Innamorato di una spia

di Sweet_Killer
(/viewuser.php?uid=800557)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Chapter 1
Nemmeno quel giorno era iniziato nel verso giusto per Sky.
E per di più doveva anche andare a lavorare.
Sistemò le ultime cose nella sua meravigliosa borsa firmata e aprì la finestra per far uscire l’aria consumata dalla stanza da letto.
-Louis! Sei pronto per andare a lavoro?- urlò più volte al fratello, ma niente da fare, quel ragazzo era più lento di una lumaca.
Uscì di casa e fece entrare Amy e Luke in macchina, a volte i vigili la fermavano mentre era alla guida perché pensavano fosse minorenne, e lei era costretta a tenere i documenti a portata di mano per evitare che la portassero in distretto come era accaduto qualche mese prima.
Allacciò la cintura e diede un ultima occhiata a quelle due pesti dallo specchietto.
Durante il viaggio quel disgraziato di Luke non faceva altro che urlarle nelle orecchie “più veloce! Accellera!”.
-Luke, non posso accelerare, altrimenti la finanza mi ferma e sono cavoli amari, va bene?-
-No, non va bene, io mi annoio! Louis quando glielo chiedo aumenta sempre la velocità e la macchina sgomma come quelle dei piloti di Formula uno!-
Poteva biasimare tutta quella passione per le auto da parte di suo fratello, ma di certo non sarebbe stata contenta di aggiungere una multa alla sua numerosissima collezione.
Appena arrivarono all’entrata di scuola gli sistemò il grembiulino e distribuì a ognuno la merenda, riposta in due graziosi contenitori di colori accesi.
-Ciao piccoli, e divertitevi a scuola- li salutò baciandogli la guancia.
-Io non sono piccola- protestò la bimba, mentre suo fratello si puliva la guancia per eliminare le tracce di quel bacio.
Erano decisamente poco affettivi, avevano l’aria da bimbetti dolci, di quelli che appena li vedi ti viene voglia di stringerli tra le braccia e pizzicargli le guance come le nonnine, ma sapevano essere infinitamente acidi, soprattutto Luke.
Li guardò mentre si dirigevano verso il giardinetto, orgogliosi di indossare quel grembiulino pulito e stirato, al contrario di alcuni poveretti che non potevano permettersi nemmeno quello.
Amy si avvicinò alle sue amichette per chiacchierare dei nuovi personaggi delle Winx, mentre Luke iniziò a giocare con una banda di bambini che già dalla scuola elementare sembravano dei piccoli boss che di raccomandabile avevano ben poco.
Si fermò a guardare quelle pareti rosa confetto, che infondevano dolcezza e sicurezza, le finestre adornate di fiori di carta e disegni, da cui si intravedevano la lavagna e i banchi puliti. Quella scuola era migliorata molto da quando ci andava lei.
La campanella suonò e Sky fece partire la macchina, rassicurandosi al fatto che i suoi fratellini stavano entrando in un luogo sicuro.
Era diventata iperprotettiva da quando aveva quell’identità ‘segreta’, che metteva a repentaglio la vita della sua famiglia come nessun’altra cosa al mondo.
Stava per andare nel posto che odiava di più, dove nessuno aveva rispetto di lei, nemmeno i clienti. Eppure il proprietario di quel ristorante per figli di papà era suo zio, quell’uomo orribile.
Parcheggiò la macchina lontano dall’area dedicata esclusivamente alle ‘superbe’ macchine dei clienti.
Scese dalla macchina ed entrò, pronta per affrontare un’altra giornata di lavoro.
Andò in cucina ed indossò la divisa, entrò  nella sala ed aprì le finestre, respirando quella brezza marina che fece subito irruzione nelle sue narici.
Quel posto era stupendo, l’aria di mare rallegrava quel ristorante a cinque stelle che sembrava molto confortante dati i suoi toni che si basavano sul panna e sul bianco perla.
Ammirò le onde infrangersi contro gli scogli e tornò al lavoro.
Lavò il pavimento e pulì i vetri, aspettando l’arrivo di suo zio.
Finito di pulire la sala andò in cucina a sbucciare le patate, perché il suo lavoro comprendeva anche i compiti più difficili.
Entrò nel locale suo zio, che si precipitò subito nel suo ufficio senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Dopo il suo arrivo entrarono anche gli altri cuochi, elegantemente in ritardo.
-Buongiorno ragazzi- li salutò allegra.
-Ciao- rispose Mark freddo, senza guardarla. Lui era decisamente troppo superiore per abbassarsi al suo livello.
La aiutò a preparare la cucina, per poi andare ad elogiare il suo capo con complimenti sul suo abbigliamento e sulla sua professionalità. Povero illuso, davvero sperava in un aumento dello stipendio?
Arrivarono i primi clienti, e Mark la spedì subito a portare le pietanze ai tavoli.
-Buongiorno signori, cosa desiderate?-
-Per primo piatto risotto ai frutti di mare e per secondo astice, da bere vorremmo il vostro vino più pregiato- dissero con aria da snob.
-D’accordo-
Tornò in cucina con il bigliettino e disse a Mark e Ally di preparare qui piatti per il tavolo ventotto.
Intanto prese un vassoio colmo di stuzzichini e lo portò a un tavolo pieno di gente.
-Ecco l’antipasto- disse gentilmente poggiando i piatti sul tavolo uno dopo l’ altro.
-Grazie signorina- la ringraziò forse troppo amichevolmente un ragazzo che le diede una leggera manata sul sedere.
D’istinto la ragazza prese un bicchiere e buttò il contenuto addosso a quel maniaco, che si alzò, pronto per parlarne con suo zio Paul.
A metà strada tra l’ufficio e il tavolo la ragazza lo fermò, tirandolo verso di lei.
-Si permetta ancora una volta e la vado a denunciare per violenza sessuale. Non è la prima volta che compie simili gesti, e si dovrebbe anche vergognare- replicò, aggressiva come non era mai stata in tutta la sua vita.
La guardò con un sorriso beffardo e si staccò dalla sua presa, pronto a denunciare l’accaduto.
Entrò nell’ufficio e si sedette, con lei vicino.
-Buongiorno signor Tomlinson, vorrei denunciare ciò che è accaduto poco fa al mio tavolo, a danno di questa ragazza-
-Dica pure- rispose Paul guardando male Sky.
-Ha versato di proposito un drink sulla mia camicia, sporcandomi, e non si è nemmeno scusata-
-Forse perché questo ‘ragazzo’ mi aveva appena toccato il sedere?- replicò acida.
-Non si preoccupi, parlerò subito con lei- rispose gentile suo zio, prima di invitarlo a tornare al suo tavolo.
-Tu, che diavolo hai appena fatto?- la sgridò, appena chiuse la porta.
-Senti zio, io non volevo farlo, ma poi quel porco mi ha toccata e non ce l’ho fatta a resistere-
-Lo dovevi fare proprio ora che i nostri affari vanno a gonfie vele! Io ti avverto, se lo fai ancora ti licenzio!-
-Ma…-
-Niente ma, ormai hai firmato la tua condanna!- urlò, sbattendo la mano sul tavolo, che traballò pericolosamente, facendo cadere delle penne a terra.
-Va bene zio- si arrese, tornando in cucina.
Il ragazzo se la rideva di gusto al suo tavolo, prendendola in giro.
-Mark? Hai finito di preparare il riso ai futto di mare?-
-Sì, tieni. Portali… e questa volta non farli cadere-
Gli fece il verso e prese il vassoio, mettendoci sopra i due piatti.
Uscì dalla cucina, diretta verso il tavolo ventotto.
-Ecco a voi signori, spero che il pranzo sia di vostro gradimento-
‘Spero che vi vada di traverso, stupidi riccastri con la puzza sotto il naso’ pensò tra se e se, facendo apparire un leggero sorriso sul suo viso.
-Che ci fa lì impalata, signorina!- replicò il vecchio, nevrotico.
Disgustata da tutta quella maleducazione Sky tornò in cucina, pronta per un nuovo ordine da parte dello chef.
-Allora Ally, c’è qualche altro piatto?-
-No cara, rilassati per qualche minuto. Fa male tutta quella maleducazione- rispose dolce la donna.
Ally, pur lavorando in quel postaccio da più tempo di Sky, era sempre simpatica e allegra. Nemmeno la maleducazione dei clienti le rovinava l’umore.
Si sedette e chiuse gli occhi, pronta a dimenticare tutto ciò che era successo qualche minuto prima.
-Non succede mai nulla di speciale qui- si lamentò Ally, scuotendo la testa per liberarsi di quella fastidiosa retina per capelli.
-Forse a me ne succedono fin troppe di cose mentre lavoro-
Appena Mark entrò in cucina Sky si alzò, pronta a un nuovo ordine.
-Devi portare  questi dolci al tavolo dodici, sbrigati!- ordinò secco, lasciando il vassoio in mano alla ragazza.
Uscì dalla cucina sbuffando e camminò verso il tavolo traballando per colpa del peso di quel vassoio gigantesco.
Non riusciva più a vedere nulla, traballò un po’ prima di scontrarsi contro qualcosa e far cadere tutto a terra.
-Al diavolo!- bestemmiò scocciata.
-Oh, mi scusi signorina- rispose il ragazzo, ormai sporco di panna.
Lei si piegò a raccogliere il vassoio, come se dei dolci spiaccicati al suolo fossero molto più importanti di un cliente che era appena stato colpito da un vassoio ed era sporco fino alla punta dei piedi.
Si alzò in piedi, con quello stupido vassoio in mano.
-Oddio, ma che cosa ho fatto? Mi scusi tanto signore, venga, la aiuto a pulirsi- lo invitò a seguirla in bagno per darsi una pulita.
-No, non si preoccupi signorina. Ma piuttosto, sa che ora dovrò denunciare il titolare per sfruttamento minorile? Lei quanti anni ha?-
Sky dovette trattenere le risate, per non sembrare maleducata.
-Ho diciotto anni, signore. E lei non è il primo a cui sorgono dubbi sulla mia età-
Il ragazzo ne rimase colpito, diciotto anni? La ragazza infatti era bassa e magra, sembrava sì e no di sedici anni, se non di meno.
Ma era così carina, con quel suo faccino dolce da cerbiatto e i capelli rossi che le incorniciavano il viso.
-Come ti chiami?- le chiese, forse un po’ troppo sfacciato.
La loro chiacchierata venne interrotta dalla voce di Paul.
-Oh mio Dio, Sky! Io ti avevo avvertita! Povero me! Signore, sta bene?- chiese al ragazzo, che annuì.
-Sto benissimo, non si preoccupi. Comunque non se la prende con la ragazza, è stato un errore, poi è stata anche colpa mia che mi sono messo in mezzo alla sala-
Sky lo guardò sorridente, finalmente c’era un ragazzo che la difendeva davanti a suo zio come se fosse una ragazza speciale, non una plebea che doveva solo subire tutto.
-Allora credo che anche per questa volta chiuderò un occhio- disse Paul sorridendo e ritornando fiero nel suo ufficio.
-Grazie, ma ora vienga. La aiuto a pulirsi- lo invitò a seguirla nel bagno della cucina.
Appena si sedette lei iniziò a pulire la sua camicia, ma l’acqua la fece diventare trasparente e dovette togliersela.
La ragazza gli osservò il petto facendo affiorare nella sua mente chissà quali pensieri da teenager.
-Ha un’ altra camicia?- le chiese il moro.
-Aspetti qui, vado a vedere-
-Secondo lei dove potrei andare senza vestiti?- replicò il ragazzo, facendola ridere.
Aprì un armadietto ed uscì una maglietta a mezze maniche, molto stretta.
-Tenga, scusi se non ho di meglio-
-Non si preoccupi, Sky- disse, evidenziando il suo nome.
-A proposito, qual è il suo nome?-
-Mi chiamo Zayn Malik, piacere- si presentò porgendole la mano.
Si infilò la maglietta, osservando la ragazza mentre si dava da fare a lavare la sua camicia.
-Sa che è davvero carina?-
Sky ne rimase stupita, nessuno gliel’aveva mai detto.
-Grazie, anche lei è davvero un bell’uomo- rammentò, pronta a chiudere quel discorso che la stava mettendo parecchio in imbarazzo.
-Ora è meglio che vada- disse Zayn alzandosi e salutando la ragazza.
-Ci vediamo, signor Malik-
Il ragazzo si voltò, sorridendole lievemente.
 

***BOOM!***

Ciao bellissime!!
L’avevo detto io che non vi sareste liberate di me facilmente!
Questo è il primo capitolo della mia nuova ff, spero che vi piaccia e che continuerete a seguire la storia, intanto vi presento la protagonista.
Ciao e bacii!!!
-GiuGi

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Chapter 2

Finì di lavare i piatti e si diresse verso la porta, pronta a chiudere il locale.

Ed era passata così un’altra giornata di lavoro.

Entrò in macchina, esausta per quelle otto ore passate a distribuire piatti e piattini a quei viziati.

Mise in moto la macchina, ma le vennero in mente una serie di impegni per quella nottata. Girò facendo sgommare quella povera auto.

Prese un cornetto alla crema e lo divorò in un boccone, stava per andare al lavoro, quello vero però.

Prese un bigliettino su cui c’erano scritti una serie di indirizzi.

“Il Bronx, New York” lesse per primo, sottolineato da una leggera linea di evidenziatore.

‘E ora chi ci arriva fino a New York?’ pensò, mentre si sistemava i capelli raccogliendoli in una coda alta.

Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.

Aumentò la velocità fino a toccare i duecento chilometri orari, attraversando tutta la super strada come se niente fosse.

Quello spettacolo non era nuovo per lei, gli abbaglianti delle macchine accesi, coppiette che limonavano sul ciglio della strada e ragazzi ubriachi che non sapevano nemmeno più guidare, ormai faceva parte della sua vita.

Aprì il cruscotto della macchina e uscì una pistola, carica.

Dopo un’oretta di viaggio abbastanza spericolato arrivò a New York.

Parcheggiò in un posto sconosciuto da tutti e fece la sua apparizione in quel quartiere di periferia in cui tutti la temevano.

Infilò la pistola in tasca e camminò fino a una cabina telefonica.

Quel giorno il quartiere non era molto movimentato, le strade in cui di solito alloggiavano gli spacciatori con la loro robaccia allucinogena erano stranamente vuote.

Digitò il numero di suo fratello e avvicinò la cornetta all’orecchio.

-Ciao Lou- lo salutò, guardandosi attorno.

-Ehi Sky, che c’è?-

-Senti, credo che mi fermerò tutta stanotte a New York per impegni di lavoro-

-Capito, hai la pistola carica?-

-Sì, non ti preoccupare- lo rassicurò, ma appena sentì delle urla dovette chiudere la cornetta.

Seguì quei suoni fino a un locale. Si sentiva puzza di cocaina nell’aria, ormai la percepiva come un cane addestrato.

Entrò senza farsi vedere per poi uscire allo scoperto con un –Tutti con le mani in alto! Polizia di Los Angeles!-

La guardarono divertiti.

-Ma dai, è un pesce d’Aprile anticipato per caso? Da quando una bambina fa parte della polizia?- rispose un ragazzo, avvicinandosi pericolosamente a lei.

-Non le consiglio di fare un altro passo- lo avvisò Sky estraendo la pistola e puntandogliela al petto.

Di tutta risposta lui si allontanò, facendola passare.

Ora le loro facce non avevano più nulla di divertito.

-So che qui dentro c’è della droga, e voi dovete fare i bravi bambini mentre do un’occhiata in giro- li avvertì accarezzando l’arma.

Guardò da tutte le parti, stando attenta alle reazioni di chi si trovava davanti, finché non trovo la roba chiusa in un ripostiglio.

Prese un sacco di tela da terra e mise tutto dentro, attenta.

Appena stava per uscire un tizio cercò di acchiapparla, con scarsi risultati dato che la ragazza prese la gamba di una sedia e riuscì a sbattergliela in testa.

Con le mani sporche di sangue prese il sacco e lo caricò nel cofano della macchina. Una mano la afferrò da dietro facendola cadere per terra.

-Ci vediamo piccola!- urlò un ragazzo prima di entrare in macchina e scappare con la droga.

Sky riuscì ad aggrapparsi al portabagagli e dovette tenersi stretta per non volare via.

Raggiunse il tetto della macchina e bloccò il braccio dell’uomo dal finestrino, poggiando i piedi sul vetro d’avanti in modo che non potesse vedere nulla e quindi non andare avanti.

Si buttò dentro la macchina e iniziò a spingere il ladro fuori per farlo cadere giù dall’auto, ma lui fu più veloce ad estrarre un coltellino svizzero dalla tasca e a ferirla al collo e alla testa.

Il dolore della ragazza si trasformò piano in rabbia.

Lo prese per le spalle e lo spinse violentemente giù, mettendosi poi alla guida e andando via con una ferita sanguinante e la maglia strappata.

Strinse i denti per non urlare dal dolore quando il sangue iniziò a scendere più copioso dalla ferita sul collo.

Estrasse la pistola e la ripose nel cruscotto.

Proprio in quel momento qualcosa colpì il vetro facendola andare fuori strada.

Cercò di non far sbandare la macchina, ma i risultati furono inutili.

Non aveva mai avuto paura come in quel momento.

La macchina partì dopo un po’, a fatica e per tornare a Los Angeles ci mise un’ora in più del dovuto.

Parcheggiò la macchina davanti al distretto di polizia ed entrò con il sacco.

-Ecco qua, ho sequestrato otto chili di cocaina da un locale nel Bronx, ora mi potete pagare così me ne vado a casa felice e contenta?- chiese implorando il capo di non affidarle un altro compito.

-Vai pure a casa Sky, aggiungeremo il doppio della paga al tuo stipendio mensile, promesso- la rassicurò Julia, invitandola a uscire da lì.

Sollevata, Sky si diresse ancora un po’ acciaccata verso la macchina e appena vi entrò tirò un sospiro di sollievo.

Mise in moto e tornò a casa, tra un po’ avrebbe baciato anche il pavimento dalla felicità.

-E un’altra nottata è finita- biascicò andando in bagno e chiudendosi a chiave per non farsi vedere dai suoi fratellini.

Si spogliò lentamente e si infilò nella doccia, iniziando a lavare via il sangue. Appena finito di lavarsi si disinfettò le ferite e infilò il pigiama, pronta per andare a dormire.

Salì le scale aggrappandosi alla ringhiera e appena fu nel letto si addormentò, soddisfatta del suo lavoro.

Fu la sveglia a interrompere il suo sonno, svegliandola da quella ‘lunghissima’ dormita di almeno tre ore.

Borbottò qualcosa ed uscì dal suo morbido letto.

Camminò fino alla finestra e l’aprì, per vedere che tempo faceva.

Stupita da tutto quel sole si precipitò allegra di sotto e accese i fornelli, facendoci bollire il latte.

Sistemò il tavolo per la colazione, erano tre posti esclusa lei, che l’avrebbe fatta al bar per la troppa fretta.

Salì ancora una volta di sopra ed entrò nella camera di Amanda, aprendo la finestra e avvicinandosi al letto di sua sorella.

-Sorellina, svegliati che è Sabato, oggi non vai a scuola e puoi passare tutta la giornata a divertirti-

In preda alla frenesia di passare una giornata solo giocando la bimba aprì gli occhi e si alzò di scatto, correndo a svegliare i due uomini di casa.

Saltò sul letto di Louis finché lui non si decise a lanciarle il cuscino addosso e a scendere da quel maledettissimo materasso.

Luke era già di sotto appiccicato alla tv per guardare le nuove puntate de ‘I due fantagenitori’ mentre Amy era intenta a spalmare la nutella sul suo panino.

-Io vado a cambiarmi- li avvisò per poi andare in bagno e lavarsi.

Con l’asciugamano addosso si diresse in camera sua e indossò un paio di Jeans e una maglietta azzurra, per poi avvicinarsi allo specchio, pettinarsi un po’ e stendere un filo di eyeliner sugli occhi.

Scese di sotto e prese la tracolla.

-Ciao, ci vediamo tra poco!- salutò gli altri uscendo di casa.

Fuori faceva stranamente caldo, eppure era ottobre.

Entrò in una caffetteria e si sedette a un tavolino, aspettando il cameriere.

Mentre era intenta a leggere il giornale come una vecchietta sentì il rumore della sedia di fronte a lei.

Abbassò la rivista e guardò meglio.

‘Non può essere!’ pensò tra sé e sé, mentre il cuore le iniziò a battere all’impazzata.

-Buongiorno signorina- la salutò cortese.

-Buongiorno signor Malik- cercò di rispondere, ma forse la sua euforia era troppo evidente e la voce le uscì più acuta del solito.

Quel ragazzo era davvero niente male.

-E’ occupato questo posto?-

-Credo da lei, ora-

Iniziò a osservarlo, indossava una canotta bianca che gli fasciava perfettamente il petto, coperta da una giacca di jeans.

-Forse ieri non ci siamo conosciuti nel modo più consono-

-Sì, le devo anche le mie scuse per la sua povera camicia-

-Mi dia del tu-

-No, mi sentirei fuori luogo a dare del tu a uno che mi da del lei-

-Ok Sky, desideri qualcosa?-

-Non so, forse sì, forse no- rispose facendo la misteriosa e guadagnandosi un sorriso da parte del ragazzo.

Ci si poteva specchiare in quei denti, erano così bianchi, così candidi, a dir poco perfetti.

Li raggiunse il cameriere, con in mano il solito dannato foglietto per le ordinazioni.

-Buongiorno ragazzi, cosa desiderate?- chiese, garbato.

-Io prendo un cornetto al cioccolato e un cappuccino- rispose Malik, sfoggiando il suo stupendo sorriso a trentadue denti.

La ragazza invece optò per il suo solito noiosissimo cornetto alla crema e un caffè freddo.

-Allora Malik, tu che lavoro fai?- chiese Sky, nascondendosi le mani nel maglione con fare timido.

-Mio padre è un imprenditore famoso in tutto il mondo. Diciamo che gli do una mano con il lavoro-

‘Bene, un altro figlio di papà, figuriamoci se trovavo un ragazzo semplice in quel ristorante a cinque stelle’ pensò, facendosi scappare un verso disgustato.

-C’è qualche problema?- chiese, alzando un sopracciglio.

Sky non rispose e tornò a giocherellare con i suoi capelli, mentre il moro la osservava accarezzandosi il labbro con l’indice.

-No, non c’è nessuno problema-

-Sai che mi da fastidio quando mi giudicano per il mio lavoro senza conoscermi? Non sono un ragazzo viziato come tutti pensano-

-Proverò a crederci- disse la ragazza.

Appena arrivò il cameriere con l’ordine i due iniziarono a mangiare parlando del più e del meno.

-E’ stato un piacere incontrarti- lo salutò Sky andando verso il bancone per pagare, ma fu preceduta da Zayn che pagò per entrambi il barista.

-Anche a me è piaciuto molto, spero di rincontrarti- aggiunse lui uscendo da lì e vedendo la ragazza allontanasi.

-Anche io lo spero- borbottò la ragazza girandosi verso di lui e sorridendogli.

‘Come diceva quel film? Se dopo averti salutato una ragazza si volta e ti sorride, vuol dire che le piaci’ pensò lui grattandosi la nuca e facendo un cenno di saluto, per poi incamminarsi verso casa.

 

*** BOOM! ***

Ciao meraviglie!!!

Eccomi qua con il secondo capitolo di questo scempio di fan fiction.

Spero che non mi sputiate in faccia dopo averlo letto e che continuerete a seguire la storia.

Sto dando il meglio di me per farla essere più seria e matura, infatti è un modo di scrivere decisamente diverso da quello che ho usato nelle altre mie storie.

Ciao e al prossimo capitolo!!

-GiuGi


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3082917