Alice Human Sacrifice

di Mira_Litkin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il piccolo sogno ***
Capitolo 2: *** La prima Alice ***
Capitolo 3: *** La seconda Alice ***
Capitolo 4: *** La terza Alice ***



Capitolo 1
*** Il piccolo sogno ***


C'era una volta, un sogno. Non si conosce chi lo sognò, era un sogno davvero piccolino...
Il piccolo sogno pensava ad una cosa soltanto.

“Non voglio svanire così, nel nulla...
Come posso convincere la gente a guardarmi?„
Il piccolo sogno pensò e pensò, finché in fine gli venne un'idea.

“Lascerò che delle persone entrino in me...


 
e che creino il proprio mondo„

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Capitolo 2
*** La prima Alice ***


La prima Alice

“ Ichi-banme ARISU wa isamashiku
ken wo katate ni fushigi no kuni
Ironna mono wo kirisutete
Makka na michi wo shiite itta „


Tsurugi Kyousuke si svegliò in un mondo fantastico.
Perché "si svegliò"? Perché era sicuro di essersi addormentato.
«Dove sono?» Si domandò ad alta voce.
«Sembra il paese delle meravigle» Continuò.
Tsurugi Kyousuke era un ragazzino di undici anni, anche se non lo si sarebbe mai detto a vederlo, poiché era piuttosto alto. Aveva la pelle bianca come la neve, i capelli che ricordavano una fiamma, erano blu scuro e incorniciavano il dolce viso dai lineamenti angelici. Gli occhi erano color ambra, dallo sguardo tagliente.
«Come sono arrivato qui?» Si chiese guardandosi attorno.
Era in un prato enorme, esso era di una colorazione che variava, ora era viola, ora era verde... E qualche secondo dopo era giallo.
Questa radura, notò essere circondata da una foresta buia a vedersi.
Si accorse che stringeva una spada nelle mani.

“Sei dentro di me„

«Chi sei?» Domandò Kyousuke brandendo la possente arma.

“Sono un sogno, dentro di me puoi fare quello che vuoi, sei il capo qui„

«Fatti vedere!» Ordinò lui senza abbassare la guardia.
«Eccomi» Disse il piccolo sogno.
Kyousuke si voltò, e vide un omino che arrivava sin alle cavigle sue.
Era nero, e sembrava essere stato disegnato da un bambino, poiché aveva il corpo sottile e nero pece, eccezion fatta per gli occhi e la bocca rosso cremisi.
Kyousuke mise la spada in spalla e si rivolse al piccolo sogno.
«Come sono finito qui» La sua non era una domanda, ma esigeva una risposta.
«Ti ho fatto entrare io» Rispose lui, la voce ricordava quella di un bambino, eppure era calma e seria.
«Perché?» Domandò Kyousuke con la solita calma.
«Segreto!» Detto ciò, il piccolo sogno si dissolse, lasciando il ragazzo con molti quesiti.
Fece qualche passo verso la foresta, finché non ci si trovò inglobato.
«Psss!» Lo chiamò qualcuno.
Kyousuke si guardò attorno alla ricerca della fonte di quel richiamo.
«Regina!» Continuò a guardarsi attorno, quella voce lo stava chiamando, anche se non aveva ancora compreso perché lo chiamasse "Regina".
«Pss!» Questa volta udì chiaramente da dove venisse, e si voltò alla propria destra.
Nelle fronde c'era una figura che gli faceva cenno di avvicinarsi a lui.
Kyousuke si avvicinò impugnando la spada.
«Io so chi sei tu!» Parlò sottovoce la figura.
La figura balzò fuori dal nascondiglio, mostrandosi al blu.
«Sei la Regina di Picche!» Disse entusiasto il castoro.
«L-la Regina di Picche?» Domandò Tsurugi non capendo.
«O prima Alice, come preferisci» Continuò.
Il ragazzo chiese spiegazioni.
«Vengono chiamate “Alice” coloro che entrano in questo luogo» Rispose il castoro.
«Tu sei il primo» Continuò.
«E Regina di Picche perché hai quella carta» Terminò.
«Io non ho una Regina di Picche» Obiettò Tsurugi.
Il castoro gli disse di guardare nella tasca dei pantaloni, il blu fece come richiesto e trovò la carta.
«Oh» Mormorò Kyousuke osservando la figura. Somigliava vagamente al suo spirito guarriero.
«Ma non era questo che volevo dirti!» Disse il castoro, gli fece cenno di abbassarsi per avvicinarsi a lui.
«Ho un modo per far sì che tuo fratello torni a camminare... Da subito!» Sussurrò all'orecchio del ragazzo.
Gli occhi di Tsurugi sussultarono per un attimo ritornando poi com'erano.
Il fratello di Kyousuke non poteva camminare, poiché quando erano piccoli aveva salvato Kyousuke che stava cadendo da un albero. Per salvarlo si era buttato facendogli da scudo, ma si era rotto la colonna vertebrale, impedendogli di tornare a camminare.
Avevano tentato tutti i modi per farlo tornare a camminare, ma l'unico modo efficace era un'operazione costosa possibile solo all'estero, perciò Kyousuke aveva ormai perso le speranze per il fratello.
«Non esiste un modo» Disse rialzandosi in piedi.
«Oh sì invece, esiste! Ma è... Come dire... Rischioso» Continuò il castoro seguendolo.
«E sarebbe?» Domandò il blu sollevando la spada per tagliare un ramo che ostruiva il passaggio e con un colpo secco, il ramo cadde.
«Dipingendo tutto il sentiero che porta fino a palazzo si può esprimere un desiderio» Rispose il castoro.
«Semplice» Commentò Tsurugi.
«Col sangue» Chiarì il castoro.
Tsurugi si voltò e fissò la creatura negli occhi.
Non mentiva, era la verità, ma Kyousuke non gli credeva.
Sollevò la spada, e senza lasciar capire alla povera creatura cosa stesse per succedere, la uccise con un colpo secco.
Un caldo schizzo di sangue imbrattò gli abiti del giovane, che sembrò non curarsene.
«Nessuno deve cercare di imbrogliarmi con queste cose» Mormorò mettendo la spada in spalla.
«Nessuno» Mormorò voltandosi.
Percepì un leggero baluginio dietro di sè, così si voltò incuriosito.
Il corpo del castoro non c'era più, e il tratto di sentiero dove era schizzato il liquido cremisi era diventato rosso.
Tsurugi inorridì a quella scena, anche se provava uno strano senso di soddisfazione.
Si voltò e udì uno squittio sofferente.
Abbassò lo sguardo e si accorse di aver schiacciato e ucciso un topino.
Un baluginio e puff, il corpo non c'era più e il sentiero assorbì il sangue, diventando rosso.
Tsurugi fu scosso da brividi d'orrore, e di nuovo soddisfazione.
Ora euforia.
Si guardò attorno a sè, e vide un coniglietto rosa mangiucchiare un filo d'erba. Lo prese per le orecchie e lo sbatté violentemente a terra, osservando il cadavere scomparire e il sentiero dipingerai di rosso pure lì.
Il ragazzo prese a ridere, una risata malata, di un malato.
«Aspettami Nii-san, quando mi sveglierò sarai guarito, e potremmo giocare a calcio... Insieme»
Kyousuke era impazzito, e ora vagava per il sentiero uccidendo tutte le creature che capitavano sotto lo sguardo assetato di sangue di Kyousuke.


“ La prima Alice era la Regina di Picche
era coraggiosa ed aveva una spada nelle mani
Distrusse tutto quello che aveva sulla sua strada
per crearsi una via rossa „

****

Sonna ARISU wa mori no oku
tsumibito no you ni tojikomerarete
Mori ni dekita michi igai ni
kanojo no sei wo shiru sube wa nashi


Tsurugi sollevò in alto per l'ennesima volta la spada, per l'ennesima volta uccise un innocente, e per l'ennesima volta il corpo scomparve, dipingendo di rosso il sentiero sotto di sè.
Il sorriso sadico stampato sul suo volto si spense non appena udì dei passi dietro di sè. Si voltò e vide un uomo in armatura che lo bloccò e lo legò.
«Lasciami! Lasciami!» Urlava Tsurugi.
L'uomo gli tolse la spada, ma Tsurugi continuava a dimenarsi, nonostante fosse legato.
Una folla arrivò, presero Tsurugi a forza e lo portarono in paese.
Venne portato al cospetto del grande capo stregone.
«Ditemi, cittadini, che colpe ha questo ragazzo?» Domandò il grande capo stregone.
Al che l'uomo che aveva bloccato Tsurugi lo fece cadere e parlò.
«Ha tentato di realizzare un suo desiderio, violando la legge numero 4!»
La quarta legge dava il divieto di realizzare un desiderio imbrattando tutto il sentiero che portava al castello di sangue.
«Sappiamo tutti la sua pena allora» Disse il grande capo stregone.
«Esiliato! Esiliato!» Gridava in coro la folla.
«E allora sia, La Prima Alice è esiliata per sempre nella parte più oscura e malvagia della foresta, verrà dimenticato, insieme al sentiero da lui imbrattato»
La folla gridò in coro, e Tsurugi venne portato nel cuore della foresta.
«Azarath... Mitryon... Zynthos!» Lo stregone pronunciò queste parole.
Tsurugi fece per scappare, ma venne respinto dentro, come se ci fosse una barriera.
«Resterai qui per sempre» Cominciò.
«Lui non può uscire, ma chiunque può entrare e uscire liberamente, perciò fate attenzione a non entrare lì dentro per errore» Si raccomandò.
«E che nessuno parli di ciò che è successo, o diverranno verdi e tutti sapranno che ha disubbidito» Parlò.


Quell' Alice fu portata nel cuore della foresta
e vi fu chiusa dentro come una peccatrice
Oltre alle strade della foresta
anche la sua vita era sconosciuta






*angolo autrice*
Eh sì, me ne esco con questa song-fiction... L'avevo in mente da un po', e oggi ho scritto la prima parte.
Di questa Song-fiction farò anche la versione comica, così non vi deprimete totalmente.
Come perché? Perché so bene che una volta che leggi una Song-fiction se ti rimane in testa (bella o brutta che sia) ogni volta che ascolti quella canzone ti verrà in mente quella storiella... Così voglio che possiate decidere; Se vorrete ridere vi verrà in mente la mia song-fiction comica, se vorrete piangere, o comunque essere tristi vi verrà in mente questa.

Ho scritto abbastanza.


Baci, Mira.

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Capitolo 3
*** La seconda Alice ***


La seconda Alice
 
 
“Ni-banme ARISU wa otonashiku
uta wo utatte fushigi no kuni
Ironna oto wo afuresasete
kurutta sekai wo umidashita„
 
 
Tenma sollevò le palpebre, ritrovandosi accecato dal sole.
«Dove sono finito!?» Si domandò scattando in piedi, notò che con lui c'era il suo amato pallone, così lo prese sottobraccio e cominciò a guardarsi attorno.
Era in una strana foresta, gli alberi avevano le foglie tendenti all'azzurro e gli uccellini erano verde scuro.
«Wow» Sospirò il ragazzo.
Tenma Matsukaze era un ragazzo di undici anni, i capelli erano castano chiaro, e ricordavano una bufera. La pelle era rosea, di chi passa molto tempo all'aperto. Gli occhi erano azzurro-grigio metallizzato dallo sguardo vivace.
«Come ci sono arrivato qui?» Si chiese il castano.
 
“Sei dentro di me”
 
Tenma si sussultò e si fece scappare il pallone, che riprese subito al volo.
«Chi sei tu?» Domandò leggermente impaurito.
 
“Sono un sogno, puoi fare tutto ciò che vuoi qui”
 
Il ragazzo voleva che si facesse vedere, ma allo stesso tempo aveva paura di cosa si sarebbe potuto presentare.
Dopo qualche secondo si decise.
«Dove sei?» Domandò.
«Qui» Tenma si voltò, e davanti a sè trovò un esserino che ricordava un omino stilizzato.
«Come mai sono qui?» Domandò ritrovando un po' di coraggio.
«Eheeeh, segreto!» Pronunciate queste parole, il Piccolo Sogno scomparve.
Tenma si guardò attorno sbigottito e infine parlò.
«E ora che faccio?» Il ragazzo decise di mettersi in cammino.
 
Dopo qualche minuto di cammino, Tenma trovò un ragazzo che si era fatto male.
«Ahia! Ahia!» Si lamentava.
Così Tenma si avvicinò.
«Cos'è successo?» Domandò.
«Sono inciampato e ho sbattuto il polso... Fa male!» Rispose.
Il ragazzo era di bassa statura, così bassa che poteva essere scambiato per un bambino. Il viso era tondeggiante che gli conferiva un'aspetto dolce, i capelli erano castano scuro e ricordavano le orecchie di un coniglietto. Gli occhi erano piccoli, neri e vivaci.
Tenma osservò meglio il polso, aveva un livido.
«Non è niente di grave, fidati!» Tentò dì rassicurarlo Tenma.
«Basta che vai al ruscello laggiù e lo bagni, ti passerà subito!» Disse poi.
Il ragazzo annuì, e fece come detto da Tenma. Poco dopo tornò saltellando.
«Avevi ragione! È passato!» Gridava.
Risero insieme.
«Io mi chiamo Tenma!» Si presentò lui.
«Seconda Alice, Fante di Quadri... E anche Tenma? Quanti nomi hai?» Domandò il piccoletto.
«Veramente io non ho altri nomi oltre a Tenma» Puntualizzò il castano.
«Vengono chiamate "Alice" coloro che entrano qui» Rispose senza perder l'allegria il piccolo.
«E Fante di Quadri perché hai quella carta!» Terminò.
«Ma io non ho un Fante di Quadri» Disse Tenma.
«Guarda in tasca! La troverai di certo!»
Così fece Tenma, e trovò la carta.
La osservò per qualche attimo, era blu, e gli ricordava vagamente il suo spirito guerriero.
«Come ho avuto questa carta?» Domandò.
Il ragazzo fece le spallucce.
«Non ne ho idea» Disse.
«Ma non ti ho ancora detto il mio nome! Mi chiamo Nishizono Shinsuke» Si presentò.
Tenma si fece scappare il pallone, che finì in mano a Shinsuke.
«Cos'è... Questo?» Domandò osservando la sfera.
«È un pallone da calcio» Rispose Tenma.
«Cos'è il calcio?» Chiese poi Shinsuke.
«Non conosci il calcio?» Domandò incredulo Tenma.
Shinsuke scosse il capo.
Tenma prese il pallone di mano al piccolo e cominciò a palleggiare sul ginocchio destro, poi sul sinistro, diede un forte calcio al pallone e lo riafferrò al volo.
«Wow!» Esultò Shinsuke.
«Voglio imparare!» Disse poi allegro.
«Voglio farlo vedere ai miei amici!»
«Dove sono i tuoi amici?» Domandò Tenma.
«Ti accompagno al villaggio, sono tutti lì!» Rispose Shinsuke.
 
Tenma seguì Shinsuke fino ad arrivare al villaggio.
Shinsuke chiamò tutti suoi amici, che a loro volta chiamarono altri amici, ben presto tutto il paese guardava Tenma che ora palleggiava, ora evocava lo spirito guerriero...
«Wow che forte! Vorrei essere capace anch'io a fare quello!» Sospirò un ragazzo dalla pelle scura e i capelli blu mare.
«Sembra difficile...» Disse un ragazzo con gli occhiali di fianco a lui.
«È davvero in gamba!» Esclamò un'altro dai capelli che ricordavano un fungo.
Tenma cominciava a sentirsi in imbarazzo.
«Se volete vi insegno» Disse la seconda Alice.
«Siiii» Gridarono in coro tutti.
 
“Il calcio non ha mai fatto male a nessuno!”
 
“Il calcio sta soffrendo!”
 
Tenma non aveva mai preso in considerazione il fatto che il calcio potesse far del male, o peggio...
 
 

“La seconda Alice era il fante di Quadri
Lui cantava tranquillamente nel Wonderland
Per riempirlo di ogni tipo di suono
produsse un mondo folle„

****

“Sonna ARISU wa bara no hana
ikareta otoko ni uchi korosarete
Makka na hana wo ichirin sakase
minna ni mederare karete yuku„
 
 
Una ragazza si avvicinò alla seconda Alice, teneva una rosa.
«Grazie per aver portato la gioia nel nostro villaggio» Disse sorridente porgendo il fiore.
Il suo nome era Aoi Sorano, aveva i capelli corti e blu, lo sguardo era azzurro cielo e profondo come il mare. La pelle era chiara e era più bassa di qualche centimetro in altezza rispetto a Tenma.
«È per me?» Domandò Tenma.
«Sì» rispose la ragazza arrossendo di un poco.
«G-Grazie!» Disse prendendo il fiore, nell'atto sfiorò le mani di Aoi, che arrossì.
«Di niente...» Rispose lei allontandosi saltellando.
Tenma tornò in piazza, dove per poco non svenne dall'orrore che gli si parò davanti.
C'erano bambini che si lanciavano coltelli ridendo alla vista del sangue schizzare, donne che si strappavano i capelli, ragazze che urlavano fino a sputare sangue e ragazzi che palleggiavano da due giorni ormai.
Il castano non sapeva spiegarsi tutto ciò, era davvero inspiegabile.
Si avvicinò ad un ragazzo.
«Smetti di giocare, hai bisogno di riposo!» Lo rimproverò.
«No, voglio giocare!» Rispose senza staccare gli pcchi dal pallone.
Al che Tenma andò vicino a Shinsuke.
«Shin, ti prego vai a dormire!» Lo scongiurò, ma rifiutò anche lui.
Al che Tenma si avvicinò ad un ragazzo dai capelli arancioni, si chiamava Tayou.
«Tayou, ti prego, tu soffri di cuore... Morirai se continui così!» Lo pregò, il ragazzo non lo degnò di uno sguardo.
Tenma prese il pallone e lo lanciò lontano.
«Torna a casa!» Gli ordinò in lacrime.
«Ti prego Tayou torna a casa» Disse singhiozzando con lo sguardo fisso nei suoi occhi.
«No» Disse freddo Tayou.
«Sono stanco della mia vita, giocherò fino alla morte» Continuò.
«Morirò facendo ciò che amo» Terminò facendo per recuperare il pallone.
«Ehy Tayou!» Lo chiamò un ragazzo.
A quel richiamo l'arancio alzò lo sguardo, paralizzandosi.
«Metti giù la pistola Ryoma» Disse facendo lentamente un passo indietro.
«Dici questa? È solo un giocattolo!» Rispose puntandola contro Tayou.
«È finta!» Continuò ridendo.
«Ryoma mettila giù» Ordinò Tenma con ancora lacrime agli occhi.
«Perché piangi Tenma? Sei triste? Ora ti faccio ridere» Mise il dito sul grilletto e lo premette.
Tayou urlò e chiuse gli occhi.
Ma il colpo non arrivò.
Aprì prima l'occhio destro, poi il sinistro, infine urlò a pieni polmoni.
«TENMA-KUUUUUUUUUUN» L'agghiacciante urlo risuonò per tutta la valle.
Ogni essere ammutolì.
Il castano si era buttato e il colpo diretto a Tayou colpì Tenma sul cranio.
«Perché non ride?» Domandò Ryoma.
«L'HAI UCCISO!» Gridò Tayou.
Tayou si era molto affezionato a Tenma, era come un fratello per lui.
Poco dopo... Per Tayou ci fu buio.
 
Era morto.
 
«Cos'è successo a Tenma? E Tayou?» Domandò Shinsuke.
«Sembra che sia cresciuto un fiore sul viso di Tenma...» Disse.
Aoi prese in braccio il fratellino con sguardo vuoto e andò nella foresta.
 
«Sì Shinsuke... Era un fiore» Rispose senza trovare il coraggio di dirgli la verità.
 
«Un fiore cremisi»
 
 
“Quest'Alice aveva delle rose
E un uomo pazzo gli sparò tra gli occhi.
Egli diventò rosso come il suo fiore
Tutti lo amavano, e infine morì„
 
 
 
 
 
*angolo autrice*
Scusate per la triste fine, ma ricordate, verrà anche la versione comica, perciò non deprimetevi!
 
Spero non mi uccidiate per aver fatto fuori Tayou...
 
Detto ciò, arrivederci!
 
 
Baci, Mira.

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Capitolo 4
*** La terza Alice ***


La terza Alice

“San-banme ARISU wa osanai ko
kirei na sugata de fushigi no kuni
Ironna hito wo madowasete
okashi na kuni wo tsukuri ageta„


Atsushi sollevò pigramente una palpebra, ritrovandosi accecato dal sole.
Tutto intorno lo definì... Innaturale.
«Dove sono?» Si domandò a voce alta, dopo di che si accorse di essere con i vestiti con cui era andato a dormire, in boxer.
«Tanto è un sogno...» Si consolò scostando una ciocca di capelli fuori posto. Notò che a qualche passo da lui c'era uno specchio, così lo afferrò e ci si specchiò.
 
“Sei dentro di me”
 
La terza Alice non si preoccupò della voce e camminò seguendo il sentiero.
Minamisawa Atsushi era un ragazzo dai capelli viola spento e gli occhi castani. La pelle era chiara e pura, priva di qualsiasi imperfezione. Non eccelleva in altezza, era nella norma, tuttavia aveva un forte e muscoloso fisico.
Dopo qualche minuto di cammino giunse in un paese, tutti lo acclamavano.
«È la terza Alice!» Gridavano.
«Quant'è bello!» Sospiravano alcuni.
Tutti lo volevano toccare, abbracciare e baciare tale era la sua bellezza.
«Da oggi sarò il Re di questo villaggio» Annunciò Minamisawa.
Tutti lo acclamarono.
«Viva il nuovo Re! Viva il nostro nuovo e bellissimo Re!» Gridava la folla conducendolo a palazzo.
Minamisawa sorrideva sfuggendo al tocco d'ogni uno, seguendo comunque la folla.
Arrivato al castello chiuse tutti fuori e salì sulla terrazza che si affacciava alla piazza.
«Da oggi, entreranno a palazzo solo coloro a cui ho esplicitamente chiesto di farmi visita, compresi i servi» Annunciò con un ghigno.
Molte persone rimasero deluse, poiché sapevano che il loro re non li avrebbe chiamati, ma rispettarono il suo ordine con un barlume di speranza.
Minamisawa quel giorno prese con sè una quarantina di schiavi e venti maid, la mattina dopo avrebbe mandato l'ordine a tutti gli orfani tra gli undici e i quattordici anni di recarsi lì a palazzo.
 
La mattina seguente, tutto il paese trovò quell'avviso sulla bacheca del villagio, dove erano posti gli annunci più importanti.
«Io non mi presenterò mai» Si impuntò un ragazzo parlando ad un'amica.
«Ma devi andarci, l'ha detto il re!» Le ricordò lei.
«Potrebbe esserci una grave pena se non vai» Continuò.
«Harukichi, sai bene che non andrei mai a palazzo per far felice un re capriccioso, se deve giocare che giochi con altre persone» Affermò il ragazzo.
Il suo nome era Kurama Norihito. Era piuttosto bassino, ma ciò non sembrava minimamente scalfire il carattere ribelle e deciso del ragazzo. La pelle era color cioccolata per via del lavoro nei campi, i capelli erano invece di una tonalità azzurro-verde-chiaro, difficile da definire. Gli occhi erano grandi, neri e splendenti.
«So di rischiare la morte, ma ho come la sensazione che quello lì stia tramando qualcosa di poco pulito...» Aggiunse sottovoce.
«Sei molto fortunato invece» Sospirò lei.
«Puoi vederlo da vicino!» Kurama resistette qualche ora, ma alla fine si fece convincere e al pomeriggio, dopo qualche saluto entrò a palazzo, seppur in ritardo secondo l'ordine.
 
Il re era seduto sul trono in quel momento, ammirava una maid di nome Midori. Minamisawa sbirciava continuamente sotto la gonna che lei “accidentalmente” alzava ad ogni movimento.
In quel salone vi erano molte ragazze occupate a pulire alcune i vetri, altre a danzare, altre ancora ad accarezzarlo.
 
Tutto in quel castello faceva pensare ad una specie di... Puttanaio?
Kurama non seppe dargli altra definizione.
Il ragazzo si sentì fuori posto, così, come entrò fece per uscire.
«Chi ti ha dato il permesso di uscire?» Il tono autoritario della terza Alice fermò Kurama.
L'interpellato voltò il capo e lanciò un'occhiataccia al re. 
Minamisawa si sentì come se fosse stato realmente colpito al cuore, quel ragazzo... Lo aveva incuriosito.
I grandi occhi dalle piccole pupille nere ma luminose allo stesso tempo del turchese, erano ridotti a fessure dal nervoso. Il sovrano si destò dai propri pensieri e riaquistò la solita espressione indifferente.
«Potete andare, riprenderete più tardi» Congedò le ragazze che uscirono subito sorridendo.
 
Il silenzio caló nella sala, intervallato dall'orologio che scandiva il tempo.
 
«Come ti chiami?» Domandò il re al ragazzo davanti a sè.
Lui scosse la testa e lo fissò negli occhi, Kurama aveva un grande problema; non riusciva a parlare con la gente.
Riusciva a parlare solo con Harukichi - che le faceva un po' da sorella maggiore tanto era protettiva nei suoi confronti -  e la madre, morta qualche anno prima.
«Allora?» Minamisawa si passò una mano tra i capelli.
Kurama lo guardò con odio, lo faceva sentire stupido.
«K-urama» Balbettò per poi voltare il capo indispettito.
La terza Alice stava facendo pensieri poco casti sul ragazzo.
«Ho chiesto il nome, non il cognome...» Puntualizzò Minamisawa.
«I-i-io non dirò mai il mio nome!» Kurama trovò il coraggio di parlare.
«Il tuo re te lo ordina» Disse Atsushi alzandosi in piedi.
«C-che cazzo stai facendo!?» La terza Alice si stava lentamente avvicinando.
«Dimmi il tuo nome» Sussurrò Atsushi all'orecchio di Kurama.
Kurama grugnì e tentò di allontanarlo con uno spintone, ma il re non si mosse, fece un passo indietro, ritrovandosi però nuovamente il petto di Minamisawa sotto gli occhi.
“Quel forte e muscoloso petto...” Sospirò mentalmente Kurama per poi squotere il capo in segno di negazione.
Una leggera risata sfuggì dalle labbra di Minamisawa, Kurama era così dolce...
«C-Cosa cazzo stai facendo!?» Il re aveva infilato la mano sotto la “maglia” di Kurama, facendolo tremare leggermente.
Il turchese la cacciò risistemandosela. Kurama era vestito di stracci, perciò i suoi non si potevano esattamente definire “pantaloni” e “maglia senza maniche”, ma bastavano per ripararsi dalla pioggia e da sguardi indiscreti.
Il re ghignò.
«Come sei brusco...» Lo ammonì facendo innervosire ulteriormente Kurama.
«Fottiti» Il turchese riuscì a dar voce ai propri pensieri.
Minamisawa ghignò e gli tolse la maglia così velocemente da far sì che il turchese se ne accorgesse solo dopo.
«Ridemmela!» Ordinò Kurama allungando il braccio verso l'abito che in quel momento giaceva non molto lontano da loro, Minamisawa lo tenne bloccato al muro premendo il suo bacino contro il ventre dell'altro. Kurama fece leva sul petto del più grande, senza ottenere però risultati.
Il ragazzo aveva avuto la sua conferma, quel re era un poco di buono.
Minamisawa gli bloccò con uno scatto i polsi al muro.
«Sei mio» Soffiò all'orecchio del turchese.
Kurama prese a dimenarsi nella speranza di sfuggire alla presa del viola che ora gli stava torturando un capezzolo disegnandoci cerchi attorno con la lingua.
 
 
Kurama era arrivato a scongiurarlo pur di fuggire da quel posto, rinunciando così al suo orgoglio.
Il re ora era comodamente seduto sul trono e Kurama stava in piedi lì accanto, poiché quando si sedeva delle fitte al sedere lo facevano gridare dal dolore.
Lo sguardo di Kurama era perso, vuoto e spento.
Quel leggero luccichio che prima d'allora era sempre presente nei suoi occhi, ora non c'era più.
«Ti è piaciuto, vero?» Era stato il re a parlare soffiandogli in modo lieve nell'orecchio.
Kurama non rispose, continuando a fissare il vuoto. Continuava a chiedersi cos'era successo, continuava a non aver idea di cosa avevano fatto per tutto il giorno, sapeva solo che quel che il re gli aveva fatto lo faceva star bene e male allo stesso tempo.
«Allora?» Kurama annuì impercettibilmente senza distogliere lo sguardo dalla colonna che si ergeva in fondo alla sala.
«A cosa pensi Norihito?» Il re era riuscito a farsi dire il nome.
Il ragazzo non rispose, neanche lo sentì tanto era immerso nei suoi pensieri.
Ad interrompere il silenzio fù Kurama che si rivolse al re.
«Cosa... Mi hai fatto?» Domandò portando lo sguardo al ragazzo alla sua destra.
«Cosa ti ho fatto io? Anche tu hai fatto... E direi anche piuttosto bene» Rispose ghignando quasi la terza Alice.
Il silenzio si formò di nuovo tra i due, Kurama stava pesando le parole da usare per la domanda a venire.
«Prima... Mi hai chiesto se era la prima volta che lo facevo... Cosa intendevi?» Domandò continuando ad osservarlo negli occhi.
«Intendevo esattamente ciò che ho detto» Rispose il viola.
«Cosa stavamo facendo?» Una lacrima minacciò di rigare il viso di Kurama. Il re si alzò e gli andò vicino, gli cinse delicatamente la vita da dietro e avvicinò la bocca al suo orecchio.
 
«Sesso, Norihito, facevamo sesso»
 
 
Da quando c'era quel re... In quel paese non c'era pace.
Se eri una donna, o un uomo che rimembra una donna, o un bambino... Dovevi stare chiuso in casa e non uscire, poiché in giro c'erano mal intenzionati...
 
“La terza Alice era la fanciulla di fiori
Era di bell'aspetto e amata, nel Paese delle Meraviglie
Purtroppo per molti fu una delusione, un regno strano e malizioso lei creò„
 
****
 
“Sonna ARISU wa kuni no joou
Ibitsu na yume ni toritsukarete
Kuchiyuku karada ni obie nagara
kuni no chouten ni kunrin suru„
 
 
I mesi passavano, e ogni giorno dei gemiti risuonavano per il castello.
«K-Kurama...»
«A-A-tsu-shi»
A guardarli si sarebbe detto che al re non importasse niente del turchese. In realtà gli importava molto, aveva addirittura provato più e più volte a dargli un letto tutto suo e degli abiti decenti, ma Kurama rifiutava sempre.
Il re era davvero molto cortese con il turchese, ma era una gentilezza a senso unico, poiché Kurama era a volte addirittura scorbutico con lui.
È inutile dire che tutto il regno era geloso di Kurama, che ora era mal visto e al solo nominarlo si guadagnava un occhiataccia. Il re era a conoscenza di ciò, anche per questo non lo lasciava uscire, se Kurama voleva vedere qualcuno il re lo avrebbe interpellato a palazzo, ma Kurama non aveva mai chiesto alcuna visita.
«Dov'è tuo padre?» Domandò la terza Alice in uno di quei giorni.
«Sono orfano, ricordi?» Gli rispose lui.
«Ma che fine ha fatto?» Chiese insistente.
«Ha lasciato Madre alla mia nascita» Rispose sprezzante.
«E tua madre?» Kurama s'ingrigì, quella di sua madre era una storia troppo dolorosa per lui, si limitò a socchiudere le palpebre e mormorare un leggero “È morta”.
«Aveva la peste... non l'ha superata. È morta tre anni fa» Disse poi sconnesso. Minamisawa si preoccupò “E lui? Se l'ha presa sua madre l'ha presa anche lui la peste! E se morisse? Oh, non potrei mai accettarlo” così si fece coraggio.
«E tu? Hai preso la peste?» Domandò.
«Io l'ho già presa e sono pure guarito» Rispose con noncuranza, ma  una lacrima rigò il suo volto, cadendo sul mento, per poi infrangersi sulla maglia. In quei giorni Minamisawa aveva potuto comprendere la bravura di Kurama a nascondere i propri sentimenti, perciò non si stupì quando lo vide piangere senza emettere un suono.
«Come hai fatto? È difficile guarire dalla peste...» Minamisawa voleva sapere se la sua voce fosse rotta dal pianto.
«Mi sono ammalato poche volte in vita mia, da questo punto di vista sono molto forte» Niente, neanche un singhiozzo, eppure le lacrime scendevano copiosamente dal viso abbronzato...
Il re si alzò e si avvicinò al ragazzo, gli chinò la testa sul proprio petto e lo strinse a sè, solo allora potè vedere Kurama scosso dai singhiozzi.
Minamisawa gli accarezzava i corti capelli turchesi nel tentativo di calmarlo, Norihito si mostrava anche in quella situazione distaccato nei confronti del viola, e questo faceva star male il re. Kurama era rigido come un bastoncino in quel momento, come a voler dimostrare con tutte le sue forze che non era debole, che non stava piangendo... che non aveva bisogno di nessuno.
Ma la verità era che di qualcuno aveva bisogno, di Atsushi. Per quanto lo facesse star male, per quanto lo facesse soffrire... Aveva bisogno di lui, e niente avrebbe cambiato quella realtà.
«Non piangere... Ti prego» Mormorò il re, anch'esso sull'orlo delle lacrime.
Ma Norihito non riusciva, provava a smettere di piangere per il suo re, ma non riusciva. Piangeva solamente quando pensava al perché la madre avesse preso la peste... L'aveva contagiata lui. Lui stesso aveva ucciso la propria madre, la sua brava e dolce madre, che l'aveva sempre protetto... L'aveva uccisa.
Quel giorno Kurama e Minamisawa dormirono abbracciati, sussurrandosi un “Buonanotte” poco prima di sprofondare entrambi in un sonno senza sogni.
Ma l'indomani quando il re si svegliò... Kurama non era lì con lui.
Minamisawa prese a cercarlo per tutto il castello, ma non lo trovò.
Cercò nei giardini, in particolare nel labirinto delle rose, dove il turchese amava nascondersi per prendere in giro il povero re, ma non lo trovò neanche lì.
Domandò ad una maid che in quel momento ripuliva il sentiero dai petali caduti, che le disse di averlo visto uscire dai cancelli la mattina presto.
Minamisawa si precipitò così in paese, cercò ovunque e domandò a chiunque, ma nessuno sapeva dar risposta. Cominciò a cercare spingendosi sempre più in là, senza però trovare mai il ragazzo.
 
Ma quella che gli disse la maid non era verità. Volete saperla?
 
In realtà Kurama era stato rapito nel sonno e portato fuori dal castello da una banda di briganti, non si sa dove fossero diretti. Bisogna però ricordare che la gente del paese era gelosa di Kurama, poiché le attenzioni del re erano rivolte solo a lui.
Minamisawa viaggiò senza sosta nel Wonderland coloro che lo vedevano lo paragonavano ad un corpo putrefatto quasi, tanta era la monotonia.
 
Correva, chiamando a gran voce Kurama.
Era convinto l'avesse lasciato, che fosse scappato, che non andasse bene... Minamisawa voleva vederlo, per un ultima volta.
 
 
“Quest'Alice ne fu la regina
Era posseduta da un sogno distorto
E in un corpo putrefatto
Continuò a vagare nel Wonderland„
 
 
 
 
 
 
*angolo autrice*
Ed eccomi con un nuovo capitolo...
Se pensate di essere depressi, aspettate il prossimo capitolo, la quarta Alice! Eheeeh, eh.
Mi dispiace per Minamisawa, ma non mi era venuto in mente nessun altro per la terza Alice... Perciò è toccato a lui.
Eh sì, mi dispiace anche per Kurama, che è stato srupato... - che cazzo ho scritto!? - stuprato, da Minamisawa...
E vabbeh, capita.
 
Detto ciò, ci vediamo alla prossima, mio caro lettore!
E se hai voglia, puoi anche lasciare una recensione!
No, davvero, non sapete quanto mi diverta leggere le opinioni defli altri! - e non chiedetemi il motivo di ciò, non saprei spiegarlo -.
 
 
Baci, Mira.

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