Complete

di believee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ONE ***
Capitolo 2: *** TWO ***
Capitolo 3: *** THREE ***
Capitolo 4: *** FOUR ***



Capitolo 1
*** ONE ***


tradution
Complete
Non mi è mai piaciuto San Valentino.
Ho sempre pensato che fosse stupido, fastidioso, inutile.
Forse perché quel giorno è  un  modo per far vantare le ragazze dei loro fidanzati.
O forse è perché quel giorno l’ho sempre passato da sola.
Qualunque sia il motivo, l’ho sempre odiato. Fino a quel giorno, finché qualcuno entrò nella mia vita facendomi cambiare opinione per sempre.
Facendomi sentire.. completa. 

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UNO

Guardando l’orologio, sospirai cercando di concentrarmi sulla lavagna di fronte a me, ma qualsiasi cosa la professoressa diceva, da un orecchio entrava e dall’altro usciva.
Guardando l’ultima volta l’orologio, chiusi il mio notebook e aspettai che la campanella suonasse.
Pochi secondo dopo, il suono che attendevo da quando ero entrata in classe iniziò a squillare attraverso le mie orecchie, facendomi sorridere leggermente.
Raccolsi tutte le mie cose sul banco infilandole velocemente nella borsa, per poi uscire dall’aula.
Nel corridoio, folle di ragazze stavano già formando file lungo gli armadietti, impegnate a parlare a voce alta della stessa identica cosa: San Valentino.
Era l’11 febbraio, nel senso che tra pochi giorni sarebbe arrivata la festa, a parer mio, più stupida.
Era solo un giorno in cui le ragazze possono vantarsi con altre ragazze dei loro fidanzati sentendosi importanti.
Il tutto è fastidioso e inutile.
Raggiunsi il mio armadietto.
- Ehi Annah. – sentii qualcuno dire alle mie spalle.
Mi voltai per vedere chi era, trovandomi faccia a faccia con il mio migliore amico, Andrew.
Lui sorrise e mi scompigliò i capelli castani.
Infilai il cappotto prima di camminare di nuovo lungo il corridoio.
Andrew mi seguì standomi vicina, con il sorriso intonacato sul suo volto.
- Smettila, è inquietante. -  affermai.
Camminammo fuori scuole notando ancora gli enormi cumuli di neve provocati dalla nevicata della notte precedente. L’odore del panificio della mia famiglia mi riempì le narici ed entrai sorridente con Andrew.
Mia sorella maggiore, che attualmente era l’unica a lavorare nel panificio, mi sorrise. Aveva preso un anno di pausa dagli studi prima di fare richiesta al college, Dato che la nostra famiglia era a corto di soldi.
Camminai dietro il bancone notando che aveva sottolineato degli annunci sul giornale.
- In cerca di un altro lavoro, Reb? -
Lei alzò lo sguardo e annuì, senza dire altro.
Presi il grembiule e mi feci una treccia prima di sedermi alla cassa.
Qualcuno entrò, Chris, e salutò Andrew per poi accendere il televisore del panificio.
“ Justin Bieber è qui in città, quindi beliebers preparatevi, perché potete trovare la famosa popstar davanti ai vostri occhi in qualsiasi momento”
Alzai gli occhi guardando mia sorella cantare una delle sue canzoni.
Non odiavo lui, o la sua musica, ma non capivo da cosa era dovuto tutto quel successo, era un ragazzo come tanti altri. Perché elogiarlo così tanto?
Sinceramente, non ho nemmeno mai ascoltato la sua musica se non qualche canzone di sfuggita, non era il mio tipo di cantante.
Mentre continuavo con queste riflessione, qualcun altro entrò.
- Ehi, posso prendere un caffè? -
Alzai lo sguardo asciugando le mani sul grembiule e annuì. – Certo. -
Reb preparò il caffè e poi venne alla cassa.
- 1.00 euro. – mormorai, e il ragazzo me ne consegnò 10.
Gli diedi il resto e lui sorrise allontanandosi.
Qualcosa di lui era familiare, indossava jeans e una felpa scura. Sul suo volto c’erano degli occhiali da sole, il che era al quanto bizzarro dato che di sole non ce n’era neanche l’ombra.
Cosa voleva nascondere?
- Non ti sembra di averlo già visto quel ragazzo? – mi chiese Reb.
Io mi limitai ad annuire.
Andrew e Chris vennero a salutarmi, dovevano andare.
- Ti vogliamo bene! -
ridacchiai regalando a entrambi un muffin.
Andai davanti il bancone riempiendolo di nuovi dolci.
- Annah! Penso di sapere chi era il rag.. – disse Reb, per poi interrompersi.
- Scusate, ho dimenticato di prendere dei tovaglioli.-
Di nuovo lui.
Come faceva quel ragazzo ad avere un’abbronzatura così evidente in pieno inverno?
- Prego. – dissi, porgendoglieli.
Lui ne afferrò alcuni e io mi voltai tornando a riempire di nuovo il bancone, sentendomi un po’ a disagio con la consapevolezza che lui era un po’ troppo vicino a me.
Sentivo il respiro colpire la parte posteriore del mio collo, mandandomi brividi lungo la schiena.
- Grazie. – rispose lui con quella voce melodica. Il suo braccio sfiorò il mio e io allontanai rapidamente il mio braccio. Per qualche motivo però, desiderai toccare la sua pelle di nuovo.
Perché?
Non lo sapevo.


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Capitolo 2
*** TWO ***


DUE

Rimasi un po’ delusa quando lui uscì. Avevo ancora la pelle d’oca e volevo che tornasse.
Mi ci volle qualche minuto per rendermi conto che ero in trance.
- Reb, è familiare quel ragazzo. -
Lei si strinse nelle spalle facendomi sospirare tornando a guardare gli articoli.
L’orario di chiusura stava per arrivare, e andai a casa.
 La mia camera non era niente di speciale , anzi, quasi l’opposto. Era piccola, con un letto matrimoniale basso quasi fino al suolo con delle coperte bianche.
I pavimenti erano in legno chiaro e le pareti di un verde pallido dove c’era una finestra, solitamente aperta, ma adesso era inverno e doveva rimanere chiusa.
Il mio telefono vibrò, lo presi leggendo sulle schermo “Andrew”, non risposi decidendo che quello era il momento di riposarsi.
La mattina dopo mi svegliai ancora in jeans. Mi girai per vedere Reb davanti al mio armadio, con le mani sui fianchi.
- Reb? -
- Oh, giorno. – disse, continuando a cercare tra i miei vestiti come se stesse rovistando nel suo armadio.
- Che cosa stai facendo? -
- Dov’è la tua camicetta bianca, quella bella? -
Rimasi in silenzio per un minuto. – A sinistra. -
Lei annuì illuminandosi trovandola. Corse fuori, lasciando me e nella mia cameretta, confusa e mezza addormentata.
Andai a farmi la doccia, il più velocemente possibile. Presi la felpa rosa e la indossai, insieme ai jeans.
Assicurandomi di aver preso tutto il necessario per la scuola, corsi verso il panificio che era già pieno.
La mattina era il momento più affollato, dato che la gente aveva bisogno del caffè e della colazione.
Dovetti alzarmi alle 5 per stare lì alle 6, per poi andare a scuola alle 7.
La mia vita era frenetica, sicuramente non una comune vita di una ragazza della mia età, ma non mi importava se questo era il prezzo da pagare per aiutare la mia famiglia.
Qualcuno entrò, pensavo fosse uno dei vecchi scorbutici che venivano sempre, ma invece era qualcuno di meglio.
Lo stesso ragazzo di ieri, era tornato, ancora indossava gli occhiali da sole e il cappuccio.
Si avvicinò sorridendomi, facendomi sorridere di conseguenza. Pochissime persone riuscivano a farmi sorridere senza sforzo, eppure eccolo lì. Un perfetto sconosciuto ci stava riuscendo.
Ed era strano.
Troppo strano.
- Buongiorno. – disse, e io annuii.
- Posso offrirti qualcosa? -
- un caffè e una ciambella. -
Annuii dando l’ordine a mia madre, che stava nella cucina.
- Basta così? – chiesi, e lui annuì.
- due e venticinque. -
Mi porse la carta di credito e effettuai il pagamento.
- Grazie, e arrivederci, se tornerai qui di nuovo. -
Lui sorrise e annuì. – Lo farò. -
Mi morsi il labbro osservando ogni sua mossa mentre andava a sedersi al tavolo.
Reb mi stava sorridendo come un’idiota.
- Hai capito male, sicuramente,e non so nemmeno il suo nome. – dissi subito. - Guarda che non ci credo a tutte queste stronzate sdolcinate. -
Lei scrollò le spalle. – Qualunque cosa tu creda Annah, adesso vai a lavorare. -
Roteai gli occhi e misi a raccogliere i vari piattini sui tavoli.
- Stai bene? – sentii una voce dietro di me, mi voltai e vidi che a parlare era stato il misterioso ragazzo che attendeva una mia risposta.
Mi strinsi nelle spalle. – Sì, un po’ di mal di testa.
Lui annuì. – Hai bisogno di qualche analgesico? -
Ridacchiai alla sua offerta e scossi la testa. – No, sto bene. -
Lui si alzò. – Allora dimmi, com’è che una belle ragazza come te lavora alle.. – si fermò guardando il suo telefono. – sei e mezza del mattino? -
- Questo posto è dei miei genitori, non possiamo permetterci di assumere nessuno, quindi è per questo che.. aspetta, perché ti sto dicendo questo? Non ti conosco. -
Mi allontanai a un altro tavolo ma lui mi seguì. – Forse perché ti piaccio. -
- Devo ripetere? Io non ti conosco. -
Si strinse nelle spalle. – Credi all’amore a prima vista? -
- Non so nemmeno se credo nell’amore, figuriamoci a quello a prima vista. – commentai.
Ancora una volta, si strinse nelle spalle infilando le mani nelle tasche.
- Puoi sempre cambiare idea. -
E detto questo, uscì e andò via. 

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Capitolo 3
*** THREE ***


TRE

Pochi minuti dopo che il ragazzo misterioso se ne andò, Andrew e Chris entrarono nel panificio scrollandosi la neve da dosso.
- Che ci fate qui? Vi avevo detto di venire alle sette, non mezz’ora prima. – mi lamentai.
- Si, ma siamo degli amici fantastici. -  iniziò Andrew.
- Siamo qui per aiutarti a finire presto. – terminò Chris giocando con i miei riccioli.
Gli diedi uno schiaffetto levandogli la mano. – Okay, pulite i tavoli. -
Si guardarono tra di loro, poi di nuovo me con aria sconfitta. – Oh, per forza i tavoli? -
- Al lavoro! – sputai, sorridendo. Iniziarono a borbottare e a pulire, finché non finì il mio turno.
- Cos’hai in prima ora, Annah? – chiese Chris, mentre entrammo a scuola.
- Storia. -
Lui annuì e mi salutò, così come fece Andrew, e se ne andarono in direzioni diverse.
Nel frattempo che aprivo il mio armadietto, non riuscivo a non pensare al ragazzo misterioso.
Non so perché, ma non avevo ancora visto del tutto il suo volto o avuto una conversazione decente con lui.
Era il mistero sul suo aspetto che mi attraeva come una calamita, in fondo il sole non c’era, ma lui indossava gli occhiali da sole comunque.
Ero confusa e curiosa allo stesso tempo.
Presi il libro di storia dirigendomi verso l’aula, con il misterioso ragazzo fisso nella mente.

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Quando arrivai al forno per il turno lui era già lì, al suo solito tavolo, con un muffin e un frullato, e gli occhi incollati al telefono.
Buttai la borsa di scuola sul tavolo e infilai il grembiule, senza preoccuparmi della mia acconciatura.
Il ragazzo scrutò il panificio per poi far atterrare gli occhi su di me, o almeno penso, non c’era modo di dire dove stesse guardando con quegli occhiali.
- Non ci sono i cucchiaini. -
Mi alzai sulle punte dei piedi per vedere meglio, e aveva ragione. Annuii, dirigendomi a prendere altri cucchiaini.
Glie ne porsi uno. – Ecco il cucchiaio. -
Lui annuì prendendolo.
- C’è altro?
- Per ora no. – rispose, marcando la ‘p’
- Ti rendi conto che mi stai snervando, vero? -
- Può darsi. -
- Non ti ho mai visto in giro. – dissi.
- Io non vivo qui. -
annuii. – Allora, perché sei qui in mezzo all’anno scolastico? -
- Credo che si potrebbe chiamare una vacanza. -
- Bene, comunque io sono Annah. -
- Justin. -
Allungò la mano e mi fissò.
- Non sono un cane, non mi scuoto. -
Si strinse nelle spalle e lasciò cadere la mano al suo fianco. – Allora, Annah, vivi qui vicino? -
- Al piano di sopra . -
- Davvero? -
- Si. – risposi
Mi sorrise.
Reb corse verso di me e si fermò di colpo, notando noi due.
Si tolse il cappotto e rivelò la mia camicia bianca, con sotto una gonna grigia.
- Sei bella, perché ti sei vestita così? – chiesi, allontanandomi da Justin.
Lei sorrise. – colloqui di lavoro al DSW. -
- Com’è andata? -
- Non sono sicura di niente. Comunque, hai scoperto chi è quel ragazzo? -
- Justin. -
- Annah Bridgit Riley, hai fatto colpo! -
- Zitta, non dire il mio nome completo in sua presenza! -
- Perché? -
- Potrebbe essere un criminale! -
Lei si strinse nelle spalle e lo studiò ancora una volta prima di tornare in cucina.
- Allora, signorina Annah Bridgit Riley. – disse, sorridendo.
- Okay, non è giusto che tu conosci il mio nome per intero e io non so neanche il tuo cognome. -
- Justin Drew. -
- Justin Drew… - dissi, aspettando con ansia il suo cognome. Sospirò e si alzò in piedi, infilandosi le mani in tasca.
- Bieber. -
Annuii lentamente mentre si tolse gli occhiali da sole, dandomi una visione dei suoi dolci occhi color caramello.
- Bel cognome. – dissi, sorridendo leggermente.
- E’ tutto ciò che hai da dire? – chiese, alzando un sopracciglio.
Mi strinsi nelle spalle.
- Oh mi dispiace.. – mi fermai, cercando di entrare nel personaggio di una fan. – Oh mio Dio, è Justin Bieber! Vuoi sposarmi?! ..meglio così? -
- Per ora si. -
- Per ora? -
- Sono quasi certo che ci rivedremo. -
- Te ne vai? – chiesi, quasi delusa.
- No, sto solo tornando all’hotel. – e detto questo, se ne andò.




 

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Capitolo 4
*** FOUR ***


QUATTRO

Justin Bieber venne tutti i giorni al panificio.
Ordinava il solito cibo, si sedeva al tavolo, mangiava e otteneva una breve conversazione di dieci minuti con me, e poi se ne andava.
Ogni volta era meno imbarazzante e imparavo qualcosa di nuovo ogni giorno, e la sua idea dell’ “amore a prima vista” non era stata citata nuovamente.
E mentre io avevo Justin nella mente ogni secondo, dimenticai quasi il giorno di San Valentino, che era una cosa molto difficile con tutti quei cuori di carta ovunque.
Come ogni mattina, venni svegliata, mi feci una doccia e poi mi vestì, in ritardo per il mio turno.
Infilai il maglione floreale blu e raggiunsi il bancone, prima di sorridere ai clienti in attesa del suo arrivo.
Stavo servendo una signora, quando Justin entrò togliendosi gli occhiali da sole.
Si avvicinò alla signora che stavo servendo e l’abbracciò. –Giorno, mamma. -
- Buongiorno Justin. – rispose lui.
Quindi, era sua madre?
- Ecco qua, grazie! – dissi, porgendo alla signora il cibo.
- Giorno Annah. – disse Justin, curvando leggermente le labbra in un sorriso.
- Oh,  vi conoscete? – domandò curiosa la madre.
- Lui è raccapricciante e viene qui ogni giorno. – scherzai, facendo una linguaccia a Justin.
Lui fece la mia imitazione con la linguaccia, e nonostante facesse ridere alzai gli occhi facendo la superiore.
- Capisco, quindi è questo il motivo per cui non dormi più? – chiese la madre al figlio, che divenne rosso. Alzai le sopracciglia verso di lui.
- Che cosa? No.. -
- Allora mio figlio, che normalmente dorme fino a mezzogiorno, si alza alle sei del mattino senza nessun motivo e viene in questo panificio, e la ragazza che lavora qui non ne ha nulla a che fare.  -
Justin distolse lo sguardo da me, tossendo goffamente.
- Gesti carini. – mormorai, sorridendo.
Con la coda dell’occhio guardai come Justin e la madre stavano parlando mentre io servivo altri clienti. La sua risata risuonava nella panetteria, e la gente lo guardava sorridendo, neanche minimamente infastidita.
Anche io volevo avere una risata che causasse felicità ovunque andassi.
Quando finii con i clienti, la madre si riavvicinò. – Non mi sono presentata, sono Pattie. -
- Piacere di conoscerla, io sono Annah. -
- Beh, mi farebbe piacere se ti unissi stasera con noi a cena. –
Sorrisi enormemente, cercando di pensare l’ultima volta che ero stata invitata formalmente a cena in un ristorante.
- Mi piacerebbe molto. –
Rimasi lì, rabbrividendo leggermente. Oggi la panetteria era stata chiusa prima, perché era San Valentino e il resto della mia famiglia era occupata.
Mio padre aveva invitato mia madre a cena, Reb avrebbe passato la giornata con il fidanzato a pattinare sul ghiaccio.
Queste erano una delle poche cose che non odiavo di San Valentino.
Una macchina si fermò e Justin uscì verso di me. – Pronta ad andare? -
Annuii e lo seguii.
- Sei bellissima. – sussurrò all’orecchio mentre mi apriva lo sportello.
Arrossii.
- Dov’è tua madre? -
- Lei è già al ristorante. -
Annuii e guidammo in silenzio per un po’, finché lui non accostò.
Mi guardò sorridendo timidamente.
- Annah, so che non ci conosciamo molto, ma.. -
Io lo interruppi premendo dolcemente le mie labbra contro le sue, poi poi baciarlo appassionatamente.
- Mi piaci troppo. – conclusi io.
Lui sorrise, mordendomi il labbro.
Le mie braccia si avvolsero intorno al suo collo, e le sue mani presero la mia vita tirandomi più vicina a lui. Rimanemmo così, a baciarci nel sedile anteriore della sua Range Rover sul lato della strada per circa cinque minuti, poi ripresi fiato.
- Ti senti meglio ora? – Gli domandai, sorridendo.
- Per ora si. – rispose, prima di tornare a baciare le mie labbra.
The End

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