Cosa faresti al posto mio se ogni pensiero fossi io?

di MyTrueColors
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Necesitar ***
Capitolo 2: *** Nel segno del destino ***
Capitolo 3: *** Il coraggio di essere felici ***
Capitolo 4: *** Desìo ***
Capitolo 5: *** Ritorni e mancanze ***
Capitolo 6: *** Déjà vu ***



Capitolo 1
*** Necesitar ***


Cosa faresti al posto mio se ogni pensiero fossi io?


Ehi Nano. Ormai é passato qualche mese... Carly é ancora in Italia, io sono a Los Angeles e tu sei rimasto a Seattle...”


Già, sei rimasto a Seattle.

Sam sbuffò scocciata; non trovava le parole giuste.

Eppure lui era sempre stata l'unica persona al mondo che l'aveva fatta sentire a suo agio, l'unica persona che la faceva sentire compresa nel suo totale disordine mentale semplicemente con uno sguardo fugace; quegli occhioni color cioccolato, così profondi, le trasmettevano subito un senso di protezione e serenità.

Era paradossale che Sam si sentisse difesa da Freddie; era assurdo pensare al loro rapporto, a quanto era cresciuta e si era rafforzata la loro amicizia, a come erano cambiati entrambi, insieme.


Alla fine non erano mai stati in grado di vivere l'uno senza l'altra: ciò che li legava andava oltre l'amicizia o, perché no, l'amore; la loro era una necessità, un bisogno reciproco, insaziabile.



Erano ormai settimane che Sam rimuginava su ciò che era più giusto dire o fare; si era decisa persino a compiere il primo passo se fosse stato necessario. Il vero problema era che lui la spiazzava totalmente; alla fine era stato l'unico che... insomma, sì... l'avesse fatta... innamorare.

Si dice così no?

Ogni volta che ci pensava non poteva fare a meno di ridere, ridere sguaiatamente e carnalmente come solo lei sapeva fare.

Si era innamorata di Freddie. Di Freddie.

Il peggiore guaio in cui si fosse mai cacciata.

E ancora non si era capacitata di come fosse potuto succedere, né quando, ma forse era meglio non porsi certe domande.


Ehi. Come te la passi a Seattle senza di me?”


Ecco, come si sta senza di me?

Sì, lo so, odi i miei modi di fare, sono tutto meno che una ragazza a modo e la gentilezza non so neanche cosa sia, o almeno non con te. Lo so che odi tutto questo.

So anche che io e te probabilmente non siamo nati per stare insieme; ci abbiamo provato e litigavamo costantemente, per qualunque cosa, perciò non possiamo prenderci in giro e dobbiamo semplicemente ammettere che tutto sembra andare contro il nostro amore.


Ma che importa?

Io voglio te, é sette anni che voglio te, e per troppo tempo te l'ho dimostrato nel peggiore dei modi.

Ed è il bisogno di averti la parte peggiore. Non è l'amore che distrugge, ma la dipendenza.

La consapevolezza che senza te non so stare.

E tu? Tu mi vuoi? Basterebbe che tu mi volessi la metà di quanto io ti desidero nella maniera più profonda ed io correrei da te.


Sam cancellò anche questo messaggio. Niente. Non ci riusciva. Voleva solo urlare, e piangere a dirotto, perché solo così avrebbe realmente esternato ciò che aveva dentro.


Ciao amore mio, é un giorno scuro e mi manchi tanto”.





Buonaseeeeera!

So che é tardino, e che questa sezione non é più frequentatissima (purtroppo!) visto la fine della serie, ma shippo veramente veramente troppo questa coppia bellissima ormai da anni e finalmente mi sono decisa a scrivere qualcosa!
Mi auguro che a qualcuno interessi, siccome é la prima ff che scrivo in questa sezione (ed è la prima che scrivo in assoluto a più capitoli) mi piacerebbe sapere cosa ne pensate anche con una piiiiccola recensione :))

Ho avuto quest'ideuzza così l'ho buttata giù in quattr'e quattr'otto, sperando sia piacevole da leggere; è ambientata (come avrete capito) nel periodo di Sam&Cat, quindi dopo l'ultimo episodio della settima stagione di ICarly, dopo che Carly segue suo padre in Italia mentre Sam va a LA (dove incontrerà Cat, nello spinoff crossover Sam&Cat). Premetto che di quest'ultima serie ho visto solo un episodio, ovvero quello in cui c'è Freddie come guest star! Non potevo resistere alla curiosità, quindi me la sono cercata su internet in inglese ahahah :))

La storia sarà incentrata su Sam e Freddie ovviamente, ma visto che é ambientata in fin dei conti in Sam&Cat più che in ICarly (almeno dal punto di vista temporale) può darsi che nominerò anche qualche personaggio di Sam&Cat, nei limiti del possibile dato che non so molto riguardo questa serie (non ho Nickelodeon!).

P. S. Ovviamente quando mi riferisco ai 'messaggi' parlo di ciò che è contenuto nelle virgolette; il corsivo corrisponde ai pensieri di Sam! Ah, il titolo del capitoletto é in spagnolo in onore di Freddie ovviamente ;)

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Capitolo 2
*** Nel segno del destino ***


Freddie controllò lo schermo del Pear Phone; lo faceva ormai da mesi, sperando nell'arrivo di un messaggio, o anche solo una telefonata, uno squillo, qualcosa che non lo facesse sentire così dannatamente solo, in una città enorme, ma che lo soffocava ugualmente.

Nulla. Ormai si convinceva di sentirlo vibrare anche quando non succedeva, tanto desiderava che accadesse.


Si perse nuovamente tra i suoi pensieri, con il braccio incrociato dietro la testa, poggiata sul cuscino del divano, gli occhi spalancati al soffitto; stava diventando insofferente a tutto e tutti, la solitudine se lo stava mangiando vivo.

Non gli era mai capitato di sentirsi così perchè alla fine aveva sempre vissuto nell'affetto, nell'amicizia e nel divertimento con i suoi amici, e mai avrebbe pensato che un giorno tutto questo sarebbe finito. Certo, alla notizia della partenza di Carly per l'Italia aveva vissuto un attimo di sconforto: insomma, si era sentito mancare il pavimento sotto i piedi, ma tutto ciò era lontano anni luce da ciò che era adesso.

Carly è stata una ragazza importantissima per lui, la prima per cui abbia mai provato dei sentimenti forti; per anni ed anni era stata la sua cotta ed era stato difficile per lui farsela passare, né mai era riuscito a conquistarla seriamente: era ovvio che la sua partenza l'avrebbe sconvolto!

Per qualche secondo sentì il loro legame spezzarsi, e fu la più brutta sensazione del mondo, ma poi si rese conto che quell'amicizia, così sincera e profonda, mai e poi mai si sarebbe potuta anche solo scalfire per colpa di un fattore così secondario come la distanza.

Non avrebbero potuto più continuare ICarly? Non avrebbero più vissuto le giornate praticamente in simbiosi lui, Carly e Sam? Non avrebbero condiviso ogni momento triste e felice della loro vita?

Prima o poi tutti e tre sarebbero scesi a patti con queste cose, ma la cosa più importante, la loro amicizia, l'avrebbero condivisa per sempre, e nulla sarebbe cambiato nel loro legame.


Ci credeva davvero agli inizi, poi passarono i giorni, le settimane, i mesi, e Freddie piano piano metabolizzò il loro addio e le sue illusioni di ragazzo ingenuo volarono via, proprio come le sue due migliori amiche.

Oramai aveva accettato nel suo profondo la partenza di Carly: sapeva quanto tenesse a suo padre, a Seattle aveva sì la sua famiglia, erano loro, che non l'avevano mai fatta sentire sola, ma Freddie sapeva che prima o poi Carly avrebbe dovuto fare i conti con una scelta così drastica; il ragazzo l'aveva capita e sapeva anche quanto le era costata.

Una volta partita, Carly era praticamente sparita dalla sua vita, ma nello stesso periodo Freddie si trovò ad affrontare un'altra situazione che fece passare in secondo piano questa, e che era ben più complicata.



No, lei non l'avrebbe mai perdonata; era arrivato al punto di detestarla per il male che gli aveva fatto; Sam l'aveva lasciato solo, e solo pochi mesi prima, tra un bacio e l'altro, gli prometteva che non l'avrebbe mai fatto.

Freddie si ricordava bene di quella promessa, e lui si era fidato ciecamente, perchè glielo leggeva negli occhi quanto lei tenesse a lui, però era evidentemente cambiato qualcosa, perchè quella promessa non l'aveva mantenuta, e ancora Freddie non si capacitava del motivo.

Nei mesi molto spesso aveva pensato di cercarla, contattarla, correre da lei, anche solo per farsi urlare in faccia che di lui effettivamente non gliene fregava più nulla. Ma non l'aveva mai fatto, sia perchè la rabbia bruciante ancora gli offuscava i pensieri, come le lacrime offuscavano gli occhi, sia perchè non sapeva se avrebbe potuto sopportare che lei gli dicesse una cosa del genere, ponendo irrimediabilmente la parola fine sulla loro storia, cosa che lui proprio non riteva accettabile.

Lo sapeva, lo sentiva dentro persino mentre si lasciavano: prima o poi non avrebbero più resistito e sarebbero tornati insieme. Ma forse, anche questa era una sua ingenua illusione.


Te ne sei andata, e mi hai lasciato qui, da solo; avevi promesso che non mi avresti abbandonato mai, in qualunque modo fosse finita la nostra storia, perchè ciò che ti legava a me andava ben oltre l'amore o qualsiasi sentimento a cui si poteva dare un nome. Era un filo così sottile e leggero, e molto spesso negli anni ci siamo arrischiati a tirarlo, io da una parte e tu dall'altra, con così tanta forza che a volte ho temuto seriamente si potesse spezzare.

Solo col tempo ho capito che anche avessimo voluto farlo non ci saremmo riusciti, io e te eravamo indissolubilmente legati, e ci amavamo illimitatamente, da amici, da fidanzati, ci odiavamo, ci allontanavamo e poi ancora ci abbracciavamo e ci cercavamo, era un vortice da cui non potevamo uscire.


Ma si sa, anche i vortici più violenti si consumano. La calma piatta che ne segue però ti dà modo di osservare i danni che ha causato intorno a te. Devastanti.


No, Freddie non l'avrebbe perdonata, ne era sicuro.

Il destino, però, gli stava già riservando qualcosa di molto speciale.










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Lo so, lo so: avevo promesso di aggiornare presto! Il tempo però è passato in fretta, e la scuola non mi ha dato un attimo di libertà :((

Almeno ho avuto la possibilità di riflettere bene su cosa scrivere, anche se in realtà quando stasera mi sono ritrovata ad aprire Openoffice, decisa a buttare giù finalmente il secondo capitolo sfruttando queste vacanze, ho scritto tutto di botto e le mie idee iniziali sono svanite. :))

Insomma, non sono molto convinta del risultato, però è questo ciò che mi è uscito stasera, e penso che sia giunto il momento di caricare su Efp in ogni caso!

Queste vacanze mi hanno permesso di riflettere e ho già scritto qualcosina riguardo numeroooosi altri fandom, perciò se vi incuriosisce anche poco poco il modo in cui scrivo aspettatevi tante altre cosucce, sperando che vi interessino! ;)

Se ci sarà il vostro riscontro il terzo capitolo SICURAMENTE arriverà durante queste vacanze perchè so di avere finalmente il tempo di dedicarmici.

Questo è un po' un intermezzo, un capitolo di riflessioni di Freddie (dopo quello di Sam), nel prossimo aspettatevi più azione! ;)

Grazie per leggere i miei deliri! :))










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Capitolo 3
*** Il coraggio di essere felici ***


Sono sola.

É tutto così strano ed ovattato attorno a me.

Mi sembra di vivere la vita di un altro, mi sembra di osservare qualcuno sprecare tempo al posto mio.

E per la prima volta in tutta la mia vita nemmeno provo a ribellarmi: sono stanca, disillusa, forse anche un po' delusa da ciò che mi circonda, da come mi sono comportata, da cosa ho tenuto e cosa ho lasciato andare, e da quanto vigliacca sono stata nel momento della mia vita nel quale avrei dovuto essere Sam Puckett, quella forte.


Pioveva a dirotto, quello strano giorno a Los Angeles.

Era la prima volta che Sam vedeva la città così triste e scura, e la cosa la incupì parecchio; ciò che maggiormente apprezzava di quel posto erano proprio la vitalità e le frenesia con cui tutti lì affrontavano ciascuna giornata: mille cose da fare, da pensare, da vivere, una sorta di caos divertente che non permetteva mai a nessuno di fermarsi per un attimo a riflettere su cosa avessero realmente intorno.

Ma quell'asfalto scuro di pioggia, l'erba lucida e il cielo nero non le lasciavano scampo, e per la prima volta da molto tempo Sam si fermò a riflettere seriamente su tutto ciò che le era successo negli ultimi tempi.


Da quando aveva lasciato Seattle c'era stato come un taglio netto col passato, come se nel libro della sua vita avesse strappato la prima pagina bianca trovata e si stesse sforzando a riscriverla, parola per parola.

Ma in fondo quello era solo un foglio vacante, mentre il libro era sempre lì, con le sue pagine pesanti riempite di parole, che la guardava sfidandola a sfogliarlo, come si fa solo con i libri preferiti, di quelli che quando li leggi e li rileggi ti fanno sentire sempre nel tuo posto, quello giusto al mondo.

Pensava ogni giorno alla sua vecchia vita, alla sua vecchia città, ai suoi vecchi amici, con un sorrisino sulle labbra e gli occhi spenti; ma c'era una cosa che si sforzava di togliersi dalla testa, una cimice che la tormentava e non le dava pace, nonostante lei facesse di tutto per liberarsene.


L'aveva abbandonato.

Lei gliel'aveva promesso, gli aveva promesso che non l'avrebbe mai lasciato solo, qualunque cosa fosse successa, a dispetto di qualsiasi lite e di qualsiasi tipo di rapporto che ci sarebbe potuto essere tra loro.

La sua era una promessa, e stavolta non l'aveva mantenuta.


Avrebbe potuto continuare a vivere facendo finta di niente, convivendo con una mancanza che la opprimeva tanto da appesantirle il respiro, come se tutto fosse più difficile adesso che era sola, perchè per lei stare senza di lui voleva dire essere sola, poco importavano tutte le persone che potevano circondarla; avrebbe fatto i conti con la sua vigliaccheria e col suo orgoglio a costo di sentirsi un vuoto dentro ogni volta che qualcuno la chiamava al telefono o suonava alla porta, nella vana speranza che quella persona fosse l'unica capace di farla ridere di felicità, felicità pura.

Ma era il senso di colpa a farla morire dentro, perchè lei no, non doveva abbandonarlo.


Non tanto perchè pensasse di mancargli così tanto, quanto perchè lei glielo aveva letto negli occhi e nel sorriso che lui si era totalmente fidato di lei, si era lasciato andare alla vana sicurezza che lei, nonostante tutto, ci sarebbe sempre stata.

Come in fondo c'era stata sempre in tutti questi anni.

Invece questa volta l'aveva tradito del peggior tradimento che una persona possa compiere: l'abbandono.


Il senso di colpa non svaniva col passare dei giorni, pesava sempre di più, ed era divenuto un peso insopportabile persino per il suo orgoglio.

E poi, pensò la ragazza sorridendo, l'unica volta nella sua vita in cui aveva messo da parte l'orgoglio era andata più che bene, tornando col pensiero a quella sera a scuola in cui finalmente si era liberata di un peso, il peso di anni.

Ecco, anche oggi tutto si limitava al togliersi un peso.

Al diavolo l'orgoglio, la vigliaccheria, il terrore della totale indifferenza da parte sua che era lì, pronto a mangiarsela viva; chiusi gli occhi e liberata la mente, solo un sospiro pesante.


Lasciati andare Sam. Lasciati andare un'ultima volta. Per lui.





La mano in tasca tremava alla ricerca del suo Peraphone, ma nonostante tutto era decisa: non poteva sottrarsene e neanche voleva farlo, perchè la sola idea di sentire la sua voce calda o anche solo un sospiro rassegnato aldilà del telefono già le aveva provocato un fremito che saliva prepotente per tutta la schiena.

Il numero è sempre lì, bene impresso nella mente, e prima di ogni possibile ripensamento avviò la chiamata.


Ci siamo, ora non puoi più tirarti indietro. Pochi infiniti secondi e un impercettibile suono che la informa che sì, lui non le ha buttato giù, è lì ad ascoltarla.


Il cuore si fa piccolo e il sorriso si fa grande; non sa cosa dirgli, chiude gli occhi e se lo immagina davanti a sé, e allora può di nuovo lasciarsi andare.


'Perdonami. Non sono così forte come tu credevi, non lo sono abbastanza per entrambi. Ma non so cos'altro dirti se non che mi manchi da morire Freddie, mi manchi da morire.'



Un respiro pesante quanto un macigno aldilà del telefono, poi un altro impercettibile suono: no, Freddie ora non l'ascoltava più.

***

Mi odiate? FATE BENE.

So benissimo che sono IMPERDONABILE per non aver più caricato nulla, e mi odierete ancora di più quando scoprirete che in realtà questo terzo capitolo esiste già da qualche settimana, ma la solita insicurezza/insoddisfazione mi ha frenato. Diciamo che non era quello che mi aspettavo, però non me la sentivo di scrivere che Sam, da un giorno all'altro, prende e lo chiama. Così. Lo sapete che mi complico la vita, mi sembrava dovuto farci un capitolo sopra, e che mi soddisfi a pieno o no non posso impedirvi di leggerlo!
Beh, ora non resta che sapere come reagirà Freddie. Giuro, non sarò sempre così melodrammatica come lo sono ora, è che un po' lo sono di mio (aiaiai) e poi la situazione per ora lo richiede. :))

In ogni caso, io un'ideuzza per il prossimo capitolo ce l'ho. È solo una partenza diciamo, ma c'è. Non vorrei risultare 'già sentita' diciamo, dato che ho notato che le ff del fandom sono molto aumentate (menomaleeee!), spero perciò di metterci qualcosa di mio.

Lo so, sto scrivendo più qui che nel capitolo ma  dopo così tanto tempo avevo il bisogno di dirvi tutto, e soprattutto ringraziare chi mi ha scritto in posta/recensito o letto gli altri due capitoli con tutto il cuore, siete stati adorabili.

Per farmi perdonare un pochetto, pubblico in contemporanea a questo una scemenza di poco conto sempre sui nostri amati Sam e Freddie; nulla di che, ma giusto per farvi capire che sì, MyTrueColors è tornata. ;))

Sempre grazie grazie grazie.

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Capitolo 4
*** Desìo ***


Freddie si voltò meccanicamente verso il letto e vi lanciò con noncuranza il telefono.


Eccolo.

L'aveva tanto temuto quanto aspettato, ed era finalmente arrivato. Questo momento.

Era inevitabile.


La regola con Sam è non avere mai certezze.

Lei non è il tipo di ragazza che sente il bisogno di dare spiegazioni a qualcuno, lei agisce senza darne conto.

Nessuno ha il diritto di entrare a far parte così intimamente della sua vita da farle anche solo pensare alla possibilità di cambiare idea quando si mette in testa una cosa.

Lei prosegue dritto sulla sua strada, spietata.

Non che lo voglia realmente, ma l'orgoglio ha sempre avuto la meglio con lei.

Con Sam devi sentirti pronto alla possibilità di svegliarti il giorno dopo senza averla più al tuo fianco: sparita, senza spiegazioni.

Devi metterlo in conto, che cosa dovrebbe spingerla ad essere lì, sempre, costantemente al tuo fianco?

Con Sam bisogna soppesare la gioia immensa di averla all'interno della propria vita, con tutti gli sconvolgimenti che crea, e il fatto che un domani, involontariamente, possa pugnalarti al cuore. Cosa vale di più?

Ed è proprio il fatto che lo faccia senza volerlo, e la consapevolezza che un domani, resasi conto di ciò che ha fatto, ne piangerà a distruggerti dentro.


Io posso soffrire, ne ho la forza, se andartene è quello che vuoi lo sopporterò e un giorno volterò pagina, oppure mi fermerò a guardare la nostra ad occhi spenti.

Tu no, non devi, non puoi, non voglio.


Hai fatto una scelta perchè era ciò che ti faceva stare bene in quel momento,

non chiedo di meglio per te.

Ma in fondo lo sapevo, una piccola parte di me lo sentiva che un giorno saresti tornata.

Hai fatto un giro immenso ma sei tornata al punto di partenza, da me, come sempre.


Per mesi ti convinci d'andare avanti, d'accettare la situazione e subirla passivamente con la convinzione che nulla possa cambiare, qualsiasi sforzo tu possa fare.

Poi torni tu e rimescoli le carte di nuovo, per l'ennesima volta.

Mesi buttati al vento.

Convinzioni che ormai non esistono più.

Mi fa sorridere l'effetto che mi fai, ancora dopo tutti questi anni.

Ricominciare tutto da capo?

Non ne ho la forza, mi dispiace. E non immagini quanto.


Poi, d'improvviso, un sorriso.

Però sono felice che tu sia tornata”.







Erano passati mesi dall'ultima volta in cui Sam s'era sentita così forte, così se stessa.

Da quando aveva lasciato Seattle aveva dovuto fare i conti prima con la sua debolezza e in seguito con l'eco dei suoi errori che continuava a perseguitarla.

Ed oggi, per la prima volta, aveva deciso d'affrontarli di petto, come suo solito, e non s'era tirata indietro all'ultimo.

Poi, in fondo, la reazione di Freddie era più che giustificata ed era esattamente ciò che lei si aspettava facesse. Lo conosceva meglio di quanto lui conoscesse se stesso, ne era sempre stata convinta.

E, sempre per la prima volta da molto tempo, aveva deciso che non avrebbe vissuto quest'ostacolo come un fallimento, che non v'avrebbe messo rabbiosamente un pietra sopra per dimenticare; aveva deciso che voleva ricominciare da lì, da se stessa, con calma.

Liberatasi da questo peso che le opprimeva la gola, avrebbe finalmente ritrovato la serenità, lo sentiva.

Guardò lo schermo del Peraphone, che aveva inizialmente lasciato cadere pesantemente sul divano, presa dallo sconforto.

Sam sapeva da dove cominciare.

Il tempo di scrivere un messaggio e di afferrare velocemente il casco.

E finalmente sorrise.







Una vibrazione silenziosa, la mano che cerca affanosamente il telefono nella giacca.

Un messaggio.

Grazie per tutto, veramente. Non è finita qui, non ti libererai così facilmente di me. Sam

Ci volle qualche attimo perchè realizzasse ciò aveva appena letto, e con gli occhi ancora incerti alzò lo sguardo dal Peraphone.

Qualunque cosa avesse potuto fare ormai era troppo tardi.

Così sorrise, perchè credeva disperatamente nelle parole appena lette.


Ti aspetto. Cat




Sono sempre qua e sempre in ritardissimo, ma ormai non vi stupisce più no?

Capitolo breve: dovevo necessariamente parlare di cosa pensa Freddie e di come reagisce Sam (sperando sia chiaro cosa fa), in realtà ho scritto molto più di questo ma non mi sembrava il caso di mettere tutto nello stesso capitolo per non creare un ammucchio di roba senza senso e buttata un po' alla buona, quindi ho dovuto “spezzare la storia”, ergo perdonate la lunghezza ma non potevo fare altro. :))

Sempre per questi motivi e soprattutto per miracolo divino FORSE riesco a caricare il quinto capitolo questa sera stessa, o mal che vada stanotte; so già che la scuola mi succhierà nuovamente via le energie vitali e non voglio lasciarvi sempre senza niente. :((

Se siete ancora qui a leggermi non posso fare altro che ringraziarvi tantissimo!


























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Capitolo 5
*** Ritorni e mancanze ***


Era arrivato il freddo a Seattle e nonostante mancassero ancora molti giorni a Natale, per le vie larghe e gremite di persone si respirava un'atmosfera speciale, frizzante, come se tutta la città fosse in costante fremito e scalpitio.

Dall'alto dei numerosi grattacieli si potevano osservare centinaia e centinaia di minuscoli puntini colorati che si affaccendavano tra i negozi e i parchi; l'allegria era palpitante e tutti, da lì sopra, sembravano felici.


Amava quell'atmosfera, gli trasmetteva gioia; lo riportava a vecchi ricordi di famiglia che mai avrebbe dimenticato e grazie ai quali ancora oggi, dopo tanti anni, si commuoveva.

Scostò con un tocco leggero la tenda che copriva la grande finestra di camera sua e sorrise.


Non vedevo l'ora che arrivasse Natale, é tutto così bello ed allegro; certo é che non è più come un tempo, ma sono felice lo stesso e sono convinto che questo sarà un Natale meraviglioso.


Rimase fermo così qualche minuto, vagando tra i suoi pensieri felici e scrutando con innata curiosità il mondo che aveva sotto gli occhi.

Decise che nel pomeriggio si sarebbe dato ad un po' di sano shopping natalizio: di quel periodo ogni anno trascorreva interi pomeriggi a girovagare per tutta la città, alla ricerca dei più piccoli ed assurdi negozi dove poter acquistare centinaia e centinaia di decorazioni per colorare ed illuminare tutta casa.

Sentì bussare alla porta ed andò ad aprire, già elettrizzato per ciò che gli sarebbe aspettato nel pomeriggio. La maniglia scivolò con noncuranza sotto la sua mano e d'improvviso i suoi pensieri s'ammutolirono. Gli servì qualche istante prima che potesse raccogliere insieme qualche parola.


Un “Ehi, ciao” biascicato a fatica fu il massimo che gli riuscì.

Aspettò una risposta con gli occhi emozionati e brillanti, quasi come se questa da sola potesse cambiargli il mondo.



Ciao Spencer”.




Così i mesi erano passati, scivolati via dalle mani prima che ce se ne accorgesse, portando via con sé ricordi, abitudini, persone; era così difficile non soccombere al trascorrere del tempo, non permettergli di deturpare ciò che era stato costruito: ci voleva impegno, forza d'animo.

Passi mesi a cercare di creare involucri dentro cui nascondersi, sperando siano abbastanza massicci per reggere a costanti turbinii di emozioni, mancanze, pensieri; un bel giorno viene tutto spazzato via e ti ritrovi costretto a porre tutto sotto esame, e scopri con sconosciuta leggerezza d'animo quanto sia facile, quanto per alcuni rapporti, così profondi ed intrinsechi, sia talmente naturale esistere che non necessitano di alcuna manutenzione o riguardo; semplicemente loro sono, e saranno sempre.


Sam era rincuorata da questi pensieri; sebbene fosse ancora sulla porta di casa era già stata inondata dall'angoscia del ritorno, e fu profondamente grata a Spencer perchè non le pose alcuna domanda, ma l'abbracciò forte, proprio come faceva quando era ancora una bambina che piangeva perchè la madre si era scordata di venirla a prendere dalla sua migliore amica.

Ecco che arriva la felicità.

La sento: non sono sola, lui c'è sempre.


Si gettò di slancio addosso a lui, non curandosi delle valigie ormai cadute a terra.


Non te lo dirò mai più ma mi sei mancato da morire”


Lo sentì sorridere tra i suoi lunghi capelli biondi.


Ammettilo una volta per tutte che non hai mai smesso di essere innamorata di me”

Sei il solito idiota”

Quanto mi sei mancata”



Gli sembrava un sogno avere Sam di nuovo fra le braccia: dall'ultima volta erano passati mesi per lui interminabili.

Non ti voglio più lasciare andare, sembrava che il suo abbraccio volesse dire. Gli importava poco perchè fosse tornata a Seattle, sperava solo non le fosse successo nulla di grave, ma una grande preoccupazione d'improvviso macchiò la sua contentezza.


Sei tornata per restare?”


Sam sospirò profondamente.





Non troppo lontano da loro, un ragazzo guardava il soffitto sdraiato sul letto, un braccio poggiato sotto la nuca ed un altro piegato sul petto.

Calò lo sguardo che si pose sulla camicia che indossava: a grandi quadri blu e rossi.


Oh, accidenti. Certo che me le cerco.

Indossare questa camicia, proprio oggi, dopo tutto quello che è successo ieri.

Solito tempismo perfetto Freddie.

Temo che non mi libererò mai di te.

Ho paura di non volerlo proprio fare.

Vorrei che questa camicia avesse ancora il tuo profumo, il profumo di quando mi hai detto ti amo; era meraviglioso, me ne riempivo i polmoni mentre ti stringevo forte, terrorizzato dall'idea di lasciarci.

Ancora mi chiedo il perchè, perchè l'abbiamo fatto Sam?



Per quanto non sentisse altro che un profondo vuoto dentro sè, Freddie s'accorgeva di sorridere ogni volta che pensava a lei, a loro due insieme.

Sentì una lieve vibrazione; il telefono era poggiato sul letto a fianco a lui da ore, ma dopo la telefonata con Sam non s'era più azzardato a prenderlo in mano, ne era quasi intimorito, ma la scritta sul display lo rincuorò e gli infuse coraggio.

É Gibby.

Grazie a Dio non sono solo.

Quando gli ho raccontanto cos'è successo ieri mi ha detto semplicemente che io e te siamo irragionevoli ed incorreggibili, e che per quanto possiamo ostinarci a fare gli orgogliosi e a tenerci lontani come possibile non ci riusciremo mai realmente.

Voi siete nati così, già era deciso che sareste stati insieme; che senso ha opporsi a qualcosa di così naturale? Non lo potrete cambiare mai per quanto ci possiate provare!”

Mi ha fatto un po' strano sentire queste cose, sai Sam?

Alla fine neanche lui, ai tempi, era poi così contento che stessimo insieme; ma poi cosa dico, avevamo praticamente tutti contro, anche noi stessi.

Eppure ancora adesso continuo a rivolgermi a te come se tu fossi qui.

Come se tu avessi ancora le mani aggrappate saldamente alla mia camicia, come la notte in cui ci siamo lasciati. Come l'ultima volta in cui ci siamo baciati.


Freddie si sentì sollevato nel leggere di come Gibby si preoccupasse per le sue condizioni.


'Ehi Freddie, tutto bene? Non ti sei fatto più sentire... Va meglio?'


'A dirla tutta ho bisogno ancora di un po' di tempo. Averla sentita per telefono da una parte mi ha sollevato e dall'altra mi ha destabilizzato di nuovo, mi sento come quando era appena partita... Perso.

Però grazie davvero Gibby, sono contento che tu ci sia, è importante per me'


'Sono qui apposta'


Sì, Freddie era fortunato ad avere un amico così.

Si decise ad alzarsi dal letto, a cercare di dare un senso a quella giornata che non fosse osservare ad occhi spenti il soffitto.

Ecco, voleva ridere, aveva un disperato bisogno di essere felice, di divertirsi.

Sapeva dove doveva andare; lui era lì, a due passi da lui, davanti alla sua porta.

Non vedeva l'ora di vederlo, raccontargli tutto per sfogarsi un po' e poi lasciarsi trascinare dalle risate, dalle sue battute e dalle sue idee confuse, strampalate, che sapevano sempre strapparti un sorriso.

Freddie sapeva di poter contare su Spencer, così aprì la porta a cuor leggero.




Ma Spencer quel giorno non era solo.











Questa ff è un'epopea ormai: dopo secoli e secoli sono riuscita ad aggiornare!

Cerco di non dilungarmi sui motivi della mia assenza (sarebbe inutile, potete arrivarci benissimo senza che io ve lo dica), ma sono veramente contenta d'essere tornata, vorrei solo che questo ritorno potesse durare di più che il tempo prima del ritorno a scuola! :((

Prometto che m'impegnerò a sfornare capitoli (per quanto possibile) sia per quanto riguarda questa mia amata serie sia per quanto riguarda altre storie (ed anche altri fandom)!

Sì, l'idea iniziale è nata PRIMA di Natale quindi l'inizio rimane tale nonostante il Natale ormai sia passato (me molto triste); le parti in corsivo ovviamente sono i momenti di riflessione/pensieri e il grassetto è per i dialoghi (e i messaggi, in questo caso).

C'è qualche riferimento alla serie (la camicia indossata da Freddie nell'episodio 5x04, il rapporto particolare di Sam con sua madre che ho vagamente menzionato durante l'abbraccio con Spencer) che cito affinchè chi non li avesse colti possa capire meglio.

Lo so, dovrei scrivere (finalmente!!!) dell'incontro fatale, ma nonostante io riesca a pubblicare molto saltuariamente ci tengo che le varie parti del testo siano trattate a fondo: per me il rapporto con Spencer (così come la sua figura) è fondamentale, di conseguenza deve avere il giusto spazio nella storia (non si può scrivere solo ed esclusivamente di Sam e Freddie come se il resto del mondo non esistesse se si vuole mantenere la verosimiglianza con la serie che io cerco disperatamente).

So di aver descritto questo incontro e quindi questo rapporto in un modo che lascia libero spazio all'immaginazione riguardo la sua natura, ma io l'ho sempre interpretato così, ed è bello proprio nella sua particolarità.

Non temete, il momento clou è più vicino di quanto possiate immaginare! ;))

Vi ringrazio tanto se mi leggete, se mi seguite, se apprezzate oppure no, se recensite,

grazie per tutto insomma, e tantiiiissimi auguri di Buone Feste!

La sempre più logorroica MyTrueColors
(pardon)














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Capitolo 6
*** Déjà vu ***


Sembrava semplicemente essere tornato in superficie dopo una lunga, interminabile apnea.


Allora era così che ci si sentiva quando si veniva salvati.



Negli ultimi mesi trascorsi, molto spesso per lui il sogno si era confuso, intersecato ed insediato profondamente nella realtà, nella sua forma più semplice e banale, ma che aveva imparato ormai a non dare più per scontata: l'arrivo di un messaggio sul Peraphone, il suono del campanello alla porta, una semplice ragazza dai boccolosi capelli biondi per strada; tutto era Sam, tutto lo riconduceva a lei, tutto lo illudeva che lei era lì, che non se n'era mai andata.


Ma la realtà era ben diversa.

Sam aveva mollato tutto ed era scappata, lei, quella forte, quella aggressiva, prepotente, codarda tra le codarde.


Freddie era immobile, la mano ancora poggiata sulla maniglia della porta spalancata.

Nemmeno il suo largo petto si muoveva di quei piccoli innalzamenti dovuti alla respirazione, era semplicemente inerme.

Eppure dentro di lui era tutto così diverso da cosa si percepiva da fuori.

Dentro, i pensieri non cessavano di esplodere, di accavallarsi uno sull'altro, tanto che non seppe dire con certezza se quella situazione così assurda fosse reale.

Esattamente come quando ti capita di sognare una cosa con insistenza, come quando vuoi così profondamente che accada da non riuscire più a scindere ciò che è reale da ciò è desiderio.

Eppure lui questa scena l'aveva già vissuta; era tutto un semplice déjà-vu triste ed appannato, un'immagine molto diversa da quella che aveva tormentato Freddie per gli ultimi mesi.



«Freddie.»


Era stato un bisbiglio, un soffio sfuggito alle labbra, ma lui l'aveva sentito, l'aveva sentito come se l'avesse urlato.



Non sei cambiata per niente.

Temevo di aver scordato ormai le sfumature della tua voce, nonostante un po' ci sperassi, perso negli inutili intenti di cancellare via ogni ricordo che mi facesse male.

Poi piombi qui e ti ritrovo davanti ai miei occhi come non avrei voluto,

non riesco a spiegarmi perché io sia così sollevato di averti davanti agli occhi, in fondo cosa cambia?

Però lo sapevo in fondo, sai? La ricordo perfettamente, la tua voce.

Ogni screziatura che assume, ogni sentimento che ne traspare;

non lo ammetterai mai, ma sei un libro aperto per me, e lo sai bene.

Ora che guardo meglio solo i capelli sono un po' più lunghi di quanto ricordassi, i boccoli biondi ormai si poggiano con delicatezza sul tuo corpo, adagiandosi seguendo un ritmo perfetto,

come se fossero stati disegnati per contornare ogni tuo lembo di pelle.

Ehi, ma perché mi guardi così?

Sono io, Freddie.

Non mi riconosci più?

Dovrei essere io a guardati con quegl'occhi attoniti.

E ora? Ora cosa dovrei fare?



«Bentornata.»



Mi dispiace, non so fare di meglio.



La mano di Sam perse d'un tratto la forza che la faceva stringere attorno al braccio di Spencer; un tonfo sordo e precipitò giù nell'oblio.

Capiva perfettamente che dovesse tenersi a distanza da lui per ciò che aveva fatto, perchè non si meritava nemmeno quel semplice bentornata; semplicemente però sentì chiaramente salire dentro sé la voglia di avvicinarglisi, sorridergli, magari abbracciarlo e prenderlo un po' in giro, non avrebbe chiesto altro.

Voleva solo sentire che lui era lì, e non solo fisicamente. Era lì per lei, nonostante tutto.

In fondo se l'erano promesso.

Si ritrovò a muovere qualche piccolo passo incerto verso di lui, senza sapere bene cos'avrebbe fatto una volta piazzatosigli davanti, in fondo non sapeva nemmeno se lui le avrebbe dato occasione di farlo senza scappare via, senza scivolarle di nuovo.



Sam, sei sempre la solita.

Vorrei dirti che sono felice che tu sia qui tanto quanto ti meriteresti di sentirti dire che non avrei più voluto vederti, eppure, qualunque cosa ti dicessi, non corrisponderebbe alla verità, o almeno non alla verità assoluta.

Sono paralizzato dai tuoi passi.

Assurdo pensare che dopo questi mesi in cui siamo stati lontani chilometri ti bastino pochi secondi per avvicinarti così pericolosamente a me.

Ma tu sei forte, tu hai le idee chiare, tu ti prendi sempre ciò che vuoi.

Evidentemente non mi volevi abbastanza quando te ne sei andata.



Un altro passo. Freddie non dava segni di reazione.


«È tornata oggi. Mi ha fatto una sorpresa. Una bellissima sorpresa.»


Spencer si sentì quasi in dovere di dire qualcosa; la tensione era così forte da essere palpabile e lui le pressioni così proprio non le digeriva.

Era dai tempi della scuola che non si sentiva in così grande disagio, come se ogni cosa che potesse dire sarebbe stata comunque ed inesorabilmente sbagliata nel momento stesso in cui le parole fossero uscite dalla sua bocca.

Non stava succedendo nulla, la realtà era immobile intorno a lui, gli stessi Sam e Freddie non battevano ciglio, eppure lui provava come un senso di esclusione da quell'atmosfera, che aveva un che di perfetto ed eterno e che, come sempre, coinvolgeva unici i due ragazzi: come quando si lanciavano l'uno addosso all'altro dieci anni prima per picchiarsi e come quando, solo poco tempo prima, erano l'uno incollato sull'altro, con le mani che non davano segno di volersi allontanare da un corpo cui sentivano profondamente d'appartenere. Era il loro mondo, vi erano entrati e nuovamente persi; Spencer li conosceva bene e sorrise rincuorato dal pensiero che almeno qualcosa, dopo tutto il tempo passato e dopo tutto ciò che era successo, non fosse cambiato.


Nonostante ciò, Spencer notò la nota d'amarezza che Freddie aveva negli occhi, nella voce,

nei movimenti. Era ben visibile, e gli fece male.


Chissà quale stupidaggine ti sei messo in testa, eh?

Sai che è pura fantasia, eppure stai permettendo che ti ferisca.

Guardala, guarda i suoi occhi: hanno mai contemplato in questo modo qualcuno diverso da te?


Freddie si schiarì la voce con un deciso colpo di tosse; la situazione stava diventando alquanto pesante e preferiva troncarla prima che ne perdesse il controllo.



«Beh, bene no? Spero sia andato tutto bene a Los Angeles e sono contento per te che tu sia tornata, che sia solo di passaggio o che tu abbia deciso di restare.

Ora vado, avrai molto da fare. Spencer, ci vediamo!»


Non aveva mai parlato così velocemente, avrebbe giurato di aver detto tutto nel giro di cinque secondi, e in men che non si dica si era girato dirigendosi a grandi passi oltre la porta.



«No Freddie aspetta!»


Freddie non potè che emettere un sospiro profondo e pesante, come se si sentisse profondamente stanco. Fu freddo nel risponderle, ma stava lentamente perdendo la capacità di controllare le sue reazioni.

«Che c'é?»


Sam inspirò per trarre fuori tutto il coraggio che aveva in corpo.


«Non te andare»


La sua fu una richiesta più unica che rara; un bisogno intimo, uno di quelli che non si era lasciata scappare nemmeno quando sarebbe stato lecito farlo, quando erano fidanzati. Non

gli aveva mai dato modo di sentirsi così importante, così fondamentalmente incisivo nella sua vita, non gli aveva mai chiesto di rimanere, forse perchè semplicemente lui lo faceva senza che ci fosse bisogno di tante parole. Ma ora scappava, e Sam in fondo sapeva che il suo era un atteggiamento più che giustificato, ma allo stesso tempo non poteva permettergli di andare via, non senza prima aver provato a trattenerlo.


«Per favore, Freddie, rimani»


Calcò con grande enfasi le prime due parole, una gentilezza che non era da lei e che voleva gli facesse rendere conto di quanto realmente teneva alla sua presenza in quel momento; scandì lettera per lettera e pronunciò il tutto con estrema lentezza.


Freddie sospirò rauco di nuovo; sembrava realmente esausto, provato da un troppo che minacciava di schiacciarlo. Finalmente puntò gli occhi nei suoi.


«Non stavolta. Mi dispiace»




Per la prima volta da molto tempo, Sam rimase interdetta, totalmente senza parole di fronte a qualcosa che sembrava lei non fosse in grado di governare.


Lui aveva scelto, e se n'era andato.





Mi sembra d'aver pubblicato giusto ieri l'ultimo capitolo, eppure i mesi sono passati, anche tanti.

Lo giuro, mi sono scivolati via senza che io me ne rendessi conto tra impegni, tra che non tocco il computer, tra gli innumerevoli momenti in cui non ti viene in mente uno straccio di idea. Ed in effetti, mi sono usciti sei capitoli di patimenti! Ahahahah

Quando pubblico voglio essere convinta di quel che faccio, e mi dispiace veramente tanto che nel frattempo passi tutto questo tempo... Ci tengo a questa storia, e sapere che anche solo una persona la segue ancora e ne è interessata mi dà grande voglia di fare, e faccio del mio meglio per non deludere le aspettative (se ci sono), il tempo è poco e l'impegno che metto in quel che amo fare è tanto. Spero apprezziate quest'ennesimo e super ritardatario capitolo. :))










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