The complexity of being in love with a surgeon – Storybrooke Hospital 2

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's cool being a surgeon's boyfriend ***
Capitolo 2: *** A dull sound in the storm ***
Capitolo 3: *** How to save a life ***
Capitolo 4: *** Fears and hard changes ***
Capitolo 5: *** Little thoughts in the routine ***
Capitolo 6: *** Fun, alcohol... and an unexpected surprise ***
Capitolo 7: *** A hard choice ***
Capitolo 8: *** Worse than a nightmare ***
Capitolo 9: *** Projects and choices ***
Capitolo 10: *** Surprises and Fate ***
Capitolo 11: *** The Swan's Broken Wings ***
Capitolo 12: *** I will never give up on you ***
Capitolo 13: *** Your arms are my home ***
Capitolo 14: *** Fear of the Future: Who am I? ***
Capitolo 15: *** Happiness is bravery ***
Capitolo 16: *** The Sunrise of our Life ***
Capitolo 17: *** Promise ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** It's cool being a surgeon's boyfriend ***


It's cool being a surgeon's boyfriend



EMMA POV

Tante cose erano cambiate nei due mesi successivi alla dimissione di Killian dall'ospedale.
Si era stabilito da Robin per il tempo di riabilitazione, ma la maggior parte del tempo la passava a casa con me. Con me, Henry, e Lily. Si era dimostrato piuttosto bravo a fare il padre, dopo solo qualche giorno aveva iniziato a tenere la piccola al mattino, quando io ero al lavoro.
L'avevo visto spaventato, inizialmente, perché non aveva la minima esperienza coi bambini, ma sembrava gli venisse tutto naturale. Aveva imparato a darle da mangiare, cambiarla e perfino farle il bagnetto senza aiuto, nonostante avesse una mano sola: ero orgogliosa di lui, e felice della sua testardaggine.
In più, non solo mi aiutava di giorno, ma le notti che passava con me – e non erano poche – mi dava i turni con Lily, in modo che mia sorella potesse dormire in pace. In questo modo sia io che lui riuscivamo a dormire abbastanza, avevamo costruito una perfetta sincronia.
Tante cose erano cambiate, ed erano cambiate in positivo.
La mia vita era cambiata in positivo.
Avevo un uomo che amavo ogni giorno di più, e lo stesso valeva per lui. Avevo avuto un po' paura, all'inizio, paura che la convivenza non funzionasse, paura che fuori dalle mura di quell'ospedale la nostra relazione andasse in crisi, che lui si sarebbe stancato di me. Che si sarebbe stancato dei miei orari assurdi, e che avrebbe cercato una donna meno complicata.
E invece no: ogni giorno andava a prendere Henry a scuola, e portava lui e Lily a pranzo da me.
Per me quella era la mezz'ora di pausa di metà giornata più bella e più attesa ogni volta, perché potevo staccare la spina e trascorrere del tempo con le persone che amavo. Una volta a settimana, però, veniva da solo, in modo che potessimo mangiare velocemente e poi utilizzare la stanza del medico di guardia per consumare quella passione che ogni giorno continuava a essere più viva che mai.
Nonostante per affidarmi Lily mi avessero posto l'obbligo di continuare la terapia col dottor Hopper, era ormai un mese che aveva deciso che potevo cavarmela da sola. Certo, tutto quello che mi era successo non era svanito e basta, ma lui stesso aveva ammesso che non avevo bisogno delle sue sedute per superare il tutto.
In realtà, nonostante Killian in certe occasioni continuasse a essere di una premura estrema, stavo bene. L'unica cosa che continuava a stressarmi era il lavoro, ma non mi pesava, continuavo ad amare quel che facevo, e cercavo di impegnarmi al massimo anche per sperare di ottenere il ruolo di specializzando capo. Non mi sarei tagliata le vene se non lo fossi diventata, ma sicuramente mi avrebbe fatto piacere
Inoltre, l'altra novità era che Killian aveva iniziato a lavorare con la protesi – e non solo quella con l'uncino. Aveva deciso di iniziare ad utilizzarla nel momento in cui, recatosi al lavoro per chiedere come fare a riottenere il permesso di riprendere, gli avevano detto chiaramente che con un solo arto sarebbe stato difficile, se non impossibile.
Ero stata io ad accompagnarlo in ospedale quando si era deciso, ed inizialmente era stato pieno di dubbi, non voleva una “mano finta”, come l'aveva chiamata, ma si era convinto, perché come me amava il suo lavoro. Oltre ad una terapia abilitativa, gli avevano proposto anche quella psicologica, che aveva gentilmente rifiutato. Anche in questo era identico a me, quindi era stato certo che due chiacchiere con lo psicologo non l'avrebbero convinto che quella mano fosse vera.
Non la portava quasi mai, non davanti a me, ma sapevo che stava facendo progressi, e da una settimana aveva iniziato, nel pomeriggio, ad andare in barca col suo superiore. E a quanto mi aveva detto ci aveva preso la mano piuttosto in fretta, stava andando bene.
Lo stesso valeva per Robin e Regina, che passavano tanto tempo tra di loro e con Roland; quando Killian era da me, era la donna ad andare a passare il tempo lì.

-Splendore, lo so che sotto questo sole è rilassante e viene anche sonno... ma hai fame? Si è fatta ora di pranzo...
-Oh...- aprii gli occhi, per ritrovarlo chino su di me, col viso a pochi centimetri dal mio. Ne approfittai per dargli un bacio, poi mi tirai su a sedere.
-Puoi scommetterci!
La giornata era particolarmente bella, ed avendo un nuovo week end libero, la domenica avevamo deciso di trascorrerla a fare un pic nic solo noi quattro: io con Killian, e Robin e Regina. Lily ed Henry invece erano con i nonni, che avevano reclamato la loro quasi nipotina per sé, almeno per una volta.
-Emma Swan, diventerai una balena un giorno di questi, me lo sento!- Regina rise di gusto mentre mi guardava aprire il cestino da picnic con golosità, tirandone fuori ciò che io e lei avevamo preparato per la giornata: tramezzini con prosciutto, formaggio e pomodoro fresco, risotto, dolce al cacao e macedonia. Da bere avevamo portato rigorosamente delle lattine di birra, insieme ad una bottiglia d'acqua.
-Tranquilla, non c'è pericolo- intervenne Killian con un ghigno -ci sono io, e la tengo allenata tutti i giorni!
Gli altri due risero, e io diedi una bella gomitata nelle costole a quello stronzo del mio uomo: ora che era completamente guarito non avevo motivo di andarci cauta, ed ero estremamente contenta di ciò.
-Tutti i giorni spero sia un modo di dire...- commentò la donna guardandomi, mentre le porgevo un panino.
-No- sorrisi allusiva, lasciandola basita.
-Beh, che c'è di male ad avere una vita sessuale attiva!- risi -Ed è anche un ottimo rimedio al mal di testa e alla stanchezza... soprattutto sotto la doccia.
-Sì ok Swan, risparmiaci i dettagli, sappiamo anche io e Robin come si fa.
-Tranquilla, era solo un suggerimento!- addentai il mio tramezzino e lasciai che Killian mi cingesse le spalle, mentre iniziava a mangiare anche lui.
Era bello poter fare un picnic al parco sotto il sole, sull'erba verdissima di fronte al laghetto.
-Ah, Killian. Ora che ci penso, non ti ho chiesto che hai intenzione di fare con la casa a Portland!- feci voltandomi verso di lui. Una sola volta avevamo parlato della sua situazione, alla fine della riabilitazione, ma il discorso era caduto dato che poi aveva iniziato a frequentare l'ospedale anche per la nuova mano.
-Non posso approfittare per sempre dell'ospitalità di Robin. Quindi... sai, pensavo di tornarci una volta finite le riabilitazioni varie. In fondo è a meno di un'ora di macchina da qui...
-No!- esclamai scandalizzata, guardandolo negli occhi -Non puoi. È... lontano.
-Ci vedremmo comunque tutti i giorni tesoro, non ti preoccupare.
-No. Non puoi fare ore di macchina ogni giorno. E poi lavorerai e non ci sarà tempo e... no.
L'uomo mi guardò con dolcezza, e mi accarezzò una guancia per poi baciarmi sulle labbra. Forse stavo reagendo con un po' troppa esagerazione, ma mi ero abituata ad averlo sempre intorno. Non volevo che andasse ad abitare a un'ora da Storybrooke, sarebbe cambiato tutto.
-Per me, puoi rimanere quanto vuoi. Non ho nessun problema- intervenne Robin, rassicurandolo.
-Grazie, però... non possiamo convivere insieme per sempre. Non siamo sposati.- scherzò, prendendo una forchettata di riso.
-Ti troverai una casetta o un appartamento qui. Non costano nemmeno tanto.- feci decisa, stringendomi a lui.
-Va bene Emma, ne parleremo. Non farò nulla che ti faccia star male, è chiaro? E poi anch'io voglio starti vicino...
Gli cinsi il collo con le braccia e lo baciai prima con dolcezza, e poi con passione, tanto che finimmo stesi a terra l'una sull'altro.
Mi prese i fianchi e continuò a baciarmi, più lo faceva più mi sentivo al sicuro; più mi baciava, più mi prometteva che non si sarebbe allontanato.
Avevo pensato anche di proporgli la convivenza, dato che praticamente abitava 4-5 giorni alla settimana da me, ma non mi ero sentita pronta per parlarne al momento. Non che non lo volessi, solo non volevo rischiare di affrettare troppo i tempi... ma era possibile che prima ancora che iniziasse a cercare casa riuscissi a tirare fuori l'argomento.
-Se domani vi arriva una denuncia per atti osceni in luogo pubblico non sarei sorpresa. Contenetevi un po', non siete due liceali!
-Oh dai miss perfettina, lasciati andare... sono certo che anche Robin si farebbe denunciare per atti osceni in luogo pubblico per un po' di coccole!
 

KILLIAN POV

Non potevo chiedere nulla di più dalla vita, a questo punto: si era portata via la mia mano, ma non era nulla in confronto a ciò che mi aveva donato. Nulla in confronto alla donna fantastica che da più di due mesi avevo ormai al mio fianco, e che amavo più della mia stessa vita.
Mi tirai su aiutandomi con l'uncino, che si era dimostrato piuttosto comodo come mano di supporto, oltre che divertente da portare.
Emma rimase tra le mie braccia, e mi baciò ancora una volta, prima sulle labbra e poi sulla guancia. Vederla così sorridente e felice mi riempiva il cuore di gioia, ed era questa l'espressione che avrei sempre voluto vedere dipinta sul suo bel visino.
La donna mi afferrò l'uncino, e lo portò sui suoi capelli, scostandone una ciocca per mettersela dietro l'orecchio. Io sorrisi, era un gesto così dolce, e non era la prima volta che mi dimostrava con piccole azioni di amare ogni parte di me.
-Non voglio proprio provare a immaginare cosa fate con quel coso voi due...- commentò Regina, indicando il mio uncino.
-Oh, anche se ci provassi non riusciresti mai a immaginare...- la provocai, per poi sfiorare il fondoschiena di Emma col metallo.
-Mi farete diventare diabetico per quanto siete... diabetici...- aggiunse anche Robin, guardandoci sorridente, per poi dare un bacio alla sua donna, che per quanto lo negasse sapeva essere dolce anche lei. Intatti gli stava accarezzando i capelli con una mano, e il collo con l'altra.
Io intanto accarezzai una gamba di Emma, fino al ginocchio dato che sopra portava dei leggins colorati che rendevano difficile poter andare oltre.
-Ma tu una gonnellina o un vestitino mai?- mi lamentai, facendola scoppiare a ridere.
-Lo sai che non sono il tipo da vestitini a fiori- mi ricordò -e poi non sarebbe troppo comodo per rotolarsi sull'erba...
-Non hai tutti i torti...- sussurrai sulle sue labbra, e con un dito accarezzai la piccola cicatrice bianca che aveva sotto il mento. Era lì da quando il suo ex le aveva fatto del male, e nonostante fosse quasi invisibile sembrava non volersene andare del tutto. Però mi avrebbe ricordato per sempre che avrei fatto ogni cosa in mio potere per difenderla. E soprattutto, mi avrebbe ricordato che per quanto lei fosse forte, aveva comunque bisogno di qualcuno che la proteggesse. E quel qualcuno sarei stato io. Per lei, e anche per Lily.
Ero sul punto di baciarla nuovamente quando un urlo molto forte, proveniente da non troppo lontano, squarciò l'aria.
Emma e Regina saltarono subito in piedi, pronte, guardandosi intorno.
Mi tirai su anch'io, e sotto un albero a una cinquantina di metri da noi mi sembrò di vedere una ragazza rannicchiata, con altre due persone intorno a lei.
Indicai la scena alle due, e prima ancora che avessi il tempo di dire “a” accorsero in quella direzione, e io e Robin non potemmo far altro che seguirle.
La ragazza rannicchiata sembrava sulla quindicina, e piangeva disperatamente tenendosi il braccio.
-Lasciatemi dare un'occhiata, sono un medico!- esclamò Emma, e quelli che dovevano essere i genitori le fecero spazio in modo che potesse chinarsi accanto alla malcapitata.
-Tesoro, puoi farmi vedere il braccio? Lo so che fa male, ma posso aiutarti...- disse dolcemente, ma quella fece segno di no con la testa.
-Non mi chiami tesoro! Non sono una bambina!- esclamò irritata, trattenendo il pianto, ma da come stringeva i denti ero piuttosto sicuro dovesse farle molto male.
-Ehi ehi, lo so che non sei una bambina. Come ti chiami?
-April. Mi chiamo April. E lei è?
-Sono Emma, sono un chirurgo... posso aiutarti se mi lasci fare- continuò in tono tranquillo.
-Emma Swan?
-Sì... Perché... mi conosci?- fece lei sorpresa, e rimasi sorpreso anch'io. Era la donna più bella e meravigliosa del mondo certo, un'ottima dottoressa, ma non avevo idea che fosse famosa.
-Lei ha salvato la vita a mio fratello. L'artificiere, sa...
-Oh! Com'è piccolo il mondo! Mi dispiace non aver potuto salvare anche il braccio ma...
-Sta bene. Grazie a lei. E poi... se gli uomini senza mano sono così affascinanti...- ammiccò, accennando a me con un sorriso -E' il suo fidanzato?
-E'... sì, stiamo insieme- borbottò guardandomi; “fidanzato” era una parola grossa per ora... almeno ufficialmente.
La ragazzina mi sorrise ancora, e io ricambiai, poi finalmente lasciò che Emma desse un'occhiata al suo braccio e non emise più neanche un lamento.
-April, non è molto grave, ma temo di doverti rimettere a posto la spalla, l'osso si è spostato... ti fidi di me?
-Sì. Farà male?
-Sì. Se vuoi puoi stringere la mano al mio ragazzo, che dici?
-Con piacere- borbottò, e io le afferrai la mano lasciando che mi stringesse quanto aveva bisogno.
-Regina, tu vai a prendere la cassetta del pronto soccorso in macchina... così la sistemiamo fino a che non arriva in ospedale.
La donna annuì e si diresse verso l'uscita del parco insieme a Robin, mentre Emma abilmente afferrò il braccio della ragazza, e la intimò di chiudere gli occhi e stringermi la mano quanto forte potesse.
E poi, stringendo i denti, tirò il braccio di April che non riuscì a trattenere un urlo, e mi strinse con tutta forza, facendomi quasi male. Dovetti ammettere che fosse piuttosto forte per essere una quindicenne!
Mentre i genitori guardavano preoccupati, April pian piano riaprì gli occhi e riprese a respirare regolarmente, muovendo piano il braccio.
-Va meglio, vero?
-Molto. Grazie dottoressa...
-Figurati tesoro! Ora ti metto il braccio al collo... poi portatela in ospedale per un controllo, potrebbe avere qualche piccola frattura.- disse rivolta ai genitori, mentre Regina che era tornata sistemò il braccio della ragazzina al collo.
Ancora una volta, fui estremamente fiero della forza della mia donna. Io stesso avrei avuto qualche problema di calma, se avessi tirato in quel modo il braccio a qualcuno.

-Se non volessi fare il chirurgo d'urgenza, direi che sei portata per l'ortopedia- fece notare Regina ad Emma, quando genitori e figlia dopo averci ringraziati nuovamente andarono via in direzione dell'ospedale.
-Ortopedia è forte. Magari dopo chirurgia d'urgenza potrei fare anche quel dottorato.- sorrise, mentre tornava a sedersi tra le mie gambe sull'erba.
-Mammamia ragazze, è forte essere i vostri ragazzi!- esclamai, e Robin si mostrò del tutto d'accordo. Non capitava tutti i giorni veder risistemare una spalla lussata al parco; mi vennero i brividi al solo pensiero che un giorno potesse capitarmi una cosa simile. Più che altro perché se avessi urlato avrei fatto una gran brutta figura con lei; tra di noi eravamo alla pari, nessuno si considerava più forte dell'altro, nonostante a volte le piacesse comportarsi da ragazza normale e lasciare le redini a me.
-Sentite, che ne dite di farci un giro in barca? 5 dollari per mezz'ora... si può fare, no?- propose Robin, indicando i mezzi in affitto.
 

EMMA POV

Vidi Killian guardarlo incerto, e poi guardarsi la mano e l'uncino. Non mi serviva essere un'indovina per capire cosa gli stesse passando per la testa.
-Ok, lasciate stare... sono pessimo- si scusò l'altro, con un filo d'imbarazzo.
-No, non sei pessimo- intervenni io -Killian mi insegnerà a remare, è una vita che voglio farlo!
-Va bene Swan, ma se ci fai ribaltare in acqua te ne assumi la responsabilità!
-Uh che esagerato... non si ribalta nessuno, sta tranquillo! Sono veloce a imparare.- incrociai le braccia al petto, fingendo di offendermi.
L'uomo rise e si alzò in piedi, per poi tirarmi su. Era tenero che fosse così forte, ma che allo stesso tempo avesse ancora delle incertezze per via della mano. Fosse stato un altro gli avrei suggerito di provare ad andare da Hopper, ma nel suo caso ero l'unica, insieme a lui stesso, a poterlo aiutare ad accettarsi completamente.
Ci avvicinammo all'area noleggio e pagammo l'anziano signore per due barche; lasciammo che fossero gli uomini a slegarle, non avendo idea di dove mettere le mani.
Dovetti ammettere che mi affascinava guardare Killian all'opera, e questa probabilmente era solo una piccola anteprima di quando l'avrei visto al timone, per il giro che mi aveva promesso.
Mi porse una mano per aiutarmi a salire nell'imbarcazione di legno, poi mi raggiunse agilmente sedendosi di fronte a me.
Mi voltai di lato, e mi scappò una piccola risata vedendo Regina in difficoltà e abbastanza barcollante prima di riuscire a mettersi seduta. Mi lanciò però un'occhiataccia molto pungente, quindi mi voltai di nuovo verso Killian, che aveva afferrato i due remi.
Ebbe qualche difficoltà, ma alla fine riuscì a portarci oltre il molo, e sorrise soddisfatto.
-Beh, Capitano... ora che è passata la parte difficile, dite di potermi insegnare?
-Certo dolcezza. Anzi, senti... cosa ne dici di remare insieme? Ti va?- propose, facendomi cenno di accomodarmi accanto a lui.
Dato che la proposta mi piaceva, non me lo feci ripetere due volte e presi posto accanto a lui, afferrando un remo. Era più o meno pesante, ma mi ritenevo abbastanza in forze da potermela cavare... se avessi capito come muoverlo.
-Allora, guarda come faccio io... e poi prova.
Annuii, e mi sporsi per guardare i movimenti del braccio e della mano di lui; mi servì rivedere però un paio di volte prima di essere convinta di volerci provare.
Quindi lo afferrai con entrambe le mani, per sicurezza, e cercai di imitare i suoi movimenti. Non mi sembrò di sbagliare, eppure per qualche assurdo motivo girammo in tondo e lui scoppiò a ridere.
Io mollai il remo e incrociai le braccia offesa, dandogli una spinta con la spalla.
-Dai amore, non stavi andando male. È solo che dobbiamo coordinarci... e credimi sarai più comoda se lo fai con una mano sola!- mi spiegò divertito, e si chinò a darmi un bacio. Io ricambiai, poi mi voltai verso quell'affare e lo afferrai con una sola mano: mi chiesi come diavolo riusciva a controllarlo con l'uncino, se io non ero in grado nemmeno con entrambe le mani!
-Ok, allora. Al mio 3, lo spingi in avanti, e solo dopo indietro...ok?

Dopo vari tentativi riuscimmo a far partire la barca, anche a velocità accettabile. Regina e Robin se la stavano cavando, ma al contrario di noi non si allontanarono troppo dalla riva.
Fu piacevole ritrovarci in mezzo al laghetto, con le paperelle che nuotavano non molto distanti da noi. E il mio essere chirurgo mi aiutò a tenere il ritmo, avevo la braccia allenate, quindi non mi stancai.
Mi voltai verso di lui per assicurarmi che fosse a posto dato che non ero certa fosse allenato a dovere da dopo l'incidente, ma sembrava stare alla grande.
Si poteva vedere perfettamente che si trovava nel suo habitat naturale, e se anche non era una nave, fui felice di condividere con lui un momento come quello.
-Vuoi che ci fermiamo un attimo a riposare?- propose gentilmente, cingendomi le spalle col braccio libero.
-Ce la faccio... però potremmo fermarci un po' lo stesso.- proposi, sorridendo allusiva.
-Se me lo chiedi così, come faccio a dirti di no?
-Non dirmelo, semplice- risposi, e mollando il remo gli cinsi le spalle per baciarlo con passione. Lui ricambiò, portando la mano sulla mia schiena, e l'uncino tra i miei capelli.
Mi lasciai travolgere da quel bacio fino a perdere il fiato, e ci staccammo per poter respirare.
Ci guardammo negli occhi, con un sorriso. Con la consapevolezza che ogni giorno che passava, invece che stancarci l'uno dell'altra, il nostro amore continuava a crescere sempre di più, insieme alla passione.
-Emma, adesso mi sembra il momento giusto... avrei una notizia da darti... che insomma, spero ti farà piacere.
-Dimmi...- sussurrai, accarezzandogli una guancia.
-Beh, la mia riabilitazione sta andando piuttosto bene, quindi...
Non fece in tempo a finire la frase, che Robin esclamò spaventato “Regina!”.






















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, il primo capitolo è arrivato a una settimana esatta dall'ultimo della prima parte di questa ff.
Come ho detto, non dovrebbe avere molti capitoli, non più di una decina, ma non ci metterei la mano sul fuoco dato che la prima dal dover avere 5 capitoli è arrivata a 30!
Sono passati un paio di mesi da quando Killian è stato dimesso, e ora Emma e Regina vivono le loro nuove vite, coi loro uomini e le rispettive famiglie. Come primo capitolo, ho voluto che fosse abbastanza soft, descrivere un momento di quotidianità, prima di riprendere a mettere ansia (anche se il finale non è del tutto tranquillo... ma molto meglio di altri, no? xD).
Beh, spero vi piacerà anche questa seconda parte della storia, in cui le cose sono cambiate... ma Emma e Regina sono comunque chirurghi dello Storybrooke Hospital, che difficilmente concede eccessiva pace.
Buonanotte! (Ho di nuovo fatto le 4 quasi, yeeh!)

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Capitolo 2
*** A dull sound in the storm ***


A dull sound in the storm
 



EMMA POV

Mi voltai in tempo per vedere Robin tuffarsi; Regina sembrava essere caduta in acqua, ma non la vedevo muoversi. Quindi mi prese il panico, terrorizzata che potesse esserle successo qualcosa.
-Killian, vado a dare una mano! Tu avvicinati con la barca lì da noi così ci aiuti a tirarla su!- esclamai e senza attendere risposta mi tuffai in acqua, raggiungendo Robin.
Aveva già afferrato la donna sotto le braccia, senza sensi come avevo immaginato, quindi mi avvicinai per aiutarlo a sostenerla.
-Regina! Avanti, sveglia!- le gridai, mentre cercammo di andare incontro a Killian che ci aveva quasi raggiunti.
Non appena fummo abbastanza vicini afferrò saldamente la donna, e con l'aiuto di Robin riuscì a tirarla su nell'imbarcazione. Diedero poi una mano a me, ed infine tirammo su Robin.
Fortunatamente Regina stava già tossendo e sputando acqua, e la tirai leggermente su perché potesse tirarla fuori tutta.
-Porca miseria!- si lamentò alla fine, tornando con la testa sulle gambe di Killian, mente il suo uomo ed io restammo chini su di lei.
-Cosa è successo?- domandai quindi spostando lo sguardo dall'uno all'altra, incredula. Come diavolo aveva fatto a scivolare giù dalla barca? Neanche a dire che si fosse rivoltata o qualcosa del genere essendo solo lei a essere caduta.
-Torniamo a riva e te lo dico- borbottò quella, chiudendo gli occhi.
La scrutai preoccupata e feci cenno a Killian di riportarci a riva, dell'altra barca ce ne saremmo occupati dopo. Non era una priorità al momento.
Una volta tornati al molo fummo soccorsi dal vecchio e altri due ragazzi che avevano assistito alla scena, ma Regina insistette di essere perfettamente in grado di stare in piedi da sola.
Quindi dopo essersi assicurati che fosse davvero tutto a posto, ci portarono dei grossi asciugamani e tornammo al nostro posto ad asciugarci. Killian mi strinse forte, mentre restammo a guardare gli altri due fare lo stesso, nel tentativi di scaldarsi e asciugarsi quanto possibile.

-Allora?- domandai nuovamente, quando li vidi più o meno sistemati.
-Allora... mi sono... sporta troppo, diciamo e... e...- la donna arrossì e giurai che doveva esserci qualcosa sotto. Sorrisi e la guardai in attesa, incrociando le braccia al petto.
-Va bene Swan! Ci stavamo baciando ok? Ci siamo lasciati trasportare un po' troppo, contenta?!- ammise, e scoppiammo tutti a ridere.
-Silenzio. Vi strappo via tutti gli organi. Comunque, ho avuto un giramento di testa e... non lo so, nel tentativo di sorreggermi sono scivolata, e ho perso i sensi.
-Andiamo in ospedale- dissi -meglio farti controllare, non si sa mai...
-Swan, non dire sciocchezze. Un capogiro può capitare, sarà un calo di zuccheri dato che io non mi riempio fino a scoppiare come te.
-Già, e io infatti non svengo!- la punzecchiai, continuando a studiarla per essere sicura che stesse effettivamente bene. Il suo volto aveva ripreso un buon colorito, e a parte l'essere tutta bagnata – come me e Robin d'altronde – e un po' scombussolata dall'accaduto, sembrava davvero tutto a posto.
Forse non era davvero stato nulla di che, un calo di zuccheri e basta... poteva succedere, a me era successo qualche mese fa. Solo che per fortuna non ero su una barca in mezzo ad un lago.
In ogni caso decidemmo di non poter rimanere lì, dovevamo andare a casa ad asciugarci e cambiarci.
Fortunatamente eravamo riusciti a godere qualche ora del sole, e in serata se tutti fossimo stati bene saremmo andati a mangiare fuori da qualche parte, insieme ai bambini.
Proposi a tutti di venire da me, a Regina avrei dato qualcosa io da mettere, e a Robin ci avrebbe pensato Killian, dato che aveva lasciato un paio di ricambi nell'armadio.
-Anche tutta bagnata sei molto sexy, sai...- sorrise, stampandomi un bacio sulle labbra prima che entrassi in macchina.
-Oh vi prego, sverrò di nuovo se continuate così- si lamentò Regina teatrale, alzando gli occhi al cielo.
-Non sono io quella che è caduta in acqua perché ha perso il controllo mentre si sbaciucchiava col suo ragazzo- sogghignai, e data la sua espressione seppi di aver vinto.
Killian si accomodò davanti accanto a me, e lasciammo gli altri due dietro, a tenersi stretti.

***
 

Dopo aver lasciato lavare prima Regina e Robin, raggiunsi il bagno per fare anch'io una doccia calda. Non volevo rischiare di prendere freddo, per quanto il tempo fuori fosse buono era pur sempre stata una nuotata nell'acqua fredda di un lago.
Mi spogliai lasciando i vestiti direttamente in lavatrice, e feci per entrare in doccia quando la porta si aprì ed entrò Killian, che la richiuse subito dietro di sé e mi squadrò con un sorriso malizioso.
-Esci mio caro, tu non hai bisogno di una doccia. Non hai nuotato nel lago.
-Avanti amore, posso comunque... darti una mano a lavarti, no?
-Non siamo soli in casa.
-Quando mai lo siamo! Ci sono sempre i tuoi coinquilini... non ti sei mai posta il problema.
 

KILLIAN POV

Emma mi guardava contrariata, ma sapevo che alla fine avrebbe ceduto. Negli occhi leggevo il suo desiderio, quello che ormai conoscevo a memoria.
Iniziai a spogliarmi mentre lei rimase a guardare, e quando fui completamente nudo mi tirò nella cabina insieme a lei, e aprì il getto per poi baciarmi.
Senza perdere tempo la afferrai per i fianchi e la spinsi contro la parete fredda, mentre l'acqua calda scorreva sui nostri corpi.
Non ne avrei mai avuto abbastanza di quella donna, il contatto col suo corpo aveva sempre un effetto afrodisiaco su di me.
Le baciai il collo mentre la mia mano correva già lungo la sua schiena estremamente liscia, fino al fondo schiena.
Sussultò e buttò la testa indietro, portando le mani sulle mie natiche, per attirarmi ancora più a sé.
Strusciai la mia erezione contro la sua coscia, sull'inguine, e anche nel suo centro ma senza mai penetrarla. Volevo vederla perdere il controllo, e i suoi gemiti giunsero come musica alle mie orecchie.
Volli però divertirmi ancora un po', quindi scesi coi baci fino al centro del suo piacere, non senza soffermarmi prima sui capezzoli.
La donna allargò le gambe e si tenne nei miei capelli, mentre la mia lingua si faceva strada dentro di lei. Fui travolto dai suoi umori, già incontrollati, ma continuai trattenendola con più forza contro la parete perché non scivolasse a terra.
Amavo sentire il suo sapore, amavo il fatto che si eccitasse per me in maniera così intensa.
-Killian, ti prego...- gemette, e aprì ulteriormente le gambe, tremante.
Anch'io ero ormai al limite della sopportazione, quindi decisi di accontentarla e tornai sulle sue labbra.
Afferrai una sua gamba e me la portai in vita, e con una spinta decisa entrai dentro di lei.
Il suo corpo tremò contro il mio, e mi cinse le spalle con le braccia per baciarmi e soffocare le nostre esternazioni di piacere, poi portò l'altra gamba sul mio fianco. Così facendo mi permise di entrare ancora più a fondo dentro di lei.
La strinsi ancora più forte, mentre i nostri movimenti andavano a intensificarsi, e i nostri baci lasciavano che ci sfuggisse qualche gemito, mentre la passione prendeva sempre più il sopravvento.
Infine la lasciammo vincere, e venimmo contemporaneamente l'uno nell'altra, trattenendoci a stento dal gridare troppo forte.
-Siamo già a due oggi... e sono soltanto le 4 del pomeriggio...- mi fece notare, col respiro ancora affannoso, mentre la aiutavo a tornare coi piedi per terra.
-Sì... faremo un record stavolta Swan, ho intenzione di farti impazzire...- sussurrai con lussuria al suo orecchio, e sentii il suo corpo tremare ancora una volta per un brivido.

Dopo aver finito di lavarci, tornammo in camera in accappatoio a vestirci, senza aspettarci di trovare gli altri due seduti lì sul letto, che non appena ci videro entrare rimasero a bocca aperta.
-Jones, avevi detto di essere andato a mangiare- riuscì soltanto a dire Regina.
-Infatti, chi ti dice che io non abbia... placato la mia fame- sorrisi, lasciandoli ancora più sconvolti.
Anche Emma sembrava divertita dalla loro reazione, anche se con un filo d'imbarazzo.
Baciai una delle sue guance rosee, e lei mi lasciò fare arrossendo ancora di più. Era davvero tenera a volte. Non era sempre la dottoressa “ho tutto sotto controllo”.
-Grazie al cielo abbiamo fatto prima noi- commentò -O... dio mio, siete... dai! Proprio non ce la fate a contenervi?
-Perché dovremmo?- fece Emma ridacchiando -Non facciamo nulla di male... e poi non è colpa mia se tu e Robin non siete andati in doccia insieme. Non avrei avuto nulla da ridire!
-Neanch'io- intervenne l'uomo inaspettatamente, lasciandoci basiti, soprattutto Regina. Lui non era come me ed Emma, era decisamente più riservato come Regina, forse anche di più. Un uomo d'altri tempi, da cui mai mi sarei aspettato un'affermazione del genere.
-Io non ho parole. Sono l'unica persona normale in questa casa.- decretò infine la donna, guardandolo con un'occhiataccia a cui lui rispose con uno sguardo colpevole ma leggermente divertito.
-Basta, Jones, trasferisciti da Emma e facciamola finita prima che me lo renda una tua copia. Così starete sempre insieme e potete fare tutto il sesso che volete.
-Tranquilla tesoro, noi lo facciamo già, te ne sei accorta! Ora potreste uscire in modo da lasciarci cambiare?
-In realtà no, sono curiosa di vedere perché Emma apprezzi tanto le tue... doti.- fece alzando un sopracciglio, squadrandomi.
-Anche se non me lo dirai mai, lo so che anche tu ti fai sbattere al muro da Robin ogni volta che avete occasione!- la provocai, facendola avvampare.
Completamente rossa in viso afferrò la mano dell'uomo e lo condusse fuori, sbattendo la porta dietro di sé.
Io ed Emma ci buttammo sul letto, scoppiando a ridere per l'ennesima volta.

 

EMMA POV

Raggiungemmo gli altri due in salotto una volta finito di cambiarci, erano seduti sul divano e la donna aveva la testa poggiata a una spalla dell'uomo, con gli occhi chiusi.
-Tutto bene?- domandai, guardando Robin.
-Sì, sì. Voleva solo rilassarsi un po'. Dopo quello che è successo... le ho detto che dovrebbe mangiare ma ha un po' di nausea.
Annuii, e vidi lei aprire un attimo gli occhi per poi richiuderli.
Aveva la nausea. Non osai dire cosa pensavo, perché l'ultima volta mi ero sbagliata. L'avevo costretta a fare un test di gravidanza che era risultato negativo, e se l'era presa con me per averle fatto perder tempo. In fondo ora era più che comprensibile avesse la nausea. Era svenuta, era caduta in acqua... era il minimo.
-Perché non andate di sopra a riposare? Robin, accompagnala in camera... ti dirà lei quale.
-No, non voglio andare a letto.- si lamentò quella, aprendo nuovamente gli occhi.
-Eddai Regina, se dormi un po' per stasera starai meglio!
-Sto bene, non ti preoccupare.
-Non è vero. Dai, avanti. Dormi un paio d'ore...
-Ti faccio compagnia. Ci sveglieranno un'ora prima di uscire per cena, ok?
-Ok- cedette alle sue parole, e io la fulminai. Non se ne parlava nemmeno di stare alle mie insistenze, ma bastava una sua parola per convincerla all'istante.
Lasciammo che andassero, poi ci mettemmo davanti alla tv a guardare i Puffi. Per ricordare i vecchi tempi, che nonostante tutto non erano stati male. A parte tutti i problemi, in quel mese d'ospedale il nostro rapporto era nato e cresciuto fino a diventare amore, ciò che era adesso.
Era coi Puffi alla TV che ci eravamo dati il primo bacio. O meglio, che lui mi aveva dato il primo bacio, stravolgendomi completamente. Aveva flirtato con me dal primo istante, e a volte ero stata felice di rispondere alle sue provocazioni... ma il bacio aveva dato una conferma a tutto.
Senza dire nulla mi alzai, mi sedetti sulle sue gambe e lo baciai con dolcezza e trasporto, assaporando le sue labbra al massimo.
-Ci stavo pensando anch'io- sussurrò, e non ci fu bisogno che mi dicesse di cosa stesse parlando.
-E' stato da togliere il fiato- sorrisi, ripensando alla situazione. Ero giù, ero esausta e stavo per sottopormi a un raschiamento, e lui mi aveva baciata. “Per darti qualcosa di più piacevole a cui pensare”, aveva detto. E ci era riuscito eccome. Tanto che alla prima occasione avevo sentito il bisogno di baciarlo anch'io, e non mi ero trattenuta.
-Grazie per aver scelto me. Non sai quanto tu mi renda felice ogni giorno che passa.
Lo guardai negli occhi e lo baciai di nuovo; era lui quello a non sapere quanto mi rendesse felice. Era il primo, dopo Neal, con cui mi ero lasciata andare a dei sentimenti così forti. Ma adesso voleva dire ancora di più, perché la nostra era una storia matura, non più il primo amore di due ragazzini. Una di quelle che sarebbero potute durare per sempre. E il fatto che la parola “sempre” non mi facesse paura, era un ottimo segno.
-Grazie a te per avermi detto di essere bellissima quando eri praticamente schiacciato da quella trave...
-Sai cosa, tesoro?- fece accarezzandomi i capelli e guardandomi negli occhi -Quando ho visto il tuo bel faccino, il dolore è passato. Vedevo solo te, sentivo solo te. E non tutte le macerie che avevo intorno e addosso.
Senza parlare lo strinsi forte, nascondendo la lacrima solitaria che mi percorse tutta la guancia. Era quasi scandaloso il modo in cui ogni volta riusciva a farmi sentire speciale... molto più di quanto fossi in realtà.
-E visto che sei così caro e mi ami, vero che vai a fare un po' di popcorn al microonde?

***

La cena fuori, era finita per diventare una cena a casa con cinese e sushi a domicilio. Regina stava meglio, ma lo stesso non si poteva dire del tempo. Mezz'ora prima di uscire un tuono ci aveva quasi fatti saltare in aria per lo spavento, e in men che non si dica si era abbattuta una grossa tempesta.
Finiti i nostri antipasti, con tanto di involtini e nuvole di granchio, Lily si era svegliata ed era scoppiata a piangere, e Killian aveva insistito per darle lui da mangiare.
Era uno spettacolo guardarlo tenere il biberon alla bocca di lei, che aveva ormai imparato anche a stringerlo con le manine.
Il colore dei loro occhi era quasi della stessa tonalità di azzurro, si sarebbe davvero potuto dire che fossero padre e figlia. Di me non aveva nulla, anche se lui insisteva che avessimo lo stesso naso. Comunque non mi importava, la consideravo ugualmente mia figlia ormai. Una bambina dolcissima e affettuosa, a cui volevo un bene inimmaginabile.
-Ma guardalo, com'è tenero con lei... sembra un altro!- scherzò Regina guardandolo sorridente.
Avevamo tutti smesso di mangiare per guardarli in realtà, perfino Henry e Roland.
Avevamo gli occhi fissi su quei due, e almeno io non mi sarei mai stancata di guardarli. Erano momenti di pura felicità, ma anche di un briciolo di amarezza nella consapevolezza che non ne avremmo mai potuto avere uno insieme. Non che avessi fretta, ma per quanto la gravidanza non fosse il massimo sulla mia scala di divertimento e benessere, non mi sarebbe dispiaciuto poter partorire il figlio dell'uomo che amavo.
La delicatezza con cui teneva Lily era qualcosa di inspiegabile; ogni volta toglieva l'uncino, per non rischiare di farle del male per sbaglio. Poi la prendeva tra le sue braccia, e con la mano le accarezzava il viso, oppure teneva il biberon. In ogni caso era un papà modello, e ciò aveva effetti devastanti su di me. In maniera positiva ovviamente.
-Ricordo i tempi in cui non sapeva aiutarmi a cambiare Roland... Emma, hai fatto un miracolo con lui, dico sul serio!- fece Robin, che sembrava il più sorpreso di tutti. In fondo lui conosceva bene Killian da tanto tempo, a volte quasi me ne dimenticavo.
-Non sono io... è la piccola che gli fa questo effetto.
-Sì... la piccola e tu. Sembrate una famigliola perfetta, guardatevi...
Arrossii leggermente ma gli sorrisi, e poi tornai a rivolgere lo sguardo a Killian che aveva finito col latte, e Lily lo guardava con la bocca ancora semiaperta, mentre la puliva col bavaglino.
-Ragazzi, mangiate... a lei penso io. Tanto ora le faccio fare il ruttino e tra poco si addormenterà...
-Ma no dai, dalla a me adesso e tu mangia...- proposi, accarezzandogli la spalla.
-Ma no tesoro, mangia. Sappiamo tutti che ti piace mangiare!- ridacchiò, causando le risate di tutti gli altri. Io dovetti limitarmi a guardarlo male dato che aveva la bambina ancora in braccio e non potevo prenderlo a schiaffi o calci.
Ad ogni modo non accettò repliche, quindi mi avventai sui ravioli al vapore, sia di carne che con gli spinaci. Avevamo ordinato parecchie pietanze ma eravamo in tanti, ero abbastanza convinta che non sarebbero rimasti avanzi.

-Vi prego, sto scoppiando. Mi sembra di essere almeno ad un quarto mese!- mi lamentai buttandomi sul divano e tenendomi la pancia. Avevo mangiato tanto e di tutto, e nel mentre era stato buono... solo che adesso ero gonfia come un palloncino.
-Nessuno ti ha obbligata a mangiare così tanto, Swan.
-Sta zitta Regina!- misi il broncio e cinsi le spalle a Henry che era venuto a sedersi vicino a me. Anche lui sembrava abbastanza pieno, aveva preso da me la passione per il cibo, era poco ma sicuro. E fortunatamente anche il fatto di essere in grado di smaltire abbastanza in fretta.
-Lo vuoi un massaggio al pancino?- intervenne Killian, appena rientrato dopo aver messo Lily a letto per la seconda volta.
-No, vomiterò.
-Mamma! Se devi spostati, non addosso a me!- Henry si divincolò dal mio abbraccio a andò a sedersi sull'altro divano, insieme a Regina, Robin e Roland.
Non ebbi neanche le forze di dargli del traditore, ma feci cenno a Killian di sedersi e usai le sue gambe come cuscino una volta sdraiata.
Mentre mi accarezzava i capelli chiusi gli occhi nella speranza che man mano il mio stomaco iniziasse a darmi tregua, e fortunatamente bastò qualche minuto.
Il temporale invece non voleva saperne di darcene, quindi riuscimmo a convincere la coppia a rimanere, ed Henry offrì a Roland di dormire in camera con lui.
Diedi un'occhiata veloce al cercapersone, sperando che non iniziasse a suonare perché di uscire non ne avevo proprio voglia. Solo che il maltempo avrebbe potuto causare brutti incidenti, ormai sapevo come andavano le cose. Ma con un po' di fortuna avrebbero chiamato qualcun altro, e a noi avrebbero tregua una volta tanto. Una tregua più che meritata, in realtà.
Mettemmo i bambini a letto, poi passai dei pigiami ai i nostri amici, anche se Regina si lamentò perché le diedi quello a cuoricini – intenzionalmente, ovvio.
Mi lanciò anche un cuscino colpendomi dritto in testa quando le scattai una foto, ma ne valse la pena. Avrei potuto minacciarla e ricattarla per tutta la vita ora!
-Dormi nuda se non ti piace, Robin non avrà nulla in contrario, tranquilla!- la provocò Killian, anche lui già in pigiama. I miei piani di farlo rimanere senza li avrei dovuti rimandare, perché avevamo deciso di tenere la culla di Lily insieme a noi in modo che non avesse paura.
-Emma, posso prenderlo a schiaffi? Ti prego!- mi supplicò la donna.
-Oh, fa' pure! Solo non sono sicura gli farai male perché è abituato... di solito ne riceve almeno un paio al giorno.
-Wow. Che relazione violenta che avete. E non solo sotto le coperte. Però ti capisco, in un solo giorno ho avuto l'istinto di picchiarlo almeno una decina di volte.
-Che simpatiche. Però a me non dispiace, è divertente farsi prendere a schiaffi da questa biondina sexy- sogghignò, dandomi una pacca sul sedere.
-Fallo ancora una volta e ti metto a dormire in giardino!- lo minacciai, prendendolo per il colletto e guardandolo con fare minaccioso.
-Perché non mi sculacci... o mi ammanetti... sai, ci sono tanti modi per punirmi.
-Ti piacerebbe, vero? E se ti prendessi a pugni come quando hai rischiato di allagare casa?- gli ricordai, tenendo lo sguardo fisso.
Un paio di settimane fa si era offerto di fare la lavatrice dato che io avevo il mio bel mal di pancia mensile e non avevo voglia di fare nulla se non di mangiare caramelle e guardare la TV. Ovviamente l'avevo lasciato fare, fino a che non avevo sentito un rumore strano provenire dal secondo piano, e salendo avevo trovato già metà corridoio invaso dall'acqua che usciva dal bagno.
Aiutata anche dagli ormoni, dopo avergli dato un paio di pugni e qualche schiaffo, l'avevo spinto da parte facendolo scivolare a terra, e senza preoccuparmi di voltarmi a vedere come stesse, mi ero fiondata a sistemare il suo casino.
Era stato divertente poi, avevo avuto il labbro spaccato quasi una settimana intera.
-Oh no sul serio, quando hai istinti omicidi mi fai paura. Ha tentato di uccidermi, lo sapete? Mi ha buttato per terra e se fossi finito mezzo metro più avanti avrei fatto un volo per le scale!
-Io ti avevo avvertito che è violenta, non hai di che lamentarti. E poi sono certa che te lo meritavi- intervenne Regina in mia difesa e mi diede il cinque, mentre Robin rideva sotto i baffi.
Dato che era mezzanotte passata, e io e la mia amica avevamo la sveglia all'alba, decidemmo di darci la buonanotte e di andare finalmente a dormire.
Io e Killian portammo Lily in camera come avevamo deciso, e misi la culla accanto al mio lato del letto, dopo averle dato un lieve bacino per non svegliarla.
Poi mi concessi qualche coccola col mio uomo, qualche bacio e delle carezze, per accoccolarmi infine con la testa sul suo petto e lasciare che il sonno prendesse il sopravvento, con la pioggia in sottofondo.

***

 

KILLIAN POV

Ci eravamo addormentati troppo bene perché potesse durare; neanche tre ore di sonno, che un cerca persone era suonato ed Emma si era svegliata pensando fosse il suo.
Era invece quello di Regina, nella tasca della sua giacca appesa in corridoio, quindi si erano alzate entrambe e io e Robin le avevamo seguite nonostante stessimo morendo di sonno.
-Dico sul serio Regina, vado io. Oggi non sei stata bene quindi... quindi fatti una dormita, ci penso io!- stava insistendo Emma, decisa a prendere il posto dell'amica nonostante i miei tentativi di dissuaderla.
-Ti ripeto che sto bene! Goditela finché non suona anche il tuo e una volta tanto non fare l'eroina!
-Io sono in perfetta forma ora, tu no. Ricambierai il favore quando capiterà occasione, d'accordo? Resta a dormire, tanto fra tre ore ti devi alzare anche tu. E mi raggiungerai.
-Ma il tempo è ancora orribile. Guarda!- tirò via una tenda e le mostrò la situazione. Effettivamente la pioggia sembrava potentissima, e il vento non era da meno. Neanche i tuoni avevano smesso di squarciare l'aria, insieme ai fulmini che illuminavano il cielo.
-Mica vado a piedi eh, ho la macchina! E tu no. Quindi vado io.- incrociò le braccia e attese, fino a che la mora non sospirò e annuì, ringraziandola.
-Ti accompagno io Emma, non mi fido a lasciarti sola con questo tempo- mi offrii, prendendole una mano.
-Oh Killian, sei dolce ma non serve! Sono meno di dieci minuti di auto... tu devi rimanere con Lily, va bene?
-Chiama un taxi almeno...- non ero affatto contento di lasciarla uscire, ancor meno da sola. Per tutta l'acqua caduta dal cielo le strade dovevano essere parecchio allagate, e la sua auto era piccolina, non ero certo avrebbe retto.
-Avanti, ti chiamo non appena arrivo... andrà tutto bene, sono le persone i pazienti in ospedale quelle che hanno bisogno d'aiuto.
Mi schioccò un bacio sulle labbra e rientrò in camera a cambiarsi velocemente, ed io attesi fuori con un sospiro. Era la solita testarda, mai una volta che volesse darmi retta. Quello era il motivo più frequente delle nostre litigate; voleva sempre fare la super donna, e questo spesso non mi piaceva. Però finivamo tutte le volte per far pace, perché io avevo ormai accettato il suo lavoro. Il mio problema non erano i suoi orari assurdi o tutti il resto, ma semplicemente la paura che potesse farsi del male. Quando io ero ricoverato se n'era fatta più volte, e ricordavo ogni volta la paura che avevo provato. Anche in questi due mesi non era filato tutto troppo liscio, anche se non era mai successo nulla di grave. Però una volta era finita con una commozione celebrale a causa di un paziente un po' troppo violento che l'aveva spinta facendole battere la testa, e un'altra volta si era sbucciata i palmi delle mani e le ginocchia per una caduta dovuta alla fretta.
Uscì dalla stanza in jeans, giacca di pelle rossa che mi piaceva molto e degli stivali per la pioggia, pronta ad andare.
Demmo la buonanotte agli altri e io la accompagnai di sotto tenendole la mano, ancora poco convinto a lasciarla uscire da sola con quel tempaccio.
-Swan, sta' attenta... ti prego- mi raccomandai prendendole le spalle e guardandola negli occhi.
Aveva un sorriso dolce, tenero, probabilmente pensava che stessi esagerando ma non potevo farne a meno.
-Guiderò piano, e parcheggerò al coperto in modo da usare direttamente l'entrata del garage, va bene?
-Va bene... e appena sei in ospedale mi chiami. O se non hai tempo mi mandi un messaggio. Insomma, basta che mi fai sapere che è tutto a posto.- mi raccomandai, accarezzandole i capelli.
Il sorriso sul suo volto si allargò, e si alzò sulle punte dei piedi per darmi un bacio, portando una mano tra i miei.
-Smetterai di preoccuparti così tanto, un giorno?- sussurrò accarezzando le mie labbra col suo respiro.
-No, non credo... dovrai sopportarmi per sempre, abituatici.
-Suppongo che me ne farò una ragione, prima o poi. Ciao Killian... ci si vede per pranzo se il tempo è adatto. Se fa freddo lascia i bambini con Anna e vieni da solo, ok? E se c'è ancora questo tempo tremendo non venire neanche tu.
-In quel caso verrei nel pomeriggio. Ho un'altra ora di riabilitazione con quella roba...- borbottai contrariato. Nonostante ormai avessi completamente accettato di utilizzare la protesi, ancora non mi piaceva molto... preferivo di gran lunga l'uncino, almeno non voleva sembrare qualcosa che non era. Era un uncino e basta, non una finta mano inquietante.
-Va bene. Allora a più tardi... buonanotte, e dai un bacio a Lily!
-Certo tesoro- la baciai ancora una volta, poi la guardai uscire richiudendo la porta solo dopo averla vista entrare in macchina e partire.

***
 

Una volta cambiato il pannolino a Lily, la sistemai nel letto accanto a me, coprendola bene e afferrando una sua manina. Le canticchiai una ninna nanna che avevo sentito Emma cantare. Nonostante la mia voce non fosse melodiosa come la sua, vidi la piccolina pian piano chiudere gli occhi, fino a che non si perse nel mondo dei sogni.
Il rumore proveniente da fuori era troppo forte, ed Emma si era ormai lontana perché potessi sentire il suo urlo insieme ad uno schianto che per la sua forza coprì l'ennesimo tuono della notte.



























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Lo so, ci ho messo un po' una vita (rispetto al solito), ma per questo capitolo serviva un po' di tempo... poi ero indecisa se tagliarlo o meno, perché succedono più cose. Ma essendo tutti avvenimenti nel corso di una giornata, alla fine l'ho lasciato così xD Spero non sia troppo incasinato!
Mi sono dilungata il più possibile nel rapporto "padre"- figlia perché sì, l'immagine di Killian papà mi piace troppo!
Poi, riguardo al finale... mi mancavano i finali un pochino sadici! :D Non odiatemi, su!
Per il prossimo spero di metterci meno di una settimana, ma vedremo.
Baci, e buonanotte :*

P.S. Essendo il sequel un po' diverso trovo un po' di difficoltà nel trovare frasi di Grey's adatte... quindi lascio perdere e ne metto quando le trovo, oppure potrebbe non far schifo mettere anche frasi di altre serie o di canzoni? Sono aperta a suggerimenti!
P.P.S. Zelena is back! (la odio per quello che ha combinato, ma amo il suo lato psycho! Chi ha già visto la puntata saprà di cosa parlo!)


 

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Capitolo 3
*** How to save a life ***


How to save a life

 


KILLIAN POV

A chiamata conclusa lasciai cadere il cellulare sul letto e mi alzai velocemente, rischiando di schiantarmi contro il comodino per quanto ero scosso e quindi instabile.
Tolsi in tutta fretta il pigiama, e accesi la luce per afferrare e indossare le prime cose che riuscii a trovare.
Lily si era svegliata, non piangeva ma non potevo portarla con me... e ovviamente neanche lasciarla sola.
La presi delicatamente in braccio, dandole un bacio sulla fronte, e uscii dalla stanza per andare a bussare in camera da Regina e Robin.
Sapevo che li avrei disturbati e che soprattutto a lei sarebbe preso un colpo almeno quanto a me, ma non c'era altro che potessi fare al momento.
Era già tanto che riuscissi a stare in piedi senza rischiare inciampare nei miei stessi passi. Probabilmente era la piccola a darmi la forza. Non potevo e non volevo farle del male.
Finalmente la porta si aprì, e si affacciò una Regina molto assonnata che prima mi guardò male, per trasformare lentamente la sua espressione in sorpresa.
-Cosa ci fai vestito? Qui? E con la bambina in braccio?- mi domandò scrutandomi da capo a piedi, e stropicciandosi gli occhi.
-E' successa una cosa, Regina... si tratta di Emma.- sussurrai, e improvvisamente il sonno sparì dal suo volto per trasformarsi in una maschera di terrore.
-Che cos'è successo a Emma! Sta bene?! Parla immediatamente Jones!- esclamò, incurante del fatto che avrebbe svegliato il suo uomo.
-Mi... mi ha chiamato Anna, e... Emma è lì.
-Quindi? Deve essere lì quella testona!
-Non hai capito! È lì come paziente! Mentre stava andando è... è rimasta coinvolta in un incidente, non so come! Non so quanto sia grave, se lo è o se... non so, mi ha solo detto che mi spiegherà una volta lì! Devo andare, e non posso portare mia figlia!
La donna sbiancò, e dovette sorreggersi al mio braccio per non scivolare.
Potevo capire come si sentisse, sapendo che Emma era uscita solo per prendere il suo posto.
-Vengo con te. Di Lily si occuperà Robin, ci sa fare con i bambini... Robin muovi il culo!
Ci voltammo entrambi verso di lui, che si alzò confuso e ci raggiunse.
Non servì che dicessimo una sola parola, solo guardandoci in faccia capì cosa doveva essere successo, e prese la bambina dalle mia braccia.
-Sta tranquilla tesoro... la tua mamma sta bene, deve stare bene.- sussurrai chinandomi su di lei, e baciandole le manine mentre mi guardava confusa.
Dopo averle dato un'ultima occhiata, lasciai che Regina si vestisse e corsi di sotto a infilare la giacca e chiamare un taxi.
Avevo fatto bene a insistere a non volere che uscisse con quel tempaccio, e se solo mi avesse dato retta... o se avesse semplicemente preso un taxi, le cose probabilmente sarebbero andate diversamente.
Non sarei stato a fissare il cellulare per più di mezz'ora, convincendomi che stesse tardando solo per via della pioggia.
Invece, dopo 35 minuti era stata sua sorella a chiamarmi, per avvertirmi che avevano appena portato Emma in ospedale, priva di sensi e coinvolta in un incidente d'auto.
Non riuscivo ancora a capacitarmene, non poteva essere successo davvero.
Strizzai gli occhi per evitare di piangere, e di dare di matto prima del dovuto: forse non era nulla, forse aveva battuto la testa in maniera leggera... e probabilmente si era già ripresa, e stava litigando con qualche medico perché le permettesse di andare ad aiutare.
-Jones, sono pronta! Andiamo, ho visto il taxi dalla finestra.

***
 

Un'ora prima...
EMMA POV

Successe tutto in un attimo.
Vidi due macchine sbucare all'incrocio, una destra e una a sinistra, ma nessuna delle due sembrava avere intenzione di rallentare.
Riuscii appena in tempo a schiacciare il freno, gridando nello stesso momento in cui sentii lo schianto: in quell'istante fui sbalzata in avanti e non si aprì l'airbag.

Aprii gli occhi a fatica, e mi portai una mano sulla testa cercando di metabolizzare ciò che era appena accaduto.
Avevo un male atroce all'altezza della fronte, e notai con orrore di avere la mano sporca di sangue.
Il parabrezza si era rotto, ma non fu quello ad attirare la mia attenzione.
Furono le urla di una donna a costringermi ad uscire dall'auto per andare in suo soccorso.
Mi avvicinai barcollando, avevo la vista appannata, ma lei sembrava ridotta peggio.
Sanguinava dalla gamba e dalla testa, eppure, poggiata sulle ginocchia, continuava a tirare disperatamente lo sportello posteriore.
-Signora... signora si calmi, ora... ora arriveranno i soccorsi- dissi con la poca voce che mi era rimasta, chinandomi accanto a lei.
-No! No lì dentro c'è il mio bambino! Ha soli due anni, la prego, il mio bambino...
-Lo tiro fuori io. Lei... lei chiami il 911, tenga.
Le porsi il mio cellulare e mi tirai su di nuovo, facendola allontanare di un paio di metri. Nonostante la pioggia e il buio, dal finestrino riuscii a vedere il piccolo nel suo seggiolino, dall'altra parte dell'automobule. Ma era troppo immobile, non piangeva... com'era possibile che non piangesse?
Scossa, immaginandomi Lily al posto suo, non ci pensai due volte e con un pugno ben assestato – non avevo neanche idea da dove arrivasse tutta quella forza – riuscii a rompere il vetro.
Ignorai il dolore alla mano che si era aggiunto a quello alla testa e al collo, e la infilai dentro per aprire lo sportello e recuperare il piccolo.
-Simon! Amore mio, piccolo!- esclamò la donna, che mollò il mio telefono e si avvicinò in lacrime, mentre spogliavo il bambino del giaccone pesante per potergli permettere di respirare.
-Sono un medico signora, lasci fare a me! Cerco di... di... di stabilizzarlo prima che arrivi l'ambulanza!
Sembrava non respirasse, ma aveva ancora un lieve battito. Fosse stata l'ultima cosa che avessi fatto, l'avrei salvato. Il malore poteva aspettare prima di sopraffarmi, mentre Simon non aveva tempo.
Iniziai a praticargli un massaggio cardiaco con una mano, mentre con l'altra mi aiutai ad aprirgli la bocca e cercare di infondergli il poco respiro che avevo.
Nel frattempo la donna continuava a piangere gridando il nome del suo bambino, e c'erano anche altre voci intorno... ma non potevo distrarmi.
Continuai a insistere, fino a che finalmente il fagottino scoppiò in un pianto a dirotto.
Ebbi solo il tempo di ridere forte, e guardarmi intorno incerta sul da farsi prima che la testa mi girasse pulsando con una forza incredibile.
Furono le sirene a convincermi a lasciarmi finalmente andare, e prima che me ne rendessi conto crollai a terra, priva di sensi.


KILLIAN POV

Il taxi fece il giro largo proprio a causa dell'incidente, e questo aumentò notevolmente la mia ansia. Per quello che riuscimmo a capire due macchine si erano scontrate, ma non avevo idea se una fosse quella di Emma. Non volevo pensare al peggio, anche se Anna aveva detto che era rimasta coinvolta.
-Ehi, calmati. Prima che ti venga un infarto o... Emma mi ha detto che hai avuto problemi di... ansia...- borbottò la donna, guardandomi preoccupata.
-Sta tranquilla io sto bene. È Emma che... che non so come sta.
-Credi che non lo sappia?! Però anche tu... servi tutto intero, per poterle stare vicino! È tutta colpa mia, e se posso almeno evitare che tu ti senta male...
-Porca miseria io sto bene!- gridai spazientito, facendola ritirare indietro per lo spavento. Forse avevo esagerato, ma non era il momento di pensare a me.
Non era il momento di ricordarmi le mie debolezze, dato che ero sicuro di riuscire a gestire la situazione ormai. Non ero un debole.
-Sta' calmo ragazzo o ti lascio a piedi.- mi rimproverò il tassista, mentre finalmente svoltava nella via dell'ospedale.
Per gli ultimi due minuti restai in silenzio, e una volta arrivati pagai l'uomo lasciandogli anche più mancia del dovuto, ma non avevo il tempo di aspettare che mi desse il resto.
Avevo fretta di vederla, di toccarla, di baciarla... di assicurarmi che stesse bene.
-Scusa per prima, Regina. Stavo dando di matto, mi dispiace...- feci, mentre correvamo entrambi dentro sia per ripararci dalla pioggia battente che per la fretta di sapere.
-Lo so, lo so. Scusami tu... ehi tu!- afferrò per un braccio una giovane infermiera, che fece cadere dei fogli per lo spavento.
-Dimmi subito dove trovare la dottoressa Swan, marmocchia.
Lei sembrava spaesata e spaventata, ma prima che potesse aprire bocca ci raggiunse Anna insieme a suo padre di corsa, e la ragazza mi abbracciò.
Ricambiai la stretta, avevo sempre adorato la dolcezza di quella ragazza, capivo come mai Emma fosse sempre tanto protettiva con lei.
-Emma non è stata tamponata Killian, non era tra i due automobilisti che si sono scontrati...- mi spiegò, tirando su col naso e guardandomi con un sorriso.
Tirai un enorme sospiro di sollievo, e ringraziai me stesso per non essere impazzito, e aver mantenuto viva la speranza.
-Ok... allora come sta? Dov'è?
-E' in terapia intensiva, non sta bene- spiegò il padre, guardandomi con apprensione -Non è ridotta neanche troppo male ma... ha subito un trauma cranico. Lieve- si affrettò ad aggiungere vedendomi sgranare gli occhi -Però deve ancora svegliarsi. Non sappiamo che conseguenze potrebbero esserci. Magari nulla, magari sarà solo un po' confusa e starà bene ma... non lo so. Perché diavolo era per strada?! So per certo che non è stata chiamata!
Fu allora che vidi Regina Mills scoppiare in lacrime per la prima volta.
Stentai a crederci, come tutti gli altri, e istintivamente la strinsi a me, mentre Anna ci portò in una saletta vuota dove poter stare in tranquillità e parlare dell'accaduto.

Dovetti raccontare io di Emma che aveva preso il posto di Regina, perché quest'ultima non riusciva a smettere di singhiozzare. Le uniche parole che riusciva a far uscire dalla sua bocca erano “E' stata solo colpa mia”, e a nulla servì che la rassicurassimo, e non servì a molto neanche che continuassi a tenerla stretta a me. Ma in fondo Emma era sempre stata testarda, le aveva sempre voluto bene, e non si sarebbe mai lasciata convincere a lasciarla andare.
Nessuno le dava la colpa, non poteva prevedere che sarebbe andata in questo modo.
Emma, invece, grazie al cielo aveva “solo” sbattuto la testa sul parabrezza frenando, e da ciò che una donna aveva raccontato a David, era scesa subito dall'auto per andare a soccorrere lei e il suo bambino, a cui a quanto pare aveva salvato la vita.
Non fui in grado di trattenere una lacrima, per quanto la situazione fosse drammatica ero orgoglioso della mia ragazza. Anche ferita, e sicuramente in preda alla confusione, si era precipitata a salvare la vita a un bambino.
Mai avevo conosciuto una donna forte e testarda come lei, lo dimostrava ogni volta di più.
Il fatto che prima di riperdere i sensi fosse stata abbastanza lucida da aiutare, faceva ben sperare, ma il taglio era stato profondo, e la botta abbastanza forte.
Quando mi elencarono le possibili conseguenze di un trauma cranico, ringraziai il cielo di essere seduto: perdita di controllo muscolare, attacchi epilettici, paresi, problemi ai vari sensi, depressione, e perfino difficoltà di memoria... certo, questo solo se il problema si fosse dimostrato più grave, ma più il tempo passava senza che ci chiamassero, più non riuscivo a non pensare al peggio. Avevo resistito fin troppo.
-Scusate, io devo... non lo so, muovermi. Vado a... a prendere un caffé. Qualcun altro ne vuole?- domandai, guardandoli.
Annuirono tutti, quindi mi alzai ed uscii velocemente da quella stanza che ormai mi soffocava.
Mentre mi dirigevo verso le macchinette, non riuscii a fare a meno di pensare come solo fino a due ore prima dormivo con Emma tra le mie braccia, ad affrontare il temporale chiusi in casa, al caldo, e con la nostra bambina vicino.
Avevo ancora addosso il profumo della crema alla pesca che si spalmava ogni sera sul viso, quella che aveva sostituito a quella all'arancia solo perché a me piaceva di più.
Riuscivo a percepire ancora anche il calore e la morbidezza della sua pelle, e non c'era nient'altro che desiderassi di più che poter tornare indietro nel tempo, e impedirle di uscire.
Rifiutai in modo piuttosto sgarbato anche l'aiuto dell'infermiera che propose di aiutarmi a portare i bicchieri col caffé, e li presi tutti e quattro da solo.
Sapevo che non aveva colpa, ma il mio ultimo problema in quel momento era la gentilezza. Sarei tornato a scusarmi se l'avessi vista, ma solo dopo aver abbracciato e baciato Emma, dopo essermi assicurato che continuasse a essere l'osso duro che nessuno riusciva neanche a scalfire.
Nessuno era più seduto quando tornai, tutti vagavano preoccupati per la stanza, e afferrarono i bicchieri di plastica ringraziandomi.
Io mi ustionai la lingua e imprecai, ma pensare di controllare che il liquido avesse una temperatura decente per essere bevuto era davvero troppo per me in quel momento.
Continuai a bere sperando che la bevanda bollente alleviasse i pensieri che mi frullavano per la testa, e quando bussarono alla porta ero così concentrato che per lo spavento mi versai metà del bicchiere addosso.
Era Trilli, l'infermiera amica di Emma nonché ragazza del suo primo ex, Neal.
-State tranquilli- esordì, vedendoci tutti preoccupati -E evitate di farvi ricoverare per ustioni...- aggiunse, squadrando me con un sorrisetto.
-Come sta mia figlia?- intervenne sbrigativo David, ignorandola.
-Si è svegliata, uno di voi può passare a trovarla prima che le faccia i controlli di routine. Se è tutto a posto, poi potrò farvi entrare tutti.
-Vai tu, Regina...- sussurrai, nonostante la voglia di stringerla tra le mie braccia fosse a livelli altissimi. Era giusto che andasse prima lei, non sarei stato così egoista da negarglielo.
-No, vai tu. Sei tu il primo che vorrebbe vedere, lo sai. Ma grazie per il pensiero...
-Sei sicura?
-Vai. E non provare a dirle che ho pianto o...
-O mi stacchi l'altra mano, lo so, lo so.
Le strappai un sorriso, e seguii subito Trilli in ascensore. Sembrava tranquilla, il che voleva dire che Emma doveva star bene. Altrimenti non sarebbe stata così tranquilla... no? Oppure lo faceva per motivi professionali per non spaventarmi?
-Ehi marinaio, tranquillo. La tua ragazza è un osso duro, lo sai non è vero?
-Lo so, ma...
-L'abbiamo spostata in una camera, non è più in terapia intensiva. Sembra star bene, solo cerca di non... non turbarla troppo, capito? Sto facendo uno strappo alla regola. Avrei dovuto prima farle i controlli, ma sono certa che lei preferisce così. Potrai rimanere lì poi.
-Grazie. Hai evitato una crisi di nervi anche a me, non ce la facevo più ad aspettare...
-Lo so!- mi diede un pugno amichevole sulla spalla e scendemmo insieme dall'ascensore, al terzo piano.
La seguii fino in fondo al corridoio, poi mi fece cenno di entrare lasciandomi intendere che avrebbe aspettato fuori.
Io non me lo feci ripetere due volte, ed entrai nella stanza posando subito lo sguardo su Emma, che si voltò verso di me.

Era sdraiata su un cuscino che le teneva la testa leggermente rialzata; aveva un collare, una flebo, e un grosso cerotto bianco sulla fronte.
Mi avvicinai in silenzio, sotto il suo sguardo, poi mi sedetti sulla sedia di fronte a lei e le presi la mano.
-Emma, tesoro... come stai?- le domandai, studiandola per essere certo che non ci fosse nient'altro che non avessi notato.
-Io non... tu... tu chi sei?- fece confusa, strizzando gli occhi per poi squadrarmi.
Io restai in silenzio, sconvolto.
Mi aveva davvero chiesto chi fossi? Oppure avevo sentito male?
Continuai a osservarla, e il suo sguardo si fece sempre più confuso, e allo stesso tempo il mio cuore sembrò rallentare i battiti.
-E... Emma. Sono... sono io, Killian. Tesoro, non... non dici sul serio che... eh... vero?
Continuò a studiarmi confusa per altri interminabili istanti, poi si fece seria... e infine scoppiò a ridere. Rise di cuore, e la sua risata fu così contagiosa che influenzò anche me, nonostante fossi ancora sotto shock.
-Dovevi vedere la tua faccia!- disse tra le risate -Avrei voluto continuare a prenderti in giro ancora un po', ma eri così pallido... credevo stessi per svenire! Oltre che avere una paresi facciale!
Continuò a ridere forte e mi afferrò la mano stringendola, fino a che entrambi non riuscimmo a smettere.
-Non devi mai più provare a farmi uno scherzo del genere, Swan! Stavo per avere seriamente un infarto! Tu sei pazza!- esclamai, chinandomi a baciarla.
Nello stringermi a sé emise solo un leggero lamento a causa della flebo che si staccò dal suo braccio, ma non se ne curò e continuò a baciarmi, mentre io ricambiavo.
Scoppiammo di nuovo a ridere quando il suo collare ci provocò qualche problema nei movimenti, ma non si diede per vinta e mi attirò nuovamente, baciandomi con ancora più forza.
-Ehi! Aspettate almeno di tornare a casa per queste effusioni! Sono entrata perché ho sentito toni di voce alti e... credevo Emma stesse male!- esclamò Trilli, dalla soglia della porta, abbastanza sconvolta.
-Oh no, sto bene. Cioè, a parte il mal di testa. Cos'ho, tra parentesi?
-Emma. Trauma cranico. Lieve... credo. Te l'ho già detto.- l'infermiera la scrutò preoccupata, e io trattenni il fiato.
-Ah già. Scusa, scusa, hai ragione, non fare quella faccia!
-No, se hai problemi di memoria lo sai che non è una bella cosa...
-Lo so, ma non ho problemi di memoria. Permettimi di essere un filino confusa dopo aver spaccato il parabrezza del mio povero maggiolino...
-Ringrazia di non esserti spaccata la testa, piuttosto! Anche se ti ho dovuto mettere otto punti. E ti sei staccata la flebo!
Emma rise di nuovo, ma non mi preoccupai che potesse essere qualche effetto collaterale. Veder dare di matto la ragazza era davvero divertente, le sue espressioni erano meravigliose.
-Ora toglimi questo collare, ti prego... è davvero scomodo- la pregò, cercando di trovare con le mani dove aprirlo.
Ancora un po' scossa, la ragazza si avvicinò e la aiutò a toglierlo delicatamente, attenta a non farle male.
Una volta libera, Emma si massaggiò il collo, con un sospiro di sollievo.
-Lily dov'è? L'hai portata con te? E Trilli! Sai come sta il bambino che ho rianimato sul luogo dell'incidente?
-Sta un po' calma... lo so che sei Emma “sono una dura” Swan, ma hai pur sempre avuto un incidente che poteva essere piuttosto grave. Rilassati. Il bambino è in terapia intensiva ma starà bene, gli hai salvato la vita.
Sospirò sollevata ancora una volta, poi si voltò verso di me in attesa della mia, di risposta.
-Lily l'ho lasciata a Robin, non potevo portarla. Quindi sì, Regina è qui e sa tutto anche lei...
La donna tentò di convincerci a far passare gli altri, soprattutto Regina dato che si sentiva bene, ma l'altra fu irremovibile.
Le controllò le pupille con una lucetta, e poi i riflessi chiedendole di fare dei movimenti, ed infine le fece parecchie domande sull'incidente.
Nonostante l'evidente mal di testa, Emma rispose a tutto senza problemi, confermando quindi di stare bene, grazie al cielo.
-Ok, adesso ti do' qualcosa per il dolore... dovrai rimanere qui sei ore, e se non ci sono complicanze potrai tornare a casa. Però, stavolta il riposo non te lo toglie nessuno, mi dispiace. Almeno una settimana.- disse sorridendo, sapendo che la sua amica non ne sarebbe stata affatto felice.
Però lo ero io, una volta tanto l'avrei potuta tenere al sicuro per più di due giorni, accanto a me. Non mi sarei dovuto preoccupare che potesse sentirsi male al lavoro per via del trauma riportato, o qualsiasi altro problema potesse sorgere. Inoltre, saremmo stati insieme, noi, Lily, ed Henry. Avrei trovato qualche attività tranquilla da poter fare tutti insieme, dato che anche il ragazzino era in vacanza.
-Ok. Però sul tempo di riposo dovremo contrattare!- esclamò, mentre l'altra stava già lasciando la stanza, ridendo sotto i baffi.
-Dai amore, non sei felice di stare qualche giorno insieme?- le domandai, accarezzandole una guancia.
-Certo! Sì che sono felice di questo, però capisci... siamo a fine quarto anno e non...- non le permisi di terminare la frase, e posai le labbra sulle sue, per catturarle in un altro bacio.
Il fatto che già iniziasse a lamentarsi era un buon segno, sicuramente problemi alla testa non ne aveva, il suo caratterino era ben intatto.
Stavolta mi strinse meglio e intensificò il bacio, aiutata anche dal fatto di avere il collo libero.
Scesi a baciarglielo, cercando di non farmi sfuggire neanche un solo centimetro. Lei sospirò di piacere, e mi si aggrappò alle braccia chiudendo gli occhi per lasciarmi continuare.
Il profumo di pesca, anche se ormai leggero, mi inebriò le narici e mi rilassò, al punto da sdraiarmi accanto a lei, che mi fece posto per poi continuare a farsi baciare.
Non l'avrebbe ammesso, ne ero consapevole, ma sapevo che doveva aver avuto paura.
Paura di non rivedere più me, Henry, Lily, Regina, i suoi genitori, e tutte le persone a cui voleva bene. E ora si stava sfogando, si stava liberando del terrore accumulato in quella frazione di secondo.
-Ok, ok. Allora. Io capisco tutto, capisco che volete fare sesso, ma aspettate qualche ora, per la miseria!- si lamentò Trilli, che era tornata con l'aspirina.
-Oh dai, ci stavamo facendo solo un po' di coccole...- sorrise la mia ragazza, senza togliere la mano dal mio fianco.
-Sì, certo... ti stava divorando, e tu lo stavi lasciando fare molto volentieri. Esattamente come facevate quando era lui a essere relegato a letto.
-Già... ma allora abbiamo fatto di peggio, per festeggiare il fatto che sarei stato dimesso...- ammiccai, e quella mi lanciò uno sguardo disgustato.
-Ok, non voglio sapere nient'altro!- esclamò, porgendo a Emma il bicchiere con le bollicine.
Lei lo mandò giù velocemente, con espressione di ribrezzo, poi lo poggiò sul comodino lì accanto.
-Non mi abituerò mai all'aspirina, mi fa schifo- si giustificò -e comunque non credo sia un reato rendere la permanenza in ospedale più... piacevole!
-L'ospedale non è fatto per le effusioni.
-Come se tu e Neal non vi foste mai chiusi nella stanza del medico di guardia...- la provocò, e colpì dritto nel segno dato che il viso dell'altra divenne completamente rosso.
-E' diverso! Lì è... lì si può.- borbottò, incrociando le braccia al petto -Devo ricordarti quando ho beccato te e Augu...- non finì di pronunciare il suo nome, e si portò una mano davanti alla bocca.
Io mi rabbuiai, ma Emma sembrò rimanere tranquilla. Fu l'ennesima volta in quei due mesi, in cui mi chiesi se davvero avesse superato il trauma o si fosse solo autoconvinta di averlo fatto.
-Scusami...
-Oh no, non ti preoccupare! Non è un tabù. Io e lui ci siamo tipo chiariti. L'ho anche rivisto un paio di settimane fa... è agli arresti domiciliari- spiegò calma, e potei capire il turbamento dell'altra. Neanch'io ero riuscito a capire come riuscisse ad avvicinarsi a quell'uomo senza morire di paura, senza sentirsi male... l'unica risposta che ero riuscito a darmi, era che lei fosse Emma, e fosse forte fino a quel punto.
-Sei seria? Come fai...
-Si è scusato e... sta cercando davvero di cambiare. Io do' una seconda possibilità a tutti, quindi anche a lui.
Quello era certo. Se non fosse stata una persona da seconde possibilità, conoscendo il mio passato non sarebbe mai rimasta al mio fianco. Ovviamente ogni giorno avevo fatto, e continuavo a fare di tutto per meritarmelo, ma era stata lei a concedermi quella chance.
-Va bene. Continuo a non capirti, ma ok. Vado a far entrare gli altri, li ha raggiunti anche tua madre... erano tutti molto preoccupati.
Emma annuì, ed io mi alzai dal letto perché nonostante ormai fossi simpatico a David, non ero convinto che sarebbe stato felice di trovarmi nel letto con la sua bambina.
Lei ridacchiò probabilmente pensando la stessa cosa, e si tirò un po' su insieme al cuscino.
Furono però soltanto il padre e la sorella ad entrare, di Regina e Mary Margaret non c'era traccia.
-Ciao...- li salutò lei, guardandoli confusa -Regina? È qui?
-Emma. È qui ma... insomma, sai. Si è... si è sentita male. E... voleva rimanere, ha detto che non era niente... ma poi ho notato una macchia rossa sui suoi pantaloni. Stavolta non erano neri, quindi insomma, non mi sono sbagliata. Ma tu sai qualcosa? È per caso incinta? Ti ha mai detto niente? Perché a me non dite mai niente! Oh, spero solo che non sia successo qualcosa di brutto al piccolo!

 

Ho paura. 
Ho paura per quanto ti voglio, eppure eccomi qui che ti voglio ad ogni costo.
E se ho paura significa che ho qualcosa da perdere, giusto?
E io non voglio perderti (cit. Grey's Anatomy 4x10)

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sì, ho praticamente fatto le 5 del mattino... a avevo il capitolo quasi pronto, e volevo postarlo u.u (per non stare su facebook o twitter e rischiare di spoilerarmi tutta la puntata). 
In realtà volevo dividerlo in 2, e far finire la prima parte dove Emma finge di non ricordarsi di lui... però sarebbe stato un po' corto, quindi la mia mente diabolica ha dovuto fare un passo indietro... e pensare a un altro finale "tranquillo" lol
Buongiorno/Buonanotte (mia sorella si è appena alzata, io sto per andare a letto... ma tutto a posto eh.) :*

 

 

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Capitolo 4
*** Fears and hard changes ***


Fears and hard changes
 



REGINA POV

Erano due i motivi per cui avevo lasciato andare per primo Jones da Emma. Il primo, era quello che avevo detto a lei, ovvero che sicuramente la donna voleva vedere lui.
Il secondo, era che mi sentivo tremendamente in colpa. Aveva rischiato di morire, solo perché io non avevo avuto abbastanza carattere da convincerla a lasciarmi andare a fare il mio lavoro. Lei avrebbe dovuto solo rimanere a dormire altre tre ore tra le braccia del suo ragazzo, e non subire un trauma cranico in un incidente d'auto.
Seduta nella sala d'aspetto, mi presi nuovamente la testa tra le mani, cercando di non piangere un'altra volta: non volevo che lei sapesse che avessi avuto una ricaduta come quella.
Io non piangevo, non piangevo mai.
-Regina... sta' tranquilla- sussurrò sua madre, poggiandomi una mano sulla spalla -Vedrai che Emma starà bene e... e tutti sappiamo che non è colpa tua, e lo sa lei. Quindi devi mettertelo in testa anche tu.
-Come potrei?! Era il mio cerca persone quello che è suonato, non il suo! Non dovevo accettare discussioni, ma semplicemente andare! Emma si mette sempre nei guai, e sempre per aiutare altre persone! E non dovevo permettere lo facesse per me!- esclamai, guardandola dritta negli occhi. I suoi erano lucidi, come probabilmente dovevano essere i miei.
Speravo solo che Emma stesse bene, e che stesse passando così tanto tempo solo perché si era persa nelle tenerezze insieme a Jones. Il loro rapporto era tenero, passionale, e nemmeno con August l'avevo mai vista così felice. Avevamo conosciuto i nostri due uomini in un incidente dove avevano rischiato la vita... e non potevamo permetterci di perderli, per incidenti che coinvolgevano noi. Lei. Era lei quella che più aveva rischiato nei mesi precedenti, e io non avevo potuto far nulla per impedirlo. Eravamo entrambe donne forti e testarde, ma ciò che ci contraddistingueva era che lei era avventata, io invece usavo di più la testa.
Ma ore prima, non avevo pensato abbastanza. Non avevo pensato che con quel tempo era troppo rischioso farla uscire. Dovevo chiamare un taxi, e andare. Forse sarei stata io al suo posto, com'era giusto che fosse. O magari, il taxi avrebbe preso una strada diversa e nessuno si sarebbe fatto del male.
Mi alzai in piedi, per avvicinarmi alla finestra e prendere un po' d'aria, ma fu una brutta idea. Fui invasa da un gran senso di nausea, e la testa mi girò così forte che dovetti trattenermi al muro, ma una fitta allo stomaco fece sì che crollassi ugualmente per terra, tra le grida spaventate intorno a me. Fu l'unica cosa che sentii prima di perdere i sensi.

-Regina! Ci sei?
-Eh?- feci confusa, mentre riaprivo gli occhi. Ero in un letto, e i miei vestiti non erano più i miei, mi avevano messo una tunica azzurra. Addirittura? Solo perché... solo perché, cosa? Cosa diavolo era successo?
Guardai interrogativa la madre della mia amica, e mi tirai su a sedere.
-Regina. Sei svenuta, te lo ricordi?
Annuii, per fare mente locale solo dopo. Sì, me lo ricordavo decisamente. Mi ero sentita male, e avevo cercato un sostegno, poi però ero stata pervasa da un dolore acuto... e non ce l'avevo fatta.
Ero svenuta, accasciata a terra.
-I tuoi pantaloni erano macchiati di sangue. Ti ho fatto delle analisi- spiegò Mary Margaret, guardandomi in modo strano. Ma perché mi guardava così? Era forse qualcosa di grave?
-Regina. Tu... non vorrei essere indiscreta, ma quando hai... rapporti, usi precauzioni?
-Certo!- esclamai sconcertata per quella domanda, sbarrando gli occhi. Perché diavolo mi aveva fatto una domanda del genere? Come diavolo poteva pensare che al mio quasi ultimo anno di specializzazione potessi rischiare di...
Un momento. Chiusi la bocca, e la guardai stavolta con orrore. Che mi stesse chiedendo se non fossi... incinta?
Era impossibile, prendevo regolarmente la pillola, ero sempre stata attenta! Era Emma, quella di cui non mi sarei stupita se fosse rimasta incinta, data la sua scarsa memoria delle volte, sempre ammesso che avrebbe potuto ancora avere dei bambini.
-Non sono incinta Mary Margaret. Chiaro!?- esclamai nervosa, tirandomi via il lenzuolo, con l'intento di recuperare qualcosa da mettermi e poi andare via da lì. Non avevo ancora visto Emma, e al momento era lei la mia priorità. Solo che la donna mi bloccò, e con lo sguardo mi costrinse a rimanere a letto, cosa che feci solo perché il senso di nausea era di nuovo tornato.
-Non lo so. È solo una delle tante possibilità. Hai perso del sangue, però, te l'ho detto. Sto aspettando i risultati delle analisi, e ci diranno cos'hai. Ultimamente come sei stata? Hai notato qualcosa di strano?
-Ma no, sono stata bene! Cioé, a parte ieri. Oggi ho avuto la nausea e... ho perso i sensi, mentre eravamo in barca. Mi girava la testa... poi però mi sono ripresa! Ma è quello il motivo per cui Emma ha voluto prendere il mio posto a lavoro. A proposito, come sta?
-Non lo so. Stavamo ancora aspettando di entrare quando hai perso i sensi e... mi sono occupata di te, ho lasciato lì gli altri. Allora nausea, capogiri...
-Non sono incinta!- esclamai nuovamente, più per convincere me stessa che la donna. Non era possibile che fossi rimasta incinta. C'era un dannato motivo se prendevo la pillola, ovvero che non volevo che il mio utero fosse invaso da un marmocchio! Non ora! Se mai avessi avuto figli, sarebbe stato minimo tra cinque anni, quando sarei stata una strutturata con otto ore di lavoro al giorno, con un lavoro fisso e uno stipendio che mi avrebbe permesso di prendermi la maternità. Ma ora no!
Improvvisamente, però, ebbi paura. Ebbi paura che quel sangue fosse stato segno di un aborto.
Non volevo bambini. Certo. Ma tanto meno volevo aver avuto un aborto spontaneo, ricordavo come Emma ci era stata male, nonostante quella gravidanza fosse stata indesiderata. Come avrebbe reagito Robin se gli avessi detto di aver appena perso nostro figlio?
Ammesso che fossi stata incinta.
Ma c'era ancora la possibilità che non lo fossi. Poteva trattarsi di altro... magari una piccola cisti, semplice da rimuovere, e che mi avrebbe permesso di riprendere il lavoro entro qualche giorno. O, ancora, potevano essermi venute le mestruazioni in anticipo e mi ero sentita male soltanto per quelle.
-Va bene, non sei incinta. Ti chiedo solo di rimanere qui finché non arriveranno i risultati. Sarà questione di mezz'ora. Poi posso andare a prenderti dei vestiti dall'armadietto, così ti cambi e puoi andare da Emma. Ok?
-E va bene. Tu vai a vedere come sta tua figlia, non ho bisogno della balia, sto bene.
La donna alzò gli occhi al cielo ma annuì, e uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro.
Dio mio, e se fossi davvero stata incinta? Cosa avrei fatto? E potevo davvero portare a termine una gravidanza? E se avessi avuto un aborto? O magari... se avessi deciso di abortire, in caso stessi aspettando un bambino?
Continuai a sperare che fosse qualcos'altro, perché se fossi stata incinta, qualunque cosa avessi deciso di fare, la mia vita sarebbe stata rovinata, e anche il mio rapporto con Robin.
Non potevamo avere un figlio dopo soli tre mesi insieme, dio, come avremmo gestito tutto questo? Come io avrei gestito tutto questo?
Un intervento per un'eventuale cisti era decisamente una prospettiva più rosea, e molto.
 

EMMA POV

-Cosa vuol dire che Regina si è sentita male!?- esclamai, e ci vollero tutti e tre i miei visitatori a impedire che saltassi giù dal letto. Mi trattennero con la forza, per le braccia e per le gambe.
-Vuoi stare calma?! Hai un trauma cranico Emma! Non puoi fare così!- si lamentò mia sorella, sedendosi accanto a me.
-Sto bene! Porca miseria, non ho riportato danni, quindi ora devo andare da Regina! E non lo so, non credo fosse incinta. Anche se l'ho sospettato! Ma in tal caso non lo sapeva nemmeno lei! Era tranquilla, e se avesse saputo di essere incinta avrebbe dato di matto, e me ne sarei accorta.
Strinsi il lenzuolo con forza, guardando con aria di sfida quei tre, che sembravano non essere intenzionati a lasciarmi scendere da quel maledettissimo letto.
Dio, e se Regina fosse stata incinta e avesse appena avuto un aborto? Ero la persona più appropriata per starle accanto in quel momento, sapendo come potesse sentirsi.
L'ultima cosa che voleva era una gravidanza, ma valeva lo stesso per me quando avevo scoperto di essere incinta di August. Eppure ero stata ugualmente male quando avevo perso il bambino.
Se invece fosse stata incinta e stava bene, aveva comunque bisogno del mio supporto; ero l'unica che avrebbe potuto calmarla, e frenarla dall'uccidere chiunque le fosse passato davanti.
-Non potete tenermi qui contro la mia volontà- feci decisa, e mi misi a sedere.
-Legalmente no, ma sono tuo padre e se ti dico che devi rimanere qui, rimarrai qui.
-No! Ho 28 anni, e decido io se darti ascolto o no. O mi lasciate subito andare, oppure esigerò di essere dimessa immediatamente e andrò lo stesso. Scelta vostra.- li sfidai, e vidi Killian quasi sorridere. Sapevo che nonostante tutto gli piaceva il mio lato autoritario.
-David, permettimi di accompagnare Emma da Regina. Lo sai che in un modo o nell'altro ci andrà entro cinque minuti- disse infatti, e mi prese la mano. Io gli regalai un ampio sorriso, a mo' di ringraziamento per aver deciso di schierarsi dalla mia parte.
-Con la sedia a rotelle.- fece mio padre.
-Non girerò su una sedia a rotelle dove lavoro. Non perderò la mia dignità proprio ora che potrei diventare specializzando capo, so camminare.- se mi avessero vista inerme su una sedia a rotelle, non sarei mai stata credibile, se anche avessi ottenuto il ruolo.
-Accompagnala da Regina. Dieci minuti, poi vi rivoglio qui.- decise infine l'uomo, e annuii solo per farlo contento. Sapevo che dieci minuti non sarebbero bastati, ma era inutile continuare a discutere sapendo che alla fine avrei comunque vinto io.

Killian mi cingeva le spalle, e io la sua vita, ma non perché avessi bisogno di sostegno. Tutto sommato, non stavo poi così male. Dopo l'aspirina il dolore alla testa era diminuito, forse mi girava leggermente, ma ero in grado di tenermi sulle mie gambe.
Però volevo sentire la sua vicinanza, quell'attimo in cui avevo creduto di non rivederlo mai più mi aveva fatto ulteriormente capire quanto fosse importante.
-Tunica, camice e ballerine Swan... molto sexy come combinazione- mi prese in giro, voltandosi a baciarmi la guancia.
-Beh, io non giro in tunica e calzini. Ho una dignità da difendere- gli ricordai, ricambiando quella tenerezza.
Mi ero fatta portare il mio camice e l'avevo allacciato completamente, in modo che non si vedesse cosa indossassi sotto, e poteva sembrare avessi semplicemente una gonna. E poi mi ero messa le scarpe con cui ero arrivata, per darmi un tono.
Svoltammo proprio l'angolo, nel momento in cui mi scontrai faccia a faccia con un'altra persona, e non rischiai di cadere: fortunatamente Killian riuscì a trattenermi.
-Emma! Oh tesoro, stai bene allora! Ma un momento, cosa ci fai qui? Io stavo venendo a vedere come stai!- mi spiegò mia madre, squadrandomi da capo a piedi come per assicurarsi che avessi tutti i pezzi al loro posto.
-Sì sto bene mamma, tranquilla. Io stavo andando da Regina! Come sta?
-Non lo so. È scossa, stiamo aspettando i risultati... ma preferirebbe avere qualche malattia grave che essere incinta, a quanto pare...- sospirò la donna, per poi abbracciarmi. La strinsi anch'io, immaginando gli attimi di panico che doveva aver passato quando aveva saputo che fossi ricoverata.
-Ok, vado... a dopo- tagliai corto, afferrando Killian per mano.
-A dopo tesoro, e non ti stancare! Tienila d'occhio Killian- si raccomandò, e alzai gli occhi al cielo tirandolo via mentre le assicurava che ci avrebbe pensato lui.
L'uomo rise sotto i baffi e mi attirò nuovamente a sé, per cingermi con dolcezza fino a che non raggiungemmo la stanza di Regina.
Aprii piano la porta, e mi affacciai a vedere in che stato fosse.
Era seduta sul letto, con le mani nei capelli, e li lasciò andare solo quando mi vide.
-Swan! Oh grazie al cielo! Entra, entra. E può entrare anche il tuo fidanzato- esclamò, cercando di sistemarsi. Mi venne da ridere pensando che la grande Regina Mills non volesse farsi vedere spettinata neanche in un letto d'ospedale, ma mi trattenni ed entrai insieme a Killian, per poi chiudere la porta.
Io mi andai a sedere sul letto accanto a lei, e lui prese posto sulla sedia di fronte.
-Emma, mi dispiace. Avrei dovuto esserci io al tuo posto e... dio, non sai che paura che ho avuto! Quando ho saputo dell'incidente, poi che eri in terapia intensiva... e che avevi un trauma cranico!
-Si beh, su quello ci ha scherzato su. Per un attimo ha finto di non ricordarsi di me... è una stronza anche quando sta male- commentò l'uomo, scoccandomi un'occhiataccia. Invece Regina rise, e mi diede il cinque in segno di approvazione.
-Comunque non provare a darti la colpa. Io ho insistito, non ti ho dato scelta praticamente! E a parte otto punti in fronte, è tutto a posto... ma tu, piuttosto?!- le domandai, guardandola seria.
Ricambiò l'occhiata anche lei, e si morse un labbro spaventata.
Aveva davvero paura di essere incinta... nonostante fossimo andate insieme in farmacia a prendere la pillola, e quindi fossi piuttosto sicura che avesse preso tutte le precauzioni necessarie.
-Io non posso avere un bambino, Emma. Non adesso. Il quinto anno è pesante, non voglio che lo diventi ulteriormente! Devo concentrare le mie energie sul lavoro...- riversò tutte le parole a manetta, come incapace di fermarsi, e la capivo bene. Sembrava stesse provando esattamente le stesse cose che io avevo provato quando avevo scoperto di essere incinta di August.
-Regina... prima di disperarti aspettiamo i risultati, ok? Magari... magari è altro. Aspettiamo questi risultati, poi vediamo cosa fare. Vuoi che chiami Robin?
-No! Assolutamente no!- esclamò decisa, afferrandomi un braccio con forza -Lui non deve sapere nulla. Non finché non saprò io cosa diavolo sta succedendo.
-Ok, ok, calmati... vuoi che... vada a prenderti dell'acqua? Qualcosa?
-No, voglio che resti qui tranquilla perché fino a prova contraria quella che ha preso una brutta botta in testa sei tu.- disse, e mi fece abbastanza spazio da potermi sdraiare accanto a lei.
Accettai, dato che avevo comunque deciso di starle vicino fino a quando ne avrebbe avuto bisogno, fino a quando avrebbe probabilmente dato di matto per i risultati delle sue analisi.
-Ve lo porto io qualcosa da bere?- propose Killian, accarezzandomi un braccio.
-No, grazie... Dio, non mi dimetteranno prima delle 10! Killian, verso le 7 non è che puoi andare un attimo a casa? Per... avvertire Henry e accompagnarlo a scuola. E poi per Lily... e per portarmi dei vestiti e della biancheria di ricambio quando tornerai a prendermi.
-Ok... è presto per ora, sono le cinque. Aspetto con voi...
-Non vuoi tornare a dormire? Tanto io sto bene, e sono relegata qui finché non tornerai...
-No Swan, dopo la paura che mi hai fatto prendere non me ne andrò a casa a dormire.
-Eddai, non esagerare...
-Vi rendete conto che sembrate una coppia sposata, non è vero?- intervenne Regina, guardandoci e mettendosi a ridere.
Io guardai Killian e arrossii, e anche lui sembrò un po' imbarazzato. Stavamo benissimo, certo, la quasi convivenza stava andando a gonfie vele, ma parlare di noi sposati era ancora prematuro. Non ero neanche convinta che avrei voluto sposarmi, non avevo mai creduto nel matrimonio. Non ne vedevo la necessità, quando si poteva stare bene insieme anche senza cerimonie e firme.
-Ridi Mills, ridi... dato che prima piangevi... ooopss!- esclamò lui guardandola con un sorriso vendicativo, e quella scattò in piedi guardandolo con rabbia.
-Ti ho detto di stare zitto Jones! Tu non hai idea di quanti strumenti di tortura possano esserci una una camera d'ospedale!
-Ehi ehi... calmatevi, che succede? Che storia è questa?- mi tirai su a sedere per afferrare il braccio della mia amica, che sembrava intenzionata a fare il giro del letto e prendere a pugni il mio uomo.
Però ero anche curiosa... Regina che aveva pianto? Solo io l'avevo vista piangere, e solo una volta in tutti e quattro gli ultimi anni.
-Niente Swan, al tuo fidanzatino piace scherzare- biascicò minacciosa, guardandolo dritto in faccia mentre lui se la rideva.
-La verità è che Regina è scoppiata in lacrime quando ha saputo che eri in terapia intensiva, perché si è sentita in colpa...- ammise invece lui, e non riuscii più a far nulla per fermare la donna, che gli si avventò contro afferrandolo per il colletto della t-shirt.
Ero pronta a intervenire, ma fu la porta che si aprì a interromperli prima che potessero uccidersi a vicenda, ed entrò mia madre con dei fogli in mano.
-Cosa succede qui? Pensavo foste persone adulte, non... bambini!- esclamò scandalizzata guardando i due, e Regina subito lo lasciò andare e incrociò le braccia al petto.
-Scusa Mary Margaret, ma il ragazzo di tua figlia dovrebbe imparare a farsi gli affari suoi.- disse scoccandogli un'altra occhiata d'odio, poi posò lo sguardo sui fogli in mano a mia madre, e la guardò interrogativa.
-Siediti Regina- disse lei, e la donna obbedì riluttante, poi prese le scartoffie che le porse l'altra, e le lesse, fino a che il suo viso non si trasformò in una maschera d'orrore.
Iniziai a preoccuparmi, temendo potesse essere qualcosa di più serio di una gravidanza, e trattenni il fiato in attesa.
-Mi... dispiace?- fece invece mia madre interrogativa, non sapendo cosa dire.
Lei non diede segno di averla sentita e continuò a rileggere le scritte, come se sperasse che all'improvviso le parole di trasformassero e cambiassero.
-Regina, mi spaventi- sussurrai -non hai qualche tumore, vero?
-PEGGIO!- tuonò lei, riscuotendosi dallo stato di shock -Sono incinta Emma! Incinta! È una tragedia, io non posso essere incinta! Che cosa ho fatto di male per meritarmelo, spiegatemelo! UNA cosa, non volevo, una! Rimanere incinta adesso! E invece? Invece sono al secondo mese porca miseria, io non ci posso credere! Leggendo le date... credo sia successo la prima volta che sono stata con Robin! La prima, capisci?! La mia carriera è finita! Sono rovinata per sempre, finirò per fare la cameriera da Starbucks!- esclamò, per poi buttarsi sul letto lasciando a me i fogli.
Tutti e tre evitammo di guardarci o aprir bocca, perché se l'avessimo fatto saremmo scoppiati a ridere. Lei era disperata, e potevo anche capirla bene, ma la sua reazione era stata leggermente sopra le righe. Molto peggiore rispetto alla mia, ed era tutto dire.
-E... ehm, la perdita che hai avuto...?- borbottai, sperando di non peggiorare la situazione.
-Una normale perdita, purtroppo!- esclamò lei -Dio, forse in fin dei conti un aborto spontaneo sarebbe stata la soluzione migliore! Io non voglio avere un bambino... non posso avere un bambino!
Si alzò in piedi ed andò ad aprire la finestra, cercando di prendere aria. Continuammo a non sapere cosa dire, sembrava davvero devastata da quella notizia.
Di una cosa però ero certa, ovvero che non sarebbe stata meglio se quello fosse stato un aborto. E se avesse continuato ad agitarsi in maniera così estrema, non era escluso che lo diventasse.
Feci cenno agli altri due di uscire, e silenziosamente mi alzai dal letto per raggiungerla alla finestra e cingerle le spalle.
Aveva le lacrime agli occhi, ma stava cercando di trattenersi e non piangere. Quindi la abbracciai, e lei mi lasciò fare, lasciando nuovamente uscire le lacrime per la seconda volta in poche ore, a quanto pare.
-Regina... lo so, lo so come ti senti...- sussurrai -Ma non è la fine del mondo, ok? Robin ti ama, puoi affrontarla questa cosa...
-Non posso! Emma, al momento la mia carriera è al primo posto, non voglio sprecare anni di sacrifici! Ma diciamocelo, da incinta, come potrei reggere tra le 10 e le 14 ore di lavoro al giorno? Sappiamo bene che quando avrò una pancia che pesa il doppio di me non sarà possibile. E... chiama Robin. Devo parlare con Robin.
-Davvero?- feci stupita, ma segretamente gioii, perché avevo temuto che avrebbe potuto fare una follia. Ovvero non dirgli niente, e abortire a sua insaputa, e quella sarebbe davvero stata una tragedia, molto più dell'essere incinta.
-Davvero. Chiamalo. E digli di portarmi qualcosa da mettere, per favore. E ora ho bisogno di sdraiarmi, prima che mi venga l'insana voglia di saltare da questa finestra...
Annuii e la riaccompagnai a letto, per poi prendere il suo telefono e chiamare Robin, sperando che potesse tirarla su di morale. Solo lui poteva darle la forza in quel momento, perché era lui il padre di quel bambino, e sperai che al contrario di lei sarebbe stato felice. Forse non sarebbe stato facile da accettare, aveva da pochi mesi perso la moglie, nonostante non la amasse più, e da altrettanto poco lui e Regina stavano insieme... però si amavano. La loro relazione era seria, non era una di quelle prese alla leggera e destinate a consumarsi in pochi mesi.
Dopo aver trovato il suo numero, premetti il tasto verde.

***

 

REGINA POV

Nel momento in cui Robin entrò preoccupato nella stanza, Emma mi lasciò la mano ed uscì dopo averlo salutato.
-Regina, cosa è successo tesoro...- fece, venendosi a sedere accanto a me e scrutandomi preoccupato.
Io rimasi in silenzio guardandolo, e prendendo la sua mano. Non avevo neanche le forze per dirgli la verità, non avevo idea di come avrebbe reagito. Era presto, troppo presto per entrambi. E se si fosse arrabbiato? Se avesse voluto lasciarmi? Come l'avrei sopportato, proprio ora che ero sicura di aver trovato l'uomo della mia vita.
Forse era stata una sciocchezza volerlo chiamare, per una volta magari avrei dovuto reagire irrazionalmente e abortire senza dirgli nulla. E poi, un giorno, quando sarebbe stato il momento, avremmo potuto avere un bambino, e del tempo da dedicargli.
-Regina, Emma mi ha detto che ti sei sentita male... e che poi hai voluto che mi chiamasse... cosa succede! Non tenermi sulle spine, per favore...
-Scusa- sussurrai, intrecciando le dita alle sue -non volevo spaventarti... e non voglio. È che non so come dirtelo.
-Qualunque cosa sia, lo sai che ti starò sempre accanto. Ti amo.- disse piano, dandomi un bacio sulla fronte. Sembrava sempre più preoccupato, e non volevo che si facesse strane idee. Non volevo che pensasse avessi iniziato a contrarre l'alzhaimer come mia madre, o che avessi qualche altra malattia grave.
Quindi mi decisi.
Non c'era modo giusto o sbagliato di dire la verità. C'era la verità in sé e basta.
-Sono incinta.
-Oh!- esclamò lui sorpreso, e rimase a guardarmi a bocca aperta.
L'avevo sconvolto, proprio come avevo immaginato. Era ovvio che neanche lui volesse un figlio ora, non dopo neanche tre mesi che avevamo iniziato a frequentarci! Non dopo il lutto recente per Marian, che nonostante non amasse più da tempo era pur sempre la madre di suo figlio. Come l'avrebbe presa il piccolo Roland, a sapere che a pochi mesi dalla perdita della mamma avrebbe avuto un fratellino o una sorellina da un'altra donna.
Sentii scivolarmi una lacrima lungo la guancia, ma prima che potessi asciugarla lo fece lui con un dito, e poi mi baciò dolcemente, stringendomi a sé.
-Regina, è una notizia meravigliosa! Avremo un bambino!- sussurrò sulle mie labbra, per poi portare subito una mano sulla mia pancia.
Stavolta fui io a rimanere a bocca aperta. Era felice? Era davvero felice che avremmo avuto un bambino... ora?
-Ma... ma... dici sul serio?- balbettai, guardandolo negli occhi. Aveva un gran sorriso, un sorriso splendete che andava quasi da un orecchio all'altro, e mi guardava con amore, così come nessuno mi aveva mai guardata.
-Dico sul serio. Avere un figlio con la persona amata... è la gioia più grande che si possa provare. Forse ora sei spaventata, incredula... ma Regina, ci sono io con te. A badare a te... a voi.- mi accarezzò delicatamente la pancia, e stavolta fui io a stringerlo forte ed avventarmi sulle sue labbra.
Lo baciai con forza, con passione, per cercare di sfogare in quel bacio tutte le mie paure, tutti i miei timori su quella notizia inaspettata.
Lo tirai fin quasi a farlo sdraiare su di me, ma prontamente si era poggiato sui gomiti per non schiacciarmi o farmi del male.
Ricambiò il mio bacio con la mia stessa passione, mista ad una dolcezza unica: per la prima volta da quando avevo appreso la notizia, ebbi un po' meno paura di ciò che mi aspettava.
-Robin, spero che tu sappia in che guaio ti sei messo...- lo avvertii con un sorriso, mentre tornava a prendere posto accanto a me.
-Ho una ragazza incinta che a breve inizierà il suo ultimo anno di specializzazione in chirurgia... sì, so in che guaio mi sono messo.- sorrise di rimando, accarezzandomi la guancia.
-Non sarà facile sopportarmi. Io stessa ho già problemi a sopportarmi! Quando sarò stanca, e dovrò comunque stare qui a lavoro... dio, credo che i mocciosi finiranno per odiarmi ancora di più.
-Forse, ma ci sarò io a non odiarti. Anzi, ti amerò ancora di più. Sono pronto a starti accanto, Regina.

***


EMMA POV

Tornata in camera feci la brava e mi rimisi al letto, rifiutandomi però di fare colazione con l'orribile gelatina verde. Avrei mangiato qualcosa una volta tornata a casa, dato che continuavo a star bene era chiaro che entro qualche ora sarei stata dimessa. Speravo che anche Regina per oggi sarebbe tornata a casa, non vedevo l'ora che mi raccontasse com'era andata tra lei e Robin, ma ero certa che lui ne sarebbe stato felice.
-Killian, è ora che tu vada. Lily è con Anna mi ha detto Robin, ma lei inizia il turno alle 8...
-Lo so tesoro, devo prendere Lily e darle da mangiare dato che è ora, poi preparo un panino a Henry e lo accompagno allo scuolabus... poi sto con nostra figlia, e verso le 9 e mezza ti prendo dei vestiti e torniamo qui per portarti a casa- elencò con un gran sorriso, e si chinò a baciarmi.
-Wow, sembra un perfetto uomo di casa- commentò mio padre, che al contrario di mia madre non era ancora dovuto tornare a lavoro, quindi aveva deciso di restare a farmi compagnia.
-Oh lo è, puoi credermi- sorrisi, accarezzando la guancia all'uomo -Portami anche dei bigné alla crema, va bene?
-Certo, passiamo in pasticceria prima di venire...
-Grazie! Ti adoro. Allora vai, ci vediamo dopo... e fa' attenzione, che non si sa mai.
-Ha smesso di piovere, ma starò attento a non affogare. Sapessi che pozze ci sono... ciao tesoro, ciao David!- ci salutò infine, e lo guardai uscire dalla stanza. Non vedevo l'ora di uscire di qui e tornare a casa con lui; forse un po' di pausa mi avrebbe fatto bene, e mi avrebbe permesso di parlare con lui di certi argomenti che pensavo fosse ora affrontassimo insieme. Come per esempio, chiedergli di trasferirsi da me.
-Papà, vai anche tu dai... io starò bene, dormo finché non mi passa a prendere dato che stanotte ho avuto tipo due ore...
-Certo, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamaci... ok? Come va la testa?
-Va bene, non è niente di che. Sai che ho la testa dura. E poi ho avuto fortuna una volta tanto! Se tu e la mamma non siete in sala operatoria passo a salutarvi prima di andarmene!
-Ok, a dopo tesoro. Dormi bene- mi augurò dolcemente e mi baciò la fronte, per poi chiudermi le tende per farmi buio perché potessi dormire, e infine uscì.
Diedi un'occhiata distratta al cellulare per controllare se Neal mi avesse risposto al messaggio, ma ancora nulla. Probabilmente l'avrei visto direttamente quando sarebbe venuto a prendere Henry per portarlo alla sua lezione di scherma.
Sbadigliai, e lasciai da parte il telefono per poi cercare di mettermi comoda e chiudere gli occhi.

 

Ci sono due forze motrici fondamentali: la paura e l’amore.
Quando abbiamo paura, ci ritraiamo indietro dalla vita.
Quando siamo innamorati, ci apriamo a tutto ciò che la vita ha da offrire con passione,
entusiasmo, e l’accettazione. (cit. John Lennon)






















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, questa volta ci ho messo più del solito, ma ho una spiegazione più che valida: sono in lutto per Grey's Anatomy, ed essendo la ff una specie di cross-over tra OUAT e GA, è stato difficile scrivere, sigh. Derek ç___ç Non ci crederò mai, non mi riprenderò mai, lo so.
Vabbé, comunque, alla fine ce l'ho fatta. Alla fine si è scoperto cos'ha Regina, cosa che ormai tanti avevate supposto... (almeno riparo al danno che quell'imbranato di Robin ha fatto. Ma si può mettere incinta la sorella sbagliata???? E si può vivere per due mesi con una donna senza accorgersi che non è la propria moglie?! Io boh. Robin WHY ç_ç). Non si è rivelato niente di grave, anche se dipende dai punti di vista dato che per lei è una tragedia xD Alla fine sta bene lei, sta bene Emma, stanno bene tutti... per ora.
Spero che Grey's Anatomy non mi convinca ad avere idee malsane sui prossimi avvenimenti.
Detto questo, buonanotte/buongiorno! Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare un po' prima, se le serie tv non mi sconvolgono di nuovo la vita!
Un abbraccio, e grazie a tutti quelli che stanno leggendo, recensendo, inserendo nelle categorie! :*


P.S. stavolta non ho preso una cit da Grey's Anatomy, ma ho pensato che questa fosse adattissima alla situazione!

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Capitolo 5
*** Little thoughts in the routine ***


Little thoughts in the routine








EMMA POV

Killian arrivò con Lily proprio mentre Regina e Robin stavano uscendo, dopo avermi salutata. La mia amica era stata da Zelena, che le aveva consigliato di prendersi una giornata di riposo dopo tutto lo stress che aveva accumulato nelle ultime ore.
Davanti a Robin mi aveva detto solo che aveva deciso di portare a termine la gravidanza, e io ne ero più che felice. Avevo avvertito l'uomo che per lui sarebbe stato forse più difficile che per lei, ma avevano entrambi dei gran sorrisi, ed ero certa che ce l'avrebbero fatta.
Mi rattristò un po' pensare che io e Killian non avremmo mai avuto un momento come quello, ma fu solo un attimo; non avevo alcun diritto di lamentarmi della mia vita, avevo avuto tanto... prima Henry, adesso Lily. E Lily era in tutto e per tutto nostra figlia. Mia e sua.
Mi alzai ed andai ad abbracciarli non appena entrarono, scoccando a lui un lieve bacio sulle labbra, e a lei sulla guancia.
-Sembri in forma, Swan- constatò allegramente, porgendomi una bustina che aveva attaccato alla carrozzina.
-Lo sono... oh, miei bigné! Ti amo!- esclamai felice, tirandone subito fuori uno per addentarlo. Ero ormai sveglia da un'ora e la fame mi devastava, ma sapendo cosa mi aspettava non avevo voluto rovinarmi l'appetito con uno snack delle macchinette.
-Mi ami solo perché ti ho portato i tuoi dolcetti preferiti?- alzò il sopracciglio incrociando le braccia al petto, con aria offesa.
-Oh dai non fare lo stupido, certo che no! Cioé, anche, però...- risi, per poi prendere la seconda busta in cui mi aveva messo dei vestiti.
Scossi la testa divertita nel constatare che mi avesse preso sia della biancheria piuttosto sexy, che un vestito giallo decisamente corto.
-Quando mi ricapiterà di poter scegliere cosa farti indossare- si giustificò, mettendo il freno alla carrozzina, e avvicinandosi per aiutarmi a togliere la tunica.
Alzai gli occhi al cielo ma lo lasciai fare, sapendo che con la bambina lì vicino non si sarebbe spinto troppo oltre.
Infatti si limitò a spogliarmi e poi a darmi una mano a rivestirmi... con una toccatina ogni tanto, ma senza esagerare.
Ci sedemmo sul letto, perché mangiasse un bignè anche lui prima di tornare a casa, e gli spiegai che sarei rimasta in pausa per quattro giorni. Inizialmente avrebbe dovuto essere una settimana intera, ma io e Trilli eravamo riuscite a trovare un compromesso: se alla visita fosse stato tutto a posto, il quinto giorno sarei potuta tornare.
Avrei potuto approfittare di questi giorni anche per studiare un po' per l'esame ormai imminente: ovviamente ero già pronta, ma un ripasso generale avrebbe potuto farmi solo bene.
-Ah comunque, Henry è felice che tu stia bene, ma dice che sei un danno... attiri tutte le disgrazie! E ho dovuto dargli ragione, dolcezza.
-Non avete tutti i torti- sospirai specchiandomi, e cercando di coprire il cerotto coi capelli. Fortunatamente Trilli mi aveva tolto quello enorme sostituendolo con uno semplice, ed essendo bionda e con la pelle chiara fu facile mimetizzarlo.
-Non dovresti preoccuparti tanto di coprirlo. Sei bellissima così. Tirano molto i punti lì sotto?
-Mmh, non troppo. Per fortuna sono piuttosto in alto, quindi posso fare espressioni facciali senza che ciò me li faccia saltare uno a uno- gli assicurai, per poi infilare le scarpe e prendere la carrozzina.
Quello annuì avvicinandosi a baciarmi la fronte, poi mi seguì fuori dalla stanza.
Mi stava spiegando il programma della giornata, che comprendeva perlopiù me a letto a riposare e al massimo ad occuparmi di Lily insieme a lui, quando fummo interrotti dalla signora a cui avevo salvato il figlio, diretta verso di noi.
Sorrisi e la raggiunsi, aiutandola a sedersi dato che aveva delle stampelle, quindi mi accomodai accanto a lei.
-Sono contenta che stia bene dottoressa... mi hanno detto che era ricoverata nella stanza qui in fondo... volevo passare a ringraziarla.
-Lo ero, sono stata dimessa poco fa... beh, non ha di che ringraziarmi! Chiunque l'avrebbe fatto...- sorrisi, mentre Killian ci raggiungeva con la carrozzina.
-No, non è vero. Lei era ferita, e ha salvato il mio bambino... non so come ringraziarla, davvero... se c'è qualsiasi cosa che possa fare per lei...
-Oh, no, si figuri! Per me l'importante è che il piccolo stia bene!- le assicurai.
-Sì, sta bene... è da poco uscito dalla terapia intensiva... se dopo 24 ore di osservazione starà ancora bene potrò riportarlo a casa. È tutto merito suo, non so cosa avrei fatto se il mio Tommy...- la vidi rabbrividire al pensiero, e le tremò la voce.
Potevo comprendere benissimo come si sentisse, se avessi visto Lily o Henry in quelle condizioni, probabilmente avrei avuto gli incubi per settimane, come minimo.
-Lo so, mi creda. Non lascerei mai morire un bambino...- dissi quindi, allungando la mano per accarezzare la mia piccola.
-E' bellissima... è così piccola... dev'essere mamma da poco, vero? Auguri dottoressa...- sorrise quella, mentre Lily la squadrava coi suoi occhietti curiosi.
-Sì, ha poco più di due mesi- tagliai corto dato che non vedevo il motivo di spiegarle tutto. Lily era adottata, ma era mia figlia.
Pensai che avevo rischiato seriamente di farmi del male, ma ero felice di aver salvato la vita al figlio di quella donna, e l'avrei rifatto altre mille volte, senza curarmi delle conseguenze. Perché ciò che mi aveva sempre fatto star peggio in ospedale era il dolore delle madri per i propri figli, e forse quella mia debolezza era il motivo per cui non avevo voluto avvicinarmi troppo a pediatria.
-Ora la lascio in pace, vorrà andare a casa con la sua famiglia...- disse, accennando con un sorriso a Killian e Lily.
-Io non ho fretta, ma lei si riposi... non si preoccupi per Tommy, mia madre è il chirurgo pediatrico ed è bravissima!
-Oh sì, me ne sono accorta. E mi sembra affidabile anche la dottoressa che lo tiene sotto controllo...
-Credo sia Anna... mia sorella.
-Oh!- esclamò sorpresa -Tutta una famiglia di medici. E tutti molto bravi... si riprenda presto anche lei!
-Grazie mille! Vuole che la aiuti a tornare nella sua camera?
-Oh no, grazie, sto bene... sto aspettando mio marito. Arrivederci allora.
-Arrivederci!- le strinsi la mano, e dopo essermi assicurata che almeno si rimettesse in piedi seguii Killian in ascensore con la carrozzina.

 

-No, cambia canale! Non voglio far crescere nostra figlia con Peppa Pig!- esclamai, con la bocca piena di crema, alla vista di quel maiale.
-E io non vorrei neanche insegnarle a parlare con la bocca piena!- ribatté lui ridendo, senza darmi retta.
-Sono seria Jones!- insistetti, dopo aver mandato giù il boccone -Non voglio che cresca stupida!
-Addirittura stupida? Ma dai, guardala com'è concentrata... non penso sia sintomo di stupidità!
-Per ora! Cambia subito questo maledetto canale!- feci ancora, e mi allungai per cercare di prendergli il telecomando di mano. Quello però si allungò e allungò il braccio per non farmelo raggiungere, quindi fui costretta quasi a sdraiarmici addosso e allungarmi a mia volta per afferrarlo.
Ovviamente alla fine vinsi io, dopo avergli fatto abbastanza male avendo il ginocchio puntato nel suo stomaco, e saltai dal divano vittoriosa, per mettere su un canale che trasmetteva delle fatine: era senz'altro meglio per una bambina!
-Ok tesoro, ti ho concesso di non dover rimanere a letto, ma almeno resta seduta e sta' ferma...- fece tirandomi per un braccio, e io tornai accanto a lui dandogli un leggero bacio.
Era dolce il modo in cui continuava a preoccuparsi per me nonostante non ce ne fosse bisogno, ma nelle ultime ore era stato più protettivo del solito. Certo non lo biasimavo, se fosse successo a lui io avrei certamente reagito allo stesso modo.
-Va bene. Starò seduta con voi due a guardare queste fatine. Però devo prima andarmi a lavare le mani, così posso prendere Lily in braccio!
L'uomo alzò gli occhi al cielo ma non poté darmi torto, quindi mi lasciò alzare in modo che potessi andarmi a pulire da tutto lo zucchero che avevo addosso.
Non potei fare a peno di pensare a quanto mi piacesse questa quotidianità, stare sul divano con la nostra bambina a mangiare e guardare i cartoni animati, come una vera famiglia. Mancava solo Henry al quadro perfetto, ma non erano mancati i momenti anche con lui.
In più Killian gli piaceva molto, spesso quando tornavo da lavoro li sorprendevo a giocare ai videogame piuttosto presi. A volte mi univo, altre rimanevo a guardare, e avevo notato che anche con una mano sola il mio Capitan Uncino personale se la cavava piuttosto bene.
Probabilmente con la mano artificiale sarebbe stato ancora più facile, ma non amava molto portarla davanti a me. Anzi, in realtà gliel'avevo vista addosso solo due volte, e solo quando l'avevo incrociato in ospedale per la riabilitazione. Era un altro argomento che avremmo dovuto affrontare, non volevo che si sentisse in imbarazzo a riguardo... insomma, non c'era niente di male! Avrebbe portato a vita l'uncino e basta? Lo rendeva piuttosto sexy, non potevo negarlo, ma sicuramente era meno comodo e utile di una mano che poteva utilizzare con movimenti abbastanza naturali.
-Emma! Stai bene? Che fine hai fatto?
-Arrivo!- esclamai scoppiando a ridere, era proprio un caso disperato. Mi ero persa tra i miei pensieri, ma erano passati sì e no due minuti!
Tornai in salotto ancora ridendo, e presi Lily per mettermela sulle gambe, poi mi poggiai comoda contro lo schienale.
-Cos'hai da ridere Swan. Potevi essere svenuta, esserti sentita male o... hai un trauma cranico, cavolo! Non sarò un medico, ma so che è una cosa abbastanza seria.
-Un trauma cranico lieve- precisai, accarezzandogli la mano facendo attenzione a non far scivolare la bambina -quindi non è nulla di grave.
-Già, ma necessita comunque di riposo. Tra i sintomi possono esserci emicrania, vertigini, stordimento, confusione, nausea...- elencò, stringendo la mia mano.
Io mi voltai a guardarlo sorpresa, da quando in qua il marinaio era diventato un esperto di traumi cranici?
-Ho guardato su internet. Mentre ero a casa e Lily dormiva.- fece in risposta alla mia silenziosa domanda.
Scossi la testa divertita e gli accarezzai la guancia, sapeva essere estremamente dolce a volte! Forse gli avrei permesso di viziarmi un pochino, non mi sarebbe di certo dispiaciuto... e neanche a lui, per come lo vedevo.
Magari in serata però, perché nel pomeriggio avevo invitato Regina a prendere un caffè per una chiacchierata tra donne, soprattutto riguardo la sua gravidanza inaspettata. Volevo i dettagli di com'era andata con Robin, e quindi ciò che questo aveva portato.

 

***

 

Dopo aver mandato Killian al parco a fare una passeggiata con Lily, servii il tè – Regina non voleva bere caffè per via della gravidanza, io non potevo per via del mio trauma cranico – insieme a un po' di biscotti al cioccolato.
Si era cambiata ed era nuovamente perfetta come suo solito, e almeno all'apparenza era molto più tranquilla di come l'avevo lasciata ospedale.
-Allora Regina, dimmi...
-Sì, ora. Tu come stai?
-Alla grande. Ho preso la medicina dopo pranzo, e ho anche dormito un'oretta... avanti è di te che dobbiamo parlare, non di me!
-D'accordo, d'accordo!- si arrese, e bevve un sorso di tè -La chiacchierata con Robin è stata... abbastanza sorprendente, sai. Io pensavo che sarebbe stato spaventato, o sconvolto, o qualsiasi cosa... perché dai, stiamo insieme da molto poco per avere un bambino!
-Anche io e Killian stiamo insieme da poco, eppure abbiamo una bambina. Lo so che è diverso, che è adottata ma...
-No- mi fermò lei -Hai ragione tu. Non è diverso. Però... di solito ci vado più cauta. Insomma, dopo... Daniel, non ho mai avuto un uomo per davvero. A parte il sesso con Graham, che è stato un gran sesso. Però una relazione vera... un figlio! Anzi, due, dato che lui ha già Roland. È una grande responsabilità... quel bambino è un angioletto, sì... ma comunque.
-So cosa intendi. Ma quindi? Robin come ha reagito?- domandai curiosa.
-Era entusiasta! Estremamente entusiasta! Mi ha detto che avere un figlio con la persona amata è la cosa più bella del mondo e... sì, mi ha abbastanza convinta a dire il vero. Cioè... almeno mi ha convinta a tenerlo.- fece abbassando lo sguardo, come se se ne vergognasse. Tuttavia riuscii a comprendere il motivo senza problemi, dopo la scenata che aveva fatto... e ora stava ammettendo di essersi lasciata convincere dal suo uomo solo parlandone una volta.
Felicissima per lei la abbracciai, e quella ricambiò anche se con qualche incertezza.
-Dai Regina, lo so che non sarà facile ma... non è detto che non sarà bello!
-Sul serio Emma? Le nausee, la stanchezza, il gonfiore, le voglie di cibo indiano, la pancia enorme! Per non parlare del parto!
Non potei fare a meno di ridere, non aveva tutti i torti anche se detta così sembrava peggio di ciò che in realtà era. Le nausee non duravano a lungo, la stanchezza era sopportabile... beh, il resto era inevitabile, ma non era la fine del mondo.
-Fa meno paura di ciò che credi. E poi... neanche il parto è stato troppo terribile. Cioé un po' doloroso, ma... normale. Poi c'è chi il dolore non lo sente, ma paragone il tutto ai dolori mestruali, o all'andare al bagno...- le spiegai, ricordando che una ragazza poco più grande di me mi aveva tranquillizzata poco prima che partorissi anch'io. Certo, per me era stato un po' più sofferente che per lei, ma mantenendomi tranquilla ero riuscita a sopportare piuttosto bene.
-Risparmiatela. Prima cosa, eri giovanissima e in piene forze... e le altre, beh, hanno avuto un culo pazzesco se non hanno sentito dolore!
-Dai, avanti! Sei un chirurgo e hai paura di far nascere un bambino?
-Sinceramente? Non così tanto, d'accordo. Ma ho paura del prima e del dopo. Se avessi un lavoro meno pesante sarebbe più facile, ma... sono un chirurgo, come hai detto tu!- esclamò, ed andò ad aprire lo scaffale per prendersi altri biscotti. Quelli al cioccolato erano davvero ottimi nei momenti di stress.
-Non sei sola Regina, lo sai... Robin è sicuramente bravo e ce la farete insieme...
-Se sopravvive allo stress che gli addosserò- ridacchiò finalmente, e finì di bere il suo tè. Risi anch'io, la conoscevo più di chiunque altro nei suoi momenti peggiori, e chi aveva intorno non aveva vita facile. E Robin ne avrebbe avuta meno di chiunque altro, non lo invidiavo affatto a dire la verità.
-E comunque, Regina... goditela. Non sai cosa darei per poter avere ancora un bambino. Non ora, ma... in generale.- sospirai, sfiorandomi la pancia. C'erano momenti in cui involontariamente ci pensavo, e mi sentivo vuota... ma non ne avevo parlato a Killian, non volevo fargli pena. In più mi convincevo di aver avuto abbastanza, e non era una bugia.
-Oh Emma... mi dispiace tanto...- disse facendosi triste e guardandomi negli occhi, quindi cercai di sorriderle.
-Non fa niente. Volevo solo dire che... è qualcosa che rifarei volentieri. E se te lo dico io che ci sono già passata...
-Smettila di fare la dura! Come io sono stata sincera con te, voglio che tu lo sia con me.- fece decisa, e con sguardo fermo. Quello che non ammetteva mai repliche.
Quello che avrebbe tenuto finché non mi fossi decisa a parlare, anche se fossero passati giorni.
-D'accordo...- mi arresi -Io sto molto bene, davvero. Ho Killian, ho Henry, ho Lily... ma... tra due o tre anni, non so, credo mi sarebbe piaciuto avere un bambino con lui. Perché so che durerà, stiamo insieme da poco ma stiamo bene. Ci divertiamo e tutto, ma c'è anche quel filo di stabilità che si sente e basta. In più siamo adulti, non siamo ragazzini, quindi è forte. Non si può rompere. E so che tra tanti anni sarà ancora al mio fianco e... a volte, ci immagino in cinque, nella mia testa. Ma poi mi rendo conto che non può succedere e...- interruppi la frase e deglutii, non volevo piangere. Non era un grande problema in fondo, non ci ero mai stata abbastanza male da deprimermi... mi era sempre passata in fretta.
Stavolta fu lei ad abbracciarmi, ed io ricambiai, continuando a ricacciare decisa le lacrime, finché una non superò la mia barriera ed aprì le porte alle altre.
E scoppiai definitivamente, per la prima volta per quel motivo.
-Non fare così, Emma... fai star male anche me... mi sento così in colpa... tu lo volevi e io no, e...
-No!- mi riscossi, sciogliendo la presa -Io sono davvero, davvero tanto contenta per te! E non è finto buonismo, perché tu te lo meriti. Tu e Robin, lo meritate! Sono io ad essere una cretina, Killian non mi ha mai fatto pesare questo problema... in realtà per lui il problema neanche esiste, mi ama e ama i miei figli. Ama sua figlia, perché Lily è... l'abbiamo cresciuta insieme fin dal primo momento.
La mia amica mi guardava con tenerezza, e mi passò un fazzoletto perché mi asciugassi le lacrime: ero grata che non esagerasse con le parole di conforto, mi conosceva bene e sapeva che non facevano per me, e non perché fingevo che fosse così. Non mi servivano parole inutili e basta.
-Dovresti parlargliene, sai... farebbe bene a entrambi. Tenerti questa cosa dentro non è... non è l'ideale.
Scossi la testa, continuando ad asciugare alcune maledette lacrime che non volevano fermarsi. Quello era un mio problema, non di Killian... pesava solo a me, e non volevo dargli questo fardello, non era giusto. Me ne sarei fatta una ragione prima o poi, e l'avrei superato.
-O lui, o lo strizzacervelli...
-Oh no!- la interruppi -Mai più, non fa per me.
-Sono sicura che sarebbe un incubo anche per lui!- esclamò, facendomi finalmente scoppiare in una risata genuina.
Il caro vecchio Hopper... dovevo essere stata la sua paziente peggiore in tutta la sua carriera, ed alla fine era anche stato tutto inutile. Ma non era colpa sua, ero io che avevo frequentato le sedute soltanto per obbligo, quindi cercare di curare qualcuno che non lo voleva, era decisamente impossibile. Avevo superato tutto da sola, avevo superato da sola perfino una violenza.
Ne ero fiera: avevo fatto delle ore di volontariato nella clinica privata da poco inaugurata per cercare di dare una mano a donne e ragazze che avevano vissuto la mia stessa tragedia.
La prima volta ero rimasta abbastanza turbata, perché le avevo viste spente, quasi morte dentro, e mi ero chiesta se davvero avrei potuto fare qualcosa per loro. Perché io non mi ero mai spenta, avevo avuto meno di quarantotto ore di debolezza, e poi mi ero tirata su e avevo lottato per farcela, avevo lottato per non perdere ciò che c'era di speciale tra me e Killian a causa di quell'esperienza.
Invece, per fortuna, raccontandoglielo gli avevo dato conforto, perché avevano capito che il modo per tornare a galla ed essere felice esisteva.
Ero forte, e sarei riuscita a superare anche questa... quando avrei avuto tempo per pensarci, dato che la mia vita era piuttosto movimentata e felice.
-Che dici, andiamo a vederci qualcosa di divertente alla tv? Sai, quel canale che fa un sacco di sitcom divertenti...- propose, e io non potei che accettare.
Avremmo passato una quarantina di minuti a ridere prima che tornassero i miei figli e il mio uomo, e non volevo assolutamente che mi vedessero giù. E neanche Neal, che avevo invitato a cena insieme a Trilli.

 

***

 

Dopo aver messo Lily a letto ed essermi assicurata che il walkie talkie fosse acceso, indossai il pigiama ed andai a sistemarmi nel letto, in attesa che Killian tornasse dal bagno.
Avevamo passato una serata molto piacevole, oltre a Neal e Trilli erano venuti a cena anche Regina e Robin, quindi Henry trovando strano trovarsi a mangiare con “tre coppiette”, come ci aveva definiti, era stato in camera ad occuparsi di sua sorella. Ed era stato piuttosto bravo, le aveva perfino cambiato il pannolino.
Avevamo poi brindato ai futuri genitori con della limonata: non potendo bere io e Regina, ovviamente avevamo imposto a tutti di fare lo stesso, con enorme disappunto degli uomini. Io però morivo dalla voglia di avere un po' di tequila o di vino, quindi non potendo per almeno altri tre giorni, non potevo accettare che qualcuno ne bevesse davanti a me.
Invece, Killian si era meritato i nostri complimenti per l'ottima cena che aveva preparato, non avendo permesso a me di avvicinarmi ai fornelli.
Aveva fatto della pasta fredda al pomodoro e mozzarella, una ricetta italiana, e del soufflé di patate e prosciutto con l'insalata come contorno.
In più, anche il dessert era stata opera sua, una torta alla vaniglia e fragole di cui avevo mangiato ben tre fette.
Ancora col sorriso sulle labbra, presi dal comodino l'opuscolo che mi aveva lasciato Neal, il motivo per cui quella mattina non si era fatto sentire.
Era stato ad un incontro di un gruppo di medici appena tornati dalla guerra in Iraq, che cercavano nuove reclute tra gli specializzandi per un'esperienza sul campo di tre mesi.
Doveva essere piuttosto formativo ed emozionante potersi sentire utili per la propria nazione sul campo di battaglia, a curare i soldati feriti.
Sospirai, pensando che sarebbe piaciuto molto anche a me... ma non potevo farlo. Avevo Henry, avevo Lily, e sicuramente Killian non sarebbe mai stato felice se avessi deciso di partire.
-Tesoro, cosa leggi?
-Niente- sussultai voltandomi verso di lui che non avevo sentito tornare, ma prima che potessi mettere l'opuscolo nel cassetto me lo prese di mano e si accomodò accanto a me, per poi guardarlo.
-E' quello che ti ha lasciato Neal...- commentò, voltandosi a guardarmi incerto.
Io annuii, non sapendo cosa dire. Che senso aveva spiegargli che mi sarebbe piaciuto andare? Avrei solo provocato una lite, e non volevo assolutamente che succedesse.
-Lo consultavi per qualche motivo in particolare?
-Beh... nulla, curiosità- scossi le spalle, cercando di sorridere tranquillamente.
-Ti conosco troppo bene ormai, Emma. Non... stai pensando di andare anche tu, vero?
-No!- lo rassicurai -Insomma, non posso. Si parte tra due settimane e... no.
Lui mi scrutò ancora una volta, non ero stata molto convincente, dovevo ammetterlo.
Però... avrebbe dovuto capirmi. Volevo diventare chirurgo d'urgenza, quando mai sarei riuscita a fare un'esperienza migliore? Non solo perché avrebbe sostituito i miei esami, ma anche per me stessa... per crescere, per migliorare. E poi erano solo tre mesi. Avrei perso l'estate, ne ero consapevole, ma avrei avuto diritto all'intero Settembre per le mie vacanze... si trattava solo di rimandarle di un paio di settimane, in fondo.
-Tu vuoi andarci.
-Non importa cosa voglio. Voglio di più la mia famiglia, quindi non ti preoccupare...- stavolta sorrisi sinceramente, e catturai le sue labbra in un bacio intenso e appassionato, che lasciò entrambi senza fiato.
-D'accordo... ti credo. Però ti piacerebbe lo stesso... non è vero?
-Sì.

 

E’ in un momento di indecisione che i tuoi sogni vengono distrutti.
(Marc Dassault)




























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ebbene sì, dopo un secolo ce l'ho fatta a riscrivere completamente il capitolo xD Riscrivere è piuttosto irritante, quindi ci ho messo un po', ma ce l'ho fatta grazie al cielo!
E' un capitolo di passaggio, e presto ci sarà un "breve" salto temporale... devo decidere se nel prossimo o in quello dopo. Qui però volevo metterci ancora un po' di quotidianità, unito al nuovo stato di Regina, che ha accettato di diventare mamma!
Chi segue Grey's Anatomy, si renderà conto che l'ultima parte mi è venuta in mente guardando le ultime puntate... anche se non è detto che Emma farà la stessa scelta di April, o che Killian reagirà come Jackson.
Prometto che stavolta posterò presto anche qui, credo tornerò a postare un capitolo di questa e uno dell'altra. O al massimo 1 e 2 e viceversa... ma non di più! Ho il mese di Giugno abbastanza pieno, ma non credo rallenterò molto perché quando voglio scrivere non riesco a farne a meno xD

Un abbraccio a tutti! :*
 

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Capitolo 6
*** Fun, alcohol... and an unexpected surprise ***


Fun, alcohol... and an unexpected surprise






 



EMMA POV

Era il mio terzo giorno di riposo, e dato che stavo ormai molto meglio avevamo organizzato una giornata al mare tutti e quattro insieme, a goderci il sole e il caldo di metà maggio.
Henry era a sguazzare in acqua e giocare con degli altri bambini, ovviamente tenendosi a vista, Lily invece era sotto l'ombrellone insieme a noi, nella sua carrozzina.
Eravamo stati molto attenti, nonostante avesse il vestitino e il cappello le avevamo messo la crema solare su tutto il corpo.
Anch'io me l'ero messa avendo la pelle molto chiara, mancava solo Killian si era rifiutato affermando di voler prendere colore.
-Emma, se poi diventa troppo caldo e inizi ad avere mal di testa me lo dirai, vero?
-Non starò male io, è più probabile che ti bruci tu. Vieni sotto l'ombrellone almeno...
-E come farei ad abbronzarmi? E poi non c'è posto, ci siete te e la mia bambina.
-Posso prenderla in braccio... altrimenti vieni sulla mia sdraio, io mi metto in braccio a te.
Seppi di aver colpito nel segno vedendolo riflessivo, sapevo che non sarebbe riuscito a resistere a quella proposta.
Infatti un attimo dopo mi fece alzare per prendere il mio posto e mi lasciò accomodare tra le sue braccia.
Ne approfittai per dargli un bacio che ricambiò con molta foga, poi mi misi comoda in modo da poter tenere d'occhio Lily accanto a noi.
-Sei sicuro di non volere la crema, comunque? Te la spalmerei addosso io...- sussurrai, voltando la testa in modo da guardarlo in faccia, comodamente poggiata sulla sua spalla.
Davanti a Henry non avevo potuto proporglielo in questa maniera, mio figlio era parecchio sveglio e probabilmente ne sarebbe rimasto disgustato; invece se anche la piccola potesse capire qualcosa, era appunto troppo piccola per coglierne il senso erotico.
-Beh... mi metti in difficoltà Swan, non vuoi un fusto bello abbronzato?
-Non mi interessa particolarmente... e poi non è che con la crema non prenderai colore. È una protezione 20, mica una 50 come quella dei bambini!
-E tu hai messo questa? Ti brucerai tu allora, hai la pelle così bianca...
-Dimmi solo se la vuoi o no. Ti ho già detto che quando ti preoccupi senza motivo sei molto irritante vero?
-Credo tu me l'abbia accennato- rise -La voglio, sì.
-Ottima scelta!
Allora presi il tubetto e mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe, guardandolo sorridente. Gli versai poi un po' di crema all'altezza del petto, ed iniziai a spalmargliela lentamente, sotto il suo sguardo curioso. Continuai verso le spalle, il collo, poi di nuovo verso il basso, ripassando sul petto, poi sui fianchi e la pancia; mi fermai solamente quando arrivai ai bordi del suo costume blu dello stesso colore del mare.
-Ricordami perché io non ho fatto la stessa cosa con te...- sussurrò, accarezzandomi un braccio.
-Perché Henry era ancora qui, e tu... sei troppo... spinto, in queste occasioni.
-E tu non lo sei?
-Non so, dillo tu- lo stuzzicai, passando a spalmargli la crema sulle braccia -Però ora c'è solo Lily, che si è addormentata, quindi posso farlo...
Ovviamente l'uomo non ebbe nulla da obiettare, e quando finii con le braccia si mise a sedere perché potessi continuare con la sua schiena; finii per massaggiargliela, e la cosa sembrò piacergli molto. Aveva perfino chiuso gli occhi, e quando finii ne approfittai per dargli un bacio sulle labbra a sorpresa.
Quando ci separammo diedi un'occhiata sia a Henry che a Lily, e sembrava fosse tutto a posto per entrambi, quindi proposi a Killian di approfittarne per ricambiare il favore. Strato di crema in più o in meno non faceva differenza per me, quindi ci scambiammo i posti e lo lasciai fare quel che doveva.
Aveva di nuovo messo solo l'uncino, e questo gli diede qualche difficoltà nell'armeggiare col tubetto ma feci finta di nulla e non gli dissi niente, per non rovinare il momento.
Mi rilassai e chiusi gli occhi per lasciare che la sua mano calda, che ormai mi conosceva alla perfezione, mi massaggiasse tutto il corpo, da cima a fondo. Le uniche piccole zone che non toccò furono quelle coperte dal costume, e ringraziai il cielo perché se avesse allungato troppo le mani avrebbe messo la mia sopportazione a dura prova, ancora più di quanto non lo fosse già.
-Sono tre giorni che non facciamo l'amore...- gli sussurrai all'orecchio, quando ebbe finito.
-Lo sai perché... niente sforzi, ricordi? E credo che questo rientrerebbe negli sforzi...
-Lo so- sospirai, aggrappandomi alle sue spalle -Ma oggi sto benissimo, quindi spero che stanotte non mi farai patire ancora...
-Wow, sei diventata proprio dipendente da me, eh Swan? E pensare che tipo tre mesi fa eri “Smettila di provarci con me Jones!”- mi fece il verso, scoppiando a ridere. Mio malgrado risi pure io, ricordavo bene come avessi cercato di dissuaderlo fin dal primo istante. In fondo però mi ero divertita fin dal principio, ed avevo apprezzato tutte quelle attenzioni da quel paziente presuntuoso e dal bell'aspetto, ma anche molto dolce. Solo non avevo voluto darlo a vedere subito.
-Non fingere che per te non sia lo stesso- lo stuzzicai -Chi è che faceva battutine e proposte per nulla caste fin dal primo istante?
-Touché- sorrise, poi mi sollevò per tornare alle posizioni di prima perché potessi poggiarmi contro di lui.
Mi cinse in vita con le braccia e mi lasciò sdraiare comodamente su di lui; era ormai diventato il mio punto fermo, la mia casa, e le sue braccia erano il mio posto preferito in assoluto. Lo stesso valeva per la nostra bambina, che amava da morire stare in braccio al padre, più di una volta era successo gli si addormentasse addosso sul divano ed era stata dura spostarla.
Erano molto dolci insieme, erano padre e figlia, e non potevo essere più felice dell'avere in famiglia un uomo del genere.
-Killian, perché non metti mai la protesi, quella vera, davanti a me?- gli domandai spontaneamente, sperando non se la prendesse.
Rimase un primo istante in silenzio, ed ebbi paura di aver davvero toccato un tasto dolente, poi però tornò ad accarezzarmi i capelli.
-Perché non è sexy come l'uncino che mi hai regalato... sfigurerei.
Mi lasciai sfuggire una risata, poi però mi sollevai per guardarlo negli occhi, seria. Era giunto il momento di affrontare il problema.
-Emma, cosa posso dirti... è una mano in silicone, è... sembra reale. Potrebbe farti impressione, non piacerti o... non lo so, non...
-Ma allora sei stupido- lo rimproverai, senza indurire però troppo la voce -Intanto l'ho vista due volte, e non mi fa impressione. E poi... Dio, Killian, pensi ancora possa esserci qualcosa di te che non mi piaccia? Siamo praticamente una famiglia, viviamo quasi insieme, e tu ti fai di questi problemi? Mi viene davvero da chiedermi se non abbiamo tralasciato qualche danno celebrale dopo il tuo incidente... dovevo insistere per quella tac.
Lo guardai mentre rimaneva di nuovo in silenzio, mordendosi le labbra per poi serrarle e scrutarmi in viso con attenzione. Mi domandai a cosa stesse pensando... forse stava dubitando che fossi sincera? Davvero c'era la possibilità che pensasse di farmi pena o altre sciocchezze simili?
-Non lo so. Non sono pronto. Cioé, no, lo so che non ti da'... fastidio. Però non piace a me, è strano. Dammi tempo...
-Quanto tempo ti serve ancora? Pensavo fossimo una coppia unita, una coppia che si sostiene in tutto. Invece tu ti vergogni perfino con me!
-Non lo so quanto tempo mi serve, Emma! Non passeranno secoli, sta' tranquilla. E poi parli di coppia che si sostiene in tutto... tu però vuoi andare in Iraq ma hai accantonato l'argomento senza più esprimerti a riguardo.- disse, attento però a non alzare troppo la voce per non attirare l'attenzione e non svegliare Lily. Per l'ultimo motivo lo trovai un gesto dolce, se anche non era il momento di fare quei pensieri.
Lo guardai negli occhi, ed era molto serio. Ma cosa potevo dirgli? L'avevo fatto perché non parlarne era più semplice, mi aiutava a non pensarci più di quanto già facessi così. Sì, volevo andare in Iraq, per tre mesi o anche meno magari, però continuavo a pensare di non poterlo fare. Dunque perché discuterne, perché farmi illusioni? Sarei stata felice ugualmente, non mi mancava nulla per esserlo.
Certo, forse un paio di mesi lontana da tutto e la mente concentrata almeno 20 ore al giorno a salvare vite, mi avrebbe aiutato a superare il mio problema personale, il non poter avere bambini... ma avrei potuto farlo ugualmente. Non ero mai stata una debole e non lo sarei stata ora.
-Non dici niente?
-E cosa dovrei dirti... ho accantonato l'argomento semplicemente perché non ci andrò. Non è chiaro?- gli domandai, tenendo lo sguardo fermo nel suo.
-Non voglio poi vederti depressa quando il tuo ex partirà e tu no.
-Lo sai che non posso partire. Ho altre responsabilità. Quando ho deciso di adottare Lily sapevo che lei avrebbe avuto la priorità in certi casi. So che di Henry potresti occuparti tu, e anche di lei ma... non credo che darebbe di buon occhio partire in missione con una bambina di due mesi a casa.
Questa volta fu lui a rimanere in silenzio, e guardarmi rimuginando sulle mie parole: non poteva dire che non avessi ragione, perché ne avevo e lo sapevo bene. Dal momento in cui ero diventata madre una volta, e poi ancora una, le mie priorità erano cambiate... i miei doveri, erano cambiati. Non volevo essere una di quelle madri assenti, già lavoravo tanto... tre mesi in un altro continente erano fuori discussione, non sarebbe stata una cosa buona per la nostra famiglia.
-Scusa.- disse infine, e abbassò lo sguardo dispiaciuto.
Fu impossibile continuare a essere arrabbiata con lui, bastava la sua espressione da cane bastonato perché mi facesse tenerezza. In più era dolce che volesse parlarne, nonostante non approvasse, soltanto perché sapeva quanto desiderassi partire... certo, non aveva detto esplicitamente che mi avrebbe sostenuta, ma me l'aveva fatto capire. Ero fortunata ad averlo al mio fianco, un uomo che mi accettava per quella che ero, pur con le difficoltà che ciò comportava: aveva fatto in modo che neanche fossero vere difficoltà. Non avevo il minimo dubbio sul fatto che il resto della mia vita l'avrei passata con lui, qualunque cosa fosse successa.
Per chiudere definitivamente la discussione mi attirò di nuovo a sé e mi baciò, lasciandomi poi poggiare la testa sulla sua spalla per accarezzarmi i capelli come tanto amavo.
-Scusami tu Killian... riguardo alla protesi. Tu non mi hai mai dato fretta per... qualsiasi cosa, e io ora sono stata una stronza.
-No, ehi... lo so che non era per cattiveria. So che vorresti solo il mio bene e... io ti prometto che non appena avrò imparato a usare bene quella diavoleria... la metterò senza problemi, tranne quando siamo a letto e preferisci l'uncino- sorrise, percorrendomi un fianco con quello, dall'alto verso il basso.
-D'accordo. In effetti a letto l'uncino è più... utile- sorrisi a mia volta, afferrandolo per poi percorrerlo col dito dell'altra mano. Consideravo quella protesi di metallo ormai parte integrante di lui, la toglieva solo per dormire o per prendere in braccio Lily. Il papà e fidanzato perfetto.
-Oh guarda chi si è svegliata!- esclamò, e mi voltai verso la piccola che aveva aperto gli occhietti: era ora di coccolarla e giocare un po' con lei, e magari farle bagnare i piedini nell'acqua del mare per la prima volta.
I grandi occhioni della nostra bambina facevano sparire tutti i dubbi che giravano nella mia testa, e riuscivano a convincermi che la mia vita fosse perfetta, e non mi servisse nient'altro.

 

***

 

-Tequila con rum e lime, grazie Granny!- esclamai, dopo aver scelto il mio secondo drink della serata.
Il controllo in ospedale era andato bene, la mia testa era a posto, quindi potevo finalmente recuperare un po' dell'alcol di cui avevo dovuto fare a meno nei quattro giorni precedenti. In più, il giorno dopo il mio turno iniziava dopo pranzo, quindi potevo divertirmi a dovere.
-A me lo stesso, per favore. Ok, facciamo solo tequila e lime- fece Regina, correggendosi a un'occhiataccia di Robin. Poteva bere un po' ogni tanto, quindi per stasera aveva deciso di concedersi qualcosa anche a lei, dopo una triste cocktail al limone e menta analcolico.
-Strano che queste due non siano delle alcolizzate- commentò Killian -Questa si prende tequila con rum dopo rum con cognac e gin... e sono sicuro che anche Regina lo farebbe se non fosse incinta!
-Oh sì, quando ci si mette beve, puoi giurarci! Chissà cosa fanno ai loro pigiama party...- gli diede corda Robin, squadrandoci entrambe.
-Noi non facciamo pigiama party, siamo donne adulte!- replicai offesa -E poi parla quello che va in giro con la fiaschetta di rum nel taschino...- aggiunsi tra i denti, dando una gomitata al mio uomo che scoppiò a ridere.
-Te l'ha fatta amico, mi dispiace!- rise Robin, dandogli una pacca sulla spalla.
Io intanto recuperai il secondo drink che mi portò Granny, anche se mi guardò indagatrice, come se si stesse chiedendo se farmelo davvero bere oppure no. Sapevo a cosa stesse pensando, erano passati mesi da quando non prendevo qualcosa di alcolico nel suo locale... da quella volta con August.
-Va tutto bene, sul serio- le sorrisi, sapendo che un po' si sentiva in colpa nonostante non ne avesse assolutamente. La sua unica colpa, in effetti, era quella di aver svolto il suo lavoro, ovvero di portarmi da bere tutto ciò che io da cliente avevo ordinato. Io avevo sbagliato, non lei.
-Va bene, questo lo offre la casa. Ma poi basta, d'accordo?
-Ehi Granny, non ti preoccupare- si intromise Killian, cingendomi le spalle -E' con me, la porterò io a casa sana e salva!
Quella annuì e sorrise compiaciuta, sembrava davvero piacerle Killian... ma in fondo non avevo ancora conosciuto qualcuno a cui non piacesse – a parte a mio padre i primi tempi – aveva troppo fascino per non attirare la simpatia soprattutto di qualsiasi individuo di genere femminile.
Dal canto mio, non ero mai stata superficiale da scegliermi gli uomini in base all'aspetto fisico, ma era inutile negare che fosse estremamente sexy, e che la cosa mi piacesse. Certo, era dolce e gentile, aveva un buon cuore, ma anche dei muscoli molto virili ed un aspetto... perfetto.
Alla fine la nonnina finì per offrire da bere a tutti, così io decisi di pagarmi anche un terzo drink, fregandomene delle conseguenze: sarei stata un po' brilla, certo, ma almeno non sarebbero bastati tre bicchieri di alcol a farmi vomitare. Mi sarei svegliata con un tremendo mal di testa che due aspirine avrebbero fatto passare, quindi nulla di irreparabile.


KILLIAN POV

-Dormire? Ma perché dovremmo dormire, noi siamo sveglissime!- esclamò Emma, buttandosi dritta sul divano. Avevo lasciato che esagerasse un po', solo che quell'un po' era diventato parecchio... e Regina anche era abbastanza sbronza nonostante avesse bevuto meno, non per sua scelta ovviamente.
Per fortuna Robin si era contenuto dovendo guidare, e per fargli compagnia non avevo esagerato neanch'io.
Ora però avevamo due fidanzate completamente ubriache sul divano, che non sembrava avessero alcuna intenzione di farsi mettere a letto a dormire.
-Ehi, Capitano, tesoro mio! Vieni qui? Voglio riempirti di baci!
-Anche tu, Arciere! Sarò incinta ma non mi sono mica fatta suora!
Per un attimo io e il mio amico ci guardammo, poi scoppiammo a ridere per l'incredibile quadretto che si era formato.
Vedendo che non ci muovevamo, Emma si alzò dal divano e venne a tirarci entrambi per mano, mentre Regina applaudiva contenta.
Attirò Robin facendoselo quasi cadere addosso, e lo stesso fece Emma con me, senza il “quasi” però. Mi guardò sorpresa, e poi scoppiò di nuovo a ridere, facendomi cambiare posto con lei per poi sedermisi in braccio e baciarmi.
-Ti vuoi ammazzare, Swan? Non sono grasso, ma peso ugualmente qualche chilo più di te!
-Ma sta zitto, chi ti credi di essere... Hulk?!
Rideva senza motivo, e la battuta non faceva nemmeno ridere, ma la sua risata fu troppo contagiosa per lasciarmi indifferente.
In più da ubriaca mi piaceva, una volta che ci avevamo dato giù pesantemente in casa da soli, mi aveva chiesto di fare sesso sulla lavatrice accesa, e il giorno successivo ci eravamo svegliati sul divano, completamente nudi... e per fortuna non era passato nessuno dei suoi coinquilini vari.
Mi lasciai andare per un po' per svariati baci alcolici quanto passionali, e non potei negare che mi piacquero davvero molto, come sempre del resto.
-Ideaa!- esclamò improvvisamente, facendomi quasi venire un attacco di cuore -Perché non giochiamo a obbligo o verità? Sarà divertente, non ci gioco da una vita!
-Ma Emma, tesoro, non abbiamo mica 15 anni!- le feci notare, dandole una carezza sui capelli, ma quella scosse la testa.
-Io sono con Emma! Dai ragazzi, non siate noiosi... non avrete paura?- la appoggiò l'amica ubriaca, anche lei impossessatasi di Robin sul divano, accanto a noi.
Le due si guardarono sorridenti, io e l'uomo invece ci scambiammo un'occhiata un po' preoccupata, ma alla fine cedemmo. Magari in una decina di minuti si sarebbero stancate e avrebbero deciso che fosse ora di andare a dormire.
Ci mettemmo un po' più comodi, sistemando due poltrone di fronte al divano, e vi prendemmo posto io e Robin, in attesa che le due menti malefiche decidessero che fare.
-Inizio io, l'idea è mia- si fece avanti Emma -Amore, obbligò o verità?
Già solo il fatto che mi chiamasse amore sottolineava quanto fosse ubriaca, di solito certi nomignoli sdolcinati li usava solo quando eravamo soli, e soprattutto raramente.
-Mi fai paura in ogni caso... ma facciamo obbligo.- deglutii, mentre le si ampliava il sorriso, cosa che mi spaventò parecchio. Chissà cosa aveva in mente.
-Devi dare una sculacciata a Regina!
Le due scoppiarono a ridere per l'ennesima volta, io invece sbiancai voltandomi a guardare il fidanzato della mora. Anche lui sembrò piuttosto sconcertato, ma la sua ragazza era già in piedi, in attesa che facessi la mia mossa.
-Avanti Killian! Hai scelto obbligo, ora devi farlo!- mi incitò Emma.
Robin annuì, per farmi capire che per lui non ci fosse problema, quindi mi avvicinai a lei e molto cautamente, e probabilmente bordeaux in viso le diedi una pacca sul sedere, sotto il suo sguardo divertito.
-Non una carezza Hook... Emma ha detto una sculacciata!- fece, e senza darmi modo di reagire mi prese il polso per poi fare da sola, con molta più forza di quanta ce ne avessi messo io.
La mia ragazza batté le mani, e Regina tornò a sedersi ridendo come non l'avevo mai vista prima... sembrava quasi un'altra persona.
Ora però toccava a me, e non avevo la minima idea di cosa inventarmi, forse se avessi bevuto un po' di più avrei avuto le idee più chiare in questo gioco.
-Robin, obbligo o verità?- feci comunque, essendo la soluzione più semplice.
-Facciamo verità? Non mi fido di te, non si sa mai...
-Ah sì? Avevo un'idea innocua, ora però mi hai offeso!- lo minacciai -Vogliamo sapere il tuo sogno erotico, forza!
Mi scoccò l'occhiata più truce che mi avesse mai riservato, mentre le due ragazze aguzzarono le orecchie interessante. Forse avevano ragione, in fondo avrebbe potuto essere divertente anche alla nostra età.
-Allora?
-Beh...- fece, rivolgendo uno sguardo a Regina con la coda dell'occhio -Diciamo che... ehm, tipo in una delle sale operatorie di chirurgia, su un lettino... con Regina vestita per operare...- ammise, rossissimo in viso.
Scoppiammo a ridere nuovamente, e stavolta io seguii a ruota le ragazze: dovevo ammettere che aveva una grande immaginazione, e a pensarci bene non sarebbe dispiaciuto neanche a me una cosa del genere con Emma... sembrava piuttosto eccitante.
-Forse un giorno potremmo provarci...- disse infine la sua donna, guardandolo con un ampio sorriso che infine ricambiò. Avrebbe dovuto essermi grato se fosse riuscito a soddisfare quel desiderio.
-D'accordo, ora però tocca a me!- disse infine -Obbligo o Verità... Emma?
-Obbligo.
-Ci speravo! Vorrei che dessi una lezione al tuo ragazzo da parte mia... tre sculacciate belle forti e sonore credo andranno bene!
E da lì le cose degenerarono; le donne finirono per rimanere senza maglia, Regina ammise che il suo posto preferito per fare sesso fosse il davanzale della finestra di camera di Robin, e scoprii che Emma aveva perso la verginità alla sua festa dei 15 anni con Neal. Mi stupii, non credendo che fosse successo così presto, e dovetti ammettere che io invece la prima volta l'avevo avuta a 16 anni, negli spogliatoi della scuola con una cheerleader dai capelli rossi.
Si continuò a peggiorare sempre di più, fino a che alla fine non ci trovammo impalati di fronte a Regina ed Emma, che per un obbligo da parte della prima, si baciavano appassionatamente stringendosi anche con le braccia.
Guardai per un attimo Robin, sconvolto come me, poi tornammo a rivolgere l'attenzione alle due ragazze che non sembravano intenzionate a smettere. Era eccitante guardarle, nonostante tutto, e nonostante si sarebbero vergognate a morte, forse, se il giorno dopo si fossero ricordate.
-Ragazzi, avanti, unitevi!- fece Emma, fermandosi -Facciamo una cosa a quattro, sarà divertente per una volta! Non so quando sarò di nuovo così ubriaca, approfittiamone!
Se prima ero sbiancato, ora probabilmente si sarebbe tranquillamente potuto dire che avessi assunto il colore della morte, in più i miei muscoli facciali non accennavano a smuoversi.
Non poteva dire sul serio... non poteva. Scoccai un'occhiata al mio amico, e sembrava paralizzato più di me di fronte a tale proposta.
-Dai, una mossa uomini! Possiamo andare sul letto in camera nostra, di sopra... è piuttosto grande!- ci incitò Emma, e Regina annuì.
-Già, non abbiamo tutto il tempo del mondo! Insomma, abbiamo iscritto Emma al seminario per la missione di chirurgia in Iraq, e sono sicura che le piacerà e vorrà partire! Anche se ci sarà August, hanno fatto pace col bastardo, quindi...
Fu allora che calò il silenzio. Al mattino avevo chiamato Regina per chiederle il favore di iscrivere Emma al seminario, almeno perché andasse a sentire. Il giorno prima al mare avevo capito quanto ci tenesse pur credendo di non poterci andare, quindi avevo voluto farle una sorpresa.
Ma non era quello il modo in cui avrebbe dovuto saperlo.


 

Tutto ciò che l’esperienza si degna di insegnarci, ce lo insegna attraverso la sorpresa.
(cit. Charles Sanders Peirce)


























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso ecco il capitolo :) E' un po' più corto del solito -ma sono comunque sei pagine- ma dovevo necessariamente finire in questo punto, quindi stavolta non potevo allungarlo xD
Mi sono divertita anche qui a scrivere dei loro momenti piacevoli al mare, e soprattutto della post bevuta tra amici xD
Però era anche tempo di smettere con la troppa tranquillità, quindi alla fine... vogliono spingere Emma a partire per farla felice.
Un abbraccio, e alla prossima! :*
 

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Capitolo 7
*** A hard choice ***


A hard choice














KILLIAN POV

Come immaginato calò in silenzio: in quel momento la cosa a quattro non mi dispiacque più così tanto, sarebbe stata molto più semplice della situazione attuale.
Per quanto Emma fosse ubriaca non era stupida, e aveva colto bene ciò che Regina aveva rivelato: maledetto alcol! Mi sarei dovuto ricordare di non farla bere mai più in compagnia dell'altra, soprattutto in certi momenti.
-Cosa cazzo vuol dire che mi avete iscritta al seminario?- domandò, puntando l'indice verso di me.
-Ehm... non possiamo parlarne domani, tesoro?
-No, non possiamo parlarne domani amore. Allora che cosa vuol dire?- si alzò barcollante e mi raggiunse sulla poltrona, sedendomisi in braccio. Non seppi definire bene il perché ma ebbi un po' di paura, la sua reazione alla notizia non era stata molto chiara... o forse non aveva ancora reagito, in realtà.
-Ehm... sei sicura di non voler aspettare di essere sobria?
-Tesoro mio. Mi avete rovinato l'idea della cosa a quattro, che sarebbe stata moooolto più divertente! Quindi ora apri queste tue dannate labbra sexy e parla, prima che te le strappi a morsi.
Deglutii, iniziava davvero a fare paura. Ma forse era meglio parlare, anche perché c'era una piccola possibilità che il giorno dopo non avrebbe ricordato più niente.
Regina aveva una mano alla bocca, come per dire “Ops, mi è scappato!”, ma era comunque inutile prendersela con lei, era una persona seria ed era stato l'alcol a parlare.
-Se prima facciamo la cosa a quattro e poi te lo dico?- proposi, nel tentativo di trovare un'ultima scappatoia, e per questo ignorai lo sgomento dello sguardo di Robin, che probabilmente avrebbe voluto uccidermi molto volentieri.
-No, ormai mi hai tolto l'entusiasmo. Parla, pirata! E vuoi che ti stacchi anche l'altra mano? Voglio vederti a girare con due uncini... oddio, saresti comico- scoppiò improvvisamente a ridere, per poi baciarmi come se nulla fosse.
D'accordo, non era la prima volta che vedevo gli effetti dell'alcol su di lei, ma sembrava essere messa peggio del solito. Forse incideva anche il fatto che fossimo in compagnia, quando eravamo soli e ubriachi finivamo la maggior parte delle volte per fare sesso, o al limite ad addormentarci ancora seduti sul divano.
-Va bene Emma. Senti, ieri al mare... so che hai detto di non poterlo fare, ma ho visto la tristezza nei tuoi occhi esponendo le varie motivazioni. E io ti amo, quindi voglio che tu sia felice... e ho chiesto a Regina di metterti in lista per il seminario, perché era a numero chiuso. Tutti quelli che parteciperanno, se vorranno potranno partire per la missione in Iraq.
-Ma perché l'hai fatto, brutto idiota! Ora non so se riempirti di baci o di pugni, tanto da farti nero!- esclamò nervosa, battendo col piede per terra -Tu non mi ascolti quando parlo?! Ho due figli Killian Jones, una dei quali ha due mesi! Due mesi! Una bambina di due mesi ha bisogno di sua madre, vuoi mettertelo in chiaro in quella zucca vuota?! Lily ha perso la sua mamma, e io sto facendo di tutto perché ciò non le pesi mai! Lavoro dieci ore al giorno, e il resto del tempo faccio la madre e la fidanzata! E dormo... quanto, quattro ore a notte, per avere il tempo di fare tutto! Ma no, non mi pesa... no. Perché io vi amo! Amo te, amo Henry, amo Lily... voi siete la mia famiglia, e siete ciò che ho di più importante! Anche la chirurgia è tra ciò che ho di più importante, ma un gradino sotto di voi! Prima non era così, sai? Fare la madre di un solo bambino era più semplice... poi sei arrivato tu! Sei arrivato tu e mi hai sconvolto la vita, me l'hai distrutta! Non guardarmi così, me l'hai distrutta in positivo... ma sempre distrutta è! Avevo dei sogni, una volta... avevo dei grandi progetti per la mia carriera... e sì, sarei partita per l'Iraq in quelle circostanze. Fin da bambina il mio sogno è stato quello di salvare vite... sai, non l'ho maaai, ma davvero mai detto a nessuno... però quando avevo sette anni, io ero con la nonna quando è morta. Mamma pensava fossi in cameretta, invece no! Ero con la nonna, e lei non respirava... e non ho potuto farci nulla! Nulla! Sai, ho chiamato la mamma, e il papà... ma nessuno dei due ha risposto! Così le ho tenuto la mano, finché non è morta... era la mia nonna preferita, Eva Swan. È da lei che ho voluto prendere il cognome poi, sai? Mi faceva sempre dei bei regali, bambole fatte da lei... mi faceva compagnia quando mamma e papà erano a lavoro, mi coccolava e raccontava storie quando avevo la febbre... e l'ho vista morire. Davanti ai miei occhi! E non ho potuto farci niente!
Le lacrime che aveva iniziato a versare divennero un diluvio, e la strinsi forte a me per lasciarla sfogare, senza trattenere il pianto insieme a lei.
Ecco perché aveva voluto diventare medico, ecco perché per lei era tanto importante salvare vite; inoltre non riuscivo neanche ad immaginare una bambina di cinque anni assistere alla morte di sua nonna, che per lei doveva essere come una seconda madre. Invece di finire sconvolta in terapia da uno psicologo, non aveva detto nulla neanche ai suoi genitori e aveva deciso di diventare medico. Così piccola, così innocente, eppure già così forte. Così... così Emma, la donna di cui mi ero innamorato.
-Sai Killian? In Iraq ci sono i padri di qualcuno, i fidanzati di qualcuno, i mariti di qualcuno... e forse anche i giovani nonni di qualcuno. Lo so che tre mesi non cambieranno anni di sofferenza, ma possono fare la differenza. Posso salvare più di una vita, restituire più di un uomo alla propria famiglia! E lo voglio tanto, davvero tanto! Ma non posso... perché anch'io sono la madre di qualcuno, e la fidanzata di qualcuno... e magari un giorno la moglie di qualcuno. Certo, non avremo mai un bambino io e te... e mi dispiace tanto Killian, tantissimo. Mi avrebbe potuto aiutare, sai, vedere la distruzione per dimenticare i miei problemi, convincermi ulteriormente di quanto sia fortunata... ma non posso! E ora tu mi fai questo, e io non so cosa fare... ti odio!- gridò, per poi stringermi ancora più forte e baciarmi, baciarmi con trasporto, e perfino con amore pur senza la sua lucidità.
Io ero un cumulo di sentimento contrastanti: affetto verso di lei, felicità per i sentimenti forti che provava per me, dolore per il suo dolore.
-Perché sei così buono con me Killian, perché rendi così facile amarti... perché sei così perfetto- singhiozzò, tra lacrime e baci, e io non potei fare a meno di piangere ancora di più.
Non ero affatto perfetto, non lo ero... perché nonostante tutto, non la volevo lontana da me, non la volevo in un luogo pericoloso. Continuavo a ritenere giusto ciò che avevo fatto per lei, solo perché l'amavo... solo perché la sua felicità contava per me più di qualsiasi altra cosa... quindi in fondo era stato puro egoismo. Rendendo felice lei avrei reso felice me... e ciò non mi rendeva perfetto. Eppure ai suoi occhi lo ero, ero perfetto agli occhi della donna perfetta.
-Domani ne riparliamo amore mio, però voglio che tu ci vada. So che lo vuoi. Io mi prenderò cura di Henry, di Lily, e ti chiamerò tutti i giorni... ma non voglio che tu ti perda niente. Non voglio che tu metta un freno alla tua carriera, al tuo sogno. Io mi sono innamorato della dottoressa super impegnata che mi ha curato, e non voglio che cambi. Hai capito, stupidina?
-Ho capito, cretino- sorrise tirando su col naso, e mi accarezzò la guancia con dolcezza.
Eccolo il principale motivo per cui avevo deciso di assecondare il suo desiderio: il suo sorriso radioso e perfetto, perfino da sbronza e con gli occhi rossi e gonfi per il pianto.
Sapevo che il giorno dopo avremmo avuto tanto di cui parlare, a mente lucida, e avremmo approfondito anche la questione August. Non ero contento che le sarebbe stato vicino: nonostante si fossero chiariti, io non avrei mai superato quello che le aveva fatto. Mai. Le aveva fatto un male troppo grande per essere perdonabile, ed era stata capace di uscirne solo perché estremamente forte e determinata.
Adesso, però, era ora di portarla a letto a dormire... e se avesse voluto prima fare l'amore non le avrei detto di no. Sapevo che farlo la aiutava spesso anche ad allentare la tensione, a rilassarsi: me n'ero reso conto soprattutto quando alcuni giorni tornava a casa estremamente stanca, e una volta in camera mi spogliava invece di mettersi il pigiama e dormire.
-Andiamo a letto, amore?- mi sussurrò all'orecchio -Anche se mi avete tolto la voglia della cosa a quattro, quella a due c'è ancora...- sorrise, e io scossi la testa divertito.
Solo allora mi guardai attorno e mi accorsi che fossimo soli; Robin, come sempre, aveva avuto il buon senso di fare la cosa giusta.
Allora mi alzai e la presi in braccio tra le sue risate, e salii le scale per portarla in camera nostra e posarla sul letto, dove la raggiunsi senza perdere tempo.

 

***

 

Avevamo tacitamente stipulato l'accordo di parlare dell'accaduto della sera precedente – solo della “sorpresa”, non dei divertimenti dovuti all'alcol di cui sarebbe stato meglio non fare mai più parola – soltanto quando il terribile mal di testa post sbornia di Emma fosse passato.
Mi sedetti sul letto e le porsi il bicchiere di aspirina insieme ad un biscotto alle gocce di cioccolato, i suoi preferiti.
-Grazie... ma perché non mi hai fermata ieri sera, dovevi ricordarmi che ho il lavoro...- si lamentò, mandando giù la medicina con espressione disgustata, quindi diede immediatamente un morso al biscotto.
-Io l'ho fatto ma tu hai detto “tanto inizio dopo pranzo”... e poi avevi tanta voglia di bere!
-Lo so, lo so, scusa. Non è colpa tua.- fece poi strizzando gli occhi, e si poggiò contro lo schienale del letto. Mi sedetti quindi accanto a lei e le cinsi le spalle, per poi darle un bacio sulla fronte.
Il mio mal di testa era stato molto più leggero avendo bevuto decisamente meno, ed era già passato; erano le undici, e sperai che per le due fosse in forma, o non sarebbe stato un gran ritorno al lavoro.
Rimanemmo insieme in silenzio per una mezz'ora buona, nella quale chiuse gli occhi aspettando che l'aspirina iniziasse a fare effetto e farla sentire meno uno straccio. Forse avrei dovuto dare ascolto alla nonnina, e fermarla dopo il secondo drink dato che se li era scelti tutti con un tasso alcolico piuttosto elevato.
-Killian- fece improvvisamente, e si voltò su un lato per guardarmi in faccia -toglimi una curiosità...
-Tutto quello che vuoi tesoro.
-Potresti pentirtene...- sorrise, alzando un sopracciglio -Voglio sapere cosa avresti risposto per... la cosa a quattro. Se non fossimo stati interrotti.
Aprii la bocca sorpreso di quella domanda, ma poi la richiusi... in fondo a Emma piaceva essere diabolica ogni tanto. Beh, abbastanza spesso in realtà.
Decisi quindi di stare al gioco.
-Beh... diciamo che preferirei una cosa a tre, sai. Io e due donne, ovviamente. Ma forse...- ammiccai, accarezzandole un fianco sotto il lenzuolo, l'unico che copriva il suo corpo nudo perfetto.
-Sei un pervertito... io almeno ero ubriaca, tu che scusa hai...
-Che sono un uomo- sorrisi, per poi stamparle un bacio sulle labbra, prima di tuffarmi sul suo collo mentre lei scoppiava a ridere.
 

-Mi stai viziando Killian Jones- fece la bionda, gustandosi il suo sushi. Non c'era stato abbastanza tempo per mettermi a cucinare prima che andasse a lavoro essendoci già alzati tardi, quindi ero andato a prendere degli involtini primavera e del sushi, conoscendo il suo amore per la cucina orientale.
-Te lo meriti Emma Swan... senti, pensi che magari sia il momento di parlare di... quella cosa?
A quel punto rimase in silenzio e puntò gli occhi nei miei: chissà cosa le passava per la mente in quel momento.
In ogni caso, alla fine annuì.
-Spero non sia arrabbiata del fatto che mi sia preso questa libertà. E di certo non volevo lo sapessi in quel modo. È solo che... si capiva quanto tu ci tenessi, e ho voluto... darti l'opportunità che non avevi il coraggio di prenderti.- le spiegai, facendo così incurvare le sue labbra in un piccolo sorriso.
-Non sono arrabbiata con te. In realtà vorrei solo riempirti di baci, però Killian, sai che non posso part...
-Shh- la fermai, portandole l'indice davanti alle labbra -Tu almeno vai al seminario, senti ciò che hanno da dire... non è obbligatorio partire.
Sospirò, e tornò a guardarmi negli occhi senza sapere cosa dire. Capivo il suo stato d'animo, e soprattutto sarei stato meglio se fosse rimasta con me... ma la amavo troppo per lasciare che rinunciasse ad un'opportunità così importante per lei; la sua felicità era troppo fondamentale perché gliela negassi.
In fondo, se fosse partita, sarebbero stati solo tre mesi. Io mi sarei preso cura dei bambini, l'avrei videochiamata ogni giorno, e mi sarei allenato con la protesi anche al molo. E una volta tornata, avrei potuto mantenere la promessa del giro in barca per mare. Forse avremmo potuto gestirla così la nostra vacanza, usando una barca per spostarci... sarebbe stato bello.
-D'accordo. Andrò al seminario.- disse infine, poi lasciò le posate sul tavolo e si alzò per sedersi sulle mie gambe e abbracciarmi forte, affondando la testa nella mia spalla.
La strinsi forte anch'io, amavo quei suoi momenti di dolcezza... valeva la pena farla felice.
-Poi senti, ci sarà August, avete detto? Scusa, è che ero ubriaca e non ricordo bene...
-Sì. E questo... questo non mi piace. Lui è... ti ha fatto qualcosa che non potrò mai perdonargli.- ammisi, staccandomi leggermente per poterla guardare.
-Sta' tranquillo Killian. È l'ultimo dei miei problemi... se mai dovessi decidere di andare, non avrei nemmeno il tempo di dirgli “ciao”. E comunque lui è... sta cambiando, ci siamo chiariti e lo sai.
-Certo che lo so, ma ciò non cambia che io non possa perdonarlo. E saperti lì con lui mi... mi mette i brividi.
-Non mi farebbe niente- disse con tono deciso -E se anche ci provasse, mi troverebbe preparata. Quella volta ero ubriaca, non avevo forze e... senti, non parliamone non mi va. Sto bene, quindi lasciamo perdere, avanti- mi pregò, con un sorriso rassicurante.
Forse sarebbe stato davvero il caso di smetterla di chiedermi se l'avesse superata sul serio... in fondo non sembrava mai strana o turbata, se non per il lavoro. In più il sesso non le causava mai problemi... anzi.
-Va bene. Allora, visto che non ci sono problemi andrai a quel seminario.
-Ci andrò. Ma non assicuro nulla, ok? Potrei restare della mia idea.
-Lo so, e va bene così. Mi basta tu sia sicura di quello che fai.
Non potei fare a meno di perdermi nei suoi meravigliosi occhi verdi, che ogni volta finivano per essere il mio rifugio preferito. Erano pieni d'amore, un amore che nessun altro era mai stato in grado di darmi in maniera tanto intensa. Era uno dei mille motivi che non mi faceva mai dubitare del fatto che saremmo stati sempre una famiglia: lei era la mia casa.
-Cosa ho fatto per meritarmi un uomo tanto perfetto?- sussurrò, con commozione nella voce.
-Mi hai salvato la vita. Tu mi hai reso ciò che sono... e non sono perfetto, affatto. Ma cerco di essere la versione migliore di me... per te, per la famiglia che già abbiamo.
Ci sorridemmo ancora una volta, prima che si gettasse nuovamente tra le mie braccia.
Una donna così, era solo da sposare.

 

***

 

EMMA POV

Entrai nella sala incerta, Regina dovette quasi spingermi dentro perché non cambiassi idea all'ultimo momento.
Era incredibile pensare che fosse stato Killian a mandarmi lì, lui che primo fra tutti si sarebbe preoccupato ogni giorno della mia incolumità. Quella a cui sarei mancata maggiormente, oltre che ai bambini.
-Ciao Emma...
Mi voltai e mi trovai August davanti, con un sorriso nervoso. Rimasi a bocca aperta il primo istante: pur sapendo che avrebbe fatto volontariato per scontare la sua pena, non avevo pensato che avrebbe potuto presentarsi anche al seminario.
-Ciao August- sorrisi a mia volta, cercando di non mostrarmi nervosa. Era strano rivederlo in ospedale, nonostante gli avessi fatto visita un paio di volte a casa sua -Come stai?
-Tutto bene, grazie. Tu? Non sapevo saresti venuta...
-Tutto a posto. Beh, fino a ieri neanch'io lo sapevo, diciamo che mi hanno fatto una sorpresa... però non so se partirò.
-Capisco... come stanno i bambini?
-Stanno bene, sono dai nonni da ieri... andrò a prenderli dopo il lavoro. Beh, ci... andiamo a sedere?
Solo quando mi voltai per cercare dei posti vuoti notai gli sguardi di molte persone era rivolti verso di noi; ovviamente avrei dovuto aspettarmelo, tutti sapevano cos'era successo ormai.
-Ehi, non c'è nulla da guardare, andatevi a sedere marmocchi!- esclamai dopo essermi mentalmente accertata che quelli che ci fissavano fossero tutti più piccoli.
Quelli fortunatamente mi diedero subito retta spaventati ed andarono a mettersi seduti, e lo stesso feci io con August, che sembrava piuttosto a disagio. Non che non lo meritasse, era stato lui a cercarsi la situazione in cui si trovava, però la gente incapace di farsi gli affari propri mi dava sui nervi.
Ciò che era successo erano soltanto affari miei, e di nessun altro. In più lui sembrava davvero stare facendo del suo meglio per meritarsi di essere perdonato.
-Emma! Cosa ci fai qui!
Saltai quasi sul posto prima di voltarmi e trovarmi davanti un Neal piuttosto sorpreso mentre prendeva posto accanto a me, al lato destro.
-Ciao Neal, non farmi venire i colpi santo cielo! Sono venuta a sentire... non lo so.- gli spiegai, dopo averlo salutato con due baci sulle guance.
-Non pensavo che il tuo ragazzo ti avrebbe lasciata venire... soprattutto quando c'è anche questo qua- aggiunse accennando ad August -Vuoi che ci spostiamo? Con che coraggio ti si siede vicino, mi chiedo...
-Ehi- lo fermai mentre già mi stava tirando per una mano per farmi alzare -Va tutto bene, io gli ho chiesto di sederci. Non guardarmi così. E comunque è proprio il mio ragazzo ad avermi fatta iscrivere, perché ha capito quanto ci tenessi.
Rimase a bocca aperta mentre si risedeva sorpreso, lanciando ancora un'occhiata di disapprovazione ad August. Ovviamente non mi aspettavo capisse la mia scelta, ma essendo un uomo adulto avrei voluto che non si comportasse come un ragazzino.
Solo in questo momento mi venne in mente che se fossi partita, oltre ad un'altra decina di persone sarei stata con entrambi i miei ex fidanzati. Chissà se Killian ci aveva pensato prima di iscrivermi, se questo gli avesse fatto sorgere ulteriori dubbi... ma non mi importava, l'importante era che, aldilà della mia scelta, avesse deciso di volermi fare felice.
Il tempo per pensare e chiacchierare finì, quando entrarono tre medici, due uomini e una donna con giacche da militari.

 

Mentre aspettavo che Killian mi venisse a prendere per farci la strada insieme a riprendere i bambini, ripensai ancora alle scene a cui avevo assistito in quella sala.
I medici, ad accompagnare le parole ci avevano mostrato dei filmati per farci davvero capire come fosse lavorare sul campo di guerra. Erano dei video-diari di alcune delle loro giornate lì, dalle prime volte ai tempi più recenti.
Uomini che arrivavano negli accampamenti in barelle grondanti sangue, e solo un attimo di esitazione avrebbe voluto dire la loro morte: i dottori erano veloci, preparati, all'arrivo di ogni paziente ce n'era sempre almeno uno che accorreva subito per cercare di stabilizzarlo.

Un'orda di barelle continuava ad entrare nell'accampamento; una, due, tre, cinque, otto, dieci, quindici, venti.
-Signore, cosa è successo qui! Se continuano ad arrivare non avremo più posto!- esclamò una ragazza in preda al panico, mentre già era intenta a cercare di fermare l'emorragia ad un giovane uomo ferito all'addome.
-Dottoressa, è esplosa una granata. Ne devono arrivare altri 13, cercate di dare a tutti un primo intervento perché possano sopravvivere per essere operati.
-Sì signore.
Poi la scena sfumò, e apparve la stessa dottoressa in primo piano.
-Sono la dottoressa Ashley Boyd, al mio tredicesimo giorno di servizio. E i morti sono già... più di quanti ne abbia mai visti prima d'ora. Quando ho chiesto di entrare nel programma, non sapevo cosa mi sarei trovata davanti... e invece... ho visto morire ragazzi giovanissimi. Oggi le vittime sono state cinque, e tre di loro avevano tra i 18 e i 19 anni. Avevano ancora tutta la vita davanti, avevano delle ragazze ad aspettarli a casa... impazienti di riabbracciarli...- la voce della ragazza si spezzò, e fece una lunga pausa di quasi un minuto prima di riuscire a parlare di nuovo.
-Però non tutti muoiono. Su 37 pazienti gravi, 32 sono sopravvissuti. Li abbiamo salvati noi. Io stessa ne ho salvati sei. Quando vedi una barella arrivare non ci pensi... ti butti e cerchi di fare l'impossibile per salvare la vita che hai tra le mani. In due settimane, ho imparato tecniche che non mi sarei mai neanche sognata... tracheotomie d'urgenza eseguite in neanche dieci secondi, amputazioni disperate e quasi improvvisate senza neanche il tempo di prepararsi... Ho dovuto tagliare il braccio ad un ragazzo di 25 anni. Fino alla spalla. Qui a nessuno interessa se sei uno specializzando del terzo anno o un chirurgo con anni di esperienza... qui conta essere pronti, essere capaci, non farsi fermare dalla paura. Non avevo mai eseguito un'amputazione prima d'ora, e privare una persona di un arto intero sembra... disumano- lacrime amare scendevano lungo le sue guance, eppure in lei c'era una luce particolare, una luce piena di speranza e determinazione.
-Non sapevamo se questo gli avrebbe salvato la vita, e invece... invece dopo due ore ha aperto gli occhi, e mi ha abbracciata con l'unico braccio che ancora aveva. Mi sono scusata per non aver potuto far nulla per l'altro... ma a lui non importava. Per quasi cinque minuti non ha smesso di ringraziarmi, e di ripetere quanto mi fosse grato. Riceviamo continuamente chiamate, e sua moglie ha voluto parlare con me... mai, mai avevo visto tanta gratitudine da parte di un essere umano, qui non è come in ospedale. In ospedale a volte da te si aspettano l'impossibile, la famiglia ti insulta se amputi anche un solo dito... qui invece sei un eroe per ogni vita che salvi. Per ogni patriota del tuo paese che riesci a salvare dalla morte... essere qui ti fa aggrappare alla vita più che mai. Ti fa pensare a quanto tu sia fortunato ad avere una casa, una famiglia che ti ama... un fidanzato premuroso, o dei bambini che aspettano con ansia il tuo ritorno. Qui dimentichi i problemi che avevi prima di partire, semplicemente spariscono... perché ti rendi conto che in confronto a questo massacro, lo stupido problema con cui sei partito è... niente. Ascolti le storie di questi soldati, di questo eroi, mentre ti prendi cura di loro... e capisci quanto ciò che davvero conta è solo riabbracciare chi ami, e dirgli che d'ora in poi tutto andrà bene, tutto sarà perfetto. Poco fa ho chiamato Thomas, prima di partire avevamo litigato, ma... gli ho chiesto di sposarmi, quando fossi tornata. Io a lui!- alle lacrime si unì un gran sorriso che faceva risplendere gli occhi di Ashley -E' rimasto in silenzio, probabilmente pensava fossi impazzita... e poi... poi mi ha chiesto di spiegargli il perché al mio ritorno ma... ha detto di sì. Quindi, fra due mesi e mezzo sarò tra le sue braccia a scegliere le date per il nostro matrimonio. Sfrutterò il tempo che mi rimane per far sì che altre fidanzate possano rivedere i loro amati e sposarli, formare una famiglia. È dura, in due settimane avrò dormito tra le due e le quattro ore a notte, ma quando vedi qualcuno passare dal filo tra la vita e la morte, alla parte della vita... l'adrenalina ti riempie corpo e mente, e sei già pronta a salvare un nuovo eroe.

Ashley Boyd era la dottoressa lì presente, con un video-diario di due anni prima. Era tornata a casa dopo i suoi tre mesi, e si era sposata con Thomas. Però non era rimasta con le mani in mano, era tornata altre due volte sul campo, e l'ultima, era tornata un mese fa perché incinta.
Aveva detto di aver deciso di non partire più, per dedicarsi alla sua famiglia, ma era felice di ciò che aveva fatto. Era cresciuta umanamente, era maturata e pronta a dare una mano a noi che volevamo intraprendere per la prima volta questo viaggio.
Avevamo visto altri filmati, degli altri due dottori e di alcuni non presenti, ma lei era quella che più mi aveva colpito perché ero riuscita a vedere me stessa. Era partita in seguito alla perdita del suo bambino per una malattia incurabile dopo il suo primo giorno di vita, e mesi di dolore e problemi con Thomas a causa di ciò. Ed erano bastati pochi giorni sul campo per tirarsi su, e dimenticare i problemi per apprezzare ciò che ancora aveva.
Adesso sarebbe stata madre di due splendidi gemelli, e avrebbe avuto una vita piena e senza rimpianti. Avrebbe continuato a salvare vite negli ospedali, ma allo stesso tempo si sarebbe dedicata ai suoi cari.
“Ora è il vostro turno di trovare la vostra strada” aveva detto “Non tutti i presenti partiranno, e non vi biasimo, è dura. È davvero dura. Ma chi lo farà, tornerà a casa come una persona nuova... e la sua vita sarà ancora più felice di come lo è adesso, perché apprezzerà e gioirà di piccoli dettagli che ora neanche riesce a notare”.
-Amore, scusa il ritardo! Sono venuto a piedi, l'autobus oggi non passa! Per fortuna tu hai la macchina...
-Killian!- saltai in piedi tornando al presente e lo abbracciai forte, poi gli diedi un bacio che non tardò a ricambiare.
-Anch'io sono felice di rivederti... mi sei mancata in queste... sette ore- sorrise, per poi darmi un altro bacio veloce -Com'è andata?
-Bene, ho passato cinque ore a operare un cervello... e sono da poco uscita dal seminario...
-Oh... quindi?
-Quindi ti amo Killian. Ti amo tanto. E io lo so che non devo chiedere il permesso a nessuno per fare ciò che voglio, ma in questo caso devo farlo perché non si tratta solo di me.- dissi, cercando di non scoppiare a piangere.
Mi sarebbe mancato, mi sarebbe mancato tanto... mi sarebbero mancati Henry e Lily, però la mia convinzione a non partire si era sgretolata. Ne avevo bisogno.
-Hai deciso di partire, vero? Non posso dire di esserne felice, perché mi mancherai da morire... ma hai il mio pieno appoggio. Io sarò qui ad aspettare il tuo ritorno, sempre.
Le lacrime che avevo trattenuto si riversarono prepotentemente, e l'uomo mi strinse dolcemente a sé, lasciando che mi sfogassi tanto da bagnare la sua t-shirt.
-Ti amo. Grazie... anche tu mi mancherai, ma quando tornerò saremo ancora più felici. Te lo prometto.
Un uomo così, era solo da sposare.


 

In un minuto c'è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà.
(cit. Thomas Stearns Eliot)































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Non posso crederci, sono riuscita a fare come avevo pensato, e ho postato prima il capitolo di questa FF xD Bene!
Nella prima parte, durante il discorso "ubriaco" di Emma, si sono scoperte un po' di cose su di lei... il motivo del suo cognome, e perché ha deciso di diventare medico. Ha anche detto delle cose "dure" nei confronti di Killian, ma comunque gli ha fatto capire che nonostante tutto l'ha resa felice... e la mattina dopo sono anche riusciti a parlare da sobri.
La seconda parte invece è basata sulla scelta di Emma...
Mercoledì sera dovrei postare l'altra ff credo, se ce la faccio. Non ne ho idea... perché giovedì finalmente parto (non ci posso credere che manchi già così poco alla con!), e torno tra domenica notte e lunedì mattina praticamente xD Questa ff quindi slitterà alla settimana prossima, se sarò ancora viva ovviamente. Cosa di cui dubito fortemente, ma vabbé :P

Grazie come sempre a tutti, un grande abbraccio :*

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Capitolo 8
*** Worse than a nightmare ***


Worse than a nightmare

 











EMMA POV

Rigirai ancora una volta il cucchiaino nel caffè, quindi lo lasciai andare e mi poggiai contro lo schienale chiudendo gli occhi.
Io, Killian, i bambini e Regina eravamo seduti in silenzio al bar dell'aeroporto di Boston, mi avevano accompagnata tutti: il giorno fatidico era arrivato, alla fine. Sarei partita per tre mesi in Iraq a fare esperienza in campo di guerra come medico, e all'improvviso non ero più tanto sicura di volerlo fare.
Cosa diavolo mi era saltato in mente?! Come avevo potuto prendere una decisione del genere? Avevo il mio lavoro, la mia casa, i miei figli, il mio uomo, la mia famiglia, i miei amici... la mia vita era già perfetta così com'era! Come avrei fatto per tutto quel tempo senza le persone che amavo?
Aprii gli occhi di scatto e presi il caffè ormai freddo mandandolo giù in un sorso, e attirando così gli sguardi preoccupati dei miei accompagnatori.
-Emma, stai bene?- mi domandò cauto Killian, prendendomi la mano.
-Sì...- sussurrai e gliela strinsi, cercando di cacciare indietro le lacrime... non volevo mi vedessero piangere, soprattutto i bambini.
La notte precedente io e Killian avevamo fatto l'amore per ore, per crollare addormentati soltanto verso le cinque del mattino, il che mi aveva permesso di riposare un paio d'ore.
Poi ci eravamo preparati, avevo fatto fare colazione a Lily ed avevamo raggiunto l'aeroporto con la macchina di Regina, che mi aveva ricordato di essere incinta e solo nel primo trimestre, e non malata. In ogni caso, non avevo ancora avuto il tempo di piangere.
-Mamma, ci chiamerai tutti i giorni vero? Col video?
-Certo ragazzino, te l'ho già promesso! Perché credi mi sia comprata questo telefono ultra tecnologico altrimenti?- sorrisi, accennando al mio cellulare di ultima generazione sul tavolo. Ne avevo scelto uno con uno schermo abbastanza grande, connessione veloce e buona videocamera interna, in modo da poter godere al meglio delle chiamate su skype coi miei cari.
Certo, questo non avrebbe colmato il vuoto che sicuramente mi avrebbe lasciato la loro mancanza, ma era sempre meglio di niente: se mi fossi impegnata, le giornate sarebbero volate, quindi anche le settimane e i mesi. E in men che non si dica sarei di nuovo stata in aeroporto, per il mio ritorno. Forse dopo il lungo viaggio avrei preso di nuovo il caffè in quello stesso bar, ma l'avrei gustato con molto più piacere.
-Lo sai che se non sei sicura puoi mollare anche ora, vero?- mi ricordò Regina -Però... io trovo tu abbia scelto bene, è ciò che vuoi. Ora... sei solo triste perché stai per partire, e mancherà anche a me ubriacarci e divertirci insieme, ma so che quando sarai lì riaffioreranno i motivi per cui hai voluto farlo.
Annuii poco convinta, e presi la mano anche a lei guardandola negli occhi.
-Quando tornerò tu sarai già bella ingrassata...gonfia...- cercai di fare un sorriso, che si ampliò alla sua espressione infastidita. Avevamo parlato spesso negli ultimi giorni, e nonostante ormai fosse convinta di volere quel bambino, non era comunque contenta di doverlo partorire lei.
-Tu osa prendermi in giro, e la tua faccia sarà la prossima cosa ad essere gonfia- mi minacciò, poi scoppiammo a ridere tutti insieme. Era inutile, lei sarebbe sempre stata la persona più brava a farmi tornare il sorriso sulle labbra.
Non che Killian e i bambini non lo fossero, ma era una situazione diversa.
“Per volo privato 41325 in partenza alle ore 12.55 e diretto a Baghdad, imbarco immediato presso il gate A13”.
Mi alzai in piedi insieme agli altri, percorrendo le loro figure con lo sguardo, e non riuscii più a trattenermi.
Scoppiai in lacrime, poco importava la mia divisa da militare che mi faceva sembrare dura: non ero dura, non lo ero affatto, e volevo soltanto stringermi a loro e tornare a casa, tornare a dormire e risvegliarmi nel letto con Killian. Poi, preparare la cena ed infine metterci davanti alla TV a guardare un film insieme ai bambini.
E invece sì, avrei dormito, ma mi sarei probabilmente risvegliata dopo 10 ore, direttamente a Baghdad... e non nel mio letto. Non con Killian, non con Henry, non con Lily. E non ci sarebbe neanche stata la mia migliore amica a rassicurarmi.
-Tesoro ti prego, non piangere o poi piango anch'io e non va bene...- sussurrò Killian stringendomi forte a sé, e baciandomi la fronte.
Io a mia volta mi strinsi a lui, e continuai a far uscire copiose tutte le mie lacrime, presto raggiunte da rumorosi singhiozzi.
-Mi mancherai, mi mancherai tantissimo... se solo avessi realizzato prima come mi sarei sentita, forse non avrei preso questa decisione... sono una stupida! Ma a chi voglio darla a bere? Io non posso farcela, non sono abbastanza forte per questa cosa...
-Sì che puoi farcela! Se c'è qualcuno che può, quel qualcuno sei tu... insomma, me la ricordo la tipa cazzuta che mi ha salvato la vita nonostante fossi quasi una causa persa... sei una donna forte Emma, e con le palle... se ti tiri indietro ora te ne pentiresti sicuramente. Io e i bambini non andiamo da nessuna parte, ti aspetteremo qui.
Allontanai di poco il viso dalla sua spalla quanto bastò per guardarlo in faccia: anche lui era triste, e non stava cercando di nasconderlo, ma nonostante ciò stava sorridendo rassicurante.
Sapevo che mi avrebbe aspettata, non avevo mai avuto dubbi a riguardo... ma come avrei fatto io ad aspettare tre mesi per poterlo riabbracciare?
Lasciai che mi asciugasse le lacrime, poi lo baciai sulle labbra con forza, sperando che quel bacio che vi rimanesse impresso per tutti i mesi di lontananza.
Quando riuscii a lasciarlo andare, abbracciai i miei bambini, chiedendomi se davvero non mi avrebbero odiata per questa scelta. E Lily... si sarebbe ricordata di me? O mi avrebbe dimenticata?
Infine abbracciai Regina, che mi strinse forte per infondermi coraggio; -Ti saluterei come si deve, ma non è il caso ora...- sussurrò divertita, riferendosi al nostro piccolo incidente dovuto all'alcohol.
Risi, ricordandomi quanto fossimo state imbarazzate il giorno dopo nel ricordarci ciò che avevamo fatto... ovviamente non sarebbe mai uscito da quella stanza, e avevamo minacciato i nostri uomini in caso avessero pensato di raccontarlo in giro.
-Beh, io ora vado... vi chiamo quando arriverò lì. Ok?- dissi infine, cercando di bloccare le lacrime.
-Ovvio. Ti aspetteremo attaccati al computer, sul acconto di Henry...
-Account. Killian, a volte sembri un uomo delle caverne!
-Almeno ti ho fatta sorridere, un punto per me!
Mio malgrado, aveva ragione: nonostante probabilmente i miei occhi fossero rossi e gonfi, mi aveva fatta sorridere... e speravo ci sarebbe riuscito anche nelle nostre chiacchierate al telefono.
-Ciao... mi raccomando bambini, fate i bravi con Killian.
-Lo saranno, tranquilla! Buon viaggio... ci vediamo presto.
-A presto...

 

KILLIAN POV

-Non starai mica per metterti a piangere?- fece Regina, seduta sul divano accanto a me. Eravamo tornati a casa insieme, poi sarebbe passato Robin a prenderla. Lily era a dormire, ed Henry a giocare ai videogames, quindi eravamo rimasti solo noi due, a guardare la tv e fingere che ci importasse qualcosa dei quiz che facevano vincere soldi ad altra gente.
-No, certo che no. Che vai a pensare, io non piango.
-Certo... e questi occhioni lucidi che hai dal momento in cui è partito l'aereo? Avanti...
-Non piangerò Regina. È ovvio che... che Emma mi manchi già, ma so che è giusto sia andata... tornerà. E andremo in vacanza.
La donna annuì, e mi cinse le spalle per poi poggiare la testa sulla mia spalla. I primi tempi in ospedale mi aveva fatto un po' paura, era sempre sembrata una donna piuttosto dura... invece, una volta conosciuta, si era rivelata una donna dolcissima sotto la sua scorza.
-Manca già anche a me. Ma neanch'io piangerò. Emma è una donna forte, e indipendente... è stato bello ciò che hai fatto per lei...
-E' l'unica cosa che mi impedisce di cadere in depressione. Non sono così pochi tre mesi... sono un quarto di anno, e...- deglutii per ricacciare indietro le lacrime, non avrei pianto. Ero un uomo, un uomo forte, e non avevo alcun motivo per piangere. La mia ragazza stava bene, era partita per qualcosa che la rendeva felice e ciò avrebbe dovuto fare contento anche me. Certo, tre mesi non erano poi così pochi, ma ci saremmo sentiti tutti i giorni. Mi sarei preso cura dei bambini, avrei lavorato duramente per portarli in vacanza.
E in men che non si dica, Emma sarebbe tornata per rimanere una volta per tutte.
-Passeranno. Posso passare a farti compagnia, qualche volta... ad aiutare... almeno faccio un po' di pratica in fatto di bambini piccoli, che dici?- propose voltandosi a guardarmi con un sopracciglio alzato.
-Mi farebbe piacere... ma Robin non mi ucciderà?
-Non dico che sarò sempre qui, cretino! E poi ogni tanto possiamo venire tutti e tre... Roland e Henry sono buoni amici.
-E allora va bene Mills, e magari quando i bambini sono dai nonni, possiamo ubriacarci un po'...
-Dio, assolutamente no!- scoppiò a ridere, e io la seguii a ruota -L'ultima volta ho baciato Emma! E se per caso baciassi te, mi ucciderebbe... e Robin ucciderebbe te! Quindi no, niente feste dell'alcohol, Jones. È chiaro?
-Chiaro, hai ragione.- dissi tra le risate, un po' più sereno. In fondo non era una tragedia doverla aspettare per tre mesi, avrei avuto la sua migliore amica ed il mio ad aiutarmi ad alleviare il dolore per la mancanza.
-Ehi, quand'è che saprò se sarò zio di una bambina o di un bambino?
-Tra almeno un mese! È presto, non ho alcuna fretta!
-Dover ingrassare ti fa paura, eh? Beh dai per ora si vede solo un po'...
-Che cosa?!- esclamò saltando in piedi e portandosi le mani al ventre -Si vede?! Sono ingrassata?! Non sono neanche al terzo mese ancora, non può essere!
Non riuscii a farne a meno e scoppiai a ridere, pur consapevole che l'avrei pagata cara. Vederla così seriamente disperata per uno scherzo innocente, era troppo divertente, valeva la pena ricevere una probabile cuscinata in faccia!
-Killian Jones, sei morto! Giuro che sei morto! Col cavolo che Emma ti ritrova vivo quando torna, tu non duri neanche due giorni senza lei a difenderti.
-Uh che paura...- ironizzai, per poi tirarla per mano perché si risiedesse sul divano. Quella si limitò a scuotere la testa rassegnata e si poggiò nuovamente contro di me, a guardare le Winx che avevano sostituito il quiz a premi.
Poteva minacciarmi quanto voleva, scherzare quanto voleva, ma in fondo in fondo mi voleva bene e io ne volevo a lei. Eravamo diventati ottimi amici ormai, e sapevamo di poter contare l'uno sull'altra.
-Cambia canale, queste fatine starnazzanti mi fanno venire il mal di testa.
-Ma io in ospedale le guardavo sempre, non ho mai saputo come va avanti la storia...
-Oh. Ora si spiega perché sei così idiota a volte. Se ti guardi questa roba da bimbette...
-Sta' zitta, questa sarà la roba che si vedrà tua figlia se sarà una bambina... abituatici. In caso fosse un maschietto, ti istruirò sui cartoni animati coi robot...
Quella fece una faccia disgustata e tornò con lo sguardo al televisore: probabilmente preferiva le “fatine starnazzanti” al resto.
Io sapevo solo che non avrei guardato i Puffi, non finché Emma non fosse tornata.

 

***

 

EMMA POV

Il viaggio era stato piuttosto lungo, ed io l'avevo passato a dormire, avendo del sonno arretrato. Ovviamente l'avevo fatto anche e soprattutto per non pensare, perché ero l'unica donna ad essere partita, e non volevo sembrare una femminuccia lamentosa.
Ero felice di avere almeno Neal insieme a me in quell'esperienza, e in fondo anche August; certo, probabilmente non saremmo mai diventati amici stretti dopo i nostri trascorsi, ma se non altro era una figura rassicurante.
L'unico momento imbarazzante, era stato quando sull'aereo l'assistente di volo mi aveva chiesto se ci fosse un'ordinanza restrittiva per l'uomo nei miei confronti, e tutti si erano voltati a guardarmi dispiaciuti. In risposta, avevo cercato di sorridere e scuotere la testa, poi mi ero seduta proprio accanto a lui: perché i miei fatti personali dovevano sempre diventare di dominio pubblico?! Grazie al cielo in questo posto non ci sarebbe stato il tempo materiale di creare situazioni imbarazzanti.
-Emma, dormi?
-Non proprio- sussurrai, rigirandomi nel letto, per voltarmi verso Neal.
Ci avevano messi nella stessa stanza, anche se “stanza” in quel caso era davvero una parola grossa.
L' “ospedale” per i soldati era davvero povero rispetto ai nostri, il che ci avrebbe obbligati ad utilizzare tecniche chirurgiche d'emergenza molto estreme, e la cosa mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo.
I nostri alloggi erano all'interno della struttura, in modo da non perdere tempo se ci fossero state emergenze gravi nonostante avessimo dei turni e orari. Sapevo che essi erano soltanto indicativi, perché la guerra era imprevedibile.
-Come stai?
-Bene.- mentii, con un sorriso finto quanto una banconota da trenta dollari.
-Ti conosco Emma, dai. Ti ho vista, mentre eravamo al telefono...
-Sì beh mi mancano i miei figli... a te no? E mi manca Killian.
-Anche a me manca Henry. E anche Trilli. Sai è... stiamo bene insieme, davvero. Non ho ancora avuto occasione per ringraziarti di avermi spinto a farmi avanti...
-Quando torneremo mi offrirai da bere allora. E magari anche un'uscita a quattro ci può stare, mh? E tu offri.- sorrisi, allungando la mano per stringere la sua. Essere una donna, per una volta, si era rivelato utile... mi avevano concesso l'unica stanza doppia da condividere con qualcuno a mia scelta: non ero mai stata una tipa da privilegi, ma avere un po' di intimità ogni tanto non sarebbe guastato.
-Vedremo. Buonanotte, ci conviene riposare... sarà una lunga giornata domani.
-Hai ragione. Buonanotte...

 

Neal, la sera prima, aveva avuto non ragione... di più. Erano le sei del pomeriggio, e avevo avuto tra le mani già una quindicina di pazienti, la maggior parte giovanissimi.
Però non ero affatto stanca, l'adrenalina che scorreva nelle mie vene sembrava non avere mai fine. Avrei potuto lavorare per altre dieci ore di fila senza avere il bisogno né di dormire né di mangiare, era tutto come l'aveva raccontato la dottoressa Ashley.
-Dottoressa Swan, il prossimo è per lei! Quattordicenne, ferita da mina antiuomo, ha perso una mano e presenta gravi ustioni sul 60% del corpo.
-Sì signore- ebbi solo il tempo di dire, prima di spalancare gli occhi con orrore alla vista del giovane che veniva portato in barella: era praticamente un bambino, un bambino che non solo aveva perso la mano, ma la sua vita non sarebbe mai più stata come quella di prima... per quanto dubitassi ne avesse mai avuta una bella, in quel luogo.
Lo attaccai immediatamente al respiratore, eseguendo una tracheotomia d'urgenza senza neanche pensarci: il tempo per pensare semplicemente non c'era.
-Avanti ragazzino, non mollare!- esclamai, mentre controllavo le sue condizioni nonostante le ustioni spaventosamente estese.
Fortunatamente sul viso erano tutte di primo grado, ma lo stesso non si poteva dire di molte altre sparse per tutto il corpo; era solo stato fortunato che nessuna fosse abbastanza grave da aver danneggiato organi interni.
Fui costretta a trattarle immediatamente con acqua e crema, almeno per iniziare, prima di potermi occupare della mano.
Quando dovetti slegare il laccio con cui avevano fermato l'emorragia il ragazzo gridò, e non seppi dire come riuscii a non scoppiare in lacrime in quell'istante.
-Tranquillo! Tranquillo, ci penso io, non ti lascio morire ehi!- gli assicurai per poi legare il laccio più in alto, in modo da poter eseguire un'amputazione più precisa.
-Ho paura!- gridò ancora quello, che probabilmente non si mosse solamente a causa dell'enorme dolore che doveva stare provando.
-Non devi!- esclamai, anche se piuttosto stupita che parlasse l'inglese: era solo un ragazzino del luogo, un civile sfortunato che si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mi montò una rabbia enorme che cercai di contenere solo per non spaventarlo, e gli strinsi per qualche attimo la mano sana per rassicurarlo: -Anche il mio fidanzato ha perso una mano. L'ho salvato io, quindi puoi star certo che andrà tutto bene. Ora stringi i denti, ti farà un po' male... ma sei un uomo, puoi farcela.
Quello annuì ancora, lasciandomi finalmente esaminare meglio il braccio, e per la prima volta eseguii un'amputazione completamente sola, senza la supervisione di un medico esperto. Da una parte era triste perché voleva dire che non erano presenti abbastanza medici qualificati per seguirci, ma dall'altra era gratificante ricevere tutta quella fiducia... regalava una grande voglia di farcela.
Ricucii il moncone con attenzione, complimentandomi più volte col ragazzino che si stava rivelando veramente coraggioso, non essendo neanche anestetizzato.
Una volta finito mi girò la testa, e per non cadere mi poggiai un istante con le mani al muro, per non crollare come una pera cotta: non potevo mollare proprio adesso.
-Sta bene?- mi domandò il malcapitato, e aprii gli occhi per guardarlo con un sorriso.
-Certo, grazie! Tu come ti senti? Purtroppo per le ustioni non posso intervenire subito in altro modo...
-Non lo so...- fece quello, chiudendo gli occhi -Ho una fidanzata. È bellissima. E... se mi vedesse con una mano sola...
-Ehi. Te l'ho detto. Il mio fidanzato ha una mano sola. Ed è comunque un uomo estremamente affascinante... quindi non devi preoccuparti.- lo rassicurai, e stavolta fu lui a sorridere, anche se poco a causa delle ustioni sul volto.
-Quindi mi vorrà lo stesso? Sono anche tutto... tutto...
-Non le importerà- dissi decisa, senza lasciargli il tempo di finire -Non è l'aspetto che conta nell'amore. Ma... in ogni caso trovo che tu sia davvero un bel ragazzo, quindi non devi preoccuparti!- gli feci l'occhiolino -Senti, io ora devo lasciarti agli infermieri, perché immagino avrò altre emergenze... ma tornerò a vederti appena riesco, va bene?
-Va bene. Grazie dottoressa. Spero i miei amici saranno fortunati come me... noi... stavamo cercando di scappare, per poter raggiungere voi... sa, gli americani voglio dire. Ma... quella mina... non ci ho capito più niente... per favore, se vede altri ragazzi della mia età me lo può dire?
-Ovvio. C'è anche la tua ragazza?
Lui scosse la testa, e non riuscii a capire se fosse triste o sollevato. Forse sollevato, forse la ragazzina era riuscita a nascondersi o sfuggire insieme alla propria famiglia, ma decisi di non fargli domande perché lo vedevo molto stanco.
Mi limitai quindi a sorridere e gli iniettai un anestetico per permettergli di dormire tranquillo almeno per un po': il suo percorso di guarigione sarebbe stato piuttosto lungo e doloroso, ma era abbastanza forte per farcela. Il che era spaventoso, perché quella forza non era adatta ad un ragazzino, che avrebbe dovuto poter vivere spensierato, studiare, giocare con gli amici, guardarsi un film con la sua ragazza. Invece probabilmente aveva vissuto nel terrore fin dalla nascita, ed era cresciuto troppo in fretta come la maggior parte dei ragazzini di quei paesi sfortunati.
Quando finalmente chiuse gli occhi, andai dalle infermiere a chiedere di tenerlo d'occhio, poi mi fiondai in corridoio e mi poggiai di peso contro la parete.
Non mi avevano stancata ore di interventi ben più gravi su uomini adulti, ma la vista di un ragazzino ridotto in quello stato mi aveva completamente distrutta.
Mi rifugiai in bagno dove potei dare libero sfogo a un pianto liberatorio, e senza pensarci più di tanto presi il telefono incurante dell'ora e chiamai Killian; avevo bisogno di lui, del suo sostegno, della sua forza, anche se da lontano.
-Ehi Emma, non aspettavo una tua chiamata prima di stasera... sei in pausa?
-No- singhiozzai -Ho appena amputato una mano a un ragazzino di quattordici anni, ed è stato orribile! È poco più grande di Henry, capisci? Mi uccide vedere dei bambini in queste condizioni, è tremendo, è...- non riuscii più a parlare, e continuai a piangere disperata, pentendomi di averlo chiamato. Non era giusto riversare i miei problemi su di lui già dal primo giorno, e non volevo rovinargli la giornata... già era triste perché non ero lì con lui, anche se non aveva voluto ammetterlo per non farmi stare peggio.
-Emma... Emma tesoro, non piangere. Ricorda che sei lì proprio per questo... lo so che è ingiusto, ma tu puoi dare una speranza a questi bambini, giusto? Gli hai salvato la vita, e probabilmente gliel'hai cambiata per sempre. In meglio. Lui non tornerà in quel posto una volta guarito, gli hai garantito un futuro... come lo hai garantito a me. E guardami ora... ho la fidanzata più bella e dolce del mondo, e una famiglia...
-Grazie...- sussurrai, sorridendo tra le lacrime: forse, in fondo, avevo fatto bene a chiamarlo. Era pur sempre il mio uomo, e sostenermi non gli era mai pesato. Ovviamente mi sarei controllata, non l'avrei chiamato dopo ogni brutto momento che mi fosse capitato, ma una volta ogni tanto si poteva fare, perché era davvero riuscito a farmi stare meglio.
Aveva ragione, quello era il motivo che mi aveva spinta a raggiungere quel luogo: non era un fatto di patriottismo, per quanto stimassi i nostri soldati pronti a sacrificare le loro vite per un mondo migliore. Ero lì per salvare vite, e ai miei occhi i pazienti erano tutti uguali... dai soldati americani, ai civili del posto. Erano tutte persone che meritavano un futuro.
-Di nulla amore mio. Ora calmati, lavati la faccia, fai una piccola pausa prima di tornare a lavoro... e stasera se non sei stanca morta chiamami su skype, voglio vederti.
-Ovvio che ti chiamerò. Stanca o no voglio vederti anch'io. Ora andrò a mangiare credo, mi serve... da' un bacio ai bambini da parte mia. Digli che li amo, e che... tornerò presto.
-Certo. Un bacio, non stancarti troppo mi raccomando.
-Sono una roccia, tranquillo... ti amo.
-Ti amo anch'io Swan. A dopo.
Con finalmente un sorriso sulle labbra misi giù il telefono, e lo riposi in tasca. Sarei davvero andata a mangiare, altrimenti rischiavo di svenire e non avrei dato una buona impressione ai superiori.
Killian aveva ragione, potevo farcela, sarei stata in grado di gestire tutto.
Tutto tranne l'imprevedibile: non feci neanche in tempo a mettere piede nella mensa, che un enorme esplosione proveniente da non troppo lontano fece tremare le pareti dell'edificio, e chi vi era all'interno.


 

L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità.
(John Fitzgerald Kennedy)

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Finalmente sono riuscita a concludere questo capitolo. E' stato difficile, soprattutto l'ultima parte. Non conosco le vere dinamiche di una guerra, ma ho pensato di descrivere il tutto piuttosto "velocemente", perché credo davvero che con tutta la confusione il tempo per pensare sia molto poco.
Ho voluto inserire una prima esperienza che ha scosso Emma, ma non sarà l'ultima. Magari nel prossimo mi soffermerò di più sui suoi pensieri dopo una giornata di lavoro... e anticipo già che nel prossimo ci sarà un salto temporale... e ci sarà sia una parte dedicata a Emma, che una a chi è ancora a Storybrooke... Regina per esempio presto potrà sapere il sesso del bambino, ed è una parte che voglio assolutamente mettere!
Spero il capitolo non faccia troppo schifo perché non sono molto soddisfatta, ma ci ho provato xD La prossima ff che posterò sarà l'altra, ma magari non ci vorrà molto neanche per questa... se riesco, aggiornerò tra una settimana.
Un abbraccio a tutti, e buonanotte/buongiorno!

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Capitolo 9
*** Projects and choices ***


Projects and choices












-Ciao Killian... dormivi?
-Beh Swan... sono le 3 del mattino qui, e ho da anni superato la fase delle pazze uscite notturne.
Sorrisi, pur essendo un po' dispiaciuta; era già la terza volta che lo chiamavo a notte fonda durante le ultime due settimane, avevo completamente perso il senso del tempo.
Tra morti, feriti da curare, ricucire, tenere in vita, mettere in piedi, e in più cercare di non cadere per terra ogni volta che qualche granata non molto lontana faceva tremare perfino il pavimento, era già tanto che non fossi impazzita... non completamente almeno.
-Tranquilla, sono abituato. Mi dispiace solo non poterti far vedere i bambini...
-Già, ma... metà del tempo è già passato. Un mese e mezzo esatto, e sarò di nuovo a casa.
-Sì, lo so. Tengo il conto...- sussurrò, accennando al calendario appeso di fronte a lui, e anche senza riuscire a vederlo immaginai che avesse cerchiato o comunque segnato in qualche modo la data del mio ritorno. Anch'io l'avevo fatto sul mio calendario in miniatura; per quanto l'esperienza si stesse dimostrando istruttiva, la mia famiglia mi mancava ogni giorno di più, e non vedevo l'ora di riabbracciarli. Mi sembrava quasi assurdo che metà del tempo fosse già trascorso! Un mese e mezzo senza vederli dal vivo, baciarli, abbracciarli.
-Se vuoi ti richiamo tra qualche ora...
-No. Parliamo ora, non c'è problema. Come te la stai cavando?
-Bene... oggi nessun morto, ed è fantastico! È la prima volta che in una settimana ho due interi giorni senza morti...
-E' perché hanno un'ottima dottoressa. Ma a parte il lavoro?
-Nulla, il solito. Dormo, lavoro, parlo con te e mangio... non c'è neanche il tempo di fare nuove amicizie, quindi le pause le passo con August e Neal. Ma dimmi tu piuttosto... raccontami qualcosa... voglio sentire un po' di vicende di vita normale!- lo incitai, e mi sedetti a gambe incrociate continuando a fissare lo schermo: anche col pigiama e col viso assonnato continuava ad essere bellissimo... come faceva? In più, la gente normale solitamente appariva brutta nelle conferenze video, ma lui no.
-D'accordo... beh, oggi ho portato Henry da un suo amico. Per fare i compiti delle vacanze, ma non hanno aperto libro! La famiglia di quel ragazzino ha una piscina nel giardino di casa... e lui dice di essersi divertito molto. Dovremmo metterla anche noi una piscina!
-Sì, scavi tu però!- risi, iniziando davvero a rilassarmi.
Un mese e mezzo, Emma. Un mese e mezzo e sarai di nuovo a casa.
-Va bene, niente piscina.- ridacchiò -Io e Lily siamo stati al centro commerciale, cresce a vista d'occhio! Le ho preso dei completini estivi sai... uno con “Lilly e il Vagabondo”, l'altro con uno dei nani di Biancaneve. Ovviamente quando tornerai sarà ancora cresciuta, e andremo a fare shopping tutti insieme...
Annuii felice, non vedevo l'ora di perdermi nel caos di un centro commerciale con lui e i bambini. Se fosse venuta Regina, avrei perfino sopportato le ore che passava nei camerini, e le sue lamentele sulle stoffe di materiali che non la aggradavano.
-Ehi, ma Regina è al quarto mese e mezzo... sta a metà! Com'è la pancia?
-Oh...- fece, per poi scoppiare a ridere -Non è enorme, insomma... è una pancia da quattro mesi e mezzo, però oggi parlavo con Robin... ieri sono stati al mare con Roland, e mi ha detto che si è categoricamente rifiutata di rimanere in costume! Aveva un vestitino addosso che mascherava i, chiamiamoli, chili in più... però è contento, perché da qualche giorno non ha più nausee e quindi non lo riempie di lividi per sfogare il nervosismo...
Mi unii alla sua risata, immaginandomi le scene tra quei due: quando avevo parlato con lei ovviamente aveva minimizzato tutto dicendomi di starlo trattando bene, ma ero certa che la verità fosse quella che mi stava raccontando Killian. Era matematicamente impossibile che Regina Mills si comportasse bene col suo fidanzato durante la propria gravidanza!
-Sono contenta per lui! Ma si sta solo godendo la quiete prima della tempesta... vedrai negli ultimi due mesi, quando sarà sempre stanca. E poi quando il bambino nascerà...
-La bambina. È una bambina.
-Cosa?! Quindi si sa il sesso? Quando ha fatto la visita?! Perché non me l'ha detto... e perché non me l'hai detto! È bellissimo!
-Calma, Swan! L'ha fatta oggi, e immagino te l'avrebbe detto domani... quindi fingiti sorpresa, d'accordo?
-Ok...- sospirai, cercando di convincermi di non esserci rimasta male. Ma d'altronde, ero sempre stata la prima con cui si confidava... e ora, dopo Robin, avevo comunque pensato di essere la prima a cui avrebbe comunicato certe novità.
-Ehi Emma... lo sai che sei la sua migliore amica- riprese la parola, come se mi avesse appena letto nel pensiero -Non ti ha ancora chiamata soltanto perché ha fatto l'ecografia alle 19, ed era abbastanza sconvolta... felice, ma sconvolta, perché conoscere il sesso rende tutto più reale... è stressata. Ti chiamerà, lo sai che lo farà.
Annuii, e mi diedi della stupida per quei pensieri: ma cosa potevo farci? Io non avrei più potuto godere di certe gioie, e volevo solo poter vivere quella della mia migliore amica insieme a lei... supportarla, sopportarla, gioire insieme, rassicurarla, tranquillizzarla.
-Hai ragione, scusa. Di certo lei non è come me, che va a svegliare le persone alle tre del mattino...
-No, infatti. È una signora, lei.
-E con questo cosa vorresti dire? Guarda che ti chiudo il telefono in faccia!- lo minacciai, fingendomi offesa: in fondo neanche io stessa mi consideravo una signora!
-Sto scherzando, mi piace essere svegliato da te. Altri 45 giorni, e saremo di nuovo svegli a quest'ora, insieme... senza ancora aver dormito.
-Ah, sì? E perché, che progetti avresti?
-Beh... dopo esserci assicurati che i bambini dormono, ci rinchiuderemo in questa stanza e faremo l'amore per ore... fino all'alba.
-Ok...- annuii, chiudendo gli occhi -Mi va più che bene. Mi mancano i bambini, poterli abbracciare. Mi manchi tu... e mi manca fare l'amore con te.
-Mancherebbe anche a me, insomma, fare sesso con me dev'essere un'esperienza fantastica!- scherzò, facendomi scoppiare a ridere per l'ennesima volta. Lui e il suo smisurato ego! Ovviamente lo amavo anche per quello, era impossibile annoiarsi con lui.
-E ovviamente Swan, farlo con te è uno dei miei passatempi preferiti. Per poi cullarti e farti addormentare tra le mie braccia come una bimba... e svegliarti con un bacio.
Feci un gran sospiro e chiusi gli occhi, cercando di immaginarmi che la scena che stava descrivendo fosse reale.
Però non lo era. Da settimane mi svegliavo da sola in un letto duro e completamente bianco, e passavo da una colazione veloce alla sala operatoria; ormai mi affidavano qualsiasi cosa, persino la gestione di interventi complicati, senza alcun supervisore. Ed era durissima cercare d soddisfare le aspettative di quei medici che riponevano tutta quella fiducia in noi specializzandi, e si aspettavano che non commettessimo errori. Anche se fino ad ora, ero riuscita ad essere all'altezza.
-Presto... molto presto ci sveglieremo di nuovo così. Come vanno le pratiche con la mano “finta che sembra vera”?- gli domandai, usando le parole con cui era solito definirla lui.
-Molto bene, tesoro... quando tornerete nessuno ci toglierà la nostra vacanza in barca. L'ho già scelta e prenotata per tre settimane, l'istruttore mi ha detto che me la sto cavando alla grande e non avremo problemi.
-Sono contenta. Poi, quando saremo fermi... portai cambiare protesi e fare Capitan Uncino quanto vuoi! Oltre a far felice la mamma, faresti felice anche i bambini!- commentai, conoscendo la passione di Henry per i pirati, passione che sicuramente avrebbe fatto acquisire anche a Lily.
-Bene, perché contavo di farlo! Saranno le vacanze più belle della tua vita tesoro, quindi preparati...
-Non vedo l'ora! Ora ti lascio dormire, ti sto tenendo al telefono da mezz'ora! Ci risentiamo domani, ok? E dì a quella disgraziata di farsi sentire. Evitando ovviamente di dire che l'ho chiamata disgraziata, perché mi chiamerebbe solo per insultarmi.
-Ricevuto! Buon lavoro e... beh, buona notte se non dovessimo risentirci prima che tu vada a letto.
-Buona notte anche a te... ti amo, Capitano.
-Ti amo anch'io, dolcezza.
Chiusi la chiamata con un gran sorriso stampato sulle labbra; come sempre il mio marinaio preferito era riuscito a tirarmi su di morale, anche se mi dispiaceva averlo svegliato in piena notte. Ma a lui non importava, e mi aveva fatto capire che non gli pesava affatto, quindi non ero poi tanto dispiaciuta. Anzi, era bello sentirlo, vederlo, soprattutto oggi, con la consapevolezza che doveva solo trascorrere il tempo che già era trascorso, e gli sarei saltata tra le braccia non appena l'avessi visto agli arrivi, in aeroporto.
Sistemai quindi il telefono in tasca, finii la brioche al gusto di niente che avevo iniziato, e indossai di nuovo il camice, pronta a tornare a lavoro.

 

***

 

KILLIAN POV

-Oh! D'accordo, qui possiamo entrare!- esclamò soddisfatta la donna, quando ci trovammo di fronte al portone del giardino di una villetta a due piani.
-Grazie a Dio! Pensavo che alla fine mi avresti fatto assumere un architetto!
-Ehi, sono io la donna incinta, tu non dovresti essere già stanco!- mi rimproverò quella, mentre l'agente ci faceva strada.
Solo 24 ore dopo la partenza di Emma, avevo deciso di prendere casa a Storybrooke, la vecchia abitazione l'avrei venduta; e non solo volevo abitare nella cittadina tranquilla, volevo farlo con la mia donna. Volevo trovare una casa che sarebbe andata bene per entrambi e per i bambini, in modo da avere finalmente qualcosa di tutto nostro. Ovviamente lei non ne sapeva niente, anche se ero stato quasi sul punto di rivelarle tutto durante la chiamata della notte precedente; per fortuna però avevo desistito, per quanto mi mancasse sarebbe stato molto più bello annunciarglielo di persona.
Era un grande passo, lo sapevo bene, ma ero prontissimo a farlo, ed ero piuttosto certo che neanche lei avrebbe avuto nulla in contrario.
Quando mi ero deciso, due settimane dopo, ad iniziare a concretizzare la cosa, avevo chiesto aiuto alla sua migliore amica, che conosceva Emma più di me e avrebbe potuto aiutarmi sul tipo di abitazione da scegliere. Il mio budget non era illimitato, ma con la vendita sarebbe stato abbastanza buono da permettermi una casa degna di questo nome.
Io e la donna avevamo passato ore a guardare cataloghi e fare ricerche su internet, e alla fine avevamo selezionato una decina di posti che avrebbero potuto fare al caso mio. Ormai eravamo alla settima casa, e aveva detto categoricamente “No” alle prime cinque senza neanche lasciare la possibilità all'agente di portarci dentro, mentre della sesta avevamo solo raggiunto l'ingresso. Donne.
-Non sono stanco. È solo che mi pare di aver scelto tutto con te e...
-Devi avere più occhio. Non erano adatte e basta, erano diverse rispetto alla descrizione... e in più bastava vederle da fuori per capire che c'era troppo lavoro da fare, e in un mese e mezzo non potresti farcela.
-Va bene Vostra Altezza. Spero che questa sarà di vostro gradimento.- commentai, e finalmente varcammo la porta d'ingresso: già il giardino era molto bello, a 360° intorno alla casa, e aveva qualche albero piuttosto comodo per creare zone d'ombra, e perfino costruire un'altalena per i bambini. In più, lo spazio sarebbe bastato per metterci anche una piccola piscina, immaginavo già la faccia sconvolta di Emma se l'avessi fatto!
-Questo è l'ingresso. Come vedete è già arredato, come anche le altre stanze di questa casa. Ovviamente c'è solo l'essenziale, per permettervi di personalizzarla a vostro piacimento.- spiegò l'uomo, dandoci tempo di guardarci intorno.
Le pareti erano color crema chiaro, mentre il pavimento era ricoperto in mogano, combinazione che creava un'atmosfera in qualche modo familiare. Il lampadario era a spirale, carino senza essere eccessivo, e da quell'enorme ingresso che si sarebbe potuto comodamente utilizzare come salotto, si poteva accedere a quattro porte e alle scale che portavano al secondo piano.
-Cosa ne pensate a prima vista signori? Pensate possa piacervi?
-Oh ma... lei è un'amica. La mia fidanzata è... via.- precisai, per non creare fraintendimenti -Ma in ogni caso a me piace, sembra piuttosto accogliente. Possiamo vedere le altre stanze?
-Oh, certo, assolutamente. E scusate per aver frainteso.
Gli feci segno che non ci fosse problema, perché in fondo era sempre stata Regina a dire di no, dunque era ovvio avesse pensato che la casa sarebbe stata destinata anche a lei. Ero sorpreso si fosse trovata bene a casa di Robin, che a me piaceva molto, ma lei aveva gusti più moderni. Eppure, ora, non mi sarei stupito se fosse andata a vivere lei insieme a lui, piuttosto che il contrario.
Seguimmo comunque l'uomo, che ci mostrò una cucina spaziosa e completamente arredata, uno stanzino per tenere la lavatrice e altri oggetti per la pulizia della casa, il bagno una grande doccia, e nella stanza adiacente alla cucina, una piacevole sala da pranzo con arredamento in legno. Ero certo che a Emma sarebbe piaciuta molto! In più le finestre davano sul giardino, proprio nel punto in cui programmavo di far mettere la piscina.
-Fin qui direi che ci siamo- fece Regina, sorprendendo sia me che il povero agente -Possiamo vedere il piano superiore?
-Certo, seguitemi.
Così facemmo, e pensai soltanto che avrei dovuto mettere dei tappetini per le scale, in modo che i bambini non rischiassero di scivolare, soprattutto Lily quando avrebbe iniziato a muovere i primi passi.
Una volta su, ci trovammo di nuovo in un'ampia sala con un paio di scaffali, un tavolino, un divano e due poltrone: ottima come salottino per passare le serate tutti insieme, magari davanti a tv e pop corn!
-Avete bambini, mi avete detto per telefono. Due?
-Due. Uno di quasi 11 anni, e la bambina ha qualche mese...
-Perfetto. Ci sono quattro stanze ed un bagno... in più un bagno privato per la matrimoniale.
-Quindi una per me e Emma, una per Henry e una per Lily...
-E ne avanzerebbe un'altra in caso aveste altri bambini- aggiunse Regina con un sorriso, ed io annuii: sapevo che Emma era triste a quel proposito, ma io ero piuttosto certo che la situazione avrebbe potuto risolversi, e magari avremmo davvero avuto un figlio. Ovviamente ero già felice così, ma se fosse capitato non mi sarei di certo lamentato.
Passammo quindi a vedere le stanze; la più grande l'avremmo sicuramente data ad Henry, c'erano soltanto una biblioteca ed una scrivania, ma era meglio così. Sarei andato insieme al bambino a scegliere l'arredamento, in modo che potesse essere di suo gusto!
Su quella di Lily non ebbi dubbi: le pareti rosa chiaro, una finestra non troppo grande, e molto spaziosa in modo da poter sistemare la culla e tutto il resto.
Anche quella color pesca era molto carina, ma per il momento l'avremmo utilizzata come stanza per gli ospiti, magari.
Arrivammo infine alla matrimoniale, e me ne innamorai immediatamente: il letto era enorme, e al lato destro c'erano delle grandi finestre e una porta che dava al balconcino. Dall'altro c'era un armadio che copriva quasi tutta la parete, fino alla porticina che dava sicuramente al bagno. Oltre a quelle c'erano due comodini ai lati del letto, e il tutto lasciava spazio per metterci anche qualcos'altro.
-Beh, questa sarà la vostra stanza preferita... quindi è l'unica per cui ti permetto di mettere bocca senza obiettare- fece Regina con un ghigno, non curandosi del fatto che non fossimo soli. Mi piaceva molto il suo essere senza peli sulla lingua, in fondo.
-Quale onore!- esclamai, facendo ridere l'altro -Comunque è perfetta, mi piace. Voglio solo vedere il bagno!
Senza neanche aspettare, andai ad aprire la porta del bagno, trovandomi davanti ad una piacevolissima sorpresa: una grande vasca idromassaggio!
-Wow! Questa non me l'aspettavo... ma sul serio questa casa viene 400.000 dollari? Insomma, c'è tutto!
-Sì signor Jones- sorrise divertito l'agente -Siamo a Storybrooke, non a New York... chi vuole che venga a vivere qui se dovesse pagare un milione di dollari?
-Ha ragione anche lei...- commentai -Beh. Io direi che non serve più andare oltre... che dici?- mi rivolsi a Regina, dato che avevo capito che senza la sua approvazione non avrei potuto comprare un bel niente.
-Dico che può davvero andare, se non vuoi vedere altro. È abbastanza grande, senza essere enorme... insomma, è adatta ad una famiglia. Il giardino è ampio, se te la giochi bene puoi renderlo accogliente... e insomma, sì, hai la mia approvazione.
-Grande!- esclamai, guardandomi intorno ancora una volta. Non mi sembrava vero di aver finalmente trovato un posto per vivere come una famiglia, alla fine ci era bastata soltanto mezza giornata: i vantaggi di trasferirsi a Storybrooke! Ed in più, era a soltanto dieci minuti di macchina dall'ospedale, quindi Emma non avrebbe dovuto svegliarsi troppo presto per andare a lavoro.
-Se è possibile vorrei portare i bambini domani mattina.- dissi infine -Ma in ogni caso la prendo. Mi dica cosa devo fare. Regina, tu puoi andare... Robin sarà tornato per pranzo ormai, mi farò una passeggiata per tornare a casa...
-Grazie. E buona fortuna per il tuo nuovo acquisto! Solo cerca di dare un preavviso alla tua ragazza, perché se ti presenti davanti a lei con un “Da domani andiamo a vivere insieme nella casa che ho appena comprato” potrebbe venirle un infarto!
-Sì, come quando l'hai chiamata per dirle che aspetti una bambina?
-Non sono stupida, Jones! So che gliel'avevi detto tu, non è troppo brava a fingere! Beh, buona giornata!- ci salutò, dirigendosi verso le scale per tornare a casa.
Nonostante mi avesse un po' esasperato, ero felice di averle chiesto consiglio: da solo non sarei mai riuscito a fare una selezione adeguata, e avrei perso molto più tempo.
Lieto di essere riuscito nell'impresa, seguii l'uomo per prepararmi a firmare qualunque cosa mi avrebbe messo in mano per assicurarmi di bloccare la vendita.

 

***

 

EMMA POV

-Lei! Si occupi prima di lei, io starò bene!- ripeté il soldato, indicandomi la barella dietro di lui, su cui era sdraiata una donna di colore ricoperta di sangue, probabilmente del posto.
-Devo pensare a tutti, mi lasci fare...- borbottai confusa, ma quello continuò a scuotere la testa. Era in pessimo stato, aveva perso una gamba dal ginocchio in giù, eppure continuava ad insistere perché pensassi prima a quella donna.
-Io... d'accordo, mi occuperò di lei!- decisi infine -Qualcuno pensi a quest'uomo!- gridai nel frattempo, mentre già portavo in ascensore la donna, che si rivelò essere poco più che una ragazzina. Aveva un volto livido e pieno di graffi, e nonostante fosse stato tamponato, continuava a perdere sangue dall'addome. Come aveva fatto a finire in mezzo alla battaglia? Addirittura al punto da farsi trovare dai nostri uomini...
Mentre le sistemavo la maschera dell'ossigeno continuai a lanciare occhiate nervose all'ascensore che saliva verso il reparto chirurgia troppo lentamente per i miei gusti.
Una volta uscita, vedendo August stare fermo senza far nulla, lo tirai per un braccio per farmi seguire in sala operatoria, in modo che potesse aiutarmi.
-Emma, ma cosa...
-Sei un cavolo di strutturato no?! È tutto il giorno che faccio tutto da sola, anzi, un mese e passa! Quindi ora mi serve qualcuno che mi dia una mano! Se non hai altro da fare al momento vieni con me.
-Wow. No, ok, ti aiuto. Mi sei sempre piaciuta quando fai l'autoritaria.
-Lo so- tagliai corto senza però riuscire a evitare che mi sfuggisse un piccolo sorriso, e ci chiudemmo nella prima sala libera che riuscimmo a trovare.
Una volta sollevata la coperta ci rendemmo conto che la situazione era più grave di quanto fosse sembrata, ed August tamponò subito la ferita con una mano per bloccare l'emorragia.
Nonostante le altre fossero meno gravi, erano ugualmente brutte e numerose, unite ai vari lividi in diversi punti, e non solo viso.
Persi un battito in quel momento, quando mi resi conto di cosa le fosse accaduto: era stata prima violentata, e poi probabilmente quel mostro, chiunque fosse stato, aveva tentato di ucciderla.
Ed era soltanto una ragazza. Una ragazza di poco più di 20 anni. Molto più giovane di me, molto più indifesa.
-Emma, se vuoi me ne vado e mando qualcun altro- sussurrò l'uomo poggiandomi una mano sulla spalla, e d'istinto mi ritirai, per poi scioccarmi di me stessa.
Eppure l'avevo superata. L'avevo perdonato. Avevo accettato le sue scuse e avevo cercato di rimanere in un buoni rapporti con lui, soprattutto negli ultimi tempi. Non potevo permettermi di avere una ricaduta proprio adesso che la vita di una giovane era nelle nostre mani.
-No, non andartene. Mi servi.- dissi con voce ferma e poggiai per un attimo la mano sulla sua, sorridendogli rassicurante, poi ci mettemmo a lavoro.
Quella era una delle tante occasioni che avrebbe avuto nella vita per potersi redimere, e non gliel'avrei tolta. Non l'avrei tolta a lui, e non avrei tolto a me la forza che mi aveva sempre caratterizzata. Era sciocco reagire in quel modo, quasi mi vergognai di quello scatto improvviso.
Soprattutto perché lui meritava una seconda chance, e stava facendo di tutto per guadagnarsela.


Buttai via i guanti sporchi di sangue e tirai un sospiro di sollievo nel momento in cui l'acqua fresca iniziò a scorrere sulle mie mani. Fu rigenerante.
Alla fine eravamo riusciti a salvare la ragazza nonostante non avesse ancora ripreso conoscenza, però i miei nervi erano stati messi a dura prova quando in due occasioni avevamo rischiato di perderla per delle emorragie interne. In qualche modo mi ero sentita in dovere di salvarla a qualunque costo, era stato un legame più forte del solito, e nonostante sapessi il perché non volevo ammetterlo. A lei era andata molto peggio, non avevo alcun diritto di paragonarmi.
-Emma... come ti senti?- sussurrò August che si stava lavando in silenzio accanto a me, e mi voltai a guardarlo. Se possibile era ancora più sconvolto di quanto non lo fossi io.
-Tu?- domandai quindi.
-Uno schifo. Quella povera ragazza... e pensare che sono arrivato a farti la metà di ciò che ha subito lei... sono un uomo orribile. Come fai anche solo a sopportare la mia presenza nella stessa stanza?
-Non devi paragonarti al mostro che le ha fatto questo- dissi dopo qualche istante di silenzio -Tu eri ubriaco e... non ti sto discolpando, perché è stato brutto. Molto brutto, e non puoi immaginare cosa mi hai fatto passare... però hai chiesto scusa, stai cercando di rimediare! Non sei una cattiva persona, August. Credimi.
Per la prima volta da quando avevo accettato di rivederlo, mi avvicinai e lo abbracciai, lasciando che lui ricambiasse la stretta. Fu strano, ma non doloroso, perché fu l'abbraccio più delicato che mi avesse mai dato, e finalmente ricordai perché ero stata innamorata di lui.
Non sapevo cosa l'avesse spinto a compiere quelle azioni così non da lui, e forse non avrei mai potuto svelare l'arcano, ma ora l'importante era che l'avesse capito.
-Quindi, io e te potremmo ancora...?
-No- dissi piano, alzando lo sguardo -Non possiamo. Non so se riuscirei mai a fare ancora sesso con te, ma non è questo il motivo. Io non ti amo più August, e... io amo Killian. Lo amo davvero, e credo sia uno di quegli amori che durano per sempre. Sono piuttosto convinta che passerò la mia vita insieme a lui, perché... perché lo sento e basta.
Quello annuì abbassando lo sguardo, e gli accarezzai la guancia perché in fondo mi fece tenerezza.
-Ti innamorerai di nuovo anche tu un giorno, e sarai ricambiato. Cerca solo... solo di non smarrire di nuovo la strada. Di non ripetere gli errori che hai fatto con me. Capito?
-Sì. Sei splendida Emma, quel Jones è davvero fortunato. Ma almeno possiamo essere amici...
-Certo, te l'ho già detto! Quello sempre! Ora andiamo, perché non credo proprio che per oggi sia finita... e grazie per l'aiuto, è rassicurante avere accanto qualcuno che sia più esperto! Qui a volte dimenticano che noi stiamo ancora imparando!

 

***

 

Lei si sta rivelando una grande risorsa per noi dottoressa Swan, è raro avere specializzandi così dotati. So bene che non è facile, e che è un grande stress... ma finora se l'è sempre cavata benissimo, non ha lasciato morire un solo paziente che avesse almeno una minima possibilità di sopravvivenza. Abbiamo un gran bisogno di persone come lei, ed è per questo che le vorremmo chiedere di raddoppiare i suoi mesi di servizio qui, in modo da poter continuare a salvare vite ed istruire gli specializzandi che arriveranno per il prossimo turno. Che ne dice, rimarrà?”
Le parole del primario erano state forse le più lusinghiere che avessi mai ricevuto, e non avevo potuto fare a meno di sentirmi orgogliosa. Mi mancava ancora un anno di specializzazione ed altri due di dottorato, eppure ero già considerata un'importante risorsa in un ambiente così duro.
Continuai a rimuginare, però, se la scelta che avevo fatto fosse quella giusta.
 



Quando si effettua una scelta, si cambia il futuro.
(cit. Deepak Chopra)



 





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, dopo aver finito l'altra ff... sono tornata a questa, sperando che il capitolo non faccia troppo schifo.
Il finale della precedente, alla fine era un falso allarme LOL nessuno si è fatto nulla, e l'accaduto è stata normale routine...
C'è stato un piccolo salto temporale, e nel prossimo ci sarà ancora... Emma non ha potuto fare a meno di chiamare Killian per ricordargli che metà del tempo è già trascorso, anche se ovviamente lui non se l'era dimenticato... e sì, Regina e Robin avranno una bambina :D
Lei pur col pancione però è stata di grande aiuto, anche se ha fatto impazzire sia Killian che l'agente immobiliare xD Finalmente si è deciso ad andare a vivere insieme a Emma, anche se lei non lo sa, e ha pure scelto la casa!
Sempre se i piani di lei non cambieranno... lol
Per un po' posterò solo questa (e magari quella mensile dove sono indietrissimo xD), perché per il seguito dell'altra voglio finire tipo la scaletta in modo che la trama non diventi noiosa... per questa non so dire quanti capitoli mancano, ma non sono tantissimi. Non saranno 30 come nella prima parte, ecco xD
Un abbraccio, e buonanotte (dai alle 2.46 posso dirlo... in fondo sto postando presto per i miei standard xD)

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Capitolo 10
*** Surprises and Fate ***


Surprises and Fate










 

KILLIAN POV

Dopo mille tentativi, riuscii finalmente ad accendere la TV a schermo piatto che aveva scelto Henry, e che si era dimostrata piuttosto difficile da programmare.
Mancavano solo sei giorni al ritorno di Emma ormai, e la casa era perfetta. Henry e Robin mi avevano aiutato a sistemare e dare una pulita in tutte le stanze, mentre Regina si era occupata di Lily – e per nostra grande sorpresa le aveva fatto molto piacere. Era in vacanza anche lei, per tutto il mese di Agosto, ma si era rifiutata di partire col suo fidanzato dato che la pancia dell'ormai sesto mese non le avrebbe permesso di divertirsi a dovere. Per questo motivo avevo regalato ai due e Roland una settimana in un hotel di lusso a Long Island, dove avrebbero potuto godere di tutte le comodità e del mare. Mi era sembrato davvero il minimo per ringraziarli di tutto ciò che avevano fatto per me, e a quanto pare il primo giorno era andato alla grande visto l'entusiasmo della donna quando mi avevano chiamato quella mattina.
-Grazie Killian! È la casa più bella del mondo!- mi abbracciò il ragazzino, buttandosi poi sul divano, accanto al seggiolino della sua sorellina, che invece guardava avanti confusa.
-Sono contento ti piaccia ragazzo! Ma è anche merito tuo, e sta' certo che lo dirò a tua madre!
-Quand'è che veniamo a vivere qui? Mi piace già tutto! E anche a Lily... vero Lily? Non è bellissima la tua cameretta?- fece rivolto alla piccola, e la prese in braccio come ormai aveva imparato a fare molto bene. Erano davvero molto teneri, e nonostante lei non parlasse ancora, gli rivolgeva dei versetti e gli accarezzava il viso.
-Con calma... dovremmo prima dirlo a Emma, e devo trovare il modo di non farle prendere un infarto. Ho pensato di portarla direttamente qui dall'aeroporto ma...
-No, hai ragione. Le verrebbe un colpo! Non vi siete ancora sposati e hai comprato una casa...
A quel punto fui io quello a cui per poco non venne un infarto, e mi voltai verso di lui che invece sembrava completamente tranquillo, come se niente fosse.
-Henry... sposarci? Cosa...
-Tu e la mamma vi amate, no? Quindi vi sposerete... tipo prima di Natale, con la neve!
-Ehi ehi... calmati- borbottai, e mi andai ad accomodare accanto a lui -Non funzionano così certe cose... non intendo che non voglio sposare tua madre. Cioé... è solo che non ne abbiamo mai parlato, capisci? Il matrimonio è una cosa molto grande...
-Oh. Perché zio Robin ha detto che vuole chiedere a Regina di sposarlo. E quindi ho pensato...- fece lui deluso, e abbassò lo sguardo.
Non si rendeva minimamente conto della situazione imbarazzante in cui mi aveva messo, eppure ero io quello dispiaciuto di vederlo così triste!
Ovviamente avevo pensato al matrimonio più di una volta, perché era ovvio che prima o poi le avrei chiesto di sposarmi, solo non avevo fretta. Nonostante avessi preso quella casa e sapessi che avremmo passato tutta la vita insieme, sei mesi di relazione mi sembravano pochi per farle la proposta; e in più non ero convinto che ne sarebbe stata entusiasta al momento, perché con tutto il lavoro che avrebbe avuto quell'anno, sarebbe stato piuttosto difficile riuscire a organizzare un matrimonio.
Robin ovviamente mi aveva detto delle sue intenzioni, ma in qualche modo per loro era diverso, avevano una figlia in arrivo. Ed ero anche molto felice per lui, perché era stato molto giù gli ultimi tempi con Marian, quando avevano continuato a stare insieme solo per Roland. Ovviamente era peggiorato quando era morta, sentendosi colpevole di non averla amata quanto avrebbe meritato. Con Regina invece lo vedevo di nuovo sereno e felice, erano davvero una coppia meravigliosa, fatti l'uno per l'altra. Quell'incidente, nonostante tutto, aveva portato ad entrambi qualcosa di buono.
-Un giorno ci sposeremo, Henry- disse quindi -Solo... non prestissimo, perché tua mamma è ancora molto impegnata. Piuttosto dovresti prendere la roba che hai qui e che vuoi portare in vacanza, perché dopo il suo ritorno partiamo!
-Va bene! Posso portare un po' di giocattoli? Anche per Lily?
-Certo! Abbiamo una nave tutta per noi, lo spazio non manca di certo!
Ormai era davvero tutto pronto per il viaggio, e avevo mostrato a Henry anche l'imbarcazione di cui era stato davvero entusiasta. Era una piccola nave in legno, sullo stile di quelle da crociera greche per famiglie, e tra una settimana saremmo salpati da Cape Elizabeth. Avremmo viaggiato verso sud, per fare una prima tappa a New York, poi a Virginia Beach dove saremmo rimasti almeno una giornata a goderci la spiaggia, e infine in Florida: un giorno a Orlando per portare i bambini al parco divertimenti, e infine alle Bahamas, per fermarci anche a Miami al ritorno. Solo alle isole avevo prenotato un piccolo albergo per tre notti vicino alla spiaggia, mentre disponendo di cabine piuttosto comode in nave, avremmo dormito lì per il resto del viaggio. Ero entusiasta di essere riuscito ad organizzare tutto ciò, perché ero certo che ci saremmo divertiti tantissimo, perfino i suoi genitori l'avevano trovata un'ottima idea perché Emma potesse rilassarsi dato quanto lavorasse duramente il resto dell'anno. Mi avevano anche dato una mano con le spese, nonostante avessi cercato di convincerli che ci avrei pensato io: ero riuscito a vendere la mia casa potendomi quindi permettere senza problemi quella a Storybrooke, e mi erano rimasti anche abbastanza soldi per le vacanze e altro da mettere da parte. In più, da fine Settembre avrei lavorato al porto, e avrei smesso di sentirmi in colpa per essere disoccupato mentre la mia donna lavorava duramente.
Lasciai che il ragazzino andasse in camera a iniziare a prendere qualcosa che aveva già sistemato nella nuova casa, e presi Lily sulle mie gambe, che si iniziò a divertirsi a giocare con la mia t-shirt.
Proprio in quel momento il mio cellulare squillò, e non potei che illuminarmi nel vedere il nome “Emma” apparire sul display.
-Pronto, Swan! Stavolta mi hai chiamato ad un orario decente, fai progressi!
-Ciao Killian! Lo so, alla fine sono riuscita a impostare il telefono in modo che mi mostri l'orario di Storybrooke...
-Meglio tardi che mai!- ridacchiai, e Lily mi imitò, facendomi ridere ancora di più.
-Lily amore, sei sveglia anche tu! Manchi tanto alla mamma, mi dici “ciao”?
Ovviamente la bambina non disse ciao, ma emise dei versetti che fecero ugualmente felice sua madre.
-Senti Killian, non ti ho chiamato in video perché non ho molto tempo ora... parleremo meglio più tardi. Solo volevo dirti una cosa...
-Cosa? Ti ascolto...
-Killian! Ehi Killian, mi senti?
-Io ti sento, tu mi senti?
Ovviamente un attimo dopo anche la mia linea iniziò a farsi disturbata, e riuscii a sentire la sua voce soltanto a tratti, fino a che la chiamata non si chiuse completamente. Leggermente preoccupato riprovai a chiamarla, ma non c'era linea. Sperai che si fosse trattato di qualche emergenza sul lavoro, e non delle solite esplosioni che per quanto mi avesse accertato non fossero pericolose per lei, ancora non ero riuscito a mandare giù. Era ovvio che avessi paura, l'ospedale in cui lavorava era troppo vicino agli schieramenti degli eserciti per i miei gusti, e quello era uno dei tanti motivi per cui non vedevo l'ora che tornasse al sicuro tra le mie braccia. Un conto era saperla ad occuparsi delle emergenze nell'ospedale vicino casa, un altro era saperla in un altro continente in piena guerra.
Sospirai, dopo un terzo tentativo fallito di chiamarla, e mi ripromisi di tentare più tardi: in fondo non era la prima volta che cadeva la linea, quindi cercai di ignorare quel presentimento non troppo positivo che mi invase.
Ancora sei giorni. Sei giorni e l'avrei riabbracciata.

 

***

 

REGINA POV

Sicuramente quella vacanza si sarebbe rivelata molto più divertente senza una pancia grossa e pesante, ma non potevo negare che fosse tutto molto piacevole.
Non avevo alcuna idea di come il fidanzato della mia amica potesse conoscere un posto del genere, ma l'avrei ringraziato a dovere una volta tornati: avevamo una suite con televisore, aria condizionata, e bagno privato con la vasca idromassaggio, in cui avevamo già passato parecchio tempo la sera precedente, tutti e tre insieme. In più la nostra prenotazione comprendeva pasti per l'intera giornata, massaggi, e perfino trattamenti viso e corpo per me. Quel marinaio aveva pensato proprio a tutto! Per educazione non gli avevo chiesto quanto avesse speso, ma ero certa fosse comunque una spesa eccessiva per festeggiare l'aver venduto la propria vecchia casa.
-Regina, siamo pronti.
-Arrivo!- esclamai e a fatica mi alzai dal divano, per raggiungere Robin che aveva preparato suo figlio per la spiaggia. L'hotel aveva una grande piscina all'aperto, ma essendo in una località di mare così bella sarebbe stato assurdo non approfittare delle spiagge – ovviamente con sdraio e ombrelloni prenotati a nostro nome.
Appena uscimmo dalla stanza, il bambino prese allegro per mano sia me che suo padre, e io non potei che gioire. Ovviamente ero abituata alla sua dolcezza ormai, era sempre molto carino con me, ma era sempre vedere come mi considerasse quasi una seconda mamma. Non avevo intenzione di prendere il posto di Marian, ma avrei fatto il possibile per non fargli sentire troppo la mancanza di una figura materna accanto.
-Come ti senti, Regina?- mi domandò dolcemente l'uomo, quando uscimmo dall'albergo.
-Ovviamente starei meglio in altre circostanze... ma non c'è male. Tutto questo relax mi sta facendo bene, ci voleva.
-Lo immagino, Killian non poteva farci regalo migliore. E quando torni a lavoro per gli ultimi due mesi ti ridurranno l'orario, vero?
-Sì, sì. Whale mi ha confermato che avrò otto ore al giorno. Come un lavoro normale praticamente!
-Meno male... non so finora come hai fatto, insomma, col caldo poi!
-Robin, Robin... ancora non hai imparato nulla di me? Io posso tutto, o di certo non aspirerei a essere un cardiochirurgo!
-Lo so, lo so! È anche per questo che mi piaci, Regina Mills- sorrise divertito, poi si sporse a darmi un bacio che non tardai a ricambiare. Avendo Roland con noi, ovviamente, non avevamo potuto scambiarci tutte le tenerezze che avremmo voluto.
-Che dici stanotte... quando dorme, usiamo in due la vasca...?- gli proposi in un sussurro all'orecchio, e quello si voltò a guardarmi sorpreso, alzando un sopracciglio.
-Te l'ho già detto... sono incinta, non sono una suora. Allora?
-Allora, dico che è un'ottima idea... sarebbe un peccato non approfittarne.
Sorrisi compiaciuta, ed entrammo finalmente in spiaggia raggiungendo la nostra postazione, abbastanza vicina all'acqua ma non troppo per non subire i giochi dei bambini più vivaci.
L'uomo mi impose di mettermi a sedere mentre lui sistemava i giochi e il telo per il bambino, e decisi di non oppormi dato che non vedevo l'ora di mettermi comoda sulla sdraio con gli occhiali da sole, e chiudere gli occhi per un po'. L'aria di mare mi era sempre piaciuta, e non faceva neanche troppo caldo in quei giorni: era tutto perfetto.
Poco dopo guardai l'altro sistemarsi accanto a me, e allungò la mano per posarmela sulla pancia: non l'avrei ammesso neanche sotto tortura, ma era una cosa estremamente dolce.
-Neanche oggi ti toglierai il vestito, tesoro?
-Assolutamente no. È leggero, cosa vuoi che cambi! Non mi piace com'è diventata la pelle, quindi fattene una ragione.
-Miss Perfezione non vuole mostrarsi con qualche chiletto in più, ovviamente...- mi prese in giro lui, beccandosi un pugno piuttosto forte sul fianco.
Non mi vergognavo del mio corpo, non proprio, ma non mi sembrava molto opportuno andarmene mezza nuda adesso che ero incinta, quindi avevo messo un abito corto e leggero, ma che almeno mi copriva quel tanto che bastava.
-Hai messo la crema a Roland?- gli domandai con lo sguardo fisso verso l'acqua, cosa che trovavo estremamente rilassante.
-Sì...
-Vuoi che la metta anche a te?
-Lascia stare, stai comoda... non c'è così tanto sole per me. Piuttosto, dovrei spalmarne un po' a te...
-La pancia l'ho coperta... quindi lasciami prendere un po' di colore, e come hai detto tu il sole non è così forte. Non mi brucerò.
-Va bene, non mi sembra il caso di discutere. Sai, non abbiamo parlato del nome della bambina e... insomma, non manca moltissimo.
Quasi mi strozzai col drink che avevo appena preso da uno dei ragazzi che li servivano in spiaggia, e mi voltai sconvolta verso Robin. Perché parlare già del nome? Mancavano ancora tre mesi! A che scopo agitarsi da ora? Ero venuta in vacanza per rilassarmi, non per stressarmi.
-Wow. L'idea del nome ti fa questo effetto?- si accigliò.
-Sì! Abbiamo un sacco di tempo...
-Avanti, poi possiamo sempre cambiare idea. Ma stavo pensando che forse non sarebbe male iniziare a farci un'idea...
A quel punto posai la bibita sul tavolino sotto l'ombrellone, e mi alzai dal mio posto per andarmi a sedere in braccio a lui, e mi chinai per baciarlo.
-Allora... hai ancora voglia di parlare?- gli sussurrai all'orecchio, per poi riprendere a baciarlo.
Il mio piano sembrò funzionare, e l'uomo mi prese i fianchi per poi ricambiare il bacio con passione; Roland era troppo preso dallo scavare un buco nella sabbia, quindi non ci avrebbe fatto caso se avessimo scambiato un po' di coccole innocenti.
Era ciò di cui avevo bisogno, e Robin non sembrò avere nulla in contrario, quindi non mi fermò per chiedermi di parlare di nomi.

-Regina, papà, andiamo in acqua?
Mi ridestai improvvisamente con la voce di Roland, rendendomi conto di essermi appisolata tra le braccia di suo padre, e voltandomi verso di lui potei essere certa che gli fosse successo lo stesso.
Ci scambiammo uno sguardo divertito, poi ci alzammo per poter accontentare il bambino.
-Regina tu resta qua, non so se in acqua è il caso...
-Ma non dire idiozie, vengo con voi! Non mi metterò a nuotare ovviamente...
Il piccolo saltellò allegro, e ci prese le mani tirandoci verso l'acqua, che per mia grande gioia si rivelò abbastanza calda quando vi immersi i piedi.
Arrivammo fino a quanto bastava perché non mi bagnassi il vestito, ma i due non continuarono oltre dato che a Roland arrivava alla schiena e anche poco oltre.
Rimasi a guardarlo nuotare tenuto d'occhio dal padre, fino a che non mi arrivò vicino e mi schizzò ridendo.
-Oh al diavolo! Un po' di battaglia con l'acqua non farà di certo male alla bambina!- mi decisi, e ormai incurante di bagnarmi, schizzai un Robin piuttosto sorpreso, facendo scoppiare a ridere suo figlio.
Continuammo a schizzarci e vendicarci a vicenda, fino a che non mi ritrovai completamente fradicia, ma contenta di essere lì con la mia nuova famiglia. Ero davvero fortunata ad averli nella vita, perché da molto tempo non mi ero sentita così felice, e Emma che mi conosceva ormai da anni avrebbe potuto confermarlo.
Già, Emma... la mia migliore amica che tra una settimana sarebbe finalmente tornata a casa, e mi ero ripromessa di preparare una cena a casa nostra prima che partisse in vacanza con Killian e i bambini. Avevo molte cose da raccontarle, e in più non vedevo l'ora di sapere come fosse stata la sua esperienza, che se non fossi incinta avrei sicuramente fatto insieme a lei.
-Regina! Torniamo ad asciugarci, meglio se il ragazzino non rimane troppo in acqua... avanti Roland- aggiunse quando quello protestò -Ci prendiamo un gelato, giochiamo a palla e tra un'oretta facciamo un altro bagno, d'accordo?
-Sììì! Lo voglio al cioccolato e cioccolato bianco, come quello che mi ha comprato Regina ieri!
-Va bene tesoro, ti riprendiamo quello- acconsentii e gli presi la mano per tornare ai nostri posti ad asciugarci. Dopo essermi avvolta nell'asciugamano, avvolsi Roland nel suo e mi sedetti per abbracciarlo e asciugarlo, mentre se la rideva perché a sua detta gli facevo il solletico.
Lo lasciai poi a suo padre perché finisse lui, e presi il telefono per chiamare Emma, dato che ormai a quell'ora doveva aver finito di lavorare.
Ovviamente rispose la segreteria telefonica, probabilmente avevo calcolato male l'ora... o il suo turno sarebbe durato più a lungo. Volevo sentirla sia per farle sapere che finalmente ero in vacanza, sia per chiederle a che ora sarebbe atterrato il suo aereo dato che ancora non avevo avuto occasione.
Cercai di reprimere il cattivo presentimento che cercò di invadermi, e seguii i miei uomini verso la gelateria.

 

***

 

EMMA POV

Mandai a quel paese il telefono, ma dopo 15 minuti senza campo, decisi di spegnerlo e rimetterlo a posto.
Poco male, non avrei potuto dire a Killian di venire in aeroporto, ma gli avrei fatto una sorpresa arrivando direttamente a casa.
Alla fine avevo rifiutato di rimanere altri tre mesi, mi ero resa conto che la mia famiglia mi mancava troppo per poter resistere. Sicuramente era stata una bella esperienza, formativa, ma adesso le mie priorità erano altre.
Killian, Henry, Lily, Regina, e i miei genitori.
Un aereo privato era arrivato a prendere il primo gruppo che sarebbe tornato a casa, e dato che si erano liberati tre posti grazie a persone che avevano deciso di rimanere, io, August e Neal ne avevamo approfittato per rientrare un po' prima.
Avevamo avuto soltanto un paio d'ore di preavviso, ma avevamo colto l'occasione al volo senza pensarci due volte. August avrebbe rinnovato il contratto per tornare lì altri sei mesi, e scontare la sua pena in un modo più utile rispetto agli arresti domiciliari, cosa che gli faceva molto onore, ma per farlo doveva comunque tornare e comunicare la sua decisione per organizzarsi.
Io e Neal non avevamo detto nulla ai nostri cari, decisi a fargli una sorpresa dato che ci aspettavano tra quasi un'altra settimana, ma se non fosse stato per la tempesta avrei voluto davvero chiedere a Killian di venire in aeroporto. Mi mancava troppo, e prima l'avrei abbracciato, meglio mi sarei sentita.
Invece no, proprio ora che mancavano meno di tre ore all'atterraggio, doveva scoppiare una tempesta per scombinarmi i piani.
-Fa paura, eh?- commentò Neal che guardava fuori dal finestrino, riferendosi al fulmine che aveva appena squarciato il cielo.
-Già... e noi siamo qui nel bel mezzo del temporale. Però... è bello da qua su.- gli feci notare, mentre l'ennesimo tuono rimbombava sfumando la mia voce.
-Sì... basta che atterriamo il prima possibile però, in cielo con una tempesta non è l'ideale!
-Sei proprio un fifone!- esclamai ridendo, ma saltai sul posto anch'io quando un fulmine squarciò nuovamente il tramonto con così tanta potenza, che sembrò quasi fosse a pochi metri da noi.
-Senti chi parl...- il padre di mio figlio non riuscì a finire la frase che si accesero gli altoparlanti.
-Signore e signori, vi preghiamo di mantenere la calma, ma siamo costretti ad un atterraggio di emergenza- comunicò il pilota -Il temporale si è fatto molto vicino in pochissimo tempo, e non vogliamo rischiare la vostra e la nostra sicurezza. Siamo vicini ad una piccola isola disabitata ma con una lunga prateria che può essere utilizzata come pista d'atterraggio. Riprenderemo il volo quando la tempesta sarà finita. Vi prego quindi di allacciare le cinture, e ripeto, mantenere la calma. Questa è solo una manovra di sicurezza, e con un ritardo di massimo tre ore atterreremo a Boston come previsto.
Fece appena in tempo a finire la frase, che l'ennesimo tuono, più forte che mai, fece tremare l'aereo: quella fu l'ultima cosa che riuscii a sentire.

 


Il nostro destino viene formato dai nostri pensieri e dalle nostre azioni.
Non possiamo cambiare il vento ma possiamo orientare le vele.
(Anthony Robbins)























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Lo so, ci ho messo più dei soliti 3-4 giorni, ma nonostante il capitolo sia più corto dovevo decidere bene come impostarlo, per ovvi motivi...
Manca solo una settimana al ritorno di Emma, e la casa è ormai pronta per essere abitata! Ovviamente Emma non sa nulla, e Killian deve trovare un modo per portarla lì senza farle venire un infarto :')
E' pronta anche la loro vacanza, una piccola crociera di famiglia, a visitare alcune città abbastanza vicine e passare qualche giorno al mare alle Bahamas. (chi non vorrebbe una vacanza del genere? con tanto di Capitan Uncino personale con la sua nave lol)
Anche Regina e Robin sono in vacanza, dato che Killian gli ha fatto un regalo più che meritato... e anche loro se la stanno godendo a dovere! :P Magari tra un anno potranno ripetere l'esperienza in nave e andare tutti insieme coi 4 bambini xD
Anche Emma però ha deciso di fare una sorpresa a Killian e agli altri e sta tornando una settimana prima del previsto... anche se le cose pare non vadano come aveva sperato. Non odiatemi, cercherò di postare abbastanza presto xD
Buonanotte/Buongiorno a tutti, e come sempre grazie a chi sta seguendo questa ff!
Un abbraccio :*
 

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Capitolo 11
*** The Swan's Broken Wings ***


The Swan's broken wings















EMMA POV

-Emma! Tesoro, svegliati, avanti...
Quelle parole continuarono a rimbombarmi nella testa, e non riuscii a capire se fossero reali o solo frutto della mia immaginazione. Perché mi faceva male tutto, come se fossi appena stata investita da un camion. O forse, ero effettivamente stata investita da un camion e mi sentivo così per questo.
-Apri gli occhi, Emma!
D'istinto eseguii, e mi ritrovai davanti – o meglio, sotto – il volto di August, con un'estesa ferita alla fronte.
Bastò quello perché mi tornasse in mente in un flash tutto ciò che era successo: il telefono che non prendeva, il temporale, l'annuncio dell'atterraggio d'emergenza, il tuono, e poi la sensazione di precipitare nel vuoto, prima di perdere i sensi.
Alla fine, dovevamo davvero essere precipitati, quindi. Il nostro aereo si era schiantato, e io ero ancora viva... August era ancora vivo. Ma gli altri?
-Neal!- gridai in prenda al panico, guardandomi intorno e cercando di tirarmi su, ma qualcosa mi bloccava i movimenti, e anche il respiro.
-Emma... Emma, devi calmarti. Come ti senti? Riesci a sentirti tutto? Mani, piedi...
-Sì...- annuii, per poi guardarlo meglio. Era steso sotto di me, con un'espressione dolorante sul volto, e teneva le braccia in modo da sostenere qualcosa sopra di noi, a fare da leva a ciò che mi impediva di muovermi da lì: l'ala dell'aereo.
Spalancai gli occhi sconvolta, rendendomi conto solo in quel momento della reale gravità della situazione: quell'ala doveva avere un peso disumano, come diavolo riusciva a sostenerla solo con le braccia?
-August... devi... lasciare la presa. Ti farai male, ti prego... oh mio dio...
-Non posso- sussurrò, chiudendo gli occhi -Se lascio andare finiremo schiacciati. In qualche modo le mie braccia e qualcos'altro la tengono in equilibrio...
E allora fui invasa da una seconda consapevolezza: August mi aveva salvato la vita! Mi aveva fatto da scudo perché non mi schiantassi direttamente a terra, e sosteneva chissà quanti quintali di ferro per fare in modo che non finissi come una sardina in scatola.
Lo guardai di nuovo terrorizzata, lui invece sorrise lievemente, mentre il sangue continuava a colargli dalla fronte, per raggiungere la pozza di sangue sotto la sua testa. Troppo grande perché venisse solo da quel taglio.
-A... August, tu... tu...
-Emma! Grazie a Dio!- fece eco la voce di Neal prima che potessi riuscire a formulare una frase di senso compiuto, e accorse gettandosi in ginocchio accanto a noi: per fortuna almeno lui sembrava star bene a parte qualche ammaccatura.
-Neal, ascolta... devi tirarla fuori di qui... sembra non avere nulla di rotto... non dovrebbe essere difficile...
Non riuscii a sentire, però, cosa gli rispose l'altro, perché l'unica cosa che riuscii a fare fu scoppiare in lacrime: sapevo cosa avrebbe comportato il mio salvataggio, anche se August non lo diceva esplicitamente. Sarebbe morto, avrebbe dovuto lasciare la presa e sarebbe morto lì sotto, e tutto ciò soltanto per salvare me.
Lo trovavo semplicemente ingiusto.
Era vero, mi aveva fatto del male solo pochi mesi prima, ma era migliorato molto e gli volevo bene; non potevo lasciare che morisse, non così! Era ancora giovane, con tutta una vita davanti per riscattarsi e diventare un uomo migliore, l'uomo per cui un paio di anni prima avevo perso la testa.
Non potevo permettergli di andarsene prima di riuscirci.
-No io non mi muovo di qui! Arriveranno i soccorsi... ok? E ci tireranno fuori entrambi...
-No Emma, non arriverà nessuno! Il pilota è... lui è... e i mezzi di comunicazione anche... siamo bloccati in mezzo al nulla, credo sia una specie... di isola... deserta.
“Morto” era la parola che non aveva avuto la forza di pronunciare. E “morti”, riferito ai mezzi di comunicazione.
Dunque il pilota era morto. Era morto davvero.
E chissà chi altro... quanti superstiti ci sarebbero stati tra gli altri 7 passeggeri con cui eravamo partiti?
Noi tre eravamo vivi per chissà quale grazia divina, ma non ero certa che la fortuna ci avrebbe assistiti molto a lungo: come avremmo fatto a tornare a casa senza poter comunicare a nessuno dov'eravamo? Io stessa non avevo idea, effettivamente, di dove ci trovassimo. Certo, era un'isola nell'Atlantico a un paio di ore da Boston... ma quanti posti avrebbero potuto corrispondere alla stessa descrizione?
Abbassai di nuovo lo sguardo sul mio ex fidanzato, per constatare con orrore che stesse diventando sempre più pallido a vista d'occhio, e la pozza sempre più estesa e rossa.
-Emma ti prego... non so quanto posso resistere ancora...- boccheggiò con voce supplichevole, guardandomi negli occhi. I suoi occhi chiarissimi, in cui mi ero persa innumerevoli volte.
Quegli occhi di cui mi ero innamorata.
Quegli occhi che mi avevano delusa.
Quegli occhi che mi avevano fatto del male.
Quegli occhi che mi avevano chiesto scusa.
Quegli occhi che non volevo mi abbandonassero, che si spegnessero.
-August non posso...
-Ti prego tesoro. Poi... appena Neal ti tira fuori, tirerete fuori me, d'accordo?
Bugia. Sapevo che stava mentendo. Non c'era modo per liberarlo senza che fosse costretto a mollare la presa, per poi venire inevitabilmente schiacciato da quella ferraglia. Finché io ero lì, per quanto fosse stremato, sembrava essere risoluto a non lasciarsi andare. Ma non era comunque una soluzione.
-Emma! Lasciami fare qualcosa di buono nella vita! Dopo ciò che ti ho fatto, lasciami rimediare! Lascia che mi riscatti, che riesca a farmi perdonare!
-Ma io ti ho già perdonato!- gli gridai -Ti ho già perdonato August! Sono praticamente sdraiata addosso a te, e non mi da' alcun problema! Non posso perderti proprio ora, ti prego...- singhiozzai, non riuscendo a evitare che le mie lacrime bagnassero le sue guance.
-Non mi perderai, qualunque cosa succeda. Tu mi avrai anche perdonato, ma io non sono ancora riuscito a perdonare me stesso! Non togliermi questa possibilità... salvati, e ti giuro che farò il possibile per sopravvivere anch'io. Non posso tirarmi fuori di qui finché sei addosso a me, per quanto sia piacevole...- sorrise, rubando un sorriso anche a me.
Alla fine annuii, e cercai di portare le braccia avanti perché Neal potesse afferrarmi: ma non appena mi fossi liberata, avrei fatto qualunque cosa per sostituire le sue braccia con qualcos'altro per fare in modo che non dovesse più subire parte di quel peso enorme.
Cercai di trattenere i gemiti di dolore con tutte le mie forze, convincendomi che fosse sopportabile non essendoci nulla di rotto.
Alla fine riuscii a scivolare via, e Neal mi sostenne per fare in modo che non crollassi a terra, ma tra le sue braccia. Tuttavia mi concessi meno di dieci secondi di riposo, poi, nonostante il dolore, mi tirai su in piedi per cercare di individuare qualche oggetto da usare come leva, tra le macerie.
Ma non c'era altro che questo: macerie e alberi. Alberi ben piantati nel terreno, ovviamente.
-Emma... lascia... lascia stare...- borbottò l'uomo a terra, e mi lasciai ricadere in ginocchio accanto a lui, scoppiando nuovamente a piangere mentre le sue braccia tremavano, stanche del peso eccessivo.
-August no...
-Non ce la faccio più Emma. Mi dispiace... ma guardami. Sarei morto in ogni caso... la mia testa sarà spaccata, non mi sento più le gambe, ho sicuramente una lesione spinale. E tutto questo peso non avrà fatto bene ai miei organi... se anche mi tiraste fuori non cambierebbe niente...
-Non dire così! Lo so che sono ancora una specializzanda, ma sono un medico! E lo è anche Neal! Possiamo salvarti, fatti forza!
Quello scosse la testa, mentre io iniziavo a faticare a respirare tra il pianto e i singhiozzi.
Non poteva finire così.
-Non potete fare nulla... sei un medico eccezionale e hai molto talento, però nessuno può fare miracoli... sono contento di averti amata. Sono contento di amarti e... di essere riuscito a fare qualcosa di buono per te, alla fine.
Le sue braccia tremavano sempre di più, e man mano si piegavano, ormai mancava davvero poco perché cedesse.
-Anch'io sono contenta di averti amato... ho passato quasi tre anni bellissimi con te, e nonostante il tuo errore mi hai ricordato perché ti ho amato tanto... e mi hai insegnato tanto, è merito tuo se sono diventata brava. Mi sei stato accanto quando ho creduto di non farcela, ogni volta mi hai spinta a essere migliore... grazie... innamorarmi di te è tra le migliori cose che mi siano mai capitate...
-Vale lo stesso anche per me, tesoro... ma se ce l'hai fatta è merito tuo. Io ti ho solo aiutata a vederti per ciò che sei... non dimenticarlo mai... l'unica cosa che ti chiedo di fare per me, è essere felice.
Senza riflettere su ciò che stessi facendo mi chinai a baciarlo, per l'ultima volta. Non avevo cambiato idea, amavo Killian più di qualunque altro uomo al mondo, ma baciare August era il minimo che potessi fare per ringraziarlo, e attenuare il suo dolore.
Lo baciai, fino a che non mi resi conto che aveva smesso di respirare.
Sulle labbra, ancora un lieve sorriso.
Fu in quel momento che persi completamente il senno: gridai e piansi come non avevo mai fatto, e mi rannicchiai a terra non permettendo neanche a Neal di aiutarmi.
Nessuno poteva aiutarmi, nessuno poteva riportare in vita quell'uomo, che alla fine non avrei ricordato per il male che aveva provocato, ma per il suo eroismo. Era stato un eroe, il mio eroe, aveva dato la sua vita per me nonostante fosse consapevole che il mio cuore apparteneva ad un altro.
Ma il suo, fino alla fine, era appartenuto a me.

 

***

 

KILLIAN POV

Quella convocazione improvvisa non prometteva nulla di buono, e neanche i genitori di Emma, Trilli, il signor Booth, il signor Gold e sua moglie sembravano tranquilli. Henry e Lily li avevo dovuti affidare alla nonna di Ruby, e al primo avevo dovuto mentire, dicendogli di avere un piccolo lavoro da sbrigare.
Avevamo continuato a scambiarci sguardi senza mai parlare, in attesa di risposte.
Ovviamente tutti avevamo una teoria, la stessa, ma nessuno osava esprimerla ad alta voce, e neanche darle forma completa nelle nostre menti.
-Signori, scusate l'attesa.- esordì il dottor Whale entrando nell'ufficio in cui ci aveva fatti accomodare, e si sedette a capotavola con espressione seria. Neanche quella prometteva nulla di buono.
-Whale, parla e basta maledizione- esclamò David battendo un pugno sul tavolo -E' successo qualcosa in Iraq, vero? È successo qualcosa ai volontari. A Emma, a Neal...
-David per favore, calmati. Non vi porto notizie di morte. Dovete soltanto mantenere la calma...- fece quello, irritando anche me: solo che io riuscii a sfogare la rabbia stringendo con forza il pugno sotto il tavolo, anche se l'avrei preferito in faccia a lui in quel momento. Cosa diavolo era successo a Emma?!
-Ieri è partito un volo privato che stava riportando a casa il primo gruppo di volontari. I nostri tornano la settimana prossima, ma il dottor Booth, la dottoressa Swan e il dottor Cassidy avevano preso il posto di tre medici che hanno deciso di prolungare la loro permanenza lì. Quel volo sarebbe dovuto atterrare ieri sera a Boston.
Provai la stessa sensazione dell'essere colpito da una secchiata di acqua gelata seguita da scarica elettrica, e sbarrai gli occhi: ecco perché Emma mi aveva chiamato! Ecco cosa aveva voluto dirmi, prima che cadesse la linea: aveva voluto dirmi che stava tornando da me. Con una settimana d'anticipo, per rendermi l'uomo più felice del mondo.
-No...- sussurrai, mentre nella mia mente correvano un sacco di spiegazioni plausibili di come l'aereo aveva fatto tardi e che il primario ci avesse chiamati per preparare una festa d'accoglienza in aeroporto: l'espressione dura doveva essere solo per confonderci.
Allora perché non stava scoppiando a ridere?
Mary Margaret mi afferrò la mano, ed io accettai la stretta, rafforzandola.
-Ora... sappiamo che il pilota ha comunicato di dover effettuare un atterraggio d'emergenza su un'isola a un paio d'ore di volo da qui a causa di un temporale... Abbiamo supposto avrebbero passato la notte lì per poi ripartire ma... non abbiamo più avuto notizie. Le comunicazioni sono saltate e... mi dispiace. Un gruppo di ricerca è già al lavoro dalle 7, ma per ora non ci sono tracce.
Le prime a scoppiare in lacrime furono le donne, io invece restai completamente paralizzato al mio posto, incapace di proferire parola, di reagire in qualunque modo, perfino di respirare.
Emma, la mia Emma dispersa da qualche parte nell'Atlantico.
Dispersa, non morta. Perché doveva essere viva, la mia Emma era un osso duro, era sopravvissuta più volte a tragedie incredibili, e anche adesso era sicuramente così. E stava bene, ovviamente stava bene, probabilmente gridava ordini avanti e indietro per trovare una soluzione e tornare a casa.
-Dovevo avvertirvi, per correttezza. È più che possibile che stiano tutti bene, solo... solo non possiamo escludere nulla finché non avremo qualche dato in più.
Anche i pianti erano cessati, regnava semplicemente un silenzio assordante che ogni secondo che passava riuscivo a sopportare sempre meno.
Come avrei fatto a sopportare l'attesa? E come avrei fatto a dire ai bambini cos'era successo a loro madre, e nel caso di Henry, ad entrambi i suoi genitori? Forse avrei dovuto nasconderglielo... ma Henry era troppo sveglio, avrebbe capito che qualcosa non andava... e comunque prima o poi avrebbe comunque scoperto tutto.
-Basta, io me ne vado a casa. Vado a chiamare Emma, sono sicuro che un modo lo troverà. Lei sta bene! E stanno bene anche tutti gli altri, mi rifiuto di credere che qualcosa non vada.- affermai deciso battendo il pugno sul tavolo e mi alzai in piedi, pronto ad andarmene.
-Certo... vada. Potete andare tutti. Per come stanno le cose... Mary Margaret, David, Belle e Trilli... tornate a casa anche voi, è chiaro che non potrete rimanere concentrati sul lavoro. Vi terrò aggiornati su qualsiasi informazione, anche la più piccola...
-D'accordo, grazie. Mary Margaret, David... io vado a prendere i bambini. Ci sentiamo dopo...
I due annuirono, e prima che tutti gli altri facessero in tempo ad alzarsi io ero già fuori, e per poco non rischiai di inciampare sulle scale, tanto che un'infermiera mi fermò per chiedere se avessi bisogno d'aiuto. Io mi limitai a scuotere la testa e corsi giù, lasciando andare le lacrime soltanto una volta fuori dall'edificio.
Non era possibile che ogni volta qualcosa doveva mettersi in mezzo tra la mia felicità e quella della mia donna, ogni volta qualche disgrazia doveva abbattersi su di lei, e mai su di me. Non era giusto, non era assolutamente giusto che dovessimo soffrire sempre noi.
Pensare che se tutto fosse andato bene, in quel momento sarebbe stata tra le mie braccia, a coccolarci nel letto, mi spezzava il cuore. Aveva deciso di farmi una sorpresa, e Dio sapeva quanto sarei stato felice di correrle incontro in aeroporto e stringerla così forte da non lasciarla andare mai più. Saremmo tornati a casa con la pizza da asporto per cenare insieme ai bambini, e poi saremmo andati a dormire felici.
Iniziai a camminare verso il Granny's Diner quando il mio telefono squillò, e per la foga quasi lo feci cadere a terra, per poi rispondere subito senza neanche guardare il display.
-Emma! Emma, lo sapevo che stavi bene!
-Jones! Non sono Emma, sono Regina! Ma ti chiamavo per lei... sono un po' preoccupata, è da ieri che non riesco a mettermi in contatto con lei... l'hai sentita?
-Oh...- sussurrai deluso, lasciandomi cadere quasi di peso sulla prima panchina che incontrai. -No Regina. Ora siediti... è meglio che te lo dica prima che tu venga a saperlo da qualcun altro...
Sentii la donna ansimare preoccupata, ed iniziai a raccontarle solo quando mi giurò di essere seduta, sempre più spaventata.
Quando finii di parlare non disse niente, ma rimase in silenzio per diverso tempo proprio come avevo fatto io. Sapevo quanto volesse bene a Emma, e più di chiunque altro potevo capire cosa stesse provando.
-Vado... vado a dire a Robin di fare i bagagli. Ma lei sta bene, lo sai... io e te la conosciamo, sappiamo che è indistruttibile...- sussurrò, e io annuii dimenticando che non potesse vedermi.
-Ti... ti direi di rimanere e non rovinarti la vacanza, ma so che non potrai comunque godertela così... quindi... vi aspetto. E ti farò sapere se ho novità.
-Grazie. Dio, deve sempre mettersi nei guai! Sempre lei! Quando torna la ammazzo con le mie stesse mani!
-Già... ci sentiamo dopo. E sta' attenta, sei pur sempre incinta, ricordatelo.
-Lo so. Ciao Killian...
-Ciao...
Misi giù e rimasi ancora un po' seduto, non avendo le forze per tirarmi su. Regina aveva proprio ragione: una volta tornata, avrei dovuto fare a Emma una bella strigliata! Doveva smetterla di mettersi nei guai!
Dove sei Swan... pensai, mentre mi costringevo ad alzarmi.

 

***

 

NEAL POV

-Neal. Nel Cassidy. Dall'ospedale di Storybrooke.- ripetei il all'uomo che ci stava registrando, prima di caricarci sull'aereo per riportarci a casa.
Finalmente.
Erano passati ben tre giorni dall'incidente, dal giorno in cui da 11 persone, compreso il pilota, eravamo rimasti soltanto in 7.
August alla fine non ce l'aveva fatta, e lo stesso era valso per una ragazza proveniente da Boston e un ragazzo di New York, oltre al pilota ovviamente.
Durante le prime ore io ed Emma ci eravamo occupati dei feriti gravi, tre ragazzi di cui uno con una gamba che avrebbe probabilmente perso, un altro con un'estesa ferita alla testa e probabile trauma cranico, e infine uno ferito all'addome.
Eravamo in pochi ad essere vivi e con ferite superficiali o comunque non gravi, ma non avevamo messo in conto lo shock post traumatico.
Soprattutto non per lei, dopo che nonostante il crollo alla morte di August, si era tirata su.
Quando avevo offerto a Emma dell'acqua – riciclata solo grazie alla pioggia – era scoppiata a piangere improvvisamente, e si era rifiutata di bere continuando a ripetere “E' morto”. Nulla di ciò che avevo fatto o detto era riuscito a riscuoterla, neanche parlandole del suo fidanzato e dei bambini, e si era rinchiusa in sé stessa senza riuscire più a parlare.
Più le ore erano trascorse e più l'avevo vista devastata, tanto che le ero rimasto a fianco mentre gli altri cercavano qualcosa da mangiare, non potendola né lasciare sola, né portarla con noi.
Meno diminuivano le nostre speranze di essere salvati, più il suo stato era continuato a peggiorare; il fatto che da mangiare avessimo trovato soltanto delle more, non aveva per nulla giovato.
L'unica spiegazione che ero riuscito a darmi era che avesse ceduto non soltanto per via della morte di August, ma per tutto ciò che le era accaduto negli ultimi mesi.
Aveva accumulato troppo, e alla fine si era spezzata.
L'incidente aereo era stato solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, e nonostante di giorno fossi riuscito a farle fare degli esercizi di respirazione ogni tanto, per tutte e tre le notti si era svegliata più volte in lacrime e gridando. Gli unici momenti in cui avevamo potuto sentire la sua voce.
-Lei è Emma Swan. Anche lei da Storybrooke.- dissi al posto della ragazza, che ancora non era tornata a parlare. Ero seriamente preoccupato per lei, perché non avevo idea di quanto tempo ci sarebbe voluto perché guarisse. Avrebbe potuto volerci qualche settimana, ma anche mesi e mesi: in un'altra occasione avrei detto che per lei sarebbe stata veloce, perché era forte... ma adesso? Vederla così spaventata e debole mi faceva quasi paura per quanto era surreale.
Lei era Emma Swan, ed era sbagliato che fosse ridotta in quello stato.
-Tesoro, dobbiamo salire... ce la fai?
Quella scosse la testa guardando le scalette terrorizzata, e facendo un passo indietro; la situazione a quel punto si fece ancora più complicata. Neanch'io impazzivo all'idea di dover salire su un aereo ma l'avrei fatto... ma se lei era così riluttante, cosa sarebbe successo se l'avessi portata su con la forza? Avrebbe potuto sentirsi male, il che avrebbe peggiorato ulteriormente la sua situazione ormai delicata e grave.
-Tranquilla... tranquilla- la raggiunsi per poi abbracciarla -Vuoi... un sedativo? Per dormire durante tutto il viaggio, così non avrai paura.- proposi, facendo cenno a uno dei medici che avevano mandato di raggiungerci.
Finalmente annuì, più convinta, e porse il braccio all'uomo che le fece l'iniezione: probabilmente doveva averla richiesta anche qualcun altro dato che non sembrò affatto stupito.
-Vuole anche lei?
-No, grazie. Posso farcela, e poi devo prendermi cura di Emma.
-Capisco. E' la sua fidanzata?- domandò gentilmente, mentre ci faceva salire piano sul veicolo, attento a ogni reazione della ragazza.
-No... lo è stata parecchi anni fa. Ma è la madre di mio figlio... lunga storia. Ecco tesoro, siediti qui... non avere paura, ti addormenterai presto, d'accordo?
Quella prese posto e annuì nuovamente, poi mi sistemai accanto a lei e lasciai che si poggiasse contro di me, perché potesse almeno riposare più comodamente.

Emma dormiva tranquilla tra le mie braccia quando annunciarono l'imminente atterraggio, e si sarebbe quasi potuto dire che fosse sempre la solita Emma Swan.
Ma non lo era, e il peggio era che una volta ripresasi, si sarebbe vergognata di sé stessa, della sua debolezza.
E si sarebbe odiata per aver perso la tanto agognata estate con Killian: quando mi aveva raccontato delle vacanze che egli aveva organizzato per loro, era sembrata così entusiasta, felice, e raggiante.
Invece, quella che avrebbe dovuto essere una piacevole sorpresa per i nostri cari, si era rivelato un gravissimo errore.
Aveva spezzato la donna più forte del mondo.


 

“Rimettere insieme i pezzi richiede dieci volte il tempo che serve per crollare."
(cit. Suzanne Collins)





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Pensavo avrei postato domani, ma ho finito il capitolo prima del previsto... anche se sono le 4, dettagli.
Alla fine lo schianto c'è stato... ma Emma sta bene, più o meno. Non si può dire lo stesso di August... che in realtà mi è dispiaciuto uccidere alla fine, ma dovevo farlo.
Sia Killian che Regina sono stati abbastanza fiduciosi nonostante tutto, conoscendo Emma, e alla fine non erano in torto dato che fisicamente non ha nulla di grave... Psicologicamente, chi lo sa. Dopo tutto ciò che ha passato, compreso il veder morire persone ogni giorno per tre mesi, l'incidente e la morte di August hanno fatto traboccare il vaso, ed è crollata del tutto. Cosa succederà ora non lo so... (non è vero, più o meno lo so... ma vabbé u.ù).
Grazie ancora a tutti quelli che seguono la storia, e spero non mi odierete troppo :')
Un abbraccio, e a presto! :*

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Capitolo 12
*** I will never give up on you ***


I will never give up on you












KILLIAN POV

L'inferno era durato tre giorni.
Tre giorni, e non era ancora finito. Non del tutto
Eravamo stati convocati perché l'aereo era stato ritrovato, ma dopo le successive notizie non ero certo di sapere come avessi fatto a non avere un attacco di cuore. Perché non era stato un atterraggio d'emergenza, ma uno schianto.
Ci avevano fatti accomodare tutti in una sala d'aspetto, dove avevamo dovuto attendere la lista dei superstiti: probabilmente quei quindici minuti erano stati i più lunghi nella mia vita, ed avevo quasi sicuramente segnato un record di apnea.
Non avevo pianto, piangere sarebbe stato inutile e non era da me; Mary Margaret e Trilli avevano invece passato quei minuti in lacrime; Belle era stata l'unica donna a riuscire a trattenerle.
Perfino Lily aveva pianto, e il suo fratellone mi aveva sorpreso prendendo la bambina in braccio prima che potessi farlo io, e l'aveva cullata fino a farla smettere. Ero stato piacevolmente sorpreso da quel ragazzino, che aveva avuto la forza per occuparsi della sorellina nonostante avesse entrambi i genitori vittime di un incidente aereo, senza sapere se li avrebbe mai riabbracciati.
E poi Whale era arrivato con la lista: quando aveva pronunciato il suo nome, i tre quarti del macigno nel mio petto si erano sgretolati, alleggerendomi e facendomi scoppiare in una risata liberatoria che aveva leggermente inquietato gli altri... ma in fondo mi avevano capito.
“Emma Swan. E sembra star bene, nessuna ferita o lesione grave.” aveva detto.
Non solo la mia Emma era viva, ma stava anche bene! Era precipitata da chissà quante centinaia di metri d'altezza, e non aveva neanche una gamba rotta. Tipico!
Avevamo gioito, e il primario aveva rispettato la nostra esternazione di felicità prima di proseguire con gli altri nomi.
“Neal Cassidy. Anche lui sta bene.” aveva detto poi, provocando una seconda ondata di gioia. Non solo da parte di Henry, suo padre e Belle, ma anche da parte mia, perché nel corso di quei mesi avevo legato col padre del ragazzo ed eravamo diventati buoni amici, nonostante in ospedale fossimo partiti col piede sbagliato.
“Signor Booth, la prego di seguirmi” aveva detto infine.
Per quanto avesse cercato di essere professionale, avevo capito dal suo tono di voce che non avrebbe comunicato al padre che il figlio si fosse rotto una gamba o un braccio.
August Booth era morto, e la felicità aveva abbandonato quella stanza per lasciare un clima di incertezza, mentre l'anziano aveva seguito fuori di lì il primario, con lo shock e il dolore nello sguardo.
Ancora adesso, dopo tre ore di attesa, non sapevo come sentirmi a riguardo.
August aveva fatto del male ad Emma, io non glielo avevo mai perdonato e mai l'avrei fatto, nonostante lei stesse ormai molto bene e non ci pensasse più. Ma, appunto, sembrava averlo perdonato, e non potevo ignorare il fatto che avessero avuto quasi tre anni di relazione piuttosto felice. Emma gli voleva ancora bene, e non avevo idea di come avesse reagito. Non avevo idea di come l'avrei trovata una volta che fosse tornata a casa.
Veder morire una persona verso la quale si provava affetto, non era mai stato facile per nessun essere vivente.
In un primo momento avevo pensato di andare in aeroporto, ma Whale mi aveva fermato spiegando che una volta atterrati li avrebbe direttamente prelevati un'ambulanza per portarli in ospedale, e che quindi non aveva alcun senso.
Dovevo tenere duro, e aspettare novità. Aspettare che annunciassero l'atterraggio, e il momento di riabbracciarla si sarebbe fatto sempre più vicino.
Avevo davvero un'enorme voglia di stringerla forte a me, baciarle ogni angolo del viso, e poi ancora abbracciarla, e ancora baciarla.
Mi era mancata così tanto che avrei dovuto controllare la mia forza nella stretta per non mozzarle il respiro, anche perché pur non ferita gravemente doveva essere abbastanza ammaccata.
E magari anche denutrita e disidratata.
Ma lei era Emma Swan, e pur in quelle circostanze era probabile che avesse passato il tempo a impartire ordini a destra e a sinistra per cercare di mantenere il controllo della situazione, per quanto dovesse essere stato difficile.
A quel pensiero sorrisi, ricordandomi quanto amassi il suo carattere; mi faceva impazzire, mi mandava fuori di testa, ma lo amavo.
-Jones, smettila di giocare con quella stupida penna o resti senza un'altra mano! Mi hai rotto le palle!- esclamò Regina, e si allungò per tirarmela via e metterla in borsa, nervosa.
Io non me n'ero neanche reso conto, ma il nervosismo mi annebbiava la mente così tanto che sarebbe potuto scoppiare un terremoto e non me ne sarei accorto.
-Scusa.
-Scusa un corno. Sono preoccupata quanto te, ma non vado a distruggere ulteriormente i nervi alla gente!
Feci per ribattere, ma in quel momento la porta si aprì di nuovo, ed entrò il dottor Whale, finalmente un po' più rilassato nonostante il lutto per l'ex collega.
-Sono atterrati e l'ambulanza li ha già prelevati e sta arrivando. Inizialmente sembra volessero portarli all'ospedale di Boston, ma dato che non ci sono urgenze hanno mantenuto il piano originale. Ora, ovviamente, appena arrivati verranno prima portati in camera per i vari controlli quindi per favore rimanete qui... o se preferite andate a casa, andate a mangiare... vi chiamerò io.
Tutti reagimmo contenti, ma nessuno fece per alzarsi dalla propria postazione: tutti saremmo rimasti lì fino a che non avremmo riabbracciato i nostri cari.
Sarei rimasto lì, fino a che in serata o la mattina dopo non mi avessero permesso di riportarla a casa.
-Henry, prenditi da mangiare e chiedi del latte per Lily per favore...- dissi al ragazzino, e gli porsi venti dollari: non potevo smettere proprio ora di occuparmi di loro due, dovevo continuare a essere un buon padre. L'unico motivo per cui non andai io stesso fu perché ero certo a Henry avrebbe fatto bene una passeggiata, anche se solo in giro per l'ospedale.
-Posso prendere anche le caramelle? E tu vuoi qualcosa?
-Grazie, non ho fame... ma tu prenditi quello che vuoi, puoi anche spenderli tutti. Solo niente alcolici o finiremo nei guai quando arriva tua madre, mi raccomando!- sorrisi scompigliandogli i capelli, e lui ricambiò il sorriso per poi correre fuori.
-Sei tenero con lui. Con Lily anche ma è più facile. Invece Henry ha un padre e... sembri comunque molto legato a lui.- mi fece notare Mary Margaret con un sorriso tenero.
-Beh... ci piacciamo io e lui. Gli voglio bene, come ne voglio a Lily... non voglio rubare il posto a Neal, ma posso essere lo zio simpatico.
-Attento solo a non viziarlo!
-Tranquilla, è un bambino intelligente... non vuole essere viziato.- la rassicurai, per poi riprendere in braccio Lily che si era appena svegliata, e la rassicurai del fatto che non appena il suo fratello fosse tornato avrebbe avuto il suo latte.
Ripensai alle risate quando i primi tempi aveva tentato di attaccarsi al seno di Emma, sbavandole le magliette prima di arrendersi; le scene erano state davvero comiche, ed erano durate quasi un mese.


Doveva essere un incubo, mi rifiutavo di credere che la vita reale potesse fare sempre così schifo.
Neanche il tempo di gioire quando dopo un'ora intera era uscita la dottoressa Fisher dalla stanza, che l'ennesima brutta notizia era piombata su di noi.
“Non è ferita gravemente come già sapete, ha qualche taglio qua e là... nulla di che. Potreste entrare pochi alla volta, ma dovete sapere che... psicologicamente è provata, e non poco.” aveva detto, per poi aggiungere dopo il nostro silenzio “Presenta diversi sintomi da stress post traumatico. Quindi cercate di non farla agitare e... non parla. Neal ha detto che sono tre giorni che non parla, quindi non forzatela”.
Alla fine mi ero sbagliato, non era stata la solita Emma. Invece di tirare su gli altri si era spezzata, per la prima volta.
Non avevo idea in che stato l'avrei trovata una volta lì, avevo paura. Paura di non riconoscerla, paura che stesse peggio di quanto avrei potuto immaginare in quel momento.
Il fatto che addirittura non parlasse mi spaventava da impazzire, davvero era ridotta così male?
Sarei riuscito a sopportare di vederla così, o sarei corso via?
E se non mi avesse voluto?
Sapevo in cosa consisteva lo stress post traumatico, pur non essendo un medico. Se fosse davvero stato quello, la ripresa sarebbe stata più o meno lunga, ma soprattutto difficile. Probabilmente avrebbe perso dei mesi di lavoro, per poi essere costretta a ripetere l'ultimo anno; non avevo idea di come funzionassero le cose, ma conseguenze poco piacevoli ce ne sarebbero state.
Avevamo lasciato entrare per primi i suoi genitori, e avrei fatto passare anche tutti gli altri, per rimanere ultimo. Un po' per via della paura, un po' per avere più tempo con lei se mi avesse voluto.
Alzai lo sguardo quando la porta si aprì, e non appena i genitori della ragazza la richiusero dietro di sé, la donna scoppiò a piangere.
Io e Regina ci guardammo preoccupati, e allo stesso tempo strinsi forte la spalla a Henry.
-Non l'avevo mai vista così- singhiozzò la donna -Ci ha guardati... le abbiamo parlato... ha continuato a guardarci, ma non ha reagito. Le ho stretto la mano... ha ricambiato per qualche attimo, ma ha subito lasciato andare e si è voltata dall'altra parte. Io non ce la faccio!
L'uomo la strinse a sé, ma anche lui sembrava piuttosto turbato, poi mi guardò come per dire che sarebbe stato meglio se il prossimo ad entrare fossi stato io.
-Sì Jones. Vai. Non essere codardo! Potresti anche farla reagire, non credo resterà impassibile con te.- mi incitò anche Regina, e perfino Henry annuì.
-Vado.- dissi soltanto alla fine, e mi alzai per raggiungere la porta, indugiando vari istanti con la mano sulla maniglia.
Poi mi dissi che dovevo essere io il primo a sostenerla, e proprio per questo non dovevo avere paura; quindi aprii la porta ed entrai, per richiuderla subito dietro di me.
Non se se fu un sollievo o una delusione trovarla addormentata: probabilmente le avevano dato qualcosa per farla riposare, e aveva già avuto effetto.
Sospirai, e mi avvicinai prendendo posto sulla sedia che era stata sistemata accanto al suo letto; il viso era segnato da graffi abbastanza numerosi, e sotto gli occhi pur coperte dalle sopracciglia potevo distinguere delle grandi occhiaie profonde.
Se non altro non aveva molti tubi attaccati, soltanto una flebo alla mano, anch'essa graffiata.
Le presi delicatamente quella libera e la portai alle labbra baciandola, felice di averla lì: poteva non essere più la stessa, e poteva volerci tempo per il recupero... ma era di nuovo con me, e finalmente ne presi piena consapevolezza, fino a sentire gli occhi bruciare e poi inumidirsi.
-Sei tornata da me tesoro, finalmente... mi sei mancata. Non so ora cosa succederà, ma ti giuro che rimarrò al tuo fianco e insieme supereremo anche questa. Tutto ciò che hai passato è stato davvero troppo per una persona sola, e in fondo avrei dovuto immaginare saresti crollata se fosse successo qualcos'altro. Sono stato così stupido, avrei potuto cercare di prevenire tutto ciò. Cercare di farti sfogare prima, man mano... per non farti accumulare tutto. Mi dispiace tanto tesoro mio... cercherò di essere un fidanzato migliore. Non mi importa quanta pazienza ci vorrà, quanto tempo... giuro che ti farò tornare il sorriso, e perfino gli scatti di violenza nei miei confronti. Amo quando mi baci, quando mi abbracci, quando facciamo l'amore, quando ridi, quando mi insulti e quando mi prendi a pugni. Amo ogni parte di te.
Dissi tutto in un sussurro, poi le baciai nuovamente la mano, incapace di lasciarla andare. Averla davanti agli occhi, dopo tre lunghi mesi, sembrava quasi un miracolo.
Alla fine però mi costrinsi ad alzarmi certo che sarebbe stato meglio lasciarla riposare da sola, quindi mi chinai a baciarle le labbra dolcemente, ed uscii dalla stanza tornandomi a sedere, e solo allora ricordai del mondo intorno a me.
-Sta dormendo- dissi -Resterò qui finché non si sveglia. Regina, potresti accompagnare Henry a vederla?
-Certo... vieni tesoro, andiamo a vedere come sta. Vedrai che si riprenderà, la conosci. E tu invece Killian vattene a casa e dormi qualche ora, rischi di spaventarla se ti vede in questo stato! Sembri uno zombie.
-Grazie.- borbottai infastidito -Andate. Il mio aspetto sono affari miei, e comunque non ho sonno.
-Sei un pessimo bugiardo Jones. Ma perché sto qui a perdere tempo con te, non serve a niente... andiamo Henry.
Il ragazzo mi guardò incerto, probabilmente ancora scosso dalla reazione di sua nonna, ma cercai di fargli un cenno rassicurante; in fondo Emma ora dormiva, e comunque fosse stata al risveglio sarebbe stato impossibile che rimanesse impassibile davanti a suo figlio.

 

***

 

-Ciao ragazzi. Posso unirmi a voi?- esordì Neal, avvicinandosi al tavolo della mensa dove ci eravamo fermati a fare merenda. Nessuno aveva voluto tornare a casa, alla fine. Tutti saremmo rimasti vicino ad Emma per cercare di farla stare meglio, e io sarei rimasto anche la notte se necessario.
-Papà!- esclamò Henry alzandosi per abbracciare l'uomo, che aveva salutato qualche ora prima, dopo essere stato da sua madre.
-Già in piedi, Neal? Come ti senti?- gli domandò Mary Margaret, mentre tirava una sedia per sistemarla tra lei e Henry, per far accomodare l'uomo.
-Ammaccato, ma sto piuttosto bene. Mi fanno già tornare a casa in serata... e sono appena stato a vedere Emma- aggiunse, voltandosi verso di me con espressione seria e dispiaciuta.
-Dorme ancora, e credo sia meglio così.- rispose alla mia tacita domanda -Non ha praticamente dormito gli ultimi giorni, ogni volta si svegliava gridando... ma non l'ho lasciata mai sola. Ho fatto per lei ciò che potevo...
Annuii, ringraziando il cielo che ci fosse stato lui lì: se fosse stata sola con degli sconosciuti non avevo idea di come se la sarebbe cavata, invece Neal le aveva sempre voluto bene.
Alla fine lasciai nel piatto metà del cornetto che avevo cercato di mangiare, ma il mio stomaco era troppo chiuso: avrei vomitato tutto se avessi mandato giù un altro boccone.
Decisi quindi di scendere un po' in cortile con Lily, per farla stare un po' all'aria aperta dato che avevamo passato ore nell'edificio senza mai uscire.
Non avendo portato la carrozzina la tenni in braccio, e camminai senza meta, mentre lei allungava le manine ogni volta che ci avvicinavamo a qualche albero, come se volesse aggrapparsi.
-Ma tu sei una scimmietta o cosa?- sussurrai accarezzandole il pancino, e lei scoppiò a ridere.
E dopo giorni risi sinceramente anch'io nel vederla così buffa e allegra, e risi ancora di più quando mi tirò i peli del petto e lanciò un gridolino felice.
Decisi di godermi quegli attimi di gioia e le feci il solletico; smisi di farla ridere soltanto quando mi accorsi che se avessi continuato avrei rischiato di farle venire il singhiozzo, quindi le mollai un bacio sulla guancia e mi sedetti su una panchina sistemandomela sulle gambe, lasciandola a guardarsi intorno curiosa.
-Lo sai che sei il tesoro di papà, vero?- le sussurrai baciandola sulla fronte, cosa che sembrò divertirla.
Era una bimba solare, sveglia e curiosa, ed ero certo che un giorno sarebbe diventata una grande donna, proprio come sua madre. Ed era anche bellissima, con quegli occhioni chiari in contrasto con la pelle tendente all'olivastro e i capelli scuri. Potevo già dare per scontato che sarei stato un padre gelosissimo.
-Killian! Eccoti!
Mi voltai verso Mary Margaret che mi raggiunse quasi correndo, e spezzò quella pace momentanea che si era creata: riuscii solo a pensare che fosse successo qualcosa ad Emma.
-Emma...- iniziò infatti, una volta ripreso fiato -ha avuto una specie di attacco. Insomma, si è svegliata gridando e hanno dovuto stabilizzarle il respiro con una maschera per l'ossigeno. Sembra star bene ora- si affrettò ad aggiungere vedendomi allarmato -Ma credo sia il momento che tu vada da lei... sembra abbia fatto capire di non volere visitatori ora ma...
-Certo- deglutii, porgendole la bambina -Ci proverò Mary Margaret.
-Hai paura...
-Certo che ho paura. Perché l'ultima volta che ci siamo sentiti, prima della chiamata dall'aereo... insomma, era così raggiante per il fatto che mancasse poco. Così felice... e ora invece non ho idea di come reagirà...
Non potevo negarlo, ci sarei rimasto male. Ma non per egoismo, non per me, ma perché sarebbe stato semplicemente devastante. Ogni volta che mi avvicinavo a quello che le fiabe avrebbero definito un lieto fine, c'era sempre qualche incidente di percorso che lo ritardava. Cos'avevo fatto di male nella vita per meritarmelo? Ma soprattutto, cosa aveva fatto lei per meritarsi simili esperienze?
-Sta' tranquillo... tu falle vedere che vuoi starle accanto. Pian piano questo la aiuterà, te lo posso assicurare...
Annuii, e senza aggiungere altro baciai la fronte a mia figlia e tornai nell'edificio, cercando di rilassarmi con dei grandi respiri all'interno dell'ascensore.
Quando arrivai nel corridoio trovai gli altri seduti lì, e li guardai interrogativo chiedendomi perché nessun altro avesse ancora tentato di entrare a vederla.
-Devi essere tu Jones. Perfino Henry lo pensa.- fece Regina, e il ragazzino annuì.
-Grazie- dissi solamente, e facendomi forza aprii la porta, per richiudermela alle spalle una volta entrato.
Il mio sguardo si posò immediatamente su di lei, e la cosa fu reciproca.
Si voltò verso di me, spalancando i suoi grandi occhi verdi che guardai inondarsi di lacrime. Allora smisi di pensare, e senza chiedermi se fosse una buona idea, raggiunsi il letto e mi chinai per stringerla tra le mie braccia, e successe qualcosa di inaspettato: lei ricambiò forte la stretta e mi baciò sulle labbra, poi non capii se fossero le mie o le sue lacrime a bagnarmi la guance.
-Mi sei mancato Killian...- sussurrò, e mi staccai per guardarla, non credendo alle mie orecchie.
-Oh Emma, anche tu... non sai quanto. Dio, non hai idea di come mi hai fatto preoccupare quando ho saputo dell'aereo...
-Scusa- sussurrò ancora, con voce più flebile, ma la stretta con cui mi avvolse fu più forte della precedente, e io la lasciai fare volentieri, approfittandone per baciarle ogni centimetro del viso.
Dire che fossi l'uomo più felice dell'universo era poco, perché la mia gioia andava ben oltre. Non solo aveva parlato, ma non era rimasta impassibile e mi aveva stretto come io avevo stretto lei: come se fossi il suo ossigeno, la sua forza vitale.
-Come ti senti amore?- le domandai prendendo posto sul letto, com'era ormai diventata abitudine.
Aprì la bocca, ma poi la richiuse e abbassò lo sguardo con un sospiro; era chiaro che nonostante avesse pronunciato qualche parola avesse ancora delle difficoltà a parlare in modo sciolto, e io non avrei di certo insistito.
-Ehi- dissi quindi, sollevandole il mento -Non importa. Non serve parlare amore mio. L'importante è che tu sia qui con me, e non ho intenzione di schiodarmi. Ti amo da morire Emma, e non mi importa quanto ci vorrà perché tu torni quella di prima, capisco quanto sia difficile ciò che hai passato. Insomma, se hai bisogno di un abbraccio sono qui, e lo stesso vale se hai bisogno di un bacio. E sarò ancora qui quando te la sentirai di parlarmi e sfogarti, non ho alcuna fretta... abbiamo tutto il tempo del mondo io e te. So solo che ce la farai, perché ho fiducia in te.
E allora scoppiò a piangere, ma quando feci per abbracciarla lei non me lo permise e si tirò indietro, di nuovo contro il cuscino.
-Te ne devi andare.- sussurrò, e il respiro sembrò mozzarmisi in gola.

 

EMMA POV

Killian Jones era troppo per me, e nonostante la felicità iniziale, mi resi conto che era davvero, davvero troppo.
Era un uomo perfetto, e io non lo meritavo al mio fianco.
Non meritavo tutta quella pazienza, tutto quell'amore. Non meritavo lui.
-Te ne devi andare- sussurrai quindi, raccogliendo tutte le mie forze per riuscire a far uscire le parole, per quanto facesse male. Parlare era in quel momento pari al sollevare macigni pesanti, e mi faceva male fisico.
-Cosa dici Swan, non dire cazzate...- sussurrò sconvolto, e in quel momento sembrò che anche lui provasse dolore nel parlare, proprio come me.
Ma dovevo essere forte, almeno in questo dovevo essere forte e resistere.
Lasciarlo andare.
Non meritava una persona autodistruttiva come me, o una persona che uccideva quel che toccava.
Se mai avessi fatto del male a lui non me lo sarei mai potuto perdonare, e restando con me ero certa che prima o poi sarebbe successo. Avrei attirato la mia disgrazia anche su di lui.
Avevo già ucciso una persona innocente, l'uomo che avevo amato per anni, e non potevo assolutamente permettere che capitasse anche a lui.
A lui, ma anche a nessun altro.
Se per permettere ciò avrei dovuto allontanarmi dai miei cari l'avrei fatto, perché non ero degna del loro supporto, del loro aiuto. Non avevo fatto proprio nulla per meritarlo, e ancora peggio, per ripagarli del loro amore avrei finito per fargli del male prima o poi.
Se il mio destino era quello di rimanere sola, l'avrei accettato.
-Non me ne vado Swan. Puoi scordartelo! Ora che sei di nuovo qui non ti lascio andare, perché ti amo e non rinuncerò mai a te!
-VATTENE, PRIMA CHE FINISCA PER FARE DEL MALE ANCHE A TE! VATTENE, NON TI VOGLIO! TE NE DEVI ANDARE!- gridai raccogliendo tutto l'ossigeno in corpo, e per farglielo capire meglio iniziai a colpirlo con forza, perché avesse un piccolo assaggio del dolore che avrei potuto infliggergli se fosse mi rimasto accanto.
Ma neanche così diede segno di volersi muovere, neanche si difese, quindi tirai via la flebo e mi alzai tirandolo per un braccio in direzione della porta.
-NON TORNARE PIU'!- gridai prima di spingerlo fuori dalla stanza; una volta richiusa la porta, scivolai contro di essa fino a sedermi per terra e scoppiai in lacrime.























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Credo di averci messo poco a scrivere questo capitolo, avrei già postato ieri ma non mi andava di revisionarlo lol
Comunque... Emma è tornata, ma non come Killian se l'aspettava, e giustamente la cosa l'ha spaventato. Non l'ha mai vista così scossa, e ha avuto paura di non riuscire a essere abbastanza forte per lei... anche se tutto era sembrato andar bene, e lei si è leggermente ripresa dato che riesce a tirar fuori qualche parola, è arrivato il momento in cui crede di essere solo un peso per lui. Ha paura di fargli del male, a lui e agli altri, convinta che la morte di August sia colpa sua...
Nel suo stato non sarà facile starle accanto e convincerla del fatto che non ha colpe... ma lui non è uno che si arrende.
Comunque mancano al massimo 5 capitoli, se non 4... devo ancora fare bene i conti, vedremo, ma manca poco ecco. Finita questa mi dedicherò alla 2° parte dell'altra di cui ho scritto il prologo, e forse l'altra nuova... ma non sono sicura xD
Beh, un abbraccio e grazie sempre a tutti :) Buonanotte/giorno! :*

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Capitolo 13
*** Your arms are my home ***


Your arms are my home













Non appena Emma mi chiuse fuori, non riuscii a proferire parola, sconvolto da quella reazione. Da una parte si era aperta, e anche molto, ma dall'altra l'aveva fatto per mandarmi via.
“Vattene prima che finisca per fare del male anche a te” aveva detto. Dunque, si era incolpata della morte di August come avevo temuto, e non solo: si era addirittura convinta di poter fare del male alle persone a cui teneva, in qualche modo, e io non potevo permettere che continuasse a pensarlo. Non potevo lasciare che si rinchiudesse in sé stessa, che mi allontanasse, e soprattutto che lo facesse per un motivo tanto stupido quanto infondato.
-Jones. Stai bene?
Alzai lo sguardo su Regina che mi aveva appena posto la domanda, poi guardai anche tutti gli altri che mi scrutavano preoccupati, come temendo che sarei potuto scoppiare da un momento all'altro. Ovviamente avevano sentito tutto, non essendo stato il tono di Emma per nulla soave.
-Sto bene. Ma Emma no. E se crede che io lasci perdere si sbaglia di grosso!
-E' sconvolta per quello che è successo... dobbiamo farle capire che non ha alcuna colpa di ciò che è successo...- intervenne sua madre, di nuovo sull'orlo delle lacrime -Non può respingere proprio ora le persone a cui tiene, ha bisogno di te... e di tutti noi!
-Lo so. Credimi, rimarrò incollato qui davanti finché non sarà costretta ad uscire da quella stanza, e proverò fino a che non capirà.- affermai deciso stringendo il pugno, guardando la porta chiusa da cui provenivano flebili singhiozzi. Mi si spezzava il cuore sapere che appartenessero a lei, e che fosse lì dentro da sola senza nessuno che la potesse consolare.
Nel momento in cui mi aveva parlato, mi aveva stretto, e mi aveva perfino baciato ero stato convinto che avremmo potuto farcela senza troppi problemi, che mi avrebbe permesso di starle accanto per tirarla nuovamente su e farle superare il trauma di quell'esperienza: speranza che si era dissolta col successivo “Te ne devi andare”, quasi sussurrato.
Chiusi gli occhi rimanendo poggiato di peso contro la porta, nel tentativo di farmi forza: per quanto la situazione sembrasse complicata non potevo crollare anch'io. Stavolta non sarebbe stata Emma quella forte, quindi avrei dovuto esserlo io per entrambi.
Inaspettatamente sentii avvolgermi da un abbraccio, e aprendo gli occhi mi trovai Henry che mi stringeva con così tanta dolcezza che per un attimo mi fece sentire di essere quasi suo padre; quindi ricambiai la stretta e poi lo riaccompagnai a sederci, e gli cinsi le spalle.
-Non abbandonerò la tua mamma, ragazzo. Molto, molto presto sarà di nuovo a casa con noi, te lo prometto.
-Nella casa nuova?
-Sì. Non vuoi vedere la sua faccia quando si accorgerà che abbiamo davvero fatto scavare una piscina? Sempre se non le viene un colpo quando le diremo della casa in sé...
-Sarà contenta- disse con un gran sorriso -Prima di partire mi aveva chiesto se ero d'accordo che tu venissi ad abitare da noi, per non dover tornare a Boston...
-Davvero?
Annuì; -Le ho detto che anch'io non voglio che te ne vai, mi piace giocare ai videogame con te! E anche giocare a pallone!
Scossi la testa sorridendo commosso e lo strinsi di nuovo a me, scompigliandogli i capelli.
-Killian! Mi soffochi!


REGINA POV

Guardare Killian e Henry mi convinse ancora di più di quanto Emma fosse stupida. Poteva avere una vita perfetta, con una famiglia perfetta, invece si permetteva di respingerli e rovinare tutto quello che avevano costruito per lei. Volevo solo vederla e prenderla a schiaffi, per cercare di farla tornare in sé e facendole perdere quella stupidità provocatale dall'incidente.
-Ora entro io Jones, le faccio io una bella lavata di testa alla tua ragazza!
-No Regina! Ferma, ora è scossa, non è il caso...
-Oh io dico proprio che è il caso, invece! Si è rimbambita, e non posso permettere che mandi a puttane tutto ciò che potrebbe avere!
Detto questo non diedi agli altri il tempo di replicare, e a passo deciso entrai nella stanza della mia amica sbattendo la porta piuttosto violentemente.
Seduta sul letto, si voltò a guardarmi sconvolta, e io rimasi a braccia incrociate a fissarla, mentre si asciugava le lacrime.
-Beh? Mi fai arrabbiare Emma, non puoi pretendere che sia delicata! Preferisci che sbatta la tua faccia al muro invece che la porta?
Lei continuò a fissarmi paralizzata, e allora mi avvicinai per sedermi davanti a lei, e la prima cosa che feci fu darle un sonoro schiaffo sulla guancia, nella speranza di farle rimanere il segno per un bel po'.
-Ahia!- esclamò portandosi la mano dove l'avevo colpita, ed io sorrisi soddisfatta. Ero riuscita a scuoterla, proprio come avevo voluto.
-Te lo sei meritato! Hai idea di quanto ci hai fatti stare in pena?! E osi pure continuare!
Lei aprì la bocca, ma nuovamente non proferì parola: poco male.
-Non parli? Bene, meglio! Almeno adesso sarai costretta ad ascoltarmi. Di solito è difficile dato che non vuoi mai stare zitta.
La donna storse il naso guardandomi contrariata, ma era pur sempre una reazione ed era meglio vederla così che ferma e impassibile.
-Ti tocca, cara. Lo sai che ti voglio bene, ed è per questo che non posso lasciare che ti rovini la vita. Eravamo in vacanza con Robin e Roland quando abbiamo saputo dell'accaduto da Killian... e ovviamente siamo tornati immediatamente. Al tuo ragazzo serviva un buon sostegno, perché lo sai com'è fatto... lui cerca di essere forte, ma alla fine è un uomo sensibile... e io l'ho capito che era distrutto. Lo sai che stava organizzando la vostra partenza, e... altre cose. Venire a sapere che sei dispersa nell'atlantico non è stata una delle migliori notizie del mondo, né per lui, né per nessun altro. In questi tre mesi è stato paziente, e invece di deprimersi per la tua assenza si è dato da fare per poter assicurare il meglio ai tuoi figli e a voi due, io l'ho visto. Con Robin gli abbiamo dato una mano, io personalmente ho fatto da baby sitter per esempio.
-Com'è andata?- mi domandò piano, e cercai di non scompormi troppo nonostante non mi aspettassi di sentirla proferire parola, se non per mandarmi via o qualcosa del genere.
-Bene, credo di essere piuttosto brava coi bambini... strano, eh? Ma non è questo il punto. L'uomo che tu hai appena mandato via chiedendogli di non tornare, si è fatto in quattro per te! Ti ama, e...
-Appunto. Finirò per uccidere anche lui.
-Sta' zitta se devi parlare per sparare cazzate Swan, per favore! Quell'uomo ti ama, e l'unico modo in cui puoi fargli del male è allontanarlo! Non siete più bambini, che morta una relazione se ne fa un'altra. Lo sai bene, perché lo ami anche tu. Lo ammetto, sei stata un po' sfortunata ultimamente... ma non hai mai fatto male a nessuno! Anzi, pensa a tutte quelle vite che hai salvato in mezzo alle tragedie! Killian stesso, Graham, Lily, l'artificiere! Tu ti sei fatta male, ma hai fatto in modo che se ne facesse meno gente possibile!
-August...
-Non sei tu che gli hai chiesto di salvarti la vita! Quell'uomo, nonostante tutto, era ancora innamorato di te... e voleva redimersi. Non è colpa tua! Lui ti ha violentata, lui non riusciva a perdonarsi. Che colpa ne hai tu?! Lo so, morire è stato troppo... ma magari sareste morti entrambi altrimenti, chi ti dice che si sarebbe salvato? Neal ha detto che non l'hai lasciato solo, che gli sei stata accanto fino all'ultimo momento... hai fatto il possibile, evitando che soffrisse troppo.
Riconobbi finalmente un segno di cedimento quando abbassò lo sguardo e strinse le mani nelle lenzuola.
-Voglio ricordarti che se Lily è viva e sta bene, è merito tuo. Se tua sorella Anna sta bene è merito tuo, perché sei stata una testona e hai preso il suo posto con quell'ordigno. Se il tuo fidanzato è... il tuo fidanzato, è merito tuo! L'hai salvato da morte quasi certa. Ti sembra che sia questo il modo di far male alle persone?! Tu le salvi le persone, metà della tua famiglia è viva per merito tuo! Quindi togliti dalla testa certe idee idiote e falla finita. Lo so che è stato difficile, lo so che ne hai passate tante e ora ti serve tempo... ma per tornare in te devi iniziare da qualche parte, devi reagire, e non lasciarti andare! Guarda me- feci indicandomi la pancia -Ero convinta che non avrei mai voluto avere figli, e invece tra tre mesi partorirò una bambina... se io posso fare questo, se posso farmi prendere a calci da una ragazzina non ancora nata, allora tu puoi superare i tuoi di problemi!
Approfittai del momento, vedendola con gli occhi lucidi, e le presi una mano per poggiarmela sulla pancia; proprio in quel momento mia figlia scalciò, ed Emma spalancò gli occhi, alzando lo sguardo sul mio.
-Non le serve una madrina lamentosa e stupida, capito? Le serve la Emma Swan che conosco io.- aggiunsi più dolcemente, lasciandole il polso dato che non sembrava volersi ritirare.
-Madrina?
-Ovvio Swan, a chi altri pensi che avrei potuto chiederlo?! Avanti, mi sembra ovvio che sarai tu. E dato che di tempo ce n'è abbastanza, per allora ti voglio completamente in forma, voglio la solita Emma. Certo, magari se rischiassi meno la vita, non mi lamenterei...
Finalmente quella scoppiò a ridere, e contagiò perfino me. Sapevo che avevo rischiato grosso nell'essere così dura, perché si trattava pur sempre di una persona traumatizzata, ma ero stata convinta che quello fosse il miglior modo per farla ragionare,ed avevo avuto ragione alla fine. Ovviamente non mi aspettavo che si riprendesse da un momento all'altro, ma almeno avrebbe messo in moto il cervello nel modo giusto, e avrebbe riconsiderato le decisioni prese senza lucidità.
-Ti lascio riposare Emma, ma domani mattina torno a trovarti. E torneranno i tuoi genitori, e Killian con Henry e Lily... le tue sorelle non sono qui perché sono in vacanza e non sanno niente, i tuoi non hanno voluto preoccuparle. Ma lo sai, tutti ti staremo accanto, nessuno si arrenderà... e tu starai meglio prima di quanto immagini, capito?
Lei annuì rivolgendomi un sorriso, e decisi di abbracciarla nonostante queste esternazioni d'affetto non fossero il mio forte.
-Vuoi che faccia entrare il marinaio?
Scosse la testa, anche se con un velo di tristezza. Decisi comunque di non obiettare, probabilmente aveva bisogno di tempo per riflettere ed era anche giusto così.
Ero comunque abbastanza tranquilla, e quasi certa che avrebbe preso la decisione giusta lasciando che l'uomo si prendesse cura di lei. Io l'avevo permesso a Robin, soprattutto ultimamente, e in fondo non ero pentita di essermi lasciata coccolare e viziare un po'.
Le rivolsi un ultimo sorriso e un cenno con la mano, poi uscii dalla stanza in modo che avesse tutta la sera e la notte per riposare e pensare.
-Allora? Regina?- mi domandò subito Jones, senza neanche darmi il tempo di fare un passo.
-Innanzitutto ti calmi. Allora il mio metodo è stato piuttosto efficace... come pensavo le ci voleva un bello scossone più che miele e zucchero! Dalle un po' di tempo, e sono abbastanza certa che si rimangerà tutto e tornerà tra le tue braccia.
-Ti amo Regina! Se non fossi incinta di stritolerei di abbracci!- fece quello entusiasta, e prima che potessi accorgermene mi mollò un sonoro bacio sulla guancia, ed Henry scoppiò a ridere. Alzai gli occhi al cielo e per quanto la pancia me lo permettesse lo abbracciai: in fondo si era rivelato un buon amico, non solo per Robin ma anche per me.
-Henry tesoro, so che vorresti vederla ma credo sia meglio tornare domani mattina...- mi rivolsi al ragazzino che guardava la porta incerto, probabilmente chiedendosi se entrare.
-Mary Margaret, David, vi dispiacerebbe prendere i bambini con voi? Io vorrei restare qui stanotte...- intervenne Killian, anche lui con lo sguardo incantato verso la porta. Non voleva proprio mollare quell'uomo! Probabilmente negli ultimi tre giorni non aveva mai dormito, e sembrava intenzionato a continuare così.
-Ti ammalerai, Jones.- gli feci notare -E poi non serve a niente stare qui.
-Io non mi ammalo, Mills.- replicò, mettendosi a sedere accanto alla carrozzina, accarezzando la testa di sua figlia che dormiva come un angioletto.
Scossi la testa, ormai priva di speranze: tra lui e la sua ragazza non avrei saputo dire chi fosse il più testardo! Erano davvero fatti l'uno per l'altra.
-Posso venire con te, Regina? Così giochiamo con Roland?
-Ehi, non puoi autoinvitarti dalla gente, è maleducazione...- intervenne David imbarazzato, mentre sua moglie preparava la più piccola per portarla a casa.
-Tranquillo David, per me non ci sono problemi. Sono sicura che neanche Robin avrà da ridire... anzi, credo sia appena arrivato con la macchina- feci prendendo il telefono che aveva vibrato nella tasca: infatti era Robin, che mi avvertiva di aver appena parcheggiato. Gli risposi velocemente chiedendogli di aspettarmi dato che ormai ci sarebbe voluto poco, e tornai a rivolgere l'attenzione agli altri.
-Noi andiamo, un pigiama Henry ce l'ha da noi... ci vediamo domani mattina suppongo. Jones, vedi di non schiattare dopo la fatica che ho fatto per far ragionare la tua ragazza.
-Tranquilla tesoro, sono un osso duro. Buonanotte! Buonanotte Henry, ci vediamo domani a colazione!
-Sì! Ciao Killian!
Lasciai che l'uomo salutasse Henry e tutti gli altri, così con la famiglia di Emma ci dirigemmo verso l'uscita, pronti a tornare a casa finalmente un po' più tranquilli. Da parte mia avrei cercato di andare a letto presto, un bel sonno ristoratore mi ci sarebbe proprio voluto: non avevo intenzione di continuare a coprire le occhiaie con dieci strati di correttore.
Quando raggiunsi Robin all'entrata lo baciai rassicurandolo sulle condizioni della mia amica – e le mie, dato che si era preoccupato che troppa ansia avrebbe potuto far male alla bambina – e con Henry lo seguimmo in macchina.
Sì, prima di dormire mi sarei volentieri messa col mio uomo e i ragazzi a mangiare un po' di pop corn davanti a una puntata dei Power Rangers, sarebbe stato ottimo come relax, alla pari del sonno.
Il giorno dopo saremmo tornati in ospedale dopo le 9, e avevo promesso a Henry che avremmo passato a prendere i dolci preferiti di sua madre in pasticceria.

 

***

 

EMMA POV

Avevo passato ore a rimuginare su ciò che mi aveva detto Regina, tanto che avevo giocherellato con l'insapore riso in bianco che mi avevano portato per cena, e l'avevo rovesciato per terra. Sapevo che avrei potuto benissimo lasciarlo dov'era ed aspettare che passasse qualche infermiera, ma non avevo voluto fare brutte figure. Ovviamente non avevo mangiato né quello né le verdure cotte o la frutta che mi avevano portato: avevo voglia soltanto di un enorme hamburger con anelli di cipolla e salsa barbecue.
Quando avevo raccolto da terra l'ultimo chicco, sotto lo sguardo sconvolto dell'infermiera appena entrata – e quindi non avevo evitato la figura di merda – ero giunta alla conclusione che forse Regina aveva ragione. Forse.
Perché non potevo negare di aver salvato molte vite quando io invece mi ero fatta male, ma era difficile convincermi a non pensare che prima o poi avrei finito per coinvolgere in qualche tragedia qualcuno che amavo.
August aveva dato la vita per me, e anche Killian l'avrebbe fatto senza battere ciglio: era proprio quello il motivo che mi spaventava.
Cosa ci guadagnava dal rimanere con una donna incline a trovarsi in mezzo ai guai e che per di più non avrebbe mai potuto dargli figli? Sicuramente un uomo come lui poteva avere molto di più, e soprattutto di meglio. Aveva già perso troppe persone, come potevo fargli rischiare di perdere anche la sua stessa vita? E la possibilità di avere dei bambini suoi?
Anche se avevo sentito i dottori dire ai miei cari che probabilmente mi trovavo in stato di stress post traumatico, non ero sicura che fosse così. Ero scossa, certo, ma avevo visto morire un amico sotto i miei occhi. Ero precipitata da centinaia di metri su un'isola deserta, dove le mie speranze di salvezza erano calate man mano che mi nutrivo di bacche e bevevo acqua piovana che avevamo ammassato giusto per non morire di sete.
E parlare... parlare faceva semplicemente male. Era come avere dei grossi macigni in gola, che bloccavano le parole e stimolavano le lacrime.
Avevo paura perfino di dormire, perché non mi avevano dato altri sonniferi per non esagerare, e sapevo che se avessi chiuso gli occhi mi sarebbero tornati in mente tutti quei ricordo che che avrei voluto dimenticare. Ma soprattutto il volto di August, il suo respiro che si mozzava contro le mie labbra. Il suo corpo privo di vita, il suo cuore che smetteva di battere per sempre.
Solo quel pensiero mi fece tornare gli occhi lucidi, e mi sporsi per prendere la bottiglietta d'acqua che però trovai vuota.
L'orologio segnava l'una e mezza di notte, e nonostante sapessi che ci sarebbe sicuramente stata qualche infermiera di turno non mi sentivo di scomodarla soltanto per portarmi dell'acqua, quando probabilmente nello stesso ospedale c'era gente che lottava per la propria vita. Se solo i soccorsi fossero arrivati subito, forse anche il mio ex fidanzato si sarebbe trovato in qualche stanza in chirurgia: debole, malconcio, forse in coma, ma almeno vivo.
Sospirai e mi alzai in piedi un po' a fatica, anche a causa del ginocchio fasciato a causa di un leggero stiramento, ma raggiunsi ugualmente la porta: oltre che sete avevo anche una fame tremenda, e pur sapendo che a quell'ora non avrei trovato tramezzini nelle macchinette, avrei potuto almeno procurarmi della patatine alla cipolla o qualcosa di dolce.
Tuttavia, quando aprii la porte mi dimenticai in un istante di fame e sete: Killian era ancora lì, seduto su una sedia di plastica, e dormiva con la testa leggermente inclinata verso destra. Mi venne nuovamente da piangere, ma stavolta oltre che per il senso di colpa, per l'emozione.
Aveva mantenuto la promessa che mi aveva fatto quando era venuto a trovarmi: pur ricevendo da parte mia quel trattamento orribile, aveva comunque deciso di rimanere al mio fianco, tanto da mettersi a dormire su una sedia senza neanche uno schienale comodo.
Mi avvicinai lentamente e presi posto accanto a lui, scrutandolo bene: aveva il viso segnato da profonde occhiaie probabilmente quasi alla pari delle mie, e respirava regolarmente con la bocca semiaperta.
Inevitabilmente a quella scena sorrisi, rendendomi conto quanto mi fosse mancato tutto ciò. Le sue labbra, il semplice guardarlo dormire, lui.
Tuttavia, quando notai la pelle d'oca sulle braccia scoperte decisi di tornare silenziosamente in camera, e recuperai un cardigan dalla borsa di vestiti che i miei mi avevano lasciato. Tornai quindi dall'uomo e cercai di poggiarglielo da spalla a spalla, per coprirlo bene, poi mi sedetti nuovamente al suo fianco, con una mano sulla sua gamba e la testa contro la sua spalla.
In fondo non sarebbe successo nulla se fossi rimasta un'oretta a godermi quella sensazione di pace, neanche se ne sarebbe accorto; quindi chiusi gli occhi e mi concentrai sul suo respiro e il battito del cuore.
Dopo tanto tempo mi sentii di nuovo leggera, di nuovo a casa, e non potei fare nulla per fermare il sonno prima che avesse la meglio su di me.

 

***

 

KILLIAN POV

Un leggero solletichio mi costrinse a grattarmi il naso, ma quando qualche istante dopo riprese, pur malvolentieri aprii di poco gli occhi, per capire quale fosse la fonte.
Riconobbi un paio di lunghi fili dorati... da quando in qua avevo i capelli lunghi, e soprattutto biondi? Solo in quel momento iniziai ad accorgermi di qualcosa di caldo poggiato sulla mia spalla e anche sulla mia gamba; cercando quindi di muovermi il meno possibile, aprii meglio gli occhi per provare a realizzare cosa stesse succedendo.
Quando me ne resi conto pensai di stare ancora sognando, e con la mano libera mi stropicciai gli occhi per assicurarmi che fosse reale: Emma era seduta accanto a me, con la testa poggiata sulla mia spalla e la mano sulla gamba. E non solo, ero perfino coperto da un morbido cardigan grigio che conoscevo benissimo dato che apparteneva a lei.
Con la coda dell'occhio studiai la sua espressione tranquilla mentre sembrava dormire perfino comodamente, e aveva un respiro regolare che mi infondeva una certa calma; in più, il morbido pigiama bianco a maniche e pantaloni lunghi la rendeva in qualche modo ancora più tenera.
Da quanto tempo si trovava in quella posizione? Si era alzata per andare al bagno trovandomi così, oppure aveva passato tutta la notte con me? Stentavo davvero a credere che fosse reale.
Cercando quindi di fare il più piano possibile, le diedi un bacio sulla fronte e le cinsi la vita, per farla stare più comoda. Era bellissima, e l'espressione serena sul suo volto era una vera gioia; Regina doveva aver davvero fatto un buon lavoro. Un lavoro che io non sarei stato in grado di fare, dato che non sarei mai riuscito a trattarla duramente, soprattutto vedendola in quello stato.
-Siete teneri, sai?
Sussultai, e voltai la testa verso Mary Margaret, che era a qualche metro da noi e ci guardava con un enorme sorriso intenerito.
-Sono le 9 e mezza, tra parentesi.
Spalancai gli occhi incredulo; come avevamo fatto a dormire così tanto in un corridoio di un ospedale, che di solito era piuttosto frenetico?! Seduti tra l'altro, senza che uno dei due scivolasse per terra.
-Non ci sono altre stanze occupate qui vicino. Può essere passata al massimo qualche infermiera...- spiegò per via della mia espressione scioccata, e allora annuii.
-Io... penso rimarrò finché non si sveglia.- dissi a bassa voce, lanciando un'altra occhiata alla bionda -Avverti tu gli altri che sta ancora dormendo?
-Certo... gli dirò di passare verso pranzo per sicurezza. Mi raccomando, quando si sveglia...
-Lo so, non ti preoccupare... e grazie.
La donna sorrise nuovamente, poi si voltò probabilmente per tornare a lavoro dato che indossava il suo camice.
Io restai invece immobile al mio posto per godermi al massimo quel momento, dato che una volta sveglia effettivamente non avevo la minima idea di come avrebbe potuto reagire. C'era la possibilità che rimanesse tranquilla, ma anche che desse di matto, e a quel punto avrei dovuto fare il possibile per calmarla.
-Mmmh...- borbottò, cercando di accoccolarsi meglio contro di me, e io la sorressi per evitare che scivolasse via. Chissà da quanto non dormiva come si deve, soprattutto gli ultimi giorni dato che Neal ci aveva raccontato che di notte aveva continuato a svegliarsi di continuo in preda agli incubi.
-Killian?- sussurrò, senza darmi modo di capire se stesse sognando o fosse solamente mezza addormentata, ma sulla via del risveglio.
-Sono qui tesoro...- feci quindi dolcemente, accarezzandole la schiena.
In quel momento sussultò scattando a sedere improvvisamente, senza darmi modo di reagire e fermarla: si bloccò con lo sguardo fisso nel mio, tra lo smarrito e l'ancora impastato dal sonno.
-Sta tranquilla, ehi, sono io...- feci prendendole le mani, e lei continuò a guardarmi sconvolta. Eppure non ero io quello che si era appisolato contro di lei, piuttosto il contrario.
-E' mattina, sono le dieci meno un quarto... hai passato qui tutta la notte?- le domandai cauto.
Lei spalancò la bocca incredula, ma poi annuì, posando lo sguardo sulle nostre mani giunte, che si erano incastrate alla perfezione come se non si fossero mai lasciate.
-Mi hai pure coperto... grazie.
Scosse le spalle e sorrise imbarazzata, facendomi quindi capire di avere ancora qualche difficoltà a parlare. Allora decisi di comportarmi allo stesso modo, e col solo sguardo accennai alla porta della sua stanza e mi alzai in piedi aiutando anche lei. Colse al volo e annuì, seguendomi senza troppi sforzi in camera, dove avremmo potuto rimanere lontani da eventuali sguardi indiscreti.
-Zoppichi un pochino... stai bene?- domandai, e annuì ancora una volta sedendosi sul letto e facendomi cenno di raggiungerla.
Lo feci senza la minima esitazione, e restammo diversi attimi a scrutarci; poi guidò la sua mano sul mio viso, accarezzandomi prima il mento, poi la guancia, la fronte, per tornare a scendere e lasciare che le dita mi sfiorassero le labbra.
Avevo chiuso gli occhi per godermi quel senso di pace e benessere al massimo, che mi colse impreparato quando sostituì le dita con le labbra, dandomi un tenero e lento bacio durante il quale potemmo assaporarci con calma, per poi lasciare che anche le lingue facessero lo stesso.
Pur con la mente inebriata cercai di essere il più delicato possibile, e lasciai che fosse lei a intensificare il contatto, per poi ovviamente ricambiare.
-Ieri ho dato di matto. Scusa.- sussurrò sulle mie labbra, e mi allontanai leggermente per poterla guardare negli occhi, quindi sorrisi.
-Non ti preoccupare, lo capisco. Hai passato un inferno, e non posso biasimarti per essere provata... anch'io lo sarei al tuo posto. Ma ora sei qui.
Annuì e sorrise anche lei, accarezzandomi di nuovo la guancia, con ancora più dolcezza.
-Allora... quand'è che partiamo?- mi domandò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Io invece rimasi spiazzato, avendo dato per scontato che il viaggio ormai fosse annullato; Emma aveva bisogno di riposare, e non potevo portarla un mese per mare con visite per le città quasi quotidiane. Sarebbe stato troppo stressante in questo momento.
-Emma, io... non credo che...
Il suo sguardo fu velato da un alone di tristezza, e le presi nuovamente la mano stringendola forte: non volevo tornasse a deprimersi, non ora che sembrava stare un po' meglio.
-Dopodomani. Partiamo dopodomani.- dissi quindi, e le tornò il sorriso.
Probabilmente avrei dovuto ritardare anche la notizia della nuova casa per non rischiare di sconvolgerla, dunque non ero affatto certo che i medici le avrebbero addirittura permesso di fare un viaggio in mare aperto per ora, ma non ce la facevo a deluderla: vederla sorridere felice era qualcosa di troppo bello per rischiare di rovinarlo.
-Killian. Io... ho... ho baciato August.

 

È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama
(cit. Fëdor Dostoevskij)





























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, sono stata veloce anche stavolta... il capitolo è venuto un pochino più lungo di quanto avessi pensato, ma avevo intenzione di interromperlo un po' prima... poi però ho cambiato idea xD
Alla fine è stata Regina che, conoscendo Emma meglio di tutti, ha saputo come scuoterla perché iniziasse almeno a pensare lucidamente. E poi le ha detto che sarà la madrina della sua bambina, cosa che Emma non si aspettava ma a cui più che altro non aveva pensato... quindi ha avuto anche una bella sorpresa.
Killian invece ha mantenuto la parola e non si è mosso da quel corridoio, addormentandosi perfino sulla sedia... e per fortuna Emma ha avuto un attacco di fame e sete, e l'ha trovato lì... e si è addormentata anche lei xD E per una volta, senza fare incubi...
E anche se non è proprio in forma, ora non vuole rinunciare al viaggio che avevano organizzato. Ce la faranno a partire oppure sarà troppo per lei affrontarlo e dovranno rimandare? Chissà u.u
E poi vabbé... non è riuscita a fare a meno di dirgli del bacio ad August lol
Allora, ho quasi finito il prologo della nuova ff... sono indecisa se postarlo, e poi continuare quando avrò finito questa (tra non molto ormai), oppure prima finire questa e solo dopo dedicarmi a quella nuova e il sequel xD Suggerimenti?
Comunque, grazie come sempre delle vostre letture e recensioni, siete sempre tutti gentilissimi!
Un abbraccio :*

P.S. Manca un mese a OUAT, e gli spoiler dal set sono sempre più sdahsadjkhjkjksd (si è capito che intendo, no?)
       Ah, e adoro l'ultimo look di Dark Emma *_*
 

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Capitolo 14
*** Fear of the Future: Who am I? ***


Fear of the future: Who am I?












KILLIAN POV

-...eh?- fu l'unica cosa che riuscii a borbottare, confuso. Non arrabbiato, non deluso... confuso. Disorientato, perché non avevo dubbi sul fatto che Emma mi amasse, e sapevo anche che non mi avrebbe mai tradito, ci avrei messo la mano che mi rimaneva sul fuoco.
Ma allora perché quell'affermazione? Che stesse delirando? O in qualche modo cercava ancora di allontanarmi da sé, con una bugia? Non riuscivo a trovare una spiegazione sensata.
-Sì io... lui... lui stava morendo e...
-E l'hai baciato?
Annuì, e allora mi fu chiaro.
-Sul punto di morte?
Annuì ancora.
-Mi dispiace Killian, io...
-Shh...- sussurrai, e le presi di nuovo la mano -Non devi parlare per forza, lo vedo che fai fatica. Ho capito Emma... un bacio d'addio alla persona che ti aveva appena salvato la vita... è tutto ok.
Fece per parlare nuovamente ma le posai un dito davanti alle labbra, poi lo sostituii con le mie, in un tenero bacio che sembrò tranquillizzarla nuovamente.
Aveva baciato August, l'uomo che le aveva salvato la vita, nel momento in cui stava morendo; come potevo biasimarla? Aveva solo voluto alleggerire le sofferenze a un amico, che aveva anche amato a lungo. Lo potevo benissimo paragonare ad un bacio sulla guancia, e non ce l'avevo assolutamente con lei: come poteva anche solo aver potuto pensarlo? Nonostante tutto anch'io ero in qualche modo grato a quell'uomo, perché era merito suo se Emma era tornata a casa sana e salva.
Pian piano si sciolse tra le mie braccia, e portò le mani nei miei capelli per intensificare il bacio e perdervisi insieme a me, mentre le labbra e le lingua si ritrovavano per l'ennesima volta ormai, felici di essere state riunite.
-L'hai baciato così?- sussurrai suadente, e lei scosse la testa con un leggero sorriso. Se si era sentita in colpa per quel gesto innocente, doveva essersi perdonata, perché quello che ora ci stavamo dando era un bacio vero, un bacio tra amanti, un bacio colmo d'amore e passione e sapevo che l'onore era riservato solo ed esclusivamente a me.
La aiutai a sistemarsi contro i cuscini per stare più comoda, ma quella non volle separarsi da me e mi attirò al suo fianco per tornare a baciarmi.
-Qua qualcuno era in astinenza...- scherzai, per beccarmi immediatamente uno schiaffo sulla spalla; pur non ancora completamente in sé, era sempre la solita Emma. La mia Emma. Ed era davvero di nuovo con me, di nuovo mia, e stavolta non l'avrei più lasciata andare via.
-Ho fame...- borbottò, staccandosi dalle mie labbra.
-Puoi mangiare me!
-Dai...
-Ora vado a prenderti qualcosa, ok? Gelatina verde o cornetto caldo?- le domandai, cosa che mi costò stavolta un calcio sulla gamba.
La rassicurai quindi del fatto che sapessi benissimo cosa portarle, e mi alzai dal letto per tornare in corridoio, dove inaspettatamente mi ritrovai davanti Regina ed Henry.
-Ehi!
-Ciao Killian!- mi salutò il ragazzino battendomi il cinque.
-Ciao marinaio... Mary Margaret mi ha fatto vedere una foto molto carina, sai. Emma come sta?
-Sta molto meglio, davvero... e devo ringraziare te! Ma ehi, di cosa stai parlando? Che foto?
-Uh quanto sei curioso... avanti, possiamo entrare? Abbiamo portato la colazione.
Scossi le spalle, certo che Emma non avrebbe avuto nulla da ridire: anzi, ero abbastanza convinto che ora sarebbe stata felice di vederli. Non avevo idea se i medici sarebbero stati d'accordo che ricevesse già visite di gruppo, ma in fondo lei stessa lo era e anche Regina, quindi non avrebbero fatto troppe storie se ci avessero trovati lì.
Dovetti lasciare dunque la curiosità da parte – anche se avrei chiesto della foto a Mary Margaret, avendo un mezzo sospetto – e aprii la porta lasciando entrare i due; il ragazzino corse a gettarsi tra le braccia di sua madre, che non esitò un attimo a ricambiare la stretta con un gran sorriso.
Era bello vederla di nuovo così, se avesse continuato in questo modo si sarebbe ripresa molto in fretta, ne ero certo. Forse la vacanza non era da escludere, alla fine: anzi, avrebbe potuto farle molto bene. Solo io, lei, i bambini, mare, svago e divertimento... cosa c'era di meglio dopo un lungo periodo di stress? Non di certo recluderla in casa per l'estate.
-Ciao Emma, ti abbiamo portato la colazione... immagino tu abbia voglia di qualcosa di buono.- la salutò anche Regina, e le porse la busta di carta che sapevo benissimo cosa contenesse: i suoi bignè alla crema preferiti.
Non appena la aprì, infatti, il suo sguardo si illuminò di nuovo, e ne prese subito uno per dargli un bel morso.
-Grazie!- esclamò con la bocca piena, facendoci scoppiare tutti a ridere.
I due appena arrivati avevano già fatto colazione, ma Emma ne lasciò prendere due a me, e dovetti ammettere che mi fecero davvero bene. Ultimamente per l'ansia avevo mangiato davvero poco, e mai con gusto, dunque ora mi sembrava di avere davanti la cosa più buona del mondo.
-Come stai mamma?
-Molto meglio ora ragazzino, grazie. Mi sei mancato un sacco!- sorrise la donna, pulendosi la bocca sporca di crema con un fazzoletto; sembrava perfino più loquace adesso, e non poteva che essere un bene, anche se mi accorsi che faceva ancora un po' di fatica nel tirare fuori le parole.
-Senti Emma... - iniziò Regina -Io... non voglio rovinarti l'umore, davvero, ma non posso non dirtelo insomma... verresti comunque a saperlo. Oggi pomeriggio ci sarà il funerale e... se vuoi partecipare...
Non servì che dicesse quale funerale si sarebbe tenuto, era chiaro che si trattasse di quello di August.
La guardai con attenzione, preoccupato che potesse reagire male e chiudersi di nuovo in sé stessa, ma in fondo Regina aveva fatto la cosa giusta col dirglielo. Meritava di sapere, e anche di partecipare se avesse voluto e potuto.
-Sì. Ci vado, certo che ci vado. Grazie...
 

 

***


 

Ero con Emma in sala d'aspetto, in attesa che finissero di prepararle le carta da firmare per la dimissione dall'ospedale.
Eravamo ancora vestiti di nero, appena tornati dal funerale di August: avevo deciso di accompagnarla ovviamente, non avevo voluto lasciarla sola in quelle circostanze – anche se sua madre era stata presente e si era offerta di stare con lei al posto mio.
Avevo rispettato il suo silenzio, le sue lacrime, e il suo voler rimanere accanto al padre dell'uomo, per farsi forza a vicenda.
Era stato tutto molto doloroso, perfino io mi ero rattristito: in più c'erano stati i discorsi di familiari e amici, ed Emma aveva deciso di dare il suo contributo pur con qualche difficoltà.
La stimavo, però. La stimavo da morire, perché nonostante ciò che mesi prima aveva subito, aveva speso per il suo ex solo parole molto belle e toccanti. Era stata capace di far versare qualche lacrima addirittura a me, e quando poi mi aveva raggiunto l'avevo stretta tra le braccia lasciando che si sfogasse in un lungo pianto liberatorio.
Era giusto che stesse così male. Dalle sue parole avevo capito quanto una volta la loro storia fosse stata bella e importante, ricca di momenti dolci e divertenti, e la cosa mi aveva fatto un po' paura; poi, per fortuna, ero riuscito a scacciar via quei pensieri inopportuni.
Era normale avere un passato, come io lo avevo avuto con Milah: il presente e il futuro però erano solo nostri, e avremmo avuto una vita intera per costruire centinaia e migliaia di bei ricordi.
Quando verso le 6 era finito tutto, mi aveva sussurrato solo un “Portami a casa”, e senza pensarci due volte le avevo promesso che l'avrei fatto.
Dunque ci eravamo fatti accompagnare all'ospedale, perché potesse essere visitata e dimessa: il medico aveva provato a convincerla a rimanere un'altra notte, per poterla tenere ancora un po' sotto controllo, ma lei si era categoricamente opposta.
Non voleva più stare in quel luogo, non come paziente, e l'avevo capita: proprio per questo ero stato dalla sua parte, e avevo chiesto al medico di lasciar perdere e prescriverle i farmaci.
Alla fine avrebbe dovuto prendere degli antidepressivi due volte al giorno, e dei tranquillanti prima di andare a dormire, perché dei sonniferi sarebbero stati a sua detta troppo forti combinati agli altri medicinali.
Ovviamente le era stato anche caldamente raccomandato un trattamento di psicoterapia, ma non c'era stato modo di convincerla, e ancora una volta l'avevo sostenuta: per quanto fosse efficace, sapevo che per lei non lo sarebbe stato, già una volta era stato un fiasco totale. Lei non amava aprirsi con sconosciuti, e non ne aveva bisogno dato che io e tutti i suoi cari le saremmo stati accanto.
Infine, avevo chiesto delle vacanze: il medico ci aveva raccomandato di aspettare un po, perché non era detto che psicologicamente sarebbe stata bene una volta a bordo dato il trauma dovuto proprio a un viaggio, ma aveva anche ammesso che se lei si fosse sentita davvero pronta e certa, allora non c'era alcuna controindicazione. Era chiaro che se una volta partiti non se la fosse sentita l'avrei riportata a casa, quindi avevamo avuto l'ok.
-Ecco qui dottoressa Swan, è tutto pronto. Può firmare, e poi è libera di andare!- le annunciò un'infermiera, e lei prese i fogli ponendovi la firma in tutti gli spazi utili, per poi riconsegnarlo.
-Grazie! Le auguro di riprendersi presto, buone vacanze!
-Grazie... ci vediamo a Settembre- sorrise lei, poi mi prese la mano e mi portò via da lì piuttosto in fretta: non vedeva proprio l'ora di lasciare l'ospedale.
Ed ora, prima di tornare a casa, ci saremmo fermati a cena da Granny dove la aspettavano i suoi genitori coi bambini, e Regina e Robin. I primi avevano proposto di andare direttamente a mangiare da loro e rimanere anche a dormire lì, ma Emma aveva fatto capire che preferiva una spensierata cena fuori, per potersi sentire tornata alla normalità.
Voleva ascoltare chiacchiere e risate, quotidianità, dopo i pianti, le grida e gli ordini che l'avevano circondata per mesi.
-Sei sicura di non voler prendere un taxi? Il ginocchio...
-Porca miseria, è solo un dannato stiramento, te l'ho detto. Sto bene, voglio camminare.- replicò alzando gli occhi al cielo annoiata, gesto che le fece guadagnare un bacio sulla guancia: apparteneva senz'altro alla solita Emma, e non potei quindi contenere la mia gioia.
Ci incamminammo dunque mano nella mano verso il locale, distante qualche isolato: aveva già espresso il desiderio di mangiare un doppio hamburger gigante con doppia porzione di anelli di cipolla e salsa barbecue. Le avevo promesso che avrebbe avuto tutto ciò che voleva, anche una tazza fumante di cioccolata calda con panna e cannella come dessert se avesse voluto, e ovviamente l'aveva trovata un'ottima idea.
In più non vedeva l'ora di rivedere Lily, visto che suo padre non aveva avuto occasione di portarla all'ospedale prima che uscissimo per il funerale, e non era stato di certo il caso di portarla lì.

 

-Eccovi ragazzi! Tesoro, finalmente, come stai?
David fu il primo a venirci incontro e abbracciò subito la figlia, che ricambiò l'abbraccio con un sorriso.
-Tutto a posto...- scosse le spalle, anche se gli occhi ancora un po' arrossati per via del lungo pianto la tradirono un po'; se non altro però si era calmata, la chiacchierata che aveva fatto col padre di August l'aveva in qualche modo rasserenata, oltre poi al via libera per partire e allontanarsi dai problemi. Forse non sarebbe stato un viaggio spensierato come l'avevo immaginato, almeno all'inizio, ma avrebbe comunque fatto bene ad entrambi, e ai bambini: a tutta la nostra famiglia.
-Hai preso la medicina? Ti aiuterà a sentirti più leggera...- le domandò poi premuroso, ma lei scosse la testa.
-Domani. Alcol e medicine non vanno d'accordo, e oggi voglio una birra.
-D'accordo, d'accordo. Posso capire... però prendi qualcosa almeno prima di andare a letto, d'accordo?
-Tranquillo David, me ne occupo io.
Quello annuì, e ci portò tra i tavoli occupati e allegri fuori dal locale, fino ad arrivare al nostro, dove c'erano già tutti.
Non fecero in tempo a salutarla, che si avventò sulla bambina nella carrozzina, e la prese in braccio stringendola a sé, e riempiendola di baci.
Quella scena non poté che commuovermi e farmi felice. I suoi occhi, dopo il funerale, si erano finalmente riempiti di nuovo di gioia, come quando aveva visto me ed Henry.
Lily rise e tese le manine sul viso della sua mamma, come per accarezzarglielo: fu una scena così dolce che sospirammo inteneriti tutti insieme, e poi scoppiammo a ridere per quel buffo coro.
-Come sei cresciuta, tesoro! Sei diventata ancora più bella... la mamma non ti lascerà mai più, te lo prometto.- sussurrò, poi fece cenno a Henry di avvicinarsi, e con attenzione cinse con un braccio anche lui, per baciargli la fronte.
-Domani shopping ragazzino, ultime spese prima di partire...- sussurrò con un sorriso, e lui la guardò meravigliato.
-Ma quindi partiamo?
-Mh-mh!
-Non devi riposare?
-Ehi, sono io il genitore qui! Comunque non devi preoccuparti, io sto bene... quindi si parte.
Il ragazzino emise un verso di gioia, poi abbracciò la mamma e la sorellina e scoccò dei baci sulle guance a entrambe. Ero proprio fortunato ad avere loro come mia nuova famiglia, non avrei potuto desiderare di meglio!
Dopo avermi porto Lily, salutò sua madre, Regina, Robin, e anche Neal e Trilli che avevano deciso di unirsi a noi per quello che era diventato praticamente un quadruplo appuntamento.
Sistemai piano la bimba nella carrozzina per metterla comoda, poi feci accomodare Emma e mi sedetti soltanto alla fine.
Venne Granny stessa a prenderci le ordinazioni, obbligandoci per quella volta a farci offrire tutto dalla casa, senza accettare repliche.
Emma ordinò quindi il suo doppio hamburger e l'enorme porzione di anelli di cipolla, e lo stesso fece suo figlio. Gli altri li presero in giro, mantenendosi un po' più leggeri, ma io alla fine decisi di seguirli e solamente sostituire le cipolle con le patatine fritte. Optammo tutti una bottiglia di birra a testa, tranne ovviamente per i bambini – anche se Henry riuscì a convincerci a prendergliene una, ma ovviamente analcolica. Per Lily invece la nonnina promise di preparare un purè di pollo e verdure da leccarsi i baffi.
Nessuno fece domande sull'esperienza di Emma e Neal, e tantomeno si parlò di August, per non turbare la ragazza. Preferimmo raccontargli cosa si fossero persi a Storybrooke, cercando di inserire più aneddoti divertenti possibili: il preferito di Emma fu quello su di me e suo padre, ubriachi davanti alla tv a vedere la partita abbracciati.
Ascoltò con attenzione facendo qualche commento ogni tanto, ma non parlò molto: più che altro mangiò e bevve, e fu meglio così. Per parlare ci sarebbe stato tempo quando si sarebbe rimessa sia a livello fisico che mentale, ora la priorità era farla rilassare, star bene e divertire.
Quando la cameriera passò a chiederci del dessert l'atmosfera era molto allegra e leggera, e la povera malcapitata dovette schiarirsi la voce per farci presente di essere lì.
-Io una cioccolata calda con panna e cannella. E una fetta di cheesecake con gli Oreo...- si decise Emma per prima, come se non le fosse bastata la seconda porzione di anelli di cipolla che aveva voluto ordinare. Speravo solo che fosse una fase, e che non avrebbe passato il tempo a sfogarsi mangiando.
-Ti mantieni leggera...- commentai quindi cauto, per vedere come reagiva.
-Sta zitto, è una vita che non mangio tutte queste cose buone...- sorrise dandomi una leggera botta sulla spalla mentre la cameriera passava agli altri, e mi tranquillizzai. Niente fame nervosa, ma semplicemente la sua solita tipica golosità.
Quando mio malgrado ordinai le stesse sue cose mi prese in giro e non potei biasimarla: ma la torta agli Oreo sembrava decisamente una grande idea! E anche la sua cioccolata preferita, a cui ormai mi ero abituato anch'io preparandola quasi tutti i giorni per me ed Henry.
Iniziò a tirare un lieve venticello fresco, e il primo pensiero della donna fu coprire la nostra piccola, raccomandandosi nel frattempo ad uno scontento Henry di indossare il giacchetto.
-Ma mamma, fa caldo!
-Hai dieci anni, lo so io se fa caldo... mettila e basta Henry, è leggera!- ripeté senza ammettere repliche, e quello fu costretto a fare come gli veniva ordinato, non senza sbuffare.
Mi scambiai un sorriso con David, contento anche lui che tutto stesse tornando alla normalità, com'era giusto che fosse.
-Rose per le belle signore?
Mi voltai, e dietro di noi era apparso un simpatico anziano signore con una cesta di rose, e ci guardava con un sorriso sulle labbra.
Alla fine, nonostante le ragazze cercarono di convincerci che non ce ne fosse bisogno, nessuno di noi si tirò indietro nel prendere un fiore per la propria dama; io invece ne presi due, avendo due belle signorine tutte mie.
Dopo aver lasciato qualche moneta all'uomo, mi voltai verso Emma e le porsi una bellissima e profumata rosa rossa, che accettò con un sorriso, per poi aggiungervi un tenero bacio.
-Mammaaa, papààà, nonni, Regina, tutti, non potete fare queste cose da un'altra parte?- si lamentò Henry, che fece riscuotere tutti dai propri momenti di tenerezza per scoppiare a ridere rivolgendogli delle scuse.
-Presto anche tu avrai qualche amichetta a cui regalare dei fiori, e vorrai anche darle dei bacini...- gli feci notare, beccandomi una pestata di piede piuttosto dolorosa da parte della mia ragazza.
-Killian, non mettere a mio figlio strane idee in testa... è ancora piccolo!- intervenne anche Neal, con tono preoccupato.
Per fortuna l'attenzione passò al vassoio di dolci appena portato, e io ne approfittai per far odorare a Lily la rosa bianca che avevo preso per lei, e la piccola sorrise divertita arricciando il nasino.

 

Il resto della serata passò tranquillo tra altre chiacchiere, altro cibo, e risate, e si era fatta mezzanotte e mezza quando ci rendemmo conto del fatto che forse sarebbe stato meglio tornare a casa, soprattutto per via dei bambini – quelli nati e quelli non nati.
-Allora, domani sera cena a casa nostra- fece Emma quando uscimmo, pronti a prendere ognuno la propria direzione.
-Ah, e lo dici ora?- alzò un sopracciglio Regina, trattenendo uno sbadiglio.
-Mh. Dopodomani partiamo e stiamo via quasi un mese, quindi mi sembrava carino...
-Verremo Emma, non darle retta. Ha sonno e diventa scorbutica...- intervenne Robin guardando male la sua ragazza, ma Emma sembrò non darci peso, in fondo la conosceva.
Ci accordammo per le 18.30, in modo da non fare troppo tardi visto che il giorno successivo saremmo partiti all'alba. Quindi ci salutammo, e declinammo le offerte di farci portare a casa in macchina, distando solamente una decina di minuti a piedi.
Henry volle occuparsi della carrozzina e lo lasciammo passare avanti, mentre Emma mi si aggrappò al braccio posando la testa sulla mia spalla. Tuttavia quando mi voltai a guardarla non sembrò molto sorridente, anzi: in qualche modo sembrava turbata, e anche un po' triste.
-Tesoro, stai bene?- le domandai, posandole un bacio sulla fronte.
Lei annuì, ma non rispose: era un po' sciocca se pensava mi sarei arreso così su due piedi, era ovvio che ci fosse qualcosa che non andava. Eppure non riuscivo a capire cosa... la serata era trascorsa alla grande! Si era divertita anche lei, ed era sempre stata serena.
-Ti prego... non farmi insistere perché non voglio.- sussurrai, stringendola più forte; lei sospirò, ma io volevo solo che si aprisse. Volevo che mi parlasse, in modo che potessi aiutarla ad affrontare qualsiasi problema interiore la tormentasse.
-E' una cosa stupida...- borbottò, ma era ovvio che non lo fosse: almeno non per lei.
-Dimmela lo stesso, non riderò certo di te...
-E' solo che...- sospirò di nuovo in difficoltà, e le avrei chiesto di lasciar perdere se non pensassi che potesse essere importante; non volevo che parlasse per forza, sapendo il dolore che le provocava, anche se ormai andava meglio.
-Ho paura che tutto svanisca. Prima è stato... bello. Leggero. Ero felice. Ma quanto durerà, Killian? Quanto passerà prima che tu ti stanchi di me? Non sono più la Emma che hai conosciuto, quella di cui ti sei innamorato... e non so se tornerò mai quella di prima! Già avevo dei difetti, già non posso darti un figlio... e adesso? Adesso sono pure... debole. Non sono io questa, e lo so che te ne sei accorto. E mi chiedo quanto potrai resistere con questa... brutta copia.
-Emma!- sbarrai gli occhi, pur non alzando la voce per non far accorgere di nulla Henry -Come puoi pensare una cosa del genere?
-Lo sai che è così. Tu sei dolce e premuroso, e vuoi fare di tutto per aiutarmi ma... ma passeranno i mesi, e io non sarò più come prima, e alla fine ti stancherai...- sussurrò, mentre le lacrime iniziavano a riempirle gli occhi -E' tutto così bello adesso, ma ho paura di quando finirà... perché non voglio, ma non voglio neanche costringerti a una vita infelice...
-Emma- ripetei, prendendole il volto tra le mani -Non esiste che io possa stancarmi di te. Come puoi anche solo pensarlo? Io ti amo...
-Ami la Emma di prima.
-Amo la Emma che ho davanti. Tu ti stai sottovalutando... io non ti lascerò, non ho intenzione di farlo. Mai. Non mi importa se ora per essere forte ora avrai bisogno di me, sarò ben felice di supportarti come tu hai fatto con me.
-Ora parli così ma...
-No.- feci deciso, portando un dito sulle sue labbra -E adesso te lo dimostrerò.
-E come...
Sorrisi e le asciugai le lacrime col pollice, convinto finalmente ad anticipare la sorpresa. Emma era scossa, aveva paura e aveva bisogno di certezze: ora più che mai era il momento di mostrarle quanto fossi convinto della mia decisione, di dimostrarle che non avevo alcuna intenzione di tirarmi indietro.
Avevo deciso di rivelarle della nostra casa al ritorno, quando avrebbe corso meno rischi d'infarto, ma il momento giusto era questo, ora. Fu una decisione presa su due piedi, affatto premeditata, ma se l'avrebbe convinta di avere un futuro certo, non importava.
-Henry!- esclamai per farmi sentire dal ragazzino, che era ormai a una cinquantina di metri davanti a noi.
-Killian, mamma! Cosa ci fate ancora lì?
-Vieni! Mi serve il tuo aiuto, ho una sorpresa da fare alla mamma!- tagliai corto, mentre una Emma sempre più confusa continuava a guardarmi interrogativa, completamente ignara di ciò che la aspettava.
Quando il ragazzo ci raggiunse con la carrozzina gli feci l'occhiolino, e allora sembrò capire, dato che spalancò la bocca sorpreso. Poi si fece piuttosto eccitato, e mi convinsi ulteriormente di aver fatto la scelta giusta.
Alla fine concordammo di bendarla, ed usai una copertina di ricambio di Lily che avevamo a portata di mano in casa di necessità: dopo qualche difficoltà dovuta all'unica mano a disposizione, con l'aiuto di Henry riuscii a coprirle gli occhi alla perfezione, e mi assicurai che non potesse vedere nulla.
-Perfetto! Henry, fa' strada tu... io devo tenere stretta tua madre per non farle fare uno scivolone... ok?
-Certo! Mi ricordo la strada!- mi assicurò quello, e io strinsi a me la donna, che con gli occhi bendati sembrava aver perso il senso dell'equilibrio. Almeno il malumore sembrava essere stato sostituito dalla sorpresa, ed era già un passo avanti: ora non rimaneva che sperare che non avesse un attacco di cuore una volta svelato il mistero!
Ci mettemmo un po' più del dovuto, circa un quarto d'ora, ma fu impossibile farla camminare svelta, e non provai neanche ad insistere.
Alla fine, però, riuscimmo a raggiungere l'allegra stradina in cui erano presenti varie villette, tra cui la nostra: un piccolo quartiere niente male, dove tra l'altro viveva anche la sua amica Trilli, solo in fondo alla strada.
Quando arrivammo davanti alla nostra nuova casa non resistetti dal sorridere soddisfatto, era proprio bella! Era la prima volta che mi capitava di vederla di sera, illuminata soltanto dai lampioni, e mi piaceva anche così.
-Ora ti tolgo la benda. Cerca solo di... stare calma. Ok?
-Mi stai spaventando. Henry, cosa succede qui?- domandò confusa, mentre slegavo la copertina di cotone profumata di detersivo alla lavanda.
Il ragazzino non le rispose e sorrise a me, era chiaro che non stava più nella pelle: ovviamente potevo dire lo stesso anch'io!
Diedi infine l'ok alla donna per aprire gli occhi, posizionandola in modo che il suo sguardo si posasse direttamente sulla casa.
-Cosa... dove siamo?- sussurrò confusa, guardandosi intorno, poi di nuovo avanti. Non riusciva davvero ad arrivarci.
-Siamo a casa.- dissi semplicemente, cingendole le spalle allegro.
-Cosa vuol dire? Riconosco casa mia, Jones. Che scherzo è questo?
-Riconosci casa tua, lo so. Ma questa è una novità. Questa è casa nostra.
-Come?!
Ridacchiai divertito sotto i baffi, e per convincerla di non stare scherzando tirai fuori le chiavi dalla tasca della giacca, e aprii il portone lasciandovi prima entrare i bambini, e poi portando dentro lei, sempre più confusa.
-Oh mio dio...
-Ci sei arrivata, finalmente. Dicevi che io mi sarei stancato di te prima o poi... ma se non avessi la certezza di voler passare tutta la vita insieme a te, pensi che avrei comprato una casa tutta per noi?
-Oh mio dio...- ripeté a voce ancora più bassa e gli occhi sbarrati, fissando l'edificio davanti a sé.
Sorrisi e continuai a tenerla stretta per lasciare che metabolizzasse l'accaduto... e un po' per assicurarmi che non cadesse a terra in preda allo shock, dato che sembrava esserci piuttosto vicina.
-Hai comprato una casa. Sei pazzo. Una casa. Come hai potuto comprare una casa senza dirmi niente?! 





Anche se il futuro sembra lontano, in realtà comincia proprio adesso.
(cit. Mattie JT Stepanek)





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ci ho messo un paio di giorni in più di quanto pensassi, ma alla fine ce l'ho fatta. Diciamo che è un po' un capitolo di passaggio almeno in parte, ma volevo mettere un po' di allegria e normalità... ci voleva, credo.
Alla fine come molti avevate pensato, Killian non se l'è presa per il bacio... giustamente! E si sono un pochino lasciati andare, soprattutto lei, e poi ha incontrato Henry e Regina...
Dopo il funerale, che giustamente l'ha scombussolata, ci stava una serata fuori... e l'ok per il viaggio, che quindi possono fare :) Magari all'inizio non sarà semplice, ma si sta già sciogliendo, quindi...
Ora posso ufficialmente dire che mancano 3 capitoli e l'epilogo, e poi sarà finita... mi mancherà, considerato che tra la prima e la seconda ho passato quasi un anno a scriverla! Ma finita questa, mi dedicherò subito alle altre due... (Se qualcuno non l'ha letto e gli interessa, ho pubblicato il prologo della nuova ff, appunto una delle 2 che porterò avanti finita questa... "The Lost Swan Trilogy - Two unusual Manhattan's Partners in Crime").
E quindi buonanotte/buongiorno... anche se stavolta sono "solo" le 3 xD
Come sempre grazie a tutti, un abbraccio :*

PS: No ma... avete visto la foto di Colin che a me ha fatto venire un infarto? Io boh. https://scontent-cdg2-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xlp1/v/t1.0-9/11987075_552451368235469_3743849599037564900_n.jpg?oh=06d1d1f759c26273d12f36fdd6e1ee63&oe=566A8DD3

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Capitolo 15
*** Happiness is bravery ***


Happiness is bravery














KILLIAN POV

A quella reazione rimasi senza parole: mi ero aspettato che desse di matto o che avesse un mezzo infarto, ma non che non mi facesse capire cosa ne pensasse.
Le alternative erano due, ed andavano da un estremo all'altro: nel primo caso avrebbe potuto darmi un pugno in faccia dandomi del pazzo ancora una volta, nel secondo, invece, mi avrebbe baciato ringraziandomi felice di quella novità.
Anche Henry era paralizzato a guardare sua madre, e perfino Lily si era voltata a guardarla.
-Mmh... Emma?- feci in un sussurro, per ricordarle di essere ancora lì; lei sembrò non reagire però, e continuava a guardarsi intorno allibita e sconvolta.
Mi morsi un labbro, e pian piano iniziai a pensare che si trattasse del primo caso, e che non avesse alcuna intenzione di venire a vivere con me: forse era stato un errore fare tutto di testa mia, senza informarla; forse avevo fatto un passo più lungo della gamba, nonostante mi fosse sembrata un'ottima idea. E in più Henry aveva detto che lei aveva intenzione di chiedermi di trasferirmi da loro... che l'incidente le avesse fatto cambiare idea? Che l'avesse convinta a fare le cose più con calma?
-Tu- fece poi voltandosi verso di me, e puntandomi il dito sul petto -Tu hai preso una casa, una casa enorme per tutti noi e non mi hai detto niente. Ti sei bevuto il cervello?!
Bene, non mi aveva dato un pugno, ma decisamente neanche un bacio.
-Io... mi dispiace tesoro, credevo fosse una buona idea...
-Una buona idea sarebbe stata dirmelo! Brutto idiota, ti avrei dato una mano! Avremmo fatto le cose insieme, invece di affaticarti da solo! Potevi aspettare che tornassi, e ci saremmo divisi le spese, il lavoro da fare!
Fu il mio turno di rimanere sconcertato, quella era una reazione che proprio non avevo decisamente preso in considerazione: un rimprovero gioioso.
-Io...
-Sei uno stupido cretino Killian Jones, e ti amo da impazzire!- esclamò e quasi mi saltò in braccio, stringendomi con forza e baciandomi con una passione estrema, a cui non ero affatto preparato. Rimediai però immediatamente, e la strinsi a mia volta ricambiando il bacio con la stessa intensità, più felice che mai.
Si scansò poi di poco per guardarmi negli occhi, e scoppiò a piangere a dirotto abbracciandomi nuovamente, e affondando il viso nella mia spalla.
Era inquietante come da un momento all'altro fosse passata al pianto, ma anche molto dolce. Le accarezzai i capelli lasciandola sfogarsi senza darle alcuna fretta, e sorridendo a Henry che guardava la scena allegro; forse avremmo potuto evitare quel bacio troppo appassionato, ma conoscendo il ragazzino, si era voltato da solo – disgustato – e si era dedicato alla sorellina.
-Te l'ho detto amore mio, non ho intenzione di lasciarti. Non succederà mai, te lo giuro.- le sussurrai all'orecchio, e quella singhiozzò per poi regalarmi un sorriso bagnato di lacrime.
-Grazie- disse piano -Ma non dovevi, davvero... avrei potuto darti una mano.
-Quindi è un sì? Verremo a vivere insieme come una famiglia?
-Ovvio, a meno che tu non la tenessi per la vecchia Emma...
-Shh. Tu sei Emma. Non importa quanto ci vorrà, ma tornerai quella che eri, io lo so. Nel frattempo la mia spalla è disponibile per tutti gli sfoghi di cui avrei bisogno... e se la notte fai brutti sogni ti abbraccerò ancora più stretta, e ti canterò perfino le ninne nanne se necessario.- le promisi, portandole una ciocca bionda dietro l'orecchio.
-Ecco, quello magari no. Sei un po' stonato...- disse con un gran sorriso, ma mi diede subito un bacio per farsi perdonare. Non aveva tutti i torti comunque, non ero affatto un gran cantante... solo Lily sembrava sopportare e perfino amare le mie ninne nanne improvvisate.
-Comunque non ero solo Swan, Henry ha aiutato...- aggiunsi sciogliendo l'abbraccio, per lasciar spazio a suo figlio che sollevò da terra per riempirlo di baci.
-E anche i tuoi genitori, Robin e Regina...
-Ecco cosa intendeva Regina con “altre cose”! Oh mio dio, dovrò ringraziare tutti... siete stati meravigliosi! Possiamo entrare?
-Certo... e noto con piacere che sei tornata piuttosto loquace!
-Mh-mh, la birra e la cioccolata hanno sciolto quel fastidioso nodo alla gola che ho da giorni, non sai che sollievo almeno per ora. Dai, entriamo, voglio vedere tutto! Ed è enorme, oh mio dio, una casa a due piani solo per noi... ed è enorme pure il giardino!
Scoppiai a ridere mentre mi tirava per mano come una bimba, e fu di nuovo Henry a doversi occupare della carrozzina, divertito dall'immagine che aveva davanti.
Io non mi feci pregare ed aprii la porta, lasciando entrare prima i piccoli e poi portando dentro Emma, che si fermò in mezzo all'ingresso guardandosi intorno emozionata; dovetti ammettere che il grande lampadario di cristallo a spirale creava davvero una bellissima atmosfera, illuminando l'ingresso in maniera eccezionale. Avevo riempito gli scaffali con le mie cose, non mi era sembrato carino rovistare tra le sue, ma avevo anche sistemato oggetti utili a tutti, come tre poltrone con un tavolino, e dei quadri sui muri, tutti oggetti prelevati dalla casa ormai venduta. Non avevo preso tutto, ma comunque tutto ciò che si sarebbe potuto adattare alla nostra nuova abitazione in modo da non dover ricomprare troppi mobili.
-So che vuoi vedere tutto tesoro, ma e l'una passata... sarebbe meglio andare a letto.- la riscossi divertito, e lei annuì seppur controvoglia.
-Va bene. Ma si può dormire qui?
-Certo, ho dato una lucidata, ho spolverato... e mi sono preso la libertà di portare un po' da vestire. Avevo comunque intenzione di farti una sorpresa anche se non ora, quindi...
-Quindi volevi comunque farmi prendere un infarto.
-Diciamo di sì! Forza, ti accompagno in bagno così ti puoi lavare, e poi metto a letto i bambini.
La ragazza annuì e mi diede un bacio, lasciandosi accompagnare su per le scale, non senza guardarsi intorno ancora meravigliata.

 

 

***

 

 

EMMA POV

Ero un totale e completo disastro. Un fallimento assoluto.
Non solo avevo reso imbarazzante il momento in cui ci eravamo messi a letto, alludendo al fatto di non voler fare sesso – come se non lo potesse capire da solo, ma nonostante il tranquillante che avevo preso, mi ero svegliata gridando nel cuore della notte per ben tre volte: o meglio, due nel cuore della notte, e una alle 7 del mattino.
Killian non me l'aveva fatto pesare, era stato dolce e premuroso nel consolarmi ogni volta, ma ora mentre sorseggiavo la cioccolata non riuscivo a non pensare a quanto mi vergognassi di me stessa.
La sorpresa della casa era stata scioccante ma bellissima, e avevo creduto che non avrei avuto problemi a dormire, grazie alla gioia: invece no, gli incubi erano tornati a tormentarmi di nuovo.
Non solo io avevo dormito poco e niente, ma avevo riservato al mio uomo la stessa sorte, e non era giusto. Per giorni non aveva riposato a causa mia, e ora che ero tornata continuava a essere così!
-Emma, ti piace? Credo di essere diventato bravo a fare la cioccolata...
-E' buonissima, davvero.- sussurrai, ma senza alzare gli occhi dalla tazza. Mi vergognavo troppo per sostenere il suo sguardo: probabilmente sarebbe stato meglio se fossi tornata a farmi ricoverare in ospedale, così non si sarebbe preoccupato e al contempo avrebbe anche potuto riposare.
-Tesoro, non fare così...
-Lasciami stare. Vai a dormire piuttosto, non hai chiuso occhio...
-Non è un problema, davvero. Emma.- fece serio prendendomi le mani, e costringendomi a guardarlo -Te l'ho detto ieri che ti avrei sostenuta fino a che ne avrai bisogno... non sono passati neanche tre giorni da quando sei a casa, non rimproverarti se non riesci a migliorare subito. A me sta bene coccolarti e consolarti...
-A me no!- tuonai, cercando di trattenere le lacrime -Sono delusa di me stessa, capisci?! Non sono mai stata così, non mi riconosco... e non mi piaccio! Pensavo che le cose sarebbero migliorate adesso che sono a casa con le persone che amo, invece non sono altro che un peso!
-Smettila!- gridò sovrastando la mia voce, e si alzò in piedi -Sei un essere umano Swan, e non una roccia! A tutti può capitare di crollare, in passato è capitato a me... e allora? Ora sono qui, ed è questo che conta.
-Tu non capisci...
-Capisco invece! Sei abituata a essere forte, lo so! Ma questa volta lascia che sia io a prendermi cura di te, non c'è bisogno di vergognarsene. E ora lo so che vuoi piangere, quindi piangi. Io sono qui per questo.- le ultime parole le sussurrò, mentre mi afferrava le mani per tirarmi su e abbracciarmi: e allora scoppiai.
Più lui mi stringeva forte, e più io intensificavo il pianto, tanto che lasciai unire anche i singhiozzi.
Eppure più piangevo e più mi sentivo leggera in qualche modo, e riuscii a ricambiare la stretta con la sua stessa forza ed intensità; forse aveva ragione, forse potevo permettermi di lasciarmi andare una volta tanto. E forse, questo era il modo giusto per iniziare a lasciarmi alle spalle la Emma debole e iniziare il percorso per tornare quella che ero sempre stata.
Un giorno le lacrime si sarebbero consumate, come anche il dolore, per lasciare spazio alla serenità e la pace interiore: l'unico modo per esaurirle, era proprio lasciarle andare.
L'abbraccio si fece più dolce man mano che io mi calmavo, e quando sentii l'impulso irrefrenabile di baciarlo non mi trattenni, e lo feci con un'intensità tale che mi tolse il respiro.
-Lo vedi? Ora stai meglio... dico bene, tesoro?- sussurrò sulle mie labbra, ed io annuii con un sorriso: ultimamente aveva sempre ragione, sarebbe arrivato a montarsi la testa di questo passo.
-Vado a lavarmi la faccia e controllare i bambini... se ancora dormono mi fai fare un tour della casa, ok?
-Certo, ti aspetto qui. E non correre per le scale o ti fai male!- si raccomandò, neanche fossi una bambina! Decisi quindi di ignorarlo, e senza rendermene conto corsi su per le scale.

 

-Sei pazzo! Te l'ho già detto ieri sera, ma non posso non ripeterlo. Tu hai problemi seri! Una piscina?! Sei impazzito?!- esclamai incredula, ferma davanti alla grossa piscina in giardino che di certo non aveva fatto parte dell'arredamento iniziale: l'aveva scavata lui. Lui e Robin. L'unica mia consolazione era che anche Regina aveva un fidanzato pazzo, e non solo io.
Già ero rimasta piuttosto meravigliata dalla grandezza di quella casa, a cui non mancava niente: la cucina e la sala da pranzo erano deliziose, e i bagni eleganti – soprattutto quello in camera nostra; leggermente eccessivo per via dell'enorme vasca idromassaggio, ma non potevo lamentarmene sapendo che l'avrei amata da impazzire. La nostra camera da letto era bellissima, con quel letto matrimoniale enorme in cui avremmo potuto fare grandi cose – oltre al fatto che fosse comodissimo per dormire –, la vista sul giardino, e l'enorme armadio come quelli che avevo sempre sognato fin da bambina. Anche le camere dei bambini erano meravigliose, mancava solo qualche dettaglio – ma avremmo portato tutto il necessario dalla mia vecchia casa –, come anche il salottino sul piano in cui sapevo già avremmo passato le migliori serate in famiglia.
La piscina però era troppo: ricordavo perfettamente la chiamata in cui aveva scherzato sul fatto che avremmo dovuto averne una anche noi, e il cretino l'aveva fatto davvero!
-Cos'hai da ridere Jones! Non fa ridere!- esclamai esasperata, mentre quello soffocava dalle risate: se gli fosse venuto il singhiozzo, avrei goduto.
-Scusa, ma la tua espressione... non ce la faccio- disse senza smettere, e allora mi venne un'idea: in fondo era lui che aveva voluto quella piscina.
Senza rifletterci troppo mi avvicinai a lui, con un sorriso, poi senza che se l'aspettasse lo spinsi in acqua, scoppiando a ridere a mia volta.
Fece un gran tonfo, e mi sedetti sul bordo divertita a godermi la scena di lui che sputava acqua stravolto.
-Questa me la paghi Swan!- esclamò, guardandomi con aria truce, ma guadagnò solo di farmi ridere ancora di più per via del ciuffo bagnato ricadutogli sulla fronte.
-Sono le 8 e mezza del mattino, è fredda! Te ne rendi conto?! Hai tentato di uccidermi!- si lamentò, mentre raggiungeva il bordo piscina a nuoto, con un'espressione piuttosto infreddolita.
-Non esagerare tesoro... dammi la mano che ti tiro su e andiamo ad asciugarti...- sorrisi porgendogli la mia mano, che afferrò anche se con disappunto.
E prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai anch'io nella fredda acqua mattutina, a urlare e ridere allo stesso tempo.
-Sei uno stronzo!- gridai schizzandolo in faccia, ma quello ignorò le mie proteste e mi afferrò i fianchi per poi baciarmi con passione; dopo un attimo di esitazione ricambiai anch'io, decidendo di non prendermela. In fondo me l'ero cercata, ero stata ingenua a sperare che non si vendicasse.
Dopo poco mi sciolsi ulteriormente, e gli circondai le spalle e avvolsi le gambe intorno alla sua vita: dimenticai perfino che l'acqua fosse fredda, con quell'ondata di calore che mi travolse all'istante.


 

***


 

La torta di mele di Regina continuava a essere la migliore, e le ero davvero grata per averne portate due: una per la cena, e una in regalo per il viaggio.
Io per ringraziare tutti, invece, avevo preparato un dolce con fragole, yogurt e cannella davvero ben riuscito, tanto da rimanere stupita di me stessa.
Certo, avevo anche passato l'intero pomeriggio a prepararla essendo tornati dalle spese dopo pranzo: avevamo comprato dei vestiti per Lily ed Henry, e dei costumi da bagno per noi oltre ad altri oggetti e rifornimenti di cibo e bevande che ci sarebbero potuti tornare utili per quella specie di crociera. Killian era stato molto premuroso, mi aveva offerto un enorme gelato al cioccolato e cocco, ma anche gli antidepressivi avevano fatto la loro parte ed ero stata piuttosto bene. Avevo perfino acquistato un paio di indumenti intimi che sicuramente mi avrebbe visto addosso soltanto lui, ma ovviamente l'avevo tenuto all'oscuro: un po' per fargli una sorpresa, un po' per non dargli false speranze.
Lo desideravo molto, l'avevo desiderato anche quella mattina nella piscina fredda, ma per qualche ragione mi sentivo bloccata e non avevo idea di quanto ci sarebbe voluto perché fossi stata pronta a tornare ai nostri momenti d'intimità. Lui non mi aveva dato fretta, non mi aveva spinta a fare nulla, ma era chiaro che anch'egli mi desiderasse, e avrei fatto il possibile perché succedesse presto.
Dopo aver pranzato con pizza e limonata, avevamo ripreso la macchina ed eravamo tornati a casa per sistemare le ultime cose e poi dedicarci alla cena.
Killian aveva preparato una bella frittura mista, approfittando del giardino per friggere il pesce senza che questo facesse puzzare tutta casa, ed io ero stata circa tre ore a rifinire la mia torta: dopo mezzo chilo di farina sparso per terra, e la faccia piena di panna – che il mio uomo aveva ripulito senza esitazione – mi ero finalmente detta soddisfatta del risultato.
Gli invitati avevano apprezzato tutto, dall'antipasto al dessert, e ci avevano riempiti di complimenti, soprattutto Regina con un “Quando ti ho conosciuta non sapevi neanche friggere un uovo, e ora sei riuscita a farmi prendere una terza fetta della tua torta!”. Ci eravamo fatti tutti una risata, e avevamo concluso la serata con un bel bicchiere di vino: me l'ero concesso anch'io, avevo deciso di non prendere tranquillanti prima di andare a dormire dato che la notte precedente non avevano fatto il minimo effetto. Se gli incubi avessero deciso di tormentarmi, l'avrebbero fatto con o senza medicine.
Verso le 21.30 avevamo salutato tutti, ricordandogli che li avremmo aspettati all'alba dato che si erano offerti di aiutarci a trasportare i bagagli fino alla nave, ma Regina e Robin erano rimasti con Roland per darci una mano a lavare le stoviglie. Con la nuova lavastoviglie che ci avevano regalato, tra l'altro, regalo davvero utile!
-E con questa siamo a posto!- esordì l'uomo, asciugandosi le mani e buttandosi di peso sul divano, beccandosi un rimprovero da parte della sua ragazza.
-Grazie, siete stati gentilissimi... non c'era bisogno!- sorrisi, porgendogli un bicchiere d'acqua fresca.
-Figurati, era il minimo! Come stai, non ti sei stancata troppo?
-Oh sto bene grazie, non ti preoccupare. Sto meglio di lei...- aggiunsi, alludendo a Regina che si era sistemata su una poltrona con gli occhi chiusi.
-Scusa Swan, ma non sei tu qui ad avere 10 chili in eccesso sulla pancia!- borbottò aprendo gli occhi e fulminandomi.
-La smetterai di lamentarti prima o poi?
-Senti tesoro, tu dovresti conoscere lo stato d'animo di una donna incinta e frustrata. Se non la smetti, non mi importa se sei depressa, ma mi alzo e ti do' un pugno. Chiaro?
-Scusate vostra altezza- mi inchinai, per poi inevitabilmente scoppiare a ridere. Anche Killian rise, e mi raggiunse da dietro prendendomi i fianchi e stampandomi un bacio sulla guancia, per poi costringermi a seguirlo sulla poltrona, in braccio a lui.
-Ho mangiato troppi dolci... dovete mettervici anche voi due a farmi venire il diabete?- commentò nuovamente la donna, causando l'ennesima risata. Stava proprio tornando tutto alla normalità, ma soprattutto apprezzavo moltissimo il fatto che nei miei confronti fosse la solita, e non cercasse di essere delicata, cosa che invece i miei genitori non riuscivano a evitare.
Ero contenta che l'hotel, venendo a conoscenza dell'accaduto, aveva offerto ai due i giorni rimanenti della loro vacanza senza ulteriori spese, e perfino altri due in regalo. Mi sarebbe dispiaciuto se per colpa mia fossero rimasti a casa invece di godersi l'estate, e prima di sapere la novità gli avevo anche proposto di unirsi a noi: Regina ovviamente aveva declinato, presumendo che con una gravidanza in corso avrebbe potuto soffrire di mal di mare, nonostante di solito non fosse così.
-Regina, verresti su con me che devo finire di fare le valigie? Lasciamo gli uomini qui a oziare...- proposi, alzandomi dalle gambe del mio uomo, non senza avergli prima stampato un bacio sulle labbra.
Quella si mostrò d'accordo, così mi seguì e salimmo in camera, dov'ero piena di vestiti sul letto: un po' di roba l'avevo portata io, un po' i miei genitori, non avendo il tempo materiale di fare le cose con calma e ordine.
La ma amica cercò di non commentare il casino, anche se il sopracciglio alzato la tradì un po'. Ovviamente dopo aver scelto cosa portare con me, tutto il resto sarebbe finito sparso nell'armadio, e l'avrei sistemato soltanto al nostro ritorno.
-Allora... quindi hai deciso di partire. Sei sicura?- mi domandò, sedendosi sul letto e guardandomi fissa negli occhi: a volte faceva paura, sembrava quasi potesse leggermi dentro.
Faceva la dura, si comportava normalmente, ma in fondo si preoccupava per me anche lei: ero felice lo mostrasse solo quando non avevamo altri intorno.
-Sono sicura. Meglio che rimanere qui un mese di vacanza...
-Dico davvero, ci hai pensato bene? Lo so che vuoi essere forte, ma non vorrei stessi affrettando troppo le cose. Potreste venire con coi al mare, in hotel...
-No. Cioé, grazie per la proposta ma no... so a cosa vado incontro. E stavolta non si tratta di essere forte, mi sono resa conto da me che al momento non posso esserlo... non da sola. Ma sognavo da tanto questa vacanza, e anche Killian e i bambini. Più che farmi male, secondo me potrebbe farmi bene.
-E sei sicura che un viaggio in mare possa farti bene. Danno temporali nei prossimi due giorni. Non per spaventarti, non vi succederebbe nulla ma psicologicamente...
-Regina! Sei tenera a preoccuparti così per me, ma sono sicura. Voglio partire.- sorrisi, divertita da tutta quella preoccupazione che finora non aveva mai mostrato, non fino a questo punto.
-Non sono tenera. È solo colpa degli ormoni, mi hanno ammorbidita...- spiegò nel tentativo di tagliare corto, ma non le bastò per spegnere il mio sorriso. Regina Mills in preda agli ormoni non era per niente male; mostrava piuttosto che sarebbe stata una mamma molto dolce e premurosa.
-Non mi importa dei temporali, va bene? E neanche di... maremoti o quant'altro. Mi fido di Killian, non ci farebbe mai rischiare se non fosse sicuro... non navigheremo in mare troppo aperto, e la notte staremo fermi nei vari porti... è una cosa tranquilla. E poi mi porta a New York, e al mare... perfino alle Bahamas! E a Miami!
Ero così eccitata all'idea di tutto, che non avrei rinunciato a quel viaggio a costo di vomitare tutto il tempo, o dormire due ore per notte in una cabina da sola per non svegliare nessuno. Probabilmente avrei iniziato questa notte stessa, per far abituare Killian, e quando avrei smesso di avere incubi sarei tornata da lui.
-Beh, capisco, mmetto che non rinuncerei neanch'io. Se l'anno prossimo decidete di rifarlo, magari ci aggreghiamo anche noi...
-Sarebbe fantastico! Mi dispiace non veniate ora...
-Non dispiacerti, passerei giornate intere a vomitare, e non sarebbe piacevole per nessuno. Credimi, l'hotel al mare che ci ha offerto il tuo fidanzato è senz'altro una bella alternativa...
-Ok, ok! Comunque non è il mio fidanzato Regina, non ufficialmente.
-E' solo questione di tempo ora che vivete insieme.
-Dici? Non ne sarei tanto sicura... oppure sai qualcosa?- mi sorse il dubbio, e la guardai con attenzione. Che l'uomo avesse espresso l'intenzione di chiedermi di sposarlo?
-Frena, non so nulla... davvero. È solo che credevo... beh, se il signorino ci mette tanto, perché non gliela fai tu la proposta?
-Cosa?- boccheggiai, stupita da quella proposta: più stupita del fatto che non mi sembrasse una cattiva idea, che della cosa in sé.
-Perché no?
Già, perché no? Vivevamo nel ventunesimo secolo ormai, non c'era nessuna regola secondo la quale doveva essere l'uomo a chiedere la mano alla propria donna. Certo, era ancora l'usanza più comune, ma... perché no?
Era qualcosa a cui non avevo mai pensato, e ora mi diedi della stupida: negli ultimi tre giorni avevo dato di matto parecchie volte, e lui era ancora lì a convincermi che non mi avrebbe mai lasciata andare. Certo, era stato difficile da credere fino a che non mi aveva mostrato la casa; non perché dubitassi di lui, ma perché in tutta sincerità io stessa non avrei scelto la me attuale come compagna di vita. Killian invece aveva comprato una casa, e l'aveva fatta intestare ad entrambi con l'aiuto dei miei: avrei solo dovuto porre una firma per ufficializzare completamente la cosa, ma ormai era nostra. Era il regalo più bello che avessi mai ricevuto, e non per la casa in sé: per ciò che rappresentava, per la promessa di una vita insieme, una vita che sarebbe stata meravigliosa. Ciò mi spingeva a cercare di tornare in me il prima possibile, per non essere di peso alla mia famiglia e soprattutto a lui, che in quei tre mesi si era occupato dei bambini e di tutto il resto: non aveva decisamente bisogno di un'altra bambina capricciosa a complicargli la vita.
Cosa avrebbe potuto esserci di meglio di una proposta di matrimonio per dimostrargli che anch'io volevo passare la mia vita insieme a lui? Sarebbe stato molto da me prendere un'iniziativa del genere, e non avrebbe potuto dirmi di no – o almeno era ciò che speravo.
-Sai che c'è Regina? Mi piace l'idea.
-Beh, certo, viene da me!
-Aspetta!- mi bloccai, puntandole un dito contro -Non vorrai dirmi che anche tu vuoi chiedere a Robin di sposarti?
-Non hai perso la perspicacia, complimenti! Già, è quel che farò... quindi se siete disposti ad aspettare finché non mi rimetterò in forma per indossare un abito bianco come Dio comanda, allora non mi dispiacerebbe neanche l'idea di un matrimonio doppio.
-Condivideresti il tuo giorno speciale?
-Tu no? Siamo amiche da anni Swan, e anche quei due... ti pare un'idea tanto assurda?
-No, è un'idea bellissima! Ti adoro Regina, sei l'amica migliore del mondo!- esclamai, e mi slanciai in avanti per abbracciarla forte; ci pensò la sua bambina ad opporsi, tirando un calcio che percepii anch'io.
Io e la donna ci guardammo un attimo perplesse, poi scoppiammo a ridere divertite e felici, per quella decisione che aveva ulteriormente contribuito a migliorare il mio umore.
A cosa diavolo mi servivano gli antidepressivi? La miglior medicina erano il mio quasi fidanzato, i miei bambini, e la mia migliore amica, oltre a tutte le altre persone care che amavo e che mi amavano.
Ora mancavano solo due dettagli: finire le valigie, e passare la notte a rimuginare su come fare una proposta di matrimonio degna di essere chiamata tale.


 

La felicità è una forma di coraggio.
(cit. Holbrook Jackson)



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco qui anche il terzultimo capitolo, manca sempre meno... e mi fa strano. xD
Comunque, alla fine Emma gli ha dato del pazzo... solo perché era troppo felice e le dispiaceva avesse fatto tutto da solo xD Quindi l'idea di risollevarle il morale ha decisamente funzionato, anche se poi ha avuto una notte di incubi. Non si rende conto che è presto per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e si sente un peso, ma Killian come sempre le ha fatto capire che non gli importa quanto ci vorrà, ma la sua spalla sarà sempre lì per lei.
La casa le è piaciuta... e alla fine, la piscina è stata testata subito da entrambi xD
Ovviamente ci volevano le spese finali prima del viaggio, e la preparazione della cena per tutti... e beh, alla fine Regina ha dato a Emma un consiglio che ha apprezzato molto xD Anche se Regina non sa che anche Robin ha intenzione di chiederle di sposarlo...
Come sempre grazie a tutti, a presto :*
 

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Capitolo 16
*** The Sunrise of our Life ***


The Sunrise of our Life














EMMA POV

Continuavo a sporgermi a salutare i miei genitori e Regina e Robin che ci avevano accompagnati fino al porto, ed avevano aspettato la nostra partenza dopo averci aiutati a caricare i bagagli sulla nave.
Prima di partire Killian ci aveva fatto fare un tour completo, ed era assolutamente stupenda! Una piccola nave da crociera vecchio stampo, e nonostante fosse dotata di tecnologie moderne come tutte le altre, aveva comunque l'aspetto di una nave pirata, con tanto di timone manuale esterno, oltre alla cabina di pilotaggio.
Le cabine abitabili invece erano 6 ed anch'esse dall'aspetto antico, con copertura in legno e solo dei tappeti rossi per terra, ed erano magnifiche. Avevano tutte dei letti matrimoniali – cosa che aveva fatto felice Henry dato che ne avrebbe avuto uno tutto per sé – e oltre ad un armadio grande, gli altri scaffali erano a forma di grossi bauli; sulle pareti erano appesi quadri di navi pirata, di pirati e altre suggestive scene di mare, oltre a piccole imbarcazioni in bottiglie di vetro.
Ogni stanza aveva il suo bagno personale, ma c'era una settima cabina più grande delle altre che conteneva una cucina ed un paio di tavoli – e per gioia di mio figlio anche un televisore.
Anche l'esterno aveva completamente l'aspetto di una nave antica, solamente in alto sulla terrazza scoperta c'era una piscina con un paio di ombrelloni e sdraio che non mi dispiaceva affatto.
Quando gli altri si fecero ormai piccoli, mandai Henry a sistemare la sua cabina a proprio piacimento, e presi in braccio Lily raggiungendo il mio uomo, che per quella mattina aveva deciso di utilizzare il timone manuale: l'immagine che dava era molto sexy e virile, e vestito di nero sembrava davvero un affascinante pirata.
-Allora, come stanno le mie due bellissime donne?- domandò, voltandosi a guardarci con un gran sorriso.
-Molto bene, Capitano. È tutto più bello di quanto avrei potuto immaginare... adoro la nave. E adoro te.
-Lo so- alzò un sopracciglio col suo solito fare ammiccante e si sporse per baciarmi, poi si abbassò per stampare un bacio anche sulla fronte della sua bambina.
Aveva finalmente deciso di mettere la nuova protesi con cui sembrava armeggiare piuttosto bene, nonostante l'avesse coperta con un guanto di pelle nera: me l'aveva mostrata, ma mi aveva anche spiegato che esteticamente gli faceva impressione e quindi preferiva coprirla. Non avevo insistito, in fondo era già tanto che avesse deciso di indossarla tranquillamente: se poi non gli piaceva, c'era poco che potessi fare. Era completamente autonomo anche senza, quindi per me poteva anche indossarla solo nei casi in cui ne aveva bisogno.
-Ora sistemo Lily nella carrozzina e mi metto qui a farti compagnia... magari mi insegnerai come guidare la nave?
-Si dice “governare” Swan, non guidare.- mi spiegò divertito, e io scossi le spalle offesa; in fondo cosa cambiava? Guidare, governare, il concetto era sempre lo stesso.
Tuttavia ero di buon umore, quella notte Killian non mi aveva permesso di dormire da sola, ma mi ero svegliata soltanto una volta, senza neanche urlare. Certo, era comunque stato leggermente traumatico, in preda a sudore e tremori, ma dopo una doccia fresca ero tornata a letto tra le sue braccia e avevo dormito tranquillamente fino a quando era suonata la sveglia.
Mi riscossi e sistemai una Lily ormai mezza addormentata nella carrozzina, coprendola bene e legando tutto per sicurezza, nonostante il mare fosse calmo e i freni tirati.
Rimasi china su di lei qualche minuto a canticchiare, e una volta addormentata raggiunsi il mio uomo come promesso, cingendogli le spalle da dietro.
-Ti vedo molto bene oggi...- sussurrò, pur rimanendo concentrato sul timone.
-Sì, sto molto meglio. Sono riuscita a dormire, e... beh sono contenta che siamo finalmente partiti. Nonostante tutto ce l'abbiamo fatta alla fine... non dimenticherò in poche ore quel che ho visto, quel che ho vissuto... ma voglio godermi il presente. Quando vai in guerra, quando vivi eventi traumatici, ti rendi conto ancora di più di quanto sia importante godersi al meglio ed apprezzare ciò che si ha, al presente. Ed è proprio ciò che ho intenzione di fare!
-Questo è lo spirito giusto tesoro, sono felice che la pensi così. Dicevo io che pian piano saresti tornata quella di prima!
-Beh insomma, non credo di esserci così vicina. Ma è un inizio, hai ragione... senti, ti dispiace se vado un attimo a cambiarmi? Fa caldo...
-Vai, la tengo d'occhio io Lily. Se ti metti un costume, indossa quello bianco e rosso... mi piace.
Alzai gli occhi al cielo divertita, almeno lui non sarebbe mai cambiato! E proprio per questo l'avrei accontentato: in fondo avevo comprato quel costume soltanto perché era piaciuto a lui.

 

 

***

 

 

-Allora tesoro, come ti è parsa questa prima giornata?- mi domandò Killian, dopo avermi imboccato con un cioccolatino al liquore; non potendo ancora bere per non rischiare qualche casino tra alcol e medicine, avevamo pensato che quella fosse una buona alternativa.
-Bellissima. Sei un eccellente capitano, Jones.- sussurrai, mentre un tuono rimbombava in lontananza.
-Lo so... è stato un bene che abbia avuto quell'incidente, o chissà se sarei mai stato promosso a capitano...
-Beh, ti promuovo io. Sei anche bravo a parcheggiare... la vista di New York da qui è bellissima.- sussurrai poggiando le mani sul parapetto e guardando avanti.
Prima di cena, verso le 7, essendo ormai prossimi a New York avevamo deciso di avvicinarci a riva per passare la notte al porto e poter scendere a fare un giro per la città il giorno dopo. Killian aveva avuto un posto meraviglioso, isolato e con una fantastica vista sulla Grande Mela completamente illuminata. Proprio per questo avevamo deciso di mangiare all'aperto, per poterci godere lo spettacolo.
Avevamo semplicemente scaldato le lasagne di Regina, ed io avevo preparato un'insalata; Killian aveva addirittura proposto di scendere a prenderci qualcosa da uno dei ristoranti sul molo, ma avevo rifiutato dato che il cibo già pronto che ci avevano lasciato non sarebbe durato per sempre. Così avevamo chiuso il tutto con succo di frutta e torta di mele. Anche a Lily avevo fatto assaggiare un pezzettino più morbido, e le era piaciuta da impazzire.
Verso le 11 l'avevamo messa a letto, mandando in camera anche suo fratello; sapevo che non avrebbe dormito subito, ma almeno si sarebbe messo a leggere uno dei libri che aveva comprato per il viaggio, e alla fine si sarebbe lasciato cullare anche lui dal mondo dei sogni.
Io e Killian invece avevamo deciso di aspettare la mezzanotte coccolandoci e guardando le stelle, ed era stato molto piacevole con la brezza serale che si poteva percepire dal bordo della nave.
-Non hai freddo?- mi domandò l'uomo cingendomi la vita da dietro, ed aderendo col petto alla mia schiena scaldandomela in maniera molto piacevole.
Avevo passato l'intera giornata in costume, solo alla sera avevo legato un leggero pareo con l'illusione che mi scaldasse le gambe.
-Sto bene così... mi basti tu. Ma tu, piuttosto? Pensi di passare le giornate in pantaloni di pelle?
-Nah, erano solo per il primo giorno. Per imprimere in voi l'immagine di un affascinante capitano che sa quello che fa. Però ha fatto caldo, da domani passo anch'io al costume.- rise, e mi fece voltare di poco per baciarmi sulle labbra.
Io lo lasciai fare e ricambiai, le sue coccole e i suoi baci erano il miglior toccasana a cui potessi aspirare.
-Che dici amore, mezzanotte è passata da un bel po'... ce ne andiamo a dormire? Domani ci aspetta una lunga giornata...
Annuii, per poi scoppiare a ridere quando mi prese in braccio, diretto verso le cabina; stavolta neanche protestai, non mi dispiaceva stare tra le sue braccia.
Rischiò di perdere l'equilibrio due volte per l'intensità con cui ci baciammo, ma alla fine arrivammo in camera sani e salvi, dove ci buttammo sul letto esausti.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto effettivamente fossi stanca, e non avevo voglia neanche di alzarmi per mettere il pigiama. Avrei dormito in costume senza problemi, ma Killian che si spogliava attirò la mia attenzione, e mi alzai sui gomiti per guardarlo interessata.
-Ti piace quel che vedi?- domandò ammiccante, ed io sorrisi alzando gli occhi al cielo. Non negai però, perché mi piaceva decisamente, e tanto; dal petto vigoroso e virile, ai muscoli delle braccia e quelli delle gambe.
-Beh... dormi in mutande?- gli domandai curiosa.
-Se per te non è un problema...
-Non credo proprio. E... io sono troppo stanca, non è che mi daresti una mano a cambiarmi?
L'uomo sembrò sorpreso in un primo momento, ma poi subito si avvicinò e mi diede un bacio, sussurrandomi un “Con piacere” sulle labbra, mentre le sue dita già trafficavano per slegare i lacci della parte superiore del costume. La mia pelle a contatto con le sue dita calde ebbe un fremito, e mi resi conto che lo volevo da impazzire.
Così, mentre indugiava sulla mia schiena più a lungo del dovuto, poggiai le labbra sul suo collo per ricoprirlo di baci umidi senza saltare neanche un solo centimetro.
-Emma, mi stai torturando... come faccio a trattenermi...- borbottò con voce roca.
-E chi ti ha detto di trattenerti...- feci di rimando, per poi continuare a baciargli il collo.
Mi fece quindi continuare, e quando lasciò che la mano gli scivolasse verso il basso, il reggiseno semplicemente cadde a terra, così lo strinsi per poter percepire il suo calore, e la sua pelle sulle mia.
Dopo avermi assecondata continuò con quella dolce tortura, slegando anche il pareo; fu tutto magico e colmo di dolcezza e passione, fino a che un potente tuono sembrò far rimbombare la nave, oltre al fulmine che illuminò la finestra facendomi sfuggire un gemito di paura.
-Ehi tesoro... è tutto ok. Sta' tranquilla...- mi rassicurò quello, stringendomi tra le sue braccia per darmi il tempo di calmarmi.
-Sì, scusa... sono stupida. Vai avanti... ah!- non riuscii a trattenermi, al secondo tuono che fu ancora più forte del primo.
Improvvisamente fui invasa dal terrore, e non riuscii a costringere il mio corpo a smettere di tremare, nonostante la forte stretta in cui venni avvolta.
Davanti a me passarono le immagini dell'ultima telefonata a Killian dall'aereo, della faccia spaventata di Neal che prendevo in giro assicurandogli che non ci fosse motivo di preoccuparsi, del vuoto che mi faceva perdere i sensi. E poi i miei occhi in quelli di August, stanchi, poi distrutti, ed infine spenti.
Non feci altro che piangere mentre Killian mi metteva a letto dapprima seduta, infilandomi la maglia del pigiama, e poi mi faceva sdraiare sotto le coperte per tornare a stringermi a sé.
I singhiozzi tuttavia non mi permisero nemmeno di ringraziarlo, e riuscii soltanto a stringermi a lui continuando a piangere, e tremare sempre più ogni volta che un ennesimo tuono squarciava l'aria. Neanche i flashback sembravano volersi fermare, e le immagini scorrevano nella mia testa alla velocità della luce, per ripetersi ancora e ancora, come se avessero intenzione di farmi impazzire.
-Basta!- gridai tappandomi le orecchie, non riuscendo più a distinguere la fantasia dalla realtà, e intanto i battiti del mio cuore acceleravano insieme al respiro che faticava sempre di più a prendere aria. Era come se stessi soffocando e avessi voglia di vomitare allo stesso tempo, ed un dolore al petto si insinuava sempre più prepotente a farmi del male.
-Emma! Emma, stai avendo un attacco di panico... ascolta la mia voce tesoro, ascolta me. Ti prego, stammi a sentire.
-Killian non respiro... non ce la faccio...
-Oh Dio... Emma, ascoltami. Ci sono passato anch'io, so che è brutto, ma se ti concentri passerà prima che tu te ne renda conto, ok? Non ripiegarti su te stessa... stenditi bene, e fai un respiro molto grande e profondo.
Forse fu la paura nella sua voce a riscuotermi abbastanza perché riuscissi a sentirlo: non volevo avesse paura, non volevo farlo star male.
Pur continuando a respirare velocemente e a fatica lasciai rilassare lentamente i muscoli, mentre mi poggiava anche il suo cuscino sotto la testa.
-Ok tesoro... ora fanne uno di respiro, solo uno ma prendi tanta aria...
La sua voce stava tornando calma, una calma che in qualche modo riuscì ad insinuarsi anche dentro di me, e stringendo forte la sua mano feci come aveva detto, e riempii i polmoni con più aria possibile.
-Bravissima. Adesso lasciala andare... pian pianino. Soffia, ecco. Soffia lentamente, più lentamente che puoi. Proprio così...
Più lasciavo andare l'aria, e più mi sentivo rilassata, potei chiaramente percepire i tremori smettere gradualmente di tormentare il mio corpo. Una volta espulsa tutta, respirare sembrò essere tornata una normale attività di routine, e la morsa al petto che mi impediva un gesto tanto naturale non c'era più.
Chiusi quindi gli occhi esausta, e al tuono successivo mi impegnai per mantenere la calma e stringere solo la sua mano, chino pazientemente sopra di me.
-Ecco... non devi avere paura. È tutto finito, sei al sicuro... se preferisci possiamo prendere i bambini e trovarci una stanza in hotel però.- propose, ma io scossi la testa; non volevo andare da nessuna parte, sapevo benissimo che eravamo al sicuro. Se ci fosse stato da preoccuparsi, al primo tuono in lontananza ci avrebbe presi e portati direttamente in albergo: mi fidavo completamente di lui.
-Grazie...- sussurrai quando fui di nuovo in grado di parlare, e gli feci segno di avvicinarsi per poterlo baciare. A causa della mia stupida reazione avevo rovinato tutto, avevo rovinato il momento in cui finalmente avrei fatto di nuovo l'amore col mio uomo. Sapevo non me l'avrebbe fatto pesare neanche stavolta, ma quanto sarebbe durata questa situazione? Per quanto tempo sarei stata bloccata?
-Non preoccuparti amore... solo se mai dovessi ricominciare a sentirti così inizia a concentrarti sui respiri fin da subito. Se ci riesci, un minuto basterà per tornare tranquilla.
Annuii, e lo baciai ancora dopo averlo stretto a me: per fortuna non ero sudata, perché andare a fare un bagno era l'ultima cosa di cui avevo voglia in quel momento.
-Senti... potresti portare Lily? È piccola, potrebbe essersi svegliata... e se è sveglio anche Henry, porta anche lui. Possiamo dormire tutti insieme stanotte, se non ti dispiace...
-No, certo che no. Vado a prenderli... tu non avere paura dei tuoni, un minuto e sono di nuovo da te.
-Sì... aspetta. Davvero sono così brutti gli attacchi di panico? E tu li hai avuti...- sussurrai, sentendomi male per lui. Come medico avevo spesso assistito a situazioni del genere, ma non l'avevo mai provato sulla mia pelle. Era orribile, era come perdere il controllo sul proprio corpo, la propria mente, la capacità di respirare, mentre si veniva avvolti da un vortice di brutti ricordi e pensieri... e lui l'aveva vissuto: più volte in passato, ma anche qualche mese prima, quando era ricoverato.
-Già, ma è finita. Non è più successo... e farò in modo che non succeda neanche a te, ok? Ora vado a prendere i bambini, così potremo dormire tranquilli...
Mi sollevai per dargli un bacio e annuii, ulteriormente rilassata; era incredibile come ogni volta riuscisse a farmi star bene, e a ogni mia ricaduta mi tirasse su facendomi quasi dimenticare i brutti momenti.
Quando uscì mi adoperai per rimettere a posto i cuscini, in modo che tutti potessimo dormire comodamente, e al sicuro da quella tempesta che un giorno sarei tornata a guardare dalle finestre affascinata.

 

 

***

 

 

KILLIAN POV

Fu un raggio di sole a ridestarmi dal sonno beato in cui ero caduto la sera precedente, quando dopo la piccola ricaduta di Emma avevo portato nel lettone i nostri bambini; avevo trovato Henry sveglio, seduto accanto la culla della sua sorellina a tenerla calma nonostante anche lui fosse visibilmente spaventato. Fu felice quando gli dissi che li avrei portati in cabina con noi, e così eravamo finiti stretti l'uno all'altro; io su un lato, i piccoli in mezzo ed Emma sull'altro.
Nella notte non si era più svegliata, e tentai di aprire gli occhi per vedere se stesse ancora dormendo: tuttavia gli unici che trovai addormentati furono Henry e Lily, mentre di loro madre non c'era la minima traccia.
Un po' preoccupato decisi di alzarmi per assicurarmi che stesse bene; non avevo idea di che ora fosse, ma di solito quello mattutino ero io, lei amava dormire, quindi era meglio dare un'occhiata.
Avevo avuto paura quando avevo riconosciuto l'attacco di panico, ricordando la prima volta che era successo a me: ma io ero stato solo, non avevo avuto nessuno che mi calmasse e mi spiegasse come riuscire a controllarmi, per questo avevo fatto il possibile per esserle utile.
Non pensai neanche a vestirmi, ma scesi dal letto e coprii i bambini, poi senza far rumore lasciai la stanza ed andai a controllare prima in cucina; Emma non era lì, e non erano che le 7 meno un quarto. La cosa mi preoccupò ulteriormente, quindi controllai tutte le stanza per assicurarmi che non fosse andata a dormire da sola per non svegliarci in caso di incubi, e solo dopo, sempre più perplesso, uscii sul ponte e fu proprio lì che la trovai.
Un'alba bellissima stava illuminando il cielo, e la ragazza sembrava piuttosto rapita da essa, poggiata al parapetto ad osservarla. Neanche lei si era cambiata, indossava ancora la lunga maglia azzurra del pigiama ed aveva i capelli leggermente scompigliati, fatto che mi faceva ben sperare che si fosse alzata da poco.
A passo silenzioso mi avvicinai a lei, e sussultò leggermente quando le presi i fianchi, per poi voltarsi a baciarmi.
-Ti piace proprio farmi prendere i colpi...- sussurrò lasciandosi stringere, mentre tornava con lo sguardo verso l'orizzonte.
-Scusa tesoro... come stai?
-Sto bene. È solo che mi sono svegliata per la luce... e ne ho approfittato per venire a vedere l'alba. È bellissima, non trovi?
-Sì, lo è. Ma mai come te...
-Sai come lusingare una donna- commentò divertita, e si voltò per prendermi il volto e baciarmi un'altra volta, lasciando che le nostre lingue si avvolgessero calde e impazienti.
Mi riscossi soltanto quando vidi le scatoline dei medicinali nella sua mano, e mi allontanai di poco per lasciargliele prendere in caso non l'avesse ancora fatto.
-Perché ti sei fermato?
-Prendi la medicina. Poi vado avanti...- le assicurai, accarezzandole i capelli.
Quella però scosse la testa, e sotto il mio sguardo allibito svitò i tappi per poi versare le pillole in mare, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Swan, cosa...
-Non ho bisogno di questa roba, Killian. Ho deciso che non voglio più prendere niente.- sussurrò, posando un dito davanti alle mie labbra per impedirmi di protestare -Mi sono semplicemente resa conto che mi basti tu per star meglio. Tu, i bambini, e le persone a cui voglio bene. Siete voi che mi farete tornare quella di prima, ed io avrei un'idea precisa per iniziare la giornata...
Sussurrò le ultime parole al mio orecchio, mentre mi cingeva il collo per poi baciarlo lentamente poggiandosi contro il legno ancora freddo.
-Emma...- cercai di protestare, sapendo che di questo passo non sarei riuscito a controllarmi ancora a lungo.
-Sh...
Lo sapeva. Sapeva anche lei che non avrei avuto le forze di fermarmi, e sembrava fosse proprio ciò che desiderava. Ne diede conferma quando sollevò le braccia perché le sfilassi la maglietta, e allora lo feci lanciandola da qualche parte lì vicino.
Non ci volle molto perché perdessi definitivamente la lucidità, lei sapeva come torturarmi, e quando si strusciò contro la mia erezione sapeva bene che l'avrei liberata dell'ultimo indumento che aveva addosso, per torturarla con le dita e godere dei suoi gemiti e sospiri, mentre si poggiava meglio contro il parapetto.
Tirò anche la testa indietro, ed io ne approfittai per lasciarle una lunga scia di baci sul collo, passando poi per la clavicola e risalendo dalla parte opposta.
La sua pelle era morbida e liscia come la seta, fresca, profumata ed estremamente invitante com'era sempre stata, e io ne ero completamente inebriato: avrei potuto andare avanti a baciarla per ore, o forse addirittura giorni. Lei però desiderava di più, e anch'io, quindi mi lasciai togliere i boxer e la sollevai per trovarci entrambi in una posizione più comoda; emise un lungo sospiro quando mi strusciai contro di lei, e per non rischiare di svegliare i bambini, la baciai nel momento in cui entrai di lei, e quella strinse forte le mani nella mia pelle, arrivando a graffiarmi con le unghie.
Mi concessi di indugiare qualche istante per riprendere fiato e lasciare che potesse farlo anche lei; fu la prima a riprendersi, e si avventò con forza sule mie labbra, incitandomi silenziosamente a spingere, e così feci.
Iniziai con spinte più leggere durante le quali i gemiti riuscirono a essere trattenuti dai baci, per poi renderle sempre più potenti ed intense.
Fare l'amore con lei era sempre stato travolgente, ma dopo tre mesi di lontananza forzata in qualche modo lo sembrò ancora di più. I suoi gemiti giungevano alle mie orecchie come musica, ed intensificavano la sensazione di piacere ai livelli massimi; alla fine non riuscii a trattenermi, e venimmo l'uno nell'altra nello stesso istante, e per attutire le grida dovute a quel piacere irruente ci stringemmo e baciammo con prepotenza, fino ad esaurire le forze.
Invertii le posizione per lasciarla poggiare di peso contro di me, e la abbracciai riempiendola di leggeri baci sul viso e carezze lungo la schiena.
-Ecco... questo intendevo. È molto meglio delle medicine...- sussurrò, lasciandomi un bacio sulla clavicola.
-Hai ragione... e puoi averne quanto ne vuoi, non fa male anche se esageri con la dosi...
-Scemo.
Tuttavia sapevo bene che quel “scemo” fosse in realtà un “ti amo”, e me lo confermò regalandomi un bellissimo sorriso; stava bene, era serena, e avrei fatto di tutto perché rimanesse tale.
-Che dici se ci facciamo una doccia e ci vestiamo prima che si sveglino i bambini?- proposi, per quanto stessi bene esattamente com'ero.
-Ok, prima però... vorrei dirti una cosa. Cioé, più che altro chiederti... Insomma, devi... devi ascoltarmi, ecco.
Non sapevo che quella sarebbe stata anche l'alba del nostro prossimo grande passo.



 

“Poiché non esistono due individui perfettamente uguali,
ci sarà una sola determinata donna che corrisponderà nel modo più perfetto ad un determinato uomo.
La vera passione d'amore è tanto rara quanto il caso che quei due s'incontrino.” 
(Cit. Arthur Schopenhauer)



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Eccoci al penultimo capitolo, dove finalmente sono partiti per il viaggio tanto agoniato... e sono stati molto bene fin dal primo giorno, Killian si è dimostrato un ottimo capitano! A Emma è piaciuta la nave, e hanno cenato all'aperto con le luci di New York come sfondo...
Alla fine è scoppiato il temporale, che non ha potuto evitare di far tornare in mente ad Emma brutti ricordi, ed è arrivato a causarle un attacco di panico. Alla fine però Killian ha saputo come farglielo passare, e hanno trascorso la notte a dormire tutti insieme al sicuro.
E alla fine... Emma ha deciso di utilizzare una "terapia" diversa per star meglio, decisamente più piacevole rispetto alle medicine xD E come dice Killian non c'è il rischio di avvelenarsi se si esagera con le dosi xD
Ora, nel prossimo ci saranno due POV... le due proposte di matrimonio, e non so se metterci altro... se viene troppo corto, ci metterò direttamente anche l'epilogo e sarà finita... ma non so, ancora non ho iniziato a scrivere!
Grazie a tutti, anche se i ringraziamenti in grande li farò con l'ultimo capitolo...
Un abbraccio, a presto! :*
 

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Capitolo 17
*** Promise ***


Promise














REGINA POV

Avevamo messo Roland a letto per il suo pisolino pomeridiano, ma non avendo sonno io e Robin, avevamo deciso di rilassarci un po' sullo spazioso terrazzo della nostra suite.
Tuttavia ero piuttosto nervosa, e stavolta non per via della bambina che mi prendeva a calci: avevo deciso che quello era il momento per fargli la proposta, solo che le mie certezze stavano vacillando sempre di più, ogni secondo che passava. E se per lui fosse stato troppo presto? Forse avrei dovuto portare in qualche modo più rispetto alla sua defunta moglie, ed aspettare almeno un altro anno o due. Se mi avesse detto di no, sapevo che ci sarei rimasta male per quanto cercassi di convincermi del contrario.
Eppure tra noi andava tutto a gonfie vele, e soprattutto stavamo per avere una figlia! Una figlia tutta nostra, che ci avrebbe resi definitivamente una famiglia. Se questo gli andava bene, era possibile che prendesse male l'idea di sposarci?
-Regina, stai bene?- mi domandò il mio uomo, ed alzai lo sguardo su di lui confusa; che aveva lasciato il posto sulla sua sdraio ed era chino su di me.
-Sì scusa...
-Sicura? C'è una cosa importante di cui vorrei parlarti, ma credo sia meglio se sei in forma...
-Sto bene. Stavo solo pensando, perché anch'io voglio dirti qualcosa.- dissi d'un fiato, per non poter più tornare sui miei passi.
-Oh... ok, vai prima tu.
-No Robin, fidati di me. Prima tu.- dissi; se avessi parlato prima io probabilmente si sarebbe dimenticato ciò che aveva da dirmi. Anzi, sicuramente, qualsiasi fosse stata la sua reazione: che fosse stato felice o meno era sempre qualcosa di grosso, qualcosa che avrebbe occupato la mente di chiunque al cento per cento.
Non sembrò tanto convinto, ma io continuai a guardarlo in attesa: oltre al fattore shock, avevo bisogno di qualche minuto per prendere forza e riuscire a chiedergli di sposarmi, quindi doveva collaborare, pur inconsapevolmente.
Quando però mi prese le mani per farmi sollevare e mettere seduta iniziai a preoccuparmi un po': cos'aveva intenzione di dirmi? Forse qualche brutta notizia? Sembrava così serio che non potei escludere quest'eventualità.
-Robin...- sussurrai, accarezzandogli la mano incerta.
-Regina... ti amo.- iniziò, e poi prese un gran respiro -E non lo dico tanto per dire. È vero, quando Marian è morta io non l'amavo più ma... era la madre di mio figlio, era ancora importante per me. Io ero distrutto, non sapevo come andare avanti, soprattutto non sapevo se ci sarei riuscito. Ero solo con un bambino ancora piccolo, e non ero certo di poter essere un buon padre padre, non ero affatto sicuro di farcela. Invece mi è capitata questa dottoressa che sembrava incutere paura a tutti da ciò che avevo sentito... invece ciò che ho visto io era una donna forte e determinata ma anche dolce e splendida. Mi sei subito stata vicino come un'amica, e non solo come medico... ti sei presa cura di me, ma contemporaneamente hai abbassato le difese lasciando che anch'io potessi prendermi cura di te. Ti sei aperta, e mi hai dato modo di conoscere i motivi delle tue ferite ancora aperte, anche se nascoste... e mi hai dato modo di ricucirle.
Pausa. Io ero muta, la mia mente era bloccata, e anche il mio respiro. Solo il mio cuore batteva all'impazzata, così forte che sembrava volermi uscire dal petto.
-E poi- riprese -il nostro primo appuntamento all'infuori delle mura dell'ospedale, il fatto di entrare l'uno nella vita nell'altro in maniera così travolgente e veloce... non credevo sarebbe stato mai possibile. Non credevo di poter tornare ad amare così in fretta, invece è stato così... ti amo più di quanto tu possa immaginare, più di quanto io stesso riesca a rendermi conto. Sei una persona speciale, così speciale che hai deciso di voler dare un occasione a nostra figlia, nonostante per te non sia il periodo migliore. Quando mi hai detto di essere incinta eri spaventata, e avevi paura anche della mia reazione... io invece ho provato una gioia immensa, perché... lo so che non ci conoscevamo da molto, lo so che visto dall'esterno avrebbe potuto sembrare tutto molto affrettato... ma io ero già certo che tu fossi la donna della mia vita, e questa bambina è il frutto del nostro amore... mi era impossibile non esserne felice. E più passano i giorni, più io continuo ad amarti sempre di più, e neanche lo credevo possibile. Se anche per te è così, Regina...
Ormai ero in apnea, con gli occhi offuscati da delle lacrime che non ricordavo neanche in quale momento preciso mi avessero bagnato gli occhi; ma quando lo vidi inginocchiarsi davanti a me gli ultimi dubbi sulle sue intenzioni sparirono, e mi venne da ridere e piangere a dirotto allo stesso tempo: decisi di dare mentalmente la colpa agli ormoni, perché io non ero così emotiva, non lo ero mai stata. Eppure in questo momento ero in totale balia delle emozioni.
-Vorresti rendermi l'uomo più felice del mondo concedendomi l'onore diventare mia moglie?
-Oh Robin...- sussurrai solamente, facendo passare lo sguardo dall'anello a lui e viceversa. Poi gli presi la mano libera e lo tirai su, scoppiando a ridere mentre le lacrime non riuscivano a fermarsi, e lo strinsi a me con forza.
Quando aveva iniziato quel discorso mi ero fatta mille idee, e ovviamente mi era balenata anche l'ipotesi che volesse chiedermi di sposarlo, ma era sembrato troppo assurdo: insomma, quante possibilità c'erano che due persone decidessero di chiedersi di sposarsi nello stesso preciso momento?
-Regina... stai... stai bene? Io... ho sbagliato qualcosa?
-No- dissi sciogliendo l'abbraccio e guardandolo negli occhi -Non hai sbagliato niente. Certo che voglio diventare tua moglie ma...
-Ma cosa?- mi interruppe preoccupato, e dovetti posargli una mano davanti alla bocca perché non mi interrompesse.
-Zitto e lasciami parlare. Quando ti ho detto che dovevo dirti qualcosa di importante, intendevo anch'io la stessa cosa. Intendevo chiederti di sposarmi, e... rido, perché la situazione è... incredibile.
-Sul serio?!- spalancò gli occhi incredulo, e io annuii: finalmente si unì alla mia risata, e mi prese il volto per baciarmi le labbra con foga; io ricambiai felice, e strinsi le mani nelle sue braccia vigorose, che da sei mesi a questa parte mi avevano sempre sostenuta.
Mentre lo baciavo pensai che fosse stato meglio così, alla fine: il suo discorso era stato bellissimo, era riuscito a farmi piangere, ed io a parole non avrei di certo potuto competere con lui. Ci avevo provato a formulare delle frasi di senso compiuto, mentalmente, ma il romantico della coppia era lui, e aveva reso tutto perfetto.
-Beh... ora puoi mettermelo l'anello al dito.- dissi, tornando a sedermi e porgendogli la mano.
Si ridestò anche lui, e me la prese per poi infilare una delicata fedina d'argento, con una piccola pietruzza bianca in mezzo: semplice ma stupendo, come sapeva piaceva a me.
Perché lui mi conosceva, conosceva i miei gusti, ed ogni piccolo dettaglio di me: non era come gli altri uomini. Lui aveva detto a me che ero speciale, ma la verità era che lui lo era. Non era mai stato solo sesso, non aveva mai voluto solo quello: fin dal primo istante era stato tenero, gentile, e mi aveva fatto capire di essere importante per lui.
-Per me sei tu quello speciale, Robin.- decisi di confessargli mentre mi guardavo la mano con un sorriso, poi alzai lo sguardo su di lui; -Lo sai che non sono molto brava con le parole, non so esprimere i miei sentimenti come sai fare tu... ma ci tengo che tu lo sappia. Neanch'io credevo di poter più amare, ma con te è stato tutto così naturale che... neanche me ne sono resa conto. Mi sono ritrovata ad amarti senza neanche capire come ci sono arrivata.
-Forse non saprai fare discorsi lunghi e dettagliati come...- sorrise -Ma ciò che hai detto vale più di mille altre parole. Di cui tra l'altro non ho bisogno, tu ogni giorno mi dimostri quanto tieni a me solo coi gesti, e questo vale più di ogni altra cosa al mondo.
-A proposito di gesti... stanotte potremmo fingere che io non sia incinta, e non so... festeggiare?- proposi incastrando le dite delle mani nelle sue; era da un po' che pur concedendoci delle tenerezze aveva cercato di andarci molto cauto con me, e lo apprezzavo, ma ora avevo bisogno di lui ed ero sicura che alla bambina non sarebbe successo nulla di male.
-Certo, si può senz'altro fare. Basta che tu stia bene.
-Sto bene, Robin Hood. Per una volta smettila di preoccuparti, pensi di potercela fare?
-Sì, credo di sì milady!- rise, e si sedette sulla sdraio dietro di me, lasciandomi poggiare sul suo petto.
-E comunque, anche se ti ho preceduta... sono lusingato del fatto che volessi chiedermi di sposarti. Anch'io di avrei detto di sì.
-Lo so- risi ancora, e mi voltai a baciarlo.
D'accordo, potevo ufficialmente smettere di dare la colpa agli ormoni: sicuramente svolgevano la loro parte, ma era lui a farmi sorridere più del solito.
E l'aveva fatto fin dall'inizio, solo che non me ne ero mai resa conto davvero.
Non avevo più paura di essere felice, ed il merito era di Robin Hood, il mio futuro marito.

 

 

***

 

 

 

EMMA POV

Forse non era il momento. Avevamo appena fatto l'amore, ed eravamo nudi poggiati contro il legno freddo della nave, eppure sentivo di non poter più aspettare.
Trovare di nuovo il coraggio non sarebbe stato facile, e dovevo approfittare del momento sperando di non fare brutte figure balbettando o qualcosa del genere.
-Dimmi... che c'è?- sussurrò, prendendo le mie mani e incrociando le nostre dita.
E allora decisi di buttarmi.
Avrei potuto fare le cose in grande, cercare di rendere tutto perfetto, ma cos'era la perfezione? I palloncini, i fuochi d'artificio, una pioggia di coriandoli?
No, quelli non erano altro che dei contorni... bellissimi contorni, ma pur sempre contorni. L'unica perfezione che avrebbe potuto esserci eravamo noi, nella nostra semplicità e nella nostra gioia.
Più lo guardavo negli occhi e più me ne convincevo, perché era bellissimo: e non solo esteriormente, Killian Jones era bello dentro. Splendido. Aveva un'anima meravigliosa, un'anima che si era legata alla mia fin dal nostro primo incontro, anche se ci era voluto un po' per rendercene conto. Ora però eravamo una famiglia, innamorati e legati più che mai, ed era questo che contava.
-Killian...- iniziai, accarezzandogli la guancia con la mano libera -Lo so che non è stato facile stare con me. Forse uno dei motivi per cui non ho ceduto subito, è stato perché la tua perseveranza mi ha fatto sentire in qualche modo lusingata... è un po' egoistico immagino. Ma erano anni che un uomo non mi dedicava tutte quelle attenzioni così speciali. Con August è stato diverso, non ha dovuto conquistarmi... ma non è delle mie vecchie storie che voglio parlare. Tu però mi hai fatta sentire speciale, e nonostante fossi tu il paziente, in momenti di grande bisogno sei stato lì per me a confortarmi, senza aspettarti nulla in cambio. E mi hai sostenuta, in tutto quello che facevo... pur lottando in più occasioni tra la vita e la morte, sei stato la mia roccia, anche se non è stato facile ammetterlo. Poi ti ho baciato, e in cuor mio sapevo già che quello era soltanto l'inizio della fine...
Mi fermai un attimo a riprendere fiato; lui stava in silenzio e continuava a guardarmi negli occhi, con le sue bellissime iridi più blu del mare sotto di noi. In altre occasioni sarei rimasta paralizzata, ma ora il suo sguardo mi infondeva forza.
-Poi... poi si è evoluto tutto, insomma... ho iniziato a passare da te sempre più spesso, e mi piacevano i tuoi baci, le tue coccole... tutto. In qualche modo, in poche settimane hai saputo darmi più certezze di quante qualsiasi altro uomo me ne abbia mai potute dare in anni e anni... e così, quando ho deciso di adottare Lily, nella mia mente tu eri già suo padre. Tu eri già parte della mia famiglia. La prima volta che abbiamo fatto l'amore è stata magica, perché non è stata solo passione... era già amore. Tu avevi paura di sfiorarmi, avevi paura di farmi del male... e forse per me era presto, ma non ci ho neanche pensato, perché eri tu. Eri tu, e io ti desideravo dal profondo del mio cuore. Poi sei stato dimesso, e le cose non hanno fatto altro che andare di bene in meglio. Eri presente, mi supportavi e sopportavi, nonostante i miei orari, la mia vita caotica... c'è stato un “noi” fin da subito, un equilibrio che non si può creare se non esiste di per sé, e per me quella quasi convivenza è stata naturale. Io, tu, Henry, Lily... era tutto naturale. L'unico motivo per cui non ti ho chiesto di trasferirti da me, è che avevo paura... non so neanch'io di cosa avessi paura in realtà, ma ne avevo.
-Non ne hai più, vero?- sussurrò, accarezzandomi la guancia a sua volta, mentre mi fissava con uno sguardo così intenso che se non fossi stata poggiata tra le sue braccia non ero certa che le mie gambe avrebbero retto.
-No, affatto.- sorrisi -Ho passato settimane a chiedermi cosa ci trovassi in me, in una donna incasinata, che non può darti figli e... poi c'è stato quest'incidente, e allora ho avuto paura che fossi io in qualche modo a portare disgrazia alle persone. E credevo mi avesse cambiata troppo perché tu potessi ancora amarmi come prima. Invece mi hai fatto capire che era un'idea stupida, tu e Regina... e avevate ragione. Nonostante io ti abbia mandavo via, non mi hai dato retta e sei stato paziente e perseverante. In più, tre mesi di lontananza mi hanno fatto capire ancora di più quanto ti amo. Quanto sei importante per me. Mi hanno chiesto di prolungare la mia permanenza, sai? E sarebbe stata una bellissima esperienza, mi piaceva aiutare... ma la sola idea di stare ancora lontana dalla mia famiglia mi dava la nausea, e non ho avuto il minimo dubbio quando ho rifiutato. Te l'ho detto quando ero ubriaca, lo so, ma lo penso anche adesso... da quando ti ho conosciuto, le mie priorità sono cambiate. Ma non è un male. Sono semplicemente diventata più umana, do' più importanza alle emozioni, alle sensazioni, all'amore... il mio lavoro mi piace ancora, lo adoro, ma amo più te. Voi. La mia famiglia. E so che per nessun motivo al mondo mi allontanerò più, perché è stata dura... e ho capito. Tu mi ami per quella che sono, non cerchi una Emma Swan diversa, presente 24 ore su 24, una donna che dipenda da te. Non sono mai stata dipendente da nessuno, sono sempre stata forte, e nonostante ultimamente mi sia convinta di non poterlo più essere... so che non è così. Sono sempre io, questa è una... chiamiamola crisi, o fase di passaggio, quello che vuoi... ma sarò di nuovo quella che ero, perché in realtà non sono mai cambiata. E ciò che ho e ho avuto intorno ad avermi destabilizzata, ma mai distrutta. E questo soprattutto grazie a te, che non hai mollato e non mi hai dato la possibilità di crollare... Non avrei mai potuto sperare di incontrare un uomo speciale come te, un uomo da amare con tutte le mie forze, con tutto il mio cuore...
Più mi avvicinavo al fatidico momento, e più sentivo bruciare gli occhi: ero in balia delle emozioni e non me ne vergognavo, perché erano belle, perfette, e mi riempivano in cuore di gioia e speranza. Le parole che solitamente faticavano tanto a venir fuori in queste occasioni, stavano uscendo spontanee come un fiume in piena: avevo completamente dimenticato il discorso che mi ero preparata, e avevo lasciato che venisse da sé in maniera naturale.
-So che sembra assurdo, perché non stiamo insieme che da qualche mese... ma so anche che sei l'uomo della mia vita. So che questo non cambierà mai, ciò che provo per te è troppo profondo perché possa mutare... e quindi... quindi... ora io non so, forse mi prenderai per pazza o... beh, poco convenzionale di sicuro. Ma sai che io sono così. Quindi... vuoi sposarmi, Killian?
A quel punto non riuscii più a controllare le lacrime, ed iniziai a fare fatica a distinguere i suoi occhi; potei però giurare che anch'essi si stessero riempiendo di lacrime, e mi prese nuovamente le mani con la sua, portandosele alle labbra per baciarle.
Poi si staccò, e continuò a guardarmi paralizzato ed incredulo, e per un attimo ebbi il timore che fosse lui a sentirsi male stavolta. L'idea però mi fece quasi ridere, perché era davvero ora che fossi io a causargli un infarto e non il contrario, ma mi trattenni per non rovinare il momento.
-Certo che voglio sposarti. Sei l'unica donna che sia mai riuscita a farmi piangere per la felicità! E mi hai fatto venire un infarto... Dio Swan, non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, tu sei pazza! Poco convenzionale, l'ho sempre saputo... ma... sei pazza! Però la mia risposta non può che essere sì, lo sai!- disse tra le lacrime, ed entrambi, come uscendo da una sorta di apnea, respirammo l'uno sulle labbra dell'altra, e ci baciammo come non ci eravamo mai baciati. Fu uno di quei baci da film, colmi di passione, dolcezza, amore, felicità, speranza, ma ancora più bello: ancora più bello, perché era reale.
-Scusami, non ho fatto in tempo a comprare degli anelli- sussurrai tra un bacio e l'altro, e scoppiammo a ridere all'unisono, scambiandoci uno sguardo bagnato e felice.
-Non credo ci servano degli anelli... ma provvederò io a prendertelo quando torneremo a casa, perché voglio farlo. Mi piace l'idea di te con un anello di fidanzamento al dito...
-Va bene, ma prendine una coppia. Anche tu devi portarlo, così che magari quelle oche che ogni volta ti lanciano occhiatine seducenti capiscano che sei off-limits. Sei solo mio, Jones.
-Non l'ho mai messo in dubbio. Anche tu sei solo mia però... l'unico uomo con cui posso condividerti è Henry.
-E mio padre. Altrimenti ti ucciderà!- gli ricordai divertita abbracciandolo forte, ancora ridendo.
-Giusto, giusto. Ma adesso, io penso che sia il caso di festeggiare questa grande novità... se non sei stanca.
-Abbiamo un po' di fretta, sai... ma non credo ci saranno problemi se festeggiassimo direttamente in doccia. Risparmiamo tempo, acqua e...
Quello annuì alla mia proposta, e raccolse i nostri pochi vestiti da terra per poi seguirmi nel bagno di una delle cabine vuote essendo la nostra non adatta per via dei bambini.
-Aspetta...- mi fermò prima che potessi far partire il getto d'acqua, prendendomi i fianchi -Quando ci sposiamo?
-Oh... beh, ecco, non ci ho pensato alla data. Ne parliamo dopo dai, l'importante è che tu mi abbia detto di sì!- feci scuotendo le spalle, e l'uomo si mostrò d'accordo con una risata.
-Potevo dirti di no? Beh, al massimo avrei potuto non rispondere... se mi fosse venuto un infarto, e credimi, stavolta ci è mancato meno del solito. La mia ragazza che mi fa la proposta... e chi l'avrebbe mai detto!
-Sei sempre tu a far venire i colpi a me, era decisamente il mio turno! Sono contenta che abbia funzionato...- sorrisi, per poi baciargli la spalla e far partire finalmente il getto, mentre quello mi stringeva nuovamente tra le sue braccia.
Ero felice della mia decisione, e del tutto convinta; avevamo l'amore, una famiglia, e una casa in cui condividere tutto ciò: il matrimonio non era necessario, in realtà fin da ragazzina non avevo mai creduto di volermi mai sposare, ma tanto per cambiare, Killian Jones aveva stravolto tutte le mie convinzioni.
Per come la vedevo ora, sarebbe stato un sigillo. Come la stella sulla cima dell'albero di natale, o la ciliegina sulla torta: una promessa, piccola ma importante, dolce e splendente.

 

 

***

 

 

Dopo mezza giornata di shopping e passeggiate per New York, ci eravamo decisi a sederci da Starbucks per mangiare e bere qualcosa di fresco – nel caso mio e di Henry un frappuccino allo zucchero filato, per il quale Killian non sembrava voler smettere di prendermi in giro chiamandomi “bambina” o con sinonimi simili.
Da mangiare, nonostante ci fosse una vasta gamma di panini, non avevo potuto fare a meno di prenderne un paio con il mio adorato formaggio grigliato: era un piatto semplice di cui non mi sarei mai stancata! E lo sapeva anche Killian, era stato lui a ordinarlo per me senza neanche chiedermi cosa volessi. Era impressionante il modo in cui conoscesse tutto di me, ma anche bello.
-Sei sporca di rosa Swan- mi fece notare -Ti rendi conto che sembri una ragazzina, vero?
-Ma sta' zitto e puliscimi allora!- esclamai offesa e alzai gli occhi al cielo, e quello decise di pulirmi con la lingua, lasciandomi piuttosto stravolta e presa alla sprovvista.
-Ci sono i bambini!- gli ricordai dandogli una botta sulla sulla gamba, e voltandomi verso Henry: era ancora piccolo, ma abbastanza grande da capire certe cose.
-Non ti preoccupare mamma, quando vi baciate non guardo... non ci tengo, davvero- mi tranquillizzò il ragazzino, ma diedi comunque un altro pugno sul ginocchio all'uomo. Doveva imparare a tenere a bada gli ormoni... e poi chiamava ragazzina me!
-Violenta. E io ho detto di sì a una donna violenta.
-Mi dispiace, ormai sei incastrato. E credimi, non sarei violenta se tu non te la cercassi!- gli feci notare, per poi addentare il panino e controllare il cellulare: ovviamente avevo scritto a Regina di aver seguito la sua idea, e avevo chiesto aggiornamenti anche da parte sua.
Quando notai il nuovo messaggio ricevuto, l'aprii subito: “Complimenti Swan! Siamo felici per voi, quando saremo tutti a casa potremo festeggiare in grande allora... tra l'altro Robin mi ha preceduta! Chiamami quando vuoi!”.
Mi scusai subito con gli altri e mi alzai per mettermi in disparte e chiamare con calma la mia amica: avrei potuto anche aspettare di finire di mangiare, ma ero davvero impaziente di sentirla.
-Swan, allora?- esordì, senza neanche salutare; sorrisi, era proprio da lei.
-Ciao anche a te Regina, come va?
-Sì ciao, scusa. Dai, racconta e non fare la precisina!
-D'accordo, d'accordo! Quanto sei impaziente...
Partii dal principio, raccontandole anche della notte che era andata com'era andata, ma sentendola preoccupata la rassicurai dicendo che ero certa non sarebbe più accaduto: in realtà non ne ero proprio sicura, non sapevo se sarei riuscita a controllare un altro eventuale attacco di panico... ma non vedevo il motivo per cui avrei dovuto averne ancora. Erano successe tante cose brutte, avevo perso qualcuno che non avrei mai dimenticato, ma nonostante ciò ero felice. Ero in viaggio con la mia famiglia, per mari, belle città e belle spiagge, e una promessa di matrimonio: ero così allegra ed euforica che probabilmente nulla avrebbe potuto rovinare il mio umore, neanche un'altra tempesta. Il passato era passato: sarebbe sempre stato importante e avrebbe sempre fatto parte di me, ma era giusto che mi godessi il presente ora. Che mi godessi al massimo ciò che avevo, perché avevo capito che la vita era troppo breve per essere sprecata.
Passai quindi a raccontarle della mattina successiva, e di come avevo chiesto a Killian di sposarlo quando eravamo ancora nudi dopo aver fatto l'amore; sembrò divertita, commentando che fosse molto da me e che avrebbe dovuto aspettarselo. Potei quasi immaginarla alzare gli occhi al cielo.
Dopo averle descritto per filo e per segno la reazione del mio uomo però, avevo incitato lei a parlare, dato che la situazione doveva essere stata comica coi due entrambi pronti a farsi la proposta.
Risi un sacco quando mi disse che nel preciso istante in cui aveva deciso di parlargli, lui aveva fatto lo stesso, e ignara delle sue intenzioni aveva lasciato che lo precedesse. Era bello però il fatto che entrambi avessero le idee così chiare, anche con Robin che aveva perso la moglie da pochi mesi. E Regina era rinata, non ricordavo di averla mai sentita così felice da quando ci eravamo conosciute: Regina Mills con una figlia in arrivo e sposata – probabilmente – prima dei 30 anni... chi l'avrebbe mai detto!
-Bene, quando tornate si festeggia eh! Così possiamo parlare del matrimonio condiviso... o gliel'hai già detto?
-No, ne parleremo insieme. Non abbiamo discusso dei dettagli, non è che abbiamo fretta...
-Bene, noi invece pensavamo la prossima estate... ma non voglio parlarne ora al telefono, ok?
-Hai ragione... comunque decisamente meglio quando avremo finito quest'anno, sì. Senti io ora ti lascio, stiamo pranzando da Starbucks a New York... sì alle tre e mezza, non giudicarmi. Erano almeno due anni che non venivo qui in città!
-Bene, godetevi New York e il resto del viaggio allora... fatti sentire ogni tanto, d'accordo? E cerca di star bene!
-Grazie! Ma credo proprio starò bene... ci sentiamo presto Regina, salutami Robin e Roland e divertitevi anche voi!
-Salutami tutti anche tu... a presto!
Misi giù con con un sorriso e riposi il telefono in tasca; tuttavia prima di raggiungere il mio tavolo mi fermai a guardare la scenetta che si presentava.
Lily era seduta in braccio a Killian, ed Henry la imboccava mentre l'altro la teneva pulita col bavaglino. Cercai di trattenere le lacrime di commozione, ma era dura perché era tutto meraviglioso: ed era una scena che non sarebbe durata quei pochi attimi, ma tutta la mia vita. Forse Regina non era l'unica a non essere mai stata così felice, probabilmente lo stesso valeva per me: avevo avuto tanto dalla vita, non potevo lamentarmi, ma era la prima volta che avevo tutto.
-Emma, ti sei incantata?
-Scusa, arrivo!- esclamai e tornai a sedermi con loro, per unirmi a quel quadretto di gioia e risate che la vita mi aveva donato.
Elsa era diventata specializzando capo, e allora? Invece di esserne invidiosa ero felice per lei, perché ero certa avrebbe fatto un ottimo lavoro. Risposi al suo messaggio con gioia facendole i complimenti e assicurandole che per me non ci fossero problemi; forse era meglio così, perché sarebbe stato stressante e il lavoro mi avrebbe tolto ancora più tempo di quanto non ne facesse già. Né per Regina né per me era il momento di assumere tale incarico, ero sicura che neanche lei se la sarebbe presa.
Tornai alla mia famiglia, e tra una risata e l'altra incontrai una volta lo sguardo di Killian, e vi lessi un amore incondizionato che riempì il mio cuore ulteriormente di gioia.
E speranza.
Speranza per una vita meravigliosa, con tutte le sorprese che il futuro avrebbe avuto in serbo per noi.
Sorprese belle, gioie inaspettate.




 

La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo,
ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro.
(cit. Maya Angelou)




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Eccoci giunti all'ultimo capitolo, anche se manca l'epilogo...
Ho voluto dedicarlo interamente alle due proposte di matrimonio: questa ff è iniziata con Emma e Regina, e loro due che hanno salvato i rispettivi uomini... quindi penso fosse giusto così. 
Regina non sapendo cosa avesse lui da dire ha lasciato che la precedesse, e ne è stata forse ancora più felice... il fatto che sia stato lui a chiederle di sposarla le ha tolto ogni dubbio sul fatto che forse potesse essere presto per lui. Anche se ha deciso di confessargli che anche lei stava per dirgli la stessa cosa, per spiegargli la sua reazione insolita alla proposta xD
E anche Emma si è fatta coraggio... ed è riuscita a vendicarsi facendo venire un colpo lei a Killian questa volta :') Ma ovviamente dopo lo shock iniziale è stato felice e non ha potuto che dirle di sì, ed essere orgoglioso di avere una ragazza che gli fa proposte di matrimonio!
E per chiudere, ho voluto dedicare un pezzettino di quotidianità, con una chiacchierata tra le due amiche... un finale abbastanza aperto, perché penso di chiudere come si deve nell'epilogo!
Posterò Mercoledì perché Giovedì parto per qualche giorno... (ma nel frattempo ho pronto il prologo del sequel dell'altra ff, quindi me lo salverò da qualche parte e posterò prima di tornare dato che avrò comunque internet a disposizione... e poi, una volta tornata, alternerò le due ff che ho in corso).
Grazie davvero a tutti per aver seguito questa ff per un anno (è davvero passato un anno, o almeno quasi...) e siete sempre stati gentili con le parole nelle recensioni :) Grazie anche ai lettori silenziosi e a quelli che hanno inserito questa storia nelle varie categorie...
E ora a presto con l'epilogo!
Un abbraccio :*
 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


EPILOGO

(6 anni dopo)












 

EMMA POV

Io e Regina fummo le ultime a salire sulla Jolly Roger, la nave che ormai da 4 anni apparteneva ufficialmente a mio marito.
La nave della prima vacanza insieme, che aveva deciso di comprare quando col nuovo lavoro al porto era riuscito a mettere da parte abbastanza soldi; anch'io avevo contribuito ovviamente, dato che i primi due anni a bordo dell'imbarcazione, erano state le estati più belle che riuscissi a ricordare.
Era passato tanto tempo dalla prima volta, quando avevo deciso di partire con Killian, Henry e Lily, nonostante in quel periodo fossi decisamente fuori forma. Eppure, ripensandoci ora, non avrei potuto fare scelta migliore: quel viaggio era stato un toccasana, e al ritorno a casa i miei cari avevano stentato a credere che fossi davvero io. Niente più attacchi di panico, niente più fasi depressive, niente più incubi, niente di niente: erano bastate quelle sole tre settimane a farmi tornare la persona che ero sempre stata, solo cresciuta: cresciuta, perché avevo capito che nonostante tutto avrei sempre avuto bisogno di un sostegno, come qualsiasi essere umano. In più, ero tornata ufficialmente fidanzata con Killian Jones, pur senza ancora un anello al dito, anche se una volta a casa aveva rimediato.
Anche Regina era tornata fidanzata, con tanto di anello, ma ora entrambe portavamo altro all'anulare: le fedi che i nostri uomini ci avevano messo al dito il giorno del matrimonio.
Ci eravamo sposati in un unico grande giorno, un anno dopo il fidanzamento, quando Regina era tornata completamente in forma dopo aver dato alla luce la piccola Cora Rose ed entrambe avevamo finito il nostro ultimo anno di specializzazione in medicina.
Tutto era stato perfetto, ed era stato bello condividere il nostro giorno speciale: un giorno che molti non avrebbero diviso con nessun altro per nulla al mondo, ma che noi avevamo fatto con gioia grazie alla profonda amicizia che ci legava.
In camera avevo ancora appesa la nostra foto tutti e quattro insieme, con Killian e Robin nei loro completi scuri elegantissimi, ed io e Regina nei nostri abiti da sposa.
Il suo era classico, un bellissimo vestito lungo e sontuoso con maniche a tre quarti in pizzo, mentre il mio era più semplice: corsetto stretto con scollatura a cuore ed un'ampia gonna in tulle fin poco sotto il ginocchio. Lily lo adorava, ogni volta che lo vedeva diceva che l'avrebbe indossato anche al suo matrimonio, affermazione che a suo padre faceva venire i brividi ovviamente.
Eppure, nonostante fosse ancora presto perché avesse un fidanzatino, era cresciuta molto ed aveva ormai sei anni: a Settembre avrebbe iniziato la scuola elementare... ed Henry era un vero ometto ormai, ad Ottobre avrebbe compiuto 17 anni. Ancora un anno e sarebbe andato al college, ma per fortuna non molto lontano: aveva deciso di seguire le mie orme e studiare medicina ad Harvard, ed ero sicura che l'avrebbero preso, brillante com'era negli studi.
-Amore, Liz dorme?- mi domandò Killian una volta che mi ebbe raggiunta dopo aver posato i bagagli, e baciò prima me, poi la bambina tra le mie braccia.
Elizabeth Jones aveva quasi un anno, ed era nostra figlia, il motivo per cui il precedente Agosto l' avevamo trascorso a casa, col mio pancione all'ormai nono mese.
Quando avevo scoperto di essere incinta avevo stentato a crederci, e non avevo fatto la minima obiezione quando la ginecologa mi aveva consigliato di ridurre il lavoro ad un massimo di 6-7 ore al giorno, e poi gli ultimi tre mesi stare a casa per non correre rischi.
Il 2 Settembre, 5 giorni dopo il compleanno di suo padre, la piccola era nata portando nuova gioia in famiglia, e avevamo deciso di chiamarla Elizabeth come la madre di lui.
Tutti erano stati felicissimi per noi, ma mai quanto io e Killian che contro ogni previsione eravamo riusciti a concepire una meravigliosa bambina bionda con gli occhi identici a quelli del padre.
-Non ancora... ma è assonnata, appena partiamo la metto a letto...
-Mamma, posso starci io in camera con Liz?- mi domandò Lily, accarezzando il piedino di sua sorella.
-Meglio di no tesoro, lo sai che si sveglia presto... non riusciresti a dormire. Ma con Rose starai bene, no? Fatevi accompagnare in camera da Henry... oh Henry, eccoti. Prendi Lily e Rose e aiutale a sistemarsi in cabina, ok?
-Certo mamma... vieni piccola peste!- esclamò e le prese la mano, poi li guardai andare a recuperare la figlia di Regina.
Non potei fare a meno di sorridere a quella scena: avevo una famiglia bellissima, e perfino Henry, nonostante fosse cresciuto, non aveva ancora rinunciato all'abituale vacanza con noi. Certo, aveva trascorso due settimane in California offertegli dal padre e Trilli con la sua ragazza, Grace, che trovavo davvero adorabile. Era dolce ed intelligente, ed aspirava come lui ad entrare ad Harvard.
-Beh, è la prima volta che viaggiamo in 9, eh? E pensare che la prima eravamo in quattro...- commentò Killian, cingendomi le spalle mentre lo accompagnavo al timone perché potessimo iniziare ad andare: negli anni precedenti aveva dato lezioni a Robin, in modo che i due potessero alternarsi alla guida della nave e fare meno pause. Non che non avessimo mai usato il pilota automatico, ma non era qualcosa che apprezzava molto.
-Sì! Poi in 8... e ora 9! Chissà non arrotondiamo presto a 10...
-Cosa? Swan, hai qualcosa da dirmi?
Lo guardai negli occhi confusa, e quando capii li strabuzzai: -No! Non sono di nuovo incinta. Prendo la pillola, lo sai. E siamo a posto così, non ne avevamo parlato? Dammi tregua, ho partorito neanche un anno fa e...- non ebbi modo di terminare la frase, perché le labbra di lui incollate alle mie me lo impedirono, impegnandomi in un tenero bacio.
-Tranquilla tesoro, scherzavo. Stiamo bene così, lo so. Meglio di quanto avrei mai potuto immaginare... e guardala, è la nostra copia! Oltre ad essere la prima bionda in famiglia, dopo di te...
-Vero! E guarda quanti capelli a proposito...
-Sì, dovevamo chiamarla Raperonzolo.
-Ehi! Non chiamerei mai mia figlia Raperonzolo! Non ci tengo a rovinarle infanzia e adolescenza!
-Non ti scaldare, lo so!- esclamò scoppiando a ridere, e prese la piccola manina paffutella di sua figlia che lo guardava adorante anche da mezza addormentata: non l'avrei ammesso ad alta voce, ma aveva proprio preso da me in questo.
-Mammaa...- borbottò la piccola, tirandomi la maglia con la manina libera; erano un paio di mesi che aveva iniziato a dire “mamma” e “papà”, eppure il mio cuore continuava a perdere un battito ogni volta che pronunciava quelle paroline. Erano passati anni dalle prime parole di Lily, ed avevo quasi dimenticato il calore che si provava in quelle occasioni piccole quanto importanti.
-Andate dai, vuole dormire... mi raggiungerai dopo, tanto non scappo.
-Va bene, hai ragione... poi mi fai guidare un po'?
-Guidare?
-Governare.- mi corressi infastidita fulminandolo con lo sguardo, e dopo avergli dato una gomitata – per quanto riuscii con la bambina in braccio – mi diressi verso le cabine.
Tuttavia quando fui certa che non potesse più vedermi sorrisi, pensando che nonostante fossero passati anni e noi fossimo cresciuti, certe cose non sarebbero mai cambiate.

 

 

***

 

 

-Un altro giro, capitano!- incitai Killian, alzando il mio bicchiere di rum ormai vuoto.
Era mezzanotte passata, ma al porto di Atlantic City c'era ancora abbastanza luce per poter festeggiare a dovere il primo giorno di navigazione andato alla grande.
-Vuoi ubriacarti tesoro?
-A me sembra già ubriaca- commentò Regina, ed io scoppiai in una risata: forse aveva ragione, ero già ubriaca ma felice di esserlo. Nell'ultimo anno non avevo avuto molte occasioni per darci dentro con l'alcol avendo non una, ma due bambine piccole in casa.
-Avanti, è solo il terzo giro!- insistetti vedendo l'uomo esitare, e gli tirai la bottiglia di mano per versarmi il liquido ambrato da sola.
-Veramente è il sesto. Per te.- mi fece notare la mia amica, ma decisi di ignorarla e riempii di nuovo i bicchieri a tutti: dopotutto nessuno protestò, quindi avevano poco da dire a me.
-Niente di personale Emma, ma quando bevi sei pericolosa... ricordo bene!- intervenne anche Robin ridendo, per poi prendere un sorso di rum.
Regina arrossì, ed io scoppiai a ridere con Killian solo perché ero troppo brilla per potermi vergognare in quel momento.
La prima volta che ci eravamo ubriacati tutti insieme era stato il delirio: avevamo giocato a Obbligo o Verità finendo per degenerare, e oltre ad averci dato dentro coi baci con Regina, per poco non eravamo finiti a letto tutti e quattro insieme, e non di certo per dormire.
Sembrava passata una vita da allora, ma la nostra amicizia era rimasta immutata: anzi, se possibile era cresciuta ancora di più. Oltre a passare sempre almeno parte delle vacanze insieme, anche durante le feste ci organizzavamo a casa nostra o a casa loro, come una grande famiglia.
L'ultimo Natale l'avevamo trascorso da noi, e ricordavo che avevamo dovuto comprare un altro tavolo per poter accogliere tutti gli invitati: grazie al cielo Regina, Trilli e mia madre mi avevano aiutata in cucina, altrimenti ero piuttosto certa che avrei finito per ordinare cibo da asporto per disperazione.
-Ora basta Swan, Liz si sveglia alle 6 lo sai...- mi ridestò dai miei pensieri Killian, togliendomi la bottiglia dal goffo e tremolante tentativo di riempire il bicchiere per la settima volta.
-Ma tanto ti alzi tu... lo sai che non allatto più. Il latte glielo sai preparare...- lo supplicai facendogli gli occhi dolci, e per essere ancora più convincente mi sedetti sulle sue gambe e dopo avergli cinto il collo lo baciai lentamente ma intensamente, sperando di fargli perdere la testa.
-Non è giusto così... mi corrompi troppo facilmente...
-Lo so, ma è un sì, vero? Tu sembri meno ubriaco di me...
-E' un sì signora Jones- sospirò e mi posò un leggero bacio sul collo -Quando ti ho sposata sapevo a cosa andavo incontro... ovvero al fatto che l'avresti sempre avuta vinta.
-Dai, non è vero... ehii, voi due, andatevi a chiudere in camera!- esclamai notando solo in quel momento che Robin e Regina si stavano dando da fare con le effusioni più di noi.
-Potremmo dire lo stesso di voi, Swan. Oppure preferisci la fantomatica cosa a quattro che rimandiamo da anni?- mi prese in giro la donna, separandosi temporaneamente dalle labbra di suo marito.
-Io ci sto se tu ci stai. Credi abbia paura?
-Ok amico, è tempo di portare via le ragazze prima che la situazione ci sfugga di mano...- suggerì Robin alzandosi in piedi, e nonostante le mie proteste Killian lo imitò e mi prese in braccio, cercando di ignorare i pugni sulla spalla. L'anno precedente aveva dovuto comprare addirittura una pomata per i lividi che gli avevo procurato, a sua detta, ma ero piuttosto certa che si fosse fatto male da solo sul posto di lavoro in qualche modo.
-Notte Regina e Robin! Fatemi sapere se devo diventare zia di nuovo, ok?
-Va bene, altrettanto però! In caso vogliate equilibrare la famiglia e avere un altro maschietto!
Le feci un cenno di saluto con la mano e continuai a sogghignare fino a che Killian non mi posò sul letto della nostra cabina.
-Bene... devo metterti il pigiama o dormi così?
-Che tenero, pensi davvero che ora ci metteremo a dormire!- esclamai e lo tirai per un braccio facendolo cadere addosso a me; non ebbe il tempo di reggersi, ma il suo peso era qualcosa che potevo sopportare senza alcun problema.
Lo guardai negli occhi, così vicini ai miei, e gli accarezzai la guancia, lasciando che la barbetta incolta mi pungesse piacevolmente le mani. Il tempo per lui non sembrava passare mai, era bello come il primo giorno nonostante avesse superato i 40 anni. Anzi, più passavano gli anni e più cresceva il suo fascino, come per alcuni attori di Hollywood: ero estremamente fortunata che fosse solo mio.
-Va bene, forse possiamo dormire dopo...- acconsentì col suo solito sorriso sghembo, e con le labbra si gettò sul mio collo per iniziare una delle mie torture preferite.

 

 

***

 

 

KILLIAN POV

-Buongiorno. Anche tu già in piedi?
Mi voltai confuso, preso com'ero dal guardare la bambina tra le mie braccia che sorrideva e faceva facce buffe, non senza tirarmi i peli del petto, proprio come sua sorella a suo tempo.
-'Giorno Robin... sì beh, dopo aver mangiato non ha voluto rimettersi a dormire. Al contrario di sua madre che dorme come un sasso...
-Sì, anche Regina è nella stessa situazione. A volte sembrano proprio delle bambine, vero?
-Già. Sono tenere...
-Pappààà!
Io e Robin ci guardammo, poi scoppiammo a ridere: non era passato neanche un minuto da quando avevo distolto lo sguardo, che Liz richiamava già la mia attenzione. Tale e quale a sua madre anche in questo!
Le diedi un dito che afferrò felice, e tornai a guardarla; era bellissima, e la consideravo un piccolo miracolo.
La gravidanza di Emma era stata imprevista, perché dopo 4 anni che non era mai successo nulla, avevamo abbandonato le speranze. Avevo fatto di tutto per non farglielo pesare, ed in parte ci ero riuscito, ma una parte di lei aveva sempre continuato a volere un altro bambino. Ovviamente amavamo Lily, e nonostante sapesse di essere stata adottata anche lei ci considerava suoi genitori in tutto e per tutto. Di comune accordo avevamo deciso di iniziare a raccontarle la sua storia fin da piccola, in modo da non doverle dare uno shock una volta cresciuta. Solo superati i 4 anni aveva iniziato a farci domande più specifiche a riguardo, ma ricordavo ancora come ci aveva fatti piangere quando alla fine del discorso aveva detto “Voi siete la mia mamma e il mio papà e io vi voglio taaaanto bene anche se prima avevo altri mamma e papà”. Poi ci aveva abbracciati entrambi, e tra le lacrime avevamo ricambiato stringendola forte a noi.
Poi Emma aveva iniziato a star male, avere qualche nausea, e lei si era preoccupata così tanto che aveva passato varie notti nel nostro lettone a dormire avvinghiata a lei. E quando le avevamo comunicato, ancora sconvolti anche noi, che avrebbe avuto una sorellina era stata così contenta che aveva proposto di condividere la cameretta quando sarebbe nata.
Non era mai stata gelosa di Elizabeth neanche dopo la sua nascita, e come Henry aveva fatto il possibile nel suo piccolo per darci una mano: tuttavia sapeva far addormentare la sorellina cantandole delle ninne nanne, e non era affatto una cosa da poco.
Emma invece, nonostante fosse tornata a casa dopo sole 48 ore, aveva avuto bisogno di una decina di giorni per recuperare le forze: la gravidanza non era stata molto difficile come ci aveva preannunciato la ginecologa visti i problemi avuti, ma il travaglio era stato piuttosto lungo e le aveva tolto giustamente le energie.
Anche il dopo era stato più stancante rispetto ai primi mesi con Lily, avendo deciso di allattare il più possibile impedendomi di fare i turni per darle del latte in polvere. Nonostante fosse tornata al lavoro e la sua vita era diventata molto frenetica, tuttavia, non si era mai lamentata, ed aveva continuato fino agli 8 mesi, quando il latte aveva iniziato a scarseggiare e si era concessa una tregua.
Oltre ad un grande amore, provavo per la mia donna una grandissima stima per tutto ciò che aveva fatto e continuava a fare nel corso degli anni: io le ero stato d'aiuto il più possibile, avevo un lavoro ben pagato che le permetteva di non fare turni extra se non per necessità gravi, ma era innegabile che il più l'avesse fatto lei.
Ora con la piccola cresciuta era tornata ad esserci una sorta di equilibrio, ma dopo un anno di pausa, avevo deciso ugualmente di regalarle l'annuale viaggio per mare che tanto amava. Dividendoci il comando con Robin, non era molto pesante, ma comunque mi piaceva navigare. Lei lo sapeva, e quando i bambini erano a fare altro mi raggiungeva al timone e mi faceva compagnia, a volte in silenzio, a volte chiacchierando o massaggiandomi la schiena.
-Anch'io e Regina stiamo provando ad avere un altro bambino, sai? Il vostro entusiasmo e la dolcezza di Liz ci ha contagiati...- confessò il mio amico riemergendo dai suoi pensieri, e io mi voltai a guardarlo con stupore.
-Da quando?
-Non da molto. Ma siamo andati per un consulto... e secondo la ginecologa abbiamo ancora ottime probabilità di poter avere un altro figlio. Regina è molto in forma, e stavolta è anche consapevole...
-Dai, Emma non me l'aveva detto! Sono contentissimo per voi!
-Oh, Regina non gliene ha parlato perché sai come reagirebbe...- sorrise, e io lo imitai; aveva ragione, avrebbe tormentato Regina col suo entusiasmo fino allo sfinimento, era proprio da lei e la sua amica lo sapeva bene.
-Glielo dirà quando sarà incinta, dato che sarà ormai fatta... quindi sai, se non ti dispiace tenertelo per te...
-No, va bene! Capisco, Emma quando si fa prendere dall'entusiasmo è tremenda! Meglio alleviare il periodo di sofferenza a Regina...- lo rassicurai divertito, tornando a Liz che stava nuovamente attirando la mia attenzione con dei versetti molto dolci ma anche molto squillanti. Stava iniziando a dire le prime paroline ovviamente, ma Emma era più brava di me a capire se fossero effettivamente tentativi di parlare o nuovi suoni che sperimentava con la sua vocina.
-Bibbi...- fece poi, e allungò le mani verso Robin, che spalancò la bocca.
-Bene bene... da oggi in poi immagino tu sia zio Bibbi!- esclamai tra le risate, e lasciai che la prendesse in braccio anche lui dato che non voleva saperne di calmarsi.
Gli tastò per bene tutta la faccia con le manine, e alla fine gli tirò il naso gridando “Bibbi!”.
-Ma che succede qua...
Mi voltai per trovarmi davanti una Emma ancora assonnata, con solo una mia lunga maglia addosso, che si strofinava gli occhi. La attirai per un braccio e la baciai per il buongiorno, lasciando che si accoccolasse sulla mia spalla mentre chiudeva nuovamente le palpebre.
-C'è Liz che tira il naso a Bibbi... che sarebbe Robin. Stavo giusto per rimproverarla...
-Lascia stare Jones, è divertente. Non rimproverarla.- intervenne Regina, e mi accorsi solo ora che ci aveva raggiunti sul ponte anche lei, vestita proprio come Emma: una maglia e basta. Era chiaro che anche quella notte avessero provato ad avere un altro bambino.
Ero felice per loro e gli auguravo di riuscirci: trovavo il tre un numero perfetto in fatto di figli, almeno noi stavamo a meraviglia, soprattutto avendo tutti età lontane l'un dall'altro.
Emma sorrise e lasciò che Robin le posasse sua figlia in braccio, e Regina ne approfittò per dargli il buongiorno con un bacio piuttosto appassionato.
Erano quasi le 8 ormai, l'alba era passata da molto, ma non ne avevamo bisogno per creare l'atmosfera perfetta.
Eravamo sufficienti noi col nostro amore a rendere tutto magico, e quando un raggio di sole che uscì dalla nuvola illuminò il volto di Emma costringendola a chiudere nuovamente gli occhi, la baciai dolcemente lasciandole il tempo di ricambiare con calma.
Davanti a tutti noi c'era un'orizzonte infinito, quell'infinito ed ignoto che rappresentava il nostro futuro, illuminato dalle prime luci del mattino.

 

La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti.
(cit. Soren Kierkegaard)

















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! E niente, alla fine sono arrivata al capolinea di questa storia... doveva finire, perché era inutile tirarla per le lunghe, ma avendola portata avanti per circa un anno non potrà che mancarmi scriverla...
Ho deciso di dedicare l'ultimo capitolo direttamente al futuro, a 6 anni dal momento dei fidanzamenti... entrambe le coppie sono sposate, Regina e Robin vogliono un altro bambino, mentre Emma e Killian nonostante sembrasse impossibile sono riusciti ad avere una figlia, e ad allargare ulteriormente la loro famiglia.
Ho voluto dedicare questo epilogo a tutti loro insieme, mentre si godono quella pace che si sono guadagnati dopo tante peripezie... e ora guardano al futuro, pur senza rinnegare il passato che gli ha dato ciò che ora hanno.
E ho voluto finirla così, più o meno aperta ma comunque chiusa.
Ah, la frase che ho usato è corta... ma quando l'ho letta ho pensato che fosse perfetta per racchiudere il senso di questo epilogo.
Che dire, GRAZIE a tutti quelli che hanno seguito la storia dall'inizio alla fine, siete tantissimi ed è stato bello leggere i vostri pareri e suggerimenti che sono sempre stati molto utili :) Grazie a chi ha inserito nelle categorie o letto in silenzio... grazie a tutti insomma!
Nonostante mi dispiaccia dover concludere... nonostante starò via per qualche giorno, Sabato pubblicherò il Prologo di "On Adventure With The Pirate 2" di cui devo ancora definire il titolo... e quando tornerò mi dedicherò sia a quella che alla storia nuova di cui ho postato il prologo un paio di settimane fa :)
Mancano soltanto una decina di giorni al ritorno di OUAT, e io sono felicissima *-* Questa nuova stagione sarà una bomba, spero solo che gli autori non siano troppo troppo crudeli!
Un abbraccio, e grazie ancora a tutti per essere arrivati alla fine! :*

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