Un vecchio conflitto.

di irispaper29
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una scoperta agghiacciante. ***
Capitolo 2: *** Arrivo ad Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Entrata ad Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Smistamento. ***
Capitolo 5: *** Primo giorno. ***
Capitolo 6: *** Scontro con il signor Malfoy. ***
Capitolo 7: *** Cambio d'idea. ***
Capitolo 8: *** Proposta di Natale. ***
Capitolo 9: *** Partenza ***
Capitolo 10: *** Villa Conchiglia. ***
Capitolo 11: *** Una strana serata per tutti. ***
Capitolo 12: *** Caccia all'alleata. ***
Capitolo 13: *** La proposta di Malfoy. ***
Capitolo 14: *** Malfoy Manor. ***
Capitolo 15: *** Dolori al cuore. ***
Capitolo 16: *** Problemi dolorosi. ***
Capitolo 17: *** L'incontro. ***
Capitolo 18: *** La costellazione del dragone. ***
Capitolo 19: *** Passeggiata sulla spiaggia ***
Capitolo 20: *** Le carte in gioco. ***
Capitolo 21: *** ATTENZIONE ***



Capitolo 1
*** Una scoperta agghiacciante. ***


:-Era una fredda notte d’inverno quando Merope Gaunt, discendente diretta di Salazar Serpeverde, abbandonata dal marito, un Babbano di buona famiglia, durante la sua gravidanza, e dopo aver vagato a lungo nel gelo, morì dopo aver dato alla luce suo figlio, Tom Orvoloson Riddle . Egli visse nell’orfanatrofio in cui nacque in solitudine, senza amici ne parenti. In lui crebbe una rabbia terribile, alimentata dall’odio contro il padre e la madre stessa, poiché lo resero per metà Babbano e metà mago.
Utilizzò sempre il fascino ereditato dal padre per soggiogare gli altri, se non per avere sostenitori. Seguendo la sua ira e la propria follia, compì un vero e proprio genocidio, uccidendo nati Babbani e Mezzosangue, mentre cercava disperatamente l’immortalità, cosa che avrebbe messo fine al terrore che provava verso la morte.
Divenne vittima delle sue stesse azioni, quando aggredì la famiglia Potter nella fatidica notte di Halloween. Harry Potter riuscì a sopravvivere, in quanto la protezione della madre gli fece da scudo e quindi Tom, conosciuto allora come Voldemort, perse tutto il suo potere. Ha tentato svariate volte di riottenere il proprio corpo, provando a rubare la pietra filosofale, liberando il mostro di Serpeverde e assumere la vita di Ginny Wesley, ma falli in tutti i casi. Solo in seguito, sfruttando l’evento del Torneo Tremaghi, riprese il suo corpo, non più affascinante, ma serpentesco e mostruoso.
In seguito egli venne punito per la propria malvagità. Morì per mano di Harry Potter a Hogwarts, raggiungendo le proprie vittime. Da quel momento finì l’era di paura imposta da Voldemort  e regnò la pace. Per questo Harry Potter è famoso-.
:-Mamma, credi che io da grande sarò come lui?- chiese il piccolo Charlie alla madre, Elena.
:-Secondo me, tu sarai anche meglio. Tu e tua sorella-.
:-Si, si... Ma non mi sembra un così grande eroe questo Potter. Più che altro, sembra solo un assassino-aggiunse Jane, la sorella di Charlie, con evidente rancore.
Vendendoli insieme, chi non li conosceva non avrebbe capito che erano fratelli. Charlie era un bambino di 10 anni, i capelli di un castano chiaro, quasi arancioni come le carote, con gli occhi scuri e il viso lentigginoso. Era molto allegro e ciarliero. Invece Jane era una diciannovenne, aveva i capelli neri come la notte, gli occhi chiari e la pelle chiara, quasi bianca come la neve,  pulita, del tutto priva di macchie, e, cosa del tutto strana, perfino per un mago, era in grado di parlare con i serpenti, cosa che non aveva detto nemmeno alla madre. Al contrario del fratello, era ambigua e spesso lanciava sorrisi misteriosi.  Era assai vendicativa e non riusciva a non esternare furiosamente la propria rabbia. Ma, per il resto del tempo, era dolce e riusciva a farsi voler bene.
Erano così diversi perché era stata adottata da Rupert, il padre di Charlie. Purtroppo era deceduto da un anno e la famiglia faceva fatica ad andare avanti. Ella non sapeva chi era suo padre  ne perché non l’aveva mai conosciuto. Accadeva frequentemente che si svegliasse nel cuore della notte, piena di domande a cui nemmeno lei sapeva rispondere.
Nonostante queste sue qualità, era molto bella ed era cresciuta esattamente come il fratello.
Era stata una bella serata quella. Jane era serena e stava per coricarsi quando la madre la raggiunse.
:-Mamma, c’è qualcosa che non va?- chiese lei. –Ti vedo triste-.
La madre la guardò con aria malinconica. Il suo viso era bianco e solcato da rughe d’espressione, ormai marcate. Cominciò a tremare e le disse con una voce soffocata :-S-se-sei abbastanza grande per conoscere la verità-.
Jane ribatté, confusa:- Non capisco…quale verità?
:-Perdonami, è stato tanto tempo fa…sono stata un’ingenua, ma ero giovane e lo amavo, non ho mai amato nessuno come lui…- disse, piangendo - tuo padre… era così bello, sapessi quanto era bello…prima di mutilarsi l’anima-. Poi si fermò, esitante.
:-Mamma, l’hai detto tu stessa, sono abbastanza grande per conoscere la verità…dimmi chi è mio padre e perché non è qui con noi-le intimò Jane con gli occhi tristi.

:-Era Tom…Orvoloson  Riddle...è stato vent’anni fa, poco prima della sua morte…ero con lui all’orfanatrofio… non era come gli altri, era sempre…serio, così diverso che mi attirava…c’ero quando  Silente gli disse che era un mago…è quello che disse anche a me, lo stesso giorno…eravamo “amici”…siamo cresciuti insieme…io lo amavo…stavamo insieme a quel tempo…ora non sono certa che mi avesse mai veramente amato…lui non sapeva che aspettavo una bambina…non lo sapevo nemmeno io…ero letteralmente stupita quando tu nascesti nel primo giorno di primavera…sai, a quanto pare ci sono posizioni in cui il feto cresce senza che la pancia si gonfi…ma era troppo tardi…lui era…conosci la storia…ma nonostante l’amore che provo tuttora per lui, io non odio il suo assassino, Harry Potter…Voldemort, quando era in vita, ha fatto delle cose terribili...il mio amore mi accecò…non vidi il dolore che seminava tra la gente…sono stata una sciocca- le disse.
– Tu hai ereditato la sua precedente bellezza e la sua incapacità di dominare la rabbia, oltre che la capacità di parlare il serpentese- si, lo so che parli con i serpenti-, lingua conosciuta solo da Salazar Serpeverde e dai suoi eredi. Se Potter non lo avesse ucciso, tu potresti ancora comandare il Basilisco-.
:-Ma, pensavo che fosse troppo vecchio per avere figli…-aggiunse Jane.
:- Si, ma, vedi, esiste un incantesimo che permette a un essere umano, anche di mille anni, di continuare ad averne – le spiegò la madre - Ora sono convinta che non mi abbia mai amato. Credo che volesse solo che Salazar Serpeverde avesse ancora un erede. Mi ha usata. Che persona crudele-.
:-Madre, non preoccuparti. Ho capito. Ti ringrazio. Ora, se on ti dispiace, vorrei dormire. Domani dovrò essere a Londra per iniziare il mio nuovo lavoro, ad Hogwarts-.
:-Non mi avevi detto di aver trovato lavoro…che lavoro è esattamente?- disse, asciugandosi le lacrime.
:-Sarò la nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure- disse con fierezza.- La nuova preside mi ha accettata, nonostante sia ancora piuttosto giovane, ben sapendo, dato che ho studiato là, che ho sempre avuto un particolare talento per la materia in questione…-.
Non riuscì a finire la frase, poiché la madre aveva assunto un’espressione di puro terrore e la interruppe :-Come…oh santo cielo…quella materia è maledetta da quando Voldemort non riuscì ad ottenerla…nessuno dura più di un anno: Raptor morì, ed era uno schiavo di Voldemort.  Allock perse la memoria, e non sapeva nulla di difesa contro le arti oscure.  Lupin diede le dimissioni in quanto si scoprì essere un rispettabile lupo mannaro. Moody , sebbene dovesse, non insegnò mai, in quanto il suo posto fu preso da un seguace di Voldemort perché potesse risalire all’antico potere,  e morì durante un’operazione segreta per portare Harry Potter al sicuro. La Umbridge, inviata dal ministero, quando nessuno credeva a Potter, perché Silente non reclutasse un esercito, perse il lavoro ed ebbe un brutto dibattito con dei centauri della foresta proibita. Piton divenne al sesto anno insegnante di difesa contro le arti oscure. Dopo il sesto anno preside della scuola. Amycus Carrow era un mangiamorte, ed è morto durante il suo anno d’insegnamento nella grande battaglia e Piton, diventato preside, morì da eroe contro Voldemort. Non puoi, è troppo pericoloso-.
:-Ma ora Voldemort è morto, quindi non è più maledetto-ribatté lei.
:-Ma…-provò a dire la madre, piangendo, però venne interrotta. –Mamma, fidati di me-disse Jane. -Non ti deluderò come lui. Lo prometto-.
:-Va bene. Mi fido di te. Ma ricordati questo mio avvertimento: non portare mai rancore, altrimenti questo ti rimarrà sulle spalle per tutta la vita.
Detto questo, la madre le sorrise e uscì, lasciandola dormire serenamente.

Ma in realtà non immaginava nemmeno lontanamente in quali incubi la figlia fosse precipitata.


 Nota dell'autore: Ciao! Questa è la mia prima Fanfiction su Harry Potter, spero che vi piaccia! Aspetto tutti i commenti possibili, anche le critiche! Un bacio a tutti i lettori futuri!!

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Capitolo 2
*** Arrivo ad Hogwarts ***


Il giorno dopo Jane si alzò, felice e triste al tempo stesso. Dopo aver fatto un’abbondante colazione a base di uova e pancetta, si fece una doccia veloce. Poi corse nella propria stanza, sconvolgendo l’armadio, non sapendo che mettere. Alla fine, optò per un paio di jeans, una maglietta verde decorata a pois bianchi, azzurri, e verde acqua, tutti di diversa grandezza, e una giacchina.
Poi uscì dalla propria stanza, cercando di sgattaiolare in fretta con le valige per evitare il classico pianto dell’addio. Lei non li sopportava, gli addii.
Ma non riuscì a seguire il suo brillante piano. Trovò Charlie e la madre in salotto, che l’aspettavano.
:-Ci mancherai tantissimo, amore-le disse la madre.
:-Anche voi-sussurrò, un po’ sconvolta.
:-Tornerai presto a trovarci, non è vero?-le chiese il fratellino in lacrime, mentre l’abbracciava.
Lei, sentendolo, ricambiò l’abbraccio e sorrise:-Ma certo. Tornerò per Natale, e passeremo un sacco di tempo insieme. Non  me ne vado mica per sempre. E poi...ti scriverò! Tutti i giorni, se necessario. Ma di sicuro ti terrò aggiornato, va bene? –e aggiunse, sussurrando- Non piangere.
Abbracciò la madre e, prese le valige, si diresse alla stazione.
Il viaggiò fu lungo quanto lento. Lei era sola, e non sapeva come passare il tempo. Ogni tanto sbuffava a causa del mago irritante che le si era addormentato accanto, e che russava.
Appena arrivata ad Hogwarts quasi sospirò di sollievo, e Sir Nicolas (Nick quasi senza testa)  le venne incontro:-Ciao, Jane! Bentornata, cara!
:-Sir Nicholas!-lo salutò lei con entusiasmo.
:-È un vero piacere rivederla qui.
:-Grazie. E anche per me è un piacere. Mi è mancato tanto questo posto!
:-Già, ne sono sicuro. A proposito, le volevo dire che la nuova preside desidera parlarle.
:-Ok, vado subito-disse, sapendo che sarebbe stato importante. –Grazie, magari ci vediamo dopo. Arrivederci-disse ancora, prima di sfrecciare come una saetta verso l’ufficio della preside.
Appena fu davanti al gargolle, disse la parola d’ordine ( Pallini Acidi) ed entrò nell’ufficio della Mcgranitt e le sorrise dolcemente.
:-Buongiorno professoressa- le disse, sorridente - Anche se è passato tanto tempo, non è cambiata affatto. Ha mantenuto il suo aspetto saggio e la sua arguta intelligenza-.
:-La ringrazio, signorina Parking- le rispose, ricambiando il sorriso- e spero che si senta a suo agio. L’ho convocata per comunicarle che all’ultimo minuto il direttore di una delle case ha dato le dimissioni per andare in pensione. Quindi lei, che era del Grifondoro quando studiava qui, sarà la nuova direttrice della casa-. le disse. Poi la guardò e disse:-Ah, ha sempre la stessa bacchetta vedo-.
:-Si. Legno di cipresso, tredici pollici e mezzo, molto flessibile, con nucleo di piuma di fenice-.
:- Bene ,perché non l’avevi scritto nel curriculum-le disse- ma non fa niente, era solo una curiosità. Questo è l’orario delle lezioni:
Lunedì Grifondoro
Corvonero
9.00-10.00
11.00-12.00
Martedì Tassorosso 8.30-9.30
Mercoledì Serpeverde
Corvonero
9.00-10.00
11.00-12.00
Giovedì Grifondoro 9.00-10.00
Venerdì Tassorosso 8.30-9.30
Sabato Serpeverde 10.00-11.00
 
:- Mi dispiace…comunque  le prometto che lavorerò con la massima diligenza . Arrivederci, e buona giornata-.
Detto questo uscì dalla stanza e si diresse verso la casa del Grifondoro ed entrò nel suo ufficio. Sulla porta c’era un biglietto con scritto “ Questo è il tuo ufficio, Jane. Arredalo come preferisci.”                                                               Entrò nella stanza più vuota e grigia che avesse mai visto, con un paio di finestre e due stanze, una come camera da letto e una come ufficio.
Sapendo che le lezioni sarebbero iniziate il giorno dopo,  cominciò a organizzare il programma, una cosa piuttosto noiosa.
Mentre lavorava, pensava a quanto la madre le aveva detto prima di partire per Hogwarts. Era incerta, confusa. Una voce nel suo petto le diceva- Ti crede una stupida, una bambinetta scema. È sempre stato così, non ti ha mai detto niente...-.
Però c’era un'altra voce, nella sua testa, che le diceva -No, voleva solo proteggerti-.
Jane non era mai stata più sconcertata. Era figlia del più crudele assassino del mondo magico, un pazzo che sosteneva un’idea folle. Jane sapeva che Babbani o Nati Babbani erano uguali a gli altri esseri umani. Però, allo stesso modo, era triste. Quel Potter l’aveva privata del padre, che magari le somigliava almeno un po’. Non l’aveva mai conosciuto e si era sentita spesso sola al mondo.
Mentre pensava tutto questo, il tempo scorreva velocemente e la sera calava su Hogwarts.
Intanto, sul treno per Hogwarts i nuovi studenti si godevano il viaggio verso la scuola…
Albus , il figlio di Harry Potter, si sedette in uno scompartimento vuoto con Rose e Hugo, i suoi cugini.
Era il suo primo anno a Hogwarts, e aveva paura di ciò che l’attendeva. Mentre scartava cioccorane con Hugo, arrivò James, suo fratello, che salutò gli amici con un cenno nervoso.
:-Qualche problema, James?-chiese Rose, gentilmente.
:-No, sono solo un po’ giù di corda. Ho come un brutto presentimento…-
:-Avrai solo fame, James>-sbottò Hugo, divertito e totalmente sincero, che intanto stava tirando fuori il suo sandwich al tonno.
:-Forse- ribatté lui, irritato- ma non penso-.  Poi cambiò discorso :-Voi cosa avete per pranzo?
Sia Hugo che Rose avevano un sandwich al tonno, mentre James e Albus avevano un panino al prosciutto. Rose guardò dal finestrino e cominciò a prepararsi. Tutti la imitarono.
Quando arrivarono ad Hogwarts James e Rose si diressero ad Hogwarts con le carrozze, mentre Hugo e Albus vennero accolti da Hagrid, che indossava il suo solito cappotto marrone, con l’aggiunta di una cravatta gialla a pois rossi, che li accompagnò con le barche.
:-Ciao ragazzi! Forza salite, il primo anno con me!
:-Hagrid-disse Hugo- hai mai pensato di non metterti quella cravatta a pallini rossi, che spaventi gli studenti?
:-Tale e quale al padre… anche lui era schietto e non pensava prima di parlare!-esclamò Hagrid, Ridendo. Forza seguitemi.
Mentre la barca si dirigeva silenziosa verso il castello, Albus vide un’ombra muoversi e si chiese improvvisamente cosa mangiassero le piovre giganti.
 

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Capitolo 3
*** Entrata ad Hogwarts ***


Hugo e Albus si diressero con Hagrid verso il castello per mezzo delle barche. Ne fu contento: il fratello gli aveva parlato dei thestral, spaventandolo a morte.
Quando  giunsero al castello, Hagrid li lasciò proprio davanti all’entrata di Hogwarts, dove li attendeva una ragazza sui vent’anni con la pelle chiara, dai luminosi capelli neri e gli occhi verdi e lucenti. Hugo la fissava, incantato.  Albus non poté trattenersi dal pensare quanto fosse bella. Nemmeno un’imperfezione. Non n singolo neo, nessuna macchia sulla sua pelle pulita. Non poté non ammirarla, contemplando la bellezza della ragazza che li attendeva.
Quando la ragazza si girò verso di loro e vide che la guardavano, strabiliati, proprio come gli altri studenti, rivolse loro un sorriso che Albus ritenne raggiante. Semplicemente raggiante. Risplendeva come se i suoi denti fossero di diamante.
:-Seguitemi, per favore-disse la ragazza, ma nessuno poté analizzare il suo tono di voce.
La seguirono docilmente fino al corridoio che precedeva la sala grande, dove si fermarono.
:-Benvenuti alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts-disse la ragazza, cosicché la sua voce dal tintinnio argentino come l’argento stesso si diffondesse nella stanza. Tutti rizzarono le orecchie, perfino le ragazze, udendo quel suono che per loro era magnifico.
:-Oggi voi alunni del primo anno verrete smistati nelle vostre Case, che sono: Grifondoro, la culla dei coraggiosi e dei puri di cuore, Corvonero, nido delle menti e dell’astuzia, Tassorosso, rifugio della fedeltà , ,dell’onestà e correttezza, ma soprattutto, dell’amicizia, e, infine, Serpeverde, casa dell’ambizione, dell’auto-difesa e di quelli che un tempo erano chiamati con vanità Purosangue.
Alcuni degli studenti risero, guardando un ragazzo biondo in particolare. Solo i figli dei Serpeverde e Albus Hugo.
La ragazza li zittì con un’occhiata che non si sarebbero mai aspettati, considerato i suoi dolci sorrisi e la sua bellissima voce. I suoi occhi erano più taglienti che mai e il suo sguardo era più affilato di un coltello.
:-Smettetela-ordinò con fermezza. E subito si zittirono, intimoriti. Ella guardò gli unici ragazzi che non avevano riso, ma nei suoi occhi non c’era compassione.  Albus si stupì constatando che il suo sguardo era comprensivo. “Forse è figlia di Serpeverde anche lei”, pensò.
La ragazza si avvicinò lentamente al fanciullo biondo che era stato mira della maggior parte delle risate.
:-Come ti chiami?-chiese con la sua voce d’argento.
:-Malfoy. Scorpius Malfoy-rispose timidamente il ragazzo. Non capiva perché fosse tanto gentile e comprensiva con lui. “Forse anche lei è figlia di Serpeverde o di alcuni spocchiosi e vuole dimostrare che non si ha colpa degli errori altrui” pensò.
:-Malfoy? Figlio di Draco Malfoy?-chiese nuovamente la ragazza.
Il ragazzo annuì, e la fanciulla disse:-Me lo aspettavo. Avete gli stessi capelli, biondi. E gli stessi occhi grigi.
:-Lo conosce?-chiede il giovane Malfoy.
:-Si-rispose la ragazza. –Lo conoscevo. Mio…padre…fu…un suo vecchio…datore di lavoro, si può dire, in un certo qual senso. Beh, suo, e del padre, Lucius Malfoy.
:-Davvero?-chiese Scorpius, stupito e incuriosito.
:-Certo. A mio avviso, tuo padre è sempre stato una brava persona. Non vi è motivo per deriderlo-disse la ragazza. –Ne per deridere il figlio. C’è qualcuno contrario a quest’affermazione?
Nessuno degli studenti disse nulla, impietriti dalla reazione della ragazza, che, nonostante tutto, aveva deciso di mettere il figlio del traditore di Hogwarts in buona luce.
:-Bene-dice. -Io sono la professoressa Parking, insegnante di difesa contro le arti oscure. Come stavo dicendo prima di venire interrotta-lanciò un’occhiataccia ai ragazzi, e continuò il suo discorso- verrete smistati nelle vostre Case. Per quanto Hogwarts possa essere bella, ci sono alcune regole precise da rispettare con discrezione. Queste vi verranno esposte in seguito dalla Preside. Ma è mio dovere avvertirvi che ogni singola violazione di queste porterà propria la Casa alla perdita di alcuni punti, che varierà a seconda della violazione stessa. Per le infrazioni maggiori ci sono le punizioni, vere e proprie punizioni. Al contrario, il rispetto di queste regole e dello studio la porterà al guadagno dei punti. Alla fine dell’anno si consegnerà la Coppa delle Case a quella con più punti, ovvero quella più meritevole. Ci sono domande?
Non una mano si alzò.
:-Ora devo lasciarvi, ma tornerò a prendervi per la Cerimonia dello Smistamento. Voi rimanete qui, e, per favore, cercate di non combinare guai-si raccomandò l’insegnante.
:-Com’è possibile? Una ragazza così bella…un’insegnante? Almeno le sue ore saranno interessanti!-esclamò Scorpius.
:-Che c’è di male? Cos’è il tuo, maschilismo? Insomma, se una ragazza è bella non vuol dire che non possa essere insegnante!-esclamò una ragazza dai capelli color caramello e dagli occhi di topazio.
:-No…era solo una…constatazione-si corresse immediatamente il ragazzo, arrossito. Odiava il mondo in cui era cresciuto, e ogni tanto ancora dimenticava la sua parità con gli altri, e riportava alla luce il suo atteggiamento da Purosangue.
:-Volevo ben dire!-esclamò la ragazza.
:-Come ti chiami?-gli chiese Hugo, a un centimetro da lei.
:-Annah,  Annah Penton.
:-Piacere Annah-disse, stringendogli la mano. –Io sono Hugo Wesley, e lui è il mio amico Albus.
:-Albus?-chiese una voce. –Albus Potter?
:-Si, perché?-chiese Albus, confuso.
Il ragazzo biondo, Scorpius, ignorò la sua domanda e disse, porgendogli la mano:-I nostri si conoscevano, ma non sono mai diventati amici. Ma noi potremmo. Che ne dici?
:-Ci penserò-rispose Albus, poco convinto, senza stringergli la mano.
:-Bene, una risposta diplomatica-disse Scorpius, sorridendo. Ma nel suo sorriso non c’era alcuna traccia di felicità.
Si sentì il rumore di una porta che si apriva e una bellissima voce argentina che disse:-Seguitemi, sta per cominciare la cerimonia dello smistamento.
E tutti la seguirono, ancora incantati dalla bellezza della voce della ragazza e della ragazza stessa.
“Mi ci abituerò mai?” si chiese mentalmente Albus, mentre seguiva con Hugo la massa dei nuovi studenti.


 Nota dell'autore: Salve, salve! Prima di tutto, volevo scusarmi per un capitolo tanto corto, cercherò di rifarmi! Cmq, ringrazio le 66 persone che hanno letto silenziosamente il primo capitolo, ma qualche recensione? Io aspetto! ;)
Un bacio! E buona lettura.

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Capitolo 4
*** Smistamento. ***



 

Quando lasciò soli i ragazzi, Jane avvertì qualcosa strizzarle il cuore.
“Povero ragazzo” pensò. “Il giovane Malfoy passerà la vita a scontare gli errori del nonno e del padre, proprio come il padre stesso ha fatto. Non passerà mai inosservato, questo è sicuro”.
Entrò nella Sala dei banchetti, dove la preside la stava aspettando.
:-Allora, signorina Parking? Sono arrivati?-le chiese la Mcgranitt.
:-Si-rispose lei, riprendendo il suo sorriso. –E i preparativi sono ultimati?
:-Certo-disse. –Portali pure qui. Sono tutti seduti, come puoi vedere, e tra un minuto, dovrò annunciarli.
:-Arrivo subito con i giovani-la rassicurò, prima di dirigersi dai ragazzi.
:-Seguitemi, ora avverrà lo smistamento per mia mano-disse, e i ragazzi la seguirono.
Quando arrivarono nella sala dei banchetti, lei vide che, effettivamente, era tutto pronto. Lo sgabello e il Cappello Parlante erano li.
:-Benvenuti-disse la preside. –Benvenuti nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Prima di cominciare lo Smistamento, vorrei esporvi le principali regole che vanno assolutamente rispettate con il massimo rigore. Il signor Gazza, infatti, mi ha chiesto di ricordare che l’accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato, e che qualunque oggetto che dia fastidio verrà confiscato. Il resto delle regole sono esposte proprio alla porta di ogni Casa.
La preside fece un cenno a Jane, che cominciò a parlare:-Cominciamo lo Smistamento. Ora io chiamerò i vostri nomi, e, quando chiamati, verrete avanti. Verrete smistati dal Cappello Parlante, dopo averlo indossato.
Arrivò poi alla lettera M, e, quando chiamò il giovane Malfoy, gli posizionò il Cappello.
:-Allora, un altro Malfoy, eh? Si, vedo un gran cervello, qui, furbizia, ma anche buon cuore, fiero. E del coraggio. Allora, dove ti colloco?-disse il Cappello Parlante.
Passò un minuto, prima che gridasse:-Grifondoro!
E subito cominciò a chiamare gli studenti, uno per uno. Poi arrivò alla lettera “p”.
:-Pelton, Annah-chiamo. Quando la ragazza si sedette sullo sgabello, le mise in testa il Cappello, che dichiarò:-Grifondoro!
Subito la fanciulla venne accolta dai suoi compagni Grifondoro. Lei si sentiva felice, era sempre partecipe con il cuore allo Smistamento. Ma, vedendo il nome che seguiva, il suo cuore si fermò.
:-Potter, Albus Severus-lo chiamò. E così era quello, il figlio di Potter. Il figlio del ragazzo sopravvissuto. Si sentì immediatamente invadere dalla rabbia. Lui aveva entrambi i genitori. E suo padre aveva ucciso il suo.
Cacciò immediatamente quei pensieri maligni dal cervello e prese il Cappello Parlante che dichiarò, ancor prima di sfiorargli la testa:-Grifondoro.
“C’era da immaginarselo. E da quando un Potter non era un Grifondoro?” pensò, mentre il ragazzo si dirigeva dai suoi compagni, tra gli applausi generali.
Finì lo smistamento, e cenarono tutti, mentre lei osservava il giovane Malfoy e il figlio di Potter con diverso sguardo. Il primo era pieno di comprensione e contentezza. Il secondo, invece, cosa che lei prima d’ora non aveva mai provato, era di puro odio.
 
Scorpius sentì un moto di gioia, quando il Cappello Parlante lo aveva mandato in Grifondoro. Finalmente avrebbe avuto un’occasione per dimostrare che non era uguale al padre e al nonno.
Salì nella guferia, subito dopo cena, e mandò una lettera alla madre con la sua Eltanin, la sua civetta delle nevi, elegante e fiera.
Per la prima volta, si sentì veramente soddisfatto di se stesso.
 
Jane dopo cena, decise di darsi una sistemata, prima di cominciare le lezioni del giorno dopo.. Avrebbe almeno avuto un aspetto migliore, rispetto a quello trasandato che aveva ogni mattina.
Andò nel bagno delle insegnanti. Non l’aveva mai visto prima. Il bagno dei Prefetti, rispetto a quello, era una presa in giro. C’era un enorme vasca, proprio come in quello dei Prefetti, ma il resto era completamente diverso. Migliaia di leve per versare del sapone colorato erano accanto ai rubinetti. Le vetrate colorate, con le prime luci della giornata, riflettevano come un arcobaleno. Un appendiabiti dorato era all’angolo della stanza. Ogni insegnante aveva il proprio tavolino con lo specchio su cui posare i propri oggetti. Alcuni riccamente decorati, anche con oro e argento, altri molto semplici. Su ogni singolo tavolino vi erano dei fiori freschi. Il suo, di legno chiaro e secco, era veramente brutto e spoglio, rispetto agli altri. Nemmeno un fiore. Lo specchio era persino rotto. Sette anni di sfiga pura!
L’unica cosa che dimostrava che era il suo era il biglietto su cui era scritto il suo nome. Lei lo afferrò, leggendolo, per vedere se non aveva sbagliato tavolino. Poggiò una mano sul piccolo tavolo, scoraggiata, e, quando vi poggiò lo sguardo, era completamente diverso. Era di legno scuro, liscio e ben levigato, lucido. Degli intarsi d’oro e argento decoravano il bordo. Lo specchio era finalmente intatto, il bordo circondato da verde edera fresca. Sul tavolo c’erano delle rose rosse come il sangue e alcune bianche tanto da sembrare verde chiaro.
Sorrise. Un incantesimo, chi l’avrebbe mai detto?
Si buttò sotto la doccia, il posto migliore per riflettere su se stessa e su quello che le stava accadendo.

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Capitolo 5
*** Primo giorno. ***


La mattina dopo Albus si svegliò nel suo dormitorio, nella torre di Grifondoro,  e scese a fare colazione con Ugo ed Annah, i suoi nuovi amici. Non si sedette con suo fratello James e Rose, che facevano colazione con i loro amici.
Si sedettero al tavolo, e un undicenne biondo passò accanto a loro, dirigendosi verso la fine del tavolo.
:-Ehi, dove vai, Scorpius? Vieni a sederti con noi, amico!-lo invitò Albus, facendogli segno di sedersi accanto a lui.
E così fece il ragazzo, mentre continuava a guardarlo, perplesso.
:-Ma…credevo che non volessi essere mio amico-dice, timido e confuso.
:-No. Ieri ho dato una semplice risposta diplomatica-lo cita con un sorriso. –E mi sono chiesto: “perché no?”
Scorpius sorrise, e provò la stessa sensazione strana della sera prima, calda e piena. Come poteva chiamarla? Fierezza?
No, scartò immediatamente quella risposta. Allora cosa poteva essere, se non quella?
Gli venne in mente una parola di cui aveva solo letto nei libri. Felicità. Era felice. Per la prima volta, era felice. Sorrideva davvero, per una volta. Non era falsità. Non era mai stato così felice, prima. Mai.
:-Allora, che abbiamo oggi?-chiese Annah, mentre prendeva dal vassoio una salsiccia.
Ugo controllò sull’elenco degli orari, e cominciò ad elencare le materie del giorno:-Prima ora, Difesa contro Arti Oscure; seconda e terza ora, Pozioni-sottolineò con foga quella materia, essendo quella che odiava di più in assoluto. Scorpius, invece, sorrise. Quella era la sua materia preferita. I Malfoy erano tutti dei veri geni, in pozioni. Veri e propri pozionisti.
:- la quarta e quinta ora, Trasfigurazione-completò Ugo.
:-Poca roba insomma-constatò Annah. –Insomma, non credo sia una vera e propria passeggiata, Trasfigurazione. E nemmeno Difesa contro le Arti Oscure.
Scorpius nascose un sorrisetto, contento all’idea di avere in prima ora la sua nuova insegnante preferita. Non vedeva l’ora di poter udire nuovamente la sua voce argentina e di poter di nuovo ammirare i suoi luminosi occhi.
:-Sbrighiamoci, o faremo tardi-disse il fanciullo biondo, controllando l’orario. C’era poca gente, in quel momento, si e no cinque o sei persone per tavolo, non c’erano molti ritardatari. Il tavolo dei Serpeverde era completamente vuoto, non ci tenevano ad essere sgridati dalla Mcgranitt.
Finirono in fretta la colazione, e fecero per alzarsi, quando una civetta delle nevi si posò dolcemente sulle spalle di Scorpius, mordicchiandogli affettuosamente l’orecchio.
:-Eltanin-disse il ragazzo. –Già la risposta?
La civetta tese la zampa come conferma. Il biondo gli diede una strisciolina di bacon e slegò la lettera con cura. Rabbrividì non appena vide il colore della lettera, rossa come il sangue: una strillettera.
L’aprì immediatamente, sapendo fin troppo bene cosa sarebbe successo se non l’avesse fatto.
E subito una voce maschile irruppe nella stanza, chiaramente alterata dalla magia.
:-Come sarebbe a dire Grifondoro? Sei finito lì? Non è possibile! E sei pure contento, da quel che vedo scritto! Come puoi esserne così fiero? Ora stiamo arrivando, e prega che riusciamo ad ottenere qualcosa, o giuro che questa volta non la passerai! Questa volta ci hai davvero deluso, Scorpius!
E, detto questo, la lettera prese fuoco, riducendosi così in cenere.
Scorpius rimase allibito. La guerra era finita, dopotutto. E allora perché quella reazione?
Si girò, e vide che i suoi amici lo fissavano, allibiti.
Si voltò di nuovo e pianse una lacrima silenziosa senza essere visto, poi andò nell’aula di Difesa contro le Arti oscure.
 
Jane si svegliò presto, contenta e nervosa al tempo stesso. Quella mattina avrebbe tenuto la sua prima lezione.
Scese nella sala del banchetto per fare colazione e si sedette al suo posto, al tavolo degli insegnanti.
Guardò di nuovo l’insegnante alla sua sinistra, il nuovo professore d’incantesimi. “Avrà si e no la mia età, non più di un anno di differenza” pensò la ragazza.
Il ragazzo aveva i capelli corti, biondi, e gli occhi azzurri, gli zigomi che gli tagliavano con grazia il viso, gli occhi azzurri, abbastanza alto, davvero niente male.
:-Salve-disse il ragazzo, incrociando il suo sguardo, e le sorrise, tendendole la mano.
:-Salve-ricambiò lei, arrossendo, e stringendo la sua mano. –Signor…
:-Weasley-rispose, sorridendo di nuovo. –Louis Weasley.
Lei subito ritirò la mano, come se si fosse scottata, e chiese:-Weasley? Quella famiglia Weasley?
Lui sorrise, divertito:-Nipote di Ronald Weasley? Si.
:-Come sta suo padre, Bill? Passata, la cicatrice? E la signora Weasley?-chiese, cordiale, mentre arrossiva di nuovo.
:-Ah, stanno bene, signorina…-chiese con un sottointeso il suo nome.
:-Jane Parking-rispose, sorridendo.
:-La smetta di darmi del lei, la prego-disse il ragazzo.
:-Solo se lei mi darà del tu-disse, ridendo.
:-Ok, Jane-ribatté il ragazzo. –Io insegno incantesimi. E tu?
:-Io Difesa contro le Arti Oscure-rispose Jane. –E stamane avrò la mia prima lezione.
:-Oh, era ora che trovassero qualcuno-disse Louis. –Nessuno ha mai accettato quel posto, si dice sia maledetto.
:-Tu ci credi?-chiese, all’improvviso furiosa.
:-No, certo che no, ma…-provò a spiegarsi il ragazzo, ma lei già non gli prestava più attenzione.
:-Scusami, devo andare-disse Jane, e si alzò con molta fretta, soprattutto per non staccare la testa a qualcuno.
 
Jane si diresse in classe, e si sedette alla scrivania, cominciando a giocherellare con i post-it, facendo origami di tutti i tipi, per smorzare la tensione. Era nervosa. Cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe  spiegato? E se avesse combinato casini?
La tensione e il nervosismo scemarono quando finì il ventesimo cigno di carta gialla.
Presto entrarono gli studenti, sia Grifondoro che Tassorosso, che si sedettero immediatamente ai loro posti.
:-Buongiorno, ragazzi-disse, e tutta la sua ansia svanì, sfrattata da una nuova sicurezza.
:-Buongiorno, professoressa-dissero tutti.
Il suo sguardo si fermò un attimo sul ragazzo biondo e si chiese all’improvviso come si sarebbe comportato, se stava bene, se si era ambientato. Insomma, non c’era mai stato un Malfoy in Grifondoro. Ma nemmeno tra i discendenti diretti di Salazar Serpeverde. Ma era tutto possibile. C’era lei.
:-Oggi voglio cominciare subito. Sarà una cosa divertente!-disse. –Cominciate, prima di tutto, a disporvi a coppie, e non vi azzardate a tirare fuori i libri, che non vi serviranno, o vi affatturo le mani!
Tutti sorrisero, soprattutto Scorpius. Ora era davvero ufficiale: lei era la sua insegnante preferita.
:-Bene. Ora muovete la bacchetta in questo modo-disse, mostrando loro un particolare movimento. –Non mi interessano le parole, al momento. Solo il movimento.
 Provarono quel movimento per tutta l’ora, mentre lei  li osservava, attenta.
“Non c’è male” pensò. Insomma, se la cavavano tutti, più o meno.
Il figlio di Potter, ovviamente, se la cavava, aveva il talento del padre nelle vene, come poteva non esserlo?
Anche Scorpius era bravo, come se anche per lui fosse quasi naturale. E la loro amica, Annah, era anche lei abbastanza brava. Invece il ragazzino dai capelli rossi, Ugo, era negato: per quanto lo correggesse, continuava a fare il movimento al contrario.
Presto l’ora finì, e lei li fece uscire, soddisfatta dalla sua prima lezione.
 
A pranzo, mentre mangiava una semplice insalata, un gufo dall’aria fiera le consegnò una piccola pergamena. Lei riconobbe subito la scrittura.
Gentile signorina Parking,
la invito a venire immediatamente nel mio ufficio, si tratta di una faccenda fastidiosa quanto importante.
La ringrazio.
La preside, Minerva Mcgranitt
 
Preoccupata, corse immediatamente nell’ufficio della preside.
La vide intenta a discutere con un uomo affascinante, dai capelli biondi e gli occhi scintillanti come argento fuso.
:-Salve preside-disse.
:-Buongiorno, cara. Sono sicura che tu riconosca questo signore, lo leggo nei suoi occhi-notò la Mcgranitt.
:-Già. Il signor Malfoy, a quanto vedo. Ma, se posso chiederlo, che cosa ci fa qui?


 Nota dell'autore: Salve, salve! Allora, mi scuso x questo brutto ritardo abnorme, sorry!! Ma nn riuscivo a trovare un'ispirazione adatta, e quando ho scritto il capitolo, l'ho dovuto riscrivere xkè i carissimi tecnici della palazzina hanno amorevolmente staccato la corrente!! :(
Ma ora eccolo qui! Spero che vi piaccia e, per favore, recensite!!!

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Capitolo 6
*** Scontro con il signor Malfoy. ***


:-Signor Malfoy, che sorpresa inaspettata a verla qui-disse Jane. –A cosa dobbiamo la sua visita?
:-Ho saputo che mio figlio è in Grifondoro-disse l’uomo, andando dritto al punto.
:-E io cosa centro?-chiese Jane, confusa.
:-Perdonami, Jane, ma ho dovuto chiamarti. Sei stata tu a Smistare-le spiegò la preside.
:-Beh, non ho deciso io, Signor Malfoy, bensì il Cappello Parlante-ribatté.
:-Questo lo so, ma…-provò a dire l’uomo, ma venne interrotto.
:-Cosa vuole? Andare a protestare con il Cappello Parlante?-chiese Jane, con una risata per nulla divertente.
:-Voglio sapere perché è finito lì! Insomma, ci deve essere un errore! Nessun Malfoy è mai stato un Grifondoro!-sbottò Malfoy.
:-Davvero? Io l’ho sempre ritenuto, signor Malfoy, che lei sia finito nella casa sbagliata, proprio come Severus Piton, uno dei presidi di Hogwarts . Per quanto lo negasse, ha sempre avuto il cuore di un leone, non quello di una serpe. E anche se suo figlio Scorpius fosse stata una serpe, il Cappello Parlante l’avrebbe comunque mandato in Grifondoro, penso. Le dirò quello che una volta Silente disse al signor Potter: Tutto dipende dalle proprie scelte. E Scorpius ha scelto Grifondoro-disse la Mcgranitt.
:-Davvero? Potrei parlare con lui?-chiese Malfoy.
:-Certo-disse la preside. –Portalo qui, Jane, per favore.
:-Torno immediatamente-disse Jane, uscendo dall’ufficio per dirigersi nei sotterranei, nell’aula di Pozioni.
Bussò alla porta e dopo aver sentito il consueto “avanti”, entrò senza fare complimenti.
:-Salve, Jane. Posso esserle utile in qualche modo?-le chiese il professor Lumacorno.
:-No, Horace, grazie. Più che altro, avrei bisogno del signor Malfoy, se non le dispiace-disse.
:-Oh, non c’è problema-acconsentì il professore di pozioni.
Scorpius si alzò e la seguì, ben sapendo a cosa andava incontro.
 
***Scorpius***
La signorina Parking entrò, affannata, e chiese di lui. Scorpius la segui, lasciando il banco di Annah, sapendo bene cosa l’aspettava.
Suo padre, lo sapeva, lo aveva avvertito nella strillettera.
Ma aveva paura. Cosa gli avrebbe fatto, stavolta? Non si sarebbe limitato a sgridarlo, lo sapeva bene. Rabbrividì per il terrore.
Entrò nello studio della preside Mcgranitt con le pupille ancora dilatate.
 
***Jane***
:-Ecco suo figlio-disse Jane, incoraggiando Scorpius a farsi avanti con uno sguardo rassicurante.
:-Ah, bene, era ora!-esclamò il signor Malfoy. Jane, sentendolo, provò un moto di rabbia inatteso.
:-Mi spieghi come sei potuto finire in Grifondoro?-chiese al figlio che, constatò Jane, era uguale al padre, fisicamente.
Il piccolo biondo rispose, mesto:-Io speravo che saresti stato fiero di me.
:-Come pensi che possa esserlo? Un Malfoy in Grifondoro non si è mai visto!-esclamò, furioso.
:-Beh, nemmeno nella famiglia Black, padre-disse  Scorpius. –Eppure zio Sirius, zia Andromeda e zia Ninfadora lo erano.
:-Non mi interessa! Sono tutti morti, ormai! A me importa di te! Non mi interessa, d’ora in poi studierai a casa!
:-Padre, per favore-lo implorò il ragazzo, piangente.
:-Non ci sono discussioni!-sbottò Draco Malfoy.
:-Ma, padre…-provò a dire il ragazzo.
:-Niente “ma”!-ribatté Malfoy. –Ormai è deciso. Vai a preparare le tue cose, Scorpius.
:-Padre…-provò nuovamente Scorpius.
:-Vai a preparare le tue cose!-ordinò il padre.
:-Scorpius, vai a preparare i bagagli-intervenne Jane, dietro di lui, parlandogli quasi sottovoce, all’orecchio, mentre riservava uno sguardo truce al signor Malfoy.–Tranquillo.
:-Va bene, professoressa Parking-disse il ragazzo, asciugandosi le lacrime, ed uscì.
:-Signor Malfoy, potrei parlarle in privato?-chiese la ragazza.
:-Va bene, ma faccia in fretta-disse quello.
Seguì Jane, che lo condusse in un corridoio appartato, la quale si era ricordata di una cosa che la madre le aveva rivelato prima di partire, oltre alle sue origini.
:-Lei è uno stronzo-disse, guardandolo fiera e sprezzante negl’occhi, a metà tra una serpe e una leonessa.
:-Come si permette, lurida mez…-provò a dire l’uomo, ma venne interrotto quando la ragazza gli diede un forte schiaffo in faccia, lasciandovi l’impronta rossa della mano.
:-Ci provi. Mi dica che sono una sporca mezzosangue, quando il mio, di sangue è dieci volte più puro del suo-disse la ragazza.
:-Fossi in lei, modererei le parole, Draco-disse, sorridendo con malignità. –Oh le devo forse rammentare i famosi cruciatus di mio padre?
:-Chi…?-chiese l’uomo, confuso, massaggiandosi la guancia dolorante.
:-Oh, credo che lei sappia bene di chi sto parlando-disse la ragazza. –Mio padre, Tom Orvoloson Riddle. O forse lei lo conosceva meglio come Lord Voldemort.
:-Non è possibile, lui non aveva figli-disse l’uomo, incredulo e incapace di credere che una fanciulla dal così bel portamento, dalla voce argentina dal così gentile aspetto potesse essere il frutto dei lombi di un uomo privo di naso e fin troppo simile ad un serpente.
:-Davvero? Guardi, Draco-disse, afferrando la sua bacchetta e pronunciando un incantesimo. Subito sul suo braccio sinistro apparve il Marchio Nero, fin troppo simile a quello del mangiamorte.
:-Sono stata marchiata anni prima della mia nascita, con un incantesimo antico-spiegò la donna, pronunciando un altro incantesimo che rivelava le somiglianze di DNA, -In più…ci somigliamo. Le basta?
:-Oh mio Dio-mormorò l’uomo, terrorizzato.
:-Non voglio farle del male. Io non sono come mio padre. Però non dovrà rivelare a nessuno del mio segreto, o lo scoprirò. E la smetta di trattare quel povero bambino che è suo figlio come un animale! Mi guardi. Io, discendente diretta di Salazar Serpeverde, sono una Grifondoro. Il che significa che ci sono delle eccezioni! In più, suo figlio è come lei. Lei doveva finire tra i grifoni, secondo me. Ma non la capisco. Trattare in quel modo Scorpius…è inumano! Ora, lei gli porgerà le proprie scuse e lui rimarrà ad Hogwarts. Sono stata chiara?
:-S…si-balbettò il signor Malfoy. –Non una parola, e tratterò meglio Scorpius.
:-Bene-disse la ragazza, compiaciuta. –E, si ricordi, se lo tratta male o se spiffera qualcosa, lo saprò.
:-Bene.
:-Bene-ribadì Jane, sorridendo maligna.


Nota dell'autore: Salve. Cosa importante da dire: beh, nemmeno una recensione? Che, mi odiate? Per favore, una piccola piccola!
Cmq, buona lettura e buonanotte.

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Capitolo 7
*** Cambio d'idea. ***


Jane lo lasciò solo nel corridoio, dirigendosi nel dormitorio maschile dei Grifondoro, per parlare con il giovane Malfoy.
La ragazza sospirò al pensiero di quello che aveva appena fatto. Lei era contro le violenze e le minacce, ma proprio quell’assurdo comportamento del signor Malfoy non le andava giù. In più, aveva messo a repentaglio il suo segreto. Sospirò nuovamente, sperando di essersi sbagliata e che la codardia avesse influenza sull’uomo biondo, in modo che non dicesse nulla.
Si diresse al tavolo degli insegnanti per la cena.
:-Salve, Jane-disse Louis, l’insegnante di Incantesimi. –Come stai?
:-Bene, grazie-mentì lei, facendo un sorriso finto.
Lui la guardò, accorgendosi del suo turbamento:-Jane, se è per la cosa di ieri sera, io…
:-Non fa niente-lo liquidò lei con una risposta veloce e un gesto della mano.
:-Dimmi, com’è andata la tua giornata?-chiese Louis, con fare gentile.
:-Ho parlato con il signor Malfoy. Non era contento che il figlio fosse capitato nella mia Casa-disse lei.
:-Oh, ti sta dando un po’ di grattacapi?-chiese il suo collega.
:-Scorpius? No, e, comunque, abbiamo risolto, alla fine. Il ragazzo rimarrà ad Hogwarts-disse lei.
:-Ne sono contento-disse Louis. –Sperò però che non ti abbia dato fastidio. I miei dicono che è maleducato non poco…
:-Oh, stai tranquillo-disse lei, guardandolo negl’occhi, quasi perdendosi nella bellezza mozzafiato di quel cielo azzurro. Sorrise, accorgendosi che, un po’, gli importava di lei.
Finì la cena in silenzio, per poi salire fino al dormitorio dei Grifondoro.
Entrò nel dormitorio e vide Scorpius mentre si preparava  la valigia, riempiendola dei suoi effetti personali, e si sentì piangere il cuore nel vedere il segno delle sue lacrime. Decise che quel bambino aveva sofferto abbastanza.
:-Scorpius-disse, annunciando così la sua presenza.
:-Oh, signorina Parking-disse, guardandola. –Non l’ho sentita entrare, scusi. Che cosa ci fa qui?
:-Sono la direttrice della sua Casa, signor Malfoy-spiegò. –Questo è il posto in cui io dovrei essere.
Lo vide continuare a riempire la valigia di vestiti, cosa che la irritò fortemente.
:-La smetta di preparare le valigia-ordinò.
:-Non posso, professoressa-disse mesto il fanciullo biondo. –Mio padre si arrabbierà.
:-Io scommetto che, invece, non sarà così. Sono sicura che presto entrerà qui e le vorrà parlare, signor Malfoy-disse, con un sorriso incoraggiante.
:-Come fa a dirlo?-chiese il bambino.
:-Me lo sento dentro-disse lei, semplicemente. –Ti vuole bene.
:-Non so se è vero...-mormorò
:-Si fidi-disse Jane. –A volte il destino può anche essere con noi, che contro di noi.
Scorpius sorrise mestamente, prima che la ragazza lo lasciasse solo.
 
***Scorpius***
Sentì qualcuno mormorare il suo nome. Alzò lo sguardo e vide la sua insegnante preferita intenta ad osservarlo.
Sorrise mestamente, quando l’insegnante gli disse di continuare a sperare, prima di lasciarlo solo. Nonostante tutto, continuò a preparare i propri bagagli, per nulla ansioso di far infuriare il padre.
Sentì di nuovo la porta aprirsi, e alzò gli occhi grigi, sicuro di rivedere la signorina Parking. Invece, al suo posto, c’era un uomo con gli occhi grigi come i suoi e i capelli biondi.
:-Padre-mormorò il ragazzo. –Perdonatemi per il ritardo, ho quasi finito di…
:-Scorpius, perdonami-disse, in fretta.
:-Padre-mormorò il fanciullo biondo.
:-Perdonami. Sono stato uno sciocco razzista-disse l’uomo. –Uno stupido sciocco razzista. Non mi ero reso conto…che ormai la guerra è finita. Che questo non è il tempo del razzismo. Ne del sangue puro, o dei mezzosangue. Ci siamo solo noi. Solo noi maghi. Riconosco…di essermi comportato male, di non aver rispettato un tuo volere, una tua scelta. Perdonami, se puoi.
Scorpius sorrise, e disse:-Quindi, padre, non dovrò più lasciare Hogwarts?
:-No, questa è la scuola di magia migliore che esista. Sarei ancora più sciocco a portarti via-rispose.
Scorpius non disse nulla, ma gli corse incontro, stringendolo in un abbraccio forte.
:-Grazie padre-disse, infinitamente felice. Un’emozione praticamente nuova per lui. Un’emozione che riconobbe a stento, ma che riuscì, dopotutto, a comprendere.
 
***Draco Malfoy***
Spaventato corse in bagno, e vide impresso sullo specchio il suo terrore.
“La figlia del Signore Oscuro?”, si chiese. “Com’è possibile? Eppure…”
Era strano, davvero strano. Ricordava benissimo l’aspetto del Signore Oscuro. Non somigliava nemmeno lontanamente ad un essere umano. L’unica cosa che aveva, di umano, era il fatto che riuscisse a stare in piedi su due gambe, e che sapesse parlare, e pensare, sebbene il suo cervello fosse corroso dalla follia. Non aveva altro di umano. Il suo corpo, bianco e affusolato, con le dita lunghe, senza le sopracciglia, ne il naso, gli occhi rossi ridotti a due fessure, le labbra praticamente invisibili, lo sguardo folle, la voce spaventosa e minacciosa, quasi sibilante. Sembrava un serpente.
Quella donna, invece, era completamente diversa. Era sicuramente umana, non c’erano discussioni. La sua voce era come il tintinnio dell’argento, bella e pura, soave. Il suo corpo alto, snello e aggraziato, dalle gambe lunghe e dal florido seno, non aveva nulla a che fare con quello dell’Oscuro Signore. Le mani, dolci e aggraziate, affusolate, dall’aria esperta, eppure morbide come la pelle di un bambino. Il suo volto non aveva nulla di serpentesco,  aveva i dolci lineamenti che con gentilezza le formavano il suo viso di porcellana, privo di qualsiasi impurità, semplice, pulito, le guance piene, con quelle labbra rosse, un bocciolo di rosa rossa, i denti perfetti e bianchi come piccole perle, gli occhi verde smeraldo, contornati dalle lunghe ciglia nere, che sfioravano il volto ogni qualvolta la fanciulla battesse le palpebre, con le sopracciglia nere, nere come i suoi capelli corvini, lunghi e luminosi.
Come poteva essere figlia del Signore Oscuro, una fanciulla portante tale bellezza? Come poteva essere un essere tanto orribile essere padre di una creatura così perfetta e pura?
Eppure, qualcosa la richiamava all’essere simile ad un serpente. La minaccia, la durezza del suo sguardo, quello sicuro. L’aveva minacciato, e, sebbene fosse sicuro che la donna fosse dolce e cortese, la rabbia e la durezza le avevano illuminato gli occhi, per un attimo.
Smise di pensarci quando si ritrovò davanti alla porta del dormitorio dei Grifondoro.
Parlò con il figlio, gli diede le sue scuse, e il figlio l’abbracciò, cosa che non aveva mai fatto.
Per un attimo il padre lo guardò, stupito, ma poi sorrise e lo strinse forte dopo tanto tempo, percependo così il battito del suo cuore. Non lo sentiva da molto tempo. Non si abbracciavano più da quando aveva raggiunto i due anni.
Il padre si ritrovò a riflettere seriamente, e capì che la fanciulla, dopotutto, aveva ragione. Il figlio aveva tutto il diritto di far parte della Casa Grifondoro, per quanto gli desse fastidio. Aveva ragione. Si era comportato da vero stronzo, nei confronti del figlio. Non aveva fatto altro che fargli pesare la vita. Ma si sarebbe fatto perdonare, promise a se stesso.
:-Sai, Scorpius?-disse ad alta voce. –Quest’anno Grifondoro ha acquisito davvero un ottimo studente.
Vide il figlio sorridere di nuovo, e il padre lo abbracciò di nuovo.
E, ignari, si salutarono, senza sapere che una persona sorrideva, proprio dietro la porta.
 
***Jane***
Sorrise da dietro la porta, cercando di non farsi sentire dai due Malfoy. Era contenta. Perché si aspettava che il signor Malfoy sarebbe stato molto più rigido, nonostante il suo avvertimento.
Invece, era andata molto meglio di quanto si aspettasse. E, lo capì subito, il padre non fingeva. Dietro i suoi sorrisi, c’erano sentimenti veri. E sorrise di nuovo, scansandosi  perché il signor Malfoy potesse passare senza accorgersi della sua presenza.
Quando si fu assicurata che Scorpius fosse solo, entrò, sorridendo.
 
***Scorpius***
Sentiva il suo sorriso stirargli le labbra, quando sentì la porta aprirsi nuovamente. E, di nuovo, vide la signorina Parking, che sorrideva. Alla vista di quel sorriso, così raggiante, bello e luminoso, non poté non pensare che fosse un angelo.
:-Signorina Parking-disse.
:-Allora, signor Malfoy, alla fine cos’è successo?-chiese, con fare innocente. Le mancava solo l’aureola.
:-Aveva ragione lei, signorina Parking-disse, sorridendo ancora. –Mio padre ha cambiato idea.
:-Ne ero sicura, signor Malfoy -disse l’insegnate. –Ne sono davvero molto felice.
:-Professoressa, come ha fatto ad arrivare così in fretta?-chiese, sorpreso.
:-Credo che sia un segreto, signor Malfoy-disse la donna. –Ma cosa importa, alla fine?
La professoressa si alzo, sorridendo ancora, e si avvio verso la porta:-Disfi i bagagli prima di sera.
Detto questo uscì velocemente, ma Scorpius riuscì a vederlo. Riuscì a vedere quel segno d’intesa…gli aveva rivolto un occhiolino.
Sorrise ancora di più, al pensiero di aver finalmente trovato il suo angelo custode.


Nota dell'autore:Salve, salve a tutti, buonasera. Ecco il mio nuovo capitolo, spero che vi piaccia. Mi scuso per il ritardo, ma ho cercato di farlo un po' più lungo, questo.
Cmq, ditemi se vi piace o no, recensite! Vi prego! 
Cmq, tornando a noi, spero davvero tanto che vi appassioni un po'.
Baci e buonanotte.

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Capitolo 8
*** Proposta di Natale. ***


***********TRE ANNI DOPO*********
:-Devi proprio andare, sorellona?-chiese Charlie alla sorella.
:-Si, Lenticchia-gli disse affettuosamente, facendogli un buffetto sulla guancia. –Devo lavorare, lo sai. Altrimenti, tu verresti cacciato da Hogwarts e la mamma morirebbe di fame. Da sola, ormai, non ce la fa più, lo sai.
Era vero, purtroppo. Nonostante la madre continuasse a lavorare costantemente, sfortunatamente, la famiglia, non riusciva ad andare avanti con un solo misero stipendio di una semplice impiegata della Gazzetta del Profeta. In più, era gravemente malata. Così, ora, se prima aveva una scelta, l’aveva persa. Se voleva che quei due riuscissero a vivere, doveva lavorare. Charlie, ovviamente, lo sapeva. Era intelligente, e non volevano assolutamente ingannarlo con una falsa felicità o serenità.
:-Lo so-sbuffò il fratellino.
:-Pensavo che ci avessi fatto pace con questa cosa-disse lei, triste. Lo osservò bene. Non riusciva a credere che fosse tanto cresciuto. Era diventato più alto, i capelli color carota erano sempre gli stessi, solo più…da dodicenne. Non più sparati, ma comunque ribelli.
:-Infatti-rispose con un cenno d’assenso. –Ma non riesco ancora a credere che sarai ancora la mia insegnante, proprio come l’anno scorso.
:-Ora devo andare, o perderò il treno-disse lei, guardando l’orologio. –Fai il bravo, mi raccomando, e studia. Ci vediamo a scuola.
Questo si erano detti lei e il fratellino, prima dell’arrivo a Hogwarts.
Era quasi Natale, ormai, mancavano solo due giorni, precisi. Jane si diresse in classe, sorridente al pensiero di rivedere presto la madre e la sua casa.
Gli studenti si alzarono, rispettosi, e lei li fece sedere con un cenno leggero del capo.
:-Buongiorno, ragazzi. Allora, aprite il libro a pagina ottantadue, per favore-disse, aprendo anch’essa il libro.
:-Studieremo i Runespoor, signorina Parking?-chiese una voce maschile, gentilmente.
:-Si, signor Malfoy. Perché, li conosce?-chiese lei.
:-Mio padre me ne ha parlato una volta, ma solo di accenno. Non ho capito molto, in realtà-rispose Scorpius Malfoy.
:-Beh, allora a cosa servo io, signor Malfoy?-chiese lei con una punta di ironia. –Ci penso io a spiegarle, certe cose.
Poi, interdetta, cominciò a spiegare:- Un Runespoor è un serpente avente tre teste lungo due metri e di colore arancio grigiastro a strisce nere, originario del Burkina Faso. Anche se classificati dal Ministero con un codice XXXX, che corrisponde ad una creatura molto pericolosa,  anche se in passato erano usati dai maghi oscuri come animali da compagnia, in realtà i Ronespoor non sono così pericolosi, bensì hanno un comportamento curioso.
Secondo le testimonianze dei rettilofoni, sembra che ogni testa del Runespoor sia indipendente e assolve diverse funzioni. Quella di sinistra decide, quella al centro sogna (infatti, il Runespoor può rimanere in contemplazione per intere giornate) e quella di destra giudica e critica le azioni delle altre due teste ed ha zanne estremamente velenose. Di solito è raro vedere un Runespoor arrivare alla vecchiaia perché le teste tendono ad aggredirsi l'una con l'altra fino alla morte, e ancor più raro con tutte e tre le teste dato che solitamente la destra viene a mancare perché aggredita dalle altre due alleatesi. È l'unica creatura al mondo che espelle le uova per via orale; tali uova, di immenso valore, vengono usate nella preparazioni di pozioni che stimolano l'arguzia. Dato che è facilmente individuabile, il Ministero della Magia del Burkina Faso ha reso ampie aree abitate da questo essere vivente invisibili ai Babbani.
:-Scusi, signorina Parking?-le chiese Sarah, alzando la mano. –Ma in che senso i maghi oscuri li usavano come animali da compagnia?
:-Signorina Penton, i maghi oscuri, in passato, li tenevano proprio come oggi si terrebbe un gatto o una civetta. In più, ne traevano vantaggio, spaventando i malcapitati, che rimanevano paralizzati alla vista delle tre teste di serpente.
:-Ah-disse lei.
:-Ci sono altre domande?-chiese lei. Nessuno alzò la mano.
:-Bene. Allora, per casa desidero che facciate una ricerca più approfondita sul Runespoor e facciate una relazione di due fogli di pergamena, come minimo, in cui includiate anche gli incantesimi e altri eventuali modi per contrastarlo, in caso di attacco. Questi sono i miei compiti delle vacanze, non vi do altro. Però voglio una relazione approfondita e curata.
Suonò la campanella del pranzo e tutti si alzarono per dirigersi nella sala grande.
Lei si sedette al suo solito posto, e sentì la solita voce maschile che ogni volta la lasciava…scombinata  e confusa per tutte le reazioni del suo corpo.
:-Salve, Jane-disse Louis Weasley, sorridendole. –Dimmi, sei contenta di tornare a casa?
:-Io si, tanto-disse lei. –Rivedrò la mia mamma. Sai, non sta molto bene, ma non potevo rimanere con lei. Chi ci avrebbe pensato a Charlie, ai conti, a darle da mangiare?
:-Oh, mi dispiace, lo sai. Ma potremmo…-provò a dire lui, ma lei lo interruppe.
:-Grazie, ma non voglio la tua compassione-disse lei.
:-Non è compassione-ribatté lui. –Dico davvero.
:-No, davvero, non voglio fare l’elemosina, grazie.
:-Non è elemosina-disse lui. -Ci si aiuta, tra amici.
:-Amici?-chiese lei ,all’improvviso, stupita.
:-Perché, non va bene?-chiese, confuso.
:-Va benissimo-disse lei, sorridendo, evitando di aggiungere che lei, alla fine, non aveva più amici da quando aveva ventun anni, essendosi rifugiata nel lavoro per aiutare la madre.
:-Davvero faresti questo per me? Aiutarmi con mia madre?-chiese.
:-Non solo-disse. –Mia sorella Dominique è diventata un ottimo medimago, e, in più, nonna Molly fa dei piatti squisiti. Potremmo portarti il tacchino.
:-Grazie-disse, sorridendo. –Ma…sei sicuro?
:-Si. Anzi, volevo farti una domanda-disse lui, cominciando a tergiversare. –Ecco, mi chiedevo…ecco…se tu…magari…
:-Vai al punto, per favore-disse lei.
:-Ecco, ti volevo chiedere se volevi venire a passare il Natale da noi-disse, velocemente, arrossendo fino alla punta dei capelli.
:-Ecco, io-provò a rispondere lei.
:-Se è per tuo fratello, può venire anche lui, e, in più, Dominique potrebbe passare da tua madre…-disse lui.
:-Se non è un problema, per me va bene-disse lei, bloccandolo, mentre un sorriso assurdo le si stampava in faccia. –Mio fratello rimarrà ad Hogwarts, quest’anno, visto che la casa, anche se continuo a pagare le cambiali, è vuota, e lei è in ospedale, con un’infermiera, che ci ha vietato categoricamente di stare troppo con lei, l’emozione potrebbe aff…affaticargli il cuore-concluse con tristezza. –Mi sarà concesso di vederla solo dopo Natale, quando il suo cuore si ristabilirà un po’. Non ha senso passarlo da sola, a casa.
:-Allora, vieni con me?-chiese Louis con uno strano luccichio negl’occhi.
Lei annuì, senza dire altro, felice di non dover passare da sola il Natale.



Note dell'autore: Allora, salve, ecco a voi un nuovo capitolo, mi scuso se è un po' corto. Cmq, anche se sono passati tre anni, tranquilli, carissimi lettori, perchè le parti più importanti verranno comunque svelate con i flasback!
Cmq, perchè nemmeno una recensione, in questi capitoli? Solo quella di katniss590? Che pena che mi  faccio?
Cmq, cosa pensate che succederà a Natale? Jade incontrerà pericoli o si godrà la festa?
Sono aperte discussioni, fatemi sapere cosa ne pensate, ok?
Buonanotte! ^-^

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Capitolo 9
*** Partenza ***


***Scorpius***
:-Insomma, Al, tu passerai le vacanze dalla tua famiglia, vero?-chiese Scorpius all’amico.
:-Si, e tu, invece? Non torni dalla tua famiglia?-chiese Albus.
:-Non so se mi  vorranno. La mia madre, di solito, non passa tanto tempo con me e mio padre, a Natale. E non so nemmeno se mio padre ne sarà contento.
:-Beh, se non glielo chiedi, penso che non lo saprai mai-disse lui, in risposta, un po’ sconcertato. –E poi, non dovresti nemmeno! Insomma, non possono non volerti.
:-Non è così che va, nelle famiglie Purosangue ostinate come la mia, Al-spiegò Scorpius, triste. –Io sono solo un erede, punto e basta. Un erede Purosangue, non un figlio. E non sono stato concepito nell’amore, come te, Hugo e Rose, o Annah. Io sono solo il frutto di un matrimonio combinato. Perché i miei genitori mi dovrebbero volere con loro?
:-Non lo so, Scorp, forse perché sono i tuoi genitori!-esclamò Albus, indignato. –Giuro che mi ribolle il cervello quando parli così.
:-Pensi che l’abbia scelto io, Al?-chiese Scorpius, arrabbiato. –Non ho mai chiesto ne voluto cose del genere. Probabilmente mia madre farà finta di esser contenta di avermi a casa, mio padre fingerà di sopportarla, e non so se ne vale la pena, di andare da loro.
:-Deve essere brutto-disse Albus, triste per l’amico. –Ma io ci andrei, fossi in te.
:-Io…ci rifletterò, Al-disse il biondo. –Promesso.
:-Ok, Scorp-disse il ragazzo moro. –Ti aspetto nella Sala Grande.
Detto questo, uscì dal dormitorio, ignaro che, qualcuno, nascosto nell’ombra, che li ascoltava, silenzioso.
 
Quando fu sicura di aver via libera, Jane uscì dal suo nascondiglio e bussò alla porta del dormitorio maschile dei suoi ragazzi Grifondoro e, sentendo un leggero “avanti”, entrò, sicura di se.
:-Allora, signor Malfoy, non fa le valige?-chiese al ragazzo biondo seduto su un letto a baldacchino rosso.
:-No, signorina-rispose lui, mesto, guardandosi le mani.
:-E come mai, se è lecito chiederlo?-chiese lei, in pensiero per quel povero ragazzo. Cosa poteva essergli successo?
:-Non so se è il caso di raggiungere i miei, quest’anno-rispose Scorpius. –Non voglio passare il Natale come i precedenti. Magari non mi vogliono con loro.
:-Perché dice queste cose, signor Malfoy?-chiese lei.
:-Loro non si amano-rispose lui. –Quando ci sono io fingono, cercano di sopportarsi a vicenda. Non è bello, mi sento di peso, di troppo.
:-Se posso darle un consiglio, signor Malfoy-disse Jane-nessuno è di troppo a questo mondo. Lei è molto generoso, a voler risparmiare questa finzione ai suoi genitori. Però quello è un loro problema, non suo. A volte, bisogna anche pensare un po’ a se stessi.  Lei vuole passare il Natale con i suoi genitori? Bene, parta e vada da loro. A volte, signor Malfoy, è necessario essere un po’ egoisti. E, ne sono sicura, se conosco suo padre, non sarà un peso per un uomo del genere.
:-Lei dice davvero?-chiese Scorpius, cauto.
:-Ne sono sicura-disse lei, sorridendo.
Scorpius si alzò immediatamente, prese la sua valigia, e cominciò a riempirla con i suoi vestiti, un po’ alla rinfusa. Jane rise, leggermente divertita, e disse:-Se posso darle un’altra mia perla di saggezza, signor Malfoy…la prossima volta usi la magia, cosicché non saremo costretti a vedere un’altra esplosione di questo genere.
Poi, con un incantesimo non verbale, piegò i vestiti, che si posero in perfetto ordine nella valigia.
Jane sorrise di nuovo, prima di uscire, e, come suo solito, fargli un occhiolino.

***Jane***

:-Comportati bene, Lenticchia-si raccomandò Jane con il fratellino Charlie. –E non combinare guai.
:-Signorsì signora!-esclamò lui, fingendo un saluto militare.
:-Ok-disse lei, ridendo, e gli scompigliò con affetto i capelli ribelli color carota. –Ci vediamo presto, allora.
:-Mi scriverai, vero?-chiese Charlie.
:-Ma certo, mi pare ovvio, no?-disse lei, sorridendo, per poi dargli un bacio sulla fronte. –Buon Natale ad Hogwarts, Charlie.
:-Buon Natale, sorellona-disse lui, abbracciandola. Lei sorrise. Non l’abbracciava così stretta da tanto tempo, dicendo sempre che era grande e che non gli andava di essere visto troppo in confidenza con un insegnante, sua sorella poi. Ma, in quel momento, le sembrava di essere tornata ai bei tempi, in cui il fratellino era ancora un minuscolo esserino alto si e no un metro e dieci, ma che non si vergognava di stare con la sorella più grande.
:-Tornerò non appena saranno finite le vacanze-disse, dandogli un buffetto affettuoso ai capelli.
Poi si allontanò velocemente con la sua valigia per raggiungere Louis.
:-Allora, pronta a partire?-le chiese, cortese, come sempre.
:-Si-rispose Jane, sicura.  –Andiamo.
Salirono di nuovo sul treno del binario nove e tre quarti, diretti alla stazione.


Nota dell'autore: salve, ecco il nuovo capitolo! Mi scuso per l'enorme ritardo, ma mi mancava la connessione internet!!! Cmq, spero che vi piaccia e, soprattutto, recensite!!!!!!!!

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Capitolo 10
*** Villa Conchiglia. ***


Il sole stava tramontando, quando arrivarono a destinazione. Louis la guidò nella luce della sera fino alla porta di una villa sul mare, dall’aria romantica. I muri erano bianchi e, da quanto Jane poté constatare alla luce fioca del tramonto, incastonati di conchiglie.
Louis bussò alla porta, e una donna dai lunghi capelli biondi e lucenti, e gli occhi azzurri, limpidi, ci venne ad aprire.
:-Oh, bontornato Louis! –esclamò la donna, abbracciandolo. Poi si staccò per osservare la ragazza, un po’ sospettosa. –Chi è la tua amica?
:-Lei è Jane, mamma, una mia amica e collega-la presentò Louis.
:-È un piacere, Jane-disse la donna bionda, quando le strinse la mano in una stretta, ancora sospettosa.
:-Anche per me è un piacere, signora Weasley-disse Jade, cordiale.
:-Entrate, su-disse, scostandosi. Jane osservò bene il piano terra della casa, composto da due stanze, un ampio salone con caminetto e una graziosa cucina, pulita e ordinata. Una scala di legno chiaro dava al piano superiore.
:-Davvero bella, la vostra casa-commentò, sorridente, pensando alla sua, completamente diversa. Un piano terra con due stanze, piccole, e una piccola cucina, sempre in disordine, che non aveva nulla di grazioso.
:-Grazie-disse Louis. –Vieni, ti mostro la tua stanza.
La condusse per mano fino alla stanza degl’ospiti, anche quella abbastanza graziosa. Le pareti bianche erano decorate da stencil azzurri a spirale, un tappeto morbido era proprio al centro, quadrato, un armadio, sempre di legno chiaro, su un lato della stanza e il letto a una piazza, con le coperte blu e i cuscini bianchi, con accanto un comodino di legno chiaro su cui era poggiata una lampada da lettura.
:-È perfetta, grazie-disse lei.
:-Beh, allora, ti lascio sistemare le tue cose. Se hai bisogno di qualcosa, la mia stanza è quella accanto.
Poi uscì, lasciandola sola. Jane sistemò i suoi vestiti  nell’armadio con un movimento fluido della bacchetta, e prese dalla sua valigia una cosa che non aveva potuto non portare. La foto della sua famiglia. C’era sua madre, ancora sana di cuore, il fratellino con i capelli color carota, e lei, che sorrideva come non faceva da più di due anni. La mise sul comodino, accanto alla lampada, per avere sempre la sua famiglia con lei.
Si sentiva a disagio, in quella stanza. Era bellissima, ma le sembrava di essere una Corvonero, fuori posto. Prima avrebbe fatto un incantesimo per tingere le pareti, ma, dato che non era casa sua, non era il caso. Così, con un incantesimo non verbale, appellò un barattolo trasparente e con la magia creò una fiammella, rossa, risplendente di luce, e la mise nel barattolo. La mise accanto alla foto, sorridendo. Così si sarebbe sempre ricordata di essere una Grifona, anche se il suo sangue era quello della peggior specie di serpe.
Quando Louis venne a chiamarla per la cena, si era cambiata, indossando dei semplici jeans neri e una maglietta lunga, verde. Scese e si sedette a tavola, dopo aver aiutato ad apparecchiare.
Si sedette accanto ad una ragazza bionda con gli occhi azzurri, ben diversi da quella della signora Delacour in Weasley, ma più simili a quelli di Louis, azzurri come il cielo.
:-Ciao, io sono Dominique-disse la ragazza, sorridendo.
:-Oh, ciao, sono Jane-disse lei, a disagio.
:-Louis mi ha parlato di te-disse Dominique. –Tranquilla, ti aiuterò io, con tua madre.
:-Ne sono sicura, Louis mi ha detto delle tue doti di guaritrice-disse Jane, ancora più a disagio.
Si sedette, alla sua sinistra, un uomo dai capelli rossi, il viso segnato da una cicatrice, e gli occhi azzurri, come quelli di Louis e Dominique.
:-Come mai Victorie non è qui?-chiese Louis a quello che era sicuramente il padre.
:-Troppo lavoro al Ministero, sarà qui tra due giorni-rispose l’uomo, che, detto questo, fissò Jane per un attimo.
:-E lei, signorina, chi è, se mi è concesso saperlo?-chiese l’uomo.
:-Jane Parking, signor Weasley- risposelei.
:-Chiamami pure Bill, non sono così vecchio!-disse lui, ridendo.
:-Ok, Bill-disse Jane, sorridendo.
:-Parlaci di te, Jane-disse lui. –So che sei un’insegnante.
:-Si, di Difesa contro le Arti oscure da tre anni, ormai-annuì la ragazza.
:-Wow, era da tanto che uno non durava più di un anno, complimenti-disse l’uomo.
:-Dimmi, cara-disse la madre di Louis. –Come mai non passi il Natale con la tua familia?
Jane la guardò, non sapendo come rispondere, quando optò per la verità:-Mia madre è in ospedale, mio fratello Charlie è rimasto a Hogwarts e mio padre è morto prima ancora che nascessi.
:-Oh, mi dispiace, cara-disse la donna, addolcendosi. –Com’è successo?
:-Era un uomo importante, al tempo-rispose la donna, con un velo di quella che sembrava tristezza. –Venne assassinato nello stesso giorno della Battaglia di Hogwarts. Non sapeva nemmeno della mia esistenza, come mia madre non sapeva di me.
:-Oh, mi dispiace-disse nuovamente la donna.
Louis intervenne con un colpo di tosse, e la portò fuori, con la scusa di farle vedere le stelle.
E lei gli fu grata per aver interrotto quell’interrogatorio.


Nota dell'autore: Salve, ecco il mio nuovo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo. 
Ora vi chiedo di recensire almeno una volta! Non voglio costringere nessuno ne prendere misure drastiche (tipo postare solo dopo almeno due recensioni a cap.)!
Perciò, forza! Recensioni a gogò!
Un bacio.

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Capitolo 11
*** Una strana serata per tutti. ***


:-Una bella serata, eh?-disse Louis, nel vano tentativo di fare conversazione.
:-Si-disse Jane, osservando le stelle. –Sono meravigliose. Sai, io vivo in un appartamento urbano. La non si vedono mai le stelle. Troppo smog.
:-Ti piacciono, ora che le vedi?-le chiese il ragazzo.
Lei annuì, convinta più che mai, e sorrise:-Non le avevo mai viste, se non a Hogwarts. È un vero mistero. Ovunque vada, le stelle ci sono, anche se non si vedono. Eppure, mentre io cresco e cambio, ogni singolo giorno, minuto o secondo, quelle rimangono sempre le stesse. Sempre uguali. Sempre le stesse, finché non si spengono. Tuttora sono un mistero.
:-Che ne pensano i Babbani?-chiese Louis.
:-Nonostante le loro scoperte, l’universo rimane un completo mistero. Sconosciuto, pericoloso, invalicabile e terribilmente affascinante. Sempre più gente è attratta dall’idea di morire nello spazio infinito.
:-Secondo te, è davvero infinito?-chiese lui.
:-No. Tutto ha una fine-disse la ragazza, senza distogliere lo sguardo dal cielo, senza quasi nemmeno sbattere le palpebre, tanto era affascinata dal bagliore degl’astri. –Sempre. L’infinito non esiste.
:-Di solito no, ma a volte si. Per esempio, l’umanità è sempre in guerra. Una cosa infinita, non smetteremo mai di odiarci e ucciderci a vicenda. Questo è un esempio.
:-Forse. Comunque, un uomo Babbano ha creato il segno dell’infinito, sai, quella specie di otto. Ma è morto pochi giorni dopo. Una specie di segno, immagino. Nulla è per sempre. Tutto ha una fine. Prima o poi, smetteremo di ucciderci. Perché saremo già  tutti morti.
Il ragazzo annui, pensieroso. Poi la guardò, e le chiese:- Secondo te, varrebbe la pena di rischiare per una cosa che sicuramente finirà, prima o poi?
Per la prima volta, le fece una domanda che la costrinse a guardarlo, mentre lei si mordeva le labbra a sangue.
:-Si, altrimenti sarebbe una vita sprecata-disse, alla fine, Jane, dopo aver riflettuto per svariati minuti.
Louis annuì, prima di rientrare in casa, e le chiese:- Vuoi venire?
Lei scosse la testa, aveva bisogno di stare sola almeno per un po’. Non era abituata  a tutta quella compagnia, a lei piaceva la solitudine. Un mondo dove nessuno poteva ferirla.
Pensò che, dopotutto, non era male, la famiglia di Louis, anche se la madre, Fleur, non era troppo contenta della sua presenza. Ricordò lo sguardo astioso che le aveva rivolto, e le si torsero le budella.
Pensò a quanto Louis fosse fortunato. La sua, di famiglia, era a pezzi, mentre quella dell’amico sembrava praticamente perfetta. Lei aveva un fratellastro, certo, e gli voleva un gran bene, ma lui si stava allontanando sempre di più. Il padre di Charlie era morto cinque anni dopo la nascita del figlio. Anche il suo, di padre, era morto, assassinato, e lei non l’aveva mai conosciuto. Certo, era stato ucciso per il bene del mondo magico, lo sapeva bene, e Voldemort aveva fatto cose orribili e ucciso molte più persone, in vita. Ma non poteva  chiamarlo con un altro nome. Perché era stato quello che era. Un omicidio, anche se per buon fine. E Harry Potter era un assassino.
Scacciò con forza quegli orribili pensieri e rimase li, a guardare le stelle, fino allo scoccare della mezzanotte, quando il piccolo spicchio di luna era ormai coperto dalle nuvole.
 
***Albus Severus Potter***
Sorrise, vedendo i genitori che aspettavano lui, James e Lily. Li abbracciò, e, mentre il padre gli scompigliava ancora di più i capelli, la madre, Ginny, dava un bacio sulle guance alla figlia. Si voltò, e vide che Scorpius, come ogni anno, dopotutto, non aveva nessuno che l’aspettava, e così prendeva un taxi Babbano fino a casa sua, Malfoy Manor.
I suoi genitori lo presero per mano e si smaterializzarono nella loro abitazione a Grindmund Place, numero 12.
Niente era cambiato. C’era sempre quell’aria calda di casa, il ritratto della signora Black, coperta da tende.
Sorrise, era tornato a casa.
***Scorpius***
:-Padre!- esclamò il ragazzo, entrato in casa.
:-Ciao, Scorpius!-esclamò il padre, abbracciandolo stretto. Scorpius si stupì non poco, vedendo quel suo gesto insolito, ma, deciso a non fare domande, ricambiò l’abbraccio, felice.
:-Non pensavo saresti venuto -disse il padre, con un’aria di pura tristezza, per poi riprendersi. – Perché non mi hai avvertito? Sarei venuto alla stazione! Sono davvero contento che tu sia qui!
:-Anche io lo sono, padre-ammise il ragazzo, sorridente. –Anche se, lo ammetto, all’inizio pensavo di non venire, per non darvi noia.
:-Scherzi, Scorpius? Non saresti stato di  alcun peso, anzi!-gli disse il padre, sincero.
Scorpius sorrise, prima di chiedere:- Mia madre?
A quella domanda, il viso del padre divenne incerto, e, alla fine, rispose:- Astoria è dai suoi genitori.
:-Ah-disse Scorpius, un po’ deluso. Ma se lo doveva aspettare, la madre non passava con loro le vacanze, se non il giorno di Natale, sentendosi obbligata.
Si scusò con il padre e salì in camera sua, per disfare i bagagli, mentre una lacrima gli scendeva sul viso, presto raggiunta dalle altre.
 
***Draco Malfoy***
Quando vide il figlio, lo abbracciò, felice. Aveva bisogno di qualcuno, a casa. Il manor era vuoto da troppo tempo. Era sempre solo, dentro quell’enorme abitazione.
Quando Scorpius gli chiese della madre, rispose che era andata dai signori Greengrass. Quando fu solo, pianse una sola lacrima, ritirando le altre. I Malfoy  non piangevano mai, si sapeva.
Chiese a una degli elfi della casa, Twinky, di preparargli un the che, pronto e caldo, arrivò su di un vassoio pochi minuti dopo, con una ciotola di zollette e una di biscotti.
Mentre sorseggiava il the bollente, con una zolletta di zucchero, amaro come il fiele, come piaceva a lui, rifletteva.
Come poteva dirgli la verità? Come poteva dirgli che la moglie, Astoria, era andata via, e che non sarebbe tornata per la cena? Come poteva dirgli che lui è la sua moglie forzata avevano di nuovo litigato, e che, stavolta, non era certo che le cose si sarebbero presto sistemate. Come poteva dirgli che la loro “famiglia”, già a pezzi, era sicuramente irrecuperabile?
Presto o tardi, Scorpius l’avrebbe capito. Non era stupido, aveva tutta l’intelligenza. Era perfettamente in grado di scoprirlo. Aveva bisogno di un alleato, in quella pericolosa crociata.
E subito pensò a quella strana insegnante che lo terrorizzava a morte, scacciando il pensiero.


 
Nota dell’autore: Salve, ecco a voi un nuovo, lo ammetto, cortissimo capitolo. Mi scuso ancora per il ritardo, ma ho avuto problemi ha descrivere le scene più impegnative. I’m sorry!
Per farmi perdonare, ho messo anche una foto di Louis!!
Comunque, vorrei ringraziare Melody_Raven per le sue costruttive ed utilissime recensioni. Grazie ancora!
Tornando alla storia, cosa può essere successo? Insomma, c’è stato un litigio tra la Greengrass e il signor Malfoy. Cosa potrebbe succedere? Come si risolveranno le cose, se si risolveranno? E cosa farà Draco? Cosa sarà costretto a subire Scorpius?
Lo scoprirete leggendo, e, mi raccomando, recensite!!!

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Capitolo 12
*** Caccia all'alleata. ***


***Astoria Greengrass***
Prese una valigia e la riempì con le sue cose con un colpo di bacchetta, furiosa. Voleva andarsene, lasciare quella maledetta casa, che lei non aveva mai amato. Fuggire da quel marito odioso che l’era stato imposto dai genitori.
“Come ha osato” pensò, furiosa, prima di smaterializzarsi davanti al manor dei suoi genitori.
Lo odiava. Draco quel giorno l’aveva rimproverata di non essere ne una brava moglie, ne una brava madre. Sapeva di essere inesperta, e non lo negava, ma le sue parole, sincere o meno, la ferivano. L’aveva accusata, dicendo che il figlio non sarebbe tornato a casa per colpa sua, che non era una brava madre, che lo ignorava totalmente, e, in più, era uno schifoso codardo.
Ma, in cuor suo, nonostante tutte le cattive parole del marito, sapeva benissimo che non era così. Amava Scorpius con tutto l’animo, con tutto il cuore stesso, ma, se sembrava distante o indifferente, era colpa solo dell’istruzione che i genitori, che amava, le avevano dato, e il semplice fatto che, pur amandolo, non riusciva a stargli vicino. Perché era figlio di Draco, un purosangue che con lei era sempre stato indifferente, freddo e distaccato.
Ma gliel’avrebbe fatta pagare, e con gli interessi, se l’aveva giurato sul suo sangue purissimo.
Si smaterializzò davanti la casa dei suoi genitori, quella che fin da bambina aveva sempre amato.
 
***Draco Malfoy***
Si smaterializzò davanti alla porta di Hogwarts, subito dopo aver avvertito il figlio, dicendo che doveva sbrigare delle commissioni urgenti. Si diresse con passi veloci fino all’ufficio della preside, e le chiese l’indirizzo dell’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, sostenendo che voleva discutere dell’andamento di Scorpius nella sua materia.
Poi si smaterializzò nuovamente nei pressi dell’abitazione indicatagli, e bussò alla porta di quella casa che un tempo, pensò, doveva essere bellissima, mentre ora era rovinata, le mura sporche, il cancelletto arrugginito, come la maniglia della porta.
Quando nessuno gli venne ad aprire, chiese alla vicina, una donna dall’aria gioviale, con i capelli corti e ricci, scuri.
:-Sa per caso se la signorina che abita nella casa accanto è uscita?-chiese l’uomo biondo.
:-Non so…quella casa non è più abitata da tanto tempo, signore-rispose lei. –Conoscevo bene la famiglia. Ricordo perfettamente ogni cosa, come se fosse successa ieri. Ricordo il matrimonio della signora Parking, sa, era bellissima, nel suo abito bianco in stile impero. Però ricordo anche che c’era una ragazzina sui nove o dieci anni, con i capelli scuri, che portava le fedi, indossava un abitino color cipria, somigliava molto alla madre. Scommetto che è la figlia di un altro uomo, in quanto non somiglia per nulla all’uomo che la madre ha sposato. Non so come quell’uomo abbia accettato di sposarla, sapendo che aveva una figlia. Povera cara, quella  ragazza ora ha tante responsabilità che le gravano sulle spalle, deve fare tutto da sola. Il padre è morto pochi anni fa, il bambino aveva si e no cinque o sei anni, e ora la madre è in ospedale, un attacco di cuore, sa, problemi cardiaci. Forse qualche malattia. Fatto sta che quella ragazza, venuta così dal nulla insieme alla madre, era molto particolare. Ogni tanto la sentivo parlare in giardino in una lingua sconosciuta, sibilante, probabilmente giocava. Ora so che la ragazza lavora in una scuola privata, un collegio, o roba simile, ma non ho capito bene dove. Poi è tornata per Natale, ma non per passarlo qui, e mi ha chiesto di innaffiare le piante in sua assenza, proprio come quando lavora, tutto l’anno, dicendo che sarebbe stata a casa un suo collega, un certo Weasell…o no scusi, Weasley.
:-La ringrazio signora, è stata di grande aiuto per me-rispose l’uomo, cordialmente, prima di smaterializzarsi alla Tana. Arricciò il naso, vedendo quella che per lui non era altro che una puzzolentissima catapecchia, ma bussò comunque alla porta di quelli che lui chiamava “traditori del proprio sangue”, ben deciso a trovare un alleato, dare al figlio qualcuno che tenesse a lui almeno un po’.
:-Salve-disse una donna grassoccia e con i capelli rossi che si stavano un po’ sbiadendo, senza nemmeno guardare chi fosse. Quando però vide l’uomo biondo, incontrando i suoi occhi grigi, come l’argento liquido, il suo sguardo s’indurì.
:-Malfoy-disse lei, dura.
:-Signora Weasley-disse lui cordialmente, cancellando i pregiudizi del sangue.
:-Entra-disse lei, un po’ stupita.
:-Chi era alla porta, Molly?-chiese un uomo seduto su una poltrona, con i capelli rossi e gli occhiali sul naso.
:-Il figlio di Lucius Malfoy, Arthur-rispose lei.
:-Salve signor Wasley-disse l’uomo biondo. –La vedo in salute.
:-Salve Draco-lo salutò educatamente il signor Wasley. –Come possiamo aiutarti, ragazzo? Dubito fortemente che questa sia una visita di cortesia.
:-Purtroppo è così, signore-disse Draco. –Volevo sapere se uno dei vostri parenti per caso lavora ad Hogwars come insegnante.
Arthur ci rifletté un minuto, quando Molly disse:-Arthur, credo che si riferisca a nostro nipote, sai, Louis. Bill mi ha detto, qualche anno fa, tutto fiero, che il figlio aveva trovato lavoro alla scuola come insegnante di incantesimi.
:-Allora è sicuramente lui-disse Arthur. –Ma perché lo vuoi sapere, se posso chiederlo?
:-Vorrei sapere, se è lecito, dove abita. Una mia amica dovrebbe essere la, è ho un bisogno disperato del suo aiuto, sa, per mio figlio, Scorpius.
:-Non sapevo che avessi un figlio, Draco-disse Arthur. –Comunque, non ha proprio un indirizzo. Però si chiama Villa Conchiglia, nei pressi della costa di Tinworth, in Cornovaglia.
:-La ringrazio, signore-disse lui, salutando i coniugi Weasley con un cenno del capo.
Poi uscì e si smaterializzò, mentre un ghigno di soddisfazione gli incrinava il viso. Presto avrebbe trovato la donna che avrebbe potuto aiutare il figlio, oltre che lui. Avrebbe avuto la sua alleata, anche se lo terrorizzava a morte.
 
Nota dell'autore: Salve, salve, ecco il mio nuovo capitolo. Siete contenti, carissimi lettori? Due capitoli in un giorno!
Allora, Draco sta cercando disperatamente, anche se terrorizzato, colei che lo minaccia. E cosa gli chiederà dopo? Cosa succederà? Continuate a leggere e lo scoprirete!
E ora, infine, vorrei ringraziare Persaneisuoiocchi per la sua recensione bellissima. Seguiamo il suo esempio, ok?
Un bacio, e buonanotte. 
 

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Capitolo 13
*** La proposta di Malfoy. ***


***Astoria Greengrass***
:-Salve, figliola-disse il padre, invitandola ad entrare.
:-Padre-disse lei cortesemente, a mo’ di saluto. Il padre la fece accomodare sul divano verde del salotto e chiamò un elfo, facendosi portare un the caldo.
:-Che ci fai qui?-chiese l’uomo, sorseggiando il suo the. –Non dovresti essere a casa di tuo marito, Draco?
:-Draco mi ha profondamente offesa, padre-spiegò lei, mentre faceva cadere due zollette di zucchero nel the.
:-Come? Ti ha tradito? Sappi, figlia, che questo non giustifica il tuo comportamento. Sai benissimo che il contratto non prevede fedeltà-disse l’uomo, calmissimo.
:-No, padre-disse lei. –Molto peggio. E il contratto non dice nulla su questo. Mi ha accusata di non essere una buona madre e moglie, quando ho fatto il possibile per essere perfetta.
:-Beh, no-n cambia nulla, Astoria-disse lui, guardandola negl’occhi, severo. –Devi tornare a Villa Malfoy.
:-Lo so, padre-disse lei. –Ti chiedo solo del tempo, tutto qua. Poi tornerò a Villa Malfoy.
:-Bene-si limitò a dire il padre.
Finirono in silenzio il loro the, poi Astoria si scusò, alzandosi per andare nella sua vecchia stanza.
 
***Draco Malfoy***
:-Finalmente!-esclamò, soddisfatto, Draco Malfoy. Dopo moltissime ricerche, era finalmente a Villa Conchiglia, e non gli era sfuggito il motivo di quel nome. La casa era una villetta coperta di conchiglie.
Bussò  alla porta, e una ragazza con i lunghi capelli biondi, raccolti in un alta coda, e gli occhi azzurri come l’immensità del cielo. L’uomo notò che indossava abiti babbani: una felpa grigia e i jeans neri.
:-Salve-disse la ragazza. –Come posso aiutarla?
:-Salve, sono Draco Malfoy, sto cercando una signorina di nome Jane Parking, mi è stato detto che è qui.
:-Oh, si-disse lei. –Mi segua.
Lo fece accomodare nell’accogliente salottino, e lui aspettò pazientemente che scendesse la ragazza.
La ragazza bionda scese, seguita a ruota da una visione celestiale, una fanciulla dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi, la pelle bianca, diafana, le labbra scarlatte e piene, che indossava una semplice maglietta rossa, lunga i leggins neri, aderenti. La ragazza bionda li lasciò soli senza dir nulla, e Draco osservo la sua futura alleata, terrorizzato, ma motivato.
:-Salve, signor Malfoy-disse la ragazza, guardandolo negl’occhi. –Cosa vuole?
:-Ho bisogno d’aiuto-disse lui, ammaliato dal suono argentino e tintinnante della sua voce. –Per mio figlio Scorpius.
:-Ah-disse lei, mordendosi il labbro, mentre lui l’osservava, incantato anche da quel suo movimento. –E come potrei aiutare suo figlio?
:-Non sono proprio il padre perfetto-rispose l’uomo biondo. –E, visto la nostra ultima…chiacchierata, penso che lei potrebbe volergli bene. Ho bisogno di un’alleata.
:-Non sono il massimo degli alleati, signor Malfoy-disse lei. –Non so se è il caso.
:-Sua madre, Astoria, è tornata dai suoi genitori-disse Draco. –E Scorpius non lo sa, non voglio rovinargli le vacanze, ne l’esistenza. Vorrei convincere Astoria a tornare, ma ho bisogno di tempo. Astoria non è quasi mai in casa, quindi non dovrebbe essere troppo difficile non farlo notare, e Astoria sarà costretta a tornare, la Vigilia, a meno che non abbia l’appoggio dei genitori, e allora dovrò inventarmi una qualche scusa.
:-Insomma, mi sta chiedendo di mentire, signor Malfoy-disse lei, fredda come il ghiaccio. –A Scorpius, uno dei miei allievi, a cui inoltre voglio molto bene.
:-Non proprio-disse l’uomo. –Solo non voglio farlo soffrire.
La ragazza sospirò, prima di chiedere:-Cosa dovrei fare, esattamente?
L’uomo biondo nascose un ghigno di soddisfazione:- Passare almeno un’ora da noi, al giorno, nelle vacanze Natalizie, e, se possibile, le vacanze estive da noi. Perché Scorpius possa avere intorno una persona amica, qualcuno che sappia dargli amore, cosa che io, purtroppo, pur volendogli un bene dell’anima, non riesco a fare.
La ragazza lo guardò, pensierosa, e disse:-Io accetterei, ma non voglio mentire a Scorpius.
:-Lei non dovrà mentirgli, sono non dirgli nulla-la rassicurò Draco
:-Non potrei comunque, devo badare a mio fratello, e alle spese per mia madre, alla mia casa, l’affitto, e le bollette…-disse Jane.
:-Non c’è problema, per quello. Suo fratello e sua madre possono benissimo alloggiare nel Manor, insieme a lei. E potrei anche pagarla. Cinquecento galeoni al giorno d’estate, cento all’ora nelle vacanze natalizie.
Vide la ragazza che ci pensava intensamente, prima di rispondere:- Accetto.
E a quel punto non nascose più la sua soddisfazione, e sorrise.
 
***Jane***
Stava leggendo, quando Dominique entrò nella stanza, affannata.
:-Che c’è, Dominique?-chiese Jane.
:-Un certo…Malfoy…per te, in salotto…-disse la bionda, e subito Jane si alzò, scendendo le scale velocemente, preceduta da Dominique.
Sbiancò, quando lo vide. Cosa ci faceva li? Voleva parlarle, per quello che gli aveva rivelato? L’avrebbe svelato a qualcuno? Voleva ricattarla? Sospirò di sollievo, quando scoprì che, in realtà, non era nessuno dei quei motivi. Voleva che passasse l’estate e un’ora al giorno delle vacanze natalizie con Scorpius. All’inizio pensò di accettare, quando si ricordò che avrebbe dovuto mentirgli, ma l’uomo, determinato, le promise vitto e alloggio per lei e la sua famiglia, oltre che cento galeoni all’ora d’inverno e cinquecento d’estate. Pensò di rifiutare, ma accettò. Non aveva scelta, spesso i suoi risparmi non bastavano a pagare tutto, scuola compresa, e sua madre aveva bisogno di visite e medicine costose.
Draco Malfoy sorrise soddisfatto, dicendogli di presentarsi domani. Quando uscì, Louis e Dominique la raggiunsero, ancora seduta sul divano. Non riusciva a credere a quello che era appena successo. Lo raccontò agli amici, ancora sconvolta, e loro non furono da meno.
:-Quello è Draco Malfoy-le ricordò Louis. –Stai attenta, potrebbe nascondere qualcosa.
Lei annui, e poi si alzò, per tornare in camera sua, a leggere, quando, però, non riuscì a leggere nemmeno una riga del suo libro.


 
Nota dell’autore: Salve, buonasera. Ecco il mio nuovo capitolo, spero vi piaccia! Ho aggiunto anche la foto di Dominique!
Allora, Draco è riuscito a trovare Jane, e lei ha accettato. Cosa succederà dopo, nel  Malfoy Manor?
Lo scoprirete leggendo, e, soprattutto, recensite.
Un bacio, e buona lettura.

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Capitolo 14
*** Malfoy Manor. ***


Jane si alzò alle sette in punto per la colazione, e fece una doccia veloce, asciugandosi in fretta con l’incantesimo Foveo, producendo un getto d’aria calda, ed indossò qualcosa di normale, dei jeans e una maglietta lunga, a strisce orizzontali, blu e bianca, per poi smaterializzarsi di fronte al Malfoy Manor.
Suonò ed una piccola elfa, Honey, le aprì, conducendola in un ampio salone dove un uomo biondo con gli occhi grigi la stava ovviamente aspettando.
:-Buongiorno, signor Malfoy-disse la ragazza, per pura cortesia.
:-Buongiorno, signorina Parking-disse l’uomo. –Si sieda, prego.
E, pur con riluttanza, Jane si sedette nella poltrona verde, accanto a quella dell’uomo biondo. Osservò bene la stanza. Era un piccolo salotto con le pareti verde smeraldo come le poltrone al centro della stanza, che circondavano un tavolino di legno scuro.
:-Tazza di the?-chiese il signor Malfoy con fare gentile.
:-Oh, si, grazie-accettò lei, prendendo una tazza bianca finemente decorata e vi aggiunse una zolletta di zucchero. Stava per berlo, quando si ricordò quello che le aveva detto Louis la sera prima, ed aspettò che anche l’uomo sorseggiasse quella bevanda calda, e, vedendolo bere tranquillamente, cominciò anche lei a sorseggiare il suo the.
:-Devo dire, signorina Parking,  che apprezzo molto la sua puntualità, quasi quanto la sua ottima educazione-disse l’uomo. –Ma preferirei che d’ora in poi ci dessimo del tu.
La ragazza annuì, posando la tazzina, che tintinnò al contatto con il piattino di porcellana.
:-Scorpius è di sopra, se vuole vederlo-disse l’uomo, sorridendo con gentilezza. –Ma è presto, è venuta con dieci minuti di anticipo, quindi credo che abbiamo ancora un po’ di tempo per parlare, se vuole.
:-Certo-disse lei. –E vorrei sapere, Draco, se lui è al corrente di tutto questo, se sapeva ieri che oggi sarei venuta.
:-No, dovrebbe essere una sorpresa-disse lui.
:-Bene-disse la ragazza. –E, vorrei porgerle un ultima domanda.
:-Certo, chiedi pure-disse l’uomo che aveva cominciato a darle del tu anch’egli.
:-Il mio segreto-disse lei, preoccupata. –Sarà al sicuro?
:-Una tomba, Jane-disse lui. –Farò il possibile perché il suo segreto rimanga al sicuro, e giuro di non rivelarlo. Se vuole, possiamo stringere un voto infrangibile.
:-Non c’è il terzo, Draco, e non lo ritengo necessario-disse lei, fulminandolo con lo sguardo. –Mio padre faceva già abbastanza paura da solo.
:-Già-disse lui, ghignando. –Ma come ci si sente, se posso chiederlo, ad essere la figlia del più grande assassino del mondo magico?
:-Come sta sua moglie, Draco?-chiese lei, con un sorriso maligno, per nascondere lo sconforto che le era preso, e per farlo pentire della sua domanda. E fu soddisfatta, vedendo l’uomo rabbuiarsi.
:-Non lo so-ammette lui, rosso di vergogna. –E ti vorrei chiedere scusa per questa mia domanda invadente.
:-Bene-disse lei, fulminandolo con un occhiata tagliente come la lama di un coltello. –Ora, se non le dispiace, dovrei andare da suo figlio Scorpius.
E detto questo, si alzo, per salire le scale, alla ricerca di una delle tante stanze di quell’enorme abitazione.
***Draco Malfoy***
La vide entrare e la invitò a sedersi, porgendole una tazza di the, cercando di non mostrarsi infastidito, vedendola attendere, titubante, come se ci avesse messo del veleno dentro, cosa che, tra l’altro, era anche comprensibile. Insomma, chi non vorrebbe versare del veleno mortale in una tazza di the della figlia del Signore Oscuro?
Anche se non lo diede a vedere, faceva fatica a trovare le parole. Draco non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile che quella ragazza, qualunque fosse la sua tenuta, riuscisse sempre ad ammaliarlo in tal modo. Forse era per la voce, il portamento, o anche solo per la sua vera bellezza, sia fisica che, da quanto per ora aveva lasciato intravedere, anche caratteriale, ma non ne era sicuro. Era sicuro solo di una cosa: quella ragazza, appena ventitreenne, gli faceva uno strano effetto, che nessuna donna gli aveva mai fatto. E lo spaventava a morte.
 
***Jane***
Salì le scale e incontrò di nuovo la piccola elfa, che stava portando un enorme cesto di vestiti da lavare.
:-Ciao, Honey-la salutò Jane, educata e cordiale. –Potresti dirmi qual è la stanza di Scorpius?
:-Oh, la stanza del signorino Scorpius è l’ultima a destra, signorina, non si può sbagliare, è l’unica di legno chiaro.
:-Vuoi una mano, Honey?-chiese lei, vedendola in difficoltà.
:-Oh, che gentile, la signorina, si preoccupa per Honey!-esclamò lei, con gli occhi pieni di lacrime. –No, Honey non ha bisogno di aiuto, signorina, vada pure.
:-Sei sicura?-chiese lei.
:-Si, signorina, Honey è sicura-disse, prendendo nuovamente il cesto e scendendo le scale con fatica.
Jane si diresse verso destra, e vide l’unica porta con il legno chiaro, e bussò. Una voce maschile, ma ancora giovane, le diede il permesso di entrare con un tenue “avanti”.
:-Ciao, Scorpius-disse lei, sorridendo.
:-Salve, signorina Parking-la salutò il ragazzo biondo. –Come mai è qui?
:-Prima di tutto, Scorpius, io fuori da scuola sono Jane-disse la ragazza, ammonendolo con dolcezza, sedendosi sul letto, rosso. Osservò con attenzione la stanza: era tutta in rosso e oro. “Scommetto che questa è l’unica stanza rossa della casa” pensò. “Probabilmente è stato Scorpius a insistere”.
:-Va bene, Jane-disse lui, sorridendo. –Ma come mai è qui?
:-Non mi andava di passare le vacanze ad annoiarmi-disse lei. –Così sono venuta qui. E tuo padre è entusiasta, oserei dire. Davvero entusiasta.
:-Era davvero contento che lei fosse qui?-chiese il ragazzo, stupito.
Jane annuì, sorridendo:-Sono venuta perché ho pensato che…potremmo diventare amici. Ti capisco. Io te ci somigliamo moltissimo, sai?
Il ragazzo sorrise, e Jane rimase con lui, a chiacchierare, per un’ora intera, fino a che fu costretta, a malincuore, a tornare a Villa Conchiglia.
 
***Scorpius***
Non si aspettava nulla di particolare, quel giorno. Probabilmente, come in tutte le sue giornate al Manor, sarebbe stato tutto il giorno in camera sua, a leggere per passare il tempo. Così non poté fare a meno di stupirsi, vedendo la sua insegnante preferita entrare nella sua stanza. Confuso, le chiese come mai fosse qui, e sorrise alla donna.
Era felice, anche oggi. Passò un’ora intera a chiacchierare con la sua insegnante, ora sua amica. E non poté fare a meno di sentirsi felice e fortunato.
 
***Draco Malfoy***
Draco, un po’ curioso, si alzò dalla poltrona del suo studio, e si diresse nella camera del figlio, e li vide. Lei, con quella sua bellezza radiosa, che chiacchierava allegramente con Scorpius, sorridente e felice.
E sorrise, sapendo di aver fatto la scelta giusta, nonostante il suo terrore. Perché finalmente vedeva Scorpius sorridere, in quei giorni.


Nota dell'autore: Salve, salve. Mi scuso per il ritardo, sono sicurissima che siete ragionevoli, per cui, abbassate quei forconi. Ho avuto dei problemi a casa, in più ci si sono aggiunti il concerto di fine anno e il saggio di danza. Mi scuso nuovamente.
Allora, oggi abbiamo visto lo strano rapporto che si sta creando tra Jane e Scorpius. E Draco è terrorizzato da qualcosa. Sarà solo la paura per la figlia di Tom Riddle?
Lo scoprirete leggendo . Un bacio, e, per favore, recensite.

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Capitolo 15
*** Dolori al cuore. ***


Mancavano solo sette giorni alla Vigilia di Natale. Jane era stata licenziata appena due settimane prima dal suo vecchio datore di lavoro, il signor O’Malley, suo superiore, di un locale nel mondo magico. Era stata licenziata per aver schiantato un cliente che aveva tentato di baciarla, ubriaco.
Jane era uscita, nella speranza di trovare un altro lavoro, per dare alla sua famiglia da mangiare. Il piccolo Charlie, un tempo forte e allegro, era triste e smunto. Aveva solo nove anni. E lei desiderava soltanto fargli tornare il sorriso. Sapeva di avere poco tempo, ma voleva dare un Natale alla sua famiglia.
Provò di tutto, come cassiera al supermercato, barista, giardiniera, venditrice di limonata, ma niente. Non riusciva a trovare i soldi, in quel periodo. Le restavano solo due cose: la prostituzione o l’elemosina. Non sapeva perché ma, nonostante i suoi voti altissimi in tutte le materie di Hogwarts, e le sue lauree, non riusciva a trovare un lavoro magico decente.
Così, a una settimana dal Natale, scoraggiata, entrò nel bar vicino alla stazione dell’autobus.
Il suo capo, il signor O’Pinney, era un cinquantenne scorbutico, con i capelli biondo sporco, unti ,e, quasi sempre, ubriaco. Le sue camicie portavano sempre le macchie dell’alcool.
Quando l’aveva vista, aveva detto, scrutandola:-E tu, dolcezza? Che ci fa una bellezza del tuo genere in questo vecchio bar puzzolente?
Era tutto vero. Quel bar era fatiscente, e lurido, ma, per qualche strano motivo, frequentato, anche se da ubriaconi come il proprietario. Cosa ci faceva lei lì?
:-Voglio un lavoro-disse lei, sicura di se.
:-E come mai cerchi qua?-chiese l’uomo. –Dalla faccia che hai, sembri una signorina purosangue piena di lauree, e così via.
:-Purosangue?-ripeté lei, stupita. –Credevo che questo fosse…lei è un…
:-No, dolcezza-disse lui. –Io sono un magonò. L’ho riconosciuta per quello che tiene nella tasca dei jeans.
:-Oh…-disse lei, stringendo la bacchetta. –Credevo che fosse un bar babbano-disse lei.
:-Ed è ciò che voglio far credere-disse lui. –Nessuno nel mondo magico apprezza i magonò.
:-Io non ho nulla contro di loro, signore-disse lei.
:-Beh, vada a cercare lavoro altrove-disse lui. –Questo posto non è per i purosangue spocchiosi.
:-Non sono una che fa distinzioni di sangue-disse lei. –Non sono una riccona.
:-Beh, in ogni caso, non posso assumerti-disse lui. –Tra cinque giorni dovrò chiudere.
:-La prego-disse lei. –Devo farlo. Devo dar da mangiare a Charlie. Per favore.
:-Chi sarebbe Charlie?-chiese lui.
:-Il mio fratellino-rispose lei. –Ha solo nove anni, mia madre non riesce a coprire tutto da sola. La prego.
:-Beh…-disse lui. –Se si accontenta di fare la cameriera qui, per soli cinque giorni…
Lei sorrise, dopotutto, era oltre tutto quello che poteva sperare, ed accettò. La paga non era buona, solo di dieci sterline all’ora, così era costretta a lavorare di mattina, pomeriggio e sera, fino a tarda notte, con solo quindici minuti di pausa, per il pranzo. Scoprì, di mala voglia, che quel bar, la sera, diventava un pub, venti volte più frequentato rispetto alla mattina, e molti dei clienti, ubriachi, cercavano in tutti i modi possibili di baciarla e di possederla, trascinandola nel bagno. Ma c’era una nota positiva in tutto ciò: il barista untuoso, Stanley, non trovava nulla da ridire quando l i schiantava con un incantesimo non verbale o con la magia involontaria, senza far vedere la bacchetta.
L’ultimo giorno fu il più fruttuoso, per tutti gli sbronzi che le lasciavano mance abbastanza alte, ma anche il più triste: infatti, mentre portava un drink alcolico al tavolo quattro, si accorse di un uomo, sulla ventina, con i capelli scuri e gli occhi marroni, che, pazientemente, aspettava. Sembrava fuori posto, quella sera, in mezzo a tutti quegli ubriaconi. Dopo aver consegnato il drink, si diresse verso il bancone, dov’era seduto uomo.
:-Buonasera-disse lei, prendendo il blocco degli appunti dove scriveva le ordinazioni. –Cosa posso portarle?
:-Il drink più forte che avete-rispose l’uomo, alzando lo sguardo, e notò che aveva gli occhi lucidi.
Lei gli portò ciò che aveva chiesto, e capì che non era abituato all’alcol, perché subito iniziò a piangere sul bancone, ubriaco.
:-No, non voglio, non è successo nulla…-mormorò lui. -Per favore…
Guardandolo piangere in quel modo, si chiese cosa gli fosse successo. L’uomo rimase fino a che non fu quasi ora di chiudere, e tutti, ormai, erano andati a smaltire da qualche parte.
L’uomo continuava a singhiozzare sommessamente, e, quando si avvicinò, confusa, non sapendo cosa fare, gli poggiò la testa sulla spalla, continuando a piangere, e gli spiegò tutto, guidato dall’alcool.
:-Non voglio…-ripeté, guardandola negl’occhi, piangente. –Perché? Perché mi vuoi lasciare, Mareth?
:-Non sono Mareth, signore-disse lei, provando compassione: era solo un uomo innamorato. –Mi dispiace.
:-Lo so, Mareth, ho sbagliato, lo so…-mormorò, prendendole le mani. –Non mi lasciare, ti prego…
:-Shh-disse lei, stringendogli la mano, capendo che, in quel momento, capendo che era come un bambino, in quel momento. –Dove abiti?
:-Mareth…-ripeté lui, non sentendola. Così, di malavoglia, fu costretta a guardare nel suo portafogli, notando che era pieno di soldi, ma non prese nulla, a parte la carta d’identità, che rispose subito dopo nel portafogli. Aveva bisogno di denaro, ma non era una ladra.
Gli prese il cellulare dalla tasca, cercando nella rubrica qualcuno che potesse aiutare l’uomo, e trovò il numero della ragazza che, a quanto pare, si chiamava Mareth, tra l’altro, un nome insolito.
Schiacciò il tasto di chiamata, e nessuno rispose: la sua chiamata era stata ignorata. Così si diresse ad una cabina telefonica, e compose il numero.
Una donna con una voce tremante rispose:-Pronto?
:-Salve-disse Jane. –Lei è la signorina Mareth?
:-Si-rispose la ragazza, sempre con un tono tremante, come se avesse pianto. –Chi è lei?
:-Jane Parking, la cameriera di un bar-rispose Jane. -Potrebbe venire in Roder Street, per favore, alla fermata dell’autobus?-chiese lei. –Qui c’è un suo…amico. Si chiama Robert Jhonson, non sta bene e non so dove abita, potrebbe venire a prenderlo, per cortesia?
:-Si-disse lei, prima di attaccare. Aspettò mezzora, e intanto, l’uomo, continuava a farneticare, prima che una donna con i capelli rossi scendesse da un motorino.
:-Salve, sono Mareth-si presentò. –Dov’è Robert? Cos’è successo?
:-Non sta bene-disse lei. –Ed è dentro quel bar puzzolente.
Mentre la conduceva verso il bar, la ragazza chiese:-Chi sei?
:-Te l’ho già detto, Mareth, se posso darti del tu-disse Jane. –Sono solo una cameriera che ha assistito alla scena.
:-Ah-disse lei. –Non avete…?
:-No-la rassicurò freddamente Jane, prima di scoppiare in una risata. Mareth la guardò come se fosse pazza.
:-È strano-spiegò lei. –Lavoro in questo bar puzzolente da cinque giorni, e, in questo lasso minimo di tempo, quasi tutti ci hanno provato con me, tentavano di baciarmi, di farlo con me, e tutte le volte, si prendevano solo una bella pizza in faccia, oltre che uno schianto verso il muro. Eppure lui non l’ha fatto, è stato l’unico che non ci ha provato.
:-Cos’è successo?-chiese di nuovo Mareth, preoccupata.
:-L’uomo mi ha chiesto di portargli il drink più forte, e l’ha bevuto, ubriacandosi subito. Poi ha cominciato a piangere sul bancone, dicendo che non era successo niente, che aveva sbagliato, e mi ha chiamata Mareth, come te. Ha parlato di te tutto il tempo, non vuole lasciarti.
:-E perché non dovrei?-chiese lei. –Mi ha tradito, l’ho visto. Stava baciando una sua collega, Jenny.
:-Beh, non sembra così-disse lei. –Dice che non è successo nulla, e gli ubriachi dicono sempre la verità. Sempre. Ha parlato solo di te, ti ama. Io gli darei un’altra possibilità. Parlaci, quando sarà sobrio.
:-Tu dici?-chiese la ragazza, con voce tremante.
:-Si-rispose lei. –Va a tutti un’altra chance. Portatelo a casa, per favore.
Lei annuì, e non la vide mai più. Però, la mattina dopo, il ventitré Dicembre, arrivò un pacco per lei con la posta celere. Lo aprì, e vide un sacchetto, con un biglietto.
Ti ringrazio, Jane, per la tua pazienza, e per averci fatto da psicologa” c’era scritto.
Aprì il sacchetto, e quello che trovò la stupì non poco: circa quaranta sterline, e un l’altro biglietto.
“Per averci fatto tornare insieme”, e la firma di Robert e Mareth.
Jane sorrise, e non per i soldi. Era riuscita a fare qualcosa di buono, e ora, aveva anche la possibilità di dare un Natale a Charlie.
Comprò tutto l’occorrente, trovando tutto per miracolo, visto che era tanto tardi.
E Charlie ebbe il suo Natale, quell’anno.

Jane era appena uscita dal Malfoy Manor, e si smaterializzò al San Mungo, presa dalla nostalgia. Non voleva lasciarla sola.
Si fece accompagnare fino alla sua stanza, la 134. E la vide. La sua mamma, un tempo gioviale, respirava a malapena, ma era viva, stava dormendo.
:-Quali sono le diagnosi?-chiese al medimago che la seguiva, un uomo di circa trentasei anni, con i capelli castani chiari, brizzolati e gli occhi grigi.
:-Ha un tumore maligno al cuore-rispose lui.
:-Potete salvarla?-chiese.
:-Si-disse lui. –Però prima dovremo fare altri esami, prima di cominciare la terapia.
:-Come sarebbe a dire?-chiese lei.
:-Potrebbe avere un altro tumore, al seno-disse lui. –Non sappiamo se è benigno, ma lo speriamo. Ma dovremo anche farle delle analisi per capire la natura del tumore, visto che sua madre, da quanto ci ha detto, non fumava. Potrebbe anche avere malattie particolari, o una carenza di difese immunitarie grave.
:-Si, certo-disse Jane. –Si occupi di lei, per favore.
:-Faremo il possibile-disse l’uomo, prima di lasciarla sola, con una lacrima che le rigava il volto.



Nota dell'autore: Salve, ecco il nuovo, atteso capitolo. Mi scuso per il ritardo, -per farmi perdonare ho aggiunto la foto di Mareth-, ma il vecchio Henry non ne voleva sapere di ripartire, ma ora è a posto.
Ora, le cose importanti, un avviso urgente: purtroppo per la mia fanfiction, io parto tra poco per la Puglia, e non so se potrò aggiornare, quindi non aspettatevi nuovi capitoli fino a Settembre, anche se non è detto. I'm sorry, mi farò perdonare, promesso.
Allora, abbiamo scoperto una striscia del passato di Jane, che ho voluto aggiugere, in quanto si sta avvicinando il Natale con la famiglia Wasley.
In più, ora sappiamo anche cos'ha la madre, un tumore al cuore, derivante da una qualche, possibile malattia, avvicinandoci così ad un momento cruciale. Un passo in avanti!
Allora, voglio ringraziare Persaneisuoiocchi per la sua recensione, e invitare tutte voi belle gioie a recensire.
Un bacio

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Capitolo 16
*** Problemi dolorosi. ***


Jane si alzò lentamente dalla sedia, e, salutando cortesemente il medimago, si congedò, smaterializzandosi direttamente  a casa Weasley.
 Bussò alla porta e le aprì proprio Louis, il suo amico, che, quando la vide, le chiese:-Jane, ho saputo che hai fatto visita a tua madre oggi…com’è andata?
Lei lo guardava con uno sguardo pieno di tristezza e disperazione, ma rispose con un vago “Al solito”, e si diresse direttamente nella sua stanza, senza nemmeno salutare gli altri. Era un posto in cui sperava di rimanere sola, non voleva parlare con nessuno. Si sedette sul suo letto e cominciò a piangere, il viso nascosto dalle mani bianche da pianista. Li, almeno, in solitudine, poteva sfogare tutto il suo dolore. Non voleva che la madre morisse. Lei era la sua famiglia, dopotutto. Lei e Charlie erano le uniche persone che le rimanevano. Non poteva permettere che morisse. Non così. Anche nel mondo magico il cancro era una malattia difficile da curare, e, purtroppo, non tutti ce la facevano. Purtroppo, la magia non sempre era un rimedio a tutto.
Poco dopo, bussò alla sua porta Louis, preoccupato:- Ehi, Jane? Tutto bene li dentro?
:-Si…certo-disse lei asciugandosi le lacrime con la mano. Le faceva piacere che Louis si preoccupasse per lei, ma voleva stare da sola. Non se la sentiva di stare in mezzo alla gente.
:-Posso entrare?-chiese Louis, con un tono gentile.
:-Certo-disse lei, semplicemente.
Quando Louis entrò, si stupì di quello che vide. Gli occhi della ragazza erano rossi dal pianto, le guance rigate dal segno delle lacrime, molto più pallide del solito. Aveva proprio una brutta cera, lo sapeva.
:-Ehi-disse Louis. –Ti senti male?
Lei scosse la testa, mentendo nuovamente:-No, tranquillo.
:-Mia madre voleva sapere se scendi a cena-disse lui.
:-No, grazie. Sono molto stanca-rispose lei, cercando di mantenere il suo autocontrollo. Non voleva dargli un peso con il suo problema, non era il caso.
:-Ok-disse lui, semplicemente. –Se ti serve qualcosa…
:-Ok…-rispose lei, congedandolo definitivamente. Louis non infierì, capendo che aveva bisogno di stare sola per un po’.
E riaffondò il viso nelle sue mani, ricominciando a piangere, mentre la porta si chiudeva con un rumore secco ma lieve.
 
***Draco Malfoy***
:-Scorpius, io esco! Torno presto, ok?-avvertì il figlio.
:-Si, padre-disse il figlio. Draco si chinò, e gli scompigliò i capelli a mo’ di saluto. Il figlio sorrise: non lo faceva mai, non era mai così affettuoso.
:-Tornerò per pranzo-disse, prima di uscire dal Malfoy Manor. Passeggiando, si fermò da un fioraio, e comprò delle orchidee bianche, i fiori preferiti da Astoria, sperando che l’addolcissero un po’. Era il momento di convincerla a tornare a casa.
Si smaterializzò davanti al Manor dei Greengrass, e bussò alla porta, incerto, stringendo in mano i fiori.
Gli aprì un elfo domestico, che disse, un po’ intimorito:- Oh, salve, padron Malfoy. Cosa può fare Tilly per lei?
:-Cerco Astoria, Tilly-disse l’uomo biondo. –È in casa?
:-Certo, padron Malfoy-disse l’elfo. –Entri in casa, avviso immediatamente la padroncina Astoria del suo arrivo.
Draco annuì ed entrò nel salottino, sedendosi su un immenso divano verde. Poco dopo tornò l’elfo, seguito da Astoria, che scendeva le scale con uno sguardo alto e fiero che le conferiva una bellezza stupefacente seppur austera, i capelli biondi legati in uno chignon, la carnagione pallida, gli occhi azzurri brillanti e pieni di fermezza.
:-Astoria-disse, con un tono di saluto, gentile ma freddo, porgendole il mazzo di orchidee.. –Ti ho portato dei fiori. Orchidee bianche, sono le tue preferite.
Lei si limitò a fissarlo, gelida come un ghiacciaio. Lui ritrasse la mano, velocemente, come una serpe a cui era stata pestata la coda: stava cercando un altro modo per assalire la preda, e aggirare l’ostacolo.
:-Perché sei qui?-chiese lei, rapida. –A cosa devo questa tua ingente visita?
:-Non posso semplicemente essere in visita?-domandò cordialmente Draco.
:-No-rispose lei, secca. –Un Malfoy non fa mai niente per niente, ricordi?
Lui annuì, e lei gli fece un segno, per farlo sbrigare. Voleva passare con quell’uomo il meno tempo possibile.
:-Lo sai, il perché-disse Draco, semplicemente, andando dritto al punto. –Sono qui per chiederti di tornare a casa.
:-E perché dovrei?-chiese la donna, fissandolo negl’occhi, con uno sguardo gelido.
:-Perché…sei parte della famiglia. Scorpius ti vuole bene…e gli manchi. Lo sai che è così-disse lui, quasi incerto.
Lo sguardo della donna si indurì ancora di più, quando sentì quelle parole, e rispose:-Tu menti. A me, a te stesso, e lo sai. Sei qui solo perché credi sia un tuo dovere.
:-Non…-provò a dire l’uomo, senza successo.
:-Non dire che non è così!-esclamò Astoria, interrompendolo. –Non osare! Lo sanno tutti! Sposarmi, avere…avere un figlio da me…e tutto solo per il tuo stupido senso di dovere.
Draco la guardava, e, nel tentativo di negare le sue parole, provò a ribattere, ma la donna glielo impedì:- E non è mai stato un problema, fino ad ora. Ma tu mi hai insultata, Draco. E io questo non lo accetto, non da te. Sono pur sempre una donna, prima donna, e poi sposa. Il fatto che ti abbia sposato non significa certo che io possa permetterti di dire tutto quello che ti passa per il cervello. Alla fine, ho ignorato tutto, ho avuto la forza di perdonare, perché, alla fine, ci potevo passare sopra. Ma non stavolta, Draco. Hai spesso attaccato il mio comportamento, mi hai spesso assalita con le tue offese, ma ho saputo mettere tutto da parte, in un cassetto. Ma ora è troppo tardi, il cassetto è pieno. Mai, mai, avevi osato, fino ad ora, insultare il mio comportamento da madre. E questo, Draco, mi ha ferita, e davvero. È una ferita parecchio profonda. Non so se potrò…mettere da parte questa cosa. Fattene una ragione. Questa volta, non mi bastano più i tuoi fiori e le tue annoiate richieste in nome della famiglia. Dimostrami che meriti di esser perdonato, e tornerò, e cercherò di trovare un altro cassetto. Dimostrami il contrario, di non meritare il mio perdono, e te ne pentirai amaramente. Sarò costretta a tornare a casa, certo, ma da me non otterrai mai più niente. Non una notte, non una parola, non un cenno. Nulla.
:-Cosa dovrei fare per convincerti?-chiese Draco.
:-Non lo so, vedi tu-rispose la donna. –Ma non mi sembra tanto difficile dimostrarmi un sincero pentimento per ciò che hai detto. Non mi basta più un contentino. E ora, per favore, vattene.
Lui annuì, alzandosi, e uscì, scompigliandosi i capelli, frustrato. Cosa avrebbe detto a Scorpius? Come l’avrebbe presa? Cosa poteva fare per convincere la moglie? Lui non lo sapeva, e questo non gli piaceva. Sicuramente non avrebbe fatto tornare Astoria con un anello o un bracciale, non quella volta.
E cominciò a pensare che era il caso di chiedere un ulteriore aiuto, per una volta. Non voleva più ritrovarsi da solo.
 
Nota dell’autore: Salve, salve! Allora, prima di uccidermi con quelle bacchette pronte a sferrare un potente avada kedavra, se non crucio, lasciatemi spiegare il motivo di questo enorme ritardo. Allora, prima di tutto, il modem si è praticamente fuso, e ho aspettato chissà quanto per poterlo sostituire. Inoltre, mia madre (accidentaccio a lei) ha deciso di curiosare nel mio computer (è peggio di piton con quella sua appendice nasale) e ha cancellato tutti i miei file, e, quindi, tutto ciò che avevo scritto durante le vacanze ha fatto puf! Si è volatilizzato, totalmente. E, come se non bastasse, l’inizio del V ginnasio mi ha massacrata, ho avuto pochissimo tempo anche per me stessa. Mi dispiace tantissimo. Ma questo capitolo è pieno di contenuti, io credo. Spero vi piaccia. E, per favore, recensite.

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Capitolo 17
*** L'incontro. ***


Jane, sentendo un lieve ticchettio provenire dalla finestra, si alzò e l’aprì, vedendo un elegante barbagianni nero picchettare con il becco sul vetro della finestra. Conosceva molto bene quel gufo. Slacciò la lettera allacciata ben stretta alla zampa dell’uccello, e l’aprì con impazienza, curiosa di sapere cosa poteva volere da lui Draco Lucius Malfoy.
Gentile Jane Parking,
ti sarei immensamente grato se domani ci potessimo incontrare al di fuori del Manor, scegli tu dove e quando. Ho l’urgenza di parlarti di una questione molto importante, e sarei davvero felice se potessi ancora una volta disporre del tuo aiuto e della tua gentilezza. Aspetto una tua risposta entro breve.
Sempre tuo debitore
                                                                                                                                                                            Draco Lucius Malfoy
 
Jane era confusa. Cosa poteva ancora volere da lei quell’uomo? Non lo sapeva, ma non era convinta. Eppure non aveva scelta, se avesse rifiutato, lui avrebbe sicuramente rivelato il suo segreto, e allora la sua vita sarebbe finita. Ed era inoltre curiosa di sapere cosa desiderava. Prese così la sua piuma e un foglio di pergamena.
Gentile Draco Malfoy,
se non fosse per ciò che lei sa, ora starei rifiutando il suo invito. Ma la mia curiosità mi spinge a sapere cosa  puoi  ancora volere da me. Incontriamoci domani stesso, alle dieci del mattino, davanti alla fermata dell’autobus di Camden Road per un caffé , conosco un buon locale dove discutere con calma.
Spero di vederti domani,
                                                                                                                                                                            Jane Parking
 
Jane sorrise. Aveva scelto un posto che lei conosceva bene, anche se vi era stata solo per poco tempo.
Sarebbe stata più sicura li, e, se necessario, avrebbe avuto la forza di dirgli di no.
 
***Draco***
La sera prima, dopo aver letto la lettera, era rimasto stupito. Era sicuro che stavolta gli avrebbe negato il suo aiuto.
Cercò quindi di non fare nemmeno un minuto di ritardo, arrivando così con dieci minuti di anticipo. Gli sembrò strano che avesse scelto un luogo simile, che lui riteneva così…squallido.
Poco dopo sentì il familiare crack della smaterializzazione, e vide Jane. Aveva un aspetto piuttosto disinvolto, casual e…babbano. Questo gli fece storcere  i denti. Indossava una maglia pesante nera con un maglione bianco di almeno due taglie più grandi e dei jeans neri a vita bassa.
:-Buongiorno-la salutò lui, rimpiangendo di non aver scelto lui il luogo d’incontro.
:-Beh, entriamo?-domandò lei, facendo un cenno con la testa per indicare il locale.
L’uomo annuì, ed entrarono insieme nel bar. Non poté fare a meno di constatare che quel luogo era piuttosto squallido, sporco, e mal frequentato. Lanciò uno sguardo insicuro al barista, un uomo dal naso lungo e i capelli unti, la camicia macchiata di vino.
Fissò a lungo Jane, che gli sorrise, e Draco li guardò, confuso, rimpiangendo di essersi vestito in modo tanto elegante.
:-Vedo che sei tornata, Jane-disse l’uomo.
***Jane Parking***
:-Come mai sei qui?-chiese l’uomo. –E con uno spocchioso e schifoso purosangue?
:-Tranquillo, è con me-rispose la ragazza. –Dobbiamo parlare di lavoro.
:-Hai ancora bisogno di soldi per il ragazzo?-chiese il barista, che ben conosceva la sua situazione familiare ed economica.
:-Si, Charlie e mia madre non possono più farcela da soli. Ora però lavoro ad Hogwarts, e questo purosangue qui mi paga cento galeoni l’ora.
:-Davvero?-chiese il barista. –Spero che tu non ti sia data alla prostituzione, tuo fratello non sarà contento, immagino…
:-No, non sono la sua prostituta, tranquillo, è stranamente onesto-rispose Jane. Sapeva che, pur non ammettendolo, il barista teneva almeno un po’ a lei. Era l’unica del mondo magico a non averlo allontanato.
:-Bene-rispose O’Pinney. –Cosa vi posso offrire?
:-Per me un caffé nero-disse Jane, sedendosi al bancone. –Come la mia anima. E senza zucchero.
:-Arriva subito-fece l’uomo. –E il biondo platinato che prende? Un raffinato tea con la regina?
:-No, solo un caffè macchiato-rispose Draco, seccato. Era evidente che quel posto non gli piaceva.
Poco dopo i loro caffè furono pronti, belli fumanti. Jane vide Draco afferrare la tazzina con un gesto schizzinoso, e fu felice di aver scelto quel locale, cosicché non avrebbe potuto incastrarla di nuovo, per quanto lei tenesse al figlio Scorpius.
:-Allora, cosa vuoi da me, Draco?-chiese lei, andando dritta al punto.
:-Un consiglio-rispose Draco.
:-Riguardo a cosa?-gli domandò lei, prendendolo in giro con greve ironia. –Riguardo a quale ragazza portarsi al letto e il sabato sera? Io sono propensa per le bionde sgualdrine che frequenti…
:-No-rispose lui, molto, ma molto seccato. –E ti pregherei di essere meno sciocca. È una questione seria.
:-E allora? Di cosa si tratta?-domandò, curiosa. –Se è per Scorpius, io non so cosa fare ancora. Gli voglio bene, ma non so davvero come aiutarlo, e…
:-Lo so!-la fermò, esasperato. –Lo so. Ha bisogno di sua madre accanto a lui. Ed è questo il punto, Jane. Devo convincerla a tornare, e mi ha detto che tornerà a casa solo quando le dimostrerò di essere veramente pentito.
:-Ah…-disse lei, dispiaciuta. –Scusami. Non pensavo che fosse una cosa così importante…ma cosa è successo esattamente?
:-Non so se…-cominciò lui. Non voleva dirglielo. Preferiva tenerlo per se.
:-Se vuoi che ti aiuti, devo sapere-lo incoraggiò lei, guardandolo negl’occhi.
:-E va bene-si arrese lui, capendo che aveva ragione. –Io e mia moglie litigavamo spesso. Un giorno ero talmente furioso che offesi il suo onore, dicendo che era una madre, moglie e, soprattutto, una donna orribile. E decise così di andarsene. Presto dovrà tornare, ma mi odierà per sempre. E non voglio convivere con Astoria sapendo quanto ella mi odi.
Per la prima volta in quei tre anni, Jane si dispiacque per quell’uomo. Sapeva che non amava Astoria, poiché era stato costretto a sposarla per contratto, ma amava il figlio che avevano avuto insieme. Gli poggiò la mano sulla sua, per fargli capire che non era solo.
:-Non so come aiutarti-gli spiegò Jane, guardandolo negl’occhi di nuovo. –Ma ti giuro che farò il possibile per aiutare te e Scorpius, Draco. Lo giuro.
E Draco, sorrise, felice di aver trovato un’alleata anche in questo.
:-Ti giuro, Jane, che se tu aiuterai me, io ti aiuterò il più possibile con tua madre-sussurrò lui, con le lacrime agl’occhi per la gioia. Non era solo, e aveva il suo appoggio. Non sapeva perché, ma sentiva che era importante per lui. Molto importante.
***Astoria***
Astoria stava leggendo nella sua enorme biblioteca. Era un libro babbano, uno dei pochi che si potesse mai trovare in quel tempio del sapere. Era Romeo e Giulietta, di Shakespeare. Parlava di un amore a prima vista nato tra due casate rivali, i Montecchi e i Capuleti. Romeo, infatti, si innamorò perdutamente di Giulietta, che, pur essendo promessa in sposa ad un altro uomo, Paride, ricambiava i suoi sentimenti. Si sposarono in gran segreto e, poco dopo, Romeo, avendo ucciso il cugino di Giulietta, Tebaldo, per vendicare la morte di Mercurio, suo fedele amico.
Era una tragedia che l’aveva appassionata a tal punto che non riusciva a staccare gli occhi dalle pagine, e aveva saltato tutti i pasti. L’aveva cominciato quella mattina, ed era rimasta a leggere nella biblioteca fino a sera. Somigliava molto alla storia della sua vita. Lei si era sposata per contratto con Draco, ma prima le loro due casate non andavano molto d’accordo.
Lanciò un sospiro di tristezza. Il suo più grande desiderio era irrealizzabile. Il marito non l’avrebbe mai amata come Romeo amava la sua Giulietta.
:-Oh Draco-singhiozzò lei. –Perché non mi ami?

Note dell'autore: Salve. Ecco, dopo tanti mesi, il mio nuovo capitolo, molto corto. Vi chiedo scusa, ma sennò dove la mettevo la suspance? Ma ora si riprende con la scrittura, signori.
Comunque, sono un pochino delusa. In tutti questi capitoli, solo 6 recensioni. L'ultimo capitolo ha ricevuto 72 visite e nemmeno una recensione. Non è molto incoraggiante scrivere per qualcuno che non si fa sentire.
Comunque, ringrazio i rari e pochi recensori e chi legge silenziosamente questa storia, che, diciamoci la verità, fatica a continuare. Se non recensisce nessuno, non mi si aziona il cervello: sento sempre il bisogno di scrivere per qualcuno, e senza recensioni...per favore, recensite!!!
Un bacio, e buona lettura.
 

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Capitolo 18
*** La costellazione del dragone. ***


***Astoria***
Astoria si svegliò nel suo letto a baldacchino, tra coperte di pura seta verde. Si lavò e indossò una veste verde. Poi sentì un ticchettio provenire dalla finestra. Si avvicinò e l’aprì, facendo entrare un gufo. Lei sapeva benissimo di chi era. L’animale si limitò a lasciare un pacchetto sul letto e si volatilizzò. Astoria aprì il pacchetto: il regalo era un bracciale d’oro bianco, finissimo e preziosissimo. Lanciò un sospiro, affranta. Draco non faceva altro che mandarle regali, uno al giorno. Non ne poteva più. Perché non capiva cosa lei provava veramente per lui? Perché non capiva che non le interessavano i soldi in quel momento? Che i suoi regali non erano importanti quanto i gesti?
Chiamò con un fischio il gufo di famiglia, un barbagianni fiero e spavaldo. Gli legò alla zampa il regalo e gli disse di rispedirlo al mittente. Non voleva regali. Voleva che la considerasse diversamente.
Avrebbe mai capito che lei voleva solo che lui l’amasse davvero?
 
***Draco***
:-La signorina Parking è arrivata, padron Draco- disse Honey, la sua fedele elfa domestica.  
:-Perfetto, Honey-disse Draco.- Falla venire qui, dopotutto, è in anticipo di almeno mezzora.
La piccola elfa annui e si diresse verso le porte del Manor, e fece entrare la ragazza. Indossava come al solito dei jeans strappati e un maglione a strisce bianche e blu, con il collo ampio. L’elfa la condusse in silenzio nel salotto dove vi era Draco, il quale era seduto su una poltrona di morbido velluto verde.
:-Ciao, Jane-disse lui, con un sorriso ampio. –Accomodati.
La ragazza si sedette sul divanetto, incerta e, stranamente, imbarazzata. Non era abituata a parlare con le persone, ne con il proprio datore di lavoro. Praticamente poi stava facendo la babysitter per un sacco di galeoni, il che la faceva sentir peggio.
:-Vorresti qualcosa?-le chiese Draco. –Caffè, tea…?
:-Del caffè sarà perfetto, grazie-rispose lei, abbassando lo sguardo. Il fatto che oltre ai soldi le offrisse la colazione la faceva sentire ignobile.
Lui annuì e diede i suoi ordini ad Honey, la quale tornò dopo pochi secondi con un vassoio colmo di cibo: croissant, biscotti appena sfornati, mele, cupcakes, uova, bacon, sardine, e molto altro.
:-Serviti pure, non fare complimenti-le disse gentilmente Draco. Lei annuì e prese il caffè senza zucchero e i biscotti, mentre Draco una mela verde e un croissant alla marmellata di pesche.
Mangiarono in silenzio per poco, finché Jane, nel tentativo di mandar via l’imbarazzo, cominciò ad attaccare discorso.
:-Allora, Draco-disse lei, chiedendosi da dove uscisse tutta quella confidenza. – Come stai affrontando la situazione?
:-Beh…-disse lui, abbattuto. –Al momento le sto inviando delle cose, dei regali. Ma tornano sempre indietro. Non credo li voglia, ma non so cos’altro fare.
:-Beh, anche io te li avrei tirati dietro-rispose la ragazza, sorseggiando il caffè. –Cavolo, è una donna, non una prostituta. Hai detto che vuole che tu le dimostri di esserti pentito, giusto? Non è certo così che glielo farai capire.
:-E allora cosa dovrei fare?-le chiese il biondo. –Non sono bravo in queste cose…
:-Una donna vuole sentirsi protetta, amata, specialmente dal proprio marito-spiegò lei. –Stavo pensando che…ma certo! Sarebbe perfetto!
:-Cosa?-chiese l’uomo.
:-Un appuntamento-rispose lei.
:-Un appuntamento?-ripeté lui.
:-Certo. Lei vuole che le dimostri il pentimento, ma i regali sono un’idea inutile, oltre che stupida. Ma se vi vedeste, tipo, per cena, sono sicura che si sentirebbe apprezzata, quantomeno. E potrebbe decidere di tornare.
:-Per me andrebbe anche bene, ma…-disse l’uomo, prima di cominciare a farfugliare. Non poteva dirle una cosa così imbarazzante. Lui, il ragazzo più appetibile di Hogwarts nel 1997, ora non sapeva come trattare una donna.
:-Cosa?-chiese la ragazza, confusa.
:-Io…non vado ad un appuntamento da tanto tempo. Non so come mi dovrei comportare-ammise lui.
La ragazza scoppiò a ridere, e lui, furioso, disse:-Cosa c’è da ridere? Non è divertente!
:-Non sto ridendo per prenderti in giro-spiegò lei, sorridendo. –Questa situazione è strana ma…posso darti una mano.
:-In che modo?-chiese lui.
:-Daremo una spolveratina alle mie conoscenze sugl’appuntamenti-rispose lei. –Anche se non ne ho mai avuto uno. Ma leggo molto, so qualcosa.
Draco sorrise, finché Honey non chiamò Jane per avvertirla che Scorpius si era svegliato.
 
***Jane***
 
Jane si sentiva stranamente felice. Doveva essere per Scorpius, sicuramente. Ormai andare a Malfoy Manor era diventata un’abitudine, tanto che ormai i signori Weasley non le chiedevano più dove stesse andando.
O forse era perché stava facendo una buona azione, dopotutto. Una buona azione che le avrebbe permesso di salvare anche la madre.
Salì le scale ed entrò nella stanza del ragazzo. Scorpius si era già vestito e aveva già fatto colazione. Era seduto alla sua scrivania, ed aveva uno sguardo assorto.
:-Professoressa…-disse lui.
:-Smettila, Scorpius-lo riprese lei  gentilmente. –Come ho già detto svariate volte, fuori dalla scuola io sono Jane. E devi darmi del tu.
Poi decise di cambiare discorso:-Cosa stavi facendo?
:-I compiti di Astronomia-spiegò il ragazzo. –Devo fare una ricerca sulle costellazioni, ma non sono molto bravo. Il professore cerca di aiutarmi, ma…io non so nemmeno da dove cominciare. E non riesco mai a ricordare tutti quei nomi…
:-Io non me la cavavo male ad Astronomia-disse la ragazza. –Potrei aiutarti a studiare.
:-Davvero?-chiese il ragazzo. –Sarebbe fantastico, ma, non c’è una specie di divieto per questo?
:-Non voglio farti i compiti, ti aiuto a studiare-disse lei. –Prendila come una lezione di ripetizioni.
Il ragazzo annuì, e prese il libro di testo, aprendolo alla pagina delle costellazioni.
:-Che brutto libro-disse lei, contrariata. –Quello che avevo io era molto più preciso. Qui non dice quasi nulla.
:-Lo so-disse Scorpius. –Ma, se vuoi, possiamo scendere nella biblioteca del Manor.
:-Biblioteca?-chiese lei, con un luccichio negl’occhi. Lei adorava leggere, era il suo passatempo preferito. Amava i libri, e perfino il loro odore.
Presero i fogli di pergamena, piume e inchiostro e andarono in biblioteca. Vedendo la quantità di libri, interi scaffali pieni di cultura e sapere, sospirò e sorrise.
:-Ami questo posto, vero?-chiese il ragazzo. –Ti capisco. Questo è il posto che più preferisco, in assoluto.
:-Come faremo a trovare il libro giusto?-chiese lei. –Un incantesimo di appello rischierebbe di attirarne troppi. Ci serve il migliore. E so anche a chi chiedere. Aspetta qui.
Detto questo, uscì, e si diresse verso l’ufficio del signor Malfoy. Una volta arrivata, bussò, e una voce maschile le permise di entrare.
:-Oh, Jane-disse lui, alzando lo sguardo da un documento. –Hai bisogno di qualcosa?
Lei annuì:-Si, ci serve un libro di astronomia, ma sono troppi. Tu sei un esperto, potresti dirci qual è il più preciso?
:-Certo-disse l’uomo, alzandosi. Andarono insieme in biblioteca, e quando Scorpius vide il padre, sorrise. L’uomo si avvicinò ad uno scaffale e scelse con molta cura un libro.
:-Ecco qua, questo è il più preciso-disse, porgendogliene uno molto vecchio, “L’enciclopedia dell’astrofisica”.
Stava per andarsene quando la voce timida di Scorpius disse:-Padre?
Draco si girò, e, incerto, rivolse lo sguardo alla ragazza, che lo incitò con gl’occhi.
:-Si, Scorpius?
:-Potresti aiutarci?-chiese lui. –Tu eri bravo in astronomia.
:-Ma certo-disse lui, deglutendo rumorosamente. –Dimmi cosa dovete fare.
:-Una ricerca sulle costellazioni-disse il ragazzo. –Dobbiamo sceglierne tre e approfondirle.
:-Va bene-disse lui. –Perché non le scegli, allora?
:-L’ho già fatto-rispose Scorpius. –Pensavo di approfondire quella della Fenice, quella di Ercole e poi, non saprei…forse quella di Perseo.
L’uomo annui e, tutti e tre insieme, fecero la ricerca. Jane sorrise, era tanto tempo che non aiutava il fratellino a fare i compiti, e ora si sentiva esattamente come allora. Più o meno.
Stavano per procedere con quella di Perseo, quando il libro le cadde di mano. Quando lo riprese, lo aprì ad una pagina non prevista.
:-Padre, che collezione è questa?-chiese Scorpius.
:-Questa è la costellazione del Dragone-rispose l’uomo. –Questa costellazione è molto lunga, e si trova nel Polo Nord Celeste. Si può individuare facilmente, è vicinissima alla Stella Polare. È sempre visibile, non si nasconde quasi mai.
:-So che è una costellazione molto importante-aggiunse Jane. Ed era vero, ma non ricordava per quale motivo lo fosse. Tra l’altro, il suo piano stava andando a meraviglia: quando aveva chiamato Draco, l’aveva fatto perché si instaurasse tra i due un legame vero e solido. Ed era sicura che avrebbe funzionato.
:-Infatti lo è-confermò Draco, sorridendo, assorto tra i suoi pensieri e guardando in modo ancor più assorto la foto della costellazione. –C’è una leggenda, secondo cui un drago d’oro e d’argento, si avvinghiò al Polo Nord Celeste. Il suo nome era Ladone, ed era stato messo a guardia dei pomi d’oro del Giardino delle Esperidi da Era, dea del matrimonio, perché impedisse ad Ercole di rubarli. Ma egli chiese aiuto ad Atlante, e così Era lo scagliò in cielo. E per me è molto importante.
:-Perché, padre?-chiese il ragazzo, confuso. Jane sorrise: sapeva cosa stava per dire. Quel compito capitava proprio a fagiolo.
:-Il vero nome di questa costellazione è Draco, come me-rispose lui. –E la costellazione dello scorpione, Scorpius, non è molto lontana.
E Jane sorrise. Era bello vedere un padre parlare con il proprio figlio.


Nota dell'autore: Salve, salve! Non mi uccidete! Lasciatemi spiegare, via le bacchette e cancelliamo dalla mente la terza maledizione senza perdono. Ho avuto pochissimo tempo per scrivere nelle ultime settimane tra compiti in classe, interrogazioni e comunioni. Ma ora ho tutto il tempo del mondo, quindi...eccomi qua.
Prima di tutto, voglio ringraziare il mio nuovo recensore (mille grazie!!!). E sono un po' dispiaciuta: così poche recensioni? Una in due mesi, con così tante visite? Ma vi ringrazio comunque per il fatto che leggete questa storia :)
Allora, voglio precisare che le informazioni sulle costellazioni,  a parte forse quella dello scorpione, sono giuste. E si, si stanno tutti avvicinando. Parlo solo di Draco e Scorpius? Bella domanda. Volete la risposta? Lo saprete al prossimo capitolo.
Un bacio e buona lettura!!

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Capitolo 19
*** Passeggiata sulla spiaggia ***


***Draco***
 
Quando finirono di aiutare il piccolo Scorpius con la sua ricerca d’astronomia, Jane e Draco scesero di nuovo in salotto. Lui era molto, ma molto imbarazzato, perché le aveva confessato che non sapeva come riprendere la moglie con se. Anche se aveva sentito quella sensazione bellissima quando aveva aiutato il figlio. Era la stessa sensazione che da giovane lo dominava, quando sperava che il padre si comportasse in modo diverso.
:-Bene-disse lui, incerto, guardando la ragazza negl’occhi verdi e brillanti. -Cominciamo?
La ragazza, anch’ella imbarazzata, annuì e disse:-Non so molto di te, Draco, ma gira voce che tu fossi il rubacuori della scuola. È vero o no?
Lui annuì, gratificato, ma lei lo fulminò con lo sguardo:-Non c’è tanto di cui andar fieri, lo sanno tutti che le usavi, le consumavi fino all’osso e poi le buttavi come un giocattolo vecchio.
L’uomo abbassò lo sguardo, vergognandosi. La ragazza, alla fin fine, aveva ragione. Era stato un ragazzo orribile, in tutti i sensi. Non osò rialzare lo sguardo, non poteva.
:-Qualunque cosa tu conosca al riguardo Draco, qualunque cosa tu ricordi, non ti servirà. Dimentica tutto, e ricomincia da zero. Sono sicura che Astoria non gradirebbe nulla del genere-disse la ragazza, seria come non mai.
:-Bene-disse l’uomo di nuovo. –Cosa deve fare?
:-Io so poco sull’argomento, non ho mai avuto un appuntamento-disse la ragazza con leggerezza. –Ma…
:-Cosa?-chiese Draco, sorpreso. –Non sei mai uscita con nessuno?
Non sapeva perché l’aveva chiesto. Forse perché era una ragazza da un carattere forte, come quelle che gli piacevano da giovane. Forse perché era una ragazza talmente bella e fresca che non poteva non essere ignorata. Il suo sguardo avrebbe ipnotizzato chiunque.
:-Esatto-disse lei, fulminandolo di nuovo con lo sguardo, come con un coltello. –E ora se il signore ha finito di interrompermi…come stavo dicendo, ho letto molto sull’argomento. In tutti i libri le donne devono essere corteggiate, sono sicura che lo sapessi già. Di solito si incontrano per un appuntamento, una giornata al parco, una cena al ristorante, una serata al cinema, magari a vedere un qualche film romantico…
:-Cidema?Fillm? Cosa sono?-chiese l’uomo, curioso. Aveva dimenticato che la ragazza sebbene fosse una maga aveva vissuto la maggior parte della sua vita nel mondo babbano. Quasi gli salì la nausea al pensiero.
:-Lascia stare, roba babbana che comunque non sarebbe adatta al tuo caso-disse la ragazza. –Io direi a questo punto di optare per una cena.  Prendi un foglio di pergamena e spediscile l’invito.
L’uomo annuì, prese una pergamena e cominciò a scrivere con cura e attenzione. Per la prima volta ringraziò il padre per averlo costretto a seguire un corso di calligrafia.
Gentile Astoria,
vorrei poter conferire con te stasera. Ti invito dunque a cena, nel tuo ristorante preferito.
Attendo presto una tua risposta”.
 Jane lesse il messaggio attentamente, per poi fare una smorfia:-Ma cos’è, un invito a cena, o il biglietto da visita di un becchino?
:-È così che mi è stato insegnato a scrivere-disse l’uomo.
:-Beh, se io fossi Astoria, lo getterei nel fuoco-disse lei, incrociando le braccia. –Prendi un altro foglio, ti detterò io cosa scrivere.
Draco prese subito un’altra pergamena, e scrisse sotto dettatura, in un modo talmente semplice che quasi gli sembrò fuori luogo.
“Cara Astoria,
si sente molto la tua mancanza qui, nella nostra magione. Mi manchi molto, sento la mancanza della tua presenza, del tuo profumo, della tua voce. Vorrei chiederti di vederci stasera, a cena, davanti al tuo ristorante preferito. Ti prego, accetta il mio invito.
Con affetto,
   Draco”
:-Ma che roba è? Sembra un ammasso di zucchero e liquerizia!-esclamò Draco, schizzinoso.
:-Oh, lo so-disse la ragazza, seria. –Ma è proprio quello che una donna vuole. Ora devo andare, è ora di pranzo, quindi ti darò solo quest’ultimo consiglio: sii gentile, non freddo, gentile. Non parlare come un libro stampato, ma dille quello che pensi davvero. Ora devo andare, buona fortuna.
Draco annuì. Per una volta, sperava davvero che la buona sorte lo seguisse.
 
***Jane***
 
La ragazza uscì da Malfoy Manor e si smaterializzò davanti a Villa Conchiglia, per poi bussare. Sapeva di essere in debito verso quella famiglia, e smaterializzarsi in mezzo al salotto non sembrava affatto cortese.
Fu Louis ad aprirle, con un gran sorriso sulle labbra:-Jane, finalmente! Su, entra.
Lei non poté fare a meno di ricambiare il sorriso, sentendo le guance infiammarsi, ed entrò.
:-Dove sono tutti?-chiese la ragazza, stupita. Sapeva che il signor Weasley lavorava fino a sera, ma si aspettava di vedere almeno la signora Weasley, o Dominique.
:-Beh, mio padre è ancora a lavoro, Dominique oggi aveva un doppio turno al San Mungo, Victoire credo avesse una qualche commissione da fare, ma non mi ha detto cosa. E mia madre è andata a comprare il tacchino per Natale. Quindi…direi che oggi siamo soli.
:-Ah-disse Jane, annuendo. –Ok. Perfetto.
Sentì una strana sensazione allo stomaco, la fame ormai era passata. E sentiva le sue guance talmente calde che aveva paura che avessero preso fuoco.
:-Andiamo a mangiare-disse lui. –Non sono un cuoco provetto, ma…ho preparato delle uova sode. E l’insalata, sono bravo a fare l’insalata. Si tratta solo di tagliare verdura e metterla in una ciotola.
Jane rise di puro cuore:-Ok, sentiamo come sono venute queste uova.
Si sedettero e mangiarono in silenzio, un silenzio molto imbarazzante. Jane non sapeva cosa dire. Quella situazione gli sembrava molto strana e si sentiva a disagio, ma solo perché non sapeva cosa fare.
Così decise di provare a rompere quel’insolita quiete:-Beh, almeno sono venute bene, le uova.
Louis sorrise:-Beh, grazie.
Scoppiarono entrambi a ridere, finché Louis disse:-Abbiamo un po’ di tempo libero. Ti va di fare una passeggiata?
La ragazza annuì:-Perché no?
Indossarono entrambi un cappotto e uscirono, camminando sulla riva del mare, in una quiete fatta dei soffi del vento tra i suoi capelli e dello sciabordio delle onde impetuose. Jane inspirò profondamente la salsedine, e il sapore del mare la invase. Lei amava il mare. Era tranquillo, ma anche impetuoso. E amava passeggiare sulla riva, anche a piedi scalzi.
:-Ti piace?-chiese Louis, sorridendo. –Il mare, intendo.
:-Lo amo-rispose lei, sicura, sospirando.
:-Ne sono molto felice-disse lui, dolcemente, per poi cambiare discorso. –Come è andata oggi?
:-Vuoi davvero saperlo?-chiese la ragazza a sua volta. Non sapeva perché, ma non aveva voglia di rispondere a quella domanda.
:-Senti, se quel…quel Malfoy ti…ti maltratta, ti insulta, usa o altro, giuro che…lo strozzo, lo schianto, lo crucio, gli lancio un sectumsempra talmente forte da…
:-Veramente, è stato molto gentile-disse Jane, interrompendolo. –Mi ha offerto la colazione, e abbiamo aiutato Scorpius con i compiti di Astronomia.
:-Ah-disse il ragazzo. –Ma tu sei un’insegnante. Non è favoreggiamento?
:-No, rispose la ragazza, ridendo. –In realtà, hanno fatto tutto lui e il padre, io ho solo avuto l’idea di guardare nella loro biblioteca, e basta. Poi, dopo, ho dovuto dare al padre dei consigli per un appuntamento.
:-Cosa?-chiese il ragazzo, sorpreso. –Ma lui era conosciuto ad Hogwarts proprio per la sua fama di sciupa femmine.
:-Oh, lo so-disse la ragazza. –Ma credo che avesse un interesse più serio per la moglie e che non volesse fare una serata da “una botta e via”.
:-Meno male-sospirò di sollievo Louis. –Però voglio che tu stia attenta. Quello non è un uomo di cui ci si può sempre fidare, Jane.
:-Smettila-disse Jane, contrariata. –Nessuno di noi lo conosce, Louis, ne tu, ne io, ne nessun altro. Ma per quello che ho visto, non sembra affatto una persona orribile come tu la descrivi. Il signor Malfoy ha sposato Astoria Greengrass, come il padre ha sempre voluto, e hanno avuto un figlio bellissimo e molto, molto dolce. Ma quei due non si amano, non fanno altro che litigare, e Scorpius soffre, la madre ha deciso di tornare dai suoi genitori. E sebbene lui sia arrabbiato con Astoria, il signor Malfoy sta facendo di tutto per convincerla a tornare a casa. Molti sarebbero stati più egoisti, sai?
:-Va bene, scusami, è vero-disse il ragazzo, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. –È che…credo di essermi fatto influenzare troppo dallo zio Ron. E…credo di…di essere geloso.
:-Geloso?-chiese la ragazza, confusa. –E di cosa, scusa?
:-Di te-rispose timidamente il ragazzo, che aveva abbassato lo sguardo sulla sabbia.
:-Di…di me?
Il ragazzo si avvicinò di più a lei e rispose:-Si, di te.
E Jane si sentì viva quando il ragazzo posò le labbra sulle sue. 

Nota dell'autore: Eccomi, eccomi! Ritirate le bacchette pronte ad avadakerizzarmi, o non saprete mai la fine.
Allora, finally finally finally Louis si è dichiarato a Jane. Evviva. Ma cosa succederà? Si metteranno insieme? Lei lo rifiuterà? Lo saprete presto.
Comunque, ho faticato molto a scrivere questo capitolo. Insomma, mi sento sola! Nemmeno una minuscola recensione? Perché??? Accetto anche le critiche, mi aiutano a migliorare.
Ora vado, potterheads. 

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Capitolo 20
*** Le carte in gioco. ***


***Astoria***

 

Astoria quasi sobbalzò sentendo il rumore di un becco picchiettare sulla finestra con insistenza. Chiuse quindi il suo libro e fece entrare il gufo, riconoscendolo subito. L'avrebbe cacciato via, ma era curiosa di vedere cosa si era inventato questa volta il marito.

Così l'aprì, e la lesse ad alta voce:

Cara Astoria,
si sente molto la tua mancanza qui, nella nostra magione. Mi manchi molto, sento la mancanza della tua presenza, del tuo profumo, della tua voce. Vorrei chiederti di vederci stasera, a cena, davanti al tuo ristorante preferito. Ti prego, accetta il mio invito.
Con affetto,
Draco”

Astoria, leggendo quella lettera, quasi pianse dalla commmozione, non poteva crederci. Finalmente qualcuno aveva inniettato nelle vene del marito un po' di romanticismo.

Era ancora arrabbiata, ma decise di dargli una possibilità. Forse l'avrebbe stupita di nuovo. Così prese una pergamena e scrisse:

Caro Draco,

ho letto la tua lettera. Accetto il tuo invito, vediamoci stasera davanti a I Tre Calderoni.

Astoria”.

Era stata un po' fredda, ma voleva fargli capire come stavano le cose. Prese la lettera e guardò il gufo volare nel cielo pomeridiano con la sua missiva.

 

***Draco***

Draco si aggiustò nervosamente la cravatta. Si sentiva nervoso come ad un incontro d'affari. Tutto doveva essere perfetto, era la sua ultima occasione, o la sua famiglia si sarebbe distrutta. Scorpius aveva bisogno della madre, e non poteva permettersi di perderla.

Quindi prese la bacchetta e si smaterializzò davanti a “I tre calderoni”, e aspettò. Dopo pochi minuti, arrivò anche Astoria, bellissima in un lungo abito nero e austero ma elegante.

:-Sono molto felice di vederti, Astoria-disse l'uomo. -Vogliamo entrare?

Lei annuì, e si sedettero al loro tavolo, in silenzio. Subito una camerirera venne a chiedere le loro ordinazioni. Mentre aspettavano, i due cominciarono a tenere una conversazione.

:-Allora...-cominciò la donna. -Come stai?

:-Bene, bene, grazie-disse l'uomo, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. -E tu?

:-Non c'è male-rispose lei, sorridendo. -In effetti, avevo dimenticato la quantità dei libri della biblioteca di mio padre, non riuscirò mai a finirli tutti.

Mentre la cameriera portava le loro ordinazioni, Draco disse:-Bene, fantastico. Quindi stai leggendo molto, in questo periodo.

:-Ho sempre amato leggere-disse lei. -Mi fa stare bene.

:-Oh, lo so-disse Draco, sorridendo. -Ricordi? Per il tuo ventiseiesimo compleanno ti regalai una copia di un libro. Era babbano, ma tutti lo adorano comunque.

:-Si-ribatté lei. -Quello è stato il compleanno più bello della mia vita. Ho sempre amato Romeo e Giulietta, e continuo a leggerlo.

:-Un giorno dovremmo andare a vederlo-disse il marito. -I babbani fanno molti spettacoli.

:-Certo-disse lei. -E Scorpius?

:-Oh, lui sta bene, più o meno-rispose Draco, nervoso. -Gli manchi molto.

:-Lui...lui sa che...?

:-No, lui non lo sa-continuò l'uomo. -Gli ho detto che saresti tornata a casa per Natale.

:-Questo dipende dal tuo comportamento-rispose la donna, raggelandosi. -Lo sai questo, vero?

:-Ovviamente-si affrettò a dire il biondo.

:-Bene-disse lei, sorridendo maliziosamente. -E allora metti le carte in gioco.

 

Jane sognava di dare il suo primo bacio sin da quando era bambina, e lo aveva sempre immaginato come un avvenimento particolarmente romantico, con i fuochi d'artificio di sottofondo.

Il suo primo bacio non fu così. Sentì piuttosto uno strano calore all'altezza dello stomaco, l'aria fredda e profumata dell'oceano sferzarle i capelli, un lieve aroma di nocciole e delle mani che le stringevano il volto. La sensazione sparì dopo pochi secondi, nello stesso momento in cui le labbra di Louis si staccarono dalle sue. Sentì le guance infiammarsi, era sicuramente arrossita, e con la sua carnagione chiara non aveva la minima possibilità di nasconderlo.

I due si guardarono negl'occhi, in silenzio. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, e Jane non sapeva cosa dirgli.

Fu Louis ad infrangere quell'imbarazzante momento di silenzio:-Allora?

Jane sbatté più volte le palpebre, confusa:-Come?

:-Cioè...io ti ho appena...sai e...tu cosa...cosa pensi?-balbettò il ragazzo, arrossendo.

:-Io...-incespicò la ragazza, imbarazzata e confusa. -Io non...io...da...da quanto?

:-Io credo che sia...sia successo quando ci siamo incontrati. Te lo ricordi?

:-Non potrei mai dimenticarlo-rispose lei. -Sei stato il mio primo amico dal mio ritorno ad Hogwarts.

:-Amico?-chiese Louis, deglutendo visibilmente, deluso.

:-Si-disse lei, sicura. -Sei stato un amico fantastico, e mi sei sempre stato vicino...

:-Quindi sono solo un amico per te?-chiese con un tono amareggiato.

Jane si fermò all'improvviso. In realtà, non lo sapeva. Si, l'aveva sempre visto come un amico, ma, in realtà, era stata talmente occupata che non ci aveva pensato. Tra il lavoro, la madre malata e il fratello a cui badare, non aveva avuto il tempo di pensare alle relazioni o alla propria vita sociale. Quella era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Ed era veramente strano. Jane non se n'era mai accorta prima, ma il suo collega era molto carino, e anche molto dolce.

:-Io non...io non lo so, Louis-rispose lei, imbarazzata, e vedendo l'espressione del ragazzo, cercò di essere gentile. -Ho avuto molti problemi in questo periodo, e non ho mai avuto il tempo di pensare ai ragazzi. Ma tu sei sempre stato gentile , e sei carino. Credo che...potremmo provare.

:-Sei sicura?

:-Si-disse la ragazza, sorridendogli. -Intando, fino ad ora non sei niente male.

Louis rise, e Jane sentì nuovamente quella strana sensazione alla bocca dello stomaco. E capì che era il momento di mettere le carte in gioco.

Nota dell'autore:Salve, salve! Non mi picchiate, non mi cruciate, via le bacchette!!!!!! So di essere scomparsa, ma ho delle ottime ragioni (credo).
Prima ho fatto l'animatrice in un campeggio dove non c'era nemmeno il minimo segnale, poi la scuola, e dei problemi in famiglia hanno contribuito a rendere la mia vita infelice. Ma sono tornata!!! Ringrazio tribute_potterhead per la sua recensione, tanto love per te!!! Seguiamo il suo esempio, sennò mi scoraggio!!!!! Bene, vi aspetto. Un bacione <3

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Capitolo 21
*** ATTENZIONE ***


ATTENZIONE

Dopo che la mia storia è stata plagiata il 20/01/2015 da Mary Serpeverde, sono riuscita a far bloccare la plagiatrice.
Però oggi ho trovato 7 recensioni fatte dalla stessa persona, la quale mi accusa pesantemente, dicendo che IO ho rubato la storia alla plagiatrice, quando è il contrario.
Vi prego dunque di segnalare la suddetta persona e di non darle ascolto, in quanto ho le prove per affermare che sta mentendo.
La foto che ho scattato non appena mi sono accorta del plagio che ho subito (praticamente nello stesso giorno). Come si può constatare dall'immagine, la plagiatrice ha rubato la MIA storina il 20/01/2015, quando io l'ho pubblicata il 03/02/2013. Ho altre foto per provare le mie affermazioni.
Io ho subito un plagio, la storia era identica, e questo è un fatto molto grave, ma non come le false accuse che mi sono stare rivolte. Chiedo quindi il vostro aiuto, gentili lettori, e, soprattutto, la vostra fiducia.

Vi ringrazio anticipatamente per la vostra, spero, fiducia in me.

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