Roar!

di Angel51
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Welcome to New York Mr Mikaelson! ***
Capitolo 3: *** The Queen is here! ***
Capitolo 4: *** Behind the scenes of the games ***
Capitolo 5: *** Sneaky plan. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


grazie Sara Forbes

Per il banner, ringrazio infinitamente Sara Forbes, un'artista unica nel suo genere!!

 

Roar!

Ricordo bene la prima volta che incontrai Nicklaus Mikaelson, quel momento è impresso a fuoco nella mia mente.

Era il 1925, la guerra era finita ormai da anni, stavamo vivendo l'epoca d'oro prima della Grande Depressione e in America ogni cosa bella era divenuta illegale, ma New York... la mia New York era diventata il centro del mondo.

Le ragazze erano sexy, disinibite come mai prima d'ora, ballavano il Charleston fino a svenire ed erano pronte a tutto per la loro fame d'indipendenza e libertà... quelle giovani donne aveva affrontato la loro giovinezza e la loro infanzia lavorando nelle armerie al posto dei loro uomini, avevano aspettato mariti che non erano tornati da quella guerra oltreoceano, stavano crescendo figli che non avevano mai ascoltato la voce di un padre... quelle giovani donne erano quelle che avevano mandato avanti il paese e ora sapevano bene quanto potenti e indipendenti potevano essere.

Ed io non ero altro che il volto di quella generazione, ero una giovane moglie che aveva aspettato con le altre che suo marito tornasse a casa e che nel frattempo aveva costruito il suo impero.

Ero Caroline Forbes.

Il mio volto era su ogni cartellone pubblicitario di Manhattan, il mio caldo sorriso aveva scaldato i cuori dei soldati sulle navi, la mia voce aveva cantato l'inno nazionale così tante volte alla radio da aver perso il conto.

Ero una diva. Broadway era casa mia, il palcoscenico la mia vita. Ed ero intelligente, troppo per essere solo una donna.

La prima volta che lo vidi era il 1925, quasi trent’anni e Manhattan era il mio impero... ero giovane, bella e credevo di essere felice, di avere tutto... ricchezza, fama, potere.

Capii solo dopo averlo incontrato quanto mi stessi sbagliando, quanto il mio bel mondo scintillante non era che un diamante falso.

Ci odiammo con la stessa passione con cui ci amammo.

Lui era affascinante, un leader che trascinava le folle, tanto potente quanto pericoloso.

Io, un bel faccino che nascondeva il vero volto del burattinaio che tirava i fili di quella città.

Le nostre anime doloranti e stanche si cercavano senza che noi lo sapessimo, lottavano contro il destino avverso.

Erano i ruggenti anni venti, lui era un ibrido originario millenario e io solo una giovane umana.

Lui venne per conquistare la mia città, ma trovò una regina che conquistò il suo cuore.

 

 

 

*********************

Spazio autrice: salve a tutti!! sono tornata con una nuova storia, una long questa volta! spero che il prologo vi piaccia e vi abbia incuriosito!

cercherò di postare abbastanza periodicamente e velocemente, almeno all'inizio visto che alcuni capitoli devono essere solo revisionati! 

fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate una recensione o solo poche righe se vi va, ne sarò molto felice!

ringrazio già chi è arrivato a leggere fin qui, al prossimo capitolo!

Angel51

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Capitolo 2
*** Welcome to New York Mr Mikaelson! ***


 

Roar!

Banner di Sara Forbes


CAPITOLO 1: Welcome to New York Mr Mikaelson!


Quando l'auto si fermò davanti al portico di quella grande villa, Stefan Salvatore rimase abbagliato dalle luci e dallo sfarzo di quella casa. Sorrise fra se, scendendo dall'auto e ripensando a quanto quella casa, o meglio quella reggia, assomigliasse al suo proprietario.

Appariscente, elegante, lussuosa ed anche rumorosa... erano aggettivi che avrebbe potuto usare anche per descrivere il suo vecchio amico.

Un maggiordomo prese il suo soprabito ed un altro gli porse un calice di cristallo, Stefan chiese a quest'ultimo dove fosse il padrone di casa, ma prima ancora di ricevere risposta sentì una voce familiare raggiungerlo.

“Dove potrei essere se non ad accogliere il mio ospite d'onore?!”

Stefan ghignò voltandosi verso il suo interlocutore.

Nicklaus Mikaelson lo guardava divertito con una mano nella tasca del suo smoking scuro e l'altra che sorreggeva un bicchiere pieno fino a metà di bourbon.

Il solito cipiglio saccente, il solito sguardo fiero e la solita postura autoritaria... erano anni che non si vedevano, ma niente in lui era cambiato... nemmeno la luce maliziosa che gli brillava costantemente negli occhi.

Il giovane Salvatore scosse la testa, avvicinandosi per ricevere uno di quei veloci abbracci accompagnati da una pacca sulla spalla che tanto gli erano familiari.

“Non potevo credere ai miei occhi quando ho letto il tuo nome sull'invito... ho anche pensato che fosse uno scherzo finché non ho visto il tuo messaggi sul retro!”

“Cambiare aria fa bene vecchio mio... soprattutto quando l'aria di casa tua diventa irrespirabile!” disse amaramente Klaus “lo Champagne è per le signore e i poveri di spirito, lascia quel bicchiere e vieni con me!” disse riprendendo il suo solito tono superbo.

Stefan seguì il suo vecchio amico al bancone di un giovane barman di colore, che ad un tacito segno di Nicklaus servì uno scotch di ottima annata ad entrambi.

“Aria irrespirabile a New Orleans, eh?! Cos'è il clan dei Mikaelson ha deciso di seppellire l'ascia di guerra e convivere pacificamente?” disse Stefan sarcastico.

“Non riuscirebbero a vivere pacificamente nello stesso continente, figurati sotto lo stesso tetto! Avevo due opzioni... o mandarli a dormire con un pugnale nel petto e sorbirmi una noiosa vendetta al loro risveglio, o prendermi una vacanza e evitare inutili dispute familiari...” disse allargando le braccia per mostrare la risposta alla sua scelta.

“Stento a riconoscerti!” disse Stefan sorpreso prendendo un sorso dal suo bicchiere. Notò con curiosità quanto influenza avesse il suo amico soltanto con la sua presenza... erano al centro dell'attenzione di tutti, ma nessuno osava avvicinarsi senza avere un segno d'invito dall'uomo accanto a lui, e intorno a loro non c'era nessuno a portata d'orecchio che potesse sentire i loro discorsi, nonostante fossero davanti al bancone del bar. Doveva ammettere che gli era mancato avere quel potere, anche se di riflesso, in tutti quegli anni.

“Che dire... mi è giunta voce che NY sta diventando il centro del mondo e che si prospetta un grande potenziale per questa città. Non potevo lasciare un tale tesoro in mano a degli sciocchi umani e ho colto l'occasione... tempo qualche mese e i miei fratelli si disperderanno per il mondo, io tornerò a casa mia e manderò qualcuno dei miei ragazzi a finire quello che comincerò qui! Il fatto che tu fossi qui è stato solo un incentivo a venire più velocemente!” disse concludendo.

“Non è quello che sembra. Avrai modo di vedere con i tuoi occhi che questa è una città in guerra amico mio...” disse Stefan amaramente.

Klaus sorrise portandosi il bicchiere alle labbra “Allora comincia a schierarti dalla parte dei vincenti amico... la mia!”

Stefan guardò il suo amico preoccupato... l'ultima cosa che voleva era trovarsi fra due fuochi incrociati “Goditi la tua serata Klaus... domani ti racconterò quello che non sai su questa città, non è tutto oro quello che luccica!”

“Stefan credimi... nessuno può mettersi sulla mia strada, ormai non esiste nessuno più forte del sottoscritto. Non ho punti deboli! ”. Stefan puntò gli occhi in quelli del suo interlocutore, scrutò a lungo dentro di essi fino a non trovare più nessuna traccia di quella paura che li aveva sempre accompagnati.

“Vuoi dire...”

“Che hai di fronte a te l'unico e il solo ibrido originario... ho spezzato la maledizione” disse soddisfatto Klaus.

“Come ci sei riuscito?!” disse Stefan abbassando il tono di voce per non farsi sentire dagli altri “Katherine è un vampiro! Sei riuscito a trovarla? Come sei riuscito a far funzionare l'incantesimo?”

Un ghigno soddisfatto apparve sul volto di Klaus “Ogni maledizione ha la sua scappatoia e io ho una strega tanto potente quanto perspicace... non solo ho trovato Katherine, ma è finalmente servita al suo scopo”

Era morta. Ormai conosceva bene la storia della maledizione e sapeva leggere altrettanto bene fra le righe delle parole del suo amico. Katherina Petrova, Katherine Pierce, la donna che lo aveva creato, era morta.

Stefan fu pervaso da un moto di tristezza. L'aveva amata così tanto da morire per lei. L'aveva amata così tanto da trasformarsi in un mostro... si era innamorato di lei quando era ancora un umano, troppo giovane ed ingenuo. Pensava che anche lei lo amasse, credeva in un eternità piena d'amore per loro... ma per quanto lei lo ricambiasse, non poteva essere l'unico. Katherina Petrova non si era mai accontentata di un solo uomo, di un solo Salvatore. Doveva averli entrambi. E così li aveva ingannati, li aveva uccisi per trasformarli e passare l'eternità insieme e non aveva mai scelto. Dopo averli trasformati se ne era andata, li aveva abbandonati a loro stessi, tornando da loro solo anni dopo, quando ormai sapevano convivere con la loro identità di vampiri. La odiarono per questo, ma solo dopo pochi attimi averla rivista, tutti e due tornarono ad amarla più forte di prima. L'avevano avuta entrambi ed entrambi erano stati traditi, si erano scontrati, si erano quasi ammazzati per contendersi il suo amore, ma dopo quasi cinquant'anni avevano capito che non ne valeva la pena... un Salvatore non poteva stare senza l'altro, solo questo importava... e di lei non ebbero più notizie. Erano quasi dieci anni che non vedeva Katherine ed ora era morta.

Stefan pensò a suo fratello, chissà se anche Damon sarebbe stato triste quando avrebbe saputo della sua morte.

Guardò l'uomo accanto a lui. Era stata lei a farli incontrare. Klaus aveva passato cinquecento anni a darle la caccia solo perché lei era la doopelganger e alla fine l'aveva trovata.  

Aveva conosciuto Klaus agli inizi del novecento, era arrivato fino a Stefan cercando la sua preziosa Katherina. Ma lei era con Damon. Non aveva mai chiesto al suo amico perché non l'avesse ucciso quella notte, quando difese a spada tratta suo fratello e la sua compagna non rivelandogli dove fossero. Anche se era nel suo stato peggiore, nel suo periodo più buio, mai avrebbe segnato la morte di suo fratello. Nel suo animo da squartatore, una vocina gli rievocava che Damon era l'unica famiglia che avesse. Stefan ricordava ancora nitidamente l'originale fermare i suoi tirapiedi dal conficcargli un paletto nel petto... lui si accasciò a terra stremato e Klaus si abbasso alla sua altezza dicendogli con un ghigno “A presto Salvatore!” e poi sparì.

Si rincontrarono un paio di anni dopo, a Chicago... Stefan era lo squartatore che terrorizzava quella città e Klaus era stanco di cercare quella donna così sfuggente che non lasciava tracce. Un lampo di terrore passo negli suoi occhi quando vide l'originale sedersi al suo fianco al bancone di un bar dopo tanto tempo. Poi Klaus gli offrì da bere, senza dire nulla e in un bar della città ventosa, nacque quella strana amicizia fraterna fra un originario che si sentiva un bastardo e un vampiro che non si sentiva abbandonato solo quando tormentava la sua vittima.

“Ricorda amico mio... non sacrificare mai la donna di tuo fratello se poi devi viverci sotto lo stesso tetto! Uno dei due dovrà andarsene!” disse Klaus amaramente. Stefan si riscosse dai suoi malinconici pensieri a quelle parole e dopo qualche secondo ne afferrò il senso celato dietro.

Allora era vero... aveva sentito la storia sussurrata fra i vampiri da tempo immemore, ma nessuno ne faceva parola con uno straniero e non ne aveva mai avuto la conferma. Si diceva che chiunque avesse osato toccare Katherina Petrova, o ci avesse anche solo provato, si era ritrovato con il cuore strappato dal petto, ucciso crudelmente da Elijah Mikaelson.

Lui, Damon, Elijah Mikaelson... a quanti ancora Katherine aveva rubato il cuore e promesso amore eterno?!

Prese un lungo sorso dal suo bicchiere, come a cancellare quei pensieri e guardò Klaus che stava dicendo qualcosa al barman poi tornò a concentrarsi su di lui.

“Per quanto possa sembrarti ipocrita, mi dispiace di averti arrecato dolore amico mio, ma la sua morte era la mia salvezza” disse Klaus serio guardando negli occhi il suo amico. Stefan annuì, riconoscendo la sincerità di quelle parole “E' storia vecchia ormai Klaus... mi hai solo sorpreso ecco tutto!” disse cercando di convincere anche se stesso di quelle parole.

“Credo sia giunta l'ora di dare il degno benvenuto ai miei ospiti” disse guardando il suo orologio dalla tasca “non andartene presto, d'accordo?”

“Dovrai cacciarmi a calci da questa casa!” disse cercando di essere convincente mentre l'altro si allontanava alzando il bicchiere. Ma per quando ci provasse, lei gli tornò in mente e la tristezza tornò a fare da padrona.

 

Si faceva strada a testa alta con il suo calice in mano fino ad arrivare a salire gli ultimi due scalini della grande gradinata al centro del salone. Si schiarì la voce in modo educato e in pochi secondi tutta l'attenzione era su di lui annientando anche l'ultimo brusio. Sorrise soddisfatto, aveva gli occhi di tutti puntati addosso e con un sguardo veloce percorse tutta la sala.

“Signori, signore... benvenuti nella mia umile casa!” disse Nicklaus allargando le braccia con fare volutamente sarcastico, provocando risate di circostanza fra i suoi ospiti “Ho voluto accogliervi stasera proprio come questa città oggi ha accolto me, a braccia aperte! Sono solo pochi giorni che sono arrivato e già mi sono innamorato di questa bellissima donna che è New York. Giovane, sfrenata, ammaliante... Cosa può volere di più un uomo da una città? Una città sull'orlo della frenesia... la città che non dorme mai... che prospera in un crescente delirio di ricchezza... ecco cosa dicono di New York. Definiscono ambizioso chi arriva qui per iniziare la propria vita... a loro alziamo i calici Signori, agli ambiziosi di potere e fama, che fanno impennare le azioni di Wall Street, che si lasciano andare ai divertimenti sfrenati, alle feste disinibite... un brindisi a noi amici miei... e che la festa abbia inizio!”

Nicklaus alzò il bicchiere verso il suo pubblico, poi si girò verso l'orchestra e diede un tacito segnale di iniziare a suonare sopra il rumore degli applausi e del tintinnio dei bicchieri.

Alcuni gli andarono incontro brindando con lui, non appena tornò a prestare agli ospiti la sua attenzione, scendendo gli scalini.

“Signor Mikaelson” una donna richiamò la sua attenzione, si voltò verso di lei sorridente e solo dopo una lunga e accurata occhiata alzò lo sguardo verso l'uomo accanto a lei “Carol Lockwood” disse lei porgendogli la mano.

“La moglie del sindaco dunque” disse facendole il baciamano “Piacere di conoscerla...”

“Il piacere è tutto mio... mio marito...” rispose lei civettuola.

“Richard Lockwood” disse l'uomo interrompendo la moglie e stringendogli la mano “volevamo darle personalmente il benvenuto in città”

“Oh, ne sono onorato signor sindaco... spero avremo il piacere di parlare in privato uno di questi giorni, volevo appunto farle visita...”

“La mia porta è sempre aperta signor Mikaelson in qualunque momento, anche stasera se lo desidera” disse il vecchio Lockwood accomodante.

“Non mi piace mischiare affari e piacere signor sindaco” rispose sicuro l'altro, lasciando annichilito il suo interlocutore.

“Ha una casa davvero splendida! Spero che darà molte feste quest'estate!” disse Carol cercando di riportare la conversazione su delle frivolezze

“La ringrazio Carol... posso chiamarla Carol non è vero?” la donna si lasciò scappare una risatina sciocca a quella richiesta “Ho chiesto la casa migliore nella zona migliore... voglio solo il meglio. Si aspetti pure un invito molto presto, ho intenzione di rispettare le usanze di queste città e lasciarmi andare a feste sfarzose e senza fine per tutto il tempo che resterò qui!”

Dopo qualche minuto con i coniugi si congedò, promettendo di tornare da Mrs Lockwood per un ballo più tardi. Solo pochi minuti e già ne aveva abbastanza di loro.

Si fermò a conversare con un altro paio di persone che avevano richiesto la sua figura, allargando il suo ristretto cerchio di conoscenze.

Era quello lo scopo della sua festa infondo. Aveva detto ai suoi di organizzare tutto in modo impeccabile, e aveva fatto invitare solo le persone di rilevanza della città. Non più di un centinaio. Voleva studiarle, conoscerle, doveva capire chi erano e come funzionavano le cose in quel nuovo territorio. E il modo migliore era metterle a proprio agio, riempire i loro bicchieri ogni volta che si svuotavano, fare buon viso ad ogni nuova presentazione e nel frattempo osservarli. A fine serata, quando nessuno avrebbe notato la sua assenza, si sarebbe rifugiato in un angolo nascosto a scrutare gli altri senza essere visto.

Stava parlando di borsa con un paio di pezzi grossi di Wall Street quando guardandosi in giro in cerca del suo vecchio amico, lo trovò a ridere con una donna. Si trovò piacevolmente sorpreso nel trovare Stefan così spensierato, erano poche le occasioni in cui lo aveva visto così. Guardò la donna di fronte a lui, doveva essere lei la causa della sua allegria... lei e l'ennesimo bicchiere di brandy che aveva in mano. Senza volerlo, si trovò ad osservare incuriosito quella dama dalle qualità sorprendenti.

Era di spalle... aveva un modo elegante di muoversi e di gesticolare con le braccia. L'abito le scendeva aderente dalla schiena ai fianchi fino alle gambe, per poi allargarsi leggermente nell'ultimo tratto sopra le ginocchia, formando un piccolo seguito che si apriva sopra il pavimento. Osservò come la linea nuda della sua schiena scendeva candida e delicata a nascondersi sotto l'abito color cipria, senza risultare volgare.

Fece finta di ascoltare quello che intorno a lui veniva detto, annuendo di tanto in tanto. Era totalmente concentrato su di lei. Quella donna misteriosa lo aveva rapito. Stavo osservando ogni più piccolo dettaglio nell'attesa che si girasse, coglieva ogni più piccolo gesto...

I capelli erano così biondi che riflettevano la luce della sala, raccolti in un fermaglio di piume e brillanti a lato del capo.

Osservò il suo collo lasciato scoperto... un filo di perle adornava quella pelle candida e lui deglutì vistosamente sentendo la sete salirgli alla bocca. Si ritrovò a desiderare quella pelle, quel candido collo contro le labbra, ma non riuscì a capire se voleva morderlo o baciarlo... cercò di scacciare quei pensieri, non poteva perdere il controllo.

Stava parlando animatamente, poteva capirlo dal tutto quel gesticolare... le sue mani coperte da lunghi guanti bianchi si muovevano sui suoi fianchi e poi davanti a lei... cercò si concentrarsi e di sentire cosa stava dicendo, ma era troppo lontano e in quella sala c'era troppa confusione.

Poi d'un tratto, solo per pochi secondi lei si voltò... aveva un'espressione spazientita e divertita allo stesso tempo sul viso... ed era bellissima. Aveva catturato quell'attimo nella sua mente.

Si scusò educatamente e si diresse verso di lei. Si fermò qualche metro lontano da loro, seminascosto da una colonna cogliendo l'occasione di continuare ad osservarla senza essere visto. Poteva vederne il volto e tutta la bellezza che prima gli era celata agli occhi.

La pelle perlacea lasciata scoperta risplendeva della luce dei lustrini dell'abito... seguì le morbide linee della scollatura, delle spalle nude e delle esili braccia. Aveva un portamento fiero ed elegante, di chi è abituato a camminare a testa alta. Il suo sorriso affabile fra le labbra piene scaldava il cuore di chiunque la guardasse... i suo occhi, i suoi occhi l'avevano colpito più di qualunque altra cosa... i suoi occhi brillavano, avevano una luce che mai aveva visto prima d'ora, avevano una luce che la rendeva viva.

Era armonia pura. Ogni parte del suo corpo sembrava scolpita da un artista per esaltarne un'altra, come se fosse il frutto di un lavoro lungo e studiato per essere un' opera d'arte. Perfino le mani gli sembrarono perfette, le dita lunghe e affusolate che tenevano il suo calice sembravano quelle di una regina che reggeva uno scettro.

Riprese ad avvicinarsi a lei, si sentiva attratto come un magnete da quella donna bellissima. Man mano che si accostava poteva sentire il suono cristallino della sua risata. Ma prima che li raggiungesse, la vide allontanarsi verso il centro della sala lasciando distrattamente il calice vuoto ad un cameriere. Rimase fermo seguendola con lo sguardo fra la folla fino a fermarsi a salutare una vecchia coppia.

Rapido si avvicinò al suo vecchio amico, prese un calice pieno da un cameriere che passava e lo bevve d'un sorso, sperando di ritrovare un minimo di lucidità.

“Chi è la meravigliosa creatura che ti fa tanto ridere vecchio mio?” disse Klaus cercando di nascondere il suo disagio.

“Meravigliosa creatura?” poi seguendo lo sguardo di Klaus riprese “vuoi dire Caroline?” disse sorridendo.

“Il tuo vecchio cuore ha forse ricominciato a battere per qualcun'altra dopo la Petrova?” disse sarcastico.

Stefan rise triste “Non proprio... Caroline è solo una cara amica che mi ha aiutato in un brutto momento” disse mestamente. Avrebbe voluto dirgli di più, raccontargli di Elena, ma non era ancora il momento adatto, per ora bastava quello.

“Vuoi dirmi che il motivo della tua felicità è una chiacchierata con un'amica?” disse beffardo “Non me la bevo vecchio mio!”

Stefan rise. Come poteva spiegargli lo strano rapporto che aveva con Caroline? Era la sua migliore amica, era la sorella che non aveva mai avuto, era stata la sua luce nei momenti bui.

Guardò la sua amica discutere educatamente con un paio di persone che sapeva bene lei non sopportava e sorrise... lei era così, Caroline Forbes era la persona migliore che conoscesse o avesse mai conosciuto.

“Lo capirai dopo che l’avrai conosciuta... vieni te la presento”

Klaus sorrise soddisfatto alle parole del suo amico, non aspetta altro che poterla guardare negli occhi.

Stefan guardò Klaus di sottecchi mentre si portava il bicchiere alle labbra. Non poteva affermare di leggerlo come un libro aperto, ma sapeva riconoscere alcune delle sue espressioni, e lo sguardo che aveva mentre guardava Caroline era bramoso. La seguiva con lo sguardo, più freddo e disinteressato del solito... e se aveva capito una cosa di lui, più Nicklaus era interessato a qualcosa e più si nascondeva dietro una maschera di indifferenza e sarcasmo.

Caroline non passava inosservata, era bella, seducente...  non ricordava nessuno che era rimasto immune al suo fascino. Ma soprattutto lei era viva... così sprizzante di vita che la irradiava tutta intorno a se come un’aura.

 “Perdonatemi signori Wilson” disse Stefan scusandosi educatamente con gli interlocutori della sua amica “Ma vorrei presentare Miss Caroline ad un vecchio amico! Lady Wilson è un vero splendore questa sera!” disse infine prima di andarsene, guadagnandosi un sorriso dall’anziana coppia.

“Molto arguto sottrarmi con una scusa e poi fare ipocriti complimenti passando sempre da vero gentiluomo! Ma potevi fare di meglio, anzi potevi farlo prima!” sussurrò Caroline all’orecchio di Stefan “Sei il mio Salvatore!!” disse poi ridendo per la sua stessa battuta.

Stefan scosse la testa divertito mentre lei lo prendeva sotto braccio “Io sono un gentiluomo Care!”

“Si certo, tanto quanto io sono una signora per bene!!” disse roteando gli occhi.

“Comportati bene, voglio davvero presentarti una persona”

Lei sbuffò allungandosi per prendere un altro bicchiere da un cameriere e mentre era ancora voltata disse “Conosco già tutti a questa festa Stef! Gli unici che non conosco è perché non sono degni neanche di avere un minuto del mio tempo!” concluse annoiata.

“Crede che il padrone di casa possa ritenersi degno di rubarle un minuto del suo tempo, cara?!”

Caroline si voltò di scatto quando una voce che non conosceva le rivolse la parola. Scrutò l’uomo davanti a lei, l’aveva visto di sfuggita avvicinarsi a loro prima che lei si voltasse per prendere da bere, ma non lo aveva nemmeno considerato.

Richiuse la bocca leggermente aperta per la sorpresa, tirò le labbra in un sorriso di circostanza e alzò fiera la testa.

 

“Nicklaus Mikaelson presumo” disse serena porgendogli la mano che aveva appoggiata sul braccio di Stefan.

“In persona” rispose l’ibrido inchinandosi appena e depositando un leggero bacio sulla mano. Caroline rimase sorpresa, piacevolmente sorpresa da quel baciamano che da tanto tempo nessuno faceva più.

“Nicklaus, ti presento Caroline Forbs… la stella più luminosa di questa città”

Le parole di Stefan la riportarono al presente e rise al complimento innocente del suo amico. In pochi attimi si era persa nei suoi pensieri, aveva sentito molto parlare di quell’uomo, era circondato da un alone di mistero che la rendeva stranamente agitata. Nella settimana appena trascorsa tutti parlavano del suo grande arrivo e della maestosa festa che avrebbe dato, ma c’era qualcosa di strano che non riusciva a convincerla: aveva mandato i suoi ragazzi ad informarsi sul suo conto, e tutto sembrava al posto giusto, ma una strana sensazione l’aveva invasa non appena era entrata in quella casa poche ore prima.

“E’ davvero un piacere conoscerla Miss Forbs” disse il padrone di casa lasciandole la mano che non si era accorta era ancora nella sua “Spero di non avervi fatto sprecare tempo prezioso” concluse poi sorridendole dolcemente.

Dio! A Caroline era mancato il fiato quando lui le aveva sorriso... come aveva fatto a non notarlo per tutta la sera? Era molto più che bello, era affascinante, elegante tanto che nessun uomo nella sala poteva reggere il confronto, ne era sicura. Pensieri molto poco onorevoli e maliziosi le passarono per la testa, ma Caroline li scacciò velocemente, prima che il suo viso si colorasse di rosso per il calore che cominciava a sentire.

Caroline abbozzò un sorriso, ridendo civettuola e prendendo tempo per pensare e avere l’ultima parola.

“Non spreco mai il mio tempo, Signor Mikaelson… altrimenti mi sarei finta offesa alla prima provocazione e l’avrei ignorata andando dalla parte opposta dalla sala” disse melensa accompagnando le sue parole ad un enorme sorriso e portando il calice di champagne alla bocca per bagnarsi le labbra.

“Meglio così perché avrei odiato averla annoiata con la mia presenza”

Lei si umettò le labbra. Disagio? Si trovava davvero a disagio? Era il contrario solitamente, era lei a mettere in difficoltà gli uomini con cui parlava, invece questa volta l’uomo in questione era schifosamente gentile e cortese, a proprio agio con le sue battute velenose.

Stefan le chiese com'era andata la sua visita agli Hamptons di quella stessa mattina, e Caroline fu grata della leggerezza che prese la conversazione. Prese a parlare cercando di deviare i mille pensieri che le passavano per la testa riguardanti l'uomo che le era di fronte, che ne era quasi certa, non aveva perso una sola parola della conversazione. Continuarono a conversare e lei gli chiese educatamente cosa ne pensasse di New York.

Per tutta la durata della chiacchierata Caroline studio le parole e i movimenti del nuovo arrivato, cercando di non farsi distrarre dalle mille domande che gli frullavano in testa su di lui, o soprattutto dalla sua voce roca, da quello sguardo seducente, da quegli occhi che brillavano... e da qualsiasi altra cosa che catturava la sua attenzione. Poteva una donna intelligente e brillante come lei farsi confondere da un misero accento?! Ma non perse comunque il suo smalto: le sue battute taglienti le davano l'ultima parola, le sue idee libertine e spesso non condivise fecero da protagoniste, e il suo sarcasmo sagace la faceva essere al centro dell'attenzione, non nascondendo troppo le velate offese verso quella festa che proprio non le piaceva.

Ed ogni volta, quell'uomo che tanto la incuriosiva, se ne usciva con un gesto cortese, una frase a modo che le teneva testa, un sorriso che la faceva sciogliere. E questo le faceva brillare gli occhi di rabbia.

E poi in ultimo, quando lei pensò che stesse per andarsene visto l'insolito momento di silenzio che si era creato fra loro, lui la sorprese nuovamente con una galanteria di altri tempi.

“Mi concederebbe un ballo Miss Forbes?!” le disse tendendole elegantemente la mano “... la prego, non mordo mica!”.

Caroline notò una nota impaziente nella sua voce, che fosse davvero nervoso e timoroso di un suo rifiuto? Non aveva bisogno di guardarsi intorno per sapere che tutti gli occhi erano puntati su di loro. Era sicura che quella di ballare fosse una pessima idea, che sarebbe stata in trappola... ma rifiutare lì davanti a tutti, il padrone di casa per giunta, neanche lei poteva permetterselo. Non aveva scampo.

Tirò le labbra in un sorriso che sembrava sincero e delicata come una farfalla, appoggiò la sua mano sopra quella di lui, senza aggiungere altro e facendosi accompagnare al centro della sala.

Klaus da parte sua, non riuscì a contenere un sorriso sorpreso quando la vide accettare, sorriso che si trasformò subito in un ghigno soddisfatto. La guardava di sottecchi mentre camminava al suo fianco, si stava beando della sua presenza così vicina, e per quanto cercava di nascondere la sua soddisfazione quel ghigno tornava sempre sulle sue labbra.

Le fece fare una giravolta e lei si trovò fra le sue braccia con una mano stretta nella sua e l'altra appoggiata sulla sua spalla. Lui si stupì quando per quel breve istante in cui i loro occhi si incontrarono, lei abbassò subito lo sguardo imbarazzata... quasi non ci credeva, quella ragazza così sfrontata fino a poco fa, era in imbarazzo.

“Sono sicuro di averla già incontrata Miss Forbes” le disse in un soffio richiamando la sua attenzione “Le sembrerà una frase fatta per conversare, ma il suo volto mi è familiare!”

Lei lo guardò stranita. Sembrava davvero serio, ma quel ghigno costante sul suo volto la fece dubitare di nuovo.

“Eppure non ricordo e neanche immagino dove potrei averla incontrata prima d'ora, la sua è una bellezza che non si dimentica facilmente, mia cara!”

“Non capisco se è serio o meno Mister Mikaelson... si sta forse prendendo gioco di me?”

L'espressione allibita di Klaus al suo sarcasmo, le confermò che davvero lui fosse serio. Ovvio che aveva un volto familiare, era su ogni cartellone pubblicitario a New York e nei dintorni, era apparsa su riviste e quotidiani così tanto da aver perso il conto. C'era addirittura un'enorme locandina con tutta la sua figura all'entrata di Long Island, poco distante da quella tenuta!

“Certo che no Miss Forbes!”

Caroline si sentì ferita nell'orgoglio a quelle parole, lei era una diva, tutti la conoscevano, conoscevano il suo volto, la sua storia, il suo nome... come potava quell'uomo non sapere chi fosse?! Anche Stefan l'aveva presentata come una “stella” prima! Poteva sentire le sue guance arrossarsi sotto il fuoco in cui stava bruciando per lo sdegno.

“Ha già incontrato il mio volto Mr Mikaelson... ma non sarò io a dirle dove e semplificarle il compito di ricordare!” disse fredda, distogliendo lo sguardo da lui e guardando alle sue spalle.

Tutti la definivano una prima donna capricciosa e viziata... bene, si sarebbe comportata come tale, in quel momento.

Nicklaus sospirò a quell'atteggiamento. Poteva esserci donna più irritante e meravigliosa allo stesso tempo?

Continuarono a ballare in silenzio, sotto lo sguardo ferito di lui. Non lo faceva con malizia, sapeva che stava ferendo il suo amor proprio, ma davvero non riusciva a ricordare dove l'aveva già vista.

La sua mano poteva toccare la pelle nuda della sua schiena, accarezzarla nella sua lunghezza mentre la stringeva contro di lui per portarla con lui durante il ballo.

Caroline ritornò a guardarlo sostenendo i suoi occhi, quando lui la portò troppo vicina al suo corpo

“Per quanto non mi piaccia, è sempre un valzer Mister Mikaelson! Non dovrebbe tenermi così vicino”.

La voce decisa di lei, i suoi occhi vivi di rabbia, lo fecero sorridere e per tutta risposta la fece volteggiare di nuovo, facendola stringere ancora di più contro di lui.

“Perchè non le piace il valzer miss Forbes? Io trovo che sia un ballo che esprima sentimento, eleganza, la vera grazia di chi lo balla... non si può mentire mentre si balla, ne traspare la bellezza o al contrario l' inettitudine”

Caroline rimase per un attimo colpita da quelle parole, dalla loro veridicità, ma ammettere che lui aveva ragione era indiscutibile.

“Nel valzer le mani si stringono appena, ci sono distanze da mantenere... è la dama che in realtà guida i passi... non credo sia il nostro caso” gli fece notare lei con presunzione.

Lui sorrise a quella donna che non sapeva arrendersi, era strano ma quell'attrazione fisica che aveva sentito forte e potente dentro di lui appena l'aveva vista, stava diventando un'attrazione totale a lei.

“E poi credo che ci siano balli di gran lunga migliori in voga di questi tempi!” disse risoluta concludendo.

Per tutta risposta, lui sorrise furbo e l'attirò a se velocemente, facendola volteggiare, finendo per farla piegare verso il basso mentre lui le reggeva la schiena, e poi ricomporsi velocemente. Caroline soffocò un gridolino, quando si trovo di nuovo troppo vicino a lui, sbarrando gli occhi come unica disapprovazione alla sua risata genuina.

“Stia tranquilla Miss Forbes, nessuno ci ha visti! Se me lo permetterà un giorno le farò ballare il Charleston fino a farla svenire fra le mie braccia”

Lei sbuffò rumorosamente alla sua affermazione, tornando a guardare oltre la sua spalla.

Quando la canzone finì lei allentò la presa, ma Nicklaus la strinse più forte non lasciandola andare e trattenendola per un secondo ballo.

“Perchè tanta avversione contro di me tesoro?” chiese lui curioso “ci siamo conosciuti nemmeno un'ora fa, o almeno così credo, e già mi odia... eppure dovrei essere io a sentirmi offeso dal suo comportamento e dal suo sarcasmo inopportuno. Crede che sia uno stolto, mia cara, e che non mi sia accorto di tutte le frecciatine che mi ha lanciato per tutto il tempo o contro questa festa?”

Caroline poté leggere la sfida nei suoi occhi e senza nemmeno sorridere rispose “Sinceramente? Non credo che lei sia uno stolto, o almeno non completamente... trovo questa serata noiosa, c'è tutto quello che servirebbe per una festa fenomenale e invece siamo qui a ballare il valzer come vecchie coppie! Per non parlare che le donne hanno lavorato secoli per poter scoprire le ginocchia e le spalle e lei ordina un dress code che implica l'abito lungo per la serata! E infine, non mi piace che mi chiami “cara” o “tesoro” senza avere il diritto di farlo, non si dovrebbe permettere tale confidenza. Tutto qui Mr Mikaelson!” disse a testa alta. Avrebbe voluto aggiungere anche che lui non le piaceva, non le piaceva a pelle! Che l'aveva odiato dal primo momento che le aveva rivolto la parola con quel modo presuntuoso, che era sicura che stesse nascondendo qualcosa, che tutta quella gentilezza fosse solo falsità, che nessun uomo poteva resistere al suo odioso comportamento in modo così educato senza avere un altro fine, ma non era una stupida e prima di farsi dei nemici voleva conoscerli.

Klaus annuì. Si prese un attimo per rimandare indietro la rabbia che gli era salita dopo il tono presuntuoso di quella donna che aveva davanti. Sapeva che c'era dell'altro, per quanto capricciosa, il suo astio non poteva dipendere solo da quelle sciocchezze. Ma pensò anche che l'orgoglio ferito di una donna poteva essere un motivo veramente valido per quell'atteggiamento... e il fatto che lui non ricordasse dove l'avesse già incontrata non lo stava proprio aiutando.

“Apprezzo la sua sincerità Miss Forbes, è una dote che stimo molto nelle persone. Se posso permettermi questo vestito la rende la donna più che bella che abbia visto da molto tempo, e dubito che un altro abito, o più pelle scoperta, le renderebbe ugualmente giustizia, per quanto la sua bellezza trasparirebbe anche vestita con una tonaca da suora! Credo che ci siano serate che debbano essere svolte in un certo stile, con eleganza, e con la musica adatta per permettere la conversazione. Credo che il valzer sia il meraviglioso simbolo di un'epoca lontana, che sono abbastanza sicuro le sarebbe piaciuta, che permette di conversare durante tutta la sua durata e conoscere quindi la donna che ho scelto per ballare. Fra l'altro ho notato che lo balla divinamente... presumo quindi che non sia una principiante”.

In quel momento l'orchestra finì il suo pezzo e lui fermandosi con ancora lei fra le braccia concluse “in ultimo, mi dispiace ma non le chiederò scusa per averla chiamata “tesoro” o “cara”... è il mio modo di fare, di esprimermi, anche con chi non ho la confidenza di farlo... non chiamarla così sarebbe tradire il mio essere e io non voglio farlo. Può sentirsi onorata se vuole, non lo riservo a tutte” disse sorridendo malizioso.

“Spero che avremo l'occasione di passare del tempo insieme in futuro e di farle cambiare idea o di rimediare ai miei errori... è una ballerina magnifica e mi piacerebbe davvero avere l'occasione di ballare ancora insieme” disse riaccompagnandola al bordo della sala. Le prese la mano e vi poso un bacio leggero, guardandola negli occhi come un leone che guarda la sua preda, ma lo sguardo che lei gli riservò era esattamente bramoso quanto il suo.

Non si incontrarono più per tutto il resto della serata.

Klaus passò da una persona all'altra, poi ad un certo momento scomparve dall'attenzione di tutti, e mentre si ordinò mentalmente di osservare i suoi ospiti come si era riproposto, i suoi occhi corsero a cercare quell'esile figura.

Lei, Miss Caroline Forbes, non aveva detto una sola parola durante tutto il suo monologo, aveva mantenuto la stessa aria fiera e indifferente anche quando le aveva fatto complimenti che avrebbero fatto arrossire qualsiasi altra dama. Aveva la vaga idea che quella donna gli assomigliasse più di quanto voleva dimostrare. Non gli aveva rivolto parola, ma era sicuro che non l'avesse fatto perché ferita o a corto di parole, ma solo per metterlo in difficoltà, per vedere fin dove si sarebbe spinto da solo, per gioire nel saperlo a rimuginare sulla sua silenziosa reazione o su quell'incontro che lui non ricordava. Sorrise... era furba, doveva ammetterlo.

La osservò andarsene quando ormai la festa stava volgendo al termine. Non troppo presto, passando da maleducata, né troppo tardi passando per inappropriata. Non era una coincidenza, quella donna calcolava ogni cosa, ogni mossa.

Vide Stefan accompagnarla all'uscita, mettendole il soprabito di pelliccia bianca bene sopra le spalle e lei sorridendogli dolcemente per ringraziarlo e poi stringerlo in un abbraccio appena accennato. E proprio mentre varcava la porta, si girò un'ultima volta, alzando lo sguardo fiero nel punto esatto dove Klaus si trovava ad osservarla. Lui nascose il suo sconcerto a quel gesto. Come faceva a sapere dov'era? L'aveva osservato anche lei per tutto il tempo allora!

Lui ghignò alzando il bicchiere nella sua direzione, mentre lei gli sorrise soddisfatta per averlo sconcertato prima di voltarsi e andarsene.

Caroline Forbes gli aveva fatto perdere per pochi attimi la sicurezza di chi fosse il predatore e chi la preda.

 

 

****************angolo autrice:

Ben trovati e grazie per essere arrivate fin qui! Beh cominciamo con il primo capitolo! la storia ha preso finalmente il via in modo ufficiale, c'è stato l'icontro, o meglio lo scontro e io non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!! l'aria che tira, come forse qualcuno ha già capito dal banner e dalle somiglianze, è molto stile Great GAtsby, film e libro che adoro e che mi hanno ispirato! le vostre recensioni, i vostri commenti sono una gioia immensa e mi spronano tantissimo ad andare avanti e a sbrigarmi a pubblicare!! 

vorrei ringraziare chi ha messo la storia fra le preferite, seguite e ricordate, o me fra gli autori preferiti! ringraziare all'infinito chi ha dedicato tempo a recensire! grazie! a presto cari!!! ;)



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Capitolo 3
*** The Queen is here! ***


banner by sara forbes

Grazie a Sara Forbes per il banner! 


Prima della lettura vi consiglio vivamente di metter su l'intera colonna sonora del film "the great gatsby", ho scritto il capitolo immaginando la musica sotto!! ;)


CAPITOLO 2: The Queen is here!

Klaus entrò nella sontuosa hall del Royal Palace, un lussuoso hotel che si ergeva nell'Upper West Side di Manhattan. Fra il grigiore di quegli alti grattaceli, quell'enorme struttura di marmo bianco, mattoni rossi e vetrate altissime faceva da padrona, con quelli che Klaus aveva contato come più di cinquanta piani, e splendeva nella già luminosa notte della Grande Mela. Le lettere dorate, ma sobrie che componevano “Royal Palace” erano ovunque, dalle vetrine sulla strada, alle enormi insegne che sovrastavano su ogni facciata dell'edificio, un altro ulteriore simbolo della sua grandiosità.

L'ibrido era incantato dalla magnificenza di quel palazzo, e ironicamente pensò che se New York avesse avuto un vero re, avrebbe sicuramente abitato lì... in una residenza che avrebbe rispecchiato lo splendore del suo sovrano proprio nel centro della vita mondana di Manhattan... il suo nome non avrebbe potuto essere un altro.

La misteriosa festa a cui era stato invitato quella sera, l'aveva incuriosito come mai nessun evento era riuscito a farlo precedentemente, tanto che non era nemmeno sicuro di trovarsi nel posto giusto. Quando una minuta ragazza in divisa verde prese il suo soprabito chiedendogli il nome, era quasi sicuro di aver fatto una deduzione sbagliata quella sera, ma poi un sorriso ammiccante richiamò la sua attenzione.

“Mr Mikaelson! Avevo il terrore che per qualche motivo non avremmo goduto della sua presenza stasera!”

“Miss Young! Non avrei mai perso l'occasione per rivederla!” disse lui baciando la mano alla giovane che gli era andata in contro.

“Ci penso io a lui” disse April velocemente ad una donna alle sue spalle che doveva avere il compito di accompagnare gli ospiti, poi tornando a sorridere all'uomo di fronte a lui chiese civettuola “Posso avere l'onore di accompagnarla?”

“Con molto piacere!”

Klaus guardò la donna aggrappata al suo braccio, muoversi sinuosamente nel suo abito di lustrini azzurro chiaro così simile ai suoi occhi... era piacevolmente frizzante “Anche se sono più che sicura che sia superfluo, devo chiederle la parola d'ordine Mr Mikaelson... è solo una formalità per prendere parte alla festa” disse la giovane intimidita scusandosi con lo sguardo, mentre ancora stavano camminando.

L'ibrido ghignò a quella richiesta, notando un lampo di paura passare negli occhi cristallini della ragazza “E se non fossi riuscito a scoprirla?”

April arrestò la sua camminata e Klaus poté vederla vacillare, proprio come al loro primo incontro, non sapendo come comportarsi. Aveva giocato con lei fino a sfinirla il giorno precedente e sembrava non avere ancora finito.

********************************************************************************

Quando la cameriera gli aveva detto che una giovane donna lo stava aspettando al suo rientro a casa, Klaus rimase sorpreso. Erano solo due giorni che era in quella città, aveva poche conoscenze e non immaginava proprio chi potesse fargli visita.

Posso aiutarla Miss..?”

April Young, lieta di fare la sua conoscenza Mr Mikaelson. Spero di non averla disturbata. Le ruberò solo pochi momenti...”

Parlava decisamente troppo la ragazzina. Aveva smesso di starla a sentire dopo il primo minuto, continuava solo a sorriderle cordialmente annuendo, mentre osservava di nascosto quel corpo fasciato in un elegante abito da giorno rosa che metteva in risalto le prosperose forme della ragazza. Carina, molto carina, ma continuava a parlare decisamente troppo... e la sua voce era troppo atona, non l'avrebbe tollerata ancora per molto.

Poi finalmente arrivò al punto della sua visita e tirò fuori dalla borsetta una busta bianca che gli porse attendendo una risposta da parte dell’ibrido, risposta che però non sembrava arrivare.

Prese la busta e la aprì notando il suo nome scritto in una bella ed elegante calligrafia, di una donna sicuramente si disse, incominciando a leggere il biglietto... ma più le parole scorrevano sul foglio, più la sua rabbia sembrava aumentare.

Miss Young, lei non mi conosce, ma mi creda quando le dico che se esce da qui come vi è entrata oggi è solo perché una ragazza così carina merita una seconda possibilità... non giochi con me, non sono il tipo a cui fare certi scherzi” le disse furioso gettando la busta a terra e voltandole le spalle per andarsene “la prossima volta non avrò tanta pazienza!”

Signor Mikaelson la prego aspetti” disse la ragazza allarmata raccogliendo la busta e andandogli dietro “Non è affatto uno scherzo, non mi stava ascoltando?” ma vedendo la rabbia nei suoi occhi continuò veloce “O forse sono io a non essermi spiegata bene! Anzi ne sono certa! Sono così distratta a volte!”

Vedendolo restare in silenzio, April continuò prima che la cacciasse di casa “il biglietto” disse porgendoglielo di nuovo “è in codice! È un invito, un invito esclusivo ad una festa segreta. Ogni invito è consegnato a mano, privatamente da persone di fiducia, e se per caso dovesse cadere nelle mani sbagliate, chi lo leggerebbe non saprebbe che farsene e sarebbe inutile. La prima riga è il tema, l'evento, o il motivo della festa, e al tempo stesso la parola d'ordine per accedere. La seconda è il luogo dove si svolgerà. Giorno e orario sono in terza riga. Non è uno scherzo, mi creda. In basso a destra c'è lo stemma della famiglia o le iniziali di chi dà la festa”

Klaus guardò il biglietto, lesse ancora la sequenza di parole che andavano a formare una filastrocca senza senso, con numeri e simboli che andavano a sostituire le lettere in qualche punto.

La persona per cui lavoro ha mandato me e non un semplice fattorino perché voleva essere sicura che le spiegassi come decodificare queste parole così da partecipare alla festa”

Sempre restando in silenzio rilesse nuovamente il biglietto, mentre la sua mente cominciava già a capire quel contorto meccanismo di occultazione. Corse poi a leggere la “firma” del mittente, ma non aveva proprio idea di chi fosse C.E.L.

C'è una nota per lei sul retro” disse ancora intimidita April. Lui alzò lo sguardo veloce per tornare subito al biglietto. Diceva solamente 'Spero di avere il piacere di ballare ancora insieme Mr Mikaelson'

Non so chi sia ad invitarm,i ma deduco sia una lei... non credo di dover ballare con un uomo almeno!”

Lei sorrise, solo un po' più rilassata “Credo che se Mrs C. avesse voluto farsi riconoscere, avrebbe aggiunto il suo nome insieme alla nota... quindi penso che dovrò continuare a chiamarla Mrs C. in sua presenza!”

Klaus ci penso un attimo. Spero di avere il piacere di ballare ancora insieme. Quindi doveva aver già ballato con questa donna, sicuramente alla festa data a casa sua al suo arrivo visto che non aveva più ballato da allora. Passò una ad una le donne con cui aveva ballato quella sera nella sua testa, cercando di ricordare il loro nomi, e anche quando i suoi pensieri si persero al ricordo del ballo con quella ballerina tanto arrogante quanto affascinante, si rese conto che c'era solo una donna che poteva aver mandato l'invito.

Carol qualcosa Lockwood... ho già ballato con lei e le sue iniziali coincidono” disse amareggiato.

April scoppio in una genuina risata “Forse! Non posso dire niente, mi dispiace” e nonostante le molte insistenze di Klaus, che la giovane aveva piacevolmente apprezzato, non riuscì a sapere nulla di più.

Signor Mikaelson lei gioca sporco!” disse quando con un gesto inconsueto Klaus la prese a braccetto portandola a sedere nel salottino antistante “Sa bene come far cedere una ragazza, quindi prima che possa mettermi nei guai lasci che lei spieghi il codice e me ne vada”

Non voglio sapere il codice, ho già capito il sistema... mi dica di più della festa” disse lui prendendo posto e allungando il braccio sullo schienale dietro la ragazza, così che le sue dita le sfioravano la schiena.

La prego mi lasci aiutarla! Non posso correre il rischio che lei sbagli o...”

Non sbaglio mai, miss Young! Perché c'è tanto mistero intorno a questa festa?” insistette lui.

Non posso dirle molto” disse abbassando lo sguardo.

Miss Young... lei mi sta torturando! Non crede che ormai possiamo darci del tu e chiamarci per nome? Mi trovo così a mio agio che mi sembra di conoscerla da sempre” le disse sorridendo e alzandole il mento con due dita in modo da guardarla negli occhi.

Certo...April andrà benissimo!” disse ritrovando un po' della sua grinta spinta dall'atteggiamento lascivo di lui “Non posso dire molto sulla serata. La festa è segreta per via del proibizionismo, lì ogni eccesso è concesso, ma non tutti posso partecipare. Solo i membri del Cercle d'Elitè e chi è loro vicino partecipano, bisogna essere invitati”

Cos'è il Cercle d'Elitè?” chiese serio e curioso Klaus

Sono gli Eletti... o meglio loro si fanno chiamare così... sono i personaggi più in vista e importanti della città, e le persone che gli sono vicine. Il loro circolo è composto da cinque membri, ma nessuno a parte i medesimi membri sa chi ne fa parte. Loro... controllano la città, muovono tutto, e si confondono fra tutta l'elitè che si sono creati intorno”

Ed io cosa centro? Non ne ero nemmeno a conoscenza fino ad ora”

A quanto pare pensano che Nicklaus Mikaelson sia degno di farne parte. Si è parlato molto al tuo arrivo in città e della tua festa. Domani sarà una prova, una specie di serata di iniziazione, se tutti i membri ti riterranno degno entrerai a far parte del circolo e serate come queste saranno quotidianità! Sarà chiaro se riceverai un altro invito entro pochi giorni... Ma forse questo non dovresti saperlo...” disse lei mortificata.

Puoi star tranquilla mia piccola April, il tuo segreto è al sicuro con me” disse avvicinandosi per sussurrarle all'orecchio.

Lei annuì mesta mentre deglutì faticosamente, sapendo di aver detto troppo. Eppure era stato così facile lasciarsi andare con lui.

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“Fuoco e ghiaccio” le mormorò lui all'orecchio provocandole brividi di piacere. L'aveva vista sbiancare vistosamente e aveva sentito il suo cuore perdere un battito, nei pochi secondi di silenzio, per la paura che non avesse portato a termine il suo facile compito. Adorava giocare in quel modo.

Lei gli sorrise rassicurata “Andiamo allora, la festa ci aspetta”

Salirono in uno dei tanti ascensori e April inserì una chiave dopo aver premuto l'ultimo piano, rimettendola subito nella sua pochette. Tutto aveva pensato, tranne che la festa fosse in una camera d'hotel.

(Vi consiglio l’ascolto di “A little party never killed nobody”)

Quando le porte dell'ascensore si aprirono, un vortice di colori musica e profumi lo avvolse, rapendolo completamene.

Quello che credeva essere l'attico di un grande hotel, era una vera e propria reggia fra grattaceli di New York.

L'immensa sala su cui si erano aperte le porte dell'ascensore era gremita di persone che ballavano al ritmo assordante di una musica ritmata e caotica, di uno swing mai sentito prima, e ballavano ovunque... dalle scale alle larghe balaustre del secondo piano, dai tavoli ai davanzali delle finestre... letteralmente in ogni angolo della grande stanza.

Bellissime donne riflettevano la luce dei tanti lampadari in cristallo con i loro vestiti... giovani e avvenenti, e donne di una bellezza ormai sfiorita ma ancora cariche del loro fascino, giravano intorno a vecchi uomini d'affari, gangster, attori del cinema e ragazzi che da poco avevano aveva passato la pubertà... produttori e attrici di Broadway, modelle e artisti contemporanei, alte cariche dell'esercito, politici in vista: era sicuro di non averli mai visti tutti insieme alla stessa festa, bere e divertirsi in quel modo.

Chiunque ne fosse l'artefice, aveva potere... e già la sua stima.

Nicklaus entrò nella stanza sempre con April al suo braccio a guidarlo, nessuno lo aveva notato, in quel momento era uno come tanti altri a quella festa, e approfittò del momento per scrutare ogni cosa accadeva intorno a lui.

Mentre beveva lo champagne che gli era stato offerto, attraversò la sala... un giovane cantante in frac si muoveva al ritmo della sua voce dal centro della stanza, dietro di lui ugualmente a tempo, tre bellissime donne dalla pelle lattea raggiungevano note mai sentite, mentre una orchestra di sei o sette elementi riusciva a ancheggiare e suonare nello stesso momento. Avvenenti e prosperose cameriere servivano da bere in corti abiti di pizzo rosso, guidate dal barman in smoking bianco all'angolo del bar, destreggiandosi con abilità fra le seducenti ballerine che ballavano dietro enormi ventagli di piume candide, o fra le circensi che scendevano dal soffitto attaccate a corde di seta.

April lo portò alla fine del salone dove le ampie vetrate si aprivano su un'enorme spazio aperto che poteva considerarsi un giardino, se non fosse che erano all’ultimo piano. La festa continuava all'esterno ancora più grintosa, con un'altra cantante dalla pelle d'alabastro che cantava una melodia jazz e una piscina traboccante di ospiti, più o meno vestiti.

Tende e fasci di seta rossa e bianca correvano in tutta la grandezza della casa, milioni di candele disseminate, sculture di ghiaccio grandi quanto persone, e cristalli che scendevano ovunque, ricordarono a Klaus il tema della festa e come lui nel suo smoking grigio ghiaccio, tutto il resto degli ospiti aveva optato per indossare quelle sfumature, in un vivace turbinio di colori.

“Le feste di Miss C. sono le migliori, non crede?” chiese April notando lo sguardo soddisfatto dell'uomo accanto a lei.

“Impressionanti direi”

“Il party di questa sera è il più atteso della stagione... è l'ultimo dell'inverno e apre le porte alla calda stagione e a tutto quello che ne consegue! C'è chi ucciderebbe per essere al nostro posto!”

“Mi sembra da maleducati non salutare i propri ospiti... dov'è la tua Mrs C. April?”

“Arriverà a breve... le piace assicurarsi che sia tutto apposto prima di scendere a divertirsi!”

Lui annuì portandosi alla bocca il suo bicchiere. Cominciò a guardarsi in giro, c'erano molte facce note che aveva già conosciuto alla sua festa o nei due giorni seguenti, infondo non aveva fatto altro che accettare inviti stringendo mani tutto il giorno. Ma dei Lockwood non c'era traccia, che si fosse sbagliato?!

“Devo occuparmi di un paio di cose... spero di poter ballare anch'io con lei Mr Mikaelson” disse April riprendendo un tono formale per non dare alito alle malelingue.

“Quando vuole miss Young!” disse baciandole la mano e tornando poi al salone mentre lei si affrettava verso il bar.

Con una mano in tasca e l'altra che sorreggeva il flute, Nicklaus girovagava per la festa sentendo gli occhi di molti puntati sulla schiena. Era straordinaria. Semplicemente straordinaria. Aveva dato milioni di feste nella sua vita, negli ultimi anni aveva osato con gli sfarzi e gli eccessi, ma nessuna festa sua o della sua famiglia poteva reggere il confronto con quella serata. Era New Orleans ad essere diversa da New York... Nola era come una donna che per quanto si lasciasse andare manteneva sempre la sua eleganza e la sua sobrietà, dove tutto per quanto diverso era in equilibrio e per questo bellissima e affascinante. Manhattan era una bellissima giovane appena sbocciata che sprizzava freschezza e vivacità, una ragazzina spregiudicata e imprudente a cui non importa nulla di cosa gli altri pensassero e che si lasciava andare a tutto quello che gli veniva in mente, che eccedeva in tutto quello che faceva... era impossibile non esserne attratti, era impossibile non amarla. E l'anima di quella festa era la stessa di quella della città.

 

Nicklaus sentì come un brivido attraversargli la schiena. Forse era il suo sesto senso o forse era il destino che lo stava spingendo a trovare la sua strada, ma qualcosa lo fece voltare per cercare cosa gli avesse fatto venire quei brividi.

Ragazze che sghignazzavano guardandolo, un paio di uomini che gli alzarono il calice salutandolo, una ballerina che gli ammiccava, ma c'era qualcos'altro.

Continuò a cercare con lo sguardo, correndo per le scale e seguendo la balconata che si affacciava sulla sala sottostante e lì, mescolata agli altri ospiti con le mani appoggiate al marmo bianco del corrimano, c'era “lei” che sorrideva soddisfatta incontrando il suo sguardo, fasciata in un abito rosso fuoco che brillava ad ogni suo movimento sinuoso. Un nuovo brivido gli salì lungo la spina dorsale, costringendolo a deglutire prima di sfoggiare il suo solito ghigno intraprendente solo per lei.

Notò qualcuno di familiare muoversi animatamente dietro di lei... la piccola April le stava raccontando qualcosa ma non riuscì proprio a sentire nulla per via della musica. C'era qualcosa di strano in quella scena, non sembrava una conversazione amichevole... perché era solo la ragazzina a parlare? Lei non faceva altro che annuire guardando la sala sotto di loro, soffermandosi con lo sguardo su qualche persona ogni tanto. Quando i suoi occhi azzurri tornarono ad incontrare quelli di Klaus, lei disse poche parole alla giovane dietro di lei senza nemmeno guardarla e poi quest'ultima se ne andò veloce, come se dovesse seguire un ordine.

Il suo ghignò si allargò quando la sua mente mise insieme tutti i pezzi del puzzle... Miss C., un ballo insieme, April che annuiva obbediente... come aveva fatto a non pensarci prima? Solo una donna come lei, che era riuscita ad affascinarlo tanto in una solo serata, poteva essere capace di un evento simile. Un momento dopo quella rivelazione, lei si voltò verso i suoi ospiti e sparì fra loro.

Klaus andò dal barman e ordinò un bourbon, aveva bisogno di qualcosa che non fosse troppo dolce e frizzante, e mentre stava prendendo il suo bicchiere, una presenza familiare gli si affiancò ordinando lo stesso.

“Non riesco a capire perché non mi hai detto che saresti stato qui anche tu” disse Klaus risentito.

“Non prendertela vecchio mio! Ho solo assecondato la padrona di casa... non so a che gioco stiate giocando voi due, ma voglio rimanerne fuori! Ti stavo tenendo d'occhio, ce ne hai messo di tempo a collegare i pezzi!” disse Stefan fra il divertito e il risoluto.

Nicklaus scoppiò in una risata sincera... anche lui avrebbe tanto voluto sapere che diavolo stava combinando con quella donna.

“Ti chiedo solo una cosa, in nome della nostra amicizia... non farle del male! Nel vero senso della parola... non farle del male!” disse serio Stefan “Lei è la mia famiglia. Non ho più nessun altro ormai”

Nicklaus avrebbe tanto voluto approfondire quelle parole, sapere cos'era successo ai tanto affiatati Salvatore, ma aveva qualcos'altro più importate da dire “Hai me Stefan... e mi avrai per sempre intorno amico mio, sono immortale ricordi?”

“Tu arrivi all'improvviso e te ne vai allo stesso modo Klaus... non sei proprio uno su cui si possa fare affidamento!” disse mesto bevendo il liquore ambrato tutto d'un fiato “Sei come un fratello per me lo sai...”

“Ci siamo incontrati quando entrambi siamo stati traditi dai nostri fratelli...”

“Caroline è come noi” disse interrompendolo “è stata tradita dalla sua famiglia più volte di quante se ne possano contare, è una combattente... solo non merita di soffrire ancora”

Klaus rifletté sulle parole del suo amico mentre quest'ultimo si diresse sicuro verso uno dei balconi per sentire il fresco della notte sulla pelle e sfuggire per qualche momento al frastuono della festa.

“Lei... mi affascina” disse semplicemente Klaus “Non è solo attrazione fisica, c'è qualcos'altro...”

“L'ho visto, chiaramente aggiungerei” disse sarcastico Stefan

“Il suo invito mi ha sorpreso stasera... pensavo mi odiasse”

“Conosco Caroline da dieci anni ormai... non cercare di capirla, non puoi riuscirci vecchio mio!” disse Stefan scuotendo la testa divertito.

“Le piace giocare col fuoco e non ha paura di bruciarsi. Potrebbe essere un bel passatempo finché sono qui”

“Oh! Ecco allora dove si sono nascosti gli scapoli d'oro di questa città!” entrambi si voltarono alla voce frizzante di April dietro di loro.

“April! Sei uno splendore...”

“Grazie... ma lascia perdere i complimenti... la padrona di casa ti sta cercando Stefan e lei Nicklaus mi ha promesso un ballo!”

 

Caroline di mescolava fra la folla dei suoi ospiti, brindando alzando il calice con chi incontrava sulla sua strada e scambiando pochi convenevoli. Aveva preferito sparire non appena ne aveva avuto l'occasione, voleva mantenere il controllo di quel gioco di potere che si era creato e tenere tutto sotto controllo, come suo solito.

Lo aveva visto allontanarsi con Stefan verso il balcone e poco dopo April raggiungerli, forse un po' troppo su di giri. Sorrise alzando gli occhi al cielo pensando che qualcuno si era preso una bella cotta per il nuovo arrivato dall'accento affascinante. Seguendolo sempre con la coda dell'occhio, si diresse verso il bar dove trovò un vecchio amico dal caldo sorriso ad accoglierla.

“Ti vedo nervosa Care... qualcosa ti preoccupa?”

“Matt... solo tu riesci a leggermi come un libro aperto!” disse facendosi avvolgere da un tenero abbraccio “Sono solo preoccupata per April... credo che abbia esagerato con lo champagne e sia un po' troppo su di giri” disse sperando di essere stata convincente. Era Lui ad renderla terribilmente nervosa, e non riuscire a spiegarsi il motivo di quella sensazione, la faceva stare peggio.

“Ci penso io, l'accompagnerò a casa e la metterò a dormire personalmente!”

“Se fosse stato un altro a dirlo, mi sarei preoccupata, ma come posso non fidarmi di te?!” disse lei teneramente, volgendo appena lo sguardo sulla ragazza e sul suo cavaliere per il ballo... Maledizione! Stavano ballando insieme, lui le stava facendo ballare il charleston. Era bravo, come immaginava. Durante il loro ultimo ballo, non poté fare a meno di notare quanto fosse attento nei movimenti, seguisse la musica e sapesse portarla come mai nessun altro aveva fatto in un valzer... figurarsi in un charleston!

Matt seguì il suo sguardo e prendendole la mano la portò con sé “Vuole forse ballare Miss Forbs?”

Caroline scoppiò a ridere per il tono formale e entusiasta accettò l'invito, portandosi dalla parte opposta a 'lui' della sala... non sia mai che senza accorgersene gli avesse pestato un piede.

Le sembrarono passati solo pochi minuti da quando iniziò a ballare, ma quando sentì i rintocchi del pendolo sovrastare la musica, capì invece che era passata più di un'ora e conoscendo bene il suo singer man, sapeva che quando la canzone avrebbe finito, l'orchestra avrebbe strimpellato i primi accordi di una romantica canzone jazz, per quello che a lui piaceva presentare come il ballo di mezzanotte.

Riuscì appena a sentire l'ultima nota svanire che una voce roca e già familiare la raggiunse dietro di lei.

“Posso rubarle la dama, amico mio?”

Matt gli cedette la sua mano ingenuamente, dicendole che avrebbe approfittato per cercare April, lasciandola in balia di quegli eventi fuori dal suo controllo.

Il suo sguardo duro incontro quello dolce di lui che la stava aspettando, sorridendo appena in attesa di un suo gesto.

“Avanti... un solo ballo! Non mordo, promesso” le venne da ridere sentendo nuovamente quella frase, così simile a quella di poche sere prima. Forse non mordeva, ma era sicura che in qualche modo si sarebbe ferita, ballo dopo ballo.

Lei strinse la mano nella sua e si avvicinò a lui appoggiando anche l'altra mano alle sue spalle “Non sono un oggetto senza una volontà Signor Mikaelson, avrebbe dovuto chiedere a me se volevo ballare”

“Se l'avessi fatto, mi sarei perso questo suo adorabile temperamento” disse lui sorridendo più apertamente in risposta al suo sguardo stizzito “Sto solo mantenendo la mia parola... ricorda? Le avevo detto che se me lo avesse permesso l'avrei fatta ballare fino a svenire... perché non stasera?!”

“Potrei sopportare un ballo, non di più!”

“Eppure nel suo biglietto sperava di poter ancora ballare con me, deduco che deve esserle piaciuto l'ultima volta”

“Era solo cortesia, nulla di più” disse sorridendo falsamente di proposito.

Lui sospirò, ridendo colpito da quel suo spirito combattivo. Era sicuro di non sbagliare con quel chiaro riferimento al biglietto... era certo che c'era lei dietro tutto e la sua risposta glielo aveva appena confermato.

 

“Quando ha capito che c'ero io dietro quell'invito?” chiese curiosa Caroline notando il riferimento alla sua nota.

“Soltanto poco fa, mia cara, mentre commissionava la piccola Miss Young. Le iniziali sul biglietto mi hanno tratto in inganno, ho pensato a tutt'altra persona... ma non appena l'ho vista indaffarata a far funzionare il tutto ogni tassello ha trovato il suo posto”

“Sono una perfezionista, non lascio nulla al caso” disse Caroline, come se volesse giustificare il suo comportamento.

“La definirei più una maniaca del controllo, tesoro...” disse guadagnandosi un'occhiata truce dalla donna “ma questa festa è incredibile, giustificherei anche il più ossessivo dei comportamenti... non ho mai visto niente di simile in tutta la mia vita, davvero. E la rispecchia molto oserei dire, se mi permette nonostante la poca conoscenza che ho di lei... ma tutto qui è vivace e brioso, luminoso e caldo, restando comunque elegante e accurato”

“Mi piacciono i complimenti, Mr Mikaelson, ma credo che lei mi stia elogiando più del dovuto e credo che lo faccia per un secondo fine” disse lei scaltra.

“Le do quello che si merita, nulla di più... se comunque volesse organizzare una festa in una location diversa, la mia casa negli Hampton è a sua disposizione e io ne sarei entusiasta” disse sorridendo sornione Klaus.

“Casa mia è il luogo che preferisco per le mie feste, ma ci penserò... la sua casa ha un grande potenziale, che a quanto pare lei non sa cogliere” disse civettuola sbattendo gli occhi, dopo la sua frecciatina.

Lui sorrise arrendevole “Devo confessarle che ho capito solo adesso il motivo del suo invito” disse sospirando “Si sta facendo beffa di me, non è vero tesoro? Vuole mostrarmi come si organizza una vera festa in stile New York City e come ci si diverte secondo lei... E vuole che ammetta che la sua festa è migliore della mia”

“Credo di aver raggiunto il mio scopo dati i complimenti di poco fa”

“Mi ha invitato solo per questo?”

“Perchè altrimenti?”

“Magari trova piacevole la mia compagnia... magari le serviva una scusa per rivedermi... magari voleva delle scuse per non averla riconosciuta come merita...”

Caroline sentì le guance imporporarsi alle sue supposizioni, ma sentendo le ultime parole l'imbarazzo lasciò il posto alla meraviglia sul suo viso.

“Sono solo un pover uomo che non legge la pagina dello spettacolo del Times, e che non avrebbe mai voluto sminuirla o umiliarla... le sto facendo le mie scuse Miss Forbes” sussurrò all'orecchio avvicinandosi a lei e facendole poi fare una giravolta per farla tornare a stringersi di più contro di lui.

“E lo ha scoperto da solo o ha chiesto in giro dopo il nostro ultimo incontro?” disse lei con un pizzico di arroganza tornando la donna impassibile di poco prima.

Lui sorrise sconfitto, scoperto dalla sua perspicacia.

“Ho chiesto di lei ad un amico e in risposta mi ha dato il giornale del giorno, ha aperto la pagina dell'intrattenimento e si parlava della mia festa, ma c'era un intero paragrafo dedicato a lei mia cara e una foto che non le rendeva giustizia. Solo allora mi sono accorto che la città è tappezzata di poster del suo viso... chiedere in giro era diventato un dovere oramai”

“Mi sorprende che Mr Salvatore non le abbia spifferato tutto alla prima domanda”

“Stefan si è divertito molto a mie spese, mentre mi guardava passare le pene dell'inferno” disse sorpreso ancora una volta dell'accortezza di Caroline “Spero di poter avere l'onore di farmi perdonare per la mia mancanza... magari potrei invitarla a cena una sera... so essere molto convincente, potrei stupirla!”

Caroline alzò un sopracciglio poco convinta ma prima che potesse parlare, lui riprese “Non vorrei recarle fastidio ballando l'ennesima volta con lei” disse lasciandola andare lentamente, figurarsi che lei non si era nemmeno accorta che la musica aveva cambiato genere, assorta nella conversazione “Ho già molto da farmi assolvere”

“Può cominciare prendendomi da bere” disse lei frivola allontanandosi svelta.

Klaus, seppur  meravigliato dal suo invito a passare altro tempo insieme si sbrigò a raggiungerla a bordo piscina con una bottiglia di champagne per entrambi.

“Mi piace fare le cose in grande” le disse mostrando la bottiglia non ancora aperta e due calici, facendola sorridere piacevolmente sorpresa

“L'ultima volta mi sono completamene sbagliato” disse Klaus e lei corrucciò la fronte in risposta “Le avevo detto che non avrebbe potuto essere più bella quella sera... è evidente che ero in errore. Il rosso è decisamente il suo colore, la rende viva come il fuoco che ha dentro, la valorizza in maniera eccelsa... non mi ricredo spesso delle mie convinzioni, ma riconosco i miei errori... questa sera è veramente la donna più bella che abbia mai visto” disse serio guardandola negli occhi, dopo aver aperto con tocco leggerò la bottiglia.

Caroline era rapita da quello sguardo, non c'era traccia di scherno o sarcasmo in quegli occhi e in quella voce, ma le era così difficile credere a quelle parole dette con così tanta sincerità e passione, e la confusione che provava le faceva terribilmente paura.

“Grazie” disse semplicemente.

Si godettero qualche secondo di silenzio, mentre lui versava da bere ad entrambi, contemplando l'atmosfera magica e spumeggiante di quella festa fra i grattaceli.

Caroline incominciò dopo qualche minuto a camminare, spostandosi dove c'era meno gente, verso i margini del tetto, appoggiandosi con le braccia al parapetto e guardando la città sotto di loro.

“Cosa ha scoperto su di me allora?” disse continuando a guardare di fronte a se.

“Non molto in realtà... questa mattina sono andato alla sede del Times per incontrare il giornalista che aveva scritto l'articolo personalmente” lei alzò gli occhi al cielo a quella rivelazione, non credeva che sarebbe arrivato a tanto!  “ma quando ha iniziato a parlarmi della vita di Caroline Forbes, non ho potuto non pensare a quanto mi sarebbe piaciuto che fosse lei in persona a raccontarmela e non un giovane scrittore che scrive solo per vendere articoli, senza nemmeno sapere chi lei sia veramente. Così me sono andato, sperando di avere presto un'occasione per rivederla e avere la mia possibilità... ed eccoci qua. Credo si possa chiamare destino” disse lui alzando gli occhi dritti nei suoi.

“E se io non volessi raccontarle la mia vita?”

“Sono un uomo paziente, aspetterò”

Caroline rimase colpita dal suo imperterrito sorriso. Non si scoraggiava mai quell'uomo, era sempre pronto a rialzarsi dopo essere stato abbattuto, più forte di prima! Avrebbe voluto avere anche lei quella perseveranza, invece della sua impazienza!

“Solo una cosa non mi è chiara... perché ha usato un nome falso per invitarmi alla festa? Credeva che non avrei accettato se avessi saputo che era lei l'artefice di tutto? Miss Young mi è parsa sorpresa quando ha capito che non sapevo chi fosse C. E. L. Perché?” questa volta fu Caroline a sorridere. Era talmente famosa a New York che tutti rispondevano al suo posto alle sue domande, per una volta era bello essere per qualcuno una donna qualunque.

“Non ho usato un nome falso, non ne avevo motivo. Stefan mi ha presentato come Caroline Forbes perché è così che tutti mi conoscono, è il nome con cui sono diventata famosa e con cui mi piace che la gente mi ricordi, ma come tutte le donne quando mi sono sposata ho adottato il nome di mio marito... Caroline Lockwood” disse lei sorridendo triste.

Klaus avvertì un nodo alla gola quando lei disse “sposata”. Allora esisteva un uomo baciato dalla fortuna che aveva avuto la grazia di chiamarla “sua”.

“Veramente non ho pensato a questa incomprensione quando le ho mandato l'invito, me ne sono resa conto solo quando April mi ha raccontato del vostro incontro. Non ne era mia intenzione”

“E se posso permettermi, dov'è suo marito stasera? Vorrei fare la sua conoscenza”

“Tyler non partecipa mai alle mie feste” disse mestamente Caroline “Non ama la mondanità come me”

Lui annuì, con le labbra strette questa volta, nessun sorriso ad imbellirgli il viso. Caroline percepì l'aria farsi pesante, un silenzio imbarazzante calò fra loro e come risvegliata da un sonno improvvisamente si ricordò che lui non le piaceva, che non si fidava di quell'uomo che riusciva a distrarla con belle parole e modi gentili, e avrebbe voluto prendersi a schiaffi per il tono dispiaciuto che aveva usato e per essersi lasciata distrarre... doveva stare attenta, doveva dirigere quel gioco, doveva tenere tutto sotto controllo costantemente, aveva un suo piano quella sera e in un modo o nell'altro l'avrebbe portato a termine.

“Ha intenzione di farmi ubriacare per scoprire tutto su di me, Mr Mikaelson?” disse indicandogli la bottiglia di champagne che teneva in mano, riprendendo il suo tono civettuolo.

“Conosco altri modi per far parlare una donna, mia cara” disse sicuro di se, togliendole di mano il calice per appoggiarlo lì vicino. Lei lo lasciò fare e impassibile lo guardò avvicinarsi a lei, intrappolarla con il suo corpo contro la ringhiera. Poteva sentire il calore del suo corpo fra la brezza fresca della sera, e le sue mani erano così vicine da sfiorare le sue braccia. Pensò che aveva un buon odore, di fresco e amaro allo stesso tempo e per la prima volta i loro occhi, gli uni negli altri, erano davvero così vicini da poter scorgere ogni sfumatura delle iridi.

“E se non fossi interessata a questi modi?” disse lei sarcastica, cercando di controllare i brividi che la sua vicinanza le provocavano.

Klaus si lasciò scappare una risata bassa e un sospiro di rassegnazione a quelle parole... era più difficile di quanto potesse immaginare.

“Ricominciamo da capo” disse allontanandosi di qualche passo da lei, dandole il suo spazio “dimentichi ogni cosa, la prego! Il nostro primo incontro, le mie parole, ogni cosa che ho fatto e detto... lasci da parte l'odio, la rabbia, qualsiasi cosa provi contro di me!” lei alzò un sopracciglio sorpresa “questa è la prima volta che mi vede, lei è qui da sola a bere il suo champagne e io vengo per presentarmi, perché è il momento che aspetto da tutta la sera, perché non so a chi rivolgermi per una presentazione ufficiale, perché lei è talmente bella che non posso andarmene senza sapere il suo nome” le disse sorridendo sinceramente esausto e disperato.

 Caroline cerco di cacciare indietro la piacevole sensazione che quelle parole piene di speranza e passione le davano, ma lui continuò ancora facendole un veloce inchino prima di prenderle la mano e posarci le labbra per un bacio tanto fugace quanto delicato “Buona sera, lei deve essere la padrona di casa, le faccio i miei omaggi è una bellissima festa e la ringrazio per l'invito. Miss Caroline Forbes se non sbaglio?! Credo di non aver mai incontrato donna più bella! Mi permetta, sono...”

Caroline tolse la mano dalla sua stretta, spazientita dai suoi giochetti, riprendendo il controllo di se stessa prima di perderlo del tutto.

“Lei è Nicklaus Mikaelson, the king of New Orleans! è così che la chiamano, giusto?” disse sprezzante “ho sentito molto parlare di lei, Mr Mikaelson. Non c'è foglia che cada o vento che soffi senza il suo permesso a Nola” lei piantò gli occhi in quelli stupiti e ormai sospettosi di lui “ogni cosa è sotto il suo controllo, la sua famiglia è la più potente e la più ricca, le più alte cariche della città rispondono direttamente ai Mikaelson e i pochi che hanno avuto il coraggio di ribellarsi, sono scomparsi dalla circolazione... qualcuno l'ha definita un vero tiranno, un regime di terrore il suo. E se posso permettermi, lei non mi piace!” disse arrogante.

“Chi ha detto questo deve avere paura di me, e se ha paura di me è perché ha fatto qualcosa che non doveva fare, tesoro” disse assottigliando lo sguardo e riprendendo il suo cipiglio presuntuoso “credo di dover rivedere la mia cerchia di persone fidate... forse qualcuno ha rotto i ranghi” terminò minaccioso, poi prese la sua mano per portarla sopra alla sua spalla e strinse l'altra nella sua, aggiungendo con noncuranza “Balliamo? Anche se bassa, si riesce a sentire una delle mie canzoni preferite”

Caroline sbuffò irritata, alzando gli occhi al cielo ma iniziò comunque  a muoversi, portata da lui, con la sua solita grazia, chiedendosi perché diavolo quell’uomo voleva sempre ballare .

“Sarebbe una perdita di tempo, cercare fra le sue conoscenze, mi creda...” disse fredda Caroline “vede, tutto quello che so di lei, non viene dai suoi fidati ranghi. Al contrario del pensiero comune di molti uomini qui a New York, non sono solo una sciocca attricetta di Broadway con un bel visino”

“Uomini stupidi se mi permette... fin dal nostro primo incontro ho notato che intelligenza e astuzia la caratterizzano”

“Qualche volta bisogna fingersi più stupido delle stupido per ingannarlo...” Klaus accusò il colpo a lui diretto, sorridendo alla sincerità di quell'affermazione.

“Le propongo di scoprire entrambi le nostre carte, mia cara... il nostro tempo è troppo prezioso per perderlo in inutili giri di parole”

“Lo sto già facendo, non ho motivo di mentirle”

“Da quanto tempo si sta prendendo gioco di me allora?” disse quasi sputando veleno insieme alla frase.

“Non l'ho mai fatto, lo scopo del mio invito qui stasera era di farla uscire allo scoperto e ci sono riuscita. Vede quando è arrivato, ho cercato di scoprire qualsiasi cosa sul suo conto ma ogni strada era un vicolo ceco, era pulito sotto ogni punto di vista, inattaccabile, nessuno sapeva da dove veniva, chi era o cosa faceva. Ma New Orleans non è così lontana da qui, e al contrario di lei, io mi interesso molto alla pagina di mondanità. Ricordo che tempo fa nella sua città, forse un paio di anni ormai, fu inaugurato un bellissimo teatro dell'opera, ristrutturato grazie al contributo di una prosperosa famiglia del luogo. Il suo nome mi era suonato familiare, ho soltanto ricollegato i pezzi. Lei controlla New Orleans, ma non questa città... se voglio qualcosa io lo ottengo, so sempre quali tasti pigiare nella mia città, so quali uccellini far cantare...”

“Miss Forbes lei mi affascina ogni momento sempre più. Tanto bella quanto intelligente, tanto ammaliante quanto scaltra” le sussurrò lui in risposta, con la voce piena di passione nata quando lei lo aveva messo alle strette.

“Ho scoperto le mie carte, è il suo turno adesso... qual è il vero motivo della sua presenza qui?” disse lei cercando di non farsi toccare dai sussurri contro il suo collo. Lui per tutta risposta, la lasciò andare, facendola voltare verso lo skyline della città sotto di loro.

“Guardi mia cara. Non è bellissima?! Si prospetta un futuro che nessuno di noi può neanche immaginare per questa città. E io voglio esserci, voglio portarla al suo più grande splendore come la mia famiglia ha fatto con quella che ora è New Orleans...”

“Nicklaus Mikaelson... the king of New York?” disse lei scoppiando in una fragorosa risata, guadagnandosi un'occhiata di puro odio da parte dell'ibrido “Questa città non potrà mai avere un re” disse lei, calzando volutamente le ultime parole.

“Ogni grande città ne ha uno, voglio essere io a regnare in questa città” disse lui sicuro di sé.

“Le consiglio di rivedere i suoi piani, forse le sue manie di grandezza e la sua avidità le stanno celando agli occhi cosa gli impedisce di realizzarli” disse portandosi di fronte a lui.

“Le manie di grandezza e l'avidità mi hanno portato dove sono oggi, mai accontentarsi tesoro!” rispose lui cominciando ad alzare il tono di voce, quella donna lo stava facendo decisamente animare troppo pensò fra se.

“Non lo faccio mai... guardi questa città, pretendo sempre il meglio da lei” lei notò come aveva la sua totale attenzione a quella frase “ è quello che fa un sovrano, no?”

Nicklaus quasi non riuscì a respirare quando sentì le sue mani calde salire al suo collo in una carezza per poi stringersi intorno al suo viso, avvicinarlo fino a far toccare il suo orecchio con le sue labbra “Le confido un segreto: non sarà mai il re di questa città, perché c'è già una regina che combatterà fino a distruggerla se necessario per impedire che qualcun altro gliela porti via. E se non lo avesse ancora capito, il suo nome è Caroline Forbes” poi staccandosi da lui, lasciò per un momento che le sue labbra si poggiassero dove pochi attimi prima avevano sussurrato parole velenose.

Si allontanò di qualche passo lasciandolo a guardarla andarsene, ma velocemente lui la trattenne afferrandole il polso “Non avrei mai potuto immaginare un'avversaria alla mia altezza più degna di lei, Caroline!” disse lui sorridendole seducentemente, lasciando andare lentamente la mano.

“E' stato un piacere passare del tempo insieme Nicklaus” rispose lei ammiccando e scomparendo poi fra la folla.

Nessuno dei due immaginava ancora che da quella dichiarazione di guerra sarebbe nato tutt'altro.

 

 

 

*************Angolo autrice:

Salve a tutti, mi scuso infinitamente per il ritardo ma ero molto molto insicura di questo capitolo, anzi tuttora ancora non lo sono, ma più ci lavoravo e più mi rendevo meno sicura di pubblicarlo quindi ho deciso di tagliare la testa al toro e via! spero veramente che vi piaccia! forse è un po' troppo lungo, ma non sono riuscita a spezzarlo in due o a tagliare qualcosa!

AH IMPORTANTISSIMO!! AAA CERCASI BETA DISPERATAMENTE!!  una beta che mi desse una mano e qualche consiglio, senza contare che mi faccia sbrigare e consegnare entro i tempi previsti (da me!!) mi farebbe veramente comodo!! mandatemi pure un messaggio privato se siete interessate! 

allora, abbiamo svelato le carte in tavola! vedremo adesso cosa succede!! voi che ne dite? che farà Klaus?? vi dico solo che la sua testa sta cominciando a macchianare qualche losco piano!

ho visto che solo in due avete recensito l'ultimo capitolo, e questo mi rende enormemente insicura... forse non vi è piaciuto??  vorrei tanto tanto saperlo, ci tengo tantissimo! anche per questo ci ho messo tanto per il secondo... sono una persona fortemente insicura e le vostre recensioni sono di grandissimo aiuto!

ringrazio infinitamente tutte le ragazze che hanno recensito o che mi hanno mandato un messaggio privato, siete state fantastiche! adoro i vostri commenti e sono sempre entusiasta di rispondere! allo stesso modo grazie a tutte voi che avete aggiunto la storia fra preferite seguite o ricordate! grazie!! e grazie sempre a chi legge!

vi lascio se volete il link di un piccolo fluff natalizio che ho scritto recentemente, Caroline Klaus e la piccola Hope... se volete passare a dare un'occhiata e lasciare una recensione mi farebbe molto piacere! "/">http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2965648&i=1

 

 

 

 


 

 

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Capitolo 4
*** Behind the scenes of the games ***


banner di sara forbes 

 

Prima di iniziare: grazie a Sara Forbes per il banner e alla mia beta Marina Oceano!


CAPITOLO 3: Behind the scenes of the games

“Mr Salvatore, c'è il signor Mikaelson per lei. Dice che la sta aspettando per fare colazione, non ha voluto attendere che si svegliasse e mi ha mandato a chiamarla. Ho cercato di dirgli...” disse piano la giovane cameriera, per non disturbarlo, restando composta vicino la porta.

“Va bene così, Cheryl, puoi andare. Digli che scenderò in pochi minuti” rispose lui mugugnando e rigirandosi nel letto. Guardò il suo orologio da taschino sopra al comodino, non erano neanche le otto di mattina, cosa diavolo voleva il suo Klaus?!

Si lavò e vestì velocemente e quando scese lo trovò a guardare maliziosamente la sua cameriera preparare la colazione. Sospirò rassegnato, ecco cosa significava avere di nuovo intorno Klaus... significava non avere più una vita privata!

“Eccoti finalmente! E' quasi mezz'ora che ti aspetto” disse lui su di giri guadagnandosi un'occhiata torva dal giovane Salvatore.

“Sei ubriaco forse?!”

“Mai stato meglio, amico mio... Sono ebbro di vita!”

“Sei ubriaco” affermò sicuro allacciandosi i polsini e sedendosi a capotavola “Che ci fai in piedi a quest'ora?”

“Chi dorme non piglia pesci, meglio passare la notte a riflettere e pianificare piuttosto che dormire... A meno che tu non abbia una piacevole compagnia, allora puoi anche... Goderti il momento!” rispose lui esuberante sedendosi al suo lato.

Stefan scosse la testa bevendo il suo caffè appena versato “E a cosa avresti pensato per tutta la notte? Quale grandioso piano hai organizzato?” chiese divertito.

Per tutta risposta Klaus afferrò il braccio della cameriera che gli aveva appena versato il caffè, e guardandola negli occhi le tolse la porcellana dalle mani “Perdonami dolcezza, il caffè non basterà per colazione. Fa silenzio e fa la brava” disse con il ghigno sulle labbra, poi con forza la spinse contro di sé e scoprendole la pelle lattea, le addentò il collo. Poteva sentire i sospiri sommessi e i gemiti racchiusi nella sua gola che combattevano per uscire... Era decisamente il modo giusto di iniziare la sua giornata!

“Klaus” il tremore nella voce del suo amico gli fece alzare gli occhi... Stefan sembrava star male, la tazza nelle sue mani si era rotta in mille pezzi e Klaus poteva leggere chiaramente la sete sul suo volto. Lasciò andare la ragazza gettandola a terra, osservando allibito lo sguardo famelico del suo amico... Sembrava un vampiro che non si nutriva da secoli, non riusciva a capire.

Stefan guardava il corpo agonizzante della cameriera vicino, troppo vicino a lui, poteva sentire l'odore acre e delizioso di sangue entrargli nelle narici, soffocarlo quasi. “Mandala via” riuscì a dire a denti stretti.

Klaus ancora confuso, si squarciò il polso e lo avvicinò alla bocca della ragazza, poi la fece alzare e premendo un tovagliolo sul collo ferito, la soggiogò affinché dimenticasse tutto, mandandola in cucina.

Dopo qualche secondo, puntò gli occhi dritti in quelli del padrone di casa, immobile al suo posto, rimettendosi a sedere e aspettando una spiegazione che però tardava ad arrivare.

“Vuoi dirmi cosa diamine sta succedendo? Perché sono arrivato alla conclusione che, o quella cameriera è più di una semplice cameriera, o tu sei malato... e nessuna delle due ipotesi mi piace!”

Stefan respirò a fondo, riprendendo sempre più il controllo 'Non pensare al sangue' si diceva, 'riprendi il controllo' si ripeteva come un mantra 'Pensa a qualcos'altro, parla con Klaus, forse lui capirà, forse lui ti aiuterà... No, lui non capirà, Klaus è un assassino millenario come può capire??! Lui era amico dello squartatore, non può capire!'.  Il corso dei suoi pensieri fu però disturbato da un basso ringhio di impazienza del suo amico, così Stefan prese un ultimo lungo respiro e puntò i suoi occhi in quelli dell'ibrido.

“Entrambe, direi: entrambe le cose che hai detto sono vere, per quanto mi riguarda... Cheryl non è solo una cameriera, è una persona, una giovane e dolce ragazza che lavora in questa casa ormai da tempo e che non merita quello che le hai fatto... Ed io credo di essere 'malato' in un certo senso, il sangue umano è peggio di una droga per me...” disse sospirando.

“Sciocchezze!” lo interruppe Klaus “Dai un bel aumento alla cameriera e la giornata libera, sarà più che contenta di offrirti il suo collo ogni volta che glielo chiederai! E questa cosa del sangue come una droga... Non credi che per tutti noi sia così?! Il sangue ci tiene in vita, è ovvio che ne siamo dipendenti!”

“Tu ne sei dipendente, a me fa perdere completamene il controllo. Lo Stefan che conoscevi, Klaus, quello che si nutriva di sangue di povere vittime innocenti, che le squartava senza pietà, non c'è più... Non bevo sangue umano da anni”

“E' impossibile... Sei qui davanti a me, in piene forze!”

“Bevo sangue animale”

Klaus scoppiò in una fragorosa risata “Questa è buona! Ecco perché non hai un cane vecchio mio! Stefan, il vampiro che mangiava poveri gattini!” disse continuando a ridere “Ci stavo quasi credendo!”

“Alci, bisonti, bovini... Due volte alla settimana vado nell'entroterra, ci sono boschi, praterie, ranch, mi basta una notte per andare e tornare. E se dovessi averne bisogno Central Park è pieno di piccoli animali... conigli, cerbiatti, volpi. Credimi trovare del cibo è l'ultimo dei miei problemi” rispose l'altro serio.

“Ti prego, dimmi che stai scherzando e che non sei un vampiro 'vegetariano'!” disse portandosi le mani agli occhi con un sospiro, avvilendosi improvvisamente.

“E' tutta la vita che lotto contro me stesso per vincere il mio istinto, Klaus”

“Mi sembrava che stessi bene l'ultima volta che ci siamo incontrati”

“Spegnere i sentimenti e seguire l'istinto non è star bene, quando poi ricominci a provare emozioni...” S’ interruppe riflettendo su cosa fosse meglio dire “Avrei solo voluto provare dolore per redimermi” rivelò il giovane vampiro affranto “Quello che tu hai, l'autocontrollo di te stesso, del tuo istinto, la forza di smettere quando vuoi... io non ce l'ho. Dei miei anni bui, tu hai visto la parte migliore, se così si può definire... Ho passato anni a rimettere insieme i pezzi di me stesso”

“Ho imparato molto da te, amico. I miei trucchi migliori li ho presi da te! Eri un artista in quello che facevi, guardarti era un piacere!”

“C'è di più, Klaus! Non possiamo solo essere assassini, mostri senza cuore... Possiamo ancora essere persone. Non voglio mai più essere quel mostro.” disse Stefan con misto di speranza e tristezza.

“Non c'è redenzione per noi Stefan, siamo vampiri. Non si può tornare indietro da questo... E’ il nostro destino” tagliò a corto Nicklaus con amarezza.

“Anche i vampiri provano emozioni, sentimenti... Non può essere tutto perduto, non voglio crederci. Altrimenti puoi anche piantarmi un paletto nel cuore e farla finita!”

Nicklaus notò qualcosa nello sguardo del suo amico, era tristezza, una tristezza così disarmante da non lasciare spazio a nient'altro. Come poteva essere cambiato così tanto? Lo Stefan che conosceva anche se con la vita distrutta, tradito dalla famiglia, lasciato solo da tutti, aveva sempre avuto voglia di andare avanti, di sentirsi vivo anche se l'unico modo che aveva per farlo era provocando dolore agli altri “Forse tu hai ancora speranza vecchio mio, ma io... ho perso la mia secoli fa”

“Non si perde la speranza, Klaus! E’ dentro di noi come un tarlo e una volta che riesci a scovarlo, ti comincia a mangiare dall’interno, fino all'anima... Nna volta che la ritrovi non riesci più a farne a meno” disse sospirando, quasi fosse qualcosa di orribile quello che gli stava succedendo “Magari hai solo bisogno di qualcuno che ti aiuti ad aprire gli occhi, a guardarti dentro... Noi siamo così abituati a guardarci sempre allo stesso modo che abbiamo solo bisogno di occhi nuovi per vedere realmente come siamo... Abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi ancora come persone”

Klaus distese le labbra in un mesto sorriso, riflettendo sulle parole dell'amico e allora cominciò a capire. Le sue erano parole di un innamorato abbandonato, ancora ferito. Non gli avrebbe mai confessato che non credeva a nulla di tutto quello che aveva appena detto, ma chi era lui in fondo per togliergli nuovamente un po' della speranza che aveva ritrovato?  Non era altro che un ibrido che non aveva mai amato nemmeno se stesso, e che tanto meno aveva ricevuto amore. Non era altro che un uomo invidioso del suo quasi fratello perché lui sembrava ancora riuscire a provare qualcosa, provare amore, provare speranza... Anche se non ci credeva, Klaus si chiese come sarebbe stato avere qualcuno capace di ridonarti la speranza: qualcuno che ti guarda ogni giorno con occhi nuovi, dimenticando tutto quello che hai fatto nei secoli della tua vita.

“Come si chiamava la donna che ti ha guardato così, amico?” chiese a bruciapelo Klaus.

Stefan sorrise triste, guardando il suo piatto vuoto e alzandosi per prendere dello scotch e un paio di bicchieri.  “Elena” disse appoggiandoli fra loro “E' così evidente?”

Klaus prese il bicchiere mezzo pieno e stette in silenzio, facendogli segno di continuare. Non era il tipo da confessioni fra amici, ma Stefan era la cosa più simile ad un amico che aveva, nonché l’unico... E se era importante per lui, allora sarebbe stata importante per Klaus.

“Aveva sedici anni quando la incontrai. Era scoppiata la guerra da qualche mese, io facevo il medico all'ospedale di Ellis Island, lei era una volontaria. Riuscivo a nutrirmi ogni volta che volevo, e a mantenere il controllo grazie a Lexi, che non mi aveva lasciato solo nemmeno un momento per quasi vent'anni. Ero lì un po' per passione e senso del dovere, un po' per soddisfare la mia sete.

Ci innamorammo, come due persone normali, ma avevo paura di farle del male così mantenni le distanze per i primi tempi, ma a lei non importava, stava bene così. Poi, in un paio di mesi, i suoi genitori morirono e suo fratello partì per combattere in Europa: si ritrovò da sola e vederla così mi spezzò il cuore. Decisi di chiederle di sposarmi, dopo averle raccontato la verità su di me. Pensai che sarebbe scappata dopo averle detto tutto, invece fu lei a confessarmi che voleva passare tutta la sua vita insieme, che non le importava cosa fossi o di cosa mi nutrivo. Ero al settimo cielo. Dopo qualche giorno però mi arrivò una lettera di mio fratello che mi chiedeva di raggiungerlo, Katherine se ne era andata e Damon si era arruolato ad Atlanta e aveva bisogno di me. Fu Elena a dirmi di andare, che la famiglia aveva la priorità su tutto il resto, che ci saremmo sposati quando io sarei tornato con mio fratello. In fondo preoccuparsi per la mia vita era inutile, visto che ero già morto. Non la vidi per quasi due anni, ma ogni giorno le scrivevo e lei scriveva a me. Lexi mi lasciò non appena trovai Damon ad Atlanta, non andavano molto d'accordo, fu l'ultima volta che la vidi: Così rimanemmo solo io e lui, diretti ad un fronte straniero. Quando tornai a casa, Damon era con me, Elena mi stava aspettando per sposarci, ma io avevo perso il controllo, la guerra mi aveva cambiato. Avevo spento tutto senza volerlo: il sangue, la morte così vicina a me ma che non riusciva mai a portarmi via... Avevo ricominciato a nutrirmi di sangue umano, Damon mi aiutava a non oltrepassare mai troppo il limite, ma mettevo in pericolo chiunque mi stesse intorno... Se sotto le armi, nessuno poteva accorgersene, tornati a New York avevo un grosso problema.

Elena rintracciò Lexi e la portò a New York per aiutarmi. Non ricordo nulla di quel periodo, Elena mi ha raccontato che pochi giorni dopo l’arrivo di Lexi un cacciatore la uccise davanti ai suoi occhi” Stefan fece una pausa chiudendo gli occhi. Superato quell'attimo di dolore, riprese il suo racconto.

“Fu Elena ad aiutarmi... Per tre mesi, restai chiuso e imprigionato in una stanza con verbena in circolo e senza nutrirmi finché non riaccesi le emozioni, e lei ha passato ogni momento dall'altra parte della porta parlando di tutto quello che le passava per la testa, leggendo le nostre vecchie lettere, finché non veniva Damon a mandarla a casa. Poi un giorno accadde e basta. Provai paura, paura di averla persa per sempre quando non venne a farmi visita per una settimana, nessuno sapeva dove fosse, pensai fosse in pericolo e come un se avessi premuto un interruttore, tutto ricomparve. Lei stava bene, era solo l'ennesima strategia che questa volta aveva funzionato.

Restammo insieme per altri tre anni, portava il mio anello al dito ma non avevamo mai parlato di cosa sarebbe successo con il passare del tempo: io sarei rimasto giovane per sempre e lei sarebbe invecchiata e morta, a meno che non la trasformassi condannandola a questo infermo per la vita. Avevo paura che lei fosse troppo fragile, qualsiasi decisione avremmo preso. Tutti i giorni del periodo che passammo insieme lei mi offriva il suo polso, io bevevo e poi la guarivo. Lexi le aveva detto che se avessi trovato qualcosa che per me era più importante di tutto il resto, del sangue stesso, sarei guarito e lei lo era. Riuscivo a mantenere il controllo di me stesso per non farle del male e non sentivo la sete... Era il nostro idillio perfetto”

“Straordinario... in tutta la mia vita non avevo mai sentito parlare di...” Klaus si interruppe non sapendo come chiamare quella situazione, realmente meravigliato.

“... di un amore che vince sull'istinto, sulla sete?! Era questo...  Io stesso non pensavo potesse esistere o che potesse succedere a me. Ho aspettato quasi centocinquanta anni, incontrato una donna che mi ha rovinato la vita per l'eternità, ma ne è valsa la pena per avere Elena”

“Cosa le è successo?” chiese Klaus, notando che la tristezza del suo amico aumentava parola dopo parola.

“E' morta con sangue di vampiro in circolo” disse Stefan finendo il contenuto del suo bicchiere.

“Ogni giorno le davi il tuo sangue per curarla, non era un'ipotesi poi così...”

“Non il mio sangue Klaus. Quello di Damon, è morta con il sangue di Damon in circolo. Fra loro c'era affetto: quello che io credevo una tenera amicizia, un affetto fraterno pensai, era qualcosa di più. Entrambi l'avevano sempre soffocato perché noi eravamo fidanzati, Damon non voleva che “la storia” si ripetesse ancora, e Elena mi amava, mi amava molto, anche se forse amava in modo diverso entrambi. L'epidemia di tubercolosi si dilagava nelle città come una macchia d'olio e Elena venne chiamata in una città vicina per riconoscere un corpo che sembrava essere quello di suo fratello, ma mi offrii di andare io per proteggerla da quello che poteva conseguire quell'atto e lei accettò malvolentieri. Passai tre giorni nel South Virginia ignaro di quello che stava accadendo: Damon era terrorizzato dall'idea che Elena potesse ammalarsi con il suo lavoro all'ospedale, così quando me ne andai, le fece bere il suo sangue soggiogandola affinché poi dimenticasse, invece il destino ci ha giocato un terribile tiro mancino. Ricordi la bomba del Ku Klux Klan alla stazione di Brooklyn? Elena si trovava lì, aspettava il mio treno: era in largo anticipo come sempre, e io portavo la bella notizia che il corpo non era quello di Jeremy, ma quello di un vagabondo che gli aveva rubato il passaporto. Fermarono il mio treno almeno cinque stazioni prima senza dirci nulla dell'accaduto. Caroline era la migliore amica di Elena, fu lei a raggiungermi e darmi la notizia quasi mezza giornata dopo. Il resto puoi immaginarlo, Damon andò a cercare il suo corpo prima che si svegliasse e qualcuno la trovasse, la portò a casa nostra e le spiegò cos'era successo... Lei non voleva completare la trasformazione era isterica, fummo noi a convincerla. Dopo qualche giorno ci accorgemmo che qualcosa non andava, non riusciva a nutrirsi, le sue emozioni era estremizzate, non riuscivamo a scoprire dove fosse suo fratello e poi c'era qualcos'altro... Hai mai sentito parlare di asservimento al vampiro creatore? ”

“Ho incontrato un paio di vampiri nel corso dei secoli... Non dirmi che lei è asservita a tuo fratello?” Stefan annui con un sorriso mesto “Questa ragazza è più unica che rara!”

“Asservita, innamorata... non lo so più ormai. Fu Caroline a mettere insieme i pezzi, chiese aiuto ad una strega che le doveva un favore, ma fu inutile... non c'era via di fuga, cercammo in tutti i modi di spegnere l'asservimento, ci provammo per parecchi mesi, alla fine Elena mi chiese scusa e mi ridiede l'anello... chiesi loro di andarsene, era troppo difficile vederla insieme ad un altro, vederla insieme a mio fratello. Era la storia che si ripeteva”

“Immagino che da quando Elena sia diventata un vampiro tu non abbia più bevuto sangue umano quindi?”

“Esatto... Non avevo più la mia 'cosa' più importante” disse Stefan amaramente.

“Dove sono adesso?” Stefan alzò le spalle.

“Non lo so, sono quasi due anni che non ho più loro notizie. So che Elena scrive a Caroline una lettera tutti i mesi, ma non ne parliamo mai”

“Mi dispiace, amico”

Stefan annuì. Ancora non capiva come lui e Klaus potessero condividere quella profonda amicizia, erano così diversi l'uno dall'altro (Stefan non aveva dubbi che Klaus al suo posto avrebbe strappato il cuore dal petto di suo fratello per l'ennesimo affronto amoroso), ma forse per quella stessa strana legge chimica per cui gli opposti si attraggono, loro due erano amici.

“Quindi Caroline...”

“Era la migliore amica di Elena, ecco come ci siamo incontrati... Quando raccontai cos'ero ad Elena, lei mi disse che aveva bisogno di parlarne con qualcuno, e io le risposi che se lei si fidava di quell'esuberante ragazza, allora mi sarei fidato anch'io. Caroline mantiene il mio segreto da sempre, ma quello che mi sorprese all'epoca fu che una ragazza che credevo così mondana in realtà era a conoscenza di molto più di quello che lasciava intendere. Conosceva già il mondo sovrannaturale e le sue regole, anche se umana a tutti gli effetti” Stefan si interruppe per guardare di sottecchi la reazione di Klaus alle sue parole, ma come al solito lui non lasciava trasparire nulla, così continuò “Caroline diventò presto una cara amica, sapevo di poter contare su di lei, ma dopo l'incidente e la trasformazione di Elena, lei fu l'unica... Era la mia famiglia. Lei, semplicemente, c'era per me. Spesso mi sono trovato a sperare di poter provare qualcosa di più per Caroline, e di essere ricambiato, sarebbe stato più facile... Ma non è che una sorella. E’ la famiglia che sono sicuro non potrà mai tradirmi”

Stefan vide l'impercettibile rilassarsi della mascella del suo amico e un sorriso sghembo spuntò naturalmente sul suo volto.

“Voglio aiutarti... Non posso fare niente per la ragazza, ma posso aiutarti a placare la tua sete” disse Klaus alzandosi improvvisamente in piedi.

“Lascia perdere, sto bene così”

“Siamo predatori, ci nutriamo di sangue umano, non di scoiattoli, Stefan! Se dovessi affrontare un cacciatore di vampiri, e da quanto ho capito ce ne sono a New York, chi pensi vincerebbe?! Ti terrò sotto controllo, anzi meglio... Prendi la verbena?”

“Perchè dovrei prendere la verbena? Sono depresso forse, non autolesionista!”

“Bene” poi prendendolo per il bavero della giacca porto il viso all'altezza del suo, occhi negli occhi “Voglio che tu beva sangue umano Stefan, lascia perdere gli scoiattoli! Berrai sangue umano in qualunque modo più ti piaccia, ti lascerai andare ogni volta che ne avrai bisogno, ma mai perderai il controllo, mai farai qualcosa che non vuoi fare, mai ucciderai una persona per nutrirti di lei. Avrai il controllo della tua sete! Ogni volta che sentirai di star per perdere il controllo, riuscirai a fermarti! Questo è tutto” disse lasciandolo andare. Stefan batté le palpebre alcune volte prima di riprendersi, poi guardò il suo amico stralunato.

“Mi hai appena soggiogato?”

“Funzionerà” disse sicuro Klaus

“L'hai già fatto prima?” chiese spaventato l'altro.

“No... scopriamo se funziona!” Klaus corse a prendere la stessa cameriera di prima, con gli occhi vitrei e privi di volontà “Avanti, bevi!” disse squarciando con il coltello il polso della ragazza. Alla vista del sangue gli occhi del giovane Salvatore si oscurarono e i canini spuntarono veloci mentre le parole dell'originale si ripetevano nella sua mente. Si portò il polso della ragazza alla bocca e la sensazione calda del sangue lungo la gola gli diede brividi di piacere, ma al rumore dei gemiti di dolore della ragazza si staccò da lei appagato.

“Direi che funziona!” disse Klaus soddisfatto

“Avrei voluto scegliere come vivere!” rispose Stefan infuriato.

Klaus non l'ascoltò e versò un po' del suo sangue in un bicchiere porgendolo alla giovane continuando ad ignorare l'amico “Ascolta tesoro, ogni mattina ti taglierai il polso e porterai un calice pieno del tuo sangue al signor Salvatore, senza svelare questo segreto a nessuno, mantenendo la riservatezza di tutto quello che hai visto oggi e farai in futuro... E sarai felice di farlo, avrai anche un cospicuo aumento, promesso!” disse strizzandole l'occhio e mandandola via.

“Devi soltanto riprenderci mano... Immagino che sia un bel po' che non soggioghi le persone, il sangue animale non credo ti dia potere a sufficienza” disse, appagato delle proprie conclusioni.

“Credo che te ne debba andare... Hai fatto abbastanza per oggi” disse già esausto il giovane vampiro.

“Stai scherzando? Ora ho un'ottima scusa per trasferirmi a casa tua finché non inizia l'estate, non c'è ancora nessuno negli Hampton”

“Oh mio...”

“Ti ho promesso che ti avrei aiutato, che ti avrei controllato e tutto il resto... Casa tua è grande, nemmeno farai caso a me, e soprattutto è nella giusta posizione per il mio piano”

“Quale posizione? Casa mia è...”

“Giusto di fronte al Royal Palace” disse strizzandogli l'occhio “Non avrei potuto chiedere di più. Vado ad organizzare il trasloco... Ci vediamo a pranzo. Ah, Stefan?!  Dì pure alla cameriera di star tranquilla, un arrosto andrà benissimo” e in meno di un battito di ciglia, l'ibrido sparì.

'Fantastico!” pensò amaramente Stefan 'avevo proprio bisogno di un coinquilino!'

 

Klaus uscì da quella casa, più su di giri di quando era entrato. Si era nutrito e finalmente aveva ben chiara la situazione del suo amico, anche se era sicuro che ci fosse ancora qualcosa che lui non gli aveva detto.

Girò l'angolo e si ritrovò di fronte all'hotel che la notte precedente era stato teatro del suo gioco di potere. Tornò indietro di qualche passo e assicurandosi che nessuno lo guardasse, spiccò un paio di salti così alti da raggiungere i palazzi dietro di lui e trovarsi sul tetto di uno di essi. Respirò a pieni polmoni l'aria pura del mattino e poi si avviò nella direzione in cui si ergeva il Royal Palace.

Senza volerlo, la notte scorsa lei gli aveva rivelato che abitava lì e prima di andarsene Klaus aveva osservato bene la dislocazione delle stanze e se i suoi ragionamenti erano corretti, ora aveva di fronte agli occhi quello che doveva essere il balcone della sua camera da letto.

Attese quasi un'ora perso nei propri pensieri, poi vide una mano scansare le leggere tende bianche e il profilo di una cameriera aprire la portafinestra. Solo qualche altro minuto e la sua minuta figura si rese visibile ai suoi occhi: il viso pulito, ancora arrossato dal sonno, i capelli liberi ad incorniciarlo, indossava una vestaglia bianca lasciata aperta sopra una corta camicia da notte dello stesso colore. Una folata di vento le sparpagliò i capelli davanti al viso e lei alzò una mano per scansarli, tornando poi a tenere la tazza con entrambe le mani. Klaus si concentrò affinando i suoi sensi... Caffè? Sì, ne era quasi sicuro...

Lei si sedette su una poltroncina vicino la finestra, accavallò le gambe e chiuse gli occhi godendosi il sole sul viso, sembrava così rilassata, sorridendo quando un jazzista dall'altra parte della strada cominciò a soffiare nella sua tromba un'allegra melodia. Klaus si perse ad osservarla, era la stessa donna forte e orgogliosa della sera prima? Le sembrava così fragile e indifesa ora... e terribilmente troppo affascinante!

Si chiese se suo marito l'avesse raggiunta per la notte, dopo che la festa era giunta al termine... Pensò che non doveva essere tanto male svegliarsi con una tale bellezza accanto, che forse lui avrebbe fatto di tutto per trovarsi lì ogni mattina e nello stesso posto ogni notte.

Scosse la testa sbuffando, che diavolo gli stava prendendo?! Tutto questo era ridicolo, lui era ridicolo!

Ringhiò arrabbiato con se stesso e con la sua velocità sovrumana scese da quel grattacielo e tornò a casa sua. Doveva schiarirsi le idee, decisamente, e riprendere in mano la situazione.

 

*****

 

Caroline aprì gli occhi. Aveva una strana sensazione da quando era uscita in terrazzo: si sentiva osservata e con lo stomaco in subbuglio. Guardò il caffè fra le sue mani... Al diavolo! Doveva bere di meno alle sue feste, ecco altrimenti che cosa le succedeva al mattino!

Un leggero bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri.

“Avanti”

Alaric entrò nella stanza chiudendo la porta dietro di sé “Buongiorno”

“Buongiorno a te, Ric” disse Caroline sorridente, rientrando nella stanza “Quali notizie mi porti?”

Alaric chiuse la finestra del balcone e si accomodo nel salottino nella camera di Caroline versandosi del caffè “Ho sentito gli altri membri della cerchia ieri sera e questa mattina. Nicklaus ha stretto contatti con la maggior parte di loro in solo due giorni, spesso durante occasioni informali”

“Dovrei preoccuparmi perché imita il mio stile?” disse lei sarcastica sedendosi di fronte.

“Ho visto il ragazzo dei Pickword consegnargli un invito questa mattina presto, per il ballo di sabato… E’ già stato invitato ad un evento del circolo”

“Io l’ho invitato alla mia festa ieri sera, era ovvio che tutti gli altri mi avrebbero imitata...  Sono stata io a dar loro il permesso in un certo senso, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ieri sera ho scoperto le mie e le sue carte, l’ho colto alla sprovvista e ora sono curiosa di vedere quale sarà la sua prossima mossa”

“Ti sei esposta troppo, non è quello che avevamo pianificato”

“Ho seguito l’istinto e fin ora ha sempre funzionato”

“Cosa pensi che farà?” chiese Alaric diffidente.

“Credo che cercherà di conquistarmi” In tutta risposta Ric alzò le sopracciglia sorpreso e Caroline continuò “ieri sera... c’è stato qualcosa, non so cosa fosse ma credo di essere riuscita ad affascinarlo senza volerlo. Quindi credo che mi corteggerà o qualcosa del genere”

“E tu cosa farai?”

“Starò al suo gioco... Sarà divertente” disse atona.

“Sta attenta Caroline, non vorrei che quello che tu credi sia un tuo piano, sia in realtà quello di Nicklaus”

“Non devi preoccuparti, so come sedurre un uomo senza farmi coinvolgere” disse senza dar modo di replicare “Passiamo ad altro, hai scoperto qualcosa su quello che ti hanno detto le streghe?”

“Bonnie è ancora irraggiungibile, ma a fine mese sarà di nuovo a New York e potremo parlarle di persona. Sua madre senza i suoi poteri non può fare molto, ma dice di essere sicura del suo sogno, e le altre streghe non hanno avuto nessun presentimento a riguardo”

“Mi fido di Abby, anche senza i suoi poteri è comunque la migliore di tutta la congrega. Se questo misterioso ibrido con grandi poteri sta per arrivare in città, dobbiamo stare in allerta”

“Dovremmo parlarne con Stefan o con i licantropi, possono sapere qualcosa”

“Non voglio coinvolgere Stefan, e sai bene che mi fiderei più di questo mostro che dei Lockwood. Non sarebbe la prima volta che cercano di farmi fuori... Magari l’ibrido è un loro alleato”

“Come vuoi. Ti aspetto alle tre per il consiglio”

Caroline annuì congedando Alaric e lui uscì.

Questa storia dell’ibrido le faceva venire i brividi, anche se non voleva ammetterlo. Era stanca di tutto quel sovrannaturale nella sua città, NY era degli umani, non di vampiri licantropi o di ibridi misteriosi. Se avesse potuto li avrebbe eliminati tutti con le sue mani.

Alzando il viso, si guardò allo specchio... Si perse nei suoi occhi, cercando di scorgere cosa c’era dietro l’ombra nera che nascondeva il blu delle sue iridi. Non erano tenebre, non potevano esserlo... Lei era buona, lei era Caroline Forbes, la regina bianca che combatteva per il bene del suo impero. Non c’era oscurità in lei. Lei era buona. E gli altri erano dei mostri.

 

 

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Capitolo 5
*** Sneaky plan. ***


 

by saraforbes

 

CAPITOLO 4: Sneaky plan.


“April? Cosa ci fai qui?” chiese Stefan curioso trovando la giovane donna seduta nel suo salotto.

“Stefan! Che piacere! Nicklaus mi ha invitata per un tè ” rispose melensa.

“La compagnia della cara Miss Young è così piacevole che non sono riuscito a resistere ad invitarla quando prima l’ho incontrata per caso... anzi se non ti dispiace vecchio mio, potresti invitarla a restare per cena!” disse Klaus sorridendo sornione dalla sua poltrona incrociando le mani sotto il mento.

“Certo” annuì mesto Stefan “Klaus, perché non vieni in cantina e mi aiuti a scegliere una bottiglia di vino allora?”

Non appena Stefan aprì la porta della cantina, un forte odore di sangue lo colpì in pieno. Richiuse la porta all’istante e incollò il suo amico con le spalle al muro.

“Che cosa stai combinando Klaus?!” gli ruggì contro.

“Stai calmo amico, non è morto nessuno se è quello che pensi!” gli rispose scostandosi dalla sua stretta “Mi servivano informazioni su una certa stella di Broadway che sembra tenere in pugno questa città, e visto che tu mi hai chiaramente fatto capire che non vuoi metterti in mezzo, ho pensato di chiedere gentilmente aiuto alla sua piccola tirapiedi”

“April le è più fedele di un cane al suo padrone! Come pensi di...” Stefan si interruppe al sorriso sadico del suo amico “Tu l’hai... l’hai dissanguata per soggiogarla!”

“Miss Forbes è più astuta di quanto pensassi... non solo le fa indossare un braccialetto alla verbena, ma gliela fa anche ingerire” disse Klaus meravigliato “L’ho portata qui per un tè, ho fatto scorrere un po’ del suo sangue, datole il mio per guarire e soggiogata affinché rispondesse alle mie domande e non ricordasse nulla se non una piacevole giornata in mia, anzi in nostra, compagnia... mi sono bastate un paio d’ore!” concluse soddisfatto come se avesse elencato un elenco di faccende quotidiane.

“Tu sei...”

“Lascia stare la ramanzina! Non ho voglia di spezzarti il collo o soggiogare anche te. Dammi qualche altro minuto con la ragazzina, ho quasi finito” disse scansandolo “Sai con te fuori dai giochi, forse dovrei chiedere ad un vecchio amico di farmi visita! Ho bisogno di qualcuno che sia più simile al mio stile!” disse uscendo e lasciando Stefan a rimuginare sul ruolo che stava avendo in tutto questo. Stare fuori dai giochi, era quello che voleva veramente?

 

******************************************************************************** 

 

Klaus aprì lo sportello alla giovane donna e la salutò con un galante baciamano, osservandola rientrare ancheggiante al suo appartamento. Maniaca del controllo. Ecco cos’era Caroline Forbes. Era così ossessionata dall’avere tutto sotto il suo controllo, come la stessa piccola Young l’aveva descritta, che le aveva dato un appartamento nel suo hotel per tenerla sempre a portata di sguardo.

Chiese all’autista di girovagare per un po’ per le vie del centro, voleva riflettere in solitudine su quello che aveva scoperto da poche ore... se solo avesse avuto più tempo, si disse, avrebbe scoperto molto altro, ma non poteva destare sospetti. Dopo quelli che Klaus aveva ufficialmente denominato inutili sproloqui senza senso di una ragazzina troppo esaltata, April aveva cominciato ad essere più chiara. Nomi, date, persone, piani: la piccola Miss Young sapeva ogni cosa con la precisione di un orologio svizzero.

 “Chi è Caroline Forbes?”

“Un’attrice famosa, la chiamano la stella di Broadway”rispose con naturalezza.

“Chi è veramente?” chiese un po’ più spazientito Klaus.

“Caroline è... la regina di questa città. Lei è potente, molto potente, più di chiunque altro a Manhattan”

“Come hai conosciuto Miss Forbes April?”

Lei rise spontanea solo ricordando “Ero soltanto poco più che bambina! Mio padre mi portò a teatro a vedere “Sogno di una notte di mezza estate” ma quando arrivammo erano finiti i biglietti e non ci fecero entrare. Puntai i piedi e cominciai a piangere davanti alla biglietteria. Miss Forbes, era appollaiata alla finestra del suo camerino a bersi un drink prima di andare in scena e vide tutto. Divertita, mandò qualcuno a prenderci e ci fece sedere in un paio di posti riservati nelle prime file. Non sapevo chi fosse, ne tanto meno che ruolo interpretasse, ma quella splendida regina delle fate mi aveva stregata! Chiesi di poterla ringraziare per quell’opportunità e ci accompagnarono al suo camerino. Le dissi che da grande avrei voluto essere proprio come Titania, come lei! E Caroline ridendo si presentò con il suo vero nome, dicendomi che il mio caratterino le piaceva e, se non fossi cambiata, di tornare da lei quando sarei stata abbastanza grande. Otto anni dopo, orfana di madre e di padre, mi presentai alla sua porta con la piccola speranza che si ricordasse ancora di me. Non lo fece, non ricordò affatto chi fossi, ma non mi chiuse la porta in faccia, anzi... mi diede un lavoro, una casa, una famiglia, un’amica... mi ha fatto diventare la persona che sono oggi!”

“Cosa facevi per lei?”

“All’inizio ero una segretaria, una cameriera, ma col tempo...”

“Sei diventata il suo braccio destro!” concluse lui per lei.

“Oh no!” scoppiò a ridere lei “E’ Alaric il suo braccio destro! Io potrei essere al massimo il suo dito mignolo!”

Klaus sorrise all’affermazione, ma rimase concentrato...  April senza volerlo diceva più di quanto lui chiedesse.

“Chi è Alaric?”

“E’ il tipo grosso che è sempre dietro di lei! Impossibile non notarlo! Le fa da autista, da scorta, da consigliere... il suo braccio destro appunto!”

“Non la lascia mai?”

“Bè Caroline se la cava bene anche da sola, ma ci sono situazioni in cui lui è essenziale!”

“Per esempio?”

“Le riunioni del circolo o le visite ufficiali... o qualsiasi situazione Alaric crede possa essere pericolosa per Caroline”

“Cosa sono le riunioni del circolo?” chiese di nuovo Klaus assottigliando gli occhi.

“Le Cercle d’elitè... è come un consiglio della città, ma ci sono cose che non potresti capire... cose che non sembrano di questo mondo!”

“Parlamene, posso capirti”disse dilatando le pupille nere.

“E’ formato da cinque parti, nessuno tolti chi ne fa parte e qualche persona loro estremamente vicina, ne conosce i membri. Ci sono i cinque eletti, con intorno le loro famiglie e i loro fidati consiglieri, sotto di loro ci sono persone di spicco per la città che in realtà eseguono gli ordini e fanno passare le notizie,e infine una moltitudine di portaborse e tirapiedi che fanno il lavoro sporco. Caroline rappresenta gli umani e come popolazione prevalente ne è a capo, come tutti i suoi predecessori. Poi ci sono altre due cariche, il sindaco e il capo della polizia, solitamente anche queste due sono ricoperte da umani, ma è complicato...”

“Vai avanti!”

“La carica di sindaco si trasmette per generazione in generazione ai Lockwood, ma loro sono licantropi anche se nessuno l’ha mai saputo prima perché non hanno scatenato la maledizione. Solo con  Tyler la cosa è venuta fuori, perchè lui ha scatenato la maledizione e il circolo l’ha saputo. Quindi la loro carica non è umana come tutti credevano, ma è dei licantropi. Dopo questi ultimi avvenimenti, il predecessore di Caroline ha affidato l’altra carica alle streghe, così che loro si occupino di mantenere la pace fra le specie e tenere al sicuro la città”

“Umani, streghe e licantropi... chi occupa le altre due cariche?”

“Le ultime due, si sono imposte con la forza anni prima che Caroline entrasse, non ne so molto di loro. Il consiglio doveva essere solo umano, ma il tempo a stravolto ogni cosa:  al confine della città c’è un grosso e antico branco di licantropi che con gli anni si sono assediati in città e ne hanno rivendicato il territorio, così il sindaco decise di dargli un ruolo nel circolo per mantenere la pace, ma quest’ultimi non partecipano mai agli eventi formali, vogliono solo vivere sul loro territorio e avere potere di decidere. L’ultima parte sono i vampiri, si nascondono dietro la facciata di una famiglia di gangster, il loro capofamiglia è un politico e controlla tutto quello che può o non può entrare in città. Quando alle streghe venne data la carica, il capo della polizia mantenne il suo ruolo e il suo potere comunque... al consiglio si succede solo per ereditarietà o comune accordo degli altri membri, e dopo la morte misteriosa del capo della polizia, tutti furono concordi ad accettare la richiesta e far entrare il padrino della famiglia. Polizia, cariche ecclesiastiche, consiglieri comunali, grossi commercianti, sono tutti sottoposti al circolo. Servono soltanto per mischiare le carte in tavola quando ce ne è bisogno e avere poca chiarezza su di loro”

“I membri precisi?”

“Miss Forbes, il sindaco Lockwood, Greymond Fell per i vampiri, Rudy Hoopkins per le streghe, Jackson Labonair per i licantropi... Miss Forbes è la prima e unica donna a farne parte. Nessuno sospetterebbe mai di lei, il mondo la vede coma una fragile e frivola donna dell’alta società...”

“Questo la dice lunga sul suo potere... Come fa ad essere così potente?”

“Un insieme di fattori credo... ma c’è una cosa che la contraddistingue. I Fells sono una famiglia, ma tutti sanno che solo quello che dice il padrino ha importanza. Il sindaco Lockwood non ascolta nessun altro se non sé stesso. I licantropi rispondono a Jackson, ma in realtà è sua sorella Haley il vero capo dei lupi, solo che essendo una donna e una secondogenita non può avere il ruolo di alfa che le spetterebbe. Per la congrega di streghe, sono gli anziani a fare le regole. Poi c’è Miss Forbes che al contrario di tutti gli altri, da ascolto al parere dei suoi uomini oltre che al suo istinto... e per questo non sbaglia mai”

“Chi sono queste persone di cui Caroline si fida ciecamente?” domandò Klaus soddisfatto.

“Io... non lo so”rispose April amareggiata “Io non faccio parte di quella cerchia ristretta... sicuramente Alaric, è sempre con lei, ma il resto non saprei!”

“Ci sarà qualcuno che lei vede frequentemente?”

“Molte persone girano intorno  a Caroline!  Ma oltre ad assisterla nelle sue decisioni, questi fanno di più. Non ho mai avuto la conferma che sia vero, ma si parla di un esercito di vendicatori che risponde solamente a Caroline... li chiamano “Giustizieri” perché puniscono coloro che rompono il codice”

“Avrai sentito qualcos’altro!”

“Nessuno ne parla apertamente, nemmeno Caroline, ma sono spuntati fuori poco prima che Caroline entrasse a fare parte del consiglio e tutti quelli che si sono messi contro di lei, sono stati fatti fuori o puniti... è per questo che tutti la temono! I giustizieri sono le orecchie e gli occhi di Caroline, si nascondono nell’ombra e camminano alla luce del sole, fanno parte di ogni ceto sociale e ambiente... l’unica cosa che li protegge e la loro identità segreta. Nessun crimine resta impunito”

“Umani?”

“Io... non lo so... so solo che sono molto forti! Anche Caroline lo è, fisicamente intendo... non fortissima, ma potrebbe battere un uomo in uno scontro. E questo nessuno potrebbe immaginarlo!”

“Buono  a sapersi...” rispose mesto.

Umani, licantropi, vampiri e streghe. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo quando quelle razze erano in guerra nella sua Nola. Non c’è equilibrio nella lotta per il potere, possono esserci solo vincitori e vinti. Klaus si chiese quanto tempo avesse ancora quella città prima di vedere gli orrori di una guerra interna.

“Nicklaus?” pigolò April incerta “non capisco che intenzioni tu abbia, ma... Caroline è una persona buona. Vuoi farle del male?”

“Anche se così fosse, cosa potresti farci?”

April scosse la testa “Lei non se lo merita... ogni cosa che fa, è per questa città e per i suoi abitanti... per Caroline, il fine giustifica i mezzi. E’ violenta con chi lo merita, con chi infrange la legge, ma in realtà è buona! È la persona migliore che io conosca! Tutti temono i giustizieri, nessuno infrange la legge, il crimine è punito o rilegato nella parte peggiore della città... Caroline ha resto questa città vivibile!”

Niklaus rifletté sulle sue parole, difficile da credersi dopo il loro ultimo incontro in cui gli aveva confidato di essere pronta a distruggere la città piuttosto che cedergliela.

“Puoi stare tranquilla, dolcezza,  non le farò del male... non fisicamente almeno”

Bianco o nero, non c’erano né sfumature di grigio né colori per Caroline Forbes da quanto gli aveva detto April.  Aveva un rigido codice etico, regole stabilite per il suo circolo e di conseguenza per la città intera. Caroline era moralista, intransigente, troppo rigida sia con se stessa che con gli altri.

“Gli innocenti non devono pagare le colpe altrui. Prima di essere puniti, tutti meritano di essere processati o giudicati dal consiglio. Ogni nostra azione serve per rendere questa città un posto migliore”disse la giovane donna come se ripetesse un ordine impartitelo da sempre.

“Cos’è? Il suo mantra” chiese Klaus sarcastico.

“Con Caroline queste sono le regole”

Se c’era una cosa che Klaus conosceva bene era l’oscurità, lui sapeva viverla, c’era abituato... ma sapeva quanto fosse facile sorpassare quella linea di confine fra giusto e sbagliato, sapeva quanto fosse facile farsi attrarre e trascinare dentro dalle tenebre.

Caroline Forbes forse era buona ed onesta come voleva mostrarsi, ma Klaus era sicuro che quella donna combattesse ogni giorno i suoi demoni per non cedere al suo lato oscuro...  forse era già troppo tardi.

******

Quando Nicklaus tornò a casa a notte fonda, trovò Stefan seduto ad aspettarlo in salotto, il viso imbronciato e le mani sotto al mento.

“Dove sei stato?”

“Sai Stefan, non ho mai risposto a nessuno del mio comportamento... e puoi stare tranquillo che non comincerò adesso a farlo!” disse sarcastico togliendosi il cappotto.

“Non credo di poter riuscire a restare fuori dai giochi, come tu stesso hai affermato prima...”

“Bene, lieto di sentirtelo dire!”

“Ma non credo nemmeno di potermi schierare dalla tua parte” disse Stefan amaro.

L’espressione di Klaus, delusa e scoraggiata, e l’assenza di una risposta, gli provocò dolore e paura insieme.

“Vuoi iniziare una guerra contro l’unica persona a cui io tenga veramente in questa città e io non posso permettere che lei si faccia male” disse serio il giovane Salvatore.

“Una volta mi hai detto che anche se non di sangue, ero un fratello per te...” gli disse oltraggiato.

“E lo sei ancora!” gli rispose con enfasi l’altro.

“Come puoi allora essere di nuovo così stupido da ripetere lo stesso errore! Prima Katherine ti ha diviso da Damon, adesso lei da me! Smettila di mettere l’amore di una donna davanti a quello per la tua famiglia! Tu, Elijha, Rebekah... voi e il vostro stupido amore epico! E ogni volta ne uscite distrutti, annientati, soli!” gli urlò contro rabbioso.

Anche Caroline fa parte della mia famiglia! Non sono innamorato di lei! Se tu provassi a conoscerla vorresti proteggerla tanto quanto lo voglio io, perché lei è come noi!”

Klaus guardò il suo vecchio compagno difendere tenacemente i suoi pensieri. Avrebbe potuto soggiogarlo per farlo stare dalla sua parte, ma allora avrebbe significato perderlo.

“O sei con me o sei contro di me, Stefan”

“Ti conosco Klaus, tu distruggi chiunque si metta sulla tua strada... ma lei ti piace! Me ne sono accorto la prima volta che l’hai incontrata... lei ti intriga! La sua forza e il suo potere ti attraggono, non è come le altre. Tu stesso hai detto che ti affascinava!”

“Era prima di sapere che cosa stava escogitando!”

“Non è poi così diverso da quello che fai tu! Sono stato la tua ombra in questi giorni e ti conosco... Sono sicuro di quello che dico! Voi siete uguali e diversi allo stesso tempo e tu non hai mai incontrato qualcuno così!”

“Cosa vuoi che faccia?” chiese sarcastico “Che la prenda delicatamente e la spodesti dal suo trono senza farle male?”

“Ho un accordo da proporti” disse serio il giovane Salvatore.

“Sentiamo”

“Un mese, te ne starai un mese senza progettare nessun piano diabolico... ci daremo alla pazza gioia, curerai i tuoi affari, organizzerai feste, tutto quello che vuoi, ma conoscerai Caroline e passato un mese deciderai cosa...” disse serio sorridendogli, ma fu interrotto dal suo amico prima di poter finire.

“Cosa ti fa pensare che accetterò o che alla fine del mese cambierò idea?!” disse beffardo  “Non ho nulla da guadagnarci!”

“Tu vuoi avvicinarti a lei, in ogni caso, ma hai visto che da solo non puoi riuscirci... hai dovuto soggiogare April! Io ti aiuterò... se io mi fido di te, Caroline si fiderà di te”

Klaus riflette sulle parole dell’amico. Aveva ragione, aveva bisogno di un punto d’incontro con lei. Caroline Forbes era importate per Stefan, talmente tanto da farlo mettere contro di lui e fargli tentare l’impossibile, ma forse poteva sfruttare meglio l’ascendente che lei aveva su di lui.

Klaus sorrise cinico “Forse hai ragione, ho bisogno di aiuto”

“Caroline è diversa, vedrai che ho ragione” annui soddisfatto Stefan, sicuro di poter far cambiare idea all’originale, ormai poteva leggere Nicklaus come un libro aperto. Era pericoloso per Caroline, sapeva di metterla nei guai interessandola a Klaus, ma Caroline sapeva difendersi benissimo da sola. Come tutti gli altri, anche Klaus sarebbe stato travolto dall’uragano Caroline, anzi forse era già successo, e gli sarebbe stato impossibile resisterle se l’avesse conosciuta veramente, e Stefan forse avrebbe potuto salvarli entrambi. Era sicuro che Klaus non avrebbe rinunciato a quella città, ma forse avrebbe evitato un disastro epico... forse entrambi potevano condividerla.

“Voglio farle la corte” disse Klaus sorridendo, interrompendo i  pensieri di Stefan che gli rivolse uno sguardo sbigottito “Non essere sorpreso, hai detto tu stesso che è evidente che lei mi intriga! Perché no? Hai detto di darmi alla pazza gioia, ed è quello che intendo fare... sono sicuro che non mi annoierei!”

Klaus evitò di aggiungere che l’avrebbe fatta cadere ai suoi piedi dopo una corte sfrenata. Niente piani e strategie come aveva promesso, non era nel suo stile, ma non era necessario che Stefan venisse a conoscenza di questo particolare. Aveva mille anni di esperienza e nessuna donna gli era mai stata indifferente, e Miss Forbes non sarebbe stata diversa: una donna innamorata e succube della passione sarebbe stata un’avversaria che avrebbe spodestato senza difficoltà.

“Sai che Caroline è una donna...” aggiunse Stefan curioso ...difficile, diffidente, divorziata, non avrebbe saputo quale termine scegliere!

“Una Lockwood? Una donna sposata? Sì, lo so...” finì Nicklaus con la sua solita strafottenza “Ma non mi interessa. Amante, fidanzato, compagno... che differenza c’è? È la passione che conta amico!”

“Mi sembra che tu sappia già tutto!” disse ironico Stefan. Beh sicuramente si sarebbe divertito, pensò Stefan. Klaus era arrogante e presuntuoso di conoscere già ogni cosa, Caroline era testarda e vendicatrice... non poteva immaginare nulla di più disastroso di quel corteggiamento. E se avessero scommesso, avrebbe dato Caroline vincente tenere Niklaus in pugno dopo una sola settimana di smancerie.

 

*****

 

 “Miss Forbes! Che piacevole coincidenza incontrarla”  

Caroline alzò gli occhi dalla sua agendina rossa, richiamata da quel familiare accento inglese. Un ghigno accattivante abbelliva il viso del suo interlocutore. Arricciando le labbra scarlatte in un sorriso, richiuse il piccolo quaderno che teneva sulle gambe e porse a Nicklaus una mano che lui prontamente baciò galante. Seduta al tavolo, fuori da un’ elegante caffetteria, Caroline Forbes raccoglieva sguardi ammiratori e adoranti, senza essere disturbata dal fare qualsiasi cosa lei stesse facendo che sembrava assorbirla completamente.

“Mr Mikaelson, sono lieta di incontrarla nuovamente” disse lei cortese ritirando la mano e ponendo l’agendina dentro la sua borsa “Credevo che approfittasse di questo tiepido sole per godersi la spiaggia, cosa fa in città?”

“Questa fredda primavera ha fatto desistere molti nel trasferirsi negli Hamptons, che sono a dir poco deserti… quindi seguo la massa e mi trattengo in città per qualche altra settimana! Mi piace stare dove c’è vita, la solitudine non fa per me!” le rispose sorridendole.

“Capisco...  quindi a che indirizzo dovrò far recapitare i prossimi inviti? Non vorrei che non ricevesse il mio invito per qualche sciocca incomprensione” chiese con un misto di dolcezza e sarcasmo Caroline.

Klaus allargò le labbra in un sorriso sorpreso rivolgendo prima gli occhi al cielo, per piantarli poi nei suoi, intrecciando le mani dietro la schiena “Credevo che dopo il nostro ultimo incontro a casa sua, avessi perso ogni occasione con lei...”

“Non dica idiozie” gli rispose ovvia Caroline “la sua è una buona compagnia, migliore di molte altre che mi circondano, non vedo perché dovrei privarmene... sicuramente è quella che più preferisco fra quelle dei miei nemici” finì lei con un ghignò. Lo stava provocando, in tutti i sensi, ed era estremamente curiosa di vedere le sue reazioni.

“Nemici, mia cara? Non mi piacerebbe definirmi tale, infondo abbiamo solamente gli stessi scopi! Ma se così vuole chiamarmi per esprimere il piacere che prova dalla mia compagnia, senza sentirsi in colpa con sé stessa, faccia pure! Ne gioirò anch’io!” concluse Klaus sorridendo trionfante.

“Non mi ha ancora informata del suo attuale domicilio” disse lei senza perdere un colpo, accavallando le gambe e attirando il suo sguardo.

“Nessuna abitazione che non conosca già! Il mio caro vecchio compagno d’armi, Mr Salvatore, mi ha offerto la sua ospitalità per qualche tempo, che spero riesca a ricambiare convincendolo a passare l’estate con me sulla baia... se mi cerca, mia cara, sarò a pochi passi da lei!” concluse ammiccandole.

Caroline ignorò le sue avance con un sorriso tirato ed aggiunse “Mi dispiace deluderla, ma raramente ho visto Stefan lasciare Manhattan per Long Island… lui è affezionato!”

“Forse io riuscirò a fargli cambiare idea” disse lui con un sorriso furbo mordendosi il labbro inferiore e appoggiandosi con le mani alla sedia davanti a Caroline “So essere molto convincente!”

“Che maleducata, non l’ho nemmeno invitata a sedersi... perché non mi fa compagnia per un caffè?” disse lei sostenendo il suo sguardo.

“Non vorrei disturbarla” disse leccandosi le labbra.

“Se mi avesse disturbata, non glielo avrei chiesto!” rispose lei appoggiandosi allo schienale della sedia e accavallando di nuovo le gambe sensualmente, indicandogli con un gesto la sedia di fronte a lei.

Klaus si slacciò il bottone che teneva chiuso il soprabito e si sedette di fronte a lei, sospettoso di quella cortesia visto il loro precedente scontro.

“E lei Miss Forbes? Dove alloggerà quest’estate?”

“Oh... Io non lasciò mai Manhattan, preferisco il caos della città alla tranquillità della periferia! Ho una vasta proprietà dall’altra sponda della baia rispetto casa sua, ma non ci passo molto tempo”

“Forse serve anche a lei qualcuno che la convinca, che la preghi!” disse lui provocante “Potrei convincerla ad essere mia ospite per qualche giorno! Potrebbe organizzare tutte le meravigliose feste che io non sono in grado di organizzare!”

Lei rise, rise veramente per il suo tentativo.

“Sarebbe uno spreco non trova?” continuò lui “Mi prometta che ci penserà almeno!” insistette lui.

“Apprezzo lo sforzo, ma non mi lascio convincere da qualche moina!” concluse lei ridendo quando vide il cameriere avvicinarsi.

“Se mi permette le consiglio l’espresso, Mr Mikaelson, il migliore di sempre” disse lei civettuola.

Klaus annuì al cameriere che li lasciò soli, dopo pochi secondi dal loro ordine.

“Il miglior espresso di sempre? Dubito che possa essere più buono di quello che fanno a Roma, non trova?” chiese sarcastico.

“Non so risponderle, non sono mai stata a Roma” disse con un pizzico di rammarico “Senza dubbio, il più buono della città”

“La facevo una donna di mondo Miss Forbes, ha l’aria di chi ha passato la vita con la valigia in mano”

Caroline rise triste “A dire il vero, non sono mai andata molto lontana da questa città, non ho mai visto nulla del mondo”

“Glielo mostrerò io!” rispose Klaus prontamente, spinto da uno strano sentimento “Roma... Parigi... Tokyo! Ovunque voglia andare!” le disse con gli occhi che brillavano “Ovunque...”

“La smetta, la prego!” disse lei sorridendo sorpresa “Mi conosce appena, anzi come io stessa l’ho definita, siamo nemici, siamo rivali... io sono cortese d’accordo, ma lei mi invita a casa sua a passare l’estate, vorrebbe mostrarmi città dall’altra parte del mondo...”

“Lei mi piace Forbes!” disse interrompendola e gli occhi di lei mostrarono ancora più stupore “Mi piace!” ripeté con semplicità “Le riesce così difficile crederlo?”

Caroline restò davvero senza parole, di fronte al timido sorriso di lui e ai suoi occhi penetranti “Perché?” chiese infine.

“Mia cara, lei è bellissima, forte, scaltra! La prima e unica donna che mi abbia affrontato direttamente e che mi abbia tenuto testa! Come potrei esserle indifferente?”

Caroline tenne gli occhi fissi nei suoi, avrebbe voluto leggervi qualcosa ma non ci riuscì. Sicuramente aveva la prova che il suo istinto aveva visto giusto, per l’ennesima volta. Nicklaus la voleva, si era infatuato di lei come credeva.

“Non credo di essere il primo uomo che la corteggia, mi corregga se sbaglio” insistette lui rispondendo al suo silenzio.

“Sicuramente è il primo nemico che mi fa la corte così spudoratamente!” rispose sagacie lei.

“Nemico... non può fare a meno di considerarmi tale?!” chiese ma prima ancora di continuare fu interrotto dalla voce dolce di lei.

“Mi rincresce che dovrà affrontare non uno, ma ben due dispiaceri... il mio rifiuto e la sconfitta!”

Klaus sorrise alla sua affermazione così sicura.

“C’è una questione che mi preme dal nostro ultimo incontro... perché mai un uomo tanto fortunato come suo marito, non l’accompagna e le evita le imbarazzanti proposte di corteggiamento di altri uomini?”

Klaus osservò la mascella della donna irrigidirsi per meno di un secondo  e le sue labbra tirarsi in un sorriso nervoso “Mi scusi, non volevo essere inopportuno...”

“Sappiamo bene entrambi che essere inopportuno era il suo scopo!” disse pungente “sono solo sorpresa di incontrare qualcuno che non conosca la mia storia... sono stata sulle copertine delle riviste e sulle pagine rosa dei quotidiani così tante volte che anche i muri di questa città potrebbero raccontarle la mia storia”

“Posso andare a chiederlo a un muro se non vuole parlarne” le disse sorridendole complice.

“Ho la rara occasione di dare la mia versione della storia, invece di sentirla raccontare da altri, non voglio perderla!” disse con ironia Caroline  “Vede Mr Mikaelson mi sono sposata molto giovane, Tyler Lockwood il figlio del sindaco Richard Lockwood, era mio marito. Siamo stati sposasti per qualche anno, poi le circostanze ci hanno portato a scegliere di separarci e divorziare legalmente. Ho dovuto mantenere il nome di mio marito, ma lo uso solo formalmente... preferisco essere Caroline Forbes che Caroline Lockwood”

“Una scelta coraggiosa la sua” le disse ammirato.

“Non conosce nemmeno i motivi che mi hanno spinta a farlo, come può dirlo?”

“Non importa conoscerli. Questa società per quanto moderna non accetta ancora che le donne possano votare, figurarsi accettare donne che si separano dai loro mariti dichiarandosi pronte a farcela da sole e ad essere indipendenti... ci sono alcune donne che piuttosto assassinerebbero i loro compagni ed essere così vedove, ma non divorziate! Quindi non importa... è sempre una scelta audace e le va riconosciuto”

Per pochi secondi Caroline fu sicura di poter vedere ammirazione, vera ammirazione nei suoi occhi. Non era farle la corte o semplici complimenti, era avere rispetto di quella che lei era.

“Grazie”

Ci furono pochi momenti di silenzio, interrotti dal cameriere che arrivò riverenziale con le loro ordinazioni.

“Mio marito mi ha allontanata per lo stesso motivo per cui all’inizio mi ha amata” disse Caroline catturando con lo sguardo la sua attenzione “Il mio successo”

“Non riusciva a reggere il confronto immagino” disse sarcastico. Non conosceva quel Tyler Lockwood, ma era sicuro fosse un vero idiota... malgrado tutti i problemi che quella donna si portava dietro, lui le sarebbe rimasto accanto solo per la sua bellezza, almeno per altri vent’anni, si disse Klaus.

“Non riusciva a gestire il successo, la fama, l’ascendente che crescevano sempre di più ogni giorno. Tyler mi ha sposata per chi ero, mi mostrava agli altri come il suo trofeo migliore, ma c’era l’amore che rendeva tutto piacevolmente sopportabile. Ma spesso l’amore non basta, ci sono altri sentimenti che possono avere forza maggiore... io l’ho reso il grande uomo di successo che è oggi, ma quando con il tempo la mia figura ha oscurato la sua, non c’è stato modo di salvare il matrimonio” finì Caroline atona.

Dotata animi mulier virum regit”

L’espressione confusa di Caroline fece sorridere Nicklaus “Mia cara, i latini dicevano una donna dotata di spirito sostiene il marito e una giovane scrittrice britannica l’ha reinterpretato dicendo che dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna... come darle torto?! Non avevo dubbi che lei fosse una sorgente di successo anche per chi le sta vicino”

“Non ho mai trovato il mio posto... non riuscivo a stare nella sua ombra dietro di lui, né davanti esibita come una vittoria per il mio successo...”

 “Al suo fianco” disse Klaus svelto “non mi sono mai sposato, ma è al mio fianco che vorrei la mia donna!” disse sussurrando quelle parole come se temesse che dirle a voce alta le avrebbe rese meno vere “la vorrei dove io possa vederla semplicemente voltandomi... la metterei dietro di me solamente per proteggerla e davanti solo per baciarla”

Caroline sentì i brividi lungo il corpo alle sue parole così cariche di sentimento. Come poteva guardarla con tanto ardore? Come potevano quelle parole entrarle dentro così prepotenti e riuscire a scalfire la sua anima di ferro? Quell’uomo riusciva a farle provare brividi di piacere e paura insieme, come mai nessun altro aveva fatto prima.

Deglutì cercando di non concentrarsi troppo su quelle sensazioni, ma proprio quando riuscì a riprendere il suo spirito fermo, lui catturò di nuovo l’azzurro degli occhi di Caroline nei suoi “Non nasconda le suo emozioni dietro una maschera di freddezza, il dolore e la sofferenza del suo passato l’hanno portata ad essere la donna che è oggi... non dovrebbe vergognarsi di quello che prova” le disse sorridendole dolcemente.

Caroline si sentì per la prima volta disarmata di fronte a quell’uomo... come poteva leggere dentro di lei così chiaramente? Si conoscevano da solo qualche giorno ma lui sembrava conoscerla da sempre. Riusciva ad anticipare le sue mosse, conosceva i suoi pensieri più nascosti... si sentiva indifesa e impaurita di fronte all’evidenza dei suoi pensieri detti ad alta voce fra loro. Bevve il suo caffè per darsi un contegno, pensando che stava passando troppo tempo in silenzio.

“La mia non è una maschera di freddezza, Mr Mikaelson... è il mio temperamento abituale e non so cosa possa indurla a pensare altrimenti di me” rispose ghignando e appoggiando sul tavolo la tazza ormai vuota.

“Mia cara, lei potrebbe essere qualsiasi cosa, ma non fredda... piuttosto lei è così luminosa che potrebbe illuminare l’intera città con la sua energia!”

“E dopo questa idiozia, posso anche andarmene” disse scoppiando a ridere Caroline.

Klaus si alzò prima di lei e le porse una mano con galanteria per aiutarla, aveva sentito chiaramente il suo battito cardiaco aumentare sempre più negli ultimi minuti... forse si stava arrabbiando per la bruta irruenza nei suoi sentimenti, forse era imbarazzata dalle sue confessioni, forse era colpita dai suoi gesti, ma qualsiasi cosa avesse provocato quel batticuore era comunque un qualcosa che lui le stava facendo provare e Klaus poté sentirsi vincitore di quel round.

Caroline nascose la sorpresa, e il piacere che cercava di reprimere con tutta se stessa, di quella galanteria di altri tempi che ogni volta la colpiva, con un ghigno accettando la sua mano.

Lui la portò alla bocca appoggiando le labbra sui suoi guanti di velluto, dopo averla aiutata ad alzarsi “Non capisco questa modestia... credo che lei sia tutt’altro che umile o non sarebbe la stella che tutti amano... quindi perché non riesce ad accettare un complimento sincero?”

Lei lo guardò torva “Tanto per essere chiari, sono troppo intelligente per lasciarmi sedurre da lei” disse sagace.

“E’ per questo che mi piace” disse sorridendole ricevendo in risposta un’alzata di occhi al cielo “Mi permetta di offrirle il caffè, tesoro, è il minimo dopo l’estenuante conversazione che ha dovuto subire con me!”

“Credevo fosse ovvio” gli rispose pronta sbattendo le ciglia e voltandosi per andarsene.

“Arrivederci mia cara!”

“Spero di non incontrarla tanto presto Mr Mikaelson” disse lei voltandosi un’ultima volta e sorridendogli fintamente.

Diavolo di donna! Pensò Klaus, gli avrebbe reso le cose quanto più difficili sarebbero mai potute essere.

 

 

 

 

***angolo autrice

Salve carissimi! chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto un problema al mio braccino che mi ha impedito di fare sforzi e muoverso in nessun modo! spero che il nuovo capitolo vi piaccia, io ne sono molto spaventata... l'ho riletto mille volte prima di pubblicarlo perchè non ne sono affatto sicura!! fatemi sapere che ne pensate, così la mia autostima salirà e forse qualche incertezza cadrà!

un bacione e un ringraziamento speciale alla mia beta, Marina Oceano (anzi vi straconsiglio di andari a leggere le sue storie, sono fenomenali, la sua ultima long "la bambola di cristallo" è qualcosa di fenomenale! ) e a tutte le ragazze che recensiscono! il capitolo è dedicato a voi carissime!!! a presto!!

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