Ceneri di un
Sogno
* Capitolo I *
For
the girl I have in that merry green land
I love far better than thee
And the wind did howl and the wind did blow
[ Henry Lee –
Nick Cave ]
Sirius Black
si passò una mano sul viso, indugiando per qualche momento sulle palpebre
chiuse prima di lasciarsi ricadere all’indietro, fra i cuscini. Le lenzuola, a contatto con la pelle nuda,
erano fastidiosamente umide di sudore. Rinunciando a cercare di
riaddormentarsi, si mise seduto.
Nonostante ciò
che stava succedendo in quel periodo in tutta l’Inghilterra, la soffocante
calura estiva era la stessa di ogni anno. Penetrava i muri, si appropriava di
strade e campi, incombeva come una cappa incolore su ogni cosa. Nemmeno la
gelida disperazione emanata dai Dissennatori poteva qualcosa contro di lei,
così come nulla riuscivano a cambiare gli eserciti di Inferi e le urla di
coloro che vedevano comparire il Marchio Nero esattamente sopra la propria
casa.
Uno
scricchiolio improvviso riscosse l’uomo. Automaticamente, la mano destra si
protese verso il comodino e afferrò la bacchetta con decisione. Un altro
scricchiolio, poi il leggerissimo fruscio di un mantello. Infine, un lento
sospiro.
Sirius gettò
con noncuranza la bacchetta dove l’aveva lasciata qualche ora prima, quando
aveva deciso che avrebbe fatto meglio a cercare di dormire invece di aspettare
alzato nella possibilità che Remus tornasse o che un qualsiasi altro membro
dell’Ordine si facesse vivo, macerandosi lentamente nella noia irrequieta di
chi non ha idea di come trascorrere il tempo.
“Moony?”
chiamò, alzandosi in piedi e affacciandosi sul corridoio. Dopo qualche secondo,
Lupin comparve. Sorrise, nonostante
avesse l’aria di chi non dormiva da giorni e gli abiti poco meno che laceri.
“Sir,”
ribatté, con il suo solito tono pacato. “Credevo dormissi”.
“Dormivo,
infatti” puntualizzò quello, appoggiato allo stipite della porta della sua
stanza. “Prima che tu mi piombassi in casa senza il minimo preavviso e per
giunta muovendoti senza la minima grazia…”
“Non ho fatto
tutto questo rumore”.
“Abbastanza da
allarmare il sottoscritto”.
Remus assunse
un’aria annoiata.
“Hai finito?”
domandò infine, dopo qualche secondo di silenzio.
“Sono le tre e
mezza del mattino. Nemmeno io posso fare del sarcasmo decente ad un’ora del
genere…”
Lupin sorrise
nuovamente.
“Meglio,
ascolta me. Ho delle novità che non ho ancora avuto l’occasione di riportare a
Dumbledore”.
Sirius annuì e
raggiunse l’amico, proseguendo poi verso le scale che conducevano al piano
terra.
“Ho della
Burrobirra, da qualche parte”.
“Burrobirra?”
“Sì,
Burrobirra, Moony. Inutile che tu ti finga così sorpreso… Tutto il Firewhisky
rimasto in casa non me lo sono scolato io. Ma forse ricordi. Forse” aggiunse,
voltandosi verso il ragazzo che lo seguiva con un sorrisetto sul volto.
“Ti prego,
Sirius. Evita”.
L’amico alzò
le braccia in segno di resa e Lupin lo spinse in cucina senza troppe cerimonie.
Si sedette a metà su una sedia in legno scuro ed aspettò pazientemente che
Sirius si fosse ricordato dove era stata riposta la sua scorta di Burrobirra,
avesse estratto due bottiglie e si fosse seduto di fronte a lui.
“Allora…” lo
esortò, pareva quasi parlasse controvoglia. Se temeva che si trattasse di
brutte notizie per l’Ordine riusciva a dissimulare piuttosto bene la tensione.
Spinse una Burrobirra verso di lui e prese un lungo sorso della sua,
aspettando.
Lupin appoggiò
appena le labbra al collo della bottiglia, la posò sul tavolo e vi allontanò la
mano.
“C’è stato un…
imprevisto. Riguardo al patto che Dumbledore aveva fatto con Snape. Bene,
sembra che ciò che gli era stato promesso non gli basti più”.
Sirius ora
guardava il pavimento.
“Ha cambiato
idea, insomma” mormorò, con voce incolore, senza azzardarsi a rialzare lo
sguardo. Le nocche della mano che stringeva la bottiglia di Burrobirra erano
sbiancate.
“Così pare”.
Sirius scosse
la testa, un’espressione di profondo disgusto sul viso.
“Qualsiasi
cosa abbia chiesto… credi che Dumbledore accetterà?”
Lupin lo
scrutò attentamente per un secondo, prima di rispondere.
“Ciò che ha
chiesto… non è una richiesta qualsiasi. Non ha nulla a che fare con i rischi
personali che corre a causa della sua posizione fra i Mangiamorte e nemmeno
della Profezia”.
Sirius
sembrava scettico.
“E allora che
cazzo vuole, Moony?”
Lupin parlò
senza incontrare le iridi grigie dell’amico.
“Credo che
forse… credo che forse Dumbledore non ne dovrebbe essere informato. Almeno per
ora”.
Un secondo di
vibrante silenzio seguì quelle parole.
“Devi sapere
qual è la sua richiesta, prima di giudicare le mie parole,” aggiunse Lupin,
pacatamente. “Snape vuole una persona, Sirius”.
Gli occhi
dell’amico si dilatarono. A Lupin parve quasi di scorgervi un lampo di
comprensione prima di potervi leggere un’emozione con estrema chiarezza.
Il dubbio.
Si alzò di
scatto e spinse via la Burrobirra. Con troppa foga. La bottiglia si rovesciò e
rotolò verso il bordo del tavolo, infrangendosi a contatto con le piastrelle di
pietra.
Sirius pareva
non essersene nemmeno reso conto quando, a sua volta, si alzò lentamente da
tavola.
“Chi è?”
“Lascia perdere.
Non è stata… sarei dovuto andare dritto da Dumbledore e --- ”
“Remus --- ”
Ma Lupin
scosse la testa e se ne andò in fretta, senza una sguardo all’amico. Rimasto
solo, Sirius Black ricadde stancamente sulla sedia. La Burrobirra cadeva a
terra goccia dopo goccia, in una sorta di rassicurante ticchettio ovattato.
Più di ogni
cosa, minuto dopo minuto, voleva uscire da quella prigione.
***
Ansimando,
la ragazza tentò di rialzarsi.
La sua
guancia pareva aver preso fuoco. La sfiorò con le dita e si accorse subito del
sangue che usciva dal taglio. A giudicare dalla quantità, doveva essere
profondo.
“Il Signore
Oscuro non è per nulla soddisfatto di te, come immagino questa accoglienza…”
l’uomo indicò con la bacchetta sé stesso e altre tre figure incappucciate che
lo attorniavano, un sorriso sardonico appena accennato sul viso “…ti abbia
suggerito. Non sta funzionando. E lui odia essere deluso”.
La strega
alle sue spalle rise e fece un passo avanti, estraendo la bacchetta dalla lunga
veste.
“Il mio
Signore l’aveva messo in conto, tuttavia, Lucius. Non essere cosi duro con la
ragazzina. E’ evidente che ancora non è in grado di assolvere al benché minimo
compito. Tuttavia, io non l’ ho mai deluso e lui sa che mai oserei farlo”.
Piegò
appena la testa di lato, osservando meglio la figura ai suoi piedi.
“Un vero
peccato. Chi non sa rendersi utile non è degno di far parte delle schiere del
nostro Padrone. Temo sia mia dovere ucciderti, ora” aggiunse in un roco
sussurro.
Abbassò il
cappuccio e i suoi lunghi capelli corvini, illuminati solo dalla fioca luce
giallognola di poche torce le incorniciarono il bellissimo viso.
“Un vero
peccato” ripeté ancora, nonostante la sua voce esprimesse alla perfezione il
perverso piacere che l’imminente assassinio in nome del suo Padrone le dava.
La ragazza
a terra alzò lo sguardo su di lei.
“Este é um erro, Eu não sou ---”
“Avada
Kedavra!”
***
“Sirius!”
L’uomo non
le sorrise.
“Dobbiamo
parlare. E non abbiamo molto tempo.”
Vide il suo
sorriso svanire, sostituito da uno sguardo confuso.
“Per
favore, Lily. Adesso”.
La giovane
donna esitò ancora per un momento. Infine, piegando leggermente la testa verso
il basso, annuì quasi impercettibilmente. Sirius diede una rapida occhiata al
salotto di casa Potter, come volesse accertarsi che non vi fosse nessun altro a
parte lui e la moglie del suo migliore amico. Vide la leggera piega che le
labbra di Lily avevano preso mentre fingeva di dimostrarsi perfettamente
tranquilla.
Tranquilla
ed ingenuamente innocente.
Sirius spostò le iridi grigie verso la finestra che dava sulla strada.
“Remus mi
ha riferito qualcosa che dovresti sapere”.
Con la coda
dell’occhio, la vide rilassarsi appena. Si costrinse a continuare a fissare la
pioggia scrosciante che si abbatteva senza tregua da ormai diverse ore sulle
ampie finestre alla sua sinistra per non cedere alla tentazione di
fronteggiarla.
“Che cosa
c’è, stavolta?” ribatté lei, un’inflessione annoiata nella voce. Si allontanò
dall’uomo, dandogli la schiena. “Che cosa ha saputo Lupin?”
“Riguarda
Snape. Dovresti arrivarci da sola, a questo punto”.
La donna si
voltò lentamente, un’espressione indecifrabile sul bel viso. Scosse appena la
testa, mandando i lunghi capelli che le carezzavano i lati del viso dietro le
spalle.
“Perché me,
Sirius?” domandò allora, calcando appena la voce su quel ‘me’, un guizzo
particolare negli occhi verdi. “Che cosa ci trova di così importante, Severus
Snape?”
Sirius
rise, ma la donna poteva vedere benissimo che la rabbia si stava impossessando
di lui attimo dopo attimo, sempre più invadente.
“Ancora non
l’ hai capito?”
“Ancora no.
Che tu lo reputi possibile o meno, ancora no”.
“Lo sai?
Non mi sorprende”.
***
Dumbledore lo
ricevette con un sorriso sereno.
L’uomo si
chiese come potesse mantenere quella indicibile, sicura tranquillità sempre e
comunque, proprio lui che era il più esposto di tutti all’interno dell’Ordine.
Proprio lui che era la mente dietro all’intero Ordine. Colui che decideva come
agire.
“Che cos’è
successo, Sirius?”
“Ho parlato
con lei”.
Dumbledore
annuì, incoraggiante, il mento delicatamente poggiato sulle mani intrecciate.
“Che cosa ha
detto?”
“Non molto”.
“Ma non si è
tirata indietro in alcun modo”.
Sirius fece un
cenno d’assenso con il capo.
“Allora non
c’è motivo di preoccuparsi di tutta questa faccenda. Presto sarà risolta,
vedrai”.
“Vorrei
poterlo credere con la tua stessa facilità,” fu tutto ciò che Sirius riuscì a
rispondere senza gettare alle ortiche il potere di tutto l’autocontrollo di cui
disponeva.
Dumbledore si
chinò verso di lui.
“Dovresti,
Sirius. Non si è tirata indietro, questo sei venuto a riferirmi poco fa. Abbi
un po’ di fiducia in lei”.
“Un po’ di
fiducia?”
Le parole
uscirono quasi strozzate ma il vecchio mago parve non farci caso.
“Tu sei
prevenuto nei suoi confronti, Sirius,” constatò con voce grave. “E questo non
aiuta. Se vuoi impedire che la Profezia si avveri, devi lasciar andare l’astio
che provi per lei. Dimenticati chi è davvero”.
***
Note dell’Autrice
Pure pura, altro che mente bacata! Che
memoria, direi io!^^ Come ti ho già fatto sapere – ma non so se ti è arrivata
la mail, quindi ripeto qui – sì, questo è un ripostaggio. Ho sistemato ciò che
già avevo scritto e lo sto riproponendo. ^^
Grazie per la
recensione, e grazie mille anche a Yum che mi ha fatto dei bellissimi
complimenti!
Questo è il
primo capitolo, fatemi sapere!^^
Buon Natale a
tutti!^^
Baci,
Juls