò l'ora... erano già le sei... alle sette sarebbe arrivata la pizza mentre prima di quell'ora i suoi genitori si sarebbero incontrati.

Arrivarono le sei e dieci, e suo padre bussò alla porta... Daphne si era legata i capelli lucenti in una coda alta, aveva indossato una maglietta rosa con un paio di jeans a vita bassa stile hip hop che sua madre odiava, ma cosa le importava? Sarebbe rimasta concentrata sulla presenza di suo padre, non sui suoi jeans!

«Ciao papà! Accomodati!» suo padre entrò elegantemente... era la prima volta che entrava nell'appartamento dell'ex moglie e, forse, sarebbe stata anche l'ultima! Era un grande appartamento, in confronto al suo, bei mobili... beh, sua moglie aveva sempre avuto buon gusto in fatto di arredamento... spesso si accorgeva di chiamarla ancora “moglie”... si doveva ancora abituare a quell'”ex”... non se lo dimenticava per fatto affettivo...

«Grazie dell'accoglienza... ma che bell'appartamentino! Cosa mi hai preparato di buono?» disse dirigendosi in cucina... ma vedendola pulita e splendente e senza nemmeno una padella si voltò verso la figlia con sguardo interrogativo.

«Io non sono brava in cucina... così ho ordinato delle pizze! Così non morirete avvelenati!» scherzò la ragazza... doveva stare attenta con il plurale... o suo padre sarebbe scappato... lui non voleva discutere con Karen, non voleva affrontarla, voleva che le cose cambiassero da sole, ma Daphne era consapevole che il destino aveva bisogno di una mano e lei gliel'avrebbe data volentieri!

«Già... non so come ho fatto a non pensarci... beh, vorrà dire che dovrò aspettare per assaggiare i manicaretti di mia figlia.. poco male, significa che vivrò a lungo!» rimasero a scherzare per un po' e sembrò che tutto fosse tornato al passato, tutti nella stessa casa, i rapporti tra lei e suo padre non erano cambiati ma a volte Daphne si sentiva fuori posto nella casa del padre... non c'era quell'atmosfera di famiglia che c'era quando era a casa sua.

Le chiavi giravano nella serratura... una risata... due voci... una voce di uomo... mia madre e...? no... non stasera... Si voltò verso la porta e apparve sua madre, bellissima nel suo abito da lavoro nero, con i suoi capelli neri, ormai corti rispetto a quelli della figlia, e gli occhi scuri.

La donna fece per venire in contro alla figlia ma vedendo Christopher si fermò... il suo sguardo passò da Daphne, con lo sguardo perso, al marito, confuso.

«Cosa ci fai qui? Chi ti ha invitato?» chiese con tono aspro la donna.

«Me ne vado, stai tranquilla! Ero venuto per stare con mia figlia! - poi girandosi verso la figlia, continuò – Ci vediamo sabato, cara...» poi senza guardare l'ex moglie, sparì dietro la porta che sbattè dietro di sé.

La donna si schiarì la voce, non voleva fare una scenata alla figlia di fronte a lui, le vrebbe fatto fare brutta figura, oltre a tutto quel pasticcio... quindi pronunciò:

«Questa è mia figlia Daphne, lui tesoro, è...» venne interrotta dalla figlia che pronuncò: «Paul Calvin..., vero?» Karen era stupita... come faceva a saperlo? Paul le porse la mano, ma Daphne non si capacitava... e tenne le braccia incrociate per poi chiedere amara: «Cosa sei di mia madre, eh?», questa volta fu la volta della madre dire:

«E' il mio fidanzato Daphne... ma...» Karen si interruppe, non sapeva cosa dire... sua figlia era lì, che la fissava, fissava lui, il campanello distrasse tutti... Daphne andò a prendere le pizze che si trovavano in mano al pizzaiolo, e dopo avergli dato i soldi, chiuse la porta, sbattè le due pizze sul tavolo, prese la sua e cominciò a salire le scale senza proferire parola. Arrivò in camera, e sbattè la porta alle sue spalle.

Cominciò ad addentare la pizza e notò con tristezza che era la prima volta in tutta la sua vita che la pizza le sembrava così amara...

Al piano inferiore...

«Mi spiace Paul.. io non pensavo che l'avesse presa così.. forse avrei dovuto parlarne prima con le..» Paul la interruppe per pronunciare gentilmente: «Ma figurati... Chad l'ha presa peggio... stai tranquilla si abitueranno...».


Ora recensite, recensite e recensite! Anche se la vi fa schifo, recensite!^O^

Baci

Key†

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Capitolo 2
*** Cambiamento...? ***


Ciao a tutti... scusate per il ritardo ma sono piena di verifiche, compiti e da mille idee che mi frullano per la testa e che tento di cacciar via quando studio... spero che questo capitolo vi piaccia!!!

Ringrazio tutti coloro che leggono la mia fic e Kristel!^^

Bacini,

Key


How Deep Is Your Love?

Capitolo 2: Confused


Quanto tempo era passato da quando si era lasciata alle spalle sua madre e quell'essere viscido del suo fidanzato? Non lo sapeva e, in realtà, nemmeno le interessava... in fondo non era la prima a cui i genitori erano divorziati e con dei fidanzati, erano le loro vite e lei non si doveva immischiare. Resta il fatto che quel cretino con il naso a patata non lo voglio a casa mia.

Si alzò dal letto e con lunghi passi pesanti si diresse verso l'armadio.

Che cosa mi metto?! Mhm...- mentre la ragazza si tormentava con questa banale domanda, il suo sguardo si fermò su un paio di jeans neri da Skate e su una maglietta, anch'essa nera, con alcune stampe sul fronte.

Dopo essersi lavata e vestita, scese le scale con lentezza, avrebbe affrontato tutto normalmente, a me non interessa nulla di mia madre, è la sua vita, io ho la mia – era ciò che continuava a ripetersi, oggi è nata una nuova Daphne, quella che se ne sbatte – chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò in cucina con sua madre che cucinava la colazione.

Si abbandonò di peso sulla sedia, appoggiando il gomito sul tavolo che reggeva la testa. Sua madre cercava di essere naturale, ma era difficile, lei amava sua figlia ma finalmente aveva trovato l'uomo della sua vita e non se lo sarebbe fatto scappare, mai e poi mai; forse Daph l'aveva presa male al primo momento ma si sarebbe abituata.

«Buongiorno!! Dormito bene?» disse la donna rivolgendosi affettuosamente alla figlia che senza nemmeno guardarla rispose alterata: «Che domanda è? Mica cambia da un giorno all'altro...!».

Karen non si scompose, aveva immaginato che la figlia avrebbe fatto la ribelle per qualche giorno, quindi continuò:

«Magari non avevi dormito bene per qualche incubo o che ne so io...» Daphne si era stufata di tutto questo interrogatorio, non avevano mai parlato la mattina o almeno non in modo così falso e idiota.

«Se hai da dirmi qualcosa dimmelo, perchè fra poco passa l'autobus! Comunque, gli incubi non li faccio da quando ho compiuto sette anni. Ma cosa ne puoi sapere, tu! Passi il tuo tempo con il tuo... aspetta, come si chiama... ah si, Paul, ma magari tu lo chiami Paulyn?».

Daphne aveva superato il limite, sua madre aveva i nervi a fior di pelle, capiva sua figlia, ma ora stava esagerando! Si sedette di fronte alla figlia e decisamente alterata gridò:

«Smettila... basta, hai superato il limite, Daphne!! Ora vattene a scuola, prima che m'incazzi davvero!», la ragazza si alzò come se niente fosse, come se tutto quel disastro fosse stato normale, come se la sua vita fosse stata sempre così e dopo aver preso lo zaino, andò fino all'ingresso dove prima di sbattere la porta alle sue spalle pronunciò abbastanza alto in modo che sua madre sentisse:

«Vaffanculo» e sparì dietro la porta. Non aveva mai insultato sua madre, ma d'altronde c'era sempre una prima volta. In quel momento si credette così potente da poter fare qualunque cosa. Bene... oggi mi presenterò a Duncan.


Karen era rimasta impietrita dalle parole della figlia. La sua piccola Daphne era cambiata da un giorno all'altro senza darle il tempo di rendersene conto, lei era felice con Paul e voleva che anche sua figlia lo fosse con lei, ma probabilmente essa non voleva. Era tutto cambiato per causa di Paul? No, era colpa sua... non ne aveva parlato prima con la persona che amava di più al mondo. Mentre sua madre si abbandonava a tristi pensieri, Daphne Wilkins camminava fiera sul marciapiede attendendo pazientemente l'amica Nat e l'autobus.

Leggeri passi sfioravano il terreno, una piccola fanciulla dai lunghi capelli biondi e occhi grigi semi coperti dalla frangia, vestita con una maglietta leggera, e una gonna corta fino alle ginocchia, camminava decisa verso l'amica. Appena il suo sguardo si posò su di essa rimase sconvolta: la sua timida amica non si sarebbe mai messa una maglietta semi trasparente nera... ci doveva essere sotto qualcosa...

«Ciao Daphne!!» si abbracciarono sinceramente, poi la bionda continuò: «Come siamo belle, oggi..!» l'amica arrossì e pronunciò a bassa voce: «Grazie... anche tu sei molto carina, ma non sono la prima a dirtelo, e non sarò l'ultima...!» Nat aveva una fila di ragazzi che le andavano dietro, Daphne era bella, ma mancava di quella sicurezza che l'avrebbe resa più nota all'interno delle chiacchiere scolastiche.

«Non immagini cosa sia successo, ieri! Mia madre ha portato a casa, un tizio, che dice di essere il suo fidanzato, ti sembra?! È soltanto un mese che i miei si sono separati e... guarda... io quell'essere non lo accetto in casa mia!» la ragazza dai lunghi capelli corvini decise di sfogarsi con l'amica che, forse in questo caso, non era d'accordo con lei, e aveva un aria strana: «È normale Daph!! Insomma, non puoi pretendere che tua madre rimanga sola per il resto della sua vita, no? E magari anche tuo padre ha una donna..., quello che voglio dirti, è che loro devono ricominciare a vivere e ciò che fai tu potrebbe ostacolarli! Se i tuoi hanno divorziato significa che non si amano più e che forse, non si sono mai amati!!» era stato pronunciato con rabbia, come se lei c'entrasse qualcosa in quella storia... Daphne capiva che forse si stava impicciando in affari che non erano suoi, ma di sua madre, ma non capiva il passaggio “Anche tuo padre ha una donna”, si, certo, avrebbe potuto averla, ma a lei non aveva detto niente, probabilmente perchè con più tatto di sua madre.

«Hai ragione... in questo momento, non me ne frega assolutamente niente... sono cazzi loro!». L'autobus le raggiunse e le due si apprestarono a salire, di solito si sedevano nei primi posti ma Daphne raggiunse gli ultimi sedili, quelli sempre occupati, quelli dove si siedono i “grandi”.

«Daphne, ieri quello scocciatore di Carl è venuto a casa, per invitarmi a fare un giro in centro...!!» preferì parola la bionda, dopo aver appoggiato lo zaino nel sedile di fianco al suo. La ragazza dai capelli corvini era stupita... quel timido ragazzo di Carl era andato fino a casa di Nat? Poverino, lui ci tiene molto a lei, ma per lei è soltanto un giocattolino da manovrare a proprio piacere.

«Davvero? E sei uscita? Com'è stato? Su racconta!!!» per poco sembrò che Daphne fosse tornata se stessa, senza problemi, senza aver bisogno di insultare qualunque cosa, sembrava quasi fosse tornata la santarellina di prima.

L'amica sbuffò: «A me quel cretino non piace, ma mia madre aveva iniziato a scassare con la storia del piercing, allora sono uscita con lui, ho fatto la carina, e mi sono fatta comprare due magliette troppo cool!», a Daph non piaceva il modo di usare le persone dell'amica e Carl era proprio un bravo ragazzo.

«A me non piace quando fai così! Poverino, lo sai che suo padre è morto, e sua madre fa l'operaia e non guadagna molti soldi!! Ci manchi solo tu che glieli fai spendere! Sai che lui ci tiene a te... se non ti interessa diglielo ma non usarlo come un giocattolo!», d'altra parte a Nat non piaceva la serietà di Daphne, capiva che quell'idiota aveva dei problemi ma non era di certo colpa sua se era così cretino da comprarle le cose, no?

«Come sei seria, Daph!!! Mamma mia... non è colpa mia! - ma notando lo sguardo di fuoco che le mandava l'amica si arrese – va bene, glielo dico quando arriviamo a scuola!». L'autobus si fermò di nuovo e salì un gruppo di ragazzi e ragazze tra cui Duncan... alto, moro con degli occhi verde smeraldo che non andavano di corto inosservati.

«Allora, signorina.. si vuole presentare?» scherzò Natalie. Duncan e i suoi amici raggiunsero il fondo del mezzo e notando che di fianco alle ragazze c'era posto pronunciò:

«Sono liberi questi posti?» disse indicando i posti di fianco a Nat e Daphne, le due sorrisero e come risposta, presero gli zaini e li posarono sul terreno, poi la nera pronunciò: «Certo... sedetevi... - poi porgendo il braccio al ragazzo interessato continuò – Daphne, piacere!» lui sorrise e stringendole la mano disse: «Duncan, piacere mio!!» e si sedette di fianco alla ragazza.

In quel momento la fragile maschera che Daphne aveva indossato, cadde... mostrando le sue paure in quel momento: fare figuracce... aveva il cuore che palpitava a velocità pazzesche, il viso che si surriscaldava... aprì lo zaino e vi prese il diario, tanto per distrarsi e non bloccarsi davanti a lui. Nat si accorse che l'amica era tornata in sé e, con un sospiro di sollievo, guardò Jack, e chiese, senza aver bisogno di fare moine: «Che lezione avete alla prima ora?», il ragazzo si voltò verso di lei e simpaticamente rispose: «Sinceramente non lo so... vengo così poco a scuola che non ho ancora imparato l'orario...!» Natalie rise come un'oca a quella battuta... Duncan si rivolse a Daphne: «Ma sai che non ti ho mai visto a scuola?! Sei per caso nuova?», ma certo... lui non l'aveva mai notata perchè era troppo occupato a vedere quelle trecento galline che gli sgambettano intorno... lui forse non era il tipo per lei e... insomma, si stava facendo mille problemi per un ragazzo che aveva appena conosciuto ma che le piaceva da secoli, era meglio lasciar perdere quei pensieri e dedicarsi a lui...

«Veramente io sono qui da sempre... io sono nata in questa città... ma è comprensibile che tu non mi abbia mai vista, dato che non ti sono mai saltata addosso come le altre...» lo disse con la testa china, le tenere guance arrossate... si era tornata se stessa, e ne era felice... non serviva a nulla quella falsa maschera che voleva indossare. Duncan non seppe che dire e cominciò a balbettare, intanto l'autobus si era fermato davanti alla scuola e le due amiche si apprestarono a scendere senza nemmeno considerare i due ragazzi.

«Caroline viene oggi? O è ancora ammalata?» chiese Daphne tentando speranzosa di poter deviare qualsiasi domanda dell'amica rivolta al ragazzo.

«Ha detto che sarebbe venuta... ah, ecco Mel e Joss!» mentre Natalie parlava, le loro due amiche, la rossa Melanie e la mora Joss, si avvicinarono:

«Ciao ragazze! Come va? Io non ho studiato fisica... ho una fifa... insomma la verifica la sbaglierò tutta!!» commentò acidamente Joss.

«È da due ore che cerco di convincerla che sono fatti suoi se ieri invece di studiare era con il suo ragazzo in giro!» disse Melanie, la “secchia” del gruppo... solo in quel momento Daphne si ricordò della verifica, ieri aveva avuto solo tempo di litigare con sua madre e non aveva aperto nemmeno mezzo libro! Nat se ne accorse e gentilmente le disse:

«Ti passerò le risposte, stai tranquilla!» le fece l'occhiolino, e, al suono della campanella, entrarono con malavoglia in classe.

Daphne iniziò a essere nervosa... non aveva aperto nemmeno il libro, e la sua mania di perfezione la fece andare in palla...! Seduta in terza fila, di fianco a Tom, un ragazzo alquanto noioso e rompiscatole (Assomiglia a un mio compagno di classe! NdKeira), e l'inseparabile Nat.

Nat passava tutti i moduli con dei voti magnifici, e la cosa buffa è che lei studiava con sufficienza il giorno prima, giusto per non arrecare dispiacere alla madre malata... si, perchè Joanne, era malata e le restavano pochi mesi di vita, ma di questo Natalie non era al corrente.

Daphne iniziò a tambureggiare nervosamente le dita sulla superficie ruvida di quel banco, ormai vissuto, ricco di scritte di qualunque genere... dall'”Billie Joe 6 figo!” a delle equazioni di primo grado di algebra come: “5x+5-6x=9x-3+8(x-1)”, o altre scritte fatte con Uni Posca colorati, sbiaditi col tempo di cui si riesce a leggere qualche nome di ragazza, qualche più e qualche “Love”...

«Daphne, ti vuoi calmare?! È una passeggiata... te la caverai benissimo!», la ragazza annuì con sufficienza senza nemmeno ascoltarla... girò il capo verso Joss, lei non aveva studiato come lei, ma sembrava apparentemente tranquilla... era buffo il fatto che si conoscessero dalle elementari e non si conoscevano bene...

Il professore entrò... alto, vestito con dei pantaloni scuciti, sbiaditi e di una marca sconosciuta, forse fallita, con una camicia che forse in passato era bianca e un maglione rosso... scorbutico come sempre. Nella scuola si chiedevano come uno come lui, pensavano fosse un barbone, avesse trovato un lavoro del genere.

La sua voce atona rimbombò in tutta la classe:

«Staccate i banchi... Signorina Wilkins, ha scelto la mia ora per farsi il sonnellino?!?», il professor Watson le stava sventolando la mano di fronte agli occhi, Daphne grugnì qualcosa di indefinito e prese il foglio che le porgeva.

Guardò il foglio... tutte domande di teoria: della serie o la sai, o la sai... si morse il labbro e cominciò a pensare a tutte le lezioni scorse... mentre ci pensava, la porta si aprì di colpo e apparve la vicepreside accompagnata da un ragazzo mozzafiato... occhi azzurro ghiaccio con i capelli biondi, tirati su con il gel... il tipico bel ragazzo... il suo cervello non riusciva a connettere...

-Ma da dove viene? Dal Paradiso? Ditemi dov'è che lo raggiungo...-

«Scusi il ritardo professor Watson, ma il ragazzo è arrivato solamente ora!» esclamò la donna.

«Non si preoccupi.. oggi i miei ragazzi salteranno la verifica... chi è il giovanotto?», il ragazzo si decise a parlare: «Chad Gale...!».

«Bene, Chad siediti lì davanti a Wlkins...».

-Quell'essere divino si sta sedendo di fianco a me... non ci credo! Ma a me non piaceva Duncan? Come può piacermi questo...- i suoi pensieri vennero bloccati dalla voce allegra di Chad che pronunciò:

«Ciao sono Chad! E tu?», Daphne sbattè velocemente gli occhi e disse:

«D-daphne... Wilkins!», quando ella pronunciò il suo cognome, Chad ebbe un impercettibile sussulto...

-E' sicuramente un angelo.. oltre ad avermi salvato da un 2, mi ha pure rincretinita...-

«Non è che oggi pomeriggio mi fai vedere un po' la città? Sai, sono arrivato ieri sera...»

Le sue labbra parlarono da sole: «Certo! Alle 14:00 a casa mia...!!!».

Le sei ore d lezione passarono in fretta, e Chad e Daphne ebbero l'occasione di stringere amicizia... Natalie sorrideva, Daphne era totalmente rapita da quel ragazzo e si vedeva da miglia di distanza... guardò l'agenda e lesse:


Appuntamento con Chris...

Ti amo...


Scosse la testa... sapeva che era sbagliato, ma lei lo amava, era l'unico che sapeva capirla... tutto era nato così per caso... solo lei sa la causa della rottura tra Chris e Karen... ella aveva scoperto che suo marito aveva una nuova donna... ma non sapeva chi e non lo saprà mai... nacque tutto un mese fa, certo si conoscevano da quando Natalie e Daphne andavano all'asilo ma non avevano mai parlato così... era andata a casa di Daphne per darle gli appunti che le aveva prestato, ma non c'era... in casa vi era solamente Christopher.. parlarono un po' e si trovarono così bene, che si ritrovò ad andare a casa di Chris molte più volte del solito, questa volta consapevole dell'assenza dell'amica... dopo nove incontri, Chris accompagnò Nat alla porta e si baciarono... da quel giorno, baci ricchi di trascinanti passioni si susseguirono. Si sentiva in colpa verso la sua migliore amica, ma lei amava Christopher e al suo compimento dei diciotto anni, lo avrebbe sposato.

Suonò la campanella e tutti gli studenti si avviarono verso casa, chi a piedi, chi in autobus, chi in macchina... Daphne Wilkins pensava solo a una cosa: Alle 2 con Chad...

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Capitolo 3
*** Casini Incasinati! ***


Ciao! Eccomi, sono tornataaaa! Mwahahah... scusate il ritardo ma, come sapete, le ultime settimane di scuola sono terribili, non mi lasciano nemmeno un momento di respiro!! Voglio ringraziare tutti quelli che leggono e recensiscono la mia storia, non sono molti ma sono contenta! XD

Kristel: Mi sa che anche questa volta ti cadrà l'occhio sulla mia fic aggiornata, dato che non ti avviso mai quando aggiorno!! beh, il personaggio di Chad ce l'ho presente eccome...!! E so che è lo stesso che hai in mente tu!! Beh, continua a recensireeeeeee!!

Eleanor: Eleeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!! Adesso non dico a tutti com'è Chad perchè ognuno se l'è immaginato come preferisce, tranne voi due, però scusate... io lo immagino così perchè è gnocco!! Ok, va beh, sto degenerando...!! Ele continua a recensire!!

Julietta_Angel: Una nuova lettrice! Non ti preoccupare se non sai chi sono... nemmeno io l'ho ancora capito... sono in dubbio tra pazza e cretina ma prima o poi capirò la via... Sono contenta che la fic ti piaccia, spero ti piaccia pure questo capitolo!! Baci,

Key


How deep is your love?

Capitolo 3: Casini incasinati...


Non ci poteva credere... Chad Gale le aveva dato appuntamento, e l'aveva salvata da un'insufficienza certa... la sua migliore amica era raggiante quanto lei, ma non era in conoscenza del perché. non se ne preoccupò e continuò a pensare a Chad... la sua mente era formata solo da nebbia.

«Ehi... Daph...!! Ci sei?» la voce di Natalie la risvegliò da quei magnifici pensieri e la sua mano le sventolava di fronte.

«Si, ci sono... stavo solo pensando...» erano tutte e due alla fermata dell'autobus attendendo annoiate il mezzo pubblico che le avrebbe condotte finalmente a casa.

«Ok... Ti piace il nuovo ragazzo? Sembra simpatico, e ti ha preso in simpatia... è anche molto carino... insomma, secondo me, devi provarci!» Daphne sbuffò...

-Possibile che Natalie riesca a pensare solo a questo!?!

«Natalie, non iniziare...», la bionda era a conoscenza che quando Daphne la chiamava con il suo nome intero significava: cambia argomento; si spostò una ciocca di capelli e proferì parola:

«Ok...! Va bene, sto zitta... tanto scommetto tutto quello che vuoi che domani mi verrai a dire, “Natalie, sono disperata, mi piace Chad, che faccio?”» Daph mise il broncio e con voce pastosa disse:

«Non è assolutamente vero...».

Una risata molto rumorosa si avvicinava alle due ragazze, probabilmente non era solo perchè molte voci e risate l'accompagnavano... Natalie e Daphne si voltarono e videro Duncan, Natalie si voltò di nuovo e indicò la corriera che appariva in lontananza e si avvicinava a passo d'uomo.

«Non capisco perchè la corriera vada a velocità minima...» brontolò Daphne.

«Secondo me, perchè è troppo vecchia e non riesce a raggiungere i 40 km/h...», Daphne iniziò a ridere... lei e Nat riuscivano a tirar fuori dei discorsi talmente idioti!

«Guarda che è vero!» continuò Natalie, che non aveva recepito il perchè l'amica stesse ridendo.

«Si, la penso come te...!! Ma rido perchè è un discorso così stupido...», mentre parlavano, la corriera si fermò di fronte ad esse, e vi salirono, sedendosi sui primi sedili trovati liberi.

«Con una ragazza come te, non puoi pretendere che faccia un discorso intelligente!» ironizzò la bionda Natalie.

«Mhm... si, certo...! Da che pulpito parte la predica...», Daphne prese lo zaino e lo poggiò tra i suoi piedi in modo tale che non potesse cadere e che non le desse fastidio.

«Non era una predica, era verità! Ma cambiando argomento... mi hanno detto che nell'altra sezione hanno fatto la stessa verifica di letteratura che dobbiamo fare noi! Potremmo farci dare le domande...».

Daphne sorrise maliziosa, sarebbe stata un'altra materia avrebbe fatto salti di gioia, ma lei amava letteratura... era una delle sue materie preferite e i test del professore erano abbastanza semplici, si ricavava tutto dalla lettura del testo, rispose:

«È una buona idea, ma trova le risposte per fisica, quella sì che mi spaventa!»

Natalie stava per ribattere su quanto fosse secchiona l'amica ma le squillò il cellulare, in fretta e furia, controllò nelle tasche della giacca di jeans, nello zaino...

«Finalmente l'ho trovato!», premette il pulsante con il telefonino verde... un nome sul display del cellulare:


=°AmOrE tI aMo°=


Doveva fare attenzione a non farsi scoprire da Daphne, così, parlò con sufficienza, anche se le costava una fatica immensa.

«Ciao amore, come va?» la voce calda di Christopher echeggiava tramite il suo cellulare, il volume al minimo, in modo tale che solo lei potesse sentirla.

«Bene, tu...?» Natalie si malediceva... perchè diavolo doveva stare lì senza poter proferire verbo?

«Benissimo... allora, ci vediamo oggi! Puoi parlare? Dal tuo tono sembra di no...» egli abbassò ulteriormente la voce, lei rispose:

«Purtroppo no, infatti... richiamami dopo, ti saprò dire!»

«D'accordo, immagino che non potrai dirmi baci, bacini... non importa, ti rifarai dopo! Ti amo, a dopo» mentre pronunciava il “ti rifarai” rise leggermente e Natalie si unì alla sua fresca risata, premette il tasto rosso e tornò a guardare l'amica che era intenta a leggere un libro di William Shakespeare, il famoso Amleto... scosse la testa.

«Leggi quella schifezza? Se vuoi ti dico subito di cosa tratta così non lo leggi...» Nat si arrotolò una ciocca di capelli.

«No, grazie... lo sto leggendo perchè mi piace!» Daphne sorrise, Natalie storse la bocca e con voce stridula disse:

«Ti piace questo schifo?!?! Il prof deve averti narcotizzata!», Daphne sbuffò contrariata e pronunciò acida:

«Puoi evitare di urlare come una gallina? E allora? A me piace...».

Natalie era in grado di farla arrabbiare per ogni cosa... se a lei piaceva quel libro, cosa gliene fregava?!? -Almeno io penso a qualcos'altro al di fuori dei ragazzi...

Evitò di dire ciò che aveva pensato... avrebbe causato il finimondo.

«Scusa, ma credevo che le “avventure” - accentuò l'ultima parola muovendo le dita – di uno sfigato che vede lo spirito di suo padre, che si fa le pippe per ogni cosa, ti facessero schifo come ad ogni persona normale, ma, evidentemente mi sbagliavo...», Natalie aveva assunto una faccia davvero buffa, quando si arrabbiava tendeva a mettere il broncio e a corrucciare il viso, Daphne rise e pronunciò:

«Ma io non sono normale, Nat, dovresti saperlo... comunque, non è così sfigato! Va beh... ora scendo, devo prepararmi in fretta che oggi pomeriggio mi attende il Paradiso...!», le schioccò un bacio sulla guancia, e quando l'autobus si fermò scese di fretta.

Aprì la porta e appena entrata vide sua madre che puliva il pavimento... sorrise, doveva assolutamente chiederle scusa... aveva esagerato, non doveva risponderle male, era pur sempre sua madre!

«Senti mamma... mi dispiace per stamattina, non so cosa mi sia preso, sono stata davvero crudele...» abbassò il capo dispiaciuta.

Si aspettava una sberla, in fondo se la meritava, e in passato, gliela avrebbe data, ma non questa volta; le si avvicinò e le accarezzò il capo, sorridendo amorevolmente per poi dire:

«Non ti preoccupare, Amore... io capisco che non è facile tutto ciò... prima tuo padre, ora io...! Comunque io non pretendo che tu accetti subito Paul, ma almeno dagli l'opportunità di conoscerti...!» sua madre la stava scongiurando... si sentiva davvero cattiva, le aveva fatto così male... ma cosa c'entrava suo padre?

«Si, mamma, non ti preoccupare..., ma cosa ha fatto papà?», Karen si morse il labbro e tornò a pulire il pavimento dicendo soltanto un “Nulla, tesoro, nulla...”.

Daphne sapeva che le stavano nascondendo qualcosa... ma come, suo padre aveva una donna?!? E non gliel'aveva presentata? Con voce matura disse:

«Mamma... voglio sapere... devo sapere! Papà ha una donna? Da quando?», Karen si massaggiò il viso e insicura si sedette di fianco a lei, sospirò e iniziò a parlare:

«Ora ti sto dicendo la verità, ma ciò che ti dirò non deve assolutamente modificare le tue idee su tuo padre, perchè lui ti vuole bene e resta comunque un tuo genitore... noi abbiamo divorziato per via delle incomprensioni e...» Karen venne interrotta da Daphne che la guardò truce pronunciando:

«Non è vero... questa è solo una scusa...!! Avete divorziato per causa di una donna, vero?!», Karen abbassò il capo e annuì lentamente. La giovane le strinse la mano e pronunciò piano:

«Non importa, mamma... è passato...!! Ora andiamo a mangiare che ho fame!», Karen ringraziò mentalmente la figlia... sapeva quando cambiare argomento!

Daphne salì le scale per dirigersi in bagno per lavarsi le mani...

-Da tutti questi mesi, mio padre mi ha fatto credere che la colpa del divorzio era di mia madre, e ora scopro che lui l'ha tradita con chissà che puttana!!! Io... mi sento tradita... sono stata tradita da una delle persone più importanti per me... Ora devo scoprire chi è questa donna, ASSOLUTAMENTE!

E lì, davanti allo specchio, Daphne Wilkins, fece la sua promessa più importante... scese di sotto, e si sedette al suo solito posto.

«Mamma, posso farti una domanda?», la donna alzò lo sguardo dal piatto e disse dolcemente:

«Si, tesoro...! Chiedimi pure...».

«Dove hai conosciuto Paul? Solo per curiosità...» Daphne ingoiò una forchettata di spaghetti.

Karen era sorpresa dalla domanda della figlia... tutto d'un tratto si sentì adolescente, quando chiami tutte le tue amiche per raccontare l'ultima novità: il ragazzo dei tuoi sogni ti ha chiamata o ti ha solamente aiutato a raccogliere dei libri che ti sono accidentalmente caduti come al solito... era felice di poter condividere ciò con la sua adorata bambina che sembrava crescere ogni giorno di più.

«Ti interessa davvero?», Daph guardò la madre, era terribilmente emozionata... certo che voleva saperlo!!

«Mamma, se te l'ho chiesto!! Dai, dimmi tutto!!» mentre pronunciava tali parole, spinse il piatto di lato, appoggiò i gomiti sul tavolo appoggiandoci sopra la testa, in modo tale da tenerla ferma, quindi essere comoda e pronta ad ascoltare la madre.

«Beh, ero andata in tribunale per sbrigare le ultime pratiche e lui era lì, seduto sugli scalini dell'ingresso intento a capire cosa gli era rimasto dal divorzio... allora mi ha chiesto delle spiegazioni e tutte le volte che andavo lo trovavo... così, beh, siamo usciti insieme!!».

Se uno le avesse viste ora avrebbe potuto credere che fossero amiche, in quella stanza qualcuno si sentiva libero di un peso incommensurabile, chi da pene interiori, ma in quel discorso di ritrovo si erano incontrate di nuovo, dopo tanto tempo, due anime: madre e figlia.

«Sembra un telefilm...!! Ora corro a lavarmi i denti e prepararmi che dopo esco!» pronunciò la giovane che iniziò a sparecchiare, ma la madre le fece cenno di andare e, senza farselo ripetere due volte, corse su per le scale raggiungendo il bagno, dopo essersi lavata si diresse in camera, estrasse un cd da una custodia e la voce di Benji dei Good Charlotte si impadronì della stanza.

-Cosa diavolo mi metto?!?!?-

Optò per una maglietta rossa senza maniche con delle scritte, era una patita per le magliette con scritte senza senso, e dei pantaloni a pinocchietto da skate con almeno sei tasche, si truccò leggermente e il risultato sembrò piacerle.

Sentì il campanello suonare... un'ansia le percosse il corpo da capo a piedi e tutta emozionata scese le scale correndo mentre si scioglieva i capelli, arrivata di fronte alla porta inspirò lentamente e l'aprì trovandosi di fronte Chad. Sorrise e senza far trasparire la propria felicità pronunciò:

«Ciao Chad... sei in orario!», lui si passò una mano tra i capelli e sorridendo disse:

«Eh, si... sono puntuale come un orologio svizzero!! Andiamo?» la guardò a lungo, Daphne si voltò e urlò alla madre:

«Ciao, io vadoooo!!», si sentì un “si” e i due uscirono da casa...

Questo era solo l'inizio...

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Capitolo 4
*** Grazie... ***


Ciao a tutti... rieccomi, vi sono mancata? No...! Anticipo che Lunedì, cioè domani, parto per l'Austria, starò via giusto una settimana, nella quale, potrete vivere tranquillamente la vostra vita senza di me! (Finalmente!!! NdTutti)(ç_ç ndme), va beh, sorvolando sulla mia idiozia... questo capitolo è davvero molto triste e dolce, ma non vi do' il mio commento perchè sareste condizionati, quindi leggete e ditemi la vostra, ok? Sono sorpresa dalle tante recensioni! Grazie mille, sono commossa!!! Continuate a leggere!

_Kristel_: Grazie per leggere la mia recensione, Kris!! Sinceramente nemmeno a me piacciono i Blue però il nome Duncan è di mio gradimento e quindi l'ho utilizzato! E siccome la storia è di mio possesso, IO comando! Mwahahahahahah, (Scusatemi, sono le solite manie di protagonismo...!!^^”).

Fr@: K@gomeee! (ti posso chiamare così? Scusa ma l'abitudine..!!), sono contenta che la fic ti interessi, quindi continua a leggere perchè questo capitolo è di vitale importanza per l'intero evolversi della storia! Sinceramente non so se continuerò a scrivere fan fic di Orlando, ho iniziato a scrivere questa perchè volevo scrivere qualcosa di diverso, mi piace cimentarmi in cose nuove ma non si sa mai che abbia uno schizzo di Orlando mania!! Stai a vedere! ;-)

Julietta_Angel: Eheh, capitolo nuovo! Scusa ma non ti ripeto ciò che ho detto all'inizio perchè divento troppo ripetitiva, ma lo ripeto comunque, questo chap è MUI importante quindi ti invito a leggerlo e ti ringrazio moltissimo per le recensioni!^^

Colgo l'occasione per farti i complimenti per la tua fic!

Leggete e recensite!!

Bacini,

Key


How Deep Is Your Love?

Capitolo 4: Grazie...


Non ci poteva credere... stava uscendo con Chad, lo conosceva già da una mattina e le faceva uno strano effetto...

-Daphne dovresti aver imparato che non si fuma...!!!

Lui la guardava non sapendo cosa dire... si sentiva un po' impacciato e si chiedeva come mai avesse avuto un'idea così stupida ma la risposta gli balenò in mente.

«Su, andiamo da qualche parte?! Non portarmi a vedere musei! Ti prego, li odio!!» la implorò Chad mettendosi in ginocchio, la ragazza scoppiò a ridere e disse:

«Allora, servo, ti porterò a vedere la mia città...! Ritieniti onorato!!».

Insieme, ridendo e scherzando, si sedettero su una panchina, nella piazza principale, dove iniziarono a parlare della propria famiglia... Daphne iniziò il discorso perchè era curiosa di sapere sempre più di lui.

»Dove abiti? Dove abitavi prima? Che cosa fanno i tuoi?!? - Daphne si accorse di aver fatto troppe domande e arrossendo, si morse il labbro sussurrò – scusa troppe domande!!».

Chad scoppiò in una fragorosa risata, quella ragazza aveva un carattere con varie sfaccettature, tre secondi prima la vedevi vivace e aggressiva, mentre poco dopo era timida e impacciata.

Peccato che lei fosse quella “Wilkins” altrimenti sarebbe potuta diventare una delle sue ragazze tipo.

«Quante domande!! Abito vicino alla scuola per mia sfortuna...!! Prima abitavo a New York con mia madre... mio padre è un medico, mentre mia madre è una segretaria...! Ora che sai tutto di me, intendi uccidermi?» la guardò con uno sguardo misterioso e attraente e Daph commentò:

-Non guardarmi in quel modo... ti prego!!

«Si, ti devo uccidere...! Abitavi in una metropoli e non posso perdonartelo!! Ma... come mai siete venuti a vivere qui? Cioè... se vuoi dirmelo bene, se no, va bene comunque! Scusa, sono un po' troppo impicciona!» ammise Daphne che iniziò ad arrotolarsi una ciocca dei suoi capelli corvini tra le dita.

Il ragazzo sorrise divertito... quanto era divertente vederla imbarazzata e formulare frasi con poco senso compiuto!

«Non ti preoccupare! Siamo venuti qui perchè mio padre voleva stare lontano da mia madre... sai, non è stato un buon divorzio...!» Chad si chiese il perchè si stesse confidando con lei, una ragazza conosciuta la mattina, di una provincia sfigata da cui voleva solo scappare...!

»Anche i miei si sono divorziati... e non si vogliono nemmeno vedere...! Mia madre ha un fidanzato che non mi va a genio, mio padre me la nasconde e voglio scoprire chi è... sto diventando come Conan, il detective!!»

Come siamo simili...” pensò Gale... no, lei non era una sua nemica, potevano aiutarsi e insieme sarebbero tornati alla loro vita di sempre, sarebbe tornato a N.Y.C. dai suoi amici, e dalle cazzate di sempre... ma forse, con Daphne, non si sarebbe annoiato.

«Ti do una mano...! In fondo, ti servirà un fan di Conan... ho visto tutte le puntate ma, acqua in bocca, non dirlo in giro!», le posò il dito indice sul labbro, lei annuì e insieme risero.

Chad guardò l'orologio e subito scattò in piedi:

«Scusami Daph, ma devo scappare, devo aprire la casa a quelli del trasloco! Scusa devo scappare! Mi sono divertito un sacco!!» dopo aver pronunciato ciò scappò, era maledettamente in ritardo... lui era sempre stato un po' riservato, casinista ma riservato... non aveva mai parlato così tanto di sé e si sentiva meglio.. come ad essersi liberato di un enorme peso dalle spalle. Daphne era davvero fantastica e l'aveva fatto divertire molto, cosa in cui prima non aveva creduto molto.

Daphne sospirò... si sistemò i pantaloni e con passo veloce si avviò verso la casa di suo padre... avrebbe scoperto quella maledetta donna... a tutti i costi.

-Sto rovinando tutto... ho passato una giornata meravigliosa e adesso, quando la vedrò, rovinerò tutto... me lo sento... sono un'idiota... ma lo DEVO fare... per me, per mia madre...!

Sentimenti contrastanti si incontravano nel suo cuore, felicità, rabbia, curiosità e una frustante paura. Era arrivata. Non sapeva cosa fare... si attaccò al muretto e, a fatica, riuscì a salire, ferendosi al ginocchio, lo scavalcò e scivolando con il piede, cadde per terra con un tonfo.

-Meno male che dovevo essere silenziosa, altrimenti!!

Si maledisse... aveva mandato a monte tutto... quant'era idiota... si guardò in giro, spiò attraverso la finestra e nessuno, NESSUNO, era uscito dalla camera da letto o dal bagno o dalla cucina... lei sapeva che qualcuno era lì, almeno suo padre dato che c'era la macchina.

La ferita al ginocchio bruciava e i pantaloni si erano macchiati leggermente di sangue, senza curarsene la giovane detective tirò fuori le chiavi e tremando la mise nella serratura.

La chiave girava lentamente, Daphne era così nervosa che le pareva facesse un baccano infernale... mentalmente iniziò ad imprecare contro di essa.

Suo padre aveva fatto tre giri... aveva paura che qualcuno potesse entrare? Vedere? Scappare? Lui non chiudeva MAI la porta con tre giri, nemmeno ci fosse un assassino in giro... si, si trattava di una donna, e che donna! Per meritarsi tre giri, doveva essere una GRAN donna... ok, forse stava esagerando, ma in quel momento non l'avrebbe mai ammesso.

Con il respiro affannoso entrò facendo piano, non doveva rovinare tutto... non POTEVA! In qualche modo doveva vendicare sua madre, e lo avrebbe fatto, non le dava fastidio il fatto che si erano divorziati, in fondo era meglio così, ma le distruggeva il cuore, il fatto di essere cresciuta in una bugia... il fatto che la colpa fosse della madre che, insieme a lei, era una vittima dell'egoismo di suo padre.

Quei dieci passi che la separavano dalla camera da letto sembravano interminabili ed ebbe l'impulso di scappare e lasciare perdere... ma Daphne Wilkins era una ragazza cocciuta, che raggiunge sempre il suo scopo.

Posò la mano sudata sulla superficie liscia di metallo della serratura. Si accorse di tremare... una risata isterica voleva fuggire dalle sue labbra ma esse la bloccarono appena in tempo.

Chiuse gli occhi e con forza aprì la porta.

«Daphne!» la voce di suo padre precedette l'apertura dei suoi occhi... la visione fu disgustosa, suo padre con una donna... era di spalle, lei riconosceva quei capelli... il suo cuore iniziò a battere sempre più forte, quasi da squarciarle il petto. Sussurrò innocentemente:

«Nat...» lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso... la sua migliore amica era la causa della rottura dei suoi genitori... la sua EX-migliore amica le aveva mentito... da quanto tempo andava a letto con suo padre? Un moto di rabbia la pervase, quanto li odiava... tutti e due! Lei era solo una troia, a cui piaceva rovinare una famiglia e un'amicizia, mentre lui... suo padre, no, non era più suo padre, beh, quell'uomo le faceva schifo, terribilmente schifo. Suo padre tentò di dire qualcosa, ma le uniche cose che riuscì a pronunciare furono: “Non è come sembra, Daphne, davvero!!”.

«No, certo hai ragione... non è come sembra...!! le stavi insegnando anatomia, hai ragione... è comprensibile, vero? Perchè tutto è comprensibile vero? Ma vaffanculo! Fate schifo... siete le persone più disgustose che io abbia mai visto!!» non riuscì a dire nulla a Natalie, scappò via, corse veloce senza guardarsi mai indietro, non volgeva lo sguardo nemmeno alla strada, l'unica cosa che le importava era scappare, correre il più lontano da loro, non riusciva a fermare le lacrime che scendevano a fiotti.

Non le interessava se la gente la guardava, non le interessava che quello era un paesino e il giorno dopo tutti avrebbero saputo che lei aveva pianto, non le interessava.

Per un attimo alzò lo sguardo e si accorse di essere vicino alla scuola, rallentò la corsa e vide un camion di traslochi.

-La casa di Chad...

Lui era fuori a controllare i lavori, si voltò un secondo e la vide, con gli occhi gonfi, il viso arrossato e lacrime che sgorgavano dei suoi meravigliosi occhi verdi.

Corse da lei e si abbracciarono forte. Nessuna spiegazione, non servivano. Per ora quell'abbraccio era il loro mondo, lei continuava a piangere e lui le accarezzava il capo.

Lui la stringeva forte e lei tremante tentava di stringerlo con le sue piccole braccia. Una parola uscì dalla sua bocca:

«G-grazie...».

Lui la guardò e la strinse ancora più forte.

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Capitolo 5
*** The Travel Begins ***


Ciao a tutti... prima di partire ecco il nuovo capitolo....!!! Scusate ma questa storia è diventata peggio di una droga per me... devo assolutamente mettere questo capitolo!! Recensite in tanti, così quando torno ne scrivo un altro molto più lungo, perchè le vostre recensioni mi danno la forza di continuare!! Un consiglio... vi “consiglio”... W LE RIPETIZIONI!!!! Allora, dicevo... vi coniglio di leggere questo chap con “We Belong Together” di Mariah Carey come sottofondo.

Ringrazio:

_Kristel_: Ti prego, non mi strappare i miei adorati capelli... vai tra, questo chapter è mui bello e non l'ho interrotto sul più bello, ok??! Lo so, è una cosa disgustosa, però, dovresti aver imparato che io ho una fervida immaginazione e dalle mie storie di devi aspettare sempre di tutto!! Dimmi cosa pensi di questo... Ti voglio bene! Grazie per registrarmi una mamma per amica!!

Julietta_Angel: Eccomiiiiii!! Grazie per i complimenti...!! Ho postato il prima possibile, contenta? Spero ti piaccia anche questo!! La tua storia va a gonfie vele, continua così!^^

Leggete e recensite,

baci,

Key


How Deep Is Your Love?

Capitolo 5: The travel begins


Da quanto tempo erano lì così? Abbracciati l'uno all'altra senza una parola, lei ormai aveva smesso di piangere ma aveva paura di lasciarlo perchè facendolo sarebbe tornata nel suo mondo, nella sua schifosa realtà.

-Che vita di merda...

Sicuramente il giorno dopo l'avrebbe vista a scuola, ma cosa avrebbe fatto lei? Daphne Wilkins? Cosa POTEVA fare? Chad allentò l'abbraccio in modo tale da guardarla.

Sembrava sapere tutto, in fondo era un ragazzo intelligente. Si conoscevano solo da un giorno ma sembravano legati da qualcosa di prezioso, da un filo invisibile.

«Stai da me stasera, non ti preoccupare...» le accarezzò una guancia, l'ultima lacrima scese delicata dal suo occhio sinistro, lui la raccolse e continuò: «Non sprecare lacrime per chi non ti merita, piccola...».

Impercettibilmente lei annuì, chissà perchè lui aveva sempre ragione.

Le prese la mano e la portò in casa... era un soggiorno molto accogliente, c'era tutto il dispensabile, non avevano ancora finito di mettere a posto gli oggetti che erano ancora incartati, ma tutti i mobili erano presenti.

Chad fece un numero, Daphne non ci badò era troppo intenta a guardare la stanza.

-Pronto?- Una voce di donna rispose, il suo tono era ansioso probabilmente preoccupata per la figlia che sembrava sparita dal nulla.

-Salve, sono Chad Gale, sua figlia è da me stasera... c'è una piccola festicciola, lei voleva andarsene ma io ho voluto che rimanesse quindi la chiamo per porgerle le mie scuse e chiederle se sua figlia può rimanere!- disse lentamente, lasciando il tempo a Karen di assorbirne il significato, che ragazzo intelligente...

-Si... può andare... beh, allora quando torna?- aveva fatto una pausa sull'ultima parola... conosceva il suo cognome...

-Domani, dopodomani... dipende, le farò sapere...!! Arrivederci!- Attaccò il telefono e con un sorriso si voltò verso Daphne, si sedette accanto a lei.

«Cos'ha detto mia madre?» era la prima frase dopo la visita fatta a suo padre.

«Puoi rimanere qui con il sottoscritto quanto vuoi, e io spero moltissimo...!» col dito indice le sfiorò il naso. Daphne arrossì... solo quel ragazzo mezzo sconosciuto poteva farla stare così bene anche quando la cruda realtà ti rovina la vita.

«Chad... l'ho vista... era con lei... la mia migliore amica...« quella frase sembrò echeggiare nella stanza per dieci minuti, ella strinse con rabbia il pugno, era rossa in viso, non piangeva, non avrebbe pianto per chi non la meritava..., sarebbe stata forte... ma a chi voleva farla bere? Trattenne le lacrime, e il suo naso divenne scarlatto come le sue guance.

«Ci sono io con te...» la strinse a sé, appoggiando delicatamente la sua testa sul suo petto, una accanto all'altro sul divano, da quel giorno nulla sarebbe stato uguale, quella frase, all'apparenza stupida e insignificante l'avrebbe aiutata, sempre.

Lui la cinse a sé e respirò il suo profumo... poi confessò:

«Anche a me è capitata una cosa simile... ma con me non c'era nessuno. Tu non sei sola, ci sono io, e ti giuro, insieme supereremo questo ostacolo, ok? Noi andremo avanti.».

Daphne si sentiva a casa. Lui era la sua casa, le faceva credere che tutto sarebbe andato bene e aveva ragione perchè, come si sa, Chad Gale ha sempre ragione.

Alzò il capo e lo baciò dolcemente.

«Grazie ancora... stringimi forte...», lui obbedì.

In quel Paradiso di Pace, Daphne riuscì a chiudere gli occhi e ad addormentarsi.

Nessuna sveglia a ordinarle di alzarsi, non sarebbe andata a scuola e nemmeno lui.

Quando aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu il volto di Chad... i suoi bellissimi occhi blu oceano chiusi, gli accarezzò i capelli.

Era un angelo, ne era sicura... era giunto per aiutarla. Non voleva guardare l'orologio, il tempo non le interessava, rimase a guardarlo respirare regolarmente.

Cercò di alzarsi ma delle braccia salde la trattennero.

«Dove credi di andare...? Piccola, la cucina è di mio dominio...» disse con voce pastosa Chad; il suo angelo si era svegliato. Ebbe l'impulso irrefrenabile di baciarlo (e chi no? NdKeira...), ma preferì aspettare che facesse lui qualcosa... e in fondo in quel momento l'unica cosa importante era rimanere lontani da lei, lui, loro...

«Si, ma se il mio Principe pigrone ronfa come un asino, io mica posso aspettare, no?» rispose la ragazza tirandolo, a fatica, su.

«Io non sono pigrone!!» protestò Gale.

«Invece si!».

Lui le lanciò addosso il cuscino e dopo averla quasi uccisa, non riusciva a difendersi, le schioccò un bacio sulle labbra per poi pronunciare:

«Io pane e nutella!».

Daphne lo inseguì e si gettò sul barattolo tanto amato.

«Mi spiace deluderti, Gale! La nutella è mia... possiamo dividercela ma io voglio il 60%!».

«Ma quanto mangi?!? Fai schifo...!» Chad si sedette sulla sedia e prese il pane.

«Stronzo... mangio quanto mi pare...!! Ma... tuo padre? Non ci avrà mica visti?» esclamò preoccupata Daphne.

«Rimaneva dalla sua tipa...! Ma chi se ne frega... Daph, ti va di venire con me a New York?», la ragazza dai lunghi capelli corvini lo guardò sconcertata...

-New York?! I-io... solo io e lui... lontani da loro, ma la mamma... non credo mi lascerà, beh, non mi interessa!!

«Tuo padre ti lascia?» chiese sedendosi accanto a lui.

«No, ma questo non è il mio posto... io vivo a New York, ci sono sempre stato, ho i miei amici, la mia vita e voglio tornarci. Vieni con me, meriti molto di più e voglio davvero andarci, insieme, io e te!».

Daphne era confusa... certo, lei si meritava di più, lo sapeva... non le piaceva vivere in quella provincia stupida, piccola, ma vi era sempre stata... lui aveva la sua vita, la voleva con sé? Scappare?

«Hai ragione... la tua vita è a New York...! Ma io... io sono sempre stata qui! Arriveremo lì, tu tornerai alla tua vita di sempre, ma io?» lo guardava fisso, temeva la sua risposta... l'avrebbe sicuramente abbandonata ne era sicura.

«Tu verrai con me! Non te lo chiederei Daphne!! Tu sei speciale, e non me la sento di farlo da solo questo viaggio! Siamo dall'altra parte dell'America, ci vorranno almeno quattro settimane per raggiungere New York, tu starai con me, nella casa di mia madre, non farà domande...! Vivrai un'esperienza fantastica, la vita della metropoli è diversa, se non ti piacerà potrai tornare indietro!».

-In fondo, cos'ho da perdere? Mi ha aiutato oggi, ieri, e andremo insieme a New York, alla grande mela, dimenticherò mio padre e lei... si, io e Chad!

«Ci sto...!!» gli strinse la mano, avevano un patto, un'avventura li attendeva... attraversare l'America, raggiungere N.Y.C. e dimenticare.

«Non te ne pentirai, Daph!».

«Lo so... non me ne pentirò! Ora su, andiamo a prepararci... io vado a farmi una doccia, tu vai a preparare la tua macchina, hai appena preso la patente, vero?» chiese Daphne, lui annuì - «Bene, prepara l'auto, vai a casa mia, prepara una valigia, mettici tutto quello che trovi nell'armadio rosso, e ricorda i cd dei Green Day, sono di vitale importanza per me!!» disse tutto d'un fiato.

Chad annuì e disse:

«Agli ordini, principessa!!» la baciò dolcemente e se ne andò.

-Ti conoscerò meglio, Chad... e capiremo il nostro rapporto... si, ora mi aspetta una doccia fredda!!

Una meravigliosa avventura li attendeva...

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Capitolo 6
*** Vetri rotti, case aperte... ***


Eccomi... in ritardo, ma dovete perdonarmi... l'importante è che sono di nuovo qua, no?!? Ringrazio di cuore Julietta_Angel e _Kristel_ che mi recensiscono sempre... Thank You so much!!!!! Ora vi lascio alle avventure di Chad e Daphne...!!

Baci,

Key


How Deep is Your Love?

Capitolo 6 : Vetri rotti, case aperte...


Come ben tutti sanno una bella doccia fresca, rinfresca le idee...

-Ma come ho potuto... Chad è stato carino a farmi sfogare ma... io non lo conosco e non posso assolutamente comportarmi come ho fatto fino a ora...!! Soprattutto ora che ci aspetta un'avventura... non ci credo, andrò a New York... lontana da loro, mi dispiace per la mamma, ma non ce la faccio... non so nemmeno quanto tempo rimarrò via, e sicuramente perderò metà anno scolastico, ma tanto, arrivata là, mi ci iscriverò... si...

Mentre una ragazza stava liberando le sue ali intrappolate nella tela del ragno, qualcun altro correva, più veloce che poteva, per aiutarla a scappare da quella terribile realtà che le si era parata davanti.

Chad correva scattante verso la casa dei Wilkins, doveva farle la valigia... non aveva la più pallida di come avrebbe fatto ad entrare, ma l'avrebbe fatto in qualunque modo, perchè lui non l'avrebbe delusa.

Perchè lui sapeva, che lei aveva bisogno di qualcosa, che quel paesino non poteva darle.

Ed eccolo... col fiatone davanti alla sua casa... naturalmente, chiusa a chiave... lei non avrebbe saputo in che modo fosse entrato, quindi prese un sasso e lo lanciò addosso alla finestra.

Naturalmente, non c'era l'allarme... chi volete che rubi in un posto così squallido...? Entrò di soppiatto... la casa era in ordine, al contrario della sua... sorrise e salì le scale... entrò in tutte le stanze... la prima era il bagno, la seconda la camera della madre di Daphne... chiuse la porta con rabbia... entrò nell'ultima, tappezzata di poster, era proprio la camera per Daph...!! Curiosò un po' in giro e mise nello zaino tutte le cose possibili e immaginabili... tutto quello che ci poteva stare.

Così, come era entrato, uscì.

In un ufficio, una donna era in ansia per la figlia... cosa era successo da farla rimanere dall'unico ragazzo che la preoccupava?! Paul sapeva qualcosa? La risposta fu subito chiara: no... lui era in viaggio per lavoro... era stato un caso della vita, perchè la vita era la cosa più strana che ci fosse...


Con due zaini in mano, riempì anche quello destinato a lui, entrò in casa e la vide.. i capelli raccolti in una coda alta e con un vestito blu aderente, proferì parola:

«Ho preso tutto ciò che penso ti servirà...!!» le porse lo zaino, Daphne lo guardava interdetta.

«Come sei entrato?»

«Dalla porta, come tutti i comuni mortali – mentì lui – però un semplice grazie puoi dirlo, sai...», la ragazza, imbarazzata, abbassò il capo e sommessamente disse:

«Si... scusa.. grazie!»

«Ecco, così va bene... aspetta che faccio velocemente il mio zaino, e poi partiamo, ok?» chiese emozionato Chad.

«Certo!! E.. io intanto che faccio, scusa?» lo guardò fissa aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.

«Ti giri i pollici!» lo fulminò con lo sguardo per la stupida risposta che aveva ricevuto.

«No... scherzavo...!!! Puoi guardare la tv!»

«Non c'è niente in tv...»

«Puoi giocare a scacchi!» disse lui indicando un armadio.

«Non si gioca a scacchi da soli...»

«Allora... prepara qualcosa per il pranzo.. al sacco, dato che saremo in viaggio!» questa volta era convinto di aver avuto un'idea intelligente...

«Ma per chi mi hai presa? Per la tua serva?» la corvina appoggiò le mani ai fianchi.

«No, ma dato che devi mangiare anche tu!! Però se lo volessi diventare io non ti direi nulla, anzi...» si massaggiò il mento.

«Ma vai a quel paese, va!» scherzò lei, lanciandogli un cuscino, dirigendosi in cucina.

Entrò nella stanza... era tutto perfettamente in ordine... si guardò intorno spaesata, senza sapere dove toccare... si morse il labbro e si fiondò su tutti i cassetti, fino a quando vide i panini. Soddisfatta si mise a tagliarli.

«I salumi!! Frigo!» ormai sembrava una macchinetta, faceva avanti e indietro dal frigo al tavolo, dal tavolo al frigo, dal cassetto al tavolo, dal tavolo al cassetto... beh, avete capito cosa intendo, no?

Prese il prosciutto cotto e riempì sei panini, li chiuse in un sacchettino di plastica insieme a due bottiglie d'acqua.

Chad scese lentamente e la osservò mentre faceva un bel nodo sul sacchetto.

«Che panini hai fatto, Daph?» disse avvcinandosi a passi veloci a lei e al sacchetto.

«Lo scoprirai a pranzo... ora andiamo?»

«Si, ma io volevo almeno sapere di che cosa erano ripieni quei panini...» protestò lui attaccandosi alla gamba di Daphne.

«Non lo saprai mai se non ti stacchi...! Ehy... staccati... staccatiiii!!!!!» cominciò a scuotere la gamba ripetutamente... il ragazzo non si muoveva... iniziarono a ridere... la ragazza iniziò a fare qualche passo, ma finì per cadere sopra il ragazzo. Si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altra, lei si alzò in piedi velocemente, imbarazzata. Ruppe il silenzio circostante proferendo:

«Allora, andiamo? Sono curiosa di scoprire l'America, quindi, prima partiamo, meglio è!!!» gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi, lui l'afferrò e si trovò subito davanti a lei.

«Giusto...!! Su, in marcia!!» corse in garage inseguito da Daphne... lo aprì e apparse una bellissima Jeep verde... gli occhi della ragazza si illuminarono.

«Saliamo? Eh? Dai... partiamo... non vedo l'ora!!» esclamò esaltata.

«Si, ora... aspetta che carico su gli zaini... sei sicura di non pentirtene?» chiese Chad caricando il primo zaino... si guardarono profondamente.

«Si... sento di volerlo da una vita... voglio volare via da qua...» il ragazzo sorrise entusiasto e pronunciò:

«Meraviglioso...!! Pronta – si sedette al volante e, dopo aver ingranato la marcia premette l'accelleratore – e si parte!!», dietro di loro la porta della casa spalancata... ma a loro non interessava... il loro viaggio era iniziato!!!

«Chad... qual'è la prossima meta?» chiese Daph guardando la cartina.

«Dove ci porta il cuore...!»

si guardarono e sorrisero...


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Capitolo 7
*** Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa... ***


How Deep Is Your Love

How Deep Is Your Love?

Capitolo 7: Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa...

 

Si voltò innervosita. Come si permetteva di parlare così di lei al povero Jesse che non aveva fatto assolutamente nulla? Chad era diventato intrattabile da quando l'avevano incontrato.

«Non dargli retta...» disse Daph lasciando in sospeso la frase.

«Ah si? Perchè tu ci staresti? Eh, Daphne?» chiese Chad decisamente sconvolto.

«Quando fai così sei davvero un bambino...» rispose chiudendo gli occhi esausta da quella stupida conversazione che stavano tenendo.

«Su, per favore... non litighiamo!» si intromise Jesse che venne fulminato dalla voce tuonante di Chad che gli suggerì:

«Stanne fuori...»

«Chad non so cosa vuoi sentirti dire, io non ho fatto nulla! Stai facendo tutto da solo, lo so che per te è importante raggiungere il prima possibile New York, ma il destino ha voluto così, quindi accettalo...» disse Daphne alzandosi dal letto, raggiungendo Chad. Gli accarezzò una guancia amorevolmente poi il cellulare squillò. La ragazza era allarmata, lo prese in mano e sul display vi era scritto il nome “Mamma”. Guardò Chad in cerca d'aiuto, le suggeriva di non rispondere, ma lei, decisa premette il tasto verde.

«Pronto? Daphne? Dove caspita sei finita? Ti ho detto che andava bene rimanere da Gale per un po', ma non così tanto! Ti aspetto per cena... muoviti, non abbiamo intenzione di aspettare fino a tardi per canare...» sua mamma disse tutto insieme, senza farla ribattere... Daphne sorrideva, chissà che reazione avrebbe avuto da lì a pochi minuti quando gliel'avrebbe detto...

«Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa a mangiare stasera, né domani sera, né dopodomani, né la sera seguente...! Non so quando tornerò e se tornerò, ti prego accetta la mia scelta e non ostacolarmi. Divertiti con il tuo Paul...» al suo nome le venne naturale un tono aspro ma non se ne curò, sua madre stava per ribattere qualcosa ma lei spense il telefono. Chad fece per aprire bocca ma entrò un'infermiera che gli ordinò di andarsene perchè l'orario delle visite era terminato da un pezzo.

Attraversarono il corridoio in silenzio. Chad si sentiva colpevole... doveva dirglielo, ma come avrebbe fatto? Era stato molto più semplice nasconderglielo, ma ora era diventata troppo importante per lui, per farla soffrire. Questa volta erano soli in ascensore, si avvicinò a lei e la strinse a sé, sussurrandole:

«Sei stata forte, Daph...» lei per tutta risposta lo strinse più forte ed aveva iniziato a piangere...

-com'era stato difficile dirle quelle cose!

Ma lei non era pronta per quella nuova realtà...

«Non piangere...! Dai, insieme ce la faremo, come sempre...» continuò Gale accarezzandole i capelli setosi.

La sentì tirare su le lacrime e pronunciare:

«Si... grazie Chad...». La strinse a sé più forte, dicendo:

«Ora che ne dici di trovarci un hotel per stabilirci finché Reston non si mette in sesto?»

«M-ma... costa molto un hotel, e noi non possiamo permetterci delle camere!!!» protestò Daphne alzando la testa e guardandolo negli occhi.

«Oh beh.... faremo pagare a Reston..., d'altronde è tutta colpa sua!»

«Ma Chad!! Non è giusto...!!»

«Cos'è vuoi dormire in macchina con i sedili posteriori SPORCHI? Sempre colpa di Reston... è una calamità quel ragazzo...» disse cominciando a ridacchiare, venne seguito da Daphne che aggiunse:

«Beh, hai ragione... però, non pensare male... non ci converrebbe prendere solo una stanza con due letti? Altrimenti viene a costare molto!» Chad non nascose un sorriso e la schernì:

«Mhm... bella scusa per rimanere sola con il sottoscritto! Non c'è bisogno di queste scuse, puoi dirmelo tranquillamente...!» imbarazzata e furente Daphne lo picchiò sul petto dicendo:

«NON E' VERO!!!! Soltanto che non voglio approfittare di Jesse!»

«Vedi che sei pazza? Fino a dieci minuti fa piangevi e ora gridi... comunque sei davvero buona... la tua è una buona idea. Lo sai che scherzavo, vero, stupida?» disse picchiettandole il dito indice sul naso. Daphne sorrise, e non badò all'ultima parola che pronunciò Chad, era cosciente che qualunque cosa avesse detto si sarebbe creato il finimondo, quindi i limitò ad annuire mettendosi una mano in tasca.

«Andiamo in un cinque stelle? Tanto paga quel poveraccio...» il ragazzo beffeggiò di proposito Jesse... gli piaceva vedere Daphne infuriata.

«Chad! Poverino... andremo a un tre stelle... così è più o meno la metà...!» il ragazzo la guardò sorpreso, spalancando i suoi occhi azzurri, e disse:

«Cosa? Da te mi sarei un “andiamo in un'osteria...” ma un tre stelle!»

«Beh, va bene essere di buon cuore, però se posso essere un po' comoda per una volta...»

«Ma sentitela... e poi rompi a me! Sai, Daph... inizi a somigliarmi e la cosa mi spaventa!» si guardarono per un istante e poi risero, di nuovo... Ormai si trovavano in auto, alla ricerca di un tre stelle... alla fine Daphne riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva... Chad desiderò di essere come lei, di poter realizzare ciò che più desiderava ma scosse la testa. Era meglio non illudersi.

Si fermarono di fronte a un'enorme hotel, naturalmente era come desiderava la ragazza  dai lunghi capelli corvini che alla sua vista sorrise... con calma scesero dall'automobile ed entrarono, appena varcata la soglia, Chad si abbassò in modo tale da essere a pochi centimetri dal suo orecchio e le sussurrò, facendola sussultare dallo spavento e dall'imbarazzo:

«Almeno per una volta, cerca di essere seria!» Daphne si voltò verso di lui e sorpresa e fingendo di essere offesa gli rispose:

«Io? Ma se sono molto più seria di te!! Ti prego, Chad, non dirmi altre barzellette del genere!» e ancora una volta arrossì... erano troppo vicini, Daphne si maledisse mentalmente. Perchè doveva essere così? Lei non lo conosceva e doveva assolutamente stargli lontano... non era il suo tipo di ragazzo, o almeno si illudeva non lo fosse, così avrebbe potuto utilizzarla come scusa, si morse il labbro inferiore, era inutile mentire a sé stessa, gli piaceva... eccome se gli piaceva, ma non gliel'avrebbe confessato, almeno non ora. Doveva attendere, conoscerlo meglio e esserne sicura...

-Si, certo... inventati qualche altra stupida scusa, Daph... hai deciso di partire con lui per raggiungere l'altra parte degli Stati Uniti! Tanto se volevi stargli lontana bastava rimanere a casa...- pronunciando l'ultima parola pensò di non avere più una casa propria... era per questo che era fuggita... insieme a Chad... voleva urlare... non avrebbe più pensato a Gale in quel modo, e in quel momento fece la promessa più difficile di tutta la sua vita. Mentre lei faceva mille pensieri e promesse, lui continuò, sicuro di sé come sempre:

«Non rovinarmi il gioco... tu ora fai tutto ciò che ti dico... loro non devono sapere le nostre identità altrimenti siamo spacciati perchè i nostri genitori ci troverebbero subito, ok?» Daphne annuì perplessa... cos'aveva in mente? Si avvicinarono alla reception e Chad disse all'uomo che aveva di fronte:

«Salve, io e la mia ragazza vorremmo due camere...», Daphne sussultò al “la mia ragazza”... meno male che si era appena promessa di non pensare più a lui in quel modo! Ma come faceva? Soltanto guardarlo, sentirlo parlare, oppurequando si prendeva gioco di lei, le creava un subbuglio interno, niente male! Dentro di se sorrise... aveva un'opportunità, una sola opportunità ed era ora... Cinse il braccio intorno a quello di Chad e appoggiò la propria testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi e inspirò, non le interessava se era di fronte a tanta gente, non le interessava cos'avrebbero pensato, voleva soltanto approfittare dell'ultima occasione che aveva prima di arrendersi... finì per constatare di Stare davvero bene,

-Purtroppo è il momento di guardare in faccia la realtà...

Aprì gli occhi per vedere il receptionista pronunciare:

«Mi spiace signore... ma abbiamo soltanto una stanza, sa ospitiamo un gruppo di ragazzini in gita...» Gale scosse le spalle, Daphne si incupì... non si era nemmeno accorto di lei... probabilmente lui la vedeva solo come amica, chiuse gli occhi con forza e pensò fosse meglio così... avrebbe potuto mantenere la promessa fatta in precedenza... Chad rispose all'uomo dietro il banco:

«La prendiamo...! Ora, scusi, possiamo andare a riposare? Siamo davvero stanchi, abbiamo fatto un viaggio davvero lungo...! Sa arriviamo dalla costa occidentale...» l'uomo sembrò capire e li accompagnò nella stanza loro assegnata, era ampia e spaziosa, con delle splendide tende cobalto e un televisore di fronte al letto... Gli occhi di Daphne si fermarono sul letto... ce n'era uno solo... a due piazze. Cos'avrebbe fatto? Il panico prese il sopravvento, Chad sembrò leggerle il pensiero perchè pronunciò:

«Non ti preoccupare... io dormo per terra...» Daphne lo guardò e disse:

«No! Dormo io per terra, non mi va che lo fai per causa mia!»

«Beh, se lo facessi tu, mi sentirei così! Beh, cosa vuoi fare?» alzò un sopracciglio poi si voltò dirigendosi verso l'armadio, speranzoso di trovare qualche coperta, Daphne si avvicinò a lui e gli strinse la mano sul braccio dicendo sicura:

«Facciamo così... dormiamo tutti e due nel letto che sarà diviso da un muro di cuscini, ok? E non provare a superare quella soglia altrimenti sei morto...» lui si voltò e imbarazzato rspose:

«Uhm... se non è di disturbo per te... l'importante è dormire su qualcosa di morbido, tanto quando dormo non mi sveglia nemmeno una cannonata!» Daphne sorrise... in quel momento si accorse che avevano iniziato male... certo, lui la stava aiutando, ma il loro inizio non era stato dei migliori, l'aveva aiutata e lei, inconsciamente, ne aveva aproffitato, ma lui non aveva detto nulla. A quei tempi le sembrava perfetto... ma l'aveva conosciuto meglio, non era perfetto come credeva all'inizio, e forse era meglio così, il suo caratteraccio, i suoi silenzi e a volte la sua parlantina e la sua prepotenza lo rendevano più umano e raggiungibile di quanto non fosse.Le posò il dito sul naso e le disse:

«Vado a prendere qualche valigia... secondo te, Reston, quando uscirà da quell'ospedale?» lei scosse la testa, non ne aveva la più pallida idea... quel poveretto si era procurato una brutta ferita in chissà che modo... sperò guarisse presto e rispose:

«Non lo so... spero presto, dato che New York ci aspetta.. non vorrai mica farla aspettare, no?» lui sorrise e dopo averle arruffato i capelli uscì dalla stanza lasciandola sola... dopo qualche secondo si mosse verso il letto e ci si sdraiò sopra chiudendo gli occhi, pensando a ciò che stava compiendo. Aveva visto la “misteriosa” donna di suo padre nonché la sua migliore amica da sempre che aveva causato il divorzio dei suoi genitori... sua madre le aveva detto che non l'aveva lasciato solo per il tradimento ma anche per divergenze di opinioni, ma lei era conscia che non era assolutamente vero, glielo aveva detto solo per non dar tutta la colpa a quell'idiota di suo padre... sua madre era troppo buona, ma lei no... non avrebbe dimenticato... mai. Come aveva fatto a tradirla in questo modo, Natalie? Improvvisamente si ricordo di una donna bionda sulla trentina che vide parlare con suo padre mesi prima... probabilmente Nat non era la sua unica donna. Ben le stava. E sua madre? L'aveva lasciata lì, da sola... chissà se sua padre l'aveva cercata, chissà se Natalie si fosse sentita in colpa per qualche puro istante umano nella sua vita... tutti questi pensieri le si affollarono in testa. Sentì il peso della stanchezza avvolgerla e si abbandonò alle forti braccia di Morfeo.

 

 

 

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