Non crucciarti, Apollo

di alix katlice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


 



#VictorHugosirivoltanellatomba e Enjolras e Grantaire non mi appartengono
[come forse non molti noteranno, sto risisteando l'impaginazione della storia e sto correggendo eventuali errori: spero di poter presto pubblicare un nuovo capitolo]
buona lettura!




 

 

I
Non crucciarti, Apollo









 

durante

« Non ci posso credere. »
Le probabilità che una cosa del genere accadesse erano basse, scarse, inesistenti: eppure era successo. Perché, quando mai qualcosa nella vita doveva andargli per il verso giusto?
Nulla, a quanto pareva. Perché trovarsi da solo su una maledetta strada di campagna la sera di Capodanno con quella persona, era stato un tiro tanto brutto da parte della sorte che Grantaire si domandò spesso nel corso della prima parte della serata se essa non ce l'avesse con lui.
Quella persona era ovviamente Enjolras. E chi sennò? Per uno sciagurato scherzo del destino erano stati gli ultimi due a partire dal Musain, e quindi avevano dovuto prendere l'ultima macchina rimasta. I loro amici li avevano seminati ad una stazione di servizio perché Grantaire aveva avuto qualche problema tecnico con l'acqua per la macchina (già da lì avresti dovuto percepire i presagi maligni, coglione!). Ed ora si ritrovavano con una macchina in panne, soli, al buio della notte illuminati solo dalla luce pallida della luna.
« Non ci posso credere » ripeté Enjolras, passandosi una mano fra i ricci biondi che gli incorniciavano il viso.
Grantaire ridacchiò con voce roca, facendo finta di ignorare le immagini vivide che gli si erano presentate davanti agli occhi nel momento esatto in cui le dita fini dell'altro ragazzo avevano sfiorato i suoi ricci. Cosa che l'avrebbero di sicuro scandalizzato se fosse stato costretto a dirle ad alta voce.
« Rilassati » disse allora, infilandosi le mani in tasca per riscaldarle.
Enjolras però, ovviamente, non ascoltò il suo consiglio. Continuò a camminare avanti indietro per pochi metri, fissando con sguardo serio l'asfalto. Grantaire lo fissò per un altro po' prima di dire qualcosa.
« Non crucciarti, Apollo » consigliò con un sorriso che per metà era volto a schernirlo e, per l'altra, era pieno di malinconia e tormento « non si addice ai tuoi lineamenti. »
Enjolras si fermò, immprovvisamente. Si voltò a guardarlo e, per un secondo o forse molto di più, condivisero un qualcosa. Un sentimento che affiora a galla, uno sguardo silenzioso, tante parole non dette che in quel momento premevano per venir fuori.
E Grantaire, oh, Grantaire!, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farsi dire anche solo un misero "non sai quanto io ti disprezzi". Sarebbe stata una reazione, sarebbe stato un sentimento negli occhi di Enjolras.
E, figuratevi, quanto fu felice quando ciò che vide riflesso in quegli occhi non era né disprezzo né odio. Ma non fece in tempo a catalogare quel sentimento, non fece in tempo a capirlo. Enjolras distolse lo sguardo dal suo e continuò a camminare, non degnandolo più di uno sguardo per tanto, tanto tempo.

 







 
Note dell'autrice:
Il modo in cui nasce questa storia mi ha fatto ridere per tutto il giorno. Ho sognato il ragazzo che mi è piaciuto per quattro lunghi ed estenuanti anni, e non so perché, ma era arrabbiato. Premessa: il ragazzo sopracitato ha capelli biondi e ricci e per alcuni suoi aspetti caratteriali mi ricorda troppo il nostre leader in rosso. Insomma, era arrabbiato. Io mi siedo (nel sogno ovviamente) lo guardo, e gli dico: "Non corrucciarti, Apollo. La rabbia non deve deformare i tuoi lineamenti".
Ed ecco da come nasce questa fan fiction, ta dan daaaan. Ah, ed inoltre anche dal mio amore per questa coppia assolutamente meravigliosa. Quindi, sono piuttosto agitata perché ehi, prima volta nel Fandom! E sono personaggi, Enjolras e Grantaire, che amo con tutta me stessa. Spero di averli trattati degnamente.
Comunque! La long avrà diversi capitoli ma mai lunghi. Questa dovrebbe essere la lunghezza media. Questo perché voglio soffermarmi ogni volta su un aspetto diverso, e puntare lì la luce almeno fino al seguente capitolo xD La fan fiction è tutta ambientata durante una notte, ma ci saranno moltissimi flashback :3 Così si dovrebbe spiegare perché la situazione è tesa fra questi due xD Bene, penso di aver detto tutto!
Grazie mille per aver letto, le recensioni sono ovviamente sempre gradite :)
Un bacio,

Alice.

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Capitolo 2
*** II ***


 

#VictorHugosirivoltanellatomba e Enjolras e Grantaire non mi appartengono
[come forse non molti noteranno, sto risisteando l'impaginazione della storia e sto correggendo eventuali errori: spero di poter presto pubblicare un nuovo capitolo]
buona lettura!





 

 

II
Non crucciarti, Apollo










 

prima

 

La prima volta che aveva veduto Enjolras, Grantaire non l'avrebbe mai dimenticata. Si era sentito così vivo, così pieno, così... pronto. Enjolras, mentre parlava, era stato capace di mettergli addosso quella voglia di vivere che non aveva mai e poi mai provato. Mai. Si era sentito invadere da una forza nuova.
O, questo, almeno finché non gli fu chiaro che in realtà le parole di Enjolras per lui erano vuote e prive di significato. Non credeva in ciò che Enjolras predicava con la forza di un prete, non era votato allo stesso suo Dio e non lo sarebbe mai stato.
Enjolras era fuoco e orgoglio (per i suoi ideali e per la sua amata Patria).
La Patria, oh la Patria! Sarebbe morto quell'Apollo per la sua Patria, per la sua Francia, per le sue manifestazioni, per il suo centro sociale, come un martire per il suo Dio: e Grantaire si sentiva così sporco mentre pensava a quanta ferocia e forza scorresse nelle vene di Enjolras in confronto all'alcool e all'oscurità, al cinismo di lui.
E fu triste rendersene conto. Fu triste perché quel divario separò completamente lui e Enjolras, mettendoli su due piani diametralmente differenti. Lui in basso, a strisciare nel fango, e quell'angelo biondo in alto a volare verso il cielo.
In quante cose credeva Enjolras, e con quanta intensità! Grantaire aveva capito che non ci sarebbe stato nessun futuro per lui, anche con il canto e il viso del suo Apollo a infiammare le giornate morte nelle quali era incastrata la sua vita. Ma bearsi di quella luce? Guardarlo, onorarlo, ammirarlo, amarlo in silenzio?
Quello poteva farlo. Anche un ratto come Grantaire.


 

*

 

durante

Dopo circa una mezz'ora Grantaire decise che era giunto il momento di sedersi e di aspettare con calma. Si guardò intorno, con le mani in tasca e il naso che cominciava a gelare, e puntò verso il prato.
« Cosa fai? » sentì mormorare da Enjolras mentre procedeva, quasi incespicando fra l'erba alta e addentrandosi di quache metro nel campo.
« Grantaire! » esclamò dopo qualche secondo.
Il ragazzo si girò, osservando Enjolras con uno sguardo che voleva dire tanto e nulla: cosa c'é?, ah, allora esisto!, perché non mi segui?, perché non mi parli?, perché non mi ami-.
« Non ho intenzione di aspettare i rinforzi con il culo sull'asfalto » disse semplicemente, lasciandosi poi cadere fra l'erba, sistemandosi con le mani dietro la testa.
Fu una sorpresa quando, cinque minuti dopo, Grantaire potè percepire il calore del corpo di Enjolras che piano piano, senza far rumore, si distendeva accanto a lui.

 





 
Note dell'autrice:
Penso sia tipo il mio record di aggiornamento personale. Il giorno dopo. Sul serio, non è mai capitato! Questo perché ho preso un bel voto a greco e sono contenta <3 Comunque, ecco il secondo capitolo! Dopo/Durante per far capire se si parla del loro rapporto nel tempo oppure della notte in cui si svolge la vicenda, perché sembrava poco chiaro penso xD Comunque, riguardo al Dopo, in questo capitolo si parla solo dei sentimenti di Grantaire nei confronti di Enjolras, non delle sue parole e azioni :3 Nel prossimo penso ci sarà qualche scena del loro primo incontro o roba del genere (?)
Eh sì! Enjolras è molto attivo in un centro sociale, perché sì, insomma cos'altro potrebbe fare il nostro complicato amico ai giorni nostri xD
Bene, vi saluto! Spero che il capitolo sia piaciuto :) Risponderò appena posso alle recensioni, ma intanto vi ringrazio qui! E ringrazio anche i lettori silenziosi :3
Un bacio,

Alice.

 

 

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Capitolo 3
*** III ***


 

#VictorHugosirivoltanellatomba e Enjolras e Grantaire non mi appartengono,
buona lettura!

 

 

III
Non crucciarti, Apollo


 

 





prima

 

In realtà, la prima volta che Grantaire aveva visto Enjolras non coincideva con la prima volta che Grantaire lo aveva davvero veduto, ascoltato, guardato e sin dal primo momento amato.
Era rappresentante d'Istituto, Enjolras, al liceo -e cos'altro aspettarsi da lui? Era stato eletto per due anni di fila e per due anni aveva impegnato tutta l'anima in quel ruolo. Grantaire lo aveva visto per la prima volta mentre parlava davanti alla folla, microfono in mano, sguardo fiero, ricci scompigliati. Lo aveva guardato passivamente per qualche minuto, nemmeno prestando attenzione a ciò che diceva, osservando solamente i lineamenti armonici e i movimenti ipnotici delle sue mani.
Poi se l'era tolto dalla testa e aveva continuato a vivere la sua vita.

Con il microfono in mano e i capelli al vento, Enjolras sarebbe sembrato agli occhi della polizia un maledetto Lucifero, Grantaire ne era sicuro sin dal primo momento in cui lo vide parlare alla folla. Era una manifestazione pacifica, Eponine così gli aveva detto, tenevano un discorso in piazza, sarebbero rimasti lì per qualche ora, se ne sarebbero tornati al Musain subito dopo. La piazza era stracolma, la gente accalcata, l'odore pregnante del sudore e l'aria afosa: tutto ciò rendeva Grantaire poco incline a voler rimanere, anche se aveva desistito dal suo intento di andarsene dopo che Eponine lo aveva ammonito severamente: se l'avesse beccato a sgattaiolare via lo avrebbe chiuso fuori dal monolocale in cui convivevano per due settimane.
Aspettavano, seduti sul marciapiede, senza neppure un po' di alcool ad alleviare le ore lente a passare: appena Grantaire si era alzato per provare ad  andare a comprare qualcosa al supermercato di fronte, Eponine lo aveva letteralmente fulminato con lo sguardo, perciò aveva desistito anche a quell'intento.
Se ne stava seduto anche quando Eponine se n'era andata perché doveva "svolgere una faccenda urgente" (ovvero aveva visto arrivare Pontmercy e doveva per forza andare a salutarlo) quando era cominciata ad arrivare più gente ad accomodarsi sui gradini delle scalinate e sui marciapiedi, quando il chiacchiericcio era aumentato. Non se ne stette più seduto quando quella che doveva essere la sua migliore amica gli si avvicinò di nuovo portandosi dietro quello stesso Enjolras che diversi anni prima era il rappresentante d'Istituto della sua scuola, e che non aveva più visto da quando aveva finito il liceo.
Era cambiato, decisamente. Era più alto, con i capelli un po' più lunghi, i lineamenti del viso più duri, le spalle più larghe ed aveva più fuoco dentro. Inclinò impercettibilmente la testa quando Eponine li presentò, osservando Grantaire con sguardo freddo. Strinse la mano con una presa salda e non si avvicinò mai troppo. Grantaire lo fissò con sorda insistenza per tanto tempo.
Questo almeno finché non capì che l'uomo che doveva tenere il discorso era proprio lui.
Enjolras salì su una scalinata e cominciò a parlare, ed eccolo, Lucifero. Grantaire non sapeva neppure per cosa stessero manifestando, quale fosse il motivo per cui quel giorno tutti loro erano in piazza. Ma appena Enjolras cominciò a parlare, oh, fu preso.
Preso, rapito, stravolto, scombussolato. Era certo che sarebbe stato capace di ascoltarlo parlare per ore ed ore. Eponine lo stava fissando con uno sguardo malizioso e comprensivo, ma Grantaire quel giorno non ci fece poi tanto caso. Enjolras da rappresentante d'Istituto era passato a leader dei diritti civili, e il ruolo gli calzava così bene che le mani di Grantaire cominciarono quasi a tremare per la voglia che egli aveva di disegnarlo, catturare quel viso austero e quella forza su carta.
Non ci furono scontri con la polizia, non quel giorno. Se ne tornarono al Musain, il centro sociale che Grantaire avrebbe cominciato a frequentare di lì a poco, ed Enjolras parlò anche lì. Festeggiarono per la buona riuscita della manifestazione e per un mondo migliore.
« Gran bel discorso » gli disse, quando riuscì a trovare il coraggio di parlargli e di avvicinarsi a lui.
Bisogna pur dire che il tono di voce suonò volutamente canzonatore. Enjolras si voltò verso Grantaire e lo squadrò con sguardo gelido.
« Non ti sto prendendo per il culo » aggiunse Grantaire, tentando di rimediare al primo errore « mi sto davvero complimentando con te. »
Enjolras non parlò per diversi secondi: sembrava soppesare bene le parole che avrebbe dovuto utilizzare di lì a poco. Alla fine, propense per un ringraziamento:
« Grazie » disse, non sorridendogli ma stringendogli la mano.
Forse fu quel tocco a renderlo intraprendente, anzi, molto probabilmente fu quello.
« Sei stato tanto bravo da convincermi ad unirmi alle vostre cause, pensa » disse Grantaire, anche se non sapeva nemmeno quali fossero le loro cause. Sentiva solo che sarebbe volentieri morto, se l'avesse fatto combattendo al fianco di Enjolras. Fu solo in quel momento che lo sguardo di Enjolras si illuminò, e Grantaire rivide il ragazzo con il microfono in mano e la rabbia in corpo di qualche ora prima. Fu in quel momento che capì di che pasta fosse fatto, realizzò che persona fosse. La consapevolezza che quel ragazzo non avesse alcun tipo di sentimento all'infuori della fede in ciò in cui credeva lo obbligò ad idealizzare ancor di più la figura di Enjolras, ad ammirarla ed onorarla ancor di più.
Non un uomo, un dio.
« Ogni mercoledì sera ci riuniamo qui, dalle nove e mezza, ma il Musain è aperto in ogni momento. Ci farebbe molto piacere se ti unissi a noi » disse Enjolras con tono pratico.
Il modo in cui pronunciò quelle parole distese un velo di malinconia su Grantaire: chissà a quante persone prima di me ha parlato in questo modo, chissà quanti ha fatto cadere ai suoi piedi. Ma sorrise, e gli tese la mano nuovamente.
« Ci sarò di sicuro, Apollo. »
Grantaire per quella sera non sentì il bisogno di bere, né nelle sere a venire.
La sua nuova dipendenza si era affacciata nella sua vita sotto forma di uno sguardo fiero e ricci biondi.

 

 
Note dell'autrice:
Salve salve :D Non ci posso credere, ma gli aggiornamenti di questa storia stanno andando a gonfie vele xD
Forse è per il fatto che sono capitoli corti e che ogni volta che Ramin Karimloo compare nella mia playlist di musica mi prudono le mani e devo scrivere roba sugli Enjoltaire. Quindi, incolpate quel grand uomo <3 Cosa dire su questo capitolo? Niente aggiornamenti sul presente, ma un piccolo approfondimento sul primo incontro! C'è un motivo per cui Grantaire non si è interessato sin dalla prima volta ad Enjolras (o almeno non in modo semi-ossessivo) e spero che si capirà con il tempo :3 Non ho null'altro da dire! Spero che la storia vi piaccia, io sto amando sempre di più gestire questi due personaggi ahahahah
ah e sì, il Musain è un centro sociale, Eponine e Grantaire convivono e Marius Pontmercy continua ad essere un friendzonatore #nohateforMarius'soul
Al prossimo aggiornamento!
Un bacio,

Alice.




 

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Capitolo 4
*** IV ***


#VictorHugosirivoltanellatomba e Enjolras e Grantaire non mi appartengono,
buona lettura!

 

 

IV
Non crucciarti, Apollo

 





 

prima

 

Per i primi tempi Grantaire si era limitato a fare ciò che si era prefissato: venerare il suo Apollo da lontano, discretamente e in silenzio. Poi, dopo qualche settimana, quando aveva cominciato nuovamente a bere, aveva cominciato anche a farsi più intraprendente, e il Musain allora era stato spettatore di tanti battibecchi o veri e propri litigi che avevano coinvolto lui e il suo maledetto Enjolras. Una sola bottiglia di birra e si sentiva più sicuro di sé, tanto sicuro di sé da riuscire a cominciare a rispondere e a metterlo in difficoltà.
 

Enjolras.
Uno dei primi ad occupare il proprio liceo durante il caso Leonarda, la quindicenne rom ricacciata nel proprio paese per non aver avuto documenti in regola, prelevata durante una gita scolastica. In prima fila durante le manifestazioni per l'omicidio di Remi Fraisse dopo, ambientalista morto per una granata della polizia durante una manifestazione contro la costruzione della diga a Sivens. Primo fra tutti in piazza, per manifestare contro un regime del terrore, per Charlie Hebdo, perché la libertà di espressione è tutto.


Ma è cambiato qualcosa, Apollo?
Gli uomini ancora muoiono schiavi, presi a bastonate, obbligati a tacere.
E tu sei ancora un Dio,
ed io ancora un disperato
che non ha nulla se non la fede in te.


La situazione era peggiorata ancora quando i sogni di Grantaire non comprendevano più solo il volto di Enjolras e i suoi discorsi infuocati. Comprendevano i suoi ricci biondi, le sua mani dalle dita allungate, il suo petto, le sue gambe, il suo corpo, la sua voce.
Ed erano sempre sogni terribili, perché mai Enjolras lo avrebbe guardato nel modo in cui lo guardava di notte, nella sua mente, e mai l'avrebbe toccato come faceva, mai l'avrebbe supplicato in quel modo, mai avrebbe invocato il suo nome con quel tono di voce.
La sola idea di poter macchiare la pelle marmorea di Enjolras con le sue sudice mani faceva rabbrividire Grantaire di ribrezzo, ma i sogni, quelli non poteva arginarli e cancellarli. Le immagini, quelle erano vivide e vere. Il suo Apollo nella sua mente non era più un intoccabile, una figura eterea e traballante alla luce di una candela. Era un corpo vivo e una voce forte, un paio d'occhi di ghiaccio, mani pesanti pesanti.
Si svegliava sudato e accaldato, distoglieva lo sguardo ogni qualvolta lui entrasse al Musain con i capelli scompigliati e con il fiato corto per la corsa compiuta per non arrivare in ritardo.
I battibecchi continuavano, ma erano di diverso spessore. Se prima ad essere attaccati erano sempre stati gli ideali di Enjolras, ora Grantaire aveva preso di mira lui. E lo sfidava, lo stuzzicava apertamente e non, anche se ogni gesto ed ogni tocco erano un passo più profondo verso il buio. Lo sfiorava e lo accarezzava con lo sguardo, lo provocava. E prendeva un sospiro di sollievo ogni qualvolta lui lo guardasse con disprezzo e pietà, ogni qualvolta semplicemente lasciasse cadere il discorso.
E lo ringraziava, perché il suo Apollo tornava a volare e lui tornava a strisciare ancora un po' più a fondo della volta precedente.





 


Nulla da dire. Spero vi sia piaciuto il capitolo e un bacio a tutti <3




 
 

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