Ashes of a Dream - Ceneri di un Sogno

di Juliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *Prologo* ***
Capitolo 2: *** *Capitolo Primo* ***
Capitolo 3: *** *Capitolo Secondo* ***



Capitolo 1
*** *Prologo* ***


Categoria: Harry Potter

Categoria: Harry Potter

Titolo: Ceneri di un Sogno

Autrice: Juliet

Rating: Arancione, I guess

Avvertimenti: Spoiler settimo libro, Harry Potter and the Deathly Hallows. E per ora basta, credo XD





 

 

Ceneri di un Sogno

Prologo





 

 

Il rumore della ceramica che andava in frantumi raggiunse, nitido, la giovane donna.

“James!”. Lily Potter si rivolse al marito, nella stanza attigua alla sua. “Va bene far divertire il bambino, ma potresti cercare di evitare che distrugga tutto il salotto?”

Ai gorgoglii divertiti del piccolo si unì la risata del marito.

“Non preoccuparti, Lil, in fondo Harry c’ ha fatto un favore…”

La donna si presentò sulla soglia della stanza nel momento in cui James si chinava sul figlio, ancora intento ad osservare il guaio che aveva combinato battendo allegramente le manine, e lo sollevava dal manico di scopa giocattolo. Si concentrò sui cocci sparsi a terra, ai piedi del basso mobiletto dove lo scorso Natale aveva posato quello che un tempo era stato un vaso.

“Ha distrutto proprio il regalo di Petunia?”

Suo marito si aggiustò gli occhiali sul naso e sorrise nella sua direzione.

“Vedi? Già impara a distruggere solo oggetti indesiderati. E’ tutto me anche in intelligenza!”

Sua moglie sorrise, scuotendo la testa.

“Per fortuna…” ribatté ironicamente, avvicinandosi all’uomo e tendendo le braccia verso il figlio. “Vieni Harry, fa’ vedere a tuo padre quanto è intelligentemente in ritardo…”

James lasciò che Lily prendesse Harry fra le sue braccia.

“In ritardo?” ripeté, aggrottando appena la fronte. “Per cosa?”

Ma la donna ora gli rivolgeva la schiena, mormorando dolcemente una nenia al figlio, abbandonatosi tutto ad un tratto sonnolento fra le sue braccia e non rispose.

L’atmosfera si era fatta all’improvviso molto tesa, quasi sinistra.

Gli stessi movimenti del corpo della donna che cullava Harry sembravano cadenzati da una cupa litania.

“Lil…?”

Quando si voltò, con grande calma, la donna gli puntava la bacchetta al petto. Cosa c’era di diverso in lei, James Potter lo intuì subito.

“Perché lui ti venga a prendere” sussurrò sua moglie, prima di sollevare il braccio con la stessa grazia di una ballerina classica. Mormorò un incantesimo e delle corde sbucarono fuori dalla punta della sua bacchetta, bloccando l’uomo nella posizione in cui si trovava.

Una figura incappucciata gli apparve davanti, quasi si fosse Materializzato di fronte a lui in quello stesso momento.

Avada Kedavra”.

Un fiotto di luce verde, preceduto solo dalla consapevolezza che lo sguardo smeraldino della moglie non era il solito. Non era quello giusto.

Poi il buio.

Solo allora, Sirius Black si svegliò di colpo.





 

 

 

***





 

 

Note dell’Autrice

Dunque, siccome evidentemente non ho abbastanza fanfiction in piedi, per il momento, oggi in pochi minuti si è formata nella mia testa una nuova idea che non sono riuscita ad allontanare dalla mente. E siccome, tutto sommato, mi piaceva parecchio, ecco qua il prologo a tempo record.

Purtroppo, avviso subito tutti, non credo che gli aggiornamenti saranno frequentissimi; purtroppo dipende dall’ispirazione che guida le mie mani sulla tastiera e del pochissimo tempo che ho per permetterglielo. Con questo non voglio dire che aggiornerò in tempi biblici, però non credo di poter promettere un capitolo alla settimana, forse nemmeno ogni due. Fatta eccezione per il primo, s’intende, che spero di postare al più presto in modo da darvi un’idea migliore di questa fanfiction.

 

Va bene, detto questo… spero il prologo vi abbia perlomeno incuriositi.

Fatemi sapere che ne pensate, nel bene e nel male ^^

 

 

Grazie a tutti per la lettura e a presto!

 

Juls

 

 

 

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Capitolo 2
*** *Capitolo Primo* ***


Ceneri di un Sogno

Ceneri di un Sogno

* Capitolo I *

 

 

 

For the girl I have in that merry green land
I love far better than thee
And the wind did howl and the wind did blow

[ Henry Lee – Nick Cave ]

 

 

Sirius Black si passò una mano sul viso, indugiando per qualche momento sulle palpebre chiuse prima di lasciarsi ricadere all’indietro, fra i cuscini.  Le lenzuola, a contatto con la pelle nuda, erano fastidiosamente umide di sudore. Rinunciando a cercare di riaddormentarsi, si mise seduto.

Nonostante ciò che stava succedendo in quel periodo in tutta l’Inghilterra, la soffocante calura estiva era la stessa di ogni anno. Penetrava i muri, si appropriava di strade e campi, incombeva come una cappa incolore su ogni cosa. Nemmeno la gelida disperazione emanata dai Dissennatori poteva qualcosa contro di lei, così come nulla riuscivano a cambiare gli eserciti di Inferi e le urla di coloro che vedevano comparire il Marchio Nero esattamente sopra la propria casa.

Uno scricchiolio improvviso riscosse l’uomo. Automaticamente, la mano destra si protese verso il comodino e afferrò la bacchetta con decisione. Un altro scricchiolio, poi il leggerissimo fruscio di un mantello. Infine, un lento sospiro.

Sirius gettò con noncuranza la bacchetta dove l’aveva lasciata qualche ora prima, quando aveva deciso che avrebbe fatto meglio a cercare di dormire invece di aspettare alzato nella possibilità che Remus tornasse o che un qualsiasi altro membro dell’Ordine si facesse vivo, macerandosi lentamente nella noia irrequieta di chi non ha idea di come trascorrere il tempo.

“Moony?” chiamò, alzandosi in piedi e affacciandosi sul corridoio. Dopo qualche secondo, Lupin comparve. Sorrise,  nonostante avesse l’aria di chi non dormiva da giorni e gli abiti poco meno che laceri.

“Sir,” ribatté, con il suo solito tono pacato. “Credevo dormissi”.

“Dormivo, infatti” puntualizzò quello, appoggiato allo stipite della porta della sua stanza. “Prima che tu mi piombassi in casa senza il minimo preavviso e per giunta muovendoti senza la minima grazia…”

“Non ho fatto tutto questo rumore”.

“Abbastanza da allarmare il sottoscritto”.

Remus assunse un’aria annoiata.

“Hai finito?” domandò infine, dopo qualche secondo di silenzio.

“Sono le tre e mezza del mattino. Nemmeno io posso fare del sarcasmo decente ad un’ora del genere…”

Lupin sorrise nuovamente.

“Meglio, ascolta me. Ho delle novità che non ho ancora avuto l’occasione di riportare a Dumbledore”.

Sirius annuì e raggiunse l’amico, proseguendo poi verso le scale che conducevano al piano terra.

“Ho della Burrobirra, da qualche parte”.

“Burrobirra?”

“Sì, Burrobirra, Moony. Inutile che tu ti finga così sorpreso… Tutto il Firewhisky rimasto in casa non me lo sono scolato io. Ma forse ricordi. Forse” aggiunse, voltandosi verso il ragazzo che lo seguiva con un sorrisetto sul volto.

“Ti prego, Sirius. Evita”.

L’amico alzò le braccia in segno di resa e Lupin lo spinse in cucina senza troppe cerimonie. Si sedette a metà su una sedia in legno scuro ed aspettò pazientemente che Sirius si fosse ricordato dove era stata riposta la sua scorta di Burrobirra, avesse estratto due bottiglie e si fosse seduto di fronte a lui.

“Allora…” lo esortò, pareva quasi parlasse controvoglia. Se temeva che si trattasse di brutte notizie per l’Ordine riusciva a dissimulare piuttosto bene la tensione. Spinse una Burrobirra verso di lui e prese un lungo sorso della sua, aspettando.

Lupin appoggiò appena le labbra al collo della bottiglia, la posò sul tavolo e vi allontanò la mano.

“C’è stato un… imprevisto. Riguardo al patto che Dumbledore aveva fatto con Snape. Bene, sembra che ciò che gli era stato promesso non gli basti più”.

Sirius ora guardava il pavimento.

“Ha cambiato idea, insomma” mormorò, con voce incolore, senza azzardarsi a rialzare lo sguardo. Le nocche della mano che stringeva la bottiglia di Burrobirra erano sbiancate.

“Così pare”.

Sirius scosse la testa, un’espressione di profondo disgusto sul viso.

“Qualsiasi cosa abbia chiesto… credi che Dumbledore accetterà?”

Lupin lo scrutò attentamente per un secondo, prima di rispondere.

“Ciò che ha chiesto… non è una richiesta qualsiasi. Non ha nulla a che fare con i rischi personali che corre a causa della sua posizione fra i Mangiamorte e nemmeno della Profezia”.

Sirius sembrava scettico.

“E allora che cazzo vuole, Moony?”

Lupin parlò senza incontrare le iridi grigie dell’amico.

“Credo che forse… credo che forse Dumbledore non ne dovrebbe essere informato. Almeno per ora”.

Un secondo di vibrante silenzio seguì quelle parole.

“Devi sapere qual è la sua richiesta, prima di giudicare le mie parole,” aggiunse Lupin, pacatamente. “Snape vuole una persona, Sirius”.

Gli occhi dell’amico si dilatarono. A Lupin parve quasi di scorgervi un lampo di comprensione prima di potervi leggere un’emozione con estrema chiarezza.

Il dubbio.

Si alzò di scatto e spinse via la Burrobirra. Con troppa foga. La bottiglia si rovesciò e rotolò verso il bordo del tavolo, infrangendosi a contatto con le piastrelle di pietra.

Sirius pareva non essersene nemmeno reso conto quando, a sua volta, si alzò lentamente da tavola.

“Chi è?”

“Lascia perdere. Non è stata… sarei dovuto andare dritto da Dumbledore e --- ”

“Remus --- ”

Ma Lupin scosse la testa e se ne andò in fretta, senza una sguardo all’amico. Rimasto solo, Sirius Black ricadde stancamente sulla sedia. La Burrobirra cadeva a terra goccia dopo goccia, in una sorta di rassicurante ticchettio ovattato.

Più di ogni cosa, minuto dopo minuto, voleva uscire da quella prigione.

 

 

***

 

 

 

Ansimando, la ragazza tentò di rialzarsi.

La sua guancia pareva aver preso fuoco. La sfiorò con le dita e si accorse subito del sangue che usciva dal taglio. A giudicare dalla quantità, doveva essere profondo.

“Il Signore Oscuro non è per nulla soddisfatto di te, come immagino questa accoglienza…” l’uomo indicò con la bacchetta sé stesso e altre tre figure incappucciate che lo attorniavano, un sorriso sardonico appena accennato sul viso “…ti abbia suggerito. Non sta funzionando. E lui odia essere deluso”.

La strega alle sue spalle rise e fece un passo avanti, estraendo la bacchetta dalla lunga veste.

“Il mio Signore l’aveva messo in conto, tuttavia, Lucius. Non essere cosi duro con la ragazzina. E’ evidente che ancora non è in grado di assolvere al benché minimo compito. Tuttavia, io non l’ ho mai deluso e lui sa che mai oserei farlo”.

Piegò appena la testa di lato, osservando meglio la figura ai suoi piedi.

“Un vero peccato. Chi non sa rendersi utile non è degno di far parte delle schiere del nostro Padrone. Temo sia mia dovere ucciderti, ora” aggiunse in un roco sussurro.

Abbassò il cappuccio e i suoi lunghi capelli corvini, illuminati solo dalla fioca luce giallognola di poche torce le incorniciarono il bellissimo viso.

“Un vero peccato” ripeté ancora, nonostante la sua voce esprimesse alla perfezione il perverso piacere che l’imminente assassinio in nome del suo Padrone le dava.

La ragazza a terra alzò lo sguardo su di lei.

“Este é um erro, Eu não sou ---”

“Avada Kedavra!”

 

 

 

***

 

 

 

“Sirius!”

L’uomo non le sorrise.

“Dobbiamo parlare. E non abbiamo molto tempo.”

Vide il suo sorriso svanire, sostituito da uno sguardo confuso.

“Per favore, Lily. Adesso”.

La giovane donna esitò ancora per un momento. Infine, piegando leggermente la testa verso il basso, annuì quasi impercettibilmente. Sirius diede una rapida occhiata al salotto di casa Potter, come volesse accertarsi che non vi fosse nessun altro a parte lui e la moglie del suo migliore amico. Vide la leggera piega che le labbra di Lily avevano preso mentre fingeva di dimostrarsi perfettamente tranquilla.

Tranquilla ed ingenuamente innocente.

Sirius spostò le iridi grigie verso la finestra che dava sulla strada.

“Remus mi ha riferito qualcosa che dovresti sapere”.

Con la coda dell’occhio, la vide rilassarsi appena. Si costrinse a continuare a fissare la pioggia scrosciante che si abbatteva senza tregua da ormai diverse ore sulle ampie finestre alla sua sinistra per non cedere alla tentazione di fronteggiarla.

“Che cosa c’è, stavolta?” ribatté lei, un’inflessione annoiata nella voce. Si allontanò dall’uomo, dandogli la schiena. “Che cosa ha saputo Lupin?”

“Riguarda Snape. Dovresti arrivarci da sola, a questo punto”.

La donna si voltò lentamente, un’espressione indecifrabile sul bel viso. Scosse appena la testa, mandando i lunghi capelli che le carezzavano i lati del viso dietro le spalle.

“Perché me, Sirius?” domandò allora, calcando appena la voce su quel ‘me’, un guizzo particolare negli occhi verdi. “Che cosa ci trova di così importante, Severus Snape?”

Sirius rise, ma la donna poteva vedere benissimo che la rabbia si stava impossessando di lui attimo dopo attimo, sempre più invadente.

“Ancora non l’ hai capito?”

“Ancora no. Che tu lo reputi possibile o meno, ancora no”.

“Lo sai? Non mi sorprende”.

 

 

***

 

 

 

Dumbledore lo ricevette con un sorriso sereno.

L’uomo si chiese come potesse mantenere quella indicibile, sicura tranquillità sempre e comunque, proprio lui che era il più esposto di tutti all’interno dell’Ordine. Proprio lui che era la mente dietro all’intero Ordine. Colui che decideva come agire.

“Che cos’è successo, Sirius?”

“Ho parlato con lei”.

Dumbledore annuì, incoraggiante, il mento delicatamente poggiato sulle mani intrecciate.

“Che cosa ha detto?”

“Non molto”.

“Ma non si è tirata indietro in alcun modo”.

Sirius fece un cenno d’assenso con il capo.

“Allora non c’è motivo di preoccuparsi di tutta questa faccenda. Presto sarà risolta, vedrai”.

“Vorrei poterlo credere con la tua stessa facilità,” fu tutto ciò che Sirius riuscì a rispondere senza gettare alle ortiche il potere di tutto l’autocontrollo di cui disponeva.

Dumbledore si chinò verso di lui.

“Dovresti, Sirius. Non si è tirata indietro, questo sei venuto a riferirmi poco fa. Abbi un po’ di fiducia in lei”.

“Un po’ di fiducia?”

Le parole uscirono quasi strozzate ma il vecchio mago parve non farci caso.

“Tu sei prevenuto nei suoi confronti, Sirius,” constatò con voce grave. “E questo non aiuta. Se vuoi impedire che la Profezia si avveri, devi lasciar andare l’astio che provi per lei. Dimenticati chi è davvero”.

 

 

 

***

 

 

 

Note dell’Autrice

 

Pure pura, altro che mente bacata! Che memoria, direi io!^^ Come ti ho già fatto sapere – ma non so se ti è arrivata la mail, quindi ripeto qui – sì, questo è un ripostaggio. Ho sistemato ciò che già avevo scritto e lo sto riproponendo. ^^

Grazie per la recensione, e grazie mille anche a Yum che mi ha fatto dei bellissimi complimenti!

 

Questo è il primo capitolo, fatemi sapere!^^

 

Buon Natale a tutti!^^

 

Baci,

Juls

 

 

 

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Capitolo 3
*** *Capitolo Secondo* ***


Ceneri di un Sogno

Ceneri di un Sogno

* Capitolo II *

 

 

 

We feel the pain of a lifetime lost in a thousand days
Through the fire and the flames we carry on

[ Through The Fire And The Flames – Dragonforce ]

 

 

 

 

“Lo sai, è molto che ci sto riflettendo…”

La pioggia cadeva ininterrottamente da più di dieci ore, macchiando i vetri delle finestre e rendendo paradossalmente l’atmosfera che regnava su Londra ancora più opprimente.

Sirius alzò il mento e le piantò gli occhi addosso, aspettando che Lily riprendesse a parlare. La Gazzetta del Profeta che stringeva fra le mani dimostrava più di qualche giorno; la carta ormai giallastra si accartocciava in pieghe ed angoli male assortiti fra loro. La foto che campeggiava in prima pagina era quella di una giovane donna dai capelli scuri.

“… che cos’aveva lei, che a voi non piaceva?”

Sirius parve considerare quella domanda attentamente per qualche secondo, prima di scuotere il capo quasi con condiscendenza e strapazzare un altro po’ il giornale con le dita.

“Non ti seguo”.

La donna rise, giocherellando con una ciocca di capelli rossi che scendeva fino a metà schiena e tamburellando leggermente con le dita dell’altra mano il bracciolo della poltrona nella quale era acciambellata.

“Non capisco perché tu ti ostini a portare avanti questa farsa. Non pretendo di venir messa a conoscenza di ogni singolo particolare di quel che sta succedendo là fuori, ma…”

“Ma niente,” la interruppe seccamente Sirius, alzandosi all’improvviso in piedi e voltandosi in modo da darle la schiena. “Fra poco James sarà di ritorno”.

Sentì la donna sospirare, alle sue spalle.

“James non è uno sprovveduto. E sfortunatamente per te e Silente, non è nemmeno un cretino”.

“Sfortunatamente per noi… fortunatamente per te”.

Alle sue spalle la sentì ridere e poi avvertì il leggero tonfo dei suoi tacchi sul pavimento mentre si alzava a sua volta. Lo affiancò silenziosamente e lo afferrò con fermezza per un braccio, obbligandolo a far sì che la guardasse negli occhi.

“Credimi, Sirius. E’ necessario che glielo diciate”.

Il giovane si svicolò dalla sua presa.

“Sai perché non l’abbiamo fatto. Non capirebbe”.

“Non capirebbe, non capirebbe… quando si parla con te, Sirius, c’è sempre qualcuno che non è in grado di capire. Solo tu, a quanto pare, solo tu”.

Continuava a guardarlo e parlava usando il tono cantilenante tipico delle bambine viziate.

“Eppure seguire il mio consiglio vi renderebbe tutto molto più facile”.

“Sono stanco di questa conversazione”.

Lily piegò la testa di lato, sprezzante.

“Sai qual è la porta”.

“Non posso andarmene prima che James sia tornato”.

“Ancora con questa storia…”

“E continuerà ad andare avanti così”.

Sbuffando, Lily si lasciò ricadere nella solita poltrona.

“Pagherei davvero per vederti uscire da questa casa, lo sai”.

Suo malgrado, Sirius sorrise.

“Il tuo sarcasmo è pessimo”.

“E’ il risultato del tuo impormi la tua compagnia. E comunque, riguardo a ciò di cui fingi di non sapere nulla, ho un avvertimento per te e per il tuo caro amico Dumbledore”.

Le parve di scorgere un lampo di allarme negli occhi di Sirius; sorrise.

“Non ho intenzione di fare la sua stessa fine. Quindi, per il bene di tutti,” proseguì, lentamente, senza staccare nemmeno per un attimo lo sguardo dall’uomo irrigidito di fronte a lei, “farete meglio a programmare tutto alla perfezione”.

 

 

***

 

 

 

“Lo sai, Jamie, è necessario. Oramai è questione di giorni e Dumbledore costringerà pure me a nascondermi”.

James Potter sospirò, passandosi una mano fra i capelli sempre spettinati come era solito fare fin da quando era poco più di un bambino; vi era tuttavia qualcosa di più meccanico in quel gesto, qualcosa di spento. Sirius sapeva che la prigionia forzata, seppur in quella casa e con la propria famiglia, lo stava logorando lentamente ma incessantemente dall’interno.

Prima o poi, ne era certo, sarebbe esploso.

“Quindi il modus operandi è sempre lo stesso?” domandò scetticamente James dopo qualche attimo, gli occhi al soffitto e l’ombra di una smorfia sul volto. “Nasconderci tutto, uno dopo l’altro? A che cosa può portare? La stiamo perdendo, questa dannata guerra”.

Sirius scrollò appena le spalle.

“Ci siamo sempre fidati di lui”.

“Non sai quanto male suonino queste parole sulle tue labbra, Pad. Un commento del genere me lo potrei aspettare da Peter, forse, non da te”.

Sirius si alzò dal tavolo, incontrando per un attimo lo sguardo di Lily; alle spalle del marito, vicino alla finestra, cullava Harry che si era addormentato fra le sue braccia.

“Devo andare, devo vedere i Prewett. Smettila di commiserarti, James, non ho bisogno anche delle tue lagnanze nella situazione in cui versiamo al momento. Ciao, Lily”.

Nessuno lo accompagnò alla porta ma Sirius riuscì ad avvertire allo stesso modo lo sguardo penetrante della giovane donna che lo scortava, bruciandogli la schiena, fino a quando non si fu Smaterializzato.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

“Dumbledore. Non ti aspettavo”.

Severus Snape, seppur leggermente sorpreso, si fece da parte, permettendo al vecchio mago di entrare. “A che cosa devo questa visita inaspettata?”

Dumbledore sospirò.

“Mi stai rendendo le cose più difficili del previsto, Severus. Ho parlato proprio qualche attimo fa con Sirius Black”.

Le labbra del giovane si arricciarono in una smorfia di disgusto puro.

“Che cosa c’entra questo con me? Non vedo Black da parecchio tempo, e sono grato alla mia buona stella per questo”.

Dumbledore non rispose subito, dirigendosi lentamente verso il divano liso che occupava gran parte dell’abitazione di Snape e sedendovisi con leggerezza. Severus lo imitò, prendendo posto di fronte a lui; la sua mano destra giocherellava in maniera quanto mai nervosa con la sua bacchetta.

“Ti dispiacerebbe offrirmi qualcosa da bere, Severus? Temo che la mia visita qui non sarà poi così breve”.

In un istante, due bicchieri di vino comparvero sul tavolino fra i due uomini; Dumbledore prese il suo, lo assaggiò e infine sorrise a Snape, ancora immobile nella stessa identica posizione che aveva assunto appena si era seduto.

“Ottima annata. Dovresti davvero provarlo”.

Digrigando i denti, come avesse improvvisamente perso quella poca calma che ancora gli restava in un colpo solo, Snape scattò in piedi.

“Smettiamola con questa manfrina, Dumbledore. Che cosa vuole?”

“Per prima cosa, che tu riacquisti almeno una parvenza della padronanza di te stesso. Sono sicuro, del resto, che tu sappia esattamente perché mi trovo qui, dopo la richiesta che hai avuto l’ardire di fare niente di meno che a Remus Lupin. Sono sicuro tu ricordi che quell’uomo è uno fra coloro che sono più vicini a James Potter, Severus?”

Lentamente, il giovane si risedette.

“E allora?” domandò infine, in un sussurro.

Dumbledore scosse la testa, gentilmente.

“Tu conosci il piano, Severus. Sai esattamente perché io non posso accordarti questo… favore speciale che tu mi chiedi. Ti rendi conto che dovresti stregarla per tutta la vita, farle mutare aspetto, tenerla soggiogata alla tua volontà fino a quando persino a te verrà schifo per quello che stai facendo?”

Negli occhi di Snape brillava ora una luce quasi folle.

“Non le farei mai del male”.

“Permettimi di dissentire. Per quello che ne so, le stai già facendo del male”.

Il tavolino si sollevò improvvisamente da terra e andò a sbattere contro la parete alla sua sinistra, distruggendosi come fosse stato fatto di cristallo. Snape aveva estratto la bacchetta e la puntava al petto del capo dell’Ordine della Fenice che, dal canto suo, non si era minimamente scomposto. Sembrava anzi aspettarsi una reazione del genere dal giovane.

“Questo, Dumbledore, è il tuo piano!”

“Lo so perfettamente, Severus. Ma io non nascondo a me stesso di aver dovuto scendere a compromessi… immorali. Al contrario di te”.

Un leggero movimento della bacchetta e il tavolino ritornò intatto e planò con grazia fra i due uomini, esattamente dov’era stato fino a qualche secondo prima. Dumbledore vi appoggiò il suo bicchiere, pieno ancora per metà, e si alzò.

“La risposta è no, Severus. Per ovvi motivi. Così ovvi come quelli tu sai ti impediranno comunque di tradirci, nonostante tu ti sia divertito a spaventare Lupin. La risposta è no”.

 

 

 

***

 

 

 

“Dumbledore”.

“In persona, mia cara. Oggi sembro prendere tutti alla sprovvista, per qualche strana ragione. Dov’è James?”

Lily lanciò un’occhiata alle scale che portavano al primo piano prima di rispondere.

“Sta facendo addormentare Harry. Si stupirà del fatto che tu sia venuto, ultimamente non ti abbiamo visto molto, a Godric’s Hollow. Se ne è lamentato con Sirius proprio questo pomeriggio”.

Dumbledore sospirò.

“L’ho saputo. Non c’è comunque bisogno che lui sappia che sono passato, Lily. Il mio scopo qui è di parlare unicamente con te”.

Lily annuì, incrociando le braccia al petto.

“E’ finalmente venuto il momento?”

Il vecchio mago sospirò, guardando la donna con un sorriso gentile dall’alto della sua statura.

“Esattamente. E’ ora che tu esegua precisamente ciò di cui abbiamo parlato. non dire nulla a Sirius, verrò io da te a tempo debito”.

Lily annuì.

“Buonanotte, Lily”.

 

 

 

***

 

Note dell’Autrice

 

Tremendo, tremendo ritardo. Scusate davvero ma tra l’ispirazione ai minimi storici e il pochissimo tempo che ho per scrivere sono riuscita a postare il secondo capitolo solo ora. Spero vi sia almeno piaciuto, dopo questa enorme attesa XD

 

Prima cosa, ho inserito il corsivo dove andava inserito nel capitolo precedente, siccome sono rincretinita me n’ero scordata e me ne sono resa conto solo oggi, uploadando il nuovo capitolo -_____-

Poi, i ringraziamenti!

Purepura, grazie mille per la recensione, spero il capitolo ti piaccia… credo che qualcosa si sia chiarito ora, almeno lo spero XD poco forse, ma vabbè XD Comunque il font che uso è il Bookman Old Style che ho scoperto per caso ma mi piace un sacco ^^

Scarlet Angel, grazie mille anche a te!^^ Spero il nuovo capitolo ti sia piaciuto!^

 

Bacio,

Juls

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