Storie di una notte

di TDfan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Joly e Bossuet ***
Capitolo 2: *** Combeferre ed Eponine ***
Capitolo 3: *** Bahorel e Feuilly ***
Capitolo 4: *** Cosette e Marius ***
Capitolo 5: *** Enjolras e Grantaire ***
Capitolo 6: *** Courfeyrac e Jehan ***



Capitolo 1
*** Joly e Bossuet ***


STORIE DI UNA NOTTE

Joly e Bossuet

 

Joly era spesso soggetto ad attacchi di panico. Nel bel mezzo della notte. E Bossuet, sempre paziente, rimaneva con lui finchè non si addormentava.

Per loro era la normalità, dormire insieme non li infastidiva.

Ma, da quando Joly aveva smesso di avere attacchi, Bossuet aveva cominciato a sentirsi irrequieto: Si svegliava senza sentire il suo respiro, si addormentava senza stringergli la mano.

La sfortuna, o fortuna, volle che Joly ricominciasse ad avere attacchi.

E così ricominciarono a dormire insieme.

***

Erano circa le 4.00 di notte quando Bossuet cominciò a sentire respiri affannosi provenienti dalla stanza accanto alla sua.

Capì subito di cosa si trattava, e si diede mentalmente dell’egoista per essere contento che Joly stesse di nuovo male, così sarebbe di nuovo potuto stare con lui, evitando comunque di mostrare i suoi veri sentimenti.

Si alzò e si incamminò verso la stanza dell’amico.

Entrò. La camera era avvolta nell’oscurità.

Si avvicinò al grumo di coperte in cui era avvolto Joly.

Quest’ultimo lo notò e si sporse per prendergli la mano e stringergliela con forza.

Bossuet ricambiò la stretta e si sedette sul letto -Bossuet…sto per morire..lo so…lo sento- disse con voce flebile Joly -No che non muori, tranquillo. E’ solo un attacco, come le altre volte…ora passa, tranquillo- rispose Bossuet accarezzandogli piano i capelli.

Vedendo che l’amico non si calmava uscì dalla stanza e tornò poco dopo con un asciugamano bagnato che poggiò delicatamente sul suo capo.

Passarono le ore, finalmente Joly si addormentò. Fato volle che si addormentasse con la testa posata sul petto di Bossuet, che rimase così a dormire con lui.

***

Era appena l’alba quando si svegliarono.

Joly alzò lo sguardo fino ad incontrare quello, ancora mezzo addormentato, di Bossuet.

Si guardarono, in silenzio, entrambi con lo sguardo pieno di gioia e tranquillità e dolcezza.

Capirono che era tornato tutto come sempre, anche se, in tutta quella normalità, era nato qualcosa di nuovo.

Tutti avevano notato,infatti, nei giorni successivi, i loro sguardi più dolci, le loro risate più sincere, il loro bisogno l’uno dell’altro. 

 

Ma ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che capissero cos’era davvero, quel sentimento…

 

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Capitolo 2
*** Combeferre ed Eponine ***


STORIE DI UNA NOTTE

Eponine e Combeferre

 

Eponine amava la pioggia. Oppure odiava gli ombrelli, è difficile capirlo.

In ogni caso, le maggior parte delle volte, quando pioveva, lei era lì, sotto la pioggia, fradicia e tranquilla. A volte cantava o parlava tra sé, a volte stava in silenzio, camminando a passo svelto senza una meta precisa.

Ma, come avrebbe dovuto prevedere, tutto il freddo che prendeva ogni volta la fece ammalare.

Ma lei, Eponine Thénardier, era troppo orgogliosa per ammettere di aver bisogno di cure.

“Un pioggerella non può farmi alcun male” ripeteva sempre a tutti.

Ma quella volta aveva ceduto, e si era decisa  a chiamare qualcuno.

E non una persona qualunque…ma Combeferre.

***

Quella uggiosa sera di marzo Eponine era a casa, avvolta nelle coperte e con scatole e scatole di fazzoletti sparsi per casa.

Avrebbe dovuto capire che stare sotto la pioggia non le avrebbe giovato alla salute.

Si preparò una tisana, sperando che almeno così sarebbe stata meglio, ma nemmeno la miracolosa tisana (che funzionava sempre) aveva fatto il suo dovere.

Così, dopo aver provato con medicine,intrugli vari e bagni caldi, si decise a chiamare un medico.

Ma non un medico qualunque (non si fidava dei medici parigini…non che si fidasse di qualcuno, lei) ma Combeferre.

Era da un po’ che si conoscevano e ‘Ponine sapeva di potersi fidare di lui.

Prese il cellulare e digitò velocemente il numero.

-Pronto?—

-Ciao Ferre- 

-Ciao, ‘Ponine! Perché mi chiami a quest’ora? è successo qualcosa?- La voce del ragazzo era preoccupata 

-No,non è successo nulla…volevo solo chiederti una cosa.- 

-Chiedi pure- 

-Tu che te ne intendi di medicina…sapresti consigliarmi come fare per farsi passare la febbre?-

-Beh sì…aspetta, chi sta male?-

-Nessuno, nessuno, era così per sapere. Sai, in caso di bisogno-disse con fare difensivo

-‘ponine, ti conosco, non mi chiameresti a quest’ora per farmi una domanda del genere se non ci fosse stato un motivo-

-Ok, ok…sono io. Ho la febbre perché sono stata sotto la pioggia senza ombrello e senza essermi coperta adeguatamente. E, per favore, non metterti a fare la predica “Ah, Eponine, sei incorreggibile, ti avevo detto di non stare sotto la pioggia” eccetera.-

-Vuoi che venga da te? Cioè, potresti peggiorare e non sai cosa fare e…-

-Ferre, non c’è ne bisogno, davvero-

-Non importa. Vengo lo stesso. Comunque non ti toglierò certo l’onore di ascoltare la mia predica- aggiunse, con tono divertito.

***

Una decina di minuti dopo era davanti a casa sua.

Eponine lo fece entrare e si sedette sul divano, in attesa della predica…che non tardò ad arrivare.

-‘ponine, sai quanto io tenga a te- no, non sembrava una predica -Eh quanto mi faccia soffrire vederti star male-

-Ferre, io sto bene, ho solo un po’ di febbre.- Invece si sentiva stanca e spossata.

-Potevi anche non venire da me, lo sai. Ora mi sento in debito con te, e non lo sopporto.- Invece era tanto contenta che fosse andato a casa sua, che fosse preoccupato per lei.

-E tu sai che non dovresti stare in mezzo agli acquazzoni, senza coprirti in modo adeguato, senza nemmeno un ombrello?!- Il suo tono, che doveva sembrare irritato, era solo colmo di preoccupazione.

-Io non so quante volte te l’avrò detto, quante volte ti avrò avvisato. Eponine…-

Ma Eponine aveva smesso di ascoltare, ed ora stava lì, accasciata sul divano, addormentata.

Ferre, senza pensarci due volte, la prese in braccio e la portò in camera.

Appena la sfiorò sentì come se quel momento l’avesse già vissuto, tempo prima.

Arrivato nella camera della ragazza la adagiò con delicatezza sul letto.

Rimase con lei tutta la notte, le misurò la febbre, le pulì la fronte imperlata dal sudore, la rassicurò.

Dopo poco, colto dalla stanchezza, le si addormentò accanto.

***

La mattina li colse abbracciati l’uno all’altra.

Quando si svegliò, Eponine sentì la pressione della guancia di Ferre poggiata sulla sua testa, e sorrise.

-Buongiorno, Ferre.- disse, non appena si accorse che il ragazzo si era svegliato.

-Buongiorno ‘Ponine.- sorrise lui di rimando.

E rimasero così, per un po’, abbracciati, finché ‘Ponine non ruppe il silenzio -Credo mi sia passata la febbre! Dovresti venirmi a trovare più spesso, quando sto male!-

 

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Capitolo 3
*** Bahorel e Feuilly ***


Feuilly non beveva mai. O quasi.

Beveva solo in casi rarissimi, quando si sentiva perso, disperato. E quello era uno di quei casi.

***

L’avevano licenziato. Avevano trovato del personale più giovane (come se lui non lo fosse) e più efficiente. 

Feuilly aveva molti lavori, quindi non era un problema in campo economico, ma perdere il lavoro, per lui, era come una piccola sconfitta,e non lo sopportava.

E quindi aveva deciso di bere. Per dimenticare…o per sentirsi peggio di quanto già non si sentiva, difficile dirlo.

L’unico problema era che lui non aveva mai bevuto, e non reggeva di certo l’alcool.

Ma in quel momento non gli importava. Voleva solo dimenticare, e credeva che così ci sarebbe riuscito.

Circa una mezz’oretta dopo era già ubriaco fradicio.

Fortunatamente era riuscito a chiamare Bahorel e chiedergli di andarlo a prendere.

 

Poco dopo un Bahorel molto preoccupato era in piedi davanti alla porta del bar, quando vide Feuilly gli andò incontro:

-Brutto idiota, lo sai che non reggi l’alcool!- lo aggredì

-Mh? Bahorel? Io sto benissimo!- e rise

-Cazzo, è meglio se ti porto a casa. Dai, vieni- gli mise un braccio intorno alle spalle per sorreggerlo e si diresse verso la macchina.

Il viaggio fu carico di rabbia (da parte di Bahorel) e di sciocchezze dette da Feuilly che arrivato a casa corse in bagno a vomitare.

Quando ebbe finito (ovvero molto tempo dopo) Bahorel lo fece sdraiare sul letto per riposare, impresa alquanto difficile.

Anche se non si ubriacava così spesso, sapeva cosa si provava da ubriachi, e avrebbe dovuto aspettarsi un simile comportamento da parte di Feuilly, che invece lo spiazzò completamente.

Stava per tornare in camera sua quando… -Bahorel? Bahorel vieni un secondo…- disse Feuilly cercando di essere comprensibile.

-Cosa c’è?- chiese Bahorel, con forse troppa dolcezza, mentre si sedeva sul letto accanto a Feuilly -Bahorel…- Feuilly si sporse in avanti. Bahorel sentiva il suo fiato nell’orecchio -Rimani con me, stanotte- 

Bahorel sussultò, ma non se lo fece ripetere due volte. Era grande l’amore che provava nei confronti di Feuilly, ormai lo sapeva da tempo, ma era grande anche il rispetto che provava per lui.

La notte passò lentamente, mentre Feuilly riposava, la testa poggiata sulla spalla di Bahorel.

-Bahorel…- disse, la voce impastata dal sonno e dal vino -Sì?- -Mi hanno licenziato- disse con tanta semplicità Feuilly. Poi si rigirò e tornò a dormire.

Lo sguardo di Bahorel era a metà tra lo scioccato e il confuso, ma credette fosse una frase dettata dall’alcool, e decise di non pensarci più.

 

Bahorel proprio non riusciva a dormire. Sentiva solo Feuilly accanto a lui, e le sue labbra, ed i suoi occhi…e credeva che non sarebbe riuscito a trattenersi.

Feuilly si svegliava spesso, andava a vomitare e Bahorel era lì, con lui, a rassicurarlo ed abbracciarlo perché -dannazione, non si sarebbe ricordato nulla di quella serata- quindi che male c’era?

Finalmente entrambi si addormentarono.

Ed  il mattino li colse, abbracciati, come se non volessero lasciarsi, come se potessero perdersi.

Bahorel si svegliò e posò un dolce bacio in fronte a Feuilly.

-ho mal di testa…- biascicò Feuilly, una volta sveglio -Colpa dell’alcool, genio. rispose Bahorel

-Cos’è successo ieri?- -Hai bevuto- -Ma io non bevo…- -Credo…che ti abbiano licenziato- -ah. E’ vero- Ci fu un silenzio imbarazzante, che fu presto interrotto -Cos’è successo? dopo che mi sono ubriacato? Sai, tu sei qui e…capisci…non è successo nulla, vero? Non in “quel senso”- Bahorel rise, e la cosa fece irritare Feuilly -In realtà, mio caro Feuilly, sei stato tu- e calcò molto sull’ultima parola -a chiedermi di rimanere con te- Lo sguardo di Feuilly da irritato divenne imbarazzato -Ah.- rispose di nuovo.

Solo dopo si resero conto di essere ancora abbracciati. Ma, contro ogni previsione, non si sciolsero dall’abbraccio. Anzi, rimasero lì, a fissarsi per qualche istante, come se quel momento potesse finire all’improvviso.

Poi Feuilly affondò il viso nell’incavo del collo di Bahorel, e sussurrò un semplice -Grazie-

Tra loro era cambiato qualcosa…ma era come se non fosse cambiato nulla.

 

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Capitolo 4
*** Cosette e Marius ***


Cosette e Marius

Jean Valjean si fida di sua figlia Cosette, ma quando la scopre a dormire in camera con il suo ragazzo, non può che pensare qualcosa…di poco casto.
***
Cosette era appena tornata a casa dopo una riunione al Musain, e Marius l’aveva accompagnata.
-Mio padre non è ancora tornato, ed è sera, e potrebbero esserci dei malintenzionati…- Lo sguardo perso di Marius fece capire alla ragazza che doveva essere più diretta -Rimani con me finchè non arriva mio padre?-disse, esasperata -Oh! certamente-
Entrarono in casa. 
-Vuoi qualcosa da bere o da mangiare?- -Dell’acqua, grazie-
-Andiamo in camera mia?- -va bene-
Passarono le ore.
-Cosette, mi annoio- -Lo so, scusa, ma non mi piace stare a casa da sola- disse, seriamente dispiaciuta, la ragazza -Possiamo fare qualcosa?- chiese Marius -Mmh…possiamo ascoltare la musica o…giocare a bridge- -Vada per bridge-
Il gioco, che all’inizio sembrava lento e noioso, si era rivelato molto interessante, visto che stavano ormai giocando da un’ora.
Ma, verso l’una di notte si addormentarono, l’uno accanto all’altra, con la luce della stanza accesa.
 E naturalmente, ‘perché nulla poteva andare bene, per una volta’, quando Jean Valjean, il padre di Cosette, tornò a casa, e notò la luce accesa, andò a controllare se la figlia stesse bene.
E la vide addormentata. Accanto al suo ragazzo. E non poté far altro che pensare a cose…poco caste, per così dire.
Si schiarì la voce, sperando così di svegliare i due ragazzi. Notando che dormivano profondamente si avvicinò e scosse piano la spalla di Cosette, svegliandola.
Quando la ragazza si svegliò e vide l’espressione, leggermente arrabbiata, di suo padre, cacciò un urlo, facendo svegliare anche Marius.
-Ragazzo.- disse Valjean, la voce dura -Che cosa ci fai qui, a quest’ora, con mia figlia?- prima che il ragazzo rispondesse Cosette intervenne -Papà, è stata colpa mia. Non eri ancora tornato, allora ho chiesto a Marius di rimanere con me, così se ci fosse stato qualche malintenzionato avrebbe protetto me e la casa.- -E cosa ci faceva nel tuo- e calcò molto l’ultima parola -letto, tesoro?- -Stavamo giocando a carte, e ci siamo addormentati.- rispose prontamente la ragazza. -Abbiamo le prove!- disse, in modo teatralmente comico, Marius, mostrando delle carte sparpagliate sul letto.
-D’accordo, mi avete convinto- fece per andarsene, poi si girò a fissare Marius -Ma ricorda, ragazzo, ti tengo d’occhio- e se ne andò.
-Cosette…- -Sì?- -Tuo padre mi fa paura- disse Marius spaventato, facendo invece ridere Cosette.

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Capitolo 5
*** Enjolras e Grantaire ***


Grantaire ed Enjolras

 

 

Grantaire é terribilmente sbadato, e l’essere continuamente ubriaco non aiuta sicuramente.

Enjolras è un gentiluomo, si sa. Ma a volte la sua disponibilità può metterlo in situazioni imbarazzanti.

***

Quella sera, uscito dal Musain, Grantaire si accorse di aver dimenticato le chiavi di casa. -cazzo!- esclamò, all’indirizzo di se stesso, probabilmente -Che c’è?- domando Courf, che di farsi gli affari suoi non ne voleva sapere 

-Ho dimenticato le chiavi di casa! Di nuovo!- allo sguardo interrogativo del ragazzo Grantaire rispose -Il portinaio mi ha detto che se lo sveglio un’altra volta a quest’ora mi lascia fuori casa tutta la notte!- Poi, con lo sguardo da cucciolo, chiese a Courf -Non è che tu, caro, carissimo amico mio, potresti ospitarmi?-

-Mi spiace amico, ma oggi ho…altri ospiti- disse con un sorriso malizioso

-Chi?- si informò Bossuet, raggiungendoli 

-Non è così difficile capirlo- disse Jehan, la voce rotta nel trattenere le lacrime ed il tono pieno di disprezzo.

Grantaire fece tornare l’attenzione su di sé -Ragazzi…ho dimenticato le chiavi di casa…- si guardò intorno speranzoso -non è che qualcuno di voi potrebbe ospitarmi, solo per stanotte?- La sua richiesta non ricevette le risposte desiderate, ma solo qualche rifiuto cortese…e qualche altro un po’meno.

Decise così di tornare al Musain, che era ormai vuoto, eccezion fatta per Enjolras, ovviamente.

-Credevo fossi già andato a smaltire la sbronza, a quest’ora- 

-Oh, mio venerabile Apollo, sarei anche tornato a casa mia, se non ci fosse stato un contrattempo-

Stranamente curioso, Enjolras rivolse uno sguardo interrogativo al moro, che in poche parole disse.-Ho dimenticato le chiavi di casa.-

Allo sguardo che gli rivolse il biondo, Grantaire non seppe se ridere o piangere.

Poi, inaspettatamente,Enjolras si avvicinò e gli disse, come se fosse la cosa più normale al mondo -puoi dormire da me- Capì che quel che aveva detto poteva essere frainteso, allora si corresse- ho un letto in più…-

Il moro si sporse per abbracciare il biondo, prima che questo si spostasse e lo facesse cadere -Oh grazie, Apollo!- disse con lo sguardo pieno di gioia.

 

Arrivati a casa Enjolras mostrò all’artista la camera ed il bagno degli ospiti, per poi chiudersi in camera sua.

Grantaire si sdraiò e cercò di riposare. Con scarsi risultati.

Infatti non riusciva a spiegarsi come Enjolras avesse potuto ospitarlo a dormire da lui, così, con nonchalance.

Che fosse un gentiluomo era un fatto risaputo, con i suoi amici…ma essere così gentile con lui?!

 

Nemmeno Enjolras riusciva a dormire. Pensava. A Grantaire, che dormiva, nella stanza accanto alla sua…così vicino e così lontano allo stesso tem…”Enjolras da quando in qua pensi queste cose? E di quell’ubriacone, poi! Figuriamoci”

Ma le ore passavano, e nessuno dei due riusciva a dormire.

Enjolras, come spinto a una forza irrefrenabile, uscì dalla sua stanza e si diresse verso quella degli ospiti. Dov’era Grantaire.

Bussò: -Posso?- -Apollo, sei tu?- ‘che domanda stupida! Certo che è lui’, pensò subito dopo Grantaire -La casa è tua, non devi chiedere il permesso di entrare-

Enjolras entrò, stranamente intimorito, e rimase lì, immobile, nel mezzo della stanza…fissando Grantaire.

-Apollo, rimarrei a fissarti per ore, ma ho sonno. Quindi se devi dirmi qualcosa sbrigati.- Ruppe il silenzio Grantaire.

Il biondo sembrò pensarci un po’su, per poi dire con semplicità -Non riesco a dormire- -E quindi?- -Lascia stare, fai finta che non si…- ma mentre stava per uscire la mano di Grantaire lo aveva preso per un braccio, fermandolo.

-Rimani con me- disse, con tanta serietà che Enjolras ne ebbe paura.

 

Erano passate le 3 di notte ed Enjolras e Grantaire erano ancora lì, insieme, sdraiati uno accanto all’altro, in silenzio, a guardare il soffitto.

-Perchè mi hai ospitato a dormire da te?- chiese Grantaire a bruciapelo -perchè sono educato.- -Con i tuoi amici- -Lo sei anche tu.-

-Io non sono tuo amico. Se non ci fossi la tua vita migliorerebbe.- 

Enjolras si sedette -Non dire mai più una cosa del genere…Grantaire, tu ti sottovaluti troppo, e lasci che i tuoi problemi vengano annebbiati dal vino, e ti rovini…ed io non lo sopporto. Tu hai un grande potenziale, ma ti lasci abbattere dai giudizi degli altri, dai giudizi di persone…- -Come te? Enjolras, sei tu che mi rovini. E sei tu che rendi la mia vita migliore. Può sembrare assurdo, ma ogni volta che ti vedo al Musain vorrei saltarti addosso. Una parte di me per tirarti un pugno, per rovinare quel viso da Dio che ti ritrovi- disse con un sorriso cinico -l’altra per…oh, hai capito. Ogni volta che ti sento parlare, anche se non credo in nulla di quello che dici, e come se sentissi gli angeli. Io ti guardo sempre, Enjolras…ma tu ti limiti a sorvolarmi. E le parole che mi rivolgi, ogni volta, sono come una pugnalata al cuore. E per persone come te, se sono così…- Enjolras rimase immobile. E stupito.

Ma Grantaire rimase ancor più stupito quando questo posò le labbra sulle sue, in un bacio timido e incerto.

Ma Enjolras rimase ancora più stupito quando, quel mattino, si svegliò abbracciato a Grantaire, sentendo il suo respiro sul collo.

 Ma fu quando Grantaire si svegliò e lo baciò dolcemente, che Enjolras capì cosa voleva dirgli l’artista con quel lungo monologo la sera prima. O cosa voleva dirgli lui, baciandolo.

Ti amo’

 

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Capitolo 6
*** Courfeyrac e Jehan ***


Courfeyrac e Jehan

 

Jehan amava dormire comodamente.

Courfeyrac odiava infastidire i suoi amici, soprattutto Jehan

***

Quella sera gli amis sarebbero andati a dormire a casa di Enjolras.

Ma, quando arrivarono, si resero conto che la nottata sarebbe stata lunga, faticosa…e particolare.

Per prima cosa: Enjolras aveva invitato Grantaire. Grantaire!

Solitamente era Courf ad organizzare le occasioni per stare insieme, ma questa volta era stato Enjolras ad organizzare tutto, dicendo: ‘Ho un’importante cosa da dirvi’. E aveva invitato Grantaire. -La cosa è sospetta- disse a bassa voce Courf, mentre ‘Ferre cercava di trattenere una risatina.

Un altro strano quanto sospetto imprevisto si era presentato poco dopo.

Quando Courf aprì lo zaino e si rese conto…-Ragazzi…non ho il sacco a pelo!-

Gli sguardi degli amis si alternavano tra il divertito e lo sconvolto.

-Dovremmo trovare una soluzione- osservò “saggiamente” Marius.

-Potresti dormire in un nostro sacco a pelo- continuò poi 

-Ma se dormisse nel sacco a pelo di uno di noi, l’altro dove dormirebbe?- chiese Cosette 

-No, non hai capito. Io ho proposto di far dormire Courf insieme ad uno di noi!- si spiegò meglio.

Dopo un momento di silenzio, ‘Ferre disse:-Ma i nostri sacchi a pelo sono troppo piccoli per due persone- Marius guardò ‘Ferre, poi sembrò ispezionare la stanza, infine indicò il sacco a pelo di Jehan 

-Il suo sacco a pelo è abbastanza grande per due persone!- disse con entusiasmo.

Marius, povero caro, era l’unico a non sapere della “cotta” di Jehan per Courf.

 Ma gli amis, forse troppo stanchi, forse speranzosi di una svolta positiva nella vita del poeta, fecero finta di nulla, e Courf andò a dormire insieme a Jehan.

 

Erano ormai passate le 2 di notte, e il poeta non aveva ancora chiuso occhio. Forse perché aveva caldo, forse perché aveva fame, forse perché Courf gli stava letteralmente dormendo addosso!

-Mh…ciao, Jehan- Il ragazzo sussultò. Courf si era svegliato.

-Che ore sono?- Il poeta, con mano tremante, prese il telefono, per poi dire, con voce ancor più tremante -Le 2.45- 

Courf fissò per un po’ il ragazzo accanto a lui, per poi dire, preoccupato -C’è qualcosa che non va? Stai tremando.- -No, no…sto bene.-

L’espressione di Courf si fece allarmata -Non sono per caso io? Ti sto dando fastidio?! Oddio, odio infastidire la gente!- 

-No, Courf, non mi infastidisci affatto!-

-Invece sì! Dai, dimmelo, non mi offendo mica!- Jehan, con tono ora più calmo e con voce meno tremante, continuò- Courf, non mi dai fastidio. Sarei infastidito se non ci fossi. Sarei perso se non…-Poi si rese conto di avere detto troppo.E quando si voltò vide il suo amico seduto, con un’espressione confusa quanto sconvolta.

-Jehan…-disse quello, con voce calma -Oddio, dimentica quello che ho detto, e solo che ho sonno e…-ma Courf gli aveva preso il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi.

-Jehan…- Jehan era immobile. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare, nella sua mente ora c’era il buio più totale. Vedeva, nella semi-oscurità della stanza, gli occhi verdi e vivaci di Courf, che lo fissavano, lo scrutavano fin dentro l’anima.

Poi lo lasciò andare e si sdraiò. Rimase per qualche momento così, per poi voltasi nuovamente verso Jehan e dirgli, semplicemente -Io ti piaccio- e sorrise, ammiccante.

Il poeta lo fulminò con o sguardo. Poi si sdraiò, e, fissando qualsiasi cosa non fosse il ragazzo accanto a lui, spiegò:-Courf…io non sono come una di quelle ragazze (o oche urlanti) che ti porti a casa ogni sera. Non sono come “la conquista del momento”- Prese un respiro profondo -Tu…tu mi rendi felice, ogni volta che mi vedi di malumore fai di tutto per farmi stare meglio, ogni volta che sono con te mi sento bene.- Fece un pausa, cercando di trattenere, inutilmente, le lacrime -Ma sei anche la persona che mi fa soffrire di più. Ogni volta che ti porti a casa una ragazza…- si voltò verso il ragazzo -Puoi fare quello che vuoi della tua vita…ma almeno evita di farla diventare un affare di stato-concluse, la voce piena di disperazione.

Poi si girò e si addormentò. O finse di addormentarsi. Come del resto anche Courf. Che non faceva che pensare a quanto fosse idiota per non essersi mai reso conto dei sentimenti che nutriva per lui il rosso.

-Io ti piaccio…- ripeté, ora con voce sognante più che maliziosa. Il diretto interessato si voltò, con sguardo sorpreso. -…Wow…- Jehan non poté trattenere una risata, di quelle dolci e cristalline, che Courf si era appena accorto di adorare.

-Ora sarà meglio dormire-disse infine. Cinse la spalla di Jehan con un braccio,e, stava per addormentarsi, quando questo gli chiese:-Courf, secondo te cosa vuole dirci Enjolras? Aveva una notizia importante da darci- Il ragazzo si voltò, cercando il divano su cui stava dormendo Enjolras -Guarda lì- disse, trattenendo l’entusiasmo.

Infatti Enjolras era sì sul divano, e stava dormendo…abbracciato a Grantaire.

 

‘Non sono stato l’unico a trovare un lieto fine’ Scriverà Jehan sul suo diario, una volta tornato a casa.

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