A New Age

di VanilleIam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Ballo in maschera ***
Capitolo 2: *** La bugia ***



Capitolo 1
*** 1 - Ballo in maschera ***


#1

“BALLO IN MASCHERA”

 

Era una fredda e piovosa serata di febbraio; da più di tre giorni ormai la città era avvolta in una cortina nebbiosa, umida. Era il 10 febbraio per la precisione, quella sera Iris aveva organizzato un ballo in maschera per festeggiare il suo diciassettesimo compleanno.
Diluviava quando le sue migliori amiche giunsero alla festa, irriconoscibili dietro le mascherine che coprivano i loro visi, fino al naso. Oltrepassata la soglia d’ingresso si accorsero che erano le prime, così tolsero le maschere e sorrisero; udirono dei passi e, poco dopo, Iris comparve sulla rampa di scale:
«Benvenute nella mia umile dimora» scherzò.
Le sue amiche la fissarono divertite mentre si accingeva a scendere uno per uno i gradini; quando le raggiunse le ringraziò di essere venute e degli auguri:
«Potevamo mancare ad un evento così importante?!» rispose Sabrina, Iris sorrise:
«Certo che no!» osservò gli abiti che le sue amiche indossavano e inarcò un po’ il
sopracciglio destro, quindi seguitò - Ma da che diavolo siete vestite?-
Sabrina volteggiò su se stessa, liberandosi dell’eskimo:
«Non ti piaccio?» continuò con tono ironico.
Sabrina conosceva Iris da più di sei anni, frequentavano la stessa scuola e avevano amici in comune. Era una ragazza diciassettenne con uno spiccato senso dell’umorismo, aveva i capelli castani e rigorosamente sfilzati, lunghi fino a metà schiena e gli occhi dello stesso colore. Per quella serata di festa aveva indossato un abito del XVIII secolo, ampio sui fianchi e largo di maniche.
L’altra adolescente, di nome Nina, che fino a quel momento non aveva fatto altro che osservare le sue amiche e sorridere di conseguenza, chiese alla festeggiata informazioni sul suo delizioso abito:
«É della seconda metà del XVII secolo» rispose Iris, quest’ultima aveva dei lunghi capelli scuri, gli occhi castani e un’indole altruista.
Infine c’era Nina, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi di un verde marino. Suo difetto: l’impulsività. Indossava un elegante abito del Periodo Vittoriano.
Iris s’incamminò verso la sala da ballo:
«Venite, andiamo di là» disse, accompagnando le ragazze nell’enorme ma vuota, anche se ancora per poco, sala da pranzo.
Poco dopo udirono il rumore di un’auto sostare davanti casa:
«Vado incontro ai nuovi invitati. Mi raccomando, indossate le mascherine, altrimenti vi riconoscono» concluse Iris con un occhiolino e sorridendo si accinse a ritornare nell’hall.
Sabrina e Nina si coprirono il viso come consigliato loro dalla festeggiata.
 
Intanto l’ultima arrivata scrutava a fondo la colossale entrata della casa, quando Iris si accostò:
«Buona sera!»
«AUGURI!» gridò la ragazza rivelando la sua identità, celata dietro una maschera: era Sara.
Ragazza diciottenne, travestita da Cleopatra, aveva nascosto i suoi corti capelli neri sotto una parrucca stile egiziano, i suoi occhi erano color nocciola. D’indole socievole ma alquanto pessimista verso la vita.
Anche quest’ultima raggiunse le altre due ragazze nella sala da ballo.
A poco a poco la stanza si riempì di ospiti, irriconoscibili dietro le maschere nonostante, chi più chi meno, si conoscessero tutti. Ovviamente in primo piano c’era Iris, ora intenta a gustare una fetta di crostata alle fragole, in piedi di fronte a Davide, il ragazzo con cui stava da qualche mese.
Davide aveva 18 anni, con i capelli chiari e gli occhi castani, un ragazzo simpatico ma che ogni tanto si lasciava prendere dallo sconforto. Per quella sera aveva indossato un abito maschile dello stesso periodo storico di quello di Iris, ed entrambi erano privi di mascherina.
Nel frattempo, poco lontano dall’entrata, c’era un gruppo di ragazzi che per tutta la sera non avevano fatto altro che ridere, scherzare e…bere! Erano quattro e si divertivano a schernire gli invitati:
«Ehi, che carini quei due!» esclamò uno dei 4, indicando una coppietta appartata in un
angolo della sala. Quest’ultimo indossava un vestito dell’Impero Romano e sul capo un cappello:
«Se vogliono, gli fitto una camera. Tanto è casa mia!» rispose un altro, strappando nuove risa, questo invece era travestito da gentiluomo della seconda metà del 1600, anch’egli con il viso e il capo coperti.
Gli altri due ragazzi indossavano dei vestiti della Rivoluzione Francese, entrambi irriconoscibili sotto i cappelli e dietro le maschere.
Il “romano” fischiettò quando “Cleopatra” gli passò accanto, quest’ultima lo guardò e sorrise, proseguendo per la sua strada:
«Ci provi proprio con tutte!» esclamò il ragazzo al suo fianco con tono sarcastico
«Con “tutte” esagerato! Solo con quelle che mi…»
«… Attizzano!» intervenne il gentiluomo seicentesco, risero ancora quando Iris si accostò a loro, accompagnata da Davide:
«Vi state divertendo?» chiese con fare sarcastico ai ragazzi
«Da pazzi!» rispose colui che indossava l’abito della Rivoluzione Francese con tono
scherzoso, Iris sospirò:
«Ragazzi, basta! State esagerando!» intervenne Davide
«Ehi, ehi! Cos’è? Una paternale!» disse l’uomo dell’Impero Romano
«Davide ha ragione, state bevendo troppo!» esclamò la ragazza bruna, accingendosi a
togliere il bicchiere che il gentiluomo del seicento stringeva nella mano destra, ma invano. Quest’ultimo portò la mano in aria, sorridendo in modo accattivante:
«EHI, DJ!» urlò, continuando a fissare la ragazza dinnanzi a lui:
«Che ne dici di movimentare la serata!» esclamò poi
«Questa me la paghi, fratellino!» riuscì solo a gridargli contro Iris, prima che le luci si
spegnessero, per poi riaccendersi dopo pochi secondi e seguire un frenetico ritmo musicale.
Durante quell’arco di buio i quattro amici riuscirono a svignarsela:
«Accidenti!» esclamò la ragazza, guardandosi con fare nevrotico intorno, ma non vide altro che gente di ogni era storica ballare, come se li avesse morsi una tarantola! Davide la rasserenerò cingendole le spalle con un braccio, quando si accostò Sara, sembrava piuttosto ansiosa:
«Iris, vieni! Nina ha avuto un capogiro!» esclamò.
 
Erano le nove e mezzo passate, aveva smesso di piovere ma in compenso tuoni e fulmini avevano fatto la loro comparsa, minacciosi come non mai!
La ragazza bionda si era sentita male, forse per un bicchierino di troppo, non era svenuta ma c'era mancato poco; da più di dieci minuti era sdraiata sul letto nella stanza da letto di Iris. Si era appisolata e quando aprì gli occhi si accorse di essere in pigiama, probabilmente le sue amiche l’avevano svestita da quell’abito ingombrante e messo addosso qualcosa di proprietà della festeggiata e decisamente più comodo. Sul suo viso, ora libero dalla mascherina, si dipinse un sorriso ma improvvisamente l’imbarazzo lo cancellò “Che vergogna” pensò “Chissà cosa avranno pensato le mie amiche di me”:
«Che sono una bambina!» disse poi, quasi inconsciamente; si alzò e guardò l’abito Vittoriano sulla sedia, proprio non le andava di indossare nuovamente quel “coso” così decise di prendere in prestito un jeans e un maglione dal guardaroba dell’amica.
Si spogliò del pigiama, rabbrividì, in fretta calzò i pantaloni, fece per afferrare la maglia sul letto per indossarla quando la porta si aprì. Sulla soglia comparve un ragazzo, era il gentiluomo del XVII secolo, scrutò la ragazza seminuda e sorrise malizioso:
«CHIUDI!» urlò Nina, in evidente imbarazzo
«Come vuoi, non c’è bisogno di urlare!» il ragazzo eseguì l’ordine
«Idiota! Tu devi uscire!»
«Non è carino impartire ordini al fratello della festeggiata, nonché padrone di casa»
Nina a quella parole sbiancò del tutto, divenne ancora più bianca di quanto la sua carnagione già non fosse, indossò il maglione mentre il ragazzo rivelava il suo viso.
Era Antonio, fratello maggiore di Iris, anche se solo di un anno, aveva i capelli scurissimi come i suoi grandi occhi, con un carattere difficile che era l’esatto contrario di quello della sorella.
La ragazza prese tra le braccia il suo abito d’epoca e fece per uscire dalla camera, ma lui la bloccò ostacolandole il passaggio:
«Quanta fretta … »
«Tu sei sbronzo» osservò quasi sussurrando lei
«Solo un pochino» rispose Antonio, spingendola delicatamente sempre più al centro della camera:
«No, tu stai proprio “da fuori”»
Il ragazzo moro non aggiunse altro, si attenne solo a baciarla sulle labbra; Nina lo spinse lontano da lei, si pulì con il dorso della mano destra:
«Ti sei bevuto il cervello per caso?!» disse poi furiosa «Ammesso che ne abbia mai avuto uno!» aggiunse cinica.
Antonio accennò un sorrisetto all’insù, le afferrò il viso con entrambe le mani e la baciò nuovamente.
Nina lasciò cadere l’abito che ancora stringeva tra le braccia, si dimenò invano, allora gli menò una ginocchiata al livello del pube, solo allora il ragazzo la lasciò libera, chinandosi su sé stesso in un grugnito di dolore. La biondina si accinse ad uscire dalla stanza, quando si sentì afferrare per un polso, si voltò indietro riprovando con il colpo di prima, ma il ragazzo lo schivò e con un movimento rapido la imprigionò con le spalle la muro:
«Non ti permettere!» gli intimorì Nina, prima che potesse baciarla nuovamente
«Se no che fai? Mi picchi?»
«Spiritoso! Avanti, lasciami andare!»
«Non ti stai divertendo?» continuò il ragazzo, premendo il suo corpo contro quello della di lei, quando la porta si aprì.
Sabrina, Iris e Davide comparvero come per magia, per una frazione di secondi il silenzio fece da padrone, poi la ragazza bruna raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e disse:
«Eravamo venuti a controllare come ti sentissi. Mi pare che stai meglio»
«Molto meglio» intervenne sarcastico Davide, che a stento riusciva a soffocare una risata.
Nina si liberò dalla stretta del ragazzo e avanzò verso di loro, si rivolse a Sabrina:
«Non è come sembra…» si arrestò quando si accorse che gli occhi della sua amica si erano arrossati:
«È tardi, dobbiamo tornare a casa» riuscì a balbettare con voce tremante, incamminandosi verso la hall.
Nina la fissò vedendola allontanarsi, volse poi i suoi occhi verdi su Iris, sperando in qualche parola di conforto:
«Stai tranquilla, parlerò io con lei…» guardò poi suo fratello con fare minaccioso «E anche con lui!»
 
 

 

 
 

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Capitolo 2
*** La bugia ***


#2
 “LA BUGIA”

 
Il trillo della sveglia segnò la fine del suo dolce dormire; ancora assonnato spense quel rumore “infernale”. Sbadigliò mettendosi seduto sul letto, adagiò i piedi sul pavimento e si alzò avvicinandosi alla finestra e spostando le tende per sbirciare fuori. Il mal tempo che da giorni aveva attaccato il paese sembrava essersi attenuato. Voltandosi indietro la sua attenzione si posò sul vestito del periodo rivoluzionario francese, che solo la sera prima aveva indossato. Sorrise pensando a tutte le cazzate che lui e i suoi amici avevano combinato o detto. Dopo di che scelse distrattamente un maglione, una camicia e un jeans dall’armadio, quindi l’indossò.
Filippo - capelli e occhi castano chiaro, con un forte temperamento e sicuro di se - uscì da casa quando mancavano 15 minuti alle otto. S’incamminò verso l’istituto scolastico, strada facendo s’imbatté in Sabrina.
«Ciao!» la salutò affiancandola
«C-ciao …»
«Accidenti, che faccia! Ma che ti è successo?»
«È una lunga storia …»
«Ho capito, non puoi raccontarmi niente»
«Scusa»
«Non importa. Ma c’eri ieri sera alla festa? Non ti ho vista»
«Purtroppo si …»
«Accipicchia! Come siamo ciniche questa mattina!» il tono di voce di lui era stracarico di sarcasmo, quando cominciò a scorgersi la scuola, Sabrina si arrestò di colpo.
«Oh no!» esclamò seccata, distogliendo lo sguardo per inviarlo al cielo, cosparso da nuvole. 
Filippo guardò dritto davanti a se e sorrise notando il fratello di Iris davanti i cancelli d’entrata dell’istituto:
«C’entra per caso Antonio?» chiese poi
«E quando mai …» rispose con fare cinico la ragazza
«Non ti va d’incontrarlo?»
«No»
«Stammi a sentire, mi avvicino per primo io, lo distraggo e tu passi inosservata. Ok?» propose strappando un sorriso all’amica:
«Ti devo un favore».
Filippo si accostò ai tre ragazzi davanti ai cancelli dell’istituto, salutò ognuno con un colpetto di palmo:
«Ehilà, campione!» esclamò lo studente sulla sinistra: Daniele.
Quest’ultimo era colui che aveva indossato l’abito romano; aveva i capelli chiari e gli occhi castani, con un carattere alquanto menefreghista; l’altro ragazzo ancora sconosciuto si chiamava Cosimo, aveva i capelli corti e scuri, come gli occhi e un’indole tranquilla, ma guai a farlo innervosire!
«Capitano!» scherzò quest’ultimo
«Filippo …» continuò il fratello di Iris
«Passata la sbronza?» gli chiese Filippo
«Se quella la chiami sbronza …» ribatté Antonio, Filippo sorrise. S’incamminarono tutti insieme lungo il giardino della scuola.
Il ragazzo castano si accostò ad Antonio, leggermente più indietro di lui:
«Che vuoi?» gli domandò con fare seccato il ragazzo moro, guardandosi scrupolosamente intorno
«Cerchi qualcuno?» continuò Filippo
«No» voltò i suoi occhioni scuri sull’amico
«Ho incontrato Sabrina questa mattina …»
«Era affranta dal dolore?» aggiunse il fratello di Iris con tono pungente
«Che cosa le hai detto ieri sera?»
«Niente»
«Che cosa le hai fatto?»
«Nulla»
«Ok, senti! Non m’interessano i tuoi sbalzi psichici, ma lo sai. Le voglio bene come se fosse una sorella, credo che-»
«Credo che allora la dovrai consolare tu» concluse Antonio accennando uno dei suoi sorrisi all’insù e aumentando il passo, scomparve quindi tra la folla di studenti presenti nell’hall dell’istituto. Filippo scosse il capo in segno di negazione e sbuffò.
 
Nel tardo pomeriggio, quando il sole iniziò a tramontare, Iris si diresse alla casa di Nina, poco distante dalla sua. Bussò alla porta, poco dopo una signora sulla quarantina le apparve sulla soglia, sorrise invitandola ad entrare. Le disse che Nina era in camera sua e che per tutta la giornata si era rifiutata di mangiare e di lasciare la propria stanza. Iris annuì, rassicurando la madre dell'amica che ci avrebbe parlato lei, così salì le scale e si diresse alla porta in fondo al corridoio, bussò anche su di questa. Dall’interno si udì una voce fievole:
«Avanti»
Iris entrò nella stanza, dove Nina era sdraiata sul letto a fissare il vuoto.
«Ciao» disse la ragazza bruna, quasi imbarazzata. Nina si voltò di scatto verso di lei:
«Credevo fosse di nuovo mia madre»
«Mi ha detto che è molto in pensiero per te. Perché non sei venuta a scuola oggi?»
«Non mi andava» Iris richiuse la porta dietro di se e si avvicinò al letto sospirando.
«Ho parlato con mio fratello …»
«M’interessa molto di più sapere cosa ti ha detto Sabrina» la interruppe Nina, sedendosi sul letto ed incrociando le gambe, mentre Iris deponeva il suo piumino sulla sedia posta accanto alla scrivania, dopo di che si accomodò di fronte alla ragazza bionda.
«Sabrina …» silenzio riflessivo «Non ce l’ha con te. Lo sa benissimo che Antonio non è il tuo tipo ...»
«Glielo hai detto che tuo fratello era mezzo ubriaco?»
«No ...»
«Perché no?»
«Mio fratello non era ubriaco»
«Come no? Se ...» fece per controbattere Nina, ma Iris la interruppe poggiandole una mano sul ginocchio.
«Ci ho parlato subito dopo che siete andate via. Ti posso assicurare che era più sobrio di me» Nina accennò un sarcastico sorriso, scosse leggermente il capo in segno di negazione e si acconciò i capelli dietro le orecchie, guardò la sua amica dritta negli occhi.
«Che cosa stai cercando di dirmi?» le chiese
«Ok, stammi a sentire, ti dirò quello che mi ha raccontato Antonio subito dopo che tu e Sabrina siete andate via»
 
“Antonio si accinse ad uscire dalla camera, quando avvicinatosi a sua sorella si fermò: quest’ultima lo aveva afferrato per un braccio, si fissarono per un po’.
«Dobbiamo parlare» gli disse
«Non ho niente da dirti»
«Non credo!»
Antonio guardò prima Davide, poi Iris ed infine rivolse lo sguardo sul letto dietro di se.
«Fossi in voi ne approfitterei» sogghignò
«Antonio smettila!» esclamò sua sorella alterata e stringendo i pugni, le veniva una voglia matta di schiaffeggiarlo quando assumeva quel fare da superiore:
«Forse è meglio che vi lasci soli …» intervenne Davide. Il cognato aveva il potere di farlo sentire sempre a disagio, a volete si chiedeva come facesse Sabrina ad avere una conversazione normale con lui.
«Anche se te ne vai non parlerò comunque» rispose Antonio, riacquistando un’espressione seria.
«Forse non hai capito, tu da qui non esci finché non mi dici che cavolo ti è saltato in mente!» continuò Iris
«Perfetto! Dormiamo tutti e tre insieme?» aggiunse il ragazzo moro, cominciando a disfarsi del pezzo di sopra dell’abito seicentesco
«A volte mi chiedo se siete davvero fratello e sorella» disse a denti stretti Davide, poi quando Antonio fece per liberarsi anche dei pantaloni, Iris lo arrestò
«La smetti di fare il cretino!»
«Non crederai che dormirò così conciato?»
La ragazza bruna sbuffò, mentre Davide scuoteva la testa con rassegnazione e a stento tratteneva una risata.
«Lo vuoi capire? È per il bene della vostra amicizia che non voglio parlartene» continuò Antonio
«Fantastico, grazie! Ora sono più confusa di prima!»
«Ha cercato di baciarmi più volte, io l’ho respinta, mi sembrava un tantino brilla …»
«Aspetta, aspetta! Stai dicendo che è stata lei…?» intervenne Davide, improvvisamente interessato a rimanere
«Si, lo so che è difficile da credere, ma infondo non era del tutto cosciente ...»
«Però quando siamo entrati mi è sembrato l’esatto contrario. E cioè che eri tu quello che “istigava”» aggiunse Iris mimando le virgolette con le dita
«Sei libera di non credermi. Io cercavo solo di liberarmi, ma quella mi teneva per i polsi»
 
«Ecco, questo è quanto. Poi è uscito dalla camera prima che io e Davide potessimo fermarlo» concluse Iris. Nina la guardò perplessa e alquanto innervosita.
«Incredibile!» esclamò infine «Non gli crederai, spero!» la ragazza bruna non rispose subito.
«Forse dovresti scusarti con Sabrin-»
«Gli credi!» la interruppe Nina, alzando il tono della voce «Credi a quello che lui ti ha raccontato?»
«Magari eri davvero inconsapevole di quello che stava accaden»
«Ti rendi conto? Mi stai dando della bugiarda!»
«Non ho detto questo, è solo che …» fece per rispondere Iris, quando la biondina la interruppe balzando giù dal letto, quindi si avvicinò al guardaroba «Dove vai?»
«A chiarire questa faccenda con tuo fratello» concluse Nina indossando il giubbotto e uscendo dalla camera di corsa. Iris la seguì a ruota.
 

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