Cosa faresti al posto mio se ogni pensiero fossi io? di MyTrueColors (/viewuser.php?uid=166973)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Necesitar ***
Capitolo 2: *** Nel segno del destino ***
Capitolo 3: *** Il coraggio di essere felici ***
Capitolo 4: *** Desìo ***
Capitolo 5: *** Ritorni e mancanze ***
Capitolo 6: *** Déjà vu ***
Capitolo 1 *** Necesitar ***
Cosa
faresti al posto mio se ogni pensiero fossi io?
“Ehi
Nano. Ormai é passato qualche mese... Carly é
ancora in Italia, io
sono a Los Angeles e tu sei rimasto a Seattle...”
Già,
sei rimasto a Seattle.
Sam
sbuffò scocciata; non trovava le parole giuste.
Eppure
lui era sempre stata l'unica persona al mondo che
l'aveva
fatta sentire a suo agio, l'unica persona che la faceva sentire
compresa nel suo totale disordine mentale semplicemente con uno
sguardo fugace; quegli occhioni color cioccolato, così
profondi, le
trasmettevano subito un senso di protezione e serenità.
Era
paradossale che Sam si sentisse difesa da Freddie; era assurdo
pensare al loro rapporto, a quanto era cresciuta e si era rafforzata
la loro amicizia, a come erano cambiati entrambi, insieme.
Alla
fine
non
erano mai stati in grado di vivere l'uno senza l'altra: ciò
che li
legava andava oltre l'amicizia o, perché no, l'amore;
la
loro era una necessità, un bisogno reciproco, insaziabile.
Erano
ormai settimane che Sam rimuginava su ciò che era
più giusto dire o
fare; si era decisa persino a compiere il primo passo se fosse stato
necessario. Il vero problema era che lui la spiazzava totalmente;
alla fine era stato l'unico che... insomma, sì... l'avesse
fatta... innamorare.
Si
dice così no?
Ogni
volta che ci pensava non poteva fare a meno di ridere, ridere
sguaiatamente e carnalmente come solo lei sapeva fare.
Si
era innamorata di Freddie. Di Freddie.
Il
peggiore guaio in cui si fosse mai cacciata.
E
ancora non si era capacitata di come fosse potuto succedere,
né
quando, ma forse era meglio non porsi certe domande.
“Ehi.
Come te la passi a Seattle senza di me?”
Ecco,
come si sta senza di me?
Sì,
lo so, odi i miei modi di fare, sono tutto meno che una ragazza a
modo e la gentilezza non so neanche cosa sia, o almeno non con te. Lo
so che odi tutto questo.
So
anche che io e te probabilmente non siamo nati per stare insieme; ci
abbiamo provato e litigavamo costantemente, per qualunque cosa,
perciò non possiamo prenderci in giro e dobbiamo
semplicemente
ammettere che tutto sembra andare contro il nostro amore.
Ma
che importa?
Io
voglio te, é sette anni che voglio te, e per troppo tempo te
l'ho
dimostrato nel peggiore dei modi.
Ed
è il bisogno di averti la parte peggiore. Non è
l'amore che
distrugge, ma la dipendenza.
La
consapevolezza che senza te non so stare.
E
tu? Tu mi vuoi? Basterebbe che tu mi volessi la metà di
quanto io ti
desidero nella maniera più profonda ed io correrei da te.
Sam
cancellò anche questo messaggio. Niente. Non ci riusciva.
Voleva
solo urlare, e piangere a dirotto, perché solo
così avrebbe
realmente esternato ciò che aveva dentro.
“Ciao
amore mio, é un giorno scuro e mi manchi tanto”.
Buonaseeeeera!
So
che é tardino, e che questa sezione non é
più frequentatissima
(purtroppo!) visto la fine della serie, ma shippo veramente veramente
troppo questa coppia bellissima ormai da anni e finalmente mi sono
decisa a scrivere qualcosa!
Mi auguro che a qualcuno interessi,
siccome é la prima ff che scrivo in questa sezione (ed
è la prima
che scrivo in assoluto a più capitoli) mi piacerebbe sapere
cosa ne
pensate anche con una piiiiccola recensione :))
Ho
avuto quest'ideuzza così l'ho buttata giù in
quattr'e quattr'otto,
sperando sia piacevole da leggere; è ambientata (come avrete
capito)
nel periodo di Sam&Cat, quindi dopo l'ultimo episodio della
settima stagione di ICarly, dopo che Carly segue suo padre in Italia
mentre Sam va a LA (dove incontrerà Cat, nello spinoff
crossover
Sam&Cat). Premetto che di quest'ultima serie ho visto solo un
episodio, ovvero quello in cui c'è Freddie come guest star!
Non
potevo resistere alla curiosità, quindi me la sono cercata
su
internet in inglese ahahah :))
La
storia sarà incentrata su Sam e Freddie ovviamente, ma visto
che é
ambientata in fin dei conti in Sam&Cat più che in
ICarly (almeno
dal punto di vista temporale) può darsi che
nominerò anche qualche
personaggio di Sam&Cat, nei limiti del possibile dato che non
so
molto riguardo questa serie (non ho Nickelodeon!).
P.
S. Ovviamente quando mi riferisco ai 'messaggi' parlo di ciò
che è
contenuto nelle virgolette; il corsivo corrisponde ai pensieri di
Sam! Ah, il titolo del capitoletto é in spagnolo in onore di
Freddie
ovviamente ;)
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Capitolo 2 *** Nel segno del destino ***
Freddie
controllò lo schermo del Pear Phone; lo faceva ormai da
mesi,
sperando nell'arrivo di un messaggio, o anche solo una telefonata,
uno squillo, qualcosa che non lo facesse sentire così
dannatamente
solo, in una città enorme, ma che lo soffocava ugualmente.
Nulla.
Ormai si convinceva di sentirlo vibrare anche quando non succedeva,
tanto desiderava che accadesse.
Si
perse nuovamente tra i suoi pensieri, con il braccio incrociato
dietro la testa, poggiata sul cuscino del divano, gli occhi
spalancati al soffitto; stava diventando insofferente a tutto e
tutti, la solitudine se lo stava mangiando vivo.
Non
gli era mai capitato di sentirsi così perchè alla
fine aveva sempre
vissuto nell'affetto, nell'amicizia e nel divertimento con i suoi
amici, e mai avrebbe pensato che un giorno tutto questo sarebbe
finito. Certo, alla notizia della partenza di Carly per l'Italia
aveva vissuto un attimo di sconforto: insomma, si era sentito mancare
il pavimento sotto i piedi, ma tutto ciò era lontano anni
luce da
ciò che era adesso.
Carly
è stata una ragazza importantissima per lui, la prima per
cui abbia
mai provato dei sentimenti forti; per anni ed anni era stata la sua
cotta ed era stato difficile per lui farsela passare, né mai
era
riuscito a conquistarla seriamente: era ovvio che la sua partenza
l'avrebbe sconvolto!
Per
qualche secondo sentì il loro legame spezzarsi, e fu la
più brutta
sensazione del mondo, ma poi si rese conto che quell'amicizia,
così
sincera e profonda, mai e poi mai si sarebbe potuta anche solo
scalfire per colpa di un fattore così secondario come la
distanza.
Non
avrebbero potuto più continuare ICarly? Non avrebbero
più vissuto
le giornate praticamente in simbiosi lui, Carly e Sam? Non avrebbero
condiviso ogni momento triste e felice della loro vita?
Prima
o poi tutti e tre sarebbero scesi a patti con queste cose,
ma la cosa più importante, la loro amicizia, l'avrebbero
condivisa
per sempre, e nulla sarebbe cambiato nel loro legame.
Ci
credeva davvero agli inizi, poi passarono i giorni, le settimane, i
mesi, e Freddie piano piano metabolizzò il loro addio e le
sue
illusioni di ragazzo ingenuo volarono via, proprio come le sue due
migliori amiche.
Oramai
aveva accettato nel suo profondo la partenza di Carly: sapeva quanto
tenesse a suo padre, a Seattle aveva sì la sua famiglia,
erano loro,
che non l'avevano mai fatta sentire sola, ma Freddie sapeva che prima
o poi Carly avrebbe dovuto fare i conti con una scelta così
drastica; il ragazzo l'aveva capita e sapeva anche quanto le era
costata.
Una
volta partita, Carly era praticamente sparita dalla sua vita, ma
nello stesso periodo Freddie si trovò ad affrontare un'altra
situazione che fece passare in secondo piano questa, e che era ben
più complicata.
No,
lei non l'avrebbe mai
perdonata; era arrivato al punto
di detestarla
per il male che gli aveva fatto; Sam l'aveva lasciato solo,
e solo pochi mesi prima, tra un bacio e l'altro, gli prometteva che
non l'avrebbe mai fatto.
Freddie
si ricordava bene di quella promessa, e lui si era fidato ciecamente,
perchè glielo leggeva negli occhi quanto lei tenesse a lui,
però
era evidentemente cambiato qualcosa, perchè quella promessa
non
l'aveva mantenuta, e ancora Freddie non si capacitava del motivo.
Nei
mesi molto spesso aveva pensato di cercarla, contattarla, correre da
lei, anche solo per farsi urlare in faccia che di lui effettivamente
non gliene fregava più nulla. Ma non l'aveva mai fatto, sia
perchè
la rabbia bruciante ancora gli offuscava i pensieri, come le lacrime
offuscavano gli occhi, sia perchè non sapeva se avrebbe
potuto
sopportare che lei gli dicesse una cosa del genere, ponendo
irrimediabilmente la parola fine sulla loro storia, cosa che lui
proprio non riteva accettabile.
Lo
sapeva, lo sentiva dentro persino mentre si lasciavano: prima o poi
non avrebbero più resistito e sarebbero tornati insieme.
Ma
forse, anche questa era una sua ingenua illusione.
Te
ne sei andata, e mi hai lasciato qui, da solo; avevi promesso che non
mi avresti abbandonato mai, in qualunque modo fosse finita la nostra
storia, perchè ciò che ti legava a me andava ben
oltre l'amore o
qualsiasi sentimento a cui si poteva dare un nome. Era un filo
così
sottile e leggero, e molto spesso negli anni ci siamo arrischiati a
tirarlo, io da una parte e tu dall'altra, con così tanta
forza che a
volte ho temuto seriamente si potesse spezzare.
Solo
col tempo ho capito che anche avessimo voluto farlo non ci saremmo
riusciti, io e te eravamo indissolubilmente legati, e ci amavamo
illimitatamente, da amici, da fidanzati, ci odiavamo, ci
allontanavamo e poi ancora ci abbracciavamo e ci cercavamo, era un
vortice da cui non potevamo uscire.
Ma
si sa, anche i vortici più violenti si consumano. La calma
piatta
che ne segue però ti dà modo di osservare i danni
che ha causato
intorno a te. Devastanti.
No,
Freddie non l'avrebbe perdonata, ne era sicuro.
Il
destino, però, gli stava già riservando qualcosa
di molto speciale.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-
Lo
so, lo so: avevo promesso di aggiornare presto! Il tempo
però è
passato in fretta, e la scuola non mi ha dato un attimo di
libertà
:((
Almeno
ho avuto la possibilità di riflettere bene su cosa scrivere,
anche
se in realtà quando stasera mi sono ritrovata ad aprire
Openoffice,
decisa a buttare giù finalmente il secondo capitolo sfruttando
queste vacanze, ho scritto tutto di botto e le mie idee iniziali sono
svanite. :))
Insomma,
non sono molto convinta del risultato, però è
questo ciò che mi è
uscito stasera, e penso che sia giunto il momento di caricare su Efp
in ogni caso!
Queste
vacanze mi hanno permesso di riflettere e ho già scritto
qualcosina
riguardo numeroooosi altri fandom, perciò se vi incuriosisce
anche
poco poco il modo in cui scrivo aspettatevi tante altre cosucce,
sperando che vi interessino! ;)
Se
ci sarà il vostro riscontro il terzo capitolo SICURAMENTE
arriverà
durante queste vacanze perchè so di avere finalmente il
tempo di
dedicarmici.
Questo
è un po' un intermezzo, un capitolo di riflessioni di
Freddie (dopo
quello di Sam), nel prossimo aspettatevi più azione! ;)
Grazie
per leggere i miei deliri! :))
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Capitolo 3 *** Il coraggio di essere felici ***
Sono
sola.
É
tutto così strano ed ovattato attorno a me.
Mi
sembra di vivere la vita di un altro, mi sembra di osservare qualcuno
sprecare tempo al posto mio.
E
per la prima volta in tutta la mia vita nemmeno provo a ribellarmi:
sono stanca, disillusa, forse anche un po' delusa da ciò che
mi
circonda, da come mi sono comportata, da cosa ho tenuto e cosa ho
lasciato andare, e da quanto vigliacca sono stata nel momento della
mia vita nel quale avrei dovuto essere Sam Puckett, quella
forte.
Pioveva
a dirotto, quello strano giorno a Los Angeles.
Era
la prima volta che Sam vedeva la città così
triste e scura, e la
cosa la incupì parecchio; ciò che maggiormente
apprezzava di quel
posto erano proprio la vitalità e le frenesia con cui tutti
lì
affrontavano ciascuna giornata: mille cose da fare, da pensare, da
vivere, una sorta di caos divertente che non permetteva mai a nessuno
di fermarsi per un attimo a riflettere su cosa avessero realmente
intorno.
Ma
quell'asfalto scuro di pioggia, l'erba lucida e il cielo nero non le
lasciavano scampo, e per la prima volta da molto tempo Sam si
fermò
a riflettere seriamente su tutto ciò che le era successo
negli
ultimi tempi.
Da
quando aveva lasciato Seattle c'era stato come un taglio netto col
passato, come se nel libro della sua vita avesse strappato la prima
pagina bianca trovata e si stesse sforzando a riscriverla, parola per
parola.
Ma
in fondo quello era solo un foglio vacante, mentre il libro era
sempre lì, con le sue pagine pesanti riempite di parole, che
la
guardava sfidandola a sfogliarlo, come si fa solo con i libri
preferiti, di quelli che quando li leggi e li rileggi ti fanno
sentire sempre nel tuo
posto,
quello giusto al
mondo.
Pensava
ogni giorno alla sua vecchia vita, alla sua vecchia città,
ai suoi
vecchi amici, con un sorrisino sulle labbra e gli occhi spenti; ma
c'era una cosa che si sforzava di togliersi dalla testa, una cimice
che la tormentava e non le dava pace, nonostante lei facesse di tutto
per liberarsene.
L'aveva
abbandonato.
Lei
gliel'aveva promesso, gli aveva promesso che non l'avrebbe mai
lasciato solo, qualunque cosa fosse successa, a dispetto di qualsiasi
lite e di qualsiasi tipo di rapporto che ci sarebbe potuto essere tra
loro.
La
sua era una promessa, e stavolta non l'aveva mantenuta.
Avrebbe
potuto continuare a vivere facendo finta di niente, convivendo con
una mancanza che la opprimeva tanto da appesantirle il respiro, come
se tutto fosse più difficile adesso che era sola,
perchè per lei
stare senza di lui voleva dire essere sola,
poco
importavano tutte le
persone che potevano circondarla; avrebbe fatto i conti con la sua
vigliaccheria e col suo orgoglio a costo di sentirsi un vuoto dentro
ogni volta che qualcuno la chiamava al telefono o suonava alla porta,
nella vana speranza che quella persona fosse l'unica capace di farla
ridere di felicità, felicità pura.
Ma
era il senso di colpa a farla morire dentro, perchè lei no, non
doveva abbandonarlo.
Non
tanto perchè pensasse di mancargli così tanto,
quanto perchè lei
glielo aveva letto negli occhi e nel sorriso che lui si era
totalmente fidato di lei, si era lasciato andare alla vana sicurezza
che lei, nonostante tutto, ci sarebbe sempre stata.
Come
in fondo c'era stata sempre in tutti questi anni.
Invece
questa volta l'aveva tradito del peggior tradimento che una persona
possa compiere: l'abbandono.
Il
senso di colpa non svaniva col passare dei giorni, pesava sempre di
più, ed era divenuto un peso insopportabile persino per il
suo
orgoglio.
E
poi,
pensò la ragazza
sorridendo, l'unica
volta
nella sua vita in cui aveva messo da parte l'orgoglio era andata
più
che bene,
tornando col
pensiero a quella sera a scuola in cui finalmente si era liberata di
un peso, il peso di anni.
Ecco,
anche oggi tutto si limitava al togliersi
un peso.
Al
diavolo l'orgoglio, la vigliaccheria, il terrore della totale
indifferenza da parte sua che era lì, pronto a mangiarsela
viva;
chiusi gli occhi e liberata la mente, solo un sospiro pesante.
Lasciati
andare Sam. Lasciati andare un'ultima volta. Per lui.
La
mano in tasca tremava alla ricerca del suo Peraphone, ma nonostante
tutto era decisa: non poteva sottrarsene e neanche voleva farlo,
perchè la sola idea di sentire la sua voce calda o anche
solo un
sospiro rassegnato aldilà del telefono già le
aveva provocato un
fremito che saliva prepotente per tutta la schiena.
Il
numero è sempre lì, bene impresso nella mente, e
prima di ogni
possibile ripensamento avviò la chiamata.
Ci
siamo, ora non puoi più tirarti indietro.
Pochi
infiniti
secondi e un impercettibile suono che la informa che sì, lui
non le
ha buttato giù, è lì ad ascoltarla.
Il
cuore si fa piccolo e il sorriso si fa grande; non sa cosa dirgli,
chiude gli occhi e se lo immagina davanti a sé, e allora
può di
nuovo lasciarsi andare.
'Perdonami.
Non sono così forte come tu credevi, non lo sono abbastanza
per
entrambi. Ma non so cos'altro dirti se non che mi manchi da morire
Freddie, mi
manchi da morire.'
Un
respiro pesante quanto un macigno aldilà del telefono, poi
un altro
impercettibile suono: no,
Freddie ora non l'ascoltava più.
***
Mi odiate? FATE BENE.
So benissimo che sono
IMPERDONABILE per non aver più caricato nulla, e mi odierete
ancora di più quando scoprirete che in realtà
questo terzo capitolo esiste già da qualche settimana, ma la
solita insicurezza/insoddisfazione mi ha frenato. Diciamo che non era
quello che mi aspettavo, però non me la sentivo di scrivere
che Sam, da un giorno all'altro, prende e lo chiama. Così.
Lo sapete che mi complico la vita, mi sembrava dovuto farci un capitolo
sopra, e che mi soddisfi a pieno o no non posso impedirvi di leggerlo!
Beh, ora non resta che sapere come reagirà Freddie. Giuro,
non sarò sempre così melodrammatica come lo sono
ora, è che un po' lo sono di mio (aiaiai) e poi la
situazione per ora lo richiede. :))
In ogni caso, io
un'ideuzza per il prossimo capitolo ce l'ho. È solo una
partenza diciamo, ma c'è. Non vorrei risultare
'già sentita' diciamo, dato che ho notato che le ff del
fandom sono molto aumentate (menomaleeee!), spero perciò di
metterci qualcosa di mio.
Lo so, sto scrivendo
più qui che nel capitolo ma dopo così
tanto tempo avevo il bisogno di dirvi tutto, e soprattutto ringraziare
chi mi ha scritto in posta/recensito o letto gli altri due capitoli con
tutto il cuore, siete stati adorabili.
Per farmi perdonare un
pochetto, pubblico in contemporanea a questo una scemenza di poco conto
sempre sui nostri amati Sam e Freddie; nulla di che, ma giusto per
farvi capire che sì, MyTrueColors è tornata. ;))
Sempre
grazie grazie grazie.
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Capitolo 4 *** Desìo ***
Freddie
si voltò meccanicamente verso il letto e vi
lanciò con noncuranza
il telefono.
Eccolo.
L'aveva
tanto temuto quanto aspettato, ed era finalmente arrivato. Questo
momento.
Era
inevitabile.
La
regola con Sam è non avere
mai certezze.
Lei
non è il tipo di ragazza che sente il bisogno di dare
spiegazioni a
qualcuno, lei agisce
senza darne conto.
Nessuno
ha il diritto
di entrare a far parte così intimamente della sua vita da
farle
anche solo pensare alla possibilità di cambiare idea quando
si mette
in testa una cosa.
Lei
prosegue dritto
sulla sua strada, spietata.
Non
che lo voglia
realmente, ma l'orgoglio ha sempre avuto la meglio con lei.
Con
Sam devi sentirti
pronto alla possibilità di svegliarti il giorno dopo senza
averla
più al tuo fianco: sparita, senza spiegazioni.
Devi
metterlo in conto, che
cosa dovrebbe spingerla ad essere lì, sempre, costantemente
al tuo
fianco?
Con
Sam bisogna soppesare la gioia immensa di averla all'interno della
propria vita, con tutti gli sconvolgimenti che crea, e il fatto che
un domani, involontariamente, possa pugnalarti al cuore. Cosa
vale di più?
Ed
è proprio il fatto che lo faccia senza volerlo, e la
consapevolezza
che un domani, resasi conto di ciò che ha fatto, ne
piangerà a
distruggerti dentro.
Io
posso soffrire, ne ho la forza, se andartene è quello che
vuoi lo
sopporterò e un giorno volterò pagina, oppure mi
fermerò a
guardare la nostra ad occhi spenti.
Tu
no, non devi, non puoi, non voglio.
Hai
fatto una scelta perchè era ciò
che ti faceva stare bene in quel momento,
non
chiedo di meglio per te.
Ma
in fondo lo sapevo, una piccola parte di me lo sentiva che un giorno
saresti tornata.
Hai
fatto un giro immenso ma sei tornata al punto di partenza, da
me,
come sempre.
Per
mesi ti convinci d'andare avanti, d'accettare la situazione e subirla
passivamente con la convinzione che nulla possa cambiare, qualsiasi
sforzo tu possa fare.
Poi
torni tu e rimescoli le carte di nuovo, per l'ennesima volta.
Mesi
buttati al vento.
Convinzioni
che ormai non esistono più.
Mi
fa sorridere l'effetto che mi fai, ancora dopo tutti questi anni.
Ricominciare
tutto da capo?
Non
ne ho la forza, mi dispiace. E non immagini quanto.
Poi,
d'improvviso, un
sorriso.
“Però sono
felice che tu sia tornata”.
Erano
passati mesi
dall'ultima volta in cui Sam s'era sentita così forte,
così se
stessa.
Da
quando aveva
lasciato Seattle aveva dovuto fare i conti prima con la sua debolezza
e in seguito con l'eco dei suoi errori che continuava a
perseguitarla.
Ed
oggi, per la prima
volta, aveva deciso d'affrontarli di petto, come suo solito, e non
s'era tirata indietro all'ultimo.
Poi,
in fondo, la
reazione di Freddie era più che giustificata ed era
esattamente ciò
che lei si aspettava facesse. Lo conosceva meglio di quanto
lui
conoscesse se stesso, ne era sempre stata convinta.
E,
sempre per la prima
volta da molto tempo, aveva deciso che non avrebbe vissuto
quest'ostacolo come un fallimento, che non v'avrebbe messo
rabbiosamente un pietra sopra per dimenticare; aveva deciso che
voleva ricominciare da lì, da se stessa, con calma.
Liberatasi
da questo
peso che le opprimeva la gola, avrebbe finalmente ritrovato la
serenità, lo sentiva.
Guardò
lo schermo del
Peraphone, che aveva inizialmente lasciato cadere pesantemente sul
divano, presa dallo sconforto.
Sam
sapeva da dove cominciare.
Il
tempo di scrivere un
messaggio e di afferrare velocemente il casco.
E
finalmente sorrise.
Una
vibrazione
silenziosa, la mano che cerca affanosamente il telefono nella giacca.
Un
messaggio.
Grazie
per tutto, veramente. Non è finita qui, non ti libererai
così
facilmente di me. Sam
Ci
volle qualche attimo
perchè realizzasse ciò aveva appena letto, e con
gli occhi ancora
incerti alzò lo sguardo dal Peraphone.
Qualunque
cosa avesse
potuto fare ormai era troppo tardi.
Così
sorrise, perchè
credeva disperatamente nelle parole appena lette.
Ti
aspetto. Cat
Sono
sempre qua e sempre in
ritardissimo, ma ormai non vi stupisce più no?
Capitolo
breve: dovevo
necessariamente parlare di cosa pensa Freddie e di come reagisce Sam
(sperando sia chiaro cosa fa), in realtà ho scritto molto
più di
questo ma non mi sembrava il caso di mettere tutto nello stesso
capitolo per non creare un ammucchio di roba senza senso e buttata un
po' alla buona, quindi ho dovuto “spezzare la
storia”, ergo
perdonate la lunghezza ma non potevo fare altro. :))
Sempre
per questi motivi e
soprattutto per miracolo divino FORSE riesco a caricare il quinto
capitolo questa sera stessa, o mal che vada stanotte; so già
che la
scuola mi succhierà nuovamente via le energie vitali e non
voglio
lasciarvi sempre senza niente. :((
Se siete
ancora qui a leggermi non
posso fare altro che ringraziarvi tantissimo!
|
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Capitolo 5 *** Ritorni e mancanze ***
Era
arrivato il freddo a Seattle e nonostante mancassero ancora molti
giorni a Natale, per le vie larghe e gremite di persone si respirava
un'atmosfera speciale, frizzante, come se tutta la città
fosse in
costante fremito e scalpitio.
Dall'alto
dei numerosi grattacieli si potevano osservare centinaia e centinaia
di minuscoli puntini colorati che si affaccendavano tra i negozi e i
parchi; l'allegria era palpitante e tutti, da lì sopra,
sembravano
felici.
Amava
quell'atmosfera, gli trasmetteva gioia; lo riportava a vecchi ricordi
di famiglia che mai avrebbe dimenticato e grazie ai quali ancora
oggi, dopo tanti anni, si commuoveva.
Scostò
con un tocco leggero la tenda che copriva la grande finestra di
camera sua e sorrise.
Non
vedevo l'ora che arrivasse Natale, é tutto così
bello ed allegro;
certo é che non è più come un tempo,
ma sono felice lo stesso e
sono convinto che questo sarà un Natale meraviglioso.
Rimase
fermo così qualche minuto, vagando tra i suoi pensieri
felici e
scrutando con innata curiosità il mondo che aveva sotto gli
occhi.
Decise
che nel pomeriggio si sarebbe dato ad un po' di sano shopping
natalizio: di quel periodo ogni anno trascorreva interi pomeriggi a
girovagare per tutta la città, alla ricerca dei
più piccoli ed
assurdi negozi dove poter acquistare centinaia e centinaia di
decorazioni per colorare ed illuminare tutta casa.
Sentì
bussare alla porta ed andò ad aprire, già
elettrizzato per ciò che
gli sarebbe aspettato nel pomeriggio. La maniglia scivolò
con
noncuranza sotto la sua mano e d'improvviso i suoi pensieri
s'ammutolirono. Gli
servì qualche istante prima che potesse raccogliere insieme
qualche
parola.
Un
“Ehi,
ciao”
biascicato
a fatica fu il massimo che gli riuscì.
Aspettò
una risposta con gli occhi emozionati e brillanti, quasi come se
questa da sola potesse cambiargli il mondo.
“Ciao
Spencer”.
Così
i mesi erano passati, scivolati via dalle mani prima che ce se ne
accorgesse, portando via con sé ricordi, abitudini, persone;
era
così difficile non soccombere al trascorrere del tempo, non
permettergli di deturpare ciò che era stato costruito: ci
voleva
impegno, forza d'animo.
Passi
mesi a cercare di creare involucri dentro cui nascondersi, sperando
siano abbastanza massicci per reggere a costanti turbinii di
emozioni, mancanze, pensieri; un bel giorno viene tutto spazzato via
e ti ritrovi costretto a porre tutto sotto esame, e scopri con
sconosciuta leggerezza d'animo quanto sia facile, quanto per alcuni
rapporti, così profondi ed intrinsechi, sia talmente
naturale
esistere che non necessitano di alcuna manutenzione o riguardo;
semplicemente loro sono, e saranno
sempre.
Sam
era rincuorata da questi pensieri; sebbene fosse ancora sulla porta
di casa era già stata inondata dall'angoscia del ritorno, e
fu
profondamente grata a Spencer perchè non le pose alcuna
domanda, ma
l'abbracciò forte, proprio come faceva quando era ancora una
bambina
che piangeva perchè la madre si era scordata di venirla a
prendere
dalla sua migliore amica.
Ecco
che arriva la felicità.
La
sento: non sono sola, lui c'è sempre.
Si
gettò di slancio addosso a lui, non curandosi delle valigie
ormai
cadute a terra.
“Non
te lo dirò mai più ma mi sei mancato da
morire”
Lo
sentì sorridere tra i suoi lunghi capelli biondi.
“Ammettilo
una volta per tutte che non hai mai smesso di essere innamorata di
me”
“Sei
il solito idiota”
“Quanto
mi sei mancata”
Gli
sembrava un sogno avere Sam di nuovo fra le braccia: dall'ultima
volta erano passati mesi per lui interminabili.
Non
ti voglio più lasciare andare,
sembrava che il suo abbraccio volesse dire. Gli importava poco
perchè
fosse tornata a Seattle, sperava solo non le fosse successo nulla di
grave, ma una grande preoccupazione d'improvviso macchiò la
sua
contentezza.
“Sei
tornata per restare?”
Sam
sospirò profondamente.
Non
troppo lontano da loro, un ragazzo guardava il soffitto sdraiato sul
letto, un braccio poggiato sotto la nuca ed un altro piegato sul
petto.
Calò
lo sguardo che si pose sulla camicia che indossava: a grandi quadri
blu e rossi.
Oh,
accidenti. Certo che me le cerco.
Indossare
questa camicia, proprio oggi, dopo tutto quello che
è
successo ieri.
Solito
tempismo perfetto Freddie.
Temo
che non mi libererò mai di te.
Ho
paura di non volerlo proprio fare.
Vorrei
che questa camicia avesse ancora il tuo profumo, il profumo di quando
mi hai detto ti amo; era meraviglioso, me ne riempivo i polmoni
mentre ti stringevo forte, terrorizzato dall'idea di lasciarci.
Ancora
mi chiedo il perchè, perchè l'abbiamo fatto Sam?
Per
quanto non sentisse altro che un profondo vuoto dentro sè,
Freddie
s'accorgeva di sorridere ogni volta che pensava a lei, a loro due
insieme.
Sentì
una lieve vibrazione; il telefono era poggiato sul letto a fianco a
lui da ore, ma dopo la telefonata con Sam non s'era più
azzardato a
prenderlo in mano, ne era quasi intimorito, ma la scritta sul display
lo rincuorò e gli infuse coraggio.
É
Gibby.
Grazie
a Dio non sono solo.
Quando
gli ho raccontanto cos'è successo ieri mi ha detto
semplicemente che
io e te siamo irragionevoli ed incorreggibili, e che per quanto
possiamo ostinarci a fare gli orgogliosi e a tenerci lontani come
possibile non ci riusciremo mai realmente.
“Voi
siete nati così, già era deciso che sareste stati
insieme; che
senso ha opporsi a qualcosa di così naturale? Non lo potrete
cambiare mai per quanto ci possiate provare!”
Mi
ha fatto un po' strano sentire queste cose, sai Sam?
Alla
fine neanche lui, ai tempi, era poi così contento che
stessimo
insieme; ma poi cosa dico, avevamo praticamente tutti contro, anche
noi stessi.
Eppure
ancora adesso continuo a rivolgermi a te come se tu fossi qui.
Come
se tu avessi ancora le mani aggrappate saldamente alla mia camicia,
come la notte in cui ci siamo lasciati. Come l'ultima volta in cui ci
siamo baciati.
Freddie
si sentì sollevato nel leggere di come Gibby si preoccupasse
per le
sue condizioni.
'Ehi
Freddie, tutto bene? Non ti sei fatto più sentire... Va
meglio?'
'A
dirla tutta ho bisogno ancora di un po' di tempo. Averla sentita per
telefono da una parte mi ha sollevato e dall'altra mi ha
destabilizzato di nuovo, mi sento come quando era appena partita...
Perso.
Però
grazie davvero Gibby, sono contento che tu ci sia, è
importante per
me'
'Sono
qui apposta'
Sì,
Freddie era fortunato ad avere un amico così.
Si
decise ad alzarsi dal letto, a cercare di dare un senso a quella
giornata che non fosse osservare ad occhi spenti il soffitto.
Ecco,
voleva ridere, aveva un disperato bisogno di
essere felice, di
divertirsi.
Sapeva
dove doveva andare; lui era lì, a due
passi da lui, davanti
alla sua porta.
Non
vedeva l'ora di vederlo, raccontargli tutto per sfogarsi un po' e poi
lasciarsi trascinare dalle risate, dalle sue battute e dalle sue idee
confuse, strampalate, che sapevano sempre strapparti
un
sorriso.
Freddie
sapeva di poter contare su Spencer, così aprì la
porta a cuor
leggero.
Ma
Spencer quel giorno non era solo.
Questa
ff è un'epopea ormai: dopo secoli e secoli sono riuscita ad
aggiornare!
Cerco
di non dilungarmi sui motivi della mia assenza (sarebbe inutile,
potete arrivarci benissimo senza che io ve lo dica), ma sono
veramente contenta d'essere tornata, vorrei solo che questo ritorno
potesse durare di più che il tempo prima del ritorno a
scuola! :((
Prometto
che m'impegnerò a sfornare capitoli (per quanto possibile)
sia per
quanto riguarda questa mia amata serie sia per quanto riguarda altre
storie (ed anche altri fandom)!
Sì,
l'idea iniziale è nata PRIMA di Natale quindi l'inizio
rimane tale
nonostante il Natale ormai sia passato (me molto triste);
le
parti in corsivo ovviamente sono i momenti di riflessione/pensieri e
il grassetto è per i dialoghi (e i messaggi, in questo caso).
C'è
qualche riferimento alla serie (la camicia indossata da Freddie
nell'episodio 5x04, il rapporto particolare di Sam con sua madre che
ho vagamente menzionato durante l'abbraccio con Spencer) che cito
affinchè chi non li avesse colti possa capire meglio.
Lo
so, dovrei scrivere (finalmente!!!) dell'incontro fatale, ma
nonostante io riesca a pubblicare molto saltuariamente ci tengo che
le varie parti del testo siano trattate a fondo: per me il rapporto
con Spencer (così come la sua figura) è
fondamentale, di
conseguenza deve avere il giusto spazio nella storia (non si
può
scrivere solo ed esclusivamente di Sam e Freddie come se il resto del
mondo non esistesse se si vuole mantenere la verosimiglianza con la
serie che io cerco disperatamente).
So
di aver descritto questo incontro e quindi questo rapporto in un modo
che lascia libero spazio all'immaginazione riguardo la sua natura, ma
io l'ho sempre interpretato così, ed è bello
proprio nella sua
particolarità.
Non
temete, il momento clou è più vicino di quanto
possiate immaginare!
;))
Vi
ringrazio tanto se mi leggete, se mi seguite, se apprezzate oppure
no, se recensite,
grazie
per tutto insomma, e tantiiiissimi auguri di Buone Feste!
La
sempre più logorroica MyTrueColors
(pardon)
|
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Capitolo 6 *** Déjà vu ***
Sembrava
semplicemente essere tornato in superficie dopo una lunga,
interminabile apnea.
Allora
era così che ci si sentiva quando si veniva salvati.
Negli
ultimi mesi trascorsi, molto spesso per lui il sogno si era confuso,
intersecato ed insediato profondamente nella realtà, nella
sua forma
più semplice e banale, ma che aveva imparato ormai a non
dare più
per scontata: l'arrivo di un messaggio sul Peraphone, il suono del
campanello alla porta, una semplice ragazza dai boccolosi capelli
biondi per strada; tutto
era Sam, tutto lo riconduceva a lei, tutto lo illudeva che lei era
lì, che non se n'era mai andata.
Ma
la realtà era ben
diversa.
Sam
aveva mollato
tutto ed era scappata, lei, quella forte, quella aggressiva,
prepotente, codarda tra le codarde.
Freddie
era immobile,
la mano ancora poggiata sulla maniglia della porta spalancata.
Nemmeno
il suo largo
petto si muoveva di quei piccoli innalzamenti dovuti alla
respirazione, era semplicemente inerme.
Eppure
dentro di lui
era tutto così diverso da cosa si percepiva da fuori.
Dentro,
i pensieri non
cessavano di esplodere, di accavallarsi uno sull'altro, tanto che non
seppe dire con certezza se quella situazione così assurda
fosse
reale.
Esattamente
come quando
ti capita di sognare una cosa con insistenza, come quando vuoi
così
profondamente che accada da non riuscire più a scindere
ciò che è
reale da ciò è desiderio.
Eppure
lui questa scena
l'aveva già vissuta; era tutto un semplice
déjà-vu triste ed
appannato, un'immagine molto diversa da quella che aveva tormentato
Freddie per gli ultimi mesi.
«Freddie.»
Era
stato un bisbiglio,
un soffio sfuggito alle labbra, ma lui l'aveva sentito, l'aveva
sentito come se l'avesse urlato.
Non
sei cambiata per niente.
Temevo
di aver scordato ormai le sfumature della tua voce, nonostante un po'
ci sperassi, perso negli inutili intenti di cancellare via ogni
ricordo che mi facesse male.
Poi
piombi qui e ti ritrovo davanti ai miei occhi come non avrei voluto,
non
riesco a spiegarmi perché io sia così sollevato
di averti davanti
agli occhi, in fondo cosa cambia?
Però
lo sapevo in fondo, sai? La ricordo perfettamente, la tua voce.
Ogni
screziatura che assume, ogni sentimento che ne traspare;
non
lo ammetterai mai, ma sei un libro aperto per me, e lo sai bene.
Ora
che guardo meglio solo i capelli sono un po' più lunghi di
quanto
ricordassi, i boccoli biondi ormai si poggiano con delicatezza sul
tuo corpo, adagiandosi seguendo un ritmo perfetto,
come
se fossero stati disegnati per contornare ogni tuo lembo di pelle.
Ehi,
ma perché mi guardi così?
Sono
io, Freddie.
Non
mi riconosci più?
Dovrei
essere io a guardati con quegl'occhi attoniti.
E
ora? Ora cosa dovrei fare?
«Bentornata.»
Mi
dispiace, non so fare di meglio.
La
mano di Sam perse
d'un tratto la forza che la faceva stringere attorno al braccio di
Spencer; un tonfo sordo e precipitò giù
nell'oblio.
Capiva
perfettamente
che dovesse tenersi a distanza da lui per ciò che aveva
fatto,
perchè non si meritava nemmeno quel semplice bentornata;
semplicemente però sentì chiaramente salire
dentro sé la voglia di
avvicinarglisi, sorridergli, magari abbracciarlo e prenderlo un po'
in giro, non avrebbe chiesto altro.
Voleva
solo sentire che
lui era lì, e non solo fisicamente. Era lì per
lei, nonostante
tutto.
In
fondo se l'erano promesso.
Si
ritrovò a muovere
qualche piccolo passo incerto verso di lui, senza sapere bene
cos'avrebbe fatto una volta piazzatosigli davanti, in fondo non
sapeva nemmeno se lui le avrebbe dato occasione di farlo senza
scappare via, senza scivolarle di nuovo.
Sam,
sei sempre la solita.
Vorrei
dirti che sono felice che tu sia qui tanto quanto ti meriteresti di
sentirti dire che non avrei più voluto vederti, eppure,
qualunque
cosa ti dicessi, non corrisponderebbe alla verità, o almeno
non alla
verità assoluta.
Sono
paralizzato dai tuoi passi.
Assurdo
pensare che dopo questi mesi in cui siamo stati lontani chilometri ti
bastino pochi secondi per avvicinarti così pericolosamente a
me.
Ma
tu sei forte, tu hai le idee chiare, tu ti prendi sempre ciò
che
vuoi.
Evidentemente
non mi volevi abbastanza quando te ne sei andata.
Un
altro passo. Freddie
non dava segni di reazione.
«È
tornata oggi. Mi ha fatto una sorpresa. Una bellissima sorpresa.»
Spencer
si sentì quasi
in dovere di dire qualcosa; la tensione era così forte da
essere
palpabile e lui le pressioni così proprio non le digeriva.
Era
dai tempi della
scuola che non si sentiva in così grande disagio, come se
ogni cosa
che potesse dire sarebbe stata comunque ed inesorabilmente sbagliata
nel momento stesso in cui le parole fossero uscite dalla sua bocca.
Non
stava succedendo
nulla, la realtà era immobile intorno a lui, gli stessi Sam
e
Freddie non battevano ciglio, eppure lui provava come un senso di
esclusione da quell'atmosfera, che aveva un che di perfetto ed eterno
e che, come sempre, coinvolgeva unici i due ragazzi: come quando si
lanciavano l'uno addosso all'altro dieci anni prima per picchiarsi e
come quando, solo poco tempo prima, erano l'uno incollato sull'altro,
con le mani che non davano segno di volersi allontanare da un corpo
cui sentivano profondamente d'appartenere. Era il loro mondo, vi
erano entrati e nuovamente persi; Spencer li conosceva bene e sorrise
rincuorato dal pensiero che almeno qualcosa, dopo tutto il tempo
passato e dopo tutto ciò che era successo, non fosse
cambiato.
Nonostante
ciò,
Spencer notò la nota d'amarezza che Freddie aveva negli
occhi, nella
voce,
nei
movimenti. Era ben
visibile, e gli fece male.
Chissà
quale
stupidaggine ti sei messo in testa, eh?
Sai
che è pura
fantasia, eppure stai permettendo che ti ferisca.
Guardala,
guarda i
suoi occhi: hanno mai contemplato in questo modo qualcuno diverso da
te?
Freddie
si schiarì la
voce con un deciso colpo di tosse; la situazione stava diventando
alquanto pesante e preferiva troncarla prima che ne perdesse il
controllo.
«Beh,
bene no? Spero sia andato tutto bene a Los Angeles e sono contento
per te che tu sia tornata, che sia solo di passaggio o che tu abbia
deciso di restare.
Ora
vado, avrai molto da fare. Spencer, ci vediamo!»
Non
aveva mai parlato
così velocemente, avrebbe giurato di aver detto tutto nel
giro di cinque secondi, e in men che non si dica si era girato
dirigendosi a
grandi passi oltre la porta.
«No
Freddie aspetta!»
Freddie
non potè che
emettere un sospiro profondo e pesante, come se si sentisse
profondamente stanco. Fu freddo nel risponderle, ma stava lentamente
perdendo la capacità di controllare le sue reazioni.
«Che
c'é?»
Sam
inspirò per trarre
fuori tutto il coraggio che aveva in corpo.
«Non
te andare»
La
sua fu una richiesta
più unica che rara; un bisogno intimo, uno di quelli che non
si era
lasciata scappare nemmeno quando sarebbe stato lecito farlo, quando
erano fidanzati. Non
gli
aveva mai dato modo
di sentirsi così importante, così
fondamentalmente incisivo nella
sua vita, non gli aveva mai chiesto di rimanere, forse
perchè
semplicemente lui lo faceva senza che ci fosse bisogno di tante
parole. Ma ora scappava, e Sam in fondo sapeva che il suo era un
atteggiamento più che giustificato, ma allo stesso tempo non
poteva
permettergli di andare via, non senza prima aver provato a
trattenerlo.
«Per
favore, Freddie, rimani»
Calcò
con grande
enfasi le prime due parole, una gentilezza che non era da lei e che
voleva gli facesse rendere conto di quanto realmente teneva alla sua
presenza in quel momento; scandì lettera per lettera e
pronunciò il
tutto con estrema lentezza.
Freddie
sospirò rauco
di nuovo; sembrava realmente esausto, provato da un troppo che
minacciava di schiacciarlo. Finalmente puntò gli occhi nei
suoi.
«Non
stavolta. Mi dispiace»
Per
la prima volta da
molto tempo, Sam rimase interdetta, totalmente senza parole di fronte
a qualcosa che sembrava lei non fosse in grado di governare.
Lui
aveva scelto, e se
n'era andato.
Mi
sembra d'aver
pubblicato giusto ieri l'ultimo capitolo, eppure i mesi sono passati,
anche tanti.
Lo
giuro, mi sono
scivolati via senza che io me ne rendessi conto tra impegni, tra che
non tocco il computer, tra gli innumerevoli momenti in cui non ti
viene in mente uno straccio di idea. Ed in effetti, mi sono usciti
sei capitoli di patimenti! Ahahahah
Quando
pubblico voglio
essere convinta di quel che faccio, e mi dispiace veramente tanto che
nel frattempo passi tutto questo tempo... Ci tengo a questa storia, e
sapere che anche solo una persona la segue ancora e ne è
interessata
mi dà grande voglia di fare, e faccio del mio meglio per non
deludere le aspettative (se ci sono), il tempo è poco e
l'impegno
che metto in quel che amo fare è tanto. Spero apprezziate
quest'ennesimo e super ritardatario capitolo. :))
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