Broken Arrow

di Poison96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** My Name is Oliver Queen ***
Capitolo 3: *** The Hardest Part ***
Capitolo 4: *** The Arrow ***
Capitolo 5: *** I Used to Be You're Girl ***
Capitolo 6: *** Choices ***
Capitolo 7: *** Back to You ***
Capitolo 8: *** I Do ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 Broken 
       Arrow

                                                                                        

Il Banner l'ho fatto io, è il primo che creo e non sono molto pratica, quindi perdonatemi se fa schifo!
*si va a nascondere in un angolino*

Prologo

 
 
The best of intentions I lay at your feet
And I need you to see past the worst part of me
I'm tired of taking my aim
When I keep on missing
There's gotta be a better way
Gotta be a better way
-Daughtry; Broken Arrow

 

Non puoi mai prevedere quando incontri qualcuno e tutto il tuo mondo, tutto ciò che credevi sull’amore si sgretola.

È impensabile quanto una persona possa cambiare così tanto la tua visione sul mondo, sulle cose. Quanto tutto quello che una volta ti sembrava fosse importante ora non lo è più.

Felicity è sempre stata portata con i computer, ha sempre amato sapere come quelle scatoline di latta funzionassero. Sin dalla più tenera età quando a 7 anni ha costruito il suo primo computer rubando un po’ di aggeggi del padre. Lo stesso padre che poi l’ha abbandonata, lasciandola con una madre superficiale che però è sempre riuscita a mettere sua figlia prima di tutti, e che ha sempre lavorato sodo per non farle mai mancare niente, anche se questo significava indossare vestiti troppo corti e scollati per una donna con una figlia al suo fianco.

Oliver ha sempre amato essere ricco. Fare ciò che si vuole senza doversi preoccupare delle conseguenze perché altre persone lo avrebbero fatto al tuo posto. Senza doversi preoccupare di ciò che lo circonda andando avanti nella vita a occhi chiusi. È quando apri gli occhi però che il mondo ti si sgretola tra le mani. È quando scopri che i tuoi non sono chi dicono di essere, quando tuo padre sta contribuendo a distruggere la tua città, quando tua madre lo tradisce con uno dei suoi amici solo perché risentita di tutte quelle volte in cui Robert ha tradito lei, è quando tua sorella diventa la tua sorellastra che il mondo cambia. Assume altri colori, altre sfumature e tu cambi con lui. Maturi all’istante e accetti di lavorare con l’uomo che dice di essere tuo padre per salvare almeno un po’ la città e mantenere segreti su segreti per salvare una famiglia che ormai da troppo tempo famiglia non è più.
E pensi che forse se te ne fossi accorto prima, se non fossi stato troppo occupato a pensare ai tuoi problemi da non vedere ciò che avevi intorno, avresti potuto cambiare qualcosa. Avresti potuto fare la differenza.

Ecco perché hai iniziato ad allenarti con quello che dovrebbe essere il tuo autista Diggle.

Ecco perché hai iniziato a vagare di notte e portare un po’ di giustizia nel mondo con un cappuccio verde e un arco in mano.

Ecco perché hai coinvolto la persona migliore nel campo dell’informatica, nonché tua segretaria – che ancora non sapevi sarebbe diventata molto di più – per aiutarti. Perché fare tutto da solo era impossibile.
 

Lei che voleva aiutarlo per salvare Walter, unico uomo che la trattasse con gentilezza, che la vedesse davvero. E quando l’avete salvato, lei è rimasta. Felicity rimane sempre, incondizionatamente. Ha visto del buono in quello che Oliver fa, anche se lui la vede solo come una via di redenzione, lei ci vede molto di più.

Forse sono stati proprio quegli occhi tristi bisognosi di un amore che fosse reale a farla innamorare di lui. Perché per quanto Oliver si sforzasse di mantenerla alla larga da sé, prima o poi si ritrovavano sempre, bisognosi l’uno dell’altro.

Si sono nutriti di sguardi all’inizio. Puri e semplici sguardi che sono sfociati in uno sfiorarsi inconsapevole, in una necessità di quel contatto fugace, in baci silenziosi scambiati nel buio di una stanza dove nessuno potesse vederli. La luce avrebbe reso tutto troppo reale. E per quanto quei baci dolessero al cuore innamorato di Felicity, lei non poteva non farne a meno.

Eppure una sera, mentre Felicity stava tornando a casa da un appuntamento che l’aveva resa felice e apprezzata come donna con Ray Palmer – futuro socio della Queen Consolidated – Oliver si presentò a casa sua.

Aveva iniziato a blaterare cose senza senso. Diceva che lei meritasse di più di quel pallone gonfiato. Eppure Felicity sentiva di meritarsi solo qualcuno che non avesse paura di essere felice. Ma Oliver sembrava non capire. Diceva così tante volte che avrebbe voluto vederla felice, senza rendersi conto che finché lui fosse rimasto al suo fianco, lei non voleva nient’altro.

La sua mano che colpì il viso di lui partì così velocemente che lei non ebbe neanche il tempo di riflettere su ciò che stesse per fare.

Quella stessa notte, fecero l’amore e per la prima volta si dissero di amarsi. Da quel momento la loro relazione iniziò in modo ufficiale.

Non fu facile i primi tempi, con le chiacchiere a lavoro, Robert che la vedeva solo come un divertimento... eppure loro ce la fecero. Andarono avanti contro chiunque li volesse ostacolare, e col tempo le cose si fecero più semplici.


-Parlami di lei – un giorno Thea gli chiese

-Lei è... diversa. È diversa da qualsiasi donna che io abbia mai incontrato. È pura e perfetta. Talmente tanto che delle volte mi sembra di non essere all’altezza di una donna come lei. E penso che lasciarla andare sia la cosa migliore, per lasciarle vivere quell’amore che merita e non uno contorto come il mio. Poi la guardo e tutti i dubbi spariscono. Un suo sorriso, un suo sguardo, una sua carezza bastano per dirmi che si, forse sono l’uomo giusto per lei

-È per questo che le hai comprato l’anello?

-Voglio tenerla sempre con me, svegliarmi la mattina e vederla stesa al mio fianco.

-Sono così felice per te Ollie... – Thea lo abbracciò sinceramente contenta per la futura proposta che il ragazzo andrà a fare alla sua donna. Le piaceva Felicity, non ci aveva mai davvero parlato, ma la vedeva una ragazza intelligente, e l’amore con cui guardava suo fratello era tutto ciò di cui avesse bisogno per dire che sì: quella ragazza avrebbe reso suo fratello felice

-Quando glielo chiederai?

-Domani. Domani le chiederò di diventare mia moglie
 

Felicity rimase incantata a guardare l’anello che Oliver le aveva messo al dito. Le sembrava tutto così dannatamente bello da non sembrare reale. Si diede anche un pizzicotto per dimostrare che no, non stava sognando.

Non rispose immediatamente, era troppo impegnata a riempire di baci l’uomo che aveva di fronte

-Lo devo prendere come un si?

-Non ci sono dubbi signor Queen. Non esiste altro uomo che io voglia al mio fianco per il resto della mia vita!
 

-Per quanto starai via?

-5 giorni all’incirca te l’ho detto. Papà deve partire per un viaggio d’affari e ha richiesto esplicitamente la mia presenza – la guardò dispiaciuto, ma con un sorriso per tranquillizzarla – non preoccuparti Felicity, non mi accadrà niente

-So che non ti accadrà niente, ma mi mancherai comunque... al tuo ritorno devo parlarti di una cosa – aggiunse un po’ titubante, provocando uno sguardo curioso e preoccupato in Oliver

-Di cosa?

-Tu ora non preoccuparti, pensa solo al tuo viaggio e quando tornerai lo saprai, promesso

Lo baciò e lo vide allontanarsi e partire su quello Yacht.
 

Due giorni dopo un notiziario diede una notizia sconvolgente alla tv: Oliver e Robert Queen sono morti a causa di un incidente

Il mondo di Felicity andò in frantumi. Si toccò istintivamente il ventre, mentre calde lacrime le rigavano il viso.

*Spazio Autrice*
Eccomi di nuovo qui, ma stavolta con una long! Per chi di voi abbia letto la mia One-Shot Photograph, questo inizio vi potrà sembrare simile, ma vi garantisco che con i prossimi capitoli, capirete che tutto è diverso! So che con questo prologo non vi offro poi molto, ma conto che continuerete a leggere i prossimi capitoli con almeno un briciolo di curiosità! Bè che dire, un bacio a chiunque sia arrivato fin qui e mi abbia dato un po' di attenzione! Sempre vostra :*
-MySecretGarden
P.S. che ve ne pare del Banner? Se davvero pensate che sia osceno, vi prego ditemelo così se è lo cancello ahahah

 

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Capitolo 2
*** My Name is Oliver Queen ***


Broken
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My Name is: Oliver Queen*


Non seppe esattamente cosa le diede la forza di andare avanti, aiutare Moira a organizzare i funerali di suo figlio e suo marito, rimanere sempre al fianco di Thea che lentamente stava affondando sempre di più.

Lei doveva rimanere su, non lasciarsi sopraffare da tutto il dolore. Lo doveva a lei stessa, a Oliver, al loro bambino che stava crescendo nella pancia di Felicity. E lei non avrebbe permesso che niente di male accadesse all’unica cosa che le rimaneva di lui. Di colui che sarebbe dovuto diventare suo marito.

A quel pensiero le lacrime minacciarono di uscire. Ma lei non glielo permise. Avrebbe avuto tempo la sera, nel suo letto da sola per lasciarsi andare al dolore.

Perché perdere Oliver era la cosa peggiore che le potesse mai capitare. Avrebbe preferito esserci lei su quella barca e non lui. Il suo Oliver se ne era andato e lei era rimasta lì a dover raccogliere i pezzi di se stessa e di quella famiglia che il giovane e il grande Queen si erano lasciati alle spalle.
 

Non era facile andare avanti quando tutto intorno ti ricordava il periodo più bello della tua vita, bello solo perché qualcuno che ora non c’è più era al tuo fianco. Ogni volta che Felicity si sentiva un po’ sola, si sedeva sul divano di casa sua, chiudeva gli occhi e si accarezzava il ventre, mentre immagini su immagini della sua vita con Oliver le affollavano la mente facendola sorridere.

Si faceva del male da sola, lo sapeva benissimo, ma quando perdi qualcuno, quando qualcuno di a te caro muore, se ne è andato, per sempre, e non c’è niente, NIENTE che tu potrai mai fare per riportarlo indietro.
* * *

Ogni notte spesa a piangere, spesa a ricordarsi l’uomo di cui era innamorata, spesa a fissare quell’anello che ancora portava al dito dopo tanti anni, l’avevano fatta diventare la donna bellissima e forte che era oggi.

Una bambina di 2 anni stava giocando nel giardino di casa sua. Ha gli occhi azzurri, con qualche striatura di un blu più scuro e i capelli biondi che le ricadono sulla schiena. Ama la tecnologia – sta sempre dietro alla mamma ogni volta che si tratta di computer – e arrampicarsi sugli alberi. Non importa quanto Felicity le avesse detto di non doversi arrampicare, che era pericoloso. Lei lo faceva comunque perché è così testarda!

Non ha mai conosciuto il padre la piccola Sophia. È morto prima che lei nascesse, ma la mamma le ha raccontato così tante cose di suo padre che oramai è come se lo conoscesse. Lo tiene vicino al cuore quella bambina, e non lo lascia mai andare. Così come la mamma.
 

La piccola Sophia è stato il più bel regalo che Felicity potesse ricevere. È sveglia, intelligente e le ricorda tanto Oliver per il suo temperamento sconsiderato. Ma non può fare a meno di sorriderle ogni volta che combina qualche marachella. Era Oliver il severo tra i due, e forse con lui al suo fianco quella bambina sarebbe stata più calma, ma a lei andava bene così com’è.

Questa bambina è stata la salvezza per tutta la famiglia Queen. Ha riportato un po’ di felicità e gioia  in questa famiglia ormai morta da tempo.

Erano passati 2 anni dalla scomparsa di Oliver, ma la speranza di vederlo entrare da quella porta a Felicity non era mai sparita. Non in un singolo istante.
 
* * *

Un ragazzo si svegliò su una spiaggia. Non aveva idea di chi fosse, né di cosa ci facesse lì. Notò un giovane accanto a lui – o meglio sopra a lui – che gli stava parlando. Gli stava chiedendo come si sentisse

-Hey amico! Come ti senti?

-Io bene credo...

-Mi hai fatto prendere un colpo! Ti ho trovato qui steso! Sembravi più morto che vivo!

-Scusa, ci conosciamo per caso?

-No, qual è il tuo nome amico?

-Io... io non lo so

-Ti ricordi qualcosa?

-Io non mi ricordo niente

-Bè amico, io sono Tommy e tu sei in California! Adesso viene con me. Ti dai una pulita e forse qualcosa ti tornerà in mente!

Tommy lo portò a casa sua, gli diede da mangiare e dei vestiti puliti.

-Ora sarebbe meglio che tu vada a riposarti, al tuo risveglio ti porterò da un dottore

-Grazie davvero

Il giovane fece come Tommy gli aveva ordinato, ma dormire era impossibili. Immagini su immagini gli annebbiavano il cervello. Ricordi? Forse. Sognò di una ragazza, era bionda ma non riusciva a vederne il viso, di un uomo, grande e grosso quanto lui e infine di una stanza. Era grande con tanti computer e quelle che gli sembravano frecce.

Non capì bene di cosa si trattasse, ma sperava che un dottore potesse aiutarlo.
 

-Lei signore ha avuto un trauma cranico, probabilmente causato da un incidente di qualche tipo e come lei stesso ha notato, ha perso la memoria

-C’è qualche possibilità che i miei ricordi tornino?

-Non lo so... questo dipende dal paziente a da quanta voglia ha di ricordare... potrebbe farlo attraverso dei sogni, dei Flash...

-Io... c’è una ragazza... la sogno spesso, ma non riesco a sapere come si chiama... ha lunghi capelli biondi e occhi azzurri, ma non riesco a vedere niente del resto del suo viso. Posso in qualche modo sapere se ci sono stati degli incidenti nel’ultimo periodo?

-Bè l’unico modo è quello di guardare il notiziario...

-Ok, grazie dottore

-Adesso vai figliolo, e stai attento. Qualsiasi cosa potrebbe essere fondamentale per ricordare chi tu sia!
 

Erano passati due anni da quando era arrivato in California e quell’uomo aveva iniziato una nuova vita. Aveva anche conosciuto una ragazza, si chiamava Laurel. Era bella, con quelle gambe da modella e la pelle abbronzata. Ma c’era sempre qualcosa che lo tratteneva. Che lo trattenesse da provare qualcosa di vero per quella ragazza. Come se il suo cuore fosse già occupato. Occupato da qualcuno che non ricorda.

Talvolta il non sapere può ucciderti. Corroderti e indurti alla pazzia. L’uomo continua a guardarsi allo specchio, a vedere un volto che non conosce, a cui non riesce a dare un nome, un cognome.

Un sogno lo riporta sempre alla realtà, sempre quella biondina.

Quando la vede, nella notte, un senso puro di amore gli percorre il corpo.

Sente di doverla trovare, sente che quella ragazza a cui non riesce a dare un volto o un nome, sarebbe riuscita a portarlo indietro.

Ne parlò con Tommy, quest’ultimo quasi lo prese per pazzo. Quando però vide il volto serio del ragazzo, capì che non scherzava e che avesse davvero bisogno di trovare quella ragazza.

Poi una sera a cena accadde.

Sul telegiornale stavano parlando di una nuova società che avrebbe aperto di lì a poco tempo anche in California: la Queen Consolidated. Un flash percosse la mente di quell’uomo senza un nome. Chiuse gli occhi e si concentrò sulle immagini nella sua testa.

Un cartello, che recitava il nome di Starling City.

Il volto della ragazza. Riuscì a vederlo, e si meravigliò si quanto fosse bella con i capelli stretti in quella coda con gli occhiali.

Un nome, il suo nome: Oliver Queen.
 

*Quando ho saputo che l’ultimo episodio si sarebbe chiamato così non ho potuto resistere perdonatemi!
 

*Spazio Autrice*
Eccomi qui con un nuovo capitolo! So che il filo della storia potrebbe risultare incomprensibile visto che molte cose sono mescolate, ma se avete domande chiedete pure! Ringrazio particolarmente le 8 ragazze che hanno recensito e continuo a ringraziare chi ha inserito la storia tra le seguite e così via e chi semplicemente continua a leggere in silenzio! Un bacio a tutte
Sempre vostra :*
-MySecretGarden

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Capitolo 3
*** The Hardest Part ***


 

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The Hardest Part

 
I keep you in my mind even though you've gone
Holding on to nothing's easier than letting go
Stuck in the memory of what has been
Just please don't love another like you loved me
Time doesn't heal, it just leaves me asking why
-Nina Nesbitt; The Hardest Part

 
Erano passati due anni, ma era pronto per quella che era casa sua?

Vedere persone che credono di conoscerli, guardarli in viso e percepire nient’altro che freddezza e paura per quella realtà che non ti appartiene. Aveva preso il primo aereo, con Tommy e Laurel che avevano deciso di accompagnarlo. Era deciso a vedere quella che erano la sua vita, ma era davvero la decisione giusta?

Aveva appena iniziato a farsi una vita e già ci stava rinunciando. Ne valeva davvero la pena?

Per questo aveva deciso di partire, perché solo vedendo con i suoi occhi quello che gli apparteneva avrebbe potuto capire quale fosse la scelta giusta.

Quando aveva comunicato la scelta ai suoi amici, loro non ebbero un minimo di dubbio. Sarebbero andati con lui, non sapevano per quanto tempo, ma lo avrebbero accompagnato e non lo avrebbero lasciato da solo. Aveva guardato Laurel, e ci aveva trovato speranza. Quella speranza gli diede il coraggio di prendere quell’aereo.

* * *

La festa era pronta. Tutto era perfetto e sapeva che Moira sarebbe stata fiera di lei. Aveva organizzato una festa di fidanzamento con i fiocchi.
Aveva indossato un vestito dorato, si era sistemata i capelli e si era messa le lenti. Aveva vestito sua figlia con un bellissimo vestitino rosa. Le persone cominciavano ad arrivare e Moira era perfetta in quel suo vestito blu che le metteva in risalto gli occhi, così simili a quelli di suo figlio.

Delle volte rimanere in quella casa era una tortura, persino guardare gli occhi della madre dell’amore della sua vita era difficile. Ma continuava imperterrita. Sempre a testa alta, forte e senza rimorsi. Aveva sofferto, ma ora si stava rialzando, con fatica. Ma bastava guardare sua figlia, e ogni paura, ogni timore scompariva.
Rimanevano solo loro due, mamma e figlia, pronte contro il mondo.

* * *

La festa stava procedendo tranquillamente, il tutto era abbastanza noioso e lei non era mai stata una ragazza da questo tipo di eventi. Era più per le cose semplici Felicity. Però, scegliendo di stare al fianco di un Queen queste feste erano all’ordine del giorno, e lei col tempo ci fece l’abitudine. Per Oliver e rimanere al suo fianco avrebbe fatto questo e altro.

Poi però, tutti i presenti si zittirono improvvisamente. Felicity inizialmente non capì, troppo impegnata in uno dei suoi monologhi, ma quando notò il silenzio intorno a lei, decise di girarsi, e quel che vide la lasciò decisamente senza fiato. Prese la mano di sua figlia e la strinse spasmodicamente. Oliver era lì, di fronte a lei e la stava guardando con uno sguardo accigliato e curioso.

* * *

Una volta in città, non era stato difficile ritrovare il suo indirizzo e sapere che apparteneva alla famiglia più ricca di Starling City. Aveva saputo dell’incidente e che suo padre, di cui non ricordava niente - se non qualche sprazzo della notte dell’incidente - era morto. Era di fronte casa sua, con i suoi amici al fianco ed era paralizzato.
Non riuscì a muoversi finché non sentì la stretta di Tommy sulla spalla e la mano di Laurel nella sua. Si avviarono insieme all’interno della casa e quello che vide lo stupì.

La casa era enorme e gremita di gente. Stavano dando una festa. Appena entrò si sentì tutti gli sguardi addosso, ma uno lo catturò particolarmente. Era di una ragazza, che le ricordava tremendamente quella che occupava ogni suo sogno. Iniziò ad avanzare verso di lei e notò che stringeva spasmodicamente la mano ad una bambina.
Doveva essere sua figlia, le somigliava immensamente. Aveva i suoi stessi capelli biondi, ma negli occhi... negli occhi qualcosa era diverso.

-Mamma, quello non è il papà?

Felicity era troppo scossa persino per risponderle, una sola parola – o meglio nome – uscì tra le sue labbra

-Oliver... – lasciò la mano di sua figlia e si avvicinò verso l’uomo che credeva non avrebbe più rivisto, ma non poté non notare la mano della ragazza nella sua. Si bloccò immediatamente e vecchie ferite si riaprirono.

Cosa significa questo?

Ma non gli diede importanza, aveva troppo bisogno di sentirlo di nuovo tra le sue braccia, di assicurarsi che niente fosse un sogno, che lui fosse vero.

Si buttò letteralmente tra le sue braccia e non importava che Oliver non si ricordasse di lei, la strinse immediatamente, come in un gesto abituale, di un’ormai vecchia vita di cui lui non aveva ricordi, ma che il suo cuore ricordava perfettamente.

Il profumo di vaniglia dei suoi capelli gli investì le narici. Sapeva di casa. Tra le braccia di quella ragazza sconosciuta Oliver si sentiva a casa. Non era mai riuscito a trovare un posto che lo facesse sentire a casa, ma tra le braccia di quella biondina, tutto era al suo posto, e non seppe giustificarsi quella strana sensazione che gli invase il cuore.

Felicity si staccò da lui e gli cinse il viso con le sue mani. Aveva gli occhi ricolmi di lacrime e lo guardava con tutto l’amore di cui era capace.

-Oliver... – appena un sussurro e immediatamente un sorriso che illuminò tutta la stanza si irradiò sul suo volto. Sorriso che immediatamente si spense quando Oliver si allontanò da lei

-Mi... mi dispiace, ma non so chi tu sia...

Qualcosa dentro Felicity si ruppe. Non seppe bene identificare cosa, ma sentì un dolore lancinante all’altezza del petto. Si portò istintivamente una mano sul cuore sentendolo perdere qualche battito.

Non l’aveva notato prima, troppo presa dalla felicità del momento, troppo presa dal ritorno del suo uomo, ma Oliver non la vedeva davvero. O meglio, la stava guardando, i loro sguardi non si erano persi nemmeno per un secondo da quando si erano incrociati, ma non la vedeva davvero. Non come la guardava prima dell’incidente. Non c’era amore, non c’era passione, non c’era affetto. Non c’era alcun sentimento se non curiosità.

-Ho perso la memoria nell’incidente, non mi ricordo niente del... prima

Tutti i pezzi tornarono al suo posto. Lacrime amare scesero sul suo volto e non riusciva proprio a fermarle. L’aveva ritrovato e perso nel giro di quanto? Un paio di minuti? Forse anche meno.

Sentì la voce di Moira chiamare il nome del figlio, seguita immediatamente da quella di Thea. Ma non volle assistere, non poteva assistere. Non riusciva a capacitarsi di come un amore come il loro fosse stato cancellato così. In un batter d’occhio.

Si girò, prese sua figlia tra le braccia, la quale continuava a farle domande alle quali lei non sapeva rispondere e se ne andò.

Quella stessa sera, si addormentò con sua figlia tra le braccia. Le aveva spiegato che suo papà dopo un grave incidente aveva perso la memoria e che non si ricordava niente di quello che fosse accaduto prima. Ma le fece una promessa, avrebbe fatto tornare la memoria al suo papà, lo avrebbe fatto tornare da loro.

Lo avrebbe fatto per sua figlia e lo avrebbe fatto anche per se stessa. Non poteva perderlo di nuovo.

*Spazio Autrice*
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! Io li amo, non posso farci niente, non posso fare altro che vederli insieme questi due, e quindi ecco qui una Felicity in stile leonessa pronta a riprendersi il suo uomo e difendere la sua piccola! Non ho molto da dire, se non che sono immensamente felice del successo che sta avendo la storia e che adoro ognuno di voi, davvero! Un grazie e un bacio (ma che dico uno, infiniti baci) a tutti voi! Al prossimo capitolo!
Sempre vostra
-MySecretGarden
 

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Capitolo 4
*** The Arrow ***


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The Arrow


Non riusciva ben a capire quel che fosse successo in quei pochi minuti. Si era improvvisamente ritrovato circondato da decine di persone sconosciute che gli chiedevano come stava, mentre lui aveva solo voglia di inseguire quella ragazza che gli si era buttata tra le braccia. Aveva provato ad andarle incontro, inseguirla, ma le persone intorno glielo avevano impedito.

Conobbe sua madre, sapeva che era lei perché l’aveva visto più volte al telegiornale e aveva qualche vaga immagine, ma nulla di preciso. Moira cercò di non fargli molte pressioni, ma le domande erano tante, così come la voglia di abbracciare quel figlio che credeva fosse morto. Conobbe anche Diggle, il suo autista che in realtà scoprì essere anche il suo migliore amico, e sua moglie Lyla, in dolce attesa.

La festa fu annullata, Laurel e Tommi lasciarono Oliver con la sua famiglia per andare in un albergo e Oliver, Thea e Walter rimasero in salotto a parlare. Moira cercò di ricordargli la sua vita, senza andare troppo in profondità riguardo risse e drink di troppo, gli raccontò del suo fidanzamento con Walter che è avvenuto dopo la scomparsa sua e di suo padre.

-Chi era quella ragazza? Mi ha abbracciato, ma dopo è scappata via

-Oliver... tesoro, lei è Felicity. Vedi, quando sei scomparso, le avevi appena chiesto di sposarti – aveva preferito tralasciare che avesse una figlia, quello sarebbe spettato a Felicity farlo

-Dovevo amarla molto...

-Si, moltissimo... non ti ho mai visto così tanto felice se non con lei al tuo fianco.

La testa sembrò scoppiargli, e preferì andarsi a riposare. Ora almeno sapeva chi era la ragazza che aveva occupato la sua mente per gran parte del tempo. Felicity. Non si ricordava nulla di quella ragazza, ma sembrava che il suo corpo rispondesse automaticamente a quello della ragazza. Ma ora era troppo stanco, il giorno seguente ci avrebbe pensato.

***

Quando aprí gli occhi quella mattina, la stretta al petto che l’aveva perseguitata per tutta la notte, non l’aveva ancora abbandonata, e sua figlia appoggiatasi sopra che dormiva beata di certo non aiutava a calmare il suo respiro. Oliver era vivo. Certo non si ricordava di lei, ma era pur sempre vivo. Non era un sogno, tutto quello che era successo la sera prima alla festa di fidanzamento di Moira e Walter, era accaduto davvero.

Calde lacrime minacciarono di scendere dagli occhi al ricordo dello sguardo di Oliver, ma le ricacció indietro. Era vivo, questo era tutto ciò che importava. Insomma, si erano innamorati già una volta, lo avrebbe fatto in modo che accadesse di nuovo. Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto. Sua figlia aveva bisogno di un padre, e lei semplicemente aveva bisogno di lui, come dell’ossigeno per respirare.

Scostò delicatamente il corpicino di sua figlia, stando attenta a non svegliarla e si alzò per andare a preparare la colazione per lei e per il mostriciattolo.

Sveglió la bambina con un bacio sulla fronte quando finí di cucinare le uova strapazzate e mentre la piccolina mangiava lei si inizió a preparare per il lavoro.

Portò la bambina da Moira, che adorava passare del tempo con la sua nipotina e ripartí. Sapeva benissimo che portando Sophia a casa Queen avrebbe fatto scaturire delle domande, ma non le importava. Certo Oliver era tornato, ma questo non significava che lei avrebbe cambiato le sue abitudini e quelle della piccola per questo.

In più, se anche solo una minima parte del suo Oliver fosse rimasta nel nuovo Oliver, sarebbe stato lui a presentarsi da lei. Perché no, forse anche quella stessa mattina.

L’azienda sembrava un bordello. Persone ovunque, fuori dal loro posto di lavoro che chiacchieravano. Stranamente le voci terminarono, quando Felicity fece il suo ingresso. Gli sguardi si posarono tutti su di lei, e non seppe dire per chi provasse più pena. Se per se stessa o per loro. Si passò una mano sul viso stanca e si avviò con passò lento alla sua postazione. Professionale, come ogni giorno. Walter fece il suo ingresso e mandò tutti ai loro doveri. Felicity lo ringraziò silenziosamente con uno sguardo e un sorriso riconoscente.

Intenta a leggere documenti e scartoffie come una brava segretaria, Felicity non si accorse che qualcuno era arrivato di fronte a lei e stava aspettando che lo notasse.
Almeno fin quando quest’ultimo non si schiarì la voce.

Si perse un attimo a fissarla. Aveva i capelli legati in una coda, una camicetta rosa ed era tutta intenta a leggere quei documenti che non si accorse nemmeno della sua
presenza.

La trovò perfetta.

Sobbalzò spaventata sulla sedia per poi accorgersi che l’uomo che le aveva letteralmente fatto perdere un battito per la paura altro non era che il suo Oliver.

Non più tuo Felicity, ricordalo.

Era davanti a lei impeccabile in quel suo completo in giacca e cravatta, anche se le sembrava un po’ a disagio.

-In cosa posso aiutarla sig. Queen?

Pronunciare quelle parole le provocarono un forte dolore al cuore che ormai le batteva impazzito nel petto. Ci posò una mano sopra, chiuse gli occhi e contò fino a tre per calmarsi

-Io... so Felicity

-Lei sa cosa? – un moto di paura la investì pensando che Moira avesse parlato a Oliver della bambina. Certo, lo voleva di nuovo con se, ma non voleva costringerlo solo perché avevano una bambina insieme. La scelta prima di tutto sarebbe dovuta partire da lui

-Del fatto che stavamo insieme, che ci dovevamo sposare

-Nient’altro?

-No, speravo che in questo potessi aiutarmi tu... mia madre ha detto che eri la persona che mi conosceva meglio al mondo, e speravo che potessi aiutarmi a ricordare

Ce l’avrebbe fatta a passare del tempo con Oliver senza toccarlo, senza baciarlo, senza vedere in lui quello sguardo d’amore? Avrebbe dovuto.

-E la tua ragazza non sarà contraria? Voglio dire, è come se fossi la tua “ex” in questo momento

-E tu come fai a...

-Sapere che hai una ragazza? Non sono una stupida Oliver. Sono bionda si, ma non quel tipo di bionda. Magari tu non lo ricordi, ma il mio quoziente intellettivo è molto più grande del tuo.

-Stai tranquilla per Laurel, non farà storie

-Bene, allora sei libero a pranzo? – lui annuì

-Perfetto, ci vediamo al Big Belly Burger. Chiederò un permesso a Walter e non credo mi farà storie visto il motivo. – gli rivolse un sorriso di circostanza e si diresse in bagno. Non che avesse un vero bisogno fisico diciamo, ma necessitava allontanarsi da Oliver, prendersi un momento per tornare a respirare senza tutta quella tensione addosso. Chiuse gli occhi, fece respiri profondi e lasciò che una lacrima le solcasse il volto.

Si diede una sistemata e tornò a lavoro, preparandosi per quello che avrebbe dovuto dire a Oliver.
 

Arrivò leggermente in ritardo Felicity, visto che aveva dovuto finire di compilare alcune scartoffie e portarle a Walter. Oliver era già lì, ad un tavolo che l’aspettava.

-Allora, Oliver Queen, chiedimi tutto quello che vuoi sapere e io sarò più che felice di risponderti!

Lo disse con un sorriso, cercando davvero di crederci in quelle parole. Sapeva che avrebbero dovuto ripercorrere un immenso viale di ricordi. E i ricordi delle volte potevano fare un male immenso.

-Com’era la mia vita qui?

-Mmm... impegnata. Si direi che impegnata è il termine più adatto. Lavoravi con tuo padre alla Queen Consolidated. Eri un famoso don Giovanni e ti mettevi molto nei guai, ma poi... qualcosa ti ha cambiato.

-E cosa esattamente?

Felicity lo guardò mordendosi il labbro, non sapeva se dirgli tutto tutto oppure no

-Felicity, ti prego... voglio solo la verità.

Sospirò rassegnata. Aveva usato quel maledetto tono supplichevole a cui lei non era mai riuscita ad opporsi.

Bene, riesce a raggirarmi anche inconsapevolmente. Complimenti Felcity.

-Avevi scoperto delle cose, su tuo padre... – iniziò incerta – adoravi la tua vita, davvero. Fare quel che vuoi quando vuoi... ma poi hai scoperto del tradimento di tua madre con uno dei migliori amici di tuo padre, hai scoperto i numerosi tradimenti di Robert e che lui stava contribuendo a distruggere la città. Non so in che modo precisamente, non me ne hai mai parlato. Ma so che la realtà ti ha colpito improvvisamente come uno schiaffo e non sei stato più tu. Sei cresciuto, in un certo senso, e hai aperto gli occhi. In più c’è un’altra cosa, ma quella devo mostrartela perché altrimenti non mi crederai mai.

Annuì distratto Oliver, mentre finiva di mangiare. Era assente, con lo sguardo perso nel vuoto alla ricerca di ricordi che non volevano tornare. Non sapeva cosa pensare.
Era sconcertato dalla sua famiglia e Felicity aveva detto che c’era dell’altro.
 

Finirono di mangiare in silenzio. Felicity sapeva che quello che aveva detto poteva essere una bomba a mano, ma le era sembrato comunque giusto dirglielo e metterlo al corrente di tutto.

-Mi dispiace Oliver, forse io non avrei dovuto, ma non mi sembrava giusto mantenerti all’oscuro

-Non... non preoccuparti Felicity, va tutto bene. Allora, dov’è che hai intenzione di portarmi?

-Al Verdant, è una discoteca che aveva aperto tua sorella con il tuo aiuto. anzi precisamente è nel magazzino sottostante che dobbiamo andare.

Da quando Oliver era morto né lei, né Dig se l’erano sentita di continuare. Avevano lasciato tutto com’era allora, senza toccare niente.
Scesero sotto e mentre Oliver arrancava al buio, Felicity andava diretta ad accendere le luci camminando lungo quel percorso che ormai conosceva a memoria.

Quando le luci si accesero, Oliver rimase a bocca aperta. Gli occhi gli caddero su un completo verde all’interno di una teca e su arco e frecce.

-Ti facevi chiamare Arrow. Quando hai saputo dei crimini di tuo padre contro la città, hai iniziato questa “attività” possiamo chiamarla. Facevi del bene, imprigionavi i cattivi con l’aiuto mio e di Dig. Hai salvato così tante volte questa città e i suoi abitanti Oliver, che ormai ho perso il conto.

-Ho mai ucciso?

Si voltò verso Felicity con uno sguardo tra lo scioccato e il disperato quasi. Sembrava che un immenso senso di colpa gli stesse scavando dentro.

-Una volta. Un trafficante di droga mi aveva rapito per provocarti, stava per iniettarmi una quantità mortale di Vertigo e tu per impedirlo, l’hai ucciso. L’hai fatto per colpa mia. Era per salvare me. Quindi non incolparti ingiustamente Oliver.

Era palesemente sconvolto. Felicity gli si avvicinò, a passo lento. Passò le braccia intorno alle sue spalle e lo avvolse in un caldo abbraccio. Cercò di infondergli coraggio, sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene, che non era solo e non doveva preoccuparsi di nulla.                                          

*Spazio Autrice*
Eccomi di nuovo qui! Dio non posso più fare a meno di scrivere questa storia, le vostre recensioni sono così stimolanti che non vorrei fare altro! Davvero, grazie a tutte voi che avete recensito! Avete fatto felice una povera anima ahahah i ringraziamenti ovviamente vanno anche a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite e a chi legge in silenzio! Un grazie a tutti voi!
Avete visto? Il nostro Oliver viene a sapere la verità sulla sua famiglia, il che lo sorprende/turba molto, ma c'è lì la nostra Felicity pronta a raccoglierne i pezzi!
Avete visto il trailer del nuovo episodio di Arrow??? Dio mio, io già non sto più nella pelle! *-*
Sempre vostra :*
-MySecretGarden

 

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Capitolo 5
*** I Used to Be You're Girl ***


Broken
     Arrow

I Used to Be You’re Girl


Aveva appena fatto l’amore con Laurel, e adesso la teneva tra le sue braccia. Gli stava parlando di non sa cosa. Aveva smesso di ascoltarla già da un bel pezzo.

Molte, forse troppe cose stavano accadendo nella sua vita. dalla scoperta di Felicity alla scoperta di essere quello che la popolazione di Starling City chiamava Arrow.
Da quando Felicity gliene aveva parlato, non era riuscito a pensare ad altro. ora si spiegava il perché di tutte quelle cicatrici sul corpo. Pensava anche a Felicity, di cosa avesse provato quel giorno lì con lui, a ripercorrere quel maledetto viale di ricordi che non gli aveva portato nessuna immagine nuova da aggiungere a quelle che la sua mente già possedeva.

Si chiese per un attimo come avesse potuto essere così egoista da non pensare nemmeno per un secondo a lei e a come si sarebbe potuta sentire. Si chiese anche, se lui fosse ancora nel suo cuore. Se una parte di lei ancora provasse qualcosa per lui.

Mentre si rotolava tra le lenzuola con Laurel, qualcosa in lui era distratto. Più che comprensibile. Eppure, lei non aveva notato niente, non aveva chiesto niente. Come se della sua vecchia vita non gli importasse. E le era grato per questo.

Si allontanò in silenzio, stando attento a non farsi sentire da Laurel. Si rivestì e se ne andò, con una destinazione ben precisa.

Non era stato molto difficile trovare l’indirizzo. Era stato sufficiente chiedere a sua madre. aveva bisogno di vederla, sapere se stesse bene. Era un bisogno così forte che sentiva le vene bruciare. Riprese a respirare quando se la ritrovò davanti, con una canotta, un paio di shorts di cotone, un paio di calzini, i capelli sciolti e senza occhiali. Non portava un filo di trucco, era semplicemente lei. Ed era bellissima.

-Oliver... cosa, cosa ci fai qui?

-Io... io non lo so. Avevo solo bisogno di vederti, e di sapere che stessi bene. Quando, quando l’altro giorno ci siamo visti, sono stato un egoista. Non ho pensato nemmeno per un attimo a come tu potessi stare. Mi dispiace...

Felicity raramente aveva visto Oliver così nervoso. Accostò la porta alle sue spalle, impedendogli di vedere l’interno, ma Oliver recepì un altro tipo di messaggio.

-Ti ho disturbata per caso? Sei in compagnia?

Non sapeva cosa rispondere Felicity. Non poteva farlo entrare.

-Ehm, in verità si... sai una mia vecchia amica mi è venuta a trovare. Non la vedevo da molto tempo, ma non preoccuparti. Posso parlare per un paio di minuti... – cercò di sembrare il più convincente possibile. E sperò che il suo tono nervoso non l’avesse tradita.

-Oh... no ero venuto solo per sapere se stessi bene...

-Certo, non preoccuparti. Tu sei vivo, e questo è tutto quello che mi basta per stare bene.

-Sai, continui a dire di volermi vedere felice,
ma fin quando tu fai parte della mia vita,
io lo sono.

Sorrise al ricordo Felicity. Oliver così come ora, si preoccupava per lei ogni singolo secondo. Non si sentiva ancora in grado di renderla felice, ma voleva a tutti i costi che lei lo fosse, anche se avrebbe significato vederla nelle braccia di un altro uomo.

-A cosa stai pensando?

La stava fissando con quel suo sguardo magnetico, con gli occhi blu fissi nei suoi

-Ricordi... tu non lo sai, ma anche un tempo, quando ancora non stavamo insieme eppure ero già innamorata di te – e mi piace pensare che anche tu amassi me quanto io te, il tuo unico pensiero nei miei confronti era quello di vedermi felice. E io ti dissi, che mi bastava averti al mio fianco per essere felice.

Gli sguardi erano intrecciati. Oliver le posò una mano sulla guancia, e Felicity si beò di quel contatto che le era tanto mancato.

-è solo che... ero abituata ad essere la tua ragazza.
voglio dire, non la tua ragazza ragazza, ma la tua ragazza...
-Tu sarai sempre la mia ragazza, Felicity.
Appoggia la mano sulla tua guancia e ti godi appieno il contatto
con quella mano un po’ ruvida ma dal tocco infinitamente dolce.
Sarà la morfina che ti intorpidisce i sensi,
ma vorresti che quel contatto non finisse mai

Adesso è un po’ come quella volta, solo che non sei più sotto l’effetto degli antidolorifici. Quella stretta allo stomaco che senti, quell’abbandono totale alla sua mano sul
tuo viso, non è altro che l’amore che provi per lui.

Una manina si posò sulle gambe di Felicity e le tirò il bordo degli shorts. La realtà piombò sulle spalle come un macigno.

Sophia...

-Tesoro, non ti avevo detto di aspettarmi dentro? – per quanto Felicity voleva sembrare seria, proprio non ce la faceva. La bambina si stava strofinando gli occhi con la sua piccola manina, e aveva addosso l’espressione più dolce che una bambina potesse avere... sorrise intenerita

-Non sono riuscita ad addormentarmi mamma, tu non c’eri...

Felicity accarezzò sua figlia e la prese in braccio, intenzionata a portarla a dormire. Aveva paura del buio Sophia, diceva che nel buio i mostri sbucano da sotto il letto o dall’armadio. E come biasimarla. Sua madre è la prima a credere fermamente che al buio, prima di addormentarti, tutti i mostri vengono fuori.

Oliver era rimasto tutto il tempo con lo sguardo fisso sulle due figure di fronte a lui. Si assomigliavano terribilmente, eppure negli occhi, nella loro sfumatura qualcosa era diverso.
L’aveva chiamata mamma.

Un dubbio si insinuò nella sua mente. E se lei fosse...

-Felicity...

-Lo so Oliver... Entra, io intanto la metto a letto, poi parleremo. Sophia, dì ciao ad Oliver...

La bambina puntò il suo sguardo profondo su Oliver, si sporse verso di lui, con l’aiuto della sua mamma e gli posò un bacio sulla guancia.

-Buonanotte...

Gli occhi di Felicity si riempirono di lacrime...
 

-Devi dirmi qualcosa Felicity?

-Oliver io...

-Tu cosa? So che non mi ricordo di te, né di quello che eravamo o di quello che abbiamo avuto, ma penso di avere il diritto di sapere quello che abbiamo ora. Ora che sono qui.

Era arrabbiato. Felicity lo poteva capire dai pugni stretti lungo i fianchi, dalla particolare scintilla nei suoi occhi e da quella sua tipica rughetta sulla fronte.

-Dimmelo Felicity – aveva addolcito il tono di voce e le si stava avvicinando

Dio Oliver, non sei cambiato di una virgola...

-L’ho scoperto dopo la tua scomparsa. Ha i tuoi occhi sai? Ed è testarda come te. Delle volte mi fa uscire di testa, ma sa riconquistarmi immediatamente. Le ho parlato così tanto di te, non importava quanto facesse male, volevo che sapesse che splendido papà aveva. Le ho mostrato anche una nostra fotografia, scattata ad una delle tante cene di galà a cui abbiamo dovuto partecipare per la compagnia – si avvicina alla scrivania e prende una cornice – questa qui. Mi avevi sussurrato quanto fossi bella quella sera, e io non ero riuscita a fare altro che guardarti in modo adorante, ringraziandoti con lo sguardo.

-Avevamo litigato quella sera... non so il motivo, ma ricordo che appena ti avevo visto con quel vestito rosso, tutto era scomparso. Eri rimasta solo tu...

-Lo ricordi... – calde lacrime minacciarono di uscire, ma lei le ricacciò indietro. Adesso dovevano parlare – la bambina sa perfettamente tu chi sia. Se non te l’ho detto, non è stato per tenerti lontano da lei, ma perché volevo che non ti sentissi obbligato.

-Mi sembra che qualsiasi passo che io abbia fatto, sia stato per venire qui da te Felicity, sin da quando sono tornato, non mi pare di aver fatto altro. ma non posso ignorare quello che provo per Laurel. È importante per me. Ho bisogno di tempo...

Non voleva farle del male. Non ha mai voluto farne a nessuno, tanto meno a lei. Aveva ricevuto solo troppe notizie tutte insieme. Aveva bisogno di assimilarle e pensare. Pensare a cosa davvero voglia nella sua vita.

-Dai un bacio alla piccola da parte mia

Si avvicinò a lei, le lasciò un bacio sulla fronte e se ne andò.


*Spazio Autrice*
Sono tornata! Siete armate di forcone? Spero di no! Allooooraaa, da dove inizio? Bè ho amato scrivere questo capitolo, soprattutto nei panni della piccola Sophia (la sua dolcezza è immensa *-*)!! So che forse è un po’ presto la rivelazione della piccolina, (e tecnicamente non era nemmeno prevista) ma questa storia va da sola, e io non so davvero come fermarla! Siamo quasi al capolinea ormai...
Voglio continuare a ringraziare tutti coloro che hanno recensito la mia storia, chi l’ha inserita tra le preferite, seguite e ricordate, o chi semplicemente legge! GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Davvero! Un bacio, sempre vostra :*
-MySecretGarden

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Capitolo 6
*** Choices ***


Broken 
     Arrow

Choices


Sin da quando era iniziata la sua “seconda vita” aveva avuto due uniche costanti nella sua vita, Tommy e Laurel. Non era riuscito più a fare niente senza di loro, eppure adesso che è tornato qui a Starling City sembra non riuscire più a combinare niente senza Felicity.

Quella ragazza l’aveva colpito sin dalla sua prima entrata in scena e non riusciva a non provare nulla per lei. Per quanto il rispetto che aveva per Laurel e quel minimo sentimento che provava per lei avrebbero dovuto trattenerlo, il tutto si stava facendo sempre più difficile. Stare lontano da Felicity era sempre più difficile.

E poi la piccola Sophia... non riusciva ancora a credere che quel piccolo essere che assomigliava più a un angelo fosse sua figlia. In quella settimana era passato ogni giorno a trovarla e avevo scoperto quanto fosse straordinaria e dolce e anche quanto fosse simile a lui nella sua testardaggine.

E si chiese che cosa avesse fatto per non poter godere a pieno della vita di sua figlia. Si ripromise che ci sarebbe stato. In ogni caso sempre e comunque. Non si sentiva pienamente pronto, era venuto a saperlo così, da un giorno all’altro, trovandosi a dover diventar grande per quel piccolo angelo che teneva tra le braccia.

Sarà difficile, ma crescerò per te Sophia, te lo prometto. Ti prometto che cercherò di proteggerti il più possibile dal mondo, mentre ogni giorno crescerai,ti allontanerai un po’ di più da me. Sarà difficile vederti distante per cercare quella splendida donna che sarai e non sempre poterti proteggere. Ma a me basterà un sorriso Sophia, un sorriso e tutto sarà facile.

Quando ne aveva parlato con Tommy, l’amico era rimasto scandalizzato. Non si aspettava minimamente una cosa del genere nel passato del suo amico.
-E adesso che farai amico?​
-In che senso?
-Non intendo con la bambina, ma con Laurel e quella ragazza...
-Felicity
-Esatto
-Non lo so.. Tommy io non voglio ferire nessuna, sono entrambe importanti per me, anche se in modi diversi. Felicity rappresenta il mio passato, quello che sono stato e –a detta sua – sono tutt’ora, mentre Laurel... è stato il mio punto fisso da quando l’ho incontrata in questa “seconda vita”... non so davvero che fare...
-Sei in un bel guaio...
-
Lo so...
-Quello che posso consigliarti è di decidere in fretta, altrimenti le perderai entrambe

Sapeva che Tommy avesse ragione, ma non sapeva davvero cosa fare. Ne aveva parlato a Laurel pochi giorni fa visto che lei non ne sapeva niente. Aveva avuto così tante volte intenzione di parlargliene. Di parlarle di Felicity, dei suoi sentimenti per lei, di sua figlia, eppure non ne aveva mai avuto il coraggio. Sapeva che non l’avrebbe presa bene, e così era stato. Gli aveva urlato addosso, senza la minima intenzione di cercare di capire il perché si fosse comportato in quel modo. Era saltata subito alla conclusione senza voler sentire il resto della storia.

Felicity invece... era stata comprensiva. Aveva capito e in quella settimana che era stato con lei e la loro bambina lei ne aveva approfittato per parlargli di loro due.

Del loro primo appuntamento, del loro primo vero bacio, della volta in cui lei le ha detto ti amo, di quando sono scappati insieme verso il tramonto per staccare la spina da tutti i problemi.
La nostra storia non era perfetta. Dio mio, era tutto tranne che perfetta.
Tu non facevi altro che farmi arrabbiare per il tuo istinto suicida e da martire,
 per il tuo volermi sempre al sicuro.
 Eppure eravamo esattamente come quelli che volevamo essere.
Eravamo noi, semplicemente.
 E non poteva esserci niente di più bello.

Gli aveva detto questo un giorno, e lui da quella frase aveva capito quanto potesse essere bello stare con una donna come Felicity. Quanto lui fosse felice accanto a lei, quanto lei lo rendesse felice.

Eppure c’era qualcosa negli occhi di Felicity che lo frenava. Lei vedeva in lui il suo “vecchio Oliver”. Lo amava totalmente, tanto da aspettare pazientemente una sua decisione. E lui non sa se è capace di amarla così come lei. Perché l’amore, come quello che promette Felcity, fa paura. È inutile negarlo. Oliver Queen aveva paura di prendere la decisione giusta. Perché stare con Felicity significava abbandonare un porto sicuro e lanciarsi nel vuoto.

Non poteva chiederle di riscoprire quell’amore seppellito nella sua anima insieme. Non poteva ferirla ancora. Doveva scegliere, e anche in fretta. Oppure poteva perderla, perderle entrambe. Ma aveva davvero senso? Avrebbe avuto comunque senso stare con Laurel se aveva in testa, nel cuore Felicity? No, non poteva prenderla in giro.

L’avrebbe lasciata, indipendentemente da come sarebbe andata a finire con Felicity. Non poteva usarla come ripiego, non ne era capace e lei neanche lo meritava.
Nonostante le cattive decisioni che aveva preso nella sua vita, era una brava donna anche lei. Poteva avere di meglio, avrebbe dovuto avere di meglio.

Stava passeggiando in un parco, sua madre gli aveva detto che quando era piccolo lo portava sempre lì. Non ricordava nemmeno questo. Se la prese con l’erba sotto i suoi piedi. Perché non riusciva a ricordare? Sarebbe stato tutto così facile se avesse potuto avere indietro i suoi ricordi. Ma più si impegnava, più cercava di far riaffiorare qualcosa più restava indietro. Solo qualche flash, sulla sua famiglia, sulla sua vita con Felicity, ma niente di più. e si sentiva così in colpa. Se non avesse perso la memoria, ora Felicity sarebbe felice, avrebbe tra le braccia l’uomo che conosceva e sua figlia un padre degno di tale nome.

Invece lui adesso chi era? Un uomo smarrito, spezzato alla ricerca di se stesso. Un uomo rotto.
-Sei diverso sai?
-In che modo?
-Non so, c’è qualcosa in te, nel tuo modo di parlare,
di guardarmi,di guardare il mondo,
di sorridermi che non riconosco.

Poi sentì qualcosa colpirlo sul piede. Un pallone. Alzò di poco lo sguardo e un ragazzino stava correndo verso di lui per raccoglierlo. Si scusò in fretta con un leggero rossore sul viso e poi tornò a giocare con suo padre, mentre la moglie li osservava sorridendo divertita.

Le gambe di Oliver si erano mosse prima che riuscisse a pensare di agire. Aveva iniziato a correre.

*Spazio Autrice*

Rieccomi qui dopo tanto, troppo tempo lo so... ma è stato difficile scrivere questo capitolo, più si va avanti più è difficile... non ho molto da dire sul capitolo, credo che si spieghi da solo, ma se avete qualcosa da chiedere dite pure! Vorrei ringraziare di cuore le ragazze che mi seguono sempre, lasciandomi sempre un parere motivandomi a continuare... Grazie con tutto il cuore... Un bacio, alla prossima :*
sempre vostra
-MySecretGarden

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Capitolo 7
*** Back to You ***


Broken 
     Arrow

Back to You


Si ritrovò sotto casa di Laurel.
Si disse che prima di qualsiasi altra cosa avrebbe dovuto prendersi le sue colpe, avrebbe dovuto tornare ad essere libero. Salì le scale e suonò al campanello.

Laurel non si aspettava certo di vederlo lì

-Ciao

-Ciao Laurel, posso entrare?

-Certo... – lo fece accomodare – come mai sei qui?

-Io... ho bisogno di parlarti...

-A proposito di cosa?

-Di noi due...

-Oh certo...Bè, anche se so già quello che devi dirmi, voglio sentirlo comunque dire da te. Penso che almeno di meritarmi la verità

-Certo, perdonami... io davvero non so da che parte cominciare a scusarmi con te. Sono stato benissimo con te, sei stata la mia roccia quando ero totalmente perso...

-Ma...

-Ma non posso continuare a vivere in una vita che non mi appartiene più. E soprattutto non posso continuare a prenderti in giro. Non ti amo, e forse tu non hai nemmeno mai amato me davvero. Eravamo entrambi soli, sperduti e ci siamo aggrappati l'uno all'altro. Poi sono venuto qui, ho conosciuto mia madre, mia sorella, quella che sarebbe dovuta essere mia moglie e mia figlia. Io... ho bisogno che tu capisca che quell’Oliver che hai conosciuto in questi anni ha bisogno di ritrovare se stesso.

-Oh io l’avevo già capito. È per questo che ho già preparato le valigie e me ne stavo andando. Va’ Oliver, va da lei e fa quello che senti.

-Grazie Laurel – si avvicinò e le diede un bacio in fronte pieno di gratitudine.
 

Si diresse alla Queen Consolidated, dove sapeva l’avrebbe trovata, ma una volta arrivato lì, si fece prendere dal panico. Cosa le avrebbe detto? Come si sarebbe comportato??  Fece un respiro profondo ed entrò nell’edificio.

La trovò nel suo ufficio, sola mentre lavorava al computer, come si aspettava.

-Felicity

-Oliver, che cosa ci fai qui?

-Io... io ho bisogno di parlarti, di dirti alcune cose...

-Certo ti ascolto – gli stava sorridendo, con un sorriso carico di gentilezza e speranza. E si sentì morire per quello che le avrebbe dovuto dire.

-Vorrei riuscire a cancellare tutto il dolore che porti dentro. Vorrei farti vivere senza nessuna preoccupazione Felicity, ma non potrò mai farlo se prima non ritrovo chi io sia. Non sono mai voluto arrivare a questo, ma sai quanto è difficile per me vedere come mi guardi? Vedere nel tuo sguardo anni di bellissimi momenti passati insieme e non ricordarli? – le passa una mano sul viso a un passo dalle lacrime causategli da lui stesso – non ti sto chiedendo di aspettarmi Felicity, ti sto dicendo che indipendentemente dalla tua decisione un giorno, io sarò qui, per te, per nostra figlia. Pronto a prenderti finalmente tra le mie braccia e amarti come meriti.

Felicity alza lo sguardo – perso, affranto, addolorato – ti ho aspettato per una vita intera Oliver, non ho mai fatto altro, aspettarti ancora per un po’ non potrà uccidermi, solo... – avvicinò il suo viso al suo, in un bisogno impellente di sentire il sapore delle sue labbra sulle sue, a suggellare quella promessa – ecco, adesso va tutto bene. – gli sorrise, ma Oliver non fu in grado di goderne appieno.

Un’esplosione, dietro le spalle di Felicity li fece finire addosso al muro. Dopo di che, ci fu solo il buio.

-Felicity Smoak? Ciao, sono Oliver Queen
Aveva una camicetta rosa. Stava mangiucchiando una penna rossa
e lavorava al tuo adorato computer. Ti ha colpito fin da subito,
con quella sua veloce e imbarazzata parlantina.
Ti ha fatto sentire umano.

 
-Oliver, io volevo ringraziarti.. e, scusarmi...
-Per cosa?
-Mi sono messa nei guai di nuovo e tu l’hai... ucciso.
E mi dispiace che sono stata io a metterti nella condizione
di compiere questo tipo di scelte.
-Felicity... – le prendi le mani e cerchi di trasmetterle
tutta la fiducia che ti pervade – ti aveva preso e ti avrebbe fatto del male...
Non c’era nessuna scelta da prendere.

Le avevi chiesto di uscire, finalmente ti eri deciso.
Lei era bellissima, in quel vestito rosso e i capelli sciolti.
Volevi provarci davvero. E poi l’esplosione.

 
-Dobbiamo parlare
-Non mi va di farlo, il che detto da me può sembrare incredibile,
ma... se parliamo finirà tutto.
-Mi dispiace davvero tanto... credevo di poter essere Arrow
e Oliver Queen, ma non posso... non adesso... forse non potrò mai
-E allora dimmelo! Smettila di dire
forse, dillo chiaramente
che non funzionerà mai tra noi, che non mi hai mai amata.
L’hai baciata, sentendoti libero, sentendoti te stesso.
-Non chiedermi di dirti che non ti amo.

-Non rimpiango nemmeno un momento.
E nemmeno tu dovresti. Hai fatto così tanto.
Hai salvato così tante vite, hai cambiato moltissime persone in meglio.
Inclusa me. Conoscerti ha cambiato la mia vita. Hai...
hai aperto il mio cuore in un modo che non credevo nemmeno possibile.
Ti amo.
Le hai tolto gli occhiali, lentamente. Non importava quanto in quel
momento fossi emozionato, tutto doveva essere perfetto.
Ti aveva aperto il suo cuore, se lo meritava.
L’hai baciata, e senza staccarvi se non per togliervi i vestiti,
vi siete diretti al letto.
Avete fatto l’amore, e niente poteva essere più perfetto.

 
Avevate appena fatto l’amore.
Lei era lì, al tuo fianco con i capelli sciolti sul cuscino,
le labbra gonfie,
gli occhi chiusi,
il viso sereno.
E in quel momento, ti sei chiesto come hai potuto essere così stupido.

Quando si sveglia, in ospedale sente solo un forte mal di testa. Ricordava. Ogni singolo momento, ogni singolo bacio, ogni singola parola scambiata con Felicity gli apparteneva di nuovo. Sembrava che ogni pezzo del suo cuore fosse tornato al suo posto. Aspetta un attimo...

Felicity!

Si alzò dal letto in fretta, forse troppa, la testa girava, ma non gli importava. Niente in quel momento era importante se non la sua Felicity. Lasciò perdere tutti i dottori che tentarono di fermarlo, di farlo stendere, dei suoi cari lì per loro. Corse finché non trovò la camera di Felicity. Entrò, provò a chiamarla, ma lei non si decideva a svegliarsi, ad aprire i suoi bellissimi occhi. Un dottore palesò la sua presenza, e gli disse che aveva subito un grave colpo alla testa ed era finita in coma.

No, non ora che ti ho ritrovata...

Gli parlò anche dell’attentato alla sua vita, svolto da un gruppo di ragazzi che volevano Oliver Queen morto. E il senso di colpa lo divorò.

Si avvicinò al suo letto, si sedette lì, affianco a lei, le prese la mano e iniziò a parlarle con le lacrime agli occhi e la voce rotta.

-Ciao amore mio... mi ricordo tutto sai? E tu non puoi abbandonarmi ora che mi ricordo di noi. Non puoi, perché io non ce la faccio senza di te. Non riesco a pensare che tutto quello che ho fatto per proteggerti sia stato inutile. È colpa mia sai... se sei qui, stesa in questo letto d’ospedale. Sembra che la storia si ripete vero? solo che stavolta non mi basta più, non mi basta più il solo averti al mio fianco. Ho bisogno di te Felicity, e forse sarò egoista perché ti sto mettendo in pericolo, ma ho davvero bisogno di te. So di essere diverso ora, mi sento diverso... e ho bisogno di sapere di più di questa persona che sono diventato, ma solo se tu sei con me. Altrimenti niente avrebbe più senso...

Chiuse gli occhi, portandosi le mani della sua dolce Felicity alle labbra per baciarle, quando sentì le sue dita muoversi.

-Così hai bisogno di me eh?

Alzò gli occhi di scatto e si trovò il sorriso un po’ stanco e un po’ felice di Felicity. Prese il suo volto tra le mani e la baciò. 


*Spazio Autrice*
è stato un parto. Scrivere questo capitolo è stato davvero complesso. Il ricercare ogni momento, ogni battuta, il decidere se fargli tornare la memoria o no (perchè si, non uccidetemi ma ero davvero indecisa) e il ritagliare un po' di tempo fuori dagli impegni scolastici. Non smetterò mai di chiedere scusa per il ritardo, ma davvero è stato (e continua ad essere) un periodo stressante dal quale non ho ancora avuto via d'uscita. Mi dispiace.
Venendo al capitolo. Il nostro Oliver riaquista la memoria! Siete contente? Spero di si, perchè l'ho fatto solo per voi! Bè, si potrebbe dire che la storia è conclusa, manca solo l'epilogo. Oddio mi vengono le lacrime al solo pensiero... Bè che altro dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia riuscita a farmi perdonare per la mia lunga assenza... Un bacio a tutte e grazie per le bellissime recensioni che mi lasciate! :*

 
 

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Capitolo 8
*** I Do ***


Broken
      Arrow


I Do


Dovrei essere preparata. Ò’organizzazione, gli inviti spediti, le spese, avrebbero dovuto farmi capire che la mia vita stesse per cambiare di nuovo, stesse per prendere una
nuova forma.

Mi guardo allo specchio da ormai 10 minuti, ma stento ancora a riconoscermi.

I capelli sono appuntati in un morbido chignon, con alcune ciocche ribelli che mi ricadono sul viso.

Il trucco è leggero, tendente al rosa e lo trovo perfetto per una come me.

Accarezzo le perline del mio abito sotto il seno, mentre pensieri e immagini affollano la mia testa.

Penso ad Oliver, mi chiedo se sia nervoso come me o se riesca a mantenere la calma e restare lucido come suo solito.

Penso a questa notte, e a come me sia sentita sola senza lui al mio fianco. È stata la prima notte che abbiamo dormito separati da quando siamo usciti dall’ospedale,
da quando ha ritrovato i suoi ricordi, ha ritrovato noi e sua figlia. La piccola Sophia...

Eccola qui, che arriva nel suo abitino bianco che le pesa e che è più grande di lei.

-Mamma sei pronta?

-È già ora tesoro?

Ma lo sto chiedendo più a me stessa che a lei. So già la risposta e sono sicura che per un po’, l’aria ha smesso di arrivarmi ai polmoni.

-Vuoi venire con me o dartela a gambe? No perché Oliver sta per dare di matto se non ti vede arrivare tra pochissimo...

-Davvero è nervoso? – mi volto verso Diggle, testimone dello sposo e accompagnatore all’altare della sposa (vista l’assenza di un padre).

-Credo sarà la prima e ultima volta che lo vedrò così.

-Forza, aiutami a indossare questo velo e poi andiamo a porre fine a questa incessabile ansia.

-Dovresti solo stare tranquilla e riposarti lo sai? Non ti fa bene tutto questo stress.

-Lo so, dovrei stare rilassata e a riposo, ma mi conosci, non ne sono capace. Vorrei solo che tutto fosse perfetto con la completa assenza di drammi.

-Ci siete tu e Oliver, Felicity. Ti basterà guardarlo negli occhi per capire e tornare a respirare.

-Grazie Dig – lo prendo sotto braccio e con la mano di mia figlia stretta nella mia, ci avviamo in chiesa.
 

Quando sento la musica partire, il mio cuore si ferma per alcuni secondi e poi prende a battere in una velocità impressionante lasciandomi impietrita, con gli occhi terrorizzati.

Mi aggrappo al braccio di Diggle con tutta la forza che ho e lo imploro di non farmi cadere.

Inizio a camminare e quando giro l’angolo lo vedo. Ed è in questo momento, esattamente ora che capisco che non c’è alcun altro posto in cui io voglia stare, nessun altro
cuore a cui io voglia appartenere. Oliver è stato da sempre tutto quello che ho sempre voluto. Mi è sempre piaciuto guardare gli occhi dello sposo quando vedeva la sua
amata entrare dalla navata, vedere il suo sguardo e tutte le emozioni pervaderlo, dalla paura alla speranza di una vita nuova. E negli occhi di Oliver trovo tutto ciò che
cercavo. Sicurezza, adorazione, amore, ed è esattamente come Diggle mi ha predetto.

È come se i pezzi di una vita intera stessero tornando al loro posto. Tutto è più facile. Persino respirare torna ad essere un’azione naturale.

Non guardo niente, solo gli occhi di Oliver. Mi lascio semplicemente guidare da una calamita che mi sta spingendo inesorabilmente verso di lui. Non mi sembra di aver
fatto altro per tutta la mia vita.

 

-Oliver Jonas Queen, vuoi prendere Felicity Megan Smoak come tua legittima sposa?

-Lo voglio.

-E tu, Felicity Megan Smoak, vuoi prendere Oliver Jonas Queen come tuo legittimo sposo?

-Lo voglio

-Bene allora, vi dichiaro marito e moglie. Sig Queen, può baciare la sposa.

Ci baciamo finalmente, e mentre la gioia mi fa scoppiare il cuore, nulla mi sembra più perfetto.
 

*Spazio Autrice*
Sono imperdonabile lo so. Sono stata una “pseudo-scrittrice”/persona orribile per avervi fatto aspettare tanto per questo, che alla fine non è neanche niente di che. Spero comunque di avervi lasciato qualcosa con questa storia e questo matrimonio Olicity. Bè, che dire... ringrazio davvero ogni singola persona che ha recensito, preferito, ricordato e seguito questa storia... spero di tornare a scrivere in questo Fandom perché mi avete dato tanto davvero... non sono una persona di grandi parole, ma non ne troverò mai abbastanza per ringraziare voi che mi avete sostenuto in questo “percorso” che purtroppo è arrivato alla fine... Un bacio a tutte. Per sempre vostra

-MySecretGarden

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